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2015
COORDINAMENTO
NAZIONALE
ESATTORIALI
BREAKING NEWS A cura di Lella Piscitelli
ESATTORIALI BREAKING NEWS 10 dicembre 2015
A cura di Lella Piscitelli
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giovedì 10 dicembre 2015
SOMMARIO
VERTENZA ESATTORIE, LA FABI SI SCAGLIA CONTRO I TEMPI DELLA BUROCRAZIA ....... 4
REGIONE, RIPARTE LA RISCOSSIONE DEI TRIBUTI. MA PER ORA RIENTRANO AL
LAVORO SOLO IN 14 .................................................................................................................... 5
EQUITALIA DA TRINA TORNA UNA ............................................................................................ 6
NUOVO ASSETTO DI EQUITALIA, DA LUGLIO UN’UNICA STRUTTURA .................................. 8
CARTELLE PER EMAIL CERTIFICATA ........................................................................................ 9
LA PEC NELLE NOTIFICHE DELLE CARTELLE ESATTORIALI ............................................... 10
EQUITALIA DEVE MOSTRARE LA CARTELLA ......................................................................... 11
RIENTRO CAPITALI, ORLANDI: "OLTRE 4 MLD DI INCASSO, È CAMBIO PASSO" ............... 12
TETTO ALLE COMMISSIONI, CARTE DI CREDITO E BANCOMAT DA OGGI COSTANO MENO
..................................................................................................................................................... 14
IL FERMO DELL’AUTO “STRUMENTALE” È ILLEGITTIMO ...................................................... 15
SALVA-BANCHE, SCINTILLE TRA BANKITALIA E LA COMMISSIONE UE. ‘VOLUNTARY’
MEGLIO DEL PREVISTO, GETTITO OLTRE I 4 MILIARDI ......................................................... 16
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VERTENZA ESATTORIE, LA FABI SI SCAGLIA CONTRO I TEMPI DELLA
BUROCRAZIA
Cristofaro, a capo della sezione molisana del sindacato
autonomo bancari: "Ritardi inammissibili"
di Vincenzo Ciccone
La vertenza Esattorie torna al centro dell’attenzione in virtù del clima di attesa per i
70 dipendenti che, dal 10 giugno 2013, giorno di chiusura dell’azienda, attendono una
soluzione.
In effetti, nonostante a giugno scorso ci sia stata l’aggiudicazione definitiva del
bando emanato dalla Regione per il servizio di riscossione tributi, ancora non c’è la
firma del contratto.
In tal senso Nicolino Cristofaro, segretario regionale della Federazione Autonoma
Bancari Italiani è particolarmente critico. “È inammissibile – ha riferito – che, pur
considerando i tempi lunghi della burocrazia, occorra oltre un anno per portare a
termine un bando di gara per la riscossione dei tributi. Intanto gli ex lavoratori di
Esattorie sono senza cassa integrazione da agosto 2014 e la loro speranza di
riprendere l’attività lavorativa è legata alla immediata firma del contratto da parte della
Regione e all’immediato confronto con i Sindacati, l’Impresa aggiudicataria ed i
Comuni per l’illustrazione dettagliata dell’offerta presentata in risposta al bando di
gara. Questo confronto permetterà il coinvolgimento dei Comuni che vorranno
beneficiare dell’accordo quadro previsto dal bando e, di conseguenza, agli ex
dipendenti di Esattorie di essere riassunti grazie all’alta professionalità acquisita”.
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REGIONE, RIPARTE LA RISCOSSIONE
DEI TRIBUTI. MA PER ORA RIENTRANO
AL LAVORO SOLO IN 14
Firmato nel pomeriggio con il raggruppamento temporaneo di imprese Ica-Creset per
l’esazione dei tributi locali. Già dai prossimi giorni gli agenti saranno al lavoro per la
riscossione del bollo auto 2010, a poche settimane dalla sua prescrizione. Dei 68 ex
dipendenti di Esattorie Spa solo un quinto torna subito a lavorare, per la piena
occupazione sarà determinante l’adesione dei Comuni
Campobasso. Con la firma del contratto, effettuata oggi nella sede della Giunta
regionale, può partire il nuovo servizio di riscossione tributi per conto della
Regione Molise già svolto da Esattorie spa, affidato al raggruppamento temporaneo
di imprese composto dalle società Ica e Creset.
