cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · beato pietro favre, esattamente 5 secoli fa. un po’...

48
Cristiani nel mondo Anno XXI - n. 2 - Marzo-Aprile 2006 Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 2 DCB - Filiale di Roma Anno Saveriano: la missione dei laici oggi Anno Saveriano: la missione dei laici oggi

Upload: others

Post on 23-Jan-2021

0 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

Cristianinelmondo

Anno XXI - n. 2 - Marzo-Aprile 2006

Post

e Ita

liane

S.p

.A.

- Sp

ed.

in a

bb

. p

ost

. D

.L.

353/

03 (

conv

. L.

46/

04)

art.

1 c

om

ma

2 D

CB -

Fili

ale

di R

om

a

Anno Saveriano:la missione dei laici oggi

Anno Saveriano:la missione dei laici oggi

Page 2: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

Indice

3 Editorialep. Gian Giacomo Rotelli S.I. / Francesco Saverio e la missionarietà dei laici oggi

Anno Saveriano4 p. Peter-Hans Kolvenbach S.I. / Lettera del Padre Generale alla CVX6 Guy Maginzi / Anno Giubilare ignaziano-saveriano-favriano 20068 Francesco Riccardi / L’eredità di Francesco Saverio

15 Pasquale Salvio / Abitare lo “spazio” della missione, oltre le frontiere

Testimonianze21 Raffaele Magrone / Perché da otto anni la mia estate è in Bosnia25 Monika Sander / Come la CVX vi conduce in prigione28 Franco Campia / Il mio rapporto «fede e politica»

Anno Saveriano32 Livia Tranchina (a cura di) / Missione possibile. Provocazioni saveriane42 Laura Turconi (a cura di) / Lettere di Francesco Saverio

Eco dalle comunità45 Andrea Cammarota / La scelta di mettersi in gioco

Nello scaffale47 InYgo / Amici nel Signore

CRISTIANI NEL MONDO - Periodico della Comunità di Vita Cristiana d’ItaliaVia di San Saba, 17 - 00153 Roma

Direttore responsabile Francesco Botta S.I.

Comitato di direzione Cristina Allodi, Umberto Bovani (direttore), Marilena D’Angiolella,Massimo Gnezda, Antonella Palermo, Gian Giacomo Rotelli S.I., Marina Villa

Comitato di redazione Caterina Boca, Lorenzo Cremonese, Giuliana De Simone (segretaria),Marisa Gigliotti, Antonella Palermo (capo redattore), Francesco Riccardi, Laura Turconi

Direzione e amministrazione Via di San Saba, 17 - 00153 Romatel. 0664580147 - fax 0664580148 - e-mail: [email protected]

Progetto grafico e composizione Layout Studio / Giampiero MarziStampa Arti Grafiche La Moderna - Via di Tor Cervara, 171 - 00155 Roma - tel. 0622796348

Chi desidera dare un contributo per le spese di stampa della Rivista, può farlo – specificando il motivo del versamento – tramite: contocorrente postale nº 76224005, intestato a: Cristiani nel Mondo, Via di San Saba 17, 00153 Roma; bonifico bancario: c/c n° 470/96,intestato a: Comunità di Vita Cristiana Italiana (CVX Italia), Via di San Saba 17, 00153 Roma; recapito bancario: Banca PopolareItaliana - Ag. 12, Via della Piramide Cestia, 9/11, 00153 Roma (ABI 05164 – CAB 03212 – CIN G).

Registr. Tribunale di Roma n. 34 del 22.1.1986Poste Italiane S.p.A. - sped. in a.p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 2 DCB - Filiale di Roma

Non è stato sempre possibile reperire gli aventi diritto per la riproduzione delle immagini.L’Associazione è comunque a disposizione per l’assolvimento di quanto occorra nei loro confronti.

Page 3: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

1506 nascita di Francesco Saverio e Pietro Favre (due compagni di stan-za di S. Ignazio al Collegio S. Barbara di Parigi e poi tra i primi compagninella Compagnia di Gesù); 1556 morte di S. Ignazio. Quest’anno 2006 laCompagnia di Gesù, insieme a tutti coloro (religiose, religiosi e laici) chesi rifanno alla spiritualità di S. Ignazio, celebra questi anniversari.

Noi di Cristiani nel Mondo dedichiamo questo numero a FrancescoSaverio, patrono delle missioni insieme a Teresa di Lisieux (accoppiatadivinamente geniale della Chiesa, che associa a colui che ha circumnavi-gato l’Africa, ha evangelizzato in India, in Indonesia, in Giappone fino alleporte della Cina per morirvi a 46 anni, una monaca di clausura, entratanel Carmelo a 15 anni e morta a 24, che aveva dedicato tanta parte dellasua preghiera alle missioni).

Francesco Saverio e la missionarietà dei laici oggi.Questa la prospettiva secondo la quale abbiamo composto questo

numero unendo così a un contributo sul Saverio (Francesco Riccardi) laricerca di che cosa significhi la missionarietà laicale (Pasquale Salvio) e,attraverso l’opera di ricostruzione di uomini e case in Bosnia, il carcere, lapolitica, lo sguardo su tre ambiti di missionarietà, sui quali abbiamo chie-sto la testimonianza di 3 membri della CVX. Del contributo più corpososiamo debitori a Livia Tranchina della CVX di Palermo che ha curato la sin-tesi dei lavori del XVIII Convegno di Spiritualità Ignaziana di Palermo sultema Missione possibile. Provocazioni saveriane (e in particolare gli inter-venti dei PP. Lavelli e Titta).

Brani della “Christi fideles laici” accompagnano lo svilupparsi delnumero, offrendo l’illuminazione del Magistero della Chiesa sul compitomissionario del laico cristiano oggi.

Introduce il tutto una lettera del P. Generale della Compagnia di Gesùalle CVX e una lettera del Segretario dell’Esecutivo Mondiale per l’annogiubilare.

Tutto questo nella consapevolezza che celebrare anniversari diventaopera di verità solo se alimenta la nostra corrispondenza allo spirito dicoloro che ricordiamo.

E D I T O R I A L E

Francesco Saverioe la missionarietà dei laici oggi

di p. Gian Giacomo Rotelli S.I.

Page 4: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

È una vera gioia condividere con tutti imembri della Comunità di Vita Cristianala celebrazione della nascita al cielo diSant’Ignazio, 450 anni fa, e la nascita almondo di San Francesco Saverio e delBeato Pietro Favre, esattamente 5 secolifa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuitisi preparano a celebrare questi primicompagni con ogni sorta di festeggia-menti e di iniziative, ma soprattutto conun grande desiderio di attingere un rin-novamento dello slancio apostolico allasorgente di questa spiritualità che noiabbiamo in comune con la CVX quasidalle origini. Ancora oggi la santità diquesti primi tre gesuiti segna fortementela vostra vita e la nostra.È in quanto laico che Ignazio, pellegri-no, ha cominciato a condividere conmolti laici, incontrati sul suo cammino,l’esperienza degli Esercizi Spirituali,quest’autentico cammino verso Dio. Gra-zie a questa avventura di Ignazio, moltiuomini e donne hanno scoperto ciò cheil Signore vuole per essi e ciò che Eglidesidera costruire con loro per la vitavera del mondo. La CVX e i gesuiti sirendono ben conto che gli Esercizi Spiri-tuali continuano ad arricchire le lorocomunità con una forza spirituale inne-gabile e il dono del discernimento oran-te, per rispondere ogni volta di nuovoalle domande formulate da Ignazio: checosa ho fatto per Cristo, che cosa faccio

per Cristo, che cosa devo fare per Cristo.È qui che entra San Francesco Saverio.Facendo gli Esercizi Spirituali con Igna-zio, egli non è rimasto sordo all’appellodel Signore che passava di città in città,di casa in casa per annunciare la BuonaNotizia. Vedendo Francesco Saveriopercorrere a sua volta le vie dell’Asiafino alle porte della Cina, noi siamospinti a continuare, personalmente ecome comunità, la missione del Signoretra gli uomini e le donne del nostro tem-po, che vivono attorno a noi o con noi.Ringraziamo il Signore che la CVX nonha mai abbandonato, ma al contrario hapreso sempre più coscienza della respon-sabilità missionaria nel cuore della vitadi ogni giorno, nel lavoro e nel riposo,nelle gioie e nelle pene, nella celebrazio-ne della fede e nella promozione dellapace e della giustizia.È qui che incontriamo il Beato PietroFavre, forse meno conosciuto da noi mamolto apprezzato da Ignazio, che lo con-siderava il miglior specialista degli Eser-cizi Spirituali, e da Francesco Saverio dicui era un grande amico. Vedendo PietroFavre attraversare l’Europa del suo tem-po, scopriamo l’importanza fondamenta-le dell’accompagnamento spirituale, dapersona a persona, da cuore a cuore.Visitando una città o un villaggio eglicercava il contatto personale, l’incontronel Signore, per realizzare il desiderio

A N N O S A V E R I A N O

Lettera del Padre Generale alla CVXdi p. Peter-Hans Kolvenbach S.I.*

* Superiore Generale della Compagnia di Gesù. È qui riprodotta integralmente la lettera «Alla Comunità Mondiale CVX»del 4 novembre 2005.

Page 5: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

apostolico che Ignazio formulava come«aiutare le anime» ad incontrare perso-nalmente questo Signore che le ha chia-mate all’esistenza e che sarà là per acco-glierle per sempre in un cielo nuovo e inuna terra nuova. La nostra cultura ci hafatto estremamente sensibili a tutto ciòche è visibile e spettacolare. Ci vuole delcoraggio per credere nella fecondità apo-stolica della missione di incontro perso-nale e di condivisione, di ascolto e diconsiglio, di accompagnamento e di“conversazione” (secondo l’espressionedei primi compagni). Tuttavia è qui chela vera vita cristiana può crescere e dive-nire comunione ecclesiale.Senza dubbio, CVX e Compagnia diGesù, nello spirito di Ignazio, di France-sco e di Favre vivono e operano in unacomunione di preghiera e di lavoro. Per-ciò bisogna ringraziare il Signore dellavigna per la grazia propria della CVX. Èin quanto «Christi fideles laici», piena-mente inseriti nella vita laicale, che i suoimembri sono chiamati ad annunciare laBuona Notizia ai vicini e lontani. La fiori-tura di tanti movimenti ecclesiali è unagrazia della Chiesa del nostro tempo: laCVX prende pienamente il suo posto, for-te di un’esperienza secolare, all’internodi tante forme spirituali e apostoliche nel-le quali si esprimono la vocazione e lamissione proprie ai Christi fideles laici.Sant’Ignazio non ha mai voluto fondare

un terzo ordine. Già nel suo tempo hafavorito associazioni di fedeli che, lorostessi, hanno voluto vivere l’esperienzadegli Esercizi Spirituali e dare ad essi unaforma comunitaria secondo i bisogni del-la Chiesa nel mondo.Alle soglie dell’anno giubilare che comin-cerà il 3 dicembre a Javier in Navarra,sono felice di condividere con tutti voiciò che gli esempi di sant’Ignazio, di SanFrancesco Saverio e del Beato PietroFavre ispirano alla CVX e ai gesuiti, rin-graziandovi della vostra unione nellagioia di questa celebrazione comune «admajorem Dei gloriam» .Fraternamente vostro nel Signore.

Cristiani nel mondo 5

« 32. Ora nel contesto della missione della chiesa il Signore affida ai fedeli laici, in comunionecon tutti gli altri membri del popolo di Dio, una grande parte di responsabilità. Ne erano pien-amente consapevoli i Padri del Concilio Vaticano II: “I sacri Pastori, infatti, sanno benissimo quan-to contribuiscano i laici al bene di tutta la Chiesa. Sanno di non essere stati istituiti da Cristo perassumersi da soli tutta la missione della salvezza che la Chiesa ha ricevuto nei confronti delmondo, ma che il loro magnifico incarico è di pascere i fedeli e di riconoscere i loro servizi e iloro carismi, in modo che tutti concordemente cooperino, nella loro misura, all’opera comune”».

Christi fideles laici

Page 6: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

Amici nel SignoreQuesto anno giubilare ci invita adapprofondire le nostre radici ignaziane, acelebrare con i nostri fratelli gesuiti lanostra eredità comune, e a riflettere sututto ciò che Sant’Ignazio, San France-sco Saverio e il beato Pietro Favre ci ispi-rano per il nostro cammino CVX e lanostra collaborazione con la Compagniadi Gesù. È sotto il segno di questo tripli-ce invito che il Consiglio Esecutivo mon-diale incoraggia vivamente le comunitànazionali ad unirsi alle attività giubilariorganizzate nel loro paese dalla Compa-gnia di Gesù.Noi vi invitiamo parimenti a intensifica-re i rapporti con i gesuiti, al fine diapprofondire le nostre radici ignazianecomuni e sviluppare la nostra collabora-zione. In questo modo questo anno giubilareignaziano introdurrà la CVX al suo pro-prio giubileo nel 2007, quando noi cele-breremo i quaranta anni dei PrincipiGenerali della CVX. Questi furono adot-tati dall’Assemblea Generale della Fede-razione Mondiale delle CongregazioniMariane, riunite a Roma nel 1967.

A N N O S A V E R I A N O

Anno Giubilareignaziano-saveriano-favriano 2006

* Segretario Comitato Esecutivo Mondiale della CVX.

L’apertura ufficiale dell’anno giubilare ignaziano avrà luogo in Navarra (Spagna)il 3 dicembre prossimo, giorno in cui la Chiesa universale celebra San FrancescoSaverio.

di Guy Maginzi*

Page 7: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

CVX, amici nel SignoreL’amicizia tra Ignazio, Francesco Saverioe Pietro Favre è centrata sul Cristo. Laloro esperienza di incontro con il Signoreha costruito la loro amicizia, e li ha spin-ti, ciascuno secondo i suoi talenti e lasua sensibilità, a offrire alla Chiesa e almondo le prime manifestazioni della spi-ritualità ignaziana. Ancora oggi coloro che, come noi, cam-minano sui loro passi, avranno di cheguadagnare dal (ri)scoprire questi amicinel Signore. Il Consiglio Esecutivo mon-diale vi invita a partecipare alle pubbli-cazioni e agli eventi organizzati nel 2006per approfondire la conoscenza dei tregesuiti. Si tratterà certo di (ri)scoprirliindividualmente con, probabilmente,una cura particolare per Pietro Favre, ilmeno conosciuto dei tre. Ma è opportu-no ugualmente contemplare la loro ami-cizia nel Signore, per nutrire la nostra.Con loro, noi approfondiremo così lenostre radici ignaziane e rafforzeremo inseno alla nostra comunità i legami dellanostra amicizia nel Signore.

CVX e Gesuiti, amici nel SignoreIgnazio, Francesco Saverio e Pietro Favrenon hanno riservato la spiritualità igna-ziana ai soli gesuiti. Hanno voluto farsentire e far gustare ai laici l’amore diDio che gli Esercizi Spirituali permetto-no di sperimentare. È per questo che noivogliamo rendere grazie per questa ere-dità comune e celebrarla con la Compa-

gnia di Gesù. Noi riconosciamo in questotesoro comune il fondamento di un rap-porto privilegiato, desiderato e ricono-sciuto da entrambe le parti. In tal modo, questo giubileo ci offre l’oc-casione di esplorare e osare nuove stradeper migliorare continuamente questa col-laborazione, adempiendo così il nostrodovere di fedeltà al magis. Tale è senzadubbio la qualità di amicizia nel Signoreche Ignazio, Francesco Saverio e PietroFavre vorrebbero per la CVX e la Compa-gnia di Gesù.

Amici nel Signore, per servireIl servizio della Chiesa e del mondo èconsustanziale all’autentica amicizia nelSignore. Questo perché la nostra amiciziain seno alla CVX così come quella dellaCVX con la Compagnia di Gesù hannoper effetto di trasformarci in donne euomini per gli altri. È in questo spiritoche si colloca una delle intuizioni fortiche noi abbiamo ricevuto alla nostra ulti-ma Assemblea Mondiale: passare da unacomunità di apostoli ad una comunitàapostolica. È di buon auspicio che, nelmomento in cui noi lavoriamo con con-vinzione per dare corpo a questa visione,il nostro Assistente Ecclesiastico ci invitia volgere lo sguardo a Ignazio, FrancescoSaverio e Pietro Favre. Non solo l’esem-pio delle loro vite rinnoverà e rinsalderàla nostra motivazione ma, come loro, cilasceremo toccare, trasformare e inviaredall’amore di Cristo Risorto.

Cristiani nel mondo 7

«33. I fedeli laici, proprio perché membri della chiesa, hanno la vocazione e la missione di essereannunciatori del Vangelo: per quest’opera sono abilitati e impegnati dai sacramenti del-l’iniziazione cristiana e dai doni dello Spirito Santo».

Christi fideles laici

Page 8: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

La vicenda del Saverio e di chi si è mes-so sulle sue orme, situata nel quadro del-la realtà missionaria cattolica, ci può aiu-tare a coltivare semi di speranza per unfuturo di unità.

Le missioni cattolicheLeggendo le lettere del Saverio si notacome il Santo sia intimamente consape-vole del fatto che la sua attività in Orien-te è attività «cattolica», senza spazio persterili protagonismi. La storica biografia del Padre Schurham-mer cita l’intenzione di Francesco dichiedere l’aiuto, oltre che dei confratellidella Compagnia di Gesù, di «tutti i pii ebenedetti Fratelli degli Ordini Religiosiche così ardentemente aspirano alla glo-rificazione di Cristo» (G. Schurhammer,S. Francesco Saverio Apostolo delle Indie,AdP, Roma 2005, pag. 63). Per questomotivo si impone un quadro, sia pur sin-tetico, della storia missionaria dellaChiesa in cui Francesco si inserisce.Secondo alcuni studiosi il termine «mis-sione», con il significato di invio di reli-giosi per la predicazione, è stato sistema-ticamente usato per la prima volta pro-prio da S. Ignazio, mentre nel mondoantico e medievale questo termine eraadoperato piuttosto dalla teologia trinita-ria; la diffusione della Buona Notizia erapiuttosto frutto di “predicazione” o “apo-stolato” (G. Filoramo, a cura di, Storiadelle Religioni, ed. quotidiano «La Repub-

blica», vol. IV, pag. 909).Si tratta, all’inizio, di una diffusioneabbastanza impressionante. Il libro degli Atti ci descrive bene la dia-spora da Gerusalemme verso le aree cir-convicine della Palestina e della Siria,nonché la vera e propria epopea di cui èprotagonista Paolo.Un dato tradizionale colloca anche inquesto periodo la fondazione, da partedell’evangelista Marco, di comunità cri-stiane ad Alessandria ed a Cirene, apren-do quindi la porta dell’Africa. Esisteaddirittura una tradizione, molto proba-bilmente leggendaria, che riconduce aTommaso Apostolo e alla metà del Isecolo d.C. la fondazione in India dellacomunità siro-malabarese, associata neiprimi secoli alla Chiesa di Edessa.Resta interessante ed aperta la questionecirca chi, per primo, abbia portato laParola del Signore nell’Urbe. Abbiamouna testimonianza di Tacito secondo cuil’aristocratica romana Pomponia Grecinasarebbe stata contagiata da una «externasuperstitio» (Annales 13,32). Il fatto èdatabile in coincidenza con la perma-nenza a Roma di Pietro, la cui venuta (oprima venuta) nell’Urbe Eusebio di Cesa-rea pone verso l’inizio del principato diClaudio, cioè verso il 41 d.C. (StoriaEcclesiastica 2,14,6).Può anche essere rilevante, ai sensi dellaquestione, la famosa interpretazione delframmento papiraceo 7Q5 di Qumran

A N N O S A V E R I A N O

L’eredità di Francesco Saveriodi Francesco Riccardi*

* Della redazione di «Cristiani nel Mondo» e della CVX “Prima Primaria”.

