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GIUGNO 2017 C amminare NELLA LUCE PERIODICO DI INFORMAZIONE DELLA COMUNITÀ CASA DEL GIOVANE DI PAVIA - ANNO 46 - N° 1 PERIODICO DI INFORMAZIONE DELLA COMUNITÀ CASA DEL GIOVANE DI PAVIA - ANNO 46 - N° 1 Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 2 - LO/PV - IN CASO DI MANCATO RECAPITO, INVIARE ALL’UFFICIO DI PAVIA C.P.O. DETENTORE DEL CONTO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE, CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA DISAGIO GIOVANILE PROBLEMA O PROVOCAZIONE? CdG SERVIRE IL FRATELLO

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GIUG

NO 2

017CamminareNELLA LUCE

PERIODICO DI INFORMAZIONEDELLA COMUNITÀ CASA DELGIOVANE DI PAVIA - ANNO 46 - N° 1

PERIODICO DI INFORMAZIONEDELLA COMUNITÀ CASA DELGIOVANE DI PAVIA - ANNO 46 - N° 1

Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 2 - LO/PV - IN CASO DI MANCATO RECAPITO,INVIARE ALL’UFFICIO DI PAVIA C.P.O. DETENTORE DEL CONTO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE, CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA

DISAGIOGIOVANILE

PROBLEMA O PROVOCAZIONE?

CdGSERVIRE IL FRATELLO

CAMMINARE NELLA LUCEPeriodico della Casa del Giovane di Pavia fondato nel 1971Direttore resPonsabileSergio Contrini

reDazionedon Arturo Cristani, Donatella Gandini, Bruno Donesana, Marta Pizzochero

Hanno Collaborato a questo numeroSimone Feder, Lucia Braschi, Roberta Macri,Michela Ravetti, Silvia Bonera, Marina Isastia,Raffaella Gatti, Luisa Follone, Ermes Locatelli,

ConsiGlio Dell’assoCiazione Casa Del Giovanedon Arturo Cristani, Delmo Tasso, Michela Ravetti, Diego Turcinovich, don Luigi Bosotti, Silvia Bonera,

Lucia Braschi

eDitoreFondazione Don Enzo Boschetti

Comunità Casa del Giovane - ONLUS

tiPoGrafiaCoop. soc. Casa del Giovanevia lomonaco, 16 - 27100 Paviatel.: 0382.3814414 - fax: [email protected] in tipografia nel mese di GiuGno 2017

GIUG

NO 2

017CamminareNELLA LUCE

PERIODICO DI INFORMAZIONEDELLA COMUNITÀ CASA DELGIOVANE DI PAVIA - ANNO 46 - N° 1

PERIODICO DI INFORMAZIONEDELLA COMUNITÀ CASA DELGIOVANE DI PAVIA - ANNO 46 - N° 1

Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 2 - LO/PV - IN CASO DI MANCATO RECAPITO,INVIARE ALL’UFFICIO DI PAVIA C.P.O. DETENTORE DEL CONTO PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE, CHE SI IMPEGNA A PAGARE LA RELATIVA TARIFFA

DISAGIOGIOVANILE

PROBLEMA O PROVOCAZIONE?

CdGSERVIRE IL FRATELLO

C Pagina 1

32 Camminare nella luce giugno 2017 giugno 2017 Camminare nella luce

editoriale

Dove non arrivano l’amore, l’amicizia disinteressata, la condivisionepiena e le altre dimensioni della prevenzione, inevitabilmente giungeràil disagio con le mille schiavitù del nostro tempo.

don Enzo Boschetti

La sintesi, la forza e l’evidenza di affermazioni come quella didon Enzo qui sopra riportata nascono inevitabilmente dall’espe-rienza di lunghi anni ‘persi’ da don Enzo nello stare giornodopo giorno con i giovani nella faticosa ma affascinante avventuradell’educare.Abbiamo percepito la stessa forza, la stessa chiarezza e la stessapassione nelle parole di don Chino Pezzoli – Fondatore dellaComunità Promozione Umana e caro amico di don Enzo – che,nonostante i suoi 80 e più anni (ma forse proprio grazie ad essi),è intervenuto alla Festa di Primavera della CdG rivolgendosi aigiovani e agli adulti, riuniti in tanti nonostante la pioggia diquella giornata, con parole ferme e accorate, senza sconti maincoraggianti, a tratti ‘scaldate’ ma sempre rispettose e vere finoall’osso. Ha provocato tutti a fare del proprio meglio con coraggioe serietà per prendersi cura di sé, per amare la propria vita, perguarire il proprio corpo, la propria mente, il proprio cuore dal-l’intossicazione della dipendenza e della paura, del disinteressee della rinuncia a vivere in pienezza la propria vita.In fondo sta proprio tutto lì: il disagio giovanile attecchisce ecresce là dove mancano quella sufficiente carica affettiva, quellapresenza rassicurante e stimolante, quelle relazioni e quei modelli,quei contesti familiari ed amicali sufficientemente sereni e saldida permettere a un cuore giovane, delicato e in crescita di attec-

chire, mettere radici, essere riconosciutoe ben voluto, protetto, incoraggiato a cre-scere e a impegnarsi per vivere bene.E lì soltanto può esserci risposta: quandodegli adulti o dei giovani ben preparatisi impegnano a ‘perdere tempo’ per starenel quotidiano con i giovani per realizzareprogetti e proposte adatte e interessanti– e non è detto che debbano essere perforza complesse o super articolate, bastache siano autentiche e significative, utili,da vivere – ecco che i giovani rispondono,si soffermano, si fidano, creano legami,si impegnano, si coinvolgono.In questi giorni abbiamo visto non sol-tanto attentati o violenze insensate ma

anche migliaiadi gio-

va-

ni appassionarsi alla causa della legalità edella giustizia nella memoria dei 25 annidalla morte dei giudici Falcone e Borsel-lino… degli adulti che hanno vissuto beneil loro compito e la loro missione.Quasi ogni fine settimana in comunitàarrivano gruppi scout, parrocchiali e an-che scolastici che con i loro educatori edinsegnanti vivono esperienze di servizioe di condivisione, che si soffermano adapprofondire i valori della solidarietà edel bene vero, del vivere significativo equindi anche bello e gioioso...Alla fine – spiace dirlo, ma anche è benedirlo – il disagio dei giovani interpellagli adulti e chiede loro di esserci con im-pegno e con proposte e di ‘perdere tem-po’ con loro e per loro perché la passioneper la vita possa essere trasmessa, speri-mentata e fatta propria.

Forse il disagio giovanile ci sta dicendo cheanche gli adulti si devono interrogare sulleloro vere e reali motivazioni di vita e su ciòche realmente appassiona la loro esistenzaperché solo quello che un adulto vive inpienezza viene trasmesso ai giovani.Oggi noi adulti siamo chiamati a chie-derci in cosa crediamo veramente, incosa giochiamo fino in fondo la nostravita, come ci impegniamo per miglio-rare la nostra storia, il nostro contesto,la nostra comunità.Negli articoli che seguono (da pag. 4 apag. 8) troviamo una possibile risposta.Sono il resoconto degli incontri organiz-zati in occasione della Festa di Primaverache il 6 maggio si è tenuta allaCasa del Giovane.

