bibliografia gioachimita 2006-2009

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Bibliografia gioachimita 2006-2009 * a cura di Lorenzo Braca Il presente bollettino integra il lavoro di rassegna bibliografica pubblicato nel precedente numero degli Annali di Scienze Religiose e si pone idealmente in continuità con le precedenti bibliografie degli studi su Gioacchino da Fiore 1 . Sono pertanto prese in esame le pubblicazioni dedicate direttamente alla vita e al pensiero di Gioacchino da Fiore, allo sviluppo della sua ermeneutica, al suo ruolo storico e in alcuni casi all'influenza che il suo pensiero può aver esercitato successivamente alla sua scomparsa, nel caso in cui nei lavori fosse evidente una consistente chiave di interesse per la figura di Gioacchino. Non sono dunque stati inclusi studi che, pur riguardando autori di impianto gioachimita, non siano diretti a indagare esplicitamente il ruolo di Gioacchino nella formazione del loro universo dottrinale. Non sono inclusi, in sostanza, lavori non incentrati su problematiche di carattere storico o teologico che riguardino direttamente l'abate di Fiore, né lavori di carattere divulgativo. Gli studi sono suddivisi in base all'anno di pubblicazione e ordinati alfabeticamente secondo il cognome degli autori. Per ogni contributo viene proposto un commento essenziale nel quale si evidenziano i contenuti di maggiore interesse. 2006 121. ADORISIO, Antonio Maria, Luca di Casamari, arcivescovo di Cosenza, testimone e biografo di Gioacchino da Fiore, in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. infra n. 136), pp. 91-106. Il contributo presenta un ritratto del cistercense Luca, dall'amicizia con Gioacchino da Fiore, all'elezione ad abate della Sambucina (ottenuta anche grazie all'abate calabrese), alla carica di vescovo di Cosenza, raggiunta un anno dopo la morte dell'amico, fino alla scrittura delle sue opere più note, tra cui la raccolta agiografica dedicata all'abate di Fiore: la Virtutum beati Joachimi synopsis. 122. Atlante delle fondazioni florensi, 1, Schede, Iconografia, Storia, a cura di Pasquale Lopetrone, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006, 287 pp. Il primo volume dell'atlante dedicato ai monasteri florensi, progettato dal Comitato nazionale per le celebrazioni dell'VIII centenario della morte di Gioacchino da Fiore, raccoglie schede informative e ricchi apparati fotografici e cartografici su quindici fondazioni. Si segnala anche una parte storica redatta da Valeria De Fraja e dedicata alla nascita, allo sviluppo e alla diffusione dell'Ordine. 123. Atlante delle fondazioni florensi, 2, Documenti, a cura di Valeria De Fraja, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006, 460 pp. Nel secondo volume dell'atlante vengono riportate le trascrizioni delle fonti documentarie collegate a numerose fondazioni florensi. Per il monastero di Fiore sono riportate 214 trascrizioni, 45 per Santa Maria di Fonte Laurato, 8 per Santa Maria di Acquaviva, 8 per Santa Maria di Altilia, 4 per Santa Maria Nuova (o dei Tre Fanciulli), 18 per altri monasteri pugliesi, 5 per monasteri nel Lazio e 13 per monasteri florensi della diocesi di Lucca. 124. BERTELLI, Gioia - ROUBIS, Dimitris – SOGLIANI, Francesca, I siti florensi della Sila: la scoperta della prima fondazione monastica di Gioacchino da Fiore a Jure Vetere (S. Giovanni in Fiore), in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. infra n. 136), pp. 119-127. Il contributo è diviso in due parti: nella prima gli aa. presentano i risultati delle indagini archeologiche condotte sull'impianto monastico scoperto a Jure Vetere e sul contesto territoriale. Nella seconda viene delineata la storia dei primi insediamenti florensi, dalla prima notizia di una comunità di monaci in un insediamento nei territori dell'odierna Jure Vetere, fino agli ultimi anni di vita di Gioacchino da Fiore. In conclusione si offre un quadro preliminare dello studio sui manufatti rinvenuti, esame ancora in corso al momento della redazione dell'intervento. Il contributo è accompagnato da cartine geografiche, piantine dello scavo e riproduzioni fotografiche. 125. DALENA, Pietro, I viaggi e gli itinerari di Gioacchino da Fiore nel Mezzogiorno, in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. infra n. 136), pp. 67-90. * Desidero ringraziare quanti hanno contribuito a questa rassegna bibliografica segnalando studi dei quali non ero a conoscenza o inviandomi l'abstract dei loro contributi; ringrazio in modo particolare il prof. Gian Luca Potestà, il prof. Marco Rainini, il prof. Eugène Honée, la prof.ssa Valeria De Fraja, la prof.ssa Julia Eva Wannenmacher e il prof. Jan Grzeszczak. 1 Cfr. L. Braca, Bibliografia gioachimita 2002-2005, in «Annali di Scienze Religiose», n.s. IV (2011), pp. 329-363. Cfr. inoltre M. Rainini, Gioacchino da Fiore: bibliografia 1994-2001, in «Florensia», XVI/XVII (2002-2003), pp. 105-165; C. Caputano, Gioacchino da Fiore: bibliografia 1988-1993, in «Florensia», VIII/IX (1994-1995), pp. 45-110; V. De Fraja, Gioacchino da Fiore: bibliografia 1969-1988, in «Florensia», II (1988), pp. 7-59.

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Bibliography on Joachim of FIore - Bibliografia Gioachimita 2006-2009,

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Page 1: Bibliografia Gioachimita 2006-2009

Bibliografia gioachimita 2006-2009* a cura di Lorenzo Braca Il presente bollettino integra il lavoro di rassegna bibliografica pubblicato nel precedente numero

degli Annali di Scienze Religiose e si pone idealmente in continuità con le precedenti bibliografie degli studi su Gioacchino da Fiore1. Sono pertanto prese in esame le pubblicazioni dedicate direttamente alla vita e al pensiero di Gioacchino da Fiore, allo sviluppo della sua ermeneutica, al suo ruolo storico e in alcuni casi all'influenza che il suo pensiero può aver esercitato successivamente alla sua scomparsa, nel caso in cui nei lavori fosse evidente una consistente chiave di interesse per la figura di Gioacchino. Non sono dunque stati inclusi studi che, pur riguardando autori di impianto gioachimita, non siano diretti a indagare esplicitamente il ruolo di Gioacchino nella formazione del loro universo dottrinale. Non sono inclusi, in sostanza, lavori non incentrati su problematiche di carattere storico o teologico che riguardino direttamente l'abate di Fiore, né lavori di carattere divulgativo.

Gli studi sono suddivisi in base all'anno di pubblicazione e ordinati alfabeticamente secondo il cognome degli autori. Per ogni contributo viene proposto un commento essenziale nel quale si evidenziano i contenuti di maggiore interesse. 2006 121. ADORISIO, Antonio Maria, Luca di Casamari, arcivescovo di Cosenza,

testimone e biografo di Gioacchino da Fiore, in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. infra n. 136), pp. 91-106.

Il contributo presenta un ritratto del cistercense Luca, dall'amicizia con Gioacchino da Fiore, all'elezione ad abate della Sambucina (ottenuta anche grazie all'abate calabrese), alla carica di vescovo di Cosenza, raggiunta un anno dopo la morte dell'amico, fino alla scrittura delle sue opere più note, tra cui la raccolta agiografica dedicata all'abate di Fiore: la Virtutum beati Joachimi synopsis.

122. Atlante delle fondazioni florensi, 1, Schede, Iconografia, Storia, a cura di Pasquale Lopetrone, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006, 287 pp.

Il primo volume dell'atlante dedicato ai monasteri florensi, progettato dal Comitato nazionale per le celebrazioni dell'VIII centenario della morte di Gioacchino da Fiore, raccoglie schede informative e ricchi apparati fotografici e cartografici su quindici fondazioni. Si segnala anche una parte storica redatta da Valeria De Fraja e dedicata alla nascita, allo sviluppo e alla diffusione dell'Ordine.

123. Atlante delle fondazioni florensi, 2, Documenti, a cura di Valeria De Fraja, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2006, 460 pp.

Nel secondo volume dell'atlante vengono riportate le trascrizioni delle fonti documentarie collegate a numerose fondazioni florensi. Per il monastero di Fiore sono riportate 214 trascrizioni, 45 per Santa Maria di Fonte Laurato, 8 per Santa Maria di Acquaviva, 8 per Santa Maria di Altilia, 4 per Santa Maria Nuova (o dei Tre Fanciulli), 18 per altri monasteri pugliesi, 5 per monasteri nel Lazio e 13 per monasteri florensi della diocesi di Lucca.

124. BERTELLI, Gioia - ROUBIS, Dimitris – SOGLIANI, Francesca, I siti florensi della Sila: la scoperta della prima fondazione monastica di Gioacchino da Fiore a Jure Vetere (S. Giovanni in Fiore), in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. infra n. 136), pp. 119-127.

Il contributo è diviso in due parti: nella prima gli aa. presentano i risultati delle indagini archeologiche condotte sull'impianto monastico scoperto a Jure Vetere e sul contesto territoriale. Nella seconda viene delineata la storia dei primi insediamenti florensi, dalla prima notizia di una comunità di monaci in un insediamento nei territori dell'odierna Jure Vetere, fino agli ultimi anni di vita di Gioacchino da Fiore. In conclusione si offre un quadro preliminare dello studio sui manufatti rinvenuti, esame ancora in corso al momento della redazione dell'intervento. Il contributo è accompagnato da cartine geografiche, piantine dello scavo e riproduzioni fotografiche.

125. DALENA, Pietro, I viaggi e gli itinerari di Gioacchino da Fiore nel Mezzogiorno, in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. infra n. 136), pp. 67-90.

* Desidero ringraziare quanti hanno contribuito a questa rassegna bibliografica segnalando studi dei quali non ero a conoscenza o inviandomi l'abstract dei loro contributi; ringrazio in modo particolare il prof. Gian Luca Potestà, il prof. Marco Rainini, il prof. Eugène Honée, la prof.ssa Valeria De Fraja, la prof.ssa Julia Eva Wannenmacher e il prof. Jan Grzeszczak. 1 Cfr. L. Braca, Bibliografia gioachimita 2002-2005, in «Annali di Scienze Religiose», n.s. IV (2011), pp. 329-363. Cfr. inoltre M. Rainini, Gioacchino da Fiore: bibliografia 1994-2001, in «Florensia», XVI/XVII (2002-2003), pp. 105-165; C. Caputano, Gioacchino da Fiore: bibliografia 1988-1993, in «Florensia», VIII/IX (1994-1995), pp. 45-110; V. De Fraja, Gioacchino da Fiore: bibliografia 1969-1988, in «Florensia», II (1988), pp. 7-59.

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Alcune considerazioni e ipotesi circa gli itinerari percorsi da Gioacchino da Fiore nel Mezzogiorno italiano per ragioni di natura istituzionale e spirituale. L'a. prende in considerazione in particolare gli spostamenti compiuti tra la Calabria e le abazie di Casamari, Fossanova e Veroli. Si accenna anche a un viaggio a Palermo e a Napoli. Il contributo è accompagnato da diciassette tavole illustrative.

126. DE FRAJA, Valeria, Dai Cistercensi ai Florensi, in Il ricordo del futuro (cfr. infra n. 137), pp. 33-40.

Il contributo ripercorre le principali vicende istituzionali che interessarono l'Ordine florense: dalla rottura di Gioacchino da Fiore con i Cistercensi (1190/1191), all'approvazione papale del nuovo Ordo (1196), all'espansione raggiunta sotto l'abbaziato di Matteo, successore di Gioacchino, il quale apporterà alla comunità già le prime modifiche in senso cistercense, fino alle scarse notizie relative l'Ordine in età moderna e alla sua soppressione nel 1570.

