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di Dario Saftich IL PROLOGO w w w . e d it .h r/ l a v o c e A n n o V I I n . 7 0 S a b ato , 1 4 lu g li o 2 0 1 2 dalmazia LA VOCE DEL POPOLO DEL POPOLO Stavolta Spalato ha superato brillante- mente il test di tolleranza. L’Europa è sod- disfatta. La Croazia ha potuto tirare un sospiro di sollievo. Dopo accese polemiche e inviti al boicottaggio, il Gay pride, infat- ti, si è tenuto regolarmente, con 900 poli- ziotti che ne hanno garantito la sicurezza. Per paura che si ripetessero i sanguinosi incidenti avvenuti lo scorso anno le auto- rità hanno “blindato” la città. Così tutto è filato liscio, ma non certo, sottolineano in molti, perché a Spalato sia cambiata l’at- mosfera o vi sia più tolleranza. Piuttosto perché le forze di polizia, mai così nume- rose in questa città a chiara vocazione tu- ristica, hanno formato un impenetrabile cordone di sicurezza proteggendo i parte- cipanti alla parata. Per questo motivo i detrattori del Gay pride hanno messo in dubbio che i membri delle minoranze sessuali siano riusciti nel loro intento di dare visibilità alle rivendi- cazioni LGBT, perché i cittadini di Spalato con tutta quella polizia sono a malapena riusciti a vederli, mentre la maggior par- te di loro ha ignorato la manifestazione o non si è fatto vedere sul principale lungo- mare della città, dove solitamente si tengo- no le manifestazioni. Gli organizzatori dell’iniziativa hanno però sostenuto che non è andata così e che i cittadini di Spalato non hanno ignorato la manifestazione, nonostante gli inviti a boicottare la parata giunti dall’ammini- strazione locale, così come da parte della Chiesa. A differenza dell’amministrazione loca- le che ha fatto di tutto per impedire il Gay pride e dimostrare che la comunità LGBT non è gradita a Spalato, il governo centra- le, con l’occhio sempre rivolto all’Europa, ha fatto tutto il possibile per favorire uno svolgimento pacifico della sfilata. Non per niente al Gay pride di Spalato c’era- no cinque ministri, tra cui anche il capo della diplomazia, Vesna Pusić. Al governo croato importava soprattutto che col Gay pride di Spalato non venisse data un’im- magine internazionale simile a quella del- la scorsa edizione, quando i partecipanti vennero presi a sassate e le immagini dei manifestanti insanguinati dominarono la scena mediatica. Da Bruxelles era giunto un chiaro messaggio a Zagabria: il Paese che il prossimo anno entrerà nell’Unione europea deve garantire i diritti delle mi- noranze, comprese quelle sessuali, e ga- rantire il loro diritto a manifestare. Ecco perché l’Esecutivo ha fatto di tutto per far svolgere il Gay pride senza inciden- ti. Gli scettici dicono che il messaggio di tolleranza non sia riuscito a fare breccia nel cuore dei dalmati. A questo proposito vale la pena di citare l’opinione dell’edi- torialista del settimanale Globus, Boris Dežulović, quando dice: “Vorrei ricordare che nel 1957 nove ragazzi di colore riusci- rono ad iscriversi al liceo pubblico di Little Rock nell’Arkansas e che prima di entra- re nella scuola furono scortati da 101 fan- ti dell’esercito americano. Affermare oggi che il Gay pride di Spalato non è riusci- to, sarebbe come affermare che negli anni Cinquanta non ebbe successo la protesta della comunità nera”. Come dire, stavolta è servita la “scorta” di 900 poliziotti, con il tempo la gente si abituerà... e la tolleranza vincerà davvero. Gli intrepidi Cavalieri dalmati Gli intrepidi Cavalieri dalmati in prima linea contro i Turchi in prima linea contro i Turchi Battaglie navali e lotte senza quartiere PAGINE 6 e 7 PAGINE 6 e 7 Spalato, prove tecniche di tolleranza

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Page 1: Battaglie navali e lotte senza quartiere Gli intrepidi ... · tuosa tenuta di Graceland Man-sion, trasformata in casa-museo di Elvis, a distanza di tre decen-ni dall’apertura –

di Dario Saftich

IL PROLOGO

www.edit.hr/lavoce Anno VII • n. 70 • Sabato, 14 luglio 2012

dalmazia

LA VOCEDEL POPOLODEL POPOLO

Stavolta Spalato ha superato brillante-mente il test di tolleranza. L’Europa è sod-disfatta. La Croazia ha potuto tirare un sospiro di sollievo. Dopo accese polemiche e inviti al boicottaggio, il Gay pride, infat-ti, si è tenuto regolarmente, con 900 poli-ziotti che ne hanno garantito la sicurezza. Per paura che si ripetessero i sanguinosi incidenti avvenuti lo scorso anno le auto-rità hanno “blindato” la città. Così tutto è fi lato liscio, ma non certo, sottolineano in molti, perché a Spalato sia cambiata l’at-mosfera o vi sia più tolleranza. Piuttosto perché le forze di polizia, mai così nume-rose in questa città a chiara vocazione tu-ristica, hanno formato un impenetrabile cordone di sicurezza proteggendo i parte-cipanti alla parata.

Per questo motivo i detrattori del Gay pride hanno messo in dubbio che i membri delle minoranze sessuali siano riusciti nel loro intento di dare visibilità alle rivendi-cazioni LGBT, perché i cittadini di Spalato con tutta quella polizia sono a malapena riusciti a vederli, mentre la maggior par-te di loro ha ignorato la manifestazione o non si è fatto vedere sul principale lungo-mare della città, dove solitamente si tengo-no le manifestazioni.

Gli organizzatori dell’iniziativa hanno però sostenuto che non è andata così e che i cittadini di Spalato non hanno ignorato la manifestazione, nonostante gli inviti a boicottare la parata giunti dall’ammini-strazione locale, così come da parte della Chiesa.

A differenza dell’amministrazione loca-le che ha fatto di tutto per impedire il Gay pride e dimostrare che la comunità LGBT non è gradita a Spalato, il governo centra-le, con l’occhio sempre rivolto all’Europa, ha fatto tutto il possibile per favorire uno svolgimento pacifi co della sfi lata. Non per niente al Gay pride di Spalato c’era-no cinque ministri, tra cui anche il capo della diplomazia, Vesna Pusić. Al governo croato importava soprattutto che col Gay pride di Spalato non venisse data un’im-magine internazionale simile a quella del-la scorsa edizione, quando i partecipanti vennero presi a sassate e le immagini dei manifestanti insanguinati dominarono la scena mediatica. Da Bruxelles era giunto un chiaro messaggio a Zagabria: il Paese che il prossimo anno entrerà nell’Unione europea deve garantire i diritti delle mi-noranze, comprese quelle sessuali, e ga-rantire il loro diritto a manifestare. Ecco perché l’Esecutivo ha fatto di tutto per far svolgere il Gay pride senza inciden-ti. Gli scettici dicono che il messaggio di tolleranza non sia riuscito a fare breccia nel cuore dei dalmati. A questo proposito vale la pena di citare l’opinione dell’edi-torialista del settimanale Globus, Boris Dežulović, quando dice: “Vorrei ricordare che nel 1957 nove ragazzi di colore riusci-rono ad iscriversi al liceo pubblico di Little Rock nell’Arkansas e che prima di entra-re nella scuola furono scortati da 101 fan-ti dell’esercito americano. Affermare oggi che il Gay pride di Spalato non è riusci-

to, sarebbe come affermare che negli anni Cinquanta non ebbe successo la protesta della comunità nera”. Come dire, stavolta

è servita la “scorta” di 900 poliziotti, con il tempo la gente si abituerà... e la tolleranza vincerà davvero.

