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COMUNE DI PIEVE TORINA
-MACERATA-
UTILIZZO IDROELETTRICO
DEL FIUME CHIENTI DI PIEVE TORINA
IMPIANTO DI PIEVE TORINA
PROCEDIMENTO V. I. A.
RISPOSTA ALLE OSSERVAZIONI AL PROGETTO
FORMULATE DAGLI UFFICI DEGLI ENTI PREPOSTI
PROPRIETA':
Hidrochienti srl - Comunanza (AP) Comunanza
6 Dicembre 2013
PROGETTISTI LA PROPRIETA'
Dott. Ing. Renato Del Papa Hidrochienti srl
Dott.sa Agr. Baiocco Michela L’ amministratore unico
Dott. Geol. Pacetti Diego Antonio Dionisi
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HIDROCHIENTI srl - Comunanza ( AP )
OGGETTO : Impianto Idroelettrico di PIEVE TORINA in Pieve Torina. Procedura
di autorizzazione Unica ai sensi dell’ art. 12 del D.Lgs. 387 / 2003 con VIA e
rilascio dei autorizzazione paesistica ed autorizzazione a derivare.
CONSIDERAZIONI CIRCA LE OSSERVAZIONI ESPRESSE DALLA P.F. Valutazioni
ed autorizzazioni AMBIENTALI DEL SERVIZIO INFRASTRUTTURE TRASPORTI
ED ENERGIA DELLA REGIONE MARCHE IN SEDE DI ISTRUTTORIA DI
COMPETENZA, CON NOTA N° 0627511 DEL 23 /09 / 2013.
ASPETTI GENERALI
- Realizzazione della traversa di presa .
l’ Autorità di bacino regionale esprimerebbe nei confronti del progetto una valutazione
negativa giacchè dall’ esame dello stesso “ si evince la necessità di realizzare una nuova
traversa che non è coerente con il PEAR e con i metodi utilizzati per la valutazione dei
progetti di derivazione e inoltre vengono a determinarsi modificazioni del profilo di fondo
dell’ alveo che non può essere modificato”.
Recita testualmente il PEAR Regione Marche ( Cap. VI Governo dell’ offerta - Punto 5 L’energia
Elettrica ) : “ Omissis…….. La capacità residua andrà rintracciata nello sfruttamento ai fini idroelettrici
delle traverse esistenti, dei salti degli acquedotti e dei salti dei consorzi di bonifica e su siti in cui le
potenze installabili sono caratteristiche degli impianti MinHydro ( ‹ 3MW )”. Nell’ ultima delle “
condizioni “ sancite dal pear rientra l’ impianto di Pieve torina che è caratterizzato da una potenza
nominale di 0,65 MW. Inoltre il PEAR nel dettare le linee guida da
rispettarsi nella realizzazione di impianti recita ancora : “ dovrà essere attentamente valutato il
rapporto numerico delle traverse esistenti in un tratto , evitando lungo l’ asta la concentrazione di
opere trasversali che diminuirebbe la naturalità dell’ ecosistema.”
Il progetto in discussione prevede la realizzazione di una traversa di derivazione, quindi di un’ opera
trasversale nell’ ambito di un’ opera nuova di presa che ingloba una traversa ( briglia fluviale
preesistente) . La briglia in questione è un’opera di difesa di tracciato di un acquedotto, l’
acquedotto di Collattoni appartenente al comune di Camerino, costituito da una condotta in acciaio
del Dn 150 mm, di “ rinforzo “ di una parallela condotta del dn 175 che peraltro è caratterizzata da
un tracciato diverso. Come osservabile dalla allegata planimetria catastale ( all. 1 ), il tracciato
dell’ acquedotto in prossimità del sito opera di presa di Carpineto, in corrispondenza di una stretta
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ansa del fiume Chienti di P.T., interseca due volte il corso d’ acqua naturale . La protezione della
condotta è assicurata da una briglia in calcestruzzo armato caratterizzata da una gaveta centrale
di forma trapezoidale con larghezza di base di 5,0 mt, sponde inclinate di 45° e profondità di 50
cm ( foto n° 3 ). La quota della base della gaveta è stabilita a circa mt 497.03 sul l.m.m. La
briglia, dal punto di vista planimetrico si colloca in prossimità della sottoscarpa del rilevato stradale
( formazione calcarea di sostegno ) della S,P. 209. In quel tratto, l’ alveo, nel senso “a scendere”
punta verso la strada per poi virare seccamente di 90 ° per dirigersi ed immettersi nella briglia
sulle cui terga ed in profondità è posata la condotta idropotabile.
La traversa da realizzarsi per la costituzione dell’ opera di presa è concepita con i muri andatori che
raggiungono la briglia posta circa 30 a monte e formano con la stessa un unico contesto che vede la
nuova opera di presa inglobare in buona sostanza la preesistente briglia. Per quanto attiene la quota
di sfioro della traversa da realizzarsi con la nuova opera di presa essa è stata fissata a mt 497,00
sul l.m.m. ( all. tav 2 b ). Dalla premessa e dalla descrizione effettuata emergono le seguenti
considerazioni:
- Il PEAR non esclude che possano essere realizzati idroelettrici di piccola potenza quale
quello proposta caratterizzato da una potenza nominale di 0,65 MW inferiore al limite
stabilito dallo stesso piano in 3.0 MW e che non impegnino infrastrutture idrauliche
preesistenti.
- Il PEAR non vieta la realizzazione opere trasversali quale quella proposta, ma chiede di
verificare la compatibilità di una eventuale nuova traversa con altre traverse se esistenti “
in un tratto “ dell’ asta fluviale in considerazione.
- La quota di sommità della traversa di cui si propone la realizzazione, per essere
sostanzialmente livellata con la quota di gaveta della briglia, non modifica il profilo di
fondo dell’ alveo naturale che di fatto è regolato dalla quota della Gaveta della briglia.
- La traversa proposta rinforzerebbe la staticità della briglia che a giudizio di chi scrive e
come può osservarsi dalle foto allegate non è nella migliore delle condizioni statiche.
- Il volume di trasporto solido destinato ad invasarsi a regime tra le due opere trasversali
è valutabile in circa 500 mc e all’ occorrenza può essere scaricato a valle a mezzo dello
sghiaiatore ( o callone ) dell’ opera di presa per via idraulica eventualmente assistita da
mezzi meccanici.
- Il progetto della opera di presa, così come concepito in ragione della presenza della
preesistente opera trasversale ed in ragione della quota di sfioro della traversa di valle,
rappresenta dal punto di vista idraulico e quindi delle conseguenti condizioni di fluenza
del trasporto solido rappresenta un complesso unificato che vede la sostanziale
sovrapposizione , in senso idraulico, delle due traverse senza alcuna alterazione del profilo
di fondo alveo a monte.
- Ove si obietti che la stessa valutazione di “ mantenimento del profilo di fondo” non può
essere valida a valle per la presenza del gradino altimetrico determinato dalla quota
della soglia di uscita della traversa , deve considerarsi che il fenomeno di abbassamento
del profilo di fondo è destinato ad estinguersi immediatamente in alcune decine di metri
a valle della presa giacché la pendenza dello stesso profilo è regolata dalle
caratteristiche fisiche e granulometriche del materiale trasportato ( che sono
sicuramente immutabili ) e dal valore della portata di modellamento dell’ alveo
certamente legato ai valori di piena, tenendo conto del fatto che la nuova struttura non
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è in alcun modo in condizioni di trattenere materiale, oltre a quello di primo invaso
determinabile in alcune centinaia di mc.
- Qualunque modificazione si dovesse produrre lungo l’asta del fiume per cattivo o
imprevisto funzionamento della presa essa non produrrebbe alcun rilevante e negativo
effetto di natura ambientale e socioecomomica per la mancanza di una effettiva “
pressione antropica “ nel tratto di fiume lungo circa 2,0 Km tra il sito di Caspriano a la
frazione di Roti, nella cui mezzeria è posizionata la presa.
Per le ragioni sopra dette è necessario ed opportuno che l’ Autorità di bacino torni a
considerare la proposta progettuale che secondo chi scrive frettolosamente è stata definita
incoerente con i contenuti del PEAR, potendo contare anche sulla disponibilità del proponente a
modificare la quota di sommità del profilo di sfioro della traversa di derivazione ove si ritenesse la
stessa inadeguata rispetto all’ analoga quota della opera trasversale preesistente.
- Effetto cumulo dei prelievi idrici
La restituzione in alveo della portata turbinata dalla centrale idroelettrica di Carpineto,
appartenente all’ impianto idroelettrico di Capriglia, primo nella serie altimetrica dei due impianti
( Capriglia e Pieve Torina) che si affacciano ed interessano direttamente il f. Chienti di P.T.,
avviene effettivamente immediatamente a monte, a circa 28 mt dalla traversa di sbarramento
della presa appartenente all’ impianto posto immediatamente in successione.
Giova però ricordare che la presa di Carpineto, a servizio dell’ impianto di Pieve Torina sbarra
un bacino imbrifero 89,6 Kmq , mentre quella di Piè di casa Vecchia, a servizio dell’ impianto di
Capriglia sottende un bacino imbrifero di 36 Kmq e che, in condizioni di esercizio idroelettrico,
la portata rinvenibile immediatamente a monte della presa di Carpineto è la somma di tre
contibuti: La Qmdv rilasciata alla presa di Piè di Casa Vecchia, la portata restituita dalla centrale
Idroelettrica di Carpineto ed il contributo proprio del bacino di 89,6 - 36,0 = 53,6 Kmq; quest’
ultimo formato per 11,9 Kmq dal residuo bacino del fosso di Capriglia e del f. Chienti sino alla
località di Carpineto, per 31,5 Kmq dal bacino del torr. Vallicello ( area di Mante Cavallo ) e per
10,2 Kmq dal bacino del Torr. Vasaino.
Ove ci si rapporti alle superfici dei bacini sottesi il rapporto tra quella sottesa dall’ impianto
inferiore e quella sottesa dall’ impianto posto superiormente è pari a 89,6 / 36,0 = 2,49 ,
conseguentemente è evidente come la sottrazione di portata operata dall’ impianto di monte
abbia incidenza molto relativa rispetto alla situazione evidenziata dalla distribuzione dei valori di
portata che si evidenziano a valle man mano che il corpo idrico si riforma, procedendo sino alla
sezione di presa successiva ( Carpineto ).
Più immediatamente può evidenziarsi che la portata media annua nella sezione di presa di Piè
di Casa Vecchia è stata stimata pari a 713 lt/sec ( Relazione idrologica di progetto ), mentre
quella a Carpineto risulterebbe pari a 1634 lt / sec, ragione per la quale, ove idealmente si
potesse estrarre dal bacino complessivo quello sotteso dalla presa alta e pari a 36,0 Kmq, la
portata media annua comunque affluente a Carpineto risulterebbe pari a:
Qm residua = 1634 - 713 = 921 lt / sec .
Detto ultimo valore, nel nostro caso e sotto il profilo teorico concettuale, dovrebbe poi
considerarsi elevabile del valore di portata rilasciata ai fini ecologici ed ambientali ( Qmdv) dalla
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stessa opera di presa di monte valutato minimamente pari a 144 lt / sec nel periodo
ricompreso tra Luglio ed Ottobre. Così ragionando il valore di portata media annua defluente nel
fiume Chienti di Pieve Torina, a monte dell’ opera di restituzione della centrale di Carpineto,
risulterebbe pari a non meno di 1050 lt/sec a fronte di una portata media annua turbinabile
dallo stesso impianto di monte pari a 510 lt/sec, quindi più che doppia rispetto a quest’ultima.
In buona sostanza a valle della confluenza del fosso di Capriglia col torr. Vallicello, ovvero già
nel sito di Caspreano, anche il presenza dell’ impianto di Capriglia, il fiume Chienti può
considerarsi pienamente riformato, tanto da immaginarsi “ in normali condizioni di deflusso” nel
tratto successivo ricompreso tra Caspreano e Carpineto .
Di fatto, per le ragioni sopra esposte e secondo lo scrivente non si assiste e non prende corpo
alcun cumulo di prelievi. Ovviamente all’ opera di presa di Carpineto , con la stessa logica di
calcolo, la portata media “ convenzionale “ in arrivo risulterebbe dalla somma dei due suddetti
contributi pari a 1560 lt / sec ovviamente prossima ai 1634 determinati in sede di relazione
idrologica.
Al cumulo dei prelievi, in chiave letterale e fisica, si assiste allorquando su un tratto di asta
fluviale sottoposto ad un depauperamento di natura concessoria, si autorizza ( o esercisce ) un
ulteriore prelievo su una sezione ubicata in un punto intermedio tra presa e restituzione della
iniziale concessione. E questa circostanza non ricorre nel nostro caso.
In quanto al cumulo delle lunghezze degli alvei interessati dai prelievi, dovendosi considerare
effettivamente il fosso di Capriglia uno dei due rami di testa del f. Chienti di P.T. e quindi in
piena continuità fisica con lo stesso fiume, esso da luogo ad una lunghezza complessiva di
corso d’ acqua investito pari a circa 9,4 Km, di cui 4,5 dovuti all’ impianto di Pieve Torina e 4,9
all’ impianto di Capriglia. Il torrente Sant’ angelo interessato dal prelievo dell’ omonimo impianto
tra la presa di Fiume e la confluenza col f. Chienti, per una lunghezza di circa 4.9 Km non può
essere considerato in cumulo in quanto proveniente da un altro bacino.
Va comunque ricordato, ove non fosse sufficiente la trattazione della problematica fatta in sede
di SIA, che per la scelta strategica fatta in sede progettuale e comunque alla base dei tre
progetti di impianto, avendo fisso l’ obbiettivo conseguibile in fatto di potenza, si dovesse dare
rilevanza più ai “ salti geodetici “ piuttosto che alle portate da prelevarsi. Per tali ragioni, in
generale, si è preferito utilizzare porzioni relativamente modeste dei singoli bacini imbriferi
disponibili, compensando il modesto valore della portata impiegabile con un salto sicuramente
più elevato.
Ben altri potevano essere i risultati progettuali se si fosse puntato ad utilizzare portate più
elevate ripiegando su salti più modesti come è stato esemplificato in sede di risposta
all’ ARPAM di Macerata sempre a proposito dello stesso progetto di Pieve Torina ; ma come
spiegato si è preferito, per le ovvie ragioni di natura ambientale, puntare ai valori elevati di
salto piuttosto che di portata.
Quando si sottolinea il fatto che gli impianti sottendono lunghi tratti di alveo naturale si deve
ammettere che la circostanza non deve essere riguardata come fatto da evitarsi assolutamente,
proprio per la possibilità dei corsi d’ acqua interessati a riformarsi cospicuamente lungo il loro
percorso, eminentemente in ragione delle caratteristiche idrogeologiche dei bacini imbriferi
interessati, tutti in ambiente montano caratterizzato da suoli in gran parte carbonatici e quindi
assai permeabili, che comunque finiscono per evidenziare numerose ed importanti emergenze
sorgentizie ed acquiferi convergenti in alveo. D’altro canto se il Minimo Deflusso Vitale non deve
essere un riferimento assoluto costituisce pur sempre un riferimento certo e normato che non
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impedisce, ad opere realizzate ed in esercizio, verifiche circa il suo effettivo ed adeguato valore,
pur sempre suscettibile di revisioni ed adeguamento.
La prassi non è nuova giacchè è noto che la Regione Marche consente a taluni operatori
idroelettrici , su impianti esistenti ed in esercizio da tempo, di operare in fase sperimentale per
stabilire la compatibilità di rilascio in alveo, immediatamente a valle di importanti opere di presa ,
di portate Qmdv aventi valori diversi da quelli calcolabili facendo ricorso alla normativa regionale
vigente.
Ad ogni buon conto deve anche ricordarsi che nelle previsioni di gestione e funzionamento
dell’ impianto di Capriglia, il primo della serie di due partendo da monte, proprio per non
appesantire le condizioni ambientali al contorno, ma anche per chiarite motivazioni di ordine
eminentemente tecnico, si è deciso di gestire la presa per 335 gg /l’ anno, ( 11 mesi),
sospendendo l’ esercizio dell’ impianto nel periodo a portata minima, quando nel tratto di alveo
interessato dalla presa di Piè di Casa Vecchia transiterebbe comunque una portata ragionevolmente
non inferiore alla Qmdv.
Così operando verrà meno il cosiddetto “ cumulo” almeno nel periodo di maggior sollecitazione
ambientale.
- Interferenze di tracciato tra condotta “ forzata “ ed altre infrastrutture .
Come segnalato dall’ Autorità d’ambito ATO 3 di Macerata, lungo il suo tracciato ,la condotta
forzata evidenzia interferenze con altre infrastrutture e segnatamente con condotte idropotabili.
In primo luogo è il caso del parallelismo , per la non indifferente lunghezza di ml 1130 , del fascio
tubiero composto dalla condotta forzata dell’ impianto di Pieve Torina e di quella dell’ impianto di
Sant ‘ Angelo con la condotta costituente l’ Acquedotto del Nera. La questione è stata posta in via
formale al Consorzio per l’ acquedotto del Nera che legittimamente ha fatto osservare come la
condotta consortile sia coperta da una fascia di servitù larga complessivamente 6,00 mt , quindi
3,00 per parte rispetto all’ asse della condotta medesima, ragione per la quale, in fatto di
parallelismo l’ area asservita non possa essere in alcun modo turbata. La posizione consortile è stata
positivamente accolta dalla ditta proponente che non mancherà di osservare scrupolosamente detta
prescrizione.
Inoltre il predetto fascio tubiero composto dalle due condotte forzate sopra citate incrocia, in destra
Chienti di P.T. La condotta costituente l’ acquedotto “ dell’ Acquasanta “ gestito dalla comunità
montana “ Marca di Camerino “ con sede in Camerino. Con Nota del 12 / nov. 2013, la soc., ben
nota all’ Autorità d’ Ambito ottimale n° 3 di Macerata la soc. Proponente ha proposto all’ ufficio
tecnico Comunitario il progetto di sottopasso della condotta idropotabile con annesse opere di
protezione fisica ed elettrochimica, chiedendo un assenso di massima sulle stesse, in previsione di
una progettazione esecutiva da svilupparsi in contraddittorio tra le parti interessate, in caso di
realizzazione dell’ impianto , ben chiarendo che la singolarità di tracciato verrà risolta con spese e
cure tutte a carico del proponente. La risposta formale al momento non c’ è stata, ma
l’ esposizione diretta degli aspetti ai Tecnici comunitari non ha sollevato alcuna problematica.
Di tale nota si allega copia.
Deve invece evidenziarsi, in quanto in quella sede non trattato , poiché non richiesto, che è stata
anche eseguita una verifica circa le possibili interferenze con la condotta adduttrice primaria
dell’ acquedotto consortile del “ NERA “ , che percorre la valle del fiume Chienti di Pieve Torina,
laddove è prevista la posa delle condotte forzate dell’ impianto idroelettrico di Pieve Torina e di
quello di Sant’ Angelo. Il confronto con i tecnici del Nera ha portato alle seguenti conclusioni:
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a) Il parallelismo tra condotte idroelettriche ed adduttrice idropotabile non pone alcun problema
purchè si rispetti la servitù imposta che fissa in tre metri, misurati dall’ asse della condotta
acquedottistica, la distanza minima da rispettarsi tra le condotte qaffiancate. In chiave
esecutiva è indispensabile comunque il rilievo in contradditorio del tracciato del Nera, attesa
l’ inattendibilità della documentazione cartacea attualmente indicante il tracciato della
condotta medesima, prima di avviare le operazioni di scavo per la posa delle condotte
idroelettriche.
b) Circa il corretto posizionamento della centrale di Quartignano, in relazione proprio alla
citata inattendibilità dei tracciati cartacei esistenti dell’ acquedotto del Nera, in accordo ed
alla presenza dei tecnici del consorzio del Nera è stato eseguito il rilievo diretto in
campagna del tracciato in questione con specifico riferimento sito di collocazione della
centrale. In tale occasione ha trovato puntualmente conferma, quanto peraltro sospettato e
preannunciato dai tecnici consortili, la accertata inaffidabilità dei tracciati cartacei. Il rilievo
diretto ha consentito di stabilire che nell’ area in questione la condotta idropotabile è più
vicina al fiume Chienti di quanto non fosse stato possibile prevedere sulla scorta delle
indicazioni cartografiche. Dal punto di vista pratico ciò comporta la necessità di riposizionare
correttamente l’ edificio centrale ed i suoi accessori esterni per rispettare la distanza
imposta dalla servitù posta a protezione dell’ acquedotto. In pratica l’ edificio centrale
idroelettrica e le sue strutture accessorie subiscono uno spostamento rigido che
principalmente le avvicinano di 6,00 mt al corso d’ acqua naturale. La distanza minima
dell’edificio, pur sempre in condizioni di sicurezza, dal limite catastale Dx del fiume Chienti si
porta a non meno di 22,0 mt , mentre resta invariata la posizione e la superficie
complessiva di prevista occupazione ed acquisizione per realizzare l’ opera.
