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Anno XXI - N. 196 Novembre 2016 Periodico mensile del gruppo «Donna Vestita di Sole» di Bientina (PI) Aderenti al Rinnovamento nello Spirito Santo scaricabile dal sito - Stampato in proprio - Distribuzione gratuita. P ensando a questa solennità del- la parte conclusiva dell Anno Liturgico, la nostra immaginazione va disnto alla maestosa composizione della Cappella Sisna, dove il Cristo giudicante appare con il braccio ro- teante, mentre la Madre di Dio, rac- colta soo di esso, assi- ste intrepida a quanto di terribile sta accadendo davan ai suoi occhi. Ep- pure questa festa è molto recente nellarco della storia della Chiesa: essa infa venne istuita da Papa Pio XI soltanto alla fine del 1925, anno an- chesso giubilare, con lEnciclica Quas primas”, per rispondere al dilagan- te laicismo dellOccidente, preparato dal pensiero illuminista ed auato dalla Rivoluzione Francese. Forse qualcuno sorriderà sentendo parlare di laicismo più di 90 anni orsono e si chiederà come possa allora definirsi lauale disorientamento culturale e morale del nostro tempo se non un post-laicismo che non è più capace neppure di definire sé stesso, ma che connua ad erodere lo spirito di fede dei nostri popoli, ormai nella prassi ex crisani”. Questa offensiva vio- lenta contro la fede caolica (che aveva sparso tanto sangue innocente anche fra i religiosi ed i consacra, tanto che nel Dicembre del 1926 il Papa avrebbe beaficato i marri di Seembre”, cioè 191 persone uccise nelle carceri parigine in odio alla fe- de, fra cui tre vescovi) trovava la sua linfa morfera nellaver allontanato Cristo dalla società umana, negando il suo Divino Imperio. Pio XI in quel documento affermava che non vi era speranza di pace per le nazioni senza la restaurazione del Regno di Nostro Signore e la proclamazione di Cristo Re dellUniverso. Al grido blasfemo del Venerdì Santo non abbiamo al- tro re che Cesarela Chiesa risponde esaltando il suo Signore in tua la sua maestà: per prepararsi alla festa esiste uno specifico Triduo di pre- ghiera dove si domanda che il Cuore di Gesù trionfi su tu gli ostacoli e che tu i popoli con lintervento della Madonna si soomeano all a- more di Cristo. Imperio, regnoter- mini che ci appaiono logori, desue, retaggio di una mentalità arcaica, polically absolutely non-correct”: può anche darsi, eppure, senza ac- corgercene, dopo aver tolto di mez- zo il vero padrone dell esistenza, non siamo diventa finalmenteliberi, anzi ci siamo costrui mol altri ree li serviamo con ammirevole dedi- zione. Ciascuno di noi ne ha almeno uno e cioè il proprio io, il proprio punto di vista, il proprio giudizio inappellabile ed incontroverbile. I fru di tale infausta signorìa li ab- biamo soo gli occhi ogni giorno, e purtuavia non samo tornando al vero Re, anzi ce ne allontaniamo an- cora, convin di trovare unaltra via alla felicità. Colpisce che, quasi fa- cendo eco al vecchio Papa Pio XI, la Regina della Pace viene a dirci nei nostri tempi che per un mondo sen- za Dio è illusoria la ricerca della feli- cità e che lunica salvezza possibile è suo Figlio. Ci crediamo ancora? Di- mostriamolo. Facciamo in modo che Gesù sia veramente il Re delle mieintenzioni e delle miescelte: il ri- torno a Dio è forse ancora possibile, se lo vogliamo veramente. Fabio C'è posto per Lui nel mio cuore? PREGHIERA A GESU' RE DELL'UNIVERSO O Cristo Gesù, io ti riconosco per Re universale. Tutto quello che è stato fatto, per te è stato creato. Esercita pure su di me tutti i tuoi diritti. Io rinnovo le mie promesse del Bat- tesimo: rinuncio a satana, alle sue vanità e alle sue opere; e prometto di vivere da buon cristiano. In modo particolare mi impegno di testimoniare sempre con coraggio la mia fede. Cuore divino di Gesù, ti offro le mie povere azioni per ottenere che tutti i cuori riconoscano la tua sacra regali- tà, e che, in tal modo, il regno della tua pace si stabilisca in tutto il mon- do. Amen. Pater, Ave, Gloria

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Anno XXI - N. 196 Novembre 2016 Periodico mensile del gruppo «Donna Vestita di Sole» di Bientina (PI)

Aderenti al Rinnovamento nello Spirito Santo scaricabile dal sito - Stampato in proprio - Distribuzione gratuita.

