ch. journet - teologia delle indulgenze

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  • 8/9/2019 Ch. Journet - Teologia delle indulgenze

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    CARD. CHARLES JOURNET

    TEOLOGIA DELLE INDULGENZE

    Titolo originale dell'opera THEOLOGIE DES INDULGENCES (da Nova et vetera , 1966, II, Fribourg)

    IMPRIMATURE Vicariatu Urbis, die 15 Nov. 1966

    ALOISIUS Card. Vicarius

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    IndiceINTRODUZIONE............................................................................................................................................................. 3

    IL PROGRESSO OMOGENEO DELLA DOTTRINA CRISTIANA ................................................................................................ 3VIA PROGRESSIVA DELLA STORIA DELLE DOTTRINE E VIA REGRESSIVA DELLA CONTEMPLAZIONE DELLE DOTTRINE....................................................................................................................................................................................... 3

    I PRESUPPOSTI DELLA DOTTRINA DELLE INDULGENZE ............................................................. .................. 4COME PORRE LA DOTTRINA DELLE INDULGENZE............................................................................................................. 4LA COLPA E LA DUPLICE PENA DEL PECCATO .................................................................................................................. 4ETERNIZZAZIONE DELLA COLPA E DELLA PENA .............................................................................................................. 5LA GIUSTIFICAZIONE DEL PECCATORE ............................................................................................................................ 5LA PENA TEMPORALE DEL PECCATO E LA LEGGE DELLA RIEQUILIBRAZIONE DELL'UNIVERSO ......................................... 5LA MISTERIOSA RIEQUILIBRAZIONE REDENTRICE DI CRISTO E L'INVITO RIVOLTO AI CRISTIANI ...................................... 6IL BATTESIMO NELLA MORTE DI CRISTO ......................................................................................................................... 6IL TESORO RIVERSIBILE DELLE SOFFERENZE DI CRISTO PER IL SUO CORPO MISTICO CHE LA CHIESA............................ 7IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA ................................................................................................................................ 7PERSISTENZA DELLA PENA TEMPORALE DEL PECCATO PERDONATO.............................................................. .................. 8IL PRIMATO DELLA CARIT.CONVERSIONI STRAORDINARIE E CONVERSIONI COMUNI .................................................... 9SODDISFAZIONE SACRAMENTALE E SODDISFAZIONE DELLE LIBERE OPERE DI PENITENZA............................................. 10IL PURGATORIO............................................................................................................................................................. 10

    LA DOTTRINA DELLE INDULGENZE ........................................................ ............................................................ 12LA SODDISFAZIONE IN FONTE IN CRISTO E DERIVATA NEI CRISTIANI (24) .......................................................... ........ 12IL TESORO DELLE SODDISFAZIONI SOVRABBONDANTI DI CRISTO E DEI SANTI.LA BOLLA DI CLEMENTE VI ................. 13TRE DOTTRINE CONNESSE: UN DEBITO, UN TESORO, UNA RIVERSIBILIT .............................................................. ........ 14LA RIVERSIBILIT PER SEMPLICE INTERCOMUNICAZIONE DELLA CARIT.............................................................. ........ 14LA RIVERSIBILIT PER DIREZIONE DI INTENZIONE O LE INDULGENZE............................................................................ 15IL COMPITO DEL POTERE DELLE CHIAVI ........................................................................................................................ 15LE DISPOSIZIONI RICHIESTE PER AVERE LE INDULGENZE ............................................................................................... 16INDULGENZA PLENARIA E INDULGENZA PARZIALE........................................................................................................ 17L'INDULGENZA DATA DIRETTAMENTE AI VIVI PU ESSERE TRASFERITA AI DEFUNTI A MODO DI SUFFRAGIO ................. 17LA BOLLA CUM POSTQUAM DI LEONE X AL GAETANO............................................................................................. 18UN CAMBIAMENTO NON NELLA DOTTRINA MA NEL VOCABOLARIO.L'INDULGENZA PER MODUM ABSOLUTIONIS ..... 18LA DOTTRINA DELLE INDULGENZE RAPPRESENTA UNO SVILUPPO OMOGENEO DELLA DOTTRINA CRISTIANA ................ 19DETTA DOTTRINA IRRIDUCIBILE AL MATERIALE CHE L'HA PREPARATA .............................................................. ........ 20GLI USI PENITENZIALI ANTERIORI ALLE INDULGENZE ................................................................................................... 20

    CONCLUSIONI ....................................................... ................................................................. ...................................... 21SACRAMENTALI E INDULGENZE .................................................................................................................................... 21

    NOTE ................................................................ .............................................................. ................................................. 22

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    INTRODUZIONE

    Il progresso omogeneo della dottrina cristiana

    Il deposito della rivelazione, conclusasi con la morte dell'ultimo degli apostoli, affidato allaChiesa, alla quale Cristo ha promesso la sua assistenza continua fino alla consumazione dei secoliperch fosse santamente conservato e fedelmente spiegato e sviluppato (1).

    Il fatto dell'esplicitazione progressiva di una dottrina nel corso dei secoli normale nellaChiesa; queste successive prese di coscienza del deposito iniziale sono altrettante testimonianzedella sua vita interiore. Il ritorno alla sorgente deve dunque essere inteso non come un metterne traparentesi, ancor meno come un mettere in dubbio, le dottrine ulteriormente esplicitate, ma come unriallacciamento di queste alla rivelazione originale. In questo caso l'illuminazione scambievole: la

    rivelazione primitiva illumina le sue esplicitazioni, e le esplicitazioni a loro volta permettonouna nuova lettura, pi attenta, della rivelazione stessa. Le definizioni del Concilio di Calcedonia,scaturite dal Vangelo, ci aiutano a rileggere il Prologo di san Giovanni; quelle di Trento, a rileggerele parole di Ges che istituisce l'Eucarestia; quelle del primo Concilio Vaticano, a rileggere leparole di Ges a san Pietro, ecc. Il criterio di verit di una esplicitazione non affatto la datadella sua apparizione nel tempo, ma l'omogeneit del suo contenuto con il deposito iniziale: Lareligione, scrive san Vincenzo di Lrins (2), non dunque suscettibile di alcun progresso nellaChiesa del Cristo? Certamente, ne deve esistere uno e considerevole... Ma a condizione che questoprogresso costituisca veramente per la fede un progresso (profectus), e non una alterazione(permutatio). A questo punto seguono le parole che saranno riportate dal primo Concilio Vaticano(3): Che crescano dunque e progrediscano largamente l'intelligenza, la scienza, la sapienza... maconformemente alla loro natura, cio in una medesima dottrina (dogma), in un medesimo senso(sensu), in una medesima credenza (sententia).

    Via progressiva della storia delle dottrine e via regressiva della contemplazione delledottrine

    La storia sar certamente preziosa per far conoscere l'apparizione di una dottrina; ma questa

    dottrina, una volta riconosciuta dalla Chiesa, illuminer retrospettivamente i giudizi di valore che lostorico cattolico porter sugli avvenimenti che l'hanno preparata. Una sola luce, quella dellarivelazione proposta dal magistero della Chiesa, rischiara le due vie complementari della teologiacattolica: la via della storia delle dottrine che progressiva, in quanto ricostruisce la teologia apartire dal dato primitivo e dalle origini come queste risultano dal documento; e la via dellacontemplazione delle dottrine che regressiva, in quanto parte dal termine storico dell'evoluzionetradizionale che essa considera come acquisito per risalire da quello alle sorgenti e rivelarcene leprofondit. (4)

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    I PRESUPPOSTI DELLA DOTTRINA DELLE INDULGENZE

    Come porre la dottrina delle indulgenze

    Le verit della dottrina cristiana non si pongono sul medesimo piano. Esse sono tra lorodisposte in ordine gerarchico. Avviene ci che accade in un albero, nel quale si distinguono leradici, il tronco, i rami, le fronde; o come nel corpo umano, dove si distinguono il cuore, le arterie, ivasi capillari. La dottrina delle indulgenze simile alle fronde di un albero, ai vasi capillaridell'uomo. E' una dottrina secondaria. Essa apparsa nel corso dei secoli e in Occidente, come iramoscelli di un albero vigoroso e delicato a un tempo. potuta rimanere lungo tempo nonconosciuta, non manifestata. Non correva alcun pericolo rimanendo tale. Ma succederebbealtrimenti quando, una volta manifestatasi nella sua verit, incominciasse ad essere volutamente

    ignorata, rifiutata, respinta. L'essiccarsi dei ramoscelli pi periferici di un albero, la disfunzione deivasi capillari non sono di per s disastrosi, ma preoccupano il coltivatore o il medico perchpossono essere l'indizio di disordini nefasti e pi nascosti.

    La dottrina delle indulgenze riguarda la remissione della pena temporale dovuta ai peccatigi perdonati. Essa suppone una presa di coscienza progressiva dell'insegnamento del Vangelo e diS. Paolo sulla natura delpeccato; sulla situazione in cui questo pone l'uomo in rapporto a Dio e almondo, con la conseguente nozione di pena sia eterna che temporale del peccato; sulla natura del

    perdono che viene da Dio per mezzo di Cristo; sulla parte che Cristo assegna alla sua Chiesa nelladispensa delperdono o remissione del peccato, sia per mezzo dei sacramenti del battesimo e dellapenitenza, sia per mezzo del potere di legare e di sciogliere; sul ruolo del peccatore stesso che,sospinto dalle premure della mozione divina, passa dal peccato alla giustificazione e all'amore diDio; sulla natura dell'aiuto che pu innanzi tutto ricevere dagli altri, e in seguito ricambiarlo a suavolta, per il fatto del suo inserimento in una comunione di santi che unisce nella carit la Chiesatutta intera, prima peregrinante sulla terra, poi sofferente nel purgatorio, in fine gloriosa in cielo.

    Il rifiuto cosciente della dottrina stessa delle indulgenze presupporr il rifiuto o lamisconoscenza di uno o pi punti della dottrina cristiana che abbiamo ora riassunto. Inversamentela dottrina delle indulgenze sar illuminata dallo studio di questi stessi punti.

    La colpa e la duplice pena del peccato

    Sotto gli impulsi segreti della grazia che bisogna sempre presupporre, l'uomo rimane libero,cio egli messo in condizione di preferire Dio a se stesso, e ci costituisce la santit; o preferire sestesso a Dio, ed il peccato, la tragedia del peccato. Questa comporta una colpa e un duplicedisordine, una duplice pena, perch la pena segue il disordine come l'ombra segue il corpo.

    L'uomo preferisce se stesso a Dio: ecco l'offesa, l'oltraggio, la colpa (culpa) del peccato. Eglisi oppone a Dio, il Bene infinito che solo pu colmare il suo cuore; di conseguenza egli scavadeliberatamente in se stesso un vuoto, una privazione di un Bene che infinito; ecco la pena, laprivazione infinita, chiamata pena del danno (poena danmi).