La nuova concessionaria si attiverà già nei prossimi giorni per la riscossione del
bollo auto 2010, che dopo il 31 dicembre andrà in prescrizione. A seguire, attiverà
gli altri servizi.
L’accordo e gli step attesi nei prossimi mesi sono stati presentati subito dopo la firma
dal presidente della Giunta regionale Paolo Frattura e da Giorgio Miroli, in
rappresentanza del raggruppamento temporaneo di imprese aggiudicatario del
servizio.
Si è parlato innanzitutto dell’aspetto occupazionale. La Rti Ica-Creset si è
impegnata a riassumere tutti i 68 ex dipendenti di Esattorie Spa, attualmente in
mobilità, a patto che anche un buon numero di Comuni (o anche soltanto i più
popolati) decidano anch’essi di avvalersi del servizio. Per ora, a riprendere a
lavorare saranno soltanto in 14, così dislocati: due a Campobasso, altrettanti a
Termoli e Isernia ed uno ciascuno a Vinchiaturo, Bojano, Campomarino, Larino,
Montenero di Bisaccia, Guglionesi, Riccia e Agnone. La scelta dei 14, ha spiegato
Miroli, avverrà in base all’anzianità di servizio ed alla professionalità.
«Auspichiamo un coinvolgimento dei Comuni – ha ricordato Frattura – e,
perché no, delle Province e di altri enti interessati alle riscossioni. Basterebbe
l’adesione dei quattro più popolati per garantire la piena occupazione dei 68 ex
dipendenti di Esattorie spa. Meno di due mesi fa, in un incontro con le
amministrazioni comunali per illustrare le modalità, molto flessibili, di adesione al
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servizio, e la convenienza della scelta che aumenterebbe con il crescere delle
approvazioni dei sindaci».
Gli enti locali potranno scegliere quali servizi esternalizzare e quali no tra i
seguenti: supporto alla gestione ordinaria della Imposta unica comunale (Imu, Tari e
Tasi); riscossione della stessa imposta; supporto alla gestione e riscossione
dell’Imposta comunale sulla pubblicità, diritti di affissione e tassa occupazione spazi
e aree pubbliche; supporto a rilevazione e gestione dei consumi idrici; supporto alla
riscossione ordinaria dei consumi idrici e dei relativi canoni; costituzione dell’anagrafe
immobiliare mediante censimento e il riordino della toponomastica e dei numeri civici;
supporto all’individuazione e al recupero dell’evasione/elusione delle entrate;
recupero dei crediti mediante attività stragiudiziale e coattiva delle entrate comunali
tributarie ed extra tributarie; supporto alle quote inesigibili.
Al termine della conferenza, Frattura e Miroli hanno incontrato una delegazione
di ex dipendenti di Esattorie spa.
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DIRITTO E FISCO
L'annuncio ai sindacati
EQUITALIA DA TRINA TORNA UNA di Cristina Bartelli
Un'unica società di riscossione su tutto il territorio nazionale, ad eccezione della
Sicilia. Equitalia si riorganizza e a partire dal 1° luglio nascerà una New co. Dalla
fusione di Equitalia Nord, Centro e Sud che resterà, assieme a Equitalia giustizia sotto
l'ala della holding. È questo quanto scrive Massimo Pinzarrone, responsabile risorse
umane in una comunicazione alle sigle sindacali che conferma quanto anticipato da
ItaliaOggi il 20 novembre 2015.
Il percorso che porterà alla nascita della nuova struttura avviene, si legge nel
documento, su due interventi organizzativi: la fusione per incorporazione dei tre agenti
della riscossione in una new co. costituita per gestire l'infrastruttura produttiva
sull'intero territorio di competenza garantendo l'uniformità di comportamenti e
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processi lavorativi e il riassetto della holding in coerenza con il mutato quadro di
riferimento.