Gli intrepidi Cavalieri dalmati Gli intrepidi Cavalieri dalmati in prima linea contro i Turchiin prima linea contro i Turchi

Battaglie navali e lotte senza quartiere

PAGINE 6 e 7PAGINE 6 e 7

Spalato, prove tecniche di tolleranza

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2  dalmazia Sabato, 14 luglio 2012

«Pinocchio», trasformazione in atto l’asilo italiano sta prendendo corpoETNIA Avvenuta la registrazione della Scuola per l’infanzia della CI di Zara, sono in corso le notifiche delle iscrizioni

Affinché il celebre buratti-no collodiano diventasse un bambino vero, in carne

e ossa, ci volle, tra l’altro, l’aiu-to della Fata Azzurra. Per trasfor-mare il “Pinocchio” zaratino da sogno in realtà ci sono voluti, e ci vogliono tutt’ora, impegno, pa-zienza, risorse (di tutti i tipi), una ferma volontà e tanto ingegno (politico) per superare gli osta-coli e le insidie che si sono pre-sentati e continuano a comparire nel cammino della Scuola italiana per l’infanzia. Un po’ come fece lo stesso Pinocchio, affrontan-do nel suo percorso di trasforma-zione i vari Mangiafuoco, Gatto e Volpe, Paese dei Balocchi, pancia della balena…

”L’Unione Italiana si sta ado-perando e intensificando tutti gli sforzi per l’apertura dell’asilo di Zara. Al momento però non è possibile porre delle date preci-se. Non sappiamo se riusciremo a farlo entro settembre o un po’ più in là; comunque noi stiamo facendo in modo accioché av-venga quanto prima”, dichiara Maurizio Tremul, presidente del-la Giunta esecutiva dell’Unio-ne Italiana, reduce da un recen-te incontro con le autorità zara-tine, nella fattispecie l’assessore all’Educazione e Istruzione, Joso Nekić, e all’assessore all’urbani-stica (che gestisce le attività le-gate all’attuazione dei documen-ti relativi all’assetto territoriale

e all’edilizia), Marija Pavlović Palčok.

E se l’intervento di ristruttu-razione e riassetto degli spazi in-terni ed esterni della sede prose-gue con i suoi ritmi, tra i punti ancora da chiarire e definire una volta per tutte – al di là di tutte le promesse finora sentite – vi è la delicata questione del cofinan-ziamento delle spese della strut-tura. La CI di Zara ha previsto con il Piano finanziario che la SII “Pinocchio” nel 2012 regi-strerà entrate pari a 210.000 kune e uscite pari a 619.772 kune, di cui 399.272,00 kn a copertura dei costi del personale dipenden-te. Ricordiamo, l’asilo italiano “Pinocchio” non è un’istituzione

prescolare pubblica, ma priva-ta e autonoma fondata dalla lo-cale Comunità degli Italiani. Va anche detto che la Città di Zara finanzia, oltre alla propria rete, pure le retribuzioni del persona-le dipendente degli asili privati.

Avvenuta la registrazionePer quanto riguarda invece

permessi e “carte”, nel febbraio di quest’anno il Ministero della Scienza, dell’istruzione e dello sport della Repubblica di Croa-zia ha dato l’”ok” all’atto di co-stituzione della Scuola italiana per l’infanzia “Pinocchio”. Il de-creto firmato dal ministro Željko Jovanović il 6 giugno scorso ha messo fine a un percorso buro-cratico decennale, molto lungo e sofferto – mentre a febbraio era già stato “promosso” il Program-

ma di lavoro della stessa, prece-duto dal “sì” dell’Agenzia per l’educazione e l’istruzione del-la Croazia, per quanto riguarda lo specifico dell’insegnamento della lingua italiana come lingua materna (L1). È invece di pochi giorni la notizia dell’avvenuta registrazione dell’asilo presso il Tribunale di Zara. Come ci dice Norma Zani, titolare del Settore Educazione e Istruzione dell’UI, Norma Zani, ora la CI zarati-na, nella persona della presiden-te Rina Villani, nonché della di-rettrice del “Pinocchio”, Ivana Anić Ivičić Lodi, sta prendendo nota di tutti i potenziali interes-sati per l’iscrizione ai due gruppi dell’asilo, ciascuno di 25 bambi-ni, uno da 1 a 3 anni, l’altro per quelli da 3 a 7 anni.

Le iscrizioni si concluderan-no il 20 di agosto. Pare che al momento, le prenotifiche ab-

Sul sito Internet della Comunità degli Italiani di Zara la pagina dedicata alla Scuola italiana per l’infanzia (SII) “Pinocchio” con

l’annuncio dei termini delle iscrizioni

Il «re del rock’n’roll» protagonista nella città dell’imperatore illiricoMemorabilia di Elvis Presley in mostra a Spalato per i 35 anni della morte del cantante, chitarrista e attore, intramontabile icona americana, puro genio e sregolatezza

Per avviarla bisogna utilizzare nientemeno che una chiave in oro a diciotto carati. Parliamo della lussuosa Cadillac di Elvis Presley, una Fleetwood targata “1-ELVIS”. È il pezzo forte della mostra allesti-ta a Spalato, proveniente da Mem-phis, e incentrata, appunto, sulla figura del “re del rock’n’roll”. E in quanto a oggetti luccicanti espo-sti nella città voluta dall’imperato-re romano Diocleziano (di origini illiriche), non si scherza di certo! Geniale nella musica, “The King” fu esagerato (e ne pagò lo scotto, prematuramente) nella vita. Non si fece mancare nulla, nemmeno un suo tempio personale: la son-tuosa tenuta di Graceland Man-sion, trasformata in casa-museo di Elvis, a distanza di tre decen-ni dall’apertura – avvenuta il l 13 giugno 1982 – registra ancora una media di 500mila visitatori all’an-no (e pare che non abbiano inten-zione di diminuire).

L’esposizione mondiale dei memorabilia di Elvis Presley pro-venienti dal suo maniero di Mem-phis, “Now it starts – Elvis’ ali-ve!”, è uno dei contenuti più cu-riosi e particolari dell’offerta cul-turale estiva croata, approdata a Spalato alla fine di giugno – grazie all’agenzia turistica Atlas, presso gli spazi espositivi dell’ex “Star

Rock Caffè” – e in allestimento fino al 1.mo settembre. Le prime reazioni degli spalatini? Un’onda-ta di euforia, che ha coinvolto pure il jet set locale, accorso all’inaugu-razione (c’erano, tra gli altri, Luka Nižetić, Anamarija Asanović, Sla-vko Sobin, Neda Makjanić Kunić, Fani Čapalija). Oltre cento oggetti del mitico Elvis Presley narrano la storia del “re del rock’n’ roll”, la vita vissuta davanti alle telecame-re e attraverso la stampa. La col-lezione, del valore di alcuni mi-lioni di dollari, comprende effetti personali della stella della musica sin dagli inizi presso la casa edi-trice Sun Records, per poi prose-guire attraverso i momenti crucia-li della sua carriera e rispecchiano il brillante e lussuoso stile di vita di Elvis.

Nell’ambito della mostra – il valore complessivo degli esposti è di 2,97 milioni di euro – si pos-sono tra l’altro ammirare: un mi-crofono dello studio Sun Records del 1954, quando fu incisa la pri-ma canzone di Elvis; un disco del-lo studio Sun Records, “Mistery Train”, del 1955; il distintivo da poliziotto con 32 diamanti e rubini del valore di più di 50.000 dolla-ri; la sontuosa Cadillac; la chitar-ra usata al “Comeback Tour ’68”; la famosa chitarra Fender Strato-

caster del film “Viva Las Vegas”; la divisa indossata usata durante la naia; il kimono di karate; la pre-sentazione fotografica del suo po-dere Graceland; il pettro con l’in-cisione delle sue iniziali, E. P., del valore di 80.000 euro...