“PERDERE TEMPO”AD EDUCARE

di don Arturo Cristani - RESPONSABILE DELLA COMUNITÀ CASA DEL GIOVANE

“PROGETTO SELFIE”

4 Camminare nella luce giugno 2017

testimonianze

Incontro fortemente sentito,dinamico ed interattivoquello tenuto da Simone Fe-der, coordinatore area gio-vani e dipendenze della Ca-

sa del Giovane di Pavia. Nella seratasul disagio giovanile Simone ha

esposto il progetto realizzato da Ca-sa del Giovane in collaborazionecon fondazione Exodus e UniversitàBicocca di Milano, nato dalla ne-cessità di conoscere in modo piùrealistico le abitudini dei giovaniper costruire con e per loro azioni

5giugno 2017 Camminare nella luce

testimonianze

A cura di Marta PizzocheroEDUCATRICE DELLA CASA DEL GIOVANE

UNA FOTOGRAFIA SUGLISTILI DI VITA DEI GIOVANI

Un incontro in occasione della Festa di Primavera per presentare i datidella ricerca sulle tendenze giovanili e per commentarli con i giovani

educative mirate e consapevoli.Alla serata, in cui è stata presentatala ricerca su circa ventimila giovani,hanno partecipato anche diversi ra-gazzi e grazie al loro coinvolgimentoè stato possibile commentare e ap-profondire direttamente alcune te-matiche.Il progetto “Selfie” si avvale di que-stionari anonimi realizzati assiemeai giovani e somministrati a ragazzidi numerosi istituti secondari di pri-mo e secondo grado, ivi compresialcuni istituti pavesi. La fotografia che ne risulta ritraeun mondo giovanile attraversato

dal disagio, desideroso di vincerele sfide e di realizzarsi, ma al con-tempo incapace di trovare i mezzigiusti per farlo. Spiega Feder chesta crescendo una generazione conlivelli bassi di autostima, incapacedi accettare i fallimenti, di aspet-tare, di sbagliare e di vivere le fru-

strazioni; ma la colpa di tutto que-sto, se proprio è necessario trovareun colpevole, risale a chi non per-mette loro di sperimentarsi, di fa-re esperienza di una vita fatta difatiche, tempi lunghi e relazionistabili.Il 62% dei giovani usa lo smartpho-ne in ogni momento libero, il 92%utilizza un social network e il 42%dei ragazzi ha incontrato di perso-na qualcuno conosciuto online.Di fronte a questi dati non va di-menticato che l’87% dei ragazzi in-tervistati è minorenne; lo smar-tphone viene spesso regalato ai gio-

vanissimi già allaprima comunioneo cresima.Non si rinuncia adesso nemmeno incompagnia di ami-ci o durante il son-no, spesso questo ècollocato accesosotto il cuscino.Per quanto riguar-da le esperienzecon l’azzardo lapercentuale di gio-vani che hanno svi-luppato forme pro-blematiche o pato-logiche di gioco siattesta in un rangeda 0,5% a 2,9%sulla popolazionegenerale. In gene-rale i giovani han-no una discreta

consapevolezza della pericolositàdi certi comportamenti; anche senon sono da sottovalutare le per-centuali di chi attribuisce a talicomportamenti poca o nulla peri-colosità.Ci si è interrogati parecchio rispettoa quali soluzioni trovare per evitare

di creare generazioni di “zombi vir-tuali”, Feder sollecita nel far appas-sionare i ragazzi ad interessi nuovi,attività di volontariato, sportive, ar-tistiche e di lettura. Tutto questoper impiegare il tempo diversamen-te e costruire relazioni sane. Spessoi ragazzi tendono a ricorrere ad abi-tudini disfunzionali per “stare me-glio”, mettendosi fortemente a ri-schio; un ruolo decisivo è giocatodagli adulti che devono ritornaread essere vere e proprie figure di ri-ferimento nel cammino di Vita deigiovani. L’uso dello smartphone rischia ditotalizzare la vita dei ragazzi, lascian-do poco spazio ad altro e all’altro;bisogna imparare ad utilizzare in-

ternet in modo consapevole al finedi sfruttarne a pieno le potenzialità,preservandoci però da situazionispiacevoli.Bisogna quindi aiutare i giovani astaccare le dita dalla tastiera al finedi tendere una mano ed incontrar-ne un’altra, ciò permette di vivereuna vita più concreta e di incontrarenuove e reali persone.

La proposta comunitaria,nonostante i molti limiti,

tende ad essere una scuoladi vita per i giovani chevogliono recuperare la

propria identità e diventareprotagonisti e portatori di unmessaggio di liberazione e

di umanizzazione.Don Enzo Boschetti

Simone Feder durante l’incontro nel momento delconfronto con un giovane del pubblico.

CENTRO DIURNO MINORINella quotidianità è possibile edu-care? In quello spazio adolescenziale,in quegli eterni pomeriggi che tuttiricordiamo, nell’assurda normalitàche i ragazzi di oggi si trovano a dovergestire, è possibile creare realtà chesappiano essere guida, aiuto e soste-

gno? La dotto-ressa Rober-ta Macri, Re-sponsabile delCentro Diur-no Minori “Cisto dentro”,racconta pro-prio questotentativo: la

costruzione di un luogo che, giornodopo giorno, accolga minori in si-tuazione di disagio e porti avantil’idea che ogni minore deve averedelle possibilità per poter crescere.Dal 2007 sono stati accolti quasicento minori; oggi ne sono presenticirca venti, ragazzi e ragazze.Il disagio al quale non viene datoun nome logora giorno dopo gior-no gli adolescenti, che invece devo-no avere la possibilità di poter espri-mere le loro potenzialità per dareloro una chance di cambiamento.

Al Centro diurno minori accadonocose estremamente normali, preve-dibili, di buon senso, ma la straor-dinarietà è che accadono tutti i gior-ni, costanza e determinazione: nes-suno viene lasciato indietro. Al Cen-tro diurno minori si studia, si gioca,si chiacchera e si sta insieme lascian-do da parte smartphone e parolacce.L’orientamento degli educatori èquello di far sentire il minore accet-tato, capito, considerato nella pro-pria totalità e non solo per le propriefragilità, per i propri sbagli. Il fineè di mettere al centro la persona li-mitando etichette e pregiudizi.Una prima linea educativa nella qua-le avvengono quelli che senza reto-rica si possono chiamare miracoli.

MINORI:NUOVE ACCOGLIENZEUna nuova forma di disagio è la dif-ficoltà che incontrano i minori stra-nieri non accompagnati nella nostraepoca di forti migrazioni. È spessodifficile agire educativamente conun minore che improvvisamente sitrova in un contesto a lui estraneo.Le famiglie di origine hanno, neiconfronti del minore, delle aspettiveche non sempre possono essere as-

secondate. Michela Ravetti, respon-sabile delle Comunità per Minori di Ca-sa Gariboldi e Casa San Martino sot-tolinea come spesso questi ragazziarrivano in Italia consapevoli dei lo-ro diritti, ma necessitano di un luo-go educativo che li aiuti a respon-sabilizzarsi, imparando che, oltre aidiritti, è utile conoscere i propri do-veri al fine di non venirne a meno.I ragazzi devono essere educati allalibertà, avere la possibilità di sba-gliare e di imparare dai loro errori,affinché siano in grado di rifletteree ritornare sui passi della loro espe-rienza. Gli educatori devono essereadulti significativi, coerenti e chiariin grado di mettere al centro del-l’educazione il minore ed il suo pro-getto educativo nel rispetto dei tem-pi del ragazzo, perché eccessive tu-tele possono limitare la crescitadel minore e il suo slancio all’au-tonomia.

A cura della Redazione

OGGI È IMPOSSIBILEEDUCARE?

DIFFICOLTÀ, SFIDE E PROPOSTEDALL’ESPERIENZA CASA DEL GIOVANE

La comunità si è interrogata e confrontata sull’attuale tema del disagiogiovanile nell’ambito degli incontri della Festa di Primavera

6 Camminare nella luce giugno 2017

Facendoci carico della vi-ta delle donne incontra-te in questi anni a CasaSan Michele, Lucia Bra-schi, responsabile della Co-

munità femminile, racconta di averavuto l’opportunità di riflettere sulleproblematiche e sulle risorse emer-genti nelle nostre società, special-mente in campo femminile.Se la donna non può vivere il suoruolo ancora oggi in questa società,incontra varie forme di disagio.Quando la donna non riesce o nonpuò vivere le sue caratteristiche di ac-coglienza, di cura, di rispetto, di amo-re per la vita propria, degli altri e deifigli in particolare, nascono varie for-me di disagio che sono presenti nellanostra realtà comunitaria:• maltrattamenti fino ad arrivareal femminicidio (ad oggi in Italiadall’inizio dell’anno sono 27 le don-ne uccise in nome di un amore chenon è tale)• vittime di tratta a scopo sessuale

(purtroppo anche per i minori) e an-che lavorativo. Circa 21 milioni dipersone, spesso povere e vulnerabili,vittime di tratta prevalentemente ascopo di sfruttamento sessuale (53%)o lavoro forzato (40%), ma ancheper espianto di organi, accattonaggioforzato, servitù domestica, matrimo-nio forzato, adozione illegale ed altreforme di sfruttamento come:• Dipendenze di vario genere legateal nostro mondo consumista chepropone modelli falsi di vita che crea-no a loro volta un vuoto profondoche ognuno riempie come può.• Impossibilità di arrivare ad unavera autonomia per sé e per i figlia seguito di problemi economici eabitativi • Profonde deprivazioni affettive edella vita di relazione per cui tantedonne si ritrovano madri senza maiaverne avuta una loro stesse, senzaaver avuto uno spazio adeguato perle loro crescite, per sviluppare lafunzione adulta.

