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BOLLETTINO ICR • NUOVA SERIE • N. 27 • 2013

CONTRIBUTI

L’Italia è il Paese che possiede un’altissimavarietà di tipologie di beni culturali da

renderla unica al mondo, come risulta anchedalla lista dei siti di inestimabile valore per l’u-manità redatta dall’UNESCO con riferimentoalla Convenzione Mondiale sulla tutela delpatrimonio culturale e naturale del 1972. Talelista riconosce ben 49 siti italiani come patrimo-nio mondiale dell’umanità, posizionandola alprimo posto. Allo stesso tempo, l’Italia ha comealtro primato quello di avere uno dei territoripiù esposti a fenomeni naturali quali frane,alluvioni, terremoti, eruzioni vulcaniche, subsi-denza ed erosione costiera che condizionanofortemente la conservazione e la protezione ditale inestimabile patrimonio. È in questo conte-sto che l’Istituto Superiore per la Protezione e laRicerca Ambientale (ISPRA) e l’Istituto Supe-riore per la Conservazione ed il Restauro (ISCR)collaborano fattivamente già dal 2000, con unprotocollo di intesa, sui temi relativi alla con-servazione e protezione, alla valutazione e

quantificazione del danno causato dall’inquina-mento atmosferico e da altri fattori di pressioneambientali del patrimonio culturale italiano. Loscopo del presente lavoro è fornire una stimadei beni architettonici, monumentali e archeolo-gici esposti al rischio da frana e idraulico a scalanazionale, utilizzando come dati di input, laBanca dati dei beni culturali dell’ISCR (ProgettoCarta del rischio del patrimonio culturale),l’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia(Progetto IFFI) dell’ISPRA e le aree a pericolo-sità idraulica.

METODOLOGIA E BANCHE DATILa metodologia adottata prevede una stima

preliminare dei beni culturali esposti a rischioidraulico e da frana secondo lo schema metodo-logico in fig. 1 [1], attraverso l’analisi spaziale supiattaforma GIS degli strati informativi diseguito riportati.

Tali beni, nel loro complesso, costituisconogli elementi esposti, la cui caratterizzazione èun passo fondamentale nell’analisi del rischio.In generale, nella analisi di rischio a ciascun ele-mento esposto viene attribuito un valore, cheviene spesso definito in termini economici, onumero di unità o percentuale di perdita attesarelative a una data categoria di elementi arischio (es. numero di persone, edifici, superficiesposte). Per quanto riguarda l’analisi di rischioda frana e idraulico per il patrimonio storicoarchitettonico e archeologico, i problemi relati-vi alla determinazione del danno atteso, sonointimamente legati alla difficoltà nel quantifi-

Pericolosità (spazialeo relativa) da frana.Fonte Progetto IFFI

Fasce di pericolositàIdraulica. Fonte PAI

Beni Culturali(BB.CC.)esposti e lorovulnerabilità.Fonte progetto Carta del rischio

R* = Rischio relativo o semplificato

R* = P x E x V

Fig. 1

Schema semplificato dellametodologia adottata perl’individuazione e la stimadel rischio relativo da frana e idraulico per i beni culturali. P = pericolosità; E = elementi esposti; V = vulnerabilità.

Daniele SpizzichinoCarlo Cacace

Carla IadanzaAlessandro Trigila

Beni culturali e rischio idrogeologico in Italia

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carne il valore. Tale difficoltà è dovuta princi-palmente alla peculiarità dei singoli beni (es.unicità, irripetibilità, impossibilità di monetiz-zare il danneggiamento su alcuni elementi). Perquanto riguarda il parametro vulnerabilità, vadetto che in assenza di una schedatura specifi-ca della vulnerabilità da frana e idraulica, taleparametro è stato cautelativamente consideratocostante e pari a 1, ipotizzando che nello speci-fico contesto dei beni culturali, la sola presenzadel bene in aree a elevata pericolosità ne deter-

mina automaticamente una vulnerabilità mas-sima.

