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www.diocesicaltanissetta.it facebook.com/AuroraCaltanissetta PERIODICO DELLA DIOCESI DI CALTANISSETTA l Aurora anno XI · n. 6 - Giugno 2017 Direttore responsabile Giuseppe La Placa 2 Marianna Amico Roxas Celebrato il 70° Anniversario del pio transito della fondatrice della Compagnia di Sant’Orsola nella Diocesi di Caltanissetta 3 Ius soli Si discute in Parlamento la proposta di legge sul diritto di cittadinanza dei gli degli immigrati nati in Italia 6 In Diocesi Nel mese di giugno il Vescovo Mario Russotto ha disposto alcuni trasferimenti di sacerdoti e nuove nomine 8 L’omaggio Alunni e docenti del Liceo “Mignosi” esprimono gratitudine alla prof.ssa Giuseppina Basta Donzelli 12 8x1000 Su interesse del Vescovo ristrutturata con il contributo della CEI la Casa del Clero “S. Giuseppe” di Caltanissetta Registrazione del Tribunale di Caltanissetta n. 202 del 29-12-2006 - Redazione: Via Cairoli, 8 - 93100 CL - Poste italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27-02-2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3, CNS/Sud 2 - Caltanissetta In caso di mancato recapito inviare al CPO di Caltanissetta per la restituzione al mittente previo pagamento della tariffa resi di Giuseppe la Placa Il Grest continua... anche in autunno C on la fine del- l'anno scolasti- co, in tutte le co- munità parrocchiali iniziano le attività del tempo estivo. E an- che quest'anno, molte parrocchie della nostra diocesi, con tempi e modalità differenti, propongono l'esperienza del Grest. Tutti ormai sappiamo in che cosa consiste questa attività, ca- pace di richiamare e coinvolgere, a vari livelli, molte persone: ani- matori e ragazzi, genitori e nonni, sacerdoti e operatori pastorali. Il Grest – letteralmente “grup- po estivo” – è un'attività che coin- volge i ragazzi in un'esperienza di gruppo, collaborazione, gioco, sana competizione, preghiera, di- vertimento, attività artistico- sportive, escursioni e gite, sulla scia di un tema che fa da filo con- duttore per l'intera durata e sotto la guida di ragazzi più grandi che dedicano parte delle loro vacan- ze ai più piccoli, vivendo una bel- la esperienza di volontariato e do- no di sé. È un tempo per cambiare pas- so dopo le fatiche della scuola e del lavoro, ma non è un tempo vuoto: è un tempo riempito di va- lori e significati, di esperienze for- mative e relazioni da custodire, promuovere e rilanciare. Un tem- po per aprire ai ragazzi orizzonti nuovi, per certi versi controcor- rente, fatti di amicizie vere, gra- tuità, generosità, altruismo, ri- spetto e cura dell'altro; un tempo, insomma, per trasmettere conte- nuti e valori, ma anche una splen- dida occasione per scoprire la vi- ta di comunità, quella che per die- ci mesi all’anno, insieme ai sacer- doti, alcuni di loro vivono nella quotidianità della propria par- rocchia. Non tutti, però, la pensano co- sì. C’è chi dice infatti che il Grest è, sì, una bella occasione… ma so- prattutto per i genitori! Essi, infat- ti, essendo impegnati nel lavoro, non vedono l’ora che inizino le at- tività estive per “parcheggiare” in parrocchia i propri figli, ormai li- beri dagli impegni scolastici. C’è anche chi dice che, in fin dei conti, è tutta fatica sprecata: la maggior parte di coloro che fre- quentano ed animano i nostri Grest – dicono – sono ragazzi che durante l’anno non si vedono mai in parrocchia e che, probabil- mente, non vi torneranno nean- che nell’autunno successivo. E al- lora che fare? Semplicemente andare avanti! Senza arrendersi… provandoci ancora! Per un altro anno…, e poi, per un anno ancora... e ancora per l'anno successivo: «Chi si mette all'aratro e poi si volta in- dietro – dice il Signore – non è adatto per il regno di Dio» (Lc 9,62). Noi sacerdoti, catechisti e operatori pastorali, non possia- mo tirare i remi in barca; abbia- mo il dovere e la responsabilità di continuare a scommettere sui no- stri giovani; essi approdano al Grest carichi di entusiasmo, con il desiderio di fare bene e un baga- glio da trasmettere. In questo ba- gaglio ci sono i loro talenti e i lo- ro valori umani, ma c’è anche quella fede che stanno ancora maturando e quell’esperienza del Signore Gesù ancora inespressa. E allora tocca a noi, sacerdoti ed educatori, non sprecare l'oc- casione! Il Grest è una grande op- portunità formativa, assoluta- mente da non perdere. Il succes- so del Grest, infatti, non dipende dai numeri, dal "rumore mediati- co" o dagli articoli sui giornali che riusciamo a farci scrivere, ma dal "solco educativo" che siamo in grado di scavare nella vita dei ra- gazzi. Soprattutto sul piano della fede. La proposta esplicita della fi- gura di Cristo, infatti, non può e non deve essere uno dei tanti mo- menti della giornata del Grest, ma il filo rosso col quale intesserne tutte le attività e la struttura stes- sa. Per alimentare nei ragazzi, il desiderio di tornare a cercarLo… anche in autunno. EDITORIALE MIGRAZIONI Lo straniero che è in noi di Gioacchino Lavanco Il pregiudizio verso i migranti è il tipo di pregiudizio che si basa su di un marcato senso di superiorità nei con- fronti delle altre culture, ritenute più arretrate, più incivili o più pericolose. La forma più diffusa è quella del capro espiatorio, una forma di aggressività, rivolta contro le figure degli estranei at- tribuendo ad essi quei tratti negativi che l’individuo non vuole riconosce- re in sé; per esempio i nazisti accusa- vano gli ebrei di essere dei sadici, così noi oggi accusiamo i migranti di quel- le forme egoistiche e di quelle violen- ze largamente diffuse fra la popolazione italiana. Potremmo dire che i migranti rendono reale l’angoscia infantile per l’estraneo che deve esse- re descritto come cattivo, sporco, per- secutore. Meglio allora difendersi da questo straniero, tenendolo a distan- za (fuori dai confini o, all’interno, se- parato). Negli ultimi vent’anni, abbiamo avuto modo di osservare una diminu- zione della frequenza di forme espli- cite di pregiudizio, sostituite da nuove forme di discriminazione, diversa- mente etichettate come “razzismo simbolico” , “razzismo moderno” , “raz- zismo di avversione” , “pregiudizio sot- tile”. Possiamo affermare che si è verificato un passaggio da forme di pre- giudizio vecchie, che si manifestava- no in modo palese ed arrogante, sostenendo attivamente forme varie di razzismo, ad un nuovo tipo di pregiu- dizio più morbido, meno palese ma non per questo meno pericoloso e che si traduce in comportamenti più sot- tili di ostilità e di esclusione, in com- portamenti più razionalizzati. Il razzismo simbolico, ad esempio, riguarda l’opposizione a iniziative pub- bliche e private dirette a favorire le mi- noranze, giustificata dal timore, infondato, che esse possano in qual- che modo costare troppo alla società. E state in parrocchia Oratori estivi come opportunità per offrire spazi di riessione e di incontro con Dio Servizi a pagina 10 Segue a pagina 2

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www.diocesicaltanissetta.it facebook.com/AuroraCaltanissetta

P E R I O D I C O D E L L A D I O C E S I D I C A L T A N I S S E T T Al’ Auroraanno XI · n. 6 - Giugno 2017Direttore responsabile Giuseppe La Placa

2Marianna Amico RoxasCelebrato il 70° Anniversariodel pio transito della fondatricedella Compagnia di Sant’Orsolanella Diocesi di Caltanissetta

3 IIuuss ssoolliiSi discute in Parlamento laproposta di legge sul diritto di cittadinanza dei _gli degli immigrati nati in Italia

6 In DiocesiNel mese di giugno il VescovoMario Russotto ha dispostoalcuni trasferimenti disacerdoti e nuove nomine

8 L’omaggioAlunni e docenti del Liceo“Mignosi” esprimonogratitudine alla prof.ssaGiuseppina Basta Donzelli

12 8x1000Su interesse del Vescovoristrutturata con il contributodella CEI la Casa del Clero “S. Giuseppe” di Caltanissetta

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resi

di Giuseppe la Placa

Il Grest continua...anche in autunno

Con la fine del-l'anno scolasti-co, in tutte le co-

munità parrocchiali inizianole attività del tempo estivo. E an-che quest'anno, molte parrocchiedella nostra diocesi, con tempi emodalità differenti, propongonol'esperienza del Grest.

Tutti ormai sappiamo in checosa consiste questa attività, ca-pace di richiamare e coinvolgere,a vari livelli, molte persone: ani-matori e ragazzi, genitori e nonni,sacerdoti e operatori pastorali.

Il Grest – letteralmente “grup-po estivo” – è un'attività che coin-volge i ragazzi in un'esperienza digruppo, collaborazione, gioco,sana competizione, preghiera, di-vertimento, attività artistico-sportive, escursioni e gite, sullascia di un tema che fa da filo con-duttore per l'intera durata e sottola guida di ragazzi più grandi chededicano parte delle loro vacan-ze ai più piccoli, vivendo una bel-la esperienza di volontariato e do-no di sé.

È un tempo per cambiare pas-so dopo le fatiche della scuola edel lavoro, ma non è un tempovuoto: è un tempo riempito di va-lori e significati, di esperienze for-mative e relazioni da custodire,promuovere e rilanciare. Un tem-po per aprire ai ragazzi orizzontinuovi, per certi versi controcor-rente, fatti di amicizie vere, gra-tuità, generosità, altruismo, ri-spetto e cura dell'altro; un tempo,insomma, per trasmettere conte-nuti e valori, ma anche una splen-dida occasione per scoprire la vi-ta di comunità, quella che per die-ci mesi all’anno, insieme ai sacer-doti, alcuni di loro vivono nellaquotidianità della propria par-rocchia.

Non tutti, però, la pensano co-sì. C’è chi dice infatti che il Grestè, sì, una bella occasione… ma so-prattutto per i genitori! Essi, infat-ti, essendo impegnati nel lavoro,non vedono l’ora che inizino le at-tività estive per “parcheggiare” inparrocchia i propri figli, ormai li-beri dagli impegni scolastici.

C’è anche chi dice che, in findei conti, è tutta fatica sprecata: lamaggior parte di coloro che fre-quentano ed animano i nostriGrest – dicono – sono ragazzi chedurante l’anno non si vedono mai

in parrocchia e che, probabil-mente, non vi torneranno nean-che nell’autunno successivo. E al-lora che fare?

Semplicemente andare avanti!Senza arrendersi… provandociancora! Per un altro anno…, e poi,per un anno ancora... e ancoraper l'anno successivo: «Chi simette all'aratro e poi si volta in-dietro – dice il Signore – non èadatto per il regno di Dio» (Lc9,62). Noi sacerdoti, catechisti eoperatori pastorali, non possia-mo tirare i remi in barca; abbia-mo il dovere e la responsabilità di

continuare a scommettere sui no-stri giovani; essi approdano alGrest carichi di entusiasmo, con ildesiderio di fare bene e un baga-glio da trasmettere. In questo ba-gaglio ci sono i loro talenti e i lo-ro valori umani, ma c’è anchequella fede che stanno ancoramaturando e quell’esperienza delSignore Gesù ancora inespressa.

E allora tocca a noi, sacerdotied educatori, non sprecare l'oc-casione! Il Grest è una grande op-portunità formativa, assoluta-mente da non perdere. Il succes-so del Grest, infatti, non dipende

dai numeri, dal "rumore mediati-co" o dagli articoli sui giornali cheriusciamo a farci scrivere, ma dal"solco educativo" che siamo ingrado di scavare nella vita dei ra-gazzi. Soprattutto sul piano dellafede.

La proposta esplicita della fi-gura di Cristo, infatti, non può enon deve essere uno dei tanti mo-menti della giornata del Grest, mail filo rosso col quale intessernetutte le attività e la struttura stes-sa. Per alimentare nei ragazzi, ildesiderio di tornare a cercarLo…anche in autunno.

L ʼ E D I T O R I A L E

MIGRAZIONI

Lo straniero che è in noi

di Gioacchino Lavanco

Il pregiudizio verso i migranti è iltipo di pregiudizio che si basa su di unmarcato senso di superiorità nei con-fronti delle altre culture, ritenute piùarretrate, più incivili o più pericolose.La forma più diffusa è quella del caproespiatorio, una forma di aggressività,rivolta contro le figure degli estranei at-tribuendo ad essi quei tratti negativiche l’individuo non vuole riconosce-re in sé; per esempio i nazisti accusa-vano gli ebrei di essere dei sadici, cosìnoi oggi accusiamo i migranti di quel-le forme egoistiche e di quelle violen-ze largamente diffuse fra lapopolazione italiana. Potremmo direche i migranti rendono reale l’angosciainfantile per l’estraneo che deve esse-re descritto come cattivo, sporco, per-secutore. Meglio allora difendersi daquesto straniero, tenendolo a distan-za (fuori dai confini o, all’interno, se-parato).

Negli ultimi vent’anni, abbiamoavuto modo di osservare una diminu-zione della frequenza di forme espli-cite di pregiudizio, sostituite da nuoveforme di discriminazione, diversa-mente etichettate come “razzismosimbolico”, “razzismo moderno”, “raz-

zismo di avversione”, “pregiudizio sot-tile”. Possiamo affermare che si èverificato un passaggio da forme di pre-giudizio vecchie, che si manifestava-no in modo palese ed arrogante,sostenendo attivamente forme varie dirazzismo, ad un nuovo tipo di pregiu-dizio più morbido, meno palese manon per questo meno pericoloso e chesi traduce in comportamenti più sot-tili di ostilità e di esclusione, in com-portamenti più razionalizzati.

Il razzismo simbolico, ad esempio,riguarda l’opposizione a iniziative pub-bliche e private dirette a favorire le mi-noranze, giustificata dal timore,infondato, che esse possano in qual-che modo costare troppo alla società.

Estate in parrocchiaOratori estivi come opportunità per offrirespazi di ri`essione e di incontro con Dio

Servizi a pagina 10

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L ʼ A U R O R AN. 6 - Giugno 2017

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L’espressione di pregiudizio più diffi-cile da controllare è la distorsione del-la percezione della valutazione deifenomeni che riguardano le minoran-ze. Tale atteggiamento, si manifesta at-traverso la tendenza a sopravvalutarele difficoltà e i problemi che le mino-ranze possono creare, ad esempio intermini di criminalità, di devianza, at-tribuendo loro, sistematicamente, ca-ratteristiche e comportamenti negativi,valutati come derivanti dalle caratte-ristiche etniche. Se il pregiudizio rap-presenta una dinamica umananaturale, ciò, però, non deve indurciad accettarne l’inevitabilità.Le moda-lità tradizionalmente proposte per lariduzione degli atteggiamenti pregiu-diziali si basano sulla, ormai, cono-sciuta ipotesi del contatto. Si tratta peròdi una soluzionefuorviante perché im-plica che il solo contatto costituisca unrimedio universale: un errore com-messo in buona fede da molti del mon-do cattolico e dell’impegno socialeperché le cose non stanno proprio co-sì. Ad esempio, vi è una chiara corre-lazione fra vicinanza abitativa esentimenti razzisti nei confronti adesempio degli zingari: maggiore la vi-cinanza, maggiore il livello di pregiu-dizio espresso. Il solo contatto quindinon basta.

È importante la presenza di unquadro di sostegno sociale ed istitu-zionale, atto a contenere tutte le mi-sure e i programmi di promozione delcontatto intergruppi; è necessario cheil contatto intergruppi abbia frequen-za, durata e profondità sufficienti a per-mettere lo sviluppo di relazionisignificative fra i membri; che il con-tatto abbia luogo, nei limiti del possi-bile, fra soggetti che godono dieguaglianza di potere e di statuto.Van-no usati metodi per l’attivazione diesperienze comportamentali e di coin-volgimento personale, ad esempio lacooperazione volta a fini comuni. Bi-sogna sviluppare la costante informa-zione, in particolare, fra bambini edadolescenti dei pericoli del pregiudi-zio.Spesso, abbiamo privilegiato lo stu-dio delle conseguenze del pregiudizio,ma il problema fondamentale è quel-lo della prevenzione. Fare prevenzio-ne significa approfondire la dinamicadei processi cognitivi, il funziona-mento del pensiero, dei suoi condi-zionamenti.

