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LIBRERIA EDITRICE VATICANA COLLANA DOCUMENTI VATICANI CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA ECONOMIA A SERVIZIO DEL CARISMA E DELLA MISSIONE Boni dispensatores multiformis gratiae Dei ORIENTAMENTI

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L I B R E R I A EDITRICEVATICANA

COLLANADOCUMENTI

VATICANI

CONGREGAZIONEPER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA

E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA

ECONOMIAA SERVIZIO DEL CARISMA

E DELLA MISSIONEBoni dispensatores multiformis gratiae Dei

ORIENTAMENTI

€ 10,00

CONGREGAZIONEPER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATAE LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA

ANNO DELLA VITA CONSACRATA

1. Rallegratevi2. Scrutate3. Contemplate4. Annunciate

DOCUMENTI

1. Linee orientative per la gestione dei beni negli Istituti di vita consacrata e nelle Società di vita apostolica2. Per vino nuovo otri nuovi. Orientamenti3. Consacrazione e Secolarità. Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sugli Istituti Secolari4. Economia a servizio del carisma e della missione. Orientamenti

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ECONOMIA A SERVIZIO DEL CARISMA E DELLA MISSIONE ITALIANO 28 Febbraio 2018 − 3ª BOZZA

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Prima edizione Marzo 2018Prima ristampa Marzo 2018Seconda ristampa Maggio 2018

In copertina :

MARKO IVAN RUPNIK, La pesca miracolosa, mosaicoCappella della Conferenza episcopale spagnolaMadrid (Spagna)© Centro Aletti 2011

© 2018 – Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica eLibreria Editrice Vaticana – Città del Vaticano – All rights reservedInternational Copyright handled by Libreria Editrice Vaticana00120 Città del VaticanoTel. 06 69 88 10 32 – Fax 06 69 88 47 16e-mail: commerciale.lev@spc.vawww.libreriaeditricevaticana.vawww.vatican.va

ISBN 978-88-266-0096-3

ECONOMIA A SERVIZIO DEL CARISMA E DELLA MISSIONE ITALIANO – 2ª RISTAMPA 30 Aprile 2018 − 1ª BOZZA

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Buoni amministratoridella multiforme grazia di Dio.

(1Pt 4,10)

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INTRODUZIONE

1. Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lo mettaa servizio degli altri, come buoni amministratoridella multiforme grazia di Dio (1Pt 4,10).

La Prima Lettera di Pietro fa riferimento alleavversità che subivano le comunità cristianedella diaspora romana verso la fine del I se-colo: un momento di particolare prova per laChiesa, che riceve uno scritto dall’alto valoreteologico. Il testo si rivolge ai cristiani prove-nienti dal paganesimo, agli eletti stranieri delladispersione nel Ponto, in Galazia, Cappadocia,Asia e Bitinia (1,1). Pietro intende incoraggia-re a stare saldi nella grazia di Dio (5,12) esortaalla fermezza, alla perseveranza paziente(1,13; 4,19; 5,7-8) dinanzi alle prove e alledifficoltà.

Il capitolo 4, in particolare, si articola intre quadri. Il primo mette in luce il parallelotra la sofferenza che Cristo ha patito nellapropria carne e i sentimenti che devono ani-mare i cristiani (vv. 1-2); il secondo la conno-tazione “diversa” dei cristiani nel contesto so-ciale in cui vivono (vv. 3-6); l’ultimo quadro

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parte dalla prospettiva escatologica e dirigel’attenzione sulla dinamica comunionale nel-la vita dei cristiani con precise e prezioseindicazioni (vv. 7-11).

Il v. 10: Ciascuno, secondo il dono ricevuto, lometta a servizio degli altri come buoni amministra-tori della multiforme grazia di Dio, delinea i trattidi chi, avendo seguito Cristo e il Suo Vangelo,è ricolmato della Grazia, vale a dire una piog-gia di doni che si riversano nella vita di ognicredente. L’invito di Pietro, infatti, è quellodi vivere il proprio dono (chárisma) comeservitori (diakonìa) diventando amministrato-ri (oìkonòmoi) della Grazia (4,10).

I doni ricevuti da Dio vengono chiamaticarismi, dal greco charis, che deriva dal verbocharizomai, che significa: donare, essere muni-fico, generoso, donare con gratuità.

Il termine chárisma nel Nuovo Testamentoè usato soltanto in riferimento a doni cheprovengono da Dio. Ogni singolo carismanon è un dono accordato a tutti bensì undono particolare che lo Spirito distribuisce« come vuole » (1Cor 12,11) 1.

1 Cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE,Lett. Iuvenescit Ecclesia sulla relazione tra doni gerarchici ecarismatici per la vita e la missione della Chiesa, Roma(15 maggio 2016), 4.

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Il cristiano, dunque, è chiamato a diventa-re economo, amministratore della multifor-me grazia che si esprime anche mediante icarismi, ed è chiamato a metterla in circolo abeneficio di tutti. Ciascun dono è un profon-dersi dello smisurato patrimonio di grazia daparte di Dio, ciascun membro della comuni-tà, quindi, ricco di tale dono è membro attivoe corresponsabile della vita comunitaria, sa-pendo che ciò che ha a disposizione non èsuo, ma è un dono da custodire, da far frut-tificare con l’unico obiettivo: il bene comune,« perché soltanto insieme è possibile raggiun-gerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vistadel futuro » 2. Bene comune che mette in reteuna molteplicità di doni, a servizio gli unidegli altri, attraverso la quale si muove il pro-getto salvifico di Dio a beneficio di ogniuomo e di ogni donna.

2. Nel progetto salvifico di Dio la Chiesa è« come l’amministratore fedele e prudente[che] ha il compito di curare attentamentequanto gli è stato affidato ». Infatti « è consa-pevole della responsabilità di tutelare e gesti-re con attenzione i propri beni, alla luce della

2 PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA

PACE, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Roma(2 aprile 2004), § 164.

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sua missione di evangelizzazione e con parti-colare premura verso i bisognosi » 3.

L’attuale momento storico chiama la vitaconsacrata a misurarsi con un diffuso calodelle vocazioni e una perdurante crisi econo-mica. Tale situazione sollecita ad « assumerecon realismo, fiducia, speranza le nuove re-sponsabilità a cui ci chiama lo scenario di unmondo che ha bisogno di un profondo rin-novamento culturale e della riscoperta di va-lori di fondo su cui costruire un futuro mi-gliore. La crisi ci obbliga a riprogettare ilnostro cammino, a darci nuove regole e atrovare nuove forme di impegno, a puntaresu esperienze positive e a rigettare quelle ne-gative. La crisi diventa così occasione di di-scernimento e di nuova progettualità. In questachiave, fiduciosa piuttosto che rassegnata,conviene affrontare la difficoltà del momentopresente » 4.

In questa prospettiva gli Istituti di vita con-sacrata e le Società di vita apostolica, sono

3 FRANCESCO, Lett. Ap. in forma di motu proprio Fide-lis dispensator et prudens per la costituzione di una nuovastruttura di coordinamento degli affari economici e am-ministrativi della Santa Sede e dello Stato della Città delVaticano (24 febbraio 2014), incipit.

4 BENEDETTO XVI, Lett. Enc. Caritas in veritate (29 giu-gno 2009), 21.

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chiamati ad essere buoni amministratori deicarismi ricevuti dallo Spirito anche attraversola gestione e l’amministrazione dei beni.

3. Negli ultimi anni non pochi Istituti divita consacrata e Società di vita apostolica sisono trovati ad affrontare problemi di naturaeconomica. Potremmo dire che alla crescentediminuzione delle forze è corrisposto un au-mento delle difficoltà. Un’insufficiente pre-parazione ed una carente progettualità sonostati sovente all’origine di scelte economicheche non solo hanno messo in pericolo ibeni, ma la sopravvivenza stessa degli Istituti.La Congregazione per gli Istituti di vita con-sacrata e le Società di vita apostolica, pren-dendo atto della situazione, ha sollecitato gliIstituti e le Società ad assumere una maggioreconsapevolezza circa la rilevanza della mate-ria economica, fornendo criteri e indicazionipratiche per la gestione dei beni.

In tale contesto si sono inseriti i due Simpo-si Internazionali sulla gestione dei beni. Il pri-mo dal tema La gestione dei beni degli Istituti divita consacrata e le Società di vita apostolica a ser-vizio dell’ humanum e della missione nella Chie-sa 5, celebrato nel marzo del 2014, in seguito

5 CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRA-TA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, La gestione dei beni

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al quale sono state elaborate le Linee Orienta-tive per la Gestione dei beni negli Istituti di vitaconsacrata e nelle Società di vita apostolica 6, pub-blicate il 2 agosto 2014. Le linee orientative ei principi per la gestione dei beni sono statiofferti « come un aiuto perché gli Istituti ri-spondano con rinnovata audacia e profeziaalle sfide del nostro tempo, per continuare adessere segno profetico dell’amore di Dio » 7.

Nel periodo successivo l’attenzione del Di-castero si è diretta anche verso la significativi-tà delle opere. Se il I Simposio si è caratteriz-zato per il richiamo alla capacità di rendereconto e al dovere di tutelare i beni, di vigi-lanza e di controllo da parte dei Superiori,il II Simposio, celebrato nel novembre 2016,si è soffermato sulla significatività carismatica:Nella fedeltà al carisma ripensare l’economia.

4. Nel solco del ricco Magistero di PapaFrancesco, l’attuale documento – in continui-tà con il testo delle Linee – si propone di:

degli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica aservizio dell’ humanum e della missione nella Chiesa. Atti delSimposio Internazionale (Roma, 8-9 marzo 2014), LEV, Cittàdel Vaticano 2014.

6 CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRA-TA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Lett. circ. Lineeorientative per la gestione dei beni negli Istituti di vita consacra-ta e nelle Società di vita apostolica, Roma (2 agosto 2014).

7 Ivi, 6.

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– proseguire un cammino di riflessioneecclesiale sui beni e la loro gestione, avvalen-dosi anche dei contributi richiesti ai Superioridegli Istituti di vita consacrata e delle Societàdi vita apostolica pervenuti al Dicastero 8;

– richiamare ed esplicitare alcuni aspet-ti della normativa canonica sui beni tempora-li con particolare riferimento alla prassi dellaCongregazione per gli Istituti di vita consa-crata e le Società di vita apostolica;

– suggerire alcuni strumenti di pianifi-cazione e programmazione inerenti la gestio-ne delle opere;

– sollecitare gli Istituti di vita consacratae Società di vita apostolica, a tutti i livelli, daiSuperiori ai membri, a ripensare l’economianella fedeltà al carisma per essere « ancoraoggi, per la Chiesa e per il mondo, gli avam-posti dell’attenzione a tutti i poveri e a tuttele miserie, materiali, morali e spirituali, comesuperamento di ogni egoismo nella logica delVangelo che insegna a confidare nella Provvi-denza di Dio » 9.

8 Ivi.9 FRANCESCO, Messaggio ai partecipanti al Simposio inter-

nazionale sul tema: “La gestione dei beni ecclesiastici degliIstituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica aservizio dell’ humanum e della missione nella Chiesa”, Roma(8 marzo 2014).

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I.

MEMORIA VIVENTEDEL CRISTO POVERO

La povertà di Cristo, novità del Vangelo

5. Vivere la novità del Vangelo « significavivere in modo da riflettere la povertà diCristo, la cui intera vita era incentrata sul farela volontà del Padre e servire gli altri » 1.

Papa Francesco non tralascia occasioneper riportarci continuamente al centro dellasequela Christi: « Il desiderio esplicito di totaleconformazione a Lui » 2, alla sua vita, alla suakénosi. Il mistero dell’Incarnazione è misterodi povertà: da ricco che era si fece povero per noi(cf. 2Cor 8,9). Sulla croce « la sua povertàarriverà allo spogliamento di tutto » 3, speri-menta fino in fondo il mistero della kénosi,come il Servo sofferente, annunciato da Isaia.

1 FRANCESCO, Omelia durante la Santa Messa con Vesco-vi, Sacerdoti, Religiosi e Religiose, in occasione del Viag-gio apostolico in Sri Lanka e Filippine, Manila (16 gen-naio 2015).

2 GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. post-sinodale Vita conse-crata (25 marzo 1996), 18.

3 Ivi, 23; cf. Fil 2,5-11.

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6. « La povertà di Cristo nasconde in sél’infinita ricchezza di Dio. [Egli] non è solo ilmaestro, ma è anche il portavoce e il garantedi quella povertà salvifica, che corrispondeall’infinita ricchezza di Dio e all’inesauribilepotenza della sua grazia » 4. La kénosi si poneperciò come criterio fondamentale per la vitadi ogni battezzato e, a maggior ragione, diogni persona consacrata. La povertà, « vissutasull’esempio di Cristo che da ricco che era, si èfatto povero (2Cor 8,9), diventa espressione deldono totale di sé che le tre Persone divinereciprocamente si fanno. È dono che traboc-ca nella creazione e si manifesta pienamentenell’Incarnazione del Verbo e nella sua mor-te redentrice » 5.

Gesù nella sinagoga di Nazaret, all’iniziodel suo ministero, ha proclamato che il Van-gelo è annunciato ai poveri (cf. Lc 4,18; Is 61,1).Chi vuole seguirlo è dunque chiamato adabbandonare i beni, la casa, la famiglia, ainiziare il suo cammino con una spogliazione(Lc 14,33; 18,22). Il Maestro chiede, prima ditutto, di accogliere e quindi di vivere il prima-to del Regno, al quale nulla può essere preferi-

4 GIOVANNI PAOLO II, Es. ap. Redemptionis donum(25 marzo 1984), 12.

5 GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. post-sinodale Vita conse-crata (25 marzo 1996), 21.

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to o anteposto. Per questo i poveri nello spi-rito sono detti beati (Mt 5,3), essendo loro iprimi destinatari del Regno, coloro cioè chesono in condizione di attenderlo, desiderarloe accoglierlo.

7. Povertà beata è quella che rende inte-riormente libera la persona, e le consente dicrescere nella fede e nella carità, quella caritàche ha gli occhi aperti sui bisogni degli al-tri, e il cuore misericordioso per soccorrerli.La povertà beata è animata dall’amore cheantepone gli altri a sé stessi, e ripone la suafiducia in Dio, che provvede ogni giorno allesue creature, come ai gigli dei campi e agliuccelli del cielo (cf. Mt 6,25-34).

Povertà beata è quella consigliata da Gesùal giovane che se ne andò triste perché avevamolti beni (Mc 10,22) e volle conservarli persé. Il Maestro gli aveva suggerito di venderetutto per educarlo alla libertà interiore e allamisericordia, autentica e generosa. La pover-tà educa alla carità, e con ciò introduce allacontemplazione del Mistero di Dio.

8. Una testimonianza di vita consacrata as-sume stili di vita povera. Papa Francesco, nellaLettera Enciclica Laudato si’ sulla cura dellacasa comune, tesse l’elogio della sobrietà:« La spiritualità cristiana – scrive il Papa –

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propone una crescita nella sobrietà e unacapacità di godere con poco. È un ritornoalla semplicità che ci permette di fermarci agustare le piccole cose, di ringraziare dellepossibilità che offre la vita senza attaccarci aciò che abbiamo né rattristarci per ciò chenon possediamo » 6. Le persone consacratecon la loro scelta di povertà, professata convoto o altro vincolo sacro, secondo il lorospecifico carisma, sono testimoni viventi ecredibili che « la sobrietà, vissuta con libertà econsapevolezza, è liberante. Non è meno vita,non è bassa intensità, ma tutto il contrario » 7.

La povertà dei consacrati mira a « testimo-niare Dio come vera ricchezza del cuore uma-no » 8, a confessare che con Cristo si possie-dono beni migliori e più duraturi (Eb 10,34):la fede in Lui dona alla vita « una nuova base,un nuovo fondamento sul quale l’uomo puòpoggiare » 9.

Con la loro povertà i consacrati testimonia-no una qualità di vita veramente umana cherelativizza i beni additando Dio come il bene

6 FRANCESCO, Lett. Enc. Laudato si’ (24 maggio 2015),222.

7 Ivi, 223.8 GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. post-sinodale Vita conse-

crata (25 marzo 1996), 90.9 BENEDETTO XVI, Lett. Enc. Spe Salvi (30 novembre

2007), 8.

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assoluto 10. La semplicità, la sobrietà e l’auste-rità di vita delle persone consacrate conferi-scono loro una completa libertà in Dio 11.

Verso “la carne di Cristo”

9. « L’uomo, e in particolare i poveri, sonoesattamente il cammino della Chiesa, perchéè stato il cammino di Gesù Cristo » 12. I poverisono sempre stati al centro dell’attenzione diGesù, che ha cercato di dare loro dignità, vita,possibilità di vivere in pienezza la loro umani-tà. Papa Francesco, nel solco del Magistero, loricorda continuamente. « Come vorrei unaChiesa povera e per i poveri » 13: queste parolepronunciate all’indomani della sua elezionepossono ben dirsi una delle chiavi del suopontificato. « Per la Chiesa l’opzione per ipoveri è una categoria teologica prima checulturale, sociologica, politica o filosofica. Dioconcede loro “la sua prima misericordia”.

10 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. post-sinodale Vitaconsecrata (25 marzo 1996), 89.

11 Cf. FRANCESCO, Discorso ai partecipanti alle giornatededicate ai rappresentanti pontifici, Roma (21 giugno 2013).

12 J.M. BERGOGLIO, Solo l’amore ci può salvare, LEV, Cittàdel Vaticano 2013, 113.

13 FRANCESCO, Discorso ai rappresentanti dei media, Roma(16 marzo 2013); FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium(24 novembre 2013), 198.

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Questa preferenza divina ha delle conseguen-ze nella vita di fede di tutti i cristiani, chiamatiad avere gli stessi sentimenti di Gesù (Fil 2,5) » 14.

10. Questa esigenza di attenzione ai biso-gni dei poveri, sulle orme del Maestro, si èincarnata nella prima comunità dei discepoli.Negli Atti degli apostoli (cf. At 2,42-47; 4,32-37)la Chiesa di Gerusalemme viene presentatacome un’assemblea in cui la carità e la condi-visione dei beni, distribuiti a ciascuno secondo ilbisogno (At 4,35), fanno sì che nessuno tra loroera bisognoso (At 4,34). Tra le perseveranze diquesta comunità, oltre all’assiduità nell’inse-gnamento degli Apostoli, nella frazione delpane e nelle preghiere, c’è quella nella koi-nonía (At 2,42), nell’avere tutte le cose in comu-ne (At 2,44; 4,32) e nel condividere i benisecondo il bisogno di ciascuno (At 2,45).

Anche la grande colletta, organizzata daPaolo nelle Chiese da lui fondate in favoredella Chiesa madre di Gerusalemme (1Cor16,1-4; Rom 15,25-28; 2Cor 8-9), è un gesto disolidarietà che dilata l’orizzonte della comu-nione ecclesiale.

Questi testi costituiscono un paradigma diispirazione dell’essere e dell’agire delle co-

14 FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium (24 novembre2013), 198.

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munità dei discepoli di ogni tempo e in ogniluogo. I cristiani hanno avvertito e avvertonola responsabilità di trovare forme adatte atradurre in pratica le esigenze della koinonía.Le persone consacrate, incarnando nella sto-ria la povertà di Cristo e ispirandosi alla vitadelle prime comunità, sono chiamate a farepropria l’urgenza della koinonía. È la scelta diseguire Cristo povero che porta alla scelta peri poveri.

11. « Una Chiesa povera per i poveri inco-mincia con l’andare verso la carne di Cri-sto » 15. La contemplazione del volto del Padrerivelato in Cristo Gesù, la concretezza del suoamore manifestato nell’Incarnazione del Fi-glio (cf. Fil 2,7), porta a scoprirlo in tutti ipoveri e gli esclusi. Ai poveri non si dannosolo le cose, è necessario condividere conloro o, meglio ancora, restituire quanto aloro appartiene. I consacrati e le consacrate,che hanno fatto esperienza dell’Amore gra-tuito del Padre, sono chiamati a far propria laspiritualità della restituzione, per restituireliberamente quanto è stato loro donato peril servizio dei fratelli: la vita, i doni, il tempo,

15 FRANCESCO, Parole in occasione della Veglia di Pentecostecon i movimenti, le nuove comunità, le associazione e le aggre-gazioni ecclesiali, Roma (18 maggio 2013).

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i beni di cui si servono. Occorre realizzare« un vero incontro con i poveri e dare luogo aduna condivisione che diventi stile di vita » 16:vivere sine proprio – sull’esempio di Francescod’Assisi – diventa così il grado più alto dellapovertà evangelica.

Le persone consacrate sono chiamate nonsolo alla povertà personale – « la povertà,oggi, è un grido. Tutti noi dobbiamo pensarese possiamo diventare un po’ più poveri » 17 –,ma anche a una povertà comunitaria; nonsolo i membri devono distaccarsi dai beni, maanche le istituzioni: « I conventi vuoti nonsono nostri, sono per la carne di Cristo » 18. Lacomunità religiosa, quindi, deve farsi solidalenella povertà, perché « qualsiasi comunitàdella Chiesa, nella misura in cui pretenda distare tranquilla senza occuparsi creativamen-te e cooperare con efficacia affinché i poverivivano con dignità e per l’inclusione di tutti,correrà anche il rischio della dissoluzione » 19.

16 FRANCESCO, Messaggio per la I Giornata Mondiale deipoveri, Roma (13 giugno 2017), 3.

17 FRANCESCO, Discorso agli studenti delle scuole gestite daiGesuiti in Italia e in Albania, Roma (7 giugno 2013).

18 FRANCESCO, Discorso in occasione della Visita al Centro“Astalli” per il servizio ai rifugiati, Roma (10 settembre2013).

19 FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium (24 novembre2013), 207.

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La comunità è chiamata a esercitare il di-scernimento non tanto per individuare le ca-tegorie di poveri ma per farsi prossima a loro,chiunque siano e dovunque li incontri, perconoscere la povertà capace di arricchirla nel-la larghezza, lunghezza, altezza e profondità del-l’amore di Cristo (cf. Ef 3,18-19).

Economia dal volto umano

12. L’uomo e il suo vero bene devonoavere un primato anche nell’attività econo-mica come, più ampiamente, nell’organizza-zione sociale e nella vita politica. Lo richia-mava la Costituzione Gaudium et spes: « L’uo-mo infatti è l’autore, il centro e il fine di tuttala vita economico-sociale » 20, e ribadiva Bene-detto XVI: « Il primo capitale da salvaguarda-re e valorizzare è l’uomo, la persona, nellasua integrità » 21. La dimensione economica,quindi, è intimamente connessa con la perso-na e la missione. Attraverso l’economia passa-no scelte rilevanti per la vita personale e col-lettiva, nelle quali deve trasparire la testimo-nianza evangelica, attenta alle necessità deifratelli e delle sorelle.

20 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Cost. past. sullaChiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 63.

21 BENEDETTO XVI, Let. Enc. Caritas in veritate (29 giu-gno 2009), 25.

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CARISMI, MISSIONE, ECONOMIA ITALIANO 20 Febbraio 2018 − 2ª BOZZA

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I consacrati e le consacrate scelgono laprofezia e si sottraggono alla « dittatura diun’economia senza volto e senza uno scopoveramente umano » 22. La loro povertà ricordaa tutti l’urgenza di affrancarsi dall’economiadell’esclusione e della inequità, perché que-sta economia uccide 23. Essa infatti porta aconsiderare « l’essere umano in se stessocome un bene di consumo, che si può usare epoi gettare. Abbiamo dato inizio alla culturadello “scarto” che, addirittura, viene promos-sa. […] Gli esclusi non sono “sfruttati” marifiuti, “avanzi” » 24.

La credibilità evangelica dei consacrati èlegata anche al modo in cui vengono gestiti ibeni. Non si può cedere alla tentazione dicercare l’efficienza tecnica e organizzativadelle risorse materiali e delle opere, anzichél’efficacia dell’azione sul piano evangelico.In quest’ottica i Superiori Maggiori devonoessere consapevoli che non tutte le tecnichedi gestione corrispondono ai principi evange-lici e sono in accordo con l’insegnamentosociale della Chiesa 25. « Mai l’economia e la

22 FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium (24 novembre2013), 55.

23 Cf. Ivi, 53 e sgg.24 Ivi, 53.25 Cf. CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSA-

CRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Lett. circ. Linee

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ECONOMIA A SERVIZIO DEL CARISMA E DELLA MISSIONE ITALIANO 27 Febbraio 2018 − 3ª BOZZA

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sua gestione sono eticamente e antropologi-camente neutre. O concorrono a costruirerapporti di giustizia e di solidarietà, o genera-no situazioni di esclusione e di rifiuto » 26.

13. Questa attenzione a porre al centro lapersona, con tutte le sue caratteristiche e pe-culiarità, richiama al superamento continuodi una mentalità funzionalista anche all’inter-no delle comunità. In particolare con la curaattenta e la valorizzazione di tutti i membri,specialmente i più anziani. Si tratta concreta-mente di integrare nella dinamica comunita-ria i nostri anziani e anziane, facendo appelloalle loro risorse di testimonianza e di preghie-ra, valorizzando la loro esperienza e saggezza,e coinvolgendoli, anche in questa fase, nelleforme di servizio di cui sono ancora capaci.Integrazione che diventa un segno di con-traddizione in una società dove anche gli an-ziani rischiano di essere messi da parte comescarti. Sappiamo bene come questa dinamicadi accoglienza e valorizzazione sia semprepresente nelle nostre fraternità: gli Istituti si

orientative per la gestione dei beni negli Istituti di vita consacra-ta e nelle Società di vita apostolica, Roma (2 agosto 2014), 3.

26 FRANCESCO, Messaggio ai partecipanti al secondo simposiointernazionale sul tema: “Nella fedeltà al carisma ripensarel’economia degli Istituti di vita consacrata e le Società di vitaapostolica”, Roma (25 novembre 2016).

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impegnano fattivamente al fine di garantire– con notevole investimento di energie e dibeni – alle sorelle e ai fratelli anziani e malatiun’assistenza dignitosa.

Allo stesso modo i consacrati e le consacra-te anziani sono chiamati ad accogliere conapertura e fiducia le proposte dei fratelli edelle sorelle più giovani, in modo che in ognicomunità possa realizzarsi la profezia di Gioe-le: i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovaniavranno visioni (3,1), senza mai cedere allatentazione della sopravvivenza 27.

L’economia è strumento dell’azionemissionaria della Chiesa

14. Pensare l’economia significa essere in-seriti nel processo di umanizzazione, che cirende, per dirla con i latini, humanissimi, ossiapersone nel senso più pieno del termine, con-sapevoli di se stesse e della propria relazione-missione nel mondo: « Io sono una missionesulla terra e per questo mi trovo in questomondo » 28.

27 Cf. FRANCESCO, Omelia in occasione della Festa dellaPresentazione del Signore, XXI Giornata Mondiale dellavita consacrata, Roma (2 febbraio 2017).

28 Cf. FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium (24 novem-bre 2013), 273.

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In occasione del primo Simposio per glieconomi generali il Santo Padre ricordava:« Gli Istituti di vita consacrata e le Società divita apostolica sono stati sempre voce profeti-ca e testimonianza vivace della novità che èCristo […]. Questa povertà amorosa è solida-rietà, condivisione e carità e si esprime nellasobrietà, nella ricerca della giustizia e nellagioia dell’essenziale, per mettere in guardiadagli idoli materiali che offuscano il sensoautentico della vita » 29.

La povertà dei consacrati deve essere quin-di amorosa non teorica 30. Essa contesta conforza l’idolatria di mammona, proponendosicome appello profetico nei confronti di unasocietà che, in tante parti del mondo bene-stante, rischia di perdere il senso della misurae il significato stesso delle cose. Per questo,oggi più che in altre epoche, il suo richiamotrova attenzione anche tra coloro che, conscidella limitatezza delle risorse del pianeta, in-vocano il rispetto e la salvaguardia del creatomediante la riduzione dei consumi, la sobrie-

29 FRANCESCO, Messaggio ai partecipanti al Simposio inter-nazionale sul tema: “La gestione dei beni ecclesiastici degliIstituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica aservizio dell’ humanum e della missione nella Chiesa”, Roma(8 marzo 2014).

30 Cf. Ivi.

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tà, l’imposizione di un doveroso freno ai pro-pri desideri.

Se il campo dell’economia è strumento, seil denaro deve servire e non governare, alloraè necessario guardare al carisma, alla direzio-ne, agli scopi, al significato e alle implicazionisociali ed ecclesiali delle scelte economicheche operano gli Istituti di vita consacrata e leSocietà di vita apostolica 31.

15. Conferma della strumentalità dei benitemporali rispetto alla realizzazione dei finideriva dallo stesso concetto di bene ecclesia-stico. I beni degli Istituti, infatti, sono beniecclesiastici (can. 634 § 1). Sono consideratitali i beni che appartengono alle personegiuridiche pubbliche (can. 1257 § 1) ordinatea un fine corrispondente alla missione dellaChiesa (can. 114 § 1), « per compiere il pro-prio compito affidato in vista del bene pub-blico a nome della Chiesa » (can. 116 § 1).I beni degli Istituti partecipano, infatti, alle« medesime finalità nel modo evangelico del-la promozione della persona umana, dellamissione, della condivisione caritativa e soli-

31 Cf. FRANCESCO, Messaggio ai partecipanti al secondosimposio internazionale sul tema: “Nella fedeltà al carisma ri-pensare l’economia degli Istituti di vita consacrata e le Società divita apostolica”, Roma (25 novembre 2016).

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dale con il popolo di Dio: in specie la solleci-tudine e la cura per i poveri vissuti comeimpegno comune sono capaci di dar nuovavitalità all’Istituto » 32. Come afferma la Costi-tuzione conciliare Gaudium et spes, la Chiesa siserve « delle cose temporali nella misura incui la propria missione lo richiede », anzi essa« rinunzierà all’esercizio di taluni diritti legit-timamente acquisiti ove constatasse che per illoro uso è messa in dubbio la sincerità dellasua testimonianza » 33.

La fedeltà al carisma e alla missione resta,pertanto, il criterio fondamentale per la valu-tazione delle opere 34, infatti « la redditivitànon può essere l’unico criterio da tener pre-sente » 35.

Il ripensamento dell’economia deve avve-nire attraverso un attento discernimento:ascolto della Parola di Dio e della storia.

32 CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRA-TA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Orientamenti. Per vinonuovo otri nuovi. Dal Concilio Vaticano II la vita consacrata ele sfide ancora aperte, Roma (6 gennaio 2017), 28.

33 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Cost. past. sullaChiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 76.

34 Cf. FRANCESCO, Messaggio ai partecipanti al secondosimposio internazionale sul tema: “Nella fedeltà al carisma ri-pensare l’economia degli Istituti di vita consacrata e le Società divita apostolica”, Roma (25 novembre 2016).

35 FRANCESCO, Lett. Enc. Laudato si’ (24 maggio 2015),187.

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L’impegno mai stanco nel discernimento per-metterà in tal modo di scegliere, con sagaciacreativa e cuore disponibile, opere che offro-no nuova dignità « a persone vittime delloscarto, deboli e fragili: i nascituri, i più pove-ri, gli anziani malati, i disabili gravi » 36. NellaLettera indirizzata a tutti i consacrati in occa-sione dell’Anno della vita consacrata PapaFrancesco affermava: « Aspetto da voi gesticoncreti di accoglienza dei rifugiati, di vici-nanza ai poveri, di creatività nella catechesi,nell’annuncio del Vangelo, nell’iniziazionealla vita di preghiera. Di conseguenza auspicolo snellimento delle strutture, il riutilizzo del-le grandi case in favore di opere più rispon-denti alle attuali esigenze dell’evangelizzazio-ne e della carità, l’adeguamento delle opereai nuovi bisogni » 37.

Allo stesso tempo, è necessaria una rinno-vata consapevolezza per superare la mentalitàassistenzialista, che copre le perdite senza ri-solvere i problemi gestionali, e rappresentaun danno gravissimo perché dissipa risorse

36 Cf. FRANCESCO, Messaggio ai partecipanti al secondosimposio internazionale sul tema: “Nella fedeltà al carisma ri-pensare l’economia degli Istituti di vita consacrata e le Società divita apostolica”, Roma (25 novembre 2016).

37 FRANCESCO, Lettera Apostolica a tutti i consacrati inoccasione dell’Anno della vita consacrata, Roma (23 no-vembre 2014), 2.

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che potrebbero essere utilizzate in altre ope-re di carità 38.

Gli Istituti devono preoccuparsi non solodei risultati della loro gestione, ma anche ditutto l’iter del processo economico. « La dot-trina sociale della Chiesa ha sempre soste-nuto che la giustizia riguarda tutte le fasi del-l’attività economica, così ogni decisione economicaha una conseguenza di carattere morale. Per que-sto, i canoni della giustizia devono essere ri-spettati sin dall’inizio, mentre si svolge il pro-cesso economico, e non già dopo o lateral-mente » 39.

Economia evangelica di condivisionee comunione

16. Gli Istituti di vita consacrata e le Socie-tà di vita apostolica sono invitati a cercarenuovi « modi di intendere l’economia e losviluppo » 40. La fraternità, la solidarietà, il ri-

38 Cf. CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSA-CRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Lett. circ. Lineeorientative per la gestione dei beni negli Istituti di vita consacra-ta e nelle Società di vita apostolica, Roma (2 agosto 2014),9, 1.1.

39 BENEDETTO XVI, Lett. Enc. Caritas in veritate (29 giu-gno 2009), 37.

40 FRANCESCO, Lett. Enc. Laudato si’ (24 maggio 2015),16.

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fiuto dell’indifferenza, la gratuità sono il piùbasilare rimedio ai conflitti, anche economi-ci, e il punto di partenza per costruire unasocietà giusta ed equa, tesa a rispecchiare inquanto possibile la patria definitiva, dove cisaranno un cielo nuovo e una terra nuova doveabita la giustizia (2Pt 3,13).

« Se il perseguimento dello sviluppo richie-de un numero sempre più grande di tecnici,esige ancor di più uomini di pensiero capacidi riflessione profonda, votati alla ricercad’un umanesimo nuovo, che permetta al-l’uomo moderno di ritrovare se stesso, assu-mendo i valori superiori d’amore, di amicizia,di preghiera e di contemplazione. In talmodo potrà compiersi in pienezza il vero svi-luppo » 41.

Lo sviluppo quindi – se vuole essere auten-ticamente umano – deve fare spazio ai cari-smi. I carismi fondazionali, infatti, sono in-scritti a pieno titolo, nella « logica del dono[che] non esclude la giustizia e non si giu-stappone ad essa in un secondo momento edall’esterno » 42; nell’essere-dono, i consacrati,danno il vero contributo allo sviluppo econo-

41 PAOLO VI, Lett. Enc. Populorum progressio (26 marzo1967), 20.

42 BENEDETTO XVI, Lett. Enc. Caritas in veritate (29 giu-gno 2009), 34.

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mico, sociale e politico che, « se vuole essereautenticamente umano », deve « fare spazio alprincipio di gratuità come espressione di frater-nità […] Il dono per sua natura oltrepassa ilmerito, la sua regola è l’eccedenza » 43. L’ecce-denza sfugge a parametri aziendali: è la misu-ra della carità! « I doni carismatici, infatti,muovono i fedeli a rispondere, in piena liber-tà e in modo adeguato ai tempi, al dono dellasalvezza, facendo di se stessi un dono d’amo-re per gli altri e una testimonianza autenticadel Vangelo di fronte a tutti gli uomini » 44.Infatti « nella logica del Vangelo, se non sidona tutto non si dona mai abbastanza » 45.

17. La vita consacrata deve liberarsi dalparadigma tecnocratico esercitando appienola libertà che « è capace di limitare la tecnica,di orientarla, e di metterla al servizio di unaltro tipo di progresso, più sano, più umano,più sociale e più integrale » 46.

43 Ivi.44 CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Lett.

Iuvenescit Ecclesia sulla relazione tra doni gerarchici ecarismatici per la vita e la missione della Chiesa, Roma(15 maggio 2016), 15.

45 FRANCESCO, Discorso ai partecipanti all’incontro “Econo-mia di comunione”, promosso dal movimento dei Focolari, Roma(4 febbraio 2017).

46 FRANCESCO, Lett. Enc. Laudato si’ (24 maggio 2015),112.

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È chiesta a tutti una conversione ecologica,che impegna i singoli e le comunità: « Ai pro-blemi sociali si risponde con reti comunitarie,non con la mera somma di beni individuali.[…] La conversione ecologica che si richiedeper creare un dinamismo di cambiamentoduraturo è anche una conversione comunita-ria » 47. Come fraternità di vita consacrata sia-mo chiamati a fare nostro questo invito, e amettere in moto la novità di vita che è presen-te nei nostri carismi. Ancora oggi facendocrescere le capacità peculiari che Dio ha datoa ciascuno, siamo invitati a sviluppare la crea-tività e l’entusiasmo, al fine di risolvere idrammi del mondo, offrendoci a Dio comesacrificio vivente, santo e gradito (Rm 12,1) 48.

Formazione alla dimensione economica

18. Nella prospettiva di una conversionedella mentalità e della prassi economica egestionale « ripensare l’economia richiedecompetenze e capacità specifiche, […] è unadinamica che riguarda la vita di tutti e diciascuno. Non è un compito delegabile a

47 Ivi, 219.48 Cf. Ivi, 220.

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qualcuno, ma investe la responsabilità pienadi ogni persona » 49.

Tutti i membri degli Istituti di vita consa-crata e delle Società di vita apostolica devonosentire la responsabilità che sia posta la mas-sima attenzione affinché l’amministrazionedelle risorse economiche sia sempre realisti-camente al servizio dei fini espressivi del cari-sma proprio.

La crescente complessità nell’amministra-zione dei beni ha accentuato una tendenza dideresponsabilizzazione e di assegnazione odelega di queste tematiche solo ad alcuni,quando non addirittura ad una sola persona;ha generato disattenzione nei confronti del-l’economia all’interno delle comunità; ha fa-vorito la perdita di contatto con il costo dellavita e le fatiche gestionali e ha indotto ilrischio di una dicotomia tra economia e mis-sione 50.

La formazione alla dimensione economicaparte dalla condivisione delle motivazioni

49 FRANCESCO, Messaggio ai partecipanti al secondo simposiointernazionale sul tema: “Nella fedeltà al carisma ripensarel’economia degli Istituti di vita consacrata e le Società di vitaapostolica”, Roma (25 novembre 2016).

50 Cf. CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSA-CRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Lett. circ. Lineeorientative per la gestione dei beni negli Istituti di vita consacra-ta e nelle Società di vita apostolica, Roma (2 agosto 2014), 3.

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umane, etiche e morali del servizio, per giun-gere alla riscoperta della dimensione evange-lica dell’economia, per gestire le struttureeconomiche in ordine ai principi di gratuità,fraternità e giustizia, e per vivere la logica deldono, dando così un vero contributo allosviluppo economico, sociale e politico dellasocietà e della stessa Chiesa 51.

19. La formazione aiuta « ad entrare in undeciso processo di discernimento, purificazio-ne e riforma » 52 nella concretezza della singo-la situazione. Avviare processi di formazionealla dimensione economica significa accom-pagnare il cambiamento, ravvivando la neces-sità di volgersi verso il Signore Gesù, anche inordine all’economia, per essere « testimoni diun modo diverso di fare, di agire, di vivere » 53.A tal fine sarà necessaria un’adeguata prepa-razione alla luce della Dottrina Sociale dellaChiesa. Infatti « mettendosi totalmente al ser-vizio del mistero della Carità di Cristo versol’uomo e verso il mondo, i religiosi anticipa-no e mostrano nella loro vita alcuni tratti

51 Cf. Ivi, 5.52 FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium (24 novembre

2013), 30.53 A. SPADARO, “Svegliate il mondo!”. Colloquio di Papa

Francesco con i Superiori Generali, in: La Civiltà Cattolica, 165(2014/I), 5.

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dell’umanità nuova che la Dottrina Socialevuole propiziare » 54.

Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’ha esortato affinché nei seminari e nelle casereligiose di formazione « si educhi ad unaausterità responsabile, alla contemplazionericonoscente del mondo, alla cura per la fra-gilità dei poveri e dell’ambiente » 55.

Questo comporta vivere una spiritualità in-carnata, che considera la realtà come luogodi manifestazione e di incontro con Dio, svi-luppa un atteggiamento contemplativo ingrado di ascoltare la sua voce nella vita con-creta, per scoprire il suo volto in ogni perso-na, in particolare in quelle più svantaggiate.Una spiritualità che non ammette dicotomiené riduzionismo 56; la storia, la vita quotidianasono spazio sacro in cui la Parola si rivela,interpella e trasfigura la realtà.

Il processo formativo, col proporre unaspiritualità incarnata, educa a vedere la realtàdal punto di vista dei poveri, a sviluppare

54 PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA

PACE, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Roma(2 aprile 2004), 540.

55 FRANCESCO, Lett. Enc. Laudato si’ (24 maggio 2015),214.

56 Cf. CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSA-CRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Direttive sulla for-mazione negli Istituti religiosi, Roma (2 febbraio 1990), 17.

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un’efficace compassione verso di loro, a far-si carico del dolore, e a impegnarsi a pro-muovere la giustizia, la pace e l’integrità delcreato.

La formazione alla dimensione economi-ca, in linea col proprio carisma, è fondamen-tale affinché le scelte nella missione possanoessere innovative e profetiche.

Urgenza di dare volti alla profezia

20. « Il profeta – afferma Papa Francesconella Lettera apostolica ai consacrati – riceve daDio la capacità di scrutare la storia nella qualevive e di interpretare gli avvenimenti: è comeuna sentinella che veglia durante la notte esa quando arriva l’aurora (cf. Is 21,11-12) » 57.Ne derivano concrete responsabilità nei con-fronti del nostro ambiente sociale ed econo-mico. « Nelle incertezze attuali, in una societàcapace di mobilitare mezzi ingenti, ma la cuiriflessione sul piano culturale e morale rima-ne inadeguata rispetto al loro utilizzo in or-dine al conseguimento di fini appropriati »,i consacrati devono sentire l’urgenza di darevolti alla profezia che ci invita « a non arren-

57 FRANCESCO, Lettera Apostolica a tutti i consacrati inoccasione dell’Anno della vita consacrata, Roma (23 no-vembre 2014), 2.

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derci e a costruire soprattutto un futuro disenso per le generazioni a venire. Non biso-gna temere di proporre cose nuove ». Infatti,« mediante un impegno di immaginazione co-munitaria è possibile trasformare non solo leistituzioni ma anche gli stili di vita, e suscitareun avvenire migliore per tutti i popoli » 58.

21. Alcuni Istituti di vita consacrata e So-cietà di vita apostolica stanno mettendo inatto iniziative, nell’ambito dei rispettivi qua-dri legislativi, che possono utilmente essereoggetto di riflessione e considerazione. Labo-ratori di creatività della carità e, allo stessotempo, di ricerca ed individuazione di nuoveprogettazioni supportate da garanzie norma-tive. Si tratta, nei contesti d’inserimento, diavviare un confronto tra gli Istituti e le Socie-tà per studiare, con la collaborazione diesperti, quale inquadramento giuridico possameglio tutelare e promuovere l’efficacia deiloro servizi.

Si assiste oggi ad una accelerazione nelcambiamento delle leggi che induce incertez-za ed inevitabilmente incide sulla già precaria

58 PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA GIUSTIZIA E LA PACE,Nota Per una riforma del sistema finanziario e monetario inter-nazionale nella prospettiva di un’autorità pubblica a competenzauniversale, Roma (24 ottobre 2011).

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situazione di alcune opere. Si tratta di poten-ziare il collegamento con quei centri – ancheaccademici – che assicurano il monitoraggiolegislativo e ne prevedono gli effetti o impattinel medio-lungo termine sulle attività gestitedagli Istituti. Inoltre, sarebbe auspicabile chesi valorizzassero ulteriormente le istanze dicollaborazione con i rispettivi organismi delleConferenze Episcopali che coordinano le ca-tegorie di servizi (opere educative, attività sa-nitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali).In questa linea l’attivazione di tavoli di con-fronto permanenti favorirebbe l’intesa perstabilire una piattaforma comune anche difronte alle Autorità civili.

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II.

LO SGUARDO DI DIO:CARISMA E MISSIONE

Tensione verso il Regno futuro

22. La tensione escatologica qualifica lavita consacrata e, allo stesso tempo, ne rappre-senta il dinamismo, che si esprime nella sup-plica: « Vieni, Signore Gesù! (Ap 22,20). Questaattesa è tutt’altro che inerte: pur rivolgendosial Regno futuro, essa si traduce in lavoro emissione […] affinché il Regno si affermi inmodo crescente qui ed ora. […] La vita con-sacrata è al servizio di questa definitiva irradia-zione della gloria divina, quando ogni carnevedrà la salvezza di Dio » 1. La supplica Vieni,Signore Gesù!, è sempre unita all’invocazione:Venga il tuo Regno (Mt 6,10) 2. Presente edeternità non sono più uno dopo l’altro maintimamente connessi, la fede « attira dentroil presente il futuro, così che, quest’ultimo

1 GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. post-sinodale Vita conse-crata (25 marzo 1996), 27.

2 Cf. Ivi.

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non è più il puro “non-ancora”. Il fatto chequesto futuro esista, cambia il presente; il pre-sente viene toccato dalla realtà futura, e cosìle cose future si riversano in quelle presenti ele presenti in quelle future » 3.

La relazione tra carisma e visione di futu-ro, pertanto, è costitutiva della missione stes-sa degli Istituti di vita consacrata e delle So-cietà di vita apostolica 4 che sono chiamati avivere il proprio carisma nell’« attesa dellecose future a partire da un presente già do-nato » 5. Elaborare una visione di futuro, an-che nei risvolti gestionali delle opere, è re-sponsabilità di ogni Istituto, un impegno delpensare credente in funzione dell’affermazio-ne della presenza del Regno qui e ora; è unprocesso di discernimento ecclesiale di cui leopere sono luogo di mediazione.

23. Le opere, pertanto, non vanno identi-ficate con la missione: costituiscono la moda-lità in cui la missione si rende visibile, lapresuppongono, ma non la esauriscono, né ladefiniscono. Quando questo accade – come

3 BENEDETTO XVI, Lett. Enc. Spe Salvi (30 novembre2007), 7.

4 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. post-sinodale Vitaconsecrata (25 marzo 1996), 27.

5 BENEDETTO XVI, Lett. Enc. Spe Salvi (30 novembre2007), 9.

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nel passato può essere avvenuto –, il risultatoparadossale è che non si offre un futuro alleopere. Le opere possono cambiare mentre lamissione resta fedele all’intuizione carismati-ca iniziale, incarnandosi nell’oggi; la missio-ne si deve integrare con il cammino del po-polo di Dio nella storia 6 e chi opera per unamissione di Chiesa deve realizzarla restandoattento alla voce dello Spirito. A queste con-dizioni si recupera la capacità di aprire alfuturo il carisma e le opere che lo esprimono.Diversamente anche le opere più innovativerischiano di dare risposte immediate, indub-biamente efficaci, ma non aperte alla profeziae, alla fine, meno evangeliche.

La missione, infatti, compone indissolubil-mente la sequela Christi e il servizio ai piccoli eai poveri. Nata da una particolare esperienzadello Spirito, che ripresenta nella Chiesa unaspetto del mistero di Cristo e approfondiscequesta esperienza, una missione autenticadeve custodire una dimensione mistica. Se tramissione carismatica ed opere avvenisse unoscollamento, le opere sarebbero immagine diprofessionalità, di capacità, ma resterebberoprive di vita vera, di amore, di profondità.

6 Cf. FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium (24 novem-bre 2013), 130 e infra.

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Le parole di Papa Francesco, a questo pro-posito, sono lungimiranti; sollecitano a unacomprensione della testimonianza personalee collettiva del carisma inteso come gettare losguardo oltre, vedere e leggere insieme quan-to accade, con lo sguardo di Dio: « Solo nellosguardo di Dio c’è il futuro per noi. Abbiamobisogno di chi, conoscendo l’ampiezza delcampo di Dio più del proprio stretto giardi-no, ci garantisca che ciò a cui aspirano inostri cuori non è una promessa vana » 7.

Lo sguardo oltre: il discernimento

24. Il confronto del carisma con la storiaallena al discernimento, permette di guarda-re con lo sguardo di Dio, è dono di saperguardare con occhi diversi, capaci di vederecose che altri non vedono. I carismi permet-tono di vedere capacità laddove gli altri scor-gono solo inadeguatezza.

Il discernimento tiene in esercizio questacapacità di conoscere l’ampiezza del campodi Dio, evita che le piccole cose – lo strettogiardino di cui parla Papa Francesco –, diven-tino assolute, e le grandi finiscano per diveni-re relative o addirittura inesistenti. Lo sguar-

7 FRANCESCO, Discorso alla riunione della Congregazioneper i Vescovi, Roma (27 febbraio 2014), 1.

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do, dunque, traduce una certa percezionedella storia che sa coniugare le domandeemergenti dall’esperienza umana, economicae gestionale, all’interno della più fondamen-tale domanda di fede. Lapidario, a questoproposito, l’asserto di Evangelii gaudium: « Ri-cordiamo che non bisogna mai rispondere adomande che nessuno si pone » 8.

Inoltre, si avverte l’esigenza che « le con-suetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio eogni struttura ecclesiale diventino un canaleadeguato per l’evangelizzazione del mondoattuale, più che per l’autopreservazione » 9.Criterio ineludibile anche nel modo di ammi-nistrare e gestire i beni dell’Istituto che sem-bra talvolta cristallizzare individualismi diruolo e rispettive visioni e non rimanere aper-to al superamento di pratiche inefficaci edorientamenti ormai obsoleti.

25. Lo sguardo oltre chiede di evidenziareun disegno, vale a dire un’esperienza spiritua-le ed ecclesiale che prende forma per gradie si traduce in termini concreti, in azione.Non una visione a priori, che richiama unquadro di idee e concetti, ma un vissuto

8 FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium (24 novembre2013), 155.

9 Ivi, 27.

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che fa riferimento a tempi, luoghi e perso-ne (come richiede Sant’Ignazio di Loyola),e dunque non ad astrazioni ideologiche.Una visione di futuro, quindi, che non siimpone sulla storia cercando di organizzarlasecondo le proprie coordinate, ma dialogacon la realtà, si inserisce nella storia degliuomini, si svolge nel tempo. È una strada ches’intraprende. Un cammino che si apre cam-minando.

La visione aperta significa, allo stesso tem-po, lasciarsi ri-guardare dalla realtà che ci cir-conda, lasciarsi interrogare da essa, e guar-darsi attraverso le sue istanze. Questo permet-te alla vita consacrata nelle sue opzioni dimissione e di gestione delle opere di fissare ilproprio sguardo sull’essenziale.

Lo Spirito Santo, sorgente perenne di ognicarisma, è comunione di amore tra il Padree il Figlio. Questa si dipana in un duplicemovimento dello Spirito, ad intra e ad extra:dialogo e relazione tra Padre e Figlio, pre-senza dell’Amore di Dio nella storia. Que-sta dinamica diventa motore della vita con-sacrata: tornare ogni giorno alla perennenovità del carisma per renderlo presentenella storia. La relazione con la storia, per-tanto, diventa necessaria alla vitalità del ca-risma, che è e rimane efficace nella misu-ra in cui fa propria questa intrinseca rela-

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zionalità. La persona consacrata, quindi,porta nella società che cambia l’Amore chenon cambia.

La progettualità

26. La capacità di futuro di un carisma siconfronta con la rapidità e la globalizzazionedei cambiamenti in atto (socio-economici, po-litici, legislativi) che ricevono una ricaduta dievidenza nella complessità dei problemi da af-frontare, compreso quello gestionale. In que-sta prospettiva è difficile avanzare la pretesa didecisioni immediate, si tratta più realistica-mente di pensare insieme quali orientamentipossono essere sostenibili nel prossimo futu-ro, purché non si restringano al nostro strettogiardino. Il problema non si limita alla conti-nuità delle opere espressive del carisma, maalla loro significatività socio-ecclesiale che sitraduce in efficacia evangelica.

A questo scopo è urgente acquisire unamentalità progettuale. Questo porterà ad as-sumere innanzitutto una metodologia e deglistrumenti per anticipare, delineare e guidareil cambiamento e la crescita nell’operare quo-tidiano, per offrire alle persone, alle comuni-tà e alle opere la capacità di guardare oltre,di interpretare il mondo e le esigenze attuali.Si tratterà quindi di sviluppare strategie e

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tecniche di analisi, per valutare la reale fatti-bilità di un’azione, acquisendo e valorizzandole conoscenze dell’Istituto sui progetti e illavoro fatto in passato, ma anche coinvolgen-do esperti esterni, cercando di conoscerebuone pratiche di altri Istituti, unendo lecompetenze e le capacità per lavorare in rete.La mentalità progettuale parte dall’esperien-za spirituale ed ecclesiale, per tradurre nellaconcretezza la visione di futuro dell’Istituto,attraverso un piano di lavoro strategico, cheutilizza cammini condivisi.

27. Sono necessari ulteriori sforzi perchéil cammino intrapreso in questi anni rendapiù visibile la dimensione carismatica nelladimensione operativa e gestionale. Recente-mente diversi Istituti di vita consacrata e So-cietà di vita apostolica di consolidata espe-rienza hanno elaborato documenti d’ispira-zione carismatica che scaturiscono dallarealtà vissuta. In essi hanno proposto unarilettura degli standard legislativi e gestionaliinerenti alle loro opere, alla luce degli ele-menti essenziali del carisma fondazionale.Elementi che si ricompongono in un’organi-ca visione che orienta gli indirizzi economici,gestionali e finanziari dei servizi. Tale dise-gno si esplicita, come è noto, anche in alcuniindicatori fondamentali, interpretativi del ca-

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risma stesso. A titolo esemplificativo, si men-zionano gli indicatori relativi alla verifica del-la diaconia della carità vissuta nella coerentetestimonianza dei valori del carisma dell’Isti-tuto e quelli inerenti la valutazione degliobiettivi e dei risultati attesi. I documentisummenzionati – frutto sovente di pazientee laboriosa redazione – potrebbero essereadottati anche da altre Famiglie di vita con-sacrata. La condivisione di esperienze e sa-peri è la feconda premessa a processi di di-scernimento circa la riorganizzazione delleopere per « salvaguardare il senso del propriocarisma » 10.

Carismi: la significatività ecclesiale

28. Nella prospettiva di una visione di fu-turo la significatività è anzitutto espressivadell’ecclesialità del carisma, dimensione for-temente sottolineata da Papa Francesco: i ca-rismi « sono doni per rinnovare ed edificarela Chiesa. Non sono un patrimonio chiuso,consegnato ad un gruppo perché lo custodi-sca; piuttosto si tratta di regali dello Spiritointegrati nel corpo ecclesiale […]. Un chiarosegno dell’autenticità di un carisma è la sua

10 GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. post-sinodale Vita conse-crata (25 marzo 1996), 63.

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ecclesialità, la sua capacità di integrarsi ar-monicamente nella vita del Popolo santo diDio per il bene di tutti. […] Quanto più uncarisma volgerà il suo sguardo al cuore delVangelo, tanto più il suo esercizio sarà eccle-siale » 11.

Due aspetti meritano di essere sottolineati.I carismi non sono un patrimonio chiuso;segno autentico della loro ecclesialità è la« capacità di integrarsi armonicamente nellavita del Popolo santo di Dio » 12.

Mantenere vivi i carismi implica vigilaresulla ecclesialità del dono: un carisma si rin-nova nel tempo per poter contribuire all’edi-ficazione della Chiesa 13.

29. « La missione della vita consacrata èuniversale e quella di molti Istituti abbracciatutto il mondo, tuttavia essa è anche incarnatain specifiche realtà locali » 14. I beni degli Isti-tuti di vita consacrata e delle Società di vitaapostolica, infatti, non ricevono significato

11 FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium (24 novembre2013), 130.

12 Ivi.13 Cf. Ivi, 130-131.14 CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA

E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Lett. circ. Linee orientativeper la gestione dei beni negli Istituti di vita consacrata e nelleSocietà di vita apostolica, Roma (2 agosto 2014), 16, 2.1.

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solo all’interno di un’interazione con la Chie-sa locale, bensì la loro destinazione è apertaalle dimensioni dell’universalità della missio-ne della Chiesa: dall’attenzione a tutte le for-me di povertà ai progetti di solidarietà neiterritori di missione, non ultimo, la formazio-ne dei propri candidati e la cura degli anziani.

La vita consacrata, nondimeno, fa parte apieno titolo della famiglia diocesana 15. Per ta-le ragione la giusta autonomia – che è com-pito degli Ordinari dei luoghi conservare etutelare (cf. can. 586 § 2) –, non può disat-tendere il piano pastorale diocesano o elu-dere la previa consultazione del Vescovo pri-ma di procedere alla chiusura di opere.« Oggi più che mai è necessario vivere la giu-sta autonomia e l’esenzione, negli Istituti chene siano forniti, in stretta relazione con l’in-serimento, in modo tale che la libertà cari-smatica e la cattolicità della vita consacrata siesprimano anche nel contesto della Chiesaparticolare. Questa non risponderebbe piena-mente a ciò che Gesù ha desiderato per la suaChiesa, se fosse priva della vita consacrata, laquale fa parte della sua struttura essenziale,

15 Cf. SACRA CONGREGAZIONE PER I RELIGIOSI E GLI

ISTITUTI SECOLARI - SACRA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI,Criteri direttivi sui rapporti tra i Vescovi e i Religiosi nellaChiesa Mutuae Relationes, Roma (14 maggio 1978), 18.

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allo stesso modo del laicato o del ministeroordinato. È per tale motivo che, alla lucedel Concilio Vaticano II, oggi parliamo dicoessenzialità dei doni gerarchici e dei donicarismatici (cf. LG 4), che fluiscono dall’uni-co Spirito di Dio e alimentano la vita dellaChiesa e la sua azione missionaria » 16.

30. I Vescovi diocesani, da parte loro,sono chiamati ad apprezzare le persone con-sacrate, « memoria vivente del modo di esistere edi agire di Gesù » 17, superando la valutazione intermini di utilità e funzionalità; giungendo auna migliore comprensione dell’universalitàdel servizio dei consacrati e delle consacrateed alla crescita della mutua collaborazione.« I Pastori sono chiamati a rispettare, senzamanipolare, la pluridimensionalità che costi-tuisce la Chiesa e attraverso la quale la Chiesasi manifesta » 18.

16 FRANCESCO, Discorso ai partecipanti al Convegno Interna-zionale per Vicari episcopali e Delegati per la vita consacrata,Roma (28 ottobre 2016), 1; cf. CONGREGAZIONE PER LA

DOTTRINA DELLA FEDE, Lett. Iuvenescit Ecclesia sulla rela-zione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e lamissione della Chiesa, Roma (15 maggio 2016), 10.

17 GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. post-sinodale Vita conse-crata (25 marzo 1996), 22.

18 FRANCESCO, Discorso ai partecipanti al Convegno Interna-zionale per Vicari episcopali e Delegati per la vita consacrata,Roma (28 ottobre 2016), 1.

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È indispensabile partire da una prospettivateologica di comunione per comprendere ap-pieno l’apertura alla Chiesa universale e, allostesso tempo, il bisogno e l’impegno di colla-borare con la Chiesa locale. Quando la comu-nione non è presupposto di ogni relazioneecclesiale, si rischia di cadere in una logica direciproche rivendicazioni. È necessario, per-tanto, promuovere relazioni fondate sul prin-cipio della comunione, che si basa sulla frater-nità e sul fare insieme.

Carismi: capacità di integrarsi

31. Fraternità è la parola-chiave che me-glio di ogni altra esprime l’autenticità dellavita consacrata per l’edificazione della Chie-sa. Infatti i carismi manifestano la loro auten-ticità evangelica nella fraternità e all’internodelle nostre fraternità. La Dottrina Socialedella Chiesa invita con insistenza a trovare imodi per applicare, nella pratica, la fraternitàcome principio del nostro ordine economico.Laddove altre linee di pensiero parlano solodi solidarietà, la Dottrina Sociale della Chiesaparla di fraternità, dato che una società fra-terna è anche solidale, mentre non è semprevero il contrario, come tante esperienze ciconfermano.

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Fraternità, dunque, è « uno stile di vita cheimplica capacità di vivere insieme e di comu-nione. Gesù ci ha ricordato che abbiamo Diocome nostro Padre comune e che questo cirende fratelli. L’amore fraterno può solo es-sere gratuito, non può mai essere un com-penso per ciò che un altro realizza, né unanticipo per quanto speriamo che faccia » 19.In questo senso « occorre sentire nuovamenteche abbiamo bisogno gli uni degli altri, cheabbiamo una responsabilità verso gli altri everso il mondo » 20.

Responsabilità significa entrare anche nel-la logica di una nuova cultura di gestione cherispetta e valorizza gli ambiti della Chiesalocale.

Cultura che si attiva mediante un dialogocondiviso e l’elaborazione di criteri di tutela epromozione di un patrimonio ecclesiale cheva oltre i beni immobili e include le esperien-ze, i saperi, le competenze, le professionalitàche hanno qualificato passato e presente diopere piccole o grandi; storia che ha inter-pretato le necessità e i bisogni delle Chieselocali.

19 FRANCESCO, Lett. Enc. Laudato si’ (24 maggio 2015),228.

20 Ivi, 229.

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32. Oggi non è più consentito pensare dasoli, quasi che i problemi ingenerati dallagestione delle opere siano esclusivamente unproblema degli Istituti di vita consacrata edelle Società di vita apostolica. Qui si eviden-zia una situazione storicamente comprensibi-le: si è quasi sempre ragionato in termini diopere “nostre” e le Chiese locali le hannoritenute le “opere dei Religiosi”.

Nell’odierno contesto ecclesiale si richiedeun vero cambiamento di mentalità: l’impegnoa pensare, insieme con altri soggetti ecclesiali,possibili soluzioni che garantiscano significa-tività ecclesiale alle nostre opere, oltre al con-creto problema di una continuità gestionale.Ne consegue che il cammino di conversioneè un itinerario comunionale. Il futuro delleopere ci riguarda come Chiesa e come Chiesava affrontato.

La capacità di integrarsi alla Chiesa è al-l’origine stessa delle opere che non sono nateper rispondere a progetti avulsi dai bisognidella gente. Il problema dell’integrazioneoggi si traduce nel fare insieme : « Essa ispira acollaborare, a condividere, a preparare lastrada a rapporti regolati da un comune sen-so di responsabilità. Questa via apre il campoa nuove strategie, nuovi stili, nuovi atteggia-menti. […] “Fare insieme” vuol dire, infatti,impostare il lavoro non sul genio solitario di

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un individuo, ma sulla collaborazione di mol-ti. Significa, in altri termini, “fare rete” pervalorizzare i doni di tutti, senza però trascura-re l’unicità irripetibile di ciascuno. […] farepassi coraggiosi perché “trovarsi e fare insie-me” non sia solo uno slogan, ma un program-ma per il presente e il futuro » 21. Questo invi-to alla collaborazione vale anche per gli Isti-tuti di vita consacrata e le Società di vitaapostolica che sono sollecitati ad « uscire conmaggior coraggio dai confini del proprio Isti-tuto per elaborare insieme, a livello locale eglobale, progetti comuni di formazione, dievangelizzazione, di interventi sociali » 22.

33. Fare insieme comporta anche un coor-dinamento e una condivisione a livello diprogettazione e gestione, mentalità, cultura eprassi che se venissero realizzate seriamentepotrebbero garantire la continuità a non po-che opere, la loro efficacia evangelica e soste-nibilità economica. L’efficacia testimonia ilvangelo della carità; la sostenibilità una Chie-

21 FRANCESCO, Discorso agli imprenditori riuniti in Confin-dustria, Roma (27 febbraio 2016).

22 FRANCESCO, Lettera Apostolica a tutti i consacrati inoccasione dell’Anno della vita consacrata, Roma (23 no-vembre 2014), 2.

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sa che crea una rete di solidarietà per pro-muovere la qualità e l’affidabilità dei servizi.

Una rete di solidarietà che si sostiene nonsolo per la qualificazione dell’offerta, ma so-prattutto per affidabilità. Questa è un patri-monio di valori in cui si coniugano: credibilità,coesione e coerenza di una visione progettua-le e gestionale; professionalità, attenta e apertaall’apprendimento e non solo all’efficacia-efficienza; esperienzialità, legata anche allacontinuità temporale, ma soprattutto all’in-novazione e alla creatività.

L’affidabilità ridisegna la gerarchia di pre-ferenze e quindi della priorità di riconosci-mento e di relazionalità. Si deve oggi investiredi più in una cultura della relazione ecclesia-le nella consapevolezza che la pluralità deisoggetti rimane coinvolta nelle nostre situa-zioni più di quanto noi ci facciamo coinvol-gere dalla realtà d’inserimento.

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III.

DIMENSIONE ECONOMICAE MISSIONE

La sostenibilità delle opere

34. « La sfida urgente di proteggere la no-stra casa comune comprende la preoccupa-zione di unire tutta la famiglia umana nellaricerca di uno sviluppo sostenibile e integra-le, poiché sappiamo che le cose possono cam-biare » 1. Nell’attuale contesto storico gli Isti-tuti di vita consacrata e le Società di vitaapostolica accettano le sfide che il nostrotempo pone, individuando risposte profeti-che per uno sviluppo economico ed umanoattento e rispettoso. I mutati bisogni e i diver-si contesti culturali, sociali e normativi esigo-no sovente da un lato l’abbandono di moda-lità operative non più adeguate e dall’altroun approccio audace e creativo per « ripensa-re gli obiettivi, le strutture, lo stile » 2.

1 FRANCESCO, Lett. Enc. Laudato si’ (24 maggio 2015),13.

2 FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium (24 novembre2013), 33.

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Papa Francesco nel messaggio rivolto aipartecipanti al II Simposio organizzato dallaCongregazione per gli Istituti di vita consa-crata e le Società di vita apostolica ricordavache « essere fedeli ci impegna ad un assiduodiscernimento affinché le opere, coerenticon i carismi, continuino ad essere strumentiefficaci per far giungere a molti la tenerezzadi Dio. […] Essere fedeli al carisma richiedespesso un atto di coraggio: non si tratta divendere tutto o di dismettere le opere ma difare un serio discernimento […] il discerni-mento potrà suggerire di mantenere in vitaun’opera che produce perdita ma standobene attenti che queste non siano generateda incapacità o imperizia » 3.

Per valutare la sostenibilità delle opere ènecessario adottare un metodo che consideriogni aspetto e tutte le interrelazioni possibilitenendo quindi unitariamente conto delle di-mensioni carismatica, relazionale ed econo-mica sia di ciascuna opera sia dell’insiemedell’Istituto.

35. Dimensione carismatica e progettualità.« Si rende necessario intraprendere una rilet-

3 FRANCESCO, Messaggio ai partecipanti al secondo simposiointernazionale sul tema: “Nella fedeltà al carisma ripensarel’economia degli Istituti di vita consacrata e le Società di vitaapostolica”, Roma (25 novembre 2016).

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tura della missione in funzione del carisma,verificando se l’identità carismatica delleistanze fondanti emerge nelle caratteristichedelle risposte operative […] Può accadere,infatti, di gestire opere non più in linea conl’espressione attuale della missione, e immo-bili non più funzionali alle opere che espri-mono il carisma » 4. Occorre definire quali« opere e attività proseguire, quali eliminareo modificare, su quali nuove frontiere inizia-re percorsi di sviluppo e di testimonianzadella missione rispondenti ai bisogni di oggi,in piena fedeltà dal carisma » 5.

Occorre superare la mentalità che conside-ra antitetiche la progettazione e la pianifica-zione delle attività e delle opere con l’apertu-ra alla novità dello Spirito. Al contrario, moltedelle intuizioni non riescono a vedere la luceperché non sorrette da un progetto e/o pia-nificazione: non sono definiti i fini, individua-te le modalità di realizzazione e verificata lacompatibilità economico-finanziaria. Tuttoquesto rischia di provocare uno scollamentotra ideali e realtà praticabili, tra missione edeconomia, portando a formulare giudizi e va-

4 CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA

E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Lett. circ. Linee orientativeper la gestione dei beni negli Istituti di vita consacrata e nelleSocietà di vita apostolica, Roma (2 agosto 2014), 8, 1.1.

5 Ivi.

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lutazioni non corrette, ad adottare provvedi-menti non efficaci.

La necessità di progettare e pianificarenon può, in alcun modo, essere interpretatacome una riduzione degli ideali, come unvincolo alla creatività, come mancanza di fi-ducia nella Provvidenza. Laddove, al contra-rio, la finalità carismatica è riconosciuta,l’economia si pone a servizio della profezia inun progetto concreto ed efficace.

36. Dimensione relazionale e fraternità. Co-me detto sopra, è indispensabile riscoprireun’economia dal volto umano, dove l’uomoe il suo vero bene non perda mai la centra-lità. L’attenzione a porre al centro la dignitàdi ogni persona umana e il bene comune 6

richiama la necessità di relazioni positive.Nella ricchezza delle relazioni, che costitui-scono la fraternità, le persone consacrate spe-rimentano come la missione è costituita dapersone disposte a condividere la vita e lafede, a fare esperienza di comunione e dicollaborazione. Le relazioni fraterne, fon-date sulla stima sincera e sulla fiducia reci-proca, diventano così risorse preziose per lagestione.

6 Cf. FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium (24 novem-bre 2013), 203.

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Le opere in questo modo saranno gestitein uno spirito di apertura, di comunione e dicorresponsabilità, anche quando la cura deveessere affidata a pochi consacrati e consacra-te. In alcuni casi, al contrario, sono affidatealla responsabilità di singoli, senza prevedereper essi sistematici momenti di confronto everifica. Questo può portare a una personaliz-zazione della gestione, anche involontaria,sulla base dei propri talenti, peculiarità e sen-sibilità limitando così la ricerca di modalità dirisposta alle diverse situazioni concrete. Acca-de sovente che non ci si preoccupi della for-mazione di persone che possano subentrare edare la giusta continuità all’opera.

La progettazione e/o pianificazione, chemuove da un reciproco ascolto, permette unavisione d’insieme sulle opere e sulle risposteai bisogni, offre la possibilità di superare lespinte verso l’autoreferenzialità, di superarele divisioni e le differenze, cercando soluzionivantaggiose, arricchenti per tutti e condivise.Si tratta di dissociarsi dall’ideologia dell’homooeconomicus, insaziabile nel suo desiderio deibeni, le cui scelte sono determinate dallamassimalizzazione dell’interesse personale edi rilanciare la sfida dell’homo fraternus, chenon si stanca mai di scegliere la fraternità 7.

7 Cf. Ivi, 91.

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37. Carismi e dimensione economica. L’equili-brio economico-finanziario delle attività degliIstituti di vita consacrata e delle Società di vitaapostolica non può essere l’unico criterio dicui tener conto per un discernimento sullasostenibilità delle opere. Tuttavia, è necessa-rio ricordare che tra carisma e gestione deibeni non c’è contraddizione; gestire secondocriteri di economicità non soffoca il carisma,bensì permette di perseguire e realizzareobiettivi condivisi. Assicurare continuità e vi-talità al carisma implica non operare con su-perficialità e imperizia. L’esperienza del Dica-stero mostra che laddove non viene postasufficiente attenzione ai problemi di ordinegestionale questi finiscono per vanificare lamissione stessa.

La vita consacrata offre al mondo una te-stimonianza evangelica quando mantienevivo l’afflato apostolico e garantisce la soste-nibilità delle opere mediante una loro gestio-ne consapevole ed equilibrata.

Il patrimonio stabile

38. Ragioni di ordinata e lungimirante ge-stione richiedono di procedere a una genera-le ricognizione dei beni dell’Istituto, di noneludere le norme dettate dal diritto canonicovolte a garantire la sussistenza dell’Istituto e

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agevolare il conseguimento dei suoi fini isti-tuzionali (c.d. patrimonio stabile). Di qui l’op-portunità di assumere sollecitamente iniziati-ve adeguate per l’inventario dei beni ascrittial patrimonio stabile, e di compiere i neces-sari atti formali di assegnazione, qualora ciònon fosse ancora avvenuto.

A tal fine il diritto proprio di ciascun Isti-tuto è chiamato a stabilire l’autorità compe-tente a procedere all’atto di assegnazione me-diante apposita delibera. Tale previsionedeve risultare nel codice fondamentale o inaltro documento normativo del diritto pro-prio, con il seguente testo o altro di similetenore: Il patrimonio stabile è costituito da tutti ibeni immobili e mobili che per legittima assegnazio-ne sono destinati a garantire la sicurezza economi-ca dell’Istituto. Per i beni dell’intero Istituto, taleassegnazione viene fatta dal Capitolo generale o dalSuperiore generale con il consenso del suo Consi-glio. Per i beni di una Provincia, come pure per ibeni di una casa legittimamente eretta, tale asse-gnazione viene fatta dal Capitolo provinciale oaltre assemblee simili (cf. can. 632), oppure dalSuperiore provinciale con il consenso del suo Con-siglio e confermata dal Superiore generale.

39. Il patrimonio stabile composto dabeni, immobili o mobili, garantisce la sussi-stenza dell’Istituto, delle Province e delle case

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legittimamente erette e dei suoi membri eassicura la realizzazione della sua missione.L’attributo stabile si comprende come garan-zia che non può disattendere la coerenza ad« un fine corrispondente alla missione dellaChiesa » (can. 114 §§ 1-2) e alla missionespecifica degli Istituti di vita consacrata e del-le Società di vita apostolica 8.

Possono essere legittimamente assegnati alpatrimonio stabile:

a) beni immobili, quali, ad esempio iluoghi di svolgimento dell’attività, di abitazio-ne della comunità, di assistenza dei proprimembri anziani o ammalati, i beni particolar-mente rilevanti dal punto di vista storico-artistico, o che fanno parte delle radici o del-la memoria dell’Istituto stesso, come la casamadre. L’ampiezza di questi beni sia propor-zionata alla capacità di gestione dell’Istituto,della Provincia o della casa religiosa;

b) i beni immobili che servono alla sus-sistenza dell’Istituto, della Provincia o dellacasa religiosa. Si tratta dei cosiddetti beni areddito, costituiti per permettere alla personagiuridica la propria sussistenza o in aggiuntaalle entrate ordinarie. In questi casi, si deve

8 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. post-sinodale Vitaconsecrata (25 marzo 1996), 4; 72.

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evitare sia che tali beni diventino il motivoper cui la persona giuridica esiste sia che siaccumulino;

c) i beni mobili che servono alla sussi-stenza dell’Istituto, della Provincia o dellacasa religiosa e alla realizzazione delle rispet-tive finalità. Tali beni vengono immobilizzatie legittimamente assegnati al patrimonio sta-bile. Non si tratta di beni che servono allaordinaria gestione economica, ma di benimobili capitalizzati e investiti nelle diverseforme del sistema finanziario, secondo le in-dicazioni di cui al § 84;

d) i beni immobili e mobili che, insigniper storia, arte e preziosità, costituiscono icosiddetti beni culturali, memoria storica del-l’Istituto, della Provincia o della casa religio-sa; tali beni possono rappresentare una dote,ma anche un impegno economico per esigen-ze di custodia e manutenzione;

e) il fondo di tutela e sicurezza, da de-terminare in proporzione alle opere dell’Isti-tuto, della Provincia o della casa religiosanecessari a tutelare l’Istituto in presenza diattività articolate che possano esporlo a rischieconomici rilevanti (c.d. fondo di sicurezza).

40. Nella scelta dei beni da inserire nelpatrimonio stabile occorre considerare quali

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siano i beni senza i quali la persona giuridicanon avrebbe i mezzi per raggiungere il pro-prio fine; come pure occorre commisurarel’entità di tali beni alla natura, ai fini e alleesigenze della stessa persona giuridica; tenerconto che determinati beni sono per loronatura indisponibili, pena il disfacimento del-la stessa persona giuridica, e che non è lecitonon procedere all’assegnazione del patrimo-nio stabile al solo scopo di sottrarsi alle pre-scrizioni della legge canonica sull’alienazione.La costituzione di tale patrimonio, infatti, èposta a protezione e garanzia degli stessi beni.

Per una corretta gestione dei beni assegna-ti al patrimonio stabile è necessario redigereun accurato inventario del patrimonio immo-biliare dell’Istituto, della Provincia o dellacasa religiosa, con specifica dei dati catastali,della provenienza degli immobili, della pre-senza di eventuali vincoli, della consistenzadei beni e del loro stato di manutenzione;è più che opportuno revisionare periodica-mente le modalità di concessione a terzi degliimmobili o di parte di essi; è utile conservareun elenco proprio dei beni immobili e mobiliche sono insigni per storia, arte o preziosità;è, infine, sempre necessario vigilare che lagestione dei beni assegnati al patrimonio sta-bile continui ad essere in linea con la missio-ne dell’Istituto, affinché non venga sovracca-

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ricato con patrimoni o attività estranei a quel-li istituzionali. In questa linea, stabile non èsinonimo di blindato. L’inevitabile accelera-zione dei sistemi economico-finanziari sugge-risce di sottomettere a valutazione periodica(secondo le scadenze ritenute più efficaci)i singoli beni inseriti nel patrimonio.

Responsabilità, trasparenza e fiducia

41. La responsabilità, la trasparenza e lasalvaguardia della fiducia sono principi inclu-sivi: non si dà responsabilità senza trasparen-za, la trasparenza ingenera fiducia, la fiduciariscontra e l’una e l’altra.

La responsabilità è il principio di consape-volezza che orienta la missione evangelizzatri-ce in relazione ai beni della Chiesa.

La consapevolezza dei fattori in giocopone le condizioni essenziali per compierescelte mirate ed eventualmente perfezionarleo addirittura modificarle radicalmente. So-prattutto l’attenta e tempestiva rilevazionecontabile degli effetti della gestione permettedi adottare gli interventi correttivi necessariprima che si producano situazioni negativeirreversibili. Al contrario, un agire economi-co non adeguatamente controllato spreca ri-sorse, contraddicendo l’indicazione fonda-mentale della Chiesa verso un uso dei beni

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memore del loro essere destinati, in ultimaistanza, al bene comune che « esige di essereservito pienamente, non secondo visioni ri-duttive subordinate ai vantaggi di parte che sene possono ricavare, ma in base a una logicache tende alla più larga assunzione di respon-sabilità » 9.

Responsabilità anzitutto di fronte alla co-munità civile ed ecclesiale, e soprattutto alproprio Istituto. Si tratta, dunque, di una re-sponsabilità che mette a tema, da una parte achi si deve rispondere, e, dall’altra, la capaci-tà di motivare con coerenza le proprie opzio-ni di gestione. Dalla responsabilità deriva,non ultima, l’esigenza di vigilanza e control-lo. Queste non devono essere intese comeuna limitazione dell’autonomia degli enti ocome una mancanza di fiducia, bensì rappre-sentano un servizio alla comunione e allatrasparenza, e una tutela nei confronti diquanti svolgono compiti delicati di ammini-strazione 10.

9 PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA

PACE, Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, Roma(2 aprile 2004), 167.

10 Cf. CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSA-CRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Lett. circ. Lineeorientative per la gestione dei beni negli Istituti di vita consacra-ta e nelle Società di vita apostolica, Roma (2 agosto 2014),10, 1.2.

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42. Limitatamente a quanto sopra espo-sto, il termine “trasparenza” vuole identifica-re la capacità di rendere conto delle attività,delle scelte operate e dei risultati raggiunti.Rendicontazione e bilanci – che della traspa-renza sono strumenti – permettono di poteravere un quadro sintetico, ma allo stesso tem-po rigoroso, delle attività svolte e dei lororisultati, favorendo negli amministratori l’at-titudine a rendere conto del proprio operato,delle proprie scelte e più in generale delproprio comportamento. Rendere conto fa-vorisce, altresì, la prudenza nell’amministra-zione dei beni. A una maggiore consapevolez-za, infatti, corrisponde una maggiore preci-sione nell’individuare i rischi e, se del caso,le nuove strade da intraprendere.

In questa prospettiva si può ben compren-dere l’intrinseca correlazione tra responsabi-lità e trasparenza. La sottolineatura non ri-guarda solo le responsabilità di ruolo (supe-riori, economi-amministratori, collaboratori)quanto – come sopra accennato – la verifica-bilità delle ragioni/motivazioni che orienta-no le scelte di amministrazione-gestione e ilcorrispettivo impegno nel dare una rispostaalle problematiche o criticità emergenti.

Le regole di trasparenza, come è noto,sono con crescente intensità e pregnanza im-

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poste dalle leggi civili a garanzia della corret-tezza e legalità dell’operare di qualsiasi sog-getto, oltre che della sostenibilità economicadelle opere dell’Istituto. Tali regole, va ag-giunto, sono progressivamente più complessee penetranti. È perciò un dovere dotarsi dicompetenze professionali e di procedure ade-guate; e ciò non soltanto a livello della singo-la unità operativa, ma, quando si tratti distrutture articolate, in ambito nazionale e in-ternazionale.

43. Rendicontazione e bilanci contribui-scono a incrementare la credibilità del sog-getto che le pone in essere e, quindi, aiutanoa far crescere la fiducia. « Senza regole nonci può essere fiducia » 11, ossia la fiducia èingenerata anche da regole che individuanole responsabilità e verificano la trasparenza.Il capitale di fiducia non può essere compro-messo da situazioni od eventi che indeboli-scono nella comunità civile ed ecclesiale lacredibilità degli Istituti di vita consacrata e leSocietà di vita apostolica; senza di esso diven-ta “problematica” la stessa testimonianza per-

11 PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA

PACE, Nota della Santa Sede su finanza e sviluppo alla vigiliadella Conferenza promossa dall’Assemblea Generale delle NazioniUnite a Doha (18 novembre 2008), 3c.

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sonale e collettiva della povertà consacrata.Infatti una cultura e prassi della trasparenzanon vanno disgiunte dalla fedeltà alla propriastoria e tradizione carismatica circa il voto dipovertà e da una equilibrata normativa circala dipendenza, limitazione dell’uso e disposi-zione dei beni (cf. can. 600). La relazione trariconoscimento di fiducia e adozione di stru-menti di rendicontazione e bilanci si riscon-tra nell’esperienza comune: quanto più cre-sce la trasparenza gestionale, tanto più au-mentano la possibilità e la disponibilità dirisorse sia pubbliche, sia private.

L’Archivio

44. Il Codice di diritto canonico, ai cann.1283 e 1284, sollecita ad una conservazioneordinata dell’Archivio e prescrive, ai fini diuna efficiente organizzazione amministrativae contabile, la redazione e il costante aggior-namento dell’inventario dei beni e dei valoriricevuti in consegna, un’attenta catalogazio-ne e conservazione dei documenti, in partico-lare delle scritture contabili e delle garanziecontro i rischi. Gli archivi, se ben gestiti, sonoun utile strumento di verifica delle iniziativeintraprese a breve, medio, lungo termine,per cui occorre fissare i criteri di acquisizione

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degli atti, ordinarli organicamente, distin-guerli tipologicamente. È necessario ribadirea ciascun amministratore dei beni ecclesiasti-ci le responsabilità in ordine alla custodiadella documentazione conformemente alledisposizioni canoniche.

I beni sono oggetto di inventariazione an-che in seguito ad acquisto, costruzione, dona-zione o altro atto o negozio che producel’ingresso nel patrimonio di beni, la loro va-riazione o la loro uscita. In particolare devo-no essere conservati tutti i documenti com-provanti la titolarità giuridica degli immobilie dei mobili. Il materiale documentario pro-prio di un economato permette di conoscerei procedimenti amministrativi di un Istituto;di prevedere un’adeguata programmazione,tenendo conto delle risorse; di provare i dirit-ti in caso di controversie; di operare nellatrasparenza amministrativa; di conservare lamemoria storica e studiare il modo in cui ilcarisma si è realizzato nel tempo. A questoriguardo, nell’ambito degli archivi ecclesiasti-ci, talvolta si deve ancora acquisire, laddove èpossibile, una congrua mentalità gestionaleconforme alle moderne tecnologie. Avvalen-dosi delle suddette tecnologie, è inoltre op-portuno conservare in un altro luogo protet-

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to la copia dei documenti di rilevante valore,al fine di non perdere tutta la documentazio-ne in caso di sinistro 12.

I quattro principi di Evangelii gaudium

45. Alla luce dei criteri che papa France-sco ha offerto a tutta la Chiesa nell’Esortazio-ne apostolica Evangeli gaudium si possono in-dividuare alcune connotazioni inerenti aduna gestione ispirata ai carismi degli Istitutidi vita consacrata e le Società di vita apostoli-ca, e che « orientano specificamente lo svilup-po della convivenza sociale e la costruzione diun popolo in cui le differenze si armonizzinoall’interno di un progetto comune » 13.

46. Il tempo è superiore allo spazio 14. « Avviareprocessi » 15 richiama sovente il Santo Padre.La vita consacrata è chiamata ad avviare pro-cessi, è chiamata ad una nuova progettualità.« Per molti anni abbiamo avuto la tentazionedi credere, e in tanti siamo cresciuti con

12 Cf. PONTIFICIA COMMISSIONE PER I BENI CULTURALI

DELLA CHIESA, La funzione pastorale degli archivi ecclesiastici,Città del Vaticano (2 febbraio 1997).

13 FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium (24 novembre2013), 221.

14 Ivi, 225.15 FRANCESCO, Discorso ai sacerdoti e ai consacrati in occasio-

ne della Visita pastorale a Milano, Milano (25 marzo 2017).

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l’idea che le famiglie religiose dovessero oc-cupare spazi più che avviare processi, e questaè una tentazione. Noi dobbiamo avviare pro-cessi, non occupare spazi » 16. Una prima ca-ratteristica di tutte le espressioni che nasconodai carismi è che esse partano da un moventenon primariamente economico, che non in-tende semplicemente occupare spazi di pote-re, ma nasce come espressione di un’idealità,da uno sguardo oltre, capace di comprenderei bisogni degli uomini e delle donne, special-mente i più piccoli e fragili e di concretizzarlitramite una mentalità progettuale. Se i cari-smi che irrompono nella storia rappresenta-no un processo di cambiamento spirituale,umano, economico e civile, va notato che taleprocesso avviene attraverso le realtà che ognicarisma emana, e con tempi lunghi.

Si tratta di privilegiare e accompagnare conpazienza l’inizio di processi, di esercitare losguardo oltre, con visioni di futuro a prescin-dere dai risultati immediati, ai quali anche ilsenso di responsabilità e le migliori delle in-tenzioni potrebbero portare. « Lo spazio – sot-tolinea l’enciclica Lumen fidei – cristallizza iprocessi, il tempo proietta invece verso il futu-ro e spinge a camminare con speranza » 17.

16 Ivi.17 FRANCESCO, Let. Enc. Lumen fidei (29 giugno 2013),

57.

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47. La realtà è più importante dell’idea 18.« Oggi la realtà ci interpella – ripeto – larealtà ci invita ad essere nuovamente un po’di lievito, un po’ di sale. […] Una minoranzabenedetta, che è invitata nuovamente a lievi-tare, lievitare in sintonia con quanto lo Spiri-to Santo ha ispirato nel cuore dei vostri fon-datori e nel cuore di voi stesse. Questo èquello che ci vuole oggi » 19.

Papa Francesco ribadisce con forza ed effi-cacia la prevalenza della realtà. L’idea è fruttodi una elaborazione che può sempre rischiaredi cadere nel sofisma, distaccandosi dal reale.A volte anche nei nostri Istituti rischiamo diformulare proposte logiche e chiare, docu-menti, magari accattivanti, ma che si discosta-no dalla realtà nostra e delle persone allequali siamo inviati. A volte, infatti, ci lasciamoabbagliare dalla novità delle iniziative, deicontenitori e dimentichiamo che il cambia-mento più importante dipende da noi e dallanostra voglia e capacità di realizzarlo. La logi-ca dell’incarnazione (1Gv 4,2) è il criterioguida di questo principio.

18 FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium (24 novembre2013), 231-233.

19 FRANCESCO, Discorso ai sacerdoti e ai consacrati in occasio-ne della Visita pastorale a Milano, Milano (25 marzo 2017).

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Le opere dei nostri Istituti nascono dal-l’ascolto di Dio per rispondere a bisogni dipersone concrete, non nascono da disegniastratti a tavolino, ma come risposta concretaa bisogni di persone reali, delle quali cono-sciamo la vita, la storia, le difficoltà. In parti-colare quando si rileggono le origini storichedegli Istituti di vita consacrata e delle Societàdi vita apostolica si coglie quasi inscindibile ilnesso tra l’ispirazione del carisma e l’acco-glienza degli ultimi, dei poveri e degli esclusi.

La vita consacrata è chiamata a rispondereancora oggi alle domande che la storia pone.E spesso questo accade con esperienze sem-plici: ascoltiamo la vita, dalla quale nasconole intuizioni, e che hanno sempre una cari-ca di verità, per poi avviare i nostri progetti.È sempre la vita che viene prima, è la vita cheviene “ascoltata e rispettata”, con la nota del-l’umiltà.

48. Il tutto è superiore alla parte 20. Siamochiamati ad allargare lo sguardo per ricono-scere sempre il bene più grande. La vita con-sacrata non può rinchiudersi in se stessa, nondeve lasciarsi ossessionare da questioni limita-te e particolari, deve riconoscere il bene piùgrande che porterà benefici a tutti.

20 Ivi, 234-237.

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Questo principio va compreso secondol’immagine del poliedro che compone le dif-ferenze. Queste chiedono di essere sostenuteda una cultura del dialogo come percorsofaticoso di ricerca dell’interesse generale: sia-mo invitati a rintracciare legami e rapportiper articolare ciò che è disomogeneo a diver-si livelli (dal locale al globale) e nei diversiambiti (dal materiale allo spirituale). Questocomporta imparare a lavorare insieme, tracomunità, tra Istituti e Congregazioni, con ilaici, con tutti quelli che ricercano il bene.

La vita consacrata può aiutare le Chieselocali ad aprirsi al dinamismo dell’universali-tà, e allo stesso tempo aprirsi al respiro dellaChiesa locale dove vive e svolge il proprioapostolato, evitando di cadere nella tentazio-ne che « la parte (la nostra piccola parte ovisione del mondo) possa essere superiore altutto ecclesiale » 21.

49. L’unità prevale sul conflitto, sulla diversi-tà 22. Siamo chiamati ad accettare i conflitti, afarcene carico senza lavarci le mani, senzarimanerne intrappolati, per trasformarli in

21 FRANCESCO, Discorso ai sacerdoti e ai consacrati in occasio-ne della Visita pastorale a Milano, Milano (25 marzo 2017).

22 FRANCESCO, Es. Ap. Evangelii gaudium (24 novembre2013), 223-230.

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nuovi processi che prevedano la comunionepur nelle differenze, che vanno accolte cometali. « La comunione consiste anche nell’af-frontare insieme e uniti le questioni più im-portanti, come la vita, la famiglia, la pace, lalotta alla povertà in tutte le sue forme, lalibertà religiosa e di educazione. In particola-re, i movimenti e le comunità sono chiamati acollaborare per contribuire a curare le feriteprodotte da una mentalità globalizzata chemette al centro il consumo, dimenticandoDio e i valori essenziali dell’esistenza » 23.

La solidarietà, intesa nel suo significatopiù profondo e di sfida, diventa così uno stiledi costruzione della storia, un ambito vitaledove i conflitti, le tensioni e gli opposti pos-sono raggiungere una pluriforme unità chegenera nuova vita. Non significa puntare alsincretismo, né all’assorbimento di uno nel-l’altro, ma alla risoluzione su di un pianosuperiore che conserva in sé le preziose po-tenzialità delle polarità in contrasto.

23 FRANCESCO, Discorso ai partecipanti al III Convegnomondiale dei movimenti ecclesiali e delle nuove comuni-tà, Roma (22 novembre 2014).

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IV.

INDICAZIONI OPERATIVE

50. Nell’amministrazione dei beni e nellagestione delle opere il discernimento « guar-da alla direzione, agli scopi, al significato ealle implicazioni sociali ed ecclesiali dellescelte economiche degli Istituti di vita consa-crata » 1. Da questa prospettiva, sono stati in-dividuati gli orizzonti di lettura della realtà ealcuni criteri fondamentali per tale opera didiscernimento.

I grandi orizzonti nei quali s’inseriscono leattività economiche sono: un’economia cheabbia in mente l’uomo, tutto l’uomo e inparticolar modo i poveri; la lettura dell’eco-nomia quale strumento dell’azione missiona-ria della Chiesa; e – infine – un’economiaevangelica di condivisione e comunione.

Questi orizzonti si concretizzano in alcunicriteri fondamentali.

1 FRANCESCO, Messaggio ai partecipanti al secondo simposiointernazionale sul tema: “Nella fedeltà al carisma ripensarel’economia degli Istituti di vita consacrata e le Società di vitaapostolica”, Roma (25 novembre 2016).

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51. La fedeltà a Dio e al Vangelo. Ogni vitaconsacrata pone il suo primato in Dio, nellasequela Christi. Ogni consacrato e consacratadeve anzitutto fissarsi su Lui, contemplarlo,imparare da Lui, imitarlo, seguire Lui, castopovero e obbediente, per farsi fedele annun-ciatore della Buona notizia. Per questo è in-dispensabile il « dono dell’ascolto: ascolto diDio, fino a sentire con Lui il grido del Popo-lo; ascolto del Popolo, fino a respirarvi lavolontà a cui Dio ci chiama » 2.

La fedeltà al carisma. Ogni carisma « è sem-pre una realtà viva » chiamata a « svilupparsinella fedeltà creativa » 3. La fedeltà al carismaè, quindi, la coerenza delle scelte operative inun determinato contesto con le caratteristi-che identitarie dell’Istituto.

La povertà. Una « austerità responsabile » 4,una « sana umiltà e una felice sobrietà » 5 fa-voriscono il distacco da una concezione pro-prietaria dei beni, e generano una speciale

2 FRANCESCO, Discorso in occasione della Veglia di preghierain preparazione al Sinodo sulla famiglia, Roma (4 ottobre2014).

3 FRANCESCO, Messaggio ai partecipanti al secondo simposiointernazionale sul tema: “Nella fedeltà al carisma ripensarel’economia degli Istituti di vita consacrata e le Società di vitaapostolica”, Roma (25 novembre 2016).

4 Ivi.5 Ivi.

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disponibilità ad ascoltare « il grido dei poveri,dei poveri di sempre e dei nuovi poveri » 6.

Il rispetto della natura ecclesiastica dei beni.I beni degli Istituti di vita consacrata e delleSocietà di vita apostolica sono beni ecclesia-stici (can. 634 § 1) destinati al conseguimen-to dei fini propri della Chiesa (can. 1254).Nel loro uso gli Istituti sono, quindi, chiamatia salvaguardarne la natura e a osservare larispettiva disciplina canonica.

La sostenibilità delle opere. Le opere degliIstituti non sono estranee al contesto socialeed economico d’inserimento. Un’opera è,quindi, sostenibile quando mantiene un giu-sto equilibrio economico e valorizza in modoadeguato le risorse disponibili.

La necessità di rendere conto. Il rendere contoè un’attitudine a condividere le scelte, gli attie i risultati. La legittima autonomia degli Isti-tuti si accompagna, quindi, alla responsabi-lità nelle scelte di gestione e nelle modalitàdella loro attuazione, rendendo conto secon-do quanto stabilito nel diritto universale eproprio.

52. Nelle concrete situazioni i criteri peril discernimento si declinano con le specifi-cità e le sane tradizioni di ciascun Istituto, e

6 Ivi.

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le peculiarità del rispettivo contesto giuridico esociale.

Le dimensioni e le strutture organizzative,la natura delle attività svolte, l’ambito territo-riale di operatività, le discipline legislativeapplicabili e i modelli di relazione tra Statoe Chiesa sono elementi che distinguono, ta-lora in modo significativo, i singoli Istituti divita consacrata e le Società di vita apostoli-ca tra loro. Di tali differenze occorre, quin-di, tenere conto, non per derogare ai criterifondamentali, ma per consentire che tali cri-teri prendano forma storica nelle diverse si-tuazioni.

53. Con specifico riguardo alla gestionedei beni, particolare rilevanza assumono lestrutture organizzative dei singoli Istituti divita consacrata e delle Società di vita aposto-lica. Se, infatti, i beni funzionali alla vita dellecomunità sono ordinariamente posseduti da-gli Istituti, con riferimento alle opere esisto-no modelli assai diversi, spesso giustificati dal-le differenti modalità dei rapporti tra Stato eChiesa, dalle peculiarità dei settori di opera-tività, dalle dimensioni dell’attività. Così,mentre in alcuni casi le opere sono di pro-prietà degli Istituti di vita consacrata o delleSocietà di vita apostolica, in altre ipotesi que-

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sti agiscono utilizzando distinti enti giuridici,spesso organizzati in forma di fondazione o disocietà.

54. Né può mai essere disattesa l’applica-zione delle leggi civili in relazione ai singoliIstituti di vita consacrata e alle Società di vitaapostolica e alle loro Province o parti dell’Isti-tuto ad esse equiparate (cf. can. 620). Il rin-vio operato dal diritto canonico alle leggicivili che regolano i contratti (can. 1290) e,non ultimo, il ricorso a strumenti pattizi traStato e Chiesa rafforzano l’osservanza delleleggi civili con i medesimi effetti nel dirittocanonico (can. 22).

La necessità di salvaguardare i criteri fon-damentali e l’esigenza di considerare le sin-gole specificità suggeriscono indicazioni ope-rative in parte comuni e in parte articolate,così da rispettare le caratteristiche particolaridei contesti e dei destinatari.

Il governo dell’economia

55. Diritto universale e diritto proprio

I beni temporali degli Istituti di vita consa-crata e delle Società di vita apostolica inquanto beni ecclesiastici sono retti dalle di-sposizioni del Libro V I beni temporali della

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Chiesa, a meno che non sia espressamentedisposto altro (cf. can. 635 § 1).

L’amministrazione dei beni temporali, ol-tre che dal Libro V del Codice di dirittocanonico, è retta dai cann. 634-640 per gliIstituti religiosi, dal can. 718 per gli Istitutisecolari, dal can. 741 per le Società di vitaapostolica.

Ogni Istituto di vita consacrata e Società divita apostolica stabilisca norme adatte circal’uso e l’amministrazione dei beni (cf. can.635).

56. Romano Pontefice

« Il Romano Pontefice, in forza del prima-to di governo, è il supremo amministratoree dispensatore di tutti i beni ecclesiastici »(can. 1273) ed esercita su di essi la potestà digiurisdizione che gli è propria quale supremaautorità della Chiesa. Tale potere di interven-to trova il proprio fondamento non nella pro-prietà dei beni ecclesiastici, ma nella funzio-ne del Sommo Pontefice di provvedere algoverno supremo della Chiesa 7.

7 Cf. PONTIFICIO CONSIGLIO DEI TESTI LEGISLATIVI,Nota, La funzione dell’autorità ecclesiastica sui beni ecclesiastici(12 febbraio 2004), in Communicationes 36 (2004), 24-32.

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57. Congregazione per gli Istituti di vitaconsacrata e le Società di vita apo-stolica

La Congregazione per gli Istituti di vitaconsacrata e le Società di vita apostolica « as-solve tutte quelle mansioni che, a norma deldiritto, spettano alla Santa Sede circa la vitae l’attività degli Istituti e delle Società, spe-cialmente circa l’approvazione delle costitu-zioni, il regime e l’apostolato, la cooptazionee la formazione dei membri, i loro diritti edobblighi, la dispensa dai voti e la dimissionedei membri, nonché l’amministrazione deibeni » 8.

Per le alienazioni e gli atti da cui la perso-na giuridica pubblica potrebbe subire detri-mento si richiede la licenza alla Santa Sede.La Congregazione per gli Istituti di vita con-sacrata e le Società di vita apostolica, nei casiprevisti dal diritto (cf. can. 638 § 3), rilascia lalicenza senza, tuttavia, assumere le eventualiresponsabilità economiche. La licenza garan-tisce che il negozio « è congruente con le finalitàdel patrimonio ecclesiastico. La responsabilità de-rivata dal suo intervento si riferisce esclusiva-mente al retto esercizio della potestà della

8 GIOVANNI PAOLO II, Cost. Ap. Pastor Bonus (28 giu-gno 1988), 108 § 1.

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Chiesa. La licenza, dunque, di cui ora si trattanon è un atto di dominio patrimoniale, bensì dipotestà amministrativa mirante a garantire ilbuon utilizzo dei beni delle persone giuridi-che pubbliche nella Chiesa » 9.

È prassi del Dicastero recepire per le sin-gole Regioni la somma massima fissata dalleConferenze Episcopali.

58. Capitolo generale

Nella vita consacrata il governo dell’econo-mia è conforme al carisma, alla missione e alconsiglio di povertà. Le decisioni di gestioneper garantire tali dimensioni devono assicura-re forme adeguate di comunione, evitando didelegare le scelte economiche solo a un grup-po o a una singola persona.

Spetta al Capitolo generale, che « ha nell’Isti-tuto la suprema autorità a norma delle co-stituzioni » (can. 631 § 1), stabilire gli indi-rizzi fondamentali in materia economico-amministrativa ed elaborare un piano carisma-tico di Istituto che offra indicazioni anche intale ambito.

Il piano carismatico concepito all’interno diun itinerario di comunione ecclesiale che di-

9 Cf. PONTIFICIO CONSIGLIO DEI TESTI LEGISLATIVI,Nota, La funzione dell’autorità ecclesiastica sui beni ecclesiastici(12 febbraio 2004), in Communicationes 36 (2004), 24-32.

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scerne la volontà di Dio, sia frutto di unavisione condivisa, espressione di un camminosinodale a partire dalla fase pre-capitolarefino al compimento con la verifica della rice-zione dei contenuti capitolari.

Le decisioni operative circa i beni e leopere saranno assunte dal Superiore gene-rale con il suo Consiglio all’interno di unquadro di riferimento condiviso e, ragione-volmente, al di fuori da una logica emer-genziale.

Il Capitolo generale predisponga e appro-vi un direttorio economico o altro testo analogo,che, anche alla luce dell’esperienza maturatanel tempo, agevoli un’azione quanto più pos-sibile conforme al carisma dell’Istituto, allasua missione e al consiglio di povertà.

Il Capitolo generale stabilisca la sommamassima per gli atti di straordinaria ammini-strazione delle singole Province.

Il diritto proprio dell’Istituto identifichigli atti di straordinaria amministrazione e leprocedure necessarie per porli in essere(cf. can. 638 § 1 e can. 1281).

59. Superiore e Consiglio

In materia economico-amministrativa ilSuperiore si avvalga del proprio Consiglio,in conformità al diritto universale e proprio

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(cf. cann. 627 e 638 § 1), nell’ambito degliindirizzi fondamentali stabiliti dal Capitologenerale, con particolare riferimento agli attidi straordinaria amministrazione.

60. Capitolo provinciale e Superiore pro-vinciale

Il Capitolo provinciale, ove celebrato, allaluce del piano carismatico d’Istituto approvatodal Capitolo generale, rediga il piano riguar-dante la circoscrizione.

Secondo le norme stabilite dal diritto uni-versale e proprio, il Superiore provinciale,con il consenso del suo Consiglio, sottopongagli atti che necessitano dell’approvazione alSuperiore generale con il suo Consiglio.

Comunichi tempestivamente e con la mas-sima diligenza l’insorgere di criticità al Supe-riore generale, che deve essere informato invirtù della potestà sull’intero Istituto a normadel can. 622.

61. Consulta per gli affari economici

Il diritto proprio, a norma del can. 1280,per l’Istituto e per le Province preveda unaConsulta, o denominazione analoga, per gliaffari economici.

La composizione di detto organismo puòessere aperta alla collaborazione di laici e lai-

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che con specifiche professionalità. Il Superio-re competente per autorizzare gli atti di stra-ordinaria amministrazione, oltre al consensodel suo Consiglio (cf. can. 627 § 1), acquisiscaanche il parere (cf. can. 127 § 2, 2º) dellaConsulta per gli affari economici.

62. Regolamento amministrativo

Il Superiore competente con il suo Consi-glio può adottare, se opportuno, un regola-mento amministrativo – in particolare negli Isti-tuti che gestiscono opere socialmente rilevan-ti – che offra indicazioni operative nel quadrodel piano carismatico e del direttorio economico.

Il regolamento amministrativo disciplini, tra ivari aspetti, i contenuti, le modalità e i tempisu cui i Superiori competenti devono essereinformati e le attività di cui devono ricevereil rendiconto; ciò vale sia per le attività in-terne all’Istituto sia per le opere e gli enticivili ad esso collegati. Si assicuri, infine, chequanti sono preposti istituzionalmente ad at-tività di controllo informino periodicamenteil Superiore competente circa l’esito del lorooperato.

Perché possa mantenere una sua effettivaincidenza, il regolamento amministrativo sia co-nosciuto all’interno dell’Istituto e sia ogget-

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to di periodica revisione con una procedurache si avrà cura di definire all’atto della suaadozione.

63. Commissioni

La possibilità di istituire Commissioni ogruppi di lavoro su specifiche questioni o fattidi natura giuridico-economica sia disciplinatanell’ambito del diritto proprio. Sia, altresì,definito l’obiettivo del mandato, la duratadell’incarico, la nomina dei membri. Ove op-portuno sia prevista la partecipazione di laicie laiche professionalmente qualificati.

64. Economo

Compete al diritto proprio l’opzione traelezione e nomina per la designazione del-l’economo. In entrambi i casi va, tuttavia, ri-chiamata la crescente importanza di un’appro-priata professionalità, in conformità all’identi-tà propria dei singoli Istituti (cf. can. 587 § 1),la predisposizione alla collaborazione, le atti-tudini inerenti al ruolo stesso (cf. can. 636 § 1)e il distacco dai beni.

In analogia con la normativa canonica cir-ca il mandato dei Superiori (can. 624 §§ 1e 2), il diritto proprio preveda un limite alladurata per l’ufficio degli economi e un ade-guato avvicendamento, predisponendo op-

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portuni percorsi formativi e tempi di affian-camento.

Spetta al diritto proprio stabilire se l’eco-nomo possa essere anche consigliere. È op-portuno che l’economo partecipi alle riu-nioni del Consiglio del Superiore in materiaeconomica e, pur privo del diritto di voto,laddove non sia consigliere, assicuri al Supe-riore e al suo Consiglio la conoscenza de-gli elementi necessari ad una ponderata de-cisione.

L’economo è membro ex officio della Con-sulta per gli affari economici di cui al § 61.

Il diritto proprio preveda l’obbligo di ren-diconto da parte dell’economo (cf. cann. 636§ 2 e 1284 § 3) secondo procedure identifica-te e periodicamente valutate dal Superiorecon il suo Consiglio.

Sono raccomandate forme efficaci di coordi-namento tra l’economo generale, gli economiprovinciali e i responsabili delle opere.

65. Rappresentante Legale

L’Istituto, in quanto persona giuridica, in-teragisce con terzi tramite il rappresentantelegale (cf. can. 118), sia in ambito canonicosia in ambito civile.

Egli, ponendo atti a nome e per conto delmedesimo Istituto, ne esegue la volontà,

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espressa attraverso i legittimi Superiori e gliorganismi competenti, a norma del dirittouniversale e proprio, e vincola l’Istituto neiconfronti di terzi. Per tale ragione, se rite-nuto opportuno, il rappresentante legale,quando non è consigliere, può parteciparealle riunioni del Consiglio del Superiore nel-le quali si assumono decisioni con rilevanzacivile.

Il rappresentante legale agisce sempre esolo nei limiti del mandato: può compiere gliatti di ordinaria amministrazione, per gli attidi straordinaria amministrazione ha bisognodell’autorizzazione del Superiore competen-te. Quando, invece, agisce senza mandato,contro o al di là di esso, non rappresenta piùl’Istituto.

Se il rappresentate legale agisce invalida-mente, l’Istituto non ha alcuna responsabili-tà, gli atti così posti dal rappresentante legalesono a lui imputabili ed è lui che ne deverispondere. Se agisce illecitamente, l’atto èimputabile all’Istituto che ne deve risponde-re, ma può rivalersi sul suo rappresentante(cf. can. 1281 § 3 e can. 639).

Ogni singolo mandato del rappresentantelegale sia sempre conferito in forma scritta,preciso e completo nel suo contenuto; ne siadisposta una ordinata registrazione.

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Per ragioni di adeguata distinzione dellecompetenze, è preferibile che l’ufficio delrappresentante legale sia assunto da una per-sona diversa dal Superiore e dall’economo,eccetto che la legislazione civile disponga di-versamente.

Gli assetti organizzativi adottati dall’Istitu-to circa l’ambito di competenza del rappre-sentante legale siano conosciuti anche al-l’esterno, specie quando interagisce con gliordinamenti civili. La puntuale identificazio-ne dei soggetti abilitati alla decisione e allarappresentanza dell’Istituto costituisce unacondizione per l’instaurazione di rapportiistituzionali con terzi.

66. Collaborazione con professionistiesterni

La crescente complessità delle situazionieconomico-amministrative rende spesso in-dispensabile il ricorso alla collaborazione conprofessionisti esterni. Nella scelta si privileginopersone consapevoli delle peculiarità degliIstituti ed esperti nello specifico ambito diintervento, evitando il ricorso indifferenziatoa un unico professionista.

Il rapporto professionale sia disciplinato inmodo da stabilire in via preliminare gli obiet-tivi dell’attività e la presentazione di preven-

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tivi, regolati sulla base di contratti chiari e atermine.

È da raccomandare una valutazione sulconseguimento degli obiettivi stabiliti, anchemediante richiesta agli stessi professionisti direlazioni periodiche sull’attività svolta.

67. Controllo interno

Attraverso norme del diritto proprio, sianostabilite forme di controllo interno, che, me-diante un equilibrato sistema di autorizzazio-ni preventive, rendicontazioni e verifiche suc-cessive, consentano ai soggetti competenti –e, in particolare, al Superiore con il suo Con-siglio – di vigilare sull’attività dell’economo,del rappresentante legale e dei professionistiincaricati.

Tutti coloro che a titolo legittimo hannoparte nell’amministrazione dei beni ecclesia-stici sono tenuti ad adempiere i loro compitiin nome della Chiesa, a norma del diritto(cf. can. 1282).

68. Deleghe

Particolare vigilanza è da raccomandarenell’attribuzione di deleghe di gestione. Le de-leghe siano determinate nel contenuto, neilimiti – anche temporali – e nelle modalità di

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esercizio. Si evitino le procure generali: assegna-re a un determinato soggetto un potere illi-mitato di agire in nome e per conto dell’Isti-tuto espone, infatti, a un grave rischio dicomportamenti impropri e risulta contraddit-torio con le esigenze della comunione.

L’Amministrazione e la gestionedel patrimonio

69. Personalità giuridica civile

Gli Istituti di vita consacrata e le Società divita apostolica procurino, per quanto possibi-le, di conseguire la personalità giuridica an-che civile nei Paesi in cui operano.

I beni non vengano intestati a personefisiche, a meno che non si tratti di situazio-ni eccezionali, per cause gravi, e con la li-cenza del Superiore competente. Il Supe-riore che ha concesso la licenza si adoperiaffinché quanto prima venga trasferita la pro-prietà all’Istituto con atto giuridico civilmen-te valido.

Laddove l’Istituto debba intestare i beni asoggetti diversi da persona fisica, il Superioreche ha concesso la licenza provveda a conser-vare adeguata documentazione attestantel’effettiva proprietà, al fine di evitare l’insor-gere di liti.

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70. Modi di acquisto

Il lavoro dei membri – realizzato all’inter-no delle opere proprie o all’esterno, nei modiconsentiti dal diritto proprio e con la licenzadel Superiore competente (cf. can. 671) –,costituisce forma ordinaria di sostentamento.

A norma del can. 668 § 3 tutto ciò che unreligioso acquista con la propria capacità elaboriosità o a motivo dell’Istituto, lo acquistaper l’Istituto. Quanto riceve come pensione,sussidio o assicurazione a qualunque titolo, èacquisito per l’Istituto, a meno che non siadisposto altrimenti nel diritto proprio. Salvoindicazioni contrarie, le offerte fatte ai Supe-riori o agli amministratori di qualunque per-sona giuridica ecclesiastica, anche privata, sipresumono fatte alla stessa persona giuridica(cf. can. 1267 § 1).

L’Istituto ha il dovere di procurare aimembri quanto, a norma delle Costituzioni, èloro necessario per realizzare il fine dellapropria vocazione (cf. can. 670).

Il diritto proprio stabilisca le procedureper una valida accettazione delle donazioni;si ponga attenzione alle caratteristiche e qua-lità del soggetto donante, alle fonti da cuiqueste possono presumibilmente pervenire,alla presenza di legittimi diritti di terzi. Non siaccettino donazioni destinate a finanziare ini-

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ziative che, nelle finalità o nei mezzi per rag-giungerle, non corrispondano alla dottrinadella Chiesa.

Gli Istituti, pur riconoscendo in esse undono della Provvidenza, non accettino dona-zioni con oneri (cf. can. 1300) senza avereattentamente valutato la liceità dell’onere, lacapacità di adempiervi, la presenza di legitti-mi diritti di terzi.

71. Condivisione di beni (cf. § 10)

L’Istituto stabilisca norme in modo da ri-partire equamente i beni al suo interno, nellospirito della comunione, sull’esempio delleprime comunità cristiane (cf. At 4,34-35).In tal modo si metteranno in comune – a ser-vizio delle finalità apostoliche –, non solo ibeni materiali e il frutto del lavoro di ciascu-no, ma anche il tempo, le doti, le capacitàpersonali, per provvedere con generosità aibisogni delle comunità meno abbienti, qualeprofezia di fraternità nel mondo attuale.

72. Patrimonio stabile (cf. §§ 38-40)

Il diritto proprio stabilisca se l’assegnazio-ne dei beni dell’Istituto al patrimonio stabilecompeta al Capitolo generale o al Superioregenerale con il consenso del suo Consiglio.

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Parimenti, per quanto riguarda i beni di unaProvincia o di una casa legittimamente eretta,il diritto proprio stabilisca se l’assegnazione ècompito del Capitolo provinciale o di altreassemblee simili (cf. can. 632), oppure delSuperiore provinciale con il consenso del suoConsiglio, e se deve essere confermata dalSuperiore generale.

Il patrimonio stabile sia composto dai beniimmobili e mobili che garantiscono la sussi-stenza all’Istituto, alle Province, alle case le-gittimamente erette e assicuri la realizzazionedella missione.

L’assegnazione dei singoli beni al patri-monio stabile sia sottoposta a valutazione pe-riodica.

La legittima assegnazione è richiesta daldiritto canonico, a prescindere dalla qualifi-cazione che il patrimonio stabile possa averenell’ordinamento civile dei vari Paesi.

Siano definiti i criteri per la gestione delpatrimonio stabile. Il bilancio dell’Istituto,della Provincia e della casa legittimamenteeretta ne preveda una specifica rappresen-tazione sia nella componente patrimonialesia in quella economica; in un’apposita sezio-ne della relazione di accompagnamento sia-no analiticamente illustrate le variazioni in-tervenute, i risultati conseguiti e la loro desti-nazione.

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73. Acquisto di immobili

Gli Istituti valutino con grande attenzionel’opportunità di acquisto di immobili, consi-derando ogni aspetto connesso alla decisioneda assumere.

L’acquisto si compia e si regolarizzi esclu-sivamente con modalità conformi alle localidisposizioni civili e fiscali, in coerenza con ilpiano carismatico.

Il processo decisionale consideri: l’appro-vazione di uno specifico piano di investimen-to che precisi i principali fattori quali lo sco-po dell’acquisto; la dimensione e la funzionerispetto al fine; la conformità tecnico urbani-stica; la possibile futura alienabilità; le neces-sarie risorse finanziarie o le modalità con lequali queste, in tutto o in parte, saranno ac-quisite; l’individuazione e pianificazione del-le modalità di rimborso di eventuali prestiticontratti per tale scopo; l’attenta valutazionedelle qualità del venditore.

74. Nuove costruzioni

La progettazione e l’edificazione di nuovestrutture si avviino ove necessario, osservandoquanto precedentemente richiamato per gliacquisti, prestando particolare cura alla fasedi analisi e alla formulazione di precise indi-cazioni ai progettisti.

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Quanto si va realizzando abbia caratteristi-che di sobrietà e funzionalità; sia di agevolegestione; preveda un livello di manutenzioneminimo, nella componente strutturale e inquella impiantistica; sia, in momenti di diffi-coltà gestionale e vocazionale, facilmente ce-dibile a terzi o riconvertibile a usi diversi.

Vigilante cura sia posta nella definizione enel successivo controllo di adeguate procedu-re per il conferimento di incarichi e appalti,ed alla conformità di quanto progettato erealizzato alle locali disposizioni legislative.

75. Autorizzazioni della Santa Sede perl’eventuale ricorso al credito

Per l’acquisto di nuovi beni, la costruzionee la ristrutturazione di immobili, il dirittoproprio stabilisca la procedura per la validitàdegli atti.

L’acquisto, le nuove costruzioni e le ristrut-turazioni, pur essendo atti di straordinariaamministrazione, qualunque sia l’importo,non richiedono, a norma del can. 638 § 3, lalicenza della Congregazione per gli Istituti divita consacrata e le Società di vita apostolica.

È richiesta la licenza laddove l’Istituto divita consacrata o la Società di vita apostolicadovesse ricorrere al credito per finanziarel’operazione quando questo superi la somma

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massima prevista per ogni singola Regione.La documentazione da presentare per istrui-re la pratica è la medesima di cui al § 88.

76. Locazione di immobili

In caso di locazione a terzi di beni di pro-prietà e, in generale, per tutti i contratti atitolo oneroso che mettono il bene a disposi-zione di terzi, si verifichi con attenzione laqualità del conduttore; si accerti che le finali-tà di utilizzo del bene non siano difformi dallamissione dell’Istituto o contrarie alla specifici-tà dei beni temporali della Chiesa e non mo-dificabili nel tempo, salvo espressa autorizza-zione della proprietà; si accerti che l’immobi-le sia compatibile con l’uso ipotizzato.

Si imposti correttamente il rapporto, conattenzione alle modalità di formalizzazionedel contratto ed alle sue clausole. Queste con-templino e disciplinino anche le modalità e lecondizioni in cui il bene dovrà essere restitui-to al termine del rapporto. Si valutino le pos-sibili implicazioni che ne derivano, conside-rando che i beni non saranno disponibili al-l’Istituto per la durata del rapporto.

77. Disposizione di beni a titolo gratuito

Per i contratti in cui si dispone del bene atitolo gratuito vale in generale quanto detto

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per la locazione. Si presti attenzione agli one-ri e ai costi che rimarranno a carico dellaproprietà e si consideri l’eventuale esigenzadi interventi di ristrutturazione o di manuten-zione straordinaria.

78. Autorizzazioni della Santa Sede perlocazioni, comodati e altri contrattisimili

Per stipulare contratti di locazione, di co-modato, di concessione del diritto di superfi-cie, uso, abitazione, costituzione del diritto diusufrutto, se il bene oggetto del negozio su-pera la somma massima fissata per le singoleRegioni e il contratto ha una durata ultrano-vennale, è richiesta l’autorizzazione dellaCongregazione per gli Istituti di vita consa-crata e le Società di vita apostolica.

L’istanza, inoltrata dal Superiore generalecon il consenso del suo Consiglio, deve pre-sentare i motivi della richiesta e allegare labozza del contratto.

79. Valorizzazione del patrimonio immo-biliare

Ferme le norme canoniche sulle autorizza-zioni (cf. can. 638 §§ 3 e 4), gli Istituti di vitaconsacrata e le Società di vita apostolica avvii-no un’approfondita riflessione sulle modalità

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per valorizzare il patrimonio immobiliare.Tali modalità siano compatibili con la naturadi bene ecclesiastico, soprattutto quando ri-mane totalmente o parzialmente inutilizzato,così da evitare costi potenzialmente non so-stenibili.

80. Alienazione di immobili

L’alienazione di immobili si compia incoerenza con il piano carismatico di Istituto(cf. § 58). Il diritto proprio stabilisca la pro-cedura per porre validamente gli atti di ven-dita, di permuta e di donazione di beni im-mobili nel rispetto della legislazione canonicae civile. Si favorisca il ricorso a procedure cheprivilegino, ove possibile, la raccolta di piùofferte.

Si raccomanda di valutare in via priorita-ria, specie ove le condizioni dell’Istituto loconsentano, la possibilità di una cessione adaltri enti ecclesiali, evitando, in ogni caso,alienazioni che pregiudichino il bene comu-ne della Chiesa.

Prima di avviare trattative sia richiesta, auna fonte indipendente e competente, la pre-via conoscenza del valore di mercato del beneimmobile oggetto dell’atto e sia attentamenteverificata la piena e libera disponibilità delbene, la presenza di prelazioni, l’esistenza

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della documentazione comprovante il titolodella sua acquisizione, la conformità del benealle disposizioni urbanistiche vigenti. Sianoconsiderati gli effetti fiscali.

Nella selezione e scelta della contropartesia considerato il suo profilo reputazionale e– in caso di pagamento rateizzato – sianoacquisite adeguate garanzie, preferibilmenteda fonte bancaria o assicurativa.

Nel conferimento di incarichi o mandatia vendere, da realizzare in forma scritta, sipresti particolare attenzione a tutte le clau-sole non mancando, in particolare, di preci-sare ogni condizione cui deve soggiacerel’operazione e l’entità della provvigione chesarà riconosciuta all’intermediario. Ove pos-sibile si eviti il conferimento di mandati inesclusiva.

Siano rifiutate le proposte che per le carat-teristiche dell’offerente, le modalità previsteper la realizzazione dell’operazione, i mezzidi pagamento ipotizzati, non appaiano coe-renti con i valori propri degli Istituti.

A norma del can. 1298, salvo che non sitratti di un affare di infima importanza, i beniecclesiastici non devono essere venduti o lo-cati ai propri amministratori o ai loro parenti,fino al quarto grado di consanguineità o diaffinità, senza una speciale licenza data periscritto dal Superiore competente.

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81. Autorizzazione della Santa Sede per lavendita o la donazione di immobili

Se il valore del bene supera la sommamassima fissata per le singole Regioni, a nor-ma del can. 638 § 3 è necessario richiederel’autorizzazione della Congregazione per gliIstituti di vita consacrata e le Società di vitaapostolica.

Tutte le alienazioni superiori alla ciframassima a norma del can. 638 § 3, sonosoggette ad validitatem all’autorizzazione dellaCongregazione per gli Istituti di vita consa-crata e le Società di vita apostolica, indipen-dentemente dal fatto che i beni siano ascrittio meno al patrimonio stabile.

La richiesta di autorizzazione sia presenta-ta dal Superiore generale con il consensodel suo Consiglio; esprima la giusta causa(cf. can. 1293 § 1); definisca le modalità incui verrà impiegato il ricavato (cf. can. 1294§ 2); alleghi una documentazione peritale,possibilmente giurata (cf. can. 1293 § 1, 2º)e, per gli Istituti di diritto pontificio, il pa-rere dell’Ordinario del luogo in cui è ubicatol’immobile, per gli Istituti di diritto diocesanoe i monasteri sui iuris il consenso dell’Ordi-nario del luogo in cui è ubicato l’immobile(cf. can. 615).

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Se oggetto dell’alienazione sono beni divi-sibili, per la validità della licenza, nella richie-sta siano indicate le parti eventualmente giàalienate (cf. can. 1292 § 3).

La licenza è necessaria anche per la vendi-ta di più oggetti il cui valore complessivosuperi la somma massima (cf. can. 1292 § 2).

Tali norme si applicano per la vendita dibeni immobili, per i contratti di permuta dibeni, per le donazioni, anche se conclusi conaltre persone giuridiche pubbliche, sempreche il loro valore superi la somma massima.

La Congregazione per gli Istituti di vitaconsacrata e le Società di vita apostolica nonautorizza vendite finalizzate a sovvenire le ne-cessità finanziarie immediate senza che ven-gano valutate preventivamente le cause chegenerano tali esigenze.

Quando le alienazioni sono indispensabiliper pagare debiti che l’Istituto ha contrattonello svolgimento delle proprie opere aposto-liche è necessario che nell’istruzione dellapratica venga presentato il piano di risana-mento economico-finanziario.

La Congregazione per gli Istituti di vitaconsacrata e le Società di vita apostolica, anorma del can. 1293 § 2, può richiedere l’as-sunzione di altre cautele per evitare dannialla Chiesa.

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Per l’alienazione di immobili siti nellacittà di Roma, prima di rilasciare l’autorizza-zione, la Congregazione per gli Istituti di vitaconsacrata e le Società di vita apostolica co-munica la richiesta alla Segreteria di Stato eall’Amministrazione del Patrimonio dellaSede Apostolica, per verificare il loro even-tuale interesse.

Per l’autorizzazione dell’alienazione dibeni siti a Malta si applicano le norme stabi-lite dallo Statutum del 6 luglio 1988.

Per i beni immobili situati in Medio Orien-te la competenza spetta alla Congregazioneper le Chiese Orientali.

82. Autorizzazione della Santa Sede percose preziose di valore artistico o sto-rico e donazioni votive

Per l’alienazione di cose preziose per valo-re artistico o storico è richiesta la licenzaanche se l’importo non supera la somma mas-sima. Laddove tali beni fossero sottoposti averifica si seguano gli adempimenti prescrittidalla normativa civile in materia.

Sono soggette alla stessa disciplina le alie-nazioni di donazioni votive fatte alla Chiesa.È assolutamente illecito vendere le sacre reli-quie (cf. can. 1190 § 1).

Le cose sacre se appartengono ad unapersona giuridica ecclesiastica pubblica pos-

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sono essere acquistate soltanto da un’altrapersona giuridica ecclesiastica pubblica (cf.can. 1269)

83. Alienazioni senza la dovuta licenza

A norma del can. 1296, quando i beniecclesiastici venissero alienati senza il rispet-to delle norme canoniche, e l’alienazione ri-sulti valida civilmente, il Superiore competen-te dovrà stabilire se si debbano intentare op-portune azioni per rivendicare i diritti dellaChiesa.

A norma del can. 1377 è punito con giustapena chi aliena beni ecclesiastici senza la de-bita licenza.

84. Investimenti finanziari

Nell’impiego e nella gestione delle risorsefinanziarie non immediatamente necessarieall’attività dell’Istituto (c.d. investimenti finan-ziari), si abbia consapevolezza della comples-sità tecnica delle procedure di mercato e siseguano adeguati criteri di prudenza nellaselezione e nella scelta dei prodotti finanziariofferti. Si verifichi la legalità del procedimen-to e l’eticità dell’investimento, con particola-re attenzione alle finalità istituzionali dell’Isti-tuto e alle necessità previdenziali dei suoimembri.

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Per la complessità tecnica delle relativedecisioni, valgono le indicazioni offerte inprecedenza riguardo alle scelte economichee all’individuazione dei professionisti.

85. Opere (cf. § 34 )

Si raccomanda di valutare la possibilità cheopere di rilevanti dimensioni siano distintedall’Istituto di vita consacrata o dalla Societàdi vita apostolica, fermo quanto stabilito daldiritto universale e proprio. Le soluzioni sia-no individuate in base alle circostanze speci-fiche, assicurino la fedeltà dell’opera al cari-sma dell’Istituto e la conformità al regimeapplicabile ai rapporti tra Stato e Chiesa.

Un’attenzione particolare sia riservata aquelle opere evangelicamente significativema caratterizzate, per il mutare del contesto edelle condizioni generali, da un disequilibrioeconomico strutturale. Gli Istituti valutinosoluzioni che impediscano agli andamentieconomici negativi di compromettere il finecorrispondente alla missione della Chiesa(cf. can. 114 § 1).

Vi sono altre opere in cui si evidenzia undisequilibrio economico, sovente fisiologico.L’Istituto promotore ne valuti con realismo illivello di compatibilità con le risorse disponi-

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bili o con quelle che a ciò destina, prendendocon solerzia le decisioni necessarie.

In presenza di difficoltà economiche o ge-stionali, è opportuno verificare la possibilitàdi attuare forme di collaborazione con altriIstituti o di trasformare l’opera stessa inmodo che questa continui, seppure con altremodalità, come opera della Chiesa.

Ragioni di prudenza suggeriscono di pren-dere decisioni senza dilazioni, così da evitareil consolidamento di andamenti economicinegativi o, addirittura, l’inderogabile necessi-tà di procedere alla chiusura dell’opera.

Nel caso in cui la gestione sia divenutaeccessivamente complessa o onerosa, sono daprivilegiare assetti che consentano di mante-nere la proprietà dei beni e il controllo del-l’opera in capo all’Istituto, pur affidandone aterzi la gestione operativa, secondo modalitàadeguatamente capaci di rispettare il carismae proseguire la missione dell’Istituto.

86. Autorizzazioni della Santa Sede per ladismissione di opere

Per le alienazioni di opere quando il valo-re superi la somma massima fissata per ogniRegione è necessario ottenere la licenza daparte della Congregazione per gli Istituti divita consacrata e Società di vita apostolica.

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La pratica sia istruita con le stesse moda-lità previste per le alienazioni di immobili(cf. § 81).

Per la dismissione o riorganizzazione diopere sanitarie o sociosanitarie presenti nelterritorio italiano la Congregazione per gliIstituti di vita consacrata e le Società di vitaapostolica trasmette la richiesta alla PontificiaCommissione per le attività del Settore Sanitariodelle persone giuridiche pubbliche della Chiesa, dal-la quale riceverà l’eventuale consenso.

87. Ricorso al credito

Il diritto proprio stabilisca le modalità percontrarre validamente mutui, debiti, ipote-che o pegni.

I Superiori competenti, a norma del can.639 § 5, si astengano dall’autorizzare a con-trarre debiti, a meno che non consti concertezza che l’interesse del debito si potràcoprire con le rendite ordinarie, e che l’inte-ro capitale si potrà restituire entro un temponon troppo lungo con una legittima ammor-tizzazione.

Il rispetto sostanziale di questa prescrizio-ne, soprattutto in presenza di opere rilevantiinserite in ambiti giuridici non omogenei,dipende anche dall’adozione e dall’attivazio-ne di adeguati assetti organizzativi, di efficaci

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procedure e strumenti di rilevazione contabi-le, di incisive modalità di rendicontazionegestionale, di adeguati organi e strumenti dicontrollo.

Sarà compito del Superiore con il suoConsiglio valutare se la proposta di riscorso alcredito, inoltrata alla sua approvazione, èadeguatamente istruita e sono disponibili tut-ti i necessari elementi per una decisione con-sapevole. Egli dovrà considerare la ragionevo-lezza delle previsioni su cui saranno fondatele prospettive delle entrate finalizzate al suoripianamento, anche in relazione all’ammon-tare dell’eventuale preesistente debito.

Quando è necessario il rilascio di una ga-ranzia a fronte del finanziamento se ne valuticon attenzione la congruità e si considerinole modalità tecniche del suo rilascio e le pos-sibili implicazioni. Il processo di valutazionedovrà essere particolarmente severo quandola garanzia sia richiesta per conto di un sog-getto giuridicamente distinto, ancorché colle-gato o partecipato.

Il Superiore con il suo Consiglio esigal’esame periodico della situazione finanziariacomplessiva, avendo riguardo alla sua effetti-va sostenibilità e, ove il suo ammontare, la suacomposizione, la sua prevedibile evoluzioneevidenzino una situazione di criticità, valuti eassuma provvedimenti tempestivi.

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Siano considerati, allorché esistenti, even-tuali rischi connessi a possibili oscillazionivalutarie.

A norma del can. 639 § 1, la persona giu-ridica che ha contratto debiti e oneri, anchecon licenza dei Superiori, è tenuta a rispon-derne in proprio. Se un religioso con licenzadel Superiore ha contratto debiti e oneri suibeni propri, ne deve rispondere personal-mente; se invece per mandato del Superioreha concluso negozi dell’Istituto, è l’Istitutoche ne deve rispondere (cf. can. 639 § 2).Se il religioso contrae debiti senza alcunalicenza del Superiore sarà lui stesso, e nonla persona giuridica, a doverne rispondere(cf. can. 639 § 3).

88. Autorizzazione della Santa Sede per ifinanziamenti

Quando l’importo dell’operazione finan-ziaria supera la somma massima fissata per lesingole Regioni, per la validità dell’atto, ènecessaria la licenza della Congregazione pergli Istituti di vita consacrata e le Società di vitaapostolica.

Il Superiore generale inoltri la richiestadopo aver ottenuto il consenso del suo Con-siglio, indicando i motivi, presentando la si-

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tuazione debitoria complessiva dell’Istituto eil piano di ammortamento.

Se il finanziamento fosse legato a situazio-ni di crisi delle opere la Congregazione pergli Istituti di vita consacrata e le Società di vitaapostolica non concede l’autorizzazione senon dopo aver approfondito le ragioni chegenerano le difficoltà economiche.

In caso di importi rilevanti e in assenza dicertificazione di bilancio il Dicastero potreb-be non concedere autorizzazioni a proceduredi finanziamento.

89. Enti civili collegati

Le specificità dei rapporti tra Stato e Chie-sa nei singoli Paesi e le concrete scelte diorganizzazione di ciascun Istituto comporta-no la frequente presenza di enti civili collegatialla persona giuridica canonica.

Il diritto proprio stabilisca le modalità percostituire enti civili collegati all’Istituto e pertrasferire beni agli stessi.

Pur trattandosi di soggetti giuridicamentedistinti, il collegamento di tali enti agli Istitutigiustifica una particolare attenzione nellaloro costituzione e nella loro gestione. L’atti-vità di tali enti, infatti, può mettere a rischiola buona fama dell’Istituto e dar luogo, qua-lora le leggi civili applicabili lo prevedano, a

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una responsabilità dell’Istituto per debiti del-l’ente collegato.

Fermo il rispetto della normativa canoni-ca, occorre che il governo degli enti civilicollegati sia esercitato in conformità al cari-sma degli Istituti di vita consacrata e delleSocietà di vita apostolica. A tal fine le moda-lità utilizzabili sono molteplici, per esempio:la previsione negli statuti degli enti civili col-legati di scopi analoghi a quelli degli Istitutidi vita consacrata e delle Società di vita apo-stolica; l’attribuzione agli organi di governodegli Istituti e delle Società del potere dinominare i responsabili e di approvare gli attidi straordinaria amministrazione degli enticivili collegati; la previsione di obblighi direndicontazione agli Istituti in capo ai re-sponsabili degli enti civili collegati; l’inseri-mento negli statuti di tali enti di una clausolache disponga, nel caso di scioglimento, ladevoluzione del patrimonio residuo all’Istitu-to di vita consacrata o alla Società di vitaapostolica, a un altro ente civile collegatoovvero a un altro Istituto o Società con carat-teristiche simili. In nessun caso il ricorso aenti civili, in qualunque forma realizzato,può essere utilizzato per eludere i controllicanonici.

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90. Autorizzazione della Santa Sede pertrasferimento di beni ad enti civili

Quando il valore del bene da trasferireall’ente civile, anche se collegato all’Istituto,supera la somma massima stabilita per ogniRegione è richiesta la licenza della Congrega-zione per gli Istituti di vita consacrata e leSocietà di vita apostolica. Per l’istruzione del-la pratica si segua quanto detto per gli immo-bili, nel § 81 del presente documento e per leopere al § 86.

91. Il dovere di rendere conto(cf. §§ 41-43)

Il generale dovere di rendere conto, pre-visto dalla normativa canonica (cf. can. 636§ 2), favorisce una gestione ordinata e assicu-ra la sostenibilità degli Istituti di vita consa-crata e delle Società di vita apostolica.

Ogni indicazione in materia di rendiconta-zione e bilanci è chiamata a declinarsi secon-do il principio della proporzionalità. Per que-sto, prende in considerazione operativa, anzi-tutto, il destinatario, con la sua natura parti-colare, le sue dimensioni, la sua specificaattività, l’ambiente storico e sociale nel qualesi trova a operare.

Il dovere di rendere conto, pertanto, esigela necessaria tenuta di scritture contabili pro-

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porzionate alle dimensioni e alle caratteristi-che organizzative dei singoli Istituti, che inogni caso consentano di identificare, conl’ausilio di sistemi informativi, i dati patrimo-niali, economici e finanziari relativi alle co-munità e alle opere. In questa prospettiva, ilbilancio di esercizio rappresenta lo strumentoidoneo a sviluppare scelte consapevoli così daincrementare la trasparenza nella gestione e,nel contempo, la credibilità dell’Istituto nelproprio contesto di riferimento.

Per gli Istituti diffusi in più Paesi, è consi-gliabile l’adozione di modalità contabili ade-guate per consentire la comparazione e, sedel caso, l’aggregazione dei dati.

Per le opere è necessaria la tenuta di unacontabilità separata e, nel caso di opere dirilevanti dimensioni, è fortemente consigliatosottoporre i bilanci a revisione contabile. In pre-senza di opere con particolare valenza so-ciale, la redazione di un bilancio sociale puòcontribuire a una maggiore consapevolezzadei risultati della propria attività, e alla traspa-renza nei rapporti istituzionali e nella raccol-ta fondi.

Con riferimento alle opere risulta oppor-tuno, anche al fine di una efficace utilizzazio-ne delle risorse disponibili, ricorrere ad ade-guati strumenti di definizione degli obiettividi medio-lungo periodo (c.d. pianificazione

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strategica); di programmazione economico-finanziaria (c.d. budget) e di verifica in itineredel raggiungimento degli obiettivi previsti(c.d. controllo di gestione), individuando sog-getti competenti e procedure di attuazione inmisura proporzionata alle dimensioni e allespecificità delle attività.

92. L’applicazione delle leggi civili

In ogni caso è necessario il rispetto delleleggi civili. Particolare riguardo sia riservatoal trattamento dei lavoratori e delle lavora-trici nei cui confronti si osservino accurata-mente le leggi relative al lavoro e alla vitasociale, secondo i principi della dottrina so-ciale della Chiesa. I lavoratori dipendentivengano retribuiti con giustizia e onestà, cosìche siano in grado di provvedere convenien-temente alle necessità proprie e dei loro fa-miliari (cf. can. 1286).

Si abbia inoltre attenzione alla tutela deicreditori, agli oneri fiscali e previdenziali, ealla prevenzione dei reati.

93. Archivio (cf. § 44)

A norma dei cann. 1283 e 1284, in ogniIstituto ci sia un archivio economico-ammini-strativo ai fini di una efficiente organizzazio-ne amministrativa e contabile. Siano curate

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diligentemente la redazione e il costante ag-giornamento dell’inventario dei beni e deivalori ricevuti in consegna, cosi pure un’at-tenta catalogazione e conservazione dellescritture contabili e dei contratti di garanziacontro i rischi.

Le relazioni nella Chiesa

94. Relazioni con la Chiesa locale(cf. §§ 28-30)

I Superiori maggiori rendano partecipela Chiesa locale dei progetti dell’Istitutocome anche delle fatiche gestionali. In talmodo, prima della chiusura di una comunitào di un’opera – per le quali si richiede laprevia consultazione del Vescovo diocesano(cf. cann. 612 e 678 § 3) –, si valuti la possi-bilità di concrete soluzioni alternative.

Gli Istituti di diritto pontificio, prima diinoltrare alla Congregazione per gli Istituti divita consacrata e le Società di vita apostolicala richiesta di autorizzazione per l’alienazio-ne di immobili e la dismissione di opere,chiedano il parere scritto dell’Ordinario delluogo in cui l’immobile è ubicato.

A norma del can. 638 § 4, gli Istituti didiritto diocesano e i monasteri sui iuris(cf. can. 615), chiedano, per gli stessi negozi,il consenso scritto dell’Ordinario del luogo.

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I monasteri sui iuris, di cui al can. 615, unavolta l’anno presentino il rendiconto dellaloro amministrazione all’Ordinario del luo-go. Quest’ultimo ha il diritto di prenderevisione della conduzione degli affari econo-mici di una casa religiosa di diritto diocesano(cf. can. 637).

Numerose consacrate si dedicano, anche atempo pieno, alla pastorale diocesana o inuffici e mansioni ad essa attinenti; questa mi-nisterialità al femminile si presenta con unapropria esperienza e competenza anche conriconosciuta professionalità. Spetta alle Supe-riore maggiori, in analogia a quanto dispostodal can. 681 § 2, procedere mediante accordicon le rispettive Chiese locali e definire conesattezza quanto riguarda il servizio della con-sacrata e gli aspetti economici.

95. Collaborazione tra Istituti(cf. §§ 31-33)

Al fine di favorire la collaborazione traIstituti si promuovano riunioni periodiche tragli economi generali, soprattutto quando sus-sista un’affinità di carisma e di opere: si favo-riscano momenti condivisi di formazione e distudio con docenti ed esperti degli ambitiattinenti all’operatività degli Istituti; si realiz-zino forme di collaborazione per l’organizza-

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zione e la gestione dei necessari servizi ammi-nistrativi e contabili; si sviluppino forme con-crete di solidarietà responsabile anche me-diante l’istituzione di fondi a beneficio degliIstituti in condizioni di maggiore difficoltà.

Le Conferenze dei Superiori maggiori, ol-tre a favorire la collaborazione e il dialogo,aiutino a comprendere i cambiamenti socio-politici e legislativi in atto per favorire l’assun-zione di decisioni più efficaci da parte deisingoli Istituti. Si prevedano, laddove possibi-le, commissioni formate da consacrati, con-sacrate e laici esperti in materia economi-ca, alle quali gli Istituti possano rivolgersiper confrontare le reciproche esperienze, e– soprattutto quando di modeste dimensionie risorse – chiedere consiglio, sostegno, buo-ne pratiche e accompagnamento.

96. Relazioni con la Congregazione per gliIstituti di vita consacrata e le Societàdi vita apostolica

I momenti di approfondimento proposti,gli incontri in Dicastero, insieme alla Relazio-ne periodica sullo stato e sulla vita degli Istituti divita consacrata e delle Società di vita apostolica(cf. can. 592 § 1), sono mezzi efficaci perl’attuazione dell’esigenza di reciproca cono-scenza, che sgorga dalla necessaria comunio-

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ne degli Istituti di vita consacrata e delle So-cietà di vita apostolica con la Santa Sede.

Nella relazione periodica si presti particolareattenzione alle indicazioni richieste da questaCongregazione 10 con riguardo alla condizio-ne economica degli Istituti di vita consacratae delle Società di vita apostolica e alle sueprevedibili evoluzioni, così da poter disporredi un’adeguata base conoscitiva, anche nellaprospettiva di una interlocuzione diplomaticacon gli Stati.

È auspicabile una più matura considerazio-ne della disciplina delle licenze (cf. can. 638§ 3), soprattutto in caso di alienazioni o dialtri atti che possono causare detrimento allasituazione patrimoniale dell’Istituto e in par-ticolare, quando gli atti riguardano le necessi-tà previdenziali e il sostentamento dei mem-bri dell’Istituto, o quando questi s’inserisconoin una decisione strategica sul mantenimento,sulla dismissione delle opere, o in una proce-dura concorsuale per la gestione dei rapporticon i creditori.

La richiesta di licenza divenga l’occasioneper un dialogo franco che, senza pregiudica-

10 CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRA-TA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Linee orientative per lastesura della relazione periodica sullo stato e sulla vita degliIstituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica(cf. CIC can. 592 § 1), Allegato al Prot. n. SpR 640/2008.

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re la legittima autonomia degli Istituti, salva-guardi il rispetto della natura ecclesiastica deibeni e la dinamica comunionale propria dellaChiesa.

In presenza di rilevanti problemi economi-ci questo Dicastero può intervenire diretta-mente nella vita degli Istituti e delle Societàattraverso Visitatori apostolici e CommissariPontifici. Queste occasioni siano accolte co-me segno della sollecitudine della Santa Sedecui è affidato il compito di cura, promozionee vigilanza degli Istituti.

97. Formazione alla dimensione econo-mica (cf. §§ 18-19)

È compito specifico dei Superiori avviare opotenziare i percorsi formativi alla dimensioneeconomica, sia in un’ampia prospettiva con ri-guardo alla Dottrina Sociale della Chiesa, siacon specifiche attenzioni a problematicheeconomico-amministrative.

Particolare significato, in vista della forma-zione alla dimensione economica rivestono ibilanci preventivi; questi non devono essereintesi unicamente nei loro imprescindibiliaspetti tecnici, ma compresi quali mezzi percrescere nella comunione, nella correspon-sabilità e nella capacità di pianificare la vita elo sviluppo delle opere e in coerenza alla

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missione e al piano carismatico generale e/oprovinciale.

Nel rispetto della legittima autonomia de-gli Istituti – soprattutto alla presenza di situa-zioni di complessità gestionale –, occorre per-seguire forme appropriate di formazione per-manente, in collegamento con Universitàcattoliche o altre istituzioni specializzate checoniughino la competenza tecnica con laconsapevolezza delle specificità della vita con-sacrata.

Attenta cura si dedichi alla formazione deglieconomi e degli altri membri dell’Istituto conincarichi di responsabilità in materia eco-nomica.

I Superiori acquisiscano gli elementi ne-cessari per valutare le tematiche sottopostealla loro attenzione.

Non si trascuri la formazione dei laici chia-mati a collaborare con gli Istituti, per assicu-rare che il loro apporto sia conforme al ca-risma e si ponga a integrale servizio dellamissione. Accanto a proposte volte a salva-guardare e perfezionare la necessaria compe-tenza professionale vi sia la possibilità che ilaici, coinvolti nelle opere dell’Istituto, acce-dano ad una formazione globale, mirata, or-ganica e permanente.

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CONCLUSIONE

98. Le persone consacrate sono chiamatead essere buoni amministratori della multiformegrazia di Dio (1Pt 4,10), amministratori pruden-ti e fedeli (Lc 12,42), con il compito di curarediligentemente quanto è stato loro affidato.

« Siamo destinatari dei talenti di Dio, secon-do le capacità di ciascuno (Mt 25,15). Prima ditutto riconosciamo questo: abbiamo dei ta-lenti, siamo “talentuosi” agli occhi di Dio.Perciò nessuno può ritenersi inutile, nessunopuò dirsi così povero da non poter donarequalcosa agli altri. Siamo eletti e benedetti daDio, che desidera colmarci dei suoi doni, piùdi quanto un papà e una mamma desiderinodare ai loro figli. E Dio, ai cui occhi nessunfiglio può essere scartato, affida a ciascunouna missione » 1.

Il primato spetta al dono della chiamata adessere « memoria vivente del modo di esisteree di agire di Gesù come verbo incarnato difronte al Padre e di fronte ai fratelli » 2.

1 FRANCESCO, Omelia in occasione della I Giornatamondiale dei poveri, Roma (19 novembre 2017).

2 GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. post-sinodale Vita conse-crata (25 marzo 1996), 22.

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Il mondo ha sempre più bisogno di perso-ne che per grazia di Dio si donano totalmente,« uomini e donne capaci di accettare l’inco-gnita della povertà, di essere attratti dalla sem-plicità e dall’umiltà, amanti della pace, immu-ni da compromessi, decisi all’abnegazione to-tale, liberi ed insieme obbedienti, spontanei etenaci, dolci e forti nella certezza della fede » 3.

I consacrati e le consacrate, abbracciandoil consiglio evangelico della povertà, sono me-moria vivente del Cristo povero per i poveri.Mentre testimoniano con la vita di aver trova-to la perla preziosa (Mt 13,45-46), scelgonodi condividere la sorte dei poveri, perché« la povertà evangelica è un valore in se stessa,in quanto richiama la prima delle Beatitudininell’imitazione di Cristo povero » 4.

99. I poveri ci spingono a scelte concrete,ad assumere, anche nei segni esteriori, unavita coerentemente semplice e sobria. Chia-mati a seguire Cristo povero andranno ricer-cate nuove forme per esprimere la gioia delVangelo, attraverso una più chiara testimo-nianza di povertà tanto personale, quantocomunitaria.

3 PAOLO VI, Es. Ap. Evangelica testificatio (29 giugno1971), 31.

4 GIOVANNI PAOLO II, Es. Ap. post-sinodale Vita conse-crata (25 marzo 1996), 90.

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Ancora oggi il Signore moltiplica per noi icinque pani e i due pesci (Gv 6,9), a partiredai doni che tanti fratelli mettono nelle no-stre mani per sfamare quanti sono nel biso-gno. Vivere la Provvidenza è saper accogliereciò che Dio invia per la nostra vita e aprire lemani per restituirlo ai poveri.

I beni e le opere ci sono affidati comedono di Dio provvidente, per il conseguimen-to della missione. Una loro corretta gestione,per la quale sono state offerte alcune indica-zioni, consente di vivere il consiglio evangeli-co della povertà e di essere fedeli ai carismidonati ai Fondatori e alle Fondatrici, a servi-zio della missione della Chiesa.

Il Magistero di Papa Francesco insiste so-vente nei suoi interventi che si dovrebbe par-lare meno di povertà e più di poveri. I poveri,allora, sono il principio che include tutti e cia-scuno, che segna le vie della missione; nellatensione per il Regno la Chiesa realizza se stes-sa e in essa è resa feconda la vita consacrata.

« Non dimentichiamo che per i discepolidi Cristo la povertà è anzitutto una vocazione aseguire Gesù povero. È un cammino dietro a Luie con Lui, un cammino che conduce allabeatitudine del Regno dei cieli (cf. Mt 5,3;Lc 6,20). Povertà significa un cuore umileche sa accogliere la propria condizione dicreatura limitata e peccatrice per superare la

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tentazione di onnipotenza, che illude di esse-re immortali. La povertà è un atteggiamentodel cuore che impedisce di pensare al dena-ro, alla carriera, al lusso come obiettivo di vitae condizione per la felicità. È la povertà, piut-tosto, che crea le condizioni per assumereliberamente le responsabilità personali e so-ciali, nonostante i propri limiti, confidandonella vicinanza di Dio e sostenuti dalla suagrazia. La povertà, così intesa, è il metro chepermette di valutare l’uso corretto dei benimateriali, e anche di vivere in modo nonegoistico e possessivo i legami e gli affetti » 5.

Approvato dal Santo Padrenell’Udienza del 12 dicembre 2017

Città del Vaticano, 6 gennaio 2018Solennità dell’Epifania del Signore

João Braz Card. de AvizPrefetto

✠ José Rodríguez Carballo, O.F.M.Arcivescovo Segretario

5 FRANCESCO, Messaggio per la I Giornata Mondiale deipoveri, Roma (13 giugno 2017), 4.

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I N D I C E

Introduzione . . . . . . . . . . . . 7

I. Memoria vivente del Cristo povero . . . 15

La povertà di Cristo, novità del Vangelo . 15

Verso “la carne di Cristo” . . . . . . 19

Economia dal volto umano . . . . . 23

L’economia è strumento dell’azione mis-sionaria della Chiesa . . . . . . . 26

Economia evangelica di condivisione e co-munione . . . . . . . . . . . 31

Formazione alla dimensione economica . 34

Urgenza di dare volti alla profezia . . . 38

II. Lo sguardo di Dio: Carisma e Missione . 41

Tensione verso il Regno futuro . . . . 41

Lo sguardo oltre: il discernimento . . . 44

La progettualità . . . . . . . . . 47

Carismi: la significatività ecclesiale . . . 49

Carismi: capacità di integrarsi . . . . . 53

III. Dimensione economica e missione . . . 59

La sostenibilità delle opere . . . . . 59

Il patrimonio stabile . . . . . . . . 64

Responsabilità, trasparenza e fiducia . . 69

L’Archivio . . . . . . . . . . . 73

I quattro principi di Evangelii gaudium . . 75

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IV. Indicazioni operative . . . . . . . . 81

Il governo dell’economia . . . . . . 85

L’Amministrazione e la gestione del patri-monio . . . . . . . . . . . . 97

Le relazioni nella Chiesa . . . . . . 121

Conclusione . . . . . . . . . . . . 127

Indice . . . . . . . . . . . . . . 131

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