• Integrazione difficile per chi pro-viene da paesi, culture, religioni dif-ferenti perché alla base, spesso sipunta solo sul problema senza tenerconto anche delle risorse che stilidi vita diversi possono avere.Come educare? Il Vangelo stesso ciindica la strada della condivisioneper vivere insieme la libertà possi-bile e crescere umanamente. Nel-l’etica del “prendersi cura” tipica-mente femminile, non sono i gestieroici, ma quelli nascosti e quoti-diani a dare amore. Ci si prendecura per entrare in contatto con glialtri, perché la vita si prenda curadi noi, con un continuo scambio.

7giugno 2017 Camminare nella luce

testimonianze testimonianze

AREA DONNE

AREA MINORI

LIBRI

98 Camminare nella luce giugno 2017 giugno 2017 Camminare nella luce

RECENSIONItestimonianze

Silvia Bone-ra, neuropsi-chiatra infan-tile, psicotera-peuta, e re-sponsabile del-l’area SaluteMentale della

Casa del Giovane, dopo aver fattoun’analisi sul disagio giovanile, sof-fermandosi in particolare sull’ado-lescenza vista come fase evolutiva,come età critica di passaggio in cui

è necessaria un’elaborazione coe-rente del sé ha presentato il lavorosvolto dal Centro Diurno per la sa-lute mentale.In particolare, ha messo a fuoco idue ambiti di lavoro del centro:• la riabilitazione propriamentedetta, che si trova sia nell’ambitodella prevenzione terziaria, ovverosi occupa di migliorare la qualità divita dei ragazzi e dei familiari, • la prevenzione primaria, che si at-tua attraverso il progetto “Fareassie-

me fa star bene” iniziato nel 2011 eche prosegue tuttora; in cui il sapereesperienziale degli utenti viene uti-lizzato sul territorio per sensibilizzarela popolazione ed in particolare igiovani della scuola superiore. La te-stimonianza di utenti che hanno rag-giunto uno stato di benessere è digrandissimo valore per l’abbattimen-to dello stigma e per la sensibilizza-zione di adolescenti fragili che sonofacilitati ad entrare in contatto conle loro paure e a chiedere aiuto.

AREA SALUTE MENTALE

«La solitudi-ne è sicura-mente unadelle ‘radici’che alimentala dipenden-za patologi-ca», così ini-

zia il suo intervento Don ArturoCristani, responsabile della Casa delGiovane.Ripercorrendo le storie dei giovaniaccolti si può notare come in essevi siano presenti fattori che hannogenerato solitudine: lutti, assenzedei genitori, vuoti relazionali, rela-zioni finte o di mera utilità. È sem-pre difficile comprendere se la so-litudine preceda o generi nel gio-vane una forte sofferenza, resta peròche tra dipendenza patologica e so-litudine vi è un legame forte ed evi-dente.Ogni dipendenza è una ricerca dipiacere immediato a fronte di grossidispiaceri che non si sa gestire, tal-volta è rabbia che si riversa su sé,altre volte è ossessiva ricerca di unasoluzione sbagliata, spesso è un mo-do per manifestare il proprio ma-lessere...La dipendenza patologica è un chia-ro sintomo di un malessere esisten-ziale della persona. Può a sua volta

tramutarsi in problema perchél’abuso di alcool, di droghe o di psi-cofarmaci intacca la salute fisica delsoggetto, ma la 'guarigione' auten-tica non sarà soltanto la cura me-dica degli effetti fisici della dipen-denza, ma se si riuscirà a coglierela sofferenza affettiva che la sorreg-geva.Spesso l’analisi psicologica dellapersona rivela un attaccamento di-sorganizzato e insicuro nella primainfanzia con la madre, talvolta in-vece si evidenzia l’assenza della fi-gura paterna, specie nell’adolescen-za. Altre volte nel sistema familiarescatta un gioco perverso, dove ilgiovane diventa il perno dell’equi-librio familiare con la sua dipen-denza patologica. È capitato piùvolte che dopo l'ingresso del giova-ne in comunità, la coppia dei ge-nitori entrasse in una profonda cri-si, che esisteva già in precedenza eben evidenziata dal malessere delfiglio.Spesso la dipendenza emerge inmodo evidente con l’adolescenza,laddove avvengono la definizionedella propria identità e l’autonomiadalla famiglia. Se le relazioni fami-liari, amicali e educative diventanofragili o poco affidabili, questiobiettivi di vita diventano impos-

sibili da raggiungere: la certezza diun idolo da cui dipendere o la re-altà virtuale diventano un puntodi riferimento rassicurante.In forme di dipendenza come il gio-co d’azzardo o la dipendenza affet-tiva, potrebbe sembrare che i pro-blemi della persona siano differenti,ma laddove la persona delega il suoequilibrio e la sua serenità ad altro/iassolutizzandoli in modo unico elogorando tutti gli altri rapporti econtesti sociali ed economici, si èsempre di fronte a una forte imma-turità, ad un’identità e autonomiadeboli, ad una adolescenza non ri-solta.Certamente le forme in cui la di-pendenza si esprime oggi sono mol-teplici e anche nuove rispetto a 30anni fa: vi è più disponibilità di si-tuazioni, di mezzi economici, anchel’illegalità con i suoi commerci etrame è più insidiosa e diramata, ifattori protettivi quali la famiglia, icontesti educativi quali la scuola,la parrocchia, lo sport sono più de-boli... il contesto quindi è più favo-revole a generare dipendenza, mala dinamica soggettiva della perso-na, la sua fragilità e il suo stare malesono sempre i medesimi. E fin lìoccorre arrivare per ripartire ovveroper crescere.

AREA GIOVANI E DIPENDENZE

edizioniCdG

DDoonn EEnnzzoo BBoosscchheettttiiDDoonn EEnnzzoo BBoosscchheettttii

Meditazioni per le domeniche delTempo ordinario - Feste e solennità

Anno B

La Sua rispostaè nel quotidiano

Meditazioni per le domeniche delTempo ordinario - Feste e solennità

Anno B

C Anno B.qxp_Layout 1 26/05/17 10:35 Pagina 2

edizioniCdG

PENSIERIIN LIBERTÀ

Renato Marasco

poesie

CO

LLA

NA

I due testi contengono le meditazioni di don Enzo per il Tempo Ordinario dell’Anno A e dell’Anno B. Quelloordinario è il tempo in cui non si celebrano festività particolari. Per l’autore il quotidiano, la ferialità, la vita “normale”,della maggior parte della gente e della maggior parte dei giorni non è tempo inutile o vuoto... Inseguendo sensazionied emozioni forti e artificiali, il nostro cuore rischia di non saper più ascoltare la vita reale... Ecco il senso di questemeditazioni: riflettere sulla vita alla “luce” della Parola di Dio e l’elaborazione/attualizzazione che don Enzo ne facosì da permetterci di cogliere nella nostra storia la presenza di Dio, della Vita, dell’Amore e della Verità.

La nostra vita è il nostro universo e le nostre emozioni che sifanno parole, azioni, comportamenti, sono le nostre stelle.Queste poesie e questi scritti sono come l’occhio attento chesi volge al cielo per osservare le stelle; in queste pagine peròl’attenzione si rivolge al dentro, all’animo e allo spirito, al fir-mamento profondo del nostro essere e alle moltitudini deisuoi mutamenti pur restando sempre noi.Guardarsi dentro è quindi un gesto di conoscenza, di coraggio,mostrarsi per capire e capire per cambiare.Non è un percorso facile, come non è mai facile la stradache porta alla conoscenza di noi, del nostro vero io, delle no-stre ombre e delle nostre sfavillanti luci; ma solo questa co-noscenza e questa consapevolezza, ci darà gli strumenti percapire e governare la moltitudine di stelle del nostro intimouniverso. Senza queste parole saremmo solo lampi nel buiodella notte.