127. DE FRAJA, Valeria, Florensi, in Federico II. Enciclopedia fridericiana, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, 2006, pp. 653-656.

Ripercorrendo la storia del monachesimo florense l'a. riporta schematicamente il numero delle donazioni e dei beneifici che Gioacchino ottenne dalla corona del Regnum, dalla donazione del locum Floris da parte di re Tancredi nel 1191, fino alla protezione concessa da Enrico VI nel 1197. L'a. rileva come la necessità di regolamentare i rapporti tra il monastero di Fiore e le dipendenze sorte nelle vicinanze portò Gioacchino a redigere degli statuta che furono presentati a papa Celestino III nel 1196. I pochi frammenti oggi noti permettono di intravedere come Gioacchino intese strutturare il nuovo Ordine in maniera differente rispetto a quello cistercense.

128. DE FRAJA, Valeria, Oltre Cîteaux. Gioacchino da Fiore e l’Ordine florense, Roma, Viella, 2006 (Centro Internazionale di Studi Gioachimiti. Opere di Gioacchino da Fiore: testi e strumenti, 19), 301 pp.

L'a. prende in esame la figura di Gioacchino da Fiore quale riformatore religioso. La fondazione dell'Ordine florense viene inquadrata in un percorso di maturazione spirituale che passò in un primo tempo attraverso l'adesione alla congregazione cistercense e al suo ideale pauperistico, e poi attraverso un graduale distacco da essa, nel tentativo di realizzare un peculiare ideale eremitico. Il volume è idealmente diviso in due parti: nella prima (capitoli 1-4) si analizza il rapporto tra Gioacchino e l'Ordine cistercense, nella seconda (capitoli 5-6) l'a. esamina il ruolo giocato dai Cistercensi nella nascita e nello sviluppo dell'Ordine florense. Nel primo capitolo l'a. constata la problematicità insita nelle agiografie dedicate a Gioacchino per la ricostruzione delle vicende biografiche nonché degli ideali riformatori che ispirarono la sua azione. Viene fatto pertanto ricorso ad alcuni testi di Gioacchino stesso, in particolare ai due sermoni del Tractatus de vita et Regula sancti Benedicti, per rintracciare le ragioni dell'adesione e del successivo distacco dall'Ordine cistercense. Vengono pertanto ricostruite le fasi storiche del tentativo di attuazione di un articolato progetto monastico, dal suo principio fino al fallimento dell'idea originaria e agli sviluppi dell'Ordine dopo la scomparsa di Gioacchino. L'ordinatus ordo, che l'abate florense prospettò, è per l'a. attestato nei suoi scritti, in alcuni diagrammi raccolti dal Liber Figurarum e nei frammenti documentari degli statuta approvati da Celestino III. L'a. individua in particolare in alcuni passaggi del V libro della Concordia e nella tavola XII del Liber Figurarum un progetto di vita comunitaria non utopico, bensì realizzabile nell'immediato futuro. La morte dell'abate e l'eccessiva rigidità del sistema da lui messo a punto avrebbero determinato il fallimento dell'organizzazione florense e il suo progressivo riavvicinamento alle posizioni cistercensi. Si segnala un'interessante appendice documentaria, costituita da testi di Gioacchino (la domus religionis della Concordia, la trascrizione dei testi della tavola XII del Liber Figurarum, e il cosiddetto “testamento” di Gioacchino) e altri documenti riguardanti l'abbazia di S. Giovanni in Fiore.

129. ERNST, Germana, Il ruolo profetico di Gioacchino da Fiore nel pensiero di Tommaso Campanella, in Il ricordo del futuro (cfr. infra n. 137), pp. 156-158.

Gioacchino da Fiore è tra gli autori che Campanella cita in un processo nell'anno 1600, nel quale è ritenuto l'istigatore di un rivolta anti spagnola. Campanella sosteneva l'imminenza di una Età dello Spirito, in cui gli uomini avrebbero vissuto – su modello dello stato ideale di Platone – nella comunione dei beni e delle donne, secondo la religione naturale.

130. GATTO, Ludovico, Il gioachimismo nella testimonianza salimbeniana, in Dalla parte di Salimbene. Raccolta di ricerche sulla Cronaca e si suoi personaggi, a cura di Pietro Messa, Roma, Antonianum, 2006, pp. 151-170.

Nel saggio, che appare inedito nella raccolta di studi già pubblicati dall'a., si comincia con il ricostruire il profilo di Gioacchino e il contesto storico-culturale di appartenenza. Successivamente l'a. indaga le tematiche escatologiche dell'opera di Salimbene per dimostrare come quest'ultimo sia legato al pensiero di Gioacchino e tenti di diffonderne il senso profondo in antitesi con i fraintendimenti di altri autori quali Giovanni da Parma o

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Ugo di Digne.

131. GERALDI, Edoardo, L'abbazia florense di S. Giovanni in Fiore: note sull'utilizzo dell'infrarosso per la lettura delle trasformazioni del costruito, in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. infra n. 136), pp. 217-225.

Il contributo presenta i risultati degli esami ai raggi infrarossi effettuati sulla chiesa abbaziale di San Giovanni in Fiore. Attraverso l'analisi delle discontinuità nella risposta alle sollecitazioni termiche, l'a. evidenzia le aree dell'edificio che sono state soggette a trasformazione. Il contributo è affiancato da fotomosaici rappresentanti lo spettro infrarosso degli elementi architettonici presi in esame.

132. GRZESZCZAK, Jan, Joachim z Fiore. Średniowieczny przyczynek do teologii dziejów, Poznań, Wydział Teologiczny Uniwersytet Adama Mickiewicza Redakcja Wydawnictw, 2006 (Studia i Materiały, 87), 208 pp.

Prima monografia dedicata a Gioacchino in lingua polacca. Suddivisa in tre capitoli, tratta rispettivamente della biografia dell’Abate Calabrese secondo i dati forniti dalla Vita e dalle Memorie di Luca di Casamari, dell'ermeneutica biblica impiegata nei suoi scritti (intelligentia spiritualis, concordia) e del tertius status, ovvero l’età dello Spirito Santo. L’ultimo capitolo è dedicato all’apocalittica di Gioacchino, e in particolar modo al concetto gioachimita del doppio Anticristo, all’esegesi delle lettere alle Chiese dell’Apocalissi e al significato dei sette sigilli. Il volume è corredato da alcune riproduzioni delle tavole del Liber Figurarum, tratte dai codici di Oxford e Reggio Emilia.

133. GUERRINI, Paola, Il Liber Figurarum, in Il ricordo del futuro (cfr. infra n. 137), pp. 63-74.

Il contributo presenta una panoramica sulle tavole del Liber Figurarum. Si riporta, per ognuna di esse, una breve spiegazione in accordo con le interpretazioni fornite negli ultimi anni dalla critica. Si segnala inoltre la presenza di quattordici riproduzioni fotografiche dai manoscritti di Reggio Emilia e di Oxford.

134. HONÉE, Eugène, Joachim of Fiore: His Early Conception of the Holy Trinity. Three Trinitarian «Figurae» of the Calabrian abbot Reconsidered, in «Ephemerides Theologicae Lovanienses», LXXXII (2006), pp. 103-137.

Lo studio analizza la successione, il contesto letterario e il significato delle tre figure trinitarie di Gioacchino da Fiore: i vasi d'acqua (cioè la cosiddetta figura “anti Lombardo”), il salterio decacorde e il diagramma dell'alfa e dell'omega. L'a. contesta la lettura di Harold Lee, secondo il quale la figura anti Lombardo corrisponderebbe nel senso all'alfa e omega, poiché in entrambe si disegnerebbe una successione della storia della salvezza in tre stati e due tempi. Asserisce invece che la figura dei vasi d'acqua non ha affatto significato storico. Questa cioè, come il salterio, per l'a. appartiene a uno stadio primitivo delle meditazioni di Gioacchino sul mistero della Trinità, in cui l'abate si concentra ancora solamente sulla vita interna del Dio uno e trino. Il legame tra la Trinità e la storia, invece, appartiene a una fase successiva della sua elaborazione teologica. La figura dell'alfa e dell'omega segnerebbe, quindi, un passaggio intermedio verso questo secondo stadio di pensiero.

135. HOUBEN, Hubert, Fossanova al tempo di Gioacchino da Fiore, in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. infra n. 136), pp. 53-66.

Nella seconda metà del secolo XII l'abbazia di Fossanova diviene il punto d'avanguardia per gli insediamenti cistercensi nel sud Italia. In quel periodo avvengono le prime filiazioni: S. Maria «de Ferraria», nel casertano (1171), S. Maria di Corazzo (secondo il Grundmann affiliata nel 1188, durante la direzione di Gioacchino da Fiore) e S. Stefano del Bosco, nell'odierna provincia di Catanzaro (1192). Degna di nota è la critica formulata alla datazione offerta da Grundmann. L'a. nota che la data del 1188, entrata nell'opinio communis come anno di filiazione di Corazzo a Fossanova, fu formulata in via ipotetica dallo studioso tedesco in conformità ad alcuni elementi della Vita, e non può essere considerata certa. L'anno di filiazione non è indicato espressamente nella Vita: nella fonte compare un riferimento a una visita di Gioacchino a papa Clemente III avvenuta nel 1188 e al fatto che il passaggio di Corazzo sotto le ali di Fossanova risalga a un periodo immediatamente successivo a quella visita. L'a. discute anche la data nella quale Gioacchino avrebbe ricevuto dal papa il permesso di lasciare la carica di abate di Corazzo. Grundmann fa risalire anche questo evento al 1188 ma, secondo l'a., sarebbe più plausibile mettere il permesso papale in relazione alla lettera di richiamo che il Capitolo generale cistercense inviò a Gioacchino nel settembre del 1192.

136. I luoghi di Gioacchino da Fiore. Atti del primo convegno internazionale di studio, Casamari – Fossanova – Carlopoli Corazzo – Luzzi Sambucina – Celico – Pietrafitta Canale – S. Giovanni in Fiore – Cosenza, 25-30 marzo 2003, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Roma, Viella, 2006 (Atti dei convegni del Comitato Nazionale per le Celebrazioni dell'VIII Centenario della Morte di Gioacchino da Fiore, 1), 260 pp.

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Il volume raccoglie gli interventi tenuti durante il primo convegno organizzato dal Comitato nazionale per le celebrazioni dell'VIII centenario della morte di Gioacchino da Fiore. In questo volume, che costituisce il primo di una serie di appuntamenti editoriali progettati dal Comitato, sono presenti contributi di carattere storiografico, archeologico, geologico e architettonico dedicati ai luoghi abitati e ai viaggi compiuti dall'abate di Fiore.

137. Il ricordo del futuro. Gioacchino da Fiore e il Gioachimismo attraverso la storia, a cura di Fabio Troncarelli, Bari, Mario Adda, 2006, 437 pp.

Il volume, che rientra tra le pubblicazioni coordinate dal Comitato nazionale per le celebrazioni dell'VIII centenario della morte di Gioacchino da Fiore, è dedicato alla storia della trasmissione dei principali testi gioachimiti e pseudogioachimiti. È diviso in due sezioni: la prima, in circa centocinquanta pagine, raccoglie diciannove saggi dedicati alla nascita dell'Ordine florense, alla redazione e alla trasmissione delle opere dell'abate di Fiore, ai problemi paleografici offerti da alcuni codici, ai problemi filologici e alle edizioni critiche dei testi, e alla ricezione del messaggio teologico delle opere di Gioacchino in diversi autori di differenti epoche. La seconda invece contiene, in circa duecentoottanta pagine, un Catalogo dei codici contenenti opere autentiche e spurie di Gioacchino. Il volume è riccamente corredato da riproduzioni fotografiche a colori e in bianco e nero.

