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©CLIC.HÉ - Webmagazine trimestrale di fotografia e realtà visuale - All rights reserved - Direttore Responsabile: Luigi Torreggiani - Editore: Associazione Culturale Deaphoto - Reg. Trib. Firenze N° 5767 del 14/04/2010 APRILE 2015 N° 19 www.clic-he.it op- po- s to

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Clic.hé è il webmagazine trimestrale di fotografia e realtà visuale edito dall'Associazione Culturale Deaphoto.

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n° 19

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Editore:Ass. Culturale Deaphoto

Direttore responsabile:Luigi Torreggiani

Photo-editor:Giulia Sgherri

Caporedattori:Paolo ContaldoSara SeveriniNiccolò Vonci

Progetto graficoe impaginazione:Luciferi - [email protected]

Foto di copertina:Valentina Parisi

In redazione:Sabrina IngrassiaSilvia BerrettaChiara Micol SchionaTiziana TommeiAlberto Ianiro

Collaboratori fissi:Sandro BiniDiego CicionesiCaterina Caputo

Servizi tematici:Alessandro Landozzi Davide Palmisano Diego Cicionesi Fabrizio Intonti Valentina Parisi

Recensioni, eventi e rubriche:Sara SeveriniDiego CicionesiNiccolò Vonci

OppOSTO

ediTOriale pag. 5

preSenTaziOne alle immagini pag. 7

OppOSTO – SerVizi

Alessandro Landozzi Pag. 8

Davide Palmisano Pag. 16

Diego Cicionesi Pag. 22

Fabrizio Intonti Pag. 28

Valentina Parisi Pag. 36

recenSiOni

WIM WeNDerS

America Pag. 45

ALeC SoTh

Conversazioni intorno a un tavolo Pag. 49

eVenTi

Firenze, MUX 6TeT Pag. 51

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Fabr

izio

Into

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Editoriale

oPPoSToDI LUIGI TorreGGIANI

Quella degli opposti è un’immagine ricorrente e cara in fotografia. Negativo e positivo, bianco e nero, luce e ombra, ma anche durezza o delicatezza dell’immagine, estetica o crudo realismo, astrattismo o documentazione.Osservando il lavoro di molti fotografi avremo sempre a che fare con opposti modi di intendere, vedere, osservare, ritagliare e proporre immagini, storie ed emozioni. opposte sensibilità e visioni, talvolta in lotta fra loro, ma nate tutte infondo dallo stesso mezzo a disposizione, che in un modo o nell’altro è stato inventato per riprendere il reale.Il fotografo è un viaggiatore, tra due mondi opposti ma al tempo stesso convergenti. Ying e Yang: realtà e sua rappresentazione in immagine statica, a due dimensioni. E’ la macchina fotografica a fare da sbarra nella dogana di frontiera tra il mondo, là fuori, e l’universo del fotografo, qui dentro. Un mezzo come un altro per far passare merci, idee, emozioni, storie, in base alle “regole vigenti” in ciascuno stato, ovvero nella testa e nel cuore di ciascuno di noi.Alcuni trovano davanti alla sbarra fatta da otturatore, tendina e obiettivo, degli agenti intransigenti e severi: passa solo ciò che è “consentito”.Altri sanno corrompere a dovere i poliziotti per far passare qualcosina di “illecito”.Altri ancora li trovano addormentati e sognanti e allora

via libera! Passa di tutto.Non importa quale frontiera mentale ci scegliamo per il nostro fotografare e quando o come decidiamo di alzare la sbarra dei nostri confini tecnici, etici, stilistici o mentali.

L’importante è che il nostro zaino, la nostra testa, sia piena, che ci sia dentro qualcosa da dire, da riportare con sé e da condividere con gli altri per un motivo, con uno scopo. Il mondo della fotografia è oggi pieno di polemiche tra opposti, dalla diatriba oramai scialba “analogico vs digitale” al recente “fotogiornalismo vs staged”… forse occorrerebbe interrogarsi di più sul cosa e soprattutto, in un mondo che privilegia l’estetica e lo stupore al contenuto, sul perché.

il fOTOgrafO è un ViaggiaTOre, Tra due mOndi OppOSTi ma al TempO STeSSO cOnVergenTi