La nuova posizione della centrale è evidenziata nella Tav n.° 7b che si allega.
c) La condotta dell’ impianto di Pieve Torina da sola ed in associazione con quella di
Sant’angelo non attraversa strade provinciali ma si limita ad attraversare strade vicinali e
comunali. Detti incroci nella tecnica acquedottistica si risolvono normalmente con
l’ applicazione delle norme imposte dalla pubblica amministrazione in chiave di tutela
strutturale delle infrastrutture stradali ed in fatto di sicurezza esecutiva degli interventi.
Conseguentemente, in caso di realizzazione dell’ impianto, si opererà in contraddittorio col
Comune di Pieve Torina, nel rispetto delle norme e delle condizioni che detterà, tenendo
conto che il comune medesimo conosce ovviamente nei dettagli la consistenza del progetto e
delle opere in esso contemplate.
- Concessione di derivazione rilasciata dalla Provincia di Macerata Settore Genio Civile con
determina dirigenziale n° 49 / 8 del 23 / 5 / 2013 alla ditta FIN. COS. di Tolentino.
Come chiaramente rilevato dalla P.F. Valutazioni ed autorizzazioni ambientali della R. M., la
concessione di derivazione rilasciata alla Fin. Cos. Srl interferisce pesantemente col progetto
di Pieve Torina, essendo la sua sezione di derivazione posta a valle della sez. di
Derivazione Hidrochenti , sempre sul fiume Chienti Di Pieve Torina.
Ci si trova di fronte ad un classico caso di incompatibilità impiantistica e quindi di esercizio,
tra due derivazioni indirizzate verso lo stesso utilizzo.
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Sull’ argomento e tra i richirdenti le due concessioni di derivazione si è sviluppata una
risolutiva trattativa che è sfociata in un accordo, in corso di formalizzazione, che
sinteticamente prevede:
- la cessione da parte di FIN.COS. srl, dietro pagamento di adeguato corrispettivo, ad
HIDROCHIENTI srl del diritto pieno di esercizio della derivazione concessa a FIN.COS. dalla
provincia di Macerata con Det. Dir. N° 48/9 del 23 / 5 / 2013, ai sensi e con le modalità
dell’ art. 20 del T.U. delle disposizioni di legge sulle Acque Pubbliche e gli impianti elettrici di
cui al R.D. 11 Dic. 1933 n° 1775 ;
-In subordine rispetto all’ ipotesi precedente, La rinuncia da parte di FIN.COS. srl, alla
concessione di derivazione rilasciata in suo favore dalla prov. di Macerata, mediante
dichiarazione formale indirizzata alla medesima provincia.
L’ atto di accordo, immediatamente appena formalizzato, sarà trasmesso alla provincia di
Macerata ed alla Regione Marche perché ne possano prendere atto e concretizzare gli effetti.
Indubbiamente l’ auspicata cancellazione della ulteriore derivazione dal F. Chienti ( quella
Fin.cos.) consentirebbe di apportare significative semplificazioni al progetto Hidrochienti, e
conseguenti riduzioni del rischio esecutivo dello stesso: ma questa al momento deve
considerarsi una “ post argomentazione “.
- QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
Sito centrale idroelettrica
L’ area di prevista occupazione per l’ ubicazione della centrale idroelettrica è rappresentata in
progetto dalla tavola progettuale n° 10 che sintetizza sotto il profilo catastale la posizione del sito
centrale idroelettrica. La tavola n° 1 che individua sulla carta tecnica regionale ( CTR 1/ 10000 )
l’ intero impianto ne da la posizione , in termini puntuali. Con più precisione il sito centrale
idroelettrica che compendia il fabbricato omonimo, il canale di scarico, il pozzo valvole di blocco ,
la viabilità interna ed i piazzali di parcheggio e manovra, occupa buona parte della particella n°
18 ed in minima parte la particella n°6 entrambe del foglio catastale n° 7 del comune di Pieve
Torina, per una superficie al momento stimata in circa 6240 mq.
Geograficamente detto foglio si colloca in destra idrografica del fiume Chienti a confine col limitrofo
comune di Pievebovigliana e le due particelle citate, in successione, rappresentano l’ estrema
propaggine del territorio comunale di Pieve Torina, lungo la sponda destra del fiume, sino al confine
con Pievebovigliana. Attualmente l’ area trova utilizzo eminentemente agricolo di tipo seminativo.
Per maggior completezza della stessa area, in allegato si fornisce rappresentazione fotografica
recentissima, oltre all’ individuazione cartografica satellitare fornita da GOOGLE.
Analogamente il sito di collocazione dell’ area interessata dalla realizzazione dell’ opera di presa
di Carpineto è rappresentata in progetto dalla tavola n° 10 che individua sotto il profilo catastale
la posizione del sito centrale idroelettrica. La tavola n° 1 che indica sulla carta tecnica regionale
( CTR 1/ 10000 ) l’ intero impianto ne da la posizione , in termini puntuali. L’ area di impostazione
impegna parzialmente le particelle n° 66 e 67 Del foglio 34 del comune di Pieve Torina ed ospita
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la parte terminale, in Sx idrografica, della traversa di sbarramento, il sistema di canalizzazioni della
presa, la vasca di carico della condotta forzata, un modestissimo fabbricato destinato a contenere i
contatori ed i quadri elettrici delle utenze interne ed a fungere da ricovero per il personale addetto
alla manutenzione, la strada di accesso ed in prosecuzione il successivo tratto della stessa che
consente di portarsi sulla sponda opposta del Chienti ove è previsto sia realizzata la centrale
idroelettrica di Carpineto, che appartiene all’ impianto di Capriglia, ed la viabilità interna con
piazzali di parcheggio e manovra, per un’ area complessiva da impegnarsi e, nelle previsioni non
superiore a 4600 m. L’ area in questione si colloca in sinistra idrografica del fiume Chienti, tra lo
stesso presidio demaniale e la sede della S.P. 209 ( ex SS Valnerina ) ovviamente in territorio di
Pieve Torina, circa 1000 mt a monte della frazione di ROTI. Attualmente l’ area trova utilizzo
eminentemente agricolo di tipo seminativo / prato stabile.
Per maggior completezza della stessa area, in allegato si fornisce rappresentazione fotografica
recentissima, oltre all’ individuazione cartografica satellitare fornita da GOOGLE.
- Viabilità
E’ prevista la realizzazione di un tratto di strada della lunghezza di circa 333 mt per collegare il sito
centrale idroelettrica di Quartignano con la viabilità rurale esistente in Pieve T., destra f. Chienti,
ed a servizio di quella porzione di territorio comunale ricompresa tra il fiume ed il confine con il
territorio comunale di Pievebovigliana ( elaborato grafico di progetto n 15 ).
L’ area della centrale , partendo dalla S.P. n° 209 ( ex SS Valnerina, è raggiungibile per il tramite
della strada comunale di Quartignano che scavalca il fiume Chienti sino a portarsi all’ innesto con
la strada vicinale di Quartignano in prossimità dell’ acquartieramento dell’ azienda agricola SAM. La
strada vicinale suddetta muove verso Nord percorrendo la pianura in destra idrografica Chienti per
portarsi sino al confine comunale con Pievebovigliana. La bretella di prevista costruzione collega
proprio l’ area della centrale con l’ estremità della vicina strada vicinale.
Non è prevista altra realizzazione stradale ex novo. Si prevede invece necessario un intervento di
manutenzione della brevissima ed esistente bretella stradale che, muovendo dalla S.P. 209,
raggiunge il sito di impostazione dell’ opera di presa di Carpineto. Detta strada, rappresentata nella
tav. n° 2 di progetto e lunga circa 135 mt, dovrà essere migliorata da punto di vista della
piattaforma viaria con miglioramento dell’ esistente pavimentazione in macadam e con il rifacimento
del sistema di raccolta delle acque meteoriche
Per quanto attiene l’ agibilità dei cantieri puntuali, per la realizzazione della centrale e per
l’ ammodernamento della strada della opera di presa, e di percorso ( posa della condotta ) si
opererà nel modo seguente:
- La realizzazione ex novo del tratto stradale di cui sopra, unitamente alla manutenzione della
esistenti strade vicinali di Quartignano e di Carpineto, saranno realizzate quali opere propedeutiche
alla costruzione della centrale idroelettrica e della presa. Per la centrale, data soluzione alla
situazione viaria, si prevede una realizzazione autonoma e progressiva. In quanto al sito opera
di presa di Carpineto, già servito da preesistente viabilità, i lavori di costruzione della medesima
potranno essere agevolmente eseguiti senza provocare disservizi ed interferenze di sorta.
- la posa della condotta e le opere di tracciato ad essa pertinenti si avvarranno della cosiddetta
“ pista di posa della condotta” una fascia di suolo continua, larga mt 18 che collegherà i siti opera
di presa e centrale idrolettrica “ intersecando “ , dal punto di vista planimetrico strade esistenti, corsi
d’ acqua naturali e singolarità, varie costituendo essa stessa un “ strada da utilizzarsi per la
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costruzione della condotta e di collegamento tra i siti di posizionamento delle opere di percorso
( attraversamenti di strade e vie d’ acqua e difese varie ). Alla pista si accede e dalle estremità e
dalle intersezioni con la viabilità presistente. E’ scontato che a termine lavori la pista verrà
cancellata assieme agli innesti viari provvisori realizzati. Non è prevista la realizzazione di piazzole
provvisorie per lo stazionamento e la manovra dei mezzi di cantiere al di fuori delle aree
impegnate dagli stessi.
- Condotta di scarico del Depuratore comunale di PIEVE TORINA.
Il depuratore comunale di Pieve Torina è ubicato sulla sponda opposta del fiume Chienti di fronte
all’ area di collocazione della centrale idroelettrica di Quartignano e catastalmente impegna le
particelle n° 328-329-335-336- 341-345-348- 346 ed altre limitrofe del foglio 2 dello stesso comune
censuario. La posizione della centrale e dell’ impianto di depurazione comunale sono indicate dalla
Tav. n° 10 B di progetto avente titolo “ condotta di alimentazione della centrale di Quartignano ,
nella parte finale in alto del medesimo elaborato grafico.
In ragione di quanto discusso in sede di conferenza dei servizi, circa l’ opportunità di far risultare
a valle dello scarico della centrale la confluenza dell’ emissario del depuratore, la soc. proponente
Con nota n° del 12 / 11 / 2013, protocollata dall’ ente locale il giorno 19 dello stesso mese, ha
confermato al comune di Pieve Torina la sua disponibilità a portare , a sue totali cure e spese , la
confluenza dell’ emissario del depuratore nel F. Chienti a valle della sezione di scarico della centrale
idroelettrica.
La proposta della società è allegata in copia alla presente relazione.
-Autorizzazione paesaggistica
Come richiesto , si è provveduto alla puntuale redazione della scheda “ C “ di cui all’ accordo
Regione Marche - Ministero per i beni e le attività culturali del 19 / 12 / 2007 riferito al D.P.C.M.
del 12 / 12 / 2005. Della relazione è allegata e quindi trasmessa assieme alla presente nota.
E’ stato altresì redatto il “ rendering “ ( R 1) della situazione post operam del sito centrale
idroelettrica di Quartignano e quello ( R2 ) relativo all’ opera di presa di Carpineto soli siti tra le
opere di che trattasi a rappresentare “ novità “ ambientale, per il fatto che la condotta da posarsi,
unitamente alle opere di tracciato, sommamente è destinata a rimanere in sotterraneo.
Delle medesime opere infrastrutturali si forniscono anche le rappresentazioni assonometriche
plurivisuale ( tav n° 8 B e 2 D ).
- Segnalazione del Comitato
In quanto alla segnalazione del “ Comitato per la Tutela e la Promozione Dell’ ambiente nel
territorio di Pieve Torina, fatti i necessari ed ulteriori controlli si conferma quanto già illustrato nella
Relazione SIA , dovendosi anche considerare la genericità delle problematiche poste e l’ assoluta
mancanza di riferimenti puntuali ai quali fornire risposte altrettanto precise ed esaustive.
Si possono condividere in linea ideale le preoccupazioni espresse dal Presidente del Comitato ma esse
non forniscono nella maggior parte dei concetti richiamati indicazioni sufficienti alle quali dare
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risposte precise ed esaustive. Solo nel caso di siti definiti “ archeologici “, la lettera del comitato
produce due indicazioni e fa riferimento alla “ Chiesa dei Santi “ ed al “ Ponte romano “.
Nel Primo caso trattasi di una struttura medioevale, meglio conosciuta con la denominazione di
“ Romitorio dei Santi “ , Ubicata in val Sant’Angelo sulla pendice del monte Capecchiara in destra del
torrente Sant’ Angelo , a monte della strada provinciale n° 69 e ad una quota di almeno 125 mt sul
fondovalle, fondovalle dove passa la condotta dell’ impianto di Sant’ Angelo impegnando la sponda
sinistra idrografica sul territorio comunale di Muccia ( ! ). In linea orizzontale il Romitorio dista dalla
condotta non meno di 190 metri e non è minimamente interessato da alcuna delle attività
riconducibili alla realizzazione dei lavori prevista dal progetto Sant’ Angelo ed in primo luogo dalla
realizzazione della condotta forzata.
In quanto al cosiddetto ponte romano esso scavalca l’ alveo del torrente Sant ‘ Angelo con la strada
vicinale della val Sant’Angelo, ora bypassata dalla s.p. 69, dalla quale, in destra idrografica derivava
la bretella che congiungeva L’ eremo dei Santi con la predetta strada vicinale della val
Sant’ Angelo. Il ponte ( di struttura medioevale ) è ubicato con la spalla destra in comune di Pieve
Torina e con quella opposta in comune di comune di Muccia poiché il torrente in quella zona
stabilisca il confine tra i due territori comunali. La condotta in acciaio ( dn 600 mm ) di collegamento
della opera di presa di Fiume con la centrale di Quartignano percorre la val Sant’Angelo ed in quel
tratto, in comune di Muccia, si colloca sulla sinistra ( nel senso a scendere ) della vecchia strada
vicinale, di fronte al Romitorio che sta dall’ altra sponda della valle. La distanza tra l’ asse della
condotta ed il ponte in questione non è inferiore a 20 mt. I lavori di posa della condotta non
interesseranno la sede della strada vicinale e conseguentemente non potranno interessare il ponte
che, per essere posto sul corso d’ acqua, sta più a valle.
- Presidi a garanzia della qualità delle nelle opere di attraversamento subalveo.
SI trascrive quanto già esposto in tema di controdeduzioni alle osservazione della prov. di Macerata
in tema di metodologie di esecuzione degli attraversamenti subalvei.
Gli attraversamenti in subalveo del fiume CHIENTI di P.T. , in numero di 3 sono tutti ubicati nel
tratto ricompreso tra la presa di Carpineto e la frazione di Roti. Essi saranno eseguiti tutti nel
periodo estivo quando la portata del fiume statisticamente non supera i 1000 lt/sec, ed in periodi
non riproduttivi della fauna locale, con le modalità appresso descritte.
In queste condizioni si “ isola “ convenientemente il tratto di alveo lungo non meno di 40 mt, ove
ricade la sezione di attraversamento, intubando la portata in transito in almeno una coppia di
condotte di adeguato diametro e di lunghezza sufficiente e tale da dare luogo ad un corso
d’ acqua parallelo e temporaneo, aiutandosi con ture eseguite col materiale disponibile in alveo ed
impermeabilizzate con teli recuperabili ( di Pvc o altro materiale plastico ). “ Deviato” in tal modo il
flusso idrico si opera con la seguente successione di operazioni:
- Preparazione fuori opera del tratto di tubazione da posare nello scavo attribuendo ad esso
lunghezza e forma adeguate secondo il profilo di progetto;
- esecuzione della trincea di scavo ; la si tiene sostanzialmente all’ asciutto se necessario anche con
l’ ausilio di una pompa se necessario;
- posizionamento del tratto di condotta già predisposto e suo parziale rienterro;
- disposizione dei casseri preformati e getto di calcestruzzo della briglia soffolta;
- ulteriore fase di rinterro e getto della platea in c.a. di protezione della condotta;
11
- realizzazione delle difese di sponda ( ove previste );
- collegamento della tubazione subalvea con i tratti di condotta già realizzati a monte ed a valle;
- Recupero della condotta di deviazione, dei casseri e dei materiali eventualmente di esubero e
riconfigurazione dell’ alveo naturale.
Così operando “ il cantiere “ rimane effettivamente isolato e l’ acqua lo scavalca senza alcuna
contaminazione.
Di solito la fauna ittica avverte la presenza di uomini e mezzi e sgombera spontaneamente il
tratto di alveo interessato dalle operazioni. In ogni modo, ove l’ autorità preposta lo ritenesse
necessario, la deviazione provvisoria potrà essere effettuata in sua presenza e con le modalità che di
volta in volta saranno ritenute necessarie. Unico rischio possibile è quello determinato da un
aumento di portata naturale del corso d’ acqua conseguente ad un evento atmosferico estivo. In
queste condizioni si potrebbe assistere ad un allagamento della trincea di scavo ed anche ad un
parziale rinterro col materiale naturale trasportato dalla piena. Il tutto potrebbe portare alla
ripetizione di alcuna delle operazioni sopra descritte e nient’altro ancora.
- Piano di utilizzo del materiale in eccesso e di risulta dalle operazioni di scavo e rinterro.
Si è provveduto a redigere, secondo quanto stabilito con il dipartimento Arpam di Macerata , il
cosidetto P.U. che si allega in copia.
- Calcolo delle superfici boschive
La mappatura degli impatti di riduzione della vegetazione ripariale o forestale viene allegata alla presente
integrazione di PIEVETORINA dove si riportano le tipologie di intervento ovvero se diradamenti o
eliminazione, comunque sempre senza alterazione della diversità botanica.
La sovrapposizione del tracciato è stata rifatta sulla base della Carta d'uso del suolo già allegata al progetto
(fonte: IPLA - Inventario Forestale Regionale e Carta della Rete Ecologica Marchigiana) e individuati i vari
punti di intervento, mentre per il calcolo delle superfici si riconferma quello riportato nella relazione
generale.
L'intervento non causerà alterazione della diversità botanica e tantomeno forestale in un ambiente
seminaturale dove le risorse naturali (arbusteti e vegetazione arborea ripariale) sono ampiamente
rappresentate e connesse a una sorgente di naturalità di ampia estensione costituita da boschi montani,
praterie secondarie e pascoli sommitali.
La vegetazione arbustiva appartenente alla associazione del "Bosco ripariale a pioppo nero" Salici albae-
Populetum nigrae (Tx. 1931) subass. populetosum nigrae (Tx. 1931) (Meyer-Drees 1936) e all'associazione
"Bosco ripariale a rovo e salice bianco" Rubo ulmifolii-Salicetum albae (Allegrezza, Biondi & Felici 2006
)resiste tranquillamente alle variazioni di livello dell'acqua e quindi a sommersione come a parziale
interramento emettendo radici radicali. Si tratta di specie con ottima resilienza ecologica.
La piantumazione di specie arboree ed arbustive ai fini degli interventi di mitigazione e ripristino
dell'esistente ovvero nelle zone interessate dai tagli di vegetazione sarà effettuata sulla base dello studio
della vegetazione esistente ante operam al fine di ricostituire situazioni di effettivo degrado post operam in
quanto non esistono tratti del corso d'acqua interessato con bassa funzionalità ecologica (fonte: REM
estratto tav. 6) anche dai rilievi botanico - forestali effettuati nel corso del 2012. L'ottimo stato di
conservazione del sito permetterà anche un veloce ripristino delle condizioni di connettività possedute.