Se il pregiudizio razziale è sicura-mente assente alla nascita, potenzial-mente presente a tre anni e attivo asette, questo può significare che que-sto tipo di pregiudizio si forma nel-l’ambito familiare. In questo casol’azione decondizionante deve essereimpostata sulla famiglia prima anco-ra che sulla scuola. È importante, allo-ra, valutare il ruolo giocato dai massmedia (esposizione all’ascolto televi-sivo, radiofonico, ai fumetti, ai libri perl’infanzia).

Possiamo indicare alcune strade:i genitori dovrebbero astenersi dalmanifestare un comportamento di-scriminatorio nei confronti di certigruppi, non suscitando così l’ostilitàdei loro figli contro di essi; si dovreb-bero, inoltre, eliminare gli stereotipidai programmi televisivi, dai libri dilettura, dalle riviste, dai quotidiani; in-fine, le istituzioni scolastiche dovreb-bero essere particolarmente attente acorreggere le politiche razziste e ses-siste. Attraverso la conoscenza reci-proca, lo scambio di informazioni suusi, costumi, abitudini, credenze,ideologie, i contatti sociali tra mem-bri di gruppi diversi potrebbero age-volare il superamento delle formepsicologiche di ostilità.

dalla pagina 1

Lo straniero ...

Sant’Angela Merici, fondatricedella Compagnia di Sant’Orsola, èstata l’antesignana degli Istituti Se-colari perché nel ‘500 ha istituitouna forma di vita consacrata rico-nosciuta dalla Chiesa soltanto nel‘900, ben quattro secoli dopo.

Nasce a Desenzano sul Gardanel 1474 circa, in una famiglia be-nestante ma, tra i 17 e i 18 anni, per-

de i genitori. In questo periodo av-viene l’evento che ha ispirato l’ico-nografia: un giorno, mentre èappartata a pregare, ha la visione diuna scala che congiunge terra e cie-lo con angeli e vergini che la per-corrono. È questa la sua missione.

Nel 1516 si trasferisce a Bresciadove diventa punto di riferimentoper quanti chiedono consigli per la

vita spirituale. Prega, digiuna e sisposta, pellegrina, alla ricerca del-le radici della fede. Nel 1535 fondaa Brescia la Compagnia di Sant’Or-sola che propone una vita consa-crata femminile nel mondo, senzaclausura né segni esteriori né pro-tezioni varie, la donazione totale edefinitiva a Dio, rimanendo nelmondo.

Non parla di “voto” perché nonci sia confusione con gli istituti reli-giosi, ma di fermo proposito di se-guire il Signore in obbedienza,castità, povertà. Obbedienza a Dio,alla Chiesa, al vescovo, al proprio Pa-dre Spirituale, alle governatrici del-la Compagnia, ai genitori, alle leggie a tutte le creature per amore di Dio;povertàche nasce dall’esperienza diavere in Dio ogni bene e verginitàessenzialmente spirituale, cioè li-bertà del cuore che è alla base del-la missione di servire il Regno e lasua crescita nella storia.

Oggi la Compagnia è presente intutti i continenti.

La Compagnia nei cinque ContinentiFondata dalla Merici “per congiungere cielo e terra”di Valerio Cimino

ORSOLINE

La Diocesi di Caltanissettae la Compagnia di San-t’Orsola - Istituto secola-

re di Sant’Angela Merici hanno fe-steggiato lo scorso 24 giugno il 70°anniversario del pio transito del-la Venerabile Marianna AmicoRoxas, fondatrice della Compa-gnia nelle diocesi di Caltanisset-ta, Catania e Caltagirone. È statoun momento di festa e di rifles-sione sulla vita di Marianna nelsuo tempo e sul significato delsuo esempio oggi.

Oltre alla tradizionale celebra-zione eucaristica in Chiesa Madreche si ripete ogni anno, in questaoccasione la Compagnia ha volu-to ricordarla anche con una lapi-de commemorativa posta in corsoVittorio Emanuele 318 dove, finoa qualche lustro fa, sorgeva il pa-lazzo di famiglia in cui visse.

La lapide è stata scoperta allapresenza del vescovo mons. Ma-rio Russotto, della postulatricedella causa di canonizzazionesuor Rosa Graziano, della diret-trice diocesana della CompagniaCarmela Burgio, dell’arcipretedon Biagio Biancheri, del sindacoGiampiero Modaffari, della presi-dente del Consiglio comunale Ro-berta Naro.

«Marianna - ha detto il sinda-co - è un chiaro e vigoroso esem-

pio di un cristianesimo vissuto epraticato, non gridato. È figura diriferimento attuale nella nostracollettività, da assumere qualeesempio e guida. Abbiamo oggibisogno di tante donne ed uomi-ni che vedano con occhi diversichi è condannato dalle sofferen-ze quotidiane, chi vive schiaccia-to, chi è spogliato come Cristo».

«La sua vita - afferma la diret-trice Carmela Burgio - è stata se-gno della Bellezza e dellaTenerezza di Dio, è stata il voltodella misericordia attraverso lasua carità eroica aperta a tutte le

esigenze dei fratelli. Ha vissuto unacontinua tensione verso Dio, i fra-telli e il mondo, quel mondo sal-vato e redento da Gesù.

Nella vita aveva due grandiobiettivi: seguire Cristo consa-crando a Lui tutta se stessa, vi-vendo la spiritualità del carisma

mericiano; abitare il mondo e le re-altà che contiene per portarvi laforza rinnovatrice del Vangelo concuore profetico e misericordioso.Nella sua missione ha realizzato econcretizzato le cinque vie che og-gi la Chiesa ci propone: uscire, an-nunciare, abitare, educare,trasfi gurare».

«Marianna - ha detto la postu-latrice - è una donna consacrata,che nell’intera vita ha realizzato ilProgetto di amore ricevuto dal Pa-dre e donato agli uomini e alledonne del suo tempo. La sua ma-ternità spirituale rivelava l’amore

vero che diventava l’anima di tut-to il suo essere e che si rendeva vi-sibile nel dono di sé. A noi tutti èdato l’impegno di amare Marian-na e di imitarla per camminare ce-lermente sulla via di santità, cheè gioia e felicità e che porta a DioPadre».

«Vorrei sintetizzare in tre “C” -ha affermato il vescovo durantel’omelia - quella che è stata la vitadi Marianna: la “C” della contem-plazione, la “C” della catechesi e

la “C” della carità. Marianna havissuto di contemplazione, hasempre coltivato nel suo cuorequesto fiore. A Marianna stava acuore insegnare il Vangelo, inse-gnare la dottrina. L’insegnamentoè diventato un principio impor-tante, perché non di solo pane vi-ve l’uomo. La Carità diventa (perlei) relazione, dialogo, incontro, at-tenzione ai poveri, ai più piccoli».

Una sintesi, quella propostadal vescovo, che ben rappresentala figura di Marianna, lontana dal-le mondanità della società deltempo ma consacrata alla Chiesaed al servizio ai poveri.

Marianna Amico Roxas nacquea San Cataldo il 21 dicembre del1883 da una famiglia facoltosa.Studiò nei migliori collegi: ad Aci-reale e poi a Napoli. Era una don-na raffinata, elegante, abilecavallerizza e pianista, parlavacorrentemente il francese: era un“buon partito” e tante furono leproposte di matrimonio. Marian-na, invece, desiderava entrare nel-la Congregazione delle SuoreServe dei Poveri fondata da padreGiacomo Cusmano, ma la fami-glia si oppose. Furono lo zio mons.Alberto Vassallo, arcivescovo enunzio apostolico, e il vescovo diCaltanissetta mons. Inteccialagli,ad avvicinarla alla spiritualità me-riciana attraverso un incontro conGiulia Vismara, superiora dellaCompagnia a Milano.

Secondo il carisma mericiano,operò senza clamori per i poverie i bisognosi e affrontò la malat-tia e la sofferenza come mezzo perpurificarsi ed elevarsi a Dio. Mo-rì a San Cataldo, in fama di santi-tà, il 24 giugno 1947.

Prima di morire fece distrug-gere tutte le sue carte per cui lostudio della sua figura si è basatosulle testimonianze di chi l’avevaconosciuta e sulle lettere che ellaaveva scritto a parenti e a mem-bri della compagnia. Un lavorodifficile iniziato da mons. CataldoNaro che pubblicò nel 1987 un pri-mo volume di lettere, continuatopoi dalla vice postulatrice Car-mela Perricone. Una seconda rac-colta delle sue lettere è statapubblicata nel 2015.

Le lettere di Marianna raccon-tano lo sviluppo della Compagnianell’isola e permettono di sco-prirne la personalità e la profon-da spiritualità.

Valerio Cimino

La sua vita è stata segno della Bellezza e dellaTenerezza e della misericordia di Dio attraverso la suacarità eroica aperta a tutte le esigenze dei fratelli

La Compagnia di SantʼOrsola è espressione

di una attiva presenzafemminile nella società

attraverso la consacrazionesecolare e testimonia la

forza rinnovatricedel Vangelo ”

Le tre “C” di MariannaContemplazione, catechesi e caritàil suo lascito a 70 anni dalla morte

L ʼ A U R O R AN. 6 - Giugno 2017

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di Giuseppe Savagnone

L’ondata di allarmismo cheha salutato la proposta di at-tribuire la cittadinanza alle

persone nate in Italia, anche se dastranieri, rientra nel triste fenomenodella post-verità, ormai caratteristicodel nostro clima culturale e politico.Nell’accanimento delle polemiche,non si è detta tutta la verità e anchequella che si è detta è risultata, a que-sto punto, falsata. Non si è detto chele condizioni, previste dalla propostadi legge, sono che almeno uno deidue genitori, al momento della na-scita, abbia il permesso di soggiorno(concesso solo a chi risiede in Italiada almeno cinque anni, conoscel’italiano ed ha un reddito e un allog-gio adeguati, con esclusione deglielementi pericolosi per la nostra si-curezza) o, in alternativa, che il ra-gazzo di origine straniera, oltre ad es-sere nato nel nostro Paese (oppureesserci venuto prima del compimen-to dei dodici anni), abbia seguito consuccesso almeno un ciclo quinquen-nale di studi.

Soprattutto, però, non si è preso at-to che il diritto di cittadinanza, ormaisempre più viene compreso dai co-stituzionalisti come un corollarioinevitabile dell’essere uomini e don-ne, al di là delle particolari apparte-nenze politiche.

In passato era la cittadinanza a de-finire i diritti della persona. Nel mon-do antico si era qualcuno se si eracittadino. Lo straniero, trovandosi inuno spazio in cui non aveva cittadi-nanza, non aveva diritti. La rispostadi Ulisse a Polifemo, quando questigli chiede come si chiami - «Outis,Nessuno» - è del tutto appropriata.

Il Vangelo ha sconvolto questoschema. Per il cristianesimo non c’èpiù né giudeo né greco, né schiavo nélibero. Anche rispetto all’ebraismo,Gesù rimette in discussione i capisaldiche identificavano l’«Eterno Israele»(Neusner): la famiglia, il sabato, laLegge, il Tempio. Dio può far nasce-re figli di Abramo anche dalle pietre.

Ormai conta essere persone davantia Dio.

Su questa base, nell’età moderna,quando nascerà la stagione dei dirit-ti, ci si renderà sempre più chiara-mente conto che esistono diritti chespettano agli individui in quanto es-seri umani e vi sono diritti che spet-tano loro in quanto membri di unacomunità politica, cioè i diritti di cit-tadinanza. I primi sono universali,mentre i secondi sono relativi alla co-munità politica di riferimento.

Resta però da decidere a quale del-le due sfere dare la priorità. Se la si dàalla seconda, il concetto di cittadi-nanza diventa un discrimine perescludere dalla comunità le personeche non rientrano nei criteri giuridi-ci che rendono cittadini. E diventanodecisivi criteri come lo jus soli, lo jussanguinis, e le loro diverse combina-

zioni. Se, invece, si parte dall’idea cheil senso della cittadinanza è di pro-teggere l’umana fragilità delle perso-ne e di accompagnarle verso il loropieno sviluppo, che, cioè, i diritti dicittadinanza sono in funzione dei di-ritti della persona, allora si dovrà am-mettere che i diritti di cittadinanzasono interni e relativi ad una societàpolitica determinata e vanno ricono-sciuti da essa per esistere, ma il dirit-to alla cittadinanza è universale, è undiritto dell’uomo, non solo per ragio-ni strumentali o funzionali, ma ancheperché è un aspetto essenziale dellalibertà e dell’autonomia della perso-na.

Così, nella nostra Costituzione, al-l’art. 2 si riconoscono i diritti dell’uo-mo in tutta la loro estensione; poi,dall’art. 3 in avanti si parla di quellidel cittadino. Non è una discontinui-tà: l’intento è quello di travasare tut-ti i diritti umani nel concettocostituzionale di cittadinanza, tra-sformandone il significato da criterioutilizzato per discriminare, fra gli es-seri umani, quelli meritevoli di tute-la da quelli che non lo sono, inattributo che deriva immediatamen-te dalla dignità della persona, che nonsarebbe pienamente rispettata senzail riconoscimento della sua parteci-pazione alla vita pubblica. Si può par-lare, in questo senso di una vera e

propria «costituzionalizzazione del-la persona» (Viola). Non è l’apparte-nenza ad una comunità a conferire idiritti di cittadinanza, ma al contra-rio è l’essere persona a conferire il di-ritto di questa appartenenza o almenoun’aspettativa legittima ad essa.

Il movimento non dev’essere piùpensato, allora, come un progressivoampliamento dall’appartenenza auno Stato verso un’apertura sempremaggiore, ma, al contrario, come unaprimordiale universalità che si espri-me nel diritto di particolarizzare lapropria esistenza, senza sacrificarenulla della sua originaria pienezzaumana, in una comunità politica par-ticolare.

In questa prospettiva, anche il di-battito sulla proposta di legge che ri-conosce la cittadinanza in base allo jussoli“temperato” (subordinato, cioè al-le condizioni sopra indicate) appareinadeguato. Esso suppone ancora cheil dato originario siano i confini di unoStato e non l’appartenenza alla comu-nità degli esseri umani, di cui quellenazionali sono delle concretizzazioni.Ciò è tanto più evidente per un cri-stiano. Dio ha creato gli esseri umani,non i confini. E, come ha detto papaFrancesco, chi vuole ergere muri, ma-teriali o giuridici, per tenere “fuori”persone che hanno i suoi identici di-ritti alla sicurezza e alla felicità, non puòriferirsi in alcun modo alla visioneevangelica, che è agli antipodi. Anchese questo non sembra impensieriretanti pii frequentatori della messa do-menicale che, come diceva ironica-mente Leonardo Sciascia, ci tengonoad essere “cattolici”, ma forse non so-no cristiani.

