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https://TheVirtualLibrary.org Dalle Novelle di Canterbury Geoffrey Chaucer Traduzione di Cino Chiarini Nicola Zanichelli, Bologna, 1897

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DalleNovellediCanterburyGeoffreyChaucer

TraduzionediCinoChiarini

NicolaZanichelli,Bologna,1897

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PROPRIETÀLETTERARIA

CINOCHIARINI

DALLE

NOVELLEDICANTERBURYDI

G.CHAUCERSAGGIODIUNAPRIMATRADUZIONEITALIANA

BOLOGNADITTANICOLAZANICHELLI

1897

A

GIUSEPPEPICCIOLA

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PREFAZIONE

HeisthepoetofthedawnwhowroteTheCanterburyTales,andhisoldageMadebeautifulwithsong….

(LONGFELLOW)

LE cinque novelle che presento al lettore in questa prima veste italiana sono unsemplicesaggiodiunatraduzioneditutteleNovellediCanterbury,cheavreiinanimodi fare, se lamodesta operamia non venisse giudicata del tutto inutile. Uno studiocompiutoeminuzioso intornoallavitaealleoperedelChaucer sarebbequi fuoridiluogo, perchè destinato ad illustrare troppo piccola parte della maggiore e piùimportanteoperadelpoeta.Perquestavolta,quindi,milimiteròadarequalchenotiziadelleCanterburyTales ingenerale,fermandomipiùparticolarmentesuciascunadellenovelletradotteinquestoprimosaggio.

IlChaucernoncomposeescrisselagenialeopera,allaqualemaggiormentedevelasuafamadipoetagrandeedarguto,tuttadiseguitoediunsolgetto,maneraccolseedelaboròilvastoevariomaterialeinmolteriprese,ealunghiintervalliditempo.Edaquesto forseebbeorigine lamancanza,quasi assoluta,diuna rigorosaechiaraunitànellaeconomiageneraledituttal’opera,tantochel’ordinestessocolqualesiseguonole novelle è incerto, e varia secondo i codici. Quindi non si può con precisionedeterminarequandoleNovellediCanterburysianocomparse,perlaprimavolta,comeun lavoroorganico e artisticamente compiuto.Quello che è certo, è che l’opera nonpotè essere finitadi compilareprimadel 1386, giacchè in alcunenovelle si allude afatticheaquest’annosiriferiscono.Equestaèappuntolaragione,percuicomedataapprossimativa della composizione delleCanterbury Tales è accettato comunementel’anno 1386.Alla questione se il Chaucer avesse conoscenza delDecamerone, e daquesto avesse preso il disegno generale delle sue novelle, accenneremo più avantiparlando della storia di Griselda: per ora diremo solamente che l’idea di riunireinsieme,informadiraccontifattidavariepersone,storiepiùomenoavventurose,ilChaucer potrebbe averla presa dal romanzo dei Sette Savi, così popolare nel medioevo,oanchepiùverisimilmente, come fuosservato[1],dallaVision concerningPiersPlowman, attribuita aWilliamLangland, dove si racconta di «pellegrini e palmieri»che si recavano a San Giacomo di Compostella, e a visitare altri santi a Roma«raccontandomoltesavienovelle.»

ThomasàBecket,cadutoaipiedidell’altaresottoilpugnaledeisicaridiEnricoII,che lo fece assassinare perchè aveva osato di opporsi alla dinastia normanna per lalibertà del popolo sassone, fu canonizzato, ed il suo corpo venne sepolto ereligiosamente conservato nella cattedrale di Canterbury. Quivi i suoi concittadinivenivano dalle regioni più lontane dell’Inghilterra in pellegrinaggio, non solo perottenerequalchegraziadalsantomiracoloso,maspintidaunreligiososentimentodi

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gratitudineversoilprimoinglese,chedall’epocadellaconquistaerastatounterribilenemicodeitirannistranieri.[2]

IlChaucerimmaginaappuntocheunaallegrabrigatasiritrovi,percaso,unaseradiaprile, inunalbergodicampagnainSouthwork,chiamatoilTabarro,evipassi lanotte,perrecarsilamattinaprestoinpellegrinaggioallatombadiS.Tommaso.Dopocena l’oste Harry Bailly, saldati i conti con i suoi numerosi avventori, si mette achiacchierareconloroallegramente,eavendosentitocheandavanotuttiaCanterbury,inunmomentodibuonumorefaaisuoiospitiunaproposta,cheèaccoltasubitoconentusiasmo.—Lamattina egli sellerà il suo cavallo, e partirà con loro.—Epoichè lastrada che conduce a Canterbury è lunga e noiosa, propone che ognuno, mentre labrigatacavalcatranquillamente,raccontiperturnoduenovelle,elostessosifacciaalritorno.

I pellegrini capitati alTabarro erano in tutto trentadue[3], cosicchè leNovelle diCanterbury avrebbero dovuto essere, almeno, cento ventotto. Ma il Chaucer,purtroppo, non finì l’opera che aveva concepito con sì largo disegno, ed a noi nonrestanocheventicinquenovelle,compresa«TheCokesTaleofGamelyn»chedamoltièritenutaapocrifa,duedellequalisonoinprosa[4].

Nel prologo, che il Craik definisce «a gallery of pictures almost unmatched fortheirairof lifeand truthfulness»[5] il poeta ci presenta, adunopervolta, tutti i suoicompagni di viaggio (giacchè immagina di essere stato anch’egli della brigata) contutti i piùminuti particolari della condizione, della educazione, delle abitudini, dellequalità fisiche e morali e del modo di vestire di ciascuno. Dal nobile cavaliere diventuraalcontadino,dal letteratoalmarinaio,dall’avvocatoall’uscieredel tribunale,dalmugnaioaldottore,dalbuonparrocodicampagnaalfratedisonestoeimbroglione,dallamonacaeducataeinappuntabileallavolgareesguaiatavenditricedifazzoletti,lavecchiasocietàinglesedellafinedelsecoloXIVèdescritta,inquestooriginalissimoeinteressantebranodipoesia,intuttiisuoidiversielementi.Nessunodeiparticolaripiùminuti che si riferiscono alla stravaganza delle vesti in uso al tempo suo, nel qualequasi ogni classe di persone aveva un modo proprio e caratteristico di vestire, èdimenticatodalpoeta.