Page 9: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

secondo cui esso conterrebbe Mc 6,52-53.Dato che il frammento è, secondo alcunistudiosi, di possibile provenienza dall’Ita-lia ed è databile alla metà del I secolo, seeffettivamente l’interpretazione fosse fon-data se ne dedurrebbe l’esistenza in que-gli anni a Roma di uno scritto ispiratosostanzialmente alla predicazione petrina.Lasciando sub iudice la questione (sullaquale si registra da tempo grande dibatti-to e incertezza) procediamo lungo i seco-li e troviamo uno slancio verso l’Europa,con la fondazione di comunità in Gallianel II secolo ad opera di Potino ed Ire-neo, provenienti dall’Asia Minore, eduna limitata presenza cristiana anche inGermania, a Treviri ed a Colonia, ed inBritannia.Una evangelizzazione più massiccia del-le popolazioni germaniche avviene solonei secoli successivi al IV, grazie ancheall’impulso di papi sensibili al problema.Addirittura si deve attendere il X - XIsecolo perché il Vangelo si diffonda sta-bilmente in Scandinavia (Olaf il SantoRe di Norvegia, 995-1030). Nei secoli del tardo impero assistiamoalla formazione di comunità cristianeanche nel Caucaso, nella Persia Sassani-de1, nell’Alto Egitto ed in Nubia. Buonaparte dei loro membri e dei loro pastoriin seguito alle controversie cristologichedel V secolo, si trovarono non in perfettacomunione con le cattolicità in quantonestoriani, giacobiti o, comunque, diindirizzo monofisita2. Tali comunità sonotuttora rilevanti dal punto di vista dellamissionarietà in quanto esse stessedivengono centri di propagazione dellafede raggiungendo perfino la Cina (steledi Si Ngan Fu del 781 d.C.).

Nel Medio Evo la formazione dello statocaliffale crea notevoli ostacoli alla spintamissionaria cattolica verso il Sud e versol’Oriente, anche se non mancano eroicheeccezioni come quella dei francescaniGiovanni da Pian del Carpine e Gugliel-mo di Rubruck che, attorno al 1250, rag-giungono l’impero mongolo attraverso laSiberia. Si stabilisce anche attraverso ciòun rapporto che porta addirittura all’isti-tuzione della diocesi di Khanbaliq (Pechi-no) nel 1307. Altri discepoli del Poverellomantengono una presenza stabile inMarocco ed in Terra Santa.La scoperta del nuovo mondo apre oriz-zonti inediti alla spinta missionaria e sol-leva nuovi problemi.Nel 1493 Alessandro VI con la bolla«Inter Coetera» media tra Spagna e Porto-gallo diritti ed oneri sulle nuove terre sco-perte, ivi comprese il compito dell’evan-gelizzazione. Si pone immediatamente ilproblema di quali diritti si debbano attri-buire agli indios e qui l’opera dei missio-nari è particolarmente salvifica. Teologicome De Vitoria e Las Casas proclamanochiaramente il dovere delle potenze colo-niali di promuovere socialmente e cultu-ralmente le popolazioni locali.Nel Messico il francescano Bernardìn deSahagùn va oltre, intuendo che la pro-mozione non significa assimilazione efonda centri dove si studia e si conservala lingua e la civiltà azteca.Queste azioni profetiche ricevono il sigil-lo del Pontefice Paolo III che nel 1537,con la bolla Sublimis Deus, sancisce idiritti degli indios e vieta ogni forma dischiavitù.In quegli stessi anni si colloca la penetra-zione commerciale e militare dei porto-

1 Iran, Iraq e zone limitrofe (III sec. d.C. - metà VII sec. d.C.).2 Si tratta di comunità cristiane che non riconoscono nell’unica e medesima persona di Gesù Cristo l’unione di naturaumana e divina, ciascuna nella sua integrità così come sancito dal Concilio di Calcedonia nel 451 d.C.

Cristiani nel mondo 9

Page 10: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

ghesi nel Sud Est asiatico con le impresedell’ammiraglio Afonso De Albuquerque,che stabilisce, in meno di venti anni, pre-sidi dalle coste indiane sin quasi in Nuo-va Guinea aprendo la strada alle missio-ni in quell’area. In questo punto la storiamissionaria della Chiesa si arricchisceanche con la figura del Saverio ed ha ini-zio lo sforzo missionario della Compa-gnia di Gesù.

Il Saverio ed i suoi continuatori.Francisco de Jassu y Javier (grafia del-l’epoca) nasce il 7 aprile 1506, martedìdella Settimana Santa, ultimo di cinquefigli di Juan de Jassu y Atondo e di Mariade Azpilcueta y Aznarez. Dalla madre,erede appunto del feudo di Javier, eredi-ta il diritto a fregiarsi del nome di Javier.I primi diciotto anni di vita del giovaneFrancesco sono pieni di angoscia. Infattisono gli anni turbolenti in cui il suo pae-se, la Navarra, viene incorporato dallacrescente potenza spagnola e la sua fami-glia, molto altolocata nel libero Regno diNavarra, perde quasi tutto.Solo nel 1524 i fratelli di Francesco, dopouna lunga resistenza, firmano l’atto dicapitolazione e vengono integrati nelRegno di Spagna. Dal 1525 al 1537 Fran-cesco è a Parigi per gli studi filosofici eteologici e qui conosce Iñigo, suo com-pagno di stanza al Collegio Santa Barba-ra. La storia del rapporto tra i due duran-te quegli anni è interessante e fornisceun’idea della maestria spirituale che Iñi-go ha oramai raggiunto.Si verifica un fatto fondamentale. Iñigo apoco a poco viene riconosciuto da Fran-cesco come un maestro e diviene ancheamico della sua famiglia. Quest’uomo,che è stato ufficiale spagnolo ed ha partecipato, dalla parte opposta a quella deifratelli di Francesco, alla sanguinosa lot-

ta per la Navarra che ha distrutto lo sta-tus della famiglia Jassu, viene ricono-sciuto come un maestro.La Provvidenza, quando vuole, può.Assieme a questo maestro e ad alcunicompagni, Francesco, per tre anni, dal1537 al 1540, si trova in Italia.A Venezia è ordinato sacerdote, a Bolo-gna si dedica all’apostolato, a Roma col-labora alla stesura della Formula dell’Isti-tuto (sorta di Regola fondamentale) dellaCompagnia di Gesù approvata primaoralmente da Paolo III il 3 settembre 1539poi, ufficialmente, il 27 settembre 1540con la bolla Regimini Militantis Ecclesiae.Finalmente, il 7 aprile 1541, Francescosalpa da Lisbona «verso tutti i principi esignori dell’Oceano, delle province ecittà dell’India, di qua e di là del capoche si chiama di Buona Speranza e delleterre vicine», come dice il breve papaleche dà inizio all’epopea.Per dieci anni e mezzo percorre quellaparte di mondo che va dall’India al Giap-pone alle isole prospicienti la Nuova Gui-nea, fino a fermarsi il 3 dicembre 1552,all’incirca alle due del mattino, all’età diquarantasei anni su un’isoletta di frontealla costa cinese.L’uomo è veramente interessante, anchecon tratti che appaiono decisamente con-trastanti tra loro.Salta subito all’occhio il suo sincero edeciso interesse per il prossimo, ad inizia-re dai suoi bisogni materiali. Infatti nelgiugno 1544 rischia concretamente la vitaper portare viveri ai cristiani del CapoComorin rimasti isolati a seguito di eventibellici: «Fece caricare di viveri venti tonee con esse prese il mare tempestoso. Inva-no! Per otto giorni egli ed i suoi rematorilottarono in continuo pericolo di vita…infine dovettero tornare indietro. Allora ilpadre si portò via terra dai suoi figli

10 ANNO SAVERIANO – L’eredità di Francesco Saverio

Page 11: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

oppressi, incurante delle schiere nemichein agguato» (Schurhammer, pag. 38).Questa sollecitudine nei confronti di chisubisce vessazioni giunge a fargli pren-dere coraggiosamente posizione nei con-fronti delle autorità coloniali. Nel gen-naio 1549 prende carta e penna e scrivea Giovanni III del Portogallo: «Maestà, ilpadre Giovanni di Villa de Conde, cheritorna in patria, Vi dirà la pura verità eVi descriverà e porrà sott’occhio al vivo lostato delle cose…le crudeltà e le angherieinflitte ai poveri sudditi…dall’ingordigiadei comandanti delle fortezze» (letterada Cocin, 8 gennaio 1549). Quando poi si tratta del benessere spiri-tuale Francesco ne è quasi ossessionato:«Molti qui non trovano la via del cristia-nesimo perché non ci sono uomini che siconsacrino al santo ministero. Spesso unproposito mi sconvolge l’animo: andarenelle vostre università e gridare comeuomo che ha perduto il senno, special-mente a Parigi, alla Sorbona, dicendo aquanti hanno più scienza che buon vole-re, di usarla a miglior fine: quante animenon trovano salvezza e vanno all’infernoper la loro negligenza!» (lettera da Cocin,15 gennaio 1544).E non esita ad usare le maniere fortiquando il benessere spirituale è minac-ciato dal peccato (un atteggiamento scon-certante per i giorni nostri): «[…] guardache per il mio ritorno i Patangatin mutinoi loro costumi, altrimenti li mando tutti inprigione» (Schurhammer, Lettera a fr.Mansilhas, pag. 37).Confesso di aver bisogno di riconciliarmicon questi aspetti. Penso anche chedurante questi anni duri vi siano stati inlui momenti di crisi interiore: «Mai piùpotrei narrare quanto devo ai giappone-si: per essi mi ha donato il Signore moltaluce sulle infinite mie miserie; perché

prima, essendo come estraneo a me stes-so, non conoscevo molti dei mali cheerano nel mio intimo» (lettera da Cocin,29 gennaio 1552).Io non sono in grado di esplorare la suaanima, non so nemmeno se sia giustofarlo. Preferisco avvicinarmi a questitesti come all’espressione di un uomoche, in condizioni difficilmente immagi-nabili, ha dato tutto.Francesco interagisce profondamente conle culture che incontra. Dai testi che hoesaminato è emersa la sua capacità di uti-lizzare per l’apostolato, seppur alquantorozzamente e con grandi difficoltà, alme-no tre lingue orientali: la lingua indianamalabarese, il malay della Malesia ed ilgiapponese. In giapponese prova a soste-nere, anche con l’aiuto di un interprete,dispute inerenti le verità della fede: «[…]per rispondere alle loro domande occorreessere letterati e, più ancora buoni filoso-fi, occorre mettere in aperta contraddizio-ne i loro sofismi» (lettera da Cocin, 21gennaio 1552).Più problematica risulta la questione delsuo rapporto con simboli propriamentereligiosi: il testo del padre Schurhammer,alla pagina 37, riporta che in India fecedistruggere degli «idoli» (sic) ed ordinòai suoi missionari di fare altrettanto sen-za però specificare di che idoli si tratti néquali siano le circostanze.D’altro canto lo stesso testo, alla pag. 44,riporta una lettera in cui si legge una fra-se di notevole importanza: «Non si puòdire quanto rimangano ammirati, i paga-ni ed i cristiani, al vedere quanto santa èla nostra legge e quanto conforme allume della legge naturale». Francesco quimostra la consapevolezza del poteremaieutico della predicazione cristiana.Essa è in grado di risvegliare e stimolarequalcosa di nobile come l’apprezzamen-

Cristiani nel mondo 11

Page 12: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

to della legge naturale, sino a lasciarsigiudicare anche in base a questa.A mio modo di vedere, in questa consa-pevolezza vi è il seme che, attraverso leelaborazioni dei secoli successivi, por-terà all’idea di inculturazione.I gesuiti che si pongono sulla strada diFrancesco sono davvero numerosi. InAmerica Latina Pietro Claver e Giuseppede Anchieta divengono apostoli deglischiavi e degli indios, condividendone lesofferenze. In Africa Balthasar Barreira;in America del Nord Joseph-FrançoisLafiteau; in Asia Roberto de Nobili, Ales-sandro Valignano, Michele Ruggieri,Alessandro de Rhodes, il famosissimoMatteo Ricci, Ippolito Desideri ed altri.Matteo Ricci è un personaggio oramaileggendario. Dal 1582 al 1610 dimora inCina adottando i costumi dei dotti cinesi,giungendo sino alla corte dell’imperatoree coltivando sempre la stessa idea cuiaccennavo: la predicazione cristiana,posta a contatto con una cultura, filtraciò che di buono vi è in essa, lo fa cresce-re e su questi elementi buoni si innestarobustamente.Nel caso di Ricci in Cina, questo elemen-to buono è la tradizione confuciana chelui ritiene una scuola di virtù civili e dimorale comunitaria perfettamente suscet-tibile di essere trasfigurata dal cristianesi-mo sino a divenire quasi una catechesipreliminare. Interessantissima a questoproposito è l’opera «Tianzhu Shiyi» (Lagenuina nozione di Dio, 1603) in cuiMatteo usa le sentenze dei classici cinesiper giungere alle verità della fede.Circa un secolo dopo il padre IppolitoDesideri (1684-1733), ugualmente genia-le ma meno conosciuto, vive in Tibet peralcuni anni, anche tra i monaci, e com-pone le sue opere in lingua tibetana let-teraria.

Nell’opera «Snin-po» (L’essenza della dot-trina cristiana, composta tra il 1715 ed il1721) giunge all’Essere Supremo esclusi-vamente con i metodi di indagine e diragionamento del buddismo classico. Inparticolare si pone in dialogo–confrontocon uno dei maggiori pensatori buddisti,Nagarjuna (vissuto nei primi secoli del-l’era cristiana). Anche qui la stessa idea:il pensiero buddista contiene elementiutilizzabili, fecondabili e migliorabili dalmessaggio cristiano. Questa è la stradache ha condotto, negli anni ’60 e ’70 delsecolo scorso, con grande impulso di P.Arrupe, alla formulazione attuale dell’i-dea di inculturazione.Quest’idea non comprende unicamente –come spesso si crede – la possibilità edoverosità di presentare il messaggio cri-stiano con il linguaggio, anche concet-tuale, della cultura in cui si opera, masoprattutto comprende la convinzioneprofonda, veramente teologica, che ilmessaggio cristiano abbia la capacità dimigliorare questa cultura, di portarla aisuoi frutti veri e, aggiungo io, renderlacosì un bene universale.Questa è la portata storica di questa ideasecondo la 32ª Congregazione Generaledella Compagnia di Gesù (1974-75 decretiIV e V) e così Giovanni Paolo II l’ha fattapropria (cfr. Discorso alla Pontificia Uni-versità Gregoriana per il quarto centenariodell’arrivo di Matteo Ricci in Cina, 1982).

Bisogno di universalitàL’idea in sé non è nuova.Il Discorso di Giovanni Paolo II citato alparagrafo precedente paragona appuntoil modo di fare del Ricci a quello dei Padridella Chiesa. Io stesso ho trovato un inte-ressante citazione di un testo di KarlJaspers riferito al filosofare negli scritti diAgostino in cui, secondo Jaspers, con

12 ANNO SAVERIANO – L’eredità di Francesco Saverio

Page 13: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

l’atto di fede «ogni cosa viene attraversatacome da una linfa diversa, estranea […]Adesso le antiche idee filosofiche, di persé ormai impotenti, divengono mezzi perpensare, in un movimento che non finiscemai» (K. Jaspers, I Grandi Filosofi, citatoin G. Reale-D. Antiseri, Storia della Filoso-fia Occidentale, Vol I, pag. 331).Comunque, prescindendo da chi per pri-mo si sia reso consapevole di tutte levalenze di cui è dotato il messaggio cri-stiano, la grandezza di questo camminoche la Compagnia di Gesù ha percorsosta nel bisogno di universalità che essomanifesta. Io sono grato per questo cam-mino perché il bisogno di universalità lonutro da sempre. Può sembrare troppoprofetico, se non ingenuo, nel panoramaattuale parlare di bisogno di universalità

e di unità. Si vedono divisioni tra i cre-denti, alcune reali, altre gonfiate. Questedivisioni, che ci spossessano della nostrapace e ci torturano, sono, per me, mani-festazioni di una radicale alienazione del-l’essere umano da se stesso su cui anchela teologia fondamentale indaga: «Cose epersone sono per noi limiti insormontabi-li…un divario insuperabile per le immen-se aspirazioni dell’io» (G. Gismondi, Teo-logia Fondamentale: Temi e Problemi del-la Fede, PUG, 2000, pag. 60).In questo clima di divisioni sento porreda più parti, con forza, il problema iden-titario, come se il desiderio di camminidi universalità tra le esperienze religioseimplicasse di per sé il relativismo di ogniverità di fede ed il sincretismo. In effettialcuni pensatori, sensibili a questo pro-blema, ritengono percorribile la stradadel sincretismo. Tra i più noti vi è il filo-sofo indiano S. Radhakrishnan (1888-1975), che non esita ad auspicare unpensiero sincretico planetario ed unasorta di comunità mondiale delle religio-ni. Ovviamente si tratta di qualcosa disuggestivo, ma non condivisibile da par-te di un cristiano.Peraltro resto convinto del fatto che siapossibile dare un senso alla parola“verità” riferita ad esperienze religiosenon cristiane, così da poter almeno ipo-tizzare un “comune sentire” propriamen-te religioso e portatore di universalità.Questa possibilità risiede, secondo me,nel mantenere chiara la distinzione, chemolti studiosi del fenomeno religiosoindicano, tra l’aspetto cognitivo di questaesperienza, quello cioè delle credenze, el’esperienza religiosa nella sua globalità.Da questo punto di vista anche un’espe-rienza religiosa non cristiana, nutritaquindi di cognizioni non vere, può dive-nire intimamente, cordialmente vera nel-

Cristiani nel mondo 13

Page 14: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

la misura in cui è interiorità intensa ver-so l’Uno ed il Bene.Questa, per me, può essere una stradaverso un comune sentire religioso, versouna qualche forma di unità delle espe-rienze religiose.Non si tratta di alcun relativismo. Si trat-

ta solo di situare il giudizio sulla veritàdi un’esperienza religiosa nel piano cheè proprio di questo tipo di esperienza.Dice la Dominus Jesus: «Per coloro iquali non sono formalmente membridella Chiesa “la salvezza di Cristo èaccessibile in virtù di una grazia che,pur avendo una misteriosa relazione conla Chiesa, non li introduce formalmentein essa, ma li illumina in modo adegua-to alla loro situazione interiore eambientale. Questa grazia proviene daCristo, è frutto del suo sacrificio ed ècomunicata dallo Spirito Santo” (Enc.Redemptoris missio, n. 10); e ancora:“Certamente, le varie tradizioni religiosecontengono e offrono elementi di reli-giosità […] che fanno parte di ‘quantoopera lo Spirito nel cuore degli uomini enella storia dei popoli, nelle culture enelle religioni’” (Enc. Redemptoris mis-sio, n. 29)».Del resto, per noi cristiani non dovrebbeessere strano dilatare il significato diverità sino a ricomprendervi l’intensitàdell’esistenza e del desiderio.Per noi la Verità è un Uomo Donatore diSalvezza per tutta l’umanità, Gesù, ilCristo e il Figlio di Dio.