Pur essendo nato da una famiglia disolida tradizione e religionemusulmana, nato per di più aCaltanissetta, ho semprefrequentato la scuola cattolicaparitaria; è stata una scelta dei mieigenitori, è stata l’accettazionepronta e sicura degli istituti che hofrequentato: prima l’Istituto Signoredella Città, oggi il Liceo ClassicoParitario “Pietro Mignosi”. Debbo atutti un ringraziamento per la“doppia cittadinanza culturale” cheritengo di aver acquisito. L’incontro

tra le due diverse religioni e le dueculture mi ha permesso di allargare iconfini della mia mente, di fareparte di una “doppia società”. È unacompetenza che non a tutti èconcessa: ho trovato punti diincontro e di scontro; essenziale èun fatto: sono trattato con rispetto:la scuola mi accoglie preservandol’integrità della mia persona e dellamia religione. Ho capito che ildialogo inter/religioso/culturale

può essere instaurato solo grazie arelazioni corrette, al sapere, alsapere fare, al sapere essere. Hosempre dato il mio apportospontaneo ad ogni attività e/omanifestazione organizzata dalLiceo, non sono mai stato sollecitatoa partecipare contro la mia volontào la mia fede; c’è tuttora un dibattitoaperto e sereno, faccio parte di unafamiglia multiculturale, non sono inminoranza, perché nessuno è

inferiore o superiore all’altro, néalunno né docente.Ritengo che questa mia integrazionesia un esempio di pace, di tolleranza,di flessibilità e negoziazione; lascuola mi ha concesso quello ius soliche la legislazione vigente non haancora risolto; essendomaggiorenne, ho appena ottenutocittadinanza e passaporto italiani,ma italiano io sono sempre stato,pur rimanendo serbo a tutti gli

effetti. Quasi a conclusione del miopercorso scolastico, posso affermaredi avere pur se ancora in fieri, quellecompetenze chiave di cittadinanzache mi permettono di inserirmi nellasocietà come cittadino europeo contutti gli strumenti necessari perrealizzarmi come persona.

Al Liceo Diocesano lo ius soli è già legge«Io musulmano, accolto e rispettato nella Scuola Cattolica»di Giuseppe Gasi

DIRITTO AL SUOLO

Ius soli: legge da sosteneredi Crispino Salvatore Sanfilippo

Il dibattito politico intra ed extraparlamentare di queste ultimesettimane ha avuto come oggetto lostudio della legge sullo ius soli, conla sua eventuale approvazione obocciatura. Si tratta di unargomento assai delicato, la cuidiscussione da tempo attende diapprodare definitivamente in undibattito concreto e chiarificatore. Ecosì, tra un Paolo Gentiloni chedalla “Repubblica delle idee” diBologna affretta il Parlamento avotare positivamente la legge inquestione, considerando un atto diciviltà il fatto che i bambini nati nelnostro Paese possano averne anchela cittadinanza, e un Matteo Salviniche invece accusa il PD di“distrarre” la nazione da ben piùseri problemi, come l’elevatonumero di cittadini italiani chevivono ben al di sotto della soglia dipovertà e altre problematiche dinatura economica, interviene laConferenza Episcopale Italiana che,tramite il Segretario GeneraleMons. Galantino, mostra il propriofavore all’approvazione.Ma Galantino non è solo. Anchedalla Segreteria di Stato Vaticana, ilSostituto Mons. Angelo Becciuafferma che sebbene il Vaticanonon si esprima, la Chiesa hasempre manifestato la propriavicinanza a chi ha bisogno diprotezione.Lo scorso 24 giugno, dalle colonnedi Avvenire il neo presidente dellaCEI Card. Gualtiero Bassetti hachiaramente affermato che il ddl indiscussione è un provvedimento dasostenere e favorire, poiché «l’unicovero sommo bene da difendere è lapersona umana. […] La Chiesa è inprima linea da molto tempo […]per favorire una politica diintegrazione che vada nell'interessedi tutti: dei migranti e di chiaccoglie. Nell'interesse di tutti, lovoglio sottolineare con forza».

Il diritto “alla” cittadinanza«Il dato che determina il diritto, non sono i con<ni di uno Stato, ma l’appartenenza alla comunità degli uomini»

Francesco: «Chi vuole ergere muri,materiali o giuridici, per tenere“fuori” persone che hanno i suoiidentici diritti alla sicurezza e allafelicità, non può riferirsi alla visioneevangelica, che è agli antipodi»

Lo ius soli non è una que-stione europea. La legisla-zione dell’Unione infatti

non ha voce in capitolo sulla que-stione, essendo un affaire proprio diciascuno stato.

Vediamo come funziona attual-mente in alcune fra le più importantinazioni europee. In Francia adesempio, ogni bambino nato da ge-nitori stranieri diventa francese al

compimento di 18 anni se ha vissu-to stabilmente per almeno per 5 an-ni in quella nazione. In Germania in-vece l’immigrato diventa automati-camente tedesco se almeno uno deigenitori vi risiede stabilmente da mi-nimo 8 anni.

Nel Regno Unito ha la cittadi-nanza chi nasce da un genitore conil permesso di soggiorno a tempo in-determinato e viene facilitato il per-

corso per i figli di stranieri residentida almeno 10 anni.

La “naturalizzazione” è ancorapiù semplice in Spagna dove, se ilsoggetto nasce in quel Paese e i ge-nitori all’estero, basta che questi sia-no residenti da un anno. Per tutti glialtri soggetti che vogliono diventarespagnoli la procedura si allunga e ri-chiede la residenza per un periododi 10 anni e la rinuncia alla cittadi-

nanza precedente. Per i rifugiati, icittadini dell’America Latina e le per-sone originarie di Andorra, Filippi-ne, Guinea Equatoriale e Portogallo,il tempo di residenza si riduce ri-spettivamente a 5 anni per i primi, a2, per tutti gli altri. L’approvazionedella legge, permetterebbe all’Italiadi allinearsi ad alcuni standard eu-ropei come quelli citati.

C.S.S.

Il «diritto al suolo» nel resto d’Europa

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«Aspettate ad insultarli. Domani forsescoprirete che sono dei profeti».Così scriveva don Lorenzo Milani nel1965, in difesa degli obiettori dicoscienza, quando ancora essi eranoconsiderati dei traditori della patria.Si sarebbe potuto dire lo stesso di lui inquegli anni, in cui il suo ministerosacerdotale appariva isolato, quasi unfatto privato, perché privo di quelriconoscimento della Chiesa e del suoVescovo, che egli tante volte avevachiesto e desiderato. Adesso, acinquant’anni dalla sua morte, questoriconoscimento è arrivato anche dal

Vescovo di Roma, il quale il 20 giugnoscorso si è recato a Barbiana per pregaresulla tomba di don Milani ed incontrarei suoi allievi, ai quali indicarlo come“esempio” di fedeltà al Vangelo e diamore alla Chiesa e ai poveri. Si èparlato molto di don Milani come di unmaestro, che ha rivoluzionato la scuola.Ma egli è stato prima di tutto uncredente e un prete: «La dimensionesacerdotale - ha detto il Papa - è laradice di tutto quello che ha fatto. Tuttonasce dal suo essere prete». Di famigliaborghese, egli ha voluto farsi povero,per stare insieme ai poveri: si è spesoper dare la parola ai poveri, perché essipotessero incontrare la Parola fattacarne; si è sentito inviato ad annunciaread essi il messaggio evangelico dipromozione e liberazione di tutto

l’uomo. I Care: mi interessa, mi sta acuore. Questa parola, scritta a carattericubitali sulla parete della sua scuola,indicava l’orientamento che il prioredava ai suoi ragazzi. E così Barbianadivenne una comunità viva, dovecrescevano l’amore e la fedeltà allaChiesa e al Vangelo.Scriveva padre Turoldo che «ilfenomeno don Milani non si spiegache con il segreto della santità», fuoridalle nostre logiche, negli orizzonti delmistero di Dio. Quando la Chiesa avràcompreso in esso i segni dei tempi,quando avrà «temuto Dio cheattraversava la strada», «quando avrà ilcoraggio di riconoscere la santità didon Milani, allora avremo una Chiesaveramente nuova, e una nuova santitàmuoverà il mondo».

«I care, mi sta a cuore»Il Papa prega sulla tomba di don Milanidi Salvatore Asaro

PRETI “ESEMPLARI”

di Salvatore Falzone

Don Primo Mazzolari èuno di quei preti che la-sciano il segno; il parro-

co di Bozzolo, comune in provin-cia di Mantova, è uno che obbedi-sce in piedi e a volte non previenei disagi che egli procura ai suoi su-periori. Si impegna in favore di tan-ta gente disagiata: ebrei in fuga dainazisti, fascisti neri che sfuggonoalle rappresaglie dei partigiani ros-si. Egli stesso, figura di prete sco-modo, è un partigiano durante ilperiodo, da settembre 1943 adaprile 1945, in cui l’Italia è scossadalla guerra civile.

In Mazzolari l’amore per la pa-tria affonda le radici nel Risorgi-mento italiano; il suo senso civicoviene a contatto della prima de-mocrazia cristiana; negli anni tra ledue guerre, quando infuria il na-zionalismo, lui rimane emargina-to; non si allinea. Viene vessato daagenti fascisti, subisce attentati, co-nosce pure il carcere e la clande-stinità.

Don Primo lascia una riflessio-ne sul senso della democrazia, do-po averne provato di tutti i colori;è ancora un teologo seminarista esi scrolla di dosso ogni residuo diintransigentismo cattolico; è anco-ra un giovane prete e guarda conmolto interesse alla modernità so-ciale.

Animato di irredentismo de-mocratico, decide di arruolarsi co-me volontario nella prima guerramondiale; scopre il baratro doverovina l’eccesso di patriottismo. Ilcappellano militare si congeda nel1920. Sua frase abituale è: «Noi ab-biamo la vera democrazia in Cri-sto»; gradualmente sviluppa ideedi convinto pacifista, diviene as-sertore della non violenza, si fa pa-ladino della resistenza control’ingiusta guerra. Il suo profeticocontributo di riflessione mettemolti intellettuali cattolici in im-barazzo.

Alcune settimane prima di mo-rire, don Mazzolari è ricevuto dapapa Giovanni XXIII, il 2 febbraio1959. Don Mazzolari viene saluta-to come «tromba dello Spirito San-to» a motivo della sua originalepredicazione. In pratica, il parrocodi Bozzolo viene riabilitato; in pre-cedenza solo l’arcivescovo di Mila-no, Giovanni Battista Montini, nelnovembre del 1957, concede al di-scusso parroco della Bassa unapreziosa occasione di predicare.

In Italia ci sono belle figure dipreti, emergenti dal primo Nove-cento; essi attirano l’attenzione dipapa Francesco; questi è un italo-argentino che contribuisce a far ri-scoprire le tradizioni ecclesiastichenazionali. Nella schiera dei parro-ci benemeriti del centro e nord Ita-lia ci sono don Lorenzo Milani,padre Giulio Bevilacqua, don Giu-

lio Facibeni etc. Commentandodue figure, emblematiche e pro-blematiche (Milani e Mazzolari), ilpontefice romano fa trapelare lasua ermeneutica della cura pasto-rale, fino al punto di postulare ilmagistero dei parroci. C’è in Italiauna tradizione di cattolicesimo so-ciale che il papa desidera valoriz-zare a vantaggio dello stesso clero.

Gli scritti di don Mazzolari co-stituiscono un’eredità intellettua-le che impone alle comunitàecclesiali un serio esame di co-scienza. Il “libero battitore” Maz-zolari lascia l’immagine di unparroco poco integrato nel sistemaeconomico e politico; un vero out-sider, cittadino attivo nonché edu-catore sociale.

Come si può spiegare? Don Pri-mo coniuga cattolicesimo moder-no e marxismo rivoluzionario?Non sembra; il punto sembra unaltro: Mazzolari ha del carisma matale carisma non conduce il pretecremonese verso la carriera eccle-siastica; egli non giunge a posizio-ne di governo tali da esercitare unalarga leadership. Mazzolari è l’uo-mo della democrazia; ed è la re-pubblica democratica e pluralistadel secondo dopoguerra a dare ri-salto alle sue parole profetiche.

In tempi recenti, infine, è papaFrancesco, pellegrino a Bozzolo,che manifesta un governo cari-smatico e una profezia democra-tica.

Mazzolari... trombadelloSpirito Santo

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Sei comuni che insistono sul territoriodiocesano hanno rinnovato le loroamministrazioni. Lo scorso 11 giugno siè infatti svolta la tornata elettorale per leComunali. In due centri si registra laconferma dei sindaci uscenti,rispettivamente Resuttano e AcquavivaPlatani. Nell’enclave nissena l’haspuntata nuovamente RosarioCarapezza con il 58,3 % dellepreferenze, mentre ad Acquaviva è stato

rieletto, con il 56,6 % dei voti, SalvatoreCaruso.Negli altri quattro comuni i sindacieletti risultano di prima nomina,eccezion fatta per quello di SantaCaterina Villarmosa, che in passato hagià fatto l’esperienza di primo cittadino.Antonino Fiaccato infatti, che con lalista “Santa Caterina viva FiaccatoSindaco” ha ottenuto il 37,12 % dellepreferenze, viene rieletto, essendo stato

già sindaco prima dell’amministrazioneuscente guidata da MichelangeloSaporito.A Marianopoli vince Salvatore Noto,con la lista “Movimento perMarianopoli”, che ottiene il 39,7 % deivoti. A Campofranco, la lista “Campofrancoriparte”, guidata da Rosario Pitanza,ottiene il 38,8 %. Infine a Sommatino,con la lista “Il paese che sarà”, viene

eletta sindaco la giovane Elisa Carbonecon il 53,12 % dei voti.Tutti sappiamo la difficile situazione incui versano i nostri comuni, soprattuttoin riferimento alla mancanza ditrasferimenti dallo Stato e non solo. Aiquattro nuovi sindaci abbiamo volutorivolgere qualche domanda inerente illoro programma, soprattutto in tema dirisanamento e rilancio. Abbiamo infattichiesto che situazione hanno trovato;quali problematiche emergono e comeintendono risolverle; come siimpegnano per rendere più vivibile laloro città. A loro il Vescovo e il VicarioGenerale hanno rivolto il loro augurio,con l’auspicio che la voglia di edificare ilbene comune prevalga su ogniparticolare interesse.

In Diocesi due conferme e quattro “new entry”L’augurio del Vescovo: «Edificate sempre il bene comune»a cura della Redazione

AMMINISTRATIVE 2017

Elisa Carbone

Qual è lo stato attuale del Comune?Dal giorno dell'insediamento ad oggi, ho avutomodo di constatare la grave e delicatasituazione in cui versa il Comune diSommatino, soprattutto dal punto di vistafinanziario.A questo si aggiungono numerosi disserviziche si protraggono da tempo e che hannoportato a situazioni di emergenza rispetto abisogni primari, quali la fornitura idrica e lapulizia delle strade e del verde pubblico.

Alla luce della situazione che ha trovato,come pensa di risolvere i problemi piùurgenti?Da un lato, cerchiamo di fronteggiare al meglioe il prima possibile le questioni indifferibili;dall'altro lato ci impegniamo a progettare epianificare una serie di interventi a lungotermine. Sicuramente, per rendere più efficacel'azione amministrativa, sarà indispensabileprocedere ad una riorganizzazione degli ufficie dei servizi interni al Comune. Grandeattenzione sarà rivolta a settori cruciali qualil'area dei servizi sociali, della pubblicaistruzione e dei lavori pubblici. Puntiamo aintercettare i diversi bandi e finanziamenti persopperire alla mancanza di risorse da parte delComune e, nel contempo, realizzare opere eservizi utili alla cittadinanza.

Come intende rendere più vivibile la suacittà?Procederemo passo per passo a cominciaredalla pulizia e dal decoro urbano. Oltre ad unpiano straordinario per la sistemazione dellearee di verde pubblico e spazzamento dellestrade, stiamo lavorando ad una pianificazionedi questi interventi che dovranno interessarecon continuità tutto il territorio comunale. Siprovvederà, inoltre, alla sistemazione e alrinnovamento degli arredi urbani, dei parchi edi parte del patrimonio immobiliare delComune per rendere più bella Sommatino,rendere fruibili gli spazi pubblici eincentivarne l'utilizzo come punti di incontro esocializzazione per le famiglie, i giovani e glianziani.Garantiremo spazi e locali adeguati alle tanteassociazioni che operano sul territorio,convinti che la loro attività sia indispensabileper tenere saldo il tessuto sociale della nostracomunità. Solidarietà e collaborazionesaranno punti fermi del nostro agire,consapevoli che solo lavorando insiemeriusciremo a raggiungere importanti traguardi.

