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Giuseppe Falivene A.S. 2010-11 pag 1/18 Istituto di Istruzione Superiore ITC “Crescenzi” - ITG “Pacinotti” , Bologna Classe 3 CAT Docente: Giuseppe Falivene ECOLOGIA DEL PAESAGGIO A.S. 2015/16 APPUNTI E RIFLESSIONI DI STORIA DEI GIARDINI La città nasce come creazione di uno spazio antropico e completamente staccato dalla natura: “Evoluzione di quella “radura” che l‟uomo primitivo apre nella foresta (abbattendo alberi, alzando recinti, costruendo capanne) quando decide di separarsi dalla natura e di creare un ordine da lui fondato, caratterizzato non da leggi naturali ma da costruzioni mentali tipiche dell‟homo sapiens quali la logica, la geometria ed il ritmo” (Heidegger, 1988). La città, luogo per eccellenza dell‟uomo, è strutturata non solo da architetture e da spazi urbani, ma soprattutto da “fruitori” di spazio, con una determinata cultura, ciascuno caratterizzato da precise capacità percettive e modi diversi di interagire con l‟intorno. Il livello di qualità di percezione che i fruitori hanno in un determinato spazio alimenta in maniera determinante il “benessere” che gli stessi provano. Il livello di benessere alimenta a sua volta la qualità della città così come viene vissuta dai cittadini. Il termine qualità è qui inteso come l‟insieme di tutti quei fattori, quegli artefatti e quelle caratteristiche che aumentano la soddisfazione percettiva di un determinato spazio urbano: una migliore percezione dello spazio urbano porta ad un attaccamento fra l‟individuo e il luogo in cui abita, si viene a determinare quella identità personale dell‟individuo in relazione all‟ambiente fisico in cui vive e si forma. I temi e gli sviluppi della qualità urbana sono molto vari e richiedono un approccio multidisciplinare che comprende saperi diversi. Un elemento importante della qualità della città è l‟infrastruttura verde urbana che associa agli aspetti ecosistemici quelli delle attività ricreative, della mobilità, fino agli aspetti più propriamente paesaggistici. Progettare una infrastruttura verde deve significare pensare in termini di una rete verde interna alla città, fatta di fasce di rispetto, di verde stradale (viali alberati, aiuole spartitraffico o di ornamento a monumenti o piazze), di verde sportivo, scolastico, sanitario, di giardini privati e urbani. Per poter affrontare correttamente il tema dei giardini, sia essi privati che pubblici, occorre prestare attenzione all‟evoluzione del giardino nel tempo, che è poi l‟evoluzione delle idee, dei sogni e delle memorie degli uomini. Queste che seguono sono alcune linee essenziali di un percorso per lo studio e la comprensione dei giardini storici, relativamente ad un periodo di tempo piuttosto lungo che è compreso tra le origini e il giardino moderno. In quest‟arco di tempo il giardino ha attraversato periodi di imitazione e innovazione con momenti di massimo fervore e splendore artistico che trova il suo culmine nel Rinascimento italiano gettando le basi per l'arte dei giardini nella storia futura.

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Giuseppe Falivene A.S. 2010-11 pag 1/18

Istituto di Istruzione Superiore

ITC “Crescenzi” - ITG “Pacinotti” , Bologna

Classe 3 CAT Docente: Giuseppe Falivene

ECOLOGIA DEL PAESAGGIO A.S. 2015/16

APPUNTI E RIFLESSIONI DI STORIA DEI GIARDINI

La città nasce come creazione di uno spazio antropico e completamente staccato dalla natura:

“Evoluzione di quella “radura” che l‟uomo primitivo apre nella foresta (abbattendo alberi,

alzando recinti, costruendo capanne) quando decide di separarsi dalla natura e di creare un

ordine da lui fondato, caratterizzato non da leggi naturali ma da costruzioni mentali tipiche

dell‟homo sapiens quali la logica, la geometria ed il ritmo” (Heidegger, 1988).

La città, luogo per eccellenza dell‟uomo, è strutturata non solo da architetture e da spazi

urbani, ma soprattutto da “fruitori” di spazio, con una determinata cultura, ciascuno

caratterizzato da precise capacità percettive e modi diversi di interagire con l‟intorno.

Il livello di qualità di percezione che i fruitori hanno in un determinato spazio alimenta in

maniera determinante il “benessere” che gli stessi provano. Il livello di benessere alimenta a

sua volta la qualità della città così come viene vissuta dai cittadini.

Il termine qualità è qui inteso come l‟insieme di tutti quei fattori, quegli artefatti e quelle

caratteristiche che aumentano la soddisfazione percettiva di un determinato spazio urbano:

una migliore percezione dello spazio urbano porta ad un attaccamento fra l‟individuo e il luogo

in cui abita, si viene a determinare quella identità personale dell‟individuo in relazione

all‟ambiente fisico in cui vive e si forma.

I temi e gli sviluppi della qualità urbana sono molto vari e richiedono un approccio

multidisciplinare che comprende saperi diversi.

Un elemento importante della qualità della città è l‟infrastruttura verde urbana che associa agli

aspetti ecosistemici quelli delle attività ricreative, della mobilità, fino agli aspetti più

propriamente paesaggistici. Progettare una infrastruttura verde deve significare pensare in

termini di una rete verde interna alla città, fatta di fasce di rispetto, di verde stradale (viali

alberati, aiuole spartitraffico o di ornamento a monumenti o piazze), di verde sportivo,

scolastico, sanitario, di giardini privati e urbani.

Per poter affrontare correttamente il tema dei giardini, sia essi privati che pubblici, occorre

prestare attenzione all‟evoluzione del giardino nel tempo, che è poi l‟evoluzione delle idee, dei

sogni e delle memorie degli uomini.

Queste che seguono sono alcune linee essenziali di un percorso per lo studio e la comprensione

dei giardini storici, relativamente ad un periodo di tempo piuttosto lungo che è compreso tra le

origini e il giardino moderno. In quest‟arco di tempo il giardino ha attraversato periodi di

imitazione e innovazione con momenti di massimo fervore e splendore artistico che trova il suo

culmine nel Rinascimento italiano gettando le basi per l'arte dei giardini nella storia futura.

Giuseppe Falivene A.S. 2010-11 pag 2/18

In primo luogo occorre soffermarsi brevemente sul significato di giardino, sulla sua

composizione e costruzione. E‟ importante sottolineare come creare un giardino non è solo

dare vita ad una euritmica composizione territoriale, un semplice raggruppamento e

armonizzazione delle differenti specie vegetali (alberi, arbusti, erbacee), disposizione degli

elementi architettonici nell‟insieme dello spazio occupato, ma è qualcosa di ben più complesso.

In riferimento anche ad alcuni aspetti dello studio del paesaggio che abbiamo già affrontato

possiamo utilizzare una definizione di giardino di Sante Graciotti: “Il giardino è un

condensato di valenze semantiche, un serbatoio di significati e di simboli, tanto ricco

di forme quante sono le arti che hanno concorso a crearlo, e insieme tanto

stratificato di sensi quanto lo è l’anima di cui l’ homo faber lo ha fatto allegoria”.

O ancora un‟altra definizione, questa volta di Duccio Demetrio: <<Il giardino è un

“sistema” che è più della somma delle sue parti: più degli alberi, dei fiori, dei

sentieri, delle fonti, che abitano la sua dimora. Quel più è costituito da quanto

conferisce al giardino il suo “clima” – arcano, tenebroso, solare, ecc. – il quale altro

non è se non l’incontro, in continua variazione ed evoluzione, tra le dimensioni

visibili note e la sensibilità interiore del giardino e del visitatore>>.