BANCA DATI DEI BENI CULTURALI

Per quanto riguarda gli elementi esposti èstata utilizzata la banca dati del Progetto Cartadel rischio del patrimonio culturale, realizzatoa partire dal 1992 dall’ISCR. Tale progetto pre-vede il censimento, la georeferenziazione e lacompilazione di schede di vulnerabilità deibeni culturali (BB.CC.) per l’intero territorionazionale. Nella banca dati sono presenti adoggi 100.258 beni suddivisi in tre categorieprincipali: Beni Architettonici, Beni Archeolo-gici e Contenitori moderni di opere d’arte. Perle elaborazioni effettuate nel presente lavoro,non sono stati considerati i BB.CC. presentinelle regioni autonome della Valle d’Aosta e delTrentino Alto Adige, poiché per tali beni la geo-referenziazione faceva riferimento al centroidedel Comune.

INVENTARIO DEI FENOMENI FRANOSI IN ITALIA

I dati sulle frane derivano dall’Inventariodei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI),realizzato a partire dal 1997 dall’ISPRA e dalleRegioni e Province Autonome d’Italia. Tale pro-getto, censisce e mappa i fenomeni franosi veri-ficatisi sul territorio nazionale. A oggi sono

Fig. 2

a) numero di beni culturalisu base comunale (censimento dei beni inCarta del rischio al 2012); b) aree a criticità idraulica; c) indice di franosità.

2a 2c

2b

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state censite oltre 486.000 frane che interessanoun’area di 20.800 km2, pari al 6,9% del territorionazionale [2]. Per ciascuna frana è disponibileonline una cartografia informatizzata di detta-glio (scala 1:10.000) e una scheda contenente iprincipali parametri descrittivi del fenomeno(es. ubicazione, tipologia del movimento, statodi attività, litologia, uso del suolo, cause, datadi attivazione, danni e interventi di sistemazio-ne). In questa prima fase e per questo primolivello di indagine, le frane prese in considera-zione son state tutte quelle presenti nelProgetto IFFI, indipendentemente dal loro statodi attività (attive e quiescenti) e tipologia dimovimento (es. crolli, colate, scivolamenti tra-slativi), rimandando a studi di dettaglio e ascala maggiore la quantificazione precisa delrischio specifico sul singolo bene.

AREE A PERICOLOSITÀ IDRAULICA

Le aree a pericolosità idraulica consideratenel presente studio, derivano dalla mosaicaturadei PAI (Piani di Assetto Idrogeologico) prodot-ti dalle Autorità di Bacino e dalle ProvinceAutonome e sono relative a eventi eccezionalicon intensità molto elevata e bassa probabilitàdi accadimento – Tempo di ritorno (Tr) =300/500 anni – fig. 2. Tali aree saranno di segui-to definite come aree a criticità idraulica inquanto non è stato sempre possibile, a scalanazionale, definirne il Tempo di ritorno.

Come già anticipato, dal punto di vista meto-dologico, è stata implementata un’analisi spazia-le a scala nazionale sia tra pericolosità da frana eBB.CC., sia tra aree a criticità idraulica e BB.CC.Come dati di input sono stati utilizzati i diversilayers1 delle tre banche dati. Primo passo comunea entrambe le analisi è stato quello di fornirerealtà fisica e geometrica ai BB.CC. contenutinella Carta del rischio tramite buffer analysis2. Talibeni infatti sono rappresentati nel database comesemplici punti georiferiti al centroide del bene e

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BENI CULTURALI E RISCHIO IDROGEOLOGICO IN ITALIA

Fig. 3

Carta del rischio da franaper i beni culturali in Italiasu base comunale.3

non come poligono vettoriale del bene stesso. Ildato è stato quindi preliminarmente processato,creando per ogni singolo bene un buffer standarddi 30 metri come media della geometria del bene.

BENI CULTURALI ESPOSTI AL RISCHIODI FRANAI beni culturali, sono stati spazialmente inter-

secati con i poligoni delle frane del ProgettoIFFI, intorno ai quali è stato generato un buffer di20 m per tenere in considerazione possibili evo-luzioni del fenomeno di dissesto sia in avanza-mento che in retrogressione. È stato così possibi-le ottenere una prima stima della densità di beni,esposti al rischio frana su base comunale (fig. 3).Sono stati individuati oltre 5.500 BB.CC. espostial rischio frana. Nella tabella 1, sono riportati icomuni italiani con il maggior numero di beniculturali esposti al rischio frana, estratti dal SITdella Carta del rischio.

