compartir 11

20
#11 COMPARTIR NOVEMBRE 2009 C OMPARTIR Notiziario del gruppo “In Bolivia 2004” Patronato San Vincenzo In questo numero BOLIVIA Esperienza estiva in Bolivia TESTIMONIANZE Fresche impressioni dopo la visita alla comunidad di Challviri, di Pietro Gamba DOSSIER Riflettendo sul mondo del lavoro, di Don Alessandro Sesana ATTUALITÀ Uomini e donne senza volto, di Sara Citro

Upload: gruppo-bolivia-patronato

Post on 06-Mar-2016

224 views

Category:

Documents


2 download

DESCRIPTION

Compartir (condividere) è il notiziario dell'associazione InBolivia2004 del Patronato S. Vincenzo di Bergamo. In queste pagine vogliamo provare a riflettere sul senso di quanto succede in Bolivia e, con uno sguardo più ampio, nel mondo.

TRANSCRIPT

Page 1: Compartir 11

#11

COMPARTIR

NOVEMBRE

2009

COMPARTIRNotiziario de l g r uppo “In Bol ivia 2004”

Patronato San Vincenzo

In ques to numeroBOLIVIA Esperienza estiva in Bolivia

TESTIMONIANZE Fresche impressioni dopo la visita alla comunidad di Challviri, di Pietro Gamba

DOSSIER Riflettendo sul mondo del lavoro, di Don Alessandro Sesana

ATTUALITÀ Uomini e donne senza volto, di Sara Citro

Page 2: Compartir 11

ono stati molti gli amici che in questi mesi estivi ci hanno chiesto che fine aveva fatto “Compartir”, il giornalino

preparato dal gruppo inbolivia2004. Questo continuo chiedere del giornalino ha invo-gliato tutti noi del gruppo a riprendere in mano l'idea di informare e formare anche attraverso questo strumento, circa la Bolivia e, in generale, circa il mondo del volontaria-to internazionale e della missione. È vero, da qualche mese non abbiamo più spedito il nostro giornalino “Boliviano”.

Ma, come tutte le cose belle, anche se sem-plici, anche queste pagine hanno bisogno periodicamente di un ripensamento, di una verifica, per poi riprendere con slancio rin-novato. Possiamo dire che è quello che è successo a Compartir, e più in generale a tutto il gruppo in bolivia2004 e alle sue atti-vità. Ci siamo fermati un attimo, abbiamo verificato il lavoro fatto fino a questo mo-mento, abbiamo cercato nuovi stimoli, nuo-ve motivazioni, abbiamo provato a chiedere collaborazione a nuovi amici, soprattutto al gruppo che nel mese di agosto 2009 è stato in Bolivia per l'esperienza di viaggio e di vo-lontariato alla Ciudad de los niños, e final-mente siamo ripartiti.

Che cosa dire? Un grazie di cuore agli amici che in questi anni hanno collaborato all'in-terno del gruppo inbolivia2004, ed in parti-colare a coloro che hanno lavorato con im-pegno e passione per realizzare il giornalino Compartir, ed un augurio carico di fiducia a tutti coloro che iniziano a lavorare quest'an-no, con altrettanta passione. Per quanto riguarda la nuova versione di compartir: vi accorgerete che è cambiata la grafica; sono rimasti alcuni dei vecchi ar-

gomenti e sono state introdotte delle nuove rubriche. Si è pensato anche a un “Dossier” che periodicamente vuole approfondire una tematica specifica (per quest'anno si è scelto il tema del lavoro, visto che sembra toccare tanti di noi, con la crisi che stiamo vivendo). Insomma, idee nuove. Il giornalino vuole continuare a conservare il vecchio stile della quotidianità e della semplicità, senza però cadere nel semplicismo e nel banale. Siamo sicuri che metteremo anche in questa nuova avventura la passione di sempre, sperando in questo modo di riuscire a raggiungere tutti voi, con una informazione adeguata su temi che ci stanno a cuore.

Che cosa chiediamo a tutti voi? Naturalmen-te di leggere queste pagine!Ancora, per chi lo desidera può diffondere Compartir attraverso la posta elettronica, e per finire, chissà che qualcuno di voi possa appassionarsi a queste pagine al punto da diventare collaboratore attraverso i propri scritti.

Così dice il poeta: “Viadante, è camminando che si apre il cammino.”

Il gruppo in bolivia2004 ha percorso un lungo pezzo di sentiero che ha dato i suoi frutti, ora abbiamo di fronte un nuovo cammino da percorrere. Speriamo che tale sentiero sia percorso di buona lena e con tanta voglia e passione. Questo infatti è il modo con il quale il gruppo inbolivia2004 ha scelto impegnarsi per essere riconoscente nei confronti degli amici della Ciudad cono-sciuti nelle esperienze estive di questi anni.

! Don Alessandro Sesana

2 Compartir ! Novembre 2009

“Viandante, è camminando che si apre il cammino”

S

Page 3: Compartir 11

nche quest’anno un gruppo di ragazzi ha scelto di trascorrere un mese in Bolivia ac-compagnati da Don Sandro, per conoscere da vicino la realtà di un paese lontano e diverso dal nostro. A conclusione di questa esperienza vi proponiamo alcune testi-

monianze e pensieri su quanto vissuto.

Un cielo pieno di anime

E’ così difficile riuscire a mettere per iscritto quel turbine di emozioni, sensazioni ed espe-rienze che mi ha conquistato e travolto nel mese che ho trascorso nella magica e lucente terra di Bolivia. Un vortice talmente intenso e contrastante da non permettermi di esplica-re, di identificare un preciso elemento cataliz-zatore di tutto ciò che ho provato e sentito nel mio profondo.Di una cosa però posso parlare: un elemento che laggiù in Bolivia ammi-ravo, rapito, quotidia-namente: il cielo.Può sembrare strano che mi metta a parlare pro-prio del cielo, con tutte le cose di cui potrei rac-contare. Voglio dire, il cielo è anche qua da noi, ovunque. Eppure il cielo che sovrasta la Bolivia è incredibilmente terso, limpido, infinito, traspa-rente; sembra quasi che una gigantesca cupola di purissimo cristallo sia stata posata sulle Ande e sulla foresta, sull’altipia-no e sul lago Titicaca, che riflette come uno specchio cangiante pieno di sfumature quella volta così brillante e struggente.