Il giardino è, come abbiamo sottolineato, un sistema, un climax culturale, che presenta

un proprio equilibrio dinamico, frutto di relazioni fra le diverse componenti. Componenti che

qui sono tenute insieme dalla forza omeostatica che é la cultura del tempo, l‟idea.

Il sogno del giardino nasce certamente dai bisogni nutrizionali dell'uomo e condiziona il suo

agire e il suo pensiero. L'idea primigenia risale ai tempi preistorici, probabilmente al Neolitico,

allorché nacquero i primi giardini per rispondere a un'esigenza di agricoltura "addomesticata".

La coltura delle piante rappresenta la relazione uomo-natura nella sua essenza e nella sua

continuità nel tempo, accompagnando nella sua gradualità la civilizzazione dei vari popoli

scandita dai millenni.

Allorché l'uomo non era occupato nella lotta per la sopravvivenza cercava come sua intima

aspirazione qualcosa di più elevato che soddisfacesse anche il suo spirito e il suo senso

estetico.

Sante Graciotti nella sua prefazione al libro di Lichacev "La poesia dei giardini" afferma: << il

giardino è un frammento dell'universo dove l'intervento dell'uomo tende a creare un mondo

non tanto artificiale quanto artistico, nel quale dar forma a un proprio ideale di perfezione e di

bellezza. Potremmo dire in poche parole che il giardino è un tipico luogo utopico, nel quale

l'uomo si sforza di far emergere il mondo tendenziale dei suoi sogni. Il giardino è dunque il

terreno su cui l'uomo deposita, creando una struttura a se stante, la sua relazione con la

natura>>.

La complessità di un giardino con il suo ampio spettro semantico richiede una attenta lettura e

non si può ridurre la sua arte ad una semplificazione classificatoria in due categorie

compositive opposte:

- costruzione geometrica (giardini formali)

- assenza di regolarità (giardini informali).

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La storia della nostra cultura affonda le sue

radici e trova le sue origini nella

Mesopotamia meridionale (attuale Iraq). In

tale terra, dove già tremila anni prima di Cristo,

tra il Tigri e l'Eufrate, viveva, in città

autosufficienti, un popolo estremamente

civilizzato. Qui era ubicato l'Eden, mitico luogo di

delizie che si identifica con un giardino sede

della creazione. Qui i popoli mesopotamici sono

riusciti ad acclimatare le palme (come anche

oggi accade nelle oasi sahariane ed egiziane), a

proteggere le altre piante che crescono alla loro ombra, a rallentare l'essiccazione del terreno

sottostante, a favorire la condensazione notturna e rendere quindi coltivabile la terra del

delta.

I giardini di Mesopotamia conservarono per lungo

tempo un carattere religioso e a poco a poco, con

l'espandersi del mondo babilonese verso nord, i

giardini acquistarono una

maggiore importanza.

Verso il VII sec. circa Nabucodonosor II costruiva

a Babilonia i celebri Giardini Pensili attribuiti più

tardi alla regina Semiramide. Innalzò i suoi giardini

lungo i contrafforti della città. Secondo una

ricostruzione si vede che erano costituiti da terrazze

sovrapposte, dolcemente inclinate su cui scorreva

l'acqua di irrigazione. Ciascuna terrazza sporgeva

leggermente creando delle piazze con sale e gallerie

per il refrigerio. Una larga scala sull'asse fungeva

da collegamento.

I giardini di Babilonia, a dispetto della loro fama

non sembrano aver esercitato un'influenza diretta

sui giardini del mondo mediterraneo. Rimangono

soprattutto nei riguardi dei greci e dei romani una

sorta di sfida, ammirata più per le difficoltà

superate che per la loro bellezza.

L'influenza dei giardini egiziani fu più diretta. Nacquero in condizioni climatiche abbastanza

analoghe a quelle del mondo assiro-babilonese. L'apogeo del giardino egiziano data la XVIII

dinastia, XIV sec. a.C. Le testimonianze sui primi giardini mostrano un'evoluzione di tutti gli

elementi. Solitamente lo specchio d'acqua aveva una

forma regolare. Lungo i canali, utilizzati per

l'irrigazione, venivano piantati alberi che col tempo

acquisirono significato formale: nacque il viale

alberato, primo elemento paesaggistico

convenzionale.

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Il bacino serviva come serbatoio d'acqua e occupava

una posizione centrale, contribuiva a rinfrescare l'aria,

era gradevole a vedersi e definiva la forma

simmetrica dell'insieme. Il giardino egiziano ha

rappresentato uno dei modelli diretti dei giardini

occidentali (per lo sviluppo dei canali e la presenza

quasi ossessiva dell'acqua): giardino piatto, giardino

chiuso da mura.

Allo stesso modo anche i paradisi persiani, descritti

da Senofonte – storico greco, (430–355 a.C.) amico di

Platone e di Socrate - eserciteranno una grande

influenza sulla futura storia dei giardini. I giardini,

estremamente simmetrici, erano divisi in quattro parti

da due assi ortogonali sottolineati sia da un viale che da una linea d'acqua e all'intersezione

degli assi si elevava un palazzo, un padiglione o una fontana.

Al giardino greco, fino all'epoca classica, non gli si chiedeva di essere bello, i greci cercavano

la bellezza altrove. Il giardino greco era legato da una parte alla sacralità del luogo – giardino

consacrato agli dèi, il genius loci, il bosco sacro (il giardino di Calipso descritto da Omero) - e

dall‟altra alla fecondità del terreno – giardino orto frutteto, giardino utile (i giardini di Alcinoo

descritto sempre da Omero). Poco a poco nelle città elleniche il ginnasio esce fuori dalla

palestra primitiva per essere completato da boschetti e passeggiate. La scuola dei filosofi di

Platone era nel ginnasio alberato dell‟Accademia, grande importanza si diede ai giardini degli

edifici pubblici come luogo di incontro, di discussione e di rapporti sociali: nascono i “giardini

pubblici moderni”.

Nella creazione dei giardini romani l'influenza greca fu predominante imponendo l'estetica

che impregnava la poesia, la scultura, la pittura ellenica. La grande novità consistette nella

composizione dei paesaggi. Non ci si contenta di disporre simmetricamente gli alberi, si chiede

alle piante , ai bacini di prestarsi a ricerche plastiche. Il giardiniere è "topiarius" cioè

paesaggista. La sua arte è l'ars topiaria. Quest'arte nacque grazie alla pittura greca che le

impose la sua estetica e i dettagli dei suoi temi. I muri delle piazze pubbliche e dei ginnasi

offrivano vaste superfici disponibile per la decorazione.

Per lungo tempo i pittori vi avevano raffigurato

scene mitologiche. Poi a poco a poco i

personaggi perdettero la posizione di preminenza

e gli artisti si interessano più allo scenario che

all'aneddoto. L'invenzione dei giardinieri romani

consistette semplicemente nello staccare il

paesaggio dipinto e trasportarlo all'aperto.

Il giardino romano all‟inizio era legato alla casa

per la produzione di ortaggi, successivamente

nasce il concetto di villa di tipo ellenistico in cui

la casa dispone di un grande giardino ricco di

elementi decorativi.