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Die

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Presentazione alle immagini

oPPoSToDI PAoLo CoNTALDo

opposto è un luogo di osservazione, partenza e arrivo dello sguardo. Alessandro Landozzi con la sua “Stanza” ci regala un’occasione unica di rilessione. Il vuoto, il vecchio vissuto ma sopratutto storia che scompare e ricomincia. Z.XXIX di Valentina Parisi è una mappa delle distanze, delle contrapposizioni leggibili nel modo tutto italiano di preservare il territorio naturale. Incontriamo immagini opposte a quelle che si aspetta di vedere in una riserva Naturale del litorale romano. Contrappunto nel linguaggio musicale è la capacità di creare un’unica composizione con linee melodiche indipendenti, nei dittici di Davide Palmisano le assonanze e soprattutto le dissonanze trovano il giusto equilibrio per raccontare la sua “roma spaccata”. Di fronte, dall’altra parte è il luogo di osservazione di Diego Cicionesi.Immagini filtrate, storie diverse che si incontrano per un attimo, quello dello scatto. Sottosopra è incontro, dapprima incidente tecnico, poi visione di una realtà fatta di associazioni paradossali e coinvolgenti. Fabrizio Intonti ci propone un vero viaggio nel diverso contiguo.

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oPPoSTo

Alessandro Landozzi

LA STANZA

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oPPoSTo

Mi sono trovato in questo piccolo salotto di una vecchia casa nel cuore di quella Firenze che dell’oltrarno ne ha fatto vanto, un’identità cittadina che in passato si è contrapposta alla sua stessa identità di città storica. ho sentito la necessità di dover testimoniare fotograficamente quella che mi è sembrata la stanza chiusa al pubblico di un museo ormai in disuso e destinato al disfacimento, che non ha mai avuto visitatori ma solo disattenti ma gelosi custodi di se stessi. Brevi frammenti visivi, sensazioni di vita ripetutamente quotidiana da poco svanita sia nella presenza umana sia nell’arredo, quasi del tutto gettato via per fare posto

a lavori di radicale ristrutturazione. Un dietro le quinte opposto per eccellenza al palcoscenico, dove si è consumata la medesima trama che ha solo ingiallito i muri. Non ha mai voluto applausi e non ha svelato a nessuno il finale. Quadri che fungevano da scenografia e che ora hanno lasciato un vuoto temporaneo inesorabilmente uguale sulle opposte pareti, un lampadario che ha esaurito il suo compito e non illuminerà più i quattro angoli della stanza equamente divisi tra intonaco scrostato e quello ancora integro ma spento. Subito dopo la mia attenzione è stata attirata dall’unico quadro ancora presente,

l’unico che per distrazione forse non è stato gettato via. L’arte, o meglio una sua copia, mi svela nel privato la sua opposta natura di costante riproduzione di se stessa, fino a svanire come svanita è la vita vissuta tra queste mura. Decido di interrompere bruscamente questa trama non scritta, immortalata frettolosamente come ultima chance di sopravvivenza dalla mia ostinata presunzione di fotografo. Appendo il quadro sicuramente nel posto sbagliato per fare l’ultimo scatto, come se la mia iniziativa potesse imprimere un senso di compiuto a questa metafora già finita e opaca. Spesso provocatoriamente penso che l’arte non esista... Quale è il retroscena dell’arte? Quale è il suo opposto per eccellenza? ■

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un VuOTO TempOraneO ineSOrabilmenTe uguale un vuoto temporaneo inesorabilmente uguale

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BIoAlessandro Landozzi

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Sono nato a Firenze, dove vivo e lavoro, il 21 Settembre del1974. Dopo gli studi classici mi sono iscritto alla facoltà di Giurisprudenza interrotti dopo due anni per seguire un corso professionale di fotografia Still Life. Da lì è iniziata progressivamente la mia esperienza lavorativa prima collaborando in un laboratorio di stampa fotografica per poi approdare, dopo qualche sporadico lavoro di sussistenza, alla Fratelli Alinari dove ho lavorato stabilmente dal 2000. ho cominciato nella Stamperia d’Arte della F.lli Alinari come stampatore di collotipia o fototipia per poi evolvere la mia esperienza nell’allestimento di mostre fino ad arrivare in questi ultimi anni alla digitalizzazione dell’archivio fotografico. Nel 2013 s’interrompe il mio rapporto lavorativo per problematiche societarie. Dal 2014 a oggi collaboro saltuariamente con la Fratelli Alinari. ■