Dott. Gabriele Zanardi rece

nsioni

Renato MarascoPENSIERI IN LIBERTÀEDIZIONI CdGCollana Poesiegiugno 2017 - pagg. 36 - € 5

Enzo Boschetti

LA SUARISPOSTAÈ NELQUOTIDIANOAnno A

EDIZIONI CDGCollanaPreghiamocon Don EnzoGennaio 2017pagg. 184 - €14

Enzo Boschetti

LA SUARISPOSTAÈ NELQUOTIDIANOAnno B

EDIZIONI CDGCollanaPreghiamocon Don Enzogiugno 2017pagg. 184 - € 14

Alla Festa di Primaveradon Chino ha parlatoin modo appassionatoriuscendo a coinvolgerei giovani presenti in sa-

la e sollecitando con energia le fami-glie, prima agenzia educativa ad eser-citare un ruolo fondamentale nellaprevenzione, ad essere protagonistenel proprio compito genitoriale.Don Mario Sozzi, collaboratore didon Chino, introduce la riflessione:«Il più grande disagio dei nostri giorniè il vuoto affettivo. Oggi si parla del ri-torno dell’eroina, ebbene, cos’è l’eroinase non un tentativo di riempire un vuotoaffettivo?».Don Chino si è innanzitutto rivoltoai ragazzi della Comunità presentiin sala spronandoli a valorizzare lascelta di intraprendere un percorsocomunitario portandolo a terminenel migliore dei modi. Ci ha solle-citati soprattutto a non avere paurané del giudizio né dell’emarginazio-ne potrebbero percepire nei loroconfronti una volta conclusosi iltempo di permanenza in Comunità;solo così si potranno evitare peri-colose ricadute. In secondo luogodon Chino ha voluto ricordare che

le Comunità sono nate dal volon-tariato e sono cresciute grazie al con-tributo dei giovani che, terminatoil percorso comunitario offrivanoil loro aiuto rimanendo in comu-nità. Anche don Enzo a suo tempoauspicava la stessa cosa affermandoche: “Saranno i giovani a salvare igiovani”; oggi le Comunità si avval-gono di equipe professionali mul-tidisciplinari e valorizzano ancoragiovani che al termine del loro per-

corso decidono di dedicare partedel loro tempo come figure di sup-porto per dare un contributo con-creto attraverso il loro vissuto espe-rienziale.Don Chino ha sottolineato che: «Ildisagio nasce da un modo sbagliatodi impostare il divertimento e dauno svago disordinato e privo diprogettualità». Per prevenire e curarele dipendenze sarebbe auspicabilesostenere la voglia di fare dei giova-ni. L’attenzione e lo sviluppo intel-lettuale vanno stimolati nei ragazziin modo che possano diventare per-sone interessate alla propria vita ea quella degli altri.Al termine dell’incontro don ChinoPezzoli ha voluto citare e commen-tare una frase di don Enzo partico-larmente significativa: “Se non amila vita non la doni, se non la doni nonpuoi servire, se non servi non ti liberi,liberati per amore del Vangelo e dei fra-telli in difficoltà”.

A cura di Donatella Gandini

DISAGIO GIOVANILEPROBLEMA O PROVOCAZIONE?

Il tema è stato affrontato alla festa di Primaverache si è svolta alla Casa del Giovane sabato 6 maggio.

Relatori dell’incontro don Chino Pezzoli, fondatore della ComunitàPromozione Umana e don Mario Sozzi suo collaboratore.

10 Camminare nella luce giugno 2017

testimonianze

11giugno 2017 Camminare nella luce

testimonianze

Da sinistra: Simone Feder, don Mario Sozzi, Don Chino Pezzoli e don Arturo Cristani.

Il pubblico in sala durante la conferenzadi don Chino e di don Mario

L’ATELIERDEL CUCITOUN MONDO TRA DISCIPLINA,METODO, ARTE, PAZIENZA,DEVOZIONE ED INVENZIONE

I corsi di tessitura e cucito a Casa San Michele sono strumentidi aiuto nel compito educativo nella concretezza della quotidianità.Ecco le considerazioni di un’insegnante di cucito.

A cura di Marina IsastiaINSEGNANTE DI CUCITO

12 Camminare nella luce giugno 2017

vita comunitaria

Imparare a cucire è un’espe-rienza estremamente pro-fonda perché permette disviluppare abilità utili nonsolo ai fini sartoriali, ma

anche all’organizzazione della nostravita, migliorandone la condotta, ladirezione e le risorse esistenziali edoperative.L’esperienza del cucire è divisibilein due macro ambiti: abilità tecni-che e creative.Le abilità tecniche vengono forgiateda una serie di passaggi, apparen-temente invisibili; quali la severitàe il rigore nell’apprendere, l’asser-tività e l’impegno. Allenandosi sipotenziano capacità utili e spendi-bili nella vita a 360° come l’atten-

zione, ilragiona-

mento, leprevisioni,

le decisioni, lamemoria, le stra-

tegie, l’autodisciplina,il raggiungimento di un

obiettivo, la concentrazione, la sen-sibilità e il linguaggio; tutti passaggipresenti nei gesti normali.L’esercizio dello spillare mantenen-do l’attenzione e il coordinamentomente/mano/occhio permettonodi mantenere un percorso costante,senza abbandonare ciò che si è ini-ziato, senza arrendersi davanti allanoia e alla ripetizione. Tagliare la stoffa non consente ri-pensamenti, richiede molta atten-zione, capacità di previsione e di de-cisione, è un’azione che implica ilmettersi in gioco. Ciò che è statotagliato, permane in modo defini-tivo, indietro non si torna, pertantoriuscirci genera fiducia, l’azione dicucire corrisponde ad unire, creandolegami fra ciò che prima era diviso,azione profonda ed essenziale.Riuscire in un manufatto, graziealla sua progettazione e realizzazio-ne, creato dalle nostre mani, generauna soddisfazione concreta e tan-gibile, dimostrando ai nostri occhicosa siamo capaci di fare, nel riu-scire concretamente in un’azione siscopre la gioia che ci riporta nellavita reale. Siamo nella vita realequando riusciamo a fare delle sceltee a portarle avanti, anche se appa-rentemente banali, come la sceltadi un filo. È una sfida impegnarela nostra energia assecondando larichiesta di lavoro, come l’apparentesemplicità che si cela dietro la sele-zione di un punto, il punto è comeil passo, lo si sceglie in base al per-corso da fare.

Le abilità creative che nasco-no dalla fantasia, dal gu-sto e dall’individualesensibilità esteticaed emotiva checa ra t te r i z z aognuno dinoi. La fanta-sia si muoveal serviziodella creati-vità, richia-mando in su-perficie la na-tura vitale dellapersona.Cucendo indiriz-ziamo gli occhi e lamente verso il “senso” delbello, sano, armonioso e crea-tivo, tra forme, colori e dettagli, cer-cando soluzioni nuove, unendo tec-nica e fantasia.Cucendo si viaggia nella vita, par-tendo da noi, dal tavolo di lavoroche deve essere pulito e ben orga-nizzato come una valigia con tuttoil necessario a portata di mano; con-

di-viden-

do con gli al-tri del gruppo gli strumenti a dispo-sizione senza esserne avidi e colla-borando. Quando la mente è suf-ficientemente libera, si ha a dispo-sizione la concentrazione richiesta,ma quando si è turbati, inevitabil-mente nasce dentro la nostra ani-ma, una lotta, tra il lavoro da svol-gere che chiama e le sofferenze cheaffliggono; affrontare questa sfidaè un’occasione per ricucire ancheun solo strappo; in alcune situazionidifficili il riuscire a cucire anche unsolo punto è già una vittoria, puntodopo punto…Nella profonda sofferenza inevita-bilmente si dimenticano i doni chepossediamo, il buio offusca la spe-ranza. Ridare vita al nostro aspettopersonale con colori e dettagli in-coraggia noi e gli altri intorno a noi.Ed è così che nel cucito, tramitel’esperienza della Giusta Misura, siscopre la Misura Giusta.

13giugno 2017 Camminare nella luce

vita comunitaria

Nelle foto: due donne al telaio durante illavoro di tessitura e i prodotti dell’atelier.