L'obiettivo del riordino è il superamento delle residue duplicazioni organizzative e
operative «consentendo», scrive il direttore delle risorse umane, «ulteriori
miglioramenti in termini di semplificazione e di efficacia dei processi di riscossione,
nonché un'omogenea percezione dell'immagine di Equitalia da parte dei suoi
interlocutori».
La Holding dopo la fusione per incorporazione continuerà a svolgere le funzioni di
indirizzo.
L'obiettivo è anche quello di dare nuovo slancio motivazionale ai dipendenti delle
società. Si legge infatti nel documento che la costituzione della New co. consentirà di
«fornire un maggiore slancio motivazionale a tutte le risorse che si vedranno coinvolte
attivamente nella realizzazione di un importante progetto comune di evoluzione e
consolidamento degli obiettivi di cambiamento, indipendentemente dall'attuale
società di appartenenza».
Il traguardo che si intende raggiungere è quello dell'incremento dell'economie di scala
per effetto di una gestione comune della produzione, una omogeneità di approccio
alla riscossione nonché la focalizzazione del personale us attriti a maggio valore
aggiunto in termini di riscossione. La società in questo modo vedrà ridotti gli
adempimenti ciò si tradurrà in efficientamento dei costi di gestione, la semplificazione
e la riduzione dei processi lavorativi collegati nonché la disponibilità di maggiori
risorse da dedicare alle attività di riscossione.
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Riscossione
Il cda approva l’ultima tappa della razionalizzazione dell’ente
NUOVO ASSETTO DI EQUITALIA, DA
LUGLIO UN’UNICA STRUTTURA
Completare la riorganizzazione della struttura della riscossione italiana, avviata 10
anni fa, con l’obiettivo di avere un solo ente di riferimento.
È questa la sostanza del messaggio inviato pochi giorni fa ai dipendenti
dall’amministratore delegato di Equitalia Ernesto Maria Ruffini. « Siamo nati da 38
strutture societarie e rami di società– scrive Ruffini – e progressivamente siamo
confluiti in un gruppo di sole cinque realtà aziendali e, soprattutto, abbiamo cominciato
a costruire una nostra comune identità. Oggi ci prepariamo a scrivere insieme un altro
importante capitolo del gruppo che vivrà un nuovo riassetto societario e avrà ancora
lo stesso orizzonte: migliorare come azienda, migliorare come lavoratori, migliorare
come servitori del nostro Paese». Il passo cui si accinge Equitalia è la fusione degli
attuali tre agenti della riscossione in un unico soggetto, da luglio 2016 (la delibera è
stata approvata dal cda l’11 novembre scorso). In pratica, sarà creata una newco che
incorporerà Equitalia Nord, Equitalia Centro ed Equitalia Sud, le tre strutture in cui nel
2011 erano state concentrate le società private fino a quel momento operanti nel
settore. Avrà luogo inoltre un riassetto di Equitalia holding, in cui confluiscono le
partecipazioni di controllo di agenzia delle Entrate (51%) e Inps (49%), la quale
continuerà a svolgere funzioni di indirizzo e coordinamento anche di Equitalia
Giustizia, la società specializzata nella gestione del Fug (Fondo unico giustizia) e nel
recupero dei crediti di giustizia. «Tutto ciò consentirà - aggiunge l’ad di Equitalia - una
notevole semplificazione degli adempimenti societari e amministrativi, liberando
risorse da dedicare all’attività tipica di riscossione, e permetterà di uniformare
strutture, ruoli e responsabilità, creando la base di ulteriori miglioramenti,
fondamentali per ottenere economie di scala e quindi una maggiore efficienza e
contenimento dei costi. Nel contempo sarà anche la base per una più uniforme
valutazione dei risultati conseguiti». Equitalia ha chiuso il bilancio consolidato al 31
dicembre 2014 con 14,5 milioni di utile (oltre cinque volte i 2,7 milioni del 2013) a
fronte di una riscossione di oltre 7,4 miliardi (+3,9% sul 2013).