Il programma di sviluppo della Carta delrischio del patrimonio culturale prevedeva findall’inizio un’evoluzione del Sistema InformativoTerritoriale (SIT) a livello territoriale locale. Unodegli elementi innovativi e irrinunciabili del pro-getto è infatti quello di considerare i beni delpatrimonio culturale nel loro specifico contestoterritoriale di appartenenza e nella dinamica tem-porale del processi di degrado. Solo il confronto

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diretto fra la previsione del calcolo e la misura deldanno effettivamente subito quantifica la realeattendibilità dell’indicatore, migliorando in con-creto le capacità informative del sistema e laconoscenza necessaria all’attività di conservazio-ne e prevenzione. La misura può essere fatta inmodo sistematico per una serie limitata ma signi-ficativa di siti campione, scelti in modo da rap-presentare adeguatamente tutte le classi di peri-

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Fig. 4

Beni esposti al rischio da frana dell’area archeologica della Valle dei Templi nel comune di Agrigento (cerchiati ingiallo), ottenuta medianteanalisi spaziale tra le banche dati del ProgettoIFFI e della Carta delrischio dei beni culturali.

4a

4b

4c

TABELLA 1BENI ESPOSTI A RISCHIO FRANA NEI COMUNI CON IL MAG-GIOR NUMERO DI BENI CULTURALI. DATI ESTRATTI DAL SITDELLA CARTA DEL RISCHIO

COMUNE PROVINCIA N. BENICOLLE DI VAL D'ELSA SIENA 72PESCOCOSTANZO L'AQUILA 71GENOVA GENOVA 42TROINA ENNA 35SAN GIMIGNANO SIENA 32PERUGIA PERUGIA 32ANAGNI FROSINONE 31STILO REGGIO CALABRIA 29COSENZA COSENZA 28BOVA REGGIO CALABRIA 28FIESOLE FIRENZE 27CAMERINO MACERATA 27SAN MINIATO PISA 26CIVIDALE DEL FRIULI UDINE 24GUBBIO PERUGIA 24TROPEA VIBO VALENTIA 23LUGAGNANO VAL D'ARDA PIACENZA 22CALTANISSETTA CALTANISSETTA 22CAGLIARI CAGLIARI 21FIRENZE FIRENZE 21BOLSENA VITERBO 21CALTABELLOTTA AGRIGENTO 21FOLIGNO PERUGIA 20SQUILLACE CATANZARO 20MELITO DI PORTO SALVO REGGIO CALABRIA 20NOCERA UMBRA PERUGIA 19MONTEPULCIANO SIENA 19TODI PERUGIA 19PACENTRO L'AQUILA 19PONTASSIEVE FIRENZE 18TORINO TORINO 17VALSOLDA COMO 16RECANATI MACERATA 16LANCIANO CHIETI 16MONTEGIORGIO ASCOLI PICENO 15LIZZANO IN BELVEDERE BOLOGNA 14FINALE LIGURE SAVONA 14LUCCA LUCCA 14PENNABILLI PESARO 14TAGGIA IMPERIA 14PIETRALUNGA PERUGIA 14CUPRA MARITTIMA ASCOLI PICENO 14ORVIETO TERNI 14CIVITA CASTELLANA VITERBO 14

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colosità individuate dal calcolo. Alla base dellamisura dello stato di conservazione è importantecaratterizzare la morfologia del monumento inun determinato momento storicizzato.

A titolo esemplificativo riportiamo l’analisidi due casi specifici particolarmente rappresen-tativi sia per tipologia di dissesto sia per tipolo-gia di bene culturale coinvolto.

Il primo caso, riguarda l’area archeologicadella Valle dei Templi nel comune di Agrigentoin Sicilia. Come si evince chiaramente dalla fig.4, questa importante area storico-archeologica èinteressata da tempo da un esteso fenomeno didissesto classificabile principalmente come scor-rimento traslativo/rotazionale con alcuni picco-li fenomeni di crollo e ribaltamento innescatisinel 1976 [3]. Tale fenomeno coinvolge potenzial-mente sia il Tempio della Concordia sia quello diGiunone Lacina così come la fortificazione, l’al-tare dei sacrifici e la cisterna dell’area archeolo-gica. A questa prima analisi che ha permesso diindividuare i beni culturali rispetto ai fenomenidi dissesto, dovrebbe seguirne una seconda piùdettagliata, anche attraverso l’utilizzo di tecni-che di monitoraggio remoto (es. interferometriasatellitare e remote sensing) [4], in grado di stabi-lire da un lato la cinematica e l’attività del feno-meno (spostamenti medi su base temporale) edall’altro analizzare le condizioni di vulnerabi-lità del bene coinvolto.