BIoAlessandro Landozzi

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Davide Palmisano

roMA SPACCATAritratti capitolini in contrappunto

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“roma Spaccata” è un esperimen-to di reportage urbano precoce, realizzato percorrendo in maniera ininterrotta, in un fine settimana prenatalizio del 2013, le strade cit-tadine in completa solitudine; con il desiderio di cogliere i sentimenti narrati dalle contraddizioni che af-fliggono la città. La decisione presa è stata di rac-contarle nella forma del dittico,

estrapolando scatti colti nel centro cittadino insieme con altri invece realizzati nella prima periferia del quartiere Appio, e imponendomi sempre la regola dell’estempora-neità per quanto abbia scelto di miscelare volutamente immagini di vario genere, dall’architettura al paesaggio urbano, allo street, ma anche alcuni ritratti, posati o rubati, ambientati e non, fino a un “partico-

lare” still-life. Per rappresentare, in-fine, le contraddizioni della capitale di una Nazione contraddittoria, ho accoppiato le foto in dittici facendo uso della tecnica del “contrappun-to”, mutuata dalla composizione musicale.Accoppiando gli scatti secondo identità alternativamente di asso-nanza o dissonanza, quando non addirittura entrambe se presenti, cioè secondo la contraddittorietà dei sentimenti di volta in volta su-scitati. ■

oPPoSTo

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BIoDavide Palmisano

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Sono nato a Catania quarantadue anni fa, vivo a Trento ormai da diciotto anni, ho avuto la passione per la fotografia da quando avevo quindici anni, ma solo recentemente ho scoperto le reali possibilità offerte dalla fotografia e da adulto, mi sono finalmente concentrato su dei progetti.Non sono un professionista, ma fotografo per passione e spesso per una necessità personale di esprimermi.La fotografia per me è lo strumento attraverso il quale cerco di rappresentare la realtà o frammenti di come percepisco e interpreto nella sua essenzialità; la fotografia è uno strumento attraverso il quale cerco di stimolare l’osservatore, inclusivo me, ai sentimenti e di richiamarlo alla vita emotiva.Nella mia fotografia preferisco la ricerca della suggestione; cerco di provocare uno stato d’animo, la mia foto deve essere l’espressione di ciò che provo quando osservo, una sorta di paesaggio interiore.Fotografia come forma d’arte, per me, è di rompere le regole di conformità. Bisogna osare seguire il proprio percorso.ho vinto un terzo premio in ctg Viaggi / Turismo a Mosca Fotografica Premio Internazionale, nel 2014, con un portafoglio di otto immagini sul tema “Frontiere del cielo” e mi esprimo meglio nel campo del ritratto, reportage e street photography. ■

BIoDavide Palmisano

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Diego Cicionesi

oPPoSTo

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oPPoSTo

Ci si può trovare di fronte ad un’altra persona e vederla attraverso un filtro invisibile.Stare dalla parte opposta di un vetro, di una finestra: una barriera fisica, reale concreta, ma assolutamente permeabile a uno sguardo. Vedere qualcuno aldilà ci permette di osservarlo, di porsi in relazione con lui senza averne un contatto di fronte, vicinissimo

senza conoscerlo né ora né mai. essere dalla parte opposta di chi può osservare senza possibilità di intervenire in alcun modo nel suo privato, provando comunque a leggere la sua espressione e da lì immaginare il resto. Un momento di distanza e di partecipazione, di separazione e di empatia per chi, rispetto a me, è opposto (di fronte, dall’altra parte). ■

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ViciniSSimO Senza cOnOScerlO né Ora né mai vicinissimo senza conoscerlo né ora né mai