Domani, i rappresentanti sindacali dei circa 8mila dipendenti del gruppo incontreranno
l’ad Ruffini per ottenere rassicurazioni sull’impatto della riorganizzazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marco Bellinazzo Return
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Riscossione.
Indirizzi da verificare: dal 1° giugno notifiche solo «digitali» per
imprese e professionisti iscritti in Albi
CARTELLE PER EMAIL CERTIFICATA
In caso di indirizzo non valido, deposito dell’atto alla Cdc
In due mosse la Pec entra di diritto nella riscossione e nel contenzioso tributario. In
particolare, per quanto riguarda la riscossione (per il contenzioso si veda altro
commento in pagina), la notifica degli atti per imprese e professionisti sarà solo via
Pec e dal 1°giugno 2016 viene introdotta una nuova procedura nei casi in cui la Pec
(obbligatoria) sia invalida o non attiva. Il decreto legislativo 159/2015, relativo alle
misure per la semplificazione e razionalizzazione delle norme in materia di
riscossione, viene individuato dal legislatore quale strumento di potenziamento della
diffusione della posta elettronica certificata (Pec) in un settore particolarmente critico
quale quello delle procedure di notifiche degli atti. La disposizioni di cui all'articolo 14
del decreto stabilisce un doppio binario definito in base alla tipologia di destinatario
dell'atto; in particolare le notifiche delle cartelle esattoriali in caso di imprese individuali
o costituite in forma societaria, nonché di professionisti iscritti in Albi o elenchi,
avvengono esclusivamente con modalità telematiche.Invece, per le persone fisiche
intestatarie di una casella di posta elettronica certificata, occorre l'espressa richiesta
del contribuente essendo prevista la facoltatività di ricezione delle cartelle esattoriali
attraverso la mail certificata rispetto a quella cartacea. Diverse sono le modalità
attraverso le quali l'Agente della riscossione acquisisce gli indirizzi di posta elettronica
certificata. In particolare per imprese e professionisti per i quali si prevede, quale
fonte, l'elenco denominato indice nazionale degli indirizzi di Posta elettronica
certificata (Ini-Pec), istituito dall'articolo 6 bis del Codice dell'amministrazione digitale
(Cad); infatti si stabilisce che la notifica deve avvenire «esclusivamente con tali
modalità, all'indirizzo risultante dall'indice nazionale degli indirizzi di posta elettronica
certificata (Ini-Pec)». Per rendere più funzionale ciò il legislatore ha previsto che
all'Agente della riscossione è consentita la consultazione telematica e l'estrazione,
anche in forma massiva, di tali indirizzi. Ma cosa è previsto qualora l'indirizzo di posta
elettronica non risulti valido e attivo? In tal caso la notificazione deve eseguirsi,
mediante deposito dell'atto presso gli uffici della Camera di commercio competente
per territorio e pubblicazione del relativo avviso sul sito informatico della medesima,
dandone notizia allo stesso destinatario per raccomandata con avviso di ricevimento,
senza ulteriori adempimenti a carico dell'agente della riscossione. Analogamente si
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procede, quando la casella di posta elettronica risulta satura anche dopo un secondo
tentativo di notifica, da effettuarsi decorsi almeno 15 giorni dal primo invio.
La norma solleva alcune perplessità: il testo, infatti, fa riferimento ai casi di mancata
notifica qualora la Pec «non risulti valida o attiva» circoscrivendo, quindi, la procedura
di deposito presso la Camera di Commercio a tali due casi; ma cosa si prevede
qualora in Ini-Pec non risulti un indirizzo di posta elettronica certificata che il
professionista ha attivato? In tali casi l'Agente per la riscossione, ad esempio,
contatterà l'Ordine o il Collegio di appartenenza del professionista oppure ci sono
delle azioni di verifica da parte dei soggetti tenuti alla trasmissione di detti indirizzi a
Ini-Pec sulla effettiva acquisizione dell'indirizzo e sulla sua comunicazione? Siccome
la norma prevede che il nuovo procedimento di notifica telematica si applicherà dal 1°
giugno 2016 sarebbe opportuno che non solo i soggetti tenuti alla comunicazione ad
Ini-Pec verifichino l'effettivo invio ma che anche i professionisti controllino su www.
