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Composizione grafica dott. Simone Cicconi CORSO DI ECONOMIA POLITICA MACROECONOMIA Docente: Prof.ssa M. Bevolo Lezione n. 18 I SEMESTRE A.A. 2009-2010

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Composizione grafica dott. Simone Cicconi

CORSO DI ECONOMIA POLITICAMACROECONOMIA

Docente: Prof.ssa M. Bevolo

Lezione n. 18

I SEMESTRE

A.A. 2009-2010

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CORSO DI MACROECONOMIA Docente Prof.ssa Bevolo

18.1 La stagflazione

La crisi petrolifera degli anni ’70 provocò un aumento dei costi di produzione

Ne derivò un aumento dei prezzi applicati ed un aumento del mark up

La conseguenza fu un aumento dell’inflazione senza una riduzione della disoccupazione

Si determinò il fenomeno della stagflazione Il termine stagflazione indica una situazione in cui un alto

livello di disoccupazione (e un basso livello di produzione) è associato ad un alto livello di inflazione

La stagflazione è un fenomeno paradossale che contraddice la relazione originale di Phillips

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18.2 La stagflazione degli anni ‘70Rappresentazione grafica

AD

AS

P1

P2

Y1Y2

L’aumento dei costi di produzione (prezzo delpetrolio) provoca uno spostamento della curva ASverso l’alto

Ne conseguono: Un aumento del livello dei prezzi Una riduzione della produzione

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18.3Le aspettative

Una spiegazione teorica del fenomeno dellastagflazione si basa sugli effetti delle aspettative

Se gli operatori prevedono ed anticipanocorrettamente l’inflazione, la curva si Phillips diventainstabile

A livelli di inflazione più elevati corrispondeuna minore occupazione

Si origina un nuovo modo di formare le aspettative daparte delle imprese e dei lavoratori a fronte di unainflazione persistente

Il cambiamento nella formazione delle aspettativemodifica la natura stessa della relazione fradisoccupazione ed inflazione

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18.4 La formulazione delle aspettative

In presenza di elevata inflazione il modo di formulare le aspettativa cambia

Supponiamo che le aspettative siano così formulate: il tasso di inflazione atteso ( e

t )

Il valore del parametro descrive l’effetto del tasso di inflazione del

periodo precedente sul tasso di inflazione atteso per il periodo corrente

Tanto maggiore è , tanto maggiore è l’influenza dell’inflazione passata sulle aspettative di inflazione

Quando l’inflazione è bassa e non persistente, lavoratori ed

imprese si aspettano che i prezzi rimangano sufficientemente stabili (questo era il quadro delle aspettative sino agli anni ’60)

Quando l’inflazione comincia a crescere, lavoratori ed imprese modificano il loro modo di formulare le aspettative

1 tet

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18.5 Che cosa è accadutodagli anni ’70 in poi?

Il valore di sale Inflazione più persistente; quindi, tramite le aspettative,

pressioni inflazionistiche anche per i periodi correnti. Un’elevata inflazione ieri è associata ad un elevata

inflazione oggi tende a 1: l’inflazione attesa = inflazione nel periodo

precedente Se le aspettative sono razionali, l’inflazione è perfettamente

prevista ed anticipata nella determinazione dei salari In presenza di aspettative razionali il trade-off

disoccupazione-inflazione si annulla Quando = 1, il tasso di disoccupazione non

influenza più semplicemente il tasso di inflazione, ma la sua “accelerazione”

Data un’inflazione già incorporata, una riduzione della disoccupazione fa crescere ulteriormente i prezzi

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18.6Il tasso naturale di

disoccupazione (Un)

Sulla base della curva di Phillips originaria, la disoccupazione può essere ridotta dall’intervento delle politiche economiche

Ciò implica che non esista un tasso naturale di disoccupazione “incomprimibile”

Questa conclusione è accettabile: Nel breve periodo In presenza di un’inflazione

sistematicamente sottostimata In presenza di illusione monetaria

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18.7 Il tasso naturale di disoccupazione(continua)

Nel lungo periodo, in presenza di aspettative razionali, il tasso di disoccupazione si attesta al suo livello naturale (Un)

Definizione: il tasso naturale di disoccupazione è quel tasso in

corrispondenza del quale il livello effettivo dei prezzi è pari al livello atteso dei prezzi.