14 ANNO SAVERIANO – L’eredità di Francesco Saverio

«33. Tuttavia la situazione attuale, non solo del mondo ma anche di tante parti della chiesa esigeassolutamente che la parola di Cristo riceva un’obbedienza più pronta e generosa. Ogni disce-polo è chiamato in prima persona; nessun discepolo può sottrarsi nel dare la sua propria rispos-ta: «Guai a me, se non predicassi il Vangelo!» (1Cor 9,16).

Christi fideles laici

Page 15: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

«Da te vorremmo una riflessione sullamissionarietà dei laici…». Quando ho sca-ricato la posta elettronica e ho trovato larichiesta della redazione di «Cristiani nelMondo» ho chiesto al Signore di illumi-narmi e di impregnare le mie parole dellasua Parola. Gli ho chiesto: «liberami dalloscrivere col vocabolario degli addetti ailavori o di coloro che usano gli equilibri-smi dell’opportunità, delle mezze verità,del gioco delle parti… Fammi strumentosemplice e vero di comunicazione». Con questo spirito, inizio questo miopiccolo viaggio, personale e comunitario,di laico, credente nel Dio di Gesù Cristo,chiamato a vivere il proprio cammino difede e di vita alla scuola della spiritua-lità ignaziana, e con un dono che ritengograzia: l’impegno permanente nellaComunità di Vita Cristiana e, da qualcheanno, il servizio nella missione ad gen-tes, ma anche infra gentes, della LegaMissionaria Studenti, nello spirito delsuo Manifesto. Una chiamata impreziosi-ta dalla condivisione con Gabriella, miamoglie, e con i miei figli, Francesco eLuigi, che allarga i confini della chiesadomestica alla chiesa universale e almondo. Lo faccio in questo “tempo” par-ticolare per la Famiglia Ignaziana, l’annoignaziano-saveriano-favriano in cui èproprio la dimensione della missione che

si vuole riscoprire, alla luce della 34ªCongregazione Generale. Nella ricerca delle parole e del percorsogiusto per questa riflessione, mi accom-pagnerà lo stralcio di una lettera di Fran-cesco Saverio: «Mi torna spesso il pensie-ro di andare nelle alte scuole di quei paesie soprattutto nell’università di Parigi e dipresentarmi dinanzi a coloro che hannopiù scienza che buona volontà di cavarnefrutti, e di gridare loro forte, come un for-sennato: – Quante anime, per vostra col-pa, piombano all’inferno, invece di salirein paradiso! – Oh! se oltre alla scienzapensassero anche al conto che doman-derà loro il Signore Iddio dei loro talenti,molti farebbero gli Esercizi Spirituali perconoscere la volontà di Dio a loro riguar-do e per conformarsi a Lui più che alleloro inclinazioni, e direbbero: – Signore,guarda, eccomi! Che cosa vuoi che io fac-cia? Mandami dove vuoi, e se necessarioanche tra gli indiani! [...] – Signore, Tumi hai dato cinque talenti. Ecco: io ne hoguadagnato altri cinque» (lettera del 15gennaio 1544). L’estate scorsa ero a Trujillo, per il campoestivo della Lega Missionaria Studenti inPerù, e una giovane volontaria mi disse:«Quando torno devo gridare quello cheho visto» (eravamo nell’orrore della disca-rica e del suo “popolo” quotidiano di

A N N O S A V E R I A N O

Abitare lo “spazio” della missione,oltre le frontiere

di Pasquale Salvio*

* Quadro Direttivo bancario, in prepensionamento. Nella CVX “Gesù Nuovo” di Napoli dal 1967 e PresidenteNazionale Lega Missionaria Studenti. Presidente Associazione «Murolo» di Napoli, per la promozione degli EserciziSpirituali Ignaziani. Segue il Progetto «Scampia» - Napoli della Compagnia di Gesù.

Page 16: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

miseria estrema e di abbrutimento delladignità umana, in un fetore devastante einfernale). Lo stesso desiderio una ragaz-za, che si diceva atea, me lo confidò aSighet in Romania, dove la LMS, coi pro-getti «Speranza» e «Quadrifoglio», cercadi costruire orizzonti di vita per i bambi-ni di strada e i tanti impoveriti che abita-no le periferie e gli scantinati del nostrotempo. Lo stesso spirito animava miofiglio Luigi, tornato dal suo primo campodi servizio in Romania, e tanti, tantissimigiovani (e non) che avevano avuto mododi toccare le ferite dell’uomo, anche inBosnia e, recentemente, in Sri Lanka. Il«farsi prossimo» in quello «sbilanciamen-to per amore», in quegli incontri, in quel-la com-passione, è generatore di un desi-derio che li accomuna al giovane missio-nario gesuita, in un ponte ideale cheattraversa i secoli: sono andati, hannovisto e condiviso la condizione degli ulti-mi, hanno sentito il bisogno di tornarenel loro mondo, di raccontare, di «grida-re»… E non con rabbia o con spirito digiudizio: si fanno voce degli ultimi, sen-tono che il loro campo di «lavoro» comin-cia proprio lì, a casa, al termine di quelloin terra di missione. È lì, nelle loro chieselocali, nel loro territorio che sentono ilbisogno di costruire comunità di credenti,aperte anche a chi è in ricerca di sensoesistenziale, o si trova nel dubbio di fedee ha gustato la possibilità di una prospet-tiva di vita nuova, rinnovante. Mi è sovvenuto, poi, uno dei tanti incon-tri con p. Alex Zanotelli che, tornandonel nostro Paese dopo anni di Africa,accettò la benedizione dei suoi poveri diKorogocho (un’altra discarica…), dei«volti» – come ama dire – che avevanoplasmato la sua storia, il suo volto, il suoessere, il suo fare, le sue scelte, e da cuiora era «mandato» in missione nella sua

«tribù bianca» per raccontare e agire.Uno dei tanti missionari di ritorno, spes-so ignorati, emarginati, zittiti. Ma Alexha continuato a «gridare», col tono som-messo e rispettoso della sua voce, laverità alla sua gente, che vive la condi-zione dei flussi immigratori, di nuoveproblematiche, di nuove precarietà.

La vita ha un senso solo se si ama, gra-tuitamenteAllora, una prima riflessione: la vita haun senso solo se si ama, gratuitamente,in un movimento che ci fa prossimo dichi è a terra (come nella parabola delSamaritano) e nel bisogno, bastonatonella sua umanità e nella sua dignità. Aqueste persone si deve annunciare, con-dividendolo, il Vangelo di liberazione dalpeccato e dal male. È un fare spostamen-to dall’io al tu, un’esperienza di comu-nione e di comunità, di accompagna-mento nel cammino di fede e di vita, diconversione nell’Uomo nuovo, di felicitàpossibile nel sogno di Dio. È trovare oritrovare, già qui ed ora, senso e rispostaal comandamento: «ama il Signore Diotuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tuaanima, con tutte le tue forze, con tutta latua mente e ama il prossimo tuo come testesso» (Lc 10, 25-37). Ce lo chiede unDio che non è solitudine, ma già in sérelazione gioiosa d’amore trinitario, capa-ce di «farsi prossimo» nell’Incarnazionedel Figlio nell’Umanità e nel Creato.Nella nostra società globalizzata è signi-ficativo un dato: c’è una fioritura di testi-moni di un nuovo mondo possibile, eroi-ci o palesi ma anche quotidiani o nasco-sti, credenti e non. Giocano la loro vitasulle mille frontiere della ricerca di sensoe della promozione della dignità umana,della pace, della giustizia, del perdono;sanno costruire ponti e non muri, supe-

16 ANNO SAVERIANO – Abitare lo “spazio” della missione, oltre le frontiere

Page 17: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

rare i confini e gli steccati; sanno mette-re pietra su pietra nel cantiere del dialo-go tra le culture, le razze, le religioni, ededificare una «Città di tutti» a partire dal-lo sguardo dei piccoli e degli ultimi,sapendo che – così facendo – costruisco-no un «abitare» senza esclusioni, la ric-chezza dell’unità nella diversità. E ciòcon uno sforzo quotidiano non facile nelcostruire relazioni e «spazi» comuni nelguado attuale di crisi del rapporto fede-cultura e della rappresentanza politicadei popoli (più che degli Stati). Del restolo stesso Papa Giovanni Paolo II sottoli-neava che, per il credente, la prima for-ma di evangelizzazione è la testimonian-za: «L’uomo contemporaneo crede più aitestimoni che ai maestri, più all’esperien-za che alla dottrina, più alla vita e ai fat-ti che alle teorie. La testimonianza dellavita cristiana è la prima e insostituibileforma della missione: Cristo, di cui noicontinuiamo la missione, è il testimoneper eccellenza (Ap 1,5; Ap 3,14) e il model-lo della testimonianza cristiana…» (Re-demptoris Missio, n. 42, a 25 anni dallapromulgazione del decreto Ad Gentes del1965). Questa dimensione dovrebbe esse-re valorizzata da un laicato consapevolee responsabile, proprio a supporto dell’a-zione formativa dei nostri giovani, com-battuti tra i lustrini accattivanti dei mer-canti di turno e dei venditori di felicitàvirtuale del nostro tempo e il desiderio diuna vita che valga la pena di essere spe-sa, e non da soli, nella logica dell’amoregratuito e dei suoi nuovi orizzonti diBene comune. A questi giovani hannosaputo parlare con la loro vita Ghandi eLuther King, che hanno indicato e prati-cato la non-violenza del «servo di Jahvè»(Is 42,1-9) nel «portare il diritto allenazioni»; don Lorenzo Milani, maestro diun gruppetto di poveri ragazzi della sua

parrocchia di montagna, ai margini dellasocietà che conta; Madre Teresa, col suosari e la sua bisaccia in giro per Calcuttae per il mondo a dare dignità ai «piùpoveri tra i poveri»; Oscar Arnulfo Rome-ro, vescovo e martire per il suo popolovessato dal potere militare, politico e reli-gioso; Annalena Tonelli, missionaria lai-ca, per trent’anni in Somalia a curare latubercolosi e morta poi nel 2003 in unattentato; don Andrea Santoro, testimo-ne di ascolto rispettoso, di condivisionee di dialogo interreligioso in Turchia,freddato con un colpo di pistola mentrepregava in cappella, in un mondo attra-versato dal brivido della nuova vergo-gnosa e strumentale contrapposizionetra Islam e Occidente. A queste personesi affianca un esercito silenzioso di testi-moni dell’Amore, donne e uomini, giova-ni e adulti. In mille modi possibili «siportano» verso l’altro sofferente, affer-mano il diritto e la giustizia, e non le lororagioni; sono «capaci di pace» nel farsicarico e voce del peso dell’altro. L’anda-re verso, il vivere questo movimento d’a-more nella missione, può essere unascelta che ti porta ad gentes. Ma richiedeoggi una risposta anche nel nostro mon-do occidentale, dove la ri-evangelizza-zione è l’azione decisiva per la conver-sione rispetto al Vangelo.

Spiritualità e preghiera sostegno emotore della missioneUna seconda riflessione desidero farla suquanto Francesco Saverio scriveva inmerito alla presa di coscienza della condi-zione d’inferno che sperimentava nel suocammino missionario e che cercava dilenire fattivamente con le sue opere. Dopoil grido rivolto al suo mondo, alla sua gen-te, scriveva: «molti farebbero gli EserciziSpirituali per conoscere la volontà di Dio a

Cristiani nel mondo 17

Page 18: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

loro riguardo e per conformarsi a Lui».È necessario radicare il «farsi prossimo»dell’annuncio evangelico e dell’azionemissionaria nello Spirito e nella preghie-ra. La costruzione di un mondo miglioreparte dalla (ri)scoperta della tenerezza diDio per l’Umanità e il Creato, attraversala condizione di limite e di peccato per-sonale e sociale, si fa carico della soffe-renza della Croce e apre, nel perdono,ad un orizzonte di nuova creazione. Questa tenerezza di Dio la leggi lì inBosnia, negli occhi dei pochi bambinidesiderosi di pace vera e non di guerresospese, nella gioia dei volti cingalesinonostante il disastro dello tsunami, nelvolto della quindicenne rumena che ven-de piacere ai «turisti sessuali» di turnoper qualche soldo, nel ballo e nei sorrisidei bambini peruviani di Campina deMoche, nonostante le violenze in fami-glia e nella società. Ma anche negli occhidei ragazzi di strada delle nostre perife-rie, di quelli prigionieri del sesso, delladroga, della violenza, del consumo, del-lo spreco, della solitudine, del lavoronero, delle mafie, dell’emarginazione,del razzismo, dei nuovi lager rappresen-tati dai CPT. Quella tenerezza ti tocca il cuore, lamente, la volontà e senti che è lì che puòvibrare la domanda: su cosa ci giochiamola vita? «Vi lascio la pace, vi do’ la miapace, non come ve la dà il mondo…» (Gv14,27), ci dice Gesù. Non quella delledemocrazie esportate a colpi di guerrepreventive, non quella delle finte missio-ni di pace, non quella dei cimiteri bagna-ti dal sangue delle vittime innocenti.«Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi!Come il Padre ha mandato me, anch’iomando voi”. Dopo aver detto questo,alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spiri-to Santo…”» (Gv 20,19-22). E questo Spi-

rito, questa tenerezza la respiri come undono nei campi di missione, ti fa «cam-biare direzione» e fa «nuove tutte lecose» (2Cor 5,17; Ap 21,5), perché leguardi con una prospettiva diversa, unpo’ con lo sguardo di Dio. Il «tempo» dimissione diventa vera riscoperta dellapreghiera, della condivisione comunita-ria, del valore del camminare insiemesuperando i propri limiti caratteriali eculturali, aprendosi al dialogo e all’acco-glienza di razze, religioni, culture diver-se. L’altro diventa «costitutivo» della tuaesistenza, e plasma uno stile di vita nuo-vo, dove la sobrietà si coniuga con la feli-cità sostenibile, capace di consegnare testesso a chi ti sta a fianco, di restituirevita a chi è stata tolta, vita che è Fede,Speranza e Amore. Perché Dio è Amore,come Benedetto XVI ci invita a speri-mentare nella sua prima enciclica. EGesù, con la pedagogia della lavanda deipiedi (Gv 13,1-17), ci ha indicato comeimitarlo nel rendere questo amore servi-zio operoso e fraterno: abbassarci, farcipiccoli, aiutarci reciprocamente nel cam-mino, «rinunciare» alla propria vita che èil modo vero per trovare la Vita. «Noidobbiamo amare, perché lui per primo ciha amati. Se uno dice: ‘Io amo Dio’ e poiodia il proprio fratello, è mentitore: chiinfatti non ama il proprio fratello chevede, non può amare Dio che non vede. Enoi abbiamo da lui questo comandamen-to: chi ama Dio, ami anche il proprio fra-tello» (1Gv 4, 19-21).La vita spirituale è capace di assumere edi coinvolgere tutte le potenzialità uma-ne per portarle al loro compimento e allaloro logica realizzazione. E dalla qualitàdella dimensione umana di un uomo o diuna donna si può riconoscere in loro lapresenza di Dio. La preghiera è in gradodi «lavorarci» e di «cambiarci», dandoci e

18 ANNO SAVERIANO – Abitare lo “spazio” della missione, oltre le frontiere

Page 19: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

donando una più grande umanità che è,poi, l’effetto della missione. Altrimenti sirischia di essere solo attivisti o propa-gandisti.

Movimenti laicali ignaziani in camminoUn’ultima riflessione sui movimenti lai-cali ignaziani nella chiesa e nel mondooggi, andando verso la CongregazioneProvinciale della Compagnia di Gesù delgennaio 2007, preparatoria della Congre-gazione Generale 35ª del 2008. Già ho sottolineato in altro spazio edito-riale alcune piste di approfondimento: ildialogo interreligioso e interculturale, conparticolare attenzione all’area crucialedel Mezzogiorno del nostro Paese nelcontesto del Mediterraneo; la formazionedi donne e uomini, giovani e adulti chevivano la responsabilità laicale secondoquanto indicato dal Concilio EcumenicoVaticano II e dal Magistero della Chiesa(Christi fideles laici); una efficace colla-borazione laici-gesuiti, reciproca e corre-sponsabile. La Chiesa italiana si appresta a vivere aVerona, nel prossimo ottobre, il IV Con-vegno Ecclesiale con un tema quantomai missionario: «Testimoni di Gesùrisorto, speranza del mondo», che s’in-treccia con quello del Convegno Missio-nario Nazionale del 2004 di Montesilva-no su «Comunione e corresponsabilitàper la missione». Nel partecipare ai lavo-ri di quest’ultimo ascoltai parole forti,parole-chiave, appelli, «grida» in nomedei poveri e per amore di Cristo: annun-cio del Vangelo, ripudio della guerra,promozione della pace, formazione dellecoscienze, accoglienza della diversità(culturale, religiosa, etc.), affermazionedella ministerialità che è propria del lai-cato (e al suo interno della donna),urgenza di cambiare gli stili di vita (più

equi, più solidali, più fraterni, etc…).Nel quadro della realtà complessa e dellarapidità dei cambiamenti, sono emersealcune sottolineature: necessità di unamaggiore conoscenza delle nuove «fron-tiere della missionarietà», di una maggio-re formazione/informazione, salvaguar-dia del primato della persona. Ma ancheproposte: sensibilizzazione su questioniinternazionali e sulla finanza e consumoetici, scuole socio-politiche per la forma-zione dei laici, progetti didattici per laformazione interculturale e alla mondia-lità, formazione ministeriale adeguataper preti e laici sulle città-periferie, e suiluoghi di frontiera (carceri, prostituzio-ne, droga, AIDS, disoccupati, etc.), riva-lutazione della donna e dei laici in tutti gliambienti ecclesiali, conoscenza maggioredell’ islam e del buddismo, una maggioreconoscenza della Dottrina sociale cristia-na (cfr. Atti Convegno 2004).Bene. Sono cresciuto nell’impegno allaCVX con quel numero 8 dei suoi PrincipiGenerali che mi ha aiutato a sostenerel’impegno apostolico, personale e comu-nitario, con la particolare accentuazionedell’opzione preferenziale per i poveri.Ricordo l’assistente della mia comunità diNapoli, p. Alberto Giampieri, che ci dice-va fin da giovanissimi: «la CVX o è apo-stolica o non è»; sintetizzando ciò in quel«contemplativi nell’azione» che il suoattuale successore, p. Rolando Palazze-schi, al Convegno Ignaziano di Genova2003, sintetizzò con ancora più efficaciain uno splendido «ContemplAttivo», benradicato nella preghiera. Oggi nel Manife-sto della Lega Missionaria Studenti ritro-vo, in filigrana, e con la metodologia“azione-preghiera-studio”, le stesse coor-dinate. Così come ritrovo per i giovanissi-mi nel Movimento Eucaristico Giovanilelo stesso sforzo di una presenza di servi-