SOMMATINO

Solidarietà ecollaborazione

Antonino Fiaccato

Qual è lo stato attuale del Comune?In atto il Comune da me amministratopresenta parecchie criticità legate, oltre chealla atavica insufficienza delle risorseeconomiche, alla carenza dell’organico delpersonale in forza, alla viabilità intra ed extracomunale, alla raccolta dei rifiuti ed allapulizia dei siti, al disagio economico e socialedi buona parte della popolazione, al disagiogiovanile spesso legato alla mancanza diluoghi di aggregazione utili alla loroformazione umana e culturale.L’Amministrazione si sta adoperando nelbreve termine per l’adozione dellesoluzioni/tampone volte alla risoluzionedelle criticità più cogenti; mi riferisco tral’altro alla pulizia dei siti, alla nominatemporanea degli ausiliari del traffico (allostato si registra la carenza assoluta di VigiliUrbani), alla regolamentazione della viabilitàinterna e dei pubblici esercizi, all’avvio delleprocedure per la raccolta differenziata deirifiuti.

Alla luce della situazione che ha trovato,come pensa di risolvere i problemi piùurgenti?Nel lungo termine ci si propone distabilizzare la raccolta differenziata dei rifiutiurbani, di garantire la massima fruizione deiservizi pubblici e primo tra essi quello idrico,di regolamentare l’utilizzo degli spazipubblici, di potenziare l’economia localemediante la valorizzazione delle risorsepresenti sul territorio (agricoltura,artigianato, commercio) e la partecipazioneai bandi di settore, di potenziare l’organicodel personale in forza, di attenuare il disagiosociale con l’adozione di misure di politichesociali attive e con la creazione di appositereti interattive (Comune-Scuole-Parrocchia-famiglie ) volte alla individuazione deibisogni dei soggetti più svantaggiati.

Come intende rendere più vivibile la suacittà?Al fine di coinvolgere l’intera comunità nellagestione della cosa pubblica, si staprovvedendo alla istituzione delle Consulte(attualmente sono in cantiere la Consulta deigiovani, delle donne, degli agricoltori) la cuifunzione precipua sarà quella dellaindividuazione delle esigenze dei vari stratidella popolazione e quella della risoluzionecondivisa delle relative problematiche.

SANTA CATERINA VILLARMOSA

Valorizzazionedelle risorse

Rosario Pitanza

Qual è lo stato attuale del Comune?Da sempre Campofranco è stata una fucinadi attività culturali, ricreative e socialifinalizzate alla crescita in tutti questi settoridella vita quotidiana. Negli ultimi tempi tuttele iniziative che prima facevano del paeseuno dei punti di riferimento per l’interoVallone e la provincia di Caltanissetta, sonoandate scemando in maniera quasiinesorabile, con la ricaduta negativa che ilpaese è piombato in un anonimatopericoloso. Le associazioni e le istituzionipresenti nel territorio hanno fatto moltomeno del loro potenziale, tanto che la frasericorrente in tutti è: “Campofranco stamuriennu”. E siccome io, per mia natura,sono uno che non si arrende per nessunacosa al mondo e più che mai non vogliosentirmi complice di un delitto sociale,culturale, ambientale ed economico, hodeciso insieme ad un gruppo di amici diprovare a salvare il malato e riportarlo in vita.

Alla luce della situazione che ha trovato,come pensa di risolvere i problemi piùurgenti?I problemi economici dei piccoli comuni nonrisparmiano Campofranco, ma ci sono coseche si possono fare solo con la buona volontà,intervenendo anche in prima persona nelquotidiano lavoro che tutti dobbiamo fare.Chiaro che da solo un sindaco non può faretanto e quindi gli assessori e l’ampio apportoche dovranno dare i consiglieri comunali eun nutrito gruppo di volontari già all’opera,potrà portare quella ventata di operosità chedarà a Campofranco un aspetto di paesenormale e civile.

Come intende rendere più vivibile la suacittà?Ci giochiamo tutto su due aspetti: ambiente evivibilità. I primi i interventi stannocominciando a dare i propri frutti grazieall’opera degli operatori, dei volontari, diassessori e consiglieri e anche del sindacoche spesso di buon mattino con gli attrezzi dilavoro si immergono nelle problematicheambientali. Un paese pulito, colorato,accogliente e bello a vedersi, potrà esserevivibile per bambini, giovani adulti e anzianitanto quanto continua l’impegno di tutti arenderlo tale. Una grande sfida, per la qualesiamo pronti ogni giorno per avere unaCampofranco degna della sua storia positiva.

CAMPOFRANCO

Ambiente evivibilità

Salvatore Noto

Qual è lo stato attuale del Comune?Il Comune di Marianopoli è sempre stato uncomune virtuoso. I funzionari che si sonosucceduti nel tempo e gli stessi amministratorihanno operato con coscienza e professionalitànel garantire la tenuta economica dell’ente. Iproblemi di carattere finanziario derivanoesclusivamente dai tagli operati dallo Stato edalle Regione e dal grande problema dei rifiutiin Sicilia, dove non solo non è riusciti adavviare una seria politica di raccoltadifferenziata ma che ha anche gravatonotevolmente sulle casse dei comuni.Penalizzazioni derivanti anche dal fatto diessere costretti a scaricare i rifiuti in discarichelontanissime e con prezzi esorbitanti. Il nostro Comune, per un’ottimale funzionalità,necessità di una completa rivisitazione dellapianta organica che deve conformarsi ai nuoviservizi che l’Amministrazione intende erogare,nonché al mantenimento dei servizi esistenti. Ilblocco delle assunzioni unito al blocco delleprogressioni verticali non consente una vera epropria valorizzazione del personale esistente,che, seppur provvisto di titoli ed esperienza,non si può riqualificare secondo le necessitàorganiche dell’ente, almeno allo stato attuale.

Alla luce della situazione che ha trovato,come pensa di risolvere i problemi piùurgenti?L’obbiettivo principale della nuovaamministrazione sarà quello di garantire unadecorosa vivibilità sociale e culturale dellacomunità assieme ad una visione unitaria dellastessa, capace cioè di superare campanilismi edegoismi per il bene comune. L’attenzione allepiccole cose sarà prioritaria, la comunità vuolevedere il proprio paese pulito, accessibile e amisura di famiglia. Verranno curati in particolareluoghi e aree di aggregazione che possanopermettere alle persone di “incontrarsi”.

Come intende rendere più vivibile la suacittà?Cercheremo di dare le giuste risposte alleaspettative legittime della splendida comunitàche ci ha dato l’onere e l’onore diamministrarla. Promuoveremo il dialogo contutte le realtà socio-politiche-religiose presentinel territorio. Amministreremo con l’attenzionedel “buon padre di famiglia” e con il coraggio difare le scelte giuste, anche se dure, per il benedei nostri concittadini.

MARIANOPOLI

Attenzione allepiccole cose

Le promesse dei nuovi SindaciTre domande de “l’Aurora” ai quattro nuovi primi cittadini

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Un tripudio di emozionicondiviso da tutti i pre-

senti nella kermesse “…e sa-rà festa!” che la Consulta diocesanaha promosso nel giorno di domeni-ca 4 giugno u.s. in piazza della Re-pubblica a Caltanissetta. È statomotivo di orgogliosa gioia per le Ag-gregazioni laicali che, per la primavolta, in uno spirito di insieme, sisono fatte espressione di una chie-sa semplice, umile, una chiesa dipopolo che svela la natura del mi-stero di comunione. Il festival nellasua 1a edizione, pensato e condivi-so da Sua Eccellenza il VescovoMons. Mario Russotto per la festa diPentecoste che ricorda e celebra ladiscesa dello Spirito Santo su Mariae gli apostoli e nella cui solennità laChiesa vede il suo atto di nascita diinizio missionario, si è configuratocome momento di evangelizzazio-ne di strada, di annuncio della fedecristiana, di slancio missionariofrutto dello Spirito Santo che operanella fatica di costruire la comunio-ne. Le Aggregazioni laicali-nella va-rietà dei carismi- sono state insiemeaffettivamente a far festa, a vivere lagioia della conversione missiona-ria. Le varie esibizioni nel loro arti-colarsi in danze, mimi, canti sacri etestimonianze- sono state motivo diarricchimento, di fratellanza, di re-ciproco impegno per costruire pon-ti dove si alzano muri. Il Festival,

quale strumento di integrazione,rappresenta un punto di partenzaper percorsi futuri più esigenti (An-tonietta Puzzo - Consulta)

Oluce beatissima invadi nel-l’intimo il cuore dei fedeli.

Sicuramente domenica 4 giu-gno abbiamo tutti sperimentato que-sta luce dello Spirito Santo - Abbiamovissuto veramente una grande festa ! LoSpirito ci ha condotti fuori dalle nostrecase, dalle nostre occupazioni, ci haportati tra la gente per cantare ed espri-mere la nostra gioia. Si è fermata la fret-ta della nostra vita ed abbiamo sostatoper pregare, cantare e riflettere davan-ti a tante testimonianze. Lo Spirito San-to ci ha resi tutti profeti per riempire lavita di tante persone in ascolto di Dio econ il desiderio di ritrovarsi insieme pervivere in comunione la solennità dellaPentecoste.Che altro aggiungere! Pen-so che ognuno di noi si porti ancoradentro l’esperienza . Lo Spirito Santoveramente va rivivere, ricompone e ri-costruisce la nostra vita, la nostra uma-nità, ci rinnova nell’intimo del nostrocuore, nei sentimenti, nei pensieri e so-prattutto ci dà di esercitare il nostroapostolato nel mondo. Sono veramen-te contento e grato al nostro Vescovoper averci concesso di vivere questaesperienza! (Franco La Mendola - Co-munità Neocatecumenale)

Gioia, emozione, timore dicantare per Gesù su un

palco davanti ad un pubblico!Una bella novità che molti di noi,

investiti dalla potenza dell’Alto, hannovissuto nell’amore e nella comunionefraterna;condividere quest’esperienzacon le altre realtà laicali della nostraChiesa diocesana, delle quali spesso siconoscono soltanto i nomi e nient’al-tro,è stato molto edificante per la Con-sulta che per la prima volta ha eserci-tato l’Apostolato con un’azione di nuo-va evangelizzazione. Diverse realtà ec-clesiali che all’interno della diocesiper-corrono un cammino di continua con-versione e di santificazione,sia pur conmodalità proprie, hanno voluto far fe-sta e sperimentare insieme la gioia del-la resurrezione di Gesù nella vita di cia-scuno, fatta di nuova luce e di speran-za; insieme abbiamo chiesto a Gesù diservirsi di noi per toccare i cuori diquanti avrebbero ascoltato i nostri can-ti e trasmettere loro la gioia, la pace el’amore che solo Gesù può donarci. Eraproprio questo il nostro obiettivo: la no-stra comunità si chiama Gesù Risorto,il nostro sogno di provare a vivere in-sieme ad altri fratelli lo spirito di co-munione fraterna si è realizzato; il fe-stival frutto dello Spirito Santo, è statoun momento forte per testimoniarel’essenza del cammino di fede deigruppi di appartenenza. Siamo con-tenti dell’esperienza di questa 1a edi-

zione del festival di Pentecoste; abbia-mo cercato di operare nel terreno delSignore che ha bisogno di tanti cuoriche preghino e di tante braccia volen-terose! (Alessandro Cataldo– Comuni-tà Gesù Risorto)

L’Azione Cattolica-nei suoi150 anni di storia- ha

sempre creduto nella comu-nione e nella collaborazione tra tut-

ti i gruppi e le associazioni di ispi-razione cristiana. Già Giovanni Pao-lo II, nella sua ultima uscita pubbli-ca nel settembre del 2004 a Loreto,incontrando tutta l’associazione, cidiede un mandato: contemplazio-ne, comunione e missione.

Da allora, ancor di più, perl’Azione Cattolica la collaborazionecon le altre realtà ecclesiali è di-ventato uno dei punti cardini della

Tutti insieme...e sarà festa!Primo Festival della Consultadelle Aggregazioni Laicali

Ufficio Stampa della Curia

Mons. Mario Russotto,Vescovo di Caltanisset-ta, nel mese di giugno

ha disposto i seguenti trasferimen-ti e nuove nomine di sacerdoti, condecorrenza dal 1 settembre 2009:sac. Amico Cataldo, Vice-Rettore inSeminario Vescovile, Direttore del-l’Ufficio diocesano Vocazioni, Can-celliere della Curia Vescovile; sac.Anfuso Giuseppe, Direttore dell’Uf-ficio diocesano per la Pastorale del-la salute; sac. Asarisi Biagio, Cano-nico del Capitolo Cattedrale, Vica-rio parrocchiale della Cattedrale;sac. Calabrese Luciano, Arciprete-Parroco a Campofranco; sac. Co-sentino Marko, Vicario parrocchia-le di S. Alberto Magno (S. Cataldo);

sac. Genova Vicente, Parroco di Re-gina Pacis (CL); sac. Guarino Mas-similiano, Vicario parrocchiale del-la Madrice di S. Caterina Vill.; sac.Lomanto Achille, Vicario foraneo diMussomeli e membro del Collegiodei Consultori; sac. Muscarella An-drea, Officiale della Congregazioneper il Clero in Vaticano; dott. Pa-ruzzo Giuseppe, Direttore della Ca-ritas diocesana e dell’ Ufficio dio-cesano per i problemi sociali, lavo-ro, giustizia e pace, salvaguardia delcreato; sac. Paternò Marco, Assi-stente Ecclesiastico della Caritasdiocesana; sac. Quattrocchi Miche-le, Rettore di S. Giovanni (CL), Di-rettore della cittadella della caritàper il servizio socio-sanitario, Assi-

stente Ecclesiastico della Real Mae-stranza, Assistente EcclesiasticoGiuristi Cattolici; sac. Rovello Ales-sandro, Parroco di S. Domenico(CL); Direttore dell’Ufficio diocesa-no per la Cultura, la Scuola e l’Uni-versità, Assistente Ecclesiasticodell’Ufficio diocesano per i proble-mi sociali; sac. Valenza Vincenzo,:Studi di specializzazione in Patro-logia a Roma.

Mentre ringraziamo il Vescovoper la cura e la sollecitudine per lanostra Chiesa diocesana, auguria-mo a tutti i presbiteri, che con gran-de ed esemplare serenità eprontezza hanno accolto le nuovedestinazioni, un proficuo e zelanteministero.

di Giovannella Difrancesco

L’Associazione “San Giovanni PaoloII” di San Cataldo, domenica 25 giu-gno 2017, presso la sala ”G. Specia-

le” del Museo Diocesano di Caltanissetta, hacurato la presentazione del libro del VescovoMons Mario Russotto Camminando s’aprecammino - Omelie dei tre pellegrinaggi. L’As-sociazione ha maturato l’idea di raccoglieree pubblicare le omelie tenute dal Vescovo neitre pellegrinaggi, Polonia, Ungheria e Spa-gna, da Lui guidati come segno di stima, gra-titudine ed amicizia nei Suoi confronti. Hamoderato la presentazione Giovannella Di-francesco. Sono intervenuti il Presidente del-l’Associazione Gaetano Alù, Elena Barbagal-

lo Francesco Russotto, Enrico Barbagallo,Marcella Milia, Fabio Cortese, Fiorella Falci eDavide Russotto. Ciascun relatore ha condi-viso l’esperienza dei pellegrinaggi e del lavo-ro di squadra che ha consentito la realizza-zione di questa pubblicazione. Alla fine P.Mario ha ringraziato l’Associazione perquanto realizzato.

Questo libro, per l’Associazione rappre-senta la “memoria” di momenti, circostan-ze, incontri e insegnamenti che hanno la-sciato un segno significativo nell’esperienzaspirituale e personale. Attraverso il linguag-gio del cuore e della semplicità P. Mario haspezzato la Parola in modo da gustarla, as-saporarla, meditarla. Sono omelie illumi-nanti, che scaldano il cuore, rinsaldano la fe-de e invitano ad una continua conversione.