Ovvero: tasso di disoccupazione in corrispondenza del quale l’inflazione

effettiva è pari all’inflazione attesa

Il tasso naturale di disoccupazione è considerato “strutturale” ed incomprimibile; il concetto di tasso naturale di disoccupazione sostituisce il concetto di “pieno impiego” proprio dell’analisi neoclassica

I tentativi di ridurre la disoccupazione al di sotto del suo livello

naturale determinano inflazione (monetarismo e scuola della NEC)

Si può anche affermare che il tasso naturale di disoccupazione è quel tasso che mantiene costante l’inflazione (NA.I.RU.: non accelerating inflation rate of unemployement)

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18.8Riepilogo

Il tasso naturale di disoccupazione dipende strutturalmente dai fattori che influenzano la determinazione dei prezzi e dei salari:

markup applicato dalle imprese tutte le variabili che influenzano la

determinazione dei salari, z; tanto maggiori sono i vincoli istituzionali nel mercato del lavoro, tanto maggiore è un

Il parametro che esprime di quanto varia l’inflazione a seguito di una variazione della disoccupazione

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18.9Variazioni del tasso naturale di

disoccupazione

Il tasso naturale di disoccupazione varia tra idiversi Paesi in relazione ai diversi dati istituzionaliche regolano i mercati del lavoro

Il tasso naturale di disoccupazione varia anche neltempo

Le variazioni del tasso naturale di disoccupazionesono difficili da misurare.

Un metodo consiste nello stabilire a grandi lineel’evoluzione del tasso medio di disoccupazione nelcorso di decenni

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18.10 La relazione disoccupazione-inflazione in Europa

Negli anni ’50 e ’60 la disoccupazione in Europa era bassa ed inferiore a quella degli USA

Negli anni ’70 l’aumento della disoccupazione è stato associato ad un aumento dell’inflazione (shock dal lato dell’offerta: stagflazione)

Agli inizi degli anni ’80 l’aumento della disoccupazione è stato associato ad una forte riduzione dell’inflazione (una politica monetaria restrittiva ha ridotto l’inflazione e causato, contemporaneamente, una caduta della produzione e dell’occupazione)

A partire dalla fine degli anni ’80 l’inflazione è aumentata di nuovo per poi stabilizzarsi negli anni ’90 associata ad una disoccupazione stabile (intorno al 10%)

Il sistema Europa,apparentemente, non era lontano dal suo tasso naturale di disoccupazione

Dal 2000 in poi disoccupazione ed inflazione si sono riallineate Dal 2008 in poi la disoccupazione in forte crescita (associata ad una

caduta della produzione) si accompagna a prezzi stabili Verso la deflazione?

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18.11

Nel lungo periodo il tasso di disoccupazione tende verso il suo livello naturale

– Un è un valore strutturale di riferimento I cicli economici (espansione-recessione) inducono

fluttuazioni di breve periodo intorno al valore di Un

– Espansione = minor disoccupazione e prezzi in crescita– Recessione = maggior disoccupazione e

Prezzi stabili se il rallentamento produttivo è leggero Prezzi in discesa se la crisi è forte (deflazione)

A differenza dei cicli indotti da fluttuazioni della domanda, gli shock dal lato dell’offerta danno luogo ad andamenti dicotomici di prezzi e disoccupazione

– Es. Stagflazione = prezzi in ascesa e produzione in calo

Considerazioni conclusive

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18.12 APPROFONDIMENTI

Perché in Europa il “tasso naturale di disoccupazione” è particolarmente elevato?

I tipi di disoccupazione

La disoccupazione: riepilogocause e rimedi

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18.13 Perché in Europa il “tasso naturale di disoccupazione” è particolarmente elevato?

La rigidità del mercato del lavoro Alto costo del lavoro (cuneo fiscale) Elevato livello di protezione dei lavoratori

Questi fattori spostano la curva dei salari verso destra A parità di tasso di disoccupazione, il salario reale

aumenta e il tasso naturale di disoccupazione si accresce

L’interpretazione della “rigidità del mercato” non spiega perché la disoccupazione sia aumentata anche in presenza di un processo di liberalizzazione dei mercati del lavoro, avviato a partire dagli anni ‘80

Un’altra linea interpretativa è basta sul concetto di isteresi La disoccupazione dipende dalla “storia della

disoccupazione” Un lungo periodo di elevata disoccupazione fa

aumentare il tasso naturale

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18.14 I tipi di disoccupazione

Disoccupazione frizionale Condizione momentanea di disoccupazione dovuta a squilibri fra

flussi in entrata e in uscita del mercato del lavoro (carenze informative, trasferimenti di posti di lavoro,…)

La disoccupazione frizionale è ineliminabile Disoccupazione strutturale

Condizione di disoccupazione dovuta a squilibri permanenti fra domanda ed offerta di lavoro