Ci sono pure due collane d’oro e diamanti (del valore di 50mila euro; ad Elvis piacevano tantis-simo le pietre colorate, soprattut-to zaffiri, rubini e smeraldi). C’è quella con la scritta TCB, che sa-rebbero le iniziali della frase “Ta-king Care Of Business” (per inte-ro sarebbe “Taking Care Of Bu-siness In A Flash”, che in italino vuol dire “abbi cura degli affari in un baleno”), molto popolare tra i neri del Sud degli Stati Uni-ti e che divenne il suo motto. Ini-zialmente Elvis fece fare dal suo gioielliere di Palm Spring 12 pen-denti in oro raffiguranti il simbo-lo TCB per la sua Memphis Ma-fia (soprannome che fu attribuito al gruppo di uomini che vissero al fianco di Elvis dal 1956 fino a quando morì il 16 agosto 1977; il fulcro del gruppo iniziale era-no Red West, Sonny West, Mar-thy Lacker, Billy Smith e Lamar Fike, considerati gli amici più in-timi di Elvis e, nel corso degli anni, i suoi confidenti). Succes-sivamente Elvis apportò questo

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biano superato quota 30, ma aumentano di giorno in gior-no. Va aggiunto che per l’asi-lo sono previste due educatri-ci per sezione (e due giovani hanno già cominciato a inserir-si nel lavoro, anche partecipan-do, ad esempio, a un seminario di aggiornamento linguistico-culturale alla Ca’ Foscari di Ve-nezia, organizzato dall’Unione Italiana e dall’Università Popo-lare di Trieste). La direttrice in-vece, laureata in Difettologia e Logopedia, che in questo am-bito sta ultimando il dottorato, si prenderà anche cura dei ra-gazzini con difficoltà e disturbi dello sviluppo. “La mia impres-sione personale è che sarà pro-prio una bella struttura, situa-ta in una zona tranquilla, senza traffico (in via Kornatski prilaz 9, ndr), con a disposizione 100 metri quadrati per piano, una sala giochi e uno spazio verde in cui ci sono pure degli albe-ri da frutto; insomma un asilo adeguato a tutti i nuovi stan-dard pedagogici”, conclude la prof. Zani.

Necessari interventi aggiuntivi

Nel frattempo l’amministra-zione municipale sta acceleran-do i tempi della procedure di ri-lascio dei necessari permessi e licenze, di agibilità e altri. Pro-prio per ottemperare ai crite-ri che entreranno in vigore nel 2013, si è dovuto procedere con un ampliamento dei lavori al vil-lino acquistato dall’Unione Ita-liana – il versamento della pri-ma tranche risale al settembre 2011 – con fondi stanziati dal Governo italiano. “Finora sono

stati contrattualizzati 400mila euro. E non basteranno – preci-sa Tremul –. Dovremo stanzia-re mezzi aggiuntivi, in quanto si sono resi indispensabili inter-venti più radicali di quanto ini-zialmente previsto, soprattutto al primo piano, l’abbattimento del-le barriere architettoniche, non-

ché l’adeguamento degli spazi esterni. Ma alla fine avremo una struttura che per offrirà ai bam-bini un soggiorno piacevole e si-curo e soprattutto risponderà a tutte le norme in materia”.

Passo dopo passo, dunque, quello che sembrava un “sogno impossibile” sta andando in por-

to. Anche se, come dicevamo, non tutti gli aspetti sono stati ri-solti. Ma non vorremmo essere come il petulante e ossessivo – un po’ odioso – Grillo Parlante, an-che se l’esperienza zaratina degli anni passati ci insegna, purtrop-po, a non dare le cose per già fat-te, scontate. La comunità italiana

della città dalmata più veneziana sta già vivendo la magia di Pinoc-chio. Ed è giusto (anche) così. Ci ha creduto fin dall’inizio, anche quando sembrava impossibile ri-uscirci, dopo circa sessant’anni dalla soppressione di ogni forma di scolarizzazione italiana.

Ilaria Rocchi

«Pinocchio», trasformazione in atto l’asilo italiano sta prendendo corpoETNIA Avvenuta la registrazione della Scuola per l’infanzia della CI di Zara, sono in corso le notifiche delle iscrizioni

Il «re del rock’n’roll» protagonista nella città dell’imperatore illiricoMemorabilia di Elvis Presley in mostra a Spalato per i 35 anni della morte del cantante, chitarrista e attore, intramontabile icona americana, puro genio e sregolatezza

simbolo sulle sue auto e le tute di karate. Per il gentil sesso inve-ce Elvis coniò un logo speciale, TLC (Tender Loving Care), e in

mostra a Spalato c’è pure la col-lana che lo riporta.

Spalato ricorda in questo modo il 35.esimo della morte del cantan-

te, chitarrista e attore, intramonta-bile icona americana, puro genio e sregolatezza. Elvis Aaron Presley, nato l’8 gennaio del 1935 in una piccola e non proprio confortevo-le abitazione di Tupelo (capoluo-go della contea di Lee nello sta-to del Mississippi negli Stati Uni-ti), muore il 16 agosto del 1977 lasciando un’eredità difficile da gestire, ma, soprattutto, costosa: Graceland. Quando la tenuta-mu-seo di “The King” aprì, trent’an-ni fa, nessuno immaginava che sarebbe rimasta un evergreen an-che nel nuovo millennio. Il flus-so di visitatori non è mai calato e ha tutt’oggi il suo picco in agosto, durante la commemorazione della morte (con tanto di fiaccolata). A detta di Priscilla Presley la ricetta del successo sarebbe… lo spirito di Elvis! “Ogni volta che ci entro mi sembra che lui possa scendere le scale da un momento all’altro”. Sempre secondo l’ex Mrs. Pre-sley, “È incredibile vedere quanto il ricordo di Elvis sia ancora for-te, non l’avremmo mai immagina-to nel 1982. È popolare quanto al-lora, se non di più”. La sua forza però, è che a tanti anni dalla sua scomparsa riesce ancora a far par-lare di sé, come dimostra (nel suo piccolo) pure la sua “presenza” a Spalato. (ir)

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Alle Olimpiadi i campioni dalmati hanno saputo farsi valereSPORT Ricco il carnet degli atleti provenienti dalla Dalmazia. Grandi speranze sono riposte anche nei Giochi di Londra che inizieranno tra pochi giorni

di Igor Kramarsich

Tra 11 giorni iniziano le Olim-piadi di Londra. La 30.esima edizione dei Giochi olimpici

sarà all’insegna dei record. Saranno presenti atleti di più di 200 nazioni o meglio membri del Comitato Olim-pico Internazionale. Cercheranno di vincere in 26 sport e 39 discipli-ne per un numero totale di 302 me-daglie d’oro. Un numero impressio-nante per la più grande manifesta-zione sportiva al mondo.

Quest’anno la Croazia manderà a Londra ben 108 atleti, tra cui pa-recchi provenienti dalla Dalmazia.

E proprio i dalmati avranno un ruo-lo chiave nelle sorti sportive della Croazia in Gran Bretagna, in quan-to lotteranno pure per diverse meda-glie sia a livello individuale sia negli sport collettivi. Già adesso si fanno parecchi nomi sui possibili campioni olimpici: però sarà il tempo a darci la risposta se le speranze di succes-so erano realistiche. Ma quale è sta-to il contributo della Dalmazia nel-la storia dei Giochi olimpici? È una domanda alla quale è molto difficile rispondere in maniera assolutamen-te esauriente. Gli atleti dalmati han-no partecipato alle Olimpiadi con le maglie di diverse nazioni, registran-do in genere ottimi risultati. Azzar-dare cifre definitive è impossibile.

DISSOLUZIONE DEGLI STATI MULTINAZIONALI Ne-gli ultimi decenni con la dissoluzio-ne dei vari Stati multinazionali, dal-la Jugoslavia all’Unione Sovietica, il Comitato Olimpico Internaziona-le dapprima e in seguito le singole Federazioni mondiali si sono tro-vati in difficoltà su come valutare le medaglie assegnate in preceden-za. Non tanto dalla loro ottica, per-ché le medaglie della Jugoslavia ri-mangono jugoslave nel medagliere. Il problema è stato come comportar-si nei confronti degli orgogli nazio-nali emergenti, come valutare qua-li medaglie della Jugoslavia posso-no essere considerate croate, slove-ne, ecc.