138. IOACHIM ABBAS FLORENSIS, Exhortatorium Iudeorum, ed. Alexander Patschovsky; Appendix: Versio abbreviata Exhortatorii Iudeorum auctore incerto confecta, ed. Brigitte Hotz, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 2006 (Fonti per la storia dell'Italia medievale, Antiquitates, 26; Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, Ioachim abbas Florensis, Opera Omnia, curantibus R.E. Lerner, A. Patschovsky, G.L. Potestà, R. Rusconi, K.-V. Selge, IV, Opera minora, 3), XII-439 pp.

Il volume contiene l'edizione dell'opera nella quale Gioacchino discute circa il rapporto ebraismo/cristianesimo e la conversione del popolo di Israele attesa per i tempi ultimi. Non si tratterebbe di uno scritto indirizzato polemicamente agli ebrei, come la forma adottata dal testo lascerebbe intendere, bensì di un'opera teologica dedicata ai cristiani contemporanei. Pertanto, spiega l'editore nell'introduzione, il termine «Exhortatorium» adottato nel titolo – presente in sei degli otto manoscritti che tramando l'opera – corrisponde in maniera più efficace al contenuto del testo rispetto al titolo «Adversus Iudeos» adottato nell'edizione del 1957 a cura di Arsenio Frugoni. Nell'introduzione l'editore analizza il genere, la struttura tripartita e il contenuto dell'opera. Nella praefatio Gioacchino anticipa gli argomenti del testo, mostrando come, servendosi dell'Antico Testamento, proverà: 1) la trinità di Dio; 2) l'incarnazione del Figlio di Dio; 3) la necessità di interpretare le Scrittura in senso spirituale, contro l'interpretazione letterale. L'editore discute poi la datazione dell'opera, che fa risalire a un periodo compreso tra il 1186 e il 1196. Seguono poi le descrizioni dei manoscritti, la ratio editionis e lo stemma codicum. In appendice si segnala inoltre l'edizione della versione abbreviata dell'Exhortatorium, preceduta anch'essa da un commento critico nel quale si discute con particolare attenzione sul momento di stesura rispetto al testo esteso. Il volume è corredato da un ricco apparato di indici analitici (fonti e riferimenti, nomi propri e termini notevoli).

139. KERBY-FULTON, Kathryn, English Joachite Manuscripts and Medieval Optimism about the Role of the Jews in History: A List for Future Studies, in «Florilegium», XXIII (2006), pp. 97-144.

Elenco di codici manoscritti di provenienza inglese contenenti opere di Gioacchino da Fiore e altri lavori prodotti in ambiente gioachimita. Nell'introduzione l'a. segnala come si debba soprattutto ai francescani spirituali la diffusione del pensiero gioachimita in Inghilterra ed evidenzia come all'influenza del pensiero di Gioacchino da Fiore si debba il proliferare di un'idea positiva di giudaismo nell'isola. L'a. segnala e fornisce una illustrazione sintetica per 60 codici di provenienza inglese anteriori al XVII secolo, 7 manoscritti contenenti frammenti gioachimiti, 3 manoscritti di dubbia provenienza e 24 codici nei quali è attestata la presenza di copie di opere gioachimite in biblioteche inglesi prima del 1600.

140. La tradizione manoscritta dei testi gioachimiti, a cura di Fabio Troncarelli, in Il ricordo del futuro (cfr. supra n. 137), pp. 159-437.

Si tratta di un catalogo di codici contenenti opere gioachimite autentiche e spurie, ritratti di Gioacchino da Fiore, tavole del Liber Figurarum, e altre opere di matrice gioachimita. Il catalogo è diviso in due parti: la prima dedicata ai manoscritti redatti mentre Gioacchino era ancora in vita, la seconda a quelli prodotti successivamente. Sono catalogati in totale settanta codici, raggruppati secondo criteri cronologici e tematici. Ogni sezione è aperta da alcune note introduttive di carattere storico. Per ogni manoscritto è stata compilata una scheda illustrativa in cui vengono elencate le opere contenute, con riferimenti ai fogli occupati e alle edizioni moderne che al codice fanno riferimento. Viene poi fornita una descrizione codicologica e paleografica e vengono messi in

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evidenza i punti di maggiore interesse offerti alla critica. Una bibliografia selecta conclude ciascuna scheda informando sugli studi che al manoscritto hanno fatto riferimento.

141. LOPETRONE, Pasquale, Il modello architettonico della chiesa florense sangiovannese, in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. supra n. 136), pp. 227-246.

Nello studio l'a. individua alcune specificità relative al modello architettonico della chiesa abazziale di San Giovanni in Fiore. Si analizzano in particolare le proporzioni applicate nello schema costruttivo dell'edificio. Il contributo rappresenta un ampliamento delle considerazioni già espresse dall'a. nel suo precedente studio La Chiesa Abbaziale Florense di San Giovanni in Fiore, S. Giovanni in Fiore 2002. Al contributo vengono anche affiancate diverse tavole illustrative dedotte da quel testo.

142. MASINI, Nicola, Protocenobio di Jure Vetere: analisi metrologica, in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. supra n. 136), pp. 185-197.

Il contributo ha lo scopo di individuare l'unità di misura di riferimento utilizzata nell'edificazione dell'insediamento oggetto di scavo archeologico a Jure Vetere. L'a. presenta l'algoritmo di calcolo utilizzato e i risultato con esso ottenuto. Dal calcolo effettuato emerge un impianto caratterizzato da due cantieri, in ciascuna dei quali si è utilizzata una distinta unità di misura. Entrambe sarebbero piuttosto vicine al valore del “palmo palermitano” e al valore ottenuto nel complesso presbiteriale di San Giovanni in Fiore. Il contributo è accompagnato da tavole che illustrano il processo di calcolo adottato.

143. MCGINN, Bernard, Gioacchino da Fiore nella storia della cultura europea, in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. supra n. 136) [trad. it. di Valentina Rusconi], pp. 19-38.

Nella prima parte del contributo la teologia della storia di Gioacchino da Fiore è presentata in antitesi alle teologie non apocalittiche di Eusebio di Cesarea e Agostino d'Ippona. Nella seconda parte, invece, l'a. presenta gli aspetti che distinguono l'abate florense dalla tradizione: la divisione ternaria della storia, la comprensione della verità divina attraverso la progressione degli eventi biblici e il ricorso a immagini simboliche di forte impatto. In conclusione si traccia un excursus sulla ricezione della teologia gioachimita da parte della posterità (Tommaso d'Aquino, Bonaventura da Bagnoregio, Dante), con un occhio particolarmente attento al formarsi di percorsi critici anche nell'evo moderno e contemporaneo.

144. MCGINN, Bernard, Theologians as Trinitarian Iconographers, in The Mind's Eye. Art and Theological Argument in the Middle Ages, a cura di J.F. Hamburger e A.-M. Bouché, Princeton (NJ), Princeton University press, 2006, pp. 186-207.

Nonostante Agostino avesse affermato l'impossibilità di rappresentare la Trinità in immagini, nel corso del medioevo non mancarono diverse rappresentazioni iconografiche del mistero trinitario. L'a. esamina nel particolare i casi di Ildegarda di Bingen, Gioacchino da Fiore e Enrico Suso. Per Gioacchino la rappresentazione iconografica fu un mezzo importante per guidare l'occhio della mente (mentis oculum) alla comprensione delle tre Persone. Il tema trinitario torna in molte delle immagini gioachimite e il loro principale scopo è quello di mostrare in quale modo la Trinità agisca nella storia della salvezza.

145. PICASSO, Giorgio, Gioacchino e i cistercensi, in Monachorum tempora seu gesta exquirere. Studi di storia monastica (secoli VI-XIII), a cura di Giancarlo Andenna e Cosimo Damiano Fonseca, Berlin, LIT-Verlag, 2006 (Vita Regularis. Ordnungen und Deutungen religiösen Lebens im Mittelalter. Abhandlungen 30), pp. 155-166.

Saggio già pubblicato in Gioacchino da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Innocenzo III. Atti del V Congresso internazionale di studi gioachimiti. San Giovanni in Fiore, 16-21 settembre 1999, Roma, Viella, 2001, pp. 93-101, nel quale vengono ricostruiti i rapporti tra Gioacchino e l'Ordine cistercense sulla base delle notizie biografiche dell'abate. Dall'analisi delle fonti si apprende che la rottura con l'Ordine in seguito alla fondazione di Fiore non fu totale, neanche dopo l'ingiunzione del Capitolo generale del 1192. L'a. considera Gioachino uno dei riformatori cistercensi a pieno titolo.

146. POTENZA, Maria Rosaria, La fotogrammetria come tecnica di supporto nelle indagini archeologiche e architettoniche: il caso dell'insediamento florense di Jure Vetere e del complesso abbaziale di S. Giovanni in Fiore, in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. supra n. 136), pp. 163-183.

L'a. presenta i rilievi fotografici condotti in coordinamento con lo scavo archeologico di Jure Vetere e quelli effettuati sul corpo architettonico della chiesa abbaziale di San Giovanni in Fiore. Per l'area archeologica la fotogrammetria ha consentito di leggere tracce combacianti con i risultati ottenuti dalla campagna di scavo, per la chiesa di San

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Giovanni in Fiore si è partiti invece dallo studio della zona attorno all'edificio, per arrivare alla restituzione fotogrammetrica delle facciate della chiesa. Il contributo è accompagnato da sedici tavole illustrative che presentano le conclusioni dei lavori di analisi.

147. POTESTÀ, Gian Luca, Dalla teologia apocalittica di Gioacchino da Fiore al profetismo apocalittico di Arnaldo da Villanova, in «I castelli di Yale», VIII (2005/2006), pp. 35-44.

Il progressivo affermarsi nella storia della intelligentia spiritalis toglie ragion d'essere ai miracoli perché permette una comprensione sempre più chiara delle Scritture. Il metodo di lettura della Bibbia che Gioacchino sviluppa è però ben diverso dalla profezia, egli si ritiene infatti uno speculator Scripturarum. Il suo metodo fu aspramente criticato almeno dal cistercense Goffredo d'Auxerre e dal maestro parigino Pietro Cantore. Sulla scia di Gioacchino anche Arnaldo da Villanova si è ritenuto uno speculator in grado di una comprensione particolare delle Scritture. Nel suo trattato De mysterio cymbalorum e negli scritti successivi la deriva profetizzante si Arnaldo si accentua progressivamente, fino a portarlo nel mirino di alcuni frati domenicani della provincia di Aragona. La differenza principale tra Gioacchino e Arnaldo sta nel fatto che, mentre il primo non si è spinto oltre il ruolo di speculator, il secondo è ricorso spesso all'uso di rivelazioni celesti e ha enfatizzato il proprio ruolo di rivelatore di un sapere iniziatico.

148. POTESTÀ, Gian Luca, Gioacchino da Fiore, in Federico II. Enciclopedia fridericiana, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, 2006, pp. 731-733.

L'a. mette in evidenza i tratti essenziali della biografia di Gioacchino da Fiore e del progredire della sua ermeneutica. Dai primi appunti sulla concezione della storia (Genealogia), alla polemica con Goffredo di Auxerre; dall'impulso apocalittico venuto dalla caduta di Gerusalemme (1187) alla fondazione del monastero di Fiore sulla Sila, assieme a Raniero da Ponza, fino alla lavorazione delle sue opere principali. Si mette in evidenza l'apertura di Gioacchino alla causa degli Svevi e il contributo decisivo da questi portato allo sviluppo della congregazione florense.

149. POTESTÀ, Gian Luca, Joachim de Flore dans la recherche actuelle, in «Oliviana», II (2006), url: <http://oliviana.revues.org/document39.html>.