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BIoDiego Cicionesi

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Innamorato da sempre della fotografia, ho ripreso dopo una lunga inattività solo qualche anno fa con un nuovo e totale approccio al mondo digitale. Sono membro della DIerre FoToGrAFI, società con la quale mi occupo professionalmente di eventi e cerimonie, rappresentati in stile reportage con contaminazioni ritratto e fashion. Collaboro con l’Associazione Deaphoto per i corsi di ritratto in studio e Street Photography e partecipo assieme ai membri dello staff agli eventi organizzati sul territorio. Individualmente studio i paesaggi urbani con predilezione per la foto di strada e le ambientazioni portuali, in una scelta compositiva geometrica e tendenzialmente minimalista. Sono attratto dalle reciproche relazioni tra fotografia e psicologia e studio l’interazione tra soggettività, interiorità ed spazi urbani. Vivo con curiosità ed un po’ di caos tutte le cose della mia vita, integrando il medium visivo con letture di ogni genere e musica, prediligendo il jazz. L’essenza del mio vivere si concretizza nei viaggi, di qualsiasi durata e distanza.. ■

BIoDiego Cicionesi

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oPPoSTo

Fabrizio Intonti

SoTToSoPrA

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oPPoSTo

La serie ha origine da un errore di scansione dei negativi fotografici di medio formato del mio archivio. Quando la pellicola non è collocata nel modo giusto, lo scanner seleziona e unisce due metà diverse di due fotogrammi contigui, creando un’immagine composta.

Da qui è nato questo progetto di dittici fotografici, fatti di frammenti di negativi fotografici scansionati e giustapposti tra loro in modo solo apparentemente casuale. Il risultato è un’immagine con un significato nuovo, a volte paradossale, a volte evocativo e metaforico. ■

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BIoFabrizio Intonti

a VOlTe paradOSSale,a VOlTe eVOcaTiVOe meTafOricO a volte paradossale, a volte evocativo e metaforico

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Sono un fotografo e autore di formazione filosofica. La mia produzione fotografica, oltre all’attività professionale, si estende alle arti visive, sovente si basa sulla contaminazione di tecniche (analogico, digitale) e di linguaggi (parole, immagini), tenendo fermo l’intento di mostrare lo straordinario nell’ordinario, e l’abituale nello straordinario, che si tratti di cose, persone, luoghi

BIoFabrizio Intonti

a VOlTe paradOSSale,a VOlTe eVOcaTiVOe meTafOricO a volte paradossale, a volte evocativo e metaforico

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Valentina Parisi

Z.XXIX

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Z.XXIX è la ventinovesima zona di roma di cui fa parte il Parco urbano di Castel Fusano, inserito nella riserva Naturale del Litorale romano.è un’area protetta dal 1980 dalla regione Lazio.Chiamate comunemente riserve Naturali hanno la funzione di mantenere l’equilibrio ambientale di un determinato luogo, aumen-tandone la biodiversità e conser-vandone le risorse genetiche.Una riserva è un luogo da

conservare e proteggere. Nonostante la dicitura con cui è stata caratterizzata, quest’area, a distanza di anni, rimane uno spazio invisibile per l’amministrazione, teatro di numerosi incendi, spazio per l’abusivismo edilizio e terra “riservata” al silenzio.La Zona è forse…un sistema molto complesso di “trabocchetti”.e sono tutti mortali! Non so cosa succede qui in assenza dell’uomo, ma non appena arriva, qualcuno, tutto, tutto si comincia a muovere…

Le vecchie trappole scompaiono, ne appaiono di nuove…Posti prima sicuri, diventano impraticabili: e il cammino si fa ora semplice e facile, ora intricata e fino all’inverosimile. è la Zona! Forse a certi potrà sembrare “capricciosa”…ma in ogni momento è proprio come l’abbiamo creata noi, come il nostro stato d’animo… non vi nascondo che ci sono stati in cui la gente è dovuta tornare indietro a mani vuote… alcuni sono anche morti, proprio sulla porta della Stanza… Ma quello che succede non dipende dalla Zona, dipende da noi!Andrej Arsenevic Tarkovsky ■

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inTricaTa finO all’inVerOSimile intricata fino all’inverosimile

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BIoValentina Parisi

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Valentina Parisi è nata a roma nel 1982, dove vive e lavora. Dopo aver insegnato all’Upter, Università Popolare di roma, ora dirige un laboratorio fotografico per ragazzi/e disabili presso la Fattoria Sociale La Terra dei Sogni. Nel 2014 ha vinto la borsa di studio alla Scuola romana di Fotografia. Diplomata in fotografia all’istituto Superiore r. rossellini e laureata in Lettere, ha collaborato con la Casa Internazionale delle Donne e partecipato a numerose mostre collettive. IL suo ultimo lavoro, DerMA è stato presentato in una mostra personale a Salerno presso la galleria Art.Tre, mentre il dummy è stato esposto alla decima edizione di Fotoleggendo a roma. ■