UNA SCELTA POLITICA In questo ambito è stata presa una de-cisione politica, non tanto ben accet-ta dalle nostre parti: ovvero una me-daglie è da considerarsi croata se è stata conseguita da un atleta mem-bro di un club croato. Una politica semplice, ma che inevitabilmente

può scontentare molti e dare vita an-che a contrasti.

Partendo da questo presupposto abbiamo ripercorso un po’ la storia delle Olimpiadi per vedere quali sia-no stati i maggiori successi conse-guiti da atleti dalmati in questa ma-nifestazione.

MEDAGLIA DI BRONZO AI REMATORI ZARATINI È poco noto però che la prima medaglia, dopo quella vinta da Milan Neralić per l’Austro-Ungheria nel 1900, fu quella del 1924 conquistata con i co-lori nazionali dell’Italia dai rematori zaratini! Fu un magnifico bronzo e a vincerlo furono gli zaratini Vittorio Gliubich, i fratelli Antonio, France-sco e Simeone Cattalinich, nonché Pietro Ivanov e Bruno Sorich.

IL PERIODO JUGOSLAVO Dopo di loro ci fu una lunghissi-ma pausa, a causa pure dello scop-pio della Seconda guerra mondia-le. Per arrivare a nuove medaglie la Dalmazia dovette attendere il 1948. Fu un argento vinto nel calcio. Nel-la squadra piazzatasi seconda gioca-rono infatti, tra gli altri, il raguseo Božo Broketa, la leggenda spalatina Franjo Matošić e lo spalatino d’ado-zione Bernard Vukas che nel 1947 arrivò a difendere i colori dell’Ha-jduk.

Segui il famoso oro di Helsinki nel quattro senza. In quell’edizione del 1952 a conquistare una medaglia d’argento fu pure nel calcio Bernard Vukas.

ĐURĐICA BJEDOV Colei che si distinse maggiormente fu Đurđica “Đurđa” Bjedov. La sua Olimpiade d’oro fu quella del 1968 di Messi-co. Infatti riuscì a vincere la meda-glie d’oro nei 100 metri dorso e una d’argento nei 200 dorso.

PALLANUOTO L’unico spa-latino che può vantare ben due me-daglie d’oro nel periodo jugoslavo è Deni Lušić. Fu infatti membro della generazione d’oro della pallanuoto jugoslava che si impose nelle Olim-piadi di Los Angeles del 1984 e a Seul del 1988.

Tra gli altri spalatini con due medaglie, ricordiamo il pallanoti-sta Milivoj Bebić, argento nel 1980 e oro nel 1984 e l’altro pallanotista spalatino due volte argento (1952 e 1956), Ivo Štakula Kolendić.

IL PERIODO CROATO In questo caso non ci sono dubbi di sorta sull’appartenenza nazionale delle medaglie. La storia inizia nel 1992 a Barcellona. Qui le medaglie vinte furono subito tre e in tutti e tre i casi fu determinante il ruolo spa-latino. La medaglia della quale si discusse di più fu quella d’argen-to nella pallacanestro. Fu una me-daglia che “valeva oro”, visto che la Croazia perse contro i fortissimi americani. A scendere in campo fu l’ultima “generazione d’oro” croa-ta, composta pure da campioni dal-mati, come Arijan Komazec, Toni Kukoč, Velimir Perasović, Dino Rađa e Žan Tabak. Da notare che per Toni Kukoč e Dino Rađa quel-lo di Barcellona fu un bis, visto che vinsero pure l’argento nel 1988 con la Jugoslavia. Però queste Olimpia-di saranno ricordate pure per la con-sacrazione nel mondo del tennis di Goran Ivanišević. Un po’ a sorpresa lo spalatino vinse ben due medaglie. Sia nel singolo che nel doppio (con Goran Prpić) riuscì a conquistare la medaglia di bronzo.

IL PRIMO ORO AD ATLAN-TA Fu uno splendido inizio che por-tò poi la Croazia nel 1996 ad Atlan-

ta a conquistare il suo primo oro. Lo vinsero i pallamanisti, ma non man-cò nemmeno l’argento dei pallanoti-sti. Tra questi a portare medaglie in Dalmazia furono Maro Balić, Tino Vegar, Zdeslav Vrdoljak e Perica Bukić di Sebenico, il quale nel suo palmares può vantare pure due ori con la Jugoslavia nel 1984 e 1988.

SOLLEVAMENTO PESI Nel 2000 arrivò il primo oro “spalatino”. Fu un oro aspettato, alquanto strano. Infatti a vincerlo fu un grande cam-pione di sollevamento pesi, Nikolaj Pešalov, nato in Bulgaria, per la qua-le aveva vinto in precedenza tantis-sime medaglie a livello mondiale, europeo, ma pure olimpico, tra cui l’argento nel 1992 e il bronzo nel 1996. Si trasferì poi a Spalato dove fu naturalizzato croato. Arriva così con lui il primo oro olimpico indivi-duale nella disciplina entro i 62 kg, seguito poi ad Atene nel 2004 da un bronzo nella categoria entro i 69 kg.

Però il 2000 sarà ricordato pure per il bronzo nel canottaggio vinto nell’otto senza da quattro spalatini: Igor Boraska, Tihomir Franković, Nikša Skelin, Siniša Skelin assieme ad altri quattro rematori provenienti da Zagabria: Krešimir Čuljak, Brani-mir Vujević, Tomislav Smoljenović e Silvijo Petriško.

ATENE, I DALMATI SI FAN-NO VALERE Atene nel 2004 sarà ricordata come la migliore Olimpia-de dei dalmati. Tante le medaglie vinte. A conquistare l’oro fu la na-zionale di pallamano maschile nel-le cui file, tra gli altri, giocarono Ivano Balić, Davor Dominiković, Nikša Kaleb, Petar Metličić, Goran Šprem e Drago Vuković. Poi furono registrati due argenti, tra cui quel-lo strepitoso e storico di Duje Dra-

Arrivata sul Tamigi la fiaccola olimpica

Zoran Primorac

Đurđica Bjedov

Rematori del Gusar in auge

Toni Kukoč Nikolaj Pešalov

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ganja vinto nel nuoto, ovvero nei 50 metri stile libero. Draganja registrò ad Atene il settimo tempo di tutti i tempi, 21.94. Nella capitale ellenica a trionfare furono pure il due sen-za del Gusar di Spalato, composto dai fratelli Skelin, Siniša e Nikša. E poi ci furono anche due medaglie di bronzo targate pure esse Spalato. Nel tennis si piazzò terzo nel doppio lo spalatino Mario Ančić con Ivan Ljubičić. Infi ne la nuova medaglia con il bulgaro-spalatino Nikolaj Pešalov nel sollevamento pesi.

PECHINO Alle ultime Olim-piadi di Pechino del 2008 la Croa-zia vinse cinque medaglie. Di que-ste una targata Spalato. A vincer-la nell’atletica fu Blanka Vlašić, che nel salto in alto conquistò la meda-glia d’argento.

MEDAGLIE A LONDRA? Le Olimpiadi di quest’anno “rischia-no” di essere per gli atleti dalmati le Olimpiadi d’oro. Ci sono diversi candidati al podio. Tutto dipenderà dello stato di forma al momento del-la gara: però le condizioni di que-sti atleti negli ultimi mesi a livello mondiale sono state ottimo.

VELA Reali pretendenti all’oro sono gli zaratini Šime Fantela e Igor Marenić nella vela. Nella loro clas-se, la 470, si sono laureati poche set-timane fa campioni europei e l’anno scorso sono stati terzi ai campionati del mondo di Perth, in Australia. Il loro è un successo che dura nel tem-po; già a livello juniores sono stati per tre anni campioni del mondo.