Suora Eglantina, per esempio, «portava il fisciù appuntato con molto garbo» ilmonaco «aveva le manopole di pelliccia della più fine qualità» e la donna di Bath«portava le calze rosse ben tirate su fino al ginocchio.» Lo stesso dicasi dei segniparticolari del viso, delle qualità dell’animo e del corpo, che si alternano nelladescrizione del poeta disordinatamente e senza gradazione di sorta, sicchè talvoltasentiamo nel suo modo di parlare qualche cosa di rude e di contorto. Traducendosarebbestatofacilcosamettereunpo’diordine,edevitarelefrequentispezzaturedelperiodo e il ripetersi di certe espressioni, ma trattandosi di una versione in prosa,questoiomisonopropostoprimaditutto:conservare,nellaparolaenelpensiero,piùche fosse possibile l’impronta caratteristica di questo geniale poeta novellatore, chesenza avere la frase concisa e scultoria del nostroBoccaccio, e senza essere fino edargutocomelui,èdi lui forsepiùmodernonelmododivedereedisentire, Ipraticiconsiglicheeglisuggeriscealledonnechehannomarito,nellepidissimocongedocolquale ilchiericodiOxfordchiudeilsuoracconto,possonoessere,se iononerro,un

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esempiodiquestospiritodimodernità,ediquellagiovanilegaiezzachedàvitaatuttal’operapoeticadelChaucer.Ipersonaggichecisfilanodavantiinquestoprologo,conla varietà di colori e di atteggiamenti con cui vediamo passare, una dopo l’altra, lefigurediunalanternamagica,nonsonoimmaginatieinventatidallafantasiadelpoeta.Sono creature vive e reali, uomini e donne di tutti i tempi e di tutti i luoghi, e perquesto i loro discorsi e i loro atti ci interessano e ci divertono. Fermiamoci per unmomento davanti a qualcuna di queste figure. Il dottore, in fatto di medicina, oggisenzadubbio,sarebbeunpocoarretrato,nonostanteisuoiprofondistudisulleoperediEsculapio,diIppocrate,edituttelecelebritàmedichedell’Arabia,enonostantelasuascienzaastrologica:maseilmedicoèpernoiantico,l’uomoèinteramentemoderno.Infattiduecosepremonosopratuttoalnostrobravodottore:lasuasaluteeiquattrini.Eperò «mangiava poco, ma cercava che quel poco fosse roba nutritiva e facile adigerirsi»esitenevacariedamiciglispeziali,cheerand’accordoconlui«nelcavarsangueal prossimo».Chinon riconoscenelmercantedi indulgenzeun frateCipolladotatodiunamaliziapiùmodernadiquellachenonavesse,infondo,ilsimpaticofrateboccaccesco? Egli veniva da Roncisvalle: ma nelle sue lunghe peregrinazioni, chefaceva con la sola missione di imbrogliare devotamente il prossimo, certo ebbe acapitareancheinTruffiaeinBuffiacomefrateCipolla.Maaluinonbastavagabbaregli ingenuieglisciocchi:avevaanche«alcunealtretaccherelle,chesi taccionperlomigliore[6].»Accanto alle poco oneste figure del mercante di indulgenze e di frateUberto, suo degno collega, spiccano le altre due dell’umile ed onesto parroco e delcontadinosuofratello,cheispirano,comeosservaassaifelicementeilWard,[7]quellagrande simpatia che Dickens sapeva trovare nelle persone semplici e povere.L’impiegatodel tribunalechequandohaalzato ilgomitounpo’ troppo incominciaaparlareinlatino,l’economocherubasullaspesaamansalva,senzachenessunoseneaccorga,ilmonacodivoratorediarrosti,ecacciatoreimpenitentecomedonPaolonella«Scampagnata»delFucini,sonotuttemacchietteunapiùveraepiùoriginaledell’altra.Enonultimafradiesseèquellacosìcaratteristicadell’oste, ilqualeè l’animadellabrigata, sempre pronto a richiamare all’ordine tutti, a fare le sue osservazioni sullenovelle che si raccontano, e a ridere e a scherzare allegramente. Il prologo delleCanterburyTalesèunadellecreazionipiùperfettedelChaucer,eforsefulapartedaluiscrittaperultimadituttoilsuolibrodinovelle.Perlasuaingenuaschiettezza,perla sua simpatica e piacevole semplicità, che ne fanno una delle più pregevoli cosedell’antica poesia inglese, esso resterà sempre, nel suo genere, un modello nonfacilmente imitabile. Che figure scialbe e senza vita sono quelle sette persone cosìaccademicamenteriuniteinunalbergoaraccontarenovelle,nelle“TalesofaWaysideInn”concuiilgentilepoetadiEvangelina[8]volleimitareipellegrinidiCanterbury!

Lalungastoriacheilcompìtocavaliereraccontaperilprimoaisuoicompagnidiviaggio, non offre il destro ai cacciatori di più o meno pretese fonti di sbizzarrirsitroppo.Poichèildisegnogeneraleelamateriaprincipalediquestanovellasonotolti,in modo da non ammettere discussione, dalla Teseide del Boccaccio; dalla quale ilChaucer ha tradotto quasi letteralmente circa duecento settanta versi, ed oltrecinquecentohaimitatioparafrasati.Perqualeragioneperòeglichesièvalso,neisuoiscritti, così spessoecon tanta larghezzadell’operapoeticadelBoccaccio,nonabbiamairicordatoilnomedilui,èunmisterochefinoadoranessunohasaputospiegare.

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Mentrecitadebitamenteai luoghi loroDantee ilPetrarca,aiqualidevebenpoco inconfronto degli obblighi che ha verso il Boccaccio, e dimostra quasi una certasollecitudinenelricordarealtriscrittorilatiniemedievali,cheavrebbepotutolasciarenell’obliosenzascrupolidicoscienza,dimenticasempre l’autoredelDecamerone.Sidirebbe anzi che appunto quando attinge da lui più direttamente e più largamente,come inquestanovelladelCavaliere,enelpoema intitolatoTroilusandCressida, ilChaucersistudidinasconderemegliochepuò,achilegge,laverafonte,concitazionifalseedenigmatiche.Gliautoricheeglicita,quandodovrebbecitareilBoccacciocheèlafontevera,sono:Lollius,Stazio,eilPetrarca.IlSandrasnonriuscendoaspiegareinaltromodoquesto fattostranissimo,sospettache ilChaucerabbiavoluto fareunoscherzo ai suoi lettori, confondendoli con citazioni fuori di proposito ed inventate.Questa spiegazione, la quale dimostrerebbe, in fine, che l’autore delle Novelle diCanterburyebbelospiritodivolerridereallespalledeisuoifuturicritici,nonpiacquetroppoalLounsbury,[9]cheladicenonsoloinverosimileeprivadiognifondamento,ma trova, non so con quanta ragione, nelle parole del critico francese: «a tone ofcandid depreciation.»E conclude: «Forse non saràmai possibile per noi sapere concertezzaperqualeragioneilChaucernonnominailBoccaccio,nellesueopere;esuciònonsipotrannoesprimeresenonopinioniindividuali,lequalinonavrannomaiilvalorediveriepropriargomenti.»