https://www.inipec.gov.it/cerca-pec l'effettiva presenza del proprio indirizzo mail. Per
quel che attiene i privati - persone fisiche, a differenza di quanto previsto per imprese
e professionisti la notifica è eseguita esclusivamente con tali modalità all'indirizzo
dichiarato all'atto della richiesta di ricevere per via telematica l'atto, ovvero a quello
successivamente comunicato all'Agente della riscossione all'indirizzo di posta
elettronica risultante dall'indice degli indirizzi delle pubbliche amministrazioni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Luigi Fruscione
Benedetto Santacroce
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LA PEC NELLE NOTIFICHE DELLE
CARTELLE ESATTORIALI
Provvedimento
•Misure per la semplificazione e razionalizzazione delle norme in materia di
riscossione (articolo 14 - Dlgs 24 settembre 2015, n. 159)
Cosa prevede
•La notifica della cartella esattoriale da parte dell'Agente per la riscossione può
avvenire, dal 1° giugno 2016, per via telematica con una e-mail all'indirizzo Pec del
contribuente;
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•Nel caso di imprese individuali o costituite in forma societaria, nonché di
professionisti iscritti in albi o elenchi, la notifica avviene esclusivamente con tali
modalità, all'indirizzo risultante dall'indice nazionale degli indirizzi di posta elettronica
certificata (Ini-Pec); Qualora l'indirizzo di posta elettronica del destinatario non risulta
valido e attivo o qualora la casella di posta elettronica risulta satura anche dopo un
secondo tentativo di notifica - da effettuarsi da parte dell'Agente per la riscossione
decorsi almeno quindici giorni dal primo invio - la notificazione deve eseguirsi,
mediante deposito dell'atto presso gli uffici della Camera di commercio competente
per territorio e pubblicazione del relativo avviso sul sito informatico della medesima
e, al contempo dandone notizia allo stesso destinatario per raccomandata a/r;
•Per le persone fisiche intestatarie di una casella di posta elettronica certificata, che
ne facciano comunque espressa richiesta, la notifica è eseguita esclusivamente
all'indirizzo dichiarato all'atto della richiesta stessa, ovvero a quello successivamente
comunicato all'Agente della riscossione all'indirizzo di posta elettronica risultante
dall'indice degli indirizzi delle pubbliche amministrazioni.
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EQUITALIA DEVE MOSTRARE LA
CARTELLA
Il concessionario della riscossione è sempre tenuto a esibire copia dell’intera cartella
esattoriale qualora il contribuente lo richieda.
È questo il principio sancito dal Tribunale Amministrativo Regionale della Campania
che, con recente sentenza, ha sancito il diritto del contribuente di prendere visione da
Equitalia ed estrarre copia delle cartelle di pagamento che non gli risultano notificate
al fine di verificare la correttezza dell’operato del concessionario (sentenza
n.3820/6/2015 depositata il 17 luglio 2015 e liberamente visibile su
www.studiolegalesances.it – sezione Documenti).
Secondo i giudici campani, infatti «l’art.26, comma 4 del d.p.r. n.602/1973 obbliga
i concessionari della riscossione a conservare per cinque anni … la copia della
cartella con la relazione dell’avvenuta notificazione o l’avviso di ricevimento e
a farne esibizione su richiesta del contribuente o dell’amministrazione. Tale
disposizione non si pone in contrasto con l’esclusione dell’accesso ai
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procedimenti tributari sancita dall’art.24, L. n. 241 del 1990 quale norma
quest’ultima volta a preservare la fase temporale strettamente necessaria
all’istruttoria ed all’accertamento dell’obbligazione tributaria».
Nel caso specifico, il Fisco aveva respinto l’istanza di accesso agli atti presentata da
un contribuente per ottenere copia degli avvisi di accertamento e delle cartelle di
pagamento che non gli erano mai stati notificati.
