«contestazioni forse indotte dall'esterno» ve regione ......2016/01/29  · qualche modo le statue...

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Corriere del Veneto Venerdì 29 Gennaio 2016 REGIONE ATTUALITÀ VE 7 VENEZIA Sulle scrivanie dei pre- fetti non è ancora arrivata al- cuna disposizione operativa dal Viminale per attivare l’«hotspot» per i migranti an- nunciato a Nordest dal mini- stro Angelino Alfano. In com- penso c’è una grana al giorno, aggravata dalla «poca collabo- razione» della politica. L’ulti- ma a Cona, dove mercoledì 200 dei 500 rifugiati ospitati nella ex caserma hanno tenta- to di andarsene lamentando spazi angusti. E’ la goccia che ha fatto traboccare il vaso per Domenico Cuttaia, prefetto di Venezia e coordinatore dei col- leghi del Veneto. «E’ la fotoco- pia di quanto successo a luglio ad Eraclea — sbotta —. Men- tre ricevevamo offerte di nuovi posti letto per la dislocazione dei migranti sul territorio, è scoppiata la protesta dei pro- fughi stessi e in contempora- nea è scattata l’alzata di scudi da parte dei Comuni destinati ad accoglierli. Risultato: su 800 posti offerti ne sono stati ritirati 700 e tutto ciò ha com- portato lo slittamento a di- cembre dello svuotamento dell’immobile. Chi si è ritirato ha detto di essersi sbagliato o che ci aveva ripensato. Adesso, stranamente, si sta creando la stessa situazione a Cona: oggi (ieri, ndr) scade il termine per la presentazione delle offerte e 24 ore prima esplode la conte- stazione. Magari è una coinci- denza o forse è stata indotta dall’esterno». Cosa pensa di fare? «Dobbiamo stare molto at- tenti, non vogliamo cascarci ancora, prima di affidare i ri- chiedenti asilo alle varie strut- ture sentirò i sindaci dei Co- muni interessati e la valutazio- ne finale avverrà in sede di ca- bina di regia. A fronte di eventuali rinunce, stavolta an- dremo fino in fondo per capire a cosa e a chi siano dovute. Lo ricordo: sono gare pubbliche regolate da norme severe, che puniscono la turbativa d’asta. Puntiamo alla ripartizione dei migranti sull’intera regione per piccoli gruppi, meno im- pattanti di assembramenti co- me Cona, la Prandina di Pado- va e la Serena di Treviso». Tutte contestate. «Purtroppo sono necessità in mancanza di alternative, non è che ci piaccia ricorrere alle caserme, ma al momento il piano B sarebbe lasciare queste persone per strada. E non è possibile, per un que- stione di dignità loro e di ordi- ne pubblico. Ce ne rendiamo conto da soli che la priorità è alleggerire Cona, Padova e Treviso, e non perché ce lo chiedano i sindaci. Se però qualcuno rimprovera i prefetti lo pregherei di trovare un ri- medio, che non sia quello di rimettere i migranti in mare. Se qualcuno, molto intelligen- temente, ritiene che non si possano ammassare tanti pro- fughi in una sola struttura, s’impegni a convincere sinda- ci e organismi spontanei che ne impediscono la distribu- zione diffusa. Mi auguro di pervenire a una soluzione più razionale, ora dobbiamo af- frontare la difficoltà di reperi- re alloggi». La politica non vi aiuta. «Le belle passerelle in tv hanno messo in allerta sindaci e popolazione, col risultato di scatenare proteste anche per dieci migranti. Qualcuno deve per forza fare speculazione po- litica sulla povera gente, sul- l’ansia dei cittadini e mi di- spiace. Io non adotto misure politiche ma amministrative, per gestire problemi ammini- strativi». Le cabine di regia funzio- nano? «Sì, da parte di alcuni sinda- ci c’è grande collaborazione e anche l’Anci Veneto si sta pro- digando per agevolare solu- zioni condivise. Ora gli arrivi sono molto contenuti, la situa- zione si è equilibrata perché diversi migranti hanno otte- nuto lo status di rifugiato e quindi sono usciti dai centri di prima accoglienza. Contiamo circa 7mila presenze, mille in meno della quota assegnata al Veneto e ciò ci consente di gra- duare nel tempo gli arrivi e di evitare la sofferenza di que- st’estate». Però ci vogliono altri letti. «Sì, ma attenzione, non so- no aggiuntivi. Servono a siste- mare non nuovi arrivati bensì migranti già qui, che vanno drenati dai centri più grandi. Le convenzioni sono scadute il 31 dicembre e dobbiamo rin- novarle, attraverso gare. Se c’è la collaborazione di tutti è più facile. Se chi parla con tv e giornali e dice che i profughi sono troppi, cominciasse a sensibilizzare le realtà ostili, sarebbe di aiuto. Io ho un’in- telligenza media, ma so che ci sono grandi intelligenze in gi- ro: che ci diano risposte allora. Amministrative, non