IlfattocitatodalRossetti[10]chePierreSeigneurdeBeauveau,ilqualeversolafinedelsecoloXIVfeceunatraduzionefranceseinprosadelFilostrato,affermainmodoassoluto che l’autore del poema da lui tradotto era un poeta fiorentino, chiamatoPetrarca,nonportadavveronessuna lucesul silenziodelChaucer inquantoalnomedelBoccaccio.Edanchevolendoconcluderne,colTyrwhittecolRossetti,cheforseilChaucer,cadendonellostessoerrorediPierredeBeauveau,credèchedelleoperedelBoccaccio a lui note fosse autore il Petrarca, non si viene a capo di nulla: anzi lamatassasifasemprepiùintricata.Poichèsedaunaparte,così,sispiegherebbeilcasodellastoriadiZenobia[11]attribuitaalPetrarca,mentresitrovanelDecasibusvirorumetfoeminarumillustriumdelBoccaccio,dall’altrarimanesemprepiùoscuroilmisterodiLollius,citatocomeautoredelFilostrato.SecondoloSkeat[12] laveraspiegazionediquestoenigmaticonomesarebbequellapropostadalprof.Latham,[13]ilqualecredeche il Chaucer, intendendomalamente il verso di Orazio: «Troiani belli scriptorem,maxime Lolli[14]» abbia supposto che Lollio fosse uno scrittore latino che avessetrattato della guerra troiana.E questo, secondo ilLatham, bastò al poeta per citarlo,senz’altro, come la fonte dell’episodio della guerra di Troia, che egli, invece, avevaattintoalFilostrato.Certamentepuòsembrare strano il fattoche ilChaucer, ilqualeavevatradottotuttoilDeConsolationediBoezio,dimostrandounacerta famigliaritàcon la lingua latina, sia caduto in un errore così grossolano: ma non potrà parereimpossibile,quandosipensichenonsarebbequestoilsolo.Unaltroerroredelgenere,assaicuriosoè,peresempio,ilpernicibusalisdiVirgilio,nelladescrizionedellaFama(En. IV, 180), tradotto con: ali di pernice. Se quella del prof. Latham è la veraspiegazione,oalmenolapiùprobabile,èlecitoconcluderechespessolecitazionidelChaucer sono fatte in mala fede, e forse con lo scopo di nascondere, moltoingenuamente,laverità.Ebasterebbe,seiononerro,agiustificarequestaconclusionechespiegherebbetutto,lacitazionediStazioallaqualeioaccennonellanota23della

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Novella del Cavaliere. Nè si può opporre il fatto che Dante, il Petrarca, ed altriscrittori,sonosemprecitatiadovere:poichè, tenutocontodiquanto ilChaucerdevenellesueoperealBoccaccio,sipotrebberisponderecheinquestocasoilpoetadelleCanterburyTalesfacomecertiscrupolosidebitori,iqualipaganoidebitipiccoli,epoisidimenticanodiquellipiùgrossi.MatorniamoallanovelladelCavaliere.

Del lunghissimo poema del Boccaccio il Chaucer non ha preso che la materiaromanzesca,chemoltobenesiadattavaalraccontofattodauncavaliere,ilquale«ebbeinalto rispetto lacavalleria, la lealtàe l’onore, la libertàe lacortesia.»L’argomentodella sua novella è infatti la storia cavalleresca dei due giovani tebani Palemone eArcita,chedopounaseriediromanzescheavventuresidisputanoinungrandetorneolabellacognatadiTeseo.

L’elemento epico, cioè quanto si riferisce alla guerra dell’eroe ateniese contro leAmazzoni, che nel poema del Boccaccio occupa tutto il primo canto, è escluso dalraccontodelCavaliere. Il quale solo sulprincipioaccenna fugacementeallegestadiTeseonellaScizia,edincomincialasuanovelladalritornotrionfalediluiinAtene,eprecisamentedallastrofe25delLibroIIdellaTeseide.IlChaucer,senzaabbandonaremai il disegnogenerale, secondo ilqualeè svoltadalBoccaccio l’avventuradeiduecavalieridiTebe,hanotevolmenteabbreviatolastoriadiPalemoneeArcita,chenellasuanovellaèraccontatain2250versi,mentrenellaTeseidesiestendea8600circa.Diquestolacriticaglihadatoampialode,notandocheeglihadimostratounsanocriterioartistico, e buon gusto, nel lasciare molte delle lunghe e noiose descrizioni delBoccaccio.Senonchesipotrebbedomandare,senzatoglierenullaalmeritodelpoetainglese, se ciò si debbaproprio al suobuongusto soltanto, o piuttosto alle esigenzedellaformadaluipresceltaperlasuastoria.Elarispostanonmiparedifficile:poichèse ilCavaliere,destinatodallasortea incominciareperprimolaseriedei raccontidiCanterbury, invece di raccontare una novella, avesse preteso di recitare un poemainteroindodicicanti,qualeèlaTeseide,c’erailcasochemoltideisuoicompagnidiviaggioavesserodovutorinunziarealproprioracconto;datochel’osteHarryBailly,ilquale aveva tanto buon senso, non lo avesse obbligato, come fece al Chaucer[15], acambiareargomento.DelrestoilCavalierestesso,incominciandolasuanovella,dicechedovràabbreviarnelalungastoriaaffinchè«nessunopercolpasuadebbarinunziareal proprio racconto.» Ma ben più largamente, dobbiamo confessarlo, il Chauceravrebbepotutosfrondaredallaselvaepico-romanzescadellaTeseide,setroppospessonon si fosse compiaciuto, anche egli, di quelle lunghe e noiose descrizioni, piùtollerabiliadognimodoinunpoemacheinunraccontoinformadinovella,ediquelletirate rettoriche, a base di mitologia e di storia sacra, che sono l’indispensabilebagagliopoeticodiquasituttigliscrittoridell’etàdimezzo,incuisipreferivaall’aureasemplicità diVirgilio la gonfia rettorica di Stazio. Laminuta descrizione di tutte lefigureistoriateneitretemplidelgrandeanfiteatrodestinatoaltorneo,l’enumerazionedelle varie specie di alberi e di piante onde fu eretto il rogo di Arcita, gli epiciparticolarideisuoifunerali,cheilCavalierepotevarisparmiareaisuoicompagnidiviasenzapuntonuocereall’interessedellasuanovella,dimostranocheilChaucernonsilasciò consigliare sempre dall’arte e dal buon gusto nel far suo il materiale dellaTeseide.

Contuttociònonsipuònegare,certamente,cheegliabbiaportatonell’argomento

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della favola di Palemone e Arcita qualche nota personale, e modificazioni talvoltafelici ed opportune come quelle notate, insieme col Tyrwhitt[16], dallo Skeat edall’Hertzberg[17].IlChaucereratroppopoetanelfondodell’anima,perfarenellasuanovellaunsemplicesuntoinversidell’originaleondelatolse.