“PROGETTOMETAMORFOSI”

AL CENTRO DI ASCOLTO

“Educare è vivere con i ragazzi, è donarsi, è aprire il proprio cuore,è lottare insieme, è correggere con amore, è attendere pazientemente,

è portare nel cuore il grande desiderio che il ragazzo maturidelle profonde e solide convinzioni” (Don Enzo Boschetti)

Raffaella GattiEDUCATRICE REFERENTE DEL PROGETTO

14 Camminare nella luce giugno 2017

area minori

Nel 2012 la Casa delGiovane ha aperto ilsuo Centro di Ascol-to, negli stessi spazidell’Oratorio di viale

Libertà in cui dalla fine degli anni’70, nel pieno della contestazionegiovanile, Don Enzo iniziava a dareospitalità a giovani abbandonati ein stato di sofferenza.Oggi il Centro di Ascolto continuaa svolgere la missione iniziata annifa dal Don, cercando di offrire ri-sposte efficaci a tutti quei giovanie ai loro familiari, che vivono unmomento di disagio, variabile sem-pre più diversificata e difficile daidentificare e che, per questo mo-tivo, richiede interventi complessie flessibili.Il Centro di Ascolto propone inter-venti di natura psicologica come il

supporto individuale o di gruppoper i ragazzi, o il sostegno al ruologenitoriale per gli adulti, integran-doli con attività educative, di soste-gno o di orientamento al progettoformativo.E proprio dalla lunga esperienza discambio che Casa del Giovane hamaturato con le scuole del territo-rio, osservatori privilegiati sulla si-tuazione non solo didattica, ma divita in generale degli studenti, èemersa la fatica di riuscire ad offrirerisposte rapide e davvero riparative,nei casi in cui la relazione dell’ado-lescente con il proprio apprendi-mento è a rischio.Con l’ingresso nella scuola media,l’adolescente, immerso nella trasfor-mazione, comincia a mettere allaprova le proprie competenze, a spe-rimentarsi dentro nuove forme di

relazione e a saggiare il valore di sé.Disinvestimento e dispersione sco-lastica, quando presenti, non posso-no che configurarsi allora come gravifattori di rischio su cui è prioritariointervenire per risolvere la crisi. Di qui è nato il Progetto metamorfosi,dalla necessità di fornire risposteefficaci al fenomeno della disper-sione scolastica.Si tratta di un progetto d’istruzioneparentale costruito sui bisogni evo-lutivi specifici dei giovani in diffi-coltà, che propone una didattica in-novativa, esperienziale, flessibile.È nato nel 2015 proprio per accom-pagnare alcuni minori frequentatoridel Centro di Ascolto, i quali nellalicenza media incontravano uno sco-glio apparentemente insuperabile.Il Progetto metamorfosi continua oggila sua attività e il numero di stu-

area minori

15giugno 2017 Camminare nella luce

denti è aumentato. Il modello ope-rativo, così come suggerito dalla Se-greteria Tecnica del MIUR nella“Riforma del sistema nazionale diistruzione e formazione” del 2015,si fonda sul concetto di empower-ment di comunità: la sinergia di la-voro tra individui ed organizzazioniterritoriali come discriminante prin-cipale di azioni sociali trasformative. L’intervento, coordinato da un’equi-pe multidisciplinare appositamenteformata (composta da educatori,psicologi, docenti e volontari), sisvolge all’esterno dell’istituzionescolastica, unisce insegnamenti,esperienze di crescita e supportospecialistico per l’adolescente e peri suoi familiari, configurandosi co-

me un accompagnamento indivi-dualizzato all’esame di licenza me-dia, ma soprattutto come occasioneper tornare a riprogettare felicemen-te il futuro.

LE FASI DELPROGETTO METAMORFOSI

Primo AscoltoÈ il momento in cui viene accoltala domanda di aiuto, si fornisconoinformazioni e si ricercano insiemeall’adolescente e alla famiglia, lecondizioni di base necessarie alladefinizione condivisa del percorsod’istruzione parentale.

Consultazione di équipeGli operatori coinvolti nel primoascolto condivideranno con il restodell’équipe multidisciplinare quantoemerso durante la fase di conoscen-za, iniziando a formulare il progetto.

Stesura del progettoStrutturazione e sottoscrizione delprogetto didattico-educativo indivi-dualizzato (P.D.E.I.): insegnamentimirati al raggiungimento delle com-petenze di base per il conseguimen-to della terza media, sostegno allostudio, partecipazione ad attivitàextracurriculari (laboratori artisticocreativi, uscite didattiche, lavori dipubblica utilità, sport), eventualiinterventi specialistici.

ScuolaIl minore potrà cominciare a fre-quentare le attività che interessanola fascia mattutina e quella pome-ridiana per un minimo di almeno20 ore settimanali di lezione.

Verifica - OrientamentoMomento di riflessione condivisa(equipe, minore, familiari) succes-sivo alla conclusione dell’esame dilicenza media. Gli studenti che lovorranno, potranno usufruire delservizio di orientamento ai processi

decisionali scolastici e lavorativi del-la struttura, un accompagnamentoalla scelta formativa/professionalefutura.

Dall’esperienza di questi anni ab-biamo riscontrato che la didatticapersonalizzata e l’integrazione di in-terventi educativi e psicologici in-sieme, favoriscono l’adolescente nel-la ripresa del compito di ricerca dellestrategie di problem solving efficacial superamento delle sfide che dovràaffrontare per diventare grande.

Il laboratorio di karateIl laboratorio di cucinaIl laboratorio di cucina

La scuola Il laboratorio di yoga

Per maggiori informazioni:[email protected]/cosa-faccia-mo/progetto-metamorfosi.html

ARTETERAPIAUN PONTE CHE UNISCE

“È impossibile spiegare un dipinto. La vera ragione che ci ha indottoa dipingerlo è l’impossibilità a spiegarsi in qualunque altro modo.”

Edward Munch

di Luisa FolloneARTETERAPEUTA

17

area salute mentale

16 Camminare nella luce giugno 2017

area salute mentale

L’Arteterapia consente,a chi la pratica, dispiegarsi senza usarele parole, permettealle persone di dire,

attraverso le immagini, ciò che nonriescono ad esprimere in altromodo. Le emozioni e le sensazionipiù profonde trovano una via diuscita, qualunque sia la loro natura. La possibilità di creare un ponte tra

la Casa del Giovane ed un Atelierartistico a valenza terapeutica, esternoalla Struttura, è nata grazie ad un in-contro, fresco e schietto, con laDott.ssa Bonera ed Ilenia, educatricereferente del Gruppo. Il percorso diArte e di Terapia vuole essere unapossibilità concreta per le personeselezionate di mettersi in gioco e diesprimersi in un contesto diverso daquello conosciuto, esterno alla Strut-

tura, ma ad essa saldamente connessoed integrato. Non si tratta di un’at-tività con lo scopo di guarire e risol-vere le problematiche che emergono,ma di rinforzare le capacità del sin-golo per aiutarlo a fronteggiare le fra-gilità ed il dolore che la malattia ar-reca, accompagnandolo in un pro-cesso di trasformazione autentico estrutturante attraverso l’uso di ma-teriale grafico, scultoreo, espressivo. Spostando l’attenzione dal disagioalle capacità creative, l’interventoverte sul mondo interno e sul suodistacco dal mondo esterno: dandocontorni ai pensieri dell’utente cisi avvicina al suo immaginario, lìdove è possibile intercettare senzail tramite della parola il proprio vis-suto, le fantasie e le paure bloccateed inespresse. Accanto ad obiettiviprettamente di Arte e Terapia ab-biamo considerato le benefiche ri-percussioni su alcuni aspetti sociali:l’Atelier di Arteterapia rappresentaanche un modo per avviare il sog-getto ad una graduale integrazionesul territorio, permettendo lo svi-luppo di competenze relazionali,sociali e di autonomia; è un po’ fare