    Ma per attaccarsi disordinatamente a qualche cosa, a un bene creato, che l'uomo siallontana da Dio; nello stesso tempo egli viola l'ordine provvidenziale dell'universo, nel quale eravantaggioso per lui inserirsi; di conseguenza egli scava in se stesso un vuoto, una privazione di un

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    bene che finito e creato; l'ordine dell'universo finir per prevalere contro di lui, il disordine cheegli ha introdotto finir per riversarsi su di lui come una privazione da lui sofferta; ecco la penafinita, chiamata pena del senso (poena sensus), perch essa si estende fino a riparare, nella misurain cui stato contrastato, l'ordine della natura sensibile medesima, che noi preferiremmo chiamarepena cosmica, pena della creazione, poich essa come la rivincita dell'universo, del cosmo, contro

    la violenza fattagli dal peccato dell'uomo (cfr. Rom. 8, 20). (5)

    Eternizzazione della colpa e della pena

    La morte, qualora sorprenda il peccatore in questo stato, non sopprime, ma eternizza la colpae la ribellione della sua volont contro Dio e contro l'ordine provvidenziale dell'universo.Conseguentemente, essa eternizza la duplice pena del peccato mortale: la privazione della pace conDio, o pena infinita del danno, e la privazione della pace con l'universo, o pena del senso. Questedue pene o privazioni, l'una infinita poich privazione di un Bene increato, l'altra finita poich privazione di un bene creato, sono ormai senza termine. L'eternit della pena una conseguenzanon, a rigore di termine, della gravit, ma della irremissibilit della colpa. C' un passaggio alivello dalla ribellione del peccato mortale alla ribellione dell'inferno, come c' passaggio a livellodalla carit della terra alla carit del cielo. La morte il segnale di questi due passaggi irreversibili.

    La giustificazione del peccatore

    Ma al posto della morte, c' il perdono di Dio e la grazia immeritata della giustificazione che pufolgorare il peccatore e trasferirlo dalle tenebre in una luce mirabile (1 Pt. 2, 9). Il peccatore sarstato forse sollecitato precedentemente da illuminazioni, da rimorsi, da desideri di perdono, come ilfigliuol prodigo nel suo esilio (Lc. 15, 17); ma la giustificazione, il passaggio decisivo dalla notte algiorno, repentino. Egli si era allontanato da Dio per preferirgli pazzescamente il mondo; in unattimo, sotto l'impulso invadente dell'amore di carit, al quale egli non deve altro come lapecorella smarrita che il pastore va a ritrovare che consentire, sine nobis deliberantibus sed nonsine nobis consentientibus, viene strappato alla sua pazzia e convertito a Dio, lanciato in Dio,gettato in Dio. Con la carit diffusa nel suo cuore, gli viene donato lo Spirito Santo in persona(Rom. 5, 5). La pena del danno, la privazione del Bene infinito ormai, e per sempre, abolita per

    lui. Che avviene per della pena del senso?

    La pena temporale del peccato e la legge della riequilibrazione dell'universo

    Il peccatore ora perdonato. Ed nella luce di Dio che egli pu considerare la sua colpa. Ilsuo primo gesto sar quello di sconfessarla, per averne rincrescimento e quindi dolore, contrizione.Ma non tutto. Egli si rende conto che, usando male della sua libert, ha introdotto in se stesso e

    nel corso degli avvenimenti di quaggi, per quanto dipendono da lui, un disordine, uno squilibrio.Egli non pu fare in modo che ci che stato fatto non sia stato fatto, che l'ordine provvidenzialeassegnato da Dio all'universo non sia stato violato. Ma ora che egli si trova nell'amore di Dio, non

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    ridotto alla impotenza e all'inazione. Sotto l'impulso stesso dell'amore che d vita a ogni cosa, sisentir trasportato a prendere delle iniziative contrarie a quelle con le quali egli ha perturbato ilmondo; cercher cos, per quanto gli possibile, di compensare, di controbilanciare il disordineintrodotto nel mondo da lui e dagli altri se stato avaro con una pi stretta povert, se statoimpuro con una pi rigida purezza, se stato orgoglioso con una pi profonda umilt e di

    riequilibrare in questo modo l'ordine sconvolto dell'universo. Perch questo retto da una specie diprincipio d'Archimede metafisico, da una legge ontologica di uguale pressione tra il tuttouniversale e il tutto in particolare della persona umana, centro di attivit libera. L'equilibrio rotto dalmio peccato sar sempre ricomposto: o dalla santit dell'ordine provvidenziale contro il quale iopersisto a cozzare, a ferirmi: ecco la pena del castigo (per quelli che sono nell'amore, essa hacessato di essere eterna, espiabile e temporale); o con la libera e amorevole riparazione del miodisordine: ecco il compenso o la soddisfazione (6).

    La misteriosa riequilibrazione redentrice di Cristo e l'invito rivolto ai cristiani

    Ci stato proposto un esempio maggiore di riequilibrazione della pena del senso conl'accettazione amorosa della prova. La colpa del primo Adamo stata perdonata e il raccontobiblico della sua caduta si apre su un'aurora. Ma la pena della sua colpa, la morte con il suo corteodi miserie, continua a infierire lungo tutto il corso della nostra storia (Rom. 5, 12; 1 Cor 15, 26). Ilsecondo Adamo venuto a compensare questi disordini. Ma come? Egli entrato nel battesimostesso nel quale Giovanni convogliava la folla dei peccatori, si incaricato di saldare il debito delloro peccato affinch ogni giustizia sia compiuta (Mt 3, 15). Colui, dice l'Apostolo, che nonaveva conosciuto il peccato stato fatto peccato per noi (2 Cor 5, 21; Gal. 3, 13). Come ha

    riequilibrato il debito del peccato, in che modo ha soddisfatto per il peccato? Non allontanando lesofferenze e la morte, ma prendendole su di s, non eliminandole, ma pi misteriosamenteilluminandole, trasfigurandole con il suo amore, per cambiare proprio quello che era per noi penadel peccato, retribuzione del peccato (Rom. 6, 23), in compensazione e supercompensazioneredentrici.

    Il battesimo nella morte di Cristo

    Cristo entra nel battesimo con il potere di trasfigurare la morte. E quando ci invita a entrare anostra volta nel suo battesimo, a essere battezzati nella sua morte (Rom. 6, 3), che cosa puquesto significare se non il suo desiderio di assimilarci a lui, di associarci secondo la nostra poveramaniera alla sua morte redentrice, di cambiare la nostra propria morte, che costituisce per ciascunodi noi pena e retribuzione del peccato, in morte cristiana, nella quale si rifletteranno gli splendoridella sua propria morte, sorgente sovrabbondante di compensazioni, di soddisfazioni, di redenzioneper il mondo intero?

    Se ci quindi vero, se, per ciascuno dei battezzati nell'amore di Cristo, la morte stessa,pena del peccato originale, pu essere illuminata e pu pertanto contribuire nel senso indicatodall'Apostolo, (cfr. Col. 1, 24) alla riequilibrazione dell'universo, non forse evidente che per i

    battezzati nell'amore di Cristo, le libere iniziative che essi prenderanno allo scopo di compensare idisordini della loro propria vita e di soddisfare per le proprie colpe, potranno contribuire, sotto losguardo di Dio, alla riequilibrazione della loro povera vita? O re, espia i tuoi peccati facendo

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    giustizia e le tue iniquit usando misericordia ai poveri (Dn. 4, 24). Passando sotto la legge diCristo, il consiglio del Profeta non dovr "abolirsi" ma "compiersi".

    Il tesoro riversibile delle sofferenze di Cristo per il suo Corpo mistico che la Chiesa

    Fermiamoci un istante. Abbiamo ora accennato a un punto centrale. Cristo entrando nellamorte diviene una sorgente di compensazione sovrabbondante per il peccato, capace di riversarsi suquelli che saranno battezzati nel suo amore e nella sua morte. Cristo il Capo, essi sono le membra.L'Apostolo lo sapeva, dal momento della rivelazione sulla strada di Damasco (Atti, 9, 4), e non loha mai dimenticato (Efes., 1, 23; Col., 1, 18). Cristo e la Chiesa, il Capo e le membra unite a lui permezzo della carit non formano che una sola persona (1 Cor., 12, 12-13), quasi una personamystica, dir san Tommaso (7). Ormai la redenzione, la compensazione sovrabbondante che egli hadato per il peccato da loro partecipabile; essa potr, cos come il suo amore, essere lorocomunicata; potr riversarsi su di loro; si potr parlare della riversibilit della redenzione e dellasoddisfazione di Cristo sulle sue membra.

    Il Redentore ci ha riscattati per Dio al prezzo del suo sangue (Apoc., 5, 9). L'amore diGes in Croce per il Padre, che ha comportato per sopraggiunta la riparazione di tutti i disordini deinostri peccati, questo amore riparatore e redentore, riversibile su noi, da noi partecipabile, untesoro. Questo "prezzo" della nostra redenzione (1 Cor., 6, 20; 7, 23) un tesoro, il nostro tesoro.La parola tesoro una parola utilizzata da Ges per significare i beni supremi: Dov' il tuo tesoro,l sar anche il tuo cuore (Mt., 6, 21). Se questa parola un'immagine, non vana, essa ricopreimmense e preziose realt. Essa addita il rimedio completo che Cristo ha preparato per le nostrepazzie, tutte le virt e le ricchezze della Croce redentrice.

    La redenzione del mondo un tesoro, e questo tesoro stato acquistato da Cristo per il suocorpo mistico che la Chiesa. E' un tesoro della Chiesa, il supremo tesoro della Chiesa. E' essa cheCristo ha costituita depositaria e dispensatrice del mistero di salvezza nascosto da secoli in Dio(Efes., 3,9). Essa lo dispensa con diversi mezzi. Per mezzo della predicazione evangelica. Permezzo anche dei sacramenti della nuova Legge. Due di questi sacramenti sono destinati a purificaredal peccato: il battesimo al quale abbiamo test fatto cenno, e il sacramento della penitenza.

    Il sacramento della penitenza

    I discepoli furono ripieni di gioia alla vista del Signore. Egli disse loro ancora una volta:Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, cos io mando voi. Ci detto soffi su di loro e disse:

    Ricevete lo Spirito Santo. Coloro ai quali rimetterete i peccati, saranno rimessi; coloro ai quali li

    riterrete, saranno ritenuti. (Gv., 20, 21-23).

    Il Padre manda Ges, dandogli potere di rimettere i peccati con autorit: Confida, figliuolo,i tuoi peccati ti sono rimessi... Ora, affinch voi sappiate che il Figlio dell'uomo ha sopra la terra ilpotere di rimettere i peccati... (Mt., 9, 2-8); Chi costui che perdona anche i peccati? (Lc. 7,49). E Ges a sua volta manda i suoi discepoli dando loro lo straordinario potere di intervenire conautorit e con discernimento. Nella remissione dei peccati essi dovranno discernere, dovrannogiudicare se sia conveniente rimettere o ritenere.

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    Qualunque condizione la Chiesa abbia potuto mettere nel volger dei secoli al suo esercizio,essa sempre stata conscia di detenere dal suo Salvatore risuscitato questa straordinaria missione diintervenire con autorit nella remissione dei peccati.