12
Si curerà l' utilizzo di materiali conformi al paesaggio locale; la regolarizzazione delle sponde, scarpate e
profili anche con tecniche di ingegneria naturalistica atte ad inserire le opere nel contesto naturale; il
monitoraggio della situazione botanico - vegetazionale post operam a un anno dall'intervento realizzato
permetterà scelte più razionali per effettuare eventuali azioni di ricomposizione ambientale.
- Canale di scarico della centrale di Quartignano.
Il canale di scarico della centrale è compiutamente e dettagliatamente rappresentato dalla TAV n° 9
- EDIFICIO CENTRALE : PIANTA E SEZIONI – Esso si sviluppa in parte sotto l’ edificio ed in parte
all’ esterno fino a raggiungere il corso d’ acqua.
Come si evince dalla sua sezione longitudinale operata con un piano verticale in asse, la lunghezza
complessiva strutturale del canale è di mt 48,46. I primi 15,55 mt. sono posizionati sotto l’ edificio
mentre i restanti mentre i restanti 32,91 propriamente all’ aperto tra l’ edificio ed il fiume. I primi
4,5 mt della seconda porzione sono muniti di copertura strutturale ( scatolare ) idonea a garantire
la circolazione delle persone e dei mezzi attorno all’ edificio, mentre la restante porzione di 28,41
mt è caratterizzata da una sezione idraulica rettangolare, larga mt 3,00 superiormente aperta e
quindi priva di copertura.
Un diverso modo di osservare il canale consentirebbe di attribuire al medesimo dimensioni
longitudinali diverse. Infatti la parte iniziale del canale ( a pendenza nulla e lunga 7,35 mt )
individua il vano di scarico delle turbine ragione per la quale la lunghezza del canale effettivo, cui
è stata attribuita la pendenza dello 0,5 % , si ridurrebbe a mt 41,11.
- Fabbricato ricovero e contatori
Sia nella tavola n° 2 che in quella n° 5 la rappresentazione grafica del fabbricato descrive la
copertura a due falde. Ad ogni buon conto con la Tav. n° 5 Bis che “sostituisce” la 5 si
introduce la pianta della copertura in modo da allontanare ogni possibile equivoco.
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- Area a rischio frana censita dal PAI con il codice F-19-1722
Figura - estratto tavole PAI inserita nel VIA
Dall’analisi della cartografia sopra riportata, confermata da osservazioni di campagna è chiaro che la frana
riportata negli elaborati grafici PAI con codice F-19-1733 è frutto di un errata trasposizione cartografica in
quanto è stata utilizzata come base il CTR 1:10.000 della regione Marche e non la base topografica su cui
nasce il PAI.
A riprova di quanto sopra esposto di seguito viene inserito lo stralcio estratto dal portale ufficiale
dell’Autorita’ di Bacino della Regione Marche:
(http://webgispcn.autoritabacino.marche.it/mapserverPCFS/viewer.php?BBOX=-
1&winwidth=1600&winheight=1114&sysrif=&service=../maps/rit_PAI-PS2006), dal quale si evince si
chiaramente che non sussiste interferenza la frana F-19-1733 e la condotta in progetto.
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Figura - estratto tavole PAI dal portale dell’Autorità di Bacino della Regione Marche
Nella verifica fatta per quanto riguarda le aree alluvionabili come riportato nella tavola allegata al VIA,
porzioni della condotta ricadono all’interno di aree considerate dal PAI a rischio .
Si fa presente che il tubo che canalizza l’acqua verso la centrale di produzione sarà completamente
interrato, sicuramente non costituisce quindi ostacolo al naturale deflusso delle acque; tale opera non
aumenterà pertanto il rischio idraulico dell’area in cui verrà realizzata.
Da un nuovo controllo della trasposizione passiva della centrale di produzione di energia idroelettrica sulla
cartografia del PAI, si evince che questa non rientra in area alluvionabili (nella tavola allegata al via tale
centrare veniva erroneamente ricompresa in area PAI a causa dello stesso errore esposto
precedentemente). Ad ogni buon conto, ove l’Autorità di Bacino ritenesse di dover esprimere su tale
aspetto e nei limiti geografici di pertinenza il proprio parere vincolante previsto dall’art.7 comma c) del Pai
la sede più competente è quella della progettazione esecutiva laddove è effettivamente possibile assumere
impegni di ordine tecnico sulla scorta di una situazione attuale e sicuramente più rispondente.
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Figura - estratto tavole PAI dal portale dell’Autorità di Bacino della Regione Marche, con trasposizione delle opere
Al fine della determinazione della stratigrafia locale e delle caratteristiche idrogeologiche sono stati
effettuati sette sondaggi, con prelievo di campioni necessari per effettuare le analisi chimiche da allegare
alla redazione del piano di riutilizzo, secondo quando previsto D.M.161 del 10/08/12.
Di seguito vengono riassunte le caratteristiche dei sondaggi effettuati.
- Rappresentazione in Pianta della centrale idroelettrica di Quartignano.
Per meglio evidenziare le caratteriche architettoniche e strutturali dell’ edificio costituente la
centrale di quarignano, oltre al “ rendering “ dello stato del sito modificato si allega la Tav
n° 8 b con più rappresentazioni assonometriche dello stesso.
Centrale
produzione
Presa
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- Connessione alla rete elettrica
L). La connessione dell’ impianto alla rete elettrica avverrà in MT disponendosi in loco di una
linea ( DH 60 - 24803 – MUCCIA ) in MT Appartenente ad Enel Distribuzione e che fa riferimento
alla Cabina DH 60 – 2 - 038833 VILLANOVA, ciò è stato definitivamente chiarito con preventivo
Enel – Dis - 03/12/2012 - 2125416 formalmente e sostanzialmente accettato da Hidrochienti ( pratica
con codice di rintracciabilità T0528268). Il collegamento in questione si materializzerà con una
“ Linea in cavo aereo 185 mmq, comprensiva di sostegni e fondazioni della lunghezza di ml 400”
( 200 + 200), oltre “ all’ allestimento di una cabina di consegna entra – esce “ su manufatto cabina
( opera civile ) esistente.
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
II Certificato di assetto Territoriale rilasciato dal comune di Pieve Torina in data 2 / 07 / 2013 col
n° 0003219 di prot. è trasmesso unitamente alla presente nota.
Comunanza 6 / 12 / 2013
Il proponente I progettisti
Ing Renato Del Papa
Geol. Diego Pacetti
Agr. Michela Baiocco
ABBATTIMENTO N.3CIPRESSI
ABBATTIMENTO N.2PINI DOMESTICI
RIDUZIONEVEGETAZIONEIN FILARE 25 m
RIDUZIONEBOSCO
RIDUZIONEARBUSTETO
RIDUZIONEVEGETAZIONEIN FILARE
RIDUZIONEVEGETAZIONEIN FILARE
RIDUZIONEBOSCO
RIDUZIONEVEGETAZIONEIN FILARE
RIDUZIONEVEGETAZIONEIN FILARE
RIDUZIONEVEGETAZIONE
IN FILARE
RIDUZIONEBOSCO
RIDUZIONEVEGETAZIONEIN FILARE
1
HIDROCHIENTI srl - Comunanza ( AP )
OGGETTO : Impianto Idroelettrico di PIEVE TORINA in Pieve Torina. Procedura
di autorizzazione Unica ai sensi dell’ art. 12 del D.Lgs. 387 / 2003 con VIA e
rilascio dei autorizzazione paesistica ed autorizzazione a derivare.
CONSIDERAZIONI CIRCA LE CONCLUSIONI ESPRESSE DALL’ AUTORITA’ DI
BACINO REGIONALE, IN SEDE DI ISTRUTTORIA DI COMPETENZA, CON NOTA N°
ID n° 6548017/DDS DEL 23 /10 / 2013.
Con la nota sopra richiamata e con esplicito riferimento al progetto dell’impianto richiamato
in oggetto L’ Autorità di bacino Regionale ha concluso ritenendo di dover ricordare e
precisare talune situazioni specifiche che qui di seguito puntualmente si considerano.
a). la condotta di collegamento tra l’opera di presa di Carpineto e la centrale
idroelettrica di Quartignano attraversa un’ area a rischio esondazione censita dal PAI
con codice E -19- 0020 a rischio R2 e pericolosità P4. L’ art . 7 , comma 6, lett. c delle
norme annesse al PAI recita testualmente che in detta categoria di aree sono
consentite esclusivamente “ opere pubbliche o di interesse pubblico connesse alla
captazione delle risorse idriche superficiali e alla loro utilizzazione nel rispetto dei
principi dell’ art. 22 del D.Lgs. 11 / 5 / 99, n° 152, compatibilmente con l’ assetto
morfologico e previo parere vincolante dell’ autorità di bacino”.
L’ area in questione è quella propriamente valliva, immediatamente a ridosso del
corso d’ acqua, il fiume Chienti di Pieve Torina, tra il sito di Caspriano dove si forma
il fiume per confluenza del fosso di Capriglia ( o Caspriano ) che scende dal passo
delle Fornaci ed il torrente Vallicello proveniente da Piè del sasso di Monte
Cavallo , e la periferia sud dell’ abitato di Pieve Torina. In tale tratto di valle è
posizionata l’ opera di presa di Carpineto e , per la parte specifica, la condotta di
alimentazione della centrale di Quartignano che ha inizio dall’ opera di presa ed è
formata da una tubazione in acciaio del Dn 1100 mm.
La condotta viaggia in sotterraneo a profondità minima dal piano campagna non
inferiore a mt 1,40 misurata a partire dalla generatrice superiore della tubazione.
L’ opera di presa è costituita da uno sbarramento trasversale al corso d’ acqua e da
un insieme di canalizzazioni poste immediatamente sulla sponda sinistra ed a quota
tale, rispetto al fiume, da essere al riparo dagli effetti di piene anche molto
consistenti, pur dovendosi considerare che le strutture componenti costituiscono
nell’ insieme un complesso di opere idrauliche destinate a convivere in presenza ed
2
in acqua . Va anche osservato che il sistema strutturale costituente la presa di
derivazione costituisce un complesso impiantistico assolutamente autonomo ed in
grado di funzionare senza alcun intervento umano essendo sottoposto ad una
funzione regolante subordinata alla misura del livello idrico della vasca di carico
della condotta forzata esercitata dal macchinario della centrale idroelettrica posta in
sito remoto ( Quartignano ). La presenza di personale nel sito presa , di natura
decisamente saltuaria, è da imputarsi semplicemente ai necessari controlli di sicurezza
ed alle esigenze manutentive di ordine periodico e contingente.
b). Ai fini della pianificazione del bilancio idrico , di cui al D.Lgs. 152 / 1999 e della
tutela quantitativa della risorsa idrica che concorre al raggiungimento degli
obbiettivi di qualità secondo l’ art. art. 95 del D.Lgs. 152/2006 è necessario il
raggiungimento dell’ equilibrio di bilancio idrico e la salvaguardia del minimo deflusso
vitale dei corpi idrici.
L’ Autorità di bacino , al riguardo, ha osservato che, in detta ottica ed in linea
generale, per le finalità e i criteri previsti dagli art. 95 e 96 del D. Lgs. 152/2006 “
non esistono particolari motivi ostativi all’ iniziativa progettuale” .
c) . Si lamentano inesattezze nel calcolo del DMV illustrato nella relazione idrologica
Il calcolo è stato eseguito sulla scorta delle indicazioni fornite dal PTA - Capo VI –
allegato II. Come verificabile a pag. 29 della relazione idrologica che del progetto
dell’ impianto idroelettrico è parte integrante e fondamentale, i valori della Qmdv,
con la scota dei calcoli eseguiti sono stati così stabiliti:
- 175,0 lt /sec nei mesi di Luglio , Agosto, Settembre ed Ottobre
- 262,4 lt/sec nei mesi di Febbraio e Marzo
- 227,4 lt/sec nei restanti mesi.
Il progettista, per meglio rispettare le esigenze ecologiche ed ambientali del
fiume e per superare possibili incertezze di calcolo, ha deciso di stabilire per La
Qmdv valori superiori e precisamente i seguenti :
- 300 lt / sec nei mesi di Febbraio e Marzo
- 250 lt/sec nei restanti 10 mesi dell’ anno
valori questi ben superiori a quel 214 lt/sec determinato dal PTA in una
sezione più a valle di quella scelta per posizionare l’opera di derivazione e
coincidente con la vecchia stazione di misura del SIN cui compete un bacino
imbrifero sotteso di 118 Kmq, ben maggiore di quello chiuso dallo sbarramento
di Carpineto pari a 89,6 Kmq.
Ciò doverosamente premesso, da un puntuale controllo effettuato, quanto meno nella
determinazione del Qmdv Idr., non parrebbe siano stati commessi errori.
Rileva comunque il calcolatore che invece nella determinazione del Cma e
segnatamente nella individuazione del “ maggiore “ tra i due termini “ N “ e “ Piff “
3
potrebbe essere incorso in una frettolosa approssimazione che ha portato ad
attribuire ad entrambi i parametri citati lo stesso valore N = Piff= 1,0.
Or bene essi sono entrambi tabellati : N con la tabella 5-D.5. e Piff con la tabella
7-D.5 dell’allegato II ; ma mentre per N la valutazione scaturisce dalla semplice
interpretazione della “ Classe di naturalità” dell’ area attraversata dal corso d’ acqua,
il valore del Piff ( Parametro indice di funzionalità fluviale ) si deduce da un giudizio
di funzionalità da determinarsi sulla scorta della media di punteggi ( dell’ indice
? ) determinabili sulle stesse sponde opposte del medesimo corso ( o alveo )
fluviale.
Il PTA non codifica, per quanto appare, la metodologia analitica indispensabile per il
calcolo del punteggio, ragione per la quale il calcolatore può essere incorso in
inesattezza nella determinazione del Piff e quindi nella determinazione del maggiore
tra i valori dei predetti parametri “N” e “ Piff”.
Ad ogni buon conto, stante la predetta difficoltà, si accetterà di buon grado ogni
indicazione utile che l’ Autorità di bacino vorrà esprimere, per quindi correggere, se
del caso, i valori assunti per le portate Qmdv nella relazione idrologica.
Sulla questione la soc. Proponente mantiene un atteggiamento teso alla massima
apertura verso le esigenze di natura ambientale, come dimostrato con l’ autorizzazione
al progettista in sede di progetto di proporre valori della Qmdv superiori a quelli
immediatamente risultanti dal calcolo.
d) Nella valutazione degli ELEMENTI COSTITUENTI LA DERIVAZIONE viene fatto osservare
che la condotta forzata di alimentazione della centrale idroelettrica è “ lunga 4 KM “.
Si ribadisce in questa sede quanto fatto già presente ad altri interlocutori istituzionali
deputati nell’ ambito di questa stessa valutazione VIA , ovvero che la filosofia alla base
della progettazione, inseguendo l’ obbiettivo di massimizzare il potenziale idroelettrico
definito dal prodotto Q x H ( Portata per salto ) ha preferito adottare valori di salto elevati
piuttosto che puntare sui più alti valori delle portate derivabili. Ciò ovviamente ha
determinato la notevole lunghezza delle condotte forzate e quindi dei tratti d’ alveo sottesi.
Ma l’ anomalia lamentata , nel caso di specie, è solo apparente in ragione dei seguenti
motivi.
In sede progettuale, come detto, si è quindi scelto di dare maggiore rilevanza al “ salto
geodetico “ piuttosto che alle portata da prelevarsi. Per tali ragioni si è preferito utilizzare
porzioni relativamente modeste dei singoli bacini imbriferi disponibili, compensando il
ridotto valore della portata impiegabile con un salto sicuramente più elevato.
Nel caso specifico dell’ impianto di Pieve Torina , posizionando la presa a Carpineto, è stato
sotteso un bacino imbrifero di 89,6 Kmq, quando ove la stessa opera fosse stata disposta
poco più a valle, dopo la confluenza del torrente Sant’ Angelo il bacino sotteso sarebbe
risultato pari a 118 Kmq ( esattamente quello considerato dalla Stazione idrometrica
SIN ).
4
Detta impostazione ha portato ad assumere un valore di portata massima in emungimento
pari a 1500 lt/sec e conseguentemente una portata media annuale di 1300 lt / sec, con un
utilizzo medio della risorsa disponibile pari al 79 % ( rel. Idrologica di progetto, pag 30 ÷
32 ) ed un rapporto tra potata massima e portata media derivata pari a :
1500 / 1300 = 1,154.
Parametri questi che indicano un moderato sfruttamento del sistema potenziale idrologico.
Ma in termini di dimensionamento dell’ impianto, stabilita anche la posizione della presa, il
progettista avrebbe potuto osare molto di più.
Ove infatti si fosse partiti dalla della curva delle durate del Chienti di P.T., così come
ricostruita a pag.8 della citata relazione, per ricordare che la portata media annua del
Chienti a Pieve T. sarebbe pari a a 1996 lt/sec e che per 91 gg ( tre mesi ) la portata si
manterrebbe superiore o almeno pari a 2537 lt/ sec, le conclusioni sarebbero state altre.
Così procedendo si sarebbe potuto ipotizzare, sempre al 91esimo giorno ( traguardo di
riferimento per la progettazione ), una portata emungibile a Carpineto, quindi depurata
dell’ apporto del bacino del torr. Sant’Angelo e dell’ inevitabile rilascio della Qmdv, non
inferiore a 1900 lt/sec , con l’ utilizzo di due turbine in parallelo anziché una, della portata
massima singola di 950 lt /sec .
Detta scelta avrebbe determinato :
- un volume idrico derivato pari a 86400x ( (1,9 x 90 ) + ( 1,9 + 0,7 ) x 275 / 2 ) = mc 45 662 400
- una portata media derivata pari a 45 662 400 / ( 365 x 86400 ) = 1448 lt /sec
- una potenza di concessione pari a : 1448 x 61 / 102 = 866 Kw
- rapporto tra portata massima derivata e media pari a 1900 / 1488 = 1,312
- un utilizzo della risorsa disponibile 1,448 / ( 1,996 – 8035000/ ( 365 x 86400) ) = 83%
Valori questi tutti superiori a quelli invece imposti dal progetto, segno evidente di un
approccio progettuale impostato a sicura prudenza e rispetto per le condizioni al contorno,
quelle ambientali in primis.
Comunque, procedendo lungo il fiume dalla presa di Carpineto verso la sezione di
restituzione di Quartignano, come chiaramente espresso nello specifico capitolo 6.1.a del
SIA, anche quando ci si riferisca alle condizioni di minimo deflusso naturale, la portata
rilasciata quale Qmdv ha modo di accrescersi presto, per gli apporti continui dovuti
all’ ampiezza residua 124,5- 89,6 = 34,9 Kmq della porzione del bacino imbrifero non
sotteso per essere ubicato a valle della presa.
Emerge ancora una volta come la circostanza che gli impianti sottendano lunghi tratti di
alveo naturale non deve essere riguardato come fatto da evitarsi assolutamente, proprio per
la possibilità dei corsi d’ acqua interessati a riformarsi cospicuamente lungo il loro percorso,
per effetto delle caratteristiche idrogeologiche dei bacini imbriferi interessati, tutti in
ambiente montano caratterizzato da suoli in buona parte carbonatici e quindi assai
permeabili, che comunque finiscono per evidenziare numerose ed importanti emergenze
sorgentizie ed acquiferi convergenti in alveo.
D’altro canto se il Minimo Deflusso Vitale non deve considerarsi un riferimento assoluto,
esso costituisce pur sempre un riferimento certo e normato che non impedisce, ad opere
5
realizzate ed in esercizio, verifiche circa il suo effettivo e reale valore, pur sempre
suscettibile di revisioni ed adeguamento.
La prassi non è nuova giacchè notoriamente la Regione Marche consente a taluni operatori
idroelettrici , su impianti esistenti ed in esercizio da tempo, di operare in fase sperimentale
per stabilire la compatibilità di rilascio in alveo, immediatamente a valle di importanti
opere di presa , di portate Qmdv aventi valori diversi da quelli calcolabili facendo ricorso
alla normativa regionale vigente.
In quanto all’ effetto cumulo dei prelievi operati con l’ impianto di Pieve Torina, con i
prelievi dovuti ad impianti similari ( Torr. Sant’ Angelo ), in verità lo si avvertirebbe nel
tratto di alveo del Chienti di Pieve T. ricompreso tra la sezione di immissione del torrente
nel fiume, praticamente a valle del centro abitato di P.T. sino alla sezione di scarico della
centrale di Quartignano, lungo circa 1,92 Km. Ove in detto tratto si cumulassero i due
minimi di portata stagionale, il primo dovuto al torrente ed il secondo al fiume, quest’
ultimo impoverito dal prelievo operato a Carpineto dalla presa dell’ impianto di Pieve
Torina , l’ effetto sarebbe inevitabilmente evidente.