Credo che il cielo possa essere usato come metro di misura di una civiltà o di una na-zione. Il cielo da noi è spento, opaco, impri-gionato dai troppi edifici e offuscato dalle troppe luci. Là in Bolivia il cielo riflette le anime della gente che abita quella terra, di una bellezza così abbagliante e infinita, e, a

sua volta, il cielo è rifles-so nei loro occhi neris-simi, nella loro semplici-tà, nella loro accoglien-za, nella loro solidarietà, nel loro amore lacerante per l’esistenza. E’ questo che contraddistingue il nostro cielo dal loro: la capacità di alzare lo sguardo e ringraziare co-stantemente per l’ine-narrabile bellezza della vita.

Marco

~ · ~

La mia terra mi ha accolto a

braccia aperte

Quest’anno, 2009, è sta-to molto speciale soprat-tutto per l’esperienza vis-

suta con tutti voi. Dopo diciassette anni vis-suti in Italia tornare nel mio paese natale è stata una grande emozione. Un’emozione

Compartir ! Novembre 2009 3

Bolivia

Esperienza estiva in Bolivia

A

Il cielo terso del lago Titicaca

Page 4: Compartir 11

tanto grande che nemmeno io pensavo di provare.Una cosa che mi ha colpito molto è stato co-me mi hanno accolto, come un fratello.Quasi stupiti di vedere un boliviano come loro tornare.Incontrare, conoscere e vivere con i ragazzi della “Ciudad de los ninos” mi ha fatto pen-sare alla mia infamzia.Ogni giorno, vivendo con loro, vedendo le varie realtà in cui vivono, dalle città alle montagne, deserti, foreste dove la differenza di vita è palese, arricchivo il mio bagaglio di conoscenza. Senza accorgermi, un mese è vo-lato, pensandoci non so dire cosa mi ha col-pito di più, perché tutto mi ha colpito. La let-tura di Don Sandro del libro di “Giona/Jonà” mi ha fatto sentire un po’ come lui in questa esperienza.Stavo, sto facendo il mio cammino.Dopo tanti sbagli scorsi, sento che questo è quello giusto. E come non dire grazie a voi amici/fratelli. Spero e anzi sono sicuro che tornerò perché il mio cuore ora è là. Mi sento di voler essere utile, anche da qui, impe-gnandomi per raccogliere offerte mettendo-mi comunque in contatto con la Bolivia. Concludo ringraziandovi ancora.

Alejandro

~ · ~

La semplicità si fa esempio

Come spiegare la diversità del rapporto fra uomo e natura in due contesti lontani quali la Bolivia e l’Italia? In terra boliviana la na-tura è la casa dell’uomo, madre che nutre, sorella che affianca, figlia da curare, compa-gna da amare. Questo spontaneo e immedia-to rapporto fra uomo e ambiente probabil-mente non è solo conseguenza di una diffusa povertà materiale, ma punto ultimo di un processo storico che non ha conosciuto grande sviluppo né economico né sociale. Al-la spontaneità di tale relazione si oppone l’ir-razionalità del nostro (di noi Italiani) rap-porto con la natura. Se il boliviano comincia all’alba la sua giornata, si reca nel campo a nutrire la terra per poi esser da lei ricambia-to e al calar del sole torna a coricarsi per

4 Compartir ! Novembre 2009

Un “campesino” prepara il grano per la trebbia

Il sorriso e il calore di una bimba della Ciudad

Page 5: Compartir 11

prepararsi ad una nuova giornata, in armo-nia con i ritma naturali, l’italiano non pos-siede tale armonia con la natura, ma preferi-sce seguire ritmi da sé stabiliti (ad esempio, rimanendo sveglio fino a notte tarda quando il mondo dorme, svegliandosi altrettanto tardi o uscendo raramente di casa). Ciò pro-babilmente è conseguenza ultima di un pro-cesso di incivilimento che in Bolivia non c’è stato e che ha portato ad un distorto rappor-to odierno fra uomo e natura. Paradossal-mente questo “deformante incivilimento” ci porta a prendere consapevolezza della bel-lezza e dell’importanza di un più arretrato, ma splendido paese come la Bolivia: farem-mo bene a volgere lo sguardo alla semplicità dell’approccio boliviano (anche se faticoso) con la natura e cogliere la bellezza che da es-sa deriva.

L ara

~ · ~

Volano alto, su quellecime maestose…

La natura e i paesaggi della Bolivia sono immensi, come grandezza e come bellezza, ma ciò che ti lascia proprio senza fiato sono le montagne, con la loro maestosità. Si ergo-no altissime su altopiani di natura allo stato brado e desolati...e rimani incantato a guar-darle.Sono come i missionari che vivono in questa terra, poiché rappresentano forza e solidità. Sono i capisaldi di questo paese, dove la gen-te sa che può appoggiarsi, sa che può riceve-re un aiuto.Guardo le montagne...e mi vengono in mente i volti dei missionari che ho conosciuto. Per-cepisco la forza che mi hanno trasmesso ascoltando le loro parole e i loro racconti. Percepisco la solidità e la costanza delle loro scelte, la serenità di una vera scelta di vita.