politi- che, sennò è troppo facile». Il prossimo step? «Tra qualche giorno ricon- vocheremo il tavolo di coordi- namento regionale, per fare il punto tra bandi e dati. La filo- sofia è di coinvolgere tutti, non vogliamo fare le cose da soli. Non è l’esercizio di un po- tere ma lo svolgimento di un servizio, con tanti oneri e diffi- coltà. Se qualcuno vuole assi- stere alle procedure per i ban- di si accomodi, lo aspettiamo. I sindaci possono venire da noi anche tutti i giorni». Michela Nicolussi Moro © RIPRODUZIONE RISERVATA Domenica Cuttaia Il prefetto di Venezia di Stefano Allievi Rohani e le statue coperte: quando Khatami fece «scandalo» per la stretta di mano a una donna Ieri e oggi I professionisti dell’indignazione un tanto al chilo, i benpensanti della dignità della nostra civiltà, hanno avuto modo di sfogare la loro libido sulla questione delle statue nascoste alla vista nei Musei Capitolini, durante la visita del presidente iraniano Rohani. Una vicenda perfetta, per condannare la vergognosa sottomissione all’islam del governo, e incitare alla rivendicazione della superiorità della nostra cultura. La scelta, beninteso, è stata improvvida, e ridicola, ma è assai probabile che le ragioni siano altre, e che la richiesta sia venuta dallo staff di Rohani non per pruderie (dato che alloggiava in un hotel dove pure ci sono statue classiche di nudi, con le pudenda in bella vista, che nessuno si è sognato di chiedere di coprire), ma per evitare incidenti di politica interna. Ci spieghiamo con un precedente, tutto italiano, avvenuto nel Nordest, e precisamente a Udine. Nel 2007, in occasione del Festival Vicino/Lontano, venne invitato a parlare, a raccontare il nuovo Iran, il presidente Khatami. Alla fine della conferenza, dopo un intervento oggettivamente di grande interesse (il sottoscritto era presente e può testimoniarlo), sull’onda dell’entusiasmo si sono avvicinate alcune donne italiane, ovviamente non velate, tra cui Gianola Nonino, e una di esse gli ha stretto la mano. Sul momento non è successo niente. Ma la foto e il video sono stati poi tirati fuori al momento giusto, dai suoi oppositori conservatori interni, usandoli come scandalo nazionale, diventando l’arma decisiva per impedirgli di presentarsi alle presidenziali del 2009. Possiamo quindi assumere che la richiesta di coprire in qualche modo le statue sia venuta dallo staff di Rohani, per evitare il ripetersi di incidenti simili: una foto accanto a un nudo maschile o femminile avrebbe potuto procurargli guai seri. Politica interna, quindi, non censura e sottomissione all’islam. Probabilmente sarebbe stato più saggio cambiare semplicemente sala, e l’errore è stato fatto: ma l’eco che ne è seguita ha probabilmente sbagliato bersaglio. Del resto, è politica interna anche qui: colpire il governo da un lato, e l’islam dall’altro. Tanto che, proprio ieri, nella libera Inghilterra che mi ha invitato a discutere di questa vicenda alla BBC, si è coperto il graffito di Banski sui profughi a Calais, perché, essendo davanti all’ambasciata di Francia, qualcuno avrebbe potuto offendersi. E nessuno ha gridato allo scandalo, o alla sottomissione culturale. L’unica cosa positiva di questo dibattito è che un sacco di persone che gridano allo scempio nei confronti della grande tradizione culturale italiana, e che di quelle statue non sapevano nemmeno l’esistenza, avranno imparato qualcosa: e forse magari entreranno in un museo... © RIPRODUZIONE RISERVATA La scheda Con l’ultimo gruppo di 600 arrivato a Natale, il 10 gennaio scorso secondo gli ultimi dati forniti dal ministero dell’Interno ed elaborati dalla Fondazione Moressa i profughi presenti in Veneto erano saliti a 8.137, su un totale di 100mila accolti in Italia. Stando a quelle cifre, la nostra regione figurava al terzo posto per numero di richiedenti asilo, dopo Lombardia e Sicilia e insieme a Lazio, Campania e Piemonte. Negli ultimi venti giorni però, tra allontanamenti spontanei e «fisiologici» e diversi riconoscimenti dell’asilo politico accordati, il numero dei rifugiati è sceso di circa un migliaio. A breve il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, riconvocherà il tavolo di coordinamento regionale, per fare il punto sui dati e sui nuovi bandi di gara per l’acquisizione di altri posti letto La stretta di mano Khatami a Udine nel 2007 Rivolta dei profughi, i timori del prefetto «Contestazioni forse indotte dall’esterno» Cuttaia: «Strane coincidenze alla vigilia dei nuovi bandi. E le caserme vanno chiuse» Codice cliente: 9987504