Cristiani nel mondo 19

Page 20: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

20 ANNO SAVERIANO – Abitare lo “spazio” della missione, oltre le frontiere

zio caratterizzata dal «maggior dono disé», perché «Lui sia più conosciuto e ama-to». In giro per l’Italia e nei campi di mis-sione all’estero ho trovato tanta gente,giovani e non, di questi movimenti, capa-ce di vivere esperienze comuni di servizioe di testimonianza cristiana, superandonel lavoro comune le specificità delleappartenenze e portando all’altare eucari-stico della pastorale missionaria la fatica,le gioie, i frutti, le difficoltà, le fragilità. Mi pongo allora qualche domanda. Qua-le ruolo ha oggi il laicato ignaziano nellacomplessità in cui viviamo? Quale pro-getto formativo, pur nella distinzione deisingoli percorsi, ne sostiene l’azioneapostolica, in particolare missionaria?Che posto occupa e può occupare la LegaMissionaria Studenti in questo progettoe con quali risorse formative, comunita-rie, organizzative? Come si può consoli-dare uno strumento importante come lanostra ONG, il MAGIS, in cui pure sonoinseriti tutti i movimenti ignaziani? Nellacomplessità attuale, come si lega l’azio-ne dell’apostolato missionario con quel-lo sociale, intellettuale, spirituale? E infi-ne, quale opzione di fondo rispetto alrapporto con il denaro e con il potere? La missione è opera di una Chiesa pove-ra e perseguitata, libera di camminare in

compagnia dei piccoli e dei poveri e dicondividere la sorte degli oppressi. Moltigiovani sono affascinati da questa Chiesa.Credo che bisogna interrogarsi su comesia possibile lenire le ferite prodotte dalsistema, ma «starci» contemporanea-mente «dentro». La scelta della povertà èuna scelta coraggiosa, ma necessaria perla comunità ecclesiale tutta. Una povertàche passa per quell’indifferenza cheIgnazio pone nel Principio e Fondamentodegli Esercizi e che è viatico per il «Pren-di Signore, e accetta…». Che ti mette inmovimento, che ti dà il senso ultimo del-la missione: riconoscere nell’altro il voltodi Dio, e amarlo, impegnandosi per nonfare del Tempio (la persona e il suo Crea-to, consegnati alla cura dell’Umanità)«luogo di mercato» (Gv 2,16). Con quellapassione per i suoi «piccoli» che fecescrivere a don Lorenzo Milani, nel testa-mento che lasciò scritto a loro: «Ho volu-to più bene a voi che a Dio, ma ho spe-ranza che Lui non stia attento a questesottigliezze e abbia scritto tutto al suoconto». Più che al suo conto, credo cheDio-Papà lo abbia scritto nel suo cuoreche vince il mondo. Lo senti, nel Suoabbraccio: di Padre, di Madre. ComeMaria…che a quell’abbraccio si abban-donò e affidò il suo «sì».

«34. Spalancare le porte a Cristo, accoglierlo nello spazio della propria umanità non è affatto unaminaccia per l’uomo, bensì è l’unica strada da percorrere se si vuole riconoscere l’uomo nell’in-tera sua verità ed esaltarlo nei suoi valori.Sarà la sintesi vitale che i fedeli laici sapranno operare tra il Vangelo e i doveri quotidiani della vitala più splendida e convincente testimonianza che, non la paura, ma la ricerca e l’adesione a Cristosono il fattore determinante perché l’uomo viva e cresca, e perché si costituiscano nuovi modi divivere più conformi alla dignità umana.L’uomo è amato da Dio! È questo il semplicissimo e sconvolgente annuncio del quale la chiesa èdebitrice all’uomo. La parola e la vita di ciascun cristiano possono e devono far risuonare questoannuncio: Dio ti ama. Cristo è venuto per te, per te Cristo è «Via, Verità, Vita!» (Gv 14,6).

Christi fideles laici

Page 21: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

«Davvero? E com’è?». «Ma che fate?»Ormai non so se sia più prevedibile ladomanda da parte di amici e conoscenti(che si ripropone puntuale al ritorno eogni volta che salta fuori l’argomento), oancor più ripetitiva la mia risposta sulleesperienze di questi anni a Banja Luka oa Sarajevo in tanti campi estivi di volon-tariato con la Lega Missionaria Studenti.Tra l’altro, a quasi 33 anni d’età e conalmeno 10 anni di attività lavorativa allespalle, di “studentesco” in me c’è rima-sto ben poco. E allora, che cosa significapartecipare a un campo missionario? Tanti sono i significati. E sempre diversi.Come le motivazioni che mi spingono apartire non appena se ne ripresenti l’oc-casione.Lavori di ricostruzione di case e chiesedistrutte o bruciate durante la guerra’92/’95, scavi di canali e terrapieni peracquedotti e altre “piccole” opere, atti-vità di animazione (gioco, canti, balli espensieratezza) con i bambini e in gene-rale amicizia con le persone man manoconosciute. Tutto questo è stato l’andarein Bosnia per due indimenticabili setti-mane estive. Ma in primo luogo per me èstato fin dalla prima volta un dono delSignore. Lo dimostra anche il fatto checome “intermediario” ci sia stato unGesuita (Padre Francesco Cambiaso, non

smetterò mai di ringraziarlo!) il quale,una domenica mattina di primavera del1998 dopo la Messa nella Cappella dell’U-niversità La Sapienza, mi ha solo detto«Tu quest’estate vieni in Bosnia, vero?».Un dono del Signore, non un mio gene-roso sacrificio. Fin dal primo momento in cui mi trovofaccia a faccia con gli altri 30/40 volon-tari pronti a partire, è una continua sco-perta del regalo che dal cielo mi vienerecapitato attimo per attimo, a comincia-re dalla bellezza del paesaggio e dellanatura che ci accompagna nei tragitti via

T E S T I M O N I A N Z E

Perché da otto annila mia estate è in Bosnia

di Raffele Magrone*

* Della CVX di San Saba. Pugliese, da oltre 10 anni lavora come copywriter. È molto impegnato anche in campo musi-cale, suona il clarinetto e dà lezioni presso una scuola media. È tra i referenti per i campi estivi in Bosnia della LegaMissionaria Studenti.

Page 22: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

mare o via terra dall’Italia alla Bosnia.Insieme alla ricchezza del dialogo e dellascoperta degli altri volti che condividonomotivazioni affini alle mie, persone chehanno conservato intatto il dono della“curiosità” o della voglia di “ascoltare econoscere” l’altro.Si comincia così a parlare e a presentarsiai nuovi arrivati, oppure ad aggiornarsisulle rispettive vite con i veterani prove-nienti da altre città, che si ha piacere dirivedere almeno una volta l’anno. Si cre-sce insieme, si cambia e si può contem-plare negli occhi di chi ci sta vicino comequesta esperienza continui a trasformar-ci anno dopo anno. Il semplice rivedereuna persona sempre presente, viva e sor-ridente all’immancabile “chiamata” afine luglio (spesso la partenza coincideproprio con la festa di Sant’Ignazio...) èdi per sé un miracolo sempre nuovo, cheincoraggia ed entusiasma.Nel giro di 24 ore si è già immersi nella“vita di campo”: sperimentato il sorrisodi chi ci accoglie (di chi ci ha “preparatoun posto”), si è già pronti per gli sposta-menti e le varie attività, nonché per i ser-

vizi rivolti al gruppo stesso, dalla cucinaalle pulizie.Da questo momento tutto ciò che si vive,a differenza della nostra seriale “quoti-dianità metropolitana”, pare avere ilsapore dell’eterno... Ovunque in Bosnia,il tempo sembra fermarsi: anche sedersiper prendere un caffè, conoscersi e rac-contarsi con la famiglia con cui si lavo-rerà alla costruzione della nuova casa,può diventare una pausa infinita, anchese magari c’è tanto lavoro lì a due passiche ci aspetta. E miracolosamente, prima del tramonto,il lavoro è completato o è a buon puntorispetto alle previsioni sulla settimana.Qui, in confronto al nostro lavoro in Ita-lia, abbiamo l’impressione di essere più“umani”, gustiamo il piacere della condi-visione sincera: gli uomini (operai) lavo-rano insieme nella vigna (o nel cantiere).Tornare alla base, magari per lavarsi rapi-damente, è un altro momento di pienez-za, perché dà il via al racconto su comeognuno ha trascorso la giornata, le perso-ne che ha conosciuto, le realtà difficiliche ha avvicinato: tutto questo, durante

22 TESTIMONIANZE – Perché da otto anni la mia estate è in Bosnia

Page 23: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

la Messa e la preghiera comune primadella cena, emerge con forza, a testimo-nianza di quanto più di noi il Signoreabbia “operato” durante la giornata...E poi la realtà intorno a noi: Sarajevoaffascinante e suggestiva, ma a volteanche così brutta da nausearmi. Negozidi telefonini o di costose scarpe dabasket, pizzerie “italiane” create dallamafia, mentre la gente deve vivere conmeno di 200 euro al mese... Il futuro è unlusso che gli accordi di Dayton (che han-no in pratica diviso a tavolino il territo-rio secondo surreali criteri etnici) hannoreso un optional ancor più esclusivo. Lo stesso discorso vale – forse carico diuna sensazione ancora più forte diabbandono – per Banja Luka e in gene-rale per la parte serba della Bosnia(Republika Srpska).Ma quel che impressiona davvero è ilmomento in cui la barriera della linguastraniera o della riservatezza verso noi“estranei” pare all’improvviso screpolar-si, lasciando venir fuori le esperienze, iracconti e i “non-sogni” dei nostri amicibosniaci. È lì, forse, che comincia la missione. È lìche cominciamo a chiederci: «Ma cosaposso fare io qui? Cosa dico a queste per-sone?». Sarebbero decine e decine gliepisodi che mi tornano alla mente sepenso a tutte le volte in cui non ho sapu-to letteralmente cosa dire o fare.Una sera, ad esempio, dopo una festanella parrocchia che ci ospitava, abbia-mo riaccompagnato a casa una signoraconosciuta proprio in quei giorni, men-tre ricostruivamo la stalla di fianco allacasa della sua anziana madre. Unasignora che subito ci aveva colpito per lasua “forza bruta” lì sul cantiere: toglievaa mani nude lamiere dal tetto della vec-chia stalla, con pochi colpi di accetta

tirava giù le tavole di legno ammuffite ocadenti, trasportava con le braccia muc-chi di legna giganteschi da una parteall’altra del podere, sempre sorridendocigrintosa e quasi sfidandoci ad affrontareil lavoro con la stessa determinazione.Poi quella sera, con un decoroso abitoscuro, i capelli ben pettinati e il viso fre-sco e ripulito dalla fuliggine accumulatain 10 ore di lavoro finite a bruciare i mate-riali di scarto, ha insistito perché io e unaltro volontario del gruppo ci fermassimo(ovviamente) per un caffè (anche dopocena in Bosnia il caffè è una buona scusaper sedersi a parlare e raccontare).E così abbiamo trascorso almeno due oreda lei, cercando di conoscere un po’ del-la sua vita (con il solo ausilio da partenostra di un lessico serbo-croato menoche elementare... e nessuna conoscenzadi italiano o inglese dall’altra parte).Ed ecco tutto diventare più chiaro: lafoto del marito deceduto da oltre 10 anni,quelle di figli e parenti morti o sparsi quae là e alla fine lei, sola e profondamentedepressa. «Ma come? – le dico io illuso – Tu ormaisei in pensione (era stata per oltre 20anni una dipendente dell’Università diBanja Luka), magari di tanto in tanto orapuoi fare un viaggio per andare a trovarei tuoi amici e parenti!». Ma dove? DallaBosnia non si esce. Nemmeno per unabreve vacanza! Ottenere un visto è ormaiun’impresa titanica: è già un lusso sfre-nato potersi permettere di raggiungered’estate dei parenti al mare in Croazia.Cosa dire o fare in questi casi? Cosarispondere a chi ammette tranquillamen-te che ormai (a neanche 60 anni!) non leresta che la morte?Ritrovarsi la domenica successiva, a Mes-sa, a pregare incrociando il suo sguardocommosso e riconoscente: un tenue sol-

Cristiani nel mondo 23

Page 24: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

lievo. Forse un senso c’era: ed era proprionel mio trovarmi lì, anche a quella cele-brazione quasi interamente in serbo-croa-to. E magari nell’invitarla la sera a cena,cercando di coinvolgerla nei nostri canti onelle danze improvvisate, tra folklore ita-liano e balli locali. Forse lì c’era qualchepiccola risposta, sul perché essere lì.Semplicemente: esserci. Per chi ha persotutto in quella scellerata “roulette russa”del genere umano che è la guerra, nellesue varie accezioni, conflitto di primalinea o pulizia etnica.Chissà se realmente riusciamo a farcicapire dalla gente di Bosnia che non par-la la nostra lingua. Fatto sta che il lorosorriso ogni volta che ci ritroviamo, o lelacrime quando dobbiamo salutarci, han-no almeno la stessa forza “divina” di unmomento particolarmente solenne nellenostre Basiliche sovraffollate. Si ha quasil’impressione di scoprire il volto “rurale”del Signore, fra quelle case di campagnadimenticate e lontane da tutto, dove sonopochi i giovani e tante le persone anzianeo anche di mezza età rimaste sole.Allo stesso modo, penso che l’essere lì siaper noi un’opportunità per leggere inmaniera più nitida gli effetti devastantidelle divisioni e dei nazionalismi esaspe-rati. Non a caso la mia visione del mon-do è molto cambiata dal ’98 in poi: misono accorto che ci sono posti che prati-camente sono utilizzati dalle grandi

potenze mondiali come ripostigli (se nonproprio discariche…) o veri e propri labo-ratori per sperimentare teorie economi-che deviate (traffici illeciti, industrie kil-ler, dubbie missioni militari, corruzione alivello capillare). Tanta gente si abitua adessere assistita, proprio perché il sistema“guerra + ricostruzioni” alimenta il mec-canismo perverso degli aiuti che spesso sisovrappongono, per cui qualcuno si ritro-va con più di quello che aveva, e qualcunaltro resta completamente dimenticato.Penso tuttavia anche alle ricchezze cheincontro: la fede, semplice ma autentica,oltre alla partecipazione dell’intera comu-nità cristiana, molto spesso superiore allanostra, almeno negli aspetti esteriori. Ipochi giovani rimasti che imparano a faretutto e ad arrangiarsi nella vita, molto piùe spesso molto meglio di noi. La culturadell’ospitalità e dell’uso del tempo, chenon risente ancora delle nostre ansie e deinostri stress. Proprio la concezione del tempo e del-l’accoglienza famigliare in questi luoghi,colpiscono soprattutto i nostri parteci-panti più giovani. Loro – i giovani - sonoabituati a non fermarsi mai. E una voltaa casa rischiano di non ritrovare forseneppure la stessa considerazione per laloro presenza e il loro operato. Mi sem-bra allora di comprendere di più cosavoglia dire attendere. Alle volte i fruttinon sono così immediati.

24 TESTIMONIANZE – Perché da otto anni la mia estate è in Bosnia

«36. Accogliendo e annunciando il Vangelo nella forza dello Spirito la chiesa diviene comunitàevangelizzata ed evangelizzante e proprio per questo si fa serva degli uomini. In essa i fedeli laicipartecipano alla missione di servire la persona e la società. Certamente la chiesa ha come supre-mo fine il regno di Dio, del quale «costituisce in terra il germe e l’inizio» ed è quindi totalmenteconsacrata alla glorificazione del Padre. Ma il Regno è fonte di liberazione piena e di salvezzatotale per gli uomini: con questi, allora, la chiesa cammina e vive, realmente e intimamente soli-dale con la loro storia».

Christi fideles laici

Page 25: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

Diciassette anni fa, nel 1989 per l’esat-tezza, si è fatta sentire in me la necessitàdi trovare un luogo di rifornimento spiri-tuale. Dopo qualche ricerca, mio maritoed io siamo entrati nella CVX senza vera-mente sapere in che cosa ci stavamoimpegnando…La spiritualità ignaziana,così bene ancorata nella realtà della vitaquotidiana, ci si addiceva perfettamentee ben presto mi sono trovata impegnatanella creazione del segretariato dellaCVX. Tre anni di lavoro tranquillo, chemi hanno permesso – grazie all’organiz-zazione degli archivi – di conoscere laCVX dall’interno e ciò a partire dai suoiinizi. E l’assistente dell’epoca, EdouardO’Neill sj, vegliava sulla mia anima invi-tandomi a partecipare agli Esercizi e agliincontri proposti dalla CVX.E – se così posso esprimermi – ciò si èrivelato pericoloso. Uscendo dai primiEsercizi di otto giorni, ho cominciato aricercare il luogo specifico della mia mis-sione, un aspetto di cui la CVX parlavamolto a quell’epoca. Per caso un’amicami ha proposto in quel momento di unir-mi all’équipe di bibliotecari della nostraassociazione culturale (di cui io facevoparte da molto tempo) e che si assumevail compito di creare una biblioteca nellaMaison d’Arrêt de la Santé a Parigi. Edecco proprio individuata una missione.Devo dire che da sempre io amo leggere,

leggo tutto quello che trovo con un tem-po apposito per tutto: c’è stato il periododei romanzi per sognare, il periodo deipolizieschi per l’azione, i libri di filosofiaper levarsi in alto quando i tempi sonodifficili, la psicologia per non morireidioti e soprattutto la storia e le biografieper comprendere come va il mondo. Unavera passione! Così come fu vera gioiapotere unire passione e missione!Evidentemente, la prospettiva di lavorarein un carcere può fare paura all’inizio eio dovevo apprendere tutto. La Maison d’Arrêt (per persone in attesadi giudizio) è un luogo di vita con delleleggi particolari, anche se i detenuti lochiamano più volentieri un luogo dimorte. Tutto lì è costrizione: la promi-scuità, l’assenza di libertà di movimentoe di ogni possibile decisione personale.La qualità della sopravvivenza dipendedalla capacità di adattamento di ciascu-no e ciò vale anche per gli operatoriesterni: assistenti sociali, insegnanti diogni tipo, cappellani… Sono numerosicoloro che aiutano a rimettere in piediun’esistenza, per formare alla vita cheattende all’uscita. La parola che viene in mente per prima acoloro che lavorano in carcere è«povertà». A cominciare dal fatto che lastessa amministrazione penitenziaria èpovera: essa dispone, per non fare che un

T E S T I M O N I A N Z E

Come la CVXvi conduce in prigione

di Monika Sander*

* Di CVX Francia.