Relativamente al secondo punto, dovrebbeessere sviluppata una scheda di vulnerabilitàspecifica per i fenomeni franosi in grado di cor-relare il grado di perdita atteso o danno specifico[5], per tipologie differenti di fenomeni franosi edi beni culturali (archeologico, architettonico,contenitore di beni). Il secondo caso, riguarda ilcentro storico di Certaldo (fig. 5). Anche in que-sto caso è stato possibile evidenziare quali beniculturali presenti nella rupe del centro storico,affetto da molto tempo e correntemente da feno-meni di dissesto, si trovino attualmente più espo-

sti al rischio frana, potendo fornire importantiinformazioni per la definizione di strategie, prio-rità e scelte operative a fini conservativi. Come sievince dalla fig. 5, tutti i beni presenti nel ver-sante est-sudest, si trovano potenzialmente coin-volti da un dissesto attivo classificato come rota-zionale evolvente in colata. Mentre il versantenord-ovest, anch’esso affetto da un esteso feno-meno di dissesto, ha manifestato negli ultimi

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BENI CULTURALI E RISCHIO IDROGEOLOGICO IN ITALIA

Fig. 5

Esposizione al rischio di frana per beni presenti nel centro storico del comune di Certaldo,ottenuta mediante analisispaziale tra le banche datidel Progetto IFFI e della Carta del rischio dei beni culturali.

5a

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dieci anni un fortissima attività, richiedendo unintervento specifico della Regione Toscana per lamessa in sicurezza e stabilizzazione del versante.

BENI CULTURALI ESPOSTI AL RISCHIOIDRAULICOPer quanto riguarda l’analisi del patrimonio

culturale italiano e il rischio idraulico, come pre-cedentemente anticipato, sono stati utilizzati,

TABELLA 3 PIENE STORICHE A ROMA CON ALTEZZA A RIPETTA MAGGIORE DI 16 METRI

DATA PORTATA ALTEZZA NOTEMASSIMA (m3/s) MASSIMA A RIPETTA

Gennaio 1180 > 16,0002/02/1230 > 16,0006/11/1277 > 16,00 Lapide all’Arco dei BanchiDicembre 1280 16,02Dicembre 1376 17,0009/11/1379 17,0030/11/1422 17,2208/01/1476 17,4105/12/1495 16,88 Lapide a Sant’Eustachio13/11/1514 > 16,0008/10/1530 18,95 Stipite porta di Santa Maria della Pace15/09/1557 18,90 Deviò il corso del Tevere verso Ostia Antica10/11/1589 > 16,0024/12/1598 4000 (stima) 19,56 La piena più alta mai registrata. Durante questa piena

crollarono tre arcate di ponte Senatorio che non fu piùricostruito e quindi ribattezzato dai Romani ‘ponte Rotto’.Una seconda ondata arrivò il 10 gennaio 1599

23/01/1606 18,2722/02/1637 17,5507/12/1647 16,4105/11/1660 17,1102/02/1805 16,42 Targa posta in Corso Rinascimento10/12/1846 16,25 Questa piena avvenne pochi mesi dopo l’elezione di Pio IX.

È curioso sottolineare che anche nell’anno della sua morte,il 1878, Roma fu colpita da una piena di 15,37 m

29/12/1870 3300 17,22 Vittorio Emanuele II a seguito di questa piena giunse a Romain treno da Firenze il 31 dicembre 1870, visitandola per laprima volta. È la piena ricordata dal maggior numero di lapidi

02/12/1900 3100 16,1715/02/1915 2900 16,0817/12/1937 2750 16,84 Ultima piena eccezionale

TABELLA 2 ELENCO DEI COMUNI ITALIANI CON IL MAGGIOR NUMERO DIBENI CULTURALI ESPOSTI AL RISCHIO IDRAULICO

COMUNE N. BENIROMA 1375FIRENZE 1030FERRARA 705PISA 438MANTOVA 300GENOVA 288MODENA 212LUCCA 196SAVONA 156REGGIO NELL'EMILIA 140PISTOIA 137PALERMO 126FOLIGNO 112PRATO 103

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sizione in ambiente GIS degli strati informativi èstato possibile individuare, con riferimentoall’ambito comunale, le maggiori criticità relativealla presenza di BB.CC. in aree a rischio inonda-zione (fig. 6). Sono stati individuati, 11.155BB.CC. esposti al rischio idraulico (11.1%). I risul-tati di tale analisi spaziale sono riportati in formagrafica nella figura 6 e sintetizzati in formanumerica nella corrispondente tabella 2. In que-st’ultima sono riportati i comuni con la maggioredensità di BB.CC. in aree a criticità idraulica.