Compartir ! Novembre 2009 5

La cima del monte Huayna Potosì (6400 m) vista dal sentiero che porta in vetta a Chacaltaya

Page 6: Compartir 11

Salendo su una di queste montagne, con fati-ca, fino in cima, ho visto un panorama incredibile...si vedevano tutti gli altri monti dall'alto, si aveva un orizzonte completo. So-no rimasta estasiata dalla spettacolarità della visione d'insieme. Se rimani in valle e guardi la montagna dal basso, invece, non riesci a renderti conto delle emozioni che puoi pro-vare scalandola, vivendola. E' come il cono-scere i missionari...tutti sanno che ci sono, che lavorano dall'altra parte del mondo e tutti li apprezzano, sanno che sono brave persone. Ma è quando li conosci faccia a fac-cia, è quando dormi nelle loro case, è quando passeresti ore ad ascoltare le loro esperienze, che capisci quanto c'è di grande in tutto questo. E' lì che percepi-sci la visione d'insieme. E' in quel momento che vieni travolto da forti emozioni, che ti fanno rimettere tutto in discussione...e anche solo questo ti fa sentire una persona un po' migliore. Le montagne di questa terra hanno altitudini considerevoli, che in Italia non esistono nean-che, e proprio perché sono così alte molte sono impraticabili per l'uomo comune. La solitudine di queste montagne le rende anco-ra più ammirevoli, come i mis-sionari che scelgono di vivere qui senza cercare l'appoggio di tante altre persone.Trovano la forza dentro di loro, nella Fede...e in questo modo riescono a volare alto, su queste cime maestose...

Sara

~ · ~

Terra di Bolivia

Anche questo anno ci è stata do-nata la grande possibilità di aprire una nuova porta sul mondo, di vedere luoghi, perso-ne e vivere esperienze, che tutti noi ci porteremo sempre nel

cuore, sia in positivo che in negativo. L’esperienza che ci offrono i viaggi estivi, la trovo di una immensa grandezza, ci mette di fronte a delle realtà, che in nessun altro modo si potrebbero conoscere.Mi ritengo fortunato di essere venuto a co-noscenza di queste proposte di viaggio, di vivere in modo diverso il mio periodo estivo e mi sento davvero di suggerirle a tutti, per-ché di una grande ricchezza.La mia seconda volta in Bolivia, un sapore del tutto particolare…toccare la Terra polve-rosa di quel paese, farla scorrere tra le mie mani, quante volte me lo ero immaginato,

6 Compartir ! Novembre 2009

I colori e gli ornamenti della tradizionale festa di Urkupiña

Page 7: Compartir 11

poi il ritorno alla Ciudad e finalmente ecco-mi lì.Questo anno incombeva su me e Paola, l’in-carico di capogruppo, agitato perché novizio nello svolgere un ruolo simile, ho cercato in tutti i modi di fare del mio meglio, in parti-colare nel vivere in armonia il nostro periodo insieme .I sorrisi e la gioia dei compagni mi davano coraggio e mi invogliavano nel fare meglio! La Bolivia mi ha sorpreso sempre più, con la sua gente, i suoi paesaggi, i suoi colori, le sue feste, tradizioni, il cibo, i sapori, i profumi, gli immensi orizzonti, le sue stranezze, le sue storie, leggende, che arrivano sempre pun-tuali a fare chiarezza su qualsiasi argomento. Tutto questo insieme di cose, confuse, disor-dinate, rapide, insolite, affollate, meglio rap-presentano l’idea della mia Bolivia, c’è pro-prio tanto che ti invade e ti stravolge appena ci metti piede.Tutti i bambini e i ragazzi della Ciudad di Cochabamba, ci hanno accompagnato du-rante il nostro soggiorno e noi facevamo davvero di tutto per farli divertire, ce ne in-ventavamo davvero di ogni, dalle fogade, (serate animate da giochi e falò) ai giochi a squadre con premi, balli, musica, serate a tema con pizza, cioccolata e tanto, tanto al-tro.Ancora una volta l’amicizia e l’unione, che viene a crearsi con questi ragazzi è davvero unica e sorprendente. La preghiera che prende posto ai loro sorrisi, i canti che si tra-sformano in giochi con i bambini, le parole del Vangelo che prendono vita in un abbrac-cio.La Bolivia è anche questo, un passo in avanti verso il Vangelo, un rendersi conto che le no-stre non sono e non rimangono parole astratte, c’è del vero in quello che diciamo e oggi, qui, lo possiamo vedere con i nostri oc-chi.Lo stare in Bolivia, per un giovane del Patro-nato, significa anche visitare le varie realtà missionarie Italiane operanti sul territorio, queste oltre che permetterci di girare in lun-go e in largo il paese ci danno anche la pos-sibilità di conoscere persone davvero Grandi, grandi anche solo per il coraggio, la fiducia,

la costanza che dimostrano nel vivere un domani, basato solamente sulla provvidenza.Le certezze sono poche, l’instabilità tanta, vivere una vita come loro, nasconde davvero tante insidie e sacrifici, soprattutto se par-liamo di persone che non sono sacerdoti e magari con a seguito una famiglia.La loro immagine, mi lascia tanto pensare, tanto riflettere, a tal punto che delle volte mi viene voglia di distrarmi, allontanarmi dalla loro figura, dalla loro vita, perché troppo grande da comprendere, o più semplicemen-te, perché hanno scelto di fare un cammino non da soli, ma guidati e rassicurati passo dopo passo da chi è più grande di noi.Il mio viaggio in Bolivia…Abbiamo portato a casa della terra dalla Bo-livia, il nostro viaggio devo continuare anche da qui, o forse inizia proprio qui.Là, tutto viene facile durante quel mese, ma il portare la Bolivia dentro le nostre giornate, diventa davvero faticoso.Portare il sorriso, l’amore, l’amicizia, la pa-zienza, la comprensione che abbiamo risco-perto in Bolivia, grazie alla società, alla sua gente, grazie ai ragazzi della Ciudad, ai mis-sionari e alle nostre preghiere, portare il tut-to qui in Italia, nella quotidianità è davvero un impresa.Tenere la stessa vitalità, lo stesso ottimismo, la stessa fiducia, la stessa allegria, durante le nostre giornate, fatte di impegni, di studio, di lavoro, dove viene difficile trovare un sor-riso, trovare comprensione, dove tutto ci di-cono che è malfatto, che è duro, che è diffici-le, da qui inizia il nostro viaggio…Da quelle piccole cose che hanno reso tanto speciale il nostro tempo insieme, da quella fede, quella fiducia, da quella speranza che alimenta, che brucia, come fuoco vivo nel cuore delle tante persone che hanno condivi-so insieme a Noi la Bolivia…