Presentando la metodologia di lavoro e i risultati della sua biografia su Gioacchino da Fiore (Il tempo dell'Apocalisse. Vita di Gioacchino da Fire, Roma-Bari, Laterza, 2004), l'a. illustra i lineamenti dell'ermeneutica dell'abate calabrese e della sua filosofia della storia. In apertura si fa il punto della situazione sullo stato d'edizione delle opere gioachimite.

150. POTESTÀ, Gian Luca, La figura del pavimento di marmo, in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. supra n. 136), pp. 107-117.

Nel contributo viene presa in esame la cosiddetta “figura del pavimento di marmo”, presente nel III libro della Concordia e non inserita nel Liber Figurarum o nelle Praemissiones. L'immagine illustra i nomi di personaggi del popolo di Israele, inseriti in “lastre di marmo” a forma di rombo, in corrispondenza ai sette sigilli dell'Antico Testamento e alle figure del Cristo e dello Spirito santo. Per l'a. questa figura offre l'opportunità di avvicinarsi alla cifra risolutiva del tema del rapporto tra cristologia e pneumatologia in Gioacchino, a quella dissociazione tra Cristo e il suo Spirito evidenziata in passato nell'abate calabrese da H. de Lubac. L'a. esamina le varie associazioni tipologiche e conclude notando come il problema trovi soluzione in un «equilibrio dinamico» che per Gioacchino manifesta le mutue relazioni tra il Cristo e lo Spirito santo, alimentate dalla carità intesa come dialettica della vita divina.

151. POTESTÀ, Gian Luca, recensione di: Julia Eva Wannenmacher, Hermeneutik der Heilsgeschichte. De septem sigillis und die sieben Siegel im Werk Joachims von Fiore (Studies in the History of Christian Traditions, 118), Leiden u.a., Brill 2005, in «Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters», LXII (2006), pp. 283-285.

L’a. segnala punti di forza ed errori dell'edizione del testo curata da J.E.Wannenmacher. Valuta positivamente l'utilizzo delle concordanze elettroniche che ha permesso all'editrice di individuare con precisione le fonti antiche e medievali utilizzate da Gioacchino. Evidenzia inoltre alcune scelte grafiche che migliorano la vecchia edizione del testo (regum in luogo di regis nel quarto sigillo; Ierusalem nel sesto, lezione omessa nella precedente edizione). Segnala anche scelte che ritiene peggiorative: nel primo sigillo l'editrice si avvale del manoscritto P10, contro il resto della tradizione, per rimettere in esatta successione cronologica gli eventi elencati. L'a. ritiene questa scelta priva di fondamento alla luce dello stemma codicum. Nel terzo sigillo ritiene che l'uso della lezione nequando alternativa a ne quando sia dovuto a una cattiva interpretazione del testo da parte dell'editrice. Inoltre non condivide la scelta di accettare, nell'apertio del settimo sigillo, la lezione illius contro illis. Segnala infine l'omissione non giustificata della frase finale dell'apertio del primo sigillo che valuta frutto di distrazione e critica la scelta della lezione reliquis contro reliquiis in un passaggio del settimo sigillo che valuta

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anch'esso frutto di cattiva interpretazione del testo.

152. RAININI, Marco, Disegni dei tempi. Il «Liber Figurarum» e la teologia figurativa di Gioacchino da Fiore, Roma, Viella, 2006 (Centro Internazionale di Studi Gioachimiti. Opere di Gioacchino da Fiore: testi e strumenti, 18), XV-323 pp.

Oggetto del volume è la teologia per immagini di Gioacchino da Fiore, esaminata nel contesto storico e teologico. L'ermeneutica gioachimita è analizzata nel suo aspetto figurativo, principalmente attraverso due percorsi di indagine: da un lato dalla contestualizzazione nella tradizione teologica – intesa sia in senso ampio, sia più strettamente riferita al “genere” della teologia per immagini – dall'altro dal confronto costante con lo sviluppo dell'opera e del pensiero di Gioacchino. La figura dell'abate calabrese pertanto risulta intrinsecamente legata al pensiero del suo tempo, ma contemporaneamente rappresenta un momento particolare di ciò che l'a. individua come “la corrente della teologia figurativa”. Il volume si articola in sei capitoli: nel primo viene introdotto il Liber Figurarum e viene delineato il quadro storiografico della teologia figurativa medievale; nel secondo si analizzano le figure degli alberi delle generazioni in relazione alla produzione gioachimita e alla possibile influenza delle opere di Ugo di San Vittore; nel terzo l'a. indaga il tema della persecuzione nelle opere gioachimite in relazione in particolare alle figure degli alberi delle generazioni; il quarto e il quinto capitolo sono dedicati allo schema della Maiestas Domini, vengono qui studiate in particolare le figure della ruota di Ez. 1 (in relazione anche a una figura analoga presente nelle Praemissiones) e della Dispositio novi ordinis (in relazione ai numerosi rimandi a opere quali lo Psalterium, la Praefatio, il Liber introductorius e la Concordia); nel sesto e ultimo capitolo l'a. confronta i risultati delle analisi sulle singole figure, per individuare affinità e differenze tra le tre principali raccolte di immagini (i mss. Oxford CCC255A; Dresden, Sächsische Landesbibl. A 121; Reggio Emilia, Bibl. Del Seminario Vescovile R1). L'a. raccoglie l'eredità del dibattito storiografico precedente; le riflessioni di autori come L. Tondelli, M. Reeves e B. Hirsch-Reich rappresentano il primo stadio di una riflessione che si avvale dei risultati dei più recenti studi sulla produzione dell'abate. L'a. discute l'elaborazione, il significato e la funzione delle figure gioachimite, e ipotizza, in contrasto con quanto già affermato da M. Reeves e B. Hirsch-Reich, un'origine disorganica del testo, come dimostrerebbe il carattere diacronico della raccolta, che testimonia stadi diversi di evoluzione della riflessione di Gioacchino. Più che di un vero e proprio liber, secondo l'a. la raccolta di imagini gioachimite andrebbe considerata come una «cartella», una raccolta della figure dell'abate la cui organizzazione interna non conobbe forse una configurazione stabile. Si segnala l'appendice dedicata alla tradizione manoscritta del Liber Figurarum e delle Praemissiones. Per profondità d'analisi, precisione nei rimandi e attenzione al dibattito critico, il testo si impone come uno dei più importanti per lo studio del pensiero di Gioacchino da Fiore.

153. SCHRAMA, Martijn, The use of Joachim of Fiore's «Ordo novus» as Proof of the Legitimacy of the Augustinian Order in the Middle Ages, in Simon Fidati von Cascia Oesa. Augustinische Theologie und Philosophie im späten Mittelalter, a cura di Carolin M. Oser-Grote e Andreas E.J. Grote, Würzburg, Augustinus Verlag, 2006, pp. 269-301.

L'a. indaga il ruolo della figura di Gioacchino da Fiore e del suo pensiero escatologico nella speculazione agostiniana del tardo medioevo e dell'età moderna. Vengono prese in considerazione tematiche legate alla fine del mondo e alla divisione del tempo in ere, si analizza in particolare il pensiero di autori quali Nicola di Alessandria, Enrico di Friemar senior e di Gerardo di Bergamo.

154. SIVO, Vito, Le edizioni delle opere di Gioacchino da Fiore, in Il ricordo del futuro (cfr. supra n. 137), pp. 54-59.

Il contributo presenta il percorso editoriale moderno delle opere di Gioacchino da Fiore, dalle prime edizioni a stampa veneziane, fino alla progettazione e alla realizzazione dell'edizione critica dell'Opera omnia.

155. TRONCARELLI, Fabio, Dante e Gioacchino da Fiore, in Il ricordo del futuro (cfr. supra n. 137), pp. 106-113.

La conoscenza che Dante ebbe degli scritti gioachimiti, argomento sul quale la storiografia dibatte da lungo tempo, potrebbe essere avvenuta tramite Giovanni da Parma o Ubertino da Casale sul finire degli anni Ottanta del Duecento. Il contributo mostra la presenza nella Commedia di tratti della cultura degli Spirituali, poi si sofferma sull'analisi dell'aquila del XVIII canto del Paradiso e sulle similarità di questa con la nota figura gioachimita. Per l'a. l'aquila dantesca potrebbe derivare dalla combinazione di due immagini gioachimite: l'aquila del Liber Figurarum e l'aquila dello Psalterium. In conclusione si riportano alcune riflessioni della critica sul significato della lettera “m”, che costituisce la struttura ottica dell'aquila dantesca. Si ipotizza che, come nello Psalterium, essa possa simboleggiare il nome “Moyses”.

156. TRONCARELLI, Fabio, Escatologia e gioachimismo in Provenza, in La vie culturelle, intellectuelle et scientifique à la cour des papes d'Avignon, a cura di

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Jacqueline Hamesse, Turnhout, Brepols, 2006, pp. 161-195. L'a. studia le modalità di trasmissione delle opere di Gioacchino da Fiore, dalla decisione

presa dallo stesso abate di depositare gli exemplar di ogni opera nell'abbazia di San Giovanni in Fiore, alla raccolta delle copie delle opere in volumi che costituirono gli opera omnia dell'abate, alla redazione di copie ufficiali da inviare alle autorità ecclesiastiche. La trasmissione manoscritta è fortemente influenzata dai contrasti instauratesi tra Gioacchino e alcuni rappresentanti dell'Ordine cistercense. Tra i fautori dell'opera di Gioacchino si contano in particolare Luca di Cosenza, Gerardo di Casamari e Raniero da Ponza. Quest'ultimo fu il principale veicolo di diffusione delle opere di Gioacchino in Provenza e in Aragona. Si segnalano due appendici: nella prima sono riportate le opere di Gioacchino diffuse in volumi che contengono gli opera omnia, le opere singole o le antologie; nella seconda si riportano vicende biografiche e letterarie, in particolare legate alla fortuna dell'opera dell'abate prima e dopo la sua scomparsa.

157. TRONCARELLI, Fabio, Un autografo di Luca da Cosenza, in Il ricordo del futuro (cfr. supra n. 137), pp. 41-46.

Gioacchino da Fiore prediligeva nella redazione dei suoi testi l'impiego congiunto di due distinte grafie: la cancelleresca per le intitolazioni e le didascalie, la libraria per tutto il resto. Luca da Cosenza, stretto collaboratore di Gioacchino, porta nella sua scrittura i segni distintivi di questa pratica. Il contributo offre un raffronto paleografico tra il ms. Frascati, Arch. Aldobr., Doc. Stor. Abb., III, certamente vergato da Luca, e il Pavia, Bibl. Un., Aldini 370, che l'a. dimostra essere vergato dalla stessa mano del primo. Il contributo è accompagnato da riproduzioni fotografiche che offrono un chiaro confronto tra le peculiarità grafiche dei due manoscritti. L'a. ipotizza anche che il ms. Aldini 370, piccolo manoscritto da bisaccia, possa risalire agli anni in cui Luca ebbe modo di frequentare Gioacchino e di accompagnarlo nei suoi viaggi (a momenti alterni tra il 1188 e il 1196).

158. TRONCARELLI, Fabio, Un autografo di Raniero da Ponza, in Il ricordo del futuro (cfr. supra n. 137), pp. 47-53.

Analisi paleografica del ms. Paris, BNL 427, che riporta i testi dello Psalterium decem cordarum e del Liber introductorius al commento dell'Apocalisse di Gioacchino da Fiore. Con alcune considerazioni sull'aspetto generale della scrittura dei copisti, l'a. anticipa la datazione ipotetica offerta da Avril e Gousset della prima metà del XIII secolo, a un periodo compreso tra gli anni Settanta e Novanta del XII. Per l'a. il testo sarebbe stato vergato originariamente da copisti spagnoli appartenenti alla cancelleria di Sancio il Forte di Navarra, tra il 1171 e il 1198, e successivamente riveduto e corretto da due mani italiane, che usano minuscola cancelleresca di documenti pontifici del 1181-85 e 1191-98. Da questi dati l'a. ipotizza che il codice debba la sua origine a Raniero da Ponza, legato papale in Navarra, Castiglia e Léon, e che le mani “italiane” che vi apportarono le correzioni siano la sua e quella del Frate Guido che lo accompagnò in parte del viaggio.