Per i giudici, quindi, «il contribuente vanta un interesse concreto e attuale
all’ostensione delle cartelle esattoriali dalla cui conoscenza possano emergere
vizi sostanziali procedimentali tali da palesare l’illegittimità totale o parziale
della pretesa impositiva» non essendo sufficiente pertanto il mero deposito, da
parte del concessionario della riscossione, degli estratti di ruolo che rappresentano
infatti solo delle stampe interne.
Alla luce di quanto sopra, dunque, ci si augura che in futuro il concessionario della
riscossione possa rispettare maggiormente il principio di trasparenza imposto dalla
legge esibendo sempre gli atti che ritiene di aver notificato.
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RIENTRO CAPITALI, ORLANDI: "OLTRE
4 MLD DI INCASSO, È CAMBIO PASSO"
Circa 3,8 miliardi di euro nelle casse dello Stato dalla voluntary disclosure, la
procedura di collaborazione volontaria per l’emersione dei capitali detenuti all’estero:
è il gettito stimato, al netto degli interessi, applicando aliquote medie prudenziali agli
oltre 59 miliardi e 500 milioni di euro di attività per le quali è stata chiesta la
regolarizzazione. Il gettito effettivo sarà determinato dall’attività di accertamento, ad
opera dell’Agenzia delle Entrate, sulle istanze presentate. E il direttore Rossella
Orlandi assicura: "Supereremo per forza i 4 mld di euro". I numeri, fa notare, "sono
alti" e questo "è segno di un cambio di passo importante". Il viceministro dell'economia
Luigi Casero rivendica la scelta fatta: "Non è un condono è una procedura di
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disclosure", afferma, sottolineando che "i numeri ci hanno dato ragione sulle
nostre previsioni".
L’operazione, avviata un anno fa, si è chiusa alla mezzanotte del 30 novembre scorso
con oltre 129mila domande inviate. Delle 129.565 istanze trasmesse, 127.348
riguardano la disclosure internazionale, 1.507 quella nazionale, ossia la
regolarizzazione di capitali detenuti in Italia ma non dichiarati, e 710 entrambe. Degli
oltre 59,5 miliardi di euro di attività svelate al Fisco, quasi il 70% (circa 41,5 miliardi)
proviene dalla Svizzera. Le istanze sono state inviate da contribuenti residenti in tutte
le regioni italiane, dalle 63.580 della Lombardia alle 88 della Basilicata. A differenza
di quanto previsto da misure di emersione adottate nel passato, aderendo alla
procedura il contribuente è tenuto a versare integralmente le imposte e gli interessi,
con la riduzione delle sole sanzioni. Inoltre, il contribuente di fatto autodenuncia la
propria posizione fiscale, che viene inevitabilmente posta al setaccio
dell’Amministrazione finanziaria.
Svizzera capofila dei rimpatri - Nel dettaglio, il valore delle attività emerse con la
procedura di disclosure ammonta a 59.578.928.219 euro, il gettito dalla
regolarizzazione viene valutato in base alle istanze intorno ai 3,8 miliardi.
Considerando gli interessi l’introito finale potrà facilmente raggiungere circa 4 miliardi.
Alla stima, prudenziale, dei 3,8 miliardi si giunge sommando le seguenti voci: imposte
sui redditi per oltre 704 milioni, imposte sostitutive per circa 1,2 miliardi, Iva per più di
54 milioni, Irap per quasi 34 milioni di euro, ritenute per oltre 15 milioni e contributi per
96 milioni. A questi importi si aggiungono sanzioni relative a violazioni della normativa
sul monitoraggio fiscale per 1 miliardo e 379 milioni di euro e altre sanzioni per oltre
322 milioni di euro. Le attività estere provengono per lo più dai seguenti Paesi:
Svizzera (69,6%), Principato Di Monaco (7,7%), Bahamas (3,7%), Singapore (2,3%),
Lussemburgo (2,2%) e San Marino (1,9%).