Page 26: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

esempio, di 2,50 € per detenuto per i 3pasti giornalieri. Molti carceri sono vecchie hanno un aspetto scoraggiante: muriche si scrostano, tinteggiature in briciole,porte arrugginite. Niente servizi igienicipersonali. Luce smorta. Cattivi odori.La povertà degli stessi detenuti è palesea più livelli. Materiale, innanzitutto, per-ché essere poveri in carcere comportauna doppia esclusione: impossibilemigliorare i pasti attraverso l’acquisto diqualche ingrediente, impossibile affittareuna televisione e bisogna fare appello alguardaroba per trovare degli abiti unminimo adatti. La possibilità di lavorareesiste – non sufficientemente, nondime-no – ma il lavoro proposto è fisicamentespossante e poco remunerato. La mag-gioranza dei detenuti è di origine stranie-ra e l’ostacolo linguistico è talvolta insor-montabile, anche se l’amministrazionepenitenziaria è sollecita a raggruppare leparsone per lingua di appartenenza.Ma la povertà più grande è certamentequella morale e spirituale. Lo shock dacarcere ha pesanti conseguenze su unapersona, anche se questa ammette la col-pa di cui è accusata. La colpevolezza puòannientare, l’assenza di punti di riferi-mento personali o spirituali si rivela spes-so drammatica. Ciononostante, moltidetenuti compiono un cammino interiore– difficile ma reale – in questo ambiente.Dal perdono nei confronti di se stessi alperdono nei confronti degli altri: è unpercorso da combattenti. Tentare di rico-struirsi, di credere ad una dignità ritrova-ta è di una difficoltà che non trova agget-tivi in un universo come questo. Solo ipiù forti ci riescono o quelli che hannouna famiglia, una moglie che li sostiene.Che dire o che fare per quelli che ritorna-no in carcere regolarmente? Accompa-gnarli per un tratto di cammino, fare loro

sapere che sono amabili in tutti i sensidel termine, donare loro una presenzaattraverso un ascolto attento. Il libro è uno strumento prezioso perentrare in contatto, per cancellare la dif-ferenza di situazione e di contesto. Sta-bilire un legame stabile per conoscere ibisogni, le aspirazioni e, soprattutto,essere disponibili ad ascoltare, ricono-scere, apprezzare. Un ascolto pieno dibenevolenza può trasformare una picco-la biblioteca buia e spesso maleodorantein un luogo di accoglienza calorosa, gra-zie a qualche minuto di risate, financhedi futilità, e di ascolto. Proporre di ritor-nare a giorni migliori attraverso delledomande poste sulle letture passate, igusti personali, i desideri possibili. Siintavola una conversazione libera, unabibliotecaria non ha la necessità di cono-scere le ragioni della detenzione, né dipreparare permessi d’uscita. Essa va al dilà dell’immediato, i suoi consigli di lettu-ra si ancorano nel passato e si aprono adun avvenire molto personale. Il lettorepotenziale può dire «io voglio» in questoluogo di costrizioni. «Io voglio conosce-re, rileggere, imparare a conoscermi, adaprire il mio orizzonte».Sta alla bibliotecaria di suscitare il gustoper questa attività tranquilla che è la let-tura, i cui effetti non sono immediati.Spesso, di comune accordo, gli inizi ver-tono intorno a «storie vissute», soprattut-to niente romanzi, la «vera» vita deglialtri permette di decentrarsi, di sognarea propria volta e, perché no, di ricostruir-si. Oppure la poesia: scrivere a quelli chesi è lasciati delle belle frasi ispirate agrandi poeti è un modo di rimanere pre-senti all’esterno. Un atlante per sognareuna sistemazione futura, fare tabula rasae ricominciare. Per gli stranieri - numero-si nella Maison d’Arrêt – dei libri sempli-

26 TESTIMONIANZE – Come la CVX vi conduce in prigione

Page 27: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

ci per meglio conoscere gli Stati, rara-mente abbandonati per il gusto dell’av-ventura, più sovente per necessità. Essisono felici di trovare dei libri nella lorolingua – anche se la scelta in ourdou owolof è necessariamente limitata. Senzahumour, tuttavia, niente è possibile:accettare che il migliore prestito riguardiil settimanale televisivo e che, in certicasi, passeggiare con Platone sotto ilbraccio abbia lo stesso valore che le Nikeall’ultima moda, e saperne ridere, èessenziale. Vedere ed essere visti è undato di fatto universale. Ma, lungi dal-l’essere completamente inutile, il librosotto braccio può aiutare altri operatori astabilire un contatto: evocare il titolo dellibro permette di smorzare la tensioneprima di entrare nel vivo della questione.Le limitazioni e le costrizioni, tuttavia,sono tali che lo scoraggiamento aspettaal varco gli operatori permanenti. L’atte-sa è il nemico principale: l’attendere cheil sorvegliante trovi il tempo di inviare leletture richieste; l’attendere in unabiblioteca chiusa a chiave che il tempodella passeggiata termini; l’attesa di unlettore assiduo che è stato trasferitoaltrove nell’arco di tempo intercorso tradue visite e i cui libri sono da qualcheparte in pericolo. Rivedere tutte le auto-rizzazioni in occasione di un cambia-mento del personale dirigente. Lavoraresenza conforto alcuno, all’antica, condelle schede manuali. Vivere nella spor-cizia, quando mancano i prodotti deter-genti utilizzati dall’ «uomo delle pulizie»e subire gli odori di un topo, morto soli-tario dietro una fila di libri (ma quale?).E, soprattutto, bisogna resistere alla vio-lenza onnipresente: benché nascosta die-

tro un comportamento calmo, essa èassai reale e tale da poter minare o con-taminare i più forti e i più pazienti.Ci sono dei giorni tristi in cui bisognaricominciare tutto, dei giorni gioiosidove tutto sembra facile: riesco persino afare filtrare qualche spunto ignaziano dibase, come la responsabilità condivisa, ilsalvare la proposta dell’altro, il viverecon un a priori favorevole. In ogni modo,in carcere non è questione di giudicarel’altro – ci sono dei professionisti perquesto – è piuttosto questione di amarel’altro così come egli è, cioè ancora piùpovero e deprivato di me. Ciò domandauna presenza totale, senza essere affati-cati o sommersi da problemi personali.In carcere tutto sta nello sguardo e i dete-nuti hanno il tempo di osservare l’altro,questo tempo, il nemico principale cheannienta. Una presenza distratta nonrisponde alla loro attesa – ed essi atten-dono molto. Allora, quando la relazionesi stabilisce veramente, si vive qualcosa.Superare la differenza, vedere i moltepli-ci aspetti di un essere umano, compren-dere che un assassino può salvare dalsuicidio il suo compagno di cella, chevendere la droga e amare contempora-neamente i propri figli è possibile, chevolere restare in un paese che vi rigettain mancanza di documenti rivela unascelta deliberata. Per la bibliotecaria, cer-to, questo tipo di lavoro pulisce a fondo,la colloca davanti a se stessa, la concen-tra sull’essenziale. In questo luogo di denudamento totale,ricevere la vita in abbondanza è un rega-lo che io apprezzo. E non sono certa chequesto cammino sarebbe stato possibilesenza la CVX.

Cristiani nel mondo 27

Page 28: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

Quando mi è stato comunicato l’argo-mento che avrei dovuto trattare nellapresente nota sono rimasto perplesso evagamente contrariato. Certo, un temache ho sempre sentito di enorme e con-creto rilievo: ma come trattarlo? Affron-tarlo organicamente avrebbe richiestoimpegno e spazio eccedenti le attualidisponibilità. La scelta di una chiavestrettamente esperienziale, invece, oltrea richiedere di superare una certa natu-rale ritrosia all’esibizione della propriastoria (a chi interessa?), fino a che puntopoteva risultare utile? Ho comunque scelto questa seconda stra-da e cercherò di farlo – seppure solo peraccenni – cercando di ricostruire un per-corso, piuttosto che limitarmi a descriver-ne le conclusioni cui sono arrivato.Devo premettere che sulla mia formazio-ne complessiva ha certo influito nonpoco l’aver compiuto il quasi totale cicloscolastico presso il gesuitico e torineseIstituto Sociale, e di averlo fatto con pia-cere, non con sopportazione. Ancor dipiù, però, ha influito l’averne accoltomolte opportunità formative collateralicome la partecipazione alle CVX (allora:Congregazioni Mariane) o la frequenzaagli Esercizi Spirituali.Una seconda premessa: ho messo a fuo-co l’importanza della politica nel perio-do dell’Università; prima non mi aveva

particolarmente coinvolto e, comprensi-bilmente, non avevo elaborato una miaposizione autonoma. Avevo invece, inaltro settore, sviluppato un interesse perla tematica delle missioni, nell’ambitodella LMS (altra opportunità offerta dalSociale). Un filo ha poi legato le due que-stioni. L’attività dei missionari mi attira-va per due ovvie ragioni: portavano unaiuto concreto per migliorare le condizio-ni di vita a diverse popolazioni, ed intan-to mettevano in pratica l’invito delSignore di portare nel mondo la Suaparola e la Verità. Retrospettivamenteosservo che l’attività nella LMS ha svoltouna particolare funzione propedeutica,di stimolo, perché ho capito che per meè stato come un trampolino che ha con-tribuito a proiettarmi, più tardi, verso uncoinvolgimento diretto nella vita politi-ca, almeno in quella locale.Il periodo dell’università ha rappresenta-to la fase della nascita di un vero interes-se per la politica, non certo per specialeattinenza con gli studi seguiti (frequen-tavo Ingegneria!) ma per una maturazio-ne personale e, come dirò, in qualchemodo collettiva, nonché per i vigorosistimoli «ambientali», rappresentati dal-l’esplodere del cosiddetto fenomeno delSessantotto, col quale ci si dovette neces-sariamente confrontare.La maturazione di cui parlo è consistita

T E S T I M O N I A N Z E

Il mio rapporto «fede e politica»di Franco Campia*

* Franco Campia ha 60 anni, è ingegnere; dal 1993 è Assessore ai Trasporti e Grandi Infrastrutture della Provincia diTorino. Sposato, ha due figli; fa parte delle Comunità di Vita Cristiana fin dai tempi in cui erano Congregazioni Maria-ne. È stato tra i primi a sentire l’esigenza di costituire il gruppo apostolico di impegno socio-politico della ComunitàConsolata, di cui è membro.

Page 29: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

nel rendermi conto, in tempi piuttostoristretti, che la mia visione era incomple-ta, che il mio cristianesimo non potevaessere indipendente ed indifferente allacondizione della società in cui vivevo ealle idee in essa circolanti. Vediamo di capirci: Torino era (ed è) unacittà in larga parte impregnata di culture«laiche», liberale e socialista – declinatein mille sfumature. Per queste culture,specie per la prima, è un vero e propriodogma la totale estraneità della sfera reli-giosa – rigidamente da relegarsi nel pri-vato – rispetto a quella della società civi-le. Anche in casa mia, seppure in formasfumata e tollerante, si respirava questoclima; mio padre, per dire, era credentema convinto liberale, anche nel senso disimpatia partitica (pur mandando ilfiglio dai Gesuiti). Personalmente mi eronaturaliter e quasi inconsapevolmenteritrovato su una posizione simile.Fu per me una sorpresa prendere attoche non era necessariamente propriocosì, che le cose potevano, dovevanoessere viste anche secondo una diversaangolatura. Per esempio che la Città diDio e quella degli uomini hanno qualco-sa in comune (gli stessi uomini, appun-to) o che – senza alcuna pretesa di faredelle Sacre Scritture la costituzione delloStato, come nel caso dell’integralismoislamico – le stesse forse, possono aiuta-re a riconoscere qualcosa sul piano stret-tamente «naturale», circa le regole chedebbono guidare la convivenza umana.Si doveva cercare cioè di comprendere

meglio se il messaggio cristiano non aves-se qualcosa da insegnare anche sul pianodella regolazione dei rapporti degli uomi-ni tra loro. Bisognava quindi approfondirecosa avevano elaborato al riguardo i pen-satori cristiani all’interno della cosiddettasocietà moderna e, soprattutto, cosa ave-va prodotto il Magistero Sociale.E non era forse opportuno che chi nutri-va questa sensibilità, questa esigenza, siritrovasse con altri, mossi dagli stessiinteressi e dagli stessi sentimenti?La necessità di una seria riflessione suquesti temi fu accelerata dalla pressionepsicologica esercitata dal dilagare delmovimento di contestazione. Sebbene inmolta cultura contemporanea, compresaquella cattolica, spesso in mano a uomi-ni e donne «che hanno fatto il ’68», que-sto periodo goda di una laica beatifica-zione, in realtà il clima dominante eraall’epoca pervaso da un prevalente senti-mento antireligioso e secolarizzante,troppo semplicisticamente «battezzato»in ambito cattolico come rivolta controuna religiosità troppo formale ed istitu-zionalizzata. In queste condizioni diven-ne forte lo stimolo a cercare di chiarirsile idee e di formarsi una valutazioneautonoma.Questa elaborazione e questo processodi «coscientizzazione» non lo feci dasolo. Tra le diverse facoltà universitarietorinesi prese vita un circuito di giovanidi formazione cristiana, nacquero deinuclei di riflessione che continuarono adoperare anche dopo il passaggio dell’on-

Cristiani nel mondo 29

«36. Per questo l’uomo “è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento dellasua missione: egli è la prima fondamentale via della Chiesa, via tracciata da Cristo stesso, via cheimmutabilmente passa attraverso il ministero dell’incarnazione e della Redenzione”».

Christi fideles laici

Page 30: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

data di piena. Fu coinvolta larga partedel gruppo di amici, universitari e giova-ni professionisti, facenti parte della miaCongregazione, nel frattempo divenutaCVX. Fu davvero un processo di crescitacollettiva, in qualche modo una forma didiscernimento comunitario. Naturalmen-te il successivo coinvolgimento operati-vo non fu poi uguale per tutti, ma chi simosse lo fece all’interno di un grandeclima di solidarietà.Per alcuni di noi questo periodo fu quin-di anche quello della scoperta della DC.Personalmente non avevo nutrito in pre-cedenza troppa simpatia per quel parti-to, considerandolo con una certa suffi-cienza, per molti suoi evidenti limiti,legati soprattutto a discutibili prassiinterne. Ci convincemmo però che quel-la era la strada più giusta per cercare didare gambe a quanto volevamo fare,ossia portare un contributo incisivo, dal-l’interno. In sostanza, una DC con moltidifetti ma minor male; spesso deprimen-te sul piano delle pratiche di vita di par-tito ma interessante su quello dei conte-

nuti (analogamente al PPInegli anni Novanta, peral-tro valorizzato, almenoinizialmente, da una benmaggiore tensione idealee comportamentale): inquanto frutto di una pro-pria cultura, tendenzial-mente autonoma ed ispi-rata al pensiero socialecristiano, nonché fonda-ta su valori-base comuni,non messi in discussione,pur nell’ampia articola-zione degli orientamentiinterni. Infatti – ed il problema sipone anche oggi – sono

convinto che una cultura politica chevoglia ispirarsi alla tradizione cristiano-democratica non possa essere iscrittad’ufficio né nel campo della sinistra né inquello della destra, dato e non concessoche queste classificazioni abbiano unavalidità incondizionata. Non è tema dioggi, ma mi si lasci osservare quantomalinconico appaia uno scenario in cui siestende il bipolarismo ai valori cattolici,per cui di taluni si farebbe carico la sini-stra (giustizia sociale, solidarietà, lega-lità, pace…), di altri la destra (famiglia,tutela della vita, scuola libera…): comese un simile patrimonio ideale potesseessere affettato come un panettone. Tirando le conclusioni, per me il rappor-to tra Fede e politica è sempre stato stret-to, quasi di causa – effetto e su un dupli-ce piano: dei contenuti e della prassi. Sulprimo ho già detto: il pensiero cristianoaiuta a capire, a leggere le situazioni; sulsecondo il pensiero cristiano rappresentail sostegno per affrontare i rischi, supera-re le delusioni, non cadere nelle tenta-zioni dell’opportunismo e della ricerca

30 TESTIMONIANZE – Il mio rapporto “fede e politica”

Page 31: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

del tornaconto personale. Penso poi chel’avventura dovrebbe essere giocatacomunitariamente, per garantire unacontinuità d’impegno nel tempo e gode-re dell’aiuto reciproco e della correzionefraterna, quando necessaria. Per tutte queste ragioni, per me e per gliamici che hanno condiviso il (lungo)percorso che ho sintetizzato nelle righeprecedenti, è stata una vera gioia vederrinascere nella nostra CVX un interessesu questi temi, e vedere che numerosigiovani amici si propongono per unimpegno sul piano civico. Naturalmente,col passare del tempo mutano le sensibi-lità, si modifica la cornice esterna e quin-di si aggiorneranno le modalità d’azione.Il serbatoio a cui attingere però non cam-bierà – ne sono convinto – così come laspinta ideale ed i fini ultimi del lavorocomune. Dicevo prima di una qualche simmetriacon il tema delle Missioni: qui come là,nell’occuparsi dei problemi della propriacomunità locale, si può contribuire arisolvere problemi concreti ma ancherichiamare l’attenzione all’esistenza divalori e darne testimonianza. Siamo in

una nuova terra di Missione, ed una pre-senza equilibrata e sincera di laici catto-lici in posizioni pubbliche di responsabi-lità può essere di conforto e stimolo.Tutto questo configura la ricerca dellapratica di uno specifico genere di caritàverso il nostro prossimo, che è stato defi-nito «carità politica». Oggi, peraltro, l’e-sercizio di questa virtù pone nuovi pro-blemi. L’attuale quadro politico impegnamaggiormente la responsabilità dei sin-goli: cosa in sé buona, ma rende sempreproblematico aderire ad un partito e altempo stesso rimanere coerente con l’in-tero sistema di valori in cui si crede.D’altro canto, mi sento di affermare chenon aderire ad alcun partito rischia direndere utopia velleitaria l’impegnoconcreto. Essere in politica oggi è estre-mamente complesso perché la politica ècomplessa: è necessario, per la comunitàecclesiale, avere laici capaci di interpre-tare il comune sentire cristiano, senzadover essere trascinata aprioristicamentein opzioni partitiche o di schieramentopolitico.Il tema è vasto e merita in futuro che leCVX vi riflettano.

Cristiani nel mondo 31

«42. Per animare cristianamente l’ordine temporale, nel senso detto di servire la persona e la soci-età, i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla «politica», ossia allamolteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale, destinata apromuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune. Come ripetutamente hanno affer-mato i Padri sinodali, tutti e ciascuno hanno diritto e dovere di partecipare alla politica, sia purecon diversità e complementarietà di forme, livelli, compiti e responsabilità. Le accuse di arrivis-mo, di idolatria del potere, di egoismo e di corruzione che non infrequentemente vengono riv-olte agli uomini del governo, del parlamento, della classe dominante, del partito politico; comepure l’opinione non poco diffusa che la politica sia un luogo di necessario pericolo morale, nongiustificano minimamente né lo scetticismo né l’assenteismo dei cristiani per la cosa pubblica.È, invece, quanto mai significativa la parola del Concilio Vaticano II: «La Chiesa stima degna dilode e di considerazione l’opera di coloro che per servire gli uomini si dedicano al bene dellacosa pubblica e assumono il peso delle relative responsabilità».