159. TURLEY, Thomas, Joachim of Fiore (c. 1135-30 March 1202), in Key figures in medieval Europe: an encyclopedia, a cura di R.K. Emmerson e S. Clayton-Emmerson, New York, London, Routledge, 2006, pp. 372-374.

Non compulsato.

160. VON MOOS, Peter, Le Secret de la prédestination, in Il Segreto. The Secret, Firenze, SISMEL. Edizioni del Galluzzo, 2006 = «Micrologus», XIV (2006), pp. 9-40.

Saggio dedicato al concetto di predestinazione, dall'interpretazione agostiniana fino a Dante. Nella parte conclusiva (pp. 34-35) l'a. considera come per Gioacchino da Fiore, malgrado l'imperscrutabilità della Provvidenza, esista «une sorte de “loi historique” ou plutôt une “règle propétique”» che stabilisce a priori la salvezza di ognuno. Gioacchino non considera la predestinazione sul piano individuale, bensì collettivo, recuperando alla buona, e forse inconsapevolmente, un'interpretazione paleocristiana che Agostino aveva reso più complessa.

161. VONA, Igino, L'abbazia di Casamari al tempo di Gioacchino da Fiore, in I luoghi di Gioacchino da Fiore (cfr. supra n. 136), pp. 39-51.

Gioacchino da Fiore risedette nell'abbazia di Casamari dal 1182 al 1184, durante l'abbaziato di Giraldo. A quest'ultimo, del quale poco si conosce, si dovrebbe la crescita del potere economico e il consolidamento del patrimonio fondiario del monastero. Tale fortuna consentì, nei primi decenni del XIII secolo, l'edificazione del nuovo corpo abbaziale.

2007 162. BROWN, Stephen F., Joachim of Fiore (1130-ca. 1202), in Historical

dictionary of medieval philosophy and theology, a cura di S.F. Brown e J.C. Flroes, Lanham (USA) e Plymouth, Scarecrows, 2007, p. 156.

Non compulsato.

163. DALENA, Pietro, I viaggi di Gioacchino e dell'abate Matteo in Oriente e in

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Sicilia, in Gioachimismo e profetismo in Sicilia (cfr. infra n. 169), pp. 29-39. Il viaggio rappresenterebbe per Gioacchino una componente essenziale della sua

formazione spirituale. L'a. menziona la giovanile peregrinatio in Oriente e i successivi soggiorni a Palermo che, stando alle testimonianze di Luca Campano, divenne meta abituale per l'abate per ragioni istituzionali. La reticenza delle fonti rende però difficile la ricostruzione dei suoi spostamenti. In conclusione si menziona l'abate Matteo, successore di Gioacchino, che dal 1205, per tutelare gli interessi dell'abbazia florense, è indicato da numerosi diplomi quale interlocutore dell'imperatore.

164. ENZENSBERGER, Horst, La documentazione regia per Gioacchino da Fiore e per i suoi monasteri, in Gioachimismo e profetismo in Sicilia (cfr. infra n. 169), pp. 51-64.

Esame del formulario di alcuni documenti regi riguardanti monasteri florensi. Nella prima parte l'a. esprime prudenza nel ritenere che Gioacchino abbia potuto trovarsi presso la cancelleria regale, nella seconda si presentano una serie di documenti relativi a privilegi e donazioni concessi alle fondazioni florensi (in particolare da parte di Enrico VI, Costanza d'Altavilla, Federico II e Guglielmo II). L'a. deduce, per assenza di interventi di gerarchie ecclesiastiche, la dipendenza diretta delle fondazioni dal regno.

165. FLORI, Jean, L'Islam et la Fin des temps. L'interprétation prohétique des invasions musulmanes dans la chrétienté médiévale, Paris, Éditions du Seuil, 2007.

In una breve sezione del volume, intitolata Joachim de Flore: regain des interprétations historisantes (pp. 317-326), l'a. analizza la rappresentazione dei musulmani nell'esegesi biblica di Gioacchino da Fiore. Nello schema delle corrispondenze bibliche da lui tracciato nella Concordia, ma soprattutto nella sua interpretazione dell'Apocalisse e nella tavola del drago a sette teste del Liber Figurarum, i Saraceni compaiono in due occasioni: costituiscono infatti questi la quarta persecuzione subita dalla Chiesa, debellata da Carlo Magno, e la sesta, quella del tempo presente, condotta da Saladino. La stessa associazione viene ribadita da Gioacchino in occasione del suo incontro con Riccardo Cuor di Leone. I Musulmani giocano un ruolo di notevole importanza poiché rappresentano l'ultima potenza avversa alla Chiesa prima della venuta dell'Anticristo. In conclusione l'a. contesta l'interpretazione di E.R. Daniel, secondo il quale Gioacchino sosteneva che i Saraceni sarebbero stati vinti dalla conversione piuttosto che dalle armi, e afferma che Gioacchino non ha mai esplicitamente contestato la legittimità delle crociate.

166. FONSECA, Cosimo Damiano – OLIVERIO, Salvatore Angelo – RUSCONI, Roberto – TRONCARELLI, Fabio, Tavola Rotonda. La biografia del centenario gioachimita. G.L. Potestà, Il tempo dell'Apocalisse. Vita di Gioacchino da Fiore, Bari 2004, in Gioachimismo e profetismo in Sicilia (cfr. infra n. 169), pp. 109-134.

Alcune considerazioni sulla biografia gioachimita di Gian Luca Potestà. I quattro aa. passano in rassegna le varie parti di cui si compone l'opera ed evidenziano quelli che ritengono gli aspetti più interessanti. La recensione di Roberto Rusconi è stata ristampata col titolo L'architettura di una simmetria teologica. A proposito della monografia gioachimita di Gian Luca Potestà, in «Rivista di Storia della Chiesa in Italia», LXI (2007), pp. 515-526.

167. GATTO, Ludovico, Celestino V e Gioacchino da Fiore, in Celestino V. Cultura e società. Atti della Giornata di studio, Ferentino, 17 maggio 2003, a cura di Ludovico Gatto e Eleonora Plebani, Roma, Università La Sapienza, 2007, pp. 245-276.

L'a. propone un parallelo tra Gioacchino da Fiore e Pietro dal Morrone sulla base di tratti biografici e spirituali. Elementi quali la fondazione di una nuova congregazione monastica, il rapporto con figure di spicco della politica del tempo, l'attenzione verso temi del profetismo e in modo particolare la rilevanza dello Spirito Santo nella tensione escatologica da entrambi espressa, consentirebbero di leggere nelle due figure, nonostante le loro diversità, due espressioni emblematiche delle esigenze riformatrici che caratterizzarono la Chiesa tardomedievale.

168. GIOACCHINO DA FIORE, Sermoni, a cura di Valeria De Fraja, Roma, Viella, 2007 (Centro Internazionale di Studi Gioachimiti. Opere di Gioacchino da Fiore: testi e strumenti, 20), 176 pp.

Il volume presenta la traduzione italiana (con testo originale a fronte) dei sermoni gioachimiti. Il testo latino riproduce quello dell'edizione critica curata dall'a. in Opera Omnia IV, Opera minora, 2, pubblicata dal Centro Internazionale di Studi Gioachimiti e dall'ISIME nella collana “Fonti per la storia dell'Italia medievale, Antiquitates, 18” (Roma 2004). Seguendo lo schema di raggruppamento offerto dal ms. Antoniano 322, i sermoni sono divisi in due raccolte: la prima dedicata ai sermoni e capitoli sulla lettera e lo spirito (sermone per la settuagesima, sulla comprensione mistica di Elisabetta e di Maria, capitoli sul velo di Mosè), la seconda ai sermoni dell'anno liturgico (sermone per la natività del Signore, sermone per il giorno delle ceneri, sermone per la domenica di quaresima,

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sermone per la domenica delle palme, sermone per la resurrezione del Signore, sermone per la natività di san Giovanni battista). Nell'introduzione vengono illustrati e discussi i temi trattati da Gioacchino in questi scritti e viene offerto un tentativo di datazione per alcuni di essi. L'a. volge particolare attenzione alla comprensione dei meccanismi dell'ermeneutica di Gioacchino attraverso il confronto dei sermoni con altre opere del calabrese nelle quali si riscontrano temi simili: in particolare con la Concordia, l'Intelligentia super calathis e l'Exhortatorium Iudeorum.

169. Gioachimismo e profetismo in Sicilia (secoli XIII – XVI). Atti del terzo Convegno internazionale di studio, Palermo-Monreale, 14 - 16 ottobre 2005, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Roma, Viella, 2007 (Atti dei convegni del Comitato Nazionale per le Celebrazioni dell'VIII Centenario della Morte di Gioacchino da Fiore, 3), 146 pp.

Il volume raccoglie gli interventi presentati nell'ottobre del 2005 al terzo e ultimo convegno programmato dal Comitato nazionale istituito per celebrare l'ottavo centenario della morte di Gioacchino da Fiore. Il convegno segue la prima assise di lavori apertasi a Roma all'Accademia Nazionale dei Lincei nel 2003 su “I luoghi di Gioacchino” e la seconda a Bari nel maggio del 2005 su “L'esperienza monastica florense e la Puglia”, concludendo il ciclo di convegni a Palermo sui rapporti tra l'abate calabrese e la Sicilia e le radici del pensiero gioachimita nell'isola.

170. HONÉE, Eugène, Joachim of Fiore: the Development of His Life and the Genesis of His Works and Doctrines. About the Merits of Gian Luca Potestà's New Biography, in «Church history and religious culture», LXXXVII (2007), pp. 47-74.

Attento esame della biografia gioachimita a opera di G.L. Potestà (Il tempo dell'Apocalisse. Vita di Gioacchino da Fiore, Roma-Bari, Laterza, 2004) nella quale l'a. ragiona diffusamente sulle tematiche centrali percorse dal lavoro dello storico italiano.

171. Jure Vetere: ricerche archeologiche nella prima fondazione monastica di Gioacchino da Fiore (indagini 2001 - 2005), a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Dimitris Roubis, Francesca Sogliani, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2007, 511 pp.

Il consistente volume raccoglie l'intera documentazione relativa alla campagna di scavo condotta nell'arco di cinque anni nel sito di Jure Vetere Sottano. Numerosi contributi analizzano le condizioni geomorfologiche e vegetali del contesto territoriale e riportano i risultati delle indagini diagnostiche dello scavo, dell'analisi delle architetture rinvenute e dello studio della cultura materiale (quest'ultimo anche con il catalogo dei manufatti raccolti). Sono presenti ventuno contributi redatti da quaranta autori. Il volume è corredato da trecentoventinove immagini illustrative, tra le quali fotografie, piante dello scavo, mappe geografiche, disegni e ricostruzioni tridimensionali degli edifici e dell'area circostante. Il volume è stato pubblicato con il supporto del Comitato Nazionale per le Celebrazioni dell’VIII Centenario della Morte di Gioacchino da Fiore.

172. L'esperienza monastica florense e la Puglia. Atti del secondo convegno nazionale di studio, Bari – Laterza - Matera, 20-22 maggio 2005, a cura di Cosimo Damiano Fonseca, Roma, Viella, 2007 (Atti dei convegni del Comitato Nazionale per le Celebrazioni dell'VIII Centenario della Morte di Gioacchino da Fiore, 2), 320 pp.

Sono raccolti nel volume gli interventi presentati nel maggio del 2005 al secondo convegno organizzato dal Comitato nazionale istituito per celebrare l'ottavo centenario della morte di Gioacchino da Fiore.