Le domande - Sono 129.565 le istanze pervenute all’Agenzia delle Entrate alla
mezzanotte del 30 novembre scorso. Di queste, 63.251 sono state presentate entro
il 30 settembre e 66.314 dal 1 ottobre al 30 novembre, ultimo giorno per aderire alla
procedura. Sul totale delle domande trasmesse, più di 28mila riguardano attività di
importo complessivo tra 300mila e 3 milioni di euro; circa 23mila sono relative a
importi compresi tra 60mila e 150mila euro, mentre sono state presentate 326 istanze
per la fascia più elevata, quella relativa ad attività di valore superiore a 15 milioni di
euro.
Cambia il rapporto fisco-contribuenti - Ma i numeri non valgono da soli a cogliere
la reale portata della misura. La collaborazione volontaria rappresenta una procedura
spartiacque rispetto al passato, anche relativamente recente, e un radicale cambio di
passo. Finita l’era del segreto bancario, il rapporto tra fisco e contribuenti riparte
quindi da un rinnovato dialogo che si baserà essenzialmente sulla fiducia: da una
parte il cittadino, che svela volontariamente dati, informazioni e provenienze dei
volumi nascosti all’estero, dall’altro l’Agenzia, che si prepara a curare una ad una le
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istanze, in contraddittorio con il contribuente stesso. Per agevolare le operazioni
l’Agenzia delle Entrate ha diffuso quattro circolari esplicative al fine di dissipare le
eventuali incertezze degli operatori e gli uffici sono già al lavoro per garantire un
attento esame delle richieste di adesione.
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TETTO ALLE COMMISSIONI, CARTE DI CREDITO E BANCOMAT DA OGGI COSTANO MENO
Costeranno meno, da oggi, le transazioni con carte di credito e bancomat.
Anche in Italia si applicherà il tetto unico alle commissioni interbancarie, sarà dello
0,3% del valore dell’operazione per le transazioni con carta di credito e dello 0,2%
per i pagamenti con bancomat. "Le nuove norme, decise dall'Unione europea e
ratificate dal Consiglio dopo il via libera dell'Europarlamento, produrranno vantaggi
per gli esercenti, ma scarsi benefici per i consumatori" commenta Federconsumatori.
Il tetto massimo ai costi per i pagamenti con carta di credito secondo le stime degli
economisti europei, potrebbe tradursi in un risparmio di circa 7 miliardi di euro
l'anno, per oltre il 90% a vantaggio dei commercianti, meno del 10% per utenti
e consumatori. La torta di 100 miliardi di pagamenti effettuati nel vecchio continente
nel 2013 è stata transata per il 43,5% mediante 760 milioni di carte di pagamento in
circolazione, circa 1,5 per abitante (43,5 mld di euro); il 26,5% tramite bonifici bancari
(26,5 miliardi); il 24% con bancomat o carte prepagate (24 miliardi), il 4% tramite
assegni (4 miliardi); infine il 2% tramite moneta digitale (2 miliardi).
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IL FERMO DELL’AUTO
“STRUMENTALE” È ILLEGITTIMO
Annullato il provvedimento di Equitalia
Il veicolo strumentale all’attività d’impresa, per legge, non può essere sottoposto a
fermo amministrativo. Pertanto, il provvedimento assunto dal concessionario della
riscossione in violazione del precetto normativo deve essere annullato. La prova della
strumentalità può essere fornita dal debitore con la produzione del registro dei beni
ammortizzabili. È quanto emerge dalla sentenza 715/01/15 della Commissione
Tributaria Provinciale di Frosinone. Il Collegio ha accolto il ricorso proposto dalla
titolare di un esercizio commerciale condividendo il motivo attinente alla violazione
dell’articolo 86, comma 2, del D.P.R. 602/1973 per avere Equitalia assoggettato a
fermo l’autovettura bene strumentale della società (una SAS).