Resterà sempre un arrivederci…

Luca

Compartir ! Novembre 2009 7

Page 8: Compartir 11

uest’anno è la seconda volta che vi-sito la comunità di Challviri, che stimo come un primo innamora-mento per questa terra Boliviana

per avermi permesso di conoscere dal di dentro la vita di questa comunità, come non ho mai più potuto sperimentare.

E’ un grosso impegno quello di traslocarci con le attrezzature mediche e il personale necessario per una campagna medica. As-sieme ad una parte del personale dell’Ospe-dale di Anzaldo, ci accompagnano alcuni giovani venuti in vacanza dall’Italia con don Sandro del Patronato S. Vincenzo di Berga-mo. Il ricevimento è famigliare nella casa di René che ci riceve con papa-waik’u e llajwa cioè con le dolci patate bollite del posto e la salsa piccante, un manifesto segno di calore e di buona accoglienza. Ci aspettano alcuni pazienti nell’improvvisa-to centro medico allestito; abbiamo l’ecogra-fo che ci aiuta per il controllo delle quattro gravidanze che ci attendono e l’elettrocar-diogramma che ci rivela tutto normale. An-che mia moglie Margarita (Macchi) è attiva con i suoi reattivi per colorare i vetrini del pap-test, aiutandoci con una miglior diagno-si per la ricerca del cancro del collo dell’ute-ro. Vediamo bambini, anziani, volti che rico-nosco, che mi salutano con un disteso sorri-so. Alcuni, immeritatamente, mi baciano la mano o si manifestano con uno stretto e af-fettuoso abbraccio per dire che il ricordo non si cancella, e altri mi portano un po’ di patate o chugno. Con me vi è il dottor Rizzardi, ve-nuto per la tesi di specialità in Medicina In-terna con l’impegno di una ricerca sul diabe-

te in posti isolati dalla città. Naturalmente conferma i sospetti, con glicemie tutte nor-mali che dicono che la popolazione delle al-ture, seppur abbia come alimentazione base i carboidrati, non soffre di diabete mantenen-do un normale metabolismo degli zuccheri.

Si fa tardi; mentre il sole scompare lontano dietro i monti a me famigliari, (conosciuti quando qui mi interrogavo sulla strada da prendere come risposta coerente ai fatti che stavo soffrendo), si percepisce l’intenso freddo invernale dei 3.800 m che impone di ripararsi con il “chulo” la tipica berretta di lana che copre anche le orecchie mentre visi-tiamo una famiglia dove vi è un giovane epi-lettico.

Ci troviamo stretti nella piccola cucina che dà un piacevole caldo per il fuoco acceso mentre le patate e la minestra stanno cuo-cendo per la cena che insieme stiamo aspet-tando. Siamo seduti su un asse, poco solleva-

8 Compartir ! Novembre 2009

Testimonianze

Il dottor Pietro Gamba parla con una donna della comunità di Challviri

Fresche impressioni dopo la visita alla comunidad di Challviri

Q

Page 9: Compartir 11

to da terra e coperto da pelli di pecora, men-tre “dogna” Modesta, la moglie di Renè, se-duta a terra, armeggia acqua in un catino la-vando cucchiai, piatti e bicchieri di metallo che servono poi per passarci una zuppa calda con rituale rispetto per ognuno e che ci si serve nella forma più naturale. Attorno c’è silenzio, sentiamo il suono del pututu, tipico suono del corno di bue che chiama alla riunione dopo una giornata di lavoro. Tutto sembra immutato e invariato, anche se sono passati velo-cemente più di trent’anni da quando li ho lasciati per la scelta della medicina. Unica novità è arrivata la luce elettrica con lampa-dine fluorescenti; e la sorpresa è trovare un piatto da condividere con tutti, di un fresco agnello sacrificato per il nostro arrivo che mi riporta ai pensieri della fame sofferta.

Il nostro intenderci in italiano stride in una casa con tetto di paglia, quasi seduti a terra

per evitare il fumo dell’ambiente e in un am-biente diverso dalla nostra storia. Il cuore lascia trasparire le emozioni raccolte nella giornata, come riassunto delle tante emozio-ni provate. Si ricorda il bambino visto a piedi nudi, tremante di freddo e non troppo pulito né troppo protetto dalla sua mamma... si ri-corda il giovane che da oltre vent’anni soffre

di attacchi di epilessia non curata, emarginato senza istruzione e senza parola an-che se accolto in casa con gli altri fratelli.. si ricorda il bambino conosciuto in An-zaldo per un tumore al fegato operabile in centri specialisti-

ci, ma che, per volontà dei genitori sorretti dal comune pensiero della comunità, è la-sciato al suo destino di imminente morte. E’ bello sentire l’unità dei giovani che pregano insieme con un sentimento profondo.. In questa stessa cucina, sede della nostra pre-ghiera, un anno fa sono state versate lacrime amare senza consolazione per una disgrazia

Compartir ! Novembre 2009 9

Una foto della comunità con i ragazzi italiani dopo la celebrazione della Messa

Il nostro intenderci in italiano stride in una casa con tetto di paglia, quasi seduti a terra per evitare il fumo dell’ambiente

Page 10: Compartir 11

successa a questa fami-glia che ci accoglie, che ha sofferto l’improvvisa morte della loro ventenne figlia Filomena, per il ri-baltamento su un lato della camionetta a causa di un’inesperta manovra di suo padre René su strade pericolose e appe-na tracciate. I desideri espressi diventano unio-ne nella preghiera ... In forma naturale si condi-vide e spontaneamente ognuno continua il rosa-r i o i n i z i a t o d a d o n Sandro..Ci si sente vicini e in comunione a tutto questo mondo, e questo fa un gran bene al cuore, rigenerando la forza del credere e del-la Fede che viene condivisa e rafforzata in-sieme. Al mistero del rosario insieme raccol-tamente recitato, si aggiungono intenzioni personali che avvicinano chi è lontano e che rievocano le emozioni della giornata passata e con un unico e comune desiderio di bene per tutti .