173. MATTANÒ, Vincenzo Maria, Dello Spazio. Gioacchino da Fiore, Dante, Michelangelo, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2007, 293 pp.

Studio storico e teoretico del concetto di spazialità quale oggetto tematico dell'architettura, inteso ontologicamente dall'a. quale “tramandamento dell'eventuarsi dell'essere”. Vengono presi in considerazione aspetti spaziali nella teologia dell'abate di Fiore, anche in relazione alle tavole del Liber Figurarum.

174. PICASSO, Giorgio, Gli Ordini monastici riformati e l'Ordine florense, in L'esperienza monastica florense e la Puglia (cfr. supra n. 172), pp. 19-28.

Alcuni aspetti di carattere istituzionale del monachesimo florense, dalle origini fino alla metà del secolo XIV. Si sottolineano l'incidenza del modello cistercense sulle disposizioni normative e alcuni importanti riconoscimenti papali ottenuti dall'abate Matteo, successore di Gioacchino.

175. POTESTÀ, Gian Luca, Gioacchino da Fiore, in Enciclopedia del Medioevo, a cura di G.M. Cantarella, Milano, Garzanti, 2007, pp. 762-763.

Sintetica biografia dell'abate di Fiore nella quale l'a. cita elementi essenziali della vita di Gioacchino (il passato cistercense, la fondazione di Fiore, la polemica contro Pietro

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Lombardo) e della sua teologia della storia.

176. POTESTÀ, Gian Luca, L'anno dell'Anticristo. Il calcolo di Arnaldo da Villanova nella letteratura teologica e profetica del XIV secolo, in «Rivista di storia del cristianesimo», IV (2007), pp. 431-464.

In un saggio dedicato alla computazione sulla venuta dell'Anticristo nel Tractatus de tempore adventus Antichristi di Arnaldo da Villanova, l'a. illustra, tra l'altro, il debito di Arnaldo nei confronti delle opere di Gioacchino da Fiore, e in particolare con l'interpretazione di Dn 12, 11 formulata nella Concordia Novi ac Veteris Testamenti.

177. RAININI, Marco, Anagogia ed escatologia nei diagrammi fra XII e XIV secolo, in «Divus Thomas. Commentarium de philosophia et theologia», CX (2007), fasc. 1, pp. 255-275.

Il contributo riporta il testo di una relazione tenuta nel maggio del 2006 in una giornata di studi sul tema: Teologie a confronto: Tommaso d'Aquino e Gioacchino da Fiore, organizzata dal Dipartimento di Filosofia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L'a. presenta alcuni celebri esempi di teologia figurativa, tra cui Ugo di San Vittore, Ildegarda di Bingen e Gioacchino da Fiore, mostrandone i differenti impianti metodologici. Per l'abate calabrese evidenzia come la teologia della storia si costruisca non tanto sull'idea dell'immutabilità divina quanto sulla dinamica delle relazioni trinitarie riflesse nel succedersi dei tempi. Secondo l'a. il diagramma rappresenta per Gioacchino, più che uno strumento adatto, l'espressione quasi implicita di un sistema teologico che interpreta la storia della salvezza more geometrico; nel diagramma si approssimerebbe la conoscenza perfetta, propria del terzo status della storia. Il contributo è accompagnato da riproduzioni fotografiche in bianco e nero di alcuni diagrammi medievali, tra cui gli Alberi delle generazioni discendenti, l'Albero dei due avventi e il Drago di Apocalisse 12 tratti dal ms. Oxford CCC 255 A, ff. 7r, 10r,14v e 15r.

178. RAININI, Marco, Creazione e tempo nella costituzione I del Concilio Lateranense IV. Prime ricognizioni intorno alle urgenze e alle contingenze della stesura, in «Divus Thomas. Commentarium de philosophia et theologia», CX (2007), fasc. 2, pp. 119-150.

Discutendo di una costituzione dogmatica elaborata dal concilio del 1215, l'a. tocca diversi temi, tra cui quello della condanna a Gioacchino da Fiore contenuta nella costituzione II. A p. 148 si ipotizza, sulla scorta di alcune affermazioni di Robert Lerner [cfr. il suo Joachim and the Scholastics, in Gioacchino da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Innocenzo III. Atti del 5° Congresso internazionale di studi gioachimiti, San Giovanni in Fiore 16-21 Settembre 1999, a cura di Roberto Rusconi, Roma, Viella, 2001 (Opere di Gioacchino da Fiore: testi e strumenti: 13), p. 258], che la condanna dell'abate calabrese possa essere stata determinata dalla necessità delle scuole parigine di difendere e corroborare il Magister Sententiarum Pietro Lombardo.

179. REINHARDT, Elisabeth, Joaquín de Fiore y el IV Concilio Lateranense, in Idem, Por las rutas medievales del saber, Ediciones de la Universidad de Navarra, S.A., 2007, pp. 113-124.

Ristampa dell'articolo già apparso in «Anuario de Historia de la Iglesia», XI (2002), pp. 95-104 e schedato in L. Braca (a cura di), Bibliografia gioachimita 2002-2005, in «Annali di scienze religiose», ns. IV (2011), p. 336, n. 17.

180. SCHÖPF, Wolfgang G., «Fuit in spiritu dominica die ...»: zu Joachim von Fiore, seiner Zeit und seiner Wirkung, in «Cistercienser Chronik», CXIV (2007), pp. 47-60 e 211-222.

Lo studio è diviso in due parti. Nella prima l’a. elenca gli studiosi che si sono occupati di Gioacchino in anni recenti e registra lo stato delle edizioni critiche delle opere (aggiornato al 2002). Passa poi a esporre la vita dell’abate con riferimento alle fonti antiche; l’a. si avvale in particolare dello studio di Grundmann, Zur Biographie Joachims von Fiore und Rainers von Ponza, in Idem, Ausgewählte Aufsätze, II, Stuttgart 1977, pp. 255-360. Nella seconda parte l’a. opera una sintesi della teologia della storia di Gioacchino; dà particolare attenzione alla duplice serie delle sette tribolazioni ed evidenzia come, per l’abate, l’incarnazione rischi di essere solo una fase di passaggio e non il culmine della Rivelazione divina. Vengono successivamente riassunte le vicende attorno alla controversia sull’Evangelo eterno; infine l’a. richiama l’influenza di Gioacchino su eretici come Dolcino e riformatori radicali quali Thomas Müntzer, e conclude considerando come la volontà riformatrice di Gioacchino non contemplasse azione violenta.

181. SOGLIANI, Francesca, Un ritrovamento di fornace per campana a Jure Vetere (San Giovanni in Fiore, CS), in Dal fuoco all'aria. Tecniche, significati e prassi nell'uso delle campane dal Medioevo all'Età moderna. Atti del primo Convegno internazionale, Agnone, 6-9 dicembre 2004, a cura di Fabio Redi e Giovanna Petrella, Ospedaletto, Pacini, 2007, pp. 249-271.

Descrizione della fornace di stampo per campana rinvenuta nello scavo archeologico di Jure Vetere. L'impianto sembra essere stato utilizzato una sola volta e poi riempito e

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ricoperto fino al piano di calpestio. Il contributo è corredato da schedine indicatrici, di restauro, di diagnostica e di osservazione dei campioni argillosi prelevati dal sito.

182. TRONCARELLI, Fabio, Lo scriptorium di Gioacchino e di San Giovanni in Fiore, in L'esperienza monastica florense e la Puglia (cfr. supra n. 172), pp. 269-286.

Nella prima parte del contributo l'a. esamina gli ideali grafici di Luca Campano e Gioacchino da Fiore e le soluzioni adottate da quest'ultimo nel suo scriptorium: in particolare l'adozione della scrittura cancelleresca per le intitolazioni e le didascalie e della gotica libraria per tutto il resto. La seconda parte del contributo si concentra sugli usi grafici dello scriptorium dopo la scomparsa di Gioacchino, attraverso l'analisi paleografica di alcuni codici che si. ritiene prodotti nello scriptorium di San Giovanni in Fiore tra il 1202 e il 1234, all'epoca dell'abate Matteo (si tratta del Chigi A VIII 231, il Corsiniano 797 e l'Oxford, Bodleian CCC 255 A). Per l'a. non si potrebbe parlare di «scuola calligrafica» poiché, nonostante un discreto impianto estetico, non si riscontra un'uniformità grafica assoluta.

183. WANNENMACHER, Julia Eva, Alpha und Omega: Joachim von Fiore in der Theologie des 12. Jahrhunderts. Versuch einer Standortbestimmung, in What is "Theology" in the Middle Ages? Religious cultures of Europe (11th-15th centuries) as reflected in their self-understanding, a cura di Mikołaj Olszewski, Münster, Aschendorff, 2007 (Archa Verbi. Subsidia, 1), pp. 103-119.

L'a. espone come, per esaminare la posizione di Gioacchino nella teologia del XII secolo, sia necessario discutere innanzitutto in quali termini è legittimo parlare di teologia per autori come Bernardo di Clairvaux, Gilberto Porretano o Pietro Abelardo, così come per il secolo XX lo si può fare per K. Barth, K. Rahner o P. Tillich, ed essere a conoscenza delle differenze e delle difficoltà che ciò comporta. A lungo la figura di Gioacchino è stata considerata dagli studiosi isolatamente, la sua formazione è stata considerata quella di un eremita autodidatta avulso dalle principali correnti di pensiero del suo tempo. Ma una lettura attenta della sua opera può rivelare numerosi esempi del suo legame con tali correnti. L'a. esamina brevemente la fortuna del pensiero di Gioacchino nella storiografia del XX secolo e passa poi ad analizzare le linee guida del pensiero teologico del calabrese: il dogma della trinità, la relazione tra le persone che lo compongono e il rapporto tra l'uomo nella storia e il Dio onnipotente. Nell'alfa e nell'omega Gioacchino traccia una teologia della conoscenza del divino che passa in particolare attraverso un'esegesi grafica delle due lettere greche.

2008 184. DE FRAJA, Valeria, «Ratio» e «auctoritas» della liturgia. La via simbolica

nella tradizione monastica del XII secolo, in Prédication et liturgie au Moyen Âge. Actes de XIV Symposium d’études sur la prédication médiévale, Lyon, 16-20 juillet 2004, a cura di Nicole Bériou e Franco Morenzoni, Turnhout, Brepols, 2008 (Bibliothèque d’histoire culturelle du Moyen Âge, 5), pp. 163-181.

All'interno del saggio, dedicato all'evolversi del simbolismo della liturgia monastica nel sec. XII, l'a. dedica alcune pagine all'esame del ruolo e delle differenti tipologie di testi liturgici in Gioacchino da Fiore (pp. 175-181). Nel particolare l'a. prende in esame quattro diverse testimonianze della medesima tematica esegetica: il Sermo in die cinerum, il Sermo in septuagesima, una porzione della Concordia veteri et novi testamenti in cui la riflessione sul significato della liturgia si inserisce in un discorso più ampio e generale, e infine la tavola del Liber Figurarum intitolata Misterium Ecclesiae.

185. GIOACCHINO DA FIORE, Sull'apocalisse, a cura di Andrea Tagliapietra, Milano, Feltrinelli, 2008, 416 pp.

Ristampa della traduzione italiana dell'Enchiridion super Apocalypsim uscita originariamente nel 1994.

186. GRECO, Giacomo, Cronologia dell'abate Gioacchino e dell'ordine florense, a cura di Salvatore Angelo Oliverio, introduzione di Julia Eva Wannenmacher, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2008, LXXXV-173 pp.