    Ma, d'altra parte, impossibile che i peccati siano rimessi senza la conversione del cuore; eil Salvatore che agiva con autorit, non li rimetteva mai senza far nascere il pentimento interiore.Ci pure la Chiesa ha sempre saputo.

    Ed con queste due certezze fondamentali, tutte e due evangeliche, che essa ha preso il viaper un lungo viaggio attraverso i secoli. Con una terza certezza ancora, evangelica essa pure, quelladi essere protetta, nella sua missione di conservare e di esplicare il deposito rivelato, da unaassistenza divina, sia prudenziale nei campi della ricerca, degli studi, delle incertezze, sia assolutanei campi in cui, impegnandosi completamente, la Chiesa definisce la sua dottrina. Durante il suoviaggio dunque, i due principi fondamentali che sembrano escludersi cio il perdono del peccatoper mezzo della autorit e il perdono del peccato per mezzo della conversione a Dio e della carit entrano simultaneamente in azione, e, con le loro esigenze scambievoli, aprono una prospettiva allericerche dei teologi. La loro prima preoccupazione, nel XII secolo, di pensare a una

    giustapposizione. Si distingue la assoluzione del sacerdote e il pentimento del peccatore; vengonoconsiderati come agenti successivamente e si cerca di attribuire loro degli effetti differenti. (8) Mauna riflessione pi approfondita potr fare convergere tutti gli sforzi e permettere l'apparizione, nelsecolo XIII, con san Tommaso, di una sintesi dottrinale del sacramento della penitenza, accolta nelsecolo XV dal Concilio di Firenze, (9) e pienamente sviluppata, nel secolo XVI, dal Concilio diTrento. (10)

    L'assoluzione del sacerdote e il pentimento del peccatore non dovranno essere consideratiseparatamente. Essi agiscono come le due parti costitutive di un unico sacramento cio di un unicomezzo privilegiato di cui Cristo stesso si serve per conferire la pienezza del suo perdono: Come ilPadre ha mandato me, Io mando voi... Quelli a cui rimetterete i peccati, saranno rimessi... (Gv. 20,

    21 e 23).Le iniziative partono sempre da Dio, dalle sue inesplicabili misericordie. E' lui che fa

    nascere nel cuore del peccatore i primi movimenti di una contrizione ancora imperfetta, i primidesideri di rinuncia alle sue colpe, di confessarle, di ripararle. E' Dio ancora che, nel momento incui, in seguito all'accusa del peccatore, pronunciata la assoluzione del sacerdote, cio nell'istantepreciso nel quale si compie il sacramento, irrompe per mezzo della sua carit nell'anima delpeccatore un poco come aveva fatto nel battesimo per portarlo, sotto la pressione stessa diquesta carit, alla confessione radicale della sua colpa e al bisogno amoroso di adoperarsi percompensare, in primo luogo compiendo la soddisfazione che gli viene imposta sacramentalmentedal confessore, i disordini a catena che egli ha introdotto nel mondo.

    Persistenza della pena temporale del peccato perdonato

    Eccoci nuovamente in presenza di disordini introdotti nel mondo da una colpa della libertdell'uomo, e davanti alla necessit di una riequilibrazione ora possibile di questi disordini per mezzodi una pena compensatrice. La morte, sorprendendo il peccatore, avrebbe eternizzato la sua colpa, esimultaneamente la sua duplice pena, l'una infinita (pena del danno), l'altra finita (pena del senso)cio il sopravvento dell'ordine universale sulla rivolta della persona umana. Ma, al posto della

    morte, un raggio della grazia divina caduto sul peccatore; allora, perdonata la sua colpa e ritrovatala carit, la pena del senso che egli deve subire cessa di essere irreparabile per diventare riparabile,

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    cessa di essere eterna per diventare temporale. Ecco la nozione di una pena temporale dovuta alpeccato gi perdonato, che deve ora occupare la nostra attenzione.

    Detta pena pi misteriosa forse di quanto pensiamo. In ogni caso la Chiesa ne ha avutosempre la pi viva coscienza. Per far capire di che si tratta, abbiamo richiamato alla memoria lacolpa del primo uomo. Essa gli stata stupendamente perdonata. Alla grazia di Adamo succedutala grazia di Cristo. Felix culpa. Nondimeno l'originaria armonia dell'uomo con l'universo rimaneinfranta (11). La creazione che l'uomo doveva assoggettare a s (Gen. 1, 28) rimane a causa dellasua colpa e nei rapporti che egli ora ferito mantiene con essa, asservita alla vanit, abbandonata finoal giorno della parusia alla schiavit della corruzione (Rom. 8, 20-21). Il disegno della redenzionenon tuttavia di abolire la morte e le penalit della vita presente, ma, cosa pi preziosa, diilluminarle e di far servire le sofferenze ai fini dell'amore.

    Il primato della carit. Conversioni straordinarie e conversioni comuni

    In quanto veniva trasmesso all'umanit, il peccato di Adamo era un peccato di natura. Nonpoteva essere compensato, nel modo gi ricordato, che dalla redenzione del secondo Adamo, ilCristo. Ai peccati che commettiamo personalmente, ci sar possibile, sotto l'impulso della caritritrovata per mezzo del perdono di Cristo, portare una compensazione personale.

    Due punti sono ora da tener presenti:

    Innanzi tutto, in quello che noi intraprendiamo sotto l'impulso dell'amore per compensare inostri peccati, ci che supera tutto, ci che essenziale, sono i progressi stessi di questo amore ilquale, esercitandosi in questa maniera, s'accresce e si intensifica. La remissione della pena

    temporale dei nostri peccati non che secondaria nell'ordine dei valori, non pu venire che insovrappi. Essa non per l'amore che un'occasione per esercitarsi. E' preferibile entrare inpurgatorio con una maggiore carit, che evitarlo con una carit meno intensa, quella per esempiodei bambini morti subito dopo il battesimo. Chiunque dimentichi questo primato dell'amore mezzouniversale della nostra salvezza, che si mescola dappertutto, e senza il quale nulla salutare, (12)si condanna a non comprendere pi nulla nella dottrina della remissione della pena temporale delpeccato e a renderla del tutto incomprensibile.

    Il secondo punto ugualmente importante. La giustificazione del peccatore, la suaconversione a Dio, pu avvenire sotto il dominio di una carit talmente forte e provocare nel suocuore una contrizione cos intensa, un dolore talmente profondo dei suoi peccati passati, che la penaloro dovuta si trover all'improvviso totalmente scontata. Hodie mecum eris in paradiso (Lc. 23,43). Ma tali conversioni sono eccezionali. I teologi le considerano come miracolose; essi pensanoallora alle parole che Gesti rivolse alla peccatrice: I suoi peccati, i suoi numerosi peccati, le sonoperdonati, perch ha molto amato (Lc. 7, 47); o alla conversione di san Paolo. In questi casi lacarit potr essere chiamata perfetta, non perch non possa e non debba ancora aumentare: Siateperfetti come perfetto il Padre vostro celeste (Mt., 5, 48), ma perch radicalmente purificatricedell'essere intero del peccatore. (13)

    Pi spesso la mozione divina comincia con lo strappare l'uomo al suo peccato per stabilirlonella carit. Il suo cuore ora capovolto. Il minimo grado di vera carit sufficiente a lavare le suepeggiori macchie e a provocare in lui una contrizione perfetta (cos chiamata perch deriva dallacarit stessa considerata nel suo infimo grado: contrizione perfetta non sinonimo di carit

    perfetta), cio una sconfessione completa della sua colpa e un desiderio di ripararla. Consacrandosia questo compito, la sua carit esordiente (inchoata) trover modo di crescere, e crescendo diperfezionarsi. (14)

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    Quando la carit sar diventata perfetta, quando avr attraversato le notti purificatrici deisensi e dello spirito, quando sar sboccata nell'unione trasformante, allora non saranno pi soltantole pene del peccatore a essere purificate, ma lui stesso interamente fino alle radici del suoincosciente psichico. Il cammino da percorrere lungo e, per noi poveri cristiani, non in questavita, ma nell'aldil che il termine dell'unione trasformante potr essere raggiunto.

    La carit che in noi, anche se verace, vive unita a innumerevoli colpe veniali che, pur nonprovocando la rottura con Dio, non sono prive di disordini da riparare e da compensare. E poichqueste colpe, per le quali noi chiediamo ogni giorno perdono nel Padre nostro, ci accompagnanoper tutta la nostra vita, tutta la nostra vita che ci converr consacrare alla penitenza. La Chiesa losa e non cessa di invitarci all'umilt, alla preghiera, alle opere di penitenza, alla confessionesacramentale. Ma al di l del ricorso ai mezzi di penitenza, la sua pi grande cura sarebbe benpoco perspicace chi non lo vedesse quella di risvegliare nei cuori la fiamma di questa caritsenza la quale quando io avessi tutto compiuto e tutto donato, dice l'Apostolo, io non sarei nulla(1 Cor, 13, 2).

    Soddisfazione sacramentale e soddisfazione delle libere opere di penitenza

    Il penitente si presentato all'assoluzione del sacerdote con il proposito di soddisfare per ilsuo peccato. Poi la grazia scesa nel suo cuore. Sotto l'impulso di questa grazia, che si intensificaesercitandosi, egli incomincia a compiere l'opera compensatrice o soddisfattoria che gli stataimposta dal confessore. (15) La compie con una carit pi o meno viva. Essa viene accettata da Dioin proporzione al fervore della carit: in materia di soddisfazione come altrove, ci che conta, pil'amore che la cosa offerta. (16) Il penitente sarebbe quindi in regola con Dio? Pu ritenersi

    soddisfatto della sua soddisfazione? Pensarlo, sarebbe presunzione. La sua carit, facendosi piesigente, lo porter non solamente ad accogliere in spirito di amorosa penitenza le pene della vita edella morte, ma anche ad andare incontro a soddisfazioni libere e spontanee (17). Tali sono le operesoddisfattorie proposte nel Vangelo, le quali si dispongono sotto tre capi: l'elemosina (18), percompensare l'attaccamento disordinato ai beni esteriori; il digiuno (19), per compensarel'attaccamento disordinato ai beni corporali; la preghiera (20), per compensare l'attaccamentodisordinato all'amor proprio. Queste pratiche di penitenza portano rimedio alle tre bramosie cheriempiono il mondo: la brama degli occhi, la brama della carne, l'orgoglio della vita (1 Gv. 2, 16).Cristo ha sofferto una sola volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti... (1 Pt. 3, 18). Similiparole, che sono parole d'amore, illuminano la via del cristiano penitente. A volte egli s'accorge cheun sentimento di dolcezza pervade quelli che prendono sulle loro spalle il giogo del loro Signore.