GEMELLE SPALATINE Poi ci sono le gemelle Zaninović di Spa-lato nel taekwondo. Classe 1987, le sorelle sono in forma smagliante da anni. Ana Zaninović gareggia nella categoria entro i 53kg. È stata cam-

pionessa mondiale a Gyeongjuu, nella Corea del sud. Quest’anno agli Europei di Manchester ha vinto la medaglia d’argento. Speranze an-cora maggiori sono riposte in Luci-ja Zaninović, che gareggia nella ca-tegoria entro i 49kg. Infatti è stata campionessa europea sia a San Pie-troburgo del 2010 che a Manchester nel 2012.

BLANKA VLAŠIĆ Da non di-menticare Blanka Vlašić nel salto in alto, ovvero nell’atletica leggera. La sua partecipazione comunque è a ri-schio. L’infortunio diventa sempre più grave. Se riuscirà a riprendersi in tempo per le gare, anche se con poco allenamento alle spalle, tutto è possibile. È ormai da anni al vertice mondiale nella sua disciplina.

TENNIS TAVOLO Infi ne non possiamo non citare l’ennesima par-tecipazione di Zoran Primorac nel tennis tavolo. Nato a Zara nel 1969, è da tantissimi anni il migliore nel suo sport a livello nazionale e con tantissimi successi a livello inter-nazionale. Nel 1988 alle sue prime Olimpiadi, a Seul ha vinto la sua unica medaglia olimpica, un argen-to nel doppio. Però non si è ferma-to qui: in seguito per la Croazia ha partecipato a tutte le Olimpiadi fi no ad oggi. Per cui queste di Londra sa-ranno le sue settime Olimpiadi! Nel suo palmares fi gurano pure tre ar-genti e tre bronzi ai campionati del mondo, poi due ori, cinque argenti e sette bronzi agli Europei. Insom-ma una carriera costellata da grandi successi, in uno sport poco seguito.

I REMATORI D’ORO Quest’anno e precisamente il 23 lu-glio si festeggeranno i 60 anni dal-la prima medaglie d’oro. Fu la me-daglia conseguita dai rematori del Gusar di Spalato alle Olimpiadi di Helsinki. Un’impresa storica per lo sport jugoslavo, per quello croato e in primis per quello spalatino. Rivi-viamo la storia.

Era il 1952 e il quattro senza composto da Duje Bonačić, Veli-mir Valenta, Mate Trojanović e Pe-tar Šegvić cominciò la sua favola a Maribor, ai campionati nazionali, e “staccò il biglietto” per i Giochi olimpici. E in Finlandia arrivò un ri-sultato storico, davvero inaspettato. Il quattro senza vinse la medaglia d’oro! A tagliare per primi il tra-

guardo furono Duje Bonačić, Veli-mir Valenta, Mate Trojanović e Pe-tar Šegvić. Questa squadra alla fi ne della manifestazione fu pure procla-mata una delle migliori delle Olim-piadi. Quello di Helsinki fu un suc-cesso emozionante, perché arduo da conseguire, giunto dopo sforzi im-mani. Iniziarono le competizioni 18 remi, in rappresentanza dei cinque continenti. Il primo turno fu sempli-ce per gli spalatini, che vinsero con-tro Polonia, Finlandia, Danimarca e Nuova Zelanda. Alla fi ne quello dei quattro dalmati fu il miglior tempo in assoluto. Nelle semifi nali l’obiet-tivo era il ripescaggio. Conscio del-la forza degli avversari, il gruppo dalmata puntava a trovare un modo per entrare in fi nale. Così almeno la pensavano i dirigenti e gli allena-tori, ma non i rematori stessi come confermò più tardi Bonačić. Ed eb-bero ragione.

Infatti non solo vinsero la gare delle semifi nali, ma arrivarono al traguardo con ben due remi di van-taggio! La fi nale era in programma il 23 luglio. La giornata si presen-tò fredda, con forti raffi che di ven-to nella baia di Meilahti, dove si di-sputavano le gare. Non mancavano neppure le onde a rendere dura la vita ai vogatori.

UNA GARA EMOZIONAN-TE Nella fi nale si erano piazza-ti, oltre ai campioni della Jugosla-via, pure i rematori di Finlandia, In-ghilterra, Francia e Polonia. La gara partì male, con gli spalatini costret-ti subito a rincorrere il grosso degli avversari, con i solo polacchi lascia-ti alle spalle. Le onde e il vento fe-cero sì che le varie squadre sceglies-sero strategie diverse. I fi nlandesi e i francesi si “lanciarono” subito avan-ti, imponendo alla gara un ritmo for-te, quasi esagerato, di 42-44 remate al minuto, mentre gli spalatini si fer-marono a quota 38, per poi scende-re ulteriormente a 35-36, al fi ne di risparmiare le energie per il gran fi -nale. Fu una tattica più che azzec-cata. Infatti il grande svantaggio ai 200 metri, quasi due remi rispetto ai fi nlandesi, ai 500 era già ridotto di parecchio. Ai mille metri ci fu l’ag-gancio e il sostanziale “pareggio” tra i remi più forti e la Jugoslavia. Ai 1.200 per la prima volta gli spa-latini registrarono un timido vantag-

gio. Ai 1.500 metri il vantaggio co-minciò a crescere. Riuscì a seguire il ritmo non tanto forte imposto alla gara dai dalmati solo il remo fran-cese, che però non riuscì mai a su-perare i vogatori spalatini. I francesi tentarono di puntare al primo posto fi no ai 1.700 metri, ma tutti i tenta-tivi furono vani. La vittoria arrise ai dalmati, con un margine di distacco tale rispetto ai francesi, da costrin-gerli alla fi ne a gettare la spugna.

SORPRESA I rematori del Gu-sar quasi non potevano credere ai loro occhi, tanto grande era stata la loro impresa. Remarono fortis-simo anche dopo il traguardo. Su-bito dopo si portarono davanti ai giudici di gara per aspettare il ver-detto fi nale uffi ciale. E questo ven-ne ben presto. Il tempo uffi ciale fu di 7,16,0 contro il 7,18,9 dei fran-cesi, ossia quasi tre secondi di van-taggio. Fu medaglia d’oro! Un suc-cesso storico per il canottaggio del-la Jugoslavia e in primis per quello

spalatino. Il trionfo ebbe vasta eco in tutto il Paese. I quattro rematori d’oro rimasero in Finlandia fi no alla fi ne delle Olimpiadi e poi tornarono in patria dove parteciparono alle fe-ste organizzate in loro onore a Zaga-bria, Fiume e alla fi ne nella loro na-tia Spalato. A vincere questa meda-glia furono dei giovani, tutti e quat-tro ancora studenti. Duje Bonačić, nato nel 1929, studente di fi losofi a; Velimir Valenta, del 1929, studente di ingegneria; Mate Trojanović del 1930, studente di fi losofi a e il quar-to remo Petar Šegvić del 1930, stu-dente di ingegneria. Essi si conosce-vano a fondo. Avevano cominciato a remare nel 1947. I primi succes-si erano arrivati nel 1948; in seguito non si separarono mai. Come fecero notare al ritorno in patria, doveva-no tanta gratitudine in primis al loro allenatore, il pluricampione e nazio-nale Davor Jelaska, che la Federa-zione non aveva mandato in Finlan-dia.

ati hanno saputo farsi valereste anche nei Giochi di Londra che inizieranno tra pochi giorni

Londra è pronta per le Olimpiadi

sul Tamigi la fi accola olimpica

Perica Bukić

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6 dalmazia Sabato, 14 luglio 2012

I Detrico di Zara: fede e dev STORIA Diedero prove di ininterrotta e tenace fedeltà nei confronti della Serenissima

di Giacomo Scotti

Ed eccoci a una famiglia dalmata di Zara tra le più notevoli, i Detrico. Ben

quattro nobiluomini di questa ca-sata furono insigniti dell’Ordine di San Marco, ma uno soltanto per meriti militari, Giovanni. Ce lo dice il Privilegio del doge Mo-lin datato 14 luglio 1652 a con-ferma del titolo di Cavaliere con-cesso il 14 maggio di quell’anno dal Senato della repubblica a Pie-tro Detrico, dottore. L’unica be-nemerenza di questo Pietro era quella di rappresentare tutti i De-trico e i “molti meriti” di quella famiglia che fi n dall’anno 1416 aveva dato “continuati” segni di

devozione e fede verso la Sere-nissima.