giugno 2017 Camminare nella luce

un tratto di cammino insieme versol’abbattimento dello stigma. Il pro-getto ha preso avvio nel marzo 2016.I ragazzi si trovano in Atelier unamattina a settimana; eccetto una ra-gazza, che viene sempre accompa-gnata da un operatore, il resto delgruppo viene coinvolto sul pianodelle autonomie, poiché raggiungeil luogo d’incontro a piedi o usandoi mezzi pubblici e mette in campoabilità sociali senza supporto. I ra-gazzi, ad oggi, sono riusciti a man-tenere una buona costanza nel par-tecipare, qualcuno si è perso, qual-cuno è ritornato, qualcun altro hatrovato lavoro, qualcuno non haperso neanche un incontro! I ragazzi in questi mesi mi hannomostrato, con la loro presenza econtinuità, di aver riconosciuto ilvalore strutturale di questo spazio“sufficientemente buono” che è cor-nice di cura, è luogo privato, stabilenel tempo, in cui si possono depo-sitare segreti, si può dire o non dire,è luogo dello sguardo che riconoscesenza la difficoltà dell’incontro di-retto e “parlato”, perché la relazioneè mediata dall’oggetto ed è sul ma-nufatto che si gioca la terapia. L’efficacia del lavoro Arteterapeu-

tico dipende molto dall’importan-za che questo assume per l’Équipe:se l’attività viene considerata nonmolto importante, i pazienti sen-tono che non ne vale la pena, siverificano molte interruzioni ed èfacile che l’interesse vada sceman-do, quando, invece, dal gruppoviene recepita “una giusta consi-derazione”, alcuni riescono ad ap-prendere molto ed ad investiresull’attività, quindi ringrazio l’Équi-pe tutta per la fiducia e la volontàdi mantenere attiva questa offertaall’interno dei progetti riabilitativiintegrati. I partecipanti si ritrovano a con-dividere un’esperienza comune,ma li si incoraggia anche a speri-mentare la capacità di saper stareda “soli” nel percorso individuale,“capacità da cui dipende sia la ca-pacità di creare, sia, in senso gene-rale, di avere una sufficiente auto-nomia di pensiero e di azione”.Il lavoro in Atelier è incentrato sulprocesso creativo più che sul pro-dotto, questo avrà una valenza este-tica soggettiva e non oggettiva. Vin-cendo l’imbarazzo del “non sonocapace di” l’attenzione si è progres-sivamente spostata sul “come” ed

“insieme, ognuno a suo modo”. Con ogni ragazzo si cerca di colla-borare per creare una gerarchia diatti creativi che lo possano accom-pagnare nel processo terziario, diapertura al cambiamento, dove ver-rà accolto il suo bisogno di rico-struire frammenti di vissuto, ricordid’infanzia, conflitti irrisolti, propritraumi, assecondando il suo imma-ginario, utilizzato come risorsa in-ventiva per avvicinarlo quanto piùpossibile, al piano di realtà. Tuttoquesto però, nella consapevolezzache l’Arteterapeuta è sempre pre-sente per ognuno e dedica tempoed attenzione ad ogni percorso. Non ci sono ricette, solo molta de-dizione, passione e studio, sensibi-lità: per me è un appuntamento ir-rinunciabile quello del lunedì mat-tina, e considero una fortuna ini-ziare così la settimana: facendo ciòche meglio so fare, trasmettendo ilpiù possibile il piacere per impararead esprimersi ed a comunicare at-traverso un nuovo linguaggio, quel-lo dell’Arte, che realmente può farsiponte tra isole lontane.

si chiede anche ai familiari di par-tecipare ai gruppi in veste di accom-pagnatori. La presenza del familiareaiuta il gruppo a ricostruire le di-namiche presenti a casa, dando cosìuna linea guida su cui lavorare. L’ac-compagnatore svolge anche un’at-tività di garante sul percorso del fa-miliare e non meno importante, èil lavoro che l’accompagnatore fasu se stesso. L’estrema mutevolezza del fenome-no porta tutti gli operatori coinvoltinella battaglia all’azzardo a doverapprofondire sempre di più le pro-prie conoscenze per poter, da unlato calibrare in modo efficace gliinterventi educativi e specialistici,dall’altro per meglio attuare un’at-tività di prevenzione efficace, comead esempio l’attività di sensibilizza-zione che da anni viene fatta nellescuole. I giovani di questa generazione stan-no crescendo a contatto con un’of-ferta di gioco d’azzardo mai vista inprecedenza e questo rende difficilefare delle previsioni sulle conseguen-

ze a lungo termine. Se da un lato idati relativi alla diffusione del fe-nomeno azzardo tra i minori sonoscoraggianti, dall’altro i giovani,quando stimolati, sono più reattivie attenti al problema. Purtroppo,più spesso di quanto sembri, i mi-nori e i figli dei giocatori diventanouna risorsa e fanno scattare quellascintilla del cambiamento nella testadel genitore, andando così ad in-vertire la direzione delle cure fami-liari che dovrebbe invece partire daigenitori nei confronti dei figli, an-che questa è una conseguenza delgioco d’azzardo. Gli ex giocatori che concludonopositivamente il percorso di grup-po, della durata di 12 mesi, ci ri-portano quanto il ruolo attivo diun familiare sia di sostegno e sti-molo e soprattutto aiuti il malatod’azzardo a comprendere le realiconseguenze della dipendenza dagioco. Gli effetti di tale dipendenza,infatti, solo in minima parte hannoa che vedere con la sfera economi-ca, bensì vanno ad intaccare le basi

affettive sulle quali poggia una fa-miglia o un rapporto di coppia; daqui l’importanza di un percorso fat-to insieme, per “ricostruire” inun’ottica di crescita personale, co-me descrivono molto bene le paroledi M. familiare di un ex giocatore:“Quando entro in un bar per un caffè,adesso noto chi sta giocando alle slot.Sapete che faccia hanno? Nessuna. Nonla vedi la faccia, perché sono di spalle,inchiodati nell’angolo del bar dove nonsi siede nessuno, con un muro a 30cmdal loro naso. Chi gioca si mette dispalle, diventa parte dell’arredamento,ma quell’arredamento che non noti,perché non ti trasmette niente, nessunaemozione. Giocare è girare le spalle allavita, intesa come tutto ciò a cui unapersona nei suoi affetti e valori da im-portanza. Da qui fatichiamo per tenereil gioco alle nostre spalle, ma abbiamoanche un’altra sfida: reimparare a vi-vere. Anche per questo per me e per imiei familiari chiedo ancora una voltaal gruppo un grande aiuto per affron-tare insieme questa sfida e ricominciarefinalmente a vivere, grazie”.

18 Camminare nella luce giugno 2017

area giovani e dipendenze

19giugno 2017 Camminare nella luce

area giovani e dipendenze

AZZARDOPATIAIL RUOLO DEI FAMILIARI COME RISORSA

NEL PERCORSO DI CAMBIAMENTOLa descrizione fenomeno attraverso l’esperienza di un operatore

del gruppo di auto-aiuto e e la testimonianza di chi ha intrapresoun cammino per vincere la ludopatia

di Ermes LocatelliEDUCATORE DELLA CASA DEL GIOVANE

Il problema del gioco d’azzar-do e della dipendenza ad es-so correlata è molto attualee rappresenta ad oggi un ar-gomento costantemente ri-

portato dai mass media. Questopurtroppo non è ancora sufficienteper sensibilizzare tutti sulla perico-losità del fenomeno, infatti anchei dati del 2016 restano sconfortantie registrano ancora un trend posi-tivo del business del gioco. Di paripasso, non può che aumentare ilnumero di persone che si lascia se-durre da questo mondo colorato,che promette facili guadagni conditicon evasione dalla realtà. La solaArea Giovani e Dipendenze dellaCasa del Giovane alla fine del 2016contava ben trentasei partecipanti(accompagnatori esclusi) ai gruppidel venerdì sera, che da anni ormai,accolgono e accompagnano personeaffette dalla “malattia” dell’azzardoed i loro familiari. Sempre più pro-tagonisti di queste vicende sono ifamiliari dei malati d’azzardo, spessosono loro ad accorgersi che, il gio-care di un loro caro, magari primasaltuario, si sta trasformando inqualcosa di totalizzante, che se tra-

scurato, inghiotte risorse economi-che, tempo e soprattutto affetti. Lamaggior parte dei giocatori che ac-cedono al percorso terapeutico digruppo, lo fanno spinti dai proprifamiliari. L’azzardo non può più es-sere considerato un vizio, che a voltesfugge di mano, ma una vera dipen-denza che comporta una scarsa con-sapevolezza del problema, da partedi chi è affetto da un disturbo dagioco d’azzardo.Durante i colloqui conoscitivi, pro-pedeutici all’inserimento nei grup-pi, si presentano persone con un

clima familiare prossimo al tracollo,le conseguenze della ludopatia ri-cadono anche e soprattutto sui fa-miliari. Sono gli stessi ex giocatoria raccontarci quanto la loro quoti-dianità prima di cambiare stile divita, fosse per lo più un susseguirsidi bugie e sotterfugi per poter an-dare a giocare alle slot o per coprirequell’ammanco di soldi causato dal-le continue perdite. Le conseguenzedi tutto questo sono incomprensio-ni, litigi, problemi economici e rot-tura dei rapporti affettivi. Per que-sto, in un’ottica di “ricostruzione”