Nomine e trasferimenti La Parola... in viaggio

Che dire del “Festival di Pentecoste”!È stato un momento che ha vistounʼunica Chiesa in uscita pur nella diversità di cammino, di modo, di espressione, ma unita in unʼunica voce: quella dello Spirito Santo! (Maria Campisi, RnS)

”IN DIOCESI

““

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di Antonella Mazzarisi

Il 25 giugno la comunità di Re-suttano, con la guida del pro-prio Arciprete Parroco don

Ignazio Carrubba, si è riunita attornoall'altare del Signore per ringraziareDio per il dono del sacerdozio, per ildono dei 60 anni di vita sacerdotaledell'arciprete emerito don ArcangeloTumminaro e per le meraviglie da Luicompiute durante il parrocato del no-stro don Arcangelo, soprattutto, tra lealtre, le vocazioni di tre figli della no-stra comunità: don Pino D'Anna, Ret-tore del Santuario San Francesco diCaltanissetta, il Vicario GeneraleMons. Giuseppe La Placa e don Fran-cesco Maria Miserendino, Arciprete

Parroco di Sutera. Ognuno di essi hapresieduto una giornata del triduovocazionale tenutosi in preparazioneall'evento, trattando ciascuno, unodei seguenti temi: il "sacerdozio rega-le", il "sacerdozio profetico" e il "sa-cerdozio comune e ministeriale".

La celebrazione eucaristica è statapresieduta dal Vescovo Mons. MarioRussotto insieme ai sacerdoti e i ra-gazzi del Seminario e alla quale han-no partecipato anche i carissimi DonRosario Salvaggio e Don LiborioFranzù. Tutta la comunità esprime af-fetto, gratitudine e riconoscenza al fe-steggiato per l'operato, sia pastoraleche laico, di questi anni spesi, quasitutti, nella sua Resuttano e auguraogni bene per tutto il tempo che il Si-gnore gli concederà.

mani che hanno abbracciato eaffiancato il cammino di questi duegiovani tanzaniani che hannotrascorso gli ultimi cinque anni diformazione nel Seminario diocesanodi Caltanissetta. Una gioia straripante che Deodatus eFrancis hanno vissuto ricevendol’ordinazione diaconale perl’imposizione delle mani e lapreghiera consacratoria del VescovoRussotto.La consapevolezza di questo

importante passo era evidente neiloro sguardi luminosi e colmi di gioia,nella loro risposta pronta e decisa allachiamata del Vescovo, nella relazionesu di essi del rettore del seminariodon Alfonso Incardona, nellaprofessione di obbedienza alVescovo Mons. Telesphore Mkude eai suoi successori, nel rivestirsi deiparamenti sacri, nel completoabbandono nelle mani di Dio e dellaChiesa prostrandosi a terra.Con il primo grado dell’ordine,Francis e Deodatus, in virtù delsacramento ricevuto, sono resi, sulpiano ontologico, immagine di CristoGesù che non venne per essereservito ma per servire. Al vescovo ealla Chiesa sono chiamati a prestareil proprio servizio nell’apostolato,

nella liturgia e nella carità.E proprio le opere di carità, nellaspeciale dedizione ai malati e aipoveri, esplicitano le conseguenzeche derivano da questo ministero. Idiaconi sono, secondo la Tradizione,l’orecchio, la bocca, il cuore el’anima del vescovo (DidascaliaApostolorum, II, 44, 4). Nel loroparticolare ruolo di intermediazionelo collaborano in questa delicata eimportante missione nellacomunità.A Francis e Deodatus, va tutto ilnostro augurio di vivere in pienezzail servizio al quale sono chiamati e difarlo sempre con lo spirito didonazione totale di sé al Signore eagli uomini così come richiede ilcelibato che hanno abbracciato.

È stato un momento di fortespiritualità quello vissuto dall’interacomunità diocesana, mercoledi 21giugno nella cattedrale diCaltanissetta, in occasionedell’ordinazione diaconale diDeodatus Komola e Francis Zinga.La solenne celebrazione eucaristica èstata presieduta dal Vescovo Mons.Mario Russotto e concelebrata danumerosi presbiteri, religiosi ediocesani.È stata una grande festa di cuori e di

Deodatus e Francis diaconi della ChiesaIl Vescovo ha ordinato i due giovani seminaristi tanzanianidi Enzo Spoto

propria attività. L’attuale presiden-za diocesana ha voluto specificata-mente inserire nella relazione pro-grammatica per il triennio2017/2020, un punto riguardante larelazione con le altre associazionipresenti in parrocchia o in diocesi.Pertanto, la proposta del direttivodella Consulta delle Aggregazionilaicali di organizzare e realizzare lafesta di pentecoste del 4/6/2017 è

stata accolta con gioia ed entusia-smo. Importanti i momenti dellaprogrammazione nel corso deiquali tutti abbiamo vissuto lo spiri-to di appartenenza alla Chiesa co-munità di fede, speranza e carità.E’stato un evento di vera comunio-ne tra le Aggregazioni! (Luigi Bello-mo - Azione Cattolica)

La partecipazione delgruppo Aquila e Priscilla

al 1° Festival Di Musica Sacraparte dalla motivazione stessa del-l’iniziativa: cioè far festa nella ri-correnza della Pentecoste in unio-ne con le altre realtà laicali delladiocesi, in quanto tutte espressionidel movimento dello Spirito Santoall’interno della Chiesa «Un sol cor-po un solo Spirito». L’obiettivo del nostro gruppo, qua-le quello di promuovere la culturadella Spiritualità della Tenerezza,dell’Amore sponsale,dell’Amoretrinitario è stato conseguito me-diante l’esecuzione di due canti:uno sul Cantico dei cantici; l’altrosul salmo 127, «…ecco, dono del Si-gnore sono i figli», canti che hannovoluto evocare il frutto dell’Amorenel progetto di Dio sulla famiglia al

quale si è inspirata anche la testi-monianza di una coppia di sposi. Larealtà di Aquila e Priscilla vive laspiritualità della tenerezza e si pre-figge di formare le coppie nellaconsapevolezza che il matrimonioe la famiglia, quale dono del Signo-re, siano espressione dello SpiritoSanto che opera meraviglie e ci in-segna come amare (AlessandraBenvenuto e Luca Buccoleri - Grup-pi Aquila e Priscilla)

di Giovannella Difrancesco

L’Associazione “San Giovanni PaoloII” di San Cataldo, domenica 25 giu-gno 2017, presso la sala ”G. Specia-

le” del Museo Diocesano di Caltanissetta, hacurato la presentazione del libro del VescovoMons Mario Russotto Camminando s’aprecammino - Omelie dei tre pellegrinaggi. L’As-sociazione ha maturato l’idea di raccoglieree pubblicare le omelie tenute dal Vescovo neitre pellegrinaggi, Polonia, Ungheria e Spa-gna, da Lui guidati come segno di stima, gra-titudine ed amicizia nei Suoi confronti. Hamoderato la presentazione Giovannella Di-francesco. Sono intervenuti il Presidente del-l’Associazione Gaetano Alù, Elena Barbagal-

lo Francesco Russotto, Enrico Barbagallo,Marcella Milia, Fabio Cortese, Fiorella Falci eDavide Russotto. Ciascun relatore ha condi-viso l’esperienza dei pellegrinaggi e del lavo-ro di squadra che ha consentito la realizza-zione di questa pubblicazione. Alla fine P.Mario ha ringraziato l’Associazione perquanto realizzato.

Questo libro, per l’Associazione rappre-senta la “memoria” di momenti, circostan-ze, incontri e insegnamenti che hanno la-sciato un segno significativo nell’esperienzaspirituale e personale. Attraverso il linguag-gio del cuore e della semplicità P. Mario haspezzato la Parola in modo da gustarla, as-saporarla, meditarla. Sono omelie illumi-nanti, che scaldano il cuore, rinsaldano la fe-de e invitano ad una continua conversione.

di Maurizio Nicastro

A Campofranco apre il CentroPolivalente Giovani 3P “Padre PinoPuglisi”. Il 16 Giugno è avvenutal’inaugurazione: il cortile, sito inpiazza Crispi, adiacente alla ChiesaMadre, è stato gremito di famiglie eragazzi. Un Campetto polifunzionalee un cortile che potrà ospitare tanteiniziative sportive e culturali, inattesa di poter attivare anche inumerosi locali interni del Centro.La serata ha visto la presenza delParroco p. Alessandro Rovello, delVicario parrocchiale don MaurizioNicastro e la significativapartecipazione del Presidente delParco dei Nebrodi Giuseppe Antoci.Tutto questo è stato possibilerealizzarlo grazie all’instancabileimpegno dei laici checollaboreranno attivamente alprogetto di formazione e dieducazione cristiana. Un gruppo digiovani adulti che costituendosi inassociazione no-profit cercheranno

di mettere in campo le energiemigliori per favorire la culturadell'incontro come luogosignificativo di aggregazione,evangelizzazione e formazione deigiovani, favorendo la culturadell’integrazione e dellacondivisione. Si cercherà anche di far avvicinare iragazzi a esperienze lavorative,dando l'opportunità di parteciparegratuitamente ai Laboratori di Arti eMestieri attraverso il coinvolgimentodi artigiani locali. I componenti chehanno fondato il Centro sono

Vincenzo Cordaro, Rosalia Nicastro,Flavio Lo Curcio, Giuseppe Favata,Antonio Giacchino, David Lo Curcio,Giuseppe Giuliano. L’inaugurazionedi questo primo spazio rappresental'inizio di un progetto, che attraversoanche lo sport, i momenti ricreativi ele iniziative culturali mira a divenirepunto di riferimento per i ragazziperseguendo al contempo dellefinalità formative ed educative. Entrol'inizio della stagione invernale sispera di riuscire a completare i lavoridi ristrutturazione delle stanzeinterne, in modo da dare continuitàalle attività del Centro. TuttaCampofranco deve sentirsi coinvoltain questo progetto, a tal propositovanno richiamate le parole di PadrePino Puglisi:«Se ognuno di noi faqualcosa, allora si può fare molto».Se poi questo "qualcosa" che ognunodi noi farà riusciremo a farlomuovere nella stessa direzione,condividendone gli obiettivi, allora sipotranno fare cose bellissime per lanostra comunità.

di Eliana Giordano

Il 5 giugno, il Vescovo S.E.Rev.ma Mons. Mario Russotto, du-rante la celebrazione dei Primi Ve-spri della Solennità della MadonnaOdigitria, ha incoronato la statuaseicentesca della Madonna del-l’Itria, titolare dell’omonima par-rocchia di Delia. Questo evento sicolloca all’interno di un anno par-ticolarmente significativo per la no-stra comunità che festeggia il 50°anniversario dalla sua erezione aparrocchia. I fedeli hanno vissutointensamente la preparazione aquesto momento e la commozionesi è resa palpabile quando il Vesco-

vo ha posto le due corone sul capodi Gesù Bambino e della Madonna.La gioia si è protratta anche il gior-no successivo, quando la statua, do-po diversi decenni, è stata portatain processione per le vie del paese

tra l’emozione di tutti. Le corone so-no state donate dalla famiglia Ran-dazzo-Mancuso, di origini delianema residente in Canada, e da un’al-tra famiglia deliana che ha volutorestare anonima. L’incoronazione,lontana dal presentarsi come unsemplice atto estetico, acquista unsignificato profondo e simbolico. Lacorona sul capo di Maria esalta lasua umiltà e rende ancor più ma-nifesto il suo ruolo di guida. Que-sto segno, infatti, interpella tanto isingoli quanto l’intera comunità, in-dicando come unica vera via per lagloria, quella dell’ascolto della Pa-rola, dell’obbedienza della fede,dell’umiltà e della fraternità, cheMaria ha già percorso.

La Parola... in viaggio

Inaugurato il Centro Giovanile “3P”

DELIA. Incoronata l’Odigitria

RESUTTANO. “Nozze” di diamante per padre Tumminaro

È stato motivo di orgogliosagioia per le Aggregazionilaicali che, per la primavolta, in uno spirito diinsieme, si sono fatteespressione di una chiesasemplice, umile, una chiesadi popolo che svela la naturadel mistero di comunione

L ʼ A U R O R AN. 6 - Giugno 2017

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Sull’importanzadello studiodellelettere classicheè statodetto e scrittomoltonegli ultimi anni, incontrotendenzaai dati Istat chepurtropponemostranounbrusco calo.L’eradella tecnologia edel sapereglobalizzatohaapertouno scenarioapocalitticodoveunDavid-LiceoClassico combatte strenuamentecontrounGolia-Scuoleprofessionali etecniche. Eppurenonèuncaso se ilvecchioAdrianoOlivetti, agli albori deiprimi computer, nonesitava adassumereun laureato cheavesse fattouna tesi eccellente sui "dialettiomerici". Perché lo studiodelle lettere

sarà anchepoco “tecnologico”,maoffreuna fluiditàmentale chedota l’uomodeimezzi necessari per superare lecriticità, soprattuttoquelle sconosciutee affrontateper laprimavolta, oltre allacapacitàdi interrogarsi ediimmaginarepanoraminuovi. Sepoi lamissiondiun liceo classico èquelladiformare lapersonanella sua interezza especificità, nonché il cittadinocosciente e rispettosodei propri diritti edoveri, allora la scuolanon sarà

soltantouncontenitoreda cui attingereinformazioni enozioni.Nel nostro territorio esisteun liceo cosìedè il LiceoClassicoParitario “P.Mignosi”.Quantoquesta scuola siaunapalestradi vita lo testimonianogli exalunni che ricordanocongratitudine illavoro svoltodai docenti dell’istituto ele esperienzematuratenel corsodeicinqueanni.EgleZaccaria, laureata inLettereClassiche cum laude, così riferisce: «Il

Liceo “P.Mignosi”, purdi piccoledimensioni, ci haavviati adunagrandeelasticitàdi pensiero e ci haeducato adialogare, conagile apertura eumanità, con tutte le grandi emultiformi realtà incontrate lungo ilnostro cammino».MorenaCammarata, impiegata inunCallcenter subitodopo il diploma, sostieneche «scomporre edesaminareunqualsiasi testo equivale a scomporre eesaminare il cliente, perportarlo adesiderare ciò chegli stiamovendendo». EnricaMontagna, laureatainEconomiae finanza, afferma: «Nonpossonon riconoscere chepartedelmeritodei successi che finoaquihoconseguito vaproprio al “mio” liceo.L’ambiente ristretto e familiare, anzichéessereunpuntodi debolezza - comeall’iniziopensavo fosse - in realtà è il

puntodi forza che la contraddistingueda tutti gli altri istituti».MatteoRuvutuso, laureando inStudi storici efilosofici all’Universitàdi Palermo,ringrazia ancoraoggi i docenti che lohannoaiutato a crescere e a superare lasua timidezza, inunambiente che «èuna famiglia allargata chenon ti lasciasolo; quinon seimaiunnumero». Edèproprioquesto, per così dire, lo slogandelMignosi: “Maiunnumero”.

“Mignosi”, palestra di vitaLo slogan: «Qui non sei un numero»di Debora Di Pietra

LʼOMAGGIO

di Salvatore Vizzini

Nell’anno scolastico 2016/17appena trascorso, il LiceoClassico Paritario “Pietro

Mignosi” di Caltanissetta, ha avutol’onorediannoveraretraisuoidocentila Prof.ssa Giuseppina Basta Donzel-li.

LaProf.ssaBastaè statadocentediLetteraturaLatinaeGrecapressoil Li-ceo Classico “Ruggero Settimo” diCaltanissettaperquattordicianni finoal 1974, quindi docente Ordinario diLetteratura Greca presso l’Universitàdegli Studi di Catania, dove ha inse-gnatoperpiùdiventicinqueanni.An-novera tra le sue opere centinaia discritti pubblicati sulle più prestigioseriviste europee oltre ad avere curatoedizioni critiche di classici greci pub-blicati nella Bibliotheca ScriptorumGraecorum et Romanorum Teubne-riana edita a Lipsia.Tutt’ora collaboracon la prestigiosaAccademia dei Lin-cei.

Presso il Liceo ClassicoMignosi laprof.ssa Basta ha insegnato Lingua eLetteratura Greca, preparando anchegli studenti dell’ultima classe a soste-nere gli Esami di Stato.