Quantapoesiainquestabrevedescrizionedeiprimialboridelmattino:«Thebusylarke,messagerofdaye,Saluethinhiresongthemorwegray;AndfyryPhebusrysethupsobright,Thatalltheorientlaughethofthelight,AndwithhisstremesdryethinthegrevesThesilverdropes,hongyngontheleeves.»[18]

Per trovare una di queste pennellate così poeticamente sentite e riprodotte dallanatura,bisognaleggereDanteeShakespeare.Longfellowpensavacertoaquestiversi,quandoinquelsuobellissimosonettoscrivevadelChaucer:

«Helistenethtothelark

WhosesongcomeswiththesunshinethroughthedarkOfpaintedglassinleadenlatticebound:Helistenethandhelaughethatthesound,Thenwritethinabook…»[19]

LastoriadelromanzescoamorediPalemoneeArcitafuunodegliargomentichepiùallettaronoilChaucerfindaquandoneebbeconoscenzaper laprimavoltanellaTeseide.EdobbiamodirecheegliebbeunaparticolarepredilezioneancheperilpoemadelBoccaccio,giacchèreminiscenzeetraduzionidellaTeseidesenetrovanoancheinaltritresuoicomponimentipoetici:TheParliamentofFowls,OfQueenAnnelidaandfalseArcite,TroilusandCriseide.Moltoprimachenellanovelladel

Cavaliere,inoltre,leavventureamorosediPalemoneeArcitailChaucerleavevatrattateinuncomponimentogiovanilecheèandatoperduto,echeeglistessoricordanel prologo di un’altra sua opera poetica intitolata:The Legend of goodWomen.[20]Questa prima redazione fu certo molto diversa da quella che è rimasta nelleCanterburyTales:ilTyrwhittnonescludechepotesseessereunasemplicetraduzionedellaTeseide.MoltoprobabilmentelaNovelladelCavalierenonècheunrifacimentodi questo primo lavoro giovanile, che, composto in origine con intendimenti bendiversi,passòpoiafarpartedelleNovellediCanterbury.[21]LacavallerescastoriadiPalemoneeArcitaèunacreazioneoriginaledelBoccaccio,oè il riflessodiqualchenovella medievale? Il tema, come osserva, il Crescini[22], non è nuovo: ma nessundocumento si puòprodurre fino adoggi, il quale contenda alBoccaccio ilmeritodiquesta favola d’amore, che ebbemaggior fortuna di quello che forse nonmeritasse.Giacchè passando dalla Teseide alla novella del Chaucer, e da questa al drammaattribuito al Fletcher e al poema delDryden, ebbe l’onore di ispirare alcuni dei piùnobiliingegnidell’Inghilterra.[23]

NellapateticastoriadiCostanza,raccontatadalDottoreinlegge,piuttostochedifontiimmediate,dicopieediimitazioni,bisognaparlarediriscontriedianalogie;edènecessario andare molto cauti, prima di gridare alla scoperta, per non cadere inqualcunodi quegli errori o in alcunadi quelle tante inesattezze, in cui cadde troppo

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spesso la critica letteraria di questo secolo, smarrendosi per l’intricata selva dellegenealogie dei racconti medievali. Questa novella ha in sè elementi assai diversi,derivati inoriginedallagrandesorgentepopolare,che la tradizioneoraleescrittahamodificato lentamente,conuna largamessedivariazioni. I temi fondamentalidicuiessasicomponesonodue:labellezza,causadipeccatoedisventure,eiltrionfodellainnocenza perseguitata. A questo secondo nella leggenda popolare è sempre unitol’elementomiracoloso: ed anche inquestanovella hamoltaparte, non solo,manonmancaneppureilmiracoloveroeproprio:v’èinfattiilcavaliereassassinoespergiuro,al quale unamanomisteriosa con un colpo fa schizzar via gli occhi dalla testa. LastoriadiDonegildachefacendoubriacare ilmesso, ilqualedeverecareal reAlla lalietanotiziacheCostanzahapartoritounbelmaschio,glitoglieditascalalettera,elasostituisce con un’altra in cui è scritto che sua moglie ha dato alla luce un esseremostruoso o una bestia, è il vecchio e popolarissimo tema della suocera regina, cheodia la nuora e vuole disfarsene ad ogni costo[24]. E nelle suemolteplici versioni erelazioniconaltrifatti,lotroviamospessoripetuto,nellenovellenostre,dallastoriadiDionigiaprincipessadiFrancia,diSerGiovanniFiorentino,[25]allamodernanovellinatoscana,percitarneuna, intitolata«L’uccellinocheparla.»[26]Lostessopuòdirsi, ingenerale,deglialtrielementichecompongonoquestaNovelladelDottoreinlegge:iltradimentodelcavalierecheuccideErmenegildaricorre, incircostanzepocodiverse,nelRomande laViolette, nel romanzo ingleseLe Bone Florence of Rome[27], in uncapitolodelloSpeculumMaiusdiVincentdeBeauvais,fratedomenicanofioritoversoil 1260, e nelleGestaRomanorum. Le avventure e le sofferenze di una principessa,costrettadalpadreasposareunostraniero,ounredireligionediversadallasua,sonoun argomento comunissimo e di una tradizione assai remota. Il Tyrwhitt afferma inmodoassolutoche ilChaucer,conqualche leggerissimavariante,hapreso lapietosastoriadiCostanzadalsecondolibrodellaConfessioAmantisdiJohnGower,amicodelpoetaedilmaggioredeipoetisuoicontemporanei.AggiungeperòcheeglinonritieneneppureilGowerinventoredellanovella,ecitainpropositoun’anticapoesiaingleseintitolataEmaré, dal nome dell’eroina che ha una serie di avventure presso a pocosimiliaquellediCostanza[28].L’opinionedelTyrwhitt,ilqualedàperfontedirettaeimmediataciòchenonpuòaverealtrovalore, senonquellodiun fortuito riscontro,nonèaccoltadalWright.[29]Eglicrede,moltopiùverisimilmente,chelaNovelladelDottoreinleggeabbiaperfontedirettaqualcheanticoromanzofrancese,enotachelaredazionedellastoriaqualesitrovanelpoemadelGower,ètolta,invece,dallacronacaanglo-normannadiNicolasTrivet,oTreveth,ilqualeeraunfratedomenicanoinglesechevissenellaprimametàdelsecoloXIV.LacronacadiNicolasTrivet,contenentelavita di Costanza, figlia dell’Imperatore Tiberio Costantino, fu stampata, con latraduzioneinglese,daEdmundBrocknellepubblicazionidellaChaucerSociety.

Daunaccuratoraffrontocheildottocriticofadelraccontochesitrovainquestacronaca, con la novella raccontata dal Dottore in legge, rilevandone tutte lesomiglianze, sembrerebbe che il Chaucer si fosse valso piuttosto largamente dellacronacadelfrateinglese[30].Èprobabile,quindi,chetantoilGowerquantoilChaucerabbiano attinto, senza saperlo, alla stessa fonte, cioè al racconto francese diNicolasTrivet. Questa infatti è l’opinione più comunemente accettata: l’Hertzberg,[31] peròtrova che non vi sono prove e documenti abbastanza sicuri per accogliere le

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conclusionidelWright,edicechelasolacosachesipuòaffermareconcertezza,èchenèilGowernèilChaucerhannoinventatolastoriadiCostanza,mahannoattintoadunafonteantica,cheprobabilmentenonèlacronacadelTrivet.