NO SLOTL’AZZARDONON È UN GIOCO

SIMONE FEDERANNA POLGATTIEdizioni Giunti€ 11.50, pagg. 128

Questo libro, realizzato in collaborazione con l’Associazione Movimento No Slot,(A.M.N.S.) affronta in modo sapiente il tema del gioco lasciando che a parlare sianoAdriano e Tommaso, personaggi di fantasia ma ispirati a tante storie vere. Il testo sipresenta come il racconto di due fratelli che hanno vissuto sulla loro pelle il problemadella dipendenza dal gioco d’azzardo del padre e hanno deciso di far conoscere ailoro coetanei questo fenomeno e tutte le sue numerose implicazioni. Un manualesemplice e completo sulla diffusione dell’azzardo nella società italiana e sulle con-seguenze drammatiche a livello sociale e individuale che spesso comporta.

Simone Feder, psicologo e coordinatore dell’area giovani- dipendenze della Co-munità Casa del Giovane di Pavia. Co-fondatore e coordinatore nazionale del Mo-vimento No Slot gestisce progetti di prevenzione e sensibilizzazione verso varietematiche adolescenziali. Giudice Onorario del Tribunale per i Minorenni di Milanoè autore di varie pubblicazioni e promotore del Centro studi Semi di Melo.

Anna Polgatti, educatrice e coordinatrice di una comunità per adolescenti conproblemi di dipendenza. Conduce progetti di educazione, prevenzione e sensibi-lizzazione in istituti di diverso grado, è presidente dell’associazione di progettazioneeducativa “A Ruota Libera” e collaboratrice per diverse pubblicazioni.

Per ordinare il libro: In tutte le librerie oppure su internet all’indirizzo:http://www.giunti.it/libri/ragazzi/no-slot/

UNA COMUNITÀIN CAMMINOLE TESTIMONIANZE

DEI GIOVANI PELLEGRINI

Il senso del cammino e le riflessioni dei giovani che ne sono stati attiviprotagonisti del pellegrinaggio da Pavia a Costa de’ Nobili

A cura della Redazione

I COMMENTI DEI PELLEGRINI

“I o quell’esperienza l’ho vissuta bene, perché durantela camminata sono riuscito a liberare un po’ di cose

che avevo in mente parlandone con Luca di Samperone.E’ riuscito a darmi dei consigli e allo stesso tempo a di-strarmi. Durante il pellegrinaggio stando anche con altriragazzi ho visto che tipo di persone sono realmente, e difatto mi sono accorto di avere dei pregiudizi su di loro edi conseguenza me ne sono pentito. Pensavo che il tragittosarebbe stato più breve. Parlando con qualcuno ho ricevutotanti consigli da mettere in atto. Quella camminata l’hoassociata un po’ alle mie difficoltà nel senso che se nonti arrendi e lotti per un certo obiettivo, che devi raggiungere,solo quando l’avrai sperimentato veramente sarai un vin-cente!” Bruno

“È la seconda volta che lo faccio, e come la prima èstata una bella esperienza perché ho avuto modo

di conoscere nuove persone soprattutto quelli che sono en-trati da poco e non ho altre occasioni per conoscerli. Miaspettavo una bella camminata in compagnia e così èstato.” Kristian

“I nteressante, faticoso all’ultimo tratto e divertente.Pensavo che era più faticoso e più noioso invece mi

sono divertito durante il tragitto.” Alessandro

“È stata una bellissima giornata, non solo per le emo-zioni che mi ha dato il percorso, ma anche per le

belle chiacchierate che ho fatto con i ragazzi delle altrecase. All’inizio pensavo che fosse una cosa pesante sia alivello mentale che fisico, invece mi sono divertito ed èstata una bella esperienza” Federico

“V eramente una bella esperienza; il fatto di dovercamminare per tanto tempo da modo di poter par-

lare con diverse persone quindi di approfondire delle co-noscenze, ma anche di avvicinarsi ai ragazzi con i qualinon c’è mai stata occasione di parlare” Fabio

“S icuramente è un’esperienza da provare almeno unavolta nel percorso perché ti da modo di conoscere

più profondamente nuove persone e ti da modo di con-frontarti sul percorso che si sta facendo avendo riscontrinuovi e diversi l’uno dall’altro.” Alex

Esperienzeesperienze

Domenica 30 Aprilepresso la ComunitàCasa del Giovane diPavia in via Lomo-naco abbiamo inizia-

to il nostro pellegrinaggio annuale.E’ da 5 anni che viene propostoquesto cammino su un tratto delpercorso della via Francigena cheda Pavia porta a Costa de Nobili. Il senso del cammino è una sortadi ringraziamento nei confronti didon Enzo per quello che ha donatoai giovani che ha accolto e per queigiovani che ancora oggi vivono inComunità.La partenza è avvenuta alle 17 e ilpellegrinaggio si è protratto fino anotte. Durante il percorso ci si èfermati per la cena comunitariaall’oratorio della parrocchia di SanLeonardo, e per altre due soste pri-

ma di arrivare a Costa de’ Nobilidove a conclusione del pellegrinag-gio si è pregato di fronte ad un fa-lò. Il rientro a Pavia, è stato effet-tuato con i pulmini, la stanchezzaè stata compensata dall’impresacompiuta e portata a termine. Lavita infatti è proprio un camminofatto di fatiche che se condiviseportano luce e felicità nel mondodi ciascuno.Camminare ha un senso, il sensodel camminare è profondo. Chicammina si muove, chi camminamuove i suoi passi, non sta fermoa poltrire, ma ha il coraggio di par-tire. Chi cammina non è sicuro dinulla, non sa chi incontrerà per stra-da e spesso neanche la strada che sitroverà a percorrere. Mettersi incammino è un andare verso, un an-dare cercando… qualcosa, Qualcu-

no. Nel cammino impari cosa signi-fica faticare, impari a guardarti in-torno e a riscoprire la bellezza dellanatura che ti circonda. Quandocammini non sei mai da solo, ci saràun compagno di viaggio che ti ac-compagna per un tratto di strada econdivide con te parte del tuo stessocammino. Il cammino infatti ti in-segna che tu a volte non ce la fai ehai bisogno di fermarti, di sostare.Ti insegna il tuo volto fragile chenella vita nascondi sempre, perchédevi correre nella frenesia del doverfare tutto e non capire niente.L’uomo in cammino impara a co-noscere se stesso, a capire chi è edove sta andando. Il cammino poi ti insegna l’essen-ziale, quello che conta, quello cheserve e ti mostra di quanto nienteriempi le tue giornate.

Camminare è credere che c’è qual-cosa da cercare, qualcosa che nonsi può nascondere nelle file al su-permercato o nel traffico di città,

ma che si trova altrove; camminareè credere, appunto. È avere fede.Allora l’uomo che cammina si met-te in discussione, gioca la sua vita

per andare a cercare qualcosa chenon ha ancora trovato, e sa che cisarà sempre qualcosa da cercare seavrà fede.