Come per i fenomeni di dissesto franoso,anche per quelli idraulici, l’analisi deve essereconsiderata come preliminare e finalizzataall’individuazione delle criticità alla piccolascala su cui andare in seguito a dettagliare mag-giormente gli studi. Come esempio metodologi-co della procedura di analisi sopra definita,viene di seguito riportato il caso di Roma che

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BENI CULTURALI E RISCHIO IDROGEOLOGICO IN ITALIA

come strati informativi di base, le fasce a criticitàidraulica e la banca dati del Progetto Carta delrischio del patrimonio culturale. Il primo stratoinformativo in particolare, è stato ottenutoaggiornando e integrando, le fasce di criticitàidraulica realizzate dal Ministero dell’Ambientenel 2006 [6] attraverso una mosaicatura dei diver-si layers di base provenienti dalle differentiAutorità di Bacino che operano sul territorio eche sono l’organo deputato alla perimetrazione evincolo di tali aree. Le aree cui si è fatto riferi-mento, come strato comune, sono tutte quellecaratterizzate da un tempo di ritorno fino a 500anni. Dove a un bassa probabilità di occorrenza(eventi estremi e rari) è però associato il maggiordanno atteso in termini di area potenzialmenteallagabile. Mediante analisi spaziale e sovrappo-

Fig. 6

Carta dei beni culturaliin aree a criticità idraulica su base comunale.

Fig. 7

Esempio di ‘manine’, targhe dei livelli raggiuntidalle piene a Roma.

Fig. 8

Barcone galleggiante incastrato sotto ponteSant’Angelo.

Fig. 9

Dati di base utilizzati per l’analisi spaziale del caso di studio.

6

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con i suoi 1.375 beni in area a criticità idraulicarisulta essere il comune maggiormente esposto.

I BENI CULTURALI E IL RISCHIO IDRAULICO A ROMA

La scelta di Roma come caso di studio non ècasuale, il rapporto che tale città infatti ha con ifenomeni alluvionali e gli allagamenti dovutialle piene, ha origini molto antiche. Anche sefenomeni disastrosi di piena, sono presenti nellastoriografia dell’età repubblicana e imperiale, èsolo dal basso medioevo in poi che si diffuse l’a-bitudine di ricordare i livelli delle piene stori-che, con delle piccole lapidi [7] (fig. 7).

Una delle più antiche ricorda la piena del 6novembre 1277 A.D. Tali lapidi dette ‘manine’sono diffuse un po’ ovunque anche se storica-mente la massima concentrazione si rinvienenella zona dell’antico porto di Ripetta [8]. Ilporto, inaugurato nel 1704, aveva due colonnedi travertino su cui venivano segnati i livelli dipiena, sostituito nel 1893 da un vero e proprioidrometro tutt’ora funzionante, murato sullaparete laterale della vicina chiesa di San Rocco.Il livello misurato fa riferimento allo ‘zero diRipetta’ che corrisponde (con qualche approssi-mazione) con il livello del mare. SecondoRodolfo Lanciani [9, 10], dall’antichità al 1870 sisono verificate 132 inondazioni.

In base alla loro portata, le piene a Roma [11]vengono considerate:- ordinarie tra 800 e 1500 m3/s;

- straordinarie tra 1500 e 2000 m3/s;- eccezionali oltre i 2000 m3/s.

In tabella 3 sono state riportate le piene conalmeno 16 metri di altezza a Ripetta [12, 13].