La novella del Dottore in legge è una delle più belle di tutta la lunga serie deiracconti di Canterbury, e come pittura commovente della rassegnazione cristiana, edell’umana virtù, è degna sorella della storia di Griselda raccontata dal Chierico diOxford.L’episodiodellapartenzadiCostanzasullanave,dovevieneabbandonatacolbambino inbalìadelleondeedeiventi, ècosìprofondamentesentito,ecosìvero intuttigliaffettuosiparticolaridell’amorematernoedellafede,chenonsipuò leggeresenza provare un intimo senso di commozione. In questa novella il Chaucer nonadopera ilmetroda lui comunementeusatonello stile eroicoeburlesco, cioè il cosìdetto verso eroico: per gli argomenti serî e patetici egli predilige una forma poeticaspeciale,nellaqualesonoscritte,oltrequesta,la«NovelladelChiericodiOxford»la«NovelladellaMadrePriora»e la«Novelladella secondaMonaca.»Si trattadiunastrofe rimatadi setteversi, composta suquesto schema:ababbcc. IlChaucerhaintradotto per il primo questo metro nella letteratura inglese: per quanto nel suopoemetto Troilus and Cressida, che è un rifacimento del Filostrato, questa strofesostituisca evidentemente l’ottava del Boccaccio, sembra strano che essa debbaconsiderarsi una derivazione diretta dell’ottava rima, come vorrebbe qualcuno[32]. IlTyrwhitt[33]inclinaacrederechesia,invece,diorigineprovenzale,ecitaunapoesiadiFolchettodiMarsiglia,scrittainunastrofedisetteversi,checorrispondeesattamenteaquelladelChaucer.Elasuaopinioneèdivisadall’Hertzberg,ilqualedice,senz’altro,chequestometroèpresoinprestitodaipoetidiProvenza.InInghilterraquestastrofedivenne subitomolto popolare, e fu usata assai spesso dai due immediati seguaci eimitatoridelChaucer,OccleveeLydgate.PerfinoGiacomoIdiScozial’adoperòinunsuo lavoro poetico intitolato The Kinges Quair:[34] e pare, anzi, che in omaggio aquestaregalepredilezionelastrofeacquistasseilnomedirymeroyal,colqualelasuapopolaritàduròfinversolafinedelsecoloXVI,incuifuspodestatadallanuovastanzadelloSpencer,compostadinoveversi.

LaNovella delChiericodiOxford è, in sostanza, la storia raccontata daDioneonell’ultimanovelladelDecamerone.MalafontenonèilBoccaccio:ilChaucerstessocifasaperenelprologo[35],chelafontedirettaèilPetrarca,equestavolta,adonoredelvero,eglidiceproprio laverità.Poichè il raccontodelChiericodiOxford seguequasi letteralmente la parafrasi latina che Francesco Petrarca fece della novella delDecamerone, e che egli stesso mandò con bellissime parole al Boccaccio verso il1373[36]. La questione che alcuni critici[37] hanno voluto fare, se il Chaucer abbiacomposto la sua novella sopra un semplice racconto orale a lui fatto, della storia diGriselda, dalPetrarca (come sembrerebbe si dovesse ricavaredal prologo), o se egliabbia,invece,avutosott’occhioilmanoscrittolatino,misembraoziosaesenzaalcunvalore.Giacchènullaaggiungeenulla togliealmeritodelpoeta inglese, il fattocheegliabbiaavuto,ono,framanoiltestolatinodellatraduzionedelPetrarca.Comunquesia,bastaundiligenteconfrontodiquestotestoconquellodelChaucer,perconvincersiche l’autore della novella del Chierico di Oxford ha indubbiamente avuto sotto gliocchi la traduzione latina del Petrarca. Certe espressioni, certi movimenti eatteggiamentidelpensiero,certiminutiparticolarichepocaonessunarelazionehanno

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con la narrazione generale del fatto, non possono essere rimasti così impressi alChaucer,cheegliabbiapotutoripeterli,nellasuanovella,quasiconlestesseparoledeltesto latino. L’Hertzberg ritiene che l’asserzione delChierico diOxford nel prologonon implichi altroche il semplice fatto, che ilChaucerhaattintoalla traduzionedelPetrarca.LeparoledelChierico, secondo lui,nonbastanoperaffermareche ilpoetaabbiarealmenteconosciutoaPadovailcantorediLaura,epropriodallasuavoceabbiaappresolastoriadiGriselda.Certononvisarebbenulladistranoediinverosimileadammettere che ilChaucer trovandosi verso la fine del 1372 in Italia, dove era statomandatodalgovernodiEdoardoIIIinmissionediplomatica,sirecasseaPadovaperconoscereFrancescoPetrarca,cheproprioinqueltempositrovavainmezzoaidolcicolli diArquà.Ma nessun documento prova questa visita del poeta inglese al poetaitaliano:eforsenelleparoledelChiericodiOxfordsièvolutotrovarepiùdiquellocheil Chaucer stesso abbia voluto dire. Assolutamente destituita di fondamento, poi, èl’asserzione di alcuni biografi e studiosi[38] del poeta, che egli avesse conosciuto ilPetrarca in Milano fino dal 1368, in occasione delle nozze di Violante, figlia diGaleazzoVisconti,conLionelloDucadiClarence.Ecivolle,davvero,tuttalabuonavolontàelacaldafantasiadelBaret,peraffermare,senzaprovarloinalcunmodo,cheinquestacircostanza ilChaucer fupresentatoanchealBoccaccio; eper immaginareperfino i geniali discorsi tenuti dai tre illustri letterati: «Que de sujets durent êtretraités, que d’idées échangées, quels horizons nouveaux ouverts par les deux doctesItaliensàcetenfantcurieuxdelaGrandBretagneencorebarbare!»[39]

