bianconero magazine - n. 4 - 2013/2014

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ANNO IV N.4 - 30 SETTEMBRE 2013 www.cesenacalcio.it CESENA- PESCARA Lunedì 30 Settembre h. 21:00

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Bianconero Magazine - N. 4 - 2013/2014

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anno IV n.4 - 30 settembre 2013

IBN4 numero 28-09-2012 7:27 Pagina 2

Colori compositi

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Mattia Graffiedi

www.cesenacalcio.it

Cesena-pesCaraLunedì 30 Settembre h. 21:00

Sostanza e solidità eccole le prime targhe del Cesena di inizio stagione, due input che se consolidati in serie B valgono pla-

tino. La squadra ha fondamenta robuste in fase difensiva, capacità di sacrificio e comunione di intenti: caratteristiche fondamentali che ti danno una base importante. Con tutto questo in dote in cadetteria si va avanti, certo se vuoi essere protagonista e divertirti tanto la crescita è obbli-gata. Deve infatti aumentare la capacità di im-porre gioco, di far girare palla anche con fantasia quando gli spazi sono otturati, gli avversari chiu-si e ben disposti come ha fatto il Lanciano. Qui il Cesena ancora manca; bene in chiusura, Alhas-san ha portato anche quella fisicità che serviva, ma la capacità di dettare i tempi con continuità e creatività difettano ancora. Cascione deve cre-scere, faccia in fretta perché certe caratteristiche in bianconero le ha lui o quasi. Fondamentali poi gli esterni, la vivacità di Defrel, D’Alessandro, la capacità di sfondamento di Nadarevic, tutti ele-menti che devono ancora viaggiare a completo regime. Però non si può basare tutto e solo sulle corse esterne anche se trovando l’impennata lì si è già un pezzo avanti. Il secondo posto in classi-fica non deve portare a voli pindarici, in B in po-chissimi possono permettersi di programmare e spesso falliscono. L’obiettivo al momento deve essere quello di salvarsi ovviamente e cercare di ‘alzare la voce’. Fino a che punto lo si potrà già cercare di capire verso dicembre. Infatti se la squadra fa risultati, convince, di conseguenza i bianconeri hanno anche individualmente un ren-dimento di spessore. Così sarà possibile valo-rizzare alcuni giocatori monetizzando in estate: Defrel, Rodriguez, Garritano, Djuric (sì, tifiamo anche per lui: è a Trapani ma di proprietà del Cesena) sono elementi che possono fare tintin-nare la cassa. Inoltre aggiungiamoci i premi di valorizzazione che Rino Foschi con acume ha stipulato con altri club e circa un milione di euro che potrebbe arrivare dalla Lega per l’utilizzo di giovani. Insomma se il campo quadra tutto farà brodo anche le casse sociali di un club che sta lottando duramente e con cuore per continuare una avventura che nel dicembre scorsa era desti-nata a finire. La fortuna poi di avere un cesenate come Rino Foschi a inventare e guidare le ope-razioni di mercato può essere il valore aggiunto. Indipendentemente dall’esito finale del torneo ha

l’identità c’è: piedi sempre per terra

di Luca Serafini

portato a termine alcune operazioni (senza mezzi finanziari) che se non si fosse nel calcio verrebbe il sospetto di fare intervenire i carabinieri… Lui è una certezza, anzi una ricchezza. Quando Bisoli dice, e lo puntualizza spesso, che il Cesena farà divertire,non significa fuochi arficiali, bollicine ma sostanza, capacità di soffrire, cuore. E con questa dote, accompagnata da alcune individualità di sspessore, in B si fa strada. E’ noto che a Cesena ci sia una certa

predilezione per i giocatori bravi, non semplicemente per quelli forti. Tanto

per dirne una, probabilmente non si vedrà più un talento come Luis Jimenez, ma a nes-suno è venuto in mente di dedicargli un club. In mezzo a questo parco di orsi strani che è il Manuzzi, non basta sapere a giocare a calcio, bisogna sposare la causa, diventare del posto, diventare cittadino. Ecco perché in due anni di serie A l’unico avversario re-golarmente applaudito dal Manuzzi è stato Antonio Di Natale, un grande giocatore che ha rinunciato a guadagnare di più per conti-nuare ad essere l’idolo di Udine.