    Il purgatorio

    La carit avr permesso al cristiano, soprattutto nel momento in cui egli sentirapprossimarsi la morte, di disapprovare le sue colpe veniali; altrimenti questa disapprovazione saril primo atto dell'anima che entra in purgatorio (21). Ma avr egli il tempo di riequilibrare ildisordine che dette colpe comportano? Ecco dunque l'anima che nell'amore, ma sulla quale grava

    il peso di una giustizia da compiere, di una pena non completamente espiata. Come potr in questostato desiderare il contatto con la santit di Dio? In questo momento si aprono davanti a lei le portedel purgatorio (22). Si sarebbe potuto evitare. In un certo senso il purgatorio anormale. Esso

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    l'immensa misericordia che Dio riserva ai cristiani che sono morti nell'amore, ma che non hannosaputo giungere fino in fondo alle esigenze purificatrici dell'amore. Il tempo del loro viaggio scaduto. Dovrebbero ora giungere al termine. Sentono che non possono. Ne deriva una sofferenza,che purificatrice. Essa consiste nel ritardo dell'ora dell'incontro. E' una specie di esilio, unasofferenza nell'amore e dell'amore, ma soltanto espiatrice e soddisfattoria. L'amore ora non aumenta

    pi esercitandosi, come prima, nei giorni del loro pellegrinaggio. Esso si limita a lavare l'anima, atogliere la polvere di cui cosparsa, e in questo modo ad abbreviare il suo esilio.

    Tuttavia, quaggi, resta ancora aperta per i cristiani nel prolungamento delle operesoddisfattorie che sar loro domandato di compiere una via verso la remissione della penatemporale del peccato, una via che permetta di sopperire, parzialmente o forse totalmente, allapurificazione del purgatorio, e di affrettare, dopo la morte, l'istante dell'incontro con Dio. Detta via quella delle indulgenze (23).

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    LA DOTTRINA DELLE INDULGENZE

    Cerchiamo di proporre in primo luogo la dottrina delle indulgenze completamentesviluppata, quella cio che la Chiesa ha fatto sua. Essa potr permetterei in seguito di illuminareretrospettivamente certi usi penitenziali che hanno potuto preludere alla sua formazione.

    La soddisfazione in fonte in Cristo e derivata nei cristiani (24)

    Il primo punto che dobbiam ricordare che Cristo ci chiede, per quanto sta in noi, diassociarci alla soddisfazione che egli ha offerto per il peccato. Noi tutti abbiamo ricevuto dalla suapienezza, grazia per grazia (Gv., l, 16). Passando dal capo alle membra, da Cristo alla Chiesa, lagrazia non perde le sue propriet; e come essa ha spinto Cristo a soddisfare, spinger i cristiani aentrare, sulle orme del Salvatore, nel grande movimento di riparazione a Dio per l'offesa del mondo.Ci che Cristo ha fatto, le sue membra cercheranno di fare a loro volta, seguendone l'esempio:Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un modello, perch voi camminiate sulle sue tracce (1 Pt.2, 21). Come ci sarebbero simbiosi e sinergia tra la testa e il corpo, se l'azione iniziata nella testanon si propagasse nel resto del corpo, se la sofferenza sopportata da Cristo non si compisse nei suoi

    discepoli? Io gioisco ora delle mie sofferenze per voi, e compio ci che manca ancora alle pene diCristo, nella mia carne, per il suo corpo che la Chiesa (Cor, 1, 24).La soddisfazione scende daCristo alla Chiesa per mezzo di una specie di effusione. E' in fonte in Cristo, derivata nellaChiesa. E' perfetta e infinita in Cristo che Dio; imperfetta e finita nella Chiesa che creatura. Lasoddisfazione di Cristo vale per se stessa; da sola capace di compensare a rigore di giustizial'offesa infinita del peccato e di penetrare fino in fondo ai cieli. Tutta la soddisfazione di unsemplice uomo, scrive san Tommaso, trae la sua efficacia dalla soddisfazione di Cristo: omnis purihominis satisfactio efficaciam habet a satisfactione Christi (25). Dal fatto che Cristo, che il capo,e i cristiani, che sono le membra, formano insieme una sola persona mistica, (una persona mystica),continua il Gaetano (26), la soddisfazione dei cristiani sostenuta da quella di Cristo. Il nostroteologo riprender questo tema dieci anni dopo, il 13 maggio 1532, nel suo opuscolo De fide et

    operibus (27), dedicato al papa Clemente VII, quando la controversia luterana avr reso scottantetale argomento. Cristo, dice egli, poteva da solo soddisfare per sua propria virt; ma, essendo nostrocapo, in ragione della sovrabbondanza stessa (ex affluentia) della sua propria soddisfazione, giungefino a desiderare di soddisfare in noi e per mezzo nostro che siamo sue membra.

    Infine la soddisfazione di Cristo era interamente sovrabbondante in questo senso particolareche egli non doveva espiare per se stesso, essendo senza alcun peccato. Ma la soddisfazione cheoffrono, uniti a Cristo, nascosti in Cristo, coloro che sono diventati per mezzo della carit suemembra viventi, deve in primo luogo essere impiegata nel compensare le offese che essi hannocausato con i loro propri peccati. E' solamente nei Santi, interamente purificati dall'amore, che lesofferenze soddisfattorie cominciano a diventare sovrabbondanti e quindi sono capaci di riversarsi

    su quelli che stanno loro intorno. Essi vengono assimilati al Cristo in ci stesso che egli ha soffertoper gli altri, e le loro sofferenze, sorpassando i loro demeriti, potranno soddisfare per gli altri (28).Allorch sembra evidente che taluni di essi siano entrati nell'unione trasformante, le loro sofferenze

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    invece di cessare diventano al contrario pi intense, come pronte a riparare per le ingiustizie altrui.Essi sentono ci con tanta forza che non temono pi per loro stessi il purgatorio, non chemisconoscano le pene del ritardo della visione beatificante chi le ha pi vivamente presentite chesanta Caterina da Genova? ma perch gli ardori dell'amore sono diventati in loro pi forti dellepene del purgatorio (29). Ma al di sopra di tutti i Santi, chi entrato pi intimamente nella vita e

    nella missione di Ges, chi si trovato pi intensamente impegnato nel dramma della redenzionedel mondo se non la Vergine Maria, nella quale nessuna macchia n alcun disordine era da espiare,e la cui sofferenza compensatrice, puro riflesso di quella del Figlio, poteva, essa pure, riversarsiinteramente sui nostri peccati?

    Il tesoro delle soddisfazioni sovrabbondanti di Cristo e dei Santi. La Bolla di Clemente VI

    Soffrendo nella carit e nell'obbedienza, Cristo ha presentato a Dio qualcosa di pi grandedi quanto esigesse la compensazione di tutta l'offesa del genere umano... La passione di Cristorappresenta una soddisfazione non solo sufficiente, ma sovrabbondante, per i peccati del genereumano, secondo la I lettera di san Giovanni (2, 2). Ges Cristo, il giusto che vittima dipropiziazione per i nostri peccati, non solamente per i nostri, ma anche per quelli del mondo intero(30). Sostenuta dalle sofferenze di Cristo, la sofferenza di coloro nei quali si riflette la suaimmagine diviene essa pure nella stessa maniera in cui un oggetto illuminato diventa luminoso compensatrice.

    Il valore compensatore, davanti alla giustizia di Dio, della sofferenza illuminata dalla caritdi Cristo uno degli aspetti del mistero di salvezza nascosto fin dall'inizio dei secoli in Dio eaffidato da Cristo alla sua Chiesa, uno degli aspetti del tesoro della Chiesa. Un aspetto certo

    secondario, ma che un tesoro. Un tesoro della Chiesa intera pronto noi diremo in quale maniera a riversarsi, per liberarli, su coloro la cui carit non ancora arrivata a svincolarsi totalmente dallepastoie dei propri peccati.

    Il Figlio unico di Dio, scrive Clemente VI nella Bolla Unigenitus Dei Filius (27 gennaio1343) diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione (l Cor , 30), entrato unavolta per sempre nel santuario, non con il sangue dei capri e dei vitelli, ma con il suo propriosangue, e ci ha acquistato una redenzione eterna (Ebr. 9, 12)... A meno che non si stimi il dono diuna tale effusione come privo di valore, vano, superfluo, chi potr dire l'immensit del tesoro in talemodo acquistato alla Chiesa militante da Cristo alla stregua di un padre che prepara per i suoi figliun tesoro inesauribile...? Ad arricchire questo tesoro contribuiscono i meriti della beata Madre di

    Dio e quelli di tutti gli eletti, dal primo all'ultimo... (31).La diciassettesima proposizione condannata da Leone X nella Bolla Exsurge Domine (15

    giugno 1520) dice: I tesori della Chiesa, dai quali il Papa trae le indulgenze, non sono i meriti diCristo e dei Santi (32). La quarantunesima proposizione del sinodo di Pistoia, dove si trova ilmedesimo errore, sar condannata da Pio VI, nella BollaAuctorem fidei, del 28 agosto 1794 (33).

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    Tre dottrine connesse: un debito, un tesoro, una riversibilit

    Che rimanga dopo il perdono dei nostri peccati personali un disordine da compensaredavanti alla giustizia divina, una pena temporale da espiare, , l'abbiamo gi detto, una dottrinadella Chiesa fondata sulla Scrittura ed insegnata dal suo magistero.

    Che il "prezzo" della nostra redenzione (1 Cor 6, 20; 7, 23), frutto dell'amore edell'obbedienza di Cristo, tesoro di cui la Chiesa dispensatrice, comporti fra le altre ricchezzequello di una espiazione sovrabbondante compensatrice pronta a riversarsi sul mondo, unaseconda dottrina della Chiesa le cui radici affondano nella Scrittura ed chiaramente insegnata dalsuo magistero da pi di cinque secoli.

    La disposizione fondamentale e assoluta che queste compensazioni sovrabbondantisuppongono in coloro sui quali esse si riverseranno, che essi siano nella carit, poich finch durail peccato la pena che esso comporta irremissibile. Che ci sia ora, tra coloro in cui Dio abita con lasua grazia e la carit, che l'Apostolo dice non finire mai (1 Cor 13, 8), una comunione misteriosa edegli interscambi che legano tra loro i tre momenti di una unica Chiesa, peregrinante quaggi,

    espiante in purgatorio, gloriosa in cielo, una terza dottrina della Chiesa che affonda le sue radicianch'essa nella Scrittura, e che noi proclamiamo nel Credo confessando la comunione dei santi, laquale uno dei nomi della Chiesa.

    La riversibilit per semplice intercomunicazione della carit

    La soddisfazione di Cristo, che primaria, infinita, valevole per il mondo intero, d origine evalore, abbiamo detto, alle soddisfazioni secondarie, dipendenti, limitate, che gli uomini potranno

    offrire per s stessi e per gli altri. La soddisfazione sovrabbondante di Cristo e le soddisfazionisovrabbondanti della Vergine Maria e dei suoi amici, assunte in quella del Redentore, hannoacquistato per la Chiesa, e ci pure abbiamo detto, un tesoro inesauribile pronto a riversarsi sucoloro i quali, non avendo pienamente espiato i loro disordini, si troveranno tuttavia nell'amore enella comunione dei santi.