20 Camminare nella luce giugno 2017 21giugno 2017 Camminare nella luce

BENI MATERIALIDa sempre la Comunità ricicla, recupera, riutilizzae ridistribuisce vestiti, mobili, elettrodomestici inbuono stato. info: [email protected] oppure vincenzo 348.3313386 DONAZIONI, LASCITI ED EREDITÀDonazione libera per continuare il servizio rivoltoai giovani, minori, mamme e bambini che si trovanoin difficoltà. la Fondazione Don Enzo Boschetti Comunità Casadel Giovane di Pavia ONLUS avente personalità giu-ridica può ricevere legati ed ereditàBOLLETTINO POSTALEbollettino postale (nella rivista “Camminare nellaluce” o presso le nostre comunità). C/c postale n°97914212.BONIFICO BANCARIO Fondazione don Enzo BoschettiComunità Casa del Giovane ONLUS via lomonaco 4327100 Pavia Cf 96056180183 iban it61v0335901600100000005333

FONDAZIONE DON ENZO BOSCHETTI - COMUNITÀ CASA DEL GIOVANEVia Lomonaco 43 - 27100 Pavia - Tel. 0382.3814551 - Mail: [email protected] - www.cdg.it

PER INFORMAZIONI www.cdg.it sezione “Aiutaci”

don Arturo Cristani Tel. 0382.3814490

Mail: [email protected]

La Fondazione ‘don Enzo Boschetti - Comunità Casa del GiovanÈ è una ONLUS (Organizzazione Non Lucrativa di UtilitàSociale) ai sensi del D.Lgs. 460/97; tutte le offerte a suo favore godono dei benefici fiscali previsti dalla legge.

I LABORATORI CASA DEL GIOVANE

Via Lomonaco, 16 - 27100 PaviaTel. 0382.381411

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I cataloghi dei prodotti CdG sono consultabili tramite internet:http://www.cdg.it/?to=prodotti

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e dalle 15.00 alle 18.30sabato dalle 10.00 alle 12.00

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PER INFORMAZIONI

22 Camminare nella luce giugno 2017

I Prodotti Casa del Giovane sono ilfrutto del lavoro dei giovani, dellemamme e delle persone che vivonopresso le varie case e centri della Co-munità. Sono realizzati nei laboratoriCdG Carpenteria, Falegnameria, CentroStampa, Sartoria, Oggettistica e Decou-page ed esprimono l’impegno di crescitae di creatività vissuto insieme. I laboratori della Comunità hanno unvalore promozionale. Lo scopo di questaattività è di aiutare il giovane a occupareil tempo in modo costruttivo, a speri-mentare le proprie risorse e ad acquisirenuove competenze. Acquistare uno di questi prodotti significavalorizzare e sostenere il percorso edu-cativo e di speranza che giorno dopogiorno si realizza in Comunità e per-mettere che questa proposta di acco-glienza e di responsabilità possa con-tinuare.

come aiut

are la

com

unità

23giugno 2017 Camminare nella luce

Associazione Privata di Fedeli CASA del GIOVANESede in: Via Folla di Sotto, 19 - 27100 PaviaTel. 0382.3814490 - Fax 0382.3814492 - [email protected] Primo:mons. Corrado Sanguineti - Vescovo di PaviaCuria di Pavia - Piazza Duomo, 1 - 27100 Pavia - Tel. 0382.386511Responsabile di Unità: don Arturo CristaniVia Lomonaco, 43 - 27100 Pavia - Tel. 0382.3814490Fax 0382.3814492 - [email protected]

Fondazione DON ENZO BOSCHETTICOMUNITÀ CASA DEL GIOVANESede in: Via Lomonaco, 43 - 27100 PaviaTel. 0382.3814480 - Fax 0382.3814492 - [email protected]: don Arturo Cristani - Via Lomonaco, 43 - 27100 PaviaTel. 0382.3814480 - Fax 0382.3814492 - [email protected]

Coop. Soc. CASA del GIOVANESede in: Via Folla di Sotto, 19 - 27100 PaviaTel. 0382.3814490 - Fax 0382.3814492 - [email protected]: Diego Turcinovich - Via Lomonaco 43 - 27100 PaviaTel. 0382.3814490 - [email protected]

Piccola Opera San GiuseppeSede in: Via Lomonaco 43 - 27100 Pavia - Tel. 0382.3814480Presidente: Cesare Beretta - [email protected]

“Arsenale Servire il fratello”Laboratori di: Centro stampa, carpenteria, falegnameriaVia Lomonaco, 16 - 27100 Pavia - Tel. 0382.381411 - Fax [email protected] - [email protected] - [email protected]

SEGRETERIA E AMMINISTRAZIONESede in: Via Lomonaco, 43 - 27100 PaviaSegreteria: Tel. 0382.3814490 - [email protected]: Tel. 0382.3814555 - [email protected]

CENTRO DI ASCOLTO CDGpresso l’Oratorio, sede storica della comunitàViale Libertà, 23 - 27100 Pavia - Tel. 0382.29630 Fax 02.90094229 - [email protected] - C ascoltodisagio

Archivio “don ENZO BOSCHETTI”presso Fraternità “Charles de Foucauld”Via Lomonaco, 43 - 27100 PaviaTel. 0382.3814469 - [email protected]

Centro Educativo “don ENZO BOSCHETTI”Coordinamento Area Educativa e di AccoglienzaVia Lomonaco 43 - 27100 Pavia Area Minori: Tel. 0382.3814490Fax 0382.3814492 - [email protected] Giovani e Dipendenze: Tel. 0382.3814485Fax 02.90094229 (0382.3814487) - [email protected] Area Donne: Tel. 0382.525911Fax 0382.523644 - [email protected] Salute Mentale: Tel. 0382.3814499 Fax 0382.3814419 - [email protected]

Area MINORICasa GariboldiVia Lomonaco, 43 - 27100 PaviaTel. 0382.3814456- [email protected] S. MartinoVia Lomonaco, 43 - 27100 PaviaTel. 0382.3814440 - [email protected] Diurno “Ci sto dentro”Via Lomonaco, 45 - 27100 PaviaTel. 335.6316400 - [email protected] Famiglia Madonna della FontanaFraz. Fontana - 26900 Lodi - Tel. 0371.423794 - [email protected]

Area GIOVANI e DIPENDENZEComunità terapeutico-riabilitativeCasa MadreVia Folla di Sotto, 19 - 27100 PaviaTel. 0382.24026 - Fax 02.90094229 (0382.3814487)[email protected] GiovaneFraz. Samperone - 27012 Certosa di PaviaTel. 0382.925729 - Fax 02.90094229 (0382.938231)[email protected] AccoglienzaVia Lomonaco, 16 - 27100 PaviaTel. 0382.3814430 - Fax 02.90094229 (0382.3814487)[email protected] - www.casaccoglienza.orgCasa Boselli - Modulo specialistico per alcool e polidipendenzeVia Lomonaco, 43 - 27100 Pavia - Tel. 0382.3814597Fax 02.90094229 (0382.3814487) - [email protected] diurno “In&Out”Via Lomonaco, 43 - 27100 Pavia Tel. 0382.3814596 - [email protected]

Area DONNEComunità per mamme con bambiniCasa S. Michele - Viale Golgi, 22 - 27100 PaviaTel. 0382.525911 - Fax 0382.523644 - [email protected] S. Giuseppe - Via Lomonaco, 45 - 27100 PaviaTel. 0382.3814435

Area SALUTE MENTALECentro diurno “Don Orione” - Via Lomonaco, 4327100 Pavia - Tel. 0382.3814453 - [email protected] diurno “Don Bosco” - Via Lomonaco, 4327100 Pavia - Tel. 0382.3814477 - [email protected]

SPIRITUALITÀCasa Sacro Cuore - Via Risorgimento, 24928823 Ronco di Ghiffa (VB) - Tel. 0323.59536Monastero Mater Carmeli - Via del Bottegone, 913900 Biella Chiavazza (BI) - Tel. 015.352803Fax 015.2527643 - [email protected]

FRATERNITÀFraternità “Charles de Foucauld”Via Lomonaco, 45 - 27100 PaviaTel. 0382.3814445 - [email protected] Nuova - Via Lomonaco, 45 - 27100 PaviaTel. 0382.3814464 - [email protected] S. Mauro - Via Lomonaco, 45 - 27100 PaviaTel. 0382.3814435-6 - [email protected]

CASE ESTIVECasa Maria ImmacolataInesio (LC) - Tel. [email protected] - www.casamariaimmacolata.euCasa Sacro CuoreVia Risorgimento, 249 28823 Ronco di Ghiffa (VB)Tel 0323.59536

LA COMUNITÀ sul WEBwww.cdg.it - Sito ufficiale della Comunità Casa del Giovane di Paviawww.centrodiascolto.orgper l’ascolto e l’orientamento nel disagio giovanilewww.casaccoglienza.orgsito della comunità Casa Accoglienza della Casa del Giovane di Paviawww.casamariaimmacolata.eusito della Casa per ferie “Maria Immacolata” di InesioC Comunità-Casa-del-GiovaneCo

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