Christi fideles laici

Page 32: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

IntroduzioneIn concomitanza con le celebrazioni del-l’anno saveriano, il tema del XVIII con-vegno di spiritualità ignaziana, dal titoloMissione possibile, provocazioni saveria-ne, è la missione vista concretamente inuno di quelli che l’hanno vissuta e rea-lizzata…I due relatori, i Padri Stefano Titta e Giu-seppe Lavelli, hanno intitolato il temadella prima giornata “Orient-ati” e, ricol-legandosi al tema del convegno delloscorso anno, ci hanno invitati a dare spa-zio ai desideri profondi e a concretizzarlia partire dalla figura di San FrancescoSaverio alla vigilia dell’anniversario del-la sua nascita (7 aprile 1506), dellanascita di Pietro Favre (10 aprile 1506) edella morte di Sant’Ignazio avvenuta aRoma il 31 luglio 1556.Siamo stati, perciò, invitati a fare un pas-so indietro, a riandare a quella che è laradice di ogni missione, cioè la nostravocazione, quel momento sorgivo, origi-nario, in cui siamo stati raccolti dal mar-gine della strada per essere immessi nelcentro, a quel momento che ci costringea entrare nel campo della storia e a pren-dere posizione.Ogni missione, anche quella di France-sco Saverio, ha le sue radici nella espe-rienza fondamentale di Dio, dell’esserechiamati, dell’incontro con Lui, che è la

radice e il punto di riferimento costante.Saverio ascolta continuamente la chia-mata. Egli vive un’intensa vita di pre-ghiera. I testimoni riferiscono che dormi-va solo tre o quattro ore e trascorreva ilresto della notte immerso nella preghie-ra. Continua è in lui l’esigenza di ritorna-re alla preghiera per dare consistenzaalla missione là dove si svolge ed impri-mere nell’anima i brani che maggior-mente si gustano.

Prima Giornata: «Orient-ati».

1. La chiamata dei discepoli: commentoa Mc 1, 14-20Anche noi torniamo oggi ai fondamenticon una lectio del brano Mc 1, 14-20, unodei racconti di vocazione.Notiamo anzitutto che noi siamo fatti distoria, di tempo; la vocazione avvienesempre dentro un tempo (Cfr. EserciziSpirituali n. 275). C’è una storicità dellavocazione mediata attraverso il tempo.La vocazione è alla radice della nostravita, nel grembo materno c’è già la voca-zione e poi si specifica senza negare nul-la di ciò che siamo, ma approfondendosianche attraverso i nostri limiti, ancheattraverso qualche occasione un po’eccezionale, che ne costituisce come deipilastri, sempre dentro una storia.Bisogna evitare, nella interpretazione del

A N N O S A V E R I A N O

Missione possibile.Provocazioni saveriane

a cura di Livia Tranchina*

* Della CVX di Palermo.

Page 33: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

brano, gli estremi di una lettura soltantostorica o puramente attualizzante.Il racconto di Marco è strutturato in duescene, ognuna della quali è articolata intre momenti: 1) una situazione di vita, 2)la chiamata, 3) la risposta. I protagonistisono Gesù e i quattro discepoli maggiori.La situazione: la Parola di Gesù, cheimmediatamente precede («Il tempo ècompiuto e il regno di Dio è vicino; con-vertitevi e credete al vangelo») è la cor-nice, il grande contesto. Subito dopo l’at-tenzione si sposta su una scena prosaica,«gettavano le reti…». La vocazione simanifesta ad uomini che pescano lungoil mare; essa ha luogo nella vita di tutti igiorni, è una esperienza speciale che simanifesta nel quotidiano. Molti sono gliesempi biblici in tal senso, come quellodella vocazione di Mosè.Il luogo della scena è la sponda del lago,luogo ambiguo, margine tra la terra e ilmare, solido e liquido, come è ambiguala vita di tutti i giorni, fatta di luci e diombre.È qui che Gesù passa («passando lungoil mare della Galilea, vide Simone eAndrea, fratello di Simone, mentre getta-vano le reti in mare») e vede; Gesù vedequeste persone che fanno il loro lavoro,è lo sguardo amante di Dio che rendebelle tutte le cose. È lo stesso sguardodella Genesi, lo sguardo di Dio che vedeche quanto egli crea è buono e bello.Non c’è merito da parte dell’uomo, maDio lo guarda e lo chiama.E li chiama, li chiama innanzitutto aseguirlo, prima che a fare qualcosa; poi fauna promessa: «vi farò diventare pesca-tori di uomini». Infine li chiama insieme:la chiamata, infatti, è personale, ma nonè privata, ha sempre effetti intorno a me;i discepoli sono chiamati a stabilire fraloro una relazione nuova fondata sull’a-

scolto della Parola. Il dono di Dio è sem-pre a servizio della comunità.Pescatori di uomini è una espressionevolutamente esagerata, di cui probabil-mente essi possono capire per il momen-to solo la prima parte, pescatori, nonancora la seconda (ritorna la dimensionetemporale della chiamata, infatti trovia-mo un verbo al futuro, «vi farò»). Pesca-re gli uomini è tirarli fuori dal mare dellamorte mettendoli in condizione di viveree di respirare. Gesù mette in condizionedi svolgere una missione perché guardacon amore. L’iniziativa è tutta di Gesù. La risposta si manifesta in un atto ditotale fiducia: «e subito, lasciate le reti, loseguirono». Subito è un termine impor-tante, non indica tanto repentinità quan-to naturalezza e immediatezza dellarisposta, indica che dove c’è Dio le coseprocedono per il loro verso, perché c’èuna «connaturalità», è il paradiso. L’uo-mo è fatto per essere chiamato a rispon-dere, questo è il subito. I discepoli nonpongono condizioni, non chiedono unaproroga, vanno, lasciano tutto e vannoper stare con Lui. Lasciano le reti comeGesù aveva lasciato Nazareth. I discepolicominciano ad assomigliare a Gesù. Elasciano insieme: la vocazione è unaconvocazione.Nel secondo quadro si dice che rassetta-vano le reti (operazione che si compie digiorno, mentre il gettare le reti è opera-zione che si compie di notte): non si trat-ta di una variante folcloristica, ma sivuol dire che il Signore chiama sempre,di giorno e di notte, in tutte le situazioni. Lasciano le reti, i garzoni, il padre: ogget-ti e persone che indicano il mondo deibeni (le barche e le reti), del potere (igarzoni), degli affetti, delle tradizioni,dei legami familiari (il padre). Tutto illoro mondo è riorganizzato a partire da

Cristiani nel mondo 33

Page 34: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

questo evento. Ciò che qui si opera è unriordinare, un dare ad ogni cosa il suogiusto posto, nessuna realtà può ostaco-lare questa situazione fondamentale. Inquesto modo tutto prende il suo signifi-cato.

2. Francesco Saverio e la chiamata deidiscepoliDalla interpretazione del passo di Marcoi nostri relatori ci hanno invitati a rivol-gere la nostra attenzione al rapporto traGesù e Francesco, in altri termini allaspiritualità di Francesco.Potremmo dire Gesù e Francesco SaverioOrientati. Qual è il punto di riferimentodella vita? L’Oriente è raggiungibile solose è chiaro il punto di riferimento. Mis-sione possibile: dobbiamo chiederci qua-le missione ci è possibile, ma lasciandociprovocare da Gesù e da Francesco Save-rio per vedere che cosa possiamo fare.Vedere una possibilità, ma vederla finoin fondo.C’è un modo di leggere il rapporto con ilSignore caratteristico di ogni spiritualità.Il Gesù di Ignazio non è il Gesù Sposo,come per i Carmelitani. Qual è il Gesùdel Saverio? La sigla JHS è l’inizio di tut-te le lettere, quasi a dire che all’inizio ditutto c’è quel nome, c’è il nome di Gesù.Saverio muore con il nome di Gesù sullelabbra. Termina le lettere sempre con ilnome di Gesù chiedendo di sentire la suavolontà nel fondo dell’anima.Ciò ci dice qualcosa del Gesù che France-sco segue; il Gesù degli Esercizi Spiritualiè un Gesù in movimento, un Gesù chepassa e di cui Saverio chiede di conosce-re la volontà. Non è un Gesù che mi chia-ma solo ad unirmi a Lui, ma a collabora-re al suo annuncio, a partecipare alla suamissione (Vedi Esercizi Spirituali n. 95).Dice in una lettera: «sentivo nell’anima

che dovevo servirlo in Giappone». Sentirenell’anima: l’unione con Gesù gli fa sen-tire che deve servire in Giappone, sentirenon del sentimento, ma della volontà.È indicativo il tipo di preghiera che ilSaverio raccomanda, l’esame di coscien-za, la preghiera tipica dell’apostolo, dichi è impegnato nella vita ordinaria. Fer-marsi e chiedere: «dove ho incontrato ilSignore oggi?», significa rendersi contodi dove passa il Signore, di ciò a cui michiama, e quel Signore è il Vivente.Altro elemento forte per coltivare il rap-porto col Signore è la Parola di Dio: per ilSaverio le parole di Gesù sono parole acui lui si rende contemporaneo, sonoparole dette a lui in quel momento.Altre volte attraverso la missione ci sirende conto di ciò che il Signore vuoledire. Dio parla al missionario attraversola missione: è l’esperienza stessa che rin-via alla Parola del Signore, attraverso lamissione comprendiamo la Parola.

Seconda Giornata: «Qual è il tuo Orien-te?»La riflessine del secondo giorno ha pertitolo: «Qual è il tuo oriente?» Oggi noidove ci collochiamo? Siamo cioè partitidalla Parola, fondamento di ogni impe-gno, per passare alla domanda circa iluoghi concreti dove esercitare quellavocazione, quel dono che abbiamo rice-vuto. Tutte le situazioni sono significati-ve per incontrare il Signore e avere lapossibilità di conoscere se stessi.Francesco concretizza la propria missio-ne nell’aiutare gli uomini nella loro igno-ranza di Dio. L’obiettivo di ogni missionenasce dalla constatazione che Dio è igno-rato e che l’ignoranza di Dio è ignoranzadi quello che io sono, da qui l’urgenzadella missione in Francesco, urgenza diannunciare la Parola di Dio agli altri.

34 ANNO SAVERIANO – Missione possibile. Provocazioni saveriane

Page 35: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

L’evangelizzazione deve tener conto delrispetto delle culture, ma senza ritrosia,deve spingerci ad essere missionari. Ildialogo deve spingerci a condividerel’urgenza di Francesco di portare a tuttil’amore di Dio.Rintracciare l’Oriente di Francesco è faci-le da un punto di vista geografico, un po’più difficile in senso spirituale; egli infat-ti non ci ha lasciato un diario o un tratta-to, non ci ha lasciato nulla se non le let-tere. Abbiamo poi le testimonianze.Come si determina per Francesco la scel-ta della missione? Francesco parte per unimprevisto, non era stato scelto lui, maP. Bobadilla, questi si ammala ed è sosti-tuito dal Saverio che va a Lisbona per unanno. Doveva partire con Rodriguez, maparte solo. Il patrono delle missioni èpartito per un disguido, al posto di unaltro. C’è un ruolo degli imprevisti o del-le circostanze nella nostra vita. Allo stes-so modo S. Ignazio e compagni volevanoandare in Terra Santa, ma non possono.Saverio muore in un’isola mentre aspettache qualcuno lo porti in Cina. La missio-ne è fatta anche di attesa. Francesco hapassato molto tempo sulle navi. Esseremissionario non è tanto fare delle cose;nel «fare», l’apostolo spesso «viene fatto»,la missione è qualcosa che lavora l’apo-stolo, che scopre cose avvenute in se stes-so. Come Giona mandato a Ninive, Save-rio dice di dovere molto ai Giapponesi chegli hanno fatto scoprire le sue miserie.Ci sono stati proposti, a questo punto delnostro percorso, dei passi di lettere diFrancesco Saverio e alcune testimonian-ze come provocazioni circa il «che cosa»e il «come» della missione.Vengono riportati di seguito i brani dellelettere di Francesco Saverio e le testimo-nianze su di lui seguite dal commentodel Padre Lavelli.

1) «Circa questi luoghi non so più cosascrivervi, tranne che sono tante le conso-lazioni date da Dio nostro Signore a colo-ro che si trovano in mezzo a questi paga-ni convertendoli alla fede di Cristo che,se vi è contentezza in questa vita, si puòdire che è questa. Molte volte mi accadedi sentir dire ad una persona che si trovafra questi cristiani: “O Signore, non date-mi molte consolazioni in questa vita,oppure, dato che le concedete per laVostra infinita bontà e misericordia,accoglietemi nella Vostra santa gloria,poiché è una gran pena vivere senzavederVi dal momento che Vi comunicatecosì intimamente alle vostre creature!”.Oh, se coloro che si applicano negli studiponessero tanti sforzi per giungere agustare tali gioie, quante faticose notti egiornate sopporterebbero pur di poterleconoscere! Oh, se quella contentezzache uno studente prova nel comprendereciò che studia, la cercasse nel far sentireal prossimo ciò che è necessario perconoscere e servire Dio, si troverebberotutti assai più confortati e preparati nelrender conto quando Cristo chiedesseloro: “Dai conto della tua amministrazio-ne!”». (Dalla lettera ai compagni residen-ti in Roma [Cochin, 15 gennaio 1544],20, 13). Questa prima testimonianza ci mette aconfronto col tema della gioia che, insie-me alle fatiche, rivela la consolazione delmissionario. Il missionario scopre chedurante la sua missione, nel suo lavoro,lì si fa sentire la consolazione del Signo-re. Questo è un modo per vedere che Dioè all’opera nel missionario e che attra-verso la missione egli scopre qualcosa inpiù del cuore di Dio. Questo poi diventaimpegno e responsabilità. È il dar contodi un dono ricevuto. Nell’incontro fra noie il Signore sono in ballo tutti gli uomini.

Cristiani nel mondo 35

Page 36: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

2) «Quando i Padri percorrevano l’Italia[servendo negli] ospedali… il PadreFrancesco e il Padre Maestro Laynez dor-mivano uno vicino all’altro. Succedevache Padre Francesco svegliandosi ognitanto dicesse al compagno: “Gesù, comesono stanco! Sapete cosa sognavo? Por-tavo sulle spalle un indiano e pesava cosìtanto che non potevo trasportarlo!”. Equesto, aggiungeva il Laynez, successeparecchie volte». (Ricordo di Padre Lay-nez, in FN [Fontes narrativi de S. Igna-tio], II, 381s.) La seconda testimonianza di Lainez rife-risce di un sogno famoso del Saverio,egli era una persona che sognava, nonsolo nel senso del mondo onirico, quelportare sulle spalle un indiano è unsogno che si è realizzato. Quali sono imiei sogni? Siamo capaci di sognare osiamo disincantati? Sognava Saverio epoi trovava anche i mezzi per realizzarei sui sogni.3) «In questi luoghi molti trascurano difarsi cristiani non avendo persone che sioccupino di cose tanto pie e sante. Moltevolte sono scosso dal pensiero di andarenelle Università dalle vostre parti, gri-dando come un uomo che abbia perdutoil senno, e soprattutto nell’università diParigi, dicendo a tutti quelli della Sorbo-na, che hanno più scienza che nonvoglia di farla fruttificare: “quante animenon possono andare in paradiso e vannoall’inferno per la vostra negligenza!” […]Io temo che molti di coloro che studianonelle Università si applichino più perottenere mediante lo studio cariche,benefici e vescovati, che non per il desi-derio di conformarsi a quelle necessitàche le cariche e lo stato ecclesiasticorichiedono. Coloro che studiano hannol’abitudine di dire: “Desidero conoscerele lettere per ottenere in tal modo qual-

che beneficio e carica ecclesiastica e poi,una volta ottenuta tale dignità, servireDio”. Di conseguenza fanno le loro ele-zioni seguendo le loro disordinate incli-nazioni e temendo che Dio non vogliaciò che essi vogliono, in quanto le lorodisordinate tendenze non consentono dilasciare tale elezione alla volontà di Dionostro Signore». (Dalla lettera ai compa-gni residenti in Roma [Cochin, 15 gen-naio 1544], 20, 8).La terza testimonianza è un brano famo-so, è la lettera in cui Saverio cerca discuotere le coscienze di quelli che sonorimasti in Europa; e l’effetto certo nonmancò se la sua lettura portò Nadal aprendere la decisione di entrare nellaCompagnia. Qual è il punto di riferimen-to di Saverio? Egli parte dalla situazioneche ha trovato, dalla realtà che incontra:«quante persone non vanno in Paradisoper la negligenza dei cristiani?» si chie-de. Il criterio della scelta è l’altro e la suanecessità. Nei consigli che dà applicaalcune regole degli Esercizi Spirituali:per esempio, a proposito delle cose chesi devono scegliere, applica il n. 169, incui Ignazio parla del rischio di confonde-re mezzi e fini (v. EESS 169: «qualunquecosa sceglierò, deve aiutarmi a consegui-re il fine per cui sono stato creato, senzapermettere che il fine sia subordinato otirato al mezzo, ma il mezzo al fine. Inpratica, invece, succede che molti primascelgono di sposarsi e poi di servire nelmatrimonio Dio Nostro Signore, mentreil servire Dio è il fine. Così pure ci sonoaltri che prima vogliono avere dei benefi-ci e poi, in quelli, servire Dio»). Le regoledegli Esercizi egli le vive sul campo. Ilcriterio della scelta non deve essere il«desiderio disordinato», ma la necessitàdell’altro. Egli vuole smuovere i desideri;in realtà ciò che trattiene le persone, di

36 ANNO SAVERIANO – Missione possibile. Provocazioni saveriane

Page 37: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

cui parla nella lettera, sono le paure,hanno paura di Dio o di loro stessi,temono che Dio non voglia ciò che lorovogliono. Il gridare nelle università delSaverio rimanda al n. 167 degli Esercizi.Saverio fuori di senno è l’uomo del terzogrado di umiltà, fattosi pazzo per Cristo,piuttosto che saggio e prudente in questomondo.4) «Soccorrere i mendicanti, assicurarel’igiene dei letti e delle sale, dedicarsialle pulizie più sordide, procedere allavestizione dei cadaveri, scavare le tombee portare a termine scrupo-losamente le cerimoniedella sepoltura: facevanotutto questo, sia di giornosia di notte, con alacrità,allegria, fervore gioiosoche riempiva di stupore ilpersonale degli ospedali…E ognuno di loro, durantequesti esercizi, si sforzavadi superare le ripugnanzenaturali, provocate dallasporcizia e dal fetore dellesale e delle piaghe […] Unmalato dell’ospizio, leb-broso o apparentementetale, coperto interamentedi pus e marciume, chiamòun giorno uno dei Padri:“Per favore, gli dice, abbia-te la bontà di frizionarmi la schiena”. IlPadre [Francesco Saverio] obbedisceimmediatamente. Ma ecco che durantel’operazione disgustosa, il Padre freme diorrore pensando al possibile contagio.Per vincersi e soffocare immediatamenteogni movimento troppo naturale, piutto-sto che abbandonarsi all’ansia, raccogliecon un dito un po’ di marcio, lo lecca esi succhia il dito. Il giorno dopo raccon-tava il fatto a un compagno: “La notte

scorsa sognavo, dice sorridendo, che lalebbra di quell’uomo si era fissata nellamia gola e che io facevo sforzi inutili perespettorare tossendo e sputando”. D’al-tronde, siccome aveva agito in buonafede e col desiderio di vincere se stesso,si rese conto che in lui si realizzavano leparole del Maestro: “Anche se berrannoveleni mortali, questi non faranno loroalcun male”» (Ricordo di padre Rodri-gues, in MR [Monumenta Broetii, …Rodericii] 474-475. Cfr. FN I, 111; II,255s.)

La quarta testimonianza è un episodiosignificativo della vita di Francesco,ricordato dal Padre Rodrigues; qui Fran-cesco riporta quella vittoria su se stessiche è alla base di ogni altra vittoria ecompie un passo fondamentale del suoservizio, vincere la paura della morte,come gli Esercizi che sono esercizi «pervincere se stessi e mettere ordine nellapropria vita». Quando il malato chiede,Saverio obbedisce immediatamente,

Cristiani nel mondo 37

Fonte a cui fu battezzato Francesco a Xavier

Page 38: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

come obbedisce ai superiori; come diceIgnazio, è importante sapere per chi (Cri-sto) si obbedisce prima di sapere a chi siobbedisce. Saverio si mette in gioco tut-to, senza riserve. E io che cosa faccio difronte a queste realtà?La testimonianza che segue ci illuminasulla scelta dei mezzi:5) «Il re Giovanni III di Portogallo racco-manda al conte di Castanheira di fornirea Francesco Saverio abiti e libri per ilviaggio. Francesco accetta. Non vuoleperò domestici. “Accettate almeno undomestico, insisteva il conte, altrimenti,vedendovi in mare, mescolato agli altri,occupato a lavare la biancheria a bordodella nave, o a cucinare, il vostro creditoe la vostra autorità ne sarebbero dimi-nuite presso le persone che voi doveteistruire! Ma il Padre Francesco risponde-va: “Signor Conte, ricercare credito eautorità con i mezzi che voi mi indicate,hanno trascinato la Chiesa nella situazio-ne in cui la vedete adesso. Il mezzo peracquistarsi credito e autorità è lavare labiancheria, cucinare i propri pasti, sem-plicemente, e, oltre a questo, servire leanime del prossimo”». (MX [MonumentaXaveriana], II, 837).Saverio parte non solo come gesuita, maanche come nunzio apostolico, a nomedella Chiesa. È tema anche di oggi quel-lo dei mezzi attraverso i quali la Chiesavuole realizzare la sua vocazione missio-naria. Nella missione il fine c’è, ma,come mostra Mt 4,1-11, le tentazioniemergono sui mezzi: non è vero chebasta il fine, perché ci sono mezzi chesono in contraddizione con il fine. Quel-lo che avviene sulla nave è un particola-re, ma è fondamentale, la via non è quel-la del potere; attraverso il potere la Chie-sa si riduce a mal partito. Lavare labiancheria, cucinare i pasti, cose sempli-

ci, ma che hanno sempre parlato inmodo immediato e comprensibile a cre-denti e non. Chiediamoci attraverso qua-li mezzi la Chiesa può avere credito eautorità e vediamo le insidie che contra-stano questo modo di vedere la Chiesa.6) «Quasi sempre ho davanti ai mieiocchi e alla mente quello che molte volteudii dire dal nostro benavventuratoPadre Ignazio e cioè che coloro i qualivolevano essere della nostra Compagnia,avevano molto da faticare per vincere eallontanare da sé tutti i timori che impe-discono agli uomini la fede, la speranzae la fiducia in Dio, adottando le misurenecessarie. E quantunque tutta la fede, lasperanza e la fiducia siano un dono diDio e il Signore le concede a chi piace aLui, tuttavia comunemente sono date acoloro che si sforzano nel vincere sestessi, prendendo le necessarie misure.Vi è molta differenza tra colui che confi-da in Dio avendo tutto il necessario ecolui che confida in Dio senza averealcuna cosa e privandosi del necessariopur potendolo avere, per imitare di piùCristo». (Dalla lettera alla Compagnia diGesù, in Europa [Malacca, 22 giugno1549], 85, 13-14).Questa lettera ci dimostra come Saveriovive la sua missione, applicando le rego-le degli Esercizi di S. Ignazio: in questodimostra di essere un vero discepolo diIgnazio. In tutta la sua corrispondenzac’è un commento agli Esercizi Spirituali.Soprattutto le regole del discernimentodegli spiriti lo aiutano a vivere la sua vitaper meglio imitare Gesù Cristo. Saveriopossiede pienamente il bagaglio degliEsercizi. Per due volte compare qui il ter-mine “vincersi”, che vuol dire essereliberi; se non vinciamo noi stessi, siamoancora schiavi di qualche paura.7) «Tutti alloggiavamo con i poveri e

38 ANNO SAVERIANO – Missione possibile. Provocazioni saveriane

Page 39: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

secondo le nostre piccole e deboli forze,occupandoci tanto delle faccende tempo-rali come di quelle spirituali. Dio lo sa ilfrutto che si ottiene perché è Lui che faogni cosa». (Dalla lettera ai compagniresidenti in Roma [Mozambico, 1 gen-naio 1542], 13, 2).8) «Messer Paolo sta a Goa, nel Collegiodi Santa Fé. È il confessore degli studentie si occupa continuamente di loro, tantonelle infermità spirituali come nelle cor-porali». (Dalla lettera ai compagni resi-denti in Roma [Cochin, 27 gennaio 1545],48, 5).La settima e ottava testimonianza sonodue brevi citazioni che mettono in lucela complementarità del servizio dellafede e della promozione della giustizia,che nel compito del missionario nonsono separabili, ma si confermano reci-procamente. Non posso assolutizzare leesigenze di questo mondo (giustizia),ma non posso nasconderle.9) «Quando […] mi danno notizia dialcuni atti di idolatria compiuti fuori deivillaggi raduno tutti i fanciulli del luogoe vado con loro dove furono eretti gliidoli: allora le offese che il diavolo ricevedai ragazzi che porto con me sonosenz’altro maggiori di tutti gli onori adessi tributati dai loro genitori e parentidurante il tempo impiegato per fabbri-carli e adorarli. Infatti i bambini prendo-no gli idoli e li riducono in frantumicome la cenere, poi vi sputano sopra, licalpestano con i piedi e altre cose ancorache, quantunque non sia bene chiamarlecon il loro nome, tuttavia è un onore peri fanciulli il compierle nei confronti dichi ha tanto ardire da farsi adorare dailoro genitori». (Dalla lettera ai compagniresidenti in Roma [Cochin, 15 gennaio1544], 20, 13).La vicenda narrata in questa testimo-

nianza è attualissima, perché la nostrasocietà può ben a ragione definirsi idola-trica, anzi più insidiosi sono gli idoli cheessa coltiva perché non si vedono (ilpotere, il denaro, il successo). Nella Bib-bia la vera contrapposizione non è tracredenti e atei, come noi oggi diciamo,ma tra credenti e idolatri. È importantecompiere scelte, prendere consapevolez-za delle scelte che facciamo. La soluzio-ne proposta dal Saverio è la soluzioneestrema, ma ha un fine educativo.10) «Converserete con tutti con voltoallegro, non vergognoso né arcigno, per-ché se vi vedranno severo e triste, moltitralasceranno, per timore, di giovarsi divoi: siate pertanto affabile e benigno, ein particolare le ammonizioni siano fattecon amore e garbo, senza che sentano invoi che vi disgustano coloro che parlanoe conversano con voi». (Dalla lettera alPadre Barzeo [Goa, ai primi di aprile del1549], 80, 24).Interessanti sono, in questa lettera indi-rizzata al Padre Barzeo, le istruzioni diFrancesco Saverio, che vi sottolinea l’im-portanza anche di piccole cose, che rive-lano un modo di essere. Non sono neces-sarie cose straordinarie, ma si comincida quelle cose che sono possibili, comeconversare con volto allegro. Si puòcadere in un pericolo di efficienza apo-stolica invece di amare le persone allequali si è mandati. L’amore mette unadifferenza netta fra un’opera apostolicaed un’opera puramente umana.

Sintesi della condivisione nei gruppiI Gruppo – L’oriente è stato identificatonel gruppo con le realtà frequentate quo-tidianamente quali quelle del lavoro edella famiglia, realtà volute da Dio perciascuno ma pur senza limitare ad esse ilnostro impegno missionario dimentican-

Cristiani nel mondo 39

Page 40: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

do realtà più ampie quali quelle dellacittà in cui viviamo con tutte le sueurgenze e i suoi molti bisogni.È stato sottolineato il pericolo della ras-segnazione all’indifferenza e all’ignoran-za dell’amore di Dio. L’ignoranza di Dioè ignoranza di se stessi ed infelicità: severamente ci si rendesse conto di quantomisera è la condizione di chi ignora Dio,sentiremmo più forte l’esigenza dellamissione.Si è sottolineata l’importanza del sapervincere se stessi per diventare, alla scuo-la degli Esercizi ignaziani, persone liberepronte per la missione. Vincere se stessi,

è stato sottolineato, diventa un’esigenzasempre più urgente con l’avanzare del-l’età, quando si comprende sempremeglio anche il gesto di Francesco di vin-cere la ripugnanza diventando più liberoe capace di ubbidire agli ultimi.Testimonianze sono state riportate a pro-posito del ruolo delle circostanze appa-rentemente casuali e degli imprevisti neldelineare la missione.Rilevante per la missione è anche saperscegliere i mezzi più adatti e guardarsi dalrischio di compiere semplicemente le pro-prie opere piuttosto che l’opera di Dio.Francesco insegna anche a saper sogna-re con realismo a partire dal bisogno del-l’altro.È stato ripreso e sottolineato l’esempiodato dall’atteggiamento di S. Francescoverso le realtà terrene che non vanno néassolutizzate, né ignorate e la sua atten-zione educativa verso i fanciulli coinvoltinell’abbattimento degli idoli come biso-gnerebbe avere il coraggio di fare ancheoggi, quando l’idolatria pervade la nostrasocietà, penetrando anche nelle famiglie.

II Gruppo – Si è cercato di capire il moti-vo per il quale oggi non sentiamo piùquell’urgenza che spingeva S. FrancescoSaverio a sacrificarsi e correre da unpunto all’altro in territorio di missione,evangelizzando senza mai riposo. Siamoconvinti che nessuno andrà all’inferno,se non conoscerà il messaggio di Cristo,grazie alla misericordia di Dio e cheanche chi crede diversamente si salverà,come tra l’altro ci è sembrato di capiredal Concilio Vaticano II, se lo fa in buo-na fede.Nella realtà in cui viviamo cerchiamo dimandare messaggi positivi, contrastandogli idoli di oggi, non come faceva il Save-rio, che spingeva i bambini a distruggere

40 ANNO SAVERIANO – Missione possibile. Provocazioni saveriane

Page 41: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

gli idoli dei loro genitori materialmente,ma educandoli ai veri valori ed a ricono-scere la falsità dell’apparenza e dell’at-taccamento al denaro e a tutto ciò che sioppone al Vangelo di Gesù.In una società che pone al primo postosesso, denaro, onore, carriera, questolavoro di educazione dei figli o deglialunni (per chi è insegnante) è una granfatica: occorre andare controcorrente edin salita.La scelta dei mezzi deve essere coerente:per raggiungere il fine, cioè essere testi-moni del Signore e della giustizia èopportuno scegliere mezzi buoni, anchese la coerenza è impegnativa, quandotutti gli altri usano scorciatoie. Ad esem-pio, quando è in ballo un posto di lavoroed io so che tutti sono raccomandati, checosa devo fare? Rassegnarmi ad esseresempre l’ultimo, lasciando che personemeno competenti mi superino? Anchel’uso del denaro ci mette in difficoltà:non sempre ci riconosciamo in linea conil rigore che il Signore impone e Sant’I-gnazio raccomanda. Questa situazioneproblematica ci rimanda continuamentealla nostra coscienza, illuminata dallapreghiera e dal confronto con la Parola econ la Grazia dei sacramenti.Siamo comunque convinti che in questomondo scorretto Dio passa e si cura dinoi: ogni avvilimento o scoraggiamentodeve essere bandito.Abbiamo, infine, cercato di risponderealla domanda: “qual è il nostro oriente?”.Ci pare di poterlo ravvisare nella vita cheil Signore ci ha spinto a scegliere: nonsolo nella nostra famiglia, ma anche nelnostro lavoro, nell’attività apostolica inquesta nostra città, nella Chiesa.

III Gruppo – Interrogandosi su quale fos-se il proprio “oriente” il gruppo ha mes-

so in luce la necessità di partire da sestessi e dal proprio ambiente quale luo-go privilegiato di missione. Sono statericordate, pertanto, le difficoltà in cui sidibatte oggi la famiglia e, particolarmen-te, si è sottolineato quanto siano difficili– e per i genitori e per i docenti – i rap-porti con i giovani, influenzati dai mass-media e sedotti dalle mode e dal consu-mismo imperante, pericoloso al paridegli idoli di pietra. Ma questo dialogo èindispensabile e l’unica soluzione èquella di trovare forme nuove per parla-re con i giovani.Un punto fermo, poi, su cui tutti concor-dano è che la missione ha come fonda-mento l’amore. Solo se ha amore, infatti,il missionario è credibile e la sua azioneconverte e libera.Si sottolinea anche l’importanza dellagioia, primo frutto dell’amore e preziosaalleata del missionario.Ferma restando la scottante emergenzadell’ambito familiare viene ribadito cheil termine missione si deve intendere a360° in quanto tutta la nostra vita deveessere vissuta come missione, protesacioè a vincere individualismo ed egoi-smo per alleviare i disagi delle fasce piùdeboli.Il proprio oriente, insomma, non puòprescindere dalle istanze più profondedell’essere cristiani. Il cristiano è missio-nario proprio in quanto cristiano, e lo èin ogni atto della sua giornata. Deve sen-tirsi, perciò, figlio in missione, padre inmissione, docente in missione, cristianoadulto e dotato di autonomia criticaall’interno della Chiesa…La vera missione del cristiano è la realiz-zazione del progetto di Dio su di lui, pro-getto che è unico e irripetibile e consistenella attuazione delle nostre potenzia-lità, ma a servizio degli altri.

Cristiani nel mondo 41

Page 42: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

Come un pazzo

Ai Confratelli di Roma

Molti, qui, non trovano la via del cristia-nesimo perché non ci sono uomini che siconsacrino al santo ministero.Spesso un proposito mi sconvolge l’ani-mo: andare nelle vostre università e gri-dare come uomo che ha perduto il sen-no, specialmente a Parigi, alla Sorbona,dicendo a quanti hanno più scienza chebuon volere, di usarla a miglior fine:quante anime non trovano salvezza evanno all’inferno per la loro negligenza!E se, con lo stesso impegno con cui sidanno allo studio, riflettessero al contoche Dio, Nostro Signore, domanderà del-la loro scienza e delle abilità che ha lorodato, molti si scuoterebbero e cerchereb-bero di scoprire nel proprio intimo con imezzi opportuni, con gli esercizi spiri-tuali, la volontà divina, pronti a seguireLei più che le proprie inclinazioni, dicen-do: «Signore, eccomi! Cosa vuoi che iofaccia? Mandami dove vuoi, anche fra gliindiani, se occorre!»Quante più belle consolazioni raccoglie-rebbe la loro vita e quanta speranza nel-la misericordia divina all’ora della mor-te, sul punto di comparire dinanzi al tri-bunale da cui nessuno per nessunaragione può sottrarsi!Io temo assai che molti, nelle università,studiano più per ottenere con la scienza

posizioni e dignità, e decidono del loroavvenire secondo le loro inclinazioni:hanno gran paura che Dio voglia da lorouna elezione diversa. Ero sul punto discrivere all’Università di Parigi, o almenoal maestro de Cornibus e al dottor Picar-do, per dir loro quante migliaia dimigliaia di pagani diverrebbero cristiani,se ci fossero missionari, in modo che sidiano premura di cercare e di favorire lepersone che «cercano non i propri inte-ressi, ma quelli di Gesù Cristo». È tanta la moltitudine dei convertiti nellaterra in cui mi trovo, che le mie bracciasono talora stanche di battezzare, la miabocca stanca e incapace di più parlare afuria di ripetere tante volte il Credo, iComandamenti ed altre istruzioni nellaloro lingua….

Cocin, 15 gennaio 1544

Fraterno amore

Ai Confratelli di Roma

Dio, nostro Signore, sa quanto maggiorconforto avrebbe la mia anima se iopotessi vedervi, anziché scrivervi questalettera che è così incerta di giungere finoa voi nel suo lunghissimo viaggio perRoma! Ma poiché è Iddio che ci ha divisida voi e portati in terre tanto lontane,mentre nell’amore e nello spirito tanto ci

A N N O S A V E R I A N O

Lettere di Francesco Saverioa cura di Laura Turconi*

* Della redazione di «Cristiani nel Mondo».

Page 43: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

assomigliamo, la distanza fisica non ren-de disamorati e indifferenti coloro che siamano nel Signore. Mi sembra che noi ciguardiamo a vicenda quasi di continuo,anche se non c’è dato conversare frater-namente come un giorno solevamo: per-ché riandare ai ricordi di un tempo –ricordi così pieni di Cristo – ha virtù disupplire in qualche modo il beneficiodella conoscenza sensibile. Io vivo inuna continua ideale presenza con tutti imembri della Compagnia e sono i vostricontinui dolci sacrifici, le devote preghie-re che innalzate per me povero peccato-re, che causano in me un senso sì vivodella vostra presenza.Miei unici e carissimi fratelli in CristoGesù, voi scolpite nella mia anima unindelebile ricordo di voi: e se questo ricor-do è grande, molto maggiore è quello chevoi sempre avete per me. Dio, nostroSignore, vi conceda Lui il premio che perquesto meritate! Io non posso ripagarviche confessando umilmente la mia impo-tenza a contraccambiare il vostro amore,e insieme quell’intimo e vivo sentimentoche io sento dei grandi obblighi che milegano a tutti i membri della Compagnia.