    Questo passaggio si compie in primo luogo in maniera quasi spontanea e naturale,indipendentemente da ogni intervento del potere canonico e in virt della sola comunione della

    carit: "ex virtute caritatis quae facit omnia bona communia" (34). Dal momento in cui un uomoentra nella carit o cresce nella carit, egli partecipa misteriosamente, a causa della sostanzialeintercomunicazione di tutti i rami e di tutte le fronde che fioriscono sulla radice stessa della carit,

    propter communicantiam in radice operis, quae est caritas (35), a tutte le opere e attivit chesono state fatte nella carit. Se ne impadronisce in qualche modo per mezzo dell'amore. Dette operesi propagano fino a lui per riconfortarlo in proporzione dell'intensit della sua carit. Puincominciare a dire nel suo cuore il canto d'amore di san Giovanni della Croce: Miei sono i cieli emia sei tu, o terra, e mie sono le nazioni, i giusti mi appartengono e la Madre di Dio mia e tutte lecose sono mie... (36).

    A causa dell'unione di carit, dice ancora san Tommaso, tutti i fedeli di Cristo diventano unsolo corpo. L'atto di ciascuno si comunica agli altri nella maniera in cui si aiutano tra loro lemembra del nostro corpo. Colui che nella carit gioisce di tutto ci che si fa di bene, e pi la suacarit grande, pi grande ancora la sua gioia, ovunque egli sia, in purgatorio, in paradiso o in

    questo mondo (37). Ciascuna buona azione come una luce nuova che allieta tutte le altre inproporzione del grado pi perfetto della loro carit (38). A rigor di termine questa luce che sidiffonde in tutto il corpo mistico non direttamente soddisfattoria. Essa pu risultare da tutte le

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    buone azioni compiute nella carit, che sono presupposte all'indulgenza. Ha per effetto, non, comel'indulgenza, di compensare la pena del peccato, ma di confortare coloro che lavorano nell'amoreper riparare le loro colpe. Comprende il valore corredentore della sofferenza accettata nell'amore esi estende a tutto quanto va sotto il nome di Comunione dei Santi. Fino a questo punto non entranoancora in questione direttamente le indulgenze.

    La riversibilit per direzione di intenzione o le indulgenze

    Ma il passaggio della soddisfazione sovrabbondante di Cristo che assume nella sua lesoddisfazioni sovrabbondanti della Vergine e dei Santi pu avvenire in altra maniera, quando, perdirezione di intenzione,per intentionem (39), verranno designati coloro sui quali si fa il trapasso. E'qui precisamente che intervengono il potere canonico e le indulgenze.

    Una diuturna riflessione sul peccato dell'uomo e sul perdono di Dio, che ha occupato inOccidente l'attenzione della Chiesa, ha permesso a questa di scoprire completamente il duplicemistero, cio, da una parte, una pena temporale da espiare davanti alla giustizia divina, anche dopoil perdono delle nostre colpe, dall'altra, un tesoro di soddisfazioni sovrabbondanti, dovute allesofferenze di Cristo e dei santi, e pronte a riversarsi su di noi. Nello stesso tempo diventavaevidente agli occhi della Chiesa che essa poteva, in quanto dispensatrice della redenzione di Cristo,determinare con autorit le condizioni alle quali i suoi figli dovrebbero sottomettersi quaggiaffinch una parte della sovrabbondanza delle soddisfazioni del cielo si riversi su di loro, e affinch,essendo la pena temporale del loro peccato compensata da questo fatto, Dio sia con loro indulgentenella stessa misura.

    Questa la pura, l'autentica dottrina delle indulgenze, che san Tommaso trova inscritta nelcuore stesso della pratica della Chiesa del suo tempo, e che egli ha cura soltanto di rilevare, nel suocommento alle Sentenze, scritto tra il 1253 e il 1255 (40). Diversi punti devono essere sottolineati.

    Il compito del potere delle chiavi

    Innanzi tutto la dottrina delle indulgenze forma un tutto organico. Le nozioni di pena delpeccato, di compensazioni sovrabbondanti e riversibili per mezzo della mediazione del potere delle

    chiavi, sono correlative e inseparabili. Nella Bolla Unigenitus Dei Filius (27 gennaio 1343), nellaquale ha proclamato il tesoro delle soddisfazioni di Cristo, il cui valore infinito, e alle quali sisono aggiunte quelle della Vergine e dei Santi, Clemente VI ha definito il ruolo dispensatore deipoteri giurisdizionali. Il tesoro della redenzione, dice egli, stato affidato al beato Pietro,"clavigero" del cielo, e ai suoi successori, vicari di Cristo quaggi, con il compito di dispensarlosalutarmente ai fedeli, salubriter dispensandum, per causa giusta e ragionevole, e di applicarlomisericordiosamente, in generale o in particolare come si riterr pi utile davanti a Dio aipeccatori confessati e veramente pentiti, per la remissione totale o parziale della pena temporaledovuta ai peccati (41).

    Abbiamo test parlato della mediazione del potere delle chiavi. Non pi questione qui della

    chiave dell'ordine (clavis ordinis), che fa del sacerdote lo strumento della divina potenza che solapu assolvere il peccatore e infondergli la grazia. Si tratta della chiave di giurisdizione (clavis

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    jurisdictionis) (42), pi precisamente del potere canonico che ha la Chiesa di regolare quaggi lacondotta dei suoi figli.

    Ma la pena temporale obbliga davanti alla giustizia divina, essa dipende dal foro divino. Ipoteri della giurisdizione canonica sono dunque incapaci di assolverla? Proprio cos. Tutta la loroautorit si limiter a determinare le condizioni alle quali le supercompensazioni del cielo potrannoriversarsi sui peccatori che si pentono. I poteri canonici non possono mai oltrepassare la soglia delforo divino; ma possono precisare le condizioni richieste quaggi per l'esercizio valido di un dirittodivino, le condizioni per esempio affinch siano riconosciuti validi il consenso al matrimonio ol'assoluzione di un sacerdote.

    Cos delle indulgenze. Colui che riceve le indulgenze, scrive san Tommaso, non assolto,a rigore di termini dal debito della pena, ma gli dato quanto gli occorre per saldare il suo debito(43). Concedere una indulgenza, dice egli ancora, significa appellarsi ai beni comuni della Chiesaper fornire al penitente quanto gli occorra per pagare il suo debito (44). L'indulgenza si presenta noncome una sentenza, ma come una dispensa dei beni comuni, dei quali ciascuno potr beneficiare(45). Essa non esige altra autorit ad eccezione di quella che permette di dispensare il tesoro della

    Chiesa (46). Non si tratta della chiave dell'ordine, richiesta per dispensare i sacramenti, ma dellachiave di giurisdizione che sufficiente per dispensare i beni comuni della Chiesa (47).

    In tal modo, con la dottrina delle indulgenze, finisce di esplicitarsi un aspetto particolare delpotere delle chiavi. Anche limitato a ci che riguarda il perdono dei peccati, il potere delle chiavinon univoco. Le parole di Cristo a Pietro: Quodcumque solveris super terram (Mt. 16, 19) devonointendersi differentemente se trattasi del "peccato" stesso o della pena temporale che davanti allagiustizia divina segue il peccato. Il Gaetano ne precisa cos l'esegesi: Tutto ci che tu scioglieraisulla terra conformemente al modo in cui ci pu essere sciolto, sar sciolto anche in cielo: setrattasi del peccato stesso, la Chiesa non pu sciogliere che per mezzo del sacramento dellapenitenza; se trattasi della pena temporale che segue il peccato, la Chiesa pu sciogliere o attraverso

    il sacramento della penitenza o per mezzo del trasferimento estrasacramentale delle soddisfazionisovrabbondanti del cielo (48).

    Le disposizioni richieste per avere le indulgenze

    Le disposizioni richieste per ricevere una indulgenza sono in primo luogo la presenzanell'anima della grazia e della carit. Come potrebbe infatti la pena del peccato essere perdonataquando il peccato stesso perseverasse? Questa la ragione per la quale la Chiesa incomincia con

    l'invitare i fedeli alla contrizione vera e, per la indulgenza plenaria, anche alla confessione e allacomunione. Domanda loro inoltre di adoperarsi personalmente nel compensare la pena dei loropeccati, e una delle condizioni che predispongono all'indulgenza il compimento di un'opera dipenitenza.La grande preoccupazione della Chiesa, che appare a questo punto, non tanto quella diconcedere una indulgenza quanto quella di cogliere l'occasione per indurre i fedeli al fervore della

    carit. Il valore delle indulgenze per rimettere la pena grande, dice san Tommaso, ma il valoredelle opere soddisfattorie, quando il loro compimento fa crescere l'amore, incomparabilmente piprezioso (49). Queste verit, se fossero ricordate, illuminerebbero la condotta della Chiesa. E' primadi tutto il desiderio di intensificare la penitenza e la carit nel popolo cristiano che la porta adannunciare delle indulgenze, a indire dei giubilei.

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    Indulgenza plenaria e indulgenza parziale

    Il tesoro delle indulgenze non pu essere raggiunto dal Sommo Pontefice, n possono essereda lui aperte le porte attraverso le quali questo tesoro potr effondersi, che in virt di un eserciziogiusto e ragionevole del suo potere giurisdizionale. In altre parole, l'indizione di una indulgenza, per

    essere valida, suppone una causa giusta e ragionevole. E in rapporto all'importanza di questa causa,l'indulgenza offerta ai fedeli potr, nell'intenzione della Chiesa, essereplenaria o parziale (50).

    Se essa parziale, come potrebbe essere misurata, sempre secondo la intenzione dellaChiesa, se non in riferimento all'opera di penitenza alla quale detta indulgenza stata annessa? Permezzo di una indulgenza parziale aggiunta a una preghiera o a un'opera pia, l'autorit ecclesiasticaconcede al fedele, dal tesoro della Chiesa, una remissione davanti a Dio della pena temporaleproporzionata a quella che il compimento di tale preghiera o opera pia gli ha gi ottenuto, tantamadhuc remissionem coram Deo poenae temporalis quantam ipse eadem prece vel pio opere jam

    acquirit (51).

    A questo punto bene fermarci un istante. Concedendo le indulgenze che, per quanto

    preziose esse siano, non rappresentano che un bene spirituale secondario, il desiderio della Chiesa,abbiamo detto, prima di tutto quello di intensificare la penitenza e la carit nel popolo cristiano.Ne consegue quindi, che si dovranno concedere le indulgenze tenendo conto del ritmo secondo ilquale la carit cresce quaggi in noi. Essa progredisce non con un movimento regolare e continuo,ma nella maniera in cui avanza la vita nelle piante e negli animali, prima accumulando delle riserve,poi procedendo per impulsi e a sbalzi (52). Le indulgenzeparziali potranno corrispondere agli attiquotidiani della carit. Quelle plenarie, pi rare, ai momenti in cui, con degli atti pi forti e piferventi di amore, la carit sale ad un livello superiore.