L’esperienza vissuta dai colleghidocenti e dagli alunni è stata unica eirripetibile. Questi ultimi, in manieraparticolare, oltre al privilegio di pote-re ascoltare le lezioni di una insignestudiosa che ha fatto riscoprire lorol’importanza e il valore della Lingua edella Letteratura Greca, hanno avutomodo di apprezzare soprattutto lapassione e l’amore della Professores-sa per quello che insegnava, nonchéla dirittura morale della sua personaespressa anche nella grande profes-sionalità con cui ha espletato l’impe-gno assunto, non solo in verbis sed inrebus. Un grande insegnamento pertutti i nostri studenti ai quali la pro-fessoressahatrasmesso,oltrecheil fa-scino della cultura classica, anche unvero esempiodi vita: «Imitari volenti-bus magnum circumferebat exem-

plar»,direbbeSeneca.Oltrealle lezio-ni canoniche in classe, la Prof.ssa Ba-sta ha tenuto per tutti gli studenti delLiceoClassicoMignosiunaseriedire-lazioni, tracuiunasulvaloredellacul-tura classica, e una sull’importanzadella tragedia greca in preparazionedella partecipazione di tutti gli alunnie i docenti alla tragedia I sette controTebe di Eschilo presso il TeatroGrecodi Siracusa.

Nella prima relazione, la Prof.ssaBasta ha affrontato il tema del valoredella cultura classica fornendo aglialunniunpanoramainteressanteeaf-fascinante delle sollecitazioni benefi-che che il mondo e la cultura grecapossono offrire ai giovani di oggi.

Nella seconda relazione, in prepa-razione della partecipazione alla rap-presentazionedella tragediadiEschi-lo I Sette contro Tebe, la Prof.ssa ha of-fertoa tuttiglialunniedocentidelMi-gnosi una sintesi panoramica effica-cissima sulla nascita ed evoluzionedel teatro greco. Le citazioni e i riferi-menti, frutto di una vita dedicata allostudio e alla riflessione critica degliaspetti più originali della LetteraturaGreca, hanno offerto a tutti gli alunnie docenti del Mignosi una lezione divita unica e indimenticabile.

Alla Prof.ssa Basta va il ringrazia-mentopiùsentitoperaverregalatoal-la Scuola un anno scolastico carico diamore per la cultura, esempio di va-lori universali cheoffrono edaranno ipropri frutti nella vita di ognuno dinoi. La gratitudine alla professoressanon solo da parte dello scrivente, suoexalunno,edelGestoredelLiceodonPino La Placa,ma soprattutto da par-te del nostro VescovoMario, grazie alquale il “Mignosi” può proseguire lasua splendida avventura educativa eculturale.

di Antonietta Viroli

Qualesignificatohaavutoperla prof.ssa Giuseppina Ba-sta Donzelli accettare di

tornare a fare la docente di lingua eculturagreca inunLiceoClassico,do-poesperienzemolteplici e illuminan-ti nel campodegli studi classici, dopoaver lasciatoda tempo il “vecchio”Li-ceo Classico? È stato un impatto do-loroso e sofferto, che però la prof.ssaha percorso sino in fondo, con la lun-gimiranza dell’esperienza.

Avertoccatoconmanoquantosia-no diversi, oggi, gli adolescenti, l’iterscolastico, gli orari, quanto angusti glispazi dedicati all’insegnamento/ap-prendimentodelleduedisciplineclas-siche, l’ha resa, solo inparte laudatrixtemporis acti.Ha svolto la sua attivitàdi volontariatoconunasapienzastra-

ordinaria,accettandodi“abbassare”lesue competenze, per tutti noi irrag-giungibili, al livello delle nostre pro-gettazioni e dei nostri alunni, conumiltà, discrezione, timore di fallire,relazione di aiuto di straordinaria en-tità.L’analisie lacomprensionedei te-sti classici greci, non solitariaconquista di una vita contrassegnatada uno studio intenso, sicuro, multi-disciplinare e transdisciplinare, dapubblicazioni non solo a livello euro-peo,sonostate“passate”aigiovanistu-denticonlasaggezzadeiprofetibiblici.Ha trasmesso competenze lifelong le-arninganoidocenti,agliallievi,alpub-blicoeterogeneochehaascoltatoilsuodire, sicuroe colto, durante le conver-sazioni che ha accettato di tenere pernoi, sulle tematiche che le sono con-geniali, senza consultare appunti, fi-dandosolonelsuosàpere,aversapore,nella memoria intatta, nell’esercizioancora oggi assiduo di “lettura” a tut-to campo.

Laprof.ssaGiuseppinaBastaDon-zelli è un pilastro, a tutela di un patri-monio che la nostra scuola troppospesso oscura; abbiamo avuto la gra-zia di averla connoi per un intero an-no scolastico, ci auguriamo di averlacome testimone e mentor in quelloche, con Daniel Pennac, vorremmochiamare «presente d’incarnazione»,il tempo ciclico dell’apprendimento,dell’imparare ad imparareper la vita.

Amore per la culturae passione per lo studioLaProf.ssa BastaDonzelli, dall’Università al Liceo“Mignosi”,maestra di vita per docenti e discenti

L’aggettivo “classico”, disolito in formasostantivata, viene

oggi usatomolto spesso, sianella comunicazione scrittache in quella orale. Menospesso, però, ci si interroga sulreale significato di taletermine, non cogliendone lesfumature più profonde. Intanti si sono postil’interrogativo su cosa siadavvero un classico e ladefinizione forse più famosa èquella fornita da Calvinocontenuta in Perché leggere iclassici: «I classici sono queilibri di cui si sente dire di solito“Sto rileggendo” emai “Stoleggendo…”»,mettendo così inluce il discrimine tra “leggere”e il suo composto con prefissoiterativo “rileggere” nel caso incui l’oggetto si trovi ad essereun classico, in quanto ogni“incontro”, omeglio ogni“rincontro”, ha semprequalcosa di nuovo da dire, eciò vale sicuramente per iclassici greci e latini, ma ancheper i classici moderni. Se inCalvino la nozione di classiconon è vincolata neimeandridel passato, ma anzi sembrasuperare il tempo e la suacaducità, Thomas S. Eliot,invece, nel saggio Che cos’è unclassico riflette propriosull’importanza del contestoletterario che permette ad unclassico di essere realmentetale: il classico appare solo«quando una civiltà, unalingua e una letteratura sonomature», maturità certamenteconnessa ad un contestoculturale più ampio. Aprescindere, però, dallaprospettiva storica, un veroclassico, usando le parole diSante-Beuve, «è un autore cheha arricchito lo spirito umano,che ne ha realmenteaumentato il tesoro, che gli hafatto fare un passo avanti, cheha scoperto qualche veritàetica non univoca, o percepitoqualche passione eterna nelcuore dell’uomo». Per questo,oggi forse più che in passato, èimportante che i classici sianoparte integrante nella vita diciascuno, per allontanare ilsenso di vuoto e lepreoccupazioni, riattivare lepassioni e fomentarecomunque il pensiero critico.“Classici” sono allora tutti queitesti con cui potere instaurareun dialogo profondo e ai qualiporre i quesiti che oggi ciangustiano e, come scritto daMachiavelli nella Lettera alVettori, «quelli per la lorohumanità…rispondono».

Che cos’èun classico?di Sabrina Fazzotta

Umile grandezzaHa “abbassato” le sue competenzeper “elevare” alunni e studenti

La professoressaGiuseppina Basta Donzelli

è un pilastro, a tuteladi un patrimonio che lanostra scuola troppo

spesso oscura”“

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di Andrea Miccichè

La XIII edizione del FestivalBiblico, organizzato dallaSocietà San Paolo e dalla

Diocesi di Vicenza, ha per tema ilviaggio come occasione di incontrocon Dio, ma anche come condizio-ne reale ed esistenziale che moltepersone vivono sia volontariamen-te che, purtroppo, a seguito di pe-regrinazioni in cerca di un futuromigliore rispetto al drammaticopresente che vivono in patria.

Tra le testimonianze più signifi-cative spicca quella di padre Alejan-dro Solalinde, sacerdote di frontiera,candidato al Premio Nobel per la pa-ce, grazie al suo impegno nella lottacontro i narcotrafficanti messicani;ha fondato una casa di accoglienzaper coloro che fuggono dai Paesi la-tinoamericani, sperando di giunge-re negli Stati Uniti.

Questi migranti, tuttavia, sonocostretti ad attraversare il Messico:lì sono una preziosa fonte di lucroper i narcos, in quanto sono impie-gati nei loschi traffici della malavi-ta, dalla prostituzione, alla venditadi organi, dalle estorsioni alla ma-novalanza criminale.

Ma Dio non si è dimenticato del-la sofferenza, e padre Solalinde neè la prova vivente: rischia quotidia-namente la vita (su di lui i narcoshanno posto una taglia di un milio-ne di dollari) per rendere presentela tenerezza di Dio tra gli ultimi.

Davanti al dramma di iniquitàumana è facile rinnegare Dio: chiè Dio per lei?

Il mio Dio, il nostro Dio è un Diovivo, un Dio di tutti, per tutti, e contutti. È il Dio che si è rivelato in Cri-sto. Dio è Padre, ma anche Madre, ein Cristo e nello Spirito Santo è mio

maestro, amico, ispiratore. Nella re-lazione con la Trinità vivo la grazia peressere un vero uomo, altrimenti sareiil peggiore dei sacerdoti.

La fede mi è stata insegnata dai mi-granti: vivo con loro e per loro, li aiu-to e nelle loro sofferenze incontro ilSignore.

Lei si trova a combattere con i nar-cotrafficanti per i diritti dei mi-granti, eppure non nutre odio neiloro confronti: come è possibile?

I narcotrafficanti sono le prime vit-time: se avessero fatto esperienza diDio, non sarebbero narcos!

Io chiedo perdono a quanti ap-partengono al cartello di Los Zetas(l’organizzazione criminale più san-guinaria in Messico): è vero che han-no compiuto e ancora oggi compionodelitti tremendi, ma sono vittime diuna società che non li ha formati.Chiedo perdono per le loro famiglie,che non hanno insegnato l’amore;chiedo perdono per le scuole, inca-paci di offrire una formazione uma-na; chiedo perdono per la Chiesalocale, che non li ha generati alla fe-de.

È facile negare le proprie respon-sabilità e adoperarsi formalmente perla repressione: il cuore del problemaè che Los Zetas è un prodotto del Mes-sico e che complici siamo tutti.

La società, specialmente in Europa,ha perso di vista l’orizzonte cristia-no. Da dove partire per una nuovaevangelizzazione?

Il cattolicesimo in Europa è consi-derato solo come un elemento dellacultura, la religione è vista come una

forma di folklore, non c’è l’idea di tra-scendenza. Le cause di questo atteg-giamento sono storiche: la credibilitàdella comunità cristiana si è affievo-lita, purtroppo, per il legame di alcu-ni uomini con l’idolo della ricchezzae del potere.

Lo stesso sta accadendo in Messi-co: parte della gerarchia, per mante-nere la tranquillità, rimane in silenziodavanti agli orrori dei narcos, addirit-tura molti criminali si professano cri-stiani.

Alle origini del cristianesimo, l’Eu-ropa è stata la culla della Chiesa chesi organizza come comunità di fede;la Chiesa perseguitata, che si stabiliz-za lentamente, è costretta dalle per-secuzioni all’itineranza, ma è unaChiesa forte e ricca spiritualmente saessere testimone della vita nuova.

Purtroppo, il compromesso coldenaro e il potere ha reso difficile econtraddittorio l’annunzio del Van-gelo.

È necessario convertire la struttu-ra, non distruggerla: non si devesmantellare la gerarchia, ma formarepastori santi.

Se la Chiesa, come afferma papaFrancesco, riscopre il proprio esserein cammino verso gli ultimi, potrà av-venire una nuova evangelizzazione:riacquisirà il suo vero potere, cioè for-mare le coscienze alla luce della Pa-rola di Dio e del magistero, secondola missione indicata da Cristo: «Vi fa-rò pescatori di uomini» (Mc 1,17).

L’anello della fede: questo il titolo delnuovo libro sui percorsi dipreparazione al matrimonio curatodalla Pastorale Familiare, che sta peressere pubblicato nella nostradiocesi. Il volume è stato fortementevoluto da S.E. Mons. M. Russottotanto da inserirlo tra gli obiettiviaffidati all’attuale Ufficio di Pastoraleper la famiglia. In un primo incontro,cui hanno preso parte gli operatoridelle diverse parrocchie, sono state

raccolte le esperienze positive edevidenziate le criticità dei corsirealizzati in diocesi, al fine di gettarele basi di questo lavoro. Il testo che nederiva, si fonda sull’utilizzo di nuoviapprocci metodologici sempre piùdinamici e interattivi, basati suldialogo e il confronto. I contenutisono stati sviluppati alla luce deirecenti documenti della Chiesa, tracui particolare importanza rivestonogli “orientamenti pastorali sulla

preparazione al matrimonio e allafamiglia” redatti da appositacommissione della CEI di cui fa parteMons. M. Russotto. Il risultato èdavvero rivoluzionario. Ogniincontro, prendendo spunto dallaParola di Dio che viene “svelata” aifidanzati, mira a trattare un tema difondamentale importanza per lafamiglia nascente e si conclude condelle domande che avviano ildibattito fra i partecipanti. Gli stessi

interrogativi accompagnano inubendi durante la settimana,insieme ad una proposta concretache permette ai futuri sposi diconfrontarsi su argomenti importanticome i motivi della scelta delmatrimonio cristiano e i suoifondamenti, il progetto dellapaternità e maternità, anche di tipo“sociale”, il ruolo che la nascentefamiglia riveste nella chiesa e nellasocietà e tanto altro. Il nuovo testo

verrà utilizzato dalle Equipes dianimatori che si stanno costituendonelle diverse parrocchie dei quattrovicariati della diocesi. Queste sarannoformate da alcune coppie di sposi edai sacerdoti, e verranno coinvolte inun percorso di formazione formatorigià dall’inizio del prossimo annopastorale.

Anelli di fede per celebrare il matrimonio cristianoA settembre sarà presentato il testo per compiere il “percorso” prematrimoniale di Ivana e Oscar Vancheri

Homo viatoro Deus viator?di A.M.

La dialettica tra camminodell’uomo e cammino di Dio èuna costante nella Sacra Scritturaed è il tema centrale del FestivalBiblico: proviamo a fare unasintesi con uno dei massimiconoscitori dell’AnticoTestamento, il prof. Jean Louis Skasj. Sembra che l’uomo percorra lastrada per giungere a Dio, ma tutticoloro che hanno fatto esperienzadi Lui, si accorgono che Dio è pre-veniente. La storia della salvezza è,dunque, «il cammino che Diocompie per arrivare al cuoredell’uomo e salvarlo»: il Signorescende – così testualmente nellibro dell’Esodo – perché il popoloeletto, liberato dalla schiavitùdell’Egitto, giunga alla TerraPromessa. È ancor piùsorprendente che in questadiscesa, «Dio stesso condivideun’esperienza comune a tutti iviaggiatori, cioè sporcarsi con lapolvere della strada».«Il Verbo si è fatto carne»: tutti glievangelisti vogliono dimostrarechiaramente che l’Incarnazione èreale, non finta; il Perfetto pereccellenza diventa imperfezione,caricandosi come servo sofferentele iniquità del mondo.Davanti al viaggio del Signore, lareazione dell’uomo sarà mettersiin cammino per annunziare laParola. Della consequenzialità tra idue cammini abbiamo alcunetracce già nell’Antico Testamento:l’esperienza del popolo israelitaesiliato a Babilonia è interpretatacome occasione per diventaresegno per le nazioni, ma lo slanciomissionario si manifesteràcompiutamente nel NuovoTestamento. Tra le grandi acque,simbolo di morte, passa la via diDio, le sue orme visibili per «chi hala strada nel cuore» diventano lepietre miliari lungo la nostrastrada-meta di umanità.

XIII EDIZIONE DEL FESTIVAL BIBLICO DELLA SOCIETà DI SAN PAOLO

La fede insegnata dai poveriNostra intervista a p. Solalinde, candidato al Nobel peril suo impegno nella lotta ai narcotrafficanti messicani

Io chiedo perdono a quanti appartengono al cartello di LosZetas: è vero che hanno compiuto e ancora oggi compiono delittitremendi, ma sono vittime di unasocietà che non li ha formati

L'archetipo paterno alla pro-va della post-modernità:Massimo Recalcati rilegge il

contemporaneo alla luce di due im-magini del nostro patrimonio cultu-rale e spirituale, il dramma greco diEdipo e la parabola del Padre Miseri-cordioso.