Colpisce interi settori od aree geografiche Disoccupazione ciclica

Condizione di disoccupazione connessa ad una fase recessiva del ciclo economico

Disoccupazione volontaria Si verifica, pure in presenza di equilibrio sul mercato del lavoro,

quando alcuni lavoratori sarebbero disposti a lavorare solo per salari superiori a quello di equilibrio

Disoccupazione involontaria Si verifica quando i lavoratori, pur accettando il salario di

equilibrio, non vengono occupati; è dovuta ad un’insufficienza di domanda

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18.15 La disoccupazione: riepilogocause e rimedi

Tipi di Tipi di disoccupaz.disoccupaz. CauseCause RimediRimedi

ClassicaInsufficiente accumulazione

Incentivare l’accumulazione e gli investimenti

Neoclassica

Salari troppo elevati (superiori al We)Salari rigidi

Elevato costo del lavoro (CLUP)

Ridurre il costo del lavoroAumentare la produttività del lavoroLiberalizzare,deregolamentare il mercato del lavoro

Keynesiana

Insufficienza di domanda aggregata(le imprese riducono produzione ed

occupazione)

Misure di sostegno alla domanda (politiche

economiche espansive)

TecnologicaInnovazioni di processo

Migliore qualificazione del lavoro; investimenti in

formazione; istruzione;…

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19.1

L’inflazione (aumento del livello generale dei prezzi) esiste da quando esistono le economie di mercato

Storicamente i prezzi salivano durante i periodi bellici, per poi ridiscendere nei periodi post-bellici

Solo a partire dalla Seconda Guerra Mondiale il trend inflativo è cambiato: i prezzi crescono, ma difficilmente si riducono

Durante le fasi espansive i prezzi crescono rapidamente, durante le recessioni si stabilizzano

L’inflazione nel tempo

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19.2

Inflazione moderata Inflazione galoppante Iperinflazione Inflazione inerziale Inflazione imprevista Inflazione prevista

I tipi di inflazione

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19.3 Gli effetti dell’inflazione

 Effetti redistributivi

- L’inflazione imprevista ridistribuisce la ricchezza dai creditori ai debitori

- L’inflazione imprevista ha effetti redistributivi “perversi”: dai redditi inferiori a quelli più elevati

  Effetti sull’efficienza economica

- Distorsione dei prezzi relativi

- Effetti distorsivi sulle imposte

- L’inflazione come “imposta occulta” sui detentori di liquidità

Effetti di freno sulla crescita economica

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19.4

Gli effetti distorsivi dell’inflazione possono essere attenuati mediante l’indicizzazione che lega i termini di un contratto all’andamento dei prezzi– Il tasso di interesse reale– I mutui ipotecari a prezzo variabile– Indicizzazione del debito pubblico– Indicizzazione dei salari

L’indicizzazione ostacola i meccanismi spontanei di adeguamento

Inflazione ed indicizzazione

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19.5 Le cause dell’inflazione: l’inflazione da domanda

   L’inflazione da domanda si verifica quando la domanda aggregata cresce più rapidamente del potenziale produttivo (eccede l’offerta aggregata)

  - Non potendosi incrementare la produzione, l’equilibrio fra domanda ed offerta si ottiene attraverso un incremento dei prezzi

  L’inflazione da domanda è compatibile con l’impostazione keynesiana: quando il sistema è entrato nella zona del pieno impiego

   L’inflazione da domanda è tesi condivisa anche da altre scuole di pensiero (monetarismo e nuova macroeconomia neoclassica)

Secondo la scuola monetarista l’inflazione da domanda è attivata da una rapida crescita dell’offerta di moneta

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19.6 Le cause dell’inflazione: l’inflazione da costi

  L’inflazione da costi si verifica quando i prezzi aumentano anche in presenza di disoccupazione e in una fase ciclica recessiva

  L’inflazione da costi trae origine da un incremento dei costi di produzione (materie prime, salari, ecc.), i così detti shock dal lato dell’offerta

- Le imprese trasferiscono sui prezzi gli incrementi di costo

- Ad esempio, un incremento salariale superiore alla produttività del lavoro induce le imprese ad aumentare i prezzi di vendita, per lasciare inalterato il margine di profitto

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19.7 Alcune relazioni fondamentali produzione-disoccupazione

La legge di Okun

• La legge di Okun mette in relazione la crescita della produzione con il tasso di variazione della disoccupazione

• L’evidenza empirica ha dimostrato che aumenti del PIL riducono il tasso di disoccupazione