Ma ad una questione assai più importante ci conduce la storia di GriseldaraccontatadalChiericodiOxford:cioèsel’autoredelleCanterburyTalesabbiaavutoconoscenza del Decamerone. Le novelle del Chaucer, che ordinariamente sonoconsideratecomepreseoimitatedalDecamerone,sono,oltrelaNovelladelChiericodi Oxford, queste tre: «The Schipmannes Tale» (Novella del Marinaro) checorrisponderebbe alla novella di Gulfardo e Gosparruolo (Decam. VIII. 1); «TheFrankeleynes Tale» (Novella del Possidente) corrispondente alla storia di MadonnaDianoraeMessereAnsaldo(Decam.X.5);e«TheReevesTale»(NovelladelFattore)da confrontarsi con la novella raccontata da Panfilo (Decam. IX. 6). Relazioni disomiglianza, specialmente in certi dettagli, si trovano, inoltre, fra la Novella delMercante(TheMarchaundesTale)equelladiLidiaeNicostrato(Decam.VII.9),efralaNovelladelMugnaio(TheMilleresTale)elastoriadiFratePuccio(Decam.III.4).Senzaentrareinparticolariesenzafarequideiraffrontichesarebberofuoridiluogo,notiamo solamente che le somiglianze fra racconto e racconto nelle novelle cheabbiamo citate, non sono tali da potere provare materialmente che il Chaucerconosceva il Decamerone. In mezzo alle numerose e sostanziali variazioni di unostesso tema, che la tradizione orale ha modificato in mille modi, non è possibilerintracciarel’originaleedesignarelafonte.NèsipuòcertochiedereadunraffrontofrailDecameroneeleCanterburyTales laprovacheilChaucerabbiaavutoconoscenzadell’operamaggioredelBoccaccio.Anzi se sivoglia tenercontodel fatto, chedellealtreoperedelBoccaccioa lui senzadubbionote,come laTeseide, ilFilostrato,Decasibusvirorumetfaeminarum,Declarismulieribus,eilDeGenealogiaDeorum,eglisi è valso molto spesso, e senza tanti scrupoli, da un simile raffronto si dovrebbeconcluderecheforsealChaucernondovetteesserenotoilDecamerone.

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Molto più che la storia di Griselda, pur rimanendo nel racconto del Chierico diOxfordtaleequale,insostanza,ènellanovellaraccontatadaDioneo,ilChaucernonl’hatoltaevidentementedalDecamerone,madallatraduzionelatinadelPetrarca.Masemancanoglielementiegliargomentinecessariperpotereaffermareesplicitamenteche il Chaucer conobbe il Decamerone, nessuno vorrà negare la stranezza e lainverosimiglianza del fatto, che il Chaucer, il quale conobbe e tradusse la DivinaCommedia, e conobbe le opere del Petrarca fino al punto da chiamarlo «mymasterPetrarch»[40] e da tradurrequasi alla lettera il sonettoLXXXVIII delCanzoniere,[41]nonconoscesseaffattol’operamaggioreepiùimportantedelBoccaccio,ilqualeeglimostradiavereconosciutoanchetropponellaTeseide,nelFilostrato,epiùomenoinquasitutteleoperelatine.Nessuno,credo,potràammetterefacilmentecheunletteratodiingegnocomeilChaucer,avidodiimparareediconoscere,ilqualecercafuoridellarozzasuapatriaunraggioluminosodiquell’arteediquellapoesiaperlaqualesisentenato, giunto in Italia vi si trattenga circa undici mesi (dal Dicembre del 1372 alNovembredel1373),edinsiemecolnomediDanteAlighieriediFrancescoPetrarca,aluinotissimi,nonsentamairicordarequellodiGiovanniBoccaccio.EsibadicheilChaucer durante il suo non breve soggiorno in Italia, si recò a Firenze proprionell’anno 1373, vale a dire quando il Boccaccio incominciava, per incarico delComunediFirenze,lesueletturepubblichesullaDivinaCommedianellachiesadiS.Stefano.AncheammessocheilChaucer, ilqualesembrachelasciasseFirenzeprimadel 22Novembre, non avesse avuto il tempo o l’occasione di assistere adunadellelezioni del Boccaccio, che inaugurò la cattedra dantesca il 23 Ottobre, è moltoinverosimilechenonavessealmenosentitoparlarediunavvenimentocosìimportante,edell’altoonoreacuilaSignoriadiFirenzechiamaval’autoredelDecamerone.Maèproprioundestinochecertecircostanzeecertiparticolari interessantissimidellavitadelChaucerdebbano restarenell’ombraenelmistero: se sipotesseprovarecheegliconobberealmente,aPadova,ilPetrarca,edaluiebbenotiziadellastoriadiGriselda,avremmo un valido argomento di più per ritenere che il Boccaccio e le sue novelledovettero essere noti alChaucer. Poichè il Petrarca chemandando la sua traduzionelatinaalBoccaccioscriveva:«Achiunquepoimidomandasseselacosasiavera,cioèse questo scritto sia favola o storia, risponderei come Crispo: chiedetene contoall’autore che è il mio Giovanni»[42] il Petrarca, dico, non avrebbe certo tenutonascosto al Chaucer il nome dell’amico suo, e del libro onde egli aveva tradotto lanovella diGriselda. Stando così le cose, e non essendo possibile, purtroppo, in talequestione, uscire dal campo delle congetture e delle semplici supposizioni, a mesembrachesenzaaffermareinmodoassolutoegratuitamentecomeilMamroth,[43]cheilChaucerconobbeilDecameroneedaquestotolseilpianodelsuolibro,sipossanoaccettareleconclusionidelKissner,[44]cioècheforseleCanterburyTalesdebbonoalDecameronepiùdiquellochecomunementesicrede,echeadognimodononcisononèdocumentinèragioniinoppugnabili,iqualicivietinodipotercrederechelenovelledelBoccacciofosseronotealChaucer.

Le origini della storia di Griselda si perdono nella tradizione popolare: e inargomentidiquestogenerenonèraroilcaso,incuilavocedelpopolociportil’ecodiqualche fatto accaduto, chi sa in quali circostanze e con quali particolari, in tempilontanissimi.[45] Che la storia della povera pastorella «provata fino al martirio dal

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marito marchese» fosse nella tradizione orale, lo provano, come già osservò ilBartoli[46],questeparoledelPetrarca,dallequalisembrerebbechelastoriadiGriseldafossenotagiàdamoltotempononsoloalui,maanchealBoccaccio:«ricordandomidiaverla iostessocongranpiacereuditanarraremoltianni indietro,epoichè tantoerapiaciutaa te stesso, chedegna la credestidi farnemateria al tuo stile.»[47] II temaèpiuttostocomune:citroviamodavantiadunadellenumeroseversionicherientranonelvasto ciclo della moglie calunniata e perseguitata, come la storia di Genoveffa[48].L’opinione del Duchat[49], accolta e ripetuta anche dal Le Grand d’Aussy[50], dalManni[51],edall’abatedeSade[52]:cheilBoccaccioavessetoltolastoriadiGriseldadaun antico manoscritto francese intitolato: Le Parement et Triomphe des Dames, fudimostrataassolutamenteerronea,primaanchechedalLandau,dalTyrwhitt, ilqualeosservòchel’autoredelParement,OlivierdelaMarche,eranatoevissutomoltiannidopolamortedelBoccaccio.