A Cesena Giampiero Ceccarelli rappresenta un caso estremo, visto che la storia recente dimostra che da sei mesi gioca ancora in di-fesa della sua maglia. Poi può capitare che il bomber supremo diventi anche idolo supre-mo, come accadde per Dario Hubner. Sono passati ormai 20 anni (mio Dio, 20 anni) da

quel Ravenna-Cesena 1-2 in diretta su Tele+, doppietta di Hubner e gol di Christian Vieri. Iniziavano due grandi storie di attaccanti, ma sul momento non lo capì nessuno. Concen-triamoci su Hubner: un primo anno a Cese-na in chiaroscuro, sgraziatissimo attaccante col capello di Brian May, chitarrista dei suoi amati Queen. Quel 13 novembre 1993 a Ra-venna, Hubner segnò il gol del raddoppio con un allucinante pallonetto a sette sponde che colpì svariate volte pali e traversa prima di mandare la palla dentro: fu la fine di Dario Hubner e l’inizio di Cyberhubner, una specie di supereroe che si mangiava i gol facili e se-gnava quelli impossibili, un centravanti che qui ha davvero lasciato il segno. Per i 75 gol in quattro anni, certo, ma non solo: Hubner era anche la Merit fumata a fine allenamento, il grappino dopo cena, la sua storia di ope-raio che a 20 anni montava porte e finestre in alluminio e alla sera si allenava in Prima categoria. Era un amatore del calcio che gio-

cava tra i professionisti e infatti è noto che si allenasse piuttosto male, fosse per lui avreb-be fatto solo partitelle. Partiva come un tre-no dopo un ritiro sempre soft, segnava 10 gol da settembre a novembre, quindi crollo fisico verticale e un buco nero di tre mesi, poi in qualche modo ripartiva.

Segnava gol spesso assurdi, quasi tutti belli, sovente di potenza, quasi mai di testa. Aveva il vezzo del pallonetto che a conti fatti costò la vittoria nello spareggio di Cremona con-tro il Padova, ma nessuno alla fine glielo ha mai rinfacciato. Nel 1995 si presentò a Ra-dio Studio Delta con uno zaino con tutti i cd dei Queen, raccontando che da quattro anni volava in Inghilterra una volta all’anno a visi-tare la tomba del cantante Freddie Mercury, scomparso nel 1991. Noi che conducevamo volevamo parlare di calcio, lui parlava solo dei Queen, da Bohemian Rapsody fino a Don’Stop me now, una canzone dove a un certo punto si dice: “Mi sento vivo, sento il mondo capovolgersi e ondeggiando tutt’in-torno, in estasi. Quindi non fermatemi pro-prio ora, non fermatemi. Perché mi sto di-vertendo”. Più che un testo dei Queen, sem-bra la cronaca una rete del Cesena. Assist di Dolcetti. Contropiede di Hubner. Gol.

Hubner, il bomber cHe sognava i Queen

di fabio benagLia

davide Succi, bomber di razza

ravenna-ceSena 1-2 (1993):iL goL deciSivo di hubner

eSuLtanza a grappoLo...

iL chitarriSta dei Queen,

cuLto di hubner

iL Secondo goL di Succi contro iL carpi

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Colori compositi

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L’ultimo successo contro il Pescara tra i cadetti al Manuzzi (escluso il preceden-te sul neutro di Parma del 1996) risale

al torneo 1986-’87, in quello che si presentò come un vero big match della prima giornata di ritorno. Il Cesena di Bruno Bolchi stava risalendo deciso la classifica, dopo un ini-zio di stagione stentato, mentre il Pescara di mister Giovanni Galeone e del bomber Ste-fano Rebonato occupava il secondo posto. La squadra abruzzese era la vera rivelazione del campionato, in quanto retrocessa l’anno prima in C1 era stata ripescata al posto del Palermo. Dall’Abruzzo arrivarono in tantis-simi, mai per una provinciale si erano visti tanti tifosi ospiti a Cesena al punto che in via eccezionale venne loro riservato non solo tutta la curva ferrovia, ma anche una porzio-ne adiacente della gradinata. Per l’occasione il Manuzzi fece registrare il nuovo record di incasso e di spettatori stagionale.