Ma la soc. Proponente non a caso ha espresso la previsione di fermare l’ impianto di
Sant’ Angelo per almeno un mese l’ anno, ipotizzando un esercizio temporale ridotto di un
mese , quando le fluenze naturali sono più ridotte, proprio per annullare in parte l’ effetto
cumulo e per ridurre conseguentemente i possibili rischi legati alla eccessiva riduzione delle
portate in alveo, fatto questo solitamente caratteristico dei periodi Estivi.
E’ noto infatti che nei mesi primaverili ed autunnali, in ragione di maggiori precipitazioni
meteorologiche, le portate scolanti, per unità superficiale di bacino, sono nettamente
superiori al resto dell’ anno, motivo per il quale, la Qmdv rilasciata dall’ opera di presa,
man mano che si procede verso valle, viene immediatamente arricchita da robusti apporti
laterali che riconferiscono al corso d’ acqua le sue consuete condizioni di deflusso e quindi
di capacità ecologico rigenerative.
e). In sede di CONCLUSIONI secondo l’ Autorità “ emerge una valutazione negativa “ giacchè
dal progetto “ si evince la necessità di realizzare una nuova traversa che non è coerente
con il PEAR e con i metodi utilizzati per la valutazione dei progetti di derivazione e inoltre
vengono a determinarsi modificazioni del profilo di fondo dell’ alveo che non può essere
modificato”.
Recita testualmente il PEAR Regione Marche ( Cap. VI Governo dell’ offerta - Punto 5
L’energia Elettrica ) : “ Omissis…….. La capacità residua andrà rintracciata nello sfruttamento
ai fini idroelettrici delle traverse esistenti, dei salti degli acquedotti e dei salti dei consorzi di
bonifica e su siti in cui le potenze installabili sono caratteristiche degli impianti MinHydro
( ‹ 3MW )”. Nell’ ultima delle “ condizioni “ sancite dal PEAR rientra l’ impianto di Pieve
Torina che è caratterizzato da una potenza nominale di 0,65 MW.
Inoltre il PEAR nel dettare le linee guida da rispettarsi nella realizzazione di impianti recita
ancora : “ dovrà essere attentamente valutato il rapporto numerico delle traverse esistenti in
6
un tratto , evitando lungo l’ asta la concentrazione di opere trasversali che diminuirebbe la
naturalità dell’ ecosistema.”
Il progetto in discussione prevede la realizzazione di una traversa di derivazione, quindi di
un’ opera trasversale nell’ ambito di un’ opera nuova di presa che ingloba una traversa
( briglia fluviale preesistente) . La briglia in questione è un’opera di difesa di tracciato di
un acquedotto, l’ acquedotto di Collattoni appartenente al comune di Camerino, costituito da
una condotta in acciaio del Dn 150 mm, di “ rinforzo “ di una parallela condotta del dn 175
che peraltro è caratterizzata da un tracciato diverso.
Come osservabile dalla allegata planimetria catastale ( all. 1 ), il tracciato dell’ acquedotto in
prossimità del sito opera di presa di Carpineto, in corrispondenza di una stretta ansa del
fiume Chienti di P.T., interseca due volte il corso d’ acqua naturale . La protezione della
condotta è assicurata da una briglia in calcestruzzo armato caratterizzata da una gaveta
centrale di forma trapezoidale con larghezza di base di 5,0 mt, sponde inclinate di 45° e
profondità di circa 50 cm ( foto n° 1-2-3-4-5-6 ). La quota della base della gaveta è stabilita
a circa mt 497,03 sul l.m.m. La briglia, dal punto di vista planimetrico si colloca in
prossimità della sottoscarpa del rilevato stradale ( formazione calcarea di sostegno ) della
S,P. 209. In quel tratto, l’ alveo, nel senso “a scendere” punta verso la strada per poi
virare seccamente di 90 ° per dirigersi ed immettersi nella briglia sulle cui terga ed in
profondità è posata la condotta idropotabile.
La traversa da realizzarsi per la costituzione dell’ opera di presa è concepita con i muri
andatori, in gabbionate metalliche riempite di pietrame e calcestruzzo, che raggiungono la
briglia posta circa 30 mt a monte e formano con la stessa un unico contesto che vede la
nuova opera di presa inglobare in buona sostanza la preesistente briglia. Per quanto attiene
la quota di sfioro della traversa da realizzarsi con la nuova opera di presa essa è stata
fissata a mt 497,00 sul l.m.m. ( all. tav 2 b e 2 c ).
Dalla descrizione effettuata emergono le seguenti considerazioni:
- Il PEAR non esclude che possano essere realizzati impianti idroelettrici di piccola
potenza quale quello proposta caratterizzato da una potenza nominale di 0,65
MW inferiore al limite stabilito dallo stesso piano in 3.0 MW e che non impegnino
infrastrutture idrauliche preesistenti
- Il PEAR non vieta la realizzazione opere trasversali quale quella proposta, ma
chiede di verificare la compatibilità di una eventuale nuova traversa con altre
traverse se esistenti “ in un tratto “ dell’ asta fluviale in considerazione.
- La quota di sommità della traversa di cui si propone la realizzazione, per essere
sostanzialmente livellata con la quota di gaveta della briglia, non modifica il
profilo di fondo dell’ alveo naturale che di fatto è attualmente regolato dalla
quota della gaveta della briglia.
7
- La traversa proposta rinforzerebbe la staticità della briglia che a giudizio di chi
scrive e come può osservarsi dalle foto allegate non è nella migliore delle
condizioni.
- Il volume di trasporto solido destinato ad invasarsi a regime tra le due opere
trasversali è valutabile in circa 450 mc e all’ occorrenza può essere scaricato a
valle a mezzo dello sghiaiatore ( o callone ) dell’ opera di presa.
- Il progetto della opera di presa, così come concepito in ragione della presenza
della preesistente opera trasversale ed in ragione della quota di sfioro della
traversa di valle rappresenta, dal punto di vista idraulico e quindi delle
conseguenti condizioni di fluenza del trasporto solido, un complesso unificato
che vede la sostanziale sovrapposizione in senso idraulico delle due traverse
senza alcuna alterazione del profilo di fondo alveo a monte.
- Ove si obietti che la stessa valutazione di “ mantenimento del profilo di fondo”
non può essere valida a valle per la presenza del gradino altimetrico determinato
dalla quota della soglia di uscita della traversa , deve considerarsi che il fenomeno
di abbassamento del profilo di fondo è destinato ad estinguersi immediatamente
in alcune decine di metri a valle della presa giacché la pendenza dello stesso
profilo è regolata dalle caratteristiche fisiche e granulometriche del materiale
trasportato ( che sono sicuramente immutabili ) e dal valore della portata di
modellamento dell’ alveo, valore certamente correlato a quelli di piena, tenendo
conto del fatto che la nuova struttura non è in alcun modo in condizioni di
trattenere materiale, oltre a quello di primo invaso determinabile in alcune
centinaia di mc.
- Qualunque modificazione si dovesse produrre lungo l’asta del fiume per cattivo o
imprevisto funzionamento della presa essa non produrrebbe alcun rilevante e
negativo effetto di natura ambientale e socioecomomica per la mancanza di
una effettiva “ pressione antropica “ nel tratto di fiume lungo circa 2,0 Km tra il
sito di Caspriano a la frazione di Roti, nella cui mezzeria è posizionata la presa.
Per le ragioni sopra dette è necessario ed opportuno che l’ Autorità di bacino
torni a considerare la proposta progettuale che secondo chi scrive forse
frettolosamente è stata definita incoerente con i contenuti del Pear, potendo
contare anche sulla disponibilità del proponente a modificare la quota di
sommità del profilo di sfioro della traversa della presa ove si ritenesse la stessa
inadeguata rispetto all’ analoga quota della opera trasversale preesistente.
Comunanza 6 / 12 / 2013
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Allegati:
- Stralcio planimetrico area “ Carpineto
- Documentazione fotografica
- Tavole grafiche 2b - 2c
IL Proponente IL Progettista
1
HIDROCHIENTI srl - Comunanza ( AP )
OGGETTO : Impianto Idroelettrico di PIEVE TORINA in Pieve Torina. Procedura
di autorizzazione Unica ai sensi dell’ art. 12 del D.Lgs. 387 / 2003 con VIA e
rilascio dei autorizzazione paesistica ed autorizzazione a derivare.
CONSIDERAZIONI CIRCA LE OSSERVAZIONI ESPRESSE DALLA PROVINCIA DI
MACERATA – SETTORE 10 - AMBIENTE, IN SEDE DI ISTRUTTORIA DI
COMPETENZA, CON NOTA N° 28675 DEL 18 /04 / 2013.
In quanto alle premesse della nota provinciale ( che tratta complessivamente i tre impianti
denominati “ Pieve Torina “ , “ Capriglia “ e Sant’ Angelo “ ) va osservato quanto segue :
- Al punto 1
- Dopo il punto 3 , si afferma che “ la notevole lunghezza del tratto fluviale e degli affluenti
interessati dal progetto ( pari a circa 15 Km ) unitamente alla situazione di criticità
dell’ ecosistema fluviale sembrano configurare un’ opera suscettibile di generare rilevanti
interferenze e fortemente impattante……Omissis”.
In quanto allo stato “ di criticità dell’ ecosistema fluviale “ , pur rispettando il punto di vista
della provincia che ovviamente giudica da suoi punti di osservazione, dal nostro si ritiene di
poter osservare che il bacino del F. Chienti di P.T. versa in condizioni certamente migliori di
quelle nelle quali mediamente versano i corsi d’ acqua montani di identiche caratteristiche e
dimensioni, nella regione Marche. Se è vero che il progetto propone circa 15 Km di condotte
è anche dimostrabile che esse non bypassano un solo corso d’acqua ma piuttosto vanno ad
influenzare direttamente:
-con l’ impianto di Capriglia 3,8 km di fosso di Capriglia , dalla presa sino a Caspreano, e
Km 0,8 del f. Chienti da Caspreano a Carpineto;
- con l’impianto di Sant’ Angelo Km 4,5 del torrente omonimo, dalla presa di Fiume sino alla
confluenza col f. Chienti nel centro abitato di Pieve Torina;
2
- con l’ impianto di Pieve Torina Km 4,8 di f. Chienti tra la presa posta a Carpineto e la
centrale di Quartignano.
Ciò precisato pur ammettendo che le condotte sono “ lunghe”, va chiarito che la filosofia alla base
dell’ intera architettura progettuale è quella di conseguire “ potenze di concessione “ principalmente
basate sui “ salti “ elevati anziché puntare su portate derivate “ al limite della sostenibilità “ ed
oltre.
Per limitare gli impatti , in una situazione altimetrica ed idrologica come quella Marchigiana, è più
opportuno utilizzare grandi salti e concentrare gli impianti nella fascia definita dalle quote
altimetriche 650 ÷ 200 mt sul l.m.m., come è sempre stato fatto in passato. Basta ad esempio
osservare quanto fatto nella stessa provincia di Macerata da Enel, Municipalizzata di Tolentino, dalle
cartiere di Pioraco, ecc. che hanno realizzato grandi impianti il cui effetto è stato riassorbito molto
bene sul piano ambientale.
Il progettista in questo modo, elevando le quote geodetiche dei punti di presa, ha nei fatti
rinunciato allo sfruttamento di consistenti porzioni di bacino imbrifero e quindi di portate più
elevate,ma ha ottenuto in via principale “ salti lordi “ maggiori, e parallelamente anche di consentire
al corso d’ acqua impegnato di riformarsi per ravvenamento, presto e bene , oltre il limite minimo
garantibile con la Qmdv.
Poiché, come è noto, la potenza è determinata dal prodotto ( Portata X Salto) , a parità di potenza
ipotizzata si è preferito puntare sui salti elevati piuttosto che insistere nel ricercare portate più
elevate. Per concludere, l’ impatto sarà pure inevitabile, ma sotto il profilo progettuale si è operato al
meglio per ridurlo, e comunque ridistribuirlo, sapendo e quindi contando di operare in un sistema
decisamente favorevole dal punto di vista idrogeologico e non solo.
In quanto agli approfondimenti richiesti , per essi si procede con lo stesso ordine seguito nella nota
provinciale.
A). VIABILITA’ DI CANTIERE
‘’???????????
Non è dato al momento di sapere se i tre impianti verranno realizzati contemporaneamente ovvero
in successione temporale fors’ anche scandita da steps. Per certo la realizzazione dell’ impianto di
Pieve Torina sconta una relativa contemporaneità con quello di Sant’ Angelo in ragione del fatto che
il tratto terminale delle rispettive condotte forzate, immediatamente a monte di Quartignano, lungo
circa ml 1300, vede le condotte viaggiare in parallelo nella stessa trincea di scavo, mentre quello di
Capriglia nelle previsioni, ove non si potesse realizzare contestualmente agli altri due, sarebbe
realizzato per ultimo.
Comunque, impianto per impianto, le opere da realizzarsi : presa, centrale idroelettrica e condotta
forzata , fanno capo a tre cantieri diversi e sostanzialmente separati , fissi i primi due e mobile il
terzo, con durata effettiva singola , e nel caso di specie anche temporalmente aggregata,
sostanzialmente inferiore all’anno, dovendosi considerare che la costruzione del macchinario
3
elettromeccanico e delle apparecchiature ausiliarie, il loro montaggio ,i collaudi , le rifiniture e
l’ avviamento impiantistico avvengono sulle strutture già realizzate e ragionevolmente non producono
impatti.
Ad esaudimento della richiesta, si fornisce la cartografia richiesta ( TAV N° 17 ) non mancando di
chiarire che: -
- Non vi saranno aree di accumulo dei rifiuti in quanto essi, come chiarito nella RELAZIONE SIA
( cap. B.2.27 ) sono quelli residuali delle costruzioni edili e del montaggio degli impianti entro
l’ edificio Centrale idroelettrica, quindi di minima entità e se proprio non riutilizzabili o riciclabili,
saranno avviati a discarica, man mano che si evidenzieranno.
- Il deposito dei mezzi e dei materiali necessari alla costruzione della centrale e dell’ opera di presa
troveranno alloggio nell’ area che sarà occupata dall’ infrastruttura da realizzare, normalmente molto
più ampia dello stretto necessario per l’ impostazione delle opere. Per la realizzazione della condotta,
normalmente si procede con l’ apertura della pista occupando e predisponendo per le operazioni una
fascia di terreno sufficientemente ampia e posta a cavallo dell’ asse della condotta da posare.
Indi si provvede allo sfilamento lungo la pista delle barre di tubo che , saldate tra di loro,
costituiranno la condotta. Poi si procede allo scavo della trincea di posa , secondo le particolari
modalità descritte nel cap. 7 p 4.2 della RELAZIONE del SIA, avendo cura di disporre il materiale di
risulta a destra o a sinistra della trincea a seconda della qualità rinvenuta. Per ultimo, formata la
condotta la si vara nella trincea e la si rinterra. In questa fase i materiali in eccesso, di risulta degli
scavi , man mano che si produce viene raccolto ed avviato a riutilizzo. Il fronte di lavorazione per la
posa della condotta è molto stretto ed avanza lungo lo sviluppo della condotta medesima
seguendone l’ asse. Il tempo che intercorre tra l’ apertura di un tratto di trincea di posa e quello del
suo ritombamento è pari al tempo di realizzazione di un tratto di tubazione lungo non meno di
500 mt e non più di 800, tale da giustificare l’ approntamento di una prova di tenuta idraulica
normalmente giudicata indispensabile prima di rinterrare completamente la condotta e sottoporla
a collaudo nella sua interezza allorchè compiutamente realizzata.
Nel rispetto della tecnica di posa descritta, un tratto di mt 600 ÷ 700 di condotta di considerevole
diametro ( 800 mm ) viene realizzata, meteorologia permettendo, sicuramente in 30 giorni solari
consecutivi , dovendosi “ economicamente “ approntare un cantiere in grado di posare almeno 4
barre di tubazione al dì della lunghezza media singola di mt 12,5.
Per quanto sopra chiarito il materiale in eccesso quale risulta dagli scavi, viene acclarato in fase di
rinterro e quindi immediatamente portato via. Non vi è pertanto alcuna necessità di provvedere ad
accumulare lo stesso e quindi di individuare apposite aree di stoccaggio o abbancamento.
Diversa è la situazione dei cantieri fissi, ove il materiale in eccesso di risulta degli scavi , dovendosi
generalmente ritombare in parte le strutture idrauliche realizzate, in minima parte viene allontanato
subito ed avviato al riutilizzo esterno, e per la parte restante mantenuto in cantiere, sempre nell’ area
di pertinenza dell’ opera in corso di realizzazione, per essere riutilizzato in loco, salvo accertarne un
definitivo avanzo da smaltirsi secondo la procedura di riutilizzo.
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B) APPROFONDIMENTO DELLO STUDIO DEGLI IMPATTI IN FASE DI CANTIERE CON PARTICOLARE RIFERIMENTO A TRASFORMAZIONE DI HABITAT, ALTERAZIONE DI SUOLO E CONNETTIVITÀ ECOLOGICA
4
In base allo studio della REM, la Rete Ecologica Marchigiana, sono definite UEF le Unità Ecologico Funzionali
(UEF) che integrano le informazioni di carattere vegetazionale, faunistico ed antropico in una visione
sintetica del sistema ambientale. La UEF di riferimento è la 63 sinclinale Camerino - Sibillini anche se vi
ricade il 18,5% del territorio di Pievetorina legato all'ambiente alto montano e non ai corsi d'acqua di
fondovalle.
La REM individua per questo tratto una macroarea con matrice naturale e significativa presenza di
praterie e aree coltivate: il tracciato dell'impianto è ovviamente alla base della valle con una vegetazione
ripariale spesso rarefatta e non continuativa alternata a campi coltivati nella parte basale.
L'area interessata dall'intervento non ricade e non è tangente ai così detti "nodi di distribuzione e
presenza" di specie di interesse conservazionistico e infatti non ricade in aree della Rete Natura 2000 .
Non sono interessati dal tracciato habitat prioritari e non vi sono specie target come si rileva dallo stralcio
della Tavola 5 REM. In particolare si riporta lo stralcio della tavola 6 REM dell'Indice Faunistico medio con
la sovrapposizione del tracciato dove per il tratto di fondovalle di Pievetorina riporta un livello basso di
ricchezza cenotica.
L'alterazione del suolo è temporanea e ristretta all'area di cantiere e apposizione del tubo
progressivamente che si procede da monte verso valle. La connettività ecologica non è messa in discussione
in quanto i lavori saranno effettuati in avanzamento verso valle e ricomponendo la zona a monte man
mano che si procede.
La funzionalità ecologica dell'area rimane inalterata : si tratta di un tessuto di connessione ecologica
ampiamente riprodotto nell'immediato intorno, con una matrice agricola aperta dominante e con filari di
vegetazione ripariale rarefatti lungo il corso del fiume non a contatto con superfici boscate di rilievo.
Concludendo non verrà interrotto o modificato il flusso di scambi faunistici e vegetazionali ma ci sarà una
fase di disturbo temporanea che non interesserà mai il tratto complessivo in quanto i lavori procederanno
in maniera progressiva nella realizzazione della linea di condotta.
SI ripete che non vi sono possibilità di alterazioni di habitat da allegato 1 Dir. CEE 43/92 in quanto il
tracciato non ricade in zona ZPS E SIC.
7
h) in relazione alla fauna acquatica: -manca una descrizione dell’attuale stato dell’ittiofauna che insiste sui fiumi oggetto di intervento e accertare l’eventuale presenza di anfibi urodeli; eventuale ricorso a dati di letteratura dovranno essere accompagnati dalla relativa bibliografia; Per la valutazione dello stato dell'ittiofauna si fa riferimento allo stralcio della tavola 6 REM (RETE
ECOLOGICA MARCHIGIANA - Regione Marche) dell'Indice Faunistico medio con la sovrapposizione
del tracciato dove per il tratto di fondovalle di Pievetorina riporta un livello basso di ricchezza
cenotica.