IlChaucernellasuanovellanonsidiscostaquasimaidal testodelPetrarca:e losegue così scrupolosamente, anche nei particolari più minuti, che il racconto delChiericosipotrebbechiamareuna traduzionepoeticadellaprosa latinapetrarchesca.Non c’è una frase, non una sola parola nella novella del Chaucer, che possa faresupporre,anche lontanamente,cheegliavesse lettooconosciuto inqualchemodo lanovelladelBoccaccio.UnicaindiscutibilefonteèilPetrarca:ediononsaprei,aquestoproposito,comequalificarel’assurdaasserzionedelKlein,ilqualedicecheilraccontodelChiericodiOxford«èunmiscugliodiBoccaccio,PetrarcaeMariadiFrancia»[53]aggiungendoaquestononpochialtrispropositi,che,contuttoilrispettodovutoaduncritico tedesco, non vale neppure la pena di rilevare. Per quanto però il Chaucertraducamolto spessoquasi letteralmentedalPetrarca, la suanaturadipoetae le suequalità di osservatore e conoscitore profondo dell’animo umano, spiccano in questanovella anche più che in altre, dove la materia del racconto è più originale eindipendente.QuandoGualtieridopoaveredettoaGriseldacheilpapaglihapermessodi prendersi un’altramoglie, la caccia di casa, e le ingiunge con amara irrisione diriprendersiladotecheavevaportato,ilPetrarcasegueetraduceilBoccaccio,ilqualecosìfarisponderedallapoverapastorellaalcrudelesignorediSaluzzo:«Comandatemicheioquelladotemeneporticheiocirecai,allaqualcosafare,nèavoipagatornèame borsa bisognerà nè somiere, per ciò che uscito di mente non m’è che ignudam’aveste.»IlChaucerconunlinguaggioprofondamenteumano,cherendeanchepiùcommovente la rispostadiGriseldadice: «Inquanto alla concessione chemi fate dilasciarmiandarviaconladotechevihoportato,capiscobenechevoiintendeteparlaredei miei poveri cenci, che non erano niente di bello davvero: ma nonostante bendifficilmente io potrei ora ritrovarli. Buon Dio! a sentirvi parlare, e a guardarvi,sembravatecosìbuonoegentileilgiornodelnostromatrimonio!»Nonèunsensodiintimaribellionechefascattarelapoveraeingenuapastorella:inquellaesclamazioneèmirabilmentecompendiatotuttoilsuodoloreetuttoilsuostupore,davantiatantaecosìinauditacrudeltàdianimo.Conquantaveritàdisentimento,allesempliciparole:«Auditoergonontamfiliaetaciteredeuntisquamcomitumstrepituoccurritinlimine:etseminudamantiquavestecooperuit»[54]ondeilPetrarcadescrive ilprimoincontrodiGriselda, scalza e in camicia, col vecchio padre, ilChierico diOxford sostituiscequest’altre nel suo racconto: «Il povero vecchio, avendo sentito che la sua figliuola

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ritornava a casa in quelmodo, in fretta in fretta le andò incontro, portando seco lavecchiavestecheessaavevalasciato,epiangendoamaramente,cercavadicoprirlaallameglioconquella.»Lafierainvettivaalpopoloincostanteemutevolecomelaluna,icommoventi particolari della pietosa scena fraGriselda e i suoi figliuoli, il congedooriginalissimo,ediunsaporeveramentemoderno,colquale ilChierico,finito ilsuoracconto,sirivolgeagliuominichehannomoglie,ealledonnechehannomarito,edaltrefinezzeedarguziecheognunopotràfacilmenteriscontraredasè,basterebberodasoliagiustificarelelodiel’ammirazionedituttiicriticipiùautorevolidell’Inghilterra,perquestanovella,chenelsuogenereèforselapiùbellafraleCanterburyTales.

Le «celesti sofferenze» diGriselda, dalla novella delDecamerone in poi, furonoimitateeriprodotteinquasituttelepiùimportantiformeletterarieanticheemoderne:larappresentazionesacra, laballata, lanovella, ilpoema,lacommedia, la tragedia,eperfino, ai giorni nostri, ilmelodramma, si disputarono questa storia, che ha godutounapopolaritàlunghissimaequasisenzainterruzione.EnonsoloinItalia,maanchepresso le altre letterature d’Europa, specialmente in Francia in Inghilterra e inGermania,sbocciòattornoallaidealefiguradiGriseldaunaverafioriturapoetica.[55]SeilBoccaccio,comesembra,nonsipuòconsiderare l’inventorediquestafortunatastoria,eglihatuttaviailgrandissimomeritodiavernedato,nellasuanovella,laprimaredazionescrittachesiconosca:enessunopuòinvidiarglienegarglilagloriadiavernecreatoquelcapolavorodisemplicitàedisentimento,chetantalucediarteedipoesiairradiòfindalsuonascere.

VenutoilturnodelMercanted’Indulgenze,lepersonepiùciviliebeneeducate[56]che si trovavano nella gioconda brigata di Canterbury, avendo capito subito, stradafacendo,cherazzadipretescapestratoelibertinoegliera,eforseavendonegiàavutoabbastanzadel licenziosoraccontodelladonnadiBath,ediqualchealtro,nonmenoscurrileedosceno,deinovellatoricheloavevanopreceduto,miserolemaniavanti:elopregaronodinondiresguaiataggini.Edegli,mantenendolasuapromessa,raccontainfatti una storia moralissima, e piena di savi avvertimenti[57]. La fonte di questoraccontodelMercanted’Indulgenzeèsconosciuta:lesuelineegeneralisiritrovanoinunanovelladelNovellino[58],nellaqualeunsantoromitoavendoscopertoinunaselvaun tesoro, fugge per non essere tentato da quello. Ed incontrati tre briganti che lofermano,dicelorocomeeglifuggisseperchèavevaallespallelaMorte,indicandoadessiilluogodovegiacevailtesoro.Itremalfattoritrovatoiltesoro,decidonocheunodi loro vada in città a vendere una piccola parte dell’oro che hanno scoperto, e necompridamangiareedabereper tuttie tre,mentreglialtri restanoafar laguardia.Quello che va in città mette il veleno nelle vivande e nel vino che porta ai suoicompagni,perucciderlierestareeglisolopadronedi tutto il tesoro.Appenatornato,però,èuccisodaglialtridue,cheavevanodecisodidisfarsidilui,perdividerefralorosolamentelericchezzetrovate.Maavendopoimangiatoebevutodellevivandeedelvinocheeranoavvelenati,muoiono,comel’altro,vittimedellalorocupidigia.