Le marcature di Fulvio Simonini ad inizio ri-presa, che con un preciso piatto destro da dentro l’area infilò il portiere, e di Pasquale Traini nel finale ammutolirono tutti quei pe-

scaresi che se ne ritornarono a casa delusi e con la coda tra le gambe. A fine campionato Pescara e Cesena salirono entrambe in serie A, insieme al Pisa.

Quando simonini ammutolì migliaia di pescaresi

l’eurogol di d’alessandro contro il sassuolo

gran feSta daLLa panchina

dopo La prodezza

Stagione 1986-87: L’anno deL ritorno in Serie a.ceSena-peScara 2-0: iL beneaugurante goLdi fuLvio Simonini

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cesena calcio settore giovanile 2013/14

primavera aLLievi nazionaLi aLLievi regionaLi

giovaniSSimi nazionaLi giovaniSSimi regionaLi eSordienti a

eSordienti b puLcini a puLcini b

danieLe capeLLi manueL coppoLa,feLice dopo iL croSS radente

che ha propiziato iL primo goL deL ceSena contro iL carpi

STAGIONE Serie A 2011-’12

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TOPPA Serie A Tim in gommina

PARTICOLARI Numero e nome

termoapplicato a caldo, scudetto in

plastica zigrinato, modello aderente

Tech-fit

Dopo una rovente estate di lavoro e ricerca, il sito del Museo Bian-conero ha finalmente iniziato a prendere forma grazie all’inseri-mento dei modelli principali delle maglie di tutte le stagioni che

vanno da quella scorsa fino al 1999-2000, creando le basi di quello che diventerà la Wikipedia della storia della divisa della nostra amata squadra.Parallelamente abbiamo lavorato anche al profilo Facebook (Museo Bianconero del Cesena – Fanesi Bertozzi) su cui abbiamo caricato una serie di album (a partire dalla lontano campionato 1982-’83), sfogliando virtualmente i quali verrà sicuramente alla mente un calciatore partico-larmente amato, una stagione ricordata con piacere oppure una trasfer-ta indimenticabile.Quanto fatto finora non è che la punta di un iceberg, poiché il materiale da caricare e da condividere con tutti i visitatori è tantissimo, e piano piano durante questa stagione verrà pubblicato insieme ad alcuni ex-tra che stiamo studiando per rendere il sito ancora più bello, ricco e di riferimento. Cogliamo l’occasione per ringraziare il Coordinamento

Finalmente on-lineClubs Cesena per averci accolto nella loro squadra e per averci concesso questa pagina de Il Bianconero dove poterci esprimere e condividere il nostro progetto.

di bertozzi andrea e matteo faneSi

il museo bianconero

Oggi Gabriele Valentini è un affermato dirigente, di lungo corso, del Cesena Calcio. In gioventù, provenendo

dal rinomato vivaio cesenate, è stato un centrocampista dai piedi buoni (anche se probabilmente, Gianni Brera, che non disdegnava la fisicità calcistica, l’avrebbe collocato tra gli “abatini”). Stavolta, però, non ve lo proporremo secondo il consueto curriculum calcistico, ma in altro modo, grazie anche a una vecchia foto scolastica. Chi scrive era compagno di classe di Gabriele Valentini, nel 1970, al Liceo Classico “Monti”, nella allora sua sede storica (che nel prossimo dicembre ospiterà l’ampliamento della “Grande Malatestiana”). Nella foto, ecco quella Terza C, in quel tempo nota, nel suo genere, per vari motivi: non solo contestatori (erano i tempi del Movimento Studentesco), ma in ogni caso studenti e studentesse pensanti con la propria testa, specialisti in beffe memorabili, tra professori severi ma comprensivi. Ragazzi e ragazze uniti da una grande solidarietà di classe: scolastica. Se ne giovò anche Gabriele Valentini che, per i suoi impegni calcistici, macinava diverse assenze. Trovando particolare solidarietà nel buon professore di ginnastica, Raffelli, e in tutti noi, suoi compagni di classe. Ricordiamo che una volta - avendo Valentini giocato nella Nazionale Giovanile d’Italia, in terra di Germania - il professore volle che Gabriele ci