E’ notte fonda, usciamo al freddo per osser-vare il cielo stellato, un po’ coperto dalle ombre di nubi. Ed è ora di dormire su un pa-gliericcio che gentilmente ci hanno riservato come segno di grande ospitalità.

L’indomani la sveglia è alle cinque del matti-no; ci si alza sentendo un penetrante freddo insieme al canto lontano di un gallo in coro con altri, quando il sole è ancora nascosto dietro le percettibili sagome scure delle cir-costanti montagne che il giorno sta rischia-rando. Che emozione essere di nuoco in un posto di forti ricordi e vissuto, potendo assa-porare gli stessi sapori, gusti e percezioni , di molti anni fa. Di tempo ne è passato, e men-tre mi addormento in questo clima di pace e di profonda serenità, ripenso il giorno della scelta decisa della medicina, iniziata come risposta ai fatti successi in questa stessa co-munità e che ancora continua. Il pensiero mi

riporta a Gilmer, il bambino di un anno e undici mesi visto in Anzaldo con un tumore epatico congenito e aiutato perchè il suo problema si risolvesse in centri di maggior risoluzione e specialità. La sua famiglia ha deciso diversamente… probabilmente hanno voluto evitarsi sacrifici pensando al duro la-voro del posto e alla stessa vita di difficile adattamento. Per me si ripresenta lo stesso mistero, con le irrisolte domande di quel tempo quando decisi come soluzione lo stu-dio della medicina.

Oggi comprendo, non senza rammarico che la risposta non è stata sufficiente, perchè i problemi ugualmente continuano quasi in-variati e irrisolti! Mi giro su un lato, mentre mi addormento pensando che in fondo gli uomini non sono capaci di dare la vita che è solo nei misteri di Dio.

Chiedo al Signore di accrescermi la Fede, e Lo ringrazio per farmi capire che anche que-st’accettazione, fa parte della missione che Lui dirige e conosce. A noi basta solamente dare la disponibilità del nostro cuore aperto e attento a queste persone che non è senza sofferenza!

! Pietro Gamba

10 Compartir ! Novembre 2009

La semplicità di un pasto “campesino”

Page 11: Compartir 11

oasi giovane è un gruppo di condivisione della Sacra Scrittura che si ritrova da qual-che anno la quarta domenica del mese per trattare tematiche del vissuto quotidiano partendo dagli insegnamenti del Vangelo. Abbiamo deciso di dedicare uno spazio del Compartir all’argomento trattato nell’incontro.

“Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse.”

Genesi 2,15

Prendendo spunto da un articolo di “Famiglia cristiana” voglio soffermarmi sul tema del lavo-ro, che ci coinvolge tutti in prima persona. La conosciamo tutti la realtà del mondo del lavoro di questi tempi: disoccupazione, cassa integrazione, soldi che servono per la spesa e che per molti finiscono alla terza settimana del mese (in Italia si parla di circa 6 milioni di famiglie). C’è una recente novità: a molte famiglie hanno fatto il regalo della social card con la quale viene distribuito un euro al giorno, una forma di elemosina di Stato. Qualcuno ha giudicato questa carta una “misura debole” che voleva accontentare tutti senza riuscirci. E’ come dare un’aspirina ad un malato terminale, poiché in realtà la borsa dei soldi è in mano alle banche che hanno bisogno di soldi freschi.

Questo modo di procedere e di intervenire non sembra smuovere di un millimetro il problema della mancanza o della scarsità del lavoro. La social card appare piuttosto una carta della po-vertà che mette in ridicolo chi la riceve: è anonima, ma va mostrata al supermercato o negli uffici, rischiando di esibire con vergogna la propria povertà, mentre qualcuno continua ad ostentare la propria ricchezza. Poi, non è certo che ci siano abbastanza soldi per finanziare ta-le carta poiché vengono inviati solo se disponibili. Altro piccolo dato: la social card andrà a 1300 famiglie, ma quelle che non consumano un pranzo normale tutti i giorni sono circa 7 mi-lioni e chi riceve 800 euro di pensione è comunque escluso.

Questo della social card è solo un piccolo esempio di come lavoro-precarietà-economia-pover-tà sono oggi inevitabilmente intrecciati tra loro e soprattutto profondamente in crisi.Ma quanti sono quelli che nel nostro paese faticano nel mondo del lavoro?

Il giudizio della Bibbia

Compartir ! Novembre 2009 11

Dossier

Che cosa c’entra Dio con il mio lavoro?

L’

Dal libro del Deuteronomio

6 Osserva i comandamenti del SIGNORE tuo Dio; cammina nelle sue vie e temilo, 7 per-ché il SIGNORE, sta per farti entrare in un buon paese: paese di corsi d'acqua, di laghi

Page 12: Compartir 11

Per questo secondo momento prendo spunto da una serie di riflessioni tratte dal libro di Bru-no Maggioni “Il seme e la terra”. Nella Bibbia non vi è un discorso compiuto sul lavoro, però si parla molto dell’uomo che si affatica nel lavoro. In genere il mondo biblico associa il lavoro ad una serie di vocaboli che indicano la fatica. Però non vi è solo questo aspetto: il lavoro è uno dei modi attraverso cui l’uomo costruisce relazioni che raccontano la vita (relazioni con Dio, con l’uomo, con la natura). L’uomo della Bibbia ha capito benissimo che il lavoro può procurare benessere, ma anche prepotenza e ingiustizia o addirittura far dimenticare Dio.Considero alcuni passi della Bibbia che possono portare ad alcune considerazioni.