MERITANO RICOMPEN-SA Infatti, citiamo: “Molti sono i meriti della famiglia Detrico No-bile di Zara, principianti sino (dal) l’anno 1414, continuati sempre con impieghi de’ valorosissimi sogget-ti di devotione e fede verso la Re-pubblica Nostra. Onde nelle mag-gior occasioni adoperatisi meritano ricompensa de gradi, di virtù, e di tutto pubblico aggradimento, deco-rati di dignità proprie alla loro con-dittione, et alla pubblica continua-ta pienissima deditione, come fu-rono…”. A questo punto si ricorda-no in particolare “Simon Detrico il Kavaliere tale proclamato nel lon-tano 1420 per essere stato il primo

Governatore di Traù dopo la con-quista di quella città da parte del condottiero veneziano Pietro Lo-redan; Gregorio Detrico distintosi come sopracomito di galera “che per fatti suoi egregi meritò impie-ghi e prerogative”, ma non il ca-valierato; Zoilo Detrico, nemmeno lui fatto cavaliere, ma meritevole di essere menzionato in quanto “oltre il donativo di buona summa” di de-naro da lui versato volontariamen-te allo Stato, “mantenne a proprie spese… a servizio della Repubbli-ca cinquanta uomini armati nella guerra di Puglia et ventidue nella guerra Friulana”; e ancora Giovan-ni Detrico alias “Zuanne pure (lui) sopracomito”, questi sì fatto cava-liere di San Marco nel 1510, “deco-rato di grado di Kavalier con lettere dell’Eccellentissimo Senato scritte a lui medesumo in armata per la di-sfatta” da lui infl itta ad “alcune fu-ste di Barbari” ossia bérberi.

PARENTI Nella stesse moti-vazione del cavalierato concesso al dottor Pietro vengono menzio-nati ancora i suoi parenti Giovan-ni Battista, Valerio, Alvise e Grego-rio Detrico, “Governatori et Capi-tani di cavalli (cavalleria) nelle più ardue occorrenze degli ultimi tem-pi, dando successivamente tutti ar-dentissimi segni del loro mai fi nito ossequio, senza riguardo ad alcun dispendio sino a spargimento del sangue”. “Con questi tanti esempi “ dei suoi consanguinei, il “fedelis-simo Pietro Detrico dottor, vero et legittimo discendente di questa be-

nemerita famiglia (…) ha in egual forma sempre esercitato se stesso nei pubblici affari”, meritando così il grado di Cavaliere. Stranamente, non viene menzionato Gerolamo Detrico che pure ottenne grado e ti-tolo di Cavaliere nel 1547, ma del quale fi nora non è stato reperita al-cuna altra notizia.

PRIVILEGIO Resta il fatto che i Detrico diedero prove di ininter-rotta e tenace fedeltà alla Serenis-sima per ben trecentosessant’anni. E qui vogliamo integrare il Privile-gio sopra citato fornendo qualche informazione in più tratta da fon-ti croate, su alcune dei personag-gi menzionati nel documento do-gale cominciando da Simon Detri-co. Di lui la prima menzione risale al 1384: a cominciare da quell’an-no è iudex examinator e funziona-rio del dazio del sale, poi più vol-te rettore della città di Zara, invia-to del re Sigismondo a Knin, mem-bro del Consiglio segreto di Zara. Nel 1398, insieme con altri nobili, dà il benvenuto in città all’arciduca austriaco Albrecht IV; nel 1408, in agosto, accompagna a Zara l’invia-to del re Ladislao di Napoli sovra-no di Croazia ed Ungheria, Alvise Aldemarisco, e viene nominato ca-valiere, miles. Nel 1409 lo trovia-mo fra i nobili zaratini che cercano di portare Zara sotto il dominio di Venezia.

CITTADINANZA VENE-ZIANA Nel settembre dello stes-so anno ottiene la cittadinanza ve-neziana; nel 1420 la Serenissima

lo premia assegnandogli un vita-lizio che sarà esteso ai suoi eredi; quello stesso anno, dopo l’instaura-zione del dominio di Venezia sulla quasi totalità del territorio dalma-to, accompagna il Capitan Genera-le della Serenissima, Pietro Lore-dan, nella sua visita di “acquisto” a Traù, la città-isola della quale viene nominato Governatore. Morirà at-torno al 1448 dopo aver acquista-to vasti possedimenti terrieri, cir-ca 550 ettari. Gregorio, forse fi glio di Simone, è menzionato nel 1441 come procuratore del convento del-le benedettine S. Maria di Zara; fra il 1443 e il 1474 per venti volte è consigliere del conte-rettore; nel 1469 partecipa alle trattative per ri-solvere questioni di confi ne con la Croazia. Zoilo, fi glio di Gregorio, combatte in difesa della Repub-blica con la Lega di Cambrais nel 1510 e concorre con 200 ducati alle spese di costruzione della fortezza di Padova, come ci ricorda il cardi-nale Pietro Bembo nelle sue “Isto-rie veneziane” defi nendo il Detrico “uomo amantissimo della Repub-blica”.

SOPRACOMITO Zuanne, se-condo fi glio di Gregorio, fu sopra-comito della galea armata di Zara negli anni 1473 e 1502-1504, par-tecipando a diversi scontri navali in Adriatico e nel levante. Lo incon-triamo anche in qualità di coman-dante della cavalleria nell’esercito veneto contro i turchi nei dintor-ni di Zara. Diventa infi ne podestà di Ancona, come si legge sulla la-

Curzola, nel 1298 i Genovesisconfi ssero duramente i Veneziani

Battaglie navali non soltanto contro i Turchi

CURZOLA – I Cavalieri dalmati di San Marco hanno ricevuto gli ambiti riconosci-menti della Serenissima, in genere, per il coraggio dimostrato nella lotta contro i tur-chi. Ma la storia ricorda scontri che hanno avuto anche altri protagonisti.

Così le acque di Curzola (Korčula), in special modo lo stretto canale che sepa-ra l’isola dalla penisola di Sabbioncello (Pelješac) sono state teatro, nei secoli, di diverse battaglie navali.

STRAZIMIR Lasciando da parte la preistoria e la storia antica, veniamo al 1184. Il principe slavo Strazimir, nel ten-tativo di estendere il dominio sull’isola di Curzola, si portò con molte navi sotto la città capoluogo, incontrando però la tenace resistenza degli abitanti. Questi ricevettero poi l’aiuto della fl otta ragusea e, unendosi con le proprie navi a quella, affrontarono e catturarono l’intera fl otta di Strazimir.

LAMBO DORIA Nel 1298, nel corso della guerra fra Venezia e Genova, la fl otta genovese al comando di Lambo Doria pe-netrò nell’Adriatico e, in una decisiva bat-taglia navale avvenuta il 7-8 settembre nel-le acque di Curzola, sconfi sse quella vene-ziana. La fl otta veneziana, comandata dal doge in persona, Andrea Dandolo, era assai più numerosa di quella avversaria, sicchè il Doria, quando se la vide di fronte, offerse di cedere navi ed armi a patto di aver salva la vita e la libertà con tutti i suoi. Dando-lo era del parere di non doversi richiedere di più, per non aver a che fare poi con di-sperati che sono sempre terribili ed alle vol-te sanno afferrare la fortuna con imprevisti colpi di mano – come si espresse. Ma i con-siglieri che gli stavano al fi anco non vollero sapere di patti, e fecero rispondere ai Geno-vesi che per evitare la battaglia non aveva-no altra scelta che darsi prigionieri.

LA FORZA DELLA DISPERAZIO-NE Allora Doria, che già provava rossore per la proposta fatta, si gettò nella mischia con la forza della disperazione. Quasi tutti i legni veneziani furono presi con gran nume-ro di prigionieri, e fra questo lo stesso doge Andrea Dandolo il quale, per non subire l’umiliazione, preferì suicidarsi sbattendo la testa contro un’antenna della nave nemica.