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  • Corriere del Veneto Venerdì 29 Gennaio 2016 REGIONE ATTUALITÀ VE7

    VENEZIA Sulle scrivanie dei pre-fetti non è ancora arrivata al-cuna disposizione operativa dal Viminale per attivarel’«hotspot» per i migranti an-nunciato a Nordest dal mini-stro Angelino Alfano. In com-penso c’è una grana al giorno,aggravata dalla «poca collabo-razione» della politica. L’ulti-ma a Cona, dove mercoledì200 dei 500 rifugiati ospitatinella ex caserma hanno tenta-to di andarsene lamentandospazi angusti. E’ la goccia cheha fatto traboccare il vaso perDomenico Cuttaia, prefetto diVenezia e coordinatore dei col-leghi del Veneto. «E’ la fotoco-pia di quanto successo a luglioad Eraclea — sbotta —. Men-tre ricevevamo offerte di nuoviposti letto per la dislocazionedei migranti sul territorio, èscoppiata la protesta dei pro-fughi stessi e in contempora-nea è scattata l’alzata di scudi da parte dei Comuni destinatiad accoglierli. Risultato: su800 posti offerti ne sono statiritirati 700 e tutto ciò ha com-portato lo slittamento a di-cembre dello svuotamentodell’immobile. Chi si è ritiratoha detto di essersi sbagliato oche ci aveva ripensato. Adesso,stranamente, si sta creando lastessa situazione a Cona: oggi(ieri, ndr) scade il termine perla presentazione delle offerte e24 ore prima esplode la conte-stazione. Magari è una coinci-denza o forse è stata indottadall’esterno».