    L'indulgenza plenaria, capace di liberare totalmente l'anima dalla pena temporale dei suoipeccati e di introdurla immediatamente nel cielo, pu essere ottenuta plenariamente ci evidente

    soltanto se questa immune da ogni attaccamento al peccato veniale; essa suppone un grado dipurezza eminente, segni di un'ardente carit, alla quale l'approssimarsi della morte pu disporre mail cui accesso rimane difficile nella nostra debolezza. Fai attenzione, dice santa Caterina daGenova: la confessione e la contrizione richieste per l'indulgenza plenaria sono cose difficili acompiersi (53). Pi frequentemente, sembra, l'indulgenza plenaria non viene acquistata che

    parzialmente. Analogamente, e ci pure chiaro, le indulgenze concesse come parziali sarannoricevute in proporzione alle disposizioni interiori del penitente. Di queste disposizioni interiori Dio,e non la Chiesa giudice.

    L'indulgenza data direttamente ai vivi pu essere trasferita ai defunti a modo di suffragio

    Nella misura in cui una indulgenza sar stata ottenuta, la Chiesa che, nella giustadistribuzione delle indulgenze, pensa prima e direttamente ai suoi figli, potr permettere che essasia trasferita ai defunti del purgatorio, i quali quindi non ne sono raggiunti che secondariamente eindirettamente (54). La misura nella quale una indulgenza plenaria o parziale ottenuta da tale o talaltro fedele, la cui carit pi o meno fervente, un segreto di Dio. Gi da questo fatto si deduceche la misura della compensazione che noi presentiamo a Dio perch egli voglia benevolmenteriversarla sui defunti del purgatorio, rimane anche essa un segreto di Dio. Spetter pure a Dioripartire queste compensazioni tra coloro che, secondo le sue giustizie e le sue misericordie, nesaranno trovati degni. Questa la ragione per la quale la Chiesa, che pu concedere le indulgenzeimmediatamente e direttamente vivi, non pu destinarle ai defunti del purgatorio che mediatamentee indirettamente, a modo di offerta o di suffragio,per modum suffragii.

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    Stiamo trattando di misteri meravigliosi. Una grande carit sarebbe stata capace di cancellaretutta la pena dei nostri peccati e il purgatorio poteva essere evitato; in tal senso esso anormale. Cispiega come la Chiesa del purgatorio ridotta sotto questo aspetto all'impotenza, dipenda interamentedalla carit della Chiesa della terra. Ci vorr l'intervento della carit della Chiesa militante perch,in proporzione di questo intervento, le supercompensazioni infinite che attendono nella Chiesa

    celeste, possano essere riversate sulla Chiesa del purgatorio. Come in una sola stella ci sta tantocalore da sciogliere tutti i ghiacciai della terra, e tuttavia siamo costretti a sopportare l'inverno, ecome per far agire il braccio di una leva necessario un punto d'appoggio, cos Dio vuole che ogniazione del cielo quaggi abbia un punto d'appoggio sulla terra (55). Chi tra noi pensando che cisono nel purgatorio delle anime per causa nostra male edificate e scandalizzate non sarebbeportato a soccorrerle con tutte le forze della sua carit?

    La Bolla Cum postquam di Leone X al Gaetano

    Ecco, sulle indulgenze, il grande testo della Bolla Cum postquam, del 9 novembre 1518,mandata da Leone X al cardinale Gaetano a quel tempo legato in Germania (56):

    Il romano Pontefice, successore di Pietro "il clavigero", vicario di Ges Cristo sulla terra,pu, in virt del potere delle chiavi che aprono il regno dei cieli, allontanare dai fedeli ci che lorodi ostacolo, cio il peccato (culpam), e la pena (poenam) dovuta ai peccati attuali: il peccato permezzo del sacramento della penitenza, la pena temporale dovuta secondo la giustizia divina aipeccati attuali, per mezzo dell'indulgenza ecclesiastica.

    Egli pu per delle giuste ragioni concedere a questi stessi fedeli, membra di Cristo per

    mezzo del legame della carit, che siano essi in questa vita o in purgatorio, delle indulgenze, inconsiderazione della sovrabbondanza dei meriti di Cristo e dei Santi.

    Quando, in virt della sua autorit apostolica, egli concede una indulgenza per i vivi o per idefunti, dispensa come consuetudine il tesoro dei meriti di Ges Cristo e dei Santi, sia checonferisca l'indulgenza stessa sotto forma di assoluzione, per modum absolutionis, sia che latrasferisca sotto forma di suffragio,per modum suffragii.

    E' per questo che tutti coloro, vivi o defunti, i quali avranno veramente ottenuto delleindulgenze di tale natura, saranno liberati dalla pena temporale dovuta davanti alla giustizia divinaai loro peccati attuali, nella misura equivalente all'indulgenza concessa e acquistata (57).

    Il 30 aprile 1519, Leone X inviava questa Bolla ad Helvetios accompagnandola con una

    lettera nella quale precisava che la Bolla conteneva la vera definizione del potere del romanoPontefice in materia di indulgenze (58).

    Il 15 giugno 1520, la Bolla Exsurge Domine rilevava sei proposizioni erronee di Luterorelative alle indulgenze (59).

    Un cambiamento non nella dottrina ma nel vocabolario. L'indulgenza per modum

    absolutionis

    Il Papa, per autorit apostolica, apre le porte del tesoro dove il fedele trova di checompensare o pagare il suo debito. Colui che riceve un'indulgenza, dice san Tommaso, a stretto

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    rigor di termine non viene assolto o esonerato dal suo debito, gli viene invece dato di che pagarlo,non absolvitursimpliciter loquendo a debito poenae, sed datur ei unde debitum solvat (60).

    Questa dottrina la stessa della Bolla di Leone X al Gaetano; ma, invece della parolasolvere, la parola absolvere che la Bolla utilizza (61).

    Tale parola era stata lungamente spiegata dal Gaetano stesso (62) e non poteva pi, ormai,dare luogo ad equivoci. Non si tratta qui del potere sacramentale di assolvere i peccati. Si trattasolo delpotere canonico. Non semplicemente in quanto questo pu assolvere i penitenti dalle penedisciplinari imposte al foro canonico della Chiesa stessa; ma in quanto pu determinare con autoritsotto quali condizioni i tesori del cielo possono riversarsi sulla terra e compensare la pena temporaledovuta al foro divino per i peccati personali.

    La dottrina delle indulgenze rappresenta uno sviluppo omogeneo della dottrina cristiana

    La dottrina delle indulgenze un fiore delicato ma autentico dell'albero sempre vivo delladottrina cristiana. Essa apparsa nel corso dei secoli, nella Chiesa assistita dallo Spirito Santo,come un coronamento spontaneo dell'approfondimento nello stesso tempo dottrinale e sperimentaledei misteri del peccato, dei perdoni di Dio, del ruolo ministeriale della Chiesa nella dispensa di dettiperdoni.

    Se vero che c' nella Chiesa di Cristo un progresso legittimo e considerevole (63), non sisar dimostrato nulla di valevole contro le indulgenze quando si dir che nulla nella tradizioneprimitiva e universale della Chiesa prova che le indulgenze erano conosciute e praticate come losono state in seguito dal medioevo occidentale (64). Nulla prova nella tradizione primitiva e

    universale della Chiesa che la festa dell'Assunzione della Vergine, per esempio, sia stata conosciutae praticata come lo stata a iniziare dal VII secolo prima in Oriente e poi in Occidente. E nulla sisar notificato di valido quando si dir che il ragionamento teologico che cerca di giustificarel'introduzione tardiva delle indulgenze in Occidente costituisce un insieme di deduzioni in cui ogniconclusione sorpassa un po' le premesse (65). Sempre, diremo noi, le conclusioni sorpassano lepremesse nella esplicitazione. La questione, l'unica questione, di sapere se le conclusioni sonoconformi al contenuto delle premesse, se tradiscono o corrompono il senso profondo e implicitonascosto nelle premesse, o se invece, aiutano a rivelarlo, a manifestarlo, a farlo venire alla luce, aesplicitarlo. Certamente, dice san Vincenzo de Lrins, necessario che ci sia un progresso nellaChiesa di Cristo, e un progresso considerevole. Ma a condizione che questo progresso costituiscaveramente un progresso (profectus) per la fede e non una alterazione (permutatio); la caratteristica

    del progresso infatti che ciascuna cosa si sviluppi rimanendo s stessa, mentre la caratteristicadell'alterazione che una cosa si trasformi in un'altra (66). La rivelazione apostolica relativa aldisordine del peccato, al perdono di Dio, al potere delle chiavi, si forse nel corso dei secolicorrotta o sviluppata con la messa in luce di un duplice disordine del peccato, l'uno infinito neiriguardi di Dio, l'altro finito nei riguardi della creazione, con una comprensione pi profonda di untesoro di soddisfazione di Cristo che oltrepassa in infinit lefficacia dei sacramenti (67) e di unpotere giurisdizionale di determinare le condizioni di riversibilit su di noi di questo tesoro? A dettadomanda bisogna rispondere affermativamente o negativamente. Se si risponde che, nelle manidella Chiesa, la dottrina cristiana su questi differenti punti si alterata, quale concetto dovremo faredel disordine introdotto dal peccato tra l'uomo e la creazione (Rom. 8, 20), del senso redentore dellesofferenze non respinte ma assunte da Cristo (Rom. 8, 17), del potere di legare e di sciogliere neicieli ci che sar stato legato o sciolto sulla terra, dell'assistenza promessa fino alla fine dei tempi?E quale nozione ci si dovr fare della crescita del regno che sviluppandosi da un piccolo semediventa un albero che accoglie gli uccelli dell'aria (Mt. 13, 31)?

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    Detta dottrina irriducibile al materiale che l'ha preparata

    Henri Bergson ha insistito sull'illusione che esiste di voler spiegare le invenzioni della vita,le intenzioni dell'arte e dello spirito con un semplice riordinamento di ci che preesisteva, come siricostruirebbe un mosaico. Ci che precedeva l'indulgenza non era ancora l'indulgenza, e quegli

    storici che hanno pensato con ci di render conto dell'indulgenza le sono passati vicino senzacomprenderla: non hanno saputo vedere nel tesoro delle soddisfazioni sovrabbondanti della Chiesadel cielo che un'immagine troppo materiale, avente il colorito del tempo e incapace di significarealtra cosa che l'attenzione concessa da Dio a tutte le nostre preghiere. Hanno creduto a unaconfusione fatta dalla Chiesa tra le pene del foro canonico e le pene del foro divino, a unaconfusione dei due esercizi distinti del potere canonico, l'uno che gli permette di toglieredirettamente le pene del foro canonico, da lui imposte, l'altro che gli permette solo di determinare lecondizioni alle quali i tesori del cielo potranno compensare le pene del foro divino procurateci dainostri peccati. In una relazione letta 1'11 novembre 1965 a nome della conferenza episcopale diGermania, applaudita sinceramente dall'assemblea, ascoltata con viva attenzione dagliosservatori (68), il cardinale Dopfner, arcivescovo di Monaco, espresse, concludendo, la necessit

    di un rifacimento completo della dottrina delle indulgenze.

    Gli usi penitenziali anteriori alle indulgenze

    Gli storici hanno studiato a lungo gli usi penitenziali esistenti prima delle indulgenze (69).Oltre al potere sacramentale di assolvere, di cui abbiamo gi parlato, si incontrano fin dai primisecoli nella Chiesa delle "supplicationes" destinate a soccorrere i peccatori. Queste preghiere nonhanno nulla di propriamente sacramentale. Esse non assolvono dal peccato. Il loro nome derivadalla domanda in esse fatta a Dio perch voglia lui stesso assolverli.