Riedizione e traduzione del testo pubblicato nel 1612 da Giacomo Greco da Scigliano. L'opera, pervenuta ad oggi in pochissimi esemplari, è di grandissimo valore per lo studio della storia di Gioacchino e del suo ordine per la ricchezza e l'attendibilità delle notizie riportate. In apertura di questa riedizione si segnala l'introduzione di Julia Eva Wannenmacher sulle circostanze che portarono il Greco a compilare tale biografia e sulle sue fonti, oltre a una panoramica esplicativa sul contenuto dell'opera. La traduzione italiana è a cura di Salvatore Oliverio. Il volume è stato pubblicato con il supporto del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti.

187. GRZESZCZAK, Jan, Dall'Età dello Spirito Santo al New Age. Gioacchino da Fiore nella nuova religiosità, Poznań, Wydawnictwo Rys, 2008, 286 pp.

Con il suo contributo l’a. intende individuare la presenza di tracce del pensiero di Gioacchino nella New Age. Ritrovare l’abate in un movimento la cui nascita risale agli

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anni Sessanta del XX secolo presuppone necessariamente l’esistenza di una catena di mediazioni e reinterpretazioni, grazie alle quali il suo pensiero è giunto fino ai nostri tempi. La ricerca ha quindi come scopo quello di individuare e ricostruire l’iter della visione gioachimita, soprattutto nell’Ottocento e nel Novecento, con attenzione particolare al mondo dell’occulto, che pervade tutta la storia della cultura occidentale, e che proprio nella New Age trova una delle sue espressioni.

188. GRZESZCZAK, Jan, Pomiędzy utopią i eschatologiczną nadzieją. Idea papieża anielskiego w średniowiecznym i renesansowym profetyzmie, Poznań, Wydział Teologiczny Uniwersytet Adama Mickiewicza Redakcja Wydawnictw, 2008 (Studia i Materiały, 111), 446 pp.

All'interno del volume dedicato all'idea del papa angelico nel profetismo medievale e rinascimentale, largo spazio viene dedicato a Gioacchino da Fiore. Secondo l'a. il pensiero dell'abate calabrese e il breve pontificato di Celestino V, avrebbero rappresentato due fattori centrali nella scomparsa di tale singolare figura profetica.

189. IOACHIM ABBAS FLORENSIS, Tractatus in expositionem vite et regule beati Benedicti, cum appendice fragmenti (I) de duobus prophetis in novissimis diebus praedicaturis, ed. Alexander Patschovsky, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 2008 (Fonti per la storia dell'Italia medievale, Antiquitates, 29; Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, Ioachim abbas Florensis, Opera Omnia, curantibus R.E. Lerner, A. Patschovsky, G.L. Potestà, R. Rusconi, K.-V. Selge, IV, Opera Minora, 4), XII-482 pp.

Edizione critica del Tractatus in expositionem vite et regule beati Benedicti, tramandato come opera unitaria ma costituita da diverse sezioni prodotte da Gioacchino in momenti differenti lungo il corso degli anni Ottanta del secolo dodicesimo. È riscontrabile nell'opera un'attenzione particolare alla situazione politica del tempo, in particolare una contrapposizione frontale nei confronti dell'Islam, maturata con maggior forza dopo la caduta di Gerusalemme (1187). Riscontrabile anche un forte accento polemico nei confronti del modello monastico cluniacense: il trattato nel suo insieme può essere letto come un appello rivolto ai Cistercensi, un'esortazione al recupero dello spirito delle origini in una prospettiva di matrice escatologica. Precede il testo l'introduzione dell'editore che espone e discute le principali problematiche legate al testo: le differenti versioni, l'unità dell'opera, il titolo, la datazione e le tematiche di fondo. Si segnala in appendice il testo del frammento De duobus prophetis in novissimis diebus praedicaturis, non facilmente collocabile nel resto del testo perché dotato di peculiari caratteristiche tematiche e strutturali. Chiude il volume un ricco apparato di indici (fonti e riferimenti, nomi propri, termini notevoli, autori e opere).

190. INTRIERI, Luigi, Il culto di Gioachino da Fiore nelle testimonianze del 1680, in «Rogerius. Bollettino dell'Istituto della Biblioteca Calabrese», XI, 2 (2008), pp. 43-51.

L'a. ripercorre i passaggi dell'indagine condotta nel 1680 da Gennaro Sanfelice, arcivescovo di Cosenza, il quale fece alcune ricerche sul fenomeno del culto tributato a Gioacchino nel paese di San Giovanni in Fiore, nonostante egli non fosse stato riconosciuto ufficialmente né santo né beato.

191. LERNER, Robert E., Scrutare il futuro. L’eredità di Gioacchino da Fiore alla fine del Medioevo, Roma, Viella, 2008 (Centro Internazionale di Studi Gioachimiti. Opere di Gioacchino da Fiore: testi e strumenti, 21), 286 pp.

Nel volume sono raccolte le traduzioni in italiano di dodici saggi scritti dall'a. tra il 1992 e il 2007 e dedicati al tema del profetismo medievale. Particolarmente rilevanti sono il capitolo 1 [orig.: Millenarism, in The Encyclopedia of apocalypticism, II, a cura di B. MCGINN, New York – London, Continuum 1998, pp. 326-360], nel quale alcune pagine vengono dedicate all'ermeneutica di Gioacchino e alla ricezione dei suoi scritti dopo la sua morte (pp. 35-40), il capitolo 5 [orig.: Joachim and the Scholastics, in Gioacchino da Fiore tra Bernardo di Clairvaux e Innocenzo III, a cura di R. Rusconi, Roma, Viella, 2001, pp. 251-264], dedicato al rapporto tra Gioacchino e gli scolastici parigini e il suo attacco a Pietro Lombardo (pp. 99-107) e il capitolo 12 [orig.: The Vision of «John, Hermit of the Asturias»: Lucas of Tuy, Apocaliptic Religion and Eschatological Expectation, in collaborazione con C. Morerod, in «Traditio», LXI (2006), pp. 195-225]. nel quale si ragiona sulla possibile influenza degli scritti dell'abate di Fiore su Luca da Tuy (pp. 243-247).

192. LERNER, Robert E., recensione di: Valeria De Fraja, Oltre Cîteaux. Gioacchino da Fiore e l’Ordine florense, Roma, Viella, 2006 (Centro Internazionale di Studi Gioachimiti. Opere di Gioacchino da Fiore: testi e strumenti, 19), in «Rivista di storia del cristianesimo», V (2008), pp. 604-607.

L’a. giudica positivamente l’impostazione problematica del volume in oggetto e apprezza alcuni dei risultati in esso raggiunti (ad esempio la datazione al 1184 della filiazione di Corazzo a Fossanova, e al 1183 dell’incontro tra Gioacchino e Goffredo d’Auxerre). Formula però anche una critica puntuale, la quale si snoda in particolare su tre questioni:

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1) al contrario di quanto sostenuto da V. De Fraja, l’a. ritiene la Vita anonima e quella di Luca Campano pienamente attendibili; 2) ritiene erroneo far risalire la composizione del De vita et regula Beati Benedicti a un periodo antecedente l’anno 1184; 3) non condivide l’interpretazione della tavola della Dispositio novi ordinis quale progetto monastico realizzabile nel concreto, adducendo a supporto le argomentazioni di M. Riedl, Joachim von Fiore: Denker der vollendeten Menschheit, Würzburg 2004, p. 314. Sostiene, in conclusione, che il ritiro di Gioacchino da Fiore e Raniero da Ponza sulla Sila, avvenuto nel 1188, non possa intendersi una «parentesi eremitica», come dimostrerebbero la successiva fondazione di Fiore e, più tardi, delle sue filiazioni.

193. POTESTÀ, Gian Luca, Apocalittica e politica in Gioacchino da Fiore, in Endzeiten: Eschatologie in den monotheistischen Weltreligionen, a cura di W. Brandes, F. Schmieder, Berlin-New York, Walter de Gruyter, 2008, pp. 231-248.

Lo studio mostra come la flessibilità degli schemi escatologici adottati da Gioacchino da Fiore, diversamente da quanto sostenuto da Herbert Grundmann, sia in stretto rapporto con questioni di natura teologico-politica. L'a. illustra come l'abate si preoccupò costantemente di fornire alla Chiesa romana orientamenti sulla linea da tenere con l'impero romano-germanico, quello orientale o nei confronti degli eretici e dell'Islam. Vengono analizzati l'incontro veronese con Lucio III, lo scontro di posizioni col cistercense Goffredo d'Auxerre circa l'atteggiamento da tenere nei confronti dell'impero e il colloquio con Riccardo Cuor di Leone, quali tasselli di un vissuto che definisce la produzione teologica dell'abate calabrese.

194. POTESTÀ, Gian Luca, Prophetie als Wissenschaft. Das Charisma der Seher der Endzeiten, in Das Charisma. Funktionen und symbolische Repräsentationen, a cura di P.Rychterová, S. Seit e R. Veit, Berlin, Akademie Verlag, 2008, pp. 275-286.

Il principio della concordia permette a Gioacchino da Fiore – non in quanto profeta, bensì quale speculator Scripturarum – di svelare la textura dell'economia divina: l'incedere della storia verso la pienezza dei tempi vede la progressiva affermazione della intelligentia spiritalis che toglie ragion d'essere ai miracoli. Tale progresso si suddivide in quattro tappe: nell'epoca veterotestamentaria si passa dal tempo della profezia avvalorata dai miracoli al tempo della profezia come scienza; nell'epoca neotestamentaria, invece, il passaggio è dal tempo della scienza avvalorata dai miracoli al tempo della scienza che non richiede più miracoli. Il “metodo di conoscenza” gioachimita fu oggetto di attacchi da parte di Goffredo di Auxerre e Pietro Cantore, che non riconobbero l'efficacia della sua ermeneutica. Nei decenni successivi alla scomparsa dell'abate, il concetto gioachimita di teologia come scienza delle Scritture applicata alla storia in prospettiva apocalittica non godette di particolare fortuna in ambiente universitario, dove l'assunzione della concezione aristotelica di scienza comportò profonde ricadute sulla nozione di profezia. La concezione di Gioacchino, per la quale si può produrre una teologia apocalittica della storia partendo dalla Scrittura si conservò invece in cerchie extrascolastiche, come mostra la vicenda di Arnaldo da Villanova, il quale richiama quasi alla lettera l'espressività della Concordia.

195. RATZINGER, Joseph, San Bonaventura. La teologia della storia, Assisi, Porziuncola, 2008, 256 pp.

Ristampa della traduzione italiana del saggio Die Geschichtstheologie des heiligen Bonaventura, München 1955, nel quale l'a. afferma la dipendenza della teologia della storia di Bonaventura da Bagnoregio da quella di Gioacchino da Fiore. Il debito sarebbe riscontrabile principalmente in tre casi: 1) nell'adozione di una duplice interpretazione applicata all'Antico Testamento e alla storia della Chiesa nelle Collationes in Hexaëmeron; 2) nell'adozione dell'idea di un novus ordo e di una serie di corrispondenti reinterpretazioni allegoriche della Scrittura; 3) nell'adozione dell'attesa di un tempo salvifico interno alla storia. La dipendenza sarebbe evidente ma non piena perché, argomenta l'a., alcune idee, come la divisione ternaria della storia, vengono reimpiegate da Bonaventura in maniera molto limitata.

196. WANNENMACHER, Julia Eva, Das Tor zur Ewigkeit. Grenzerfahrung und Vision in der mittelalterlichen Apokalyptik, in: Religionen - Die religiöse Erfahrung. Religions – The Religious Experience, a cura di Matthias Riedl e Tilo Schabert, Würzburg, Königshausen & Neumann, 2008, pp. 143-152.