• Tuttavia un aumento della produzione non comporta un aumento 1 a 1 dell’occupazione: le imprese aggiustano l’occupazione in modo meno che proporzionale rispetto alla variazione della produzione

• A sua volta, un aumento del tasso di occupazione non produce una riduzione 1 a 1 del tasso di disoccupazione (aumenta la forza lavoro)

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19.8 Disoccupazione-inflazioneLa curva di Phillips

- La curva di Phillips corretta con le aspettative mette in relazione il tasso di disoccupazione con il tasso di inflazione atteso

- Ricordando che il tasso naturale di disoccupazione è quel tasso che mantiene costante l’inflazione (NAIRU)

- Una disoccupazione superiore al suo tasso naturale provoca una riduzione dell’inflazione

- Una disoccupazione inferiore al suo tasso naturale fa aumentare l’inflazione

- Le statistiche indicano che quando il tasso di disoccupazione sale dell’1% sopra il tasso naturale, il tasso di inflazione si riduce dello 0,5%

- Per ridurre l’inflazione di un punto percentuale la disoccupazione dovrebbe essere portata del 2% al di sopra del livello naturale

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19.9 Crescita della moneta, inflazione e crescita della produzioneLa domanda aggregata

  La domanda aggregata (relazione fra livello dei prezzi e reddito basata sull’equilibrio reale monetario) subisce gli effetti di variazioni delle variabili esogene (Spesa pubblica, Imposte, Offerta di moneta)

    Variazioni nell’offerta di moneta (saldi monetari reali) influenzano la produzione

   - Ad un dato livello di Y, un aumento di M riduce il tasso di interesse (la LM si sposta in basso, a destra)

   - Aumentano gli investimenti, la domanda aggregata, la produzione

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19.10 Crescita della moneta ed inflazione

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19.11 Di quanto aumenta la produzione?

Il tasso di crescita della produzione è uguale al tasso di crescita dello stock nominale di moneta, meno il tasso di

inflazione

Dato il tasso di crescita della moneta, una inflazione elevata riduce l’offerta reale di moneta e, quindi, anche il tasso di

crescita della produzione

 

 

 

Nel breve periodo, una elevata inflazione frena la crescita della produzione

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19.12 Il medio periodo

Nel medio periodo il tasso di disoccupazione tende a stabilizzarsi; analogamente al tasso di crescita della produzione

      - Se la produzione cresce ad un tasso costante, l’offerta di moneta deve anch’essa crescere allo stesso tasso per mantenere

costante il tasso di inflazione

      - Se lo stock di moneta cresce ad un tasso superiore rispetto a quello di crescita della produzione, la differenza è compensata

dall’inflazione

Nel medio periodo le variazioni del tasso di crescita della moneta non hanno effetto sulla produzione e sulla disoccupazione, ma si riflettono

unicamente in una variazione del tasso di inflazione

Secondo la visione monetarista l’inflazione è sempre e comunque un fenomeno monetario (rivisitazione della teoria quantitativa)

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19.13 Qual è il tasso ottimale di inflazione?

   L’inflazione è una patologia del sistema macroeconomico che le politiche contrastano con misure antinflazionistiche

   L’obiettivo è dunque quello dell’inflazione zero?

  - Un’inflazione zero favorirebbe le scelte di investimento e risparmio di lungo periodo

  - Tuttavia, l’assenza di inflazione si configura come un’ipotesi ideale soprattutto in un sistema caratterizzato da molti “attriti”, primo fra tutti la rigidità dei salari monetari verso il basso

    Le evidenze empiriche hanno dimostrato che un’inflazione zero sarebbe legata ad un livello di disoccupazione significativamente più elevato di quello naturale e indicherebbe un sistema economico in deflazione

• Un livello di prezzi in leggero aumento e prevedibile (inflazione costante fra il 2 e il 4%) risulta essere il clima migliore per una sana crescita economica

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19.14 Le politiche antinflazionistiche

Le tipologie di intervento delle politiche dipendono dalle diverse cause dell’inflazione

- Se l’inflazione è dovuta ad “eccesso di moneta” (tesi monetarista) è necessario ridurre la moneta in circolazione

- Se l’inflazione è originata da “eccesso di domanda” è necessario contrarre i consumi, ridurre gli investimenti, controllare il bilancio pubblico (con politiche fiscali e monetarie restrittive)

- Se l’inflazione è originata dai costi è necessario frenare la crescita degli stessi (salari, profitti, ecc.) o incrementare la produttività (politiche dei redditi)