12 Compartir ! Novembre 2009

e di sorgenti che nascono nelle valli e nei monti 8 paese di frumento, d'orzo, di vigne, di fichi e di melagrane; paese d'ulivi e di miele; 9 paese dove mangerai del pane a volontà, dove non ti mancherà nulla; paese dove le pietre sono ferro e dai cui monti scaverai il rame. 10 Mangerai dunque e ti sazierai e benedirai il SIGNORE, il tuo Dio, a motivo del buon paese che ti avrà dato. 11 Guardati dal dimenticare il SIGNORE, il tuo Dio, al pun-to da non osservare i suoi comandamenti, le sue prescrizioni e le sue leggi che oggi ti do; 12 affinché non avvenga, dopo che avrai mangiato a sazietà e avrai costruito e abi-tato delle belle case, 13 dopo che avrai visto il tuo bestiame grosso e minuto moltiplicar-si, accrescersi il tuo argento, il tuo oro e abbondare ogni tua cosa, 14 che il tuo cuore si insuperbisca e tu dimentichi il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù; 15 che ti ha condotto attraverso questo grande e terri-bile deserto, pieno di serpenti velenosi e di scorpioni, terra arida, senz'acqua; che ha fatto sgorgare per te acqua dalla roccia durissima; 16 che nel deserto ti ha nutrito di manna che i tuoi padri non avevano mai conosciuta, per umiliarti e per provarti, per farti, alla fine, del bene. 17 Guardati dunque dal dire in cuor tuo: La mia forza e la po-tenza della mia mano mi hanno procurato queste ricchezze. 18 Ricordati del SIGNORE tuo Dio, poiché egli ti dà la forza per procurarti ricchezze, per confermare, come fa og-gi, il patto che giurò ai tuoi padri.

“Guai a chi costruisce la sua casa senza giustizia e le sue stanze superiori senza equità, che fa lavorare il prossimo per nulla e non gli retribuisce il suo lavoro” Geremia 22,13

“Poiché voi schiacciate l'indigente e gli estorcete una parte del grano, voi che avete co-struito case in pietra squadrata, non le abiterete; vigne deliziose avete piantato, ma non ne berrete il vino” Amos 5,11

“Allora vennero imposti loro dei sovrintendenti ai lavori forzati per opprimerli con i lo-ro gravami, e così costruirono per il faraone le città-deposito, cioè Pitom e Ramses. Ma quanto più opprimevano il popolo, tanto più si moltiplicava e cresceva oltre misura; si cominciò a sentire come un incubo la presenza dei figli d'Israele. Per questo gli Egiziani fecero lavorare i figli d'Israele trattandoli duramente. Resero loro amara la vita co-stringendoli a fabbricare mattoni di argilla e con ogni sorta di lavoro nei campi: e a tutti questi lavori li obbligarono con durezza.” Esodo 1,11-14

Page 13: Compartir 11

L’uomo spesso lavora per se stesso, spesso con tali conseguenze: operai privati del salario, contadini immiseriti, situazioni di schiavitù.

Il lavoro può generare ingiustizia, dominio e arroganza. Nella pagina della Bibbia si racconta come l’uomo progredisce nella tecnica: è costruttore di città, allevatore, artista, lavoratore del ferro. Ma cresce anche nell’orgoglio e nella violenza. Per finire, il lavoro può portare alla di-menticanza di Dio.

Riflessioni finaliLa Bibbia dunque, partendo dall’esperienzaricava il senso della vita in relazione a Dio e agli uomini. Cosa c’entra Dio con il mio lavoro?Che cosa genera nella vita l’esperienza del lavoro?Prova ora a dare un senso positivo all’esperienza fondamentale del lavoro.

Mettiti in azionePensa alla tua esperienza lavorativa:Cosa provoca dentro la tua vita? Come vivi quest’esperienza?La Bibbia parla di fatica, di lavoro a volte come ingiustizia, a volte come dimenticanza di Dio. Tu come ti poni pensando a Dio e al lavoro?Cosa pensi della situazione attuale del lavoro?

! Don Alessandro Sesana

Compartir ! Novembre 2009 13

Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio. A Enoch nacque Irad; Irad generò Me-cuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech. Lamech si prese due mo-gli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla. Ada partorì Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame. Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto. Zilla a sua volta partorì Tubalkà-in, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama. Genesi 4, 17-22

Page 14: Compartir 11

ono fuggiti dal loro paese per un fon-dato timore di persecuzione. Per moti-vi di razza, di religione, di nazionalità,

per la loro opinione politica o per la loro ap-partenenza a un gruppo sociale. I loro go-verni non li tutelano, perché non ne sono in grado o, peggio, perché il disegno è proprio quello di emarginarli, di annientarli.E loro, a casa propria, non possono tornare; o non vogliono tornare.Sono i rifugiati, milioni di persone costrette a vivere lontane dalle proprie radici, in con-dizioni di indigenza, sotto la minaccia conti-nua di aggressioni, di ricatti, di violenze umi-lianti, soprattutto per le donne e i bambini.Queste crude realtà rimangono spesso vio-lenze dimenticate, perché i media ne parlano poco o non ne parlano affatto. E così il mon-do dimentica che interi popoli lottano ogni giorno per la sopravvivenza, mancando loro beni essenziali quali cibo e medicine.

Esistono diverse organizzazioni che denun-ciano i governi che mostrano complicità, ac-condiscendenza o mancanza di impegno nel prevenire questi abusi.Nel 1950 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito l’UNHCR per fornire aiuto ai profughi europei scappati durante la se-conda guerra mondiale e da quel momento ha soccorso decine di milioni di rifugiati in tutto il pianeta.Tre sono le soluzioni che vengono ricercate per risolvere in modo duraturo il problema:! Rimpatrio nei paesi o nelle regioni d’ori-gine (diritto inalienabile di ogni individuo, ma possibile soltanto qualora siano cam-biate le condizioni che hanno spinto i rifu-giati all’esilio)! Integrazione degli esuli nel paese in cui hanno trovato il primo asilo! Nuovo inserimento in un paese terzo

Nonostante il costante impegno profuso dal-l’UNHCR e dalle tante altre organizzazioni attive nel campo, il problema dei rifugiati non accenna a diminuire. Alla fine del 2008 erano 34,5 milioni le persone tra rifugiati, richiedenti asilo e sfollati. Numero disar-mante e in crescente aumento, se si conside-ra che alla fine del 2005 la stima era di 19,5 milioni di persone.

I migranti e i rifugiati sono uomini e donne come noi. Eppure, quando ne parliamo, ra-ramente ne indichiamo il nome: per lo più ci limitiamo ad identificarli con il numero di una pratica, di un dossier o con un foglio di soggiorno. Ed ecco che rimangono soltanto degli “uomini e donne senza volto”. Ma queste persone non sono solamente noti-zie sconcertanti di ingiustizia, numeri che servono a comporre una statistica. Dietro ad ognuna di queste storie c’è un Essere Uma-no, con dei sentimenti, dei sogni, delle ambi-zioni, dei progetti. C’è una Vita intrisa di af-fetto e di amore, come la nostra.

Per comprendere davvero nel profondo la drammaticità di questi accadimenti occorre allora allontanarsi per un attimo dalla visio-ne d’insieme e porre gli occhi, le orecchie ma soprattutto il cuore in ascolto del Singolo.Vi proponiamo pertanto alcuni frammenti di testimonianze di rifugiati di tutto il mondo che attualmente vivono in Italia, tratte dal libro “La notte della fuga - Storie di rifugiati in Italia”.

! Rifugiato proveniente dal Kosovo“I militari serbi ci accolsero con queste paro-le: voltate indietro la testa, guardate per l’ul-tima volta il Kosovo, ditegli addio perché non tornerete mai più. Un’ultima minaccia, un ultimo insulto. Eppure tutta la mia vita

14 Compartir ! Novembre 2009

Attualità

Uomini e donne senza volto

S

Page 15: Compartir 11

era già stata cancellata, senza che io avessi potuto fare niente per difenderla.”

! Rifugiata proveniente dalla Colombia“E lei non è con me…quante volte ho recitato questi versi nella mia mente? Tante, troppe volte; certamente tutte le notti in cui non ho potuto fare addormentare la mia piccola Marianna, tutte le volte che qualcun altro al mio posto le ha cantato una fila-strocca o le ha raccontato una storiella per farla mangiare.La nostalgia per una figlia lontana, forse perduta, è stata la sofferenza più grande che ho mai provato. Il dolore della partenza è stato ben più stra-ziante di quello del parto; certo, partorire è anche un’esperienza di separazione, eppure è come se il cordone ombelicale in realtà non si recidesse mai completamente.Il dolore legato alla partenza invece è violen-to, contro natura: andare via, lasciare un fi-glio è come abbandonarlo; anche se sei co-stretto dalle circostanze, è come se tranciassi

di netto quel legame che credevi fino a quel momento indissolubile. Questo pensavo la notte in cui ho avvolto in una coperta Ma-rianna e sono salita sul sedile posteriore di un’automobile che ci avrebbe portato fino all’aeroporto, senza sapere che ne sarebbe stato di me, ma soprattutto di lei.”

! Rifugiato proveniente dal Sudan“Da ragazzo ne avevo sentito parlare, e sapevo che lì si ve-niva torturati con l’elettricità. Ero terrorizzato, avevo paura di morire, e al mio dolore si

mischiava l’immagine dei miei genitori, della loro angoscia; pensavo a mio padre, a tutti i suoi sforzi per mettermi in salvo dalla ditta-tura, alla sua disperazione all’idea di sapermi morto. Mi hanno scaricato in una stanza senza luce, senza niente; con me c’erano altri nove uomini, tutti giovani, tra i venticinque e i trenta anni. Due erano islamici (seppi in seguito che questi ultimi non erano veri pri-gionieri,ma spie), gli altri appartenevano al

Compartir ! Novembre 2009 15

“Quando mi chiedono perché sono venuto in Eu-ropa, la sola risposta che corrisponde alla verità è che avevo paura.”

Lampedusa. Immigrati clandestini vengono fatti sbarcare al porto dove gli agenti della Guardia Costiera e della Capitaneria di Porto effettuano i primi soccorsi

Page 16: Compartir 11

Fronte Democratico. Sono rimasto nella stanza per quaranta giorni. Quaranta giorni di scorpioni che ti camminano sul viso men-tre dormi; quaranta giorni di acqua sporca da bere, di carne putrefatta da mangiare; quaranta giorni di buio e paura. E poi la li-bertà, improvvisa e inspiegabile come l’arre-sto: forse erano arrivati prigionieri più im-portanti di me e non essendoci più posto, sono stato liberato; in fondo non avevo commesso nessun crimine, appartenevo solo ad un’organizzazione di studenti all’estero.”

! Marlen, rifugiata proveniente dal Congo“È difficile immaginare Marlen con 26 chili in più. Lei ora è così esile che potrebbe fare la fotomodella. Quelle foto mi hanno molto colpito non tanto per la differenza di corpo-ratura, ma per una cosa che mi dice Marlen mentre le guardo: ogni chilo in meno me lo hanno strappato a colpi di bastone. Mi spie-ga che in carcere non mangiava più di tre volte a settimana, e non è certo la cosa che le ha fatto più male. In quella prigione si ver-gognava di essere una donna; durante il ciclo non poteva né lavarsi né tamponarsi; non c’era neanche il bagno, era costretta ad usare un angolo della sua cella di due metri per due che divideva con altre quattro donne. È stata tre mesi e dieci giorni in carcere, sem-pre con lo stesso vestito.”

! Rifugiato curdo“Quando mi chiedono perché sono venuto in Europa, la sola risposta che corrisponde alla verità è che avevo paura. Una paura indistin-ta, la paura di tutto e per tutto. Quando noi curdi chiediamo asilo politico, diciamo sem-pre che speriamo di vivere in Europa perché qui c’è la democrazia. Io so bene che anche in Europa la democrazia non è per tutti.”

! Rifugiata proveniente dall’Iraq“Ho tanta strada da fare e ancora non ho del tutto chiari i miei obiettivi, ma sento davvero che qui posso avere un futuro. Il mio sogno più grande è studiare per diventare avvocato e, un giorno, tornare in Iraq per difendere le donne del mio paese, che troppo spesso si

trovano nella situazione che abbiamo vissuto io, mia madre e le mie sorelle. Il mio nome significa Desiderio, è stata mia madre a sce-glierlo. È come se avesse voluto riporre in me tutti i desideri che a lei e alle atre figlie sono stati concessi. Spero che, con l’aiuto di Dio, li possa vedere presto realizzati.”

!

Dati raccolti dal sito dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati: www.unhcr.itTestimonianze tratte dal libro: LA NOTTE DELLA FUGA - Storie di rifugiati in ItaliaA cura del Centro Astalli ! Avagliano editore

! Sara Citro

16 Compartir ! Novembre 2009

!

Page 17: Compartir 11

Compartir ! Novembre 2009 17

È arrivato il nuovo calendario!

Se ne vuoi una copia o vuoi aiutarci a distribuirlo contattaci!!Il contributo minimo è di 5 euro".

Page 18: Compartir 11

! Calendario 2010Tutti i soldi raccolti con la vendita dei calendari andranno a finan-ziare l’installazione di pannelli solari termici per il riscaldamento dell’acqua delle casette della Ciudad de los niños. Con questo si-stema vorremmo mettere in sicurezza le docce elettriche (in Boli-via è l’unica soluzione per avere acqua calda) e risparmiare sul co-sto dell’energia. Se vuoi darci una mano a distribuirli o ne vuoi una copia contattaci! Referente: Don Alessandro Sesana ! 340.8926053 ! [email protected]

! Caracol - Adozioni a distanza tra comunitàCaracol è il progetto di adozioni a distanza delle casette della Ciu-dad de los niños di Cochabamba, dove vivono divisi per fasce d'età circa 130 bambini e adolescenti orfani o con gravi problemi fami-liari. Il progetto cerca di coprire, tramite le donazioni, le spese or-

dinarie di una casetta di quindici bambini (alimentazione, materiale scolastico, acqua, ecc...), che sono una le voci più impegnative del bilancio della Ciudad.Referente: Emiliano ! 346.3942256 ! [email protected]

! Progetto società sportivaIl progetto nasce per sostenere la società sportiva nata alla Ciudad de los niños, che compren-de una squadra di calcio, una di basket e una di pallavolo interamente composte dai ragazzi della Ciudad. L’intenzione è coinvolgere società sportive della realtà bergamasca per sostene-re le spese per l’allenamento e le divise dei ragazzi di Cochabamba.Referente: Diego ! [email protected]

! Campi di lavoroAbbiamo in progetto la realizzazione di due campi di lavoro da svolgersi durante il prossimo anno, uno presso il Patronato S. Vincenzo e l’altro presso una parrocchia della bergamasca. La durata prevista è di due giornate ciascuno, in cui si alterneranno momenti di lavoro manuale (l’intero ricavato dei lavori andrà a finanziare uno specifico progetto della Ciudad de los niños) e momenti di condivisione e di riflessione.Referente: Luca ! [email protected]

! Compartir e sito internetIl giornalino, che come avete visto è stato completamente rinnovato, e il sito internet che lo sarà a breve e verrà corredato da una newsletter, sono intesi come strumento di comunicazio-ne e aggiornamento sulle nostre attività, ma anche di formazione su temi sociali e di riflessio-ne. Referente: Sara ! 347.5175747 ! [email protected]

Contattateci per dare la vostra opinione su quanto pubblicato, o per consigli e suggerimenti per nuove idee da sviluppare!

18 Compartir ! Novembre 2009

I nostri progetti

Page 19: Compartir 11

! Il dottor Pietro Gamba in ItaliaIl medico bergamasco, da molti anni in missione nella comunità di Anzaldo, è in Italia dal 26 novembre al 26 dicembre. Sarà impegnato in vari incontri per trasmet-tere la sua testimonianza e condividere la sua opera; promuoverà inoltre il libro che racconta la sua storia per raccogliere fondi destinati a rendere finanziariamente autonomo l’ospedale.Per maggiori informazioni www.pietrogambaonlus.org

! Festa degli ex allievi della Ciudad de los niños, CochabambaDomenica 13 dicembre si svolgerà al Patronato S. Vincenzo una festa degli ex allievi della Ciudad. Alla messa seguirà il pranzo, e nel pomeriggio si continuerà con la lotteria e la conse-gna dei regali di S. Lucia ai bambini delle famiglie boliviane di Bergamo.

Compartir ! Novembre 2009 19

Eventi e attività

Contatt i

Don Alessandro Sesana

[email protected]

340.8926053

WWW.INBOLIVIA2004.ORG

Page 20: Compartir 11