raccontasse quella sua esperienza, non solo in termini calcistici. E Valentini ci raccontò, tra l’altro, dell’abbraccio e del calore, a Berlino, di molti emigrati italiani. Fu una lezione inconsueta. Abbiamo poi passato di banco in banco, diversi ostici compiti in classe, tra greco e latino, a Gabriele, ma ce ne giovavamo tutti: era il mutuo soccorso della fantasia e dell’amicizia; un gioco di squadra. I professori lo sapevano, anche loro erano stati ragazzi. Speriamo che ancora oggi sia così… Piuttosto, nello scrivere queste poche righe, ci è risuonata alla mente il ritornello di una canzone famosa, a cavallo di quegli anni lontani e ruggenti: la cantavano i “Rokes”. Diceva: “Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere…”. Un bel ritornello che vale che il calcio come per la vita, Interessante, magari persino attuale, anche se allora era soltanto una canzoncina “beat”. Che ne dite?

gabriele valentini, da giovane: tra calcio e non solo

dal cassetto dei ricordi spunta una vecchia foto di classe scolastica

di gabrieLe papi

periodico Sportivo ceSena caLcio Iscr. Reg. Stampa n. 36/010 il 15.10.2010editore Coordinamento Clubs Cesenadirettore reSponSabiLe Giovanni Guiduccicaporedattore Vittorio Calbuccicontributo di redazione Gabriele Papihanno coLLaborato i giornaLiSti Luca Serafini, Fabio Benagliain redazione Andrea Bertozzi, Giampiero Ceccarelli, Roberto Checchia,

Davide Cucchi, Matteo Fanesi, Omar Galassi, Giovanni Guiducci, Giorgio Lugaresi, Daniele Magnani, Marco ValentiniStampa Kando, Cesenaticofotografie Vittorio Calbuccigrafica Lisa CamporesimarKeting, pubbLicità e diStribuzione Coordinamento Clubs Cesenatel. 0547.632502 / 0547.313090 / [email protected]

NOTIZIE Maglia indossata nel primo tempo di Bologna-Cesena 0-1 da Roberto Guana, e poi donata dal calciatore

NE VUOI SAPERE DI PIÙ? Questa e tante altre divise sono su www.museobianconerocesena.it, il sito della storia della maglia del Cesena.

Liceo classico monti: 3c. nel tondino valentini, con pettinatura beat. nell’altro tondino l’autore dell’articolo con barba da contestatore...

Serie a 2011-12, boLogna-ceSena 0-1, guana in azione

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Con il ritorno di Giorgio Lugaresi al ver-tice della società sono tornati anche al-cuni dirigenti che erano usciti di scena

con la precedente gestione, ma che avevano continuato a seguire da vicino la squadra a cui da sempre si sentono legati. Uno di questi è Lorenzo Lelli attuale presidente del settore giovanile, incarico che è tornato a ri-coprire dopo la parentesi Campedelli. Come imprenditore Lelli è a capo della Celbo, che produce materiali in vetroresina per il setto-re elettrico e automotive (Ferrari e Porsche), per camion (Iveco) e trattori (CNH e Landi-ni). Con la Celbonet, inoltre, commercializza materiali per impiantistica elettrica per la co-struzione di linee elettriche di bassa e media tensione, mentre con la Freegel opera nel settore dello stoccaggio di generi alimentari freschi e surgelati. Ma torniamo al calcio.

buongiorno Lelli, la sua passione per i co-lori bianconeri arriva da lontano.Sono cresciuto a pane e Cesena. Una passio-ne che mi ha trasmesso mio padre Edo, che tra gli anni ‘40 e 50’ ha giocato nel Cesena con Azeglio Vicini e che ha sempre avuto un rapporto molto stretto con il conte Rognoni, fondatore e primo presidente della società. A volte portava anche me nel capanno che il Conte aveva sul molo di Cesenatico. A dir la verità non è che si sia dovuto impegnare molto a trasmettermi questa passione, per-ché non ce ne è stato bisogno. Io da piccolo abitavo nel condominio in via Mare tra quello che oggi sono la Bombonera e la tabacche-ria, mentre un tempo c’era il bar Stadio e la carrozzeria Comandini. Appena ho avuto la possibilità di attraversare la strada da solo andavo allo stadio per vedere gli allenamen-ti. Erano gli anni ‘60, era il Cesena del por-tiere Annibale e si giocava in serie C. Allo stadio non c’erano ancora i tubi Innocenti e dal terrazzo sopra il mio condominio si po-teva vedere la partita, ma io preferivo andare con i miei amici in tribuna laterale.

Suo padre era consigliere del cesena cal-cio già dagli anni ‘70, il suo ingresso in società invece a quando risale?Con la scomparsa di Luciano Manuzzi, figlio di Dino e vice presidente con Edmeo Luga-resi, il suo posto in società fu preso dal figlio Michele, il quale cercò di portare un contri-

buto di innovazione nella gestione societa-ria. Io conoscevo da tempo Michele, con il quale spesso si andava allo stadio insieme. Mi propose così di affidarmi l’incarico di di-rigente addetto all’arbitro. Accettai con entu-siasmo e in quel ruolo, lo ricordo ancora, de-buttai in occasione della gara di coppa Italia Cesena-San Marino del 19 agosto 2001, con Walter De Vecchi in panchina, collezionando complessivamente 159 presenze.Poi nel 2002 con la successione alla presi-denza da Edmeo a Giorgio Lugaresi fu rinno-vato il Cda della società e anche io fui chia-mato a farne parte, impegnandomi finanzia-riamente. Continuai a fare l’addetto all’arbi-tro, ma Lugaresi mi chiese di fare anche il presidente del settore giovanile, incarico che lui stesso aveva ricoperto per tanti anni.

come è stato l’impatto con quel suo nuovo incarico dirigenziale?Non avevo una preparazione tecnica e mi misi a disposizione con spirito di servizio. Avevo una conoscenza parziale del calcio giovanile. Da ragazzo avevo giocato nei pul-cini del Cesena, ma poi avevo praticato so-prattutto atletica leggera come velocista, per poi riprendere a giocare a calcio a livello di Prima categoria (Perticara). Mi aiutò comun-

que il fatto di avere frequentato Villa Ferretti, la casa di Aldo, mio compagno di studi, la cui madre Angela teneva a convitto tutti i ragazzi che venivano a giocare a Cesena da fuori, tra i quali Zuccheri, De Falco, Palese e Rizzitelli, che quindi ebbi anche io modo di conosce-re. Utile si è rivelato anche il rapporto quasi quotidiano avuto con Emilio Bonci, il quale una volta uscito dal Cesena veniva sempre a trovare mio padre in ufficio e prima faceva anticamera da me dove si fermava a parlare e a raccontare delle sue esperienze.

Quali sono i suoi compiti come presidente del settore giovanile del cesena?Il ruolo del presidente del settore giovanile è quello di fare da tramite tra i responsabili tecnici e il Consiglio della società. Ogni volta che un nostro ragazzo arriva in prima squa-dra è una grossa soddisfazione. Invece l’a-marezza più grande l’ho vissuta quando una sera tornando da un’amichevole insieme a mister Castori e a Michele Manuzzi, passan-do da Bagnarola vedemmo che c’era stato un incidente con una bicicletta da bambino coinvolta. Poi venimmo a sapere che era quella di Elia Teodorani, un ragazzino del no-stro settore giovanile, che era stato travolto e per il quale non ci fu nulla da fare.

lorenZo lelli, cuore di dirigente: 159 presenZe in pancHina

di giovanni guiducci

La paSSione e La grinta di Lorenzo LeLLi12