Per quanto le somiglianze e i punti di contatto fra questo racconto e quello delChaucer siano piuttosto notevoli, non si può, in modo assoluto, affermare che ilNovellino sia la fonte diretta alla quale il poeta delleCanterbury Tales ha attinto lastoriadelMercanted’Indulgenze[59].Èprobabile, invece, che la fonte immediata sia

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qualche antico fabliau francese andato perduto[60], dal quale forse il racconto passòanche al Novellino. Un particolare diverso e molto interessante pel significatoaltamentepoetico,ènellanovelladelChaucerquesto:che il santoromitodell’anticanovellaitaliana,ilqualerappresentalavirtùmoraleecristiana,enell’orovedeefuggelamortedell’anima,ècambiatoinunvecchiodecrepito,cheindarnochiededimorireedomandapace per le stanche sue ossa: poichè egli è laMorte.Dura condanna: darealtrui la morte, cioè il riposo del corpo, senza poter morire! Il Ward paragonandoquestovecchiodellanovellachaucerianaall’Ebreoerrantedellaleggenda,notachetaleconcezione è degna di un poeta[61]. Il racconto secondo il LIEBRECHT (Orient. undOccid., I, 654) ha origine orientale, e ricorre anche nelle Mille e una notte[62].L’avventura,perilsuocaratterealtamentemorale,entrònellesacrerappresentazioni,ela troviamo infatti nella Rappresentazione di S. Antonio. Dal Novellino passò, inversionidifferenti,adaltritesti,fraiqualiaquellolatinodelMorlini[63].

IlChauceravevatemperamentoenaturadipoeta:esenzadubbiolepeggioriepiùnoiose sue novelle sono le uniche due scritte in prosa, dalle quali non bisognacertamente giudicarlo nè come poeta nè come scrittore di prosa. Egli ha, tuttavia,notevoliqualitàdiprosatore.Oltrel’osservazionearguta,lavisionedellecosesempreprontaegiusta,lafrasesbrigliataeincisiva,ilChaucerpossiedelaquadraturaartisticadel discorso e del racconto in prosa. E queste sue qualità egli dimostra piùspecialmenteinquestanovella,nellaqualenonilsentimentonèlapoesiadellastoriadiCostanzaediGriseldaèdaammirare,malaperfettatessituradelracconto,dovenullaèsuperfluo,tuttoèalsuopostoenaturale,ancheneipiùminutiparticolari.

Il Cantare di Ser Thopas è una satira, fatta con molto spirito e con finoaccorgimento,deiromanzicavallereschi,iqualiinversirozzieprivi,generalmente,diqualunquesensod’arte,narravanolepiùinverosimiliebaroccheavventurediqualchefamosocavaliere.Questiantichicantari,goffinellaformaepienidiparticolariinutiliespesso grotteschi, erano divenuti popolarissimi in Inghilterra, ed avevano finito perguastare, omeglio falsare, il gusto letterario della incolta età del Chaucer. Il quale,dotatodiquell’intellettod’artechecomeunimprovvisosprazzodivividaluceilluminòlabuianottedellasuapatria,funaturalmentespintoaderidereunaformadipoesiacosìvacuaeconvenzionale.VolerfareperquestodelChaucerunprecursoredelCervantes,comead alcunopiacque, sarebbe, senzadubbio, una esagerazionenongiustificabile:ma prendere sul serio le avventure di Ser Thopas, e negare la satira e la parodia,sarebbe errore gravissimo e un voler disconoscere alChaucer una delle più spiccatequalità del suo ingegno. Il poeta non intende di screditare la cavalleria, e la poesiacavalleresca in generale: anzi egli stesso dimostra una speciale predilezione per ilraccontoromanzesco,esicompiacediavventurecavalleresche,comenellaNovelladelCavaliereenellabellissimaefantasticastoriadiCambuscan,rediTartaria,raccontatadallo Scudiero. Egli mette in ridicolo una forma speciale e determinata di poesia,cadutanellemanidelpopoloedipoetirozziedincolti,nellaqualeallabarbariedellalingua e alla volgarità del verso e della rima facevano riscontro frivolezze estravaganzed’ognigenere.Equestoèprecisamenteilraccontocavallerescoinstrofediseiversi,rimatiaabaab,deiquali ilprimo, ilsecondo, ilquartoe ilquinto,sonoottonaricompleti:

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ilterzoeilsestohannoquestoschema:

oppurequest’altro:

In questo metro appunto sono alcuni di questi cantari nominati dal Chaucer in SerThopas, comeHorn child, e Ser Libeaux[64]: e con una grande abilità egli imita eriproducedaquesti,nelsuocantare,tuttiqueglierroriequellegoffagginidiforma,etutte quelle frasi peregrine, che così spiritosamentemette alla berlina. Lamonotonaripetizionedellastessarimadelprimoesecondoverso,nelquartoequintodellastrofe,nonpotevasfuggirealfineorecchiodelChaucer.Certerime,adartesbagliate,el’usodi certe barbare parole, accanto a delle finezze di forma e di espressione chenon sitrovano negli altri racconti cavaliereschi di questo genere, dimostrano non solo, inmodo indiscutibile, che il fine delCantare di Ser Thopas è la satira burlesca, maprovanoanchelaconoscenzamirabilecheilChauceravevadellalingua,elamaestriaconcuisapevatrattarla.

SerThopasèevidentementeilprototipodeidonchisciotteschicavalieridallalungalancia e il terribile sciabolonediquesti vecchi cantari, neiquali èdipintounmondoridicoloefattizio,dovetuttoèconvenzionale:iboschi,lepiante,gliuccelli,eperfinolaesilarantebevandaondeognibellicosocavalieresirinfrancavaprimadicimentarsi.Nonè improbabile,comealtrinotò,chenelCantarediSerThopas ilChaucer abbiaripreso il soggettodiqualcheantico raccontodelgenere[65] trasformandolonellasuaspiritosacaricatura;ma l’affermazionedelHurd[66]: che esistesseunvecchio cantareintitolatoThe boke of theGiant Olyphant and Chylde Thopas, del quale il poeta sisarebbeservito,èassolutamenteinfondata[67].

Dellamia traduzionepocodebbodire.Hopreferito la forma inprosaperchè, adognimodo,mi è sembratominore colpa fare della prosamediocre che della poesiacattiva. Permantenere al racconto, più che fosse possibile, quella forma semplice epopolarmente spigliata che ilChaucer ha voluto dare alle sue novelle, ho cercato direstare, fin dove ho potuto, fedele alla espressione del poeta, senza preoccuparmitroppodicertedurezzedistilechemisaranno,spero,facilmenteperdonate.L’edizionedelleCanterbury Tales della quale mi sono servito per la traduzione, è quella delTyrwhitt,comparsaperlaprimavoltanel1775:mahoavutosott’occhioanchequelladelWright, edelBell, cheho sempre seguito, per lagrafiamoltopiù corretta, nellecitazionideltestoinglese.TuttelevoltechehocredutodiabbandonarelalezionedelTyrwhitt, l’ho dichiarato in una nota.Edizioni più recenti non ho, purtroppo, potutoconsultare,nèhoavutomododivalermidellepubblicazionidellaChaucerSociety,chesotto l’alta direzione del suo illustre e benemerito fondatore, Frederick James

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Furnivall,haportatopreziosicontributialla intelligenzadel testochauceriano.Per lacompilazionedellenotemisonovalsopiùspecialmentedellenoteedelglