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Consiglio Nazionale dei Geologi 16 luglio 2019

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Consiglio Nazionale dei Geologi

16 luglio 2019

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16-07-20194

Quotidiano

Ordine Nazionale Geologi

Rassegna del: 16/07/19 Edizione del:16/07/19 GAZZETTA DI REGGIO

Data 16-07-2019

Pagina 1 O

Foglio 1

<<Il lago di Santa Croce è pulito>> Ma attesa per le microplastiche

ALPAGO Legambiente promuove a pieni voti il lago di Santa Croce. Le analisi effettuate per la prima volta dai tecnici della «Goletta dei laghi» non hanno rilevato criticità, almeno per l'inquinamento microbiologico. Ma per conoscere i dati sulle microplastiche in acqua occorrerà aspettare. Il controllo (nella foto) ha riguardato le foci dei fiumi, i torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che si trovano lungo le rive del lago e che costituiscono i veicoli principali di contaminazione batterica di origine fecale dovuta all'insufficiente depurazione. Tutti e tre i punti monitorati dai tecnici di Legambiente, in prossimità delle aree balneazione e ldtesurf e presso la marina barche, sono risultati entro i limiti previsti dalla legge. «Siamo molto soddisfatti di questi dati - ha

commentato ieri Piero Decandia, direttore di Legambiente Veneto -positivi per un bacino a forte vocazione turistica come quello del Santa Croce. Il lago rappresenta un volano per l'economia territoriale». Si attendono ora i risultati sull'analisi della presenza di microplastiche in acqua. Quest'anno i tecnici della «Goletta dei laghi» si sono spinti fino a 50 metri di profondità e proveranno a cercare comunità microbiche sulle microplastiche rinvenute - la cosiddetta plastisfera, potenziale veicolo di elementi patogeni dannosi per l'ecosistema e per l'uomo - grazie alla collaborazione con l'Istituto di ricerca sulle acque del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

D.P.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ritaglio stampa ad uso esclusivo del destinatario, non riproducibile.

Brescia oggi

Microplastiche nel mirino 1 l Benaco è come il mare A partire dall'esordio del 2006la Goletta dei laghi ha 'potenziato la propria attività rilevando annualmente le diverse fonti di depauperamento degli ecosistemi lacustri partendo dagli gli scarichi non depurati ma senza dimenticare la cementificazione delle coste, la captazione delle acque, lo smaltimento abusivo dì rifiuti ein tempi relativamente recenti.' aggiungendo all'elenco anche 11nvasìone di una spaventosa quantità di plastica che anche in fiumi e laghi passa dalle forme visibili alla modalità micro, sminuzzandosi e fìnendo nella catena alimentare non sol tanto nei mari e negli oceani. E così, per il quarto anno

consecutivo, grazie alla col labor azione con l'Enea, i tecnici della campagna hanno

Ieri. mattina la presentazione

messo sotto la lente anche la presenza di microplastiche nelle acque del Garda, focalizzando in particolare il «contributo» alla produzione che deriva dagli 1mp1antì dì trattamento de Ile acque reflue. Owero i sottoprodotti dei depuratori.

Nel2018ìl Benacoaveva fatto registrare una densità media di oltre 36mìla particelle dì microplastiche per chi lometro quadrato, mentre per quanto

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riguarda i risultati dì quest'ultima campagna sarà in necessario attendere qualche mese ancora. I prelievi per registrare la presenza dei materiali di sintesi ridotti a particelle piccole e piccolissime sono stati condotti fino a 50 metri di profondità, mentre la r ìcerca dì comunità microbiche sulle mìcroplastiche rinvenute, la cosiddetta «p lastìsfer a». potenziale veicolo dì elementi patogeni dannosi per l'ecosistema e per l'uomo, è stata condotta ìn collaborazione con l'Istituto dì rìce;ca sulle acque de I Consiglio nazionale delle ricerche (lrsa-Cnr).

INFINE la situazione del «beach li tter», owero dei rifiuti spiaggiati. In questi giorni è stata ripulita un'area dì circa mille metri quadri sulla spiaggia della Riva Grande. a Toscolano Maderno. I risultati? Gli scarti più rappresentati sono stati, manco a dirlo, ì frammenti dì plastica (sono s tatì raccolti 157 pezzi della grandezza tra 2,5 e 50 centimetri). poi carte di caramelle (109) e mozziconi dì sigarette(68). Tra le altre cose, sono statiritrovati anche 2 ciucci per bimbi,un casco da moto,? lamette dabarba e una lampadina. L.SC.AR.

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La trasparenza può attendere Il Freedorn of irfforrnation act aveva aperto la porta all'accesso ai dati a fini

di ,narketing e profilazione. lt!a a tre anni dal decreto Foia i risultati sono nulli

DI MARINO LoNGON1

[email protected]

Il decreto legislativo sulla trasparenza amministrativa (Foia, Freedom of information act, del 2016)è stato celebrato come una gran

de conquista dei cittadini, che finalmente potranno avere accesso a tutti (o quasi) i loro dati in possesso dellapubblica amministrazione. Uobiettivoera quello di cambiare la filosofia difondo dell'accesso alle informazionidetenute dalla pubblica amministrazione, consentendo a ciascuno di entrarne in possesso, indipendentemente dal motivo per il quale l'accesso èrichiesto, salvo ovviamente una seriedi eccezioni che continuano a giustificare la riservatezza di una serie di informazioni, come per esempio quellerilevanti per la sicurezza pubblica, ladifesa nazionale, le relazioni internazionali, la conduzione delle indaginiecc. Avrebbe potuto essere una rivoluzione per le imprese che gestisconobig data o le grandi società di marketing. Il Foia avrebbe dovuto renderepossibile l'accesso a dati che, opportunamente elaborati, possono avere unvalore enorme per chi fa profilazioneclienti, analisi di mercato, marketingecc.

Ma i risultati concreti sono stati pressoché nulli.

La possibilità di distribuzione e di utilizzo dei dati in mano pubblica non ha dato i suoi frutti a causa di una complessità (o meglio, confusione) normativa che impedisce a imprese e cittadini di sfruttare le potenzialità delle norme che dovrebbero garantire la trasparenza. Il problema di fondo è che sembra quasi ci sia una guerra non dichiarata tra Garante privacy e Autorità anticorruzione, da una pai·te, e ministero della funzione pubblica dall'altra. Uinterpretazione del

F o i a , s o -

s t e n u t a dalle due

authorities, è estremamente

limitativa: di fatto, secondo loro, con

le nuove norme non si aggiungerebbe nulla al dirit

to di accesso già garantito dalle norme precedenti. Una posizione di rigida tutela dei diritti individuali. Al contrario la Funzione pubblica ha sempre cercato, con provvedimenti amministrativi, di ampliare il più possibile gli spazi di trasparenza. Il Foia, come interpretato dal ministero, servirebbe a redistribuire i dati in funzione anche di impulso del mercato, ma la complessità n01-mativa ha finora impedito ogni effetto positivo. In effetti ci si trova di fronte a un caso di opacità per surplus (teorico) di trasparenza. Ci sono almeno dieci possibilità, come si spiega nell'inchiesta pubblicata su questo numero di ItaliaOggi Sette, che consentirebbero l'accesso agli atti in possesso della pubblica amministrazione, ma l'astrattezza e la complessità delle norme sono tali che, per individuare la regola applicabile al caso concreto, è quasi sempre necessario rivolgersi a un giudice, anche perché le pubbliche amministrazioni, di fronte alla richiesta di dati, di solito fanno resistenza. Inoltre i pareri del Garante relativi a procedimenti

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16 Lug 2019

Effetto sblocca-cantieri sui microappalti:sparito un terzo dei bandi sotto 150mila euroMauro Salerno

Effetto-Sblocca cantieri sui piccoli appalti. Sono bastate poche settimane di applicazione dellenuove regole che consentono l'affidamento diretto dei lavori fino a 150mila euro per far spariredal mercato oltre un terzo dei bandi relativi all'assegnazione dei micro-cantieri . A certificare idati è l

Il dato più rilevante, tra i molti contenuti nell'osservatorio, è proprio quello sui micro appalti. Ibandi per l'assegnazione di commesse sotto i 150mila euro a giugno 2019 sono scesi a quota 533per un controvalore di 34 milioni. Due numeri che la dicono lunga sull'effetto dell'entrata invigore delle nuove regole che - dal 19 aprile fino a 200mila euro e poi dal 18 giugno fino a 150mila euro - consentono ai funzionari pubblici di assegnare questo tipo di commessedirettamente, in via fiduciaria, salvo dimostrare di aver consultato almeno tre preventivi (sedisponibili). Rispetto a giugno dell'anno scorso - quando il Cresme aveva contato 845 avvisi inquesta fascia - il numero dei bandi è crollato del 36,9% portando nella "zona grigia" degli appaltiche possono fare a meno delle più severe regole di pubblicità contratti per un importo di 21milioni, pari a un calo del 38,4% (in termini assoluti si scende da 55 a 24 milioni).

E dire che giugno non è stato un mese debole per il mercato dei bandi, anzi.

Interessante andare a vedere altri aspetti dentro i numeri dell'Osservatorio Cresme, residisponibili ieri in esclusiva al Sole 24 Ore. Il boom registrato nella prima parte dell'anno statocosì forte che il dato del primo semestre l 2019 assorbe tutti gli stop & go delle ultime settimanee resta largamente al di sopra dell'equivalente periodo del 2018: +36,3%.

Tornando al dato di giugno, nel mercato dei lavori pubblici tradizionali (al netto cioè diconcessioni, del project financing e del partenariato pubblico-privato) l'effetto sblocca-cantierisi è sentito eccome. I bandi sono diminuiti del 9,6% (1.573 contro 1.741) mentre gli importi sonocrollati di oltre un terzo, scendendo da 3,9 a 2,6 miliardi (-33,7 per cento).

A subire una pesante frenata sono stati soprattutto gli appalti integrati, dove al contrario ci siaspettava un boom di pubblicazioni grazie alla scelta dello Sblocca-cantieri di congelare fino al2020 l'obbligo di bandire le gare su progetto esecutivo. Invece è accaduto tutto il contrario. Ilnumero di bandi di progetto e lavori si è dimezzato passando da 50 a 26 avvisi, mentre gliimporti sono crollati del 77,5% da 1,65 miliardi a 370 milioni. Segno evidente che leamministrazioni non si fidano della "liberalizzazione" a metà sancita dal decreto che - per unevidente errore - ha cancellato solo un parte dei divieti previsti dal codice appalti, lasciando inpiedi le norme che obbligano a bandire le gare su progetto esecutivo. Come era facile prevedere- di fronte all'incertezza - le amministrazioni su questo fronte hanno tirato i remi in barca.

P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved

16 Lug 2019

Appalti, Toninelli apre la consultazione sulnuovo regolamento unico al codiceMauro Salerno

È partita ieri, sul sito del ministero delle Infrastrutture, la consultazione pubblica sulla stesuradel Regolamento di attuazione del Codice dei contratti pubblici. Dopo quella partita ad agosto2018 (rimastaaperta fino al 10 settembre scorso) sulla riforma al codice poi sfociata nellecorrezioni apportate con il decreto Sblocca-cantieri e nella legge delega che ancora attende diessere esaminata dal Parlamento, è ora la volta del nuovo regolamento unico chiamato amandare in pensione la soft law dell'Autorità Anticorruzione.

La consultazione, a cui si può accedere da questo link al sito del ministero delle Infrastrutture,rimarrà aperta fino al 2 settembre 2019. Per inviare i contributi è necessario registrarsi «IlMinistero delle Infrastrutture - si legge nella nota che annuncia l'avvio della consultazione -ritiene fondamentale garantire la massima partecipazione di tutti gli attori interessati, ognunocon le sue specificità (istituzioni, associazioni di categoria e operatori del settore)».

I risultati della consultazione verranno utilizzati dal gruppo di lavoro, coordinato dall'Ufficiolegislativo del Ministero, «nella stesura di questo importante documento di attuazione delCodice dei contratti pubblici».

La consultazione pubblica, segnala ancora il Mit, è per sua natura ampia e rivolta a tutti glistakeholder. «In questo specifico caso - spiega il ministero - , si è ritenuto di prevedere pagine diaccesso distinte in considerazione dei soggetti partecipanti, ossia: a) istituzioni; b) associazioni di categoria; c) operatori del settore».

La consultazione ha per oggetto una serie di temi mirati relativi alle materie che dovrannoessere trattate dal regolamento.

Dunque si tratta di:a) nomina, ruolo e compiti del responsabile del procedimento;b) progettazione di lavori, servizi e forniture e verifica del progetto;c) sistema di qualificazione e requisiti degli esecutori di lavori e dei contraenti generali;d) procedure di affidamento e realizzazione dei contratti di lavori, servizi e forniture di importoinferiore alle soglie comunitarie;e) direzione dei lavori e dell'esecuzione;f) esecuzione dei contratti di lavori, servizi e forniture, contabilità, sospensioni e penali;g) collaudo e verifica di conformità;h) affidamento dei servizi attinenti all'architettura e all'ingegneria e relativi requisiti deglioperatori economici;i) lavori riguardanti i beni culturali.

I partecipanti alla consultazione potranno inserire un solo contributo per ciascun tema inconsultazione, accedendo in via esclusiva ai contributi inseriti, con la possibilità di visualizzarli,

modificarli o eliminarli. Gli interventi, infatti, non saranno visibili a tutti i partecipanti registratima solamente ai rispettivi autori.

Ulteriori informazioni sulla consultazione e sulle modalità di partecipazione sono disponibili aquesto indirizzo.

P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved

16 Lug 2019

Offerta troppo bassa, arrivano i chiarimentidel Mit per il calcolo della soglia di anomaliaAlberto Barbiero

Le stazioni appaltanti devono rilevare le offerte anormalmente basse nelle gare con il minorprezzo applicando le due nuove formule introdotte nel codice dei contratti pubblici dalla legge55/2019, potendo ora contare suun'interpretazione risolutiva del Mit sulla maggiore criticitàoperativa.

Le sequenze di calcolo Le amministrazioni devono applicare le sequenze di calcolo definite dai nuovi commi 2 e 2-bisdell'articolo 97 del Dlgs 50/2016, avendo ora un quadro certo, grazie a un parere del Ministerodelle infrastrutture sull'applicazione di una formula decrementale che aveva determinatointerpretazioni contrastanti.Le due disposizioni prevedono un sistema di calcolo per la rilevazione delle offerteanormalmente basso differenziato, a seconda che alla gara siano ammesse offerte in numeropari o superiore a quindici (comma 2) oppure in numero inferiore a tale soglia (comma 2-bis). Idue percorsi non devono invece essere effettuati quando alla gara siano ammesse offerte innumero inferiore a cinque.In entrambe i casi la stazione appaltante deve applicare un algoritmo dettagliatamente descrittodalle nuove norme, che per le gare con più di quindici offerte conduce al calcolo di una soglia-base e al decremento della stessa , mentre nelle gare con meno di quindici offerte porta alladeterminazione di una soglia che può essere assoggettata a due metodologie di calcolocorrettivo, qualora il rapporto che la definisce sia inferiore o superiore a un certo indicatore. L'individuazione delle offerte anormalmente basse a seguito dell'applicazione dei due sistemi dicalcolo comporta l'applicazione del meccanismo di esclusione automatica regolato dal comma 8dello stesso articolo 97 del Dlgs 50/2016, a condizione, tuttavia, che l'appalto sia di valoreinferiore alle soglie Ue e non sia stato qualificato dalla stazione appaltante come di rilevanzatransfrontaliera nonché che il numero delle offerte ammesse sia pari o superiore a dieci.

Difficoltà applicativa Nella sequenza di operazioni definita dal comma 2, il nuovo dato normativo ha tuttaviaevidenziato una difficoltà applicativa, a causa di una formulazione eccessivamente sintetica diuna parte descrittiva dell'algoritmo. La lettera d) della disposizione, infatti, stabilisce che lasoglia calcolata deve essere decrementata di un valore percentuale pari al prodotto delle primedue cifre dopo la virgola della somma dei ribassi effettuata nella prima operazione, applicatoallo scarto medio aritmetico definito nel secondo passaggio della sequenza.A fronte della difficile interpretazione sul prodotto delle due cifre dopo la virgola della sommadei ribassi, la Regione Toscana ha chiesto un chiarimento al Mit, che lo ha reso chiarendo chenell'algoritmo il decremento deve essere calcolato considerando il prodotto derivante dallamoltiplicazione del primo decimale dopo la virola della somma dei ribassi con il secondo.L'interpretazione è stata resa nota dal soggetto aggregatore gestore della piattaforma telematica

Start, con un comunicato inviato martedì scorso alle stazioni appaltanti e agli operatorieconomici iscritti, con il quale è stata ufficializzata l'interpretazione resa dagli uffici delministero.Il Mit ha infatti evidenziato che l'algoritmo da utilizzare per implementare quanto dispostodall'articolo 97, comma 2 del codice è il seguente:

Sa = M + S x[1-(c1xc2/100)]

dove

Sa = soglia di anomalia

M = media aritmetica calcolata come descritto alla lettera a) dell'articolo 97, comma 2 S = scarto medioaritmetico

c1 = primo decimale dopo la virgola della somma dei ribassi

c2 = secondo decimale dopo la virgola della somma dei ribassi.

P.I. 00777910159 - Copyright Il Sole 24 Ore - All rights reserved

Incontro Salvini-parti sociali: RPT al tavolo istituzionale su flat tax e politiche per la crescita 16/07/2019

La Rete Professioni Tecniche, rappresentata dal Coordinatore Nazionale,

Ing. Armando Zambrano, ha preso parte al tavolo istituzionale tra Governo e

parti sociali su invito del Vicepremier Matteo Salvini.

La RPT ha accolto con favore l'invito del Ministro ed ha sostenuto con forza le

posizioni dei professionisti tecnici, da tempo pubbliche, su flat tax, equo

compenso e sussidiarietà. La Rete auspica che dal lavoro di questa mattinata

possano davvero scaturire norme utili, come annunciato, su iniziativa del

Governo.

In particolare la RPT ha evidenziato gli effetti collaterali che la flat tax ha sugli

studi professionali e sulle società tra professionisti, favorendo la divisione ed

annullando quindi gli sforzi messi in campo in questi anni per giungere a

formule di collaborazione strutturata tra liberi professionisti. Ancora, i

professionisti tecnici hanno sottolineato l'urgenza di dare effettivo compimento

alle norme di principio sull'equo compenso allo scopo di dare piena tutela al

lavoro di ogni libero professionista, ed in particolare dei più giovani. In ultimo,

si è ancora una volta rinnovata la disponibilità dei professionisti a farsi carico di

determinati atti della pubblica amministrazione, ed a questo proposito si è

chiesto di dare attuazione alle disposizioni in materia di sussidiarietà approvate

con la legge 81/2017 che possono senz'altro alleggerire e semplificare le

procedure ed accorciare i tempi di risposta della PA ai cittadini ed alle imprese.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

© Riproduzione riservata

ANAC: Pubblicazione del bilancio arboreo nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti 16/07/2019

L’ANAC (Autorità Nazionale AntiCorruzione) con la delibera n. 193 del 13 marzo

2019 avente ad oggetto “Obbligo di pubblicazione del bilancio arboreo ai sensi

dell’art. 3-bis della legge 29 gennaio 1992, n. 113 da parte dei comuni con

popolazione superiore a 15.000 abitanti” ha deliberato:

di ritenere che sussiste per i comuni con popolazione superiore a 15.000

abitanti tenuti ad osservare le disposizioni contenute nella legge 29

gennaio 1992, n. 113 «Obbligo per il comune di residenza di porre a

dimora un albero per ogni neonato, a seguito della registrazione

anagrafica», come modificata dalla legge 14 gennaio 2013, n. 10, l’obbligo

di assicurare la conoscibilità del bilancio arboreo attraverso la sua

pubblicazione nella sezione “Amministrazione trasparente” del sito

istituzionale, sottosezione “Informazioni ambientali” di cui all’art. 40, co. 2,

d.lgs. 33/2013.

di precisare che ai casi di violazione dell’obbligo di pubblicare il bilancio

arboreo si applicano le previsioni contenute agli artt. 45, co. 4, e 46 del

decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 «Riordino della disciplina

riguardante il diritto di accesso civico e gli obblighi di pubblicità,

trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche

amministrazioni»;

che la vigilanza sul rispetto dell’obbligo di pubblicazione del bilancio

arboreo è esercitato dall’Autorità ai sensi nel «Regolamento sull’esercizio

dell’attività di vigilanza sul rispetto degli obblighi di pubblicazione di cui al

decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33», adottato in data 29 marzo

2017.

In allegato la delibera ANAC n. 193 del 13 marzo 2019.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

© Riproduzione riservata

Documenti Allegati

Delibera ANAC 13 marzo 2019, n. 193

Trentino Alto-Adige: Nuova legge per una semplificazione negli appalti pubblici 16/07/2019

Sul supplemento n. 3 al Bollettino Ufficiale della Regione Trentino Alto-Adige n.

28 dell’11 luglio 2019 è stata pubblicata la legge 9 luglio 2019, n. 3 del 9

recante "Semplificazioni negli appalti pubblici". La legge entrerà in vigore il 26

luglio prossimo e mira a una riduzione della offrendo maggiori spazi di

manovra alle pubbliche amministrazioni. La nuova legge stabilisce che gli enti

pubblici possano ora conferire incarichi per lavori pubblici, forniture e servizi,

per valori compresi fra 40.000 e 150.000 euro tramite affidamento diretto,

previa consultazione di tre operatori del mercato. Tale affidamento diretto era

sinora possibile solo per incarichi di importo inferiore a 40.000 euro.

Qui di seguito vengono illustrate le principali novità:

Art. 1: viene esteso l’ambito di applicazione della legge provinciale ai settori

speciali e alle concessioni con riferimento sia alle disposizioni organizzative che

agli obblighi di pubblicità.

Art. 5: nel comma 2 dell`art. 8 della legge provinciale n. 16/2015, vengono

soppresse le parole “e forniture” e “o della fornitura”, in quanto non sono

pertinenti in riferimento alla progettazione;

Art. 6: cade la necessità di verifica e validazione per la progettazione di opere di

importo inferiore a un milione di euro; viene così semplificata la procedura per

le opere minori.

Art. 7: la modifica è intervenuta sul primo comma dell`articolo 17 legge

provinciale n. 16/2015 chiarendo la portata della norma: all’espressione

”prestazioni professionali connesse con la progettazione ed esecuzione di

opere pubbliche” è stata sostituita quella maggiormente precisa di “servizi

attinenti all’architettura e all’ingegneria e dei servizi ad essi connessi”.

Art. 8: Con la modifica del comma 5 dell’articolo 18 della legge provinciale n.

16/2015, nell’ambito dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria e dei

servizi ad essi connessi, è stato soppresso l’obbligo di valutare le referenze di

servizi prestati oltre dieci anni prima in modo automatico con l’applicazione del

coefficiente minore di 1.

Con la modifica del comma 6 dell’articolo 18 della legge provinciale n. 16/2015,

nell’ambito dei servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria e dei servizi ad

essi connessi, è stato specificato che le stazioni appaltanti hanno facoltà di

limitare il numero di pagine della relazione tecnica illustrativa, fermo restando

il limite massimo delle 10 pagine in formato A4 o 5 in formato A3.

Con la modifica del comma 7 dell’articolo 18 della legge provinciale n. 16/2015,

è stato sostituito un elenco di servizi con una definizione più generale

ampliando così l’ambito di applicazione della norma a tutti i servizi attinenti

all’architettura e all’ingegneria e ai servizi ad essi connessi.

Art. 9: in riferimento alle consultazioni preliminari di mercato, le parole

“operatori economici” sono sostituite dalle parole “partecipanti al mercato”:

vengono così ricomprese anche le associazioni di categoria e i portatori di

interessi diffusi.

Art. 10: viene precisata la necessità di dare conto, nel primo atto della

procedura e con adeguata motivazione, della sussistenza delle circostanze che

consentono di optare per la procedura negoziata senza previa pubblicazione

del bando. Vengono inoltre fissati i criteri che devono ispirare le stazioni

appaltanti nell’individuazione degli operatori economici da invitare alla

procedura. La verifica del possesso dei requisiti segue il criterio dell’importo del

contratto affidato: ciò significa che la verifica va effettuata secondo le modalità

prescritte per le procedure di valore corrispondente.

Art. 11: vengono ridefinite le varie soglie e il numero di operatori da invitare per

affidamento diretto e proceduta negoziata.

In estrema sintesi: affidamento diretto per l'infra 40.000 euro; da 40.000 fino a

(sotto) 150.000 affidamento diretto, previa consultazione di tre operatori

economici; per lavori di importo da 150.000 fino (sotto) a 500.000 procedura

negoziata con invito di almeno 5 operatori economici; per lavori da 500.000

fino al (sotto) 1 milione procedura negoziata con invito di 10 operatori

economici; per lavori da 1 milione fino (sotto) i 2 milioni procedura negoziata

con invito di almeno 12 operatori economici; per servizi e forniture (non per

architettura ed ingegneria) da 150.000 e fino alla soglia europea procedura

negoziata con almeno 5 inviti.

Art. 12: l’art. 23 bis della legge provinciale n. 17/1993 (differimento dei controlli

soltanto in capo all’aggiudicatario) viene trasfuso nella legge provinciale n.

16/2015 (commi 2, 3 e 4 dell’art. 27). Al solo fine di semplificazione dei controlli,

ma senza menomare la tutela dei lavori che rimane garantita, viene introdotta

una ulteriore semplificazione: la stazione appaltante richiederà al solo

aggiudicatario l’indicazione del costo della manodopera e del personale nonché

gli oneri di sicurezza aziendale. Viene inoltre precisato il fatto che gli operatori

economici provvedono a tenere aggiornate le loro dichiarazioni nell’elenco, che

dovranno in ogni caso essere rinnovate ogni dodici mesi dall’ultimo

aggiornamento.

Il comma 3 dell’articolo 12 legge provinciale n. 16/2015 esplicita le conseguenze

di legge che derivano dalla mancata comprova dei requisiti di ordine generale e

speciale: la stazione appaltante revoca il provvedimento di aggiudicazione,

esclude il concorrente, escute la garanzia provvisoria, ove richiesta, segnala il

fatto alle autorità competenti e scorre la graduatoria.

Sempre il citato comma 3 precisa che in caso di esclusione dell’operatore

economico esonerato dal presentare la garanzia provvisoria oppure legittimato

a presentare una garanzia provvisoria per un importo ridotto, questi sarà

comunque obbligato al pagamento di una somma il cui importo è specificato

nell’articolo in commento.

Ancora il citato comma 3 specifica che sono ammissibili provvedimenti espulsivi

in qualsiasi fase della procedura determinati da falsa dichiarazione

dell’operatore economico o per mancata stipula del contratto imputabile

all’operatore economico.

Altra importante novità è il fatto che i nominativi dei subappaltatori vengono

richiesti esclusivamente in fase di esecuzione del contratto.

Art. 13: al fine di garantire la massima partecipazione dei concorrenti, il

legislatore provinciale ha precisato la soccorribilità del vizio relativo alla omessa

sottoscrizione dell’offerta tecnica ed economica.

Art. 14: viene modificato l’art. 32 della legge provinciale n. 16/2015

introducendo ulteriori semplificazioni: ora si prevede che la presentazione delle

domande di abilitazione ai bandi del MEPAB o del sistema dinamico di

acquisizione o delle domande di iscrizione ad Albi o Elenchi vale quale

dichiarazione, da parte dell’operatore economico, del possesso dei requisiti di

partecipazione richiesti.

Inoltre, viene introdotta un’altra notevole semplificazione amministrativa, in

quanto per affidamenti fino ad un importo di 150.000 euro effettuati

utilizzando gli strumenti elettronici, le stazioni appaltanti non saranno più

tenute ad effettuare la verifica dei requisiti di partecipazione; sarà l’ACP a

occuparsene a livello centrale, controllando e a campione l’elenco telematico

degli operatori economici ed il MEPAB.

In caso di esito negativo dei controlli, a qualunque titolo svolti, la stazione

appaltante risolve il contratto in danno, escute la garanzia definitiva e segnala il

fatto alle autorità competenti.

Il mancato possesso dei requisiti in capo al subappaltatore comporta la revoca

dell’autorizzazione del relativo subappalto e la segnalazione del fatto alle

autorità competenti.

Diversa l’ipotesi in cui la stazione appaltante effettui affidamenti inferiori a

40.000 euro senza utilizzare gli strumenti elettronici: in questo caso effettuerà i

controlli a campione solo sul 6 per cento degli affidamenti e potrà beneficiare

delle semplificazioni procedurali che verranno determinate dalla Giunta

provinciale con linea guida vincolante.

Art. 15: vengono introdotte delle semplificazioni con riferimento alla nomina

della commissione di valutazione. In particolare, può non essere nominata la

commissione di valutazione, qualora la valutazione tecnica debba essere

effettuata su criteri esclusivamente tabellari.

Altra importante novità è l’eliminazione dell’obbligatorietà del sorteggio dei

membri della commissione anche per le gare sopra soglia europea. Il RUP

selezionerà comunque i membri della commissione nel rispetto dei principi di

rotazione, libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione,

trasparenza e proporzionalità, tenendo conto delle relative esperienze

professionali.

Art. 16: viene introdotta la facolta’ di derogare all’obbligo di rispettare i CAM per

motivate ragioni tecniche o di mercato, che devono essere indicate in apposita

relazione redatta dal RUP con il supporto del progettista o verificatore, ove

presenti.

Art. 17: al fine di sgravare da oneri inutili gli operatori economici, viene

precisato che per gli affidamenti diretti di importo inferiore ai 40.000 euro non

è necessaria la garanzia per l’esecuzione del contratto.

Art. 18: nell’ottica della semplificazione amministrativa, viene introdotta la

seguente novità: Per i contratti pubblici di lavori di importo fino a un milione di

euro e per forniture e servizi sotto la soglia UE non viene operata sull’importo

netto progressivo la ritenuta dello 0,50 per cento a garanzia dei versamenti agli

enti previdenziali ed assicurativi, compresa la cassa edile.

Altra importante novità in ottica semplificativa è la nuova previsione che limita

l’anticipazione del prezzo pari al 20 per cento ai soli affidamenti di lavori,

nonché di servizi e forniture ad esecuzione istantanea. La legge provinciale

3/2019 ha riscritto il comma 3 dell’art. 49 della legge provinciale n. 16/2015,

stabilendo che i pagamenti per stati di avanzamento avvengono mensilmente e

vengono corrisposti in forma di acconto.

In allegato il testo integrale della legge regionale n. 3/2019 e della legge

regionale n. 16/2015.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Documenti Allegati

Legge Provincia di Bolzano 9 luglio 2019, n. 3

Legge Provincia di Bolzano 17 dicembre 2015, n. 16

Codice della strada: ecco le modifiche all’esame del Parlamento 15/07/2019

È stato approvato dalla Commissione Trasporti della Camera, in prima lettura, il disegno di legge di modifica del Codice della Strada.

Tante le novità che, con il sostegno e l’approvazione del Governo, sono state inserite nel testo base, con l’obiettivo di migliorare il trasporto di persone e aumentare la sicurezza, soprattutto dei soggetti vulnerabili.

In particolare, sono state previste zone a traffico limitato o aree pedonali davanti le scuole, almeno negli orari di ingresso e di uscita degli alunni; è previsto il raddoppio delle sanzioni per chi occupa un parcheggio dei disabili senza averne facoltà, oltre all’obbligo di installazione di cinture di sicurezza sugli scuolabus, e l’inasprimento delle multe per chi non rispetta i segnali di stop ai passaggi a livello, oltre ad un aumento delle sanzioni per chi usa il cellulare alla guida.

Diverse anche le novità inserite in Parlamento per incentivare la mobilità ciclistica e personale: si prevede la circolazione in autostrada di moto elettriche, al momento escluse e per la biciclette viene inserita la casa avanzata in prossimità dei semafori e l’obbligo del rispetto di distanza laterale dalle bici in fase di sorpasso.

Con l’ok del Governo sono state introdotte anche norme di semplificazione: si permetterà, in caso di deterioramento della targa, di restituirla ed avere un duplicato, senza dover affrontare le più onerose spese di re-immatricolazione; e si allunga da sei mesi a un anno la validità del foglio rosa, così da poter sostenere fino a tre prove di esame per la patente.

Oggi in Aula la discussione generale del testo unificato delle proposte di legge: Modifiche al codice della strada che, dopo il via libera della Camera dovrà essere inviato all’approvazione del Senato.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Scuole Centro Italia, dal Miur 120

milioni per la messa in sicurezza di Alessandra Marra

Gli enti locali delle Regioni colpite dal sisma 2016 avranno tempo fino al 10 settembre

2019 per candidarsi

Foto: Brian Guest ©123RF.com

16/07/2019 – In arrivo 120 milioni di euro alle Regioni del Centro Italia colpite dal sisma

del 2016 e 2017 per la messa in sicurezza delle scuole, l’adeguamento sismico e/o la

nuova costruzione di edifici.

A prevederlo il bando pubblicato dal Ministero dell’Istruzione (Miur) per gli enti locali di

Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.

Scuole Centro Italia: cosa prevede il bando

Potranno presentare richiesta di finanziamento tutti gli enti locali proprietari di edifici

pubblici adibiti ad uso scolastico statale di ogni ordine e grado, appartenenti alle

Regioni interessate e ricadenti nelle zone sismiche 1 e 2. Ogni ente locale potrà

presentare la propria candidatura per uno o più edifici scolastici di cui è proprietario.

I Comuni e/o unioni di comuni possono chiedere, per ogni intervento, un contributo

massimo di 3.000.000 euro mentre le Province e/o le Città metropolitane possono

chiedere, per ciascun intervento, un contributo massimo di 5.000.000 euro.

I criteri di valutazione delle candidature sono essenzialmente: la vetustà degli edifici

scolastici, la sismicità della zona in cui sono situati, la mancanza dell’agibilità, eventuali

provvedimenti oppure ordinanze di chiusura degli edifici stessi ed eventuali quote di

cofinanziamento.

Messa in sicurezza scuole: come candidarsi

Gli enti locali interessati dovranno inviare la propria candidatura tramite la relativa

piattaforma informativa, entro le ore 15.00 del giorno 10 settembre 2019.

Nella candidatura, ogni ente locale dovrà inserire i dati dell’edificio, tra cui:

- la tipologia di intervento;

- il livello di progettazione;

- l’anno di costruzione dell’edificio scolastico;

- l’indicazione della zona sismica;

- l’eventuale quota di cofinanziamento del progetto a carico dell’ente.

L’assegnazione delle risorse, a seguito dell’approvazione delle graduatorie, sarà

effettuata con successivo in cui saranno definite anche le modalità di rendicontazione e

di monitoraggio degli interventi.

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EQUO COMPENSO: Zambrano incontra

Salvini

Redazione INGENIO - 15/07/2019

INCONTRO SALVINI-PARTI SOCIALI: RPT AL TAVOLO ISTITUZIONALE SU FLAT TAX E

POLITICHE PER LA CRESCITA

La Rete Professioni Tecniche, rappresentata dal Coordinatore Nazionale, Ing. Armando

Zambrano, ha preso parte al tavolo istituzionale tra Governo e parti sociali su invito del

Vicepremier Matteo Salvini.

La RPT ha accolto con favore l'invito del Ministro ed ha sostenuto con forza le posizioni dei

professionisti tecnici, da tempo pubbliche, su flat tax, equo compenso e sussidiarietà.

La Rete auspica che dal lavoro di questa mattinata possano davvero scaturire norme utili,

come annunciato, su iniziativa del Governo.

In particolare la RPT ha evidenziato gli effetti collaterali che la flat tax ha sugli studi

professionali e sulle società tra professionisti, favorendo la divisione ed annullando quindi

gli sforzi messi in campo in questi anni per giungere a formule di collaborazione

strutturata tra liberi professionisti.

Ancora, i professionisti tecnici hanno sottolineato l'urgenza di dare effettivo compimento

alle norme di principio sull'equo compenso allo scopo di dare piena tutela al lavoro di ogni

libero professionista, ed in particolare dei più giovani.

In ultimo, si è ancora una volta rinnovata la disponibilità dei professionisti a farsi carico di

determinati atti della pubblica amministrazione, ed a questo proposito si è chiesto di dare

attuazione alle disposizioni in materia di sussidiarietà approvate con la legge 81/2017 che

possono senz'altro alleggerire e semplificare le procedure ed accorciare i tempi di risposta

della PA ai cittadini ed alle imprese.

Prevenzione incendi per progettazione e

costruzione di grandi strutture turistiche

all’aria aperta: nuovo decreto

Peppucci Matteo - Collaboratore INGENIO 15/07/2019

Il decreto del 2 luglio 2019 del Ministero dell'Interno, pubblicato in Gazzetta Ufficiale,

apporta modifiche al decreto 28 febbraio 2014 in materia di regola tecnica di prevenzione

incendi per la progettazione, la costruzione e l'esercizio delle strutture turistico-ricettive in

aria aperta (campeggi, villaggi turistici, ecc.) con capacità ricettiva superiore a 400 persone.

Decreto immediatamente in vigore

Importanti novità nel campo della prevenzione e progettazione antincendio: è stato

infatti pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale n.162 del 12 luglio scorso, il decreto del

Ministero dell'Interno del 2 luglio 2019 che apporta sostanziali modifiche al decreto

ministeriale del 28 febbraio 2014 in materia di regola tecnica di prevenzione incendi per

la progettazione, la costruzione e l'esercizio delle strutture turistico-ricettive in aria

aperta(campeggi, villaggi turistici, ecc.) con capacità ricettiva superiore a 400

persone. Le modifiche sono già in vigore (dal 13 luglio 2019).

Le modifiche sono contenute nell'Allegato 1 al decreto, che sostituisce integralmente

l'allegato 1 del precedente decreto.

NB - l'art.3 specifica che per le attività in regola con gli adempimenti previsti dal

decreto del Ministro dell'interno del 28 febbraio 2014 ovvero che abbiano pianificato

interventi di adeguamento alle disposizioni contenute nel citato decreto, il presente

decreto non comporta adempimenti.

Lunedì 15 Luglio 2019

Equo compenso, flat tax e sussidiarietà: incontro Salvini

Equo compenso, flat tax e sussidiarietà: incontro Salvini - Rete Professioni TecnicheLa RPT ha evidenziato gli effetti collaterali che la flat tax ha sugli studi professionali e sullesocietà tra professionisti, e sottolineato l'urgenza di dare effettivo compimento alle normedi principio sull'equo compensoLa Rete Professioni Tecniche, rappresentata dal Coordinatore Nazionale, Ing. ArmandoZambrano, ha preso parte al tavolo istituzionale tra Governo e parti sociali su invito delVicepremier Matteo Salvini. La RPT ha accolto con favore l'invito del Ministro ed hasostenuto con forza le posizioni dei professionisti tecnici, da tempo pubbliche, su flat tax,equo compenso e sussidiarietà. La Rete auspica che dal lavoro di questa mattinata possanodavvero scaturire norme utili, come annunciato, su iniziativa del Governo.

In particolare la RPT ha evidenziato gli effetti collaterali che la flat tax ha sugli studiprofessionali e sulle società tra professionisti, favorendo la divisione ed annullando quindigli sforzi messi in campo in questi anni per giungere a formule di collaborazione strutturatatra liberi professionisti. Ancora, i professionisti tecnici hanno sottolineato l'urgenza di dareeffettivo compimento alle norme di principio sull'equo compenso allo scopo di dare pienatutela al lavoro di ogni libero professionista, ed in particolare dei più giovani. In ultimo, si èancora una volta rinnovata la disponibilità dei professionisti a farsi carico di determinati attidella pubblica amministrazione, ed a questo proposito si è chiesto di dare attuazione alledisposizioni in materia di sussidiarietà approvate con la legge 81/2017 che possonosenz'altro alleggerire e semplificare le procedure ed accorciare i tempi di risposta della PAai cittadini ed alle imprese.

Lunedì 15 Luglio 2019

nuova legge con le semplificazioni negli appalti pubblici

Alto Adige: nuova legge con le semplificazioni negli appalti pubbliciGli enti pubblici possono conferire incarichi per lavori pubblici, forniture e servizi, per valoricompresi fra 40.000 e 150.000 euro tramite affidamento diretto, previa consultazione di 3operatori del mercatoDopo l'approvazione da parte del Consiglio provinciale, la legge n. 3 del 9 luglio 2019 dellaProvincia autonoma di Bolzano, riguardante le "Semplificazioni negli appalti pubblici" èstata pubblicata l'11 luglio sul Bollettino Ufficiale della Regione n. 28, Supplemento n. 3.

La legge, che mira a una riduzione della burocrazia e offre maggiori spazi di manovra allepubbliche amministrazioni, entrerà in vigore dopo 15 giorni dalla data di pubblicazione sulBollettino Ufficiale.

La nuova legge stabilisce che gli enti pubblici possano ora conferire incarichi per lavoripubblici, forniture e servizi, per valori compresi fra 40.000 e 150.000 euro tramiteaffidamento diretto, previa consultazione di 3 operatori del mercato. Tale affidamentodiretto era sinora possibile solo per incarichi di importo inferiore a 40.000 euro.

La nuova legge rivede inoltre il controllo provinciale sulla progettazione di opere da partedegli enti pubblici per interventi del valore inferiore a 1 milione di euro.

Infine la legge contiene anche l'emendamento presentato dal presidente ArnoKompatscher che consente di affidare il servizio del trasporto pubblico locale a una societàinhouse o ad aziende speciali.

In allegato la Legge provinciale

Allegati dell'articolo

Bolzano-Legge-provinciale-09-07-2019_n.3.pdf

Lunedì 15 Luglio 2019

per una impresa tipo specializzata a rischio il 58% deilavori

Ecobonus scontato in fattura, Confartigianato: per una impresa tipo specializzata a rischio il58% dei lavoriLo sconto può essere recuperato solo nel primo biennio, mentre già nel terzo anno siregistra una incapienza di versamenti all’Erario per la quasi totalità dei lavori. Nell’ultimobiennio sarà necessario rinunciare alla totalità dei lavori incentivatiIl no deciso di Confartigianato allo sconto sulle fatture per gli interventi relativi all’ecobonuse al sismabonus, previsto dal Decreto Crescita convertito in legge, si basa sullaconsapevolezza della profonda distorsione della concorrenza introdotta dalla norma –come evidenziato dall’Antitrust – a danno di mezzo milione di micro e piccole impreseoperanti nel settore delle costruzioni, con 1,2 milioni di addetti, l’89% dell’occupazione delsettore. Confartigianato ha ribadito la posizione in una comunicazione all’Autorità Garantedella Concorrenza e del Mercato.

Il mercato sostenuto dall’ecobonus ammonta a 3.331 milioni di euro di investimenti, vale il6,6% degli interventi di manutenzione straordinaria sugli edifici residenziale ed è distribuitosu 334.846 interventi. La distribuzione per tipologia di lavori rileva il 37,1% degliinvestimenti sostenuti da ecobonus si riferisce ai serramenti, il 16,9% alle caldaie acondensazione, il 15,9% a pareti verticali, il 14,5% a pareti orizzontali, il 6,7% a pompe dicalore, il 3,8% a schermature solari, l’1,1% al solare termico e lo 0,5% a Buildingautomation.

Il report semestrale sul settore delle costruzioni, presentato all’Assemblea di AnaepaConfartigianato Edilizia, esamina gli effetti del provvedimento su di una impresa tipo dicinque addetti nel settore delle costruzioni, comparto composto da edilizia, installazioni di

impianti, posa in opera di infissi ed altri lavori specializzati, profilo che rientra nella classe di addetti più numerosa del settore, nella quale si colloca il 42,5% degli addetti del comparto.

Nell’ipotesi in cui gli interventi per efficienza energetica pesano per il 50% del fatturato aziendale si evidenzia che la norma, dal quarto anno, mette fuori mercato la nostra impresa tipo. Nei primi tre anni lo sconto praticato ai clienti rimane inferiore alle somme versate all’Erario – imposte su reddito, ritenute dei dipendenti, contributi, Irap e Iva –consentendone il completo recupero da parte dell’impresa, ma dal quarto anno questa condizione non si avvera più e l’impresa è costretta, per quell’anno, a rinunciare alla gran parte degli interventi incentivati; e nel quinto anno la rinuncia per incapienza è totale. Nell’arco dell’intero quinquennio è del 37% la riduzione del fatturato sul segmento interessato dalle detrazioni fiscali per riqualificazione energetica.

Se l’impresa è fortemente specializzata negli interventi per efficienza energetica, con un peso del 75% del fatturato dell’impresa, la situazione peggiora. Lo sconto, infatti, può essere recuperato solo nel primo biennio mentre già nel terzo anno si registra una incapienza di versamenti all’Erario per la quasi totalità dei lavori e nell’ultimo biennio sarà necessario rinunciare alla totalità dei lavori incentivati; nell’arco del quinquennio l’impresa perderà oltre la metà (58%) degli interventi beneficiati da incentivi.

Le condizioni peggiorano ulteriormente nel caso in cui l’impresa non riesca a compensare i mancati ricavi sul mercato sostenuto dall’ecobonus su altri segmenti di mercato (immobili non residenziali, nuove costruzioni, ecc., in quanto la riduzione dei ricavi diminuisce gli oneri fiscali utilizzabili per la compensazione.

Lo spazio di mercato si potrebbe spalancare anche a settori diversi da quello dalle costruzioni, come quello delle utilities, caratterizzati da una maggiore presenza di grandi imprese pubbliche. Nei settori di energia e utilities le medie e grandi imprese a partecipazione pubblica concentrano il 51,1% dell’occupazione del comparto. In questa prospettiva si concretizza il paradosso di norme nominalmente orientate alla ‘crescita’ che, invece di sostenere le piccole imprese private delle costruzioni – che a seguito della crisi del settore hanno perso 238 mila occupati in cinque anni pari al 17,0% in meno – rischiano di generare ulteriori spazi di rendita di posizione a grandi imprese pubbliche.

Lunedì 15 Luglio 2019

sintesi delle modifiche al Testo Unico Edilizia

Legge Sblocca-cantieri: sintesi delle modifiche al Testo Unico EdiliziaA cura del geom. Antonio GnecchiLe modifiche apportate al Testo Unico Edilizia (TUE) con la legge n. 55/2019, che haconvertito il dl n.32/2019 (cd. “sblocca cantieri), sono poche e modeste, incentratesoprattutto in tema di costruzioni / lavori in zone sismiche, con particolare attenzione agliinterventi sul patrimonio edilizio esistente.

In buona sostanza:

- 5, co, 1, lettera b), DL n. 32/19 – Norme in materia di rigenerazione urbana – integrazioniall’art. 2-bis, del dPR 6 giugno 2001, n. 380,

- 3, co. 1, DL n. 32/2019 – Disposizioni in materia di semplificazione della disciplina degliinterventi strutturali in zone sismiche- modifiche agli articoli sotto citati,

- 3, co. 2, DL n. 32/2019 – Il Ministero definisce, entro 60 giorni dalla data di entrata invigore della legge di conversione del DL 32/19, le linee guida per l’individuazione, dal puntodi vista strutturale, degli interventi di cui al comma1, nonché le varianti di carattere nonsostanziale per le quali non occorre il preavviso di cui all’art. 93.

Di particolare interesse è l’articolo 2-bis del dPR n. 380/2001 che interviene sulledisposizioni disciplinate dal DM n. 1444/1968, e nello specifico quelle parti che riguardanola distanza tra fabbricati.

Non viene stabilito l’obbligo di adottare deroghe al DM citato per le regioni e provinceautonome, ma data un’interpretazione per cui le distanze tra fabbricati previste dall’art. 2,co. 1 e 2 del DM 1444/68, si devono applicare obbligatoriamente alle zone di nuova

espansione (zone C).

In tutte le altre zone ogni ente, senza l’azione intermedia di recepimento della regione eprovince autonome, potrà decidere quale disciplina applicare.

Un caso significativo – spesso ricorrente – è rappresentato dagli interventi di demolizione ericostruzione di un edificio, consentita nel rispetto delle distanze “legittimamente”preesistenti, purché venga assicurata la “coincidenza dell’area di sedime e del volumedell’edificio ricostruito come quello demolito, nei limiti dall’altezza massima di questoultimo”.

Le regioni e le province autonome possono introdurre deroghe – non obbligatorie -alledistanze previste dal DM citato, con la possibilità di prevedere quindi distanze inferiori perle demolizioni e ricostruzioni.

Ma questa “decisione” – da parte delle regioni e province autonome – può essereimpugnata per manifesto contrasto costituzionale che il Governo, pare non abbia voluto“consapevolmente” introdurre nel testo della legge.

E’ ben nota la posizione di tutta la giurisprudenza amministrativa e civile sulla questione,laddove prescrive la distanza di 10 metri tra pareti finestrate di edifici antistanti. Ricordosolo che l’art. 136 del dPR 380/2001 ha mantenuto in vigore l’art. 41-quinquies, commi 6, 8e 9 della legge 1150/1942, per cui in forza dell’art. 9 del DM 1444 del 1969 la distanzaminima inderogabile di 10 metri tra le pareti finestrate e di edificio antistanti è quella chetutti i comuni sono tenuti ad osservare, ed il giudice è tenuto ad applicare tale disposizioneanche in presenza di norme contrastanti incluse negli strumenti urbanistici locali,dovendosi essa ritenere automaticamente inserita nel PGT al posto della norma illegittima.

Le altre novità riguardano tutte le semplificazioni amministrative per interventi edilizi inzone sismiche ed il particolare:

- 65 – Denuncia dei lavori di realizzazione e relazione a struttura ultimata di opere incemento armato, normale e precompresso e a struttura metallica,

- 67 – Collaudo statico,

- 93 – Denuncia dei lavori e presentazione dei progetti di costruzioni in zone sismiche,

- 94-bis – Disciplina degli interventi strutturali in zone sismiche.

Tutte le modifiche introdotte alle norme vigenti sopra citate mirano alla semplificazionedelle azioni amministrative per interventi edilizi in zone sismiche, in tema di procedure,nelle varie fasi, in relazione all’importanza delle opere in c.a., normale, precompresso ed astruttura metallica.

Un passo indietro è costituito dalla disciplina degli interventi strutturali in zone sismiche(nuovo ar. 94-bis, dPR n. 380/01).

Secondo tale norma, infatti, gli interventi di adeguamento o miglioramento sismico dicostruzioni esistenti nelle località sismiche, sono disciplinati allo stesso modo sia cherientrino nella zona di media sismicità (zona 2) che nella zona 3.

Questo significa che, mentre prima, secondo la LR n. 33/2015, nei comuni classificati inzona simica 3, c’era l’obbligo dell’autorizzazione di cui all’art. 5 stessa LR, solo nei casi disopraelevazione degli edifici esistenti, ora tutti gli interventi ristrutturativi, di adeguamentoo miglioramento sismico, non potranno presentare ai comuni l’attestazione di deposito delprogetto, ma dovranno dotarsi dell’autorizzazione preventiva.

E’ stabilito inoltre, per interventi di minore o privi di rilevanza per la pubblica incolumità,che il collaudo possa essere sostituito da un certificato di regolare esecuzione.

Sempre in tema di costruzioni in zone sismiche, il DL n. 32/2019, convertito in legge n.55/19, interviene sulla modifica dei lavori e presentazione e deposito, nonché sulladisciplina degli interventi strutturali in zone sismiche, individuandoli:

1. interventi “rilevanti” nei riguardi della pubblica incolumità e relativi titoli abilitativi,

2. interventi di “minore rilevanza” nei riguardi della pubblica incolumità e relativi titoliabilitativi,

3. interventi “privi di rilevanza” nei riguardi della pubblica incolumità e relativi titoliabilitativi,

E’ stato stabilito (co. 2, art. 3, DL n, 32/2019), che vengano definite le “Linee Guida” entro 60giorni, ovvero il 15 agosto 2019, che dovranno toccare i seguenti argomenti:

- varianti per interventi edilizi “rilevanti”,

- inizio lavori per interventi edilizi “di minore rilevanza”,

- inizio lavori per interventi edilizia “privi di rilevanza”,

- inizio lavori per interventi edilizi rientranti nell’AEL, compreso i casi in cui siano previsti inzone a vincolo paesaggistico (autorizzazione paesaggistica semplificata).

Allo SUE sono attribuiti i compiti e le funzioni di controllo, osservanza e gli adempimentiriguardanti la suddetta normativa, fermo restando il rispetto della disciplina in vigore finoal 15 giugno 2019, per le pratiche già depositate a quella data.

Dopo il 15 giugno 2019, tutti gli atti riguardanti le modifiche introdotte in tale materia,dovranno seguire l’iter amministrativo della nuova disciplina.

In definitiva:

- l’art. 5, L. n. 55/19 può avere un’incidenza significativa in materia di disposizione edilizia eregolamentare, qualora attuato,

- il resto non ha nessun rilievo sulla stessa materia, se non legata all’iter procedurale che sipropone di semplificare gli obblighi e gli adempimenti a favore degli utenti e deiprofessionisti e dei RUP in seno allo SUE.

Tutto quanto sopra non incide, pertanto, sulle norme regolamentari in sede di formazionee di adozione/approvazione.

a cura del geom. Antonio Gnecchi

Fonte: ANCE Brescia

Lunedì 15 Luglio 2019

Equo compenso, in vigore in Abruzzo la legge n. 15/2019

Equo compenso, in vigore in Abruzzo la legge n. 15/2019La Regione, gli enti dipendenti e le società controllate garantiscono, nell’affidamento enell’esecuzione degli incarichi conferiti ai professionisti, il diritto all’equo compenso econtrastano l’inserimento delle clausole vessatorieSul Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo n. 118 Speciale del 10 luglio 2019 è pubblicatala Legge regionale 4 luglio 2019, n. 15, recante “Disposizioni in materia di tutela delle

prestazioni professionali e di equo compenso”.

Questa legge tutela le prestazioni dei liberi professionisti rese sulla base di istanzepresentate alla pubblica amministrazione per conto dei privati o delle imprese o rese suincarico affidato dall'amministrazione regionale, da un ente dipendente o da una societàcontrollata dalla Regione.

La legge ha altresì l’obiettivo di contribuire alla riduzione dell’evasione fiscale.

EQUO COMPENSO E CLAUSOLE VESSATORIE. L'articolo 5 di questa legge regionalestabilisce che “la Regione, gli enti dipendenti e le società controllate garantiscono,nell’affidamento e nell’esecuzione degli incarichi conferiti ai professionisti, il diritto all’equocompenso e contrastano l’inserimento delle clausole vessatorie, nel rispetto dellalegislazione statale vigente in materia ed, in particolare, dell’articolo 24, comma 8, deldecreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 (Codice dei contratti pubblici) e dell’articolo 19-

quaterdecies del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148 (Disposizioni urgenti in materiafinanziaria e per esigenze indifferibili) convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre2017, n. 172”.

"Entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale adottaun atto di indirizzo nei confronti delle competenti strutture regionali, degli enti dipendenti edelle società controllate. L’atto di indirizzo dispone, in particolare, che:

a) negli atti relativi alle procedure di affidamento degli incarichi, i compensi professionalisono determinati sulla base dei parametri stabiliti dai decreti ministeriali adottati per lespecifiche professionalità e sono utilizzati quale criterio o base di riferimento perdeterminare l’importo a base di gara nei casi previsti dalla legislazione statale;

b) per gli atti relativi alle procedure di affidamento, i compensi professionali dovuti a coloroche svolgono professioni ordinistiche per le quali non sono stati individuati specificiparametri per la definizione dei compensi e quelli dovuti a coloro che svolgono professioninon organizzate di cui alla legge 14 gennaio 2013, n. 4 (Disposizioni in materia diprofessioni non organizzate) e siano iscritti alle associazioni o in possesso dei requisitiprevisti dalla "normativa tecnica UNI", sono proporzionati alla quantità, alla qualità e alcontenuto delle caratteristiche delle prestazioni tenuto conto, ove possibile, di omologheattività svolte da altre categorie professionali;

c) nella predisposizione dei contratti di incarico professionale, è introdotto il divieto diclausole vessatorie come definite dall’articolo 13-bis della legge 31 dicembre 2012, n. 247(Nuova disciplina della professione forense)”.

La Regione promuove l’applicazione dei suddetti indirizzi da parte degli enti locali nellosvolgimento delle procedure di affidamento degli incarichi professionali.

LEGGE IN VIGORE DALL'11 LUGLIO. La legge è entrata in vigore l'11 luglio. Entro sessantagiorni dall’entrata in vigore della legge, la Giunta regionale definisce gli indirizzi perl’applicazione delle disposizioni relative ai procedimenti in corso.

In allegato la legge regionale

Allegati dell'articolo

Abruzzo_Legge-regionale-04-07-2019_n.15.pdf

Lunedì 15 Luglio 2019

In Trentino approvata la nuova Valutazione di ImpattoAmbientale (VIA)

In Trentino approvata la nuova Valutazione di Impatto Ambientale (VIA)Via libera definitivo dalla Giunta della Provincia autonoma di Trento alla nuova VIA cheintroduce il provvedimento autorizzatorio unico provinciale (PAUP)"Vogliamo favorire un nuovo ciclo di sviluppo per il Trentino, semplificando la vita allenostre imprese”. Il vicepresidente e assessore all'urbanistica, ambiente e cooperazionedella Provincia autonoma di Trento, Mario Tonina, sintetizza in questo modo il dl dimodifica della disciplina sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), approvato oggidefinitivamente dalla Giunta provinciale.

La nuova VIA introduce il provvedimento autorizzatorio unico provinciale (PAUP): “Si trattadel primo procedimento unico provinciale e fungerà da banco di prova per la futuraestensione del meccanismo di semplificazione ad altri settori - prosegue il vicepresidenteTonina -. Gli imprenditori che intendono realizzare un progetto sottoposto a VIA potrannoacquisire contestualmente tutti i titoli abilitativi necessari per la realizzazione dei lavori, nonsolo di competenza provinciale”.

La procedura di VIA assume un carattere preminente rispetto agli altri provvedimenticompresi nel PAUP (Provvedimento autorizzatorio unico regionale); il proponentepresenterà la domanda trasmettendo in formato elettronico il progetto definitivo e tutta ladocumentazione necessaria per il rilascio dei titoli abilitativi che sono necessari per la

realizzazione e l'esercizio del progetto. Il presupposto applicativo del PAUP è che il progettosia sottoposto a VIA provinciale e che la decisione di concedere il PAUP è assunta sulla basedel provvedimento di VIA.

Si avvia dunque una fase di raccolta delle osservazioni degli interessati; tutte leamministrazioni fanno contemporaneamente l'istruttoria di propria competenza edomandano (una sola volta) al proponente le integrazioni eventualmente necessarie.Infine, viene avviata una conferenza dei servizi (della durata non superiore a 120 giorni)durante la quale tutte le strutture provinciali e le amministrazioni interessate rendono leproprie determinazioni in modo univoco e vincolante.

Come già spiegato in occasione dell’adozione preliminare del provvedimento, il ddlmodifica la legge provinciale 19/2013 sulla valutazione d’impatto ambientale per adeguarlaalla riforma della Via che è stata approvata con il decreto legislativo 16 giugno 2017. Lariforma, nello specifico, prevede un diverso riparto delle competenze tra Stato e Regioni inmerito allo svolgimento della Via e introduce - solo per le Via di competenza regionale - ilPaup che comprende appunto la Via e tutti i titoli abilitativi necessari per la realizzazione el’esercizio del progetto. Per quanto riguarda il riparto di competenza in ordine allosvolgimento della Via, il ddl prevede il rinvio alla normativa statale affermandocontestualmente in modo chiaro la competenza provinciale in merito alle Via relative aiprogetti di viabilità stradale.

Le altre modifiche della normativa, pur essendo conseguenti ad un obbligo diadeguamento, si inseriscono appieno nel solco tracciato dall'Amministrazione provincialecon la legge provinciale n. 2 del 2019 recentemente approvata.

Il Consiglio delle Autonomie Locali ha già espresso il proprio parere favorevole, suggerendoalcune modifiche che saranno proposte durante i lavori in commissione e dunque il ddlsarà esaminato a fine mese in Commissione consiliare competente, per poi approdare suibanchi del Consiglio provinciale in settembre.

CONSOLIDAMENTO TERRENO: LETECNICHE TRADIZIONALI E QUELLEINNOVATIVELe principali metodologie e tecniche di consolidamento del terreno, da

tradizionali a innovative: campi di applicazione, effetti, criticità.

L’impiego di metodi di consolidamento del terreno alternativi ai pali è più recente ma si sta rapidamente diffondendo con l’obiettivo di ridurre costi e tempi degli stessi. Ogni tecnologia è basata su diverse azioni applicate nel sottosuolo tramite le tecniche e l’introduzione di vari materiali, riportate in tabella 1.

Ogni tecnica determina effetti diversi sul terreno circostante in funzione delle proprietà di quest’ultimo e delle azioni applicate conducendo alla formazione di elementi di rinforzo dotati di

particolari caratteristiche meccaniche. La forma degli elementi è cilindrica più o meno regolare e costituisce un rinforzo di tipo colonnare. Attualmente, le tecniche di consolidamento più diffuse innovative e tradizionali sono riportate in tabella 2.

Tecnologie azioni applicate

Battitura Trivellazione Iniezione Miscelazione Vibrazione Sostituzione Compattazione

Materiali utilizzati

Boiacca Polvere dicemento Calce Calcestruzzo Ghiaia/

sabbia geotessili Resine

Tabella 1.1 – Tecnologie e materiali utilizzati

Tecniche di consolidamento

Innovative Tradizionali

Deepmixing

JetGrouting

Stonecolumns

Resineespandenti

Miscele acqua cementocon additivi fluidificanti

Composti silicaticio resine non

Di  Francesco Oliveto  - 16 luglio 2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA

espandenti

Tabella 1.2 – Tecniche di consolidamento innovative e tradizionali

Le tecniche di trattamento del terreno tramite iniezioni possono a loro volta essere suddivise in:

Iniezioni per permeazione (permeation grouting) per ridurre la permeabilità del terreno ed il rinforzo degli stessi;

Iniezioni per compattazione (compaction grouting) per l’addensamento in materiali sciolti;

Iniezioni per recupero dei cedimenti di edifici o altre strutture (compensation grouting).

Consolidamento terreno: tecniche innovative e tradizionali

Deep mixing

Il deep mixing consiste nella miscelazione meccanica del terreno con calce e/o cemento attraverso l’azione di una

trivella dotata di pale rotanti. Calce e cemento possono essere aggiunti in polvere (dry mixing) o premiscelati con

acqua (wet mixing). Il dry mixing è generalmente preferito per terreni limo-argillosi saturi, in virtù del loro elevato

contenuto d’acqua necessario per sviluppare le reazioni di presa del legante. Il diametro delle colonne di deep

mixing è pressoché costante ed essere definito in fase di progetto. Le attrezzature disponibili consentono il

raggiungimento di diametri tra 400 e 800 mm e profondità tipiche di 15 m.

Figura 2.1 – Fasi di esecuzione tecnica deep mixing

Jet Grouting

La tecnica del jet grouting consiste nell’iniezione di miscele fluide, proiettate ad alta velocità attraverso uno o più

ugelli posti all’estremità di una batteria di aste metalliche cave. I getti fluidi determinano un complesso fenomeno di

disgregazione, miscelazione e/o permeazione del terreno, seguito da una fase di presa e indurimento. Si produce così

un elemento di terreno cementato, di forma approssimativamente cilindrica, con diametro e proprietà che dipendono

sia dai parametri di iniezione che dalle proprietà dei terreni [CROCE et al., 2004]. I procedimenti esecutivi

attualmente in uso possono essere classificati in tre categorie principali: monofluido, bifluido e trifluido.

Nel sistema monofluido la boiacca di cemento assolve alle funzioni di rimaneggiamento permeazione e

cementazione;

Nel sistema bifluido, ciascun ugello permette l’iniezione contemporanea di miscela cementizia ed aria

compressa, migliorando l’efficacia erosiva dei getti. Si ottengono così generalmente diametri della colonna

consolidata maggiori non raggiungibili con il monofluido;

Il sistema trifluido consente di incrementare il raggio di trattamento, separando le azioni di disgregazione e

cementazione del terreno. L’azione disgregante viene prodotta da getti coassiali di acqua ed aria, proiettate

attraverso ugelli. La boiacca, iniettata a minore velocità tramite un ugello posto al di sotto dei precedenti, non ha

una funzione disgregante ma di miscelamento con il terreno precedentemente rimaneggiato.

Figura 2.2- tecnologia jet-grouting

Stone Columns

Le stone columns sono colonne di sabbia e/o ghiaia che assolvono la duplice funzione di irrigidire il terreno e di

accelerare il fenomeno della consolidazione. Sono realizzate mediante una sonda vibrante che penetra nel sottosuolo

addensando il terreno circostante. Il foro è successivamente riempito di ghiaia o di sabbia che viene a sua volta

addensato. Se il foro rimane stabile per un tempo sufficiente, è possibile immettere il materiale granulare dall’alto

(top feed), in caso contrario è necessario immettere il materiale dalla punta della sonda, prima di estrarla dal terreno

(bottom feed). In terreni poco consistenti è possibile raggiungere diametri di 0,75 – 1,10 m e profondità di 25 m

[Moseley e Priebe, 1993].

Leggi anche Indagini sismiche su terreni di fondazione: le prove penetrometriche a cono

Figura 2.3 – Colonne di ghiaia

Resine poliuretaniche espandenti

Le resine poliuretaniche sono prodotte dalla reazione esotermica tra un poliolo ed isocionato miscelate in

proporzioni volumetriche prestabilite. Durante la reazione si genera un elevata quantità di anidride carbonica, la

quale provoca l’espansione volumetrica della miscela e la formazione di una struttura spugnosa in cui rimangono

intrappolate le bolle gassose.

In un arco di tempo breve variabile da alcuni secondi/minuti la miscela indurisce passando dallo stato liquido a

quello solido. Il tempo di reazione dipende dal tipo di resina e dei catalizzatori ed è influenzato dalla temperatura dei

componenti miscelati, controllando quest’ultima è possibile accelerare o ritardare il tempo di reazione. La pressione

esercitata durante il rigonfiamento e la densità finale della resina dipendono dalla capacità di espansione del gas

contenuto nelle bolle prima dell’indurimento.

Figura 2.4 – Immagini al microscopio elettronico di unaresina poliuretanica espansa URETEK senza confinamento

(densità 37 kg/m3). (a) ingradimento x 100 (b)ingrandimento x 200 (da Buzzi et.al, 2008)

Diversi studi condotti in laboratorio da (Favaretti et.al 2004, Di Svaldi et.al 2005, Buzzi et.al 2008/2010, Foti e

Manassero 2009), confermano le seguenti risultanze, quali:

1. La densità della miscela che allo stato liquido è 1070 kg/m molto prossima a quella dell’acqua durante il

processo di espansione della resina si riduce notevolmente in funzione della pressione di rigonfiamento, il limite

massimo di 37 kg/m si ottiene in condizione di espansione libera con il volume espanso pari a 30 volte il

volume della miscela;

2. La relazione tra pressione di rigonfiamento e densità e di tipo esponenziale, i risultati di laboratorio affermano

che la pressione di rigonfiamento si riduce al diminuire della densità ed all’aumentare dell’espansione;

3. I risultati ottenuti in b) confermano che il rapporto di rigonfiamento (Volume resina espansa finale ed iniziale

iniettata) aumenta al diminuire della pressione di rigonfiamento.

3

3

Figura 2.5 – Pressione di rigonfiamentodella resina URETEK infunzione del peso dell’unità di volume(Favaretti e al. 2004)

Figura 2.6 – Relazione sperimentale tra il rapportodi

I risultati riportati in a-b-c rivestono particolare importanza nella valutazione delle iniezioni di resina nei

terreni.Infatti le resine a seguito dei processi di di rigonfiamento ed indurimento, sviluppano caratteristiche

meccaniche quali rigidezza e resistenza molto elevate in funzione del peso specifico finale. Orientativamente i

parametri fisico meccanici ottenuti con tale trattamento conferiscono :

Pesi specifici compresi nell’intervallo di 0.50-3.50 kN/m ;

Moduli elastici o di rigidezza compresi tra 10-80 MPa confrontabili con quelli di terreni a grana grossa

addensati;

Resistenza a compressione uniassiale variabile tra 0.25-6.50 Mpa e conseguente resistenza a taglio non drenata

tra 0.125-3.25 Mpa;

Riduzione della conducibilità idraulica fino a circa 10 m/s.

Figura 2.7 – modulo di rigidezza in funzione delpeso dell’unita di volume finale della resinaURETEK

Figura 2.8 – Resistenza alla compressionemonoassiale in funzione del peso dell’unità divolume finale della resina URETEK

3

-10

Iniezioni tradizionali e confronti

Le tecniche tradizionali di iniezioni nel terreno prevedono l’utilizzo di miscele acqua cemento con addittivi

fluidificanti oppure resine non espandenti. A parità di caratteristiche reologiche, le tecniche tradizionali

consentono il controllo operativo del trattamento solamente attraverso la regolazione della pressione e delle portate

all’uscita del sistema di pompaggio.

A differenza di queste ultime le iniezioni con resine poliuretaniche espandenti sono caratterizzate da notevoli

proprietà rigonfianti, a seguito della fase di iniezioni e propagazione del terreno in condizioni fluide la resina si

espande notevolmente fino al raggiungimento dell’equilibrio dello stato di tensione con il terreno circostante ossia

quando la pressione di rigonfiamento della resina eguaglia la pressione media di confinamento del materiale trattato.

Questo aspetto fornisce possibilità operative di regolazione e controllo del trattamento. Infine sono poco invasive,

riduzione dei tempi di esecuzione e quindi anche meno costosi.

Iniezioni con resine poliuretaniche espansive: campi diapplicazione

Negli ultimi anni grazie al perfezionamento della tecnica si stanno diffondendo sempre di più le iniezioni di resine

poliuretaniche ad elevata espansione (Manassero, 2009) in diversi campi di applicazione di consolidamento (figura

3.1):

Riempimento e stabilizzazione di cavità sotterranee;

Spiazzamento dell’acqua e riduzione della permeabilità idraulica;

Alleggerimento degli strati terreno sottostante il volume trattato con riduzione dei cedimenti;

Consolidamento dei terreni con aumento di rigidezza e resistenza a taglio;

Sollevamento di fondazioni o pavimentazioni per il recupero di cedimento superficiali assoluti e differenziali;

Riduzione del rischio di liquefazione per aumento di resistenza ciclica a taglio.

Al di là di un buon progetto, tramite le iniezioni di resine espandenti risulta indispensabile uno studio accurato del

sito con riferimento alla struttura geologica, gli aspetti geotecnici idrogeologici e le condizioni al contorno.

Leggi anche Consolidamento fondazioni: tecnologia Deep Injection e l’uso delle resine

Figura 3.1 – Applizazioni delle iniezioni con resine poliuretanicheespandenti (Foti e Manassero, 2009)

Riempimento e stabilizzazione di cavità

La stabilizzazione delle cavità sotterranee puo essere effettuata attraverso una prima fase di riempimento totale

mediante pompaggio di argilla espansa con granulometria controllata e la successiva iniezione di resina

poliuretanica espandente permettendo di risolvere il problema.

Infatti l’elevata espansione della resina consente di riempire completamente il volume interno, compattare i grani di

argilla e l’applicazione di una forza di precompressione sulle pareti. Con il riempimento di argilla si evitano

possibili crolli in superfici per effetto dei collassi delle pareti, mentre la precompressione della resina espansa

previene i cedimenti di superfice dovute alle deformazioni delle pareti stesse. In figura 3.2 si riporta la tecnologia

sviluppata dalla URETEK denominata Cavity Filling.

Figura 3.2 – Fasi principali della tecnologia CavityFilling della URETEK

Riduzione della conducibilità idraulica

La struttura delle resine poliuretaniche espansa è costituita da pori non comunicanti rendendo di fatto il materiale

imbibile ed impermeabile. Le iniezioni inoltre possono essere utilizzate per rimpiazzare o eleminare l’acqua dal

terreno trattato con conseguente riduzione della conducibilità idraulica.

Prove sperimentali di laboratorio su argille fessurate trattate con resine espandenti hanno permesso la riduzione di un

fattore 50 della macro-permeabilità, mentre la permeabilità intrinseca dei terreni iniettati risulta paragonabile a

quella matrice argillosa intatta e mediamente 30-100 volte inferiore a quella dell’argilla fessurata. Il fenomeno di

riduzione della conducibilità è attribuito alla penetrazione della resina fluida nelle fessure con spessore fino a 1/10

mm e l’interfacci argilla-resina raggiunge spessori con l’espansione variabili da 1-3 mm.

La riduzione di conducibilità idraulica ha inoltre effetti positivi in terreni soggetti a fenomeni di essiccamento e

imbibizione, riduce ulteriori variazioni di volume di terreni saturi e il contenuto d’acqua iniziale. Negli interventi di

consolidamento delle fondazioni o discontinuità il riempimento delle interfacce terreno fondazione

impermeabilizzano quest’ultime.

Alleggerimento strati deformabili

Le iniezioni di resine espandenti sono molto efficaci nell’allegerimento di un terreno molto compressibile quali

argille n.c che sono sottastanti strati di terreno a grana grossa in falda (fig.3.3).

Figura 3.3 – modello geotecnico di riferimento (Manassero, 2014)

In figura 3.3 viene riportato la costruzione di un rilevato al di sopra di una sabbia limosa in falda sovrastante un

argilla molto compressibile e sogetta a fenomeni di consolidazione primaria e secondaria a causa dei carichi

trasmessi dallo strato sovrastane e dal rilevato stesso. L’iniezioni di resine espandenti con densità inferiore a quella

dell’acqua si propagano nel terreno attraverso fenomeni di permeazione, espansione di cavità fratturazione sub

verticali e penetrando nei pori spiazziano l’acqua. Il risultato finale è la riduzione del carico trasmesso alle argille n.c

e quindi limitarne il cedimento nel tempo.

Miglioramento delle proprietà meccaniche

L’espansione della resina dopo l’iniezione nel sottosuolo, può essere assimilata all’espansione di una cavità di forma

irregolare approsimabile a una cavita sferica o cilindrica dipendente dal tipo di terreno e dalle modalità di

esecuzione. L’effetto sul terreno circostante è quello di incrementare due parametri fondamentali dello stato , quali

densità e stato tensionale di confinamento, che a loro volta conferiscono il miglioramento delle caratteristiche di

rigidezza e resistenza nel volume significativo. In questo caso le iniezioni hanno un effetto compattante.

Figura 3.4 – Variazione stato tensionale al di sottodella fondazione consolidatacon iniezioni di resine espandenti (da URETEK)

Con riferimento al consolidamento della fondazione in figura 3.4, l’esecuzione delle iniezioni con il sistema Uretek

Deep Iniections con distribuzione uniforme (diametri <30 mm ed interasse compreso tra 50 e 150 cm) in pianta a

varie profondità permette la creazione di bulbi di consolidamento con migliori proprieta meccaniche, il quale hanno

effetto su l’incremento di capacità portante e riduzione dei cedimenti del sistema fondazione-terreno soggetto ai

carichi attuali e le eventuali variazioni dovute ad interventi futuri.

Recupero dei cedimenti

A seguito di cedimenti o deformazioni di pavimentazioni rigide o flessibili, fondazioni o fenomeni di subsidenza,

pavimentazioni stradali, noto il quadro fessurativo di dettaglio tramite strumentazione con tecnologie avanzate

(misure millimetriche di lesioni e cedimenti), effettuate le indagini geotecniche nel volume significativo

dell’intervento è possibile intervenire con l’appropriata tecnica al fine di bloccare l’evoluzione del cedimento e di

recuperarne la massima quantià possibile in funzione della tipologia di terreno presente.

Figura 3.5 – Sollevamento con tecnologia Uretek Floor Lift(da URETEK) per pavimentazioni e fondazioni

DECADENZA PERMESSO DI COSTRUIRE:LE OPERE PREPARATORIE BASTANO PEREVITARLA?Ecco la rassegna di sentenze settimanale: tra i temi il rilascio del permesso di

costruire con prescrizioni, il rapporto tra ordinanza di demolizione e

sequestro penale, oneri di urbanizzazione e natura del vincolo cimiteriale

Ecco la selezione delle sentenze pubblicate la scorsa settimana.

Gli argomenti oggetto delle pronunce sono i seguenti: opere

preparatorie e decadenza del permesso di costruire, rilascio del

permesso di costruire con prescrizioni, rapporto tra ordinanza di

demolizione e sequestro penale. Oltre a questi, determinazione

e motivazione degli oneri di urbanizzazione e natura (già

consolidata) del vincolo cimiteriale.

Decadenza del permesso dicostruire

Le opere preparatorie bastano per evitarla?

TAR Liguria, sez. I, sent. 8 luglio 2019 n. 597

Le opere preparatorie dei lavori non sono sufficienti ad evitare la decadenza del permesso di costruire

La decadenza del permesso di costruire opera di diritto, ma richiede l’accertamento dei suoi presupposti attraverso

un provvedimento amministrativo di natura dichiarativa che non può essere sostituito da una pronuncia del giudice

amministrativo (cfr. T.A.R. Campania, Napoli, sez. VI, 10 marzo 2011, n. 1423).

L’apposizione del cartello di cantiere, la sistemazione del sito e l’approntamento del cantiere sono opere

preparatorie che, secondo costanti indicazioni giurisprudenziali, non sono sufficienti a comprovare l’avvio

effettivo dei lavori né a manifestare, con ragionevole grado di certezza, la volontà di esercitare il diritto ad edificare

(cfr., ex multis, T.A.R. Campania, Salerno sez. II, 15 giugno 2018, n. 961; T.A.R. Piemonte, Torino, sez. I, 3 gennaio

2014, n. 2).

Di  Mario Petrulli  - 16 luglio 2019 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Permesso di costruire con prescrizioni

TAR Campania, Salerno, sez. II, sent. 10 luglio 2019 n. 1242

Legittimo il permesso di costruire rilasciato con prescrizioni attuative dell’intervento

Come ricordato dalla giurisprudenza in passato (cfr. Cons. Stato, sez. VI, n. 6265/2018), in materia operatività delle

prescrizioni attuative dettate dall’amministrazione in sede di rilascio del titolo abilitativo edilizio:

“È ius receptum (cfr. Cons. Stato, sez. V, 29 novembre 2004, n. 7762; sez. IV, 25 novembre 2011, n. 6260; 25

giugno 2013, n. 3447; sez. VI, 10 dicembre 2015, n. 5615) – recita la pronuncia richiamata – che da tempo è

ammesso l’istituto del provvedimento (di solito, abilitativo) condizionato, con ciò superando le perplessità che

furono in passato manifestate in dottrina, che costruiva l’atto amministrativo all’interno della teoria generale

degli atti giuridici, a sua volta modellata, com’è noto, su quella positiva del negozio giuridico di diritto tedesco e

che, quindi, non credeva possibile l’apposizione di elementi accidentali nel provvedimento amministrativo.

A titolo esemplificativo, va richiamata la pacifica giurisprudenza di questo Consiglio sulla possibilità – per gli

organi di controllo – di emanare decisioni positive ‘condizionate‘, in realtà aventi natura di decisioni negative per il

caso di mancata verificazione dell’evento della condizione apposta.

Infatti, l’esigenza di speditezza dell’azione amministrativa consente all’autorità amministrativa di subordinare gli

effetti positivi del proprio provvedimento alla verificazione di un evento (e, dunque, di una specifica condotta del

richiedente), ritenuto indispensabile per una valutazione positiva della questione posta al suo esame.

Sicché non è di per sé vietato, anzi è ammissibile inserire nella concessione edilizia, in via generale ed in mancanza

di specifiche disposizioni di legge contrarie, prescrizioni specifiche a tutela sia dell’ambiente, sia del tessuto e del

decoro abitativo.

In particolare, il Comune, ove sussistano speciali circostanze, ben può imporre prescrizioni purché non contrastino

con la natura e la tipicità del provvedimento, non siano tali da snaturare l’atto (negandone la funzione) o

impongano sacrifici ingiustificabili, sproporzionati o immotivati.

Ciò in quanto tali clausole, che esattamente sono dette ‘prescrizioni’, semplificano la procedura, giacché senza di

esse occorrerebbe respingere l’istanza del privato (spiegando i punti del progetto che devono essere rivisti),

ripresentare il progetto e, poi, riapprovare il progetto emendato.

Per contro, è di tutta evidenza che, così e attraverso l’apposizione di prescrizioni congruenti con il progetto

presentato, tutto ciò semplifica l’iter procedimentale perché, esonerando la pubblica amministrazione dal compito

di rigettare l’istanza di concessione edilizia, all’uopo basta indicare quei punti del progetto da rivedere in corso

d’opera e così condizionarne il rilascio, invece di costringere il privato alla defatigante riformulazione del progetto e

ad una nuova istanza.

Ecco perché la modalità procedimentale di rilasciare concessioni edilizie o permessi di costruire con prescrizioni

s’appalesa del tutto conforme alle esigenze generali di complessiva speditezza ed efficienza dell’azione

amministrativa, nonché per l’effetto non neutro del passaggio del tempo per i destinatari dell’atto, senza al

contempo creare soverchi aggravi”.

Demolizione e pendenza del sequestro penale

TAR Calabria, Catanzaro, sez. II, sent. 10 luglio 2019, n. 1409

Legittima l’ordinanza di demolizione emessa dall’Amministrazione comunale anche in pendenza di sequestro penale

sul manufatto abusivo

Secondo l’indirizzo giurisprudenziale prevalente, sia amministrativo, sia penale, è legittima l’ordinanza di

demolizione emessa dall’Amministrazione comunale anche in pendenza di sequestro penale sul manufatto abusivo

(cfr. ex multis Cons. St., sez. VI, 28 gennaio 2016, n. 283; Cass. Pen., sez. III, 14 gennaio 2009, n. 9186, T.A.R.

Campania, sez. III, 01/02/2018, n.708).

Infatti, tale evento di natura “processuale” non esclude di per sé la possibilità di procedere alla demolizione

delle opere abusive, ben potendo il privato chiedere all’autorità giudiziaria il dissequestro, secondo la procedura

prevista dall’art. 85 disp. att. c.p.p., allo scopo di provvedere direttamente alla loro eliminazione. Infatti, ai sensi del

menzionato art. 85 disp. att. c.p.p., il proprietario di un bene in sequestro può chiederne la riconsegna all’Autorità

giudiziaria competente, la quale, se del caso, potrà accogliere la richiesta, dettando le necessarie prescrizioni e

garanzie. Di conseguenza il sequestro penale non è inquadrabile tra gli impedimenti assoluti all’esecuzione

dell’ingiunzione a demolire e per questo non determina la sospensione del termine di novanta giorni per

l’esecuzione della stessa, il cui infruttuoso decorso comporta l’acquisizione gratuita del bene al patrimonio del

Comune, in base all’art. 31 d.p.r. 380/2001 (Tar Campania, sez. VII, 23 giugno 2017, n. 3447; nello stesso senso, C.

Stato, sez. IV, 06/03/2012, n. 1260; T.A.R. Campania, sez. VIII, 01/12/2017, n. 5717; T.A.R. Sicilia, sez. dist.

Catania, sez. II, 16/02/2017, n. 324).

Il destinatario dell’ordinanza che ingiunge la demolizione deve, pertanto, rendersi parte diligente al fine di dare

corretta tar toscana 1043 oneri Amministrazione competente, senza poter addurre a sua esimente la sussistenza di

un provvedimento di sequestro al quale egli stesso ha dato causa (T.A.R. Puglia, sez. dist. Lecce, sez. I, 16/08/2011,

n. 1530).

Determinazione degli oneri concessori

TAR Toscana, sez. III, sent. 8 luglio 2019 n. 1043

La determinazione degli oneri di urbanizzazione non richiede una particolare motivazione o una puntuale verifica

delle opere di urbanizzazione realizzate o realizzande

La determinazione degli oneri di urbanizzazione non richiede una particolare motivazione o una puntuale verifica

delle opere di urbanizzazione realizzate o realizzande: essi prescindonodall’esistenza o meno delle opere di

urbanizzazione e vengono quantificati indipendentemente sia dall’utilità che il privato ritrae dal titolo edilizio

rilasciatogli, sia dalle spese effettivamente occorrenti per realizzare le suddette opere (Cons. Stato, n. 462/1977).