Cocin, 27 gennaio 1545

Misteriosi conforti

Ai Confratelli di Roma

La traversata da Malacca all’India fuassai infelice: per tre giorni e tre notti lanave fu sconvolta da una fortissima bur-rasca, di cui non avevo ancora vista l’e-guale. Tra i passeggeri, molti, vedendosila morte alla gola, facevano voto che, seDio li avesse scampati da quel naufragio,non avrebbero mai più messo piede su

una nave. I mercanti cercavano salvezzagettando a mare tutte le loro merci.Io in mezzo alla tempesta mi raccoman-davo a Dio, valendomi come intercessoridei santi della Chiesa militante, ed anzi-tutto dei membri della nostra Compagniae dei suoi amici, poi imploravo il soccorsodelle preghiere di tutti i figli della Chiesa,Sposa di Gesù Cristo, i cui voti sono sem-pre ascoltati in cielo. Poi mi rivolsi ai san-ti del paradiso, specialmente al P. PietroFavre ed agli altri dei nostri, per poter ave-re a protettori sia i vivi sia i defunti, e coiloro meriti placare lo sdegno di Dio. Infi-ne, per ottenere più in fretta il perdonodelle mie colpe, mi raccomandavo a tutti icori angelici, e ai vari ordini di santi esoprattutto alla SS. Madre di Dio, Reginadel cielo e, come tale, dispensatrice diogni grazia. Posi per ultimo ogni mia fidu-cia nei meriti di Gesù Cristo, nostro Signo-re e Salvatore, e munito così di tanti moti-vi di bene sperare, fu tanto eccessiva laconsolazione che io provai in mezzo aquell’orribile tempesta, che fuori d’essaappena sarei capace di portarne tanta.Io, che conosco il gran numero dei mieipeccati, confesso di sentirmi tanto con-fuso quando, in mezzo ai più grossi disa-gi e ai più forti spaventi, mi tocca perfi-no di piangere di consolazione e di alle-grezza. E umilmente pregavo Gesù Cristoche, se gli fosse piaciuto salvarmi daquella tempesta, mi mettesse in serbocose più grandi da patire per Lui.Quindi mi trasferii nelle cosiddette isoledel Moro, 60 leghe oltre le Molucche,dove esistono numerosi villaggi cristiani,abbandonati a se stessi, perché immen-samente lontani dall’India, e quell’unicosacerdote che era rimasto tra loro lo han-no ucciso. Laggiù battezzai moltissimibambini e nei tre mesi che io passai conloro ho percorso tutti quei villaggi e li ho

Cristiani nel mondo 43

Page 44: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

conquistati a me e a Cristo.Queste isole sono pericolosissime, insan-guinate da continue discordie interne. Gliisolani sono gente barbara, assolutamen-te analfabeta. Abitualmente i nemici sonotolti di mezzo col veleno. Infelicissime lecondizioni di vita: difettano gli oggetti diprima necessità, non vi cresce né frumen-to né vino, non sanno di che sapore sia la

carne, perché non hanno armenti e greg-gi, tranne qualche porco, ch’essi allevanoa scopo più di bellezza che di utilità. Scar-seggiano d’acque dolci; abbondano i cin-ghiali, il riso e gli alberi, i cui frutti sosti-tuiscono il pane e il vino, e la corteccia,conciata e tessuta, serve da vestito.Vi ho detto tutto ciò, carissimi fratelli,per farvi capire quanto queste isole sia-no ricche di consolazioni celesti, rac-chiuse come tanti tesori nei molti perico-li e fatiche volontariamente cercate per ilservizio di Cristo nostro Signore. Non c’èpaese meglio di questo fatto apposta perperdere in pochi anni la vista degli occhia causa delle molte lacrime: e quanto ame non ricordo d’aver provato altroveconsolazioni di spirito così grandi e cosìcontinue, o d’essermi meno risentito perle fatiche e le sofferenze fisiche, benchédovessi viaggiare sempre a rischio dimorire o di malattia o di assassinio. Eccoperché io vorrei chiamare queste isolenon «del Moro», ma «della Speranza».

Cocin, 21 gennaio 1548

44 ANNO SAVERIANO – Lettere di Francesco Saverio

«42. Nell’esercizio del potere politico è fondamentale lo spirito di servizio, che solo, unitamen-te alla necessaria competenza ed efficienza, può rendere “trasparente” o “pulita” l’attività degliuomini politici, come del resto la gente giustamente esige. Ciò sollecita la lotta aperta e il decisosuperamento di alcune tentazioni, quali il ricorso alla slealtà e alla menzogna, lo sperpero delpubblico denaro per il tornaconto di alcuni pochi e con intenti clientelari, l’uso di mezzi equi-voci o illeciti per conquistare, mantenere e aumentare a ogni costo il potere.I fedeli laici impegnati nella politica devono certamente rispettare l’autonomia rettamente intesadelle realtà terrene, così come leggiamo nella Costituzione Gaudium et spes: “È di grande impor-tanza, soprattutto in una società pluralistica, che si abbia una giusta visione dei rapporti tra lacomunità politica e la chiesa e che si faccia una chiara distinzione tra le azioni che i fedeli, indi-vidualmente o in gruppo, compiono in proprio nome, come cittadini, guidati dalla coscienza cri-stiana, e le azioni che essi compiono in nome della Chiesa in comunione con i loro pastori. LaChiesa, che, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confondecon la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico, è insieme il segno e la salva-guardia del carattere trascendente della persona umana”».

Christi fideles laici

Page 45: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

Ormai da circa quattro anni, nell’ambitodella CVX Consolata di Torino, è attivoun gruppo di formazione ed approfondi-mento politico. Esso è nato dall’incontrotra i desideri e le domande di alcuni gio-vani della Comunità, spinti a tradurre lapropria esperienza di fede in un servizioal bene comune, e la storia di alcunimeno giovani che, formando nella spiri-tualità ignaziana il senso del proprioimpegno, vantava un bagaglio di anni diesperienza attiva in politica.Seguendo un’impostazione propria delleComunità di Vita Cristiana, abbiamodedicato i nostri primi sforzi alla forma-zione politica, all’educazione all’impe-gno politico in senso lato, cercando diimpadronirci di categorie che potesserotornarci utili nell’analisi delle vicendedell’attualità. Bussola in questo percorso è stato l’ap-profondimento della dottrina sociale del-la Chiesa, da molti di noi avvicinata perla prima volta.L’esigenza della formazione non ci haperò tenuti lontani dalle urgenze delmomento. Partendo ciascuno dalle com-petenze maturate con gli studi e nell’atti-vità professionale, il gruppo ha da subitoguardato con particolare attenzioneall’attualità politica ed amministrativa,soprattutto in sede locale, con il proposi-to di esprimere la propria posizione e

magari incidere in alcune scelte.Sono così maturate, ad esempio, iniziati-ve pubbliche in tema di lavoro ed occu-pazione e la partecipazione alla stesuradel programma della Margherita in mate-ria di sanità, redatto in vista delle ultimeelezioni regionali. Il gruppo ha poi avuto modo di condivi-dere la propria esperienza con altre realtàdel mondo cattolico torinese e, in partico-lare, con il Centro De Gasperi, con cui sisono manifestate numerose affinità.Il percorso svolto ci ha infine portato achiederci quale fosse lo strumento piùadeguato per poter vivere e realizzarel’impegno politico come servizio allapolis, cercando di incidere, per quantopossibile, con ancora maggiore concre-tezza.Si trattava di scegliere se rimanere nel-l’ambito della formazione ed informazio-ne culturale, per così dire «prepolitica», odecidere di «sporcarsi le mani», di gioca-re sul campo la partita della politica atti-va, conoscendone le regole, non semprelimpide, ed accettando la sfida di denun-ciarle, laddove lontane dalla logica delbene comune.Tra le due possibilità abbiamo optato perla seconda, consapevoli delle difficoltà efinanche delle disillusioni a cui andremoincontro, prendendo atto che il passapor-to principale per l’ingresso nella politica

E C O D A L L E C O M U N I T À

La scelta di mettersi in giocodi Andrea Cammarota*

* Andrea Cammarota ha 29 anni, è avvocato e lavora presso uno studio legale. Sposato, fa parte della CVX dal 1996.È coordinatore-portavoce del Circolo della Margherita «Vittorio Bachelet» e membro del gruppo apostolico di impegnosocio-politico della Comunità “Consolata”.

Page 46: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

restano ancor’oggi i partiti,pur con le distorsioni e lerigidità che questo com-porta.La scelta è maturata nelloscorso autunno, al terminedi un discernimento nonsemplice, affrontando ladifficoltà di rinchiudere ifondamenti spirituali edumani del nostro impegnonegli angusti confini, oggiquantomai mutevoli, diuna formazione politica. La «Margherita-Democra-zia è Libertà» ci è sembrata, nell’attualemomento storico, la collocazione più vici-na ai valori che vorremmo incarnare nelnostro impegno e lo spazio dove crediamodi poterlo meglio proseguire. I primi impegni concreti che abbiamoassunto riguardano da un lato una rifles-sione e proposte concrete in merito alla tra-sparenza e democraticità dell’organizza-zione del partito, con particolare riferimen-to alle procedure di tesseramento, edall’altro un contributo alle proposte che laMargherita avanzerà nel Consiglio Regio-nale del Piemonte in merito alla riformadella legge sul buono scuola, approvatanella precedente legislatura, ed al PianoSanitario Regionale. A questo scopo abbia-mo già avuto l’opportunità di intavolarecontatti e scambi di opinioni con gli asses-sori e consiglieri regionali competenti.Il cammino comunitario intrapreso ha poiprodotto dei frutti anche a livello indivi-duale, in quanto tre di noi hanno vissuto

la prima esperienza di impegno direttocandidandosi alle elezioni per i consiglicircoscrizionali della Città di Torino, men-tre un altro amico si è riproposto per ilruolo di consigliere comunale già ricoper-to negli scorsi cinque anni.Da ultimo, è doveroso sottolineare comeil gruppo non pretenda con la propriascelta di rappresentare l’orientamento del-la Comunità cittadina, e proprio in questosenso non possa correttamente definirsi«gruppo politico della CVX Consolata».È tuttavia chiaro che la nostra realtà man-tiene nella Comunità cittadina il proprioriferimento spirituale e formativo, ed inessa intende condividere in via privilegia-ta la propria esperienza.Per questo motivo, le iniziative e la parte-cipazione alle riunioni del Circolo Bache-let1 rimarranno sempre aperte a chiunquecondivida i presupposti del nostro impe-gno, senza che ciò comporti la necessità diaderire ad alcun partito o schieramento.

46 ECO DALLE COMUNITÀ – La scelta di mettersi in gioco

1 Vittorio Bachelet (1926-1980), giurista e professore universitario, matura la propria esperienza umana e spiritualenelle Congregazioni Mariane e nell’Azione Cattolica, di cui è presidente dal 1964 al 1973. Nel corso di tutta la sua vitaapprofondisce e sviluppa il tema dell’impegno dei cattolici in politica. Nel 1976 viene eletto consigliere comunale aRoma e Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Il 12 febbraio 1980, al termine di una lezione, vieneucciso da un commando delle Brigate Rosse. Durante i funerali, il figlio Giovanni, a nome della famiglia, pregheràanche per gli assassini del padre. Intensa è stata l’attività che il P. Adolfo Bachelet, gesuita, fratello di Vittorio, ha eser-citato nel mondo degli ex-terroristi.

Page 47: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

Segnaliamo questo libro realizzatoper celebrare il 500° anniversariodella nascita di San FrancescoSaverio e del Beato Pietro Favre(1506) e il 450° anniversario dellamorte di S. Ignazio di Loyola(1556), di cui il Saverio e PietroFavre furono primissimi compagni.L’opera è stata realizzata da InY-go, Rete Giovanile IgnazianaInternazionale della pastoralegiovanile, che si ispira alla spiri-tualità di S. Ignazio.Internazionale è il gruppo degliautori e internazionale la diffusio-ne (stanno uscendo insieme all’e-dizione italiana anche quella fran-cese, inglese e olandese; sono pre-viste quella spagnola e polacca).Il libro (scritto da giovani laici, reli-giose o gesuiti) è destinato ai gio-vani (20-30 anni), e quindi costi-tuito da brevi capitoli, scritti inmaniera semplice e agile. Non perquesto è meno ricco e profondo. Visi trova infatti la presentazione di tre gran-di gesuiti con le vicende più importantidella loro vita, ma anche un’esposizionedel significato per noi oggi degli elementifondamentali della loro personalità e dellaloro esperienza spirituale.«I contributi qui raccolti – scrive il Card.Martini nella prefazione del libro – aiute-ranno a rendersi conto della ricchezzadella spiritualità ignaziana, nata dagli

Esercizi e della sua capacità di suscitareancora oggi amicizie sincere nel serviziodel Signore e della sua Chiesa, con unaparticolare attenzione ai più poveri e aipiù deboli e alle tragiche situazioni diconflitto».Un libro da non perdere dunque, per tut-ti i membri della CVX.Richieste possono essere inoltrate al Se-gretariato Nazionale di S. Saba.

N E L L O S C A F F A L E

Amici nel Signore

Fresco di stampa, è nelle librerie il volume curato da InYgo, la Rete GiovanileIgnaziana Internazionale, per l’Anno Saveriano: Amici nel Signore. Con Ignaziodi Loyola, Francesco Saverio e Pietro Favre (Ed. AdP, Roma, 2006, pp. 169, 8 euro).

Page 48: Cristiani nelmondo · 2020. 10. 14. · Beato Pietro Favre, esattamente 5 secoli fa. Un po’ dovunque nel mondo i gesuiti si preparano a celebrare questi primi compagni con ogni

SANTUARIO DI S. ANTONIO BOVES (CN)

Dal 28 giugno (sera) al 2 luglio. Conflitti e risorse nelle relazionidi vita. Corso di dinamiche relazionali per tutti.Conduce: P. Gianni Notari S.I., Direttore del Centro Pedro Arrupedi Palermo.

Dal 6 (sera) al 9 luglio. Per una spiritualità del quotidiano: il cibo,la mensa e le loro opportunità. Weekend di spiritualità per coppie.

Dal 10 (sera) al 15 agosto. La famiglia come spazio di pluralità.Campo di riflessione e confronto per famiglie.

Dal 22 (sera) al 27 agosto. Esercizi Spirituali personalmente guidatiper tutti.

Dal 22 (sera) al 24 settembre. Fondamenti per una sana relazio-ne tra preghiera e vita. Weekend di spiritualità per coppie.

I weekend di spiritualità per coppie sono proposti da Maria Grazia eUmberto Bovani ed è previsto un servizio di animazione per i bambini.Informazioni e adesioni: Centro di spiritualità domestica tel.0171.389577 e-mail <[email protected]> www.santantonioboves.it

ESERCIZI SPIRITUALI PER FAMIGLIE

Arezzo, Alpe di PotiDal 25 al 31 agosto. Presso il Villaggio del Sacro Cuore, situato acirca 1000 metri di altezza, gestito dalle Piccole Ancelle del SacroCuore. Conducono: P. Enrico Deidda S.I. e Sr. Paola Magna s.a.Informazioni e adesioni: Silvia e Leonardo Dallai, tel. 055.576891e-mail <[email protected]>

Carezza, BolzanoDal 20 al 26 agosto. Presso Villa San Pio X dei Padri Gesuiti. Conducono: P. Bruno Bois S.I. e Sr. Lucia Cima s.a.Informazioni e adesioni: Diana e Cirillo Stocco, tel. 049.750163e-mail <[email protected]>

Pozzo di Sichar, Capitana – Quartu S. Elena Dal 1º al 7 agosto. Presso la casa di Esercizi “Pozzo di Sichar”.Conducono: P. Enrico Deidda S.I. e Sr. Carla Corbella s.a.Informazioni e adesioni: Luca Deidda tel. 070.782071

ESSERE COMUNITÀ, VIVERE IN COMUNITÀ«VIENI E VEDI» San Giorgio di Piano

Dal 30 luglio al 5 agosto. Per coppie e famiglie incuriosite e/o inricerca di uno stile di vita “alternativo”: un’esperienza di lavoro, con-divisione, riflessione, preghiera e confronto con le famiglie dellacomunità e fra i partecipanti. Guidano: le famiglie della comunità Maranà-tha. Informazioni e adesioni: Elena tel. 051.6633252 e-mail <[email protected]> - www.maranacom.it

LEGGERE LA BIBBIA NELLA TERRADI ISRAELE - Pellegrinaggio in Terra Santa

Dal 2 al 17 agosto. Si percorrerà la terra del Signore Gesù per alcuni giorni, leggendo leScritture, camminando, ascoltando la storia del Dio con noi, nella suarivelazione, attraverso la storia del popolo d’Israele e dell’ebreo Gesùdi Nazareth. Viaggiando dal deserto del Neghev alla Galilea per giun-gere a Gerusalemme e sostare in ascolto dei racconti della passione,morte e resurrezione del Signore.Informazioni e adesioni: Franco Annicchiarico S.I. tel. 080.5559434oppure 329.2764127 e-mail <[email protected]>

INCONTRI PER COPPIE - Vatolla (SA)

Dal 28 luglio al 4 agosto. Incontro per coppie nuove che voglionoapprofondire il rapporto di coppia attraverso tematiche spirituali, psi-cologiche e relazionali. Conducono: P. Michelangelo Maglie S.I. e l’equipe del Consultorio“Il Focolare” e del “Centro S. Francesco de Geronimo”.

Dall’8 al 16 agosto. Incontro per coppie che hanno già vissuto unaprima esperienza comunitaria negli anni passati. Si approfondirà laspiritualità o sacramentalità della vita di coppia.

Si possono portare anche i figli. I ragazzi saranno seguiti da un grup-po di animatori.Informazioni ed adesioni entro il 10 luglio: Centro San Francesco deGeronimo 099.5610002, P. Michele Maglie S.I., cell. 349.3609908fax 099.5635710 e-mail <[email protected]>

CORSI PER SPOSI E GENITORI Selva di Val Gardena (BZ) - Villa Capriolo

Dal 8 al 15 luglio: I sentieri della vita.Alcune idee di fondo nel rapporto con i bambini che diventano pisteoperative per genitori ed educatori. Il corso porterà i genitori a svilup-pare concretamente, con laboratori ed azioni sceniche, le idee deltesto: «I sentieri della vita. Crescere i propri figli, fondamenti e consi-gli per i genitori» .Conducono: Proff. Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini

Dal 15 al 22 luglio: La strada verso l’altro. Relazione e relazionialla luce del Libro di Tobia.Il corso, rivolto a famiglie e a coppie sia sposate che in ricerca, si pre-figge come itinerario quello di affrontare l’articolato mondo delle rela-zioni che contraddistinguono la vita a due. A partire da quella con l’al-tro, la più prossima e forse la più impegnativa, fino a quelle cheaccompagnano, sostengono (ma a volte anche ostacolano) la pienacorrispondenza nella coppia e nella famiglia. Per fare questo ci silascerà interpellare dall’originale prospettiva spirituale di Tobia, unlibro biblico forse poco conosciuto, ma ricco di preziosi orizzonti siaesistenziali che di fede.Conducono: Famiglie Bovani – Tibaldi – P. Rotelli S.I.

Dal 27 agosto al 3 settembre: Il corpo umano: persona o repli-cante? La vita tra tecnoscienza ed etica.Le biotecnologie inducono una nuova rappresentazione della vita,rendendo possibile l’intervento sulle sue stesse basi e nelle fasi cru-ciali dell’esistenza umana (generazione, malattia, morte). Come riflet-tere su questi temi alla luce della fede e orientarsi consapevolmentetra diverse posizioni circa problemi che, da una parte ci coinvolgonoin prima persona, dall’altra esigono scelte condivise nella nostrasocietà pluralista?Conduce: P. Carlo Casalone S.I.

Informazioni e adesioni entro il 15 giugno: Segreteria dei Corsi tel.02.86352285 (al martedì 9.30-12.30 - 15.00-17.30); tel. da metà giu-gno: 0471.793367 oppure 0471.793389, e-mail <[email protected]> ;Sede dei Corsi: Villa Capriolo – Plan da Tieja, 72 – 39048 SELVA DIVAL GARDENA (BZ) - Informazioni aggiornate su: www.gesuiti.it/selva/

DINAMISMI DI CRESCITA E RELAZIONIINTERPERSONALI - Roma

Dal 18 al 22 agosto: Seminario di psicologia aperto a tutti coloro chedesiderano migliorare la qualità e lo stile di vita attraverso lavori per-sonali e di gruppo.Conducono: i coniugi Alberto Bermolen e Maria Grazia Dal Portodell’Università “J. Kennedy” di Buenos Aires.Informazioni e prenotazioni entro il 31 luglio: segreteria del CAMtel. e fax: 081.5052788 e-mail <[email protected]>

Attività Estive dei Gesuiti Italiani 2006 “ADULTI”a cura del CeNAG Centro Nazionale per l’Apostolato Giovanile