L'apocalittica di Gioacchino da Fiore marcherebbe il passaggio tra l'antica tradizione, le cui origini sono certo più antiche della sola Apocalisse canonica di Giovanni, e l'inizio di una nuova concezione. Esempi moderni del ricorso all'apocalisse, come nel film di F.F. Coppola Apocalypse Now, liberamente ispirato a Cuore di Tenebra di J. Conrad, o nel testo di U. Eco, Apocalittici e integrati, tracciano un modello apocalittico che pare riferito a un singolo individuo, a differenza di quanto avvenne in età antica e medievale, senza la scorta di un angelo psicopompo. In questo senso la prima apocalisse avrebbe avuto luogo già nella cacciata dal paradiso terrestre, che per I. Kant coincise con l'acquisizione della ragione. L'idea di una comprensione progressiva nella storia sviluppata da Gioacchino da Fiore sarebbe la prima, secondo l'a., ad aver aperto tale percorso moderno.

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197. YUVAL, Israel Jacob, Das Ende eines jüdischen Millenniums, in Kulturtransfer und Hofgesellschaft im Mittelalter. Wissenskultur am sizilianischen und kastilischen Hof im 13. Jahrhundert, a cura di Gundula Gredner e Joahnnes Fries, Berlin, Akademie Verlag, 2008, pp. 13-40.

L'a. intende dimostrare come il pensiero di Gioacchino da Fiore abbia avuto importante influenza nella diffusione di aspettative escatologiche per l'anno 1240 (l'anno 5000 secondo il calendario ebraico), nonostante i rapporti di tensione esistenti tra ambiti ebraici e cristiani.

2009 198. BRACA, Lorenzo, Cistercensi nello specchio dell’aldilà. Forme

dell’«ideale» nella letteratura dei miracoli, tra dinamiche istituzionali e culturali, in «Bullettino dell'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo», CXI (2009), pp. 63-99.

Esaminando alcune rappresentazioni cistercensi dell'aldilà, l'a. cita il caso della Visio admirandae historiae di Gioacchino da Fiore (pp. 88-91). Nella visione si descrive un paradiso tripartito popolato da laici, chierici e monaci, in accordo con la divisione in vicis, suburbanis et urbe tracciata in Psalterium decem chordarum II, 5.

199. DE FRAJA, Valeria, La nuova edizione del «De articulis fidei» e della «Confessio fidei» di Gioacchino da Fiore: riflessioni a partire dalle prime edizioni, in Progetti di ricerca della Scuola Storica Nazionale. Contributi alla IV settimana di studi medievali (Roma, 28-30 maggio 2009), Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 2009, edizione elettronica a cura di I. Bonincontro, pp. 17-30, url: <http://www.isime.it/redazione08/defraja09.pdf>.

Presentando le nuove edizioni del De articulis fidei e della Confessio fidei (pubblicate con il supporto del Centro Internazionale di Studi Gioachimiti negli Opera Omnia di Gioacchino da Fiore editi dall'Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Roma 2012; Antiquitates 37), l'a. presenta e discute le precedenti edizioni delle due opere gioachimite. La prima fu curata da E. Buonaiuti nel 1935, la seconda da P. De Leo nel 1988. L'esigenza di una nuova edizione critica nasce dalla poca sensibilità mostrata dai precedenti lavori per le diverse implicazioni problematiche che le due opere offrono, come l'evoluzione o l'approfondimento delle coordinate esegetiche dell'abate o i legami che queste opere offrono con gli orientamenti della politica ecclesiastica del tempo. L'a. nota come diversi brani del De articulis fidei sembrino dipendere dalle Sentenze di Pietro Lombardo e considera come Gioacchino, all'epoca della redazione del trattato, non avesse ancora maturato una lettura polemica del vescovo parigino.

200. HOUBEN, Hubert, Federico II. Imperatore, uomo, mito, Bologna, Il Mulino, 2009, 208 pp.

Biografia dell'imperatore svevo; alle pp. 141-146 l'a. illustra come la teologia della storia di Gioacchino, e la figura del drago a sette teste in modo particolare, influenzarono la propaganda antifedericiana attorno alla metà del secolo XII. Agli spirituali francescani si deve l'associazione di Federico II alla settima testa del drago nelle Praemissiones e nel Liber de oneribus prophetarum.

201. IOACHIM ABBAS FLORENSIS, Psalterium decem cordarum, ed. Kurt-Viktor Selge, Hannover, Monumenta Germaniae Historica, 2009 (Quellen zur Geistesgeschichte des Mittelalters, 20), CCXCVII-467 pp.

Prima edizione critica di uno dei più importanti testi scritti da Gioacchino da Fiore. L’introduzione dell’a. è divisa in tre sezioni: la prima è dedicata alla genesi dell’opera (pp. XIII-XXV), la seconda alla tradizione manoscritta (pp. XXV-CXLIV), la terza all’esemplificazione della struttura e delle tematiche del testo nelle sue ripartizioni interne (pp. CXLV-CCLXXVIII). L’a. analizza la complessa vicenda redazionale dell’opera, la sua stratificazione nel tempo; il testo originario sarebbe il frutto della composizione di due distinte fasi redazionali: il primo libro, incentrato sulla problematica trinitaria, sarebbe stato scritto nel 1184/1185, probabilmente a Casamari, mentre il secondo e il terzo risalirebbero al periodo 1186/1187. Solo più tardi, tra il 1187 e il 1200, Gioacchino avrebbe raccolto i tre libri sotto un unico titolo. L’a. ipotizza che ciò possa essere avvenuto non molto tempo dopo la conclusione del terzo libro, non accogliendo quanto sostenuto da G.L. Potestà (cfr. il suo Il tempo dell’Apocalisse, Roma-Bari, Laterza, 2004) il quale aveva collocato l’unione dei tre libri in un’unica opera alla fine degli anni Novanta. Degna di segnalazione è la lunga nota 5 (pp. XIV-XVI), nella quale l’a. rivede la datazione della visione di Pentecoste, fatta da lui risalire in passato al 1185, collocandola ora al 20 Maggio 1184. Quanto alla questione del trattato scritto contro Pietro Lombardo, l’a. sostiene – come aveva già fatto in passato – che questo debba essere identificato con il primo libro dello Psalterium, rifiutando nei fatti la tesi sostenuta, tra gli altri, da E. Honée (cfr. il suo Joachim of Fiore: His Early Conception of the Holy Trinity, vedi supra, n. 134) secondo il quale il trattato antilombardiano sarebbe stato un testo più breve e meno elaborato, scomparso dopo la condanna conciliare del 1215. La terza e ultima parte dell’introduzione, nella quale l’a. esamina dettagliatamente il contenuto

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dell’opera, raccoglie il testo, modificandolo parzialmente, già comparso in passato in traduzione italiana nell’introduzione al volume Gioacchino da Fiore, Il salterio a dieci corde, Roma, Viella, 2004. Al testo dello Psalterium fa seguito un ricco apparato di indici: fonti e riferimenti, nomi propri, termini notevoli, autori e opere. Il volume riporta inoltre riproduzioni a colori delle figure collegate al testo dello Psalterium dai manoscritti Padova 322, Dresden A121, Nümberg cent. II51 e Paris lat. 427. L’edizione, curata da K.-V. Selge, si è avvalsa della collaborazione di J.E. Wannenmacher. Il volume è stato ristampato nello stesso anno dall’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo (Fonti per la storia dell'Italia Medievale, Antiquitates, 34; Centro Internazionale di Studi Gioachimiti, Ioachim abbas Florensis, Opera Omnia, curantibus R.E. Lerner, A. Patschovsky, G.L. Potestà, R. Rusconi, K.-V. Selge, I),

202. RAININI, Marco, Gli alberi di Gioacchino da Fiore fra diagramma e simbolo, in Le monde végétal. Medicine, botanique, symbolique, a cura di Agostino Paravicini Bagliani, Firenze, SISMEL. Edizioni del Galluzzo, 2009 (Micrologus' Library 30), pp. 403-432.

L'a. analizza il valore simbolico delle figure degli alberi, numerosi nella diagrammatica di Gioacchino e presenti sin dalla prima fase della sua produzione. Gli alberi dei patriarchi e degli ordini religiosi, in particolare, permettono di individuare il posto assegnato dall'abate di Fiore al monachesimo in generale e all'Ordine cistercense in particole, nella storia della salvezza. L'a. individua significative assonanze tra quelle figure di alberi e quanto viene affrontato in maniera più diretta da Gioacchino nel trattato De vita et Regula beati Benedicti.

203. RAININI, Marco, Maria nelle opere di Gioacchino da Fiore († 1202), in Storia della mariologia, 1, dal modello biblico al modello letterario, a cura di E. Dal Covolo e A. Serra, Roma, Città Nuova, 2009, pp. 700-725.

La figura della Vergine acquista una particolare rilevanza nell'opera dell'abate calabrese quando inserita nella geometricità del suo sistema di corrispodenze. L'a. considera come in Gioacchino la consistenza storica di Maria passi in secondo piano in favore di una proiezione simbolica della sua figura e mostra come il calabrese elabori su di essa differenti interpretazioni a seconda dei diversi termini dialettici che le pone di fronte. Maria rappresenterebbe la figura femminile più importante nella storia della salvezza, non tanto in forza di ciò che è già stato, cioè della sua maternità storica, ma in virtù di quanto dovrà ancora avvenire con la chiesa del terzo status, che in lei è simboleggiata.

204. ROSSATTO, Noeli Dutra, Las cabezas del dragón. Vicios y virtudes en Joaquín de Fiore, in De las pasiones en la Filosofía Medieval. Actas del X Congreso Latinoamericano de Filosofía Medieval, llevado a cabo en la Facultad de Filosofia de la Pontificia Universidad Católica de Chile, a cura di Giannina Burlando, Santiago de Chile, Pontifica, universidad catolica de Chile, Louvain-la-Neuve, SIEPM, 2009, pp. 131-140.

Si tratta di un'analisi sui peccati capitali condotta su scritti minori di Gioacchino da Fiore: il De prescentia Dei, il De vita Sancti Benedicti e l'Intelligentia super Calathis. Gioacchino parla della superbia come della radice di ogni male e dell'humilitas come antidoto al male e fondamento dell'umana virtù.

205. TRONCARELLI, Fabio, Antiche sibille e nuovi problemi: osservazioni sul Vat. Lat. 3822, in «Miscellanea Bibliothecae Apostolicae Vaticanae», XVI (2009), pp. 419-444.

Analisi della struttura, della grafia e degli ornamenti del manoscritto Vat. Lat. 3822, importante per lo studio di Gioacchino da Fiore poiché riporta al suo interno numerose opere autentiche e spurie, oltre ad alcune figure diagrammatiche. L'a. difende l'attribuzione francese del codice già sostenuta in precedenza, contro una recente attribuzione italiana. Il contributo è corredato di alcune riproduzioni fotografiche in bianco e nero.

206. WHALEN, Brett Edward, Dominion of God. Christendom and Apocalypse in the Middle Ages, Cambridge, Mass., London, Harvard University Press, 2009, 328 pp.

Il volume raccoglie uno studio sulla frattura tra tradizione patristica e nuova teologia della storia nella lettura dell'Apocalisse. Tra le numerose tematiche analizzate l'a. richiama spesso la figura di Gioacchino da Fiore quale innovatore più che esegeta delle Scritture: «the latest and the greatest reformist apocalyptic thinker of the twelfth century». Il quarto capitolo in particolare (Joachim of Fiore and the Sabbath age, pp. 100-124) è dedicato all'analisi della teologia della storia gioachimita: l'a. illustra le principali direttive del tema della concordanza e si concentra in particolare sul ruolo riservato a Ebrei e Greci nella teologia gioachimita. Alcune pagine sono dedicate anche all'influenza del pensiero di Gioacchino su autori successivi quali Bonaventura da Bagnoregio, Tommaso d'Aquino, Gerardo di Borgo San Donnino, Guglielmo di Saint Amour, Ruggero Bacone (pp. 187-193) e Pietro di Giovanni Olivi (pp. 208 e sgg.).