La REM indica solo una possibile presenza della salamandra pezzata e della salamandrina ma solo
in corrispondenza dei nodi o di aree limitrofe e all'interno delle aree della Rete Natura 2000,
quindi non nel tratto interessato. SI allega comunque una cartografia di distribuzione regionale
dove in corrispondenza del tracciato NON e' presente la salamandra pezzata e la salamandrina.
Distribuzione nota nella Marche della salamandra pezzata e delle salamandrina (localizzazione del tracciato dell'impianto PIEVETORINA in blu)
8
Dalla RELAZIONE generale della REM REGIONE MARCHE si riporta per gli urodeli in questione i seguenti dati: Stima della consistenza della popolazione: non stimabile
Habitat: predilige habitat forestali freschi (faggete e degli orno-strieti), dove si trova nel
sottobosco.
Ruolo della popolazione marchigiana nel contesto nazionale:
Stato delle conoscenze: disomogeneo, a causa dell’assenza di indagini relative alla
distribuzione dei rettili e degli anfibi per alcuni settori della regione (province di MC, FM e AP).
Altre specie potenzialmente presenti come tritone crestato italiano o il geotritone che hanno una
notevole plasticità ecologica e da dati della REM assenti nel settore sud occidentale della regione,
ma riferito al fatto che c'è una mancanza di informazioni.
Hanno comuque una distribuzione potenziale su tutto il territorio regionale escluse le quote più
elevate. Si ribadisce che come riportato anche nel testo regionale lo stato delle conoscenze è
disomogeneo.
Per quanto riguarda lo stao dell'ittiofauna, come presentato nella relazione iniziale, il tratto in
questione è classificato come acqua di categoria A nella Carta Ittica Provinciale ovvero la zona
superiore della trota : si colloca nel settore fluviale montano, caratterizzato da acque veloci, fresche e
ben ossigenate, turbolenti, con cascatelle (fonte: Carta Ittica Provinciale di Macerata).
SI riporta lo stato ecologico e del livello di biodiversità dell'unica stazione di monitoraggio della Provincia
presente in zona e che riguarda un tratto di fiume che da loc. Appennino scende a Pievetorina.
ANALISI DEI SITI CAMPIONATI
- Chi2 - Pievetorina, Chienti 2, 520 mslm, 13 km
Categoria granulometrica (Cg) Punteggio
Ciottoli e blocchi rocciosi 4
9
Biodiversità Punteggio
Scarsa (1 specie) 0
Nel rispetto della tecnica di posa descritta, un tratto di mt 500 di condotta di “ grande diametro”
( 1100mm nel caso di Pieve Torina ) viene realizzata sicuramente in 30 giorni solari consecutivi ,
dovendosi “ economicamente “ approntare un cantiere in grado di posare almeno 3 ÷ 4 barre di
tubazione al giorno della lunghezza media singola di mt 12,5.
Per quanto sopra chiarito il materiale in eccesso quale risulta dagli scavi, viene acclarato in fase di
rinterro e quindi immediatamente portato via. Non vi è pertanto alcuna necessità di provvedere ad
accumulare lo stesso e quindi di individuare apposite aree di stoccaggio o abbancamento ( queste
caratteristiche dei lavori stradali dove i volumi degli scavi di sbancamento sono sicuramente di
ordine superiore).
Diversa è la situazione dei cantieri fissi, ove il materiale in eccesso di risulta degli scavi , dovendosi
generalmente ritombare in parte le strutture idrauliche realizzate, in minima parte viene allontanato
subito ed avviato al riutilizzo esterno, e per la parte restante mantenuto in cantiere, sempre nell’ area
di pertinenza dell’ opera in corso di realizzazione, per essere riutilizzato in loco, salvo accertarne un
definitivo avanzo da smaltirsi secondo la procedura di riutilizzo.
C). ILLUSTRAZIONE DELLE MODALITÀ DI ESECUZIONE DEGLI ATTRAVERSAMENTI FLUVIALI CON
CONDOTTE E LE PRECAUZIONI ADOTTATE PER EVITARE LA CONTAMINAZIONE DELLE ACQUE.
Gli attraversamenti in subalveo del fiume CHIENTI di P.T. , in numero di 3 e tutti ubicati nel tratto
ricompreso tra la presa di Carpineto e la frazione di Roti. Essi saranno eseguiti tutti nel periodo
estivo quando la portata media del fiume statisticamente non supera i 1000 lt/sec, ed in periodi
non riproduttivi della fauna locale. In queste condizioni si “ isola “ convenientemente il tratto di
alveo lungo non meno di 40 mt, ove ricade la sezione di attraversamento, intubando la portata in
transito in almeno una coppia di condotte di adeguato diametro e di lunghezza sufficiente e tale
da dare luogo ad un corso d’ acqua parallelo e temporaneo, aiutandosi con ture eseguite col
materiale disponibile in alveo ed impermeabilizzate con teli impermeabili ( di Pvc o altro materiale
plastico ). “ Deviato” in tal modo il flusso idrico si opera con la seguente successione di operazioni:
- Preparazione fuori opera del tratto di tubazione da posare nello scavo attribuendo ad esso
lunghezza e forma adeguate secondo il profilo di progetto;
- esecuzione della trincea di scavo ; la si tiene sostanzialmente all’ asciutto se necessario anche con
l’ ausilio di una pompa se necessario;
- posizionamento del tratto di condotta già predisposto e suo parziale rienterro;
- disposizione dei casseri preformati e getto di calcestruzzo della briglia soffolta;
- ulteriore fase di rinterro e getto della platea in c.a. di protezione della condotta;
- realizzazione delle difese di sponda ( ove previste );
- collegamento della tubazione subalvea con i tratti di condotta già realizzati a monte ed a valle;
- Recupero della condotta di deviazione, dei casseri e dei materiali eventualmente di esubero e
riconfigurazione dell’ alveo naturale.
Così operando “ il cantiere “ rimane effettivamente isolato e l’ acqua lo scavalca senza alcuna
contaminazione.
Di solito la fauna ittica avverte la presenza di uomini e mezzi e “ spopola “ spontaneamente il
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tratto di alveo interessato dalle operazioni. In ogni modo, ove l’ autorità preposta lo ritenesse
necessario, la deviazione provvisoria potrà essere effettuata in sua presenza e con le modalità che di
volta in volta saranno ritenute necessarie.
Unico rischio possibile è quello determinato da un aumento di portata naturale del corso d’ acqua
conseguente ad un evento atmosferico estivo. In queste condizioni si potrebbe assistere ad un
allagamento della trincea di scavo ed anche ad un parziale rinterro col materiale naturale
trasportato dalla piena. Il tutto potrebbe portare alla ripetizione di qualcuna delle operazioni sopra
descritte e forse niente più.
D). PRODUZIONE DI RIFIUTI IN FASE DI CANTIERAMENTO.
La realizzazione della condotta non produce rifiuti giacchè il ripristino del rivestimento esterno della
condotta, unica operazione che richiedeva l’ utilizzo di materiali potenziamente impattanti ( bitumi
fusi a caldo , stuoie in lana di vetro, ecc…) viene oggi effettuato con l’ utilizzo di manicotti
prefabbricati termorestringibili a base bituminosa, i quali vengono “ incollati “ a caldo sul mantello
esterno della struttura metallica. I tratti di tubazione residui sono rarissimi e vengono di norma
recuperati se non per altro per il loro valore commerciale ( acciaio di ottima qualità).
La lavorazione del ferro di armatura per opere in c.a. non avviene in cantiere ma ormai solo negli
stabilimenti appositi , motivo per il quale solitamente le armature metalliche vengono acquistate già
sagomate ed in quantità strettamente aderente alle indicazioni progettuali; normalmente non
lasciano sfridi né esuberi.
In quanto ai casseri per getto di opere in calcestruzzo, se di natura metallica, non lasciano sfridi e
sicuramente vengono recuperati e ripetutamente riutilizzati; se di natura lignea e confezionati in
cantiere in gran parte vengono recuperati e riutilizzati, e per la parte restante, normalmente
minima, vengono recuperati e ceduti quali legna da ardere.
Per quanto invece riguarda i cantieri fissi, ovvero quelli di realizzazione dell’ edificio centrale
idroelettrica e dell’ opera di presa, alle considerazioni fatte in precedenza vanno aggiunte quelle
relative ai calcestruzzi ed ai materiali laterizi. Il calcestruzzo perverrà in cantiere allo stato
preconfezionato e nelle quantità progettualmente stabilite, motivo per il quale non dovrebbero
risultare quantitativi in eccesso da avviare a smaltimento.
In ogni modo può accadere che il volume di conglomerato cementizio trasportato dall’ autobetoniera
non venga completamente utilizzato. In tal caso si provvede con le stesse modalità con le quali si
opera per il lavaggio della benna, operazione questa sempre eseguita, pena la perdita del grande
contenitore dovuta al processo di presa del cemento residuo comunque rimane attaccato alle pareti
del medesimo contenitore. Utilizzando infatti l’ acqua normalmente disponibile nell’ apposito
serbatoio dell’ automezzo si allaga il contenitore, sempre in moto rotatorio, fino ad arrestare il
fenomeno di presa del cemento. La miscela cemento- inerte- acqua viene quindi ricondotta nel
cantiere di betonaggio ove sono obbligatoriamente attivi i circuiti di separazione, smaltimento e
riciclo ( dell’ inerte). Il processo descritto non subisce alcuna modificazione in presenza di quantitativi
non trascurabili di calcestruzzo residuo fresco.
In quanto ai residui di materiale laterizio, essi sono assai limitati,e possono provenire dalle
murature di tamponamento fuori terra dall’ esecuzione di falde di copertura e modestissime
tramezzature, giacchè la maggior parte delle strutture murarie è ralizzata in calcestruzzo ; essi poichè
risulteranno in modestissime quantità verranno avviati a discarica.
Per quanto concerne l’ installazione dei macchinari e dei relativi impianti di arredo, è normalmente
11
riconosciuto che il montaggio delle macchine e la loro prova e messa in marcia non producono
rifiuti.
E) CONTAMINAZIONE DELLE ACQUE
E stato riferito nel precedente paragrafo C) come si opererà allorquando si eseguiranno gli
attraversamenti sub alvei con condotte. Si provvederà a deviare il flusso superficiale mediante
apposite condotte in modo tale che nella zona propriamente di lavoro la portata fluviale non entri
in contatto con sostanze estranea all’ ambiente naturale e terre mosse. In tal modo la principale
situazione di contaminazione viene evitata .
Quando invece si attraversa o si coinvolge un’ area sede di falda idrica si presentano due casi
specifici. Nel primo, ove si debba posare una condotta, la trincea di posa subisce un modesto
allargamento in maniera tale che, su uno dei lati della trincea si opera un sufficiente
approfondimento tale da contenere una tubazione di drenaggio di diametro correlato alla potenza
dell’ acquifero la quale abbasserà il livello di falda nel suolo ed allontanerà i volumi d’ acqua
rinvenuti sino a raggiungere il più vicino corpo idrico di solito assai vicino. Quando invece si deve
operare su area più vasta, per realizzare un piano di fondazione o per disporre strutture nel
sottosuolo , a seconda della disposizione dell’ area e delle caratteristiche di falda si eseguirà una vera
trincea drenate, disposta opportunamente a monte con la quale abbassare e tenere sotto controllo il
livello di falda. Nel caso limite, ove i suddetti sistemi non si ritenessero sufficienti , si isolerà l’ area
di intervento mediante l’ utilizzo di well-point. In ognuna delle situazioni sopra descritte l’ acqua viene
estratta dal sottosuolo in condizioni assolutamente protette ed al riparo da contaminazioni.
Ovviamente ad operazione di cantiere conclusa le opere provvisionali di drenaggio, con le
precauzioni necessarie, saranno smantellate in modo che la falda ed i relativi moti di filtrazione
possano ristabilirsi nel sottosuolo, pur in dipendenza della presenza delle opere realizzate.
F). OSSERVAZIONI DI CARATTERE IDROLOGICO
La valutazione dei volumi idrici disponibili alla sezione di presa di Carpineto sul fiume Chienti di
P.T. è stata eseguita assumendo come dati base ( e quindi di riferimento ) i rilevamenti diretti di
portata effettuati dal Sin tra il 1939 ed il 1977 dalla stazione idrometrica di Pieve Torina, in
prossimità dell’ omonimo centro abitato e sul f. Chienti di P.T. Quindi gli elementi di partenza dello
studio sono costituiti dai rilevamenti idrometrici e dalle correlate elaborazioni statistiche effettuate
dal SIN, che culminano con il tracciamento della “ curva delle durate “ che come noto , assegnato
un certo valore di portata in transito consente di stabilire per quanti giorni l’ anno esso può essere
superato con specifico riferimento al “ campione di osservazioni “ disponibile.
La stazione idrometrica di Pieve T. ( 445 m. slm ) che ha cessato di funzionare nel 1978, oltre che di
un idrometro per la misura delle portata disponeva anche di un pluviometro che, per l’ intero
periodo di gestione della medesima stazione ha calcolato una piovosità media annua di 1268,6 mm.
ed un coefficiente di deflusso “ cd “ pari a 0,44.
Come si evince dalla relazione idrologica che del progetto dell’ impianto idroelettrico e parte
essenziale, Il risultato del Sin non è stato direttamente assunto a base dei calcoli della portata
emungibile a Carpineto, ma è stato utilizzato quale termine di partenza per successive e contestuali
valutazioni e quindi quale significativo contributo nello sviluppo delle calcolazioni successive e
nell’ analisi dei relativi risultati.
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Come si evince dalla relazione idrologica di progetto, il calcolo del volume defluente nella sezione
di cattura e quello utilizzabile ai fini idroelettrici sono stati eseguiti per riduzione di quelli registrati
dal SIN nella stazione idrometrica di Pieve Torina . E’ il caso di sottolineare che nella porzione di
bacino del Chienti sottesa dalla traversa di presa non esistono stazioni di misura della portata né
stazioni pluviometriche da poter direttamente utilizzare, motivo per il quale si ritiene corretto ed
opportuno aver fatto riferimento iniziale ai dati di portata misurati dal Sin In un arco temperale
sicuramente ampio e sufficiente. A parere dello scrivente, non avrebbe avuto molto senso utilizzare
stazioni pluviometriche posta su bacini contermini quali quelle gestite dall’ ASSAM; i risultati in
termini di portate calcolate avrebbero dato luogo a maggiori incertezze, nel passaggio dai valori di
afflusso meteorico a deflusso idrico per l’ impossibilità pratica di riprodurre su un altro bacino il
modello fisico proprio del bacino del Chienti di P.T. ai fini della determinazione del coefficiente di
deflusso Cd che nel passaggio Afflusso meteorico - Deflusso in sezione è termine essenziale.
Ciò detto nel calcolo dell’ afflusso meteorico sul bacino chiuso dalla presa di Carpineto è stato
adottato il valore di piovosità media annua di 1205 mm inferiore dell’ 5% a quello medio registrato
dal Sin a Pieve Torina . Inoltre nella determinazione del volume defluente sempre nella sezione di
cattura di Carpineto si è attribuito al coefficiente di deflusso il valore Cd = 0,46 , quand’ anche per
tutti i corsi d’ acqua originati dal massiccio calcareo dei Monti Sibillini, nella analoga condizione
geologica ad alla stessa quota geodetica della presa di Fiume, normalmente al Cd si attribuiscono
valori superiori a 0,50 , sempre sulla scorta delle esperienze maturate e pubblicate dal Sin.
E’ quindi affermabile che la previsione fatta, anche alla luce del più recente “ disordine meteorico"
che quindi non può non influenzare il regime idrologico , volga decisamente al prudenziale e sia
tecnicamente sostenibile, quand’ anche chi scrive sostenga che, proprio in ragione del richiamato
disordine causato dalla tendenza all’ estremizzazione dei fenomeni meteorologici, le medie statistiche
tendano ad evolversi non sempre in diminuzione e comunque sempre molto lentamente.
G.) IMPATTI SULLE ACQUE SUPERFICIALI
- Verifica di coerenza con il piano di tutela delle acque
La definizione dell’ MDV è contenuta nel decreto del Ministro per l’ Ambiente e la Tutela
del Territorio del 28 Luglio 2004 recante “ le linee guida per la predisposizione del bilancio
idrico di bacino “, comprensive dei criteri per il censimento delle utilizzazioni in atto e per la
definizione del minimo deflusso vitale, di cui all’ art. 22, comma 4, del decreto legislativo 11
Maggio 1999 n° 152, dove per Minimo Deflusso Vitale si intende “ la portata istantanea da
determinare in ogni tratto omogeneo del corso d’ acqua che deve garantire la salvaguardia
delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, chimico-fisiche delle acque nonché il
mantenimento delle biocenosi tipiche delle condizioni naturali locali “.
Il PTA stabilisce che per quanto attiene alle misure di tutela quantitativa delle acque
superficiali e sotterranee, ai corsi d’ acqua significativi della regione Marche si applicano le
formule di calcolo del DMV, come definite dalle autorità di bacino competenti per territorio e
dalla regione.
Il rispetto del DMV, ovvero delle condizioni di rilascio delle portate così definite, nelle
sezioni di impostazione delle opere di presa sancisce la coerenza della proposta progettuale
con i contenuti del piano regionale di Tutela delle Acque.
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E’ certamente il caso di ricordare che l’ opera di derivazione in funzione non deve prelevare
valori di portata in eccesso rispetto a quelli definiti “ massimi “ dal disciplinare di
concessione , perché la Qmdv è propriamente il minimo dei valori di portata in rilascio
dall’ opera di presa in funzione delle caratteristiche idrologiche del corso d’ acqua nella
sezione in considerazione. La coerenza del proposta progettuale rispetto al PTA, sta proprio
nell’ accettazione del valore della Qmdv e nel rispetto dei limiti di prelievo imposti dal
disciplinare di concessione.
Comunque la proposta progettuale non si limita a riconoscere quale valore della Qmdv quello
riveniente dal calcolo , ma va oltre. Infatti quand’ anche Il calcolo eseguito sulla scorta
delle indicazioni fornite dal PTA - Capo VI – allegato II. Come verificabile a pag. 29 della
relazione idrologica che del progetto dell’ impianto idroelettrico è parte integrante e
fondamentale, abbia fornito i valori della Qmdv così stabiliti:
- 175,0 lt /sec nei mesi di Luglio , Agosto, Settembre ed Ottobre
- 262,4 lt/sec nei mesi di Febbraio e Marzo
- 227,4 lt/sec nei restanti mesi
il progettista, per meglio rispettare le esigenze ecologiche ed ambientali del fiume e
per superare possibili incertezze di calcolo, ha deciso di adottare per La Qmdv valori
superiori e precisamente i seguenti :
- 300 lt / sec nei mesi di Febbraio e Marzo
- 250 lt/sec nei restanti 10 mesi dell’ anno
valori questi ben superiori a quel 214 lt/sec determinato dal PTA in una sezione più a
valle di quella scelta per posizionare l’opera di derivazione e coincidente con la vecchia
stazione di misura del SIN cui compete un bacino imbrifero sotteso di 118 Kmq, ben
maggiore di quello chiuso dallo sbarramento di Carpineto pari a 89,6 Kmq.
Ad ogni buon conto dai commenti e dalle osservazioni prodotte dagli uffici preposti alla
valutazione del progetto è emersa la sostanziale fondatezza e correttezza del calcolo per
la determinazione del Qmdv eseguito dal progettista del proponente, motivo per il quale
la “ coerenza “ la si ritiene scontata, anche se sarebbe sicuramente accettato il risultato
di un calcolo , con risultato fors’ anche diverso, eseguito e dimostrato da un’ autorità
deputata.
In quanto all’ aspetto legato alla lunghezza del tratto di corso d’ acqua sotteso dall’ impianto
di che trattasi , giudicato inconsueto ed anche eccessivo, si deve chiarire che la stessa
definizione sopra trascritta del MDV, a giudizio di chi scrive, imponga che nei tratti di asta
fluviale a valle della opera di presa, sottesi dalla derivazione, debbano comunque essere
effettuate valutazioni nel tempo che consentano di stabilire, in presenza di prelievo operato
a monte, l’esistenza delle condizioni quantitative proprie dell’ MDV. Può infatti accadere, in
condizioni stagionali di minimo idrologico, che a fronte di un rilascio di MDV regolamentare
alla presa, non corrispondano condizioni altrettanto regolari in una sezione posta Kilometri a
valle della sezione sbarrata.
Ma si deve ricordare anche che, a fronte di un tratto di alveo fluviale bypassato di circa 4,2
km, il corso d’ acqua recupera l’ apporto di un bacino pari a
( 123,4 -89,6 ) = 33,8 Kmq , più che sufficiente a riconferire, man mano che da monte
scende verso valle, sembianze proprie di un corso idrico normale, tenuto conto che il
deflusso medio annuo unitario di quel bacino è pari a circa 18 l/ sec kmq.
Da tale impostazione deriva l’ evidenza che le condizioni di esercizio della opera di
derivazione, anche se stabilite in sede di disciplinare di concessione, debbano essere
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oggetto di continuo controllo ed eventuale aggiornamento da parte dell’ autorità preposta,
alla quale deve essere garantita la possibilità di disporre nell’ arco dell’ anno , in caso di
emergenza ambientale, l’ interruzione dell’ esercizio dell’ impianto , ovvero la riduzione della
portata prelevata, al fine di garantire lungo tutta l’ asta fluviale sottesa le condizioni minime
di tutela ambientale.
- Alterazioni chimico fisiche
Tale aspetto , sicuramente importate, non è nelle possibilità di “ controllo e regolazione “ del
gestore di un impianto idroelettrico. Quest’ ultimo , a meno di incidenti nell’ ambito del
sistema idromeccanico che presiede al processo di estrazione energetica, non è in grado di
manipolare le caratteristiche chimico – fisiche né dell’ acqua prelevata nè del corso d’ acqua.
Per certo l’acqua catturata dalla presa , sottoposta a procedimenti di sedimentazione e quindi
intubata ed avviata alla centrale idroelettrica dove, subito il trattamento di estrazione
energetica, viene immediatamente reimmessa nel corso d’ acqua, non subisce alcuna
alterazione fisica. L’ unico parametro in grado di essere in qualche modo influenzato
è la temperatura che pur tendendo a conservarsi sul valore caratteristico delle condizioni
alla presa per viaggiare sotto terra, può essere diversa da quella rilevabile nella sezione di
restituzione all’ alveo , attesa la possibilità ambientale di modificare i valori di temperatura
di un corso d’ acqua superficiale.
Molto invece possono incidere le condizioni al contorno, come l’ immissione in alveo di
cariche inquinanti, di acque utilizzate per il raffreddamento impiantistico, il passaggio in
soluzione di particolari “formazioni rocciose “ attraversate ed altre possibili incidenze di
natura antropica. Ma questi aspetti possono essere controllati solo dalle autorità
istituzionalmente deputate. Per certo la definizione del DMV come sopra riportata contempla
la risoluzione delle incidenze proprie di tutte le variabili in campo, ma la vera e definitiva
soluzione del problema sta nella attenta osservazione post operam dell’ assetto nuovo così
determinato , osservazione e lettura che debbono consentire di verificare l’appropriatezza del
valore determinato per l’ MDV , ma anche di intervenire, se ritenuto utile ed esaustivo
determinare l’ eventuale blocco di esercizio dell’ impianto, secondo e nei limiti della
disponibilità preannunciata dal proponente.
- Scaricatori di piena del sistema fognario e scarico del dep. Di Pieve Torina
Sia la frazione di Roti che il centro abitato del capoluogo sono dotati di un proprio ed
autonomo impianto di depurazione che sversa i propri effluenti nel fiume Chienti.
Il depuratore del capoluogo, è ubicato in sponda sinistra idrografica del fiume in prossimità
del confine comunale con Muccia e su esso è collettato tutto il sistema fognario del centro
abitato e degli insediamenti produttivi di quel comune posti tra il nucleo urbano ed il
predetto confine comunale. Il depuratore sversa ovviamente nel fiume Chienti, nel tratto di
alveo posto proprio di fronte all’ area di prevista edificazione della centrale idroelettrica di
Quartignano.
Per evitare che, in presenza della centrale, possano verificarsi nel corso d’ acqua rapporti di
diluizione non soddisfacenti immediatamente a valle della immissione della portata reflua, la
società proponente, con nota formale diretta al comune di Pieve Torina ( nota di cui si allega
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copia ), si è dichiarata disponibile ad effettuare a proprie cure e spese tutte la modifica del
collettore di scarico del depuratore, per immettere il refluo sicuramente in una sezione
posta a valle di quella di restituzione della centrale idroelettrica.
L’ impianto di depurazione in questione, a differenza di quelli delle frazioni, è del tipo misto
( acque bianche e nere ), motivo per il quale lungo il percorso del collettore fognario, sino
al depuratore, sono stati realizzati scolmatori di piena, ai quali è affidato il compito di
scaricare, oltre il limite progettualmente fissato, i volumi idrici raccolti dalle fogne in
corrispondenza di eventi atmosferici particolarmente importanti e di natura piovosa.
Attesa la relativa modestia della presenza antropica nell’ area, le acque scaricate dagli
scolmatori sono acque tendenzialmente bianche, anche se non può dimenticarsi che in
queste situazioni dovrebbe essere comunque distinto un seppur minimo fenomeno di carica
inquinante caratteristico del volume di prima pioggia dovuta al lavaggio delle strade urbane
e delle aree comunque pavimentate.
Il fenomeno non può pero attribuirsi alla rete viaria urbana propriamente urbana, veramente
modesta per estensione, quanto invece alla presenza della S.P. 209 ( ex SS. Valnerina ) strada
questa importante e trafficata. E’ innegabile che in presenza di una ridotta portata
naturale in alveo, le immissioni degli scolmatori possano contare su un rapporto di
diluizione piuttosto ridotto; ma in ultima analisi la stessa problematica si risolve da sola in
virtù dei differenti tempi di corrivazione del sistema fognario e del corso d’ acqua naturale.
Qualunque sia il rapporto di diluizione che si instaura in alveo con lo scarico del colmo di
piena fognario, la contestuale “ piena “ del fiume arriva con un certo ritardo valutabile anche
in ore, dipendentemente anche dalla distribuzione della intensità di pioggia nell’ arco della
durata del fenomeno meteorologico, operando quindi un lavaggio sicuro ed efficace
dell’ alveo, spingendo verso valle sedimenti e soluti.
Ove il fenomeno piovoso si verificasse in un periodo di magra fluviale e non presentasse
caratteristiche pluviometriche tali da portare allo sfioro l’ opera di presa idroelettrica posta
a monte, è sempre possibile ed auspicabile una “ cacciata “ sulla stessa opera di presa
idroelettrica, della durata di qualche ora, idonea ad organizzare il “ lavaggio “ dell’ alveo.
E questo è tema proprio del disciplinare di concessione.
Resta comunque il problema che , ove effettivamente il fenomeno in questione avesse una
sua rilevanza, essa si trasferirebbe nel primo “ recipiente finale “ che nel nostro caso
coincide col lago artificiale di Polverina. Ma ove il problema lo si affrontasse ed osservasse a
ritroso partendo da Polverina, si arriverebbe a convenire che la presenza dell’ impianto
idroelettrico sarebbe del tutto ininfluente. Infatti tutti i materiali raccolti dal lavaggio delle
superfici bagnate e veicolate in alveo dagli scolmatori finirebbero comunque in Chienti e con
questo nel sottostante invaso artificiale.
L’ impianto di depurazione di Roti tratta solo acque nere e quindi non dispone di scolmatori di
piena . E’ evidente che le acque meteoriche della frazione, in ragione di insediamenti abitativi posti
esclusivamente ai lati della S.P. 209, che scorre sulla sponda sinistra del f. Chienti, finiscono
direttamente in alveo ruscellando sulle scoline e nei fossetti esistenti. L’ emissario del depuratore
scarica in alveo poche decine di metri a valle del ponte della S.P. sul f. Chienti. , un centinaio di mt
prima dell’ inizio della zona di espansione edilizia del capoluogo di comune .
L’ ubicazione scelta per lo sversamento potrebbe essere giudicata non proprio felice, ma la
situazione nel suo complesso e come al solito va riguardata ed approfondita nella sua effettiva
consistenza.
La popolazione stabilmente ed effettivamente dimorante a Roti di norma non supera le 65 unità.
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Per ragioni meramente di tranquillità si assume convenzionalmente pari a 100 il numero
equivalente dei residenti e, Stabilito in 180 lt/gg il consumo medio procapite degli abitanti, la portata
media restituita al torrente risulterebbe pari a
qm = 0,60 x ( 180 x100 ) 86400 = 0,125 lt/sec, ovvero inferiore a 0,15 lt/sec.
E’ evidente che la sua immissione nella portata minima stabilita dal Qmdv e valutata nel periodo
estivo pari a 250,0 lt /sec gode di un rapporto di diluizione non inferiore a 1 500, che
ragionevolmente pone a riparo il corso d’ acqua naturale da ogni inconveniente anche nella
deprecabile ipotesi che il depuratore sia mal gestito. Ma se anche si convenisse che la portata in
scarico del depuratore fosse prossima a 0,5 lt/sec il rapporto di diluizione sarebbe pari a 500 e
comunque tale da non incidere in modo importante sulle caratteristiche “ fisiche e chimiche “ del
corso d’ acqua pure a portata minima.
H.) - Valutazione dello stato attuale del macrozoobenthos in considerazione delle conseguenze che la derivazione apporterà non solo alla portata ma anche alla velocità di deflusso idrico, aumentando i depositi di micro-particellato organico e inorganico che tendono a ricoprire il fondale sassoso e ciottoloso del fiume a danno del macrozoobenthos; Nel DM 260/2010 vengono indicate le metriche per il monitoraggio degli elementi biologici macrofite e
―macrozoobenthos unitamente ai valori di riferimento per i parametri chimico fisici (nutrienti e ossigeno
disciolto misurato in continuo in prossimità del fondo), più che altro in ambienti con forte azione antropica.
Non esistono dati bibliografici di rilievi effettuati nella zona in esame dalla Provincia o dalla Regione.
Gli indici recentemente sviluppati per il monitoraggio del Macrozoobenthos si fondano sul modello di
Pearson e Rosenberg, (1978), per il quale le comunità bentoniche rispondono con dei cambiamenti al
gradiente di arricchimento organico, e suddividono le specie bentoniche in gruppi ecologici sulla base della
sensibilità/tolleranza allo stress ambientale (Glémarec & Hily, 1981; Grall & Glémarec, 1997). Tali indici si
sono sviluppati per lo più in ambiente marino costiero e la loro applicazione negli ambienti di transizione
deve tener conto delle peculiari caratteristiche di tali ambienti sottoposti a stress a causa della variabilità
ambientale. Nel caso in esame siamo in zona montana e non ci troviamo inoltre in ambienti con pressione
antropica alta, l'impianto non introduce assolutamente inquinanti chimici a cui è sensibile il
macrozoobenthos, spesso analizzato come indice di qualità delle acque (fonte: Proposta del piano di
monitoraggio delle acque -Arpam 2009) spesso in zona costiera.
Purtroppo non esistono studi specifici nè a livello provinciale nè dell'ARPAM nel tratto interessato su
macrozoobenthos presente. La stessa REM cita nuovamente che le informazioni sul territorio regionale
sono o assenti o estremamente disomogenee per poter fare una valutazione puntuale. Comunque si opta
per la realizzazione di opere di contenimento di eventuali depauperamenti più rispondenti alla
conservazione naturalistica dell'intero sistema fluviale.
- valutazione qualitativa dell’alterazione degli ecosistemi acquatici in conseguenza delle sottrazioni proposte derivanti da derivazioni e dalle fasi di cantiere: occorre indicare misure per il contenimento di tale prevedibile impatto. Negli studi REM Il modello geostatistico sviluppa in maniera evidente lo stato di frammentazione del
sistema e le aggregazioni delle diverse tipologie d’uso del suolo che sono funzionali alla rete ecologica; le
tessere dell’ecomosaico determinano ambiti a diverso valore di idoneita' ambientale e funzionalita'
ecologica. Il tratto oggetto di progetto è classificato come di alta funzionalità ecologica (percentuale di
funzionalità del 100%) rispetto ad altre aree del territorio regionale ovvero vi ricadono ecosistemi che
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meglio rispondono ad un disturbo diffuso dovuto all'infrastrutturazione ed altri disturbi antropici(fonte :
Rete Ecologica Marchigiana - Relazione illustrativa). Detto ciò l'intervento non prevede alterazione permanente dei sistemi acquatici in quanto il deflusso
minimo vitale DMV sarà sempre garantito ed entro i limiti di legge come riportato nella relazione iniziale e
nella puntualizzazione delle portate interessate e dei rilasci come da progetto e integrazioni allegate. Il
cantiere prevede degli interventi puntuali e progressivi per cui si andrà a incidere su tratti di torrente brevi
dove non verrà interrotto il corso o il deflusso dell'acqua quindi assenza di
sottrazioni significative di portata (derivazioni dissipative).
Sulla base di tale quadro è stato predisposto un pacchetto di linee di azione nel progetto, riferite ai
traguardi temporali di realizzazione stabiliti per legge, che consente di limitare le pressioni gravanti sulla
risorsa acqua e sull’ambiente ad essa connesso.
Nelle fasi di cantiere inoltre si prevede l'utilizzo di strade, sentieri o accessi già esistenti percorribili con
mezzi e quindi la non occupazione della sede dell'alveo secondo i periodi dei lavori da progetto, il taglio o
dirado della vegetazione esistente solo dove necessario, prediligendo le specie deperienti o sofferenti,
reimpiego del materiale di risulta proveniente dall'attività di scavo per i reinterri e stabilizzazioni dell'alveo
man mano che si procede nella "posa" della condotta.
Ovviamente i lavori in alveo sono programmati per il periodo di magra estiva e non verranno effettuati
durante i mesi invernali di dicembre e gennaio, sicuramente critici per la riproduzione delle specie ittiche.
Per limitare l’impatto sulla fauna ripariale si prevede di: tutelare gli ambienti erbacei che costituiscono
habitat per la fauna minore, eseguendo uno “scotico conservativo” delle zolle erbose, in altre parole, di
conservare il primo strato di terreno rimosso dai lavori di sbancamento e movimento terra (ricco di semi,
radici, rizomi e microrganismi decompositori) per il suo successivo riutilizzo nei lavori di mitigazione e
ripristino dell’area di cantiere. Le condizioni di cantiere saranno ripristinate allo stadio ante operam.
I) In relazione alla vegetazione: - considerare e mappare gli impatti causati alla vegetazione ripariale sul tratto di
fiume derivato (alterazione delle vegetazione arborea/arbustiva, diradamenti, alterazione della diversità botanica)
- La mappatura degli impatti di riduzione della vegetazione ripariale o forestale viene allegata alla presente
integrazione di PIEVETORINA dove si riportano le tipologie di intervento ovvero se diradamenti o
eliminazione, comunque sempre senza alterazione della diversità botanica.
La sovrapposizione del tracciato è stata rifatta sulla base della Carta d'uso del suolo già allegata al progetto
(fonte: IPLA - Inventario Forestale Regionale e Carta della Rete Ecologica Marchigiana) e individuati i vari
punti di intervento, mentre per il calcolo delle superfici si riconferma quello riportato nella relazione
generale.
L'intervento non causerà alterazione della diversità botanica e tantomeno forestale in un ambiente
seminaturale dove le risorse naturali (arbusteti e vegetazione arborea ripariale) sono ampiamente
rappresentate e connesse a una sorgente di naturalità di ampia estensione costituita da boschi montani,
praterie secondarie e pascoli sommitali.
La vegetazione arbustiva appartenente alla associazione del "Bosco ripariale a pioppo nero" Salici albae-
Populetum nigrae (Tx. 1931) subass. populetosum nigrae (Tx. 1931) (Meyer-Drees 1936) e all'associazione
"Bosco ripariale a rovo e salice bianco" Rubo ulmifolii-Salicetum albae (Allegrezza, Biondi & Felici 2006
)resiste tranquillamente alle variazioni di livello dell'acqua e quindi a sommersione come a parziale
interramento emettendo radici radicali. Si tratta di specie con ottima resilienza ecologica.
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La piantumazione di specie arboree ed arbustive ai fini degli interventi di mitigazione e ripristino
dell'esistente ovvero nelle zone interessate dai tagli di vegetazione sarà effettuata sulla base dello studio
della vegetazione esistente ante operam al fine di ricostituire situazioni di effettivo degrado post operam in
quanto non esistono tratti del corso d'acqua interessato con bassa funzionalità ecologica (fonte: REM
estratto tav. 6) anche dai rilievi botanico - forestali effettuati nel corso del 2012. L'ottimo stato di
conservazione del sito permetterà anche un veloce ripristino delle condizioni di connettività possedute.
Si curerà l' utilizzo di materiali conformi al paesaggio locale; la regolarizzazione delle sponde, scarpate e
profili anche con tecniche di ingegneria naturalistica atte ad inserire le opere nel contesto naturale; il
monitoraggio della situazione botanico - vegetazionale post operam a un anno dall'intervento realizzato
permetterà scelte più razionali per effettuare eventuali azioni di ricomposizione ambientale.
– in merito alla superficie boschiva di compensazione prevista dalla LR 6/2005 si dovrà prioritariamente rafforzare la connettività ecologica dell’area
Nel calcolo della compensazione si è tenuto conto delle indicazioni gestionali fornite dalla REM come
strumento regionale ovvero gli interventi riguarderanno la riqualificazione e il potenziamento del sistema
forestale e delle aree ripariali. Il sistema dei corsi d'acqua come corridoio ecologico di connessione primario
è legato ad un discorso interterritoriale con altre aree in particolare le aree umide del nodo "Lago di
Polverina" che si trova nel comune confinante con Pievetorina.
Dove non si dovrà intervenire perchè la connettività dei luoghi è mantenuta per la non invasività o ridotta e
temporanea alterazione per l'esecuzione dei lavori si potrà valutare la eventuale monetizzazione della
compensazione anche a livello di macroarea, intervenendo su tratti di corsi d'acqua ben più degradati o
rarefatti, più a valle del tratto in questione.
J ). QUESITI AFFERENTI LA VIABILITA’
La condotta forzata dell’ impianto di Pieve Torina, In acciaio e del diametro nominale di 1100 mm,
non incrocia , e quindi non sottopassa né sovrappassa , alcuna strada provinciale.
L’opera di presa di Carpineto ( in sinistra Chienti ) e la centrale di Quartignano ( in destra Chienti )
godono del privilegio di poter usufruire massimamente di infrastrutture viarie preesistenti che tra
l’ altro, nel caso della centrale, non derivano direttamente dalla strada provinciale. Infatti l’ opera di
presa è raggiungibile mediante una stradina esistente che deriva dalla S.P. 209 poco più a valle
dello stessa presa.
Il sito centrale di Quartignano posto sulla sponda opposta del f. Chienti di Pieve T. a quella
percorsa dalla SP 209, è raggiungibile mediante la realizzazione di una modesta stradina lunga circa
333 mt, che risulterà prolungamento di una strada interpoderale , a sua volta prolungamento della
strada comunale detta di Quartignano, che deriva dalla SP 209 alla progressiva kilometrica 86 + 400 .
La distanza stradale della centrale dalla S.P. 209 è pari circa a mt 1300.
In quanto alla distanza in linea d’aria della centrale di Quartignano dalla Sp 209 essa è pari a circa
mt 195.
L’ opera di presa di Carpineto verrebbe realizzata sulla particella 67 del foglio catastale 34 di
Pieve Torina, che confina con la particella 66 la quale si sviluppa essenzialmente in senso lineare
sposando il limite demaniale della S.P. 209 . La distanza minima delle strutture costituenti la presa
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dal limite catastale della strada è pari a circa 27 mt, mentre un modestissimo fabbricato destinato
ad ospitare i quadri elettrici ed il contatore Enel è stato posizionato a 20 mt del limite demaniale.
K). PIANO DI MONITORAGGIO POST OPERA DEGLI IMPATTI IN FASE DI ESERCIZIO AL FINE DI UNA VALUTAZIONE DELLE MISURE DI MITIGAZIONE ADOTTATE IL piano di monitoraggio post opera sugli impatti prevede:
per la vegetazione: la consegna di un rilievo della vegetazione a un anno dalla chiusura dei lavori per
stabilire l'efficacia delle operazioni di ripristino dei cantieri. Breve relazione sul livello di impatto e recupero
della vegetazione con allegato cartografico botanico - vegetazionale redatto da tecnico competente in
materia.
per la fauna: il monitoraggio sarà basato sui dati bibliografici della provincia di Macerata e sulle indicazioni
del Piano Ittico provinciale che già effettua il monitoraggio su alcuni tratti del Fiume Chienti ma non di
questo affluente minore. Ci si baserà sul criterio dell'omogeneità delle facies fluviali su circa 50 mt effettivi
di lunghezza (come le stazioni di campionamento provincialriportano).