Tragedia e Vangelo diventano co-sì due modi per interpretare il ruolodi padre, custode – secondo lo psi-chiatra – della memoria e della spe-ranza.

Essere padre vuol dire mettersi in

cammino per uccidere o per acco-gliere il figlio, che scopre la sua alte-rità in un ineluttabile scontro.

A ciascuno la scelta: vivere comeLaio, che, pur di salvare se stesso, nonesita a decidere la morte del figlio Edi-po, o come il Padre della parabola.

Entrambi verranno "uccisi" dai fi-gli: Laio fisicamente, il Padre spiri-tualmente; il primo, però, è e restauno sconfitto, il secondo riguadagnail figlio perduto.

Leggendo da un punto di vista psi-cologico i testi, si scopre che, nella for-

ma del racconto, si celano le profon-de questioni della paternità: l'esigen-za del figlio di distinguersi, il conflit-to generazionale, il difficile equilibriotra autorità e autorevolezza.

La soluzione non è nel rifiuto delconfronto, ma nella disponibilità amorire per l'altro, affinché l'altro siasedotto dall'amore e non costrettodall'autorità.

Un solo appunto ad un discorso digrande profondità: l'essere paterno el'essere materno non possono essereridotti, come ha affermato Recalcati,

a “luoghi”, che possono essere rap-presentati sia da uomini che da don-ne, al di là della caratterizzazione ses-suale: stiamo trattando di persone; ele persone hanno in sé un'identità an-che sessuale e psico-affettiva. Possia-mo trascurare ciò?

Non credo: se è vero che la pater-nità è un cammino verso…, è altret-tanto vero che non ci si può “metterein viaggio” senza aver fatto i conti conil nostro essere che è identità relazio-nale. È nella riscoperta della comple-mentarietà generativa, che non am-mette intercambiabilità, né rapportigerarchici, che si gioca il vero rappor-to di genitorialità responsabile, in al-tre parole, è la strada di libertà chepercorre il Padre per ritrovare il figlio.

A.M.

Tra Edipo e il Vangelo...

L ʼ A U R O R AN. 6 - Giugno 2017

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di Luigi Bellomo

Ogni anno l’Azione Cattolicaaffrontauntemafacendori-ferimento ad un testo for-

mativo proposto dal centro nazionale.Durante gli incontri settimanali, simette a confronto la propria vita quo-tidiana con pagine del Vangelo crean-do una circolarità vita-Parola Parola-vita.Oltre alla “ordinarietà” della vita

parrocchiale, l’ anno sociale dell’Azio-ne Cattolica è scandito da momentidove ci si ritrovaper condividere espe-rienze e per vivere l’ unità. Ne sonoesempio le assemblee di inizio e fineanno, giornate diocesane di settore,ma anche incontri a livello regionale onazionale. Le attività parrocchiali ge-neralmente si chiudono nel mese digiugno, ma durante l’ estate l’attivitàassociativanonsi ferma,anzièproprioil periodo in cui le equipediocesanedisettore (ACR, Giovani e Adulti) prepa-rano i campi scuola.I campi sono incontri di settore do-

ve si vive insieme per alcuni giorni fa-cendo comunione, pregando, discu-tendo e condividendo serate di alle-gria.Quest’ anno gli adulti si ritroveran-

noaMontagnaGebbiadal24al27Ago-sto; in sintonia con il 150° anniversariodella nascita, il tema che caratterizze-rà i tre giorni sarà la riscoperta dei pi-lastri su cui si è fondata l’ associazione:Preghiera, Azione e Sacrificio.IGiovaniandrannoaAlcamodal22

al 24 Agosto facendo anche esperien-za di autogestione; insieme potrannocondividere gioie e preoccupazionidelle loroetà e capire chenonsonoso-

li e che insieme possono costruire una“Bella Storia”.L’ ACR sarà aMontagnaGebbia dal

30 luglio a l 2 Agosto, dove accoglien-dole indicazionidell’enciclica“Lauda-to si” di papa Francesco e rileggendo icontenuti della Dottrina sociale dellaChiesa, i ragazzi saranno accompa-gnati della figura di San Francescod’Assisi a vivere questa esperienza ec-cezionale.Nella programmazione annuale i

campiscuolasipongonosemprecomela conclusionedell’anno associativo incorso e l’ inizio delle attività dell’ annosuccessivo, infatti gli argomenti tratta-ti fanno da ponte perché hanno riferi-menti del percorso appena finito maanche di quello che sta per iniziare.L’ esperienza dei campi è parago-

nabile a quella del monte Tabor, doveci si arricchisce di spiritualità e di ap-partenenza associativa, per poi tra-smettere quello che si è ricevuto alleproprie associazioni parrocchiali diprovenienza.

di Salvatore Rumeo

Nel periodo estivo moltecomunità si trasforma-no in cantieri aperti di

fantasiapastoraleeattraversogio-chi, cartelloni, pennarelli e gitefuori porta ragazzi e animatori vi-vono momenti indimenticabili.La Chiesa italiana ha sempre cre-duto nella trasmissione della fedealle nuove generazioni attraversola via dell’animazione. E inquestosettore la tradizione èmolto riccae feconda. Ben radicati nel loroterritorio, circoli giovanili, oratorie semplici comunità parrocchialihanno operato nell’ambito dellavita feriale con grande generosità,spessoconpocherisorsemateria-li, ma con dentro la passione perl’educazione dei ragazzi e dei gio-vani: una passione infinita.L’esperienza dell’Oratorio esti-

vo è, insomma,un fattore comune

a tutti i territori e anche un croce-via multiculturale, visto che con ilGrest le parrocchie ospitano nonsoltanto ragazzi italiani e cattolicimaanchefigli immigratidialtrere-ligioni. L’oratorio diventa cosìun’esperienza capace di incontroe di “normalità”, riproducendo lemedesime dinamiche che i nostribambinieragazzi incontranoquo-tidianamente a scuola e negli altriluoghi di aggregazione.Tra le novità positive dell’ora-

torio feriale quella dei volontarisenz’altro è quella più evidente.Tra i 400mila che rendono possi-bile l’ esperienzadelGrestmoltis-simi sono gli adolescenti chescelgonodidedicare tempoepas-sione ai più piccoli dimostrandopotenzialità che non sempre du-rante l’anno riescono ad esprime-re.Epertantiè laprimaesperienzadi volontariato. Ma è tutta la co-munità che nel periodo estivo sistringe ai ragazzi!Malgrado la totale assenzadel-

le istituzioni i Grest hanno ungrande ruolo per la crescita uma-na e spirituale e uniscono più etàe più generazioni. Stiamo assi-

stendo ad un grande ritorno diqueste realtà: i ragazzi vengonoperchésentonochesonoluoghisi-curi e anche da parte delle fami-glie cristiane enon c’è una grandefiducia e stima nei confronti dellacomunità parrocchiale.Le famiglie recano un bisogno

di sostegno, i ragazzi di compa-gnia. Noi accogliamo questi biso-gni trasfigurandolinelvangeloe lo

facciamo con una proposta chemai rinunciando a offrire conte-nutiesplicitamentecristiani, restasempreapertaatutti. IlGrestèunarealtà educativa dalla grande ca-pacità inclusiva.Con le famiglie il punto di par-

tenza spesso è la delega educativache si cerca di trasfigurare in pattoeducativo. C’è un altro aspetto: è lafesta della gratuità. Per gli adole-

scenti credosia sulpianoquantita-tivo laprima formadi volontariato.Come anche sono molti gli adulticoinvolti nei vari servizi.Le attività estive delle parroc-

chie e degli Oratori sono sullespalledigiovanicheriesconoadi-videretempoedenergietragliesa-midimaturitàoquelliuniversitari.A gratis! Questo è il bello dei no-stri Grest (comedelle attività cari-tative durante l’anno), chemagarinon offrono attrezzature stupen-de e comfort di ogni tipo. Noi ab-biamo persone che trovano iltempo per il prossimo tra un im-pegno e l’altro, contentissimi se, aGrest terminato, possono godersiuna pizza insieme a ritmo di chi-tarra. Noi siamo contenti ancheper unmotivo persino più straor-dinario. Quelli che non conosco-no laChiesa e la descrivono comeuna realtà chiusa, arretrata, han-no coniato un aggettivo: parroc-chiale, o il più irridentealla viva ilparroco.NeiGrest, comenelleno-stre attività alla viva il parroco, leporte sono aperte a tutti: italiani,stranieri,cattolici,musulmani.Unbel biglietto da visita, per quelliche sanno tutto e di tutti. Parroc-chiale significa che c’è ancora og-gi qualcuno che è disposto aspendersigratuitamenteperglial-tri mettendoci dentro il cuore. C’èspazio per tutti.

Gli oratori estiviIn estate le attività delle parrocchie hanno un granderuolo per la crescita umana e spirituale dei ragazzi

Le famiglie recano un bisogno disostegno, i ragazzi di compagnia.Noi accogliamo questi bisognitrasfigurandoli nel vangelo e lofacciamo con una proposta che mairinuncia a offrire contenuti

Gioco, partita, incontro. PaoloLorenzi l’ha fatto di nuovo, hascritto la storia: mai nessunofin’ora era riuscito a bissare ilproprio successo al torneointernazionale ATP Challenger cheannualmente si svolge presso laVilla Amedeo a Caltanissetta. Iltennista 35enne senese è riuscitonell’impresa di siglare per duevolte consecutive il proprio nomesull’albo d’oro. E tutto ciò è solo laciliegina sulla torta. Il torneo,infatti, è l’evento sportivo più

atteso e amato dai nisseni, cometestimoniano l’ingente flusso dispettatori che il Tennis ClubCaltanissetta “Villa Amedeo” haregistrato nella settimana tra il 10 eil 18 giugno, e la febbricitantepassione che si poteva tangereverosimilmente sugli spalti; adalimentare tale fervore è stato ilpercorso intrapreso dai duefinalisti, il sopra citato Lorenzi e lo

spezzino Alessandro Giannessi,volti ben noti alla competizionedato che anche l’anno scorsoentrambi hanno partecipato.Io ero già a conoscenza dellaportata di un torneo di talelignaggio, ma negli anni passati misono goduto la kermesse sportivaesclusivamente da spettatore.Quest’anno, invece, ho deciso diprendere parte attivamente allosvolgimento del torneo, di“cogliere la palla al balzo”entrando nel team deiraccattapalle, eccellentementegestito dal prof. Giuseppe Cobisi efamiglia. Ho potuto constatarecome sia profondamente diverso“vivere” il torneo rispetto al

guardarlo da sempliceappassionato. Il clima che sirespira all’interno del Tennis Clubè fantastico, merito che vaattribuito, oltre al Responsabiledell’Attività agonisticaprecedentemente citato, alPresidenteMichele Trobia, alDirettore del Torneo, GiorgioGiordano, e a tutto lo staff delcircolo.Come disse De Coubertin:«L’importante non è vincere, mapartecipare». Quindi, rivolgo uninvito a tutti coloro che non sono aconoscenza di questa splendidarealtà, seppur breve, ma cheimprime nella memoria deipiacevoli ricordi estivi.

Cogliere la palla al balzoAlunno del “Mignosi” al challenger di tennisdi Lorenzo Macaluso

ESTATE GIOVANI

di Gaia Randazzo

Dal 28 al 30 Luglio p.v, pressol’oasi francescana di PoggioSan Francesco (Mo) si

terranno gli Esercizi Spirituali deiGiovani con il VescovoMario, daltema: L’Abbraccio dell’Amicizia.Da tanti anni, il nostro Pastore, checi ama e cura paternamente, ci fadono di una intensa tre giorni dimeditazione, riflessione, silenzio,ascolto e confronto, che quest’annoappunto come già ci fa capire iltitolo, ci porterà in uno splendidoviaggio spirituale e concreto, allariscoperta dell’Amicizia sotto variaspetti... ma non vogliamo svelarenulla di più, perché emolto bellolasciarsi sorprendere, dallemeditazioni,e interrogativi delVescovo passo dopo passo, nei varigiorni.È per certo un tempo di grazia eristoro, inserito ametà del nostro

anno solare e alla fine del nostroanno pastorale, per ricaricarci eripartire nel Signore più radicati esaldi in Lui di prima; e per chi ormaiha la gioia di viverli da diversi anni,sa benissimo quanto viva e presentesia l’esperienza dei discepoli conGesù sul Tabor durante i giornidegli Esercizi, quasi da ritornare(proprio come loro) con fatica giùdalmonte, per riprendere laquotidianità, perché li su si sta’proprio Bene.Ma anche noi comeloro siamo chiamati con gioia atornare e ad annunciare a tutti cheGesù è il Signore della Vita, e che è

vivo e presente ogni giorno tra noi,nelle trame della’esistenza di ogniuomo! Per cui se anche tu sei ungiovane, o conosci un giovane dai 16anni compiuti in su, che vuole viverequesto intenso tempo con il Signoree con altri giovani come te incammino con Lui, contattaci e vivraiquesta bella esperienza.Per le varie informazioni e leiscrizioni rivolgersi direttamente aiparroci o ai numeri qui riportati:Gaia Randazzo 320 8445762,MariaAngela Pullara 340 4211728; o alnostro indirizzo email: [email protected]

L’abbraccio dell’amicizia

Campi scuoladi A.C.

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Anche quest’anno si è organizzata adAcquaviva Platani la “Breccialfiorata” inonore del Corpus Domini.Realizzata con tanta creatività e voglia difare, la manifestazione artistica si èispirata alle tante infiorate tradizionaliche modellano i quadri artistici con fiorifreschi, mentre la “Breccialfiorata” diAcquaviva i pannelli artistici sonorealizzati con breccia incollata edartisticamente elaborata.Questa iniziativa artistica-spirituale

desidera esprimere e rinnovarel’amicizia della Chiesa con il mondodell’arte, un‘amicizia consolidata neltempo, poichè il cristianesimo fin dallesue origine ha ben compreso il valoredell’arte e ne ha utilizzato sapientementei tanti linguaggi per comunicare il suoimmutabile messaggio di salvezza.Infatti i pannelli riccamente benpreparati evidenziano un spiritualitàeucaristica esprimendo così una attentasinergia tra fede e arte, sarebbe riduttivo

considerare e produrre delle opereartistiche per il solo aspetto estetico-narcisistico, seppur importante. L’artepresente in questi pannelli èperfettamente in armonia con il dato difede, che diventa specchio dell’invisibileavendo così una funzione pedagogica ecatechetica, infatti riportano illustrazionidella dottrina cristiana che aiutano adchiarire la fede dono di Dio all’uomo.(vedi i pannelli dei Misteri del SantoRosario e quelli dei 10 Comandamenti,l‘artistico Crocifisso di Medjugorje, iSanti protettori dei paesi vicini, infine lamaestosa facciata della Basilica di SanBenedetto di Norcia segno di vicinanzae di solidarietà ai nostri fratelli colpiti dalsisma).Alla manifestazione hanno partecipatoanche le confraternite provenienti dallevicine parrocchie di Sutera,

Campofranco, Vallelunga e San GiovanniGemini nonché i gruppi di preghieradella nostra parrocchia impegnati comevolontari che hanno dato il meglio diloro, lavorando per lunghi mesiriuscendo a riprodurre opere di qualità edi grande valore artistico, nonché fortimomenti di aggregazione sociale.Si auspica che tale iniziativa, che suscitasogni e speranze ed amplia la coscienzacristiana, anche attraverso il disegnoartistico, abbia continuità nel tempo.La manifestazione è frutto della sinergiadi tutta la comunità che ha visto lacostante e continua collaborazione traAmministrazione Comunale,Parrocchia, Pro-Loco, volontari ecittadini che hanno fatto di questopiccolo paese un centro di attrazioneturistica ed esaltazione della fedecristiana.