I parchi romani si popolarono di statue e di gruppi scultorei in cui gli artisti mettevano in scena

le leggende della poesia. Non tutti però disponevano di statue e i giardinieri pensarono di

scolpire gli stessi alberi e di chiedere ai giardini non soltanto di essere lo scenario, ma la

materia stessa delle loro rappresentazioni.

E' così che nacque la "potatura plastica". Il giardino anche se dominato da evocazioni

leggendarie poetiche, è sottomesso all'architettura. Sempre i motivi pittoreschi sono presenti

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in relazione ad un elemento architettonico: prospettive che partono da un padiglione, viale per

le passeggiate, ecc..

Poco a poco la casa si trasforma per accogliere meglio il proprio giardino, il vecchio atrio si

adorna di piante disposte attorno alla vasca centrale, così come testimoniato dalle case

pompeiane.

Al fine di completare l'illusione si dipingevano i muri con piante acquatiche, così come nelle

stanze che non si aprivano sul giardino se ne suggeriva lo scenario attraverso "trompe-l'oeil".

I resti archeologici di una città come Pompei e di Ercolano testimoniano tracce di un gusto

medio-orientale, egiziano, e greco-alessandrino.

Nelle abitazioni di queste due città superato l'atrium, che era dotato di un'apertura nel soffitto

e di un impluvium per la raccolta dell'acqua piovana, tramite un corridoio si passava nel

peristilio simile ad un

grande cortile

generalmente circondato

da ambulacri colonnati, e

con la parte interna

destinata ad hortus.

Vasche e fontane ne

facevano un viridarium

con le aiuole coperte di

fiori e recinte di bosso ed

edera. Talvolta il peristilio

si estendeva nello xystus,

un giardino all'estremità

dell'abitazione costruito

con regole geometriche e

sistemato con alberi pian-

tati a quincunx ovvero a quinconce. Spesso vi si trovavano sculture in marmo o bronzo,

pergolati di uve, e canali. Alcune case erano anche dotate di un solarium, un piccolo giardino

pensile situato in margine alla copertura con cespugli e piante coltivate in vasi. Sulle pareti dei

peristili spesso erano dipinte vedute di giardini e di architetture.

Ben più notevoli per l'estensione, che per la presenza di manufatti artistici, furono i giardini delle

ville, ad iniziare da quelle imperiali.

La Domus Aurea di Nerone era formata da

un vasto complesso di ambienti e di templi

con giardini, vigne, boschetti per la caccia, e

un grande lago artificiale al posto del quale,

tra il 72 e l'80 d.C., Vespasiano costruì

l'Anfiteatro Flavio detto anche Colosseo.

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Particolarmente interessanti i resti di Villa Adriana a Tivoli fatta costruire dall'imperatore

Adriano con architetture che gli ricordavano i monumenti visitati nei suoi viaggi in tutte le

province dell'impero.

Canopo

Pecìle

L'anfiteatro greco, il Pecile, il Canopo,

furono solo alcuni edifici di un più vasto

aggregato di portici, sale, bagni, colonnati, e

terrazze che formavano la villa imperiale. I

suoi giardini mostravano un impianto

sofisticato fatto da vasche e fontane, ninfei,

sculture raffiguranti deità e animali, piantate

regolari di alberi, e arbusti tagliati a scopo

ornamentale secondo i principi dell'ars

topiaria. Insomma una grande

sistemazione paesaggistica che

coniugava il rigore geometrico dei giar-

dini con le bellezze naturali della vallata

di Tivoli.

IL MEDIOEVO E L'ECLISSI DELL'IDEA DI

GIARDINO

Al contrario di ciò che si verifica in Oriente,

dove i giardini di delizie non furono in

sostanza mai abbandonati, in Occidente

quest'arte conosce una lunga eclissi che

inizia alla fine del mondo antico. Il giardino

in Oriente rimane parte integrante di una concezione religiosa del mondo. In Occidente, la

dottrina cristiana non concede molto spazio per il lusso mondano. Privato di tutti i suoi

significati religiosi il giardino non poté perciò conservare il suo ruolo importante nell'ambito

Il Pecìle è un quadriportico con una grande

piscina rettangolare centrale, ispirato al

celebre portico dipinto di Atene. Il luogo

veniva utilizzato per il passeggio

pomeridiano, che si svolgeva lungo il lato

nord nel periodo estivo e in quello meridionale durante l'inverno.

Canopo, città dell‟antico Egitto, nei pressi di

Alessandria, celebre nell'antichità per la sua

sfarzosa vita mondana ma più direttamente

e tristemente associato alla morte

dell'amante di Adriano, il giovane Antinoo,

che vi annegò. Il richiamo al Canopo

egiziano è una sorta di citazione della

memoria. Suggestivo bacino d'acqua, su cui

si specchiavano architetture fantasiose e una

serie di splendide statue, copie di antichi

maestri greci o egizi, il Canopo culminava

sul fondo con un ninfeo semicircolare,

adibito a triclinio estivo (sala da pranzo),

concepito come una sorta di grotta a conchiglia.

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della cultura occidentale che, dopo la dissoluzione del mondo romano aveva prodotto un

ripiegamento della vita medievale su se stessa entro le cerchia delle mura delle città, ridotte in

ambiti ristretti fra torri e bastioni merlati.

Infatti l'Europa dal IV sec., ed almeno fino al IX sec. d.C., non poté che evidenziare un quadro

desolante delle proprie strutture. Si ridussero gradualmente e si immiserirono i commerci. Si

spopolarono le città, la vita cittadina si accentrò intorno alla Cattedrale dove il Vescovo finì per

assumere anche funzioni civili e amministrative. In tali condizioni la cultura si andò

progressivamente isterilendo e venne meno quasi ogni forma di vita culturale. L'analfabetismo

dilagò sia tra il popolo che tra i nobili e persino tra i chierici. Distrutti così gli ideali, la cultura si

concentrò e si conservò tuttavia nei monasteri. I benedettini, fedeli alla loro Regola dell' "ora

et labora", si dedicavano alla trascrizione dei codici e al lavoro della terra nei piccoli

appezzamenti claustrali, dove il giardino aveva assunto una valenza e un'organizzazione

particolare, piccola oasi al riparo dall‟imbarbarimento in una spirale involutiva senza

precedenti. L'incessante succedersi delle ondate barbariche portò a rapida rovina i monumenti

e i giardini di tutto l'Impero. Le campagne vennero progressivamente abbandonate e gran

parte dei contadini si raggruppò in nuclei crescenti intorno al castello feudale. Fino al 1200 i

giardini romani, come espressione d'arte, vivranno solo come ricordo nelle brevi aree dei

chiostri e dei conventi e dei monasteri e nel piccolo

spazio all'interno delle cinte dei castelli, delimitati da

spesse mura e da alti recinti.

Il giardino era impostato nell'aggregato religioso su

vialetti ed aiuole attorno al pozzo centrale dove si

innalzavano spesso solenni cipressi o fontane, mentre

tutto intorno erano i portici che si riallacciavano alla

concezione lontana degli antichi peristili.

Il chiostro medievale ha avuto un ruolo importante

nella trasmissione del giardino antico.

Nel giardino monastico del monastero di San Gallo (Svizzera) risalente al primo Medioevo

potevamo assistere ad un' "azienda" monastica obbediente alla regola della completa

autosufficienza, in una sorta di microcittà cinta da mura nella quale convivevano i luoghi di

preghiera e di lavoro, con gli ambienti dei monaci, il palazzo per il re e la sua corte, un

ospedale, la farmacia e le foresterie per i poveri. La planimetria del giardino documenta come

fosse organizzata e scompartita l'area del grande chiostro accanto alla chiesa comprendente

quattro giardini distinti fra di loro.

Il primo, l'hortus, con fini pratici è quello che riguarda

le necessità alimentari. Il secondo complesso coltivato,

situato presso l'infermeria, è l' " herbularius", che

riguarda le erbe medicamentose per il sollievo dei malati, ed è uno degli esempi documentati

(2) aiuole con fiori;

(3) prato con fontana e padiglioni;

(4) labirinto;

(5) padiglione del bagno;

(6) aiuole con erbe;

Le altre aree del giardino sono destinate ai

(Pr) pomari

(V) verzieri, luogo di produzione delle erbe

medicinali e di quelle necessarie alla cucina e alla

profumeria;

(Vr) viridario per gli alberi sempreverdi; (Ps) peschiera.

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di un "giardino dei semplici" medievale. Il terzo nucleo si esprime attraverso un frutteto, il

"pomarium", le cui piante si estendono su tredici aree che affiancano le quattordici cimiteriali

destinate alla sepoltura dei monaci. Tale cimitero pomario ha un notevole significato allegorico:

in esso gli alberi da frutto simboleggiano le virtù della vita ma anche la rigenerazione, legata

all'idea della morte come momento di passaggio e quindi di rinascita. Il quarto rappresenta

un giardino claustrale che è un esplicito manifesto della simbologia cristologica, sottolineata

dall'albero che campeggia al centro, protetto da un'aiuola quadrata e dall'enfatizzazione della

forma geometrica si evince il pregnante valore simbolico del "quattro": i quattro fiumi del

Paradiso (Tigri, Eufrate, Pison e Ghihon), le quattro virtù cardinali, i quattro evangelisti, i

quattro Profeti, i quattro Padri della Chiesa. E' in questo senso un chiaro riferimento al giardino

paradisiaco, luogo dei beati. La tipologia dei giardini del convento di San Gallo è testimonianza

diretta di una cultura simbolica e materiale che nella società occidentale monastica e laica dal

primo Medioevo in poi assurge a modello di comportamento.

E' solo a poco a poco che il giardino di delizia conquisterà il suo posto nella vita monastica.

Il carattere e l'aspetto del giardino medievale con tutti i suoi significati simbolici sono

riscontrabili nei testi mistici e poetici, nelle pitture, negli arazzi, nelle miniature dei codici dei

sec. XIV e XV: alte recinzioni in muratura, siepi con giunchi intrecciati, prati fioriti, alberi

sempreverdi raggruppati a boschetto, alberi da frutto, pergolati, fontane di marmo, peschiere,

canali per l'irrigazione, sedili di pietra.

Una trasposizione letteraria si ha nel Decamerone di Boccaccio, seconda metà del '300. Il

novelliere fiorentino, nel proemio della terza giornata

ci introduce nel giardino trecentesco rifugio dalla

peste:

(...) fattosi aprire un giardino che di costa era al

palagio, in quello, che tutto era dattorno murato,

se ne entrarono; e parendo loro nella prima entrata

di maravigliosa bellezze tutto insieme, più

attentamente Ie parti di quello cominciarono a

riguardare. (...) Nel mezzo del quale (...) era un

prato dl minutissima erba, e verde tanto che quasi

nera parea, dipinto tutto forse di mille varietà di fiori,

chiuso dintorno di verdissimi e vivi aranci e di cedri, li

quali, avendo i vecchi frutti e i nuovi et i fiori ancora,

non solamente piacevole ombra agli occhi, ma ancora

all'odorato, fàcevan piacere. Nel mezzo del qual

prato era una fonte di marmo bianchissimo e con

maravigliosi intagli. (---) Il veder questo

giardino, il suo bello ordine, le piante e la fontana co' ruscelletti procedenti da quella,

tanto piacque a ciascuna donna et a' tre giovani, che tutti cominciarono ad affèrmare

che, se Paradiso si potesse in terra fare, non sapevano conoscere che altra forma,

che quella di quel giardino, gli si potesse dare, né pensare, oltre a questo, qual

bellezza gli si potesse aggiungere(...)

Il giardino tutt'attorno era murato, ma anche le vie interne al giardino sono quasi "chiuse" dai

roseti e dai gelsomini, così come lo spazio centrale è "chiuso d'intorno" da aranci e cedri.

Quasi un gioco di scatole cinesi dove la chiusura sotto forma di muro o di piante, assurge a

difesa dal disordine, dai mali del mondo, dalla peste.

E' solo verso la fine del sec. XIII o i primi del XIV che si tende ad uscire dalle cinte murarie per

proiettarsi verso l'esterno.

IDEA DEL GIARDINO IN EPOCA UMANISTICA E RINASCIMENTALE

Se il giardino medievale si caratterizza prima per una scissione netta dal paesaggio e poi

nell'ultimo Medioevo diviene più ricco, più gentile, pur conservando nella sua impostazione lo

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spirito del chiostro, nel '400 tale carattere naturalistico va via via cedendo ad una nuova

concezione architettonica. Il seme del rinnovamento dell'arte dei giardini e la ripresa di un'idea

nuova aveva però iniziato a manifestarsi già nel sec. XIV, grazie alle capacità creative

dell'Umanesimo e all'attento e rinnovato amore per lo studio del mondo classico e delle sue

fonti. Gli ideali religiosi dell'età precedente sono caduti, l'uomo ha ritrovato convinzione,

determinazione e fiducia nei propri mezzi.

IL PASSAGGIO DAL GIARDINO GOTICO a quello umanistico è lento, graduale, e nel '400 si

manifestano più delle tendenze che organiche e compiute realizzazioni. Si diffonde il concetto

della villa suburbana del De re aedificatoria dell'Alberti, secondo il quale “il giardino sistemato

in una posizione panoramica e felice, dovrà avvalersi dell'anfiteatro davanti alla villa, essere

ornato da statue, avere grotte adorne di pomici e conchiglie, i bossi tagliati a forme di lettere e

di figure e le piante disposte secondo disegni geometrici ben precisi”.

Nel trattato albertiano (diffuso nel 1452) il giardino è considerato una componente essenziale

dell'abitazione, ha una sua specifica connotazione e si basa su alcuni presupposti: impianto

simmetrico e coordinato, integrato con l'edificio che dal suo centro intimo si apre verso

l'esterno; devono essere presenti movimenti d'acqua e non devono mancare le scalinate, le

grotte e i ninfei, nonché l'uso dei sempreverdi per conservare al giardino la sua

immutabilità rispetto al mutare delle stagioni.

L‟ideale albertiano di villa si realizza, su un pendio

scosceso e audacemente terrazzato, nella forma

più pura a Villa Medici di Fiesole (1457), opera

del Michelozzo. In posizione elevata, dove si può

godere del bel panorama verso la cupola del

Brunelleschi e le valli dell‟Arno, la residenza, nel

suo dominio sul paesaggio, si raccorda alla

geometria del giardino terrazzato circostante. La

geniale intuizione dei terrazzamenti, la

compenetrazione tra architettura e giardino e, tra

giardino e paesaggio, si svolge in un dialogo diretto con l‟ambiente circostante, senza alcuna

delimitazione, quasi a preannunciare la fioritura delle ville laziali del Cinquecento.