Lo studio della Provincia di Macerata è stato condotto nella porzione di territorio attraversato dalle acque
di categoria A su 30 stazioni su tutto il territorio provinciale. Come indicato anche nella REM non vi sono
informazioni ante operam di studi specifici sia regionali che provinciali per cui ci si dovrà basare solo su i
dati generali già presentati nella relazione iniziale. La relazione di monitoraggio dovrà essere presentata
successivamente alla chiusura dei lavori e per i due anni successivi entro il mese di dicembre. Si prevedono
quindi almeno 3 anni di monitoraggio faunistico redatto da tecnico competente in materia, pur
considerando che non sono presenti anfibi urodeli o altre specie di interesse conservazionistico nel tratto
oggetto di intervento.
L). CONNESSIONE ALLA RETE ELETTRICA
La connessione dell’ impianto alla rete elettrica avverrà in MT disponendosi in loco di una linea
( DH 60 - 24803 – MUCCIA ) in MT Appartenente ad Enel Distribuzione e che fa riferimento alla
Cabina DH 60 – 2 - 038833 VILLANOVA, ciò è stato definitivamente chiarito con preventivo
Enel – Dis - 03/12/2012 - 2125416 formalmente e sostanzialmente accettato da Hidrochienti ( pratica
con codice di rintracciabilità T0528268). Il collegamento in questione si materializzerà con una
“ Linea in cavo aereo 185 mmq, comprensiva di sostegni e fondazioni della lunghezza di ml 400”
( 200 + 200), oltre “ all’ allestimento di una cabina di consegna entra – esce “ su manufatto cabina
( opera civile ) esistente ( Elab. Grafico Allegato ).
M). PIANO DI UTILIZZO DELLE ROCCE DA SCAVO
E’ stata richiesta la redazione del cosiddetto Piano di Utilizzo del materiale proveniente dagli scavi
Il progetto ( VIA par. B.2.16 ) prevede un volume complessivo di scavo di scavo di mc 53247.
La gran parte di detto volume , pari a 44697 mc , viene riutilizzata in loco per reinterri, mentre il
volume residuo di 8550 mc è previsto sia destinata a “riutilizzo quale materiale da costruzione
per opere in terra”. La normativa di cui al Dm 161 / 2012 coordinata con le norme di cui alla
QUARTA PARTE del D. Lgs. 152 / 2006 , in presenza di un volume “ in esubero “ superiore a 6000
20
mc , portano alla individuazione di un “ grande cantiere “ fattispecie questa per la quale si richiede
la redazione del “ Piano di utilizzo “ del materiale proveniente dagli scavi.
Detto piano è stato redatto conformemente a quanto previsto dalla norma e costituisce allagato
della presente relazione.
Comunanza 6 Dicembre 2013
Il proponente I progettisti
Del Papa ing. Renato
Baiocco dott.sa Agr. Michela
Pacetti dott. Geol. Diego
Allegati :
-Piano di utilizzo dei materiali in esubero di risulta dagli scavi
- Schema grafico della connessione Enel
1
HIDROCHIENTI srl - Comunanza ( AP )
OGGETTO : Impianto Idroelettrico PIEVE TORINA in Pieve Torina.
Procedura di autorizzazione Unica ai sensi dell’ art. 12 del D.Lgs. 387 / 2003 con
VIA e rilascio dei autorizzazione paesistica ed autorizzazione a derivare.
RISPOSTA ALLE OSSERVAZIONI ESPRESSE DALL’ AGENZIA REGIONALE PER LA
PROTEZIONE AMBIENTALE DELLE MARCHE ( ARPAM ) - DIPARTIMENTO
PROVINCIALE DI MACERATA IN SEDE DI ISTRUTTORIA DI COMPETENZA, CON
NOTA N° 0013499 DEL 10 / 4 / 2013.
L’ ARPAM - Dipartimento provinciale di Macerata, con nota n°0013499 del 10/4/3013, ha formulato
osservazioni al SIA- studio di impatto ambientale - prodotto da Hidrochienti srl per il progetto
denominato : impianto di PIEVE TORINA
In ragione dello stesso procedimento VIA innescato dalla evidente necessità di esaminare tre
progetti di fatto in successione e comunque gravanti sullo stesso bacino idrografico, la trattazione
dei quesiti dovrà avvenire tenendo in debito conto gli effetti prodotti sull’ intero bacino e quelli
specifici dell’ impianto in riferimento, nella fattispecie l’ impianto di PIEVE TORINA.
MATRICE ACQUE.
Da innanzi tutto atto l’ Arpam della appropriata scelta , in presenza di tre progetti sostanzialmente
in successione e in un caso interconnessi, di affrontare direttamente il procedimento VIA ,
evitando lo screening che con buona probabilità avrebbe finito solo per costituire un passaggio
intermedio del complessivo procedimento di valutazione ambientale.
Rileva altresì l’ Agenzia la correttezza delle calcolazioni eseguite per la determinazione delle
portate di Minimo Deflusso Vitale nelle sezioni di presa di ciascuno dei tre impianti, pur
ammettendo difficoltà ad esprimere un parere di compatibilità in ragione del fatto che “ non
risultano effettuate altre stime di rischio derivante dalla notevole riduzione delle portate
determinate dall’ esercizio dei tre impianti, ciascuno dei quali presenta notevolissime distanze tra il
punto di presa e quello di restituzione al fiume, generando in questo modo lunghi tratti interessati
da una forte riduzione di portata.”
Va chiarito, ove non fosse sufficiente la trattazione della problematica fatta in sede di SIA, che per
la scelta strategica fatta in sede progettuale e comunque alla base dei tre progetti di impianto,
2
avendo fisso l’ obbiettivo conseguibile in fatto di potenza, si dovesse dare rilevanza più ai “ salti
geodetici “ piuttosto che alle portata da prelevarsi. Per tali ragioni, in generale, si è preferito
utilizzare porzioni relativamente modeste dei singoli bacini imbriferi disponibili, compensando il
modesto valore della portata impiegabile con un salto sicuramente più elevato.
Nel caso specifico dell’ impianto di Pieve Torina , posizionando la presa a Carpineto, è stato sotteso
un bacino imbrifero di 89,6 Kmq, quando ove la stessa opera fosse stata disposta poco più a valle,
dopo la confluenza del torrente Sant’ Angelo il bacino sotteso sarebbe risultato pari a 118 Kmq
( esattamente quello considerato dalla Stazione idrometrica SIN ). Detta impostazione ha portato ad
assumere un valore di portata massima in emungimento pari a 1500 lt/sec e conseguentemente
una portata media annuale di 1300 lt / sec, con un utilizzo medio della risorsa disponibile pari al
79 % ( rel. Idrologica di progetto, pag 30 ÷ 32 ) ed un rapporto tra potata massima e portata
media derivata pari a : 1500 / 1300 = 1,154.
Parametri questi che indici di un moderato sfruttamento del sistema idrologico.
Ma in termini di dimensionamento dell’ impianto, il progettista avrebbe potuto osare molto di più.
Ove infatti si fosse partiti dalla della curva delle durate del Chienti di P.T., così come ricostruita a
pag.8 della citata relazione, per ricordare che la portata media annua del Chienti a Pieve T. sarebbe
pari a a 1996 lt/sec e che per 91 gg ( tre mesi ) la portata si manterrebbe superiore o almeno pari
a 2537 lt/ sec, le conclusioni sarebbero state altre.
Così procedendo si sarebbe potuto ipotizzare, sempre al 91esimo giorno ( traguardo di riferimento
per la progettazione ), una portata emungibile a Carpineto, quindi depurata dell’ apporto del bacino
del torr. Sant’Angelo e dell’ inevitabile rilascio della Qmdv, non inferiore a 1900 lt/sec , con
l’ utilizzo di due turbine in parallelo anziché una, della portata massima singola di 950 lt /sec .
Detta scelta avrebbe determinato :
- un volume idrico derivato pari a 86400x ( (1,9 x 90 ) + ( 1,9 + 0,7 ) x 275 / 2 ) = mc 45 662 400
- una portata media derivata pari a 45 662 400 / ( 365 x 86400 ) = 1448 lt /sec
- una potenza di concessione pari a : 1448 x 61 / 102 = 866 Kw
- rapporto tra portata massima derivata e media pari a 1900 / 1488 = 1,312
- un utilizzo della risorsa disponibile 1,448 / ( 1,996 – 8035000/ ( 365 x 86400) ) = 83%
Valori questi tutti superiori a quelli invece imposti dal progetto, segno evidente di un approccio
progettuale impostato a sicura prudenza e rispetto per le condizioni al contorno, quelle ambientali
in primis.
Emerge ancora una volta il fatto che gli impianti progettati ( in numero di 3 ) sottendano lunghi
tratti di alveo naturale; la circostanza non deve essere riguardata come fatto da evitarsi
assolutamente, proprio per la possibilità dei corsi d’ acqua interessati a riformarsi cospicuamente
lungo il loro percorso, eminentemente in ragione delle caratteristiche idrogeologiche dei bacini
imbriferi interessati, tutti in ambiente montano caratterizzato da suoli in gran parte carbonatici e
quindi assai permeabili, che comunque finiscono per evidenziare numerose ed importanti emergenze
sorgentizie ed acquiferi convergenti in alveo. D’altro canto se il Minimo Deflusso Vitale non deve
essere un riferimento assoluto costituisce pur sempre un riferimento certo e normato che non
impedisce, ad opere realizzate ed in esercizio, verifiche circa il suo effettivo ed adeguato valore,
pur sempre suscettibile di revisioni ed adeguamento.
3
Giova ricordare che la definizione dell’ MDV è contenuta nel decreto del Ministro per
l’ Ambiente e la Tutela del Territorio del 28 Luglio 2004 recante “ le linee guida per la
predisposizione del bilancio idrico di bacino “, comprensive dei criteri per il censimento delle
utilizzazioni in atto e per la definizione del minimo deflusso vitale, di cui all’ art. 22, comma
4, del decreto legislativo 11 Maggio 1999 n° 152, dove per Minimo Deflusso Vitale si intende
“ la portata istantanea da determinare in ogni tratto omogeneo del corso d’ acqua che deve
garantire la salvaguardia delle caratteristiche fisiche del corpo idrico, chimico-fisiche delle
acque nonché il mantenimento delle biocenosi tipiche delle condizioni naturali locali “.
Il PTA poi stabilisce che per quanto attiene alle misure di tutela quantitativa delle acque
superficiali e sotterranee, ai corsi d’ acqua significativi della regione Marche si applicano le
formule di calcolo del DMV, come definite dalle autorità di bacino competenti per territorio
e dalla regione.
Il rispetto del DMV, ovvero delle condizioni di rilascio delle portate così definite, nelle
sezioni di impostazione delle opere di presa sancisce la coerenza della proposta progettuale
con i contenuti del piano regionale di Tutela delle Acque.
E’ certamente il caso di ricordare che l’ opera di derivazione in funzione non deve prelevare
valori di portata in eccesso rispetto a quelli definiti “ massimi “ dal disciplinare di
concessione , perché la Qmdv è propriamente il minimo dei valori di portata in rilascio
dall’ opera di presa in funzione delle caratteristiche idrologiche del corso d’ acqua nella
sezione in considerazione. La coerenza del proposta progettuale rispetto al PTA, sta proprio
nell’ accettazione del valore della Qmdv e nel rispetto dei limiti di prelievo imposti dal
disciplinare di concessione.
Dai commenti e dalle osservazioni prodotte dagli uffici preposti alla valutazione del progetto
è emersa la sostanziale fondatezza del calcolo per la determinazione del Qmdv eseguito dal
progettista del proponente con l’ ausilio della normativa vigente, anche se sarebbe
sicuramente accettato il risultato di un calcolo , con valore finale fors’ anche diverso,
eseguito e dimostrato da un’ autorità deputata.
In quanto all’ aspetto legato alla lunghezza del tratto di corso d’ acqua sotteso dall’ impianto
di che trattasi , giudicato forse inconsueto o eccessivo, si deve chiarire che la stessa
definizione sopra trascritta del MDV, a giudizio di chi scrive, imponga che nei tratti di asta
fluviale a valle della opera di presa, sottesi dalla derivazione, debbano comunque essere
effettuate valutazioni nel tempo che consentano di stabilire, in presenza di prelievo operato
a monte, l’esistenza delle condizioni quantitative proprie dell’ MDV. Può infatti accadere, in
condizioni stagionali di minimo idrologico, che a fronte di un rilascio di MDV regolamentare
alla presa, non corrispondano condizioni altrettanto regolari in una sezione posta Kilometri a
valle della sezione sbarrata.
Da tale impostazione deriva l’ evidenza che le condizioni di esercizio della presa di
derivazione, anche se stabilite in sede di disciplinare di concessione, debbano essere
oggetto di continuo controllo ed aggiornamento da parte dell’ autorità preposta alla quale
deve essere garantita la possibilità di indicare nell’ arco dell’ anno l’ interruzione per il
suddetto periodo dell’ esercizio dell’ impianto al fine di garantire lungo tutta l’ asta fluviale
sottesa le condizioni minime di tutela ambientale. La prassi non è nuova giacchè è noto che
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la Regione Marche consente a taluni operatori idroelettrici , su impianti esistenti ed in
esercizio da tempo, di operare in fase sperimentale per stabilire la compatibilità di rilascio
in alveo, immediatamente a valle di importanti opere di presa , di portate Qmdv aventi
valori diversi da quelli calcolabili facendo ricorso alla normativa regionale vigente.
2. Censimento degli scarichi domestici, urbani ed industriali.
Con dichiarazione rilasciata il 31 / 10 / 013 n° 5086 il comune ha reso noto che non esiste un
censimento degli scarichi per essere gli stessi, di qualunque natura , sia domestici che industriali,
collegati al sistema fognario comunale. Ciò precisato si chiarisce quanto segue.
Lungo il corso del fiume Chienti di P.T., a monte della frazione di Roti che ormai è in continuità
urbanistica col successivo centro abitato di Pieve Torina fino al sito “ Santuario di Caspreano”, non
insiste alcun insediamento abitativo e produttivo, sia industriale che artigianale. Le attività produttive
del comune di Pieve Torina si sviluppano tutte sostanzialmente nella zona valliva ricompresa tra
l’ abitato ed il confine comunale con Muccia. Sia la frazione di Roti che il centro abitato del
capoluogo sono dotati di un proprio ed autonomo impianto di depurazione che sversa i propri
effluenti nel fiume Chienti.
Il depuratore del capoluogo, è ubicato in sponda sinistra idrografica del fiume in prossimità del
confine comunale con Muccia e su esso è collettato tutto il sistema fognario del centro abitato e
degli insediamenti produttivi di quel comune posti tra il nucleo urbano ed il predetto confine
comunale. Il depuratore sversa ovviamente nel fiume Chienti, nel tratto di alveo posto proprio di
fronte all’ area di prevista edificazione della centrale idroelettrica di Quartignano.
Per evitare che, in presenza della centrale possano verificarsi rapporti di diluizione non
soddisfacenti immediatamente a valle della immissione della portata reflua, la società proponente,
con nota formale diretta al comune di Pieve Torina ( nota di cui si allega copia ), si è dichiarata
disponibile ad effettuare a proprie cure e spese tutte la modifica del collettore di scarico del
depuratore, per immettere il refluo sicuramente in una sezione posta a valle di quella di
restituzione della centrale idroelettrica. L’ impianto di depurazione in questione, a differenza di quelli
delle frazioni, è del tipo misto ( acque bianche e nere ), motivo per il quale lungo il percorso del
collettore fognario, sino al depuratore, sono stati realizzati scolmatori di piena, ai quali è affidato il
compito di scaricare, oltre il limite progettualmente fissato, i volumi idrici raccolti dalle fogne in
corrispondenza di eventi atmosferici particolarmente importanti e di natura piovosa.
Attesa la relativa modestia della presenza antropica nell’ area, le acque scaricate dagli scolmatori
sono acque tendenzialmente bianche, anche se non può dimenticarsi che in queste situazioni
dovrebbe essere comunque distinto un distinto seppur minimo fenomeno di carica inquinante
caratteristico del volume di prima pioggia dovuta al lavaggio delle strade urbane e delle aree
comunque pavimentate.
Il fenomeno non può pero attribuirsi alla rete viaria urbana propriamente urbana, veramente
modesta per estensione, quanto invece alla presenza della S.P. 209 ( ex SS. Valnerina ) strada questa
importante e trafficata. E’ innegabile che in presenza di una ridotta portata naturale in alveo, le
immissioni degli scolmatori possano contare su un rapporto di diluizione piuttosto ridotto; ma in
ultima analisi la stessa problematica si risolve da sola in virtù dei differenti tempi di corrivazione del
sistema fognario e del corso d’ acqua naturale. Qualunque sia il rapporto di diluizione che si instaura
in alveo con lo scarico del colmo di piena fognario, la contestuale “ piena “ del fiume arriva con un
certo ritardo valutabile anche in ore, dipendentemente anche dalla distribuzione della intensità di
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pioggia nella durata del fenomeno meteorologico, operando quindi un lavaggio sicuro ed efficace
dell’ alveo, spingendo verso valle sedimenti e soluti. Ove il fenomeno piovoso si verificasse in un
periodo di magra fluviale e non presentasse caratteristiche pluviometriche tali da portare allo sfioro
l’ opera di presa idroelettrica posta a monte, è sempre possibile ed auspicabile una “ cacciata “ sulla
stessa opera di presa idroelettrica, della durata di qualche ora, idonea ad organizzare il “ lavaggio “
dell’ alveo. E questo e tema proprio del disciplinare di concessione.
Resta comunque il problema che , ove effettivamente il fenomeno in questione avesse una sua
rilevanza, essa si trasferirebbe nel primo “ recipiente finale “ che nel nostro caso coincide col lago
artificiale di Polverina. Ma ove il problema lo si affrontasse ed osservasse a ritroso partendo da
Polverina, si arriverebbe a convenire che la presenza dell’ impianto idroelettrico sarebbe del tutto
ininfluente. Infatti tutti i materiali raccolti dal lavaggio delle superfici bagnate e veicolate in alveo
dagli scolmatori finirebbero comunque in Chienti e con questo nel sottostante invaso artificiale.
L’ impianto di depurazione di Roti tratta solo acque nere e quindi non dispone di scolmatori di
piena . E’ evidente che le acque meteoriche della frazione, poste esclusivamente ai lati della S.P. 209,
che scorre sulla sponda sinistra del f. Chienti, finiscono direttamente in alveo ruscellando sulle
scoline e nei fossetti esistenti. L’ emissario del depuratore scarica in alveo poche decine di metri a
valle del ponte della S.P. sul f. Chienti. , un centinaio di mt prima dell’ inizio della zona di
espansione edilizia del capoluogo di comune . L’ ubicazione scelta per lo sversamento potrebbe
essere giudicata non proprio felice, ma la situazione nel suo complesso e come al solito va
riguardata ed approfondita nella sua effettiva consistenza.
La popolazione stabilmente ed effettivamente dimorante a Roti di norma non supera le 65 unità.
Per ragioni meramente di tranquillità si assume convenzionalmente pari a 100 il numero
equivalente dei residenti e, Stabilito in 180 lt/gg il consumo medio procapite degli abitanti, la portata
media restituita al torrente risulterebbe pari a
qm = 0,60 x ( 180 x100 ) 86400 = 0,125 lt/sec, ovvero inferiore a 0,15 lt/sec.
E’ evidente che la sua immissione nella portata minima stabilita dal Qmdv e valutata nel periodo
estivo pari a 250,0 lt /sec gode di un rapporto di diluizione non inferiore a 1 500, che
ragionevolmente pone a riparo il corso d’ acqua naturale da ogni inconveniente anche nella
deprecabile ipotesi che il depuratore sia mal gestito. Ma se anche si convenisse che la portata in
scarico del depuratore fosse prossima a 0,5 lt/sec il rapporto di diluizione sarebbe pari a 500 e
comunque tale da non incidere in modo importante sulle caratteristiche “ fisiche e chimiche “ del
corso d’ acqua pure a portata minima.