BIoValentina Parisi

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reCeNSIoNI

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Fino al 29 marzo a Villa Panza sarà possibile visitare Wim Wenders. America. 34 immagini raccontano il Nuovo Mondo nella visione del celebre regista e fotografo tedesco. L’attività cinematografica di Wenders è sempre stata accompagnata da quella fotografica “La fotografia […] è un mezzo di esplorazione, è una

parte vitale del viaggio”, l’autore stesso afferma di utilizzare la fotografia per “cogliere un luogo per la prima volta”. Le opere esposte rappresentano appunto luoghi, ampi spazi aperti, strade, architetture, interni fotografati tra la fine degli anni Settanta e il 2003 in America. I ritratti dei luoghi, spesso privi della

presenza umana, riconducono sempre all’uomo, evocano storie e, complice il magistrale utilizzo della luce, scardinano la visione rendendo labile il confine tra reale e artefatto, oppure, come dice l’autore parlando dell’opera di edward hopper, “c’è la straordinaria sensazione che qualcosa sta per accadere” , come

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mostra

WIM WeNDerS UNA MoSTrA A VILLA PANZA.

A CUrA DI SArA SeVerINI

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in Street Front in Butte, Montana che richiama al quadro Domenica mattina presto, del 1930 di hopper. Wenders dedica questa mostra all’amico e collega Dennis hopper e a edward hopper, suo riferimento artistico, citato insieme a un altro pittore americano, Andrew Wyeth. La villa settecentesca di Varese è gestita dal FAI, diretta da Anna Bernardini che ha curato anche la mostra in questione. Si tratta del luogo ideale per ospitare questa raccolta di immagini, come dichiara l’autore: “Considero Villa Panza un luogo che rappresenta il cuore della cultura europea e al tempo stesso, grazie alla collezione Panza, l’unione tra l’europa e l’America nella sua piena espressione. Non avevo mai pensato a una mostra dedicata all’America, ma questo luogo me

l’ha ispirata e penso sia stato un grande privilegio poterla fare”. La location dialoga e si accorda con le opere così che il percorso espositivo risulta un’esperienza intensa, intima. Dopo aver attraversato alcune sale del piano terra, tra cui lo splendido salone impero, saliamo al primo piano dove stampe di grandi dimensioni dominano gli spazi delle stanze semivuote, si sposano con gli ambienti dei corridoi arredati. Il percorso si conclude nella scuderia della villa dov’è Ground Zero: cinque gigantografie occupano tre pareti; lo spettatore, contenuto e abbracciato nell’installazione, si sente partecipe della preghiera laica che l’opera sembra rappresentare visivamente. A proposito di queste immagini Wenders racconta di averle scattate in un momento in cui il sole, riuscito a

penetrare tra i grattacieli, illuminava direttamente la scena “[…] in quei momenti, nelle poche foto scattate con quella luce, mi sembrò di essere il testimone di un messaggio che il luogo stesso ci consegnava. era un messaggio di pace. Quel luogo aveva visto un orrore indicibile. Ma ora, per un attimo, mostrava un lampo di bellezza surreale che voleva dire: -Il tempo guarirà le ferite! Questo luogo guarirà! Questo paese guarirà! Ma tutto ciò non deve essere la causa di altri morti! Non lasciamo che questo diventi motivo di ulteriori orrori..- Questo è ciò che ho capito mentre scattavo le mie foto in quegli attimi beati. e sì, spero di aver immortalato quel messaggio”. Il catalogo della mostra contiene un’intervista all’artista a cura di Francesco Zanot. ■

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Nel mondo delle pubblicazioni fotografiche ci sono libri innanzi tutto di foto, ce ne sono altri che parlano di tecnica e diversi che esprimono concetti vari di critica fotografica.