MARCO POLO Tra gli altri prigionie-ri vi fu Marco Polo. Secondo una leggen-da messa in giro dai croati, la sua famiglia sarebbe stata originaria di Curzola e forse egli stesso vi era nato. In prigionia detterà a Rustichello di Pisa il racconto dei suoi viaggi in Asia ed i posteri riceveranno quel “Libro delle meraviglie del mondo” con il titolo di “Il Milione”.

GUERRA VENETO-NAPOLETANA Nel 1409 la città di Curzola fu assediata dal-la fl otta di Ladislao di Napoli, sconfi tta dalla fl otta ragusea. Nel corso della guerra veneto-napoletana, nel 1483, la fl otta angioina pose nuovamente l’assedio alla città, i cui abitan-ti riuscirono a resistere ed a respingere infi -ne le navi assedianti. Alla vigilia della storica battaglia navale di Lepanto, il 15 agosto del 1571, i Curzolani dimostrarono ancora una volta il loro coraggio difendendosi da una squadra navale turca che minacciava l’isola.

GALEE OTTOMANE Di quegli eventi testimoniano palle di cannone, lan-ce e alabarde medievali napoletane esposte sulla parete della navata meridionale della Cattedrale e, accanto all’ingresso, una la-pide con epigrafe latina, che dice pressap-poco questo: nel Millecinquecentosettantu-no la città fu attaccata dal mare dalle galee turche di Uluz Alì (Uluzelinus). Il nemico, sconfi tto, fu messo in fuga e la città, grata alla Vergine, le consacra questi trofei (tro-phea dicat). Come si vede, si fa un po’ di confusione: perchè i trofei non hanno nulla a che vedere con i Turchi, ma con i napo-letani sì; inoltre, i Turchi non furono scon-fi tti dai difensori ma da un inatteso e terri-bile temporale che mise in pericolo la loro fl otta, costringendoli a ritirarsi in preda al terrore. Un temporale, si disse a Curzola, scatenato dalla Madonna dell’Isola.

FLOTTIGLIA PARTIGIANA Nel corso della Seconda guerra mondiale i par-tigiani di Curzola catturarono la nave ita-liana “Dux” (ottobre 1942), formarono la “Flottiglia partigiana curzolana” composta di sei unità, diventando protagonisti di va-rie azioni sul mare e sulle coste, infi ne riu-scirono a liberare l’isola dai tedeschi il 14 settembre 1944 con una massiccia opera-zione di sbarco. (gs)

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dalmazia 7Sabato, 14 luglio 2012

vozione verso la Repubblicaa per ben trecentosessant’anni (2 e continua)

pide sepolcrale nella cappella di famiglia nella chiesa zaratina di San Francesco. Degli altri Detri-co menzionati nel privilegio cita-to all’inizio come “Governatori et Capitani” possiamo dire qualco-sa soltanto di Alvise che nel 1621 viene menzionato come governa-tore del territorio continentale di Zara (contado), da dove fu trasferi-to nel Levante. Morì a Creta intor-no al 1638. Personaggio partico-lare nell’album del casato Detrico è Gregorio fi glio di Alvise: fu uno dei più valorosi comandanti della Serenissima nel corso della Guerra di Candia sui campi di battaglia nel retroterra di Zara.

COMANDANTE DI SCAR-DONA Nel 1645 viene nominato comandante della Fortezza di Scar-dona (Skradin) nel 1645 partecipa all’operazione di conquista della Fortezza di Clissa (Klis) alle spalle di Spalato, nel 1655 è Provvedito-re di Makarska, nel 1670 partecipa alle trattative per la delimitazione dei nuovi confi ni della Serenissi-ma con i territori turchi in Dalma-zia, l’anno successivo è nominato comandante della cavalleria nel di-stretto di Zara.

Serdari dei Morlacchi

Un dalmato valoroso fu pure Pietro Stalio, nominato cavaliere il 31 gennaio 1666. Nobile di Lèsi-na, Pola e Torcello, fu inviato dal Provveditore Generale della Dal-mazia Gerolamo Foscarini a “trat-tar cose di rilievo” a Curzola, a Ra-gusa, a Spalato, a Clissa. Qui sedò un ammutinamento di quel presi-dio. Successivamente “partecipò all’Armata del Parga” con il Prov-veditore veneto di Corfù Alvise Ci-vran, accorse inoltre volontario a Buttintro con il Generale delle Tre Isole, infi ne “soccorse Candia” con il Provveditore Pietro Barbarigo.

«PAESE TURCHESCO» Qualche parola in più meritano due „serdari Morlacchi“: Smoglian Smoglianovich, cavaliere dal lu-glio 1669, e Stoian Metrovich, fat-to cavaliere nel marzo 1670. Am-bedue oriundi del “Paese Turche-sco” ai confi ni della Dalmazia ve-neta, si erano da tempo stabiliti sul territorio di Zara, alservizio milita-re della Serenissima. Insieme alca-valierato, Smoglianovich ebbe in dono una collana d’oro del valore di cento ducati, una veste, e uno sti-pendio mensile di trenta ducati per il suo servizio. Seguendo l’esem-pio del padre e del nonno, egli ser-vì “con trame ardenti d’acquistar-

si il merito e di palesare con prove di coraggio in tutte le occasioni” in “tutto il corso della presente guerra in Dalmazia”. E furono proprio le sue “valorose operationi” in quel-la guerra a portarlo „alla carica di Sardar Capo de Morlacchi“.

CORAGGIO Anche Stoian Metrovich detto „Gianco“ divenne cavaliere per meriti militari nella guerra di Dalmazia contro i turchi, in particolare per aver sconfi tto e ucciso un capo nemico, Allibeg Duragbegovich: “Nel corso della passata guerra nella Dalmazia Sto-ian Metrovich, Sardar dei Morlac-chi, non dissimile dal Principe ed altri suoi maggiori, diede saggi del suo coraggio facendo cadere estin-to Alligbeg Duragbecovih soggetto di gran condizione, e se bene provò per mesi 14 dura schiavitù, restitui-tosi in libertà non tralasciò tra nuo-vi cimenti d’esporre la propria vita, e nel confl itto seguito nel contado di Zara fece (cadere) la Testa di Rasen Agà Filipovich e molte al-tre, oltre (a catturare) diversi schia-vi e (arrecare) danni considerabili all’inimico in feriti, sempre intre-pido“. Anche lui ebbe in dono una collana d’oro e una veste dorata.

GIOVANNI RADOS Sempre nel 1670, in maggio, il Cavalierato di San Marco fu concesso al nobi-le dalmato Conte Giovanni Rados. Dalla motivazione estrapoliamo: “Sergente maggiore di Batta-glia e sopraintendente della nazio-ne oltramarina, e colonnello impie-gato in Dalmazia per il recupero (ri-conquista) di Novegradi, nella pre-sa di Obrovaz, Cavia, Vrana et altri luoghi, poi a Volo, Tenedo e nei Dardanelli, militando nella galera del già Capitan Girolamo Marcel-lo, a Candia ed altri luoghi”. Pec-cato che non disponiamo di altre notizie; con tante battaglie combat-tute in terra e in mare, dall’Adriati-co al mar di Grecia, il conte Rados scrisse un romanzo. Il capitano di mare “dalmatino” Stefano Racco-vich fu insignito dell’ordine di Ca-valiere il 14 maggio 1687 per es-sersi distinto nella battaglia navale di Naxia con la sua nave Madon-na della Salute accorsa in aiuto alla Capitana Veneta.