L’inondazione avvenuta due mesi dopo labreccia di Porta Pia (28 dicembre 1870), spinse ilparlamento di lì a qualche anno (1875) al finan-ziamento e alla realizzazione delle arginaturedel Tevere nel suo tratto urbano su progetto diRaffaele Canevari [14, 15]. Vennero così realiz-zati gli attuali muraglioni in travertino in gradodi contenere una piena maggiore di quelle del1870 [16]. Venne decisa una radicale sistemazio-ne dell’alveo, con la rimozione di tutte le rovine,la ricostruzione di ponte Cestio, la demolizionedi due delle tre arcate superstiti di ponteSenatorio (da allora definitivamente ‘Rotto’) e lademolizione totale di tutto ciò che si trovassesul tracciato dei muraglioni [14, 15]. La realizza-zione dei muraglioni, durata quasi mezzo seco-lo e terminata solo nel 1926, ha cambiato dalpunto di vista urbanistico, il volto di Roma. Perquanto riguarda la loro efficacia in termini didifesa e protezione della città dalle inondazioniva detto che da allora fenomeni disastrosi comenel passato non si sono più ripetuti. L’ultimapiena del 17 dicembre 1937, paragonabile aquella del 1870, provocò infatti soltanto modestiallagamenti. Recenti studi dimostrano che ilsistema idraulico dei ‘Muraglioni’ potrebbeentrare in crisi per portate di circa 3.300 m3/s inalcuni punti ben determinati del tratto urbano[17]. In particolare i nodi critici per motivi alti-metrici e morfologici ancora non risolti riguar-dano, da monte a valle, la destra e sinistraidraulica in corrispondenza di Ponte Milvio, ladestra idraulica in corrispondenza di Acilia e incorrispondenza della foce ampie zone dei terri-tori di Ostia e del comune di Fiumicino [17].Negli ultimi cinquant’anni però, a causa dellemodifiche territoriali e urbanistiche nelle zone anord di Roma, dei mutati stili di piovosità, della

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Fig. 10

Beni culturali a rischioidraulico nel comune di Roma per diverse fascedi pericolosità e differentitempi di ritorno.

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BENI CULTURALI E RISCHIO IDROGEOLOGICO IN ITALIA

loro distribuzione e della forte antropizzazionedel tratto fluviale urbano ed extraurbano, iltema di una possibile alluvione nella città diRoma e dei danni al patrimonio ad esso connes-sa, è tornato attuale [18]. Durante la pienadell’11 dicembre 2008 in cui i livelli a PonteMilvio hanno raggiunto le soglie di allerta per ilsormonto, un barcone galleggiante ha ostruitoper ore una delle arcate del ponte Sant’Angelorischiando di far tracimare la portata in quelpunto (fig. 8), o ancora nelle piene del gennaio enovembre 2010 in cui il fiume è stato un sorve-gliato speciale in costante monitoraggio daparte della Protezione Civile. Modellazionirecenti [18] forniscono una valutazione detta-gliata dell’elevato rischio residuo [20] presentenel centro storico di Roma per una possibileinondazione con tiranti idrici che possono rag-giungere i 3 metri.

Con il presente caso di studio quindi si inten-de evidenziare quale potrebbe essere il danno intermini di patrimonio coinvolto di una possibilealluvione a Roma. Per fare questo, nell’analisisono state utilizzate le fasce di pericolosità idrau-lica pubblicate dall’autorità di bacino del fiumeTevere (PS1 - Aree soggette a rischio di esonda-zione nel tratto del Tevere compreso tra Orte-Castel Giubileo [21]; PS5 - Piano stralcio per iltratto metropolitano del Tevere da CastelGiubileo alla foce [22]; fasce del fiume Aniene), ei BB.CC. della Carta del rischio dell’ISCR presen-ti nel territorio comunale di Roma (fig. 9).Dall’intersezione di questi due strati di base èstato possibile identificare numero, ubicazione etipologia dei beni culturali esposti al rischioidraulico per le diverse fasce di pericolosità,caratterizzate cioè da diversi tempi di ritorno.Nella fig. 10 sono evidenziati i 1.360 beni arischio: in rosso sono riportati i beni ricadenti infasce di pericolosità caratterizzati da una mediaprobabilità di occorrenza (Tr = 200 anni) e inarancione quelli ricadenti in fasce di pericolosità