Ne esistono altri ancora (i miei preferiti) che sono scritti da fotografi che parlano di se stessi, delle loro opere e del mondo in generale. Non usano in genere termini altisonanti e sinteticamente raccontando del come le loro opere si sviluppano. Tra questi, recentemente, ho letto

il libro intervista di Francesco Zanot ad Alec Soth. Alec Soth è un fotografo americano che, come altri nativi in USA e diversi nati altrove, ha saputo raccontare la quotidianità e la presunta ordinarietà in modo poetico ed originale, donando ad oggetti e persone “qualunque” grandissima dignità e grazia estetica. ha saputo ben riprendere e rappresentare cose e persone appartenenti al nostro mondo di tutti i giorni e con queste costruire storie e narrazioni emozionanti e d’effetto. Alec Soth infatti lavora per serie fotografiche e nel libro isolare singole foto e su queste discuterne è stato forse un gesto un po’ innaturale per l’opera del grande fotografo. Non sono mancati però elementi di grande spunto per chi come me sta facendo ricerca sulla costruzione narrativa delle immagini: cosa vuol raccontare chi scatta e come intende farlo, attraverso quale linguaggio e sequenza. Qui ho trovato elementi di grande interesse e semplicità. Narrare secondo Soth è una serie di foto concatenate, scattate secondo un libero fluire

di coscienza, con grande libertà ed istintività. Solo dopo l’autore cerca di ricomporre i frammenti all’interno di una storia e di una “funzionalità” delle immagini dove l’una si lega alla successiva e la completa. “Spesso il meccanismo – ci dice Alec Soth – non è ne’ razionale ne’ meramente estetico ma è il frutto di un flusso di coscienza dell’autore che lega le immagini come in un sogno affidandosi al proprio subconscio.” Spesso mi chiedo quanto una serie di foto debba raccontare senza nessun’altro elemento addizionale (didascalie o supporti di altro genere). Quanto conti l’istallazione o quanto l’immagine sia autonoma dal contesto. Spesso le foto, nella loro sequenza, devono essere armoniche ed esteticamente valide. esattamente come in musica il primo giudizio è relativo a quanto un brano sia armonicamente accattivante, bello ed interessante. Solo dopo, maturato un certo interesse nell’andare avanti con l’ascolto (o con la visione) si scopriranno i testi e tutte le informazioni aggiuntive che l’autore ha voluto trasmetterci. ■

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libro

ALeC SoTh CoNVerSAZIoNI INTorNo A UN TAVoLo

A CUrA DI DIeGo CICIoNeSI

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eVeNTI

ArTICoLo CoMPLeTo e SerVIZIo FoToGrAFICo:

MUX 6TeTFirenze – Pinocchio Jazz, 24 gennaio 2015

clicca qui

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eVeNTI

Firenze

MUX 6TeT A CUrA DI NICCoLò VoNCI

Sul palco del Pinocchio Jazz il nuovo originale progetto della band tosco romagnola di Stefano rapicavoli (batteria), Francesco Canavese (chitarra) e Filippo Pedol (contrabbasso) , accompagnati da due tra i più interessanti

solisti del panorama jazzistico italiano, Achille Succi e Pasquale Mirra (rispettivamente Sax alto/Clarinetto basso e Vibrafono). Nel live si sono alternati composizioni originali e rivisitazioni di brani celebri (da Quisas a Maremma

Amara, passando da standard come Moonlight Serenade e My Favourite Things), in un perfetto equilibrio tra improvvisazione e armonia tra gli strumentisti per un repertorio colorato dove suono e tempo si dimostrano elementi cardine. ■

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Indossare, dimorare. Un oggetto vestito, un luogo vissuto o entrambi per indagare il rapporto intimo tra individuo, identità, spazio e tempo

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LA REDAZIONE

REDAZIONE “TEMI”

LUIGITORREGGIANIDirettoreresponsabile

PAOLOCONTALDOCaporedattore

SABRINAINGRASSIARedattrice

GIULIASGHERRIPhoto-editor

LUCIFERIVISIONIBUSGrafica eimpaginazione

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GIULIASGHERRIPhoto-editor

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QUESTI SIAMO NOIREDAZIONE “RECENSIONI & RUBRICHE”

REDAZIONE “EVENTI, CULTURA E SPETTACOLO”

COLLABORATORI FISSI

SARASEVERINICaporedattrice

DIEGOCICIONESI

NICCOLÒVONCICaporedattore

SANDROBINI

ALBERTOIANIRORubrica“Interview”

CATERINACAPUTO

CHIARA MICOLSCHIONARubrica“Storyboard”

SILVIABERRETTARedattrice

TIZIANATOMMEIRubrica“Nouvelle Vague”

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