    Cosa pensa di fare?«Dobbiamo stare molto at-

    tenti, non vogliamo cascarciancora, prima di affidare i ri-chiedenti asilo alle varie strut-ture sentirò i sindaci dei Co-muni interessati e la valutazio-ne finale avverrà in sede di ca-bina di regia. A fronte dieventuali rinunce, stavolta an-dremo fino in fondo per capirea cosa e a chi siano dovute. Lo

    ricordo: sono gare pubblicheregolate da norme severe, chepuniscono la turbativa d’asta.Puntiamo alla ripartizione deimigranti sull’intera regioneper piccoli gruppi, meno im-pattanti di assembramenti co-me Cona, la Prandina di Pado-va e la Serena di Treviso».

    Tutte contestate.«Purtroppo sono necessità

    in mancanza di alternative,non è che ci piaccia ricorrerealle caserme, ma al momentoil piano B sarebbe lasciarequeste persone per strada. Enon è possibile, per un que-stione di dignità loro e di ordi-ne pubblico. Ce ne rendiamoconto da soli che la priorità èalleggerire Cona, Padova eTreviso, e non perché ce lochiedano i sindaci. Se peròqualcuno rimprovera i prefetti

    lo pregherei di trovare un ri-medio, che non sia quello dirimettere i migranti in mare.Se qualcuno, molto intelligen-temente, ritiene che non sipossano ammassare tanti pro-fughi in una sola struttura,s’impegni a convincere sinda-ci e organismi spontanei chene impediscono la distribu-zione diffusa. Mi auguro dipervenire a una soluzione piùrazionale, ora dobbiamo af-frontare la difficoltà di reperi-re alloggi».

    La politica non vi aiuta.«Le belle passerelle in tv

    hanno messo in allerta sindacie popolazione, col risultato discatenare proteste anche perdieci migranti. Qualcuno deveper forza fare speculazione po-litica sulla povera gente, sul-l’ansia dei cittadini e mi di-spiace. Io non adotto misurepolitiche ma amministrative,per gestire problemi ammini-strativi».

    Le cabine di regia funzio-nano?

    «Sì, da parte di alcuni sinda-ci c’è grande collaborazione eanche l’Anci Veneto si sta pro-digando per agevolare solu-zioni condivise. Ora gli arrivisono molto contenuti, la situa-zione si è equilibrata perchédiversi migranti hanno otte-nuto lo status di rifugiato equindi sono usciti dai centri diprima accoglienza. Contiamocirca 7mila presenze, mille in

    meno della quota assegnata alVeneto e ciò ci consente di gra-duare nel tempo gli arrivi e dievitare la sofferenza di que-st’estate».

    Però ci vogliono altri letti.«Sì, ma attenzione, non so-

    no aggiuntivi. Servono a siste-mare non nuovi arrivati bensìmigranti già qui, che vannodrenati dai centri più grandi. Le convenzioni sono scadute il31 dicembre e dobbiamo rin-novarle, attraverso gare. Se c’èla collaborazione di tutti è piùfacile. Se chi parla con tv egiornali e dice che i profughisono troppi, cominciasse asensibilizzare le realtà ostili,sarebbe di aiuto. Io ho un’in-telligenza media, ma so che cisono grandi intelligenze in gi-ro: che ci diano risposte allora.Amministrative, non politi-che, sennò è troppo facile».

    Il prossimo step?«Tra qualche giorno ricon-

    vocheremo il tavolo di coordi-namento regionale, per fare ilpunto tra bandi e dati. La filo-sofia è di coinvolgere tutti,non vogliamo fare le cose dasoli. Non è l’esercizio di un po-tere ma lo svolgimento di unservizio, con tanti oneri e diffi-coltà. Se qualcuno vuole assi-stere alle procedure per i ban-di si accomodi, lo aspettiamo.I sindaci possono venire da noianche tutti i giorni».

    Michela Nicolussi Moro© RIPRODUZIONE RISERVATA

    Domenica Cuttaia Il prefetto di Venezia

    di Stefano Allievi

    Rohani e le statue coperte:quando Khatami fece «scandalo»per la stretta di mano a una donna

    Ieri e oggi

    I professionisti dell’indignazione un tantoal chilo, i benpensanti della dignità dellanostra civiltà, hanno avuto modo di sfogare la loro libido sulla questione delle statue nascoste alla vista nei Musei Capitolini, durante la visita del presidente iraniano Rohani. Una vicenda perfetta, per condannare la vergognosa sottomissione all’islam del governo, e incitare alla rivendicazione della superiorità della nostra cultura. La scelta, beninteso, è stata improvvida, e ridicola, ma è assai probabile che le ragioni siano altre, e che la richiesta sia venuta dallo staff di Rohani non per pruderie (dato che alloggiava in un hotel dove pure ci sono statue classiche di nudi, con le pudenda in bella vista, che nessuno si è sognato di chiedere di coprire), ma per evitare incidenti di politica interna. Ci spieghiamo con un precedente, tutto italiano, avvenuto nel Nordest, e precisamente a Udine. Nel 2007, in occasione del Festival Vicino/Lontano, venne invitato a parlare, a raccontare il nuovo Iran, il presidente Khatami. Alla fine della conferenza, dopo un intervento oggettivamente di grande interesse (il sottoscritto era presente e può testimoniarlo), sull’onda dell’entusiasmo si sono avvicinate alcune donne italiane,

    ovviamente non velate, tra cui Gianola Nonino, e una di esse gli ha stretto la mano. Sul momento non è successo niente. Ma la foto e il video sono stati poi tirati fuori al momento giusto, dai suoi oppositori conservatori interni, usandoli come scandalo nazionale, diventando l’arma decisiva per impedirgli di presentarsi alle presidenziali del 2009. Possiamo quindi assumere che la richiesta di coprire in qualche modo le statue sia venuta dallo staff di Rohani, per evitare il ripetersi di incidenti simili: una foto accanto a un nudo maschile o femminile avrebbe potuto procurargli guai seri. Politica interna, quindi, non censura e sottomissione all’islam. Probabilmente sarebbe stato più saggio cambiare semplicemente sala, e l’errore è stato fatto: ma l’eco che ne è seguita ha probabilmente sbagliato bersaglio. Del resto, è politica interna anche qui: colpire il governo da un lato, e l’islam dall’altro. Tanto che, proprio ieri, nella libera Inghilterra che mi ha invitato a discutere di questa vicenda alla BBC, si è coperto il graffito di Banski sui profughi a Calais, perché, essendo davanti all’ambasciata di Francia, qualcuno avrebbe potuto offendersi. E nessuno ha gridato allo scandalo, o alla sottomissione culturale. L’unica cosa positiva di questo dibattito è che un sacco di persone che gridano allo scempio nei confronti della grande tradizione culturale italiana, e che di quelle statue non sapevano nemmeno l’esistenza, avranno imparato qualcosa: e forse magari entreranno in un museo...

    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    La scheda

    Con l’ultimo gruppo di 600 arrivato a Natale, il 10 gennaio scorso secondo gli ultimi dati forniti dal ministero dell’Interno ed elaborati dalla Fondazione Moressa i profughi presenti in Veneto erano saliti a 8.137, su un totale di 100mila accolti in Italia. Stando a quelle cifre, la nostra regione figurava al terzo posto per numero di richiedenti asilo, dopo Lombardia e Sicilia e insieme a Lazio, Campania e Piemonte.

    Negli ultimi venti giorni però, tra allontanamenti spontanei e «fisiologici» e diversi riconoscimenti dell’asilo politico accordati, il numero dei rifugiati è sceso di circa un migliaio.

    A breve il prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia, riconvocherà il tavolo di coordinamento regionale, per fare il punto sui dati e sui nuovi bandi di gara per l’acquisizione di altri posti letto

    La stretta di mano Khatami a Udine nel 2007

    Rivolta dei profughi, i timori del prefetto«Contestazioni forse indotte dall’esterno»Cuttaia: «Strane coincidenze alla vigilia dei nuovi bandi. E le caserme vanno chiuse»

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