    Dette "supplicationes" aumentavano di importanza quando colui che le faceva era unvescovo o il Sommo Pontefice. Le "assoluzioni" cos concesse dai Papi abbondano nelle lorolettere. Esse non hanno che un valore di intercessione, come del resto le "assoluzioni" liturgiche chealla fine della messa si aggiungevano alle suppliche fatte per i penitenti.

    Tutte queste preghiere, queste usanze, queste benedizioni potrebbero essere annoverate sottoil nome che noi usiamo, in un senso molto largo, di sacramentali, nei quali le nostre preghiere e lenostre domande particolari sono racchiuse e sollevate dalla grande preghiera della Chiesa, che Dioama come la sua Sposa, e alle suppliche della quale egli potr accordarci ci che la mediocrit deinostri propri cuori non avrebbe saputo ottenere dalla sua bont.

    Pi tardi, nell'VIII e IX secolo, nel momento in cui si generalizza la penitenza privata, ladistinzione tra ilpeccato rimesso e il debito restante dovuto, sebbene ammesso in ogni tempo nellaChiesa, si imporr con evidenza a tutti gli spiriti. Il sacerdote rimetter i peccati con l'assoluzionesacramentale (la cui formula come quella dell'unzione dei malati rimaneva deprecativa). Essalascer sussistere a carico del peccatore l'obbligo di soddisfare a Dio per la pena temporale restantedovuta. A questo fine sono pi particolarmente ordinate le opere di penitenza che gli sono stateprescritte. Ed pure a questo scopo che la Chiesa l'aiuter con le "assoluzioni" liturgiche il cui usopersiste e nelle quali essa non impegna che il suo potere di preghiera e di intercessione come fa per isacramentali. Pi tardi ancora, quando la Chiesa, per aprire il tesoro delle soddisfazionisovrabbondanti del cielo, impegner il suo potere giurisdizionale, appariranno le indulgenze.

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    CONCLUSIONI

    Sacramentali e indulgenze

    La Chiesa pu aiutare i suoi figli peccatori con la preghiera. Essa li invita a pregare anche sesono ancora prigionieri dei loro peccati, per trovare la forza di liberazione. La preghiera puprecedere la carit. Essa si appella in qualche maniera alle misericordie di Dio contro le giustizie diDio. Gi da questi primi passi, la preghiera del peccatore sostenuta dalla preghiera della Chiesa.La preghiera della Chiesa colorata dal fuoco della carit che arde sempre nel suo cuore. E' lagrande preghiera della sposa. Essa abbraccia tutti coloro che Cristo le ha affidati. Li accompagna eli sorregge nelle pi piccole azioni e circostanze della vita. Propone loro dei riti di purificazione e diumiliazione quali l'acqua benedetta e l'imposizione delle ceneri, delle pratiche di rinuncia o di

    penitenza quali l'elemosina e il digiuno, l'astinenza, delle preghiere di supplica o di "assoluzione"per i peccatori e per i defunti, dei tempi di avvento e di quaresima. Benedice le immagini sacre, irosari, i crocifissi di cui essi si servono per pregare, i luoghi di pellegrinaggio che essi si recano avisitare. Essa fa di ogni cosa dei sacramentali, cio dei riti sotto i quali nasconde la sua ardentesupplica di sposa, affinch essi possano a ogni istante, nel loro silenzio e nella loro solitudine,sentirsi trasportati da essa. A quel momento la loro povera e debole preghiera simile a unuccelletto che si posa sulle ali di un'aquila per essere trasportato verso l'alto.

    La Chiesa pu aiutare i suoi figli peccatori in un modo ancor pi delicato. La via dellapreghiera rester sempre aperta, ma la Chiesa far ora direttamente ricorso alla via della comunionedei santi nella carit. Essa suppone nei suoi figli che si pentono la presenza della carit teologale.Suppone in essi lo spirito di contrizione e, per l'indulgenza plenaria, l'unione a Cristo anche con lacomunione eucaristica. Suppone ancora in essi il senso del mistero del peccato, delle compensazioniche esso esige, del male che rappresenta, per coloro che muoiono nell'amore, un ritardo delmomento del loro incontro con l'Essere amato. La Chiesa esige da essi degli atti di penitenza, oelemosina, o digiuno, o preghiera. Allora sapendoli cos preparati, cos fusi in qualche modo nellagrande comunione dei santi che unisce il cielo, la terra e il purgatorio, essa ricorrer alle indulgenze.Queste non sono pi direttamente, come la preghiera, un appello alle misericordie di Dio contro lesue giustizie. Per una specie di capovolgimento, esse si appellano alle giustizie procurateci dalle suemisericordie. Queste misericordie hanno spinto Dio a darci il suo Figlio unigenito; esse hannoaiutato i santi a conformarsi a Cristo e questi hanno sofferto con lui e compensato con lui per ognispecie di disordine causato dal peccato. Nella Chiesa del cielo ci sono delle supercompensazioni

    che non si esauriscono per mezzo dei sacramenti. D'altra parte, nella Chiesa militante, c' unbisogno continuo e sempre rinascente di compensazioni. Non potranno i figli della Chiesa terrenaottenere che vengano riversate su di loro le supercompensazioni della Chiesa del cielo? Non sarcos sempre possibile un qualche contrappeso ai disordini del mondo, fornito dalla comunionenell'amore?Ecco il meraviglioso mistero delle indulgenze. Come tutte le cose belle e delicate, untale mistero si presta ad essere misconosciuto, deformato, guastato. Ma sarebbe pazzia voltar lespalle a tutto ci che bello e delicato perch pu essere facilmente misconosciuto e guastato. Doveallora si andrebbe a finire?

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    Note

    1) Concilio Vaticano I, Sess. IV, c. 4 (DS 3070).

    2) Commonitorium, 23, 1-3.3) Concilio Vaticano I, Sess. III, c. 4 (DS 3020).

    4) E' cos che Vladimir Soloviev, avendo citato la promessa di Ges a Pietro, la illuminaretrospettivamente con il fatto del primato: La parola di Cristo non poteva rimanere senzaeffetto nella storia cristiana; e il principale fenomeno di questa storia doveva avere una causasufficiente nella parola di Dio. Si trovi dunque, per la parola di Cristo a Pietro, un effettocorrispondente che non sia quello della cattedra di Pietro, e si scopra, per questa cattedra, unacausa sufficiente che non sia la promessa fatta a Pietro.La Russie et l'Eglise universelle,Parigi, Stok, 1922, p. 132.

    5) Essendo il peccato un atto disordinato, chiaro che chiunque pecca insorge contro un ordineprestabilito; la conseguenza che il peccato sar represso da quest'ordine; tale repressione vienechiamata pena. S. Tommaso, S. Teol., 1-2. q. 87, a. 1.

    6) S. Tommaso, S. Teol., 3, q. 86, a. 4. Sulla legge della riequilibrazione dell'essere, vedereJacques Maritain, Neuf leons sur les notions premires de la philosophie morale, Parigi, Tqui,pp. 72 e 184.

    7) S. Tommaso, S. Teol., 3, q. 48, a. 2, ad 1; q. 49, a. 1.

    8) Cf. articoloAbsolution, di A. Vacant,Dict. de Thol. cath., t. l, col. 171.

    9)Decretum pro Armenis, 22 nov. 1439 (DS 1323).

    10) Sess. 14, 25 nov. 1551,Doctrina de sacramento poenitentiae (DS 1667 ss). Sul punto di vistastorico, vedere l'importante opera di Paul Galtier, S.J.,L'Eglise et la remission des pchs auxpremiers sicles, Parigi, 1932. Dalla prima parte dell'opera, che studia il valore dell'assoluzionenei primi secoli, stralciamo alcuni pensieri. Nel XIII secolo fu merito di S. Tommaso e di Scoto,a differenza degli scolastici precedenti e dei teologi improvvisati del XII sec. il cui pensierosegna un regresso nella storia delle dottrine, di aver potuto, attraverso la via della logica,risalire al pensiero profondo della Chiesa, sulla natura del potere che essa professa aver

    ricevuto da Cristo, e di aver affermato il carattere veramente sacramentale dell'assoluzione delsacerdote. Questa concezione di un intervento sacerdotale che tende direttamente allaremissione del peccato e che stata consacrata dal Concilio di Trento, si trova espressa inmaniera abbastanza chiara nei primi secoli s da potersi attribuire tale e quale alla Chiesa di quel

    tempo, o bisogna vederci piuttosto una conclusione, alla quale si sarebbe giunti soltantoprogressivamente e che si sarebbe lentamente imposta all'adesione degli animi?. Secondo B.POSCHMANN, detta concezione si sarebbe formata a poco a poco. La risposta di P. GALTIER invece netta e decisa. Dal III al VI secolo in Occidente, da Tertulliano a S. Gregorio Magno,bisogna riconoscere, nell'atto per mezzo del quale la Chiesa riconcilia il peccatore con Dio,una reale assoluzione del peccato.

    11) Sulle parole di san Paolo:Ma se il Cristo in voi, bench il corpo sia morto a causa delpeccato, per lo spirito vivo in virt della giustizia (Rom. 8, 10), san TOMMASO (S. Teol., 3.q. 68, a. l, ad 2; q. 69, a. 3, ad 3), citando sant'AGOSTINO (Contra Julianum, libro 6, 17, n. 52),noter che il battesimo scende sull'anima che purifica da ogni peccato, ma non su tutto ci che

    nell'uomo.12) S. FRANCESCO DI SALES, Trait de l'amour de Dieu, libro 2, c. 8

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    13) s. TOMMASO, S. Teol., 1-2, q. 113, a. 10; 3, q. 86, a. 5, ad 1. A questa carit perfettacorrisponde una intensa penitenza interiore. Finch il santo vive tra noi, il dispiacere delle suecolpe non pu non procurargli dolore: Non son degno di essere chiamato apostolo, perch hoperseguitato la Chiesa di Dio (1 Cor 15, 9). Cfr. S. TOMMASO, S. Teol., 3, q. 84, a. 8, ad 2.

    14) Ipsa gratia meretur augeri, ut aucta mereatur perfici; S. AGOSTINO, Epist. 186, c. 3, n. 10.Citato da S. TOMMASO, S. Teol., 1-2, q. 113, a. 10.

    15) Satisfactio confert gratiam prout est in proposito et auget eam prout est in executione : S.TOMMASO, S. Teol., 3, q. 90, a. 2, ad 2.

    16) In satisfactione magis attenditur affectus offerentis quam quantitas oblationis , dice S.TOMMASO, S. Teol., 3, q. 79, a. 5, che cita le parole del Signore sull'obolo della poveravedova, pi prezioso dei tesori: Lc., 21, 3.