P ensando a questa solennità del-la parte conclusiva dell’Anno

Liturgico, la nostra immaginazione va d’istinto alla maestosa composizione della Cappella Sistina, dove il Cristo giudicante appare con il braccio ro-teante, mentre la Madre di Dio, rac-colta sotto di esso, assi-ste intrepida a quanto di terribile sta accadendo davanti ai suoi occhi. Ep-pure questa festa è molto recente nell’arco della storia della Chiesa: essa infatti venne istituita da Papa Pio XI soltanto alla fine del 1925, anno an-ch’esso giubilare, con l’Enciclica “Quas primas”, per rispondere al dilagan-te laicismo dell’Occidente, preparato dal pensiero illuminista ed attuato dalla Rivoluzione Francese. Forse qualcuno sorriderà sentendo parlare di laicismo più di 90 anni orsono e si chiederà come possa allora definirsi l’attuale disorientamento culturale e morale del nostro tempo se non un post-laicismo che non è più capace neppure di definire sé stesso, ma che continua ad erodere lo spirito di fede dei nostri popoli, ormai nella prassi “ex cristiani”. Questa offensiva vio-lenta contro la fede cattolica (che aveva sparso tanto sangue innocente anche fra i religiosi ed i consacrati, tanto che nel Dicembre del 1926 il Papa avrebbe beatificato i “martiri di Settembre”, cioè 191 persone uccise nelle carceri parigine in odio alla fe-de, fra cui tre vescovi) trovava la sua

linfa mortifera nell’aver allontanato Cristo dalla società umana, negando il suo Divino Imperio. Pio XI in quel documento affermava che non vi era speranza di pace per le nazioni senza la restaurazione del Regno di Nostro Signore e la proclamazione di Cristo

Re dell’Universo. Al grido blasfemo del Venerdì Santo “non abbiamo al-tro re che Cesare” la Chiesa risponde esaltando il suo Signore in tutta la sua maestà: per prepararsi alla festa esiste uno specifico Triduo di pre-ghiera dove si domanda che il Cuore di Gesù trionfi su tutti gli ostacoli e che tutti i popoli con l’intervento della Madonna si sottomettano all’a-more di Cristo. Imperio, regno… ter-mini che ci appaiono logori, desueti, retaggio di una mentalità arcaica, “politically absolutely non-correct”: può anche darsi, eppure, senza ac-corgercene, dopo aver tolto di mez-zo il vero padrone dell’esistenza, non siamo diventati “finalmente” liberi, anzi ci siamo costruiti molti altri “re” e li serviamo con ammirevole dedi-zione. Ciascuno di noi ne ha almeno

uno e cioè il proprio io, il proprio punto di vista, il proprio giudizio inappellabile ed incontrovertibile. I frutti di tale infausta signorìa li ab-biamo sotto gli occhi ogni giorno, e purtuttavia non stiamo tornando al vero Re, anzi ce ne allontaniamo an-cora, convinti di trovare un’altra via alla felicità. Colpisce che, quasi fa-cendo eco al vecchio Papa Pio XI, la Regina della Pace viene a dirci nei nostri tempi che per un mondo sen-za Dio è illusoria la ricerca della feli-cità e che l’unica salvezza possibile è suo Figlio. Ci crediamo ancora? Di-mostriamolo. Facciamo in modo che Gesù sia veramente il Re delle “mie” intenzioni e delle “mie” scelte: il ri-torno a Dio è forse ancora possibile, se lo vogliamo veramente.

Fabio

C'è posto per Lui nel mio cuore?

PREGHIERA A GESU' RE DELL'UNIVERSO O Cristo Gesù, io ti riconosco per Re universale. Tutto quello che è stato fatto, per te è stato creato. Esercita pure su di me tutti i tuoi diritti. Io rinnovo le mie promesse del Bat-tesimo: rinuncio a satana, alle sue vanità e alle sue opere; e prometto di vivere da buon cristiano. In modo particolare mi impegno di testimoniare sempre con coraggio la mia fede. Cuore divino di Gesù, ti offro le mie povere azioni per ottenere che tutti i cuori riconoscano la tua sacra regali-tà, e che, in tal modo, il regno della tua pace si stabilisca in tutto il mon-do. Amen. Pater, Ave, Gloria

Novembre 2016 Donna Vestita di Sole 2 pagina

L a festa di tutti i santi, ci induce a

soffermarci, per meditare, sulla

Santità di Dio, che è perenne-

mente al centro della liturgia della

Chiesa, nella celebrazione Eucaristica. Il popolo cristiano, proclama questa

santità, che è Dio stesso: “Santo! San-

to! Santo il Signore Dio dell’univer-

so”.

Nella celebrazione Eucaristica, Dio ci comunica, la Sua santità attraverso

Cristo, che è la fonte di ogni santità; la

riceviamo, mediante la Grazia, che scaturisce come un fiume dal Cuore

misericordioso di Gesù, che ci ama

eternamente.

La Santità di Dio è la sua perfezione, e nello stesso tempo è una chiamata e

vocazione per ogni uomo. Nel discorso

della montagna Gesù, ci comanda in

modo perentorio: “Siate voi dunque

perfetti com’è perfetto il Padre vostro

celeste” (Mt 5,48).

Questa perfezione, cioè la santità di

Dio, coincide con la pienezza dell’a-

more, perché “Dio è amore” (1Gv 4,8)

La santità è la chiamata ad amare co-

me Dio, e amando come Lui ci ama, si

fa presente, e ci conforta l’azione dello

Spirito Santo, nel nostro cuore:

“Non sapete che siete tempio di Dio e

che lo Spirito Santo abita in voi?”

(1 Cor3,16). La Madonna a Medjugorie, in un mes-

saggio ha detto: “Cari figli, voi sapete

che io desidero guidarvi sulla strada

della santità, però non desidero co-stringervi a essere santi per forza”.

Noi siamo vicini alla festa di tutti i

Santi. La domanda che fa capolino, timidamente nel nostro cuore è:

“desideriamo veramente diventare

santi”?

Noi battezzati, spesso, facciamo questo

calcolo: la santità non è per me, è per

qualcun altro; è un calcolo falso. Eppu-

re in Paradiso non si entra se non si diventa santi. Preghiamo molto, per

ottenere, tante cose per la nostra vita

terrena, ma non è sufficiente. Pensia-mo che dopo la nostra vita terrena,

venga la vita più bella? quella vita per

cui viviamo anche qui? Allora per noi

il punto centrale è la santificazione. Noi non soltanto non possiamo entrare

in Cielo, se non siamo santi, ma senza

la santità non possiamo neanche vivere

felici sulla terra. Soltanto i Santi; lo

sappiamo dalla storia della salvezza e

dalla storia della Chiesa, che erano uomini felici. Quelli che vivevano solo

per la vita materialistica non erano

felici e i loro nomi sono stati dimenti-cati presto. I nomi dei Santi sono sem-

pre vivi tra di noi e, dalla storia della

Chiesa, sappiamo che soltanto i santi

davano anima al cristianesimo, all’u-manità, davano lo spirito alla nostra

fede. Lo scopo che dobbiamo avere

davanti ai nostri occhi, ogni attimo è la santificazione della nostra vita, per

ascoltare un giorno la voce di Gesù: “

Venite benedetti del Padre mio, riceve-

te in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt

25,34).

Vorrei rilevare tre punti, i quali dovreb-bero essere tre luci per noi cristiani,

necessari per percorrere la strada che

conduce al Monte Santo, alla Gerusa-

lemme Celeste. Prima di tutto: la Fede. Imitando i pic-

coli, che sono i Santi, abbandoniamoci

nelle mani di Dio, fidandoci, prenden-do la via umile della piccolezza, come

santa Teresina, lasciando le nostre si-

curezze, le nostre capacità umane, le

nostre miserie, per vivere con la Grazia di Dio, le beatitudini evangeliche, che

sono la fisionomia dei santi, impressa,

non più sulla pietra, ma nel cuore, per opera dello Spirito Santo.

Dobbiamo mettere, tutti quanti, davan-

ti a noi questa fede di vita eterna, e

sentire nell’intimo la beatitudine, per andare verso il futuro con la gioia, per-

ché ci attendono cose bellissime. E

sappiamo quando arriviamo a questa beatitudine, allora né malattia, né mor-

te, né persecuzione… come dice San

Paolo; nessuno ci separerà da Gesù

Cristo. Non soltanto, ma nessuno ci separerà dalla gioia, dalla pace, da una

vita felice. Ecco noi tutti dobbiamo

diventare santi. Tutto questo esige di essere decisi, Co-

me Gesù che va deciso verso Gerusa-

lemme, per compiere la sua missione,

anche noi dobbiamo essere decisi, per entrare in questa gioia. Nella parabola

del Vangelo di Luca, dove Gesù parla

del banchetto, per gli invitati, il padro-

ne, manda i servi a chiamare la gente,

ma tutti si scusavano, nessuno è entra-

to. Allora il padrone ha fatto raccoglie-

re tutti quelli che si trovavano ai cro-cicchi della strada per portarli al ban-

chetto, e questi hanno occupato il po-

sto degli indecisi. Dobbiamo essere svegli e pronti per il Regno di Dio. Se

lo cercheremo, lo avremo.

Un altro punto, un’altra luce, che è

necessaria tenere accesa è la luce

dell’Amore.

Se il nostro cuore sarà in grado di ama-

re, cammineremo nella gioia, e porte-

remo la luce della salvezza a chiunque

incontreremo. Accanto a quest’Amore, occorre ac-

cendere la terza luce: La Speranza.

La Fede, l’Amore e la Speranza sono

la radice della nostra Santità.

Per crescere ogni giorno, e camminare

verso questa strada luminosa, occorre

pregare, incontrarsi con la Parola del Signore, che guarisce l’anima, porta

avanti, aumenta la grazia, fa più forti,

fa crescere nella fede, nell’amore, nella

speranza. Signore Gesù, per l’intercessione di

Maria, di tutti i santi, concedi a noi, di

vivere la tua beatitudine, nelle prove che viviamo; Benedici tutti gli ammala-

ti, tutti i sofferenti, tutte le persone che

soffrono, per qualsiasi motivo, e dona

loro la tua consolazione e pace. Amen!

Paolo

“SIATE SANTI, PERCHÈ IO, IL SIGNORE DIO VOSTRO, SONO SANTO” (Lv 19,2)

3 pagina

Novembre 2016 Donna Vestita di Sole

M olte volte mi sono imbattuta in questo titolo riferito a Gesù. Nei

Vangeli si trova circa 80 volte. Mi sono sempre chiesta perché Gesù, il Figlio di Dio, parli di sé come “il Figlio dell' Uomo”. Nessuno lo chia-ma così, ma è Lui a identificarsi co-me tale. Che cosa ha voluto dire di sé Gesù, richiamando questa espressio-ne che non ha inventato Lui, ma che troviamo già nell'Antico Testamento? Mi ha aiutato a dare qualche risposta un libro in cui mi sono imbattuta: “Gesù e la sua gente” di Paolo Sac-chi, studioso del giudaismo e degli scritti apocrifi dell’Antico Testamen-to, ossia di tutti quei testi religiosi esclusi dal canone della Bib-bia ebraico e cristiano, molti dei qua-li rinvenuti con le importantissime scoperte dei Rotoli del Mar Morto o di Qumran, negli anni 1946-‘57. Si tratta una “biblioteca” di opere reli-giose redatte prima del 68 a.C. e, dunque, un tesoro importantissimo risalente proprio all’epoca in cui vis-se Gesù, che può aiutarci a ricostruire il contesto culturale e le idee religio-se che circolavano in quel tempo. “Figlio dell’Uomo” suona alle nostre orecchie quasi come un soprannome, ma quali idee poteva richiamare nella mente di un ebreo del tempo di Ge-sù? Circa due secoli prima, il profeta Da-niele aveva descritto in una visione un personaggio “come un figlio d’uo-mo”. Dn 7,13-14 recita: “Guardando ancora nelle visioni

notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presen-tato a lui. Gli furono dati potere, glo-ria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto”. Qui, dunque, si parla di un personag-gio che non è uomo, ma ha sembian-ze umane. Poco dopo Daniele stesso, in 7,27, ci dà la spiegazione della sua visione: il figlio d’uomo simboleggia il “popolo dei santi dell’Altissimo”, sta a indicare gli Ebrei. Tuttavia la forza di questa visione era tale, per cui qualche corrente religio-sa del tempo finì per immaginare il Figlio dell’Uomo come un personag-gio realmente esistente. Il Libro delle Parabole (circa 30 a.C.), uno dei testi apocrifi di cui ho accennato prima, parla di questo Fi-glio dell’Uomo come una figura rea-le, creata da Dio prima del tempo, a cui Dio ha affidato tutti i segreti della legge, “…Egli è un bastone per i giu-sti, affinché si appoggino su di lui e non cadano; egli è luce dei popoli ed è speranza per coloro che soffrono nel loro cuore. Davanti a lui si pro-streranno e adoreranno tutti i popoli della terra; benediranno, daranno glo-ria e canteranno al nome del Signore degli spiriti. Per questo fu nascosto ed eletto davanti a Lui prima ancora che fosse creato il mondo e (resterà) per l’eternità”. A lui spetta anche il compito di tenere il Grande Giudizio. Sarà durissimo contro i re e i potenti della terra, ma pietoso verso tutti gli umili e gli oppressi, almeno verso coloro che si riconosceranno peccato-ri. Questi infatti saranno perdonati. Ora, Gesù nel processo davanti al sinedrio, al sommo sacerdote che gli chiede se sia il Messia, risponde: “Lo sono; vedrete il Figlio dell’Uomo seduto alla destra della Potenza e che viene sulle nubi del cielo” (Mc 14,62). Il riferimento a Daniele è fuo-ri dubbio. Il Vangelo di Giovanni (Gv 5, 22; 26-27) non riporta questa frase di Gesù, ma è ancora più chiaro riguardo alla

sua natura e funzione di giudice: “Il Padre infatti non giudica nessu-no, ma ha dato ogni giudizio al Fi-glio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre….Come in-fatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'Uomo”. Gesù per Giovanni è il Figlio di Dio e il grande giudice definitivo. Nell’episodio della guarigione del paralitico, Gesù per prima cosa ri-mette i peccati al paralitico e solo dopo, per dimostrare ai presenti scan-dalizzati dalle sue parole: “Figlio, i tuoi peccati ti sono rimessi”, che di-chiara: “…che il Figlio dell’Uomo ha il potere di rimettere i peccati sulla terra” (Mc 2,10), dice al paralitico di alzarsi e lo guarisce fisicamente. Gli ascoltatori sapevano, almeno a grandi linee, che Figlio dell’Uomo significava giudice supremo, che po-teva condannare o perdonare. Gesù compie questo gesto per dire agli astanti che la remissione dei peccati è possibile anche sulla terra e subito, e che a lui è dato questo potere. Per Sacchi il rapporto tra il Libro delle Parabole e Gesù è innegabile. Gesù si appropria delle caratteristiche di questa figura celeste dell’immagi-nario ebraico per dire qualcosa di sé. L’appellativo Figlio dell’Uomo con cui Gesù ama indicare se stesso con-tiene anche un aspetto particolare di sdoppiamento: da una parte rimanda al suo essere uomo tra gli uomini, al suo vivere nella storia, dall’altra indi-ca il Giudice della fine dei tempi. Il messia (dall’ebraico mashìah= l’unto) atteso dai Giudei non aveva caratteristiche univoche. C’era chi attendeva un messia re d’Israele sulla base delle profezie di Geremia. Chi attendeva due messia, come la setta di Qumran: uno discendente del re, uno del sacerdote. Chi, rifacendosi alle profezie di Isaia e Zaccaria, met-teva in evidenza che il messia avreb-be dominato con la mitezza e l’umil-tà, senza spezzare la canna rotta… Secondo Malachia, si attendeva un

(Continua a pagina 4)

VENUTO NON PER ESSERE SERVITO MA PER SERVIRE Cf (Mc 10,45)

Novembre 2016 Donna Vestita di Sole 4 pagina

Novembre 2016

Ven. 04/11 Bientina oratorio ore 21.15 Preghiera comunitaria carismatica Mar. 08/11 Bientina oratorio ore 21.15 Santa Messa per il gruppo Ven. 11/11 Bientina oratorio ore 21.15 Preghiera comunitaria carismatica Catechesi di don Ettore sulla con-sacrazione a Maria Gio. 17/11 Bientina Roveto Ardente di Preghiera Ven. 18/11 Bientina oratorio ore 21.15 Preghiera comunitaria carismatica Catechesi Dom. 20/11 CRISTO RE DELL’UNIVERSO (Chiusura anno giubilare della Miseri-cordia)

Ven. 25/11 Bientina ore 21.30 Santa Messa con preghiera di intercessione per i sofferenti Dom. 27/11 Giornata regionale animazione musica e canto “Ora e luogo da definire” Mar. 29/11 Bientina oratorio ore 21.15 Intercessione e preghiera sui fratelli Incontro ministero Musica e canto

COMPLEANNOMETRO

Gli incontri sono aperti a tutti.