L’art. 86 citato, al comma 2, dispone: “la procedura di iscrizione del fermo di beni
mobili registrati è avviata dall'agente della riscossione con la notifica al debitore o ai
coobbligati iscritti nei pubblici registri di una comunicazione preventiva contenente
l'avviso che, in mancanza del pagamento delle somme dovute entro il termine di trenta
giorni sarà eseguito il fermo, senza necessità di ulteriore comunicazione, salvo che il
debitore o i coobbligati nel predetto termine, dimostrino all'agente della riscossione
che il bene mobile è strumentale all'attività d'impresa”.
Ebbene, l’esame degli atti di causa ha consentito ai giudici di Frosinone di cogliere la
consistenza, in fatto e in diritto, dell’eccezione della ricorrente avendo questa
dimostrato “che il bene oggetto di fermo era un bene strumentale (vedere la pagina
2 del registro beni ammortizzabili)”,sicché il concessionario della riscossione “non
poteva assolutamente iscrivere il fermo amministrativo sull'unica auto utilizzata
per l'attività aziendale”. E allora il ricorso è stato accolto e le spese del giudizio
compensate.
Anche una recente sentenza delle Commissione Tributaria Provinciale di Lodi ha
sostenuto l’illegittimità del fermo amministrativo avente a oggetto un’auto aziendale.
Il collegio lodigiano - accogliendo il ricorso proposto da una società avverso un
preavviso di fermo - ha affermato che l’autovettura di proprietà di una società, e da
essa utilizzato, non può essere assoggettato a fermo amministrativo; ”per questo
sarebbe il caso che Equitalia, piuttosto che attendere una ‘dimostrazione che tale
bene è strumentale all'attività d'impresa o della professione’, eviti di inviare una
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comunicazione preventiva di fermo a un soggetto, una società, contro la quale non
potrà mai procedere” (così, CTP Lodi n. 124/02/15).
AUTORE: REDAZIONE FISCAL FOCUS
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SALVA-BANCHE, SCINTILLE TRA
BANKITALIA E LA COMMISSIONE UE. ‘VOLUNTARY’ MEGLIO DEL PREVISTO, GETTITO OLTRE I 4 MILIARDI
Via Nazionale: ‘Fondo Interbancario poteva superare crisi senza sacrifici creditori’.
Bruxelles: ‘Soluzione scelta da Roma’. Abi: ‘Non erano aiuti di Stato’. Rientro dei
capitali, 130mila domande, metà dalla Lombardia, attività per 59 miliardi, boom dalla
Svizzera. Manovra, in arrivo modifiche per il Sud.
Banca d’Italia respinge tutte le accuse a proposito dei danni provocati ai risparmiatori
che avevano investito in azioni e obbligazioni Carichieti, Cariferrara, Banca Marche e
Banca Popolare dell’Etruria. Casomai, la responsabilita’ ricade sull’Ue che ha
impedito ogni alternativa. La soluzione proposta era un’altra, ma l’intervento del
Fondo Interbancario di Tutela dei depositi “non e’ stato possibile per la preclusione
manifestata da uffici della Commissione Europea, da noi non condivisa”. Cosi’ il capo
della Vigilanza di Bankitalia, Carmelo Barbagallo, parla ai deputati della Commissione
Finanze. L’intervento del Fondo avrebbe evitato i sacrifici dei creditori “perche’
avrebbe consentito di porre i presupposti per il superamento delle crisi senza alcun
sacrificio per i creditori delle quattro banche”, ma “cio’ non e’ stato possibile. Data
l’impossibilita’ di ricorrere a questo usuale meccanismo di salvataggio – ha aggiunto
il capo della Vigilanza di Bankitalia – a fronte del rapido degenerare delle situazioni
aziendali l’unita’ di risoluzione della Banca d’Italia ha attivato, in tempi assai contenuti,
i poteri introdotti dal nuovo quadro normativo europeo in materia di gestione delle
crisi. Senza il decreto legge e senza l’intervento di risoluzione saremmo andati dopo
il primo gennaio 2016 inevitabilmente verso il bail-in” di Banca Marche, Banca Etruria,
Carife e Carichieti, “e sarebbero stati intaccati anche i risparmi dei correntisti sopra i
100mila euro e gli obbligazionisti ordinari”.
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