Si modifica la concezione del giardino, visto non più come successione episodica di cose utili e

belle, ma come l'oggetto di una composizione volta a fini estetici, la cui cura è affidata sempre

più all'architetto. L'arte dei giardini viene inquadrata alla luce dei principi architettonici e i

giardini si legano agli edifici ed estendono gli spazi nel verde con un percorso inscindibile.

Un'opera che appare alla fine del secolo (1499) la

Hypnerotomachia Poliphili di F. Colonna, riassume i

precetti frammentari e sparsi della trattatistica del primo

Rinascimento, le tendenze e le espressioni dell'arte del

giardino di quell'epoca, attraverso la descrizione di un

giardino ideale, condotto con forte astrazione e con

grande rigore teorico. L'opera è importante anche per la

duplice valenza descrittiva ed iconografica che ci offre a

documentazione del tema che gli elementi naturali

debbano servire ad un piano attuato nel rispetto delle

regole architettoniche che li organizzano.

Le scene allegoriche e le rappresentazioni antropomorfe

create nel verde dall'arte dell'uomo che adopera le piante

quale materia architettonica tendono a trasformare il

giardino in un'opera d'arte.

L'arte topiaria in campo pittorico è rilevabile nel fondale

di architettura verde della "Madonna della Vittoria" di A.

Giuseppe Falivene A.S. 2010-11 pag 10/18

Mantegna il quale riprende il tema nel 1502 nel "Trionfo della virtù" dove Minerva scaccia

Venere e i vizi dal giardino della virtù, rappresentata prigioniera di un olivo. E' presente in

questa tela il riferimento culturale dell'Hypnerotomachia Poliphili e, nell'architettura verde che

delimita l'ambiente, è chiaramente leggibile il segno del nuovo giardino della cultura

rinascimentale.

Importante intervento paesaggistico nella Roma papale è da riferire all‟anno 1503,

allorché Papa Giulio II commissiona a Donato Bramante la progettazione del Cortile del

Belvedere in Vaticano che riordina le residenze vaticane collegando, con un grande giardino

ornamentale, la Basilica, i Palazzi Vaticani con la vecchia villa del Belvedere, separati da

un declivio di oltre 300 metri, con un dislivello di 20.

Il Bramante elabora, con un audace intervento paesaggistico, un progetto che "dettò le leggi

del giardino europeo per più di due secoli". Egli

sfrutta la pendenza del giardino incorporandovi un

grande asse centrale prospetticamente attraversato

da una serie di terrazzi, collegando tra loro i tre

diversi piani che si susseguono geometricamente per

mezzo di scalinate. L'opera, realizzata dal 1503 al

1514, è stata annullata quasi totalmente tra il 1587 e

1589 con la costruzione del braccio della biblioteca.

In pochi anni le idee si precisano, si caratterizzano e,

aderendo alla nuova realtà riconoscono la piena

capacità dell'uomo di essere arbitro dei propri destini

e capace di ogni miracolo. Il giardino rinascimentale è concepito anche come nutrimento della

mente e dello spirito e, a questo scopo, infarcito di allusioni dotte che derivano dalle scene

della mitologia antica e da figure pastorali, da satiri e da ninfe rappresentati nelle statue.

Assistiamo nel '500 ad un vero fiorire di iniziative: villa Medicea di Castello, iniziata

nel1538 da Cosimo dei Medici su progetto del Tribolo, famosa per l'adozione di elementi che

avranno fortuna applicativa, quali grotte e figure mistiche, un isolotto in un bacino, un viale

con piccoli canali laterali. A Firenze il giardino cinquecentesco nasce come giardino

dell'intelligenza, coniugando l'idea di "utilitas", di orto, di campagna, con l'idea di svago, di

riposo dalle cure quotidiane, di "otium" intellettuale.

Altro importante giardino è quello di Boboli, la cui collina viene sistemata come un grandioso

anfiteatro e vedrà via via interventi successivi fino alla sistemazione settecentesca.

A Roma i colli offrono quella posizione privilegiata che li aveva fatti divenire i "luoghi di

delizie" dell'antica Roma. L'interesse degli artisti fu più concentrato sulla sistemazione

scenografica del giardino che sull'architettura della villa. E' in queste ville, nei dintorni di Roma,

che il giardino italiano assume quella forma definitiva e compiuta che faranno una delle

creazioni più brillanti della Rinascenza.

Jacopo Barozzi detto il Vignola, vero arch. paesaggista dell'epoca, fu il massimo creatore dei

giardini del '500 e autore di alcune dei più bei giardini di quel periodo e di tutti i tempi. Egli nel

1559 inizia i lavori per il cardinale Farnese del "giardino grande" di Caprarola. I giardini

pensili sono stati concepiti in modo da essere una naturale prosecuzione all'aperto della casa.

Ai giardini, progettati secondo il rapporto modulare basato sul quadrato, si accede attraverso

due ponti alle cui estremità sono collocate due statue per parte rappresentanti le 4 stagioni.

Una pittoresca "catena d'acqua", che scaturisce da una grande fontana detta "dei fiumi",

conduce al giardino segreto.

Lo stesso Vignola nel 1566, mentre è ancora impegnato nella realizzazione della villa di

Caprarola, inizia la realizzazione a giardino, per il Cardinale Giovanni Francesco Gambara, di

una parte del parco rustico della vicina Bagnaia, ottenendo un complesso che è tra i più bei

giardini del Rinascimento. Al Vignola appartengono anche le correzioni e il rifacimento del

borgo integrando il palazzo vescovile alla dimensioni del giardino quadrato della villa.

Giuseppe Falivene A.S. 2010-11 pag 11/18

La chiarezza e la rigidità modulare architettonica

basata su una serie di quadrati, la successione

prospettica delle terrazze del giardino collegate da un

calibrato gioco di pendii, scale, fontane, riflettono il

razionalismo dell'epoca che afferma il dominio

dell'uomo sulla natura. A un siffatto giardino si

contrappone l'impianto del barco con i grandi lecci

sempreverdi e la fontana del Pegaso con i busti delle

Muse. Elemento protagonista è l'acqua associata ad

elementi plastici ed architettonici.

A VILLA D’ESTE, forse più che altrove, si celebra il dominio dell‟uomo sulla natura per

magnificare il potere e il fasto del proprietario. Il napoletano Pirro Ligorio realizza per il

Cardinale Ippolito d'Este, nominato governatore di Tivoli, la sublime espressione paesistica

del '500: Villa d'Este a Tivoli. L'opera, realizzata

dal 1550 al 1569, sfrutta tutte le risorse

dell'ambiente naturale "educandole" secondo i

principi rinascimentali. Livella i pendii secondo

due direttrici principali, utilizza il patrimonio idrico

nelle sue infinite possibilità, struttura la ricca

vegetazione compensando spazi aperti e chiusi,

viali, prospettive, fondali. La vegetazione, le

pietre, i marmi, sono visti tutti in funzione

dell'acqua che sgorga in mille forme. Villa d'Este,

esemplare completo e perfetto del giardino

cinquecentesco, nel suo legare l'architettura al giardino e il giardino con il paesaggio, e che

utilizza l'acqua come elemento decorativo non meno importante del verde, diviene la

insuperata meraviglia del tempo. Afferma il Ligorio:" si vuole che i giardini di Villa d'Este

abbiano...forme fantastiche et come è in sogni fatte per recare stupore e meraviglia". Si

anticipano così i sentimenti controversi che, nella seconda metà del '500, allorché la serena

fiducia nel potere assoluto dell'uomo sulla natura comincia a venir meno, animeranno i giardini

manieristi, dove la natura verrà intesa e rappresentata come un universo magico e segreto che

suscita paura e sorpresa, che affascina e intimorisce. La prospettiva lineare del giardino

progressivamente si inizierà a deformare, il bosco si farà sempre più vicino, la statua classica

diverrà un mascherone mostruoso e si entrerà nel giardino con il sentimento di

avvicinarsi ad un mistero che la fantasia vuole contemplare e la ragione capire.

Il GIARDINO BAROCCO

Gli orizzonti dischiusi dalla scienza, con le teorie copernicane e galileane, vanno a costituire il

terreno fertile da cui prenderà origine una nuova visione spaziale, quella barocca dell‟infinito.

La sensazione dell‟ignoto si tramuta nella meraviglia della scoperta della realtà e i giardini, che

si realizzano in questo arco temporale, evidenziano lo sforzo compiuto dagli artisti nel

concepire e sperimentare nuove forme di

spazialità. Così il giardino diventa via-via

sempre più grande e travalica i confini

formali dell‟impianto geometrico per

identificarsi con il paesaggio circostante.

Lo sviluppo della scienza prospettica

favorisce la ricerca di nuovi effetti

Giuseppe Falivene A.S. 2010-11 pag 12/18

scenografici e illusionistici per dare agli spazi l'afferenza di dimensioni maggiori del reale in

pittura, in architettura e nei giardini. La prospettiva lineare cede il passo agli artifici

scenografici, zone di ombra e di luce perdono i loro contorni precisi e si fondono in un vago

effetto chiaroscurale. Osservando il rapporto tra il naturale, il bosco, e l‟artificiale, il giardino,

vediamo una compenetrazione fra le parti, i contorni si fanno meno netti e il bosco

sembra avvolgerci conferendo un’atmosfera di mistero che affascina.

Gli artisti hanno sempre maggiori occasioni di realizzare vaste sistemazioni paesistiche di

ville-parco, offerte loro dalla committenza delle classi depositarie del potere, per cui le ville con

giardini avranno un eccezionale rilievo quantitativo e una notevole rilevanza artistica.

Se l'arte del giardino nel Rinascimento regolava la natura e ne investigava i misteri, nel '600

l'attenzione per i fenomeni naturali non è più sottesa dalla volontà di conoscere, ma dal puro

desiderio di esibire teatralmente e

grandiosamente i prodigi e gli incanti della

natura, che viene intesa come fonte di continue

meraviglie che l'arte non deve ordinare, ma

esaltare. E' alla luce di questo modo di pensare

che la natura diviene arte e l'arte diventa

spettacolo naturale. Il giardino non è più il

luogo di chiare simmetrie dove l'architettura

domina le piante, ma teatro di effetti prodigiosi,

nel quale non si cerca tanto la quiete e il riposo,

ma l'esaltazione dell'immaginazione e dei sensi. Alla ragione geometrica subentra la ricerca

dell'effetto scenografico. Si affacciano elementi nuovi, come gli

spettacolari teatri d'acqua sostitutivi dei ninfei cinquecenteschi o i

teatri di verzura.

Lo spirito barocco non concepisce la natura come entità immobile,

ma al contrario, ne esalta la mobilità che percepisce attraverso

l'energia nascosta che trasforma materia e forma. Gian Lorenzo

Bernini (architetto e scultore) affermava di aver superato ogni

difficoltà rendendo il marmo morbido come cera, e di essere riuscito a

trovare un notevole grado di coesione fra scultura e pittura. Nell'arte

dei giardini si ritrova la stessa tendenza a vincere la materia: si

danno alle piante forme plastiche e architettoniche, si creano

effetti ornamentali. Il giardino si avvicina all'architettura e alla pittura,

la vegetazione serve come cornice decorativa.

Con il Barocco la passione per i giardini tocca per la prima volta livelli straordinari e le somme

spese nell'allestire lo spazio verde sono quasi paragonabili a quelle investite nella costruzione

del palazzo.

L'epoca barocca fu, per Roma e per il Papato, un periodo di grande fervore artistico.

Mentre il mecenatismo pontificio era impegnato a cambiare il volto della Città Eterna con

grandiose sistemazioni urbanistiche, nella campagna romana il potere dei prelati si esprimeva

nella costruzione e abbellimento di fastose dimore.

Tra le diverse località privilegiate dai papi, cardinali e dalle loro famiglie, Frascati

continuava ad essere la preferita.

Già luogo di villeggiatura in epoca romana, Cicerone, Lucullo e Cesare possedevano ville con

ampi parchi, la collina del Tuscolo è stata riscoperta dopo il 1550 e visse il suo momento di

maggior fulgore nei primi due decenni del XVII sec.. Una serie di ville con giardino ne

sorsero: Villa Mondragone, Villa Ludovisi oggi Torlonia con i bellissimi giardini e il

meraviglioso teatro d'acqua di Carlo Maderno, (distrutti nella II guerra mondiale).

In questo sistema, villa Aldobrandini rappresenta sicuramente la più importante e influente

per i tempi a venire. La grandiosa struttura dell'edificio combinandosi al raffinato impianto dei

Giuseppe Falivene A.S. 2010-11 pag 13/18

giardini che si sviluppano sul retro addossati al colle, crea un organismo unitario di grande

impatto paesaggistico.

Un’altro esempio di giardino barocco italiano, tra l‟altro ben conservato, è il giardino di

Isola Bella. Il giardino, che si identifica con quasi tutta l‟isola, venne ideato come

rappresentazione della potenza borromaica.

In Toscana in particolare sono da segnalare il parco della villa reale di Marlia e il giardino

Garzoni a Collodi. (vedi foto pag. 12) La ripida scarpata su cui è costruito il giardino permette

di abbracciare scenograficamente, con un solo colpo d‟occhio l‟intero percorso che conduce dal

basso della valle fino al sommo del colle che con la sua struttura di verde, d‟acqua, di rocce, di

scalinate, ne fa un giardino-teatro.

L’arte dei giardini in FRANCIA

L'arte dei giardini in Francia fu fortemente

influenzata dalla conoscenza del livello artistico

raggiunto in Italia. Con i giardini di

Luxembourg a Parigi, la Francia comincia ad

assumere caratteristiche proprie e uno stile

che nella costruzione dei parterre e dei grandi

specchi d'acqua acquista la sua indipendenza

dai giardini d'oltralpe. Accanto ai maestri

italiani si evidenziarono dinastie di maestri

giardinieri francesi impiegati nelle proprietà

reali.

Andrè Le Notre, massimo esponente

dell'arte giardiniera francese del XVII sec.,

apprende il mestiere di giardiniere ai giardini

delle Tuileries sotto la guida di Claude Mollet,

uno delle personalità più notevoli in quel

momento. Le Notre raggiunge la massima

espressività progettuale a Vaux le

Vicomte. Qui egli lavora, su incarico del

ministro delle finanze Fouquet, con l'architetto

Le Vau e al pittore Le Brun.

Dal centro della terrazza retrostante, ci si

trova di fronte una prospettiva perfetta che

propone l'illusione di percepire interamente le

sequenze dei giardini allineati lungo un

imponente asse centrale, al termine del quale,

dopo una successione di tappeti erbosi, parterres

ricamati di bosso, fontane, vasche chiude la

prospettiva un punto di fuga posto all'infinito.

Sono qui tutti esposti e compiutamente

svolti i temi caratteristici dello stile di Le Notre.

Lo spazio occupato dal giardino viene

disegnato e organizzato mediante artifici

architettonici che trovano nella matematica,

nella geometria e nell'ottica i loro fondamenti

teorici a sostegno di una forte volontà

pianificatrice. L'inaugurazione del giardino di Vaux, avvenuta il 17 agosto del 1661,

Giuseppe Falivene A.S. 2010-11 pag 14/18

rappresentò una tappa importante per la storia del giardino, al quale mai, sino ad ora, era

stato attribuito il compito di rappresentanza sociale in modo così fastoso. Con Vaux si diede

inizio a un periodo votato al culto sconfinato della bellezza.

Dopo la morte di Mazzarino (1661) si accentuò la centralizzazione del potere e il giovane

Luigi XIV controllò ogni aspetto della vita sociale, compresa l'arte. I principi compositivi messi

in atto a Vaux furono fortemente innovativi e il re ne comprese la forza rappresentativa e la

possibilità di affidargli l'espressione della sua volontà dominatrice dello spazio e della

manifestazione di una nuova dinamica di stato. Nelle accademie si celebreranno il suo potere e

la sua gloria, tutte le arti dovranno magnificare la persona del re e il giardino sarà un punto

di forza essenziale ed eloquente quando, al trasferimento della corte a Versailles nel

1682, diventerà la scena per la rappresentazione della volontà assoluta del monarca.

Il re vede in Le Notre il genio creativo al quale affidare la costruzione del suo immenso

giardino perché diventi anche il simbolo di una grandezza che non può essere riconosciuta e

temuta senza correre il rischio di lesa maestà.

Con la più rigorosa delle simmetrie la

composizione del giardino di Versailles si

organizza attorno ad un asse centrale che si

allunga nel giardino per più di tre chilometri e

poi quasi dieci nel paesaggio e con numerosi

assi secondari e paralleli. Le Notre distende una

smisurata successione di terrazzamenti sui quali

verranno sistemati bacini, fontane, cascate,

boschetti, ai quali unisce una ricchissima

decorazione architettonica, scultorea e vegetale.

I giardini di Versailles sono suddivisi in tre

parti che, partendo dal castello, sviluppano una

varietà di sistemazioni con diversa complessità formale, comprese tra il parterre e la foresta.

Nei giardini di Versailles si evidenzia la complessità del ruolo di Le Notre che spazia tra le

competenze dell'architetto, ordinatore degli spazi, a quelle del giardiniere, decoratore dei

medesimi. Se le composizioni barocche dei boschetti attestano la sapiente capacità del

giardiniere, il grande asse della prospettiva centrale dei giardini di Versailles è certamente la

maggiore esemplificazione della componente geometrica e classica dello stile di Le Notre.

Le Notre ha realizzato altre importanti opere: Chantilly (Il giardino degli specchi) del principe

di Condé (Luigi II di Borbone cugino di Luigi XIV), Marly, (realizzata tra gli anni 1677-1686

con dodici padiglioni in rappresentanza dei mesi e dei segni zodiacali); Sceaux di proprietà del

ministro delle finanze di Luigi XIV; S. Cloud di Filippo d’Orleans, fratello di Luigi XIV.

Con la morte di Le Notre si chiude il grande secolo dell'arte giardiniera francese.

IL GIARDINO IN INGHILTERRA

Nel XVIII sec. lo sviluppo storico dell'arte dei giardini fu rivoluzionato da nuove tendenze

naturalistiche, da una rinnovata poetica del paesaggio. All' ideologia rinascimentale

antinaturalistica dell' uomo dominatore sulla natura si opponeva la nuova concezione culturale

che intendeva la natura come pura, perfetta, artisticamente compiuta.

Con le esplorazioni del XVII sec. si scoprì l'Oriente e si diede vita ad un'abbondante

letteratura che aprì, o almeno dischiuse al pubblico occidentale un mondo fino ad allora

sconosciuto.

Il giardino non fu più geometrico e definito, si dilatò in tutte le direzioni annullando il recinto e

fondendosi insensibilmente con la campagna. Non fu semplicemente una moda, ma una

filosofia che cercava di ricreare l'equilibrio tra l'intelletto umano e l'ambiente e si

tramutò nella ricerca di una possibile coesistenza tra scienza e natura.

Giuseppe Falivene A.S. 2010-11 pag 15/18

Lo scrittore Addison nel 1712 esprime l'idea che è possibile comporre dei giardini con

elementi improntati direttamente alla natura vera.

Gli inglesi più sensibili al fascino dei “paesaggi”, più abituati, anche alla vita rustica e

meno alla vita di corte si volsero del tutto naturalmente ad applicare le "arti della natura".

<<L'arte è sublime quando pare opera della natura, e la natura è fortunata quando l'arte la

esalta senza che se ne abbia sentore>> scriveva Addison.

Una nuova filosofia prende corpo, la natura ora predomina sull‟arte per la sua capacità di

stimolare l‟immaginazione e per la varietà delle sue opere.

Le opere dei letterati di questo periodo porteranno ad un diverso modo di concepire il

mondo e costituiranno una delle fonti di ispirazione per l‟arte dei giardini inglesi; si

diffonderanno successivamente, attraversando la Francia, nello spirito tedesco.

La politica dei Wighs trova nella campagna

l‟espressione delle proprie ideologie, influenzando

il pensiero estetico del giardino-paesaggio. Lo

spazio natura acquista valenza politica e il

parco paesaggistico diventa il giardino del

movimento liberale inglese. Scrive Pevsner: “La

crescita libera degli alberi era un simbolo esplicito

della crescita libera dell’individuo, i sentieri

serpeggianti e i ruscelli rappresentavano la libertà

del pensiero inglese, sia nelle convinzioni, sia

nell’azione, e la fedeltà alla natura del luogo era

fedeltà alla natura nella sfera morale e in quella politica”. Si riscontra, in questo nuovo

atteggiamento, un rapporto armonico con l‟Universo che esprime la libertà dalla tirannia,

dall‟oppressione e quindi dall‟oscuro mondo dell‟ignoranza.

La natura, alterata dall‟estetica barocca, necessita di un rimedio. L‟uomo sente il desiderio di

recuperare il paradiso perduto e il riferimento al passato, agli antichi, è doveroso per il

rapporto che questi avevano con il giardino, luogo da rispettare e da conservare. Una natura

capita, da osservare con meraviglia, da contemplare.

Nei giardini paesaggistici la combinazione di

volontà umana e libertà della natura si attuava

in primo luogo su basi pittoriche. Già nel XVII

sec. numerosi pittori avevano dato un notevole

contributo allo sviluppo di una nuova "poetica di

natura" con le loro rappresentazioni di ambienti

naturali "selvaggi", composizioni simboliche e

spesso immaginarie. La pittura paesaggistica era

l'esempio da seguire per i giardinieri.

Come si entusiasmarono per la pittura di Nicolas

Poussin e per quella di Claude Lorrain, così i

giardinieri inglesi scoprirono cha la campagna

"vera", con i suoi campi, le praterie in fiore, era

suscettibile di entrare nelle composizioni

paesaggiste e poteva legittimamente fornire temi per

il giardino.

La rivoluzione della progettazione dei giardini fu

iniziata da Charles Bridgeman, (1738) a Stowe,

(Buckingham, a nord-ovest di Londra) ove creò una

magnifica prospettiva centrale circondata da una gran

Giuseppe Falivene A.S. 2010-11 pag 16/18

quantità di alberi, con un impianto fondamentalmente regolare. William Kent (1685-1748),

uno dei primi teorici e maestri del giardinaggio paesaggistico, di cui Horace Walpole ha detto

"egli seppe fare il grande balzo e capì che tutta la natura era un giardino." introdusse, a partire

dal 1730, nuove composizioni all'interno dell'impianto originario di Bridgeman. Kent

organizzò la composizione come una sequenza di scenari naturali tipici: rilievo del suolo,

acqua, vegetazione e inserimenti di elementi architettonici. Il grande merito di Kent non è

tanto quello di aver popolato le sue creazioni di "costruzioni" impreviste, quanto quello di aver

presentato ciascuna di esse in un ambito pittoresco.

Un altro impianto importante da ricordare è quello di Castle Howard (poco distante dalla città

di York, nel North Yorkshire) risalente al 1713.

Lancelot Brown (1715-1783) sostenitore delle idee di Kent, divenne una figura centrale

del movimento paesistico. Diversamente da Kent, Brown fece a meno di qualsiasi

forma architettonica e costruì le sue composizioni solo con elementi del paesaggio

naturale. Egli si esprimeva essenzialmente accostando il fascino di superfici d'acqua dalle

linee sinuose a prati d'erba ondeggiante, sui quali macchie e gruppi d'alberi venivano

sistemati nei luoghi più adatti a disegnare piacevoli quadri. Con il suo stile compositivo,

estremamente semplice, può essere definito il più grande purista della storia

dell'architettura di paesaggio. Brown non fu solo un artefice capace di conferire ai giardini

forme nuove, ma anche un grande distruttore di molti pregevoli giardini formali.

Un'intensa voglia di sistemare i propri giardini avvinse i ricchi

proprietari terrieri. Stourhead (nei pressi di Salisbury, a sud-

ovest di Londra) (1744), voluto dal banchiere Henry Hoare, è

un paesaggio arcadico ideale, organizzato intorno ad un

lago, con una serie di elementi deliberatamente di derivazione

classica, scelti e collocati con grande abilità. La sistemazione

ricalca gli impianti cinesi e giapponesi centrati sul lago.

Sembra di contemplare uno paesaggi eroici di Claude Lorraine

(vedi foto più sopra).

Le idee paesaggistiche, formatesi in Inghilterra, trovano

via via timide aperture anche nella Francia di Luigi XV, - Petit-Trianon e ridisegno della

scena dei Bains d’Apollon (Versailles) - ove gli elementi pittoreschi si inseriscono tra le

maglie della geometria tradizionale.

Il nuovo pensiero si appresta ad evolversi verso il sentimento romantico di cui J.J. Rousseau,

in Julie ou la Nouvelle Héloïse, ne precorre la tradizione. Il parco di Ermenonville, nei pressi

di Senlis (nel nord della Francia), specchio del pensiero filosofico rousseauniano, é

espressione dell‟idea romantica di abbellimento della natura attraverso l‟arte della disposizione

degli elementi della natura stessa e soddisfa la vista e lo spirito.

Il giardino romantico ha diversi e distinti significati. Il luogo, e, di conseguenza, il termine,

non indica affatto una forma specifica, ma un’interiore, peculiare sensibilità. Romantico

si associa così con magico, suggestivo, nostalgico e soprattutto con parole esprimenti stati

d‟animo ineffabili.

L‟espressione più idonea è giardino dei

Romantici, che salva la particolarità di ciascun

luogo e con esso l‟esistenza di uno spazio che

altrimenti non potrebbe sussistere, in quanto il

giardino romantico non può esistere come

modello in sé e per sé. Romantico è quindi

ogni giardino al di là del proprio stile, oltre il

Giuseppe Falivene A.S. 2010-11 pag 17/18

giardinaggio artistico. Possiamo parlare di desiderio profuso in un giardino o in un progetto, nel

suo significato pregnante di ideazione, idea, proposito più o meno definito riguardo a qualcosa

che si ha intenzione di fare o di intraprendere come fatto soggettivo, spirituale di rivelazione

del luogo. Romantico non è progetto di maniera, è quindi desiderio e non stile. Il progetto

appartiene al mondo oggettivo con categorie che non sono più dello spirito, ma dell‟arte e della

sua classificazione tassonomica.

Anche in Germania, come era accaduto già in Inghilterra qualche anno prima, il

giardino paesaggistico assume significati a volte politici e, contrapposto al rigido

schematismo e all‟artificiosità del giardino formale francese, si pone come negazione del

dispotismo.

Fra le tante realizzazioni ispirate a questa idea abbiamo il parco di Wörlitz del principe Leopold

Friedrich Franz von Anhalt-Dessau. Realizzato a partire dagli anni „60 del XVIII secolo e più

volte ampliato fra il 1790 e il 1798, rappresenta uno dei più preziosi giardini della Germania

che fu ammirato da pittori, filosofi e poeti tra cui Goethe.

Il giardino di villa Sorra, posto nel territorio di Castelfranco Emilia, rappresenta un

caso emblematico nella storia del giardino italiano. Costruito nel Settecento assecondando gli

schemi formali dell‟epoca, nella prima metà dell‟Ottocento viene ristrutturato secondo le nuove

regole compositive del giardino all‟inglese che si andavano diffondendo in quegli anni. Il

risultato finale è l’esempio più rappresentativo di giardino “romantico” dell‟Ottocento

estense, e uno dei più importanti, se non il più importante, dei giardini informali tuttora

presenti in Emilia Romagna.

Nel XIX secolo l‟impeto creativo si attenua e le nuove sistemazioni acquistano un carattere

eclettico, combinando aspetti formali con schemi più semplici “vicini alla natura”. Alcuni

importanti giardini di inizio secolo scorso presentano questa doppia composizione: Hidcote

Manor, Sissinghurst.

A Sissinghurst, nella foresta del Kent, nei pressi

di Cranbrook, Harold Nicolson e Vita Sackville-

West realizzano un giardino del sogno, l’idea di

un luogo ricostruzione del paradiso,

perennemente fertile, ove i fiori e i profumi

profondono in ogni periodo dell‟anno. Un‟idea che

viene da lontano, dal giardino di Alcino ove, nello

spazio chiuso, cintato da mura, crescono alberi alti

e rigogliosi i cui frutti sono perenni; perché uno

Zefiro continuo spira, che mentre fa nascere gli uni

gli altri matura (Omero, Odissea).

Il giardino è organizzato in una serie di ambienti con un proprio carattere e forma. La

vegetazione è inserita tenendo conto dei colori e dei profumi secondo il ritmo delle stagioni e

della ciclicità giornaliera.

In questa cornice, dove trovano posto il giardino di Primavera, quello d’Estate, il giardino

Bianco e quello delle Rose, secondo un esuberante disordine, sbocciano una moltitudine di

fiori.

Con il giardino inglese di fine „800 chiudiamo questo breve percorso di storia dei giardini, ed è

doveroso sottolineare come essi hanno occupato e occupano un ruolo fondamentale per tutti

noi. Ogni civiltà al mondo ha avuto e ha i suoi, dalla Mesopotamia a Roma, dall‟Europa alla

Cina.

Afferma F. Bacone (1561-1626) in un suo scritto:

Giuseppe Falivene A.S. 2010-11 pag 18/18

" Il giardino è il più puro degli umani piaceri. E' il più grande ristoro per lo spirito

dell'uomo, senza del quale costruzioni e palazzi sono soltanto rozze opere manuali".