3. Prelievi ad uso irriguo.
Posto che il fiume Chienti di Pieve T. si forma nel sito di Caspreano per la confluenza del fosso di
Capriglia ( o Caspreano ) col torrente Vallicello, dal punto di vista agricolo la sua valle, sino alla
successiva confluenza col f. Chienti di Gelagna , è così descrivibile :
- Da Caspreano a Roti la parte collinare è sommamente caratterizzata dalla presenza di boschi,
mentre la parte propriamente basso valliva , molto stretta e praticamente pianeggiante è impegnata
totalmente da prati stabili che, per la loro posizione e dimensione, non necessitano normalmente di
alcun prelievo diretto dal corso d’ acqua naturale;
- Dalla frazione di Roti all’ abitato di Pieve Torina sono presenti solo modestissimi orti, ovviamente a
carattere famigliare, irrigati con acqua del fiume senza per tale ragione di poter minimamente
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incidere sull’ andamento delle portate del Chienti;
- Dall’ abitato di Pieve Torina a scendere, la valle è ben coltivata e caratterizzata da colture
proprie delle aree pianeggianti ( di montagna ) e alto collinari. I terreni più prossimi al corso
d’acqua sono irrigati a mezzo di un impianto di distribuzione stabile gestito dal locale Consorzio di
Bonifica, con acqua prelevata “ in quota “ dal torrente Sant’ Angelo, affluente di sinistra del fiume
Chienti, con presa in loc. Fiume.
Deve essere comunque ricordato che l’ opera di presa funzionante sul torrente ed ubicata a Fiume ,
è quella di cui si prevede l’ utilizzo con l’ impianto idroelettrico di Sant’Angelo. L’ impianto irriguo
per la valle del f. Chienti di P.T. che irrora territori normalmente coltivati ed ubicati nelle zone
pianeggianti e collinari dei comuni di Muccia e Pieve Torina, e gestito dal consorzio di bonifica dei
fiumi Chienti, Potenza e Musone, con sede in Macerata, gode di una concessione a derivare,
rinnovata recentemente dalla provincia di Macerata, per 120 lt/sec nei mesi estivi di Giugno, Luglio
ed Agosto, della durata di 15 anni consecutivi. Detta concessione, non è destinata a sovrapporsi
con la concessione idroelettrica richiesta per l’ impianto di Sant’ Angelo in ragione di un accordo
preventivo formalizzato tra la richiedente soc. Hidrochienti srl ed il consorzio citato.
Per quanto sopra detto ritiene lo scrivente che può affermarsi che lungo il Chienti di Pieve T. non
insistono prelievi irrigui in grado di segnare in qualche modo il regime naturale delle sue portate.
4. Valutazione ecologico ambientale relativa allo stato di qualità ambientale del corpo idrico.
E’ innegabile che il prelievo idroelettrico effettuato con l’ opera di presa di Carpineto deprima il
profilo idrico della corrente in alveo. La sottrazione di portata, sia dal punto di vista teorico che
pratico, riduce la sezione idrica della vena attiva normalmente contraendo la larghezza della stessa
e riducendone il tirante ( idrico ).
Nel caso del f. Chienti di P.T. si osserva quanto segue.
Nel tratto da Carpineto sino a Roti l’ alveo ha una larghezza massima di 5 ÷ 6 mt. ed è debolmente
incassato nell’ alluvione, talchè al variare della portata, la larghezza della sezione bagnata tende
ad rimanere , ovvero a contrarsi debolmente in presenza di portate minime, mentre il tirante idrico
subisce diminuzioni logiche e correlate.
Nel successivo tratto da Roti, dove è presente una traversa di sbarramento realizzata su una
disconnessione altimetrica dovuta alla presenza di una emergenza rocciosa, sino all’ uscita dal centro
abitato di Pieve Torina, l’alveo si mantiene notevolmente incassato e con sezione di larghezza
variabile e ricompresa tra 5 e 7 mt. In detto tratto al variare della portata la larghezza della
superficie bagnata resta sostanzialmente costante mentre l’ altezza d’ acqua subisce naturalmente
escursioni significative e caratteristiche di una sezione assimilabile a quella di un canale
propriamente a sezione rettangolare.
Nell’ ulteriore tratto sino a Quartignano, ovvero sino alla confluenza col fiume Chienti di Gelagna, il
corso d’ acqua si fa strada in una formazione alluvionale che ha dato luogo ad una cospicua area
pianeggiante. L’ alveo è ancora caratterizzato da una sezione rettangolare incassata fino 3 mt dal
piano campagna, con larghezza talvolta leggermente variabile. In questo tratto la larghezza della
sezione bagnata, col diminuire delle portate, tende a restringersi sino ad evidenziare, in caso di
cambi di direzione della vena attiva ed in prossimità delle sponde, modesti abbancamenti di ghiaie
sabbiose di natura calcarea. Fenomeni questi assolutamente modesti e per niente confrontabili, ad
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esempio, con l’ alveo del f. Chienti a valle della confluenza col torrente Fiastra.
In conclusione è affermabile che le caratteristiche geometriche della sezione bagnata del fiume,
determinate dalle proprietà geologiche e morfologiche della valle nonchè dal regime idraulico-
idrologico che vi si instaura, condizionano in termini molto relativi le dimensioni principali,
larghezza e profondità, della sezione bagnata, talchè la sottrazione di voluni idricii a scopi
idroelettrici, ancorchè rilevante , non determina nell’ alveo naturale condizioni di pericolo
conseguenti a riduzione di portata, fatto questo assolutamente limitativo di possibili peggioramenti
ecologici.
In quanto agli indicatori biologici è opportuno ricordare la direttiva Europea che introduce un nuovo
concetto importante, già parzialmente anticipato dal D.Lgs 152/99, di gestione delle acque attraverso una
visione ecosistemica e non più antropocentrica prendendo in considerazione non solo i parametri chimico-
fisici ma anche i descrittori biologici di un ecosistema. Gli indicatori biologici descrivono in maniera
eccellente lo stato di un corpo idrico e gli effetti dell’inquinamento attraverso una memoria storica e
spaziale dei fenomeni naturali e di perturbazione antropica. (Vedetti, UNICAM).L’I.B.E. si basa sull’analisi di
un gruppo di organismi animali invertebrati, comunemente definiti “macroinvertebrati”, che colonizzano
tutte le differenti tipologie dei corsi d’acqua (ARPAM 2005), il tratto più vicino ha IBE 1 (stazione di
Caldarola /Bistocco) Lo Stato Ambientale del corso d’acqua (SECA) è
ottenuto dal confronto oltre che per lo lo stato ecologico anche dalla qualità chimica. La stazione di
monitoraggio ARPAM più vicina è quella 7/CH, Caldarola-Bistocco dove lo stato ecologico è pari a 2. Il tratto
in esame è molto più a monte e in alto e meno influenzato da scarichi antropici (basso carico in base
all'esiguo numero dei residenti) e di origine zootecnica.
Secondo le fonti ARPAM Relazione sullo stato di qualità dei fiumi marchigiani (2005) possiamo considerare
il fiume Chienti mediamente in discrete condizioni di qualità fino a Tolentino, in quanto più a valle
cominciano ad evidenziarsi segni ed alterazioni tipiche dei tratti fluviali più distali, interessati da un
inquinamento proveniente prevalentemente da attività produttive ed agricole. Per
quanto riguarda lo stato dell'ittiofauna, come presentato nella relazione iniziale, il tratto in questione è
classificato come acqua di categoria A nella Carta Ittica Provinciale ovvero la zona superiore della trota : si
colloca nel settore fluviale montano, caratterizzato da acque veloci, fresche e ben ossigenate, turbolenti,
con cascatelle (fonte: Carta Ittica Provinciale di Macerata).
Si riporta lo stato ecologico e del livello di biodiversità faunistica dell'unica stazione di monitoraggio della
Provincia presente in zona e che riguarda un tratto di fiume che da loc. Appennino scende a Pievetorina.
SCHEDA ANALISI DEI SITI CAMPIONATI
- Chi2 - Pievetorina, Chienti 2, 520 mslm, 13 km
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Categoria granulometrica (Cg) Punteggio
Ciottoli e blocchi rocciosi 4
Biodiversità Punteggio
Scarsa (1 specie) 0
Vegetazione ripariale (Vr) Punteggio Abbondante 3
Idrofite di fondo (If) Punteggio Modesta 1
Detriti vegetale (Dv) Punteggio Buona 2
La fauna ittica è costituita solo da trote fario.
MATRICE RIFIUTI / SUOLO
Si concorda con quanto osservato dall’ ARPAM che il materiale di risulta ed eccedente dalle
operazioni di scavo e rinterro debbano essere prioritariamente recuperati ed avviati a riutilizzo, tesi
questa cara al proponente che la ha già espressa in sede di relazione SIA al cap. B.2.16. per tale
ragione la provincia di Macerata, sempre in sede di osservazioni, ha richiesto la redazione del
cosiddetto Piano di Utilizzo del materiale proveniente dagli scavi.
Il progetto ( VIA par. B.2.16 ) prevede un volume complessivo di scavo di scavo di mc 53247. La
gran parte di detto volume , pari a 44697 mc , viene riutilizzata in loco per reinterri, mentre il
volume residuo di 8550 mc è previsto sia destinata a “riutilizzo quale materiale da costruzione
per opere in terra”.
La normativa di cui al DM 161 / 2012 coordinata con le norme di cui alla QUARTA PARTE del
D. Lgs. 152 / 2006 , in presenza di un volume “ in esubero “ superiore a 6000 mc , portano alla
individuazione di un “ grande cantiere “ fattispecie questa per la quale si richiede la redazione del
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“ Piano di utilizzo “ del materiale proveniente dagli scavi. Detto piano è stato redatto
conformemente a quanto previsto dalla norma e costituisce allegato della presente relazione.
MATRICE RADIAZIONI / RUMORE
Il progettista conferma quanto dichiarato in sede di SIA circa il rumore e le vibrazioni.
Si condivide comunque l’ esigenza manifestata da Arpam di verificare mediante misure da
effettuarsi post operam quanto asserito in sede di progettazione e di studio ambientale.
Ove le misure non confermassero le ipotesi progettuali sarà comunque possibile instaurare misure
di mitigazione direttamente nel complesso impiantistico costituente la centrale idroelettrica. In tale
direzione il proponente si impegna sin d’ ora.
Comunanza 6 Dicembre 2013
Il proponente I progettisti
Allegati : Piano di Utilizzo dei materiali
in eccesso di risulta dagli scavi
HIDROCHIENTI srl - Comunanza ( AP )
OGGETTO : Impianto Idroelettrico “ PIEVE TORINA “ in Pieve Torina.
Procedura di autorizzazione Unica ai sensi dell’ art. 12 del D.Lgs. 387 / 2003 con
VIA e rilascio dei autorizzazione paesistica ed autorizzazione a derivare.
RISPOSTA ALLE OSSERVAZIONI ESPRESSE DALL’ AUTORITA’ DI AMBITO
TERRITORIALE OTTIMALE ( ATO ) N° 3 IN SEDE DI ISTRUTTORIA DI
COMPETENZA, CON NOTA N° 250 DEL 9 / 4 / 2013.
Con la nota sopra richiamata, e che “osserva” nella stessa occasione tutti e tre gli impianti ,
l’ Autorità d’ ambito richiama l’ attenzione sulle sorgenti denominate di Caspreano e di Caprareccia,
ubicate entrambe in vicinanza del fiume Chienti di Pieve Torina, secondo posizioni appositamente
riportata sulla CTR scala 1/10000 ( stralcio planimetrico allegato ).
Chiarisce l’ autorità che la sorgente di Caspreano non è al momento utilizzata ma che potrebbe
essere oggetto di futura utilizzazione, mentre la seconda sorgente lo è per alimentare una
fontanella ed un lavatoio ubicati presso la frazione di Roti posta più a valle, ma comunque a monte
dell’ abitato di Pieve Torina. Per esse l’ autorità richiama l’ applicazione delle salvaguardie
considerate dall’ art. 94 del D, Lgs. 152/2006.
Deve chiarirsi innanzi tutto che delle due sorgenti la prima ( “ Caspreano “ - 0,2 ÷ 1.0 l/sec - q.
500,0 mt s.- lmm) rientra solo e soltanto nell’ area di influenza dell’ impianto di Capriglia , con presa
in loc. Piè di Casa Vecchia e centrale in loc. Carpineto, nel preciso senso che esse è ubicata in
vicinanza del tracciato della condotta forzata che collega le due infrastrutture idrauliche
immediatamente sopra citate. La seconda ( Caprareccia - 0,1 l/sec- q. 495,00 mt s. lmm ) rientra
nella zona di influenza dell‘ impianto di Pieve Torina per essere ubicata poco più di 200 mt a valle
dell’ opera di sbarramento della presa Carpineto, che di detto impianto è parte iniziale.
Sia nel primo caso che nel secondo, le condotte forzate di alimentazione delle rispettive centrali
idroelettriche passano ad un distanza non inferiore 30 mt dai punti di captazione ( di previsione ed
in atto ) e quindi si mantengono all’ esterno delle “ zone di tutele assoluta “ così come definite dal
comma 3 dell’ art. 94 del Dlgs 152/ 2006 , e comunque viaggiano nel sottosuolo a quota
altimetrica inferiore a quella stabilita dall’ opera di captazione.
Le condotte medesime rientrerebbero invece all’ interno delle zone di rispetto così come definite
dal comma 4 dello stesso art. 94 , ma la posa e l’ esercizio di una condotta idrica non rientrano in
nessuna delle attività considerate nei paragrafi da a) ÷ n) del citato comma 4 e nei paragrafi da
a) ÷ d) del successivo comma 5. Conseguentemente e ragionevolmente, l’ operato progettuale non
penalizza in alcun modo le sorgenti giustamente ed opportunamente richiamate all’ attenzione
dall’ autorità ATO 3.
In quanto alla sorgente Caprareccia ubicata a valle della presa di Carpineto, essa
è stata captata per usi civilistici e le sue acque convergono verso la frazione di Roti tramite una
specifica condotta. Quest’ ultima lungo il suo percorso non viene mai intercettata dalla condotta
dell’ impianto di Pieve Torina, né tantomeno possono ipotizzarsi situazioni di parallelismo con
quest’ ultima, attesa la distanza ragguardevole esistente tra i due tracciati. Il terzo dei tre impianti
idroelettrici, quello di Sant’ Angelo si sviluppa sostanzialmente su un altro bacino imbrifero, quello
del torr. Sant’ Angelo , dove peraltro non è segnalata alcuna sorgente da tutelare.
Ritiene invece di dover evidenziare, anche se ATO 3 per ragioni fors’ anche comprensibili non ha
ritenuto di dover considerare, che il progettista ha operato, nel posizionamento della centrale
idroelettrica di Carpineto, per salvaguardare in termini certi e concreti, la grande polla sorgentizia
ubicata a valle del edificio di culto di Caspreano ed in prossimità del sottoscarpa del rilevato
stradale della S.P. 209 ( Valnerina ).
Posto che detta sorgente è posizionata in corrispondenza della particella catastale n° 17 del foglio
34, con sufficiente precisione , la centrale idroelettrica di Carpineto appartenente all’ impianto
idroelettrico di Capriglia, si trova circa 480 mt a valle della confluenza dell’ alveo determinato dalla
scaturigine di Caspreano con quello proprio del F. Chienti. La posizione della centrale di Carpineto, e
quella della omonima opera di presa posta immediatamente a valle, come chiaramente specificato
negli atti tecnici relativi alla relazione SIA ( Cap. Alternative progettuali - Opera di presa ), è stata
decisa e quindi definita proprio sulla scorta di considerazioni tutte volte a tutelare la polla
sorgentizia di Caspreano, giudicata dal progettista di considerevole interesse e quindi da sottrarre
ad ogni possibile influenza dovuta ad opere.
La condotta forzata dell’ impianto di Capriglia, scendendo lungo la valle del F. Chienti di P.T. passa
in prossimità della polla sorgentizia e, per distanziarsi da questa, attraversa il fiume passando dalla
sponda sinistra a quella destra, ovvero dalla particella catastale n° 109 del foglio 34 alla particella
n° 88 , separate dall’ alveo fluviale, proprio per marcare distanza rispetto alla sorgente sicuramente
da tutelare, non ultimo per le sue notevoli caratteristiche idrogeologiche. E’ scontato che la
presenza della condotta, ancorchè sufficientemente distante dalla polla ( 40 mt circa ) , per le sue
caratteristiche tecnologiche e meccaniche, a lavoro di posa effettuato, nessun nocumento potrà
arrecare alla sorgente.
INTERFERENZE CON GLI ACQUEDOTTI ESISTENTI
1. L’ unica interferenza effettiva riscontrata è quella che vede la condotta di collegamento tra la
presa di Carpineto e la centrale di Quartignano, peraltro affiancata dalla condotta che
collega la stessa centrale con l’ opera di presa di Fiume, incrociare l’ acquedotto dell’
Acquasanta gestito dalla Comunità Montana “ Marca Di Camerino “ , con sede in Camerino.
Il fascio tubiero, composto dalla condotta in acciaio del DN 600 proveniente dall’ opera di
presa di Fiume , sul torrente Sant’ Angelo, e dalla condotta , sempre d’ acciaio, del DN 1100
proveniente dalla presa di Carpineto sul fiume Chienti di Pieve T., diretto verso la centrale
di Quartignano, incrocia l’acquedotto dell’ Acquasanta, gestito dalla comunità montana Di
Camerino, acquedotto che si materializza con una tubazione di acciaio del DN 250 mm , sulla
particella 117 del foglio n° 6 di Pieve Torina in destra idrografica Chienti.
In quella zona le due condotte idroelettriche viaggiano in parallelo ed a distanza di servitù
imposta dalla condotta del DN 800 mm in acciaio di proprietà del consorzio per
l’ acquedotto del NERA. Stabilito in accordo con Il consorzio del Nera che la condizione di
parallelismo tra le condotte è tecnicamente compatibile purchè le nuove tubazioni vengano
posate all’ esterno della fascia di servitù che protegge il preesistente acquedotto potabile,
l’ interferenza tra le condotte idroelettriche e quella dell’ Acquasanta si risolverà mediante il
sottopasso delle prime rispetto la seconda con l’ interposizione di piastre in calcestruzzo
per la protezione fisico-meccanica delle tubazioni dalle offese esterne .
Il dettaglio della disposizione delle condotte e delle opere accessorie, ivi compresa anche
quella vicinissima dell’ acquedotto del Nera avverrà in sede esecutiva, quando verrà
direttamente rilevata e quindi posizionata , la condotta da 800 mm sul cui posizionamento ,
assieme a quello della condotta da 250 mm, verrà definitivamente stabilita la posizione
altimetrica delle piastre di protezione.
Sulla scorta di quanto potrà essere osservato in tale sede, nota la “ posizione” tecnico-
amministrativa del Consorzio per l’ acquedotto del Nera, d’accordo con la Comunità Montana ,
si potrà anche provvedere a migliorare le condizioni di protezione passiva contro la
corrosione di natura elettrolitica della tubazione dell’ acquedotto dell’ Acqua Santa.
Nel senso sopra descritto la soc. proponente si è espressa nei confronti della Comunità
Montana, con nota del 12/11/013, ricevuta dall’ ente medesimo il 19 / 11/ 013 e letta per
conoscenza da ATO 3, di cui si allega copia.
2. Le interferenze con la condotta del consorzio per l’ acquedotto del Nera, come peraltro già
segnalato in sede progettuale, si limitano ad essere rappresentate esclusivamente da
parallelismi e “ prossimità di manufatti”.
Ha rappresentato il consorzio acquedottistico che la sua condotta è coperta da servitù
costituita da una fascia avente larghezza di mt 6, tre per parte dall’ asse della condotta
medesima, e che quindi immancabilmente detta fascia deve essere salvaguardata
procedendo in sede di operazioni costruttive dell’ impianto idroelettrico al rilevamento
puntale ed in contraddittorio del tracciato della condotta consortile. La società proponente
ha accettato senza frapporre eccezione alcuna ed ha predisposto contestualmente i primi
rilevamenti riguardanti l’ esecuzione di manufatti quali la centrale di Quartignano e la presa
di Piè di Casa Vecchia.
Comunanza 6 Dicembre 2013
Il Proponente il Progettista