con bassa probabilità di occorrenza (Tr = 500anni). Nella fig. 11 è riportato un dettaglio delfiume Tevere che va da ponte Margherita (checollega Prati a piazza del Popolo) all’isolaTiberina, con evidenziate le aree inondabili e ibeni coinvolti (sempre tematizzati per differentiTempi di ritorno) da una possibile esondazionedel Tevere nel centro storico della città.Naturalmente nel presente lavoro si è dato parti-colare risalto al patrimonio culturale, tralascian-do gli effetti e gli ingenti danni sul sistema socia-le, economico e infrastrutturale della città, ricor-dando l’impossibilità di ripristinare quo antemolte delle opere coinvolte in fenomeni di questaportata. Quello che emerge in particolare dal pre-sente studio è l’effetto che fenomeni di questotipo potrebbe avere sull’inestimabile valore delpatrimonio culturale della città di Roma e suglieffetti sociali, economici e culturali ad esso corre-lati. La laminazione dei colmi del fiume Tevere,attualmente regolata dalla diga di Corbara [23],non è garantita in ogni situazione e per tutte lecondizioni come dimostrato dalle piene recentiin cui la sovrapposizioni di imprevedibili effettinaturali e antropici, rende tale eventualità tutt’al-tro che improbabile.

CONCLUSIONII principali risultati del presente lavoro sono

di seguito brevemente riassunti. I beni culturaliesposti a rischio da frana e idraulico in Italia

Fig. 11

Stralcio del patrimonio culturale a rischio idrauliconel centro storico di Roma.

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sono rispettivamente 5.511 (6,6%) e 11.155(11,1%). Le regioni con il numero più elevato dibeni culturali a rischio da frana sono Toscana eUmbria; le città con il numero più elevato di beniculturali a rischio idraulico sono Roma, Firenze eFerrara. Tali dati sono da intendersi come preli-minari e dovranno essere oggetto di ulteriorianalisi e studi di maggior dettaglio con la finalitàdi definire piani per il controllo e il monitoraggiostrumentale dei BB.CC. e le priorità di interventoper la messa in sicurezza idraulica e il consolida-mento dei versanti instabili che minacciano talepatrimonio. Il Progetto IFFI e la Carta del rischiorappresentano un’eccellenza nel panorama dellebanche dati tematiche a livello nazionale e inter-nazionale per la metodologia utilizzata, per ildettaglio e la completezza dei dati e per i servizidi cartografia online. Assumendo il rischio di per-dita del patrimonio culturale come criterio perl’individuazione delle priorità operative, la cono-scenza della sua distribuzione sul territorio èutile e necessaria per lo sviluppo delle politichedi settore e, in particolare, per la prevenzione eprogrammazione degli interventi di tutela, diconservazione e di uso del territorio [24]. Il pro-tocollo d’intesa stipulato tra i due istituti, chesono enti di ricerca e hanno compiti istituzionalidi tutela del territorio e dei beni culturali, ha per-messo che la collaborazione diventasse ‘sistema’,realizzando una strategia di lavoro oramai piani-ficata nel metodo e che deve realizzare la suaoperatività definitiva nella interoperabilità tra isistemi. Adottare la filosofia della prevenzionedalle calamità naturali dei beni culturali rispon-de a un duplice presupposto: 1) prevenire i dannie le perdite nel settore delle opere d’arte e deimonumenti, quasi sempre fenomeni irreparabili;2) attuare interventi leggeri, di manutenzione eriparazione preventiva, più compatibili e menosnaturanti delle operazioni di restauro vere eproprie, oltre ad essere economicamente menoonerosi. Lo studio e l’adattamento delle schede

di Carta del rischio alle necessità di risponderealle specificità dei fenomeni naturali dannosi, inquesto caso frane e alluvioni, dimostra ancorauna volta il concetto di sistema aperto del SIT. Ilprocesso conoscitivo della Carta del rischio, conle schedature sul campo, non solo infatti ha con-fermato la specificità dei monumenti ma haanche dimostrato come ogni ‘pericolosità natura-le’ possieda una sua particolarità che necessita discelte progettuali appropriate, che non possonoche derivare da una approfondita valutazionedella vulnerabilità del bene e della sua relazionecon il contesto territoriale.

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[24] G. URBANI, Piano Pilota per la conservazio-ne programmata dei beni culturali in Umbria, pro-getto esecutivo, Roma 1995.

NOTE1 Nello specifico, gli strati informativi adottati

(layers) sono: punti per i beni culturali e poligoni perle aree in frana e per le fasce di criticità idraulica.

2 È la creazione da un tema puntuale, lineare opoligonale di un poligono di rispetto ad una distanzafissa o variabile in funzione degli attributi dell’ele-mento.