IN PROVINCIA

di Giuseppe Maria Firrone

La questione del Servizio Idri-co Integrato, ossia tutto ciòche riguarda il sistema del-

l’acqua in fatto di distribuzione, rac-colta, depurazione e costi di gestione,costituisce a livello nazionale uno de-gli argomenti più dibattuti, da unaparte dai rappresentanti politico-am-ministrativi e dall’altra da associazio-ni, comitati di cittadini, forum spon-tanei e movimenti civici, per le im-

portanti ed inevitabili ricadute che hala gestione idrica sulla qualità di vitadelle comunità locali.

Su questo importante argomentosi è svolta nei locali della chiesa SanMarco di Caltanissetta una assembleacittadina organizzata dai Comitati diquartiere, dal Forum Acqua Bene Co-mune, dal Movimento consumatori edal Tavolo Tecnico dell’Acqua del Po-lo Civico, alla quale hanno partecipa-to più di un centinaio di nisseni, pre-sente anche il sindaco Ruvolo.

Nel corso dell’incontro, è stata pre-sentata la situazione attuale dellaLegge Regionale che recepisce l’indi-cazione referendaria del 2011 di un ri-torno alla gestione pubblica e parte-cipativa dell’acqua, legge accolta en-tusiasticamente come un valido stru-

mento per la riorganizzazione del si-stema idrico regionale con l’obbietti-vo di una conseguente riduzione del-le tariffe.

Il fine dichiarato era rivedere e mo-dificare i contratti con i gestori priva-ti (Siciliacque e Caltaqua), rinnovaregli ATO, ossia gli enti pubblici di con-trollo nella gestione del sistema idri-co (quasi tutti commissariati da anni)con la costituzione ed insediamentodelle ATI (Assemblee Territoriali Idri-che) costituite dai sindaci dei comu-ni della provincia, introdurre gli stru-menti di tutela delle fasce economi-camente deboli della popolazione,con l’applicazione delle tariffe di baseed agevolate, l’erogazione del quanti-tativo minimo vitale e la costituzionedel fondo di solidarietà.

Il testo è stato, però, oggetto di im-pugnativa da parte del Consiglio diStato ed agli inizi di maggio è arrivatala sentenza della Corte Costituziona-le che ha smontato e destrutturato lostrumento legislativo ritenendolonon aderente ai principi costituzio-nali in tema di autonomia regionaleed alle direttive comunitarie in mate-ria di tutela di concorrenza e tutelaambientale. Ad aggravare la situazio-ne, a livello regionale, le incombentisanzioni a seguito di tre procedimen-ti europei per infrazioni sulla depura-zione non avvenuta in 175 agglome-rati urbani con più di 2000 abitanti.

Il territorio di Caltanissetta è ser-vito solo dal depuratore di C.da Cam-marella, il quale, per stessa ammis-

sione di Caltaqua, ha bisogno di im-portanti interventi di ammoderna-mento, ampliamento e lavori di mes-sa in sicurezza. Questa situazione hacome effetto che diverse aree della cit-tà sversano in deroga alle leggi e re-golamenti sullo smaltimento dei re-flui, non usufruendo da anni, appun-to, del servizio di depurazione. Ciòporterà i cittadini nisseni a correre ilrischio di subire ulteriori aumenti in“bolletta” per recuperare i costi dellesanzioni causate da inefficienze di co-loro che, per vincoli contrattuali, do-vrebbero garantire un servizio co-stante e di qualità.

Gli utenti di Caltanissetta paganouna bolletta annua di 523,00 €, un co-sto elevatissimo considerata la mediaregionale ad utenza di 345,00 € e lamedia nazionale di 376,00 €. Ad ag-gravare lo stato dei fatti contribuiscesicuramente la quota fissa (il cosid-detto “canone”) che, inizialmentenon prevista dal contratto con il ge-store del servizio idrico Caltaqua, èstata introdotta nel 2008 autorizzatatemporaneamente solo per un anno,poi sempre confermata, per poi esse-re istituzionalizzata nel 2013. Dalla fi-ne del 2013, nell’arco di meno di treanni, la quota fissa è passata dagli ini-ziali 60,00 € annuali agli attuali 89,28€, un aumento del 48,8%!

Nel corso dell'assemblea, si è par-lato poi della Carta dei Servizi che re-gola gli obblighi e i diritti reciproci chelegano il gestore privato Caltaqua el’utente. Sulla base di questo docu-

mento e del non raggiungimento, si-no ad ora, da parte di Caltaqua del-l’obbiettivo di una erogazione h24, siè detto che sarà possibile inoltrare daparte degli utenti un invito- diffida perla restituzione della parte della quotafissa della bolletta legata all’impegnodella distribuzione h24 e procederequindi al ricalcolo per i 10 anni pre-gressi rapportandolo ai giorni ed alleore di effettiva distribuzione dell’ac-qua.

Gli interventi dei cittadini presen-ti hanno testimoniato ed avvaloratoepisodi di disservizi giornalieri a cui èsottoposta la cittadinanza, oramaisempre più cosciente di uno stato deifatti che ha raggiunto livelli emergen-ziali e per il quale non è assoluta-mente più giustificabile il continuoaumento delle fatture.

Il sindaco ha ribadito l’importan-za del lavoro svolto dai Comitati diquartiere ed ha ricordato l’impegnodell’amministrazione pubblica nel-l’interlocuzione quasi giornaliera conSiciliacque e Caltaqua.

L’incontro, oltre ad un importantemomento di confronto e di condivi-sione delle informazioni sullo statoattuale dei servizi connessi alla risor-sa acqua a Caltanissetta, è stata un'oc-casione per richiamare i rappresen-tanti istituzionali presenti a non de-rogare dalla funzione principale di unamministratore: quella di garantire edifendere gli interessi dei cittadini edassicurare il rispetto delle regole nel-la tutela del vivere sociale.

Il servizio idriconel NissenoSi temono nuovi aumenti in “bolletta”

Dalla fine del 2013,nellʼarco di meno di treanni, la quota fissa èpassata dagli iniziali 60 €annuali agli attuali 89,28 €,un aumento del 48,8%!

La “Breccialfiorata”Pannelli artistici per il Corpus Dominidi Rosario Castiglione

Non c’è località che non possavantare almeno un santoprotettore cittadino. Ci stanno poipaesi che ricorrono addirittura apiù santi nella ricerca affannosa didotare la comunità di un baluardoprotettivo, sicuro e invisibile. E’ unbisogno profondo, atavico,impellente affidarsi ai santi piùpotenti e più “vicini” a Dio perottenere assistenza, protezione edintercessione, nonché un confortopsicologico nelle fasi critichedell’esistenza. Ma l’elementocentrale del ruolo assunto dalpatrono va ricercato nel sistema ditutela della comunità relativo adeventi catastrofici, terremoti, peste,guerre per assicurare in tal modola pace e la prosperità all’interno

della stessa. Di conseguenza, lafesta in suo onore coinvolgeval’intera comunità tant’è cheappariva il momento piùimportante dell’anno: siritrovavano intorno al proprioprotettore per consolidare ilvincolo di appartenenza e peraffidargli l’incertezza e laprecarietà della vita stessa. Come ogni grande festa che sirispetti non possono mancaredeterminati ingredienti, quellisacri: l’ottavario e il triduo dipreparazione, la messa solenne ela processione. Ma per creare ilclima effervescente occorronoanche le luminarie, le bancarelle, ifuochi d’artificio, gli spettacolimusicali, le giostre, i giochi

comunitari. Come sappiamo lefeste seguono anche le vocazionilavorative del posto, il ciclo agrarioe quello stagionale. Sembrapertanto quasi naturale che granparte delle feste patronali sicollochino nella bella stagione, nel

tempo della rinascita edell’esultanza per la realizzazionedel raccolto e in particolar modonel periodo agosto-settembre. Loscrittore nisseno Salvatore Mosca,nel suo diario-romanzo MastroBombardino, ricorda che aSommatino «nel 1903 fu trasferitaal mese di luglio la festa dallaSantissima Annunziata,solennizzata ogni anno il 25marzo. Si riteneva più opportunoconcentrare i festeggiamenti piùimportanti nei mesi estivi e per lastagione più propizia ad unamaggiore pomposità e percoinvolgere la popolazioneagricola che con i prodotti dellaterra garantiva una buona partedelle offerte dei devoti» Etrovandoci alla fine dei lavoriagricoli, acquistava anche un valoredi ringraziamento per l’annatatrascorsa e d’auspicio per quella avenire. Un ultimo motivo risiedeva

nel favorire la partecipazione degliemigrati e così far riunire le famiglieintorno alla vara del santo e albanchetto, in modo da rinsaldare ilegami parentali.

I Santi Patroni “estivi”di Luigi Bontà

DIRETTORE RESPONSABILEGiuseppe La Placa

REDAZIONECrispino Sanfilippo - Andrea Miccichè

TELEFONO0934 21446

SITOWEBwww.diocesicaltanissetta.it

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONESalvatore Tirrito

Curia Vescovile Caltanissetta

STAMPATipolitografia Paruzzo - Caltanissetta

di Luigi Biancheri

Fin dal suo nascere, nel 1981,la struttura si caratterizzaper essere non semplice-

mente un luogo di ospitalità,quanto piuttosto una comunità divita, che offre la possibilità al pre-sbitero di non vivere in una nic-chia privata, ma di condividerecon il confratello le gioie, le ansie,le preoccupazioni, le fatiche pa-storali, ma anche il confronto sul-la Chiesa e sul mondo.

La Casa del Clero “San Giu-seppe” ha due vani: al piano ter-ra c'è la cucina e il salotto comu-

ne, la Cappella, tre stanze che siaffacciano in un ampio cortile; alprimo piano un'anticamera equattro stanze. Nel cortile c'è unparcheggio e un ampio cortilecon una brace e un forno a legna.Grazie al contributo dell'Otto perMille, è stata restaurata nel 2012.

Situata accanto all'antica Ab-bazia di Santo Spirito, la Casa delClero “San Giuseppe” è un luogodi comunione di sacerdoti, che,pur svolgendo il ministero in par-rocchie diverse, vivono la frater-nità e lo stare insieme. Ciò sup-porta nel proprio ministero e so-prattutto completa nello sviluppodella spiritualità presbiterale del-

la comunione nell'unica Chiesa,che ci si impegna a servire insie-me.

La vita comune, fin dall'epocadei Padri, è stata considerata fon-damentale per l’“uomo di Dio”,perché preserva da molti perico-li, quali l'individualismo, l'egoi-smo e la solitarietà, che porta alcomodismo e all'incapacità diconfronto con l'altro diverso da sestessi.

Certamente la Casa del Cleronon è un monastero, poichéognuno vive le proprie attività pa-storali, adeguandosi ai ritmi e agliorari delle comunità parrocchia-li. Ma è una casa dove si speri-

menta la comunione, la condivi-sione del pasto più importantedella giornata, dove ci si confron-ta, si condivide la gioia del pro-prio sacerdozio e la fiducia nel-l'altro confratello che ti è accanto.Come dice il Salmo 133: «Eccoquant'è bello e dolce che i fratellivivano insieme». Ed è proprio daquest'armonia che si costruisce labase anche della propria spiri-tualità, che è centrata sulla co-munione con il Vescovo e con ipresbiteri, e dei presbiteri fra lo-ro. Questo è uno dei frutti del-l'azione dello Spirito Santo, che ècomunione tra il Padre e il Figlio.La vita comune del presbitero èsegno della comunione che ci siimpegna a trasferire nella stessacomunità che si serve. Imparan-do anche e soprattutto dalla for-mazione in Seminario, la comu-nione fra i presbiteri è un aiutar-si vicendevolmente, con rispettodell'operato e della persona conla quale si abita. È vero che unprete secolare potrebbe vivere infamiglia, ma la vita comune che si

sperimenta nella Casa del Clero,nel suo piccolo è segno che si en-tra in una nuova famiglia, che è ilpresbiterio, e vivendo alcuni mo-menti insieme come la preghiera,la cura dell'orto e del cortile co-mune, si sperimenta di essere inuna vera e propria Chiesa dome-stica, in cui si sviluppano le tre ca-ratteristiche della comunità: laParola, sorgente del nostro agire;la preghiera, in particolare l'Eu-carestia e la carità, che è aprirsi al-l'altro, scorgendo in esso il voltodi Cristo.

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Situata accanto all̓ anticaAbbazia di Santo Spirito, la Casa del Clero “SanGiuseppe” è un luogo dicomunione di sacerdoti,che, pur svolgendo ilministero in parrocchiediverse, vivono la fraternitàe lo stare insieme

”CASA DEL CLERO “SAN GIUSEPPE”

La Casa del Clero offre lapossibilità di condividerecon il confratello le gioie, leansie, le fatiche pastorali,ma anche il confronto sulla Chiesa e sul mondo

Da un po’ di anni si assisteva ad un lentodegrado di quel bell’edificio ubicatoaccanto ad una delle più belle chiese di

Caltanissetta; un edificio di recente realizzazione,che ha necessitava di un importante intervento diristrutturazione. I sacerdoti che vi abitavanolamentavano che un’unica stanza, neanche tantogrande, non era sufficiente per viverci: troppo caldod’estate e troppo freddo d’inverno e chi abitava alpiano terra aveva le stanze umide d’inverno. Così isacerdoti uno alla volta lasciavano la Casa del Clero.Soltanto in due rimasero sopportando parecchidisagi. Il Vescovo, comprendendo che ristrutturarela Casa del Clero dedicata a San Giuseppe incontrada Santo Spirito era un obiettivo prioritariodecise di concentrare tutte le energie per realizzareun progetto che potesse essere accolto dalla CEI per

l’ottenimento di un contributo a valere sui fondidell’8x1000. Era il 4 gennaio del 2012 e laConferenza Episcopale Italiana comunicò che ilprogetto aveva ottenuto tutti i visti ed era statoemesso il Decreto con il quale veniva concesso uncontributo per coprire parte dei costi da sostenere.Immediatamente venne avviata una gara informale,e fu individuata la ditta che avrebbe eseguito ilavori. Nell’arco di 12 mesi vennero effettuati i lavoriper rendere l’edificio maggiormente funzionale; peraumentare la superficie di ogni alloggio, persistemare tutti gli spazi comuni ed infine, grazie alladonazione di un benefattore, per adeguare laCappella dedicata a San Giuseppe. Un’idea chedivenne realtà, una casa per quei sacerdoti chehanno deciso di realizzare la comunionepresbiterale condividendo la comune dimora.

Ristrutturatagrazie all’8X1000di Giuseppe Di Vita

La cappella della Casa del Clero SanGiuseppe è per i sacerdoti che viabitano il luogo per l’adorazione

personale e per la preghiera comunitariadell’Ora sesta. Dedicata al padre putativo diGesù, contiene due pannelli di ceramica, cheintendono condurre «i fedeli verso i misteridella fede che vi si celebrano» (Ordinamentodel Messale 318).

Il primo riproduce un’opera del BeatoAngelico, la presentazione di Gesù al Tempio,da parte di Maria e di Giuseppe (Lc 2,22-35).Essi si accostano ad un altare, sul quale arde ilfuoco sacro, per offrire al Padre il Figlio che,non essendo riscattato come gli altriprimogeniti d’Israele, si offrirà sull’altare della

croce, infuocato dallo Spirito, in assoluta fedeltàa Dio e pienamente misericordioso verso ifratelli (Eb 2,17). Sull’altare della Chiesa,nell’Eucaristia, si rende presente questomistero! Il secondo pannello s’ispira all’esegesiallegorica che san Fulberto di Chartres (X-XIsec.) ha proposto dell’episodio di Nm 17,16-23:Dio confermò i leviti per il servizio sacerdotale,facendo fiorire, fra 12 verghe poste sull’altaredella Tenda, una per ogni tribù, solo quella diAronne. Fulberto commenta: «Sicut virga Aarónsine radice fructificavit, ita Virgo Maria». Laverga fiorita in mano a san Giuseppe, così,ricorda la verginità di Maria e quella eucaristicadel sacerdote il quale, sull’altare, rendepresente il Corpo di Cristo come Maria.

Sicut virga Aarónita Virgo Mariadi Luciano Calabrese

Una casa confortevole per la vita comune dei sacerdoti

La comunionein comunità