COMBATTIMENTO Il testo del Privilegio, dopo un accenno a “considerabili meriti” militari ac-quistati in “lunghi e fedelissimi im-pieghi in pubblico servizio”, passa

a parlare di “decorose prove di va-lor e di zelo” date “particolarmente nelle ardue occasioni della presen-te guerra e nel Combattimento con la Caravana Turchesca sotto Na-xia”. In quell’occasione il Racco-vich „fu il primo che con risoluta itrepidezza, si spinse con la Nave Madonna della Salute a soccorrer la Capitana Nostra impegnata nel pericoloso azzardo di tanto crudel combattimento, consentendo lui sopra di se lo sforzo delle sei prime navi nemiche, e nell’insecuzione (inseguimento) ancora degli altri vascelli turcheschi che restarono“ incendiandone alcuni e disperden-do nel Golfo gli altri, dando così „ rimarcabili sperimenti del suo co-raggio e più ancra del Terribile In-contro della Squadra Nostra delle Navi con l’Armata nemica grossa, e sottile nel Canal di Metelino fat-to resa del vantaggio del vento, e delle speranze della sua prepoten-za corrispose egli con la sua prode risolutione, e brama diffi cultà i pe-ricoli di quella impresa“.

PRODEZZA Le ultime ri-ghe non sono certo un modello di chiarezza linguistica, ma rendono l’idea della prodezza del neoca-valiere, la cui vita si spegnerà un anno dopo sempre in battaglia. Su-bito dopo il Raccovich alla schie-ra dei nuovi Cavalieri di San Mar-co dalmati, divenuti tali per valore militare, si unisce un altro serdaro dei Morlacchi, Nicolò Nuncovich. Come i suoi connazionali Smo-glianovich e Metrovich, era emi-grato nel territorio del dominio ve-neto dalle terre della Croazia, Bo-snia ed Erzegovina dominate dagli Ottomani e, postosi al servizio del-la Serenissima come comandan-te di una compagnia di Morlacchi, contribuì alla conquista di Knin. Il cavalierato gli fu concesso nel gen-naio del 1692 con una motivazione nella quale, tra l’altro, si legge che il Nuncovich, “rinunciando al Pa-trio Nido nei luoghi ottomani” ed a “ragguardevoli fortune”, si era stabilito in Dalmazia per diventare “con volontaria decision” suddito della signoria.

ASSALTO DELLA BREC-CIA E per Venezia conbattè “in varie occasioni” dimostrando particolare valore “nell’acquisto di Knin” e “non meno all’assal-to della breccia e alla guardia del fi ume”. Per due volte, inoltre, “in-sieme al fi gliolo Vule”, si distin-se nel ricacciare gli attacchi dei Turchi contro la Torre di Clach, “dove con valore e merito di valor militare” padre e fi glio riportaro-no “rilevanti ferite”.

TRUCIDATO DAI TURCHI Purtroppo, pochi mesi dopo il con-ferimento del cavalierato, Nicolò Nuncovich verrà preso e trucidato dai Turchi. Va inoltre annotato che nella compagnia morlacca da lui comandata combattevano due suoi fratelli, Giorgio e Vule ed altrettan-ti suoi fi gli, Gregrio e Vule.

VENERAZIONE AL VENE-TO Quest’ultimo sarà fatto a sua volta cavaliere il 27 giugno 1696. Il “Privilegio” relativo a Vule Nun-covich di Nicolò comincia col dire: “Con esemplare e volontaria dedi-tione di sudditi alla Repubblica sortirono il Freggio di Vassallaggio Nostro il Cavalier Nicolò Nonco-vich, il Governatore Vule e Grego-rio suoi fi glioli, quando nati sotto il dominio ottomano ambirono di fi -nir i loro giorni in ubbidienza e ve-neratione al Veneto, sacrifi candosi il padre et un fi gliolo nell’espugna-tione e acquisto di considerabili fortezze in prova evidente del loro coraggio e fedeltà”. A queste prove “d’honore” della famiglia Nunco-vich (o Noncovich), Vule “aggiun-se le proprie”, “agevolando l’im-presa di Ciclut nel cimento del-li più pericolosi attacchi”. Inoltre “cooperò nel ridur alla pubblica de-votione il Serdaro Chresich con le due Provincie Popono e Zazabie e nell’incendio di Borgo Pocital ven-dicò in sanguinosa misura la mor-te del Cavalier suo padre” ucciso dai turchi “con stragge et schiavitù di nemici. Simili e più degni moti-vi hanno mosso il nostro aggredi-mento – scriveva il doge Valier – ad accrescerci il freggio d’honore di Cavaliere”.

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8 dalmazia Sabato, 14 luglio 2012

“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol SuperinaIN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat Edizione: DALMAZIARedattore esecutivo: Dario Saftich / Impaginazione: Teo SuperinaCollaboratori: Ilaria Rocchi, Giacomo Scotti, Igor Kramarsich e Dino Saffi

Anno VII / n. 70 del 14 luglio 2012

La magia delle Serate di San DonatoARTE D’estate la musica classica invade gli antichi ambienti del centro storico zaratino

È toccato al sindaco di Zara Zvonimir Vrančić il com-pito di aprile solennemente

il 5 luglio scorso la 52.esima edi-zione delle Serate musicali a San Donato. Praticamente per tutto il mese di luglio gli zaratini e i loro ospiti avranno l’occasione di assi-stere a concerti di musica classica in tutta una serie di ambienti del centro storico.

Dall’idea iniziale del maestro zaratino Pavle Dešpalj sono tra-scorsi dunque ben 52 anni, ma il festival non ha perso nulla del suo fascino, anzi. Le Serate musicali di San Donato hanno trovato il loro posto privilegiato nell’offerta cul-turale della Dalmazia settentriona-le, grazie alla qualità e alla conti-nua innovazione dei programmi. I concerti, ogni anno, portano una ventata di freschezza nelle calde serate estive di Zara.

Le Serate musicali nel corso degli anni si sono trasformate in un festival che rifl ette con chiarez-

za il carattere urbano dell’ambien-te in cui sono nate. I concerti negli spazi del centro storico zaratino di anno in anno contribuiscono ad af-fermare la sua storia e la sua tradi-zione, in una combinazione di mu-sica ed architettura.

Musica antica, musica da came-ra e musica orchestrale sono i tre cicli di base del festival, nell’am-bito del quale si esibiscono dav-vero quelli che sono i migliori dei migliori in campo musicale. Non mancano gli artisti croati di primo piano ed anche nomi di richiamo dall’estero.

Le Serate musicali portano il nome della chiesa di San Donato, sicuramente il più famoso monu-mento cittadino. La sua imponenza e la sua meravigliosa acustica sono le ragioni per cui è stata scelta per ospitare la parte centrale di questo festival di musica classica. Il pro-gramma delle Serate musicali a San Donato prevede, infatti, concerti di musica medievale, rinascimentale e dell’alto barocco, i quali, con la loro magia, riescono a richiamare l’attenzione degli spettatori sui va-

lori di questo genere d’espressone musicale. I concerti organizzati in un simile ambiente sacro regalano al pubblico anche una formidabile esperienza spirituale. Le melodie

penetrano nel profondo dell’ani-ma degli ascoltatori e, con la loro armonia, svelano un mondo com-pletamente differente da quello nel quale viviamo. Gli spettatori sono

invitati, pertanto, a socchiudere gli occhi, a tirare un profondo respiro e a lasciarsi andare alla musica ed alla sua energia rilassante.

Dino Saffi Il sindaco Zvonimir Vrančić

La monumentale chiesa di San Donato

Per le calli e nelle piazze offerta per tutti i gustiIl centro urbano zaratino si anima d’estate

Il centro storico za-ratino non manca di of-frire d’estate contenu-ti vari per lo svago e il divertimento dei turisti che invadono in mas-sa le antiche calli e le piazze. Così nella Piaz-za del popolo sono i ri-trattisti a tenere banco. Le feste per le calli con un’abbondante offer-

ta di pesce fritto o alla griglia sono anche mo-menti di sicuro richia-mo per i villeggianti. Gli anni della guerra e del grigiore sono ormai lontanissimi: Zara è or-mai diventata una desti-nazione prestigiosa, in grado di reggere il con-fronto con le altre perle dell’Adriatico.

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