    17) Mediante la preghiera che segue l'assoluzione: Che tutto ci che tu farai di bene ti sia contatoper la remissione dei tuoi peccati, san Tommaso ritiene che le libere soddisfazioni che ilpenitente compir successivamente sono come integrate in anticipo nella soddisfazione

    sacramentale: talis satisfactio est sacramentalis, in quantum virtute clavium est culpaecommissae expiativa ; Quodlibet, 3, q. 13, a. 28.

    18) Lc., 11, 41; 12, 33.

    19) Mt, 4, 2; 6, 16.

    20) Mt, 6,6; ecc.

    21) S. TOMMASO,De malo, q. 7, a. 11, ad 16.

    22) L'anima vedendo che il purgatorio stato fatto per disposizione divina allo scopo di purificarele sue imperfezioni, ci si immerge. PIERRE DEBONGNIE, Sainte Catherine de Gnes, Parigi1960, p. 97.

    23) La 19.a proposizione di Lutero, condannata da LEONE X nella Bolla Exsurge Domine, 15giugno 1520, dice: Le indulgenze, per coloro che veramente le ottengono, sono senza valoreper rimettere la pena dovuta ai peccati attuali davanti alla giustizia divina (DS 1469).

    24) Vedere sopra Il tesoro riversibile delle sofferenze di Cristo per il suo Corpo mistico che laChiesa

    25) s. TOMMASO, S. Teol., 3, q. 1, a. 2, ad 2.

    26) Nel suo commento a questo testo della S. Teol. che sar dedicato il 10 marzo 1522 al papaAdriano VI.

    27) Opuscula, ed. a Venezia 1612, t. 3, tr. II, c. 11.28) GAETANO, Quaestiones de thesauro indulgentiarum, quaesitum 3, n. 8; ed. leon. della S.

    Teol., t. 12. p. 362.

    29) Quando l'anima inizia il viaggio di ritorno al suo stato primario, talmente grande l'ardore chela spinge a trasformarsi in Dio che esso costituisce il suo purgatorio. In questo purgatorio essanon vede un purgatorio, ma proprio questo istinto ardente e ostacolato costituisce il suopurgatorio. PIERRE DEBONGNIE, Sainte Catherine de Genes, p. 211.

    30) S. TOMMASO, S. Teol., 3, q. 48, a. 2. - Il merito di Cristo agisce, certamente, per mezzo deisacramenti; tuttavia la sua efficacia non limitata ai sacramenti; essa supera con la sua infinitl'efficacia dei sacramenti; S. TOMMASO,IV Sent. dist.20, q. l, a. 3, quaest. 1 (Suppl., q. 25, a.

    1).31) DS 1025 e 1027.

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    32) DS 1467.

    33) DS 2641.

    34) S. TOMMASO,IV Sent. Dist. 45, q. 2, a. 4, quaest. (Suppl. q. 71, a. 12).

    35)Loc. cit., q. 2, a. 1, quaest. 1 (Suppl., q. 71, a. 1).

    36) Avis, sentences et maximes, Silverio. t. 4, p. 235. - Sul mistero della intercomunicazione dellacarit, che sorpassa ma non esclude il dominio della soddisfazione, vedereL'Eglise du Verbeincarn, t. 2, pp. 254-261.

    37) Quodlibet, VIlI, q. 5, a. 9.

    38) Ibid.

    39) S. TOMMASO,IV Sent. Dist. 45. q. 2, a. 4, quaest. 1 (Suppl., q. 71, a. 12). - Il debito che unamico paga per me non mi pi imputato: per intentionem, actus alicuius transfertur inalterum: Quodlibet, II, q. 7, a. 14.

    40) VedereIV Sent., dist. 20, q. 1, a. 3, 4, 5, le chiare analisi riprodotte nel Supplemento della S.Teol., q. 25, 26, 27, al quale ormai noi rimanderemo per brevit.

    41) DS 1026.

    42) S. TOMMASO, Suppl., q. 25, a. 2. ad l.

    43) Ille qui indulgentias suscipit non absolvitur simpliciter loquendo a debito poenae; sed datur eiunde debitum solvat: Suppl., q. 25, a. l, ad 2.

    44) Faciens indulgentias poenam pro eo, quam debuit, solvit de bonis eommunibus Ecclesiae :Suppl., q. 25, a. l, ad 3.

    45) Indulgentia autem non per modum sententiae datur, sed per modum dispensationis eujusdam...

    : Suppl., q. 27, a. 4. ed. 3.46) Ad hoc quod applicentur isti, requiritur auctoritas dispensandi hujusmodi thesaurum: Suppl.,

    q. 25, a. 2.

    47) Non pertinet ad dispensationem sacramentorum talis remissivo, sed ad dispensationembonorum communium Ecclesiae: Suppl., q. 25, a. 2, ad. 1.

    48) Nam verus illius intellectus est: Quodcumque solveris eo modo quo illud est solubile...:Quaestiones de thesauro indulgentiarum, quaesitum quartum, n. 5, ed. leon., t. 12, p. 362.

    49) Quamvis indulgentiae multum valeant ad remissionem poenae, tamen alia opera satisfactionissunt magis meritoria respectu praemii essentialis; quod in infinitum melius est quam dimissio

    poenae temporalis : Suppl., q. 25, a. 2, ad 2; cf. q. 27, a. 2, ad 2. E ancora q.n, a. 12, ad,.3, dove detto dell'expiatiopoenae: sed hoc quasi nihil est comparatum possessioni regni coelorum.

    50) Thesaurus indulgentiarum non potest veraciter attingi a potestate pontificia nisi actu veraedispensationis. Ergo tam indulgentia quam tanta indulgentia data sine causa rationabili, estinvalida; GAETANO, Quaestiones de causa indulgentiarum, quaesitum l, n. 6. ed. leon., t. 12,p. 365.

    51) Positio de sacrarum indulgentiarum recognitione, Citt del Vaticano 1965. p. 2. c. 1,2, p. 39.

    52) s. TOMMASO, S. Teol., 1-2, q. 24, a. 6.

    53) PIERRE DEBONGNIE, Sainte Cathrine de Genes, p. 213.

    54) S. TOMMASO.IV Sent. dist. 45, q. 2, a. 3, quaest. 2; o Suppl.. q. 71. a. 10; . Principaliterprodest ei qui indulgentiam accipit... Secundario autem et indirecte ei pro quo aliquis facit illudquod est indulgentiac causa....

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    55) Questo splendido testo di P. RABUSSIER citato pi ampiamente in JACQUES MARITAIN,Les degrs du savoir, 1932, p. 730.

    56) Inserita dal GAETANO nel 1522 nel suo Commento alla Somma, 3. q. 48, a. 5, n. 3.

    57) DS 1448.

    58) Romani Pontificis potestatem in hujusmodi indulgentiarum concessione... veramdefinitionem... decrevimus (DS 1449 e introduzione 1447).

    59) Prop. 17: I tesori della Chiesa dai quali il Papa trae le indulgenze non sono i meriti di Cristo edei Santi. - Prop. 19: Le indulgenze, per coloro che le ottengono veramente, non hanno alcunvalore per rimettere la pena dovuta ai peccati attuali davanti alla giustizia di Dio. Cfr. DS 1467e 1469.

    60) Suppl., q. 25, a. l, ad 2.

    61) Detta parola ripresa nel Codice di Diritto Canonico, can. 911: Tutti abbiano in grandeconsiderazione le indulgenze cio la remissione davanti a Dio dellapena temporale dovuta ai

    peccati perdonati limitatamente alla colpa che l'autorit ecclesiastica concede, dal tesoro dellaChiesa, per i viventi sotto forma di assoluzione, per i defunti sotto forma di suffragio.

    62) Tractatus de indulgentiis, in 10 capita, al card. Giulio de' Medici, Roma 8 dicembre 1517,Opuscula, ed. Venezia 1612, t. 1, tr. 15. - Tractatus de indulgentiis in 6 quaestiones, Augsbourg29 sett. - 7 ott. 1518, una sola di Roma, 20 nov. 1518, t. l, tr. 16. Le Quaestiones de thesauroindulgentiarum, quaesitum 1, che sono posteriori alla Bolla Cum postquam del 9 nov. 1518 ealla Bolla Exsurge Domine del 15 giugno 1520, si devono probabilmente datare, secondo R.P. von Gunten, ottobre - novembre 1520. Il GAETANO elimina subito qui due errori contrari.L'uno, di Francesco Mairon, secondo il quale i poteri giurisdizionali, concedendo un'indulgenza,

    penetrano direttamente nel foro divino per rimettere auctoritative la pena temporale delpeccato. L'altro, di Lutero, secondo il quale l'indulgenza senza effetto nel foro divino eriguarda soltanto le pene canoniche, che la Chiesa pu imporre o togliere come impone o toglieuna scomunica. Tutto lo sforzo del GAETANO sta nell'introdurre nuovamente la parolaassoluzione per indicare esattamente ci che, a partire da san Tommaso, si chiamava soluzione,cio l'atto con il quale la Chiesa ha autorit di aprire ai penitenti il tesoro dove esse troverannodi che pagare il loro debito. La parola assoluzione, che veniva quindi ad avere un sensonuovo, era molto antica ed era stata spesso utilizzata dai Papi per designare delle preghiere incui, come nelle nostre assoluzioni, si domandava a Dio di assolvere e di soccorrere i peccatori(vedere pi avanti).

    63) Nullusne ergo in Ecclesia Christi profectus habebitur religionis? Habeatur plane, et maximus, S. VINCENZO DI LRINS, Commonitorium, c. 23.

    64)Rapporto di Sua Beatitudine MAXIMOS IV, letto a nome del sinodo dell'episcopato grecomelchita cattolico, il 10 novembre 1965, durante la 157.a Congregazione generale del ConcilioVaticano II; riportata nellaDocumentation catholique , 20 febbraio 1966, col. 358.

    65) bid.

    66) Commonitorium, loc. cit,

    67) Meritum Christi... etsi in sacramentis operatur, non tamen efficacia eius in sacramentisincluditur, sed sua infinitate excedit efficaciam sacramentorum, S. TOMMASO, Suppl., q. 25,a, 1.

    68)Documentation, loc. cit., col. 360.69) Fra i pi recenti lavori, citiamo: B. POSCHMANN,Der Ablas im Licht der Bussgeschichte,

    Bonn 1948: al quale si riferiscono PAUL GALTlER, S. J.,Les indulgences: origine et nature,

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    propos d'un ouvrage rcent, dans Gregorianum XXXI, 1950, pp. 258 - 274; e Henri Chirat,Lesorigines et la nature de l'indulgence, d'aprs une pubblication rcent, nella Revue des SciencesReligieuses, XXVIII, 1954, pp. 39-57.In tre articoli de L'Osservatore Romano, 19, 24, 26 febbraio 1966, Mons. ROBERTO MASIricorda in quali circostanze stata discussa la questione delle indulgenze, nell'Aula Conciliare,

    alla fine della quarta sessione. Espone quindiLa dottrina tradizionale delle indulgenze, poi lanuova opinione di B. POSCHMANN e di K. RAHNER, i quali non vogliono vedere nelleindulgenze che una preghiera di intercessione della Chiesa per i peccatori, in breve solo unsacramentale.

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