Infatti, ai sensi dell’art. 16, comma 4, del d.p.r. n. 380/2001 gli oneri di urbanizzazione sono stabiliti dal Comune in

base a tabelle parametriche predefinite e sono quindi espressione di attività amministrativa vincolata (TAR Toscana,

III, 14.9.2004, n. 3782): “il computo degli oneri di urbanizzazione costituisce provvedimento di per sé vincolato, che

va emesso sulla base di parametri prestabiliti e che pertanto non richiede una specifica motivazione sulla

determinazione delle relative somme (Cons. Stato, V, 22.1.2015, n. 251).

Leggi anche Permesso di costruire: se l’hai chiesto, lo devi dire ai vicini?

Caratteristiche del vincolo cimiteriale

TAR Toscana, sez. III, sent. 8 luglio 2019 n. 1047

Il vincolo cimiteriale ha carattere assoluto e non consente l’allocazione di edifici o costruzioni all’interno della

fascia di rispetto

Per giurisprudenza ampiamente consolidata, il vincolo imposto dall’art. 338 R.D. n. 1265/1934 (e dall’art. 57 d.P.R.

n. 285/1990) determina una situazione di inedificabilità ex lege e non necessita di essere recepito dagli strumenti

urbanistici, sui quali si impone come limite legale nei confronti delle previsioni urbanistiche locali eventualmente

incompatibili. Il vincolo ha carattere assoluto e non consente l’allocazione di edifici o costruzioni all’interno della

fascia di rispetto, a tutela dei molteplici interessi pubblici cui quest’ultima presiede e che vanno dalle esigenze di

natura igienico sanitaria, alla salvaguardia della peculiare sacralità dei luoghi destinati alla inumazione e alla

sepoltura, al mantenimento di un’area di possibile espansione della cinta cimiteriale. A escludere l’inedificabilità

non rilevano la tipologia del fabbricato o la natura pertinenziale della costruzione, e gli unici interventi assentibili

all’interno della fascia di rispetto sono quelli indicati dal settimo comma dell’art. 338 cit. sugli edifici esistenti, con

il limite della funzionalità all’utilizzo degli edifici stessi (fra le moltissime, cfr. Cons. Stato sez. IV, 23 aprile 2018,

n. 2407; id., sez. VI, 27 febbraio 2018, n. 1164; id., sez. VI, 6 ottobre 2017, n. 4656; id., sez. V, 18 gennaio 2017, n.

205; T.A.R. Toscana, sez. III, 22 ottobre 2018, n. 1351; id., 2 febbraio 2015, n. 183; id., 12 novembre 2013, n. 1553;

id., 12 luglio 2010, n. 2446; id., 11 giugno 2010, n. 1815).

La situazione di inedificabilità prodotta dal vincolo è suscettibile di venire rimossa solo in ipotesi eccezionali e

comunque solo per considerazioni di interesse pubblico, in presenza delle condizioni specificate nel quinto comma

dell’art. 338, norma eccezionale e di stretta interpretazione che non presidia interessi privati e opera in relazione a

specifiche domande edificatorie, nel senso che l’autorizzazione eventualmente rilasciata è frutto di una valutazione

caso per caso e non può mai costituire la base legale di un’autorizzazione a costruire in futuro nella fascia di rispetto

(cfr. Cons. Stato, IV, n. 4656/2017, cit., e i precedenti ivi richiamati).

In collaborazione con www.studiolegalepetrulli.it

Approfondisci con: Vincolo cimiteriale: si può fare una piscina vicino a un cimitero?

A luglio oltre 10 grandinate al giorno:l’estate italiana nel segno del clima checambiaTra gli eventi estremi si registrano anche 9 trombe d’aria in 15 giorni. Coldiretti: «Pesanti danni nelle città e nelle campagne, sono gli effetti dei cambiamenti climatici»[15 Luglio 2019]

diLuca Aterini

Dopo un giugno particolarmente caldo – in Toscana la temperaturamedia è stata di 2,1°C più alta della media, mentre in Europa si ètoccata la più alta mai registrata per questo mese –, l’estate italianaè tornata ad essere caratterizzata dal maltempo: dall’inizio di luglio aoggi si sono abbattute sul nostro Paese «in media più di 10grandinate violente al giorno che hanno provocato pesanti danninelle città e nelle campagne dove in questo momento i chicchidistruggono verdure, frutta e cereali prossimi alla raccoltamandando in fumo un intero anno di lavoro».

È quanto testimonia la più grande organizzazione agricola europea,Coldiretti, in occasione dell’ultima ondata di maltempo che investe ilPaese da Nord a Sud, sulla base della Banca dati europea suglieventi estremi Eswd che ha rilevato a luglio sulla Penisola anche 9trombe d’aria.

«Le tempeste di luglio confermano le anomalie di un 2019 che – sottolinea la Coldiretti – è stato segnato dai primi mesi dell’annoparticolarmente siccitosi ai quali ha fatto seguito un maggio freddo e bagnato ed un mese di giugno tra i più caldi. Sono gli effetti deicambiamenti climatici che si manifestano con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, grandine di maggioredimensione, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termicisignificativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite dellaproduzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne».

Per affrontare questo fenomeno non ci resta che investire da una parte sulla capacità di resilienza del territorio, per adattarci aquella parte di cambiamenti climatici ormai inevitabile, e dall’altra tagliare le emissioni di gas serra – investendo in rinnovabili edefficienza energetica – per ridurre l’avanzata del riscaldamento globale. Purtroppo però il nostro Paese non sta facendo abbastanzasu nessuno dei due fronti: il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici è rimasto chiuso in un cassetto sotto forma dibozza dal 2017, mentre il Piano nazionale energia e clima non arriva un terzo dell’impegno necessario per rispettare l’Accordo diParigi. Nel mentre il clima non aspetta: per l’Italia il 2018 è stato l’anno più caldo da 219 anni, e l’aumento della temperatura mediarispetto al periodo 1880-1909 è ormai di +2,3°C, più del doppio del valore medio globale.

Ionio e Adriatico: istanze di prospezione su 20.235 kmq. Concessione petrolifera Aquila Eni 556 kmq

Stop alle fonti fossili, da Legambiente ildossier “No Oil Puglia”Qui le fonti fossili coprono l’84,4% dei consumi totali regionali, contro il 15,6% da fonti rinnovabili, peggio del dato nazionale[15 Luglio 2019]

Oggi, durante la conferenza stampa “Petrolio, bonifiche e qualitàdelle acque: lo stato di salute del mare di Taranto”, Legambiente hapresentato a bordo della Goletta Verde il dossier sulle fonti fossili“No Oil Puglia”, sottolineando che «nonostante gli Accordi sul climadi Parigi e gli impegni presi a livello internazionale per contrastare icambiamenti climatici nel nostro Paese si persevera nell’incentivarel’uso dei combustibili fossili. Sono poche e timide le azioni perattivare in maniera concreta il processo di decarbonizzazione e adimostracelo sono i numeri che mettono chiaramente in evidenzacome le fonti fossili, petrolio e gas, siano ancora al centro delsistema energetico, con una costante crescita delle rinnovabili, matroppo lenta per il raggiungimento dell’obiettivo emissioni nette zeroentro il 2040, arrivando oggi a coprire il 18% dei consumi totalinazionali e il 35,1% di quelli elettrici».

Dal dossier emerge che «in Puglia le fonti fossili coprono l’84,4% dei consumi totali regionali (Simeri GSE, 2016), contro il 15,6% dafonti rinnovabili. La produzione di petrolio, nel 2018, è stata pari a 87.136 tonnellate, l’1,9% della produzione nazionale, mentrequella di gas è stata di 98,3 milioni di Smc (Standard Metri Cubi), pari a circa l’1,8% della produzione nazionale che, stando agliattuali consumi, coprirebbe solamente lo 0,1% del fabbisogno nazionale. Numeri certamente poco incidenti ma che nei territori e neimari interessati dai progetti di trivellazione portano a rischi ambientali importanti. Non solo, l’auspicato cambio di rotta verso unfuturo 100% rinnovabile rimarrà complesso e difficile se il nuovo Governo non si impegnerà con urgenza ad eliminare tutti i vantaggidi cui godono nel nostro Paese le compagnie petrolifere. Basti pensare che dal 2010 al 2018 le concessioni produttive di greggio inPuglia hanno estratto in totale circa 1,1 milioni di tonnellate di greggio di cui 303 mila, pari al 28,1%, sono risultate esenti dalpagamento delle royalties (le soglie di esenzione sul petrolio sono: 50.000 tonnellate per le concessioni in mare e 20.000 tonnellateper quelle a terra). Sempre per lo stesso periodo, le concessioni produttive di gas hanno estratto in totale 2.205 milioni di Smc, dicui 640, pari al 29%, sono risultati esenti dal pagamento delle royalties (le soglia di esenzione sul gas sono: 25 milioni per leconcessioni a terra e 80 milioni per quelle a mare). In questi anni, la percentuale di esenzione non è mai scesa al di sotto del 20,7%dal 2012, con il massimo raggiunto nel 2017 in cui il 63% del gas estratto è stato esente dal pagamento delle royalties».

Sul mare pugliese continua a gravare la minaccia petrolifera: il cigno Verde ricorda che «nel golfo di Taranto pende un permesso diprospezione della Spectrum Geo Limited che riguarda un’area complessiva di 4.025 kmq, sospeso dal 13 febbraio 2019 finoall’adozione del Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) per un periodo non superiore a 24mesi, come previsto dal decreto Semplificazioni approvato lo scorso inverno. Anche l’Adriatico meridionale è coinvolto da un’istanzadi prospezione, in questo caso di 16.210 kmq, presentata dalla Schlumberger Italiana. In questo tratto di mare pugliese è attiva laconcessione di estrazione di petrolio dalla piattaforma Aquila di proprietà di Eni con un’estensione di 556 kmq».

Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia, aggiunge: «Il mare della nostra regione continua ad essere minacciato daistanze di prospezione, ricerca e da estrazioni di petrolio e gas che consolidano lo strapotere delle fossili nel bilancio energeticopugliese. Serve invertire la rotta spingendo sullo sviluppo dell’efficienza e delle rinnovabili nella produzione elettrica, ancora oggitroppo incentrata su gas e carbone, nell’efficientamento energetico degli edifici, nelle politiche di mobilità sostenibile che spostinosempre più persone e merci sul trasporto sul ferro, lavorando soprattutto nelle principali città pugliesi, dove si devono approvare emettere in pratica i Piani urbani sulla mobilità sostenibile».

I numeri del dossier di Legambiente No Oil Puglia raccontano bene non solo il ruolo, oggi ancora determinante delle fonti fossilianche a causa di politiche mancanti di sviluppo di un nuovo sistema energetico innovativo e rinnovabile, ma anche come le

produzioni siano in costante riduzione da anni, continuando ad avere un ruolo superfluo nel panorama nazionale, e di cuicertamente potremmo fare a meno visti anche i danni ambientali arrecati ai territori, come nel caso di Taranto che tra le altre coseattende da troppi anni la bonifica del Mar Piccolo inquinato da produzioni siderurgiche, raffineria e attività militari, nonostante l’itersia partito nel 1998 e la nomina di un Commissario di governo.

Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, fa notare che «dalla nomina del Commissario straordinario per la bonifica diTaranto sono passati cinque anni e la situazione per il Mar Piccolo purtroppo non è cambiata: i sedimenti inquinati continuano arestare al loro posto e la bonifica continua a essere in alto mare. I fondali inquinati sono stati interessati sinora solo da lavori dirimozione e smaltimento di materiali di natura antropica (veicoli, pneumatici, ecc.), peraltro ancora da completare – Una delle areepiù importanti di Taranto rimane ancora da bonificare e chissà per quanto tempo ancora lo rimarrà visto che, a distanza di un annodalla sua pubblicazione, ancora non si conoscono gli esiti del bando che dovrebbe dare concretamente avvio alla bonifica. Circa unmese fa abbiamo chiesto al Ministro Costa che si portino a termine con urgenza le procedure previste dal bando di gara e si diainizio al più presto alle sperimentazioni previste. Oggi sollecitiamo pubblicamente una risposta».

Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha sottolineato che «per fronteggiare l’emergenza climatica dobbiamoaccelerare nell’uscita dalle fossili. L’assurdo paradosso, però, è che queste fonti inquinanti responsabili dell’effetto serra eclimalteranti continuano a ricevere una montagna di sussidi, anche oggi che le rinnovabili sono competitive e potrebbero sostituirlein tanti usi. È urgente e necessario avviare al più presto una transizione energetica che, come è evidente, vede il suo primo nemicoproprio negli interessi di chi estrae e in chi difende tali interessi, ma anche nella mancanza di politiche per l’efficienza e lerinnovabili, a partire dalla mobilità sostenibile. Basti pensare agli oltre 18 miliardi di euro che l’Italia regala ogni anno al settoreOil&Gas attraverso sussidi diretti e indiretti e al fatto che in molte regioni manchi, ad esempio, un piano per lo sviluppo di questenuove tecnologie, con obiettivi chiari e ambiziosi nell’interesse dei territori e dell’intero Paese. Rinnovabili, efficienza e mobilitàsostenibile, accompagnate da smart grid, materiali innovativi e sistemi di accumulo, invece, possono diventare il perno non solo diun sistema energetico più sostenibile e democratico, ma anche la nuova leva di uno sviluppo economico in grado di portarevantaggi ai cittadini e ai territori».

Anche per questo Legambiente ha lanciato su change.org la petizione sull’autoproduzione da rinnovabili per chiedere al Governo diaccelerare i passi verso l’approvazione della Direttiva Europea che introduce e consente ai cittadini di avere un ruolo daprotagonista nel sistema energetico.

Goletta Verde, SOS Clima: flashmob aTaranto, capitale d’Italia delleemissioni di gas serraIlva ed Eni campioni di inquinamento industriale e gas serra[15 Luglio 2019]

Secondo Legambiente «Taranto non è soltanto la città simbolodell’inquinamento industriale ma con gli oltre 12 milioni di tonnellatedi CO2 emesse in un anno in atmosfera, può considerarsi laCapitale d’Italia per le emissioni di gas serra. La responsabilità diquesti numeri sta nel polo produttivo rappresentato dall’Ilva,dalla Raffineria Eni e dalle centrali termoelettriche». E’ per questoche Goletta Verde ha organizzato il flash mob SOSClima esponendo lo striscione “Nemico del clima” «per dire “basta”alle emissioni climalteranti che alimentano la febbre del Pianeta e lacrisi climatica».

Legambiente spiega che «Nella Città dei due mari, prendendo inconsiderazione i diversi siti produttivi ovvero l’Ilva con 6,3 milioni ditonnellate di CO2, le centrali termoelettriche del siderurgico con 4,9milioni di tonnellate, la raffineria ENI con 751mila tonnellate e lacentrale termoelettrica a questa connessa con 288mila tonnellate, si emettono, secondo il registro europeo delle emissioni E-PRTR, 12,3 milioni tonnellate di anidride carbonica (dati relativi al 2017).Numeri esorbitanti se si pensa che la regione Puglia emetteil 18% delle emissioni nazionali di gas serra e che, di queste, circa la metà arriva dal polo industriale di Taranto, che emette lastessa quantità di CO2 di tutto il Lazio (12,4). Ancora più grave se si tiene conto che soltanto la Lombardia (16,9 milioni ditonnellate) e la Sicilia (15,1 milioni di tonnellate) superano le emissioni della città tarantina».

Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ricorda che «Per ridurre le emissioni climalteranti e tener fede agli impegnipresi con l’Accordo di Parigi è necessario che l’Italia faccia scelte ambiziose per contribuire a contenere l’aumento della temperaturamedia globale al di sotto di 1,5° C rispetto all’era preindustriale. Quello di cui abbiamo bisogno è un Piano nazionale energia eclima che renda davvero possibile l’uscita dal carbone a partire dai territori più vulnerabili. È il caso di Taranto e dell’Ilvadove occorre avviare un percorso di sperimentazione che permetta di ottenere nel medio termine una produzione totalmente“decarbonizzata”, capace di abbattere le emissioni inquinanti e climalteranti e di costruire un futuro in grado di coniugare la tuteladell’ambiente, la qualità della vita, la salute dei cittadini e il diritto al lavoro. Le fonti rinnovabili, l’innovazione tecnologica el’efficienza energetica vanno in questa direzione e rappresentano la via di uscita alla crisi climatica sempre più evidente e concreta,come riporta lo stesso Rapporto dell’Ipcc».

Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, conclude: «Scegliere di continuare a sfruttare le fossili non solo mette a rischioil raggiungimento degli obiettivi climatici. ma anche quelli di sviluppo di un territorio, quotidianamente esposto a danni ambientali,che da troppo tempo aspetta di essere risarcito e bonificato. Occorre recuperare i ritardi accumulati avviando al più presto ilprocesso di riconversione delle attività industriali di questa città e sviluppando politiche capaci di dare un futuro alle giovanigenerazioni di Taranto».

Il pioppo riesce ad assorbire sostanze inquinantiusate per la produzione di plasticaUna ricerca italiana mostra come quest’albero sia in grado di contrastare la presenza di diottilftalato disperso nel terreno[15 Luglio 2019]

Non c’è solo la canapa nel variegato e complesso mondo vegetaletra gli esemplari in grado di esserci d’aiuto per condurre operazionidi bonifica: lo conferma l’Istituto di scienze della vita della ScuolaSuperiore Sant’Anna di Pisa, che ha pubblicato un nuovo studio suquesto tema. In particolare, la ricerca mostra l’assorbimento deldiottilftalato (sostanza impiegata nel campo della produzione dellematerie plastiche, con effetti inquinanti) nel pioppo.

Lo studio, pubblicato sulla rivista “Environmental Science andPollution Research” dal gruppo di docenti e ricercatori dellaSant’Anna composto da Francesca Vannucchi, Alessandra Francini,Erika Carla Pierattini e Luca Sebastiani (in collaborazione conAndrea Raffaellidell’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr di Pisa),nasce dall’osservazione secondo la quale gli ftalati sono micro-inquinanti di grande preoccupazione a causa dei loro effetti negativisul funzionamento degli ecosistemi e sulla salute umana, mentre il pioppo potrebbe essere una specie adatta per ridurre gli impattiderivati dalla persistenza di tali composti nell’ambiente.

Per verificarlo, i ricercatori hanno fatto sviluppaer piante di pioppo in speciali camere di crescita (fitotrone) dove, grazie a un sistemacentralizzato, è possibile impostare i principali parametri ambientali come luce, temperatura e umidità relativa; in queste camere èaltrettanto possibile creare le condizioni ottimali di crescita per le piante di questo studio in modo che solo il fattore inquinante (nellospecifico il diottilftalato) possa essere la causa di un suo eventuale sviluppo irregolare.

I risultati della ricerca dimostrano sia l’assorbimento sia l’accumulo nelle radici del pioppo del diottilftalato: oltre a confermare latolleranza di questa specie a diversi composti inquinanti lo studio pone le basi per approfondire il metabolismo e la degradazione diqueste sostanze tossiche all’interno dei tessuti vegetali, aprendo a sua volta a nuove possibilità di contrasto verso l’inquinamentoche incide sempre più sulle capacità produttive dei sistemi agro-forestali e sulla qualità dei relativi prodotti.

Per la giornata di oggi, lunedì 15 luglio, invece, è stata valutata

dal tardo pomeriggio allerta arancione su gran parte della

Lombardia, sul settore costiero e isole della Toscana, su gran

parte del versante ionico della Calabria e allerta gialla su buona

parte dell’Italia

L’Italia è interessata dal passaggio di una perturbazioneproveniente dal nord-Europa, che porta aria fredda emarcatamente instabile, dapprima sulle regioni settentrionalidell’Italia, specie quelle di ponente, con piogge e temporali localmenteintensi. Nel corso della giornata le precipitazioni si estenderannoalle regioni del Centro, fino a giungerein serata sul Meridione,con fenomeni più frequenti e rilevanti sul versante tirrenico esuccessivamente su quello ionico. Domani i temporaliinteresseranno soprattutto il Sud, mentre cesseranno sulleregioni centrali.

L’avviso del Dipartimento della Protezione Civile prevede dal tardopomeriggio di oggi, lunedì 15 luglio, precipitazioni da sparse adiffuse, anche a carattere di rovescio o temporale, su Campania,Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. I fenomeni sarannoaccompagnati da rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica,locali grandinate e forti raffiche di vento.

Sulla base dei fenomeni previsti e in atto è stata valutata per lagiornata di oggi, lunedì 15 luglio, allerta arancione su gran partedella Lombardia, sul settore costiero e isole della Toscana, sugran parte del versante ionico della Calabria e allerta gialla subuona parte dell’Italia.

Per la giornata di domani, martedì 16 luglio, è stata valutataancora allerta arancione su gran parte del versante ionico dellaCalabria e sulla Puglia centro meridionale. Allerta gialla, inoltre,sul settore orientale dell’Abruzzo, in Campania, sul resto dellaPuglia e della Calabria, in Basilicata e in Sicilia.

red/mn

Maltempo: martedì 16/07 allerta arancione inCalabria e in PugliaLunedi 15 Luglio 2019, 17:12

(fonte: DPC)

Lo ha annunciato l'assessore regionale al Bilancio, Raffaele

Piemontese nel corso di un sopralluogo nelle campagne di San

Nicandro Garganico (FG)

Ettari di piante di pomodori sradicate alla vigilia delraccolto, centinaia di alberi di ulivo spogliati dei frutti con leolive sparse e spiaccicate al suolo, campi di zucchineirrimediabilmente danneggiati e grandi alberature spezzate escaraventate su strade e tratturi di campagna.

"Si stenta ariconoscere unadelle zone piùfertili dellaPuglia e piùcelebrate per laqualità della suaagricoltura", hadetto l'assessoreregionale alBilancio,RaffaelePiemontese,che, su delega delpresidente Michele Emiliano, ha fatto, stamattina, un sopralluogonelle campagne di San Nicandro Garganico (FG), che scendonoverso mare, l'area dove più devastanti sono i segni della trombad'aria e della violenta grandinata che ha funestato la giornatadi sabato 13 luglio scorso.

Accompagnato dal sindaco di San Nicandro Garganico,Costantino Ciavarella, e dal consigliere comunale GiamapaoloD'Antuono, l'assessore si è mosso con un mezzo della Protezione civiledell'Associazione Volontari Emergenza Radio SannicandroA.V.E.R.S. che, nelle scorse ore, ha dovuto fronteggiare i primiinterventi per sgomberare alcune strade e mettere insicurezza i passaggi.

Maltempo in Puglia, campagne devastate: prestolo stato di calamitàLunedi 15 Luglio 2019, 15:20

"Il sindaco mi ha assicurato che sta completando gli atti necessariad avviare la procedure per il riconoscimento dello stato dicalamità naturale – ha commentato Piemontese – che gli ufficiregionali del Dipartimento Agricoltura valuteranno il piùrapidamente possibile in rapporto alla produzione lorda vendibile dellazona colpita".

red/mn

(fonte: Regione Puglia)

Redazione ANSA BRUXELLES 15 luglio 2019 11:05

Famiglia italiana in causa con la Ue per il clima,"proteggiamo i figli"Agricoltore valdostano, non ci preserva da riscaldamento globale

BRUXELLES - "Sto cercando di proteggere il futuro dei miei figli, come farebbequalsiasi genitore". A parlare è Giorgio Elter, agricoltore e proprietario di un albergo inVal d'Aosta, che si prepara a far ricorso alla Corte di giustizia Ue contro la stessaUnione per la crisi climatica.

E presto potrebbe farlo anche contro lo Stato italiano. La famiglia di Elter e altre noveprovenienti da 4 Paesi europei, ma anche dal Kenya e dalle Fiji, si considerano partelesa perché i cambiamenti climatici stanno sconvolgendo le loro vite e l'Unione non faabbastanza per contrastarli.

In particolare, i ricorrenti - sostenuti dalla Ong Climate Action Network che raccoglie160 organizzazioni di 35 Paesi - chiedono di rivedere al rialzo gli obiettivi Ue diriduzione delle emissioni al 2030. L'iniziativa è la seconda tappa di una battaglia legale

che ha già visto la Corte di giustizia respingere un primo ricorso.

"Speriamo la Corte interpreti i trattati Ue in modo da proteggere i cittadini dalla crisiclimatica", spiega l'avvocato Roda Verheyen. "Le ondate di caldo seguite da fortipiogge, grandinate e tempeste stanno distruggendo i nostri raccolti - racconta Elter -.Lo scioglimento dei ghiacciai colpisce tutte le attività turistiche e gli ostelli della miaregione. Oggi è già difficile prendermi cura della mia famiglia e non posso garantire unfuturo sicuro alle mie figlie. Non siamo responsabili per il deterioramento dellecondizioni climatiche, ma siamo noi che soffriamo. Come ogni genitore, sto cercando diproteggere il futuro dei miei figli".

Insieme a un gruppo di organizzazioni di base e comitati territoriali, questa famigliavaldostana si prepara a denunciare anche lo Stato italiano. Il movimento si chiama 'Ilgiudizio universale', nasce perché "crediamo che il nostro Paese non stia facendoabbastanza per tutelarci - si legge sul sito dell'iniziativa - e abbiamo deciso per questodi citarlo in giudizio, intentando un'azione legale che lo vincoli a fare di più e meglio".

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Ai pioppi piace laplastica: le radiciassorbono ftalati

I microinquinanti vengono accumulati e poi eliminati dagli alberi. Lo sotiene unostudio italiano sul Populus alba Villafranca che potrebbe aprire nuove strade perlo smaltimento

15 luglio 2019

I pioppi sono dei "mangiaplastica": le loro radici sono infatti in grado di assorbire e accumulare iprincipali composti inquinanti, gli ftalati, eliminandoli dall'ambiente. Lo dimostra una ricerca tutta italianapubblicata sulla rivista Environmental Science and Pollution Research e guidata Francesca Vannucchi,dell'Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa.

Lo studio pone le basi anche per approfondire il meccanismo con cui queste sostanze tossiche vengonodegradate all'interno dei tessuti vegetali. Gli ftalati sono microinquinanti dagli effetti decisamentenegativi sul funzionamento degli ecosistemi e sulla salute umana. Si tratta di una famiglia di compostichimici usati nell'industria delle materie plastiche, in particolare nel Pvc, per migliorarne flessibilità emodellabilità, ma trovano impiego anche in profumi, pesticidi, smalti per unghie e vernici.

La ricerca, cui ha collaborato anche l'Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche(Cnr) di Pisa, ha dimostrato che il pioppo della specie Populus alba Villafranca, potrebbe essere ilcandidato adatto per ridurre gli impatti negativi dovuti alla persistenza di questi composti nell'ambiente:le sue radici, infatti riescono ad assorbire e immagazzinare gli ftalati, confermando la grande tolleranzadi questa pianta alle sostanze inquinanti. Ulteriori studi saranno necessari per capire come i compostivengono poi smaltiti e utilizzati all'interno dei tessuti vegetali.

Plastica, così i pioppi la mangiano assorbendo i compostiinquinanti

di F. Q. | 15 Luglio 2019

Uno studio dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa dimostra che le radici di questi alberi assorbono e accumulano i principali composti chimici

I pioppi possono ridurre gli impatti negativi di compostiinquinanti sull’ambiente. A dimostrarlo è uno studio di una ricerca pubblicata sulla rivista Environmental Science and Pollution Research e guidata Francesca Vannucchi, dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Secondo lo studio i pioppi sono dei “mangia-plastica“: le loro radici sono infatti in grado di assorbire e accumulare i principali composti chimici, gli ftalati, eliminandoli dall’ambiente.

Gli ftalati sono micro-inquinanti che hanno effetti negativi sul funzionamento degli ecosistemi e sulla salute umana. Si tratta di una famiglia dicomposti chimici usati nell’industria delle materie plastiche, in particolarenel pvc, per migliorarne flessibilità e modellabilità, ma si trovano anche in profumi, pesticidi, smalti per unghie e vernici.

Lo studio pone le basi anche per approfondire il meccanismo con cuiqueste sostanze tossiche vengono degradate all’interno dei tessuti vegetali, ma saranno necessari ulteriori studi per capire come i composti vengono poi smaltiti e utilizzati dalle piante. In particolare il pioppo della specie Populus alba Villafranca potrebbe essere quello più efficace per ridurre gli impatti negativi dovuti alla persistenza dei composti nell’ambiente: le sue radici, infatti, riescono ad assorbire e immagazzinare gli ftalati, confermando la grande tolleranza diquesta pianta alle sostanze inquinanti.

L’abstract dello studio