Ti aspettiamo!

inviato da Dio, più di un mortale qualsiasi, per una missione partico-lare. In alcuni testi apocrifi, il messia era un personaggio misterioso creato da Dio prima del tempo e destinato a fare il Grande Giudizio. Insomma il messia era atteso in forme diverse e con funzioni diverse. Uomo partico-lare? Essere angelico? Uno o più di uno? L’unica cosa che accomuna queste speranze è la convinzione che qualcuno sarebbe venuto a portare la salvezza di Dio agli Ebrei, ma non era chiaro neppure se l’avrebbe por-tata solo agli Ebrei o a tutti gli uomi-ni. Ecco, in questo mondo variegato che è il giudaismo del tempo di Gesù, egli sceglie il titolo di Figlio dell’Uomo per indicare alcuni aspet-ti della sua messianicità, ma poi ne sposa anche altri perché la novità dirompente della sua persona non può essere racchiusa in un semplice titolo. Quindi oltre ai tratti del Figlio dell’Uomo, Gesù assume, per esem-pio, anche i tratti del messia mite e umile o anche quelli del Servo soffe-rente di Jahwè (Is 42; 49-50; 52-53). Infatti come dice Lc 9,18-22 “Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e da-gli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno. E Mc 10, 44-45 dice:

“Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in ri-scatto per molti”. Il Giudice supremo, Gesù, il Figlio dell’Uomo, manifesta quindi con la sua vita, morte e resurrezione che la sua regalità è servizio e che la giusti-zia di Dio non è una giustizia retri-butiva come quella che ci si aspetta-va all’epoca, per cui azioni buone e azioni malvagie venivano soppesate e se ne aveva il giusto contraccam-bio, ma è misericordia che non corri-sponde alle aspettative e alla logica umana. Nel grande quadro del Giudizio, al capitolo 25 di Matteo, c’è proprio l’immagine del Figlio dell’Uomo, che siede sul trono della sua gloria, circondato dagli angeli, per giudica-re tutte le genti. Le cattive azioni, però, sono come messe da parte, conta solo il bene fatto o non fatto, solo l’amore tradotto in carità. Solo chi non ha avuto misericordia sarà punito, perché si è messo, da solo, fuori della misericordia (Mt 18, 23-25). In Giovanni 5,24, addirittura, Gesù dice: “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.”

Laura

(Continua da pagina 3)

Preghiera a Maria SS. per le Anime del Purgatorio

più dimenticate

O Maria, pietà di quelle pove-re Anime che, chiuse nelle

prigioni tenebrose del luogo di espiazione, non hanno alcuno sulla terra che pensi a loro. De-gnatevi, o buona Madre, abbas-sare su quelle abbandonate uno sguardo di pietà; ispirate a molti cristiani caritatevoli il pensiero di pregare per esse, e cercate nel Vostro Cuore di Madre i modi di venire pietosamente in loro aiu-to. O Madre del perpetuo soccor-so, abbiate pietà delle Anime più abbandonate del Purgatorio. Mi-sericordioso Gesù, date loro il riposo eterno. Tre Salve Regina

14/11 Sandro Balatresi 17/11 Antonio Luisi 23/11 Prisca Marianelli

DIO CI SORRIDE SEMPRE Hans Urs von Balthasar

Q uando, per giorni e settima-ne, la mamma parla e sorride al suo figlio neonato, arriva il

giorno in cui il bambino risponde alla madre con il primo sorriso. Questo giorno dovrebbe essere festeggiato come un salto di qualità della relazio-ne tra il figlio e la madre. Questo è ciò che Dio fa con l'uomo, con noi. È sempre lui che prende l'iniziativa e ci sorride nel suo amore. Dio non si stanca se noi rimaniamo a lungo in-differenti, ma forse un giorno, tocca-ti dalla sua grazia, rispondiamo an-che noi con il primo sorriso. Così la gioia di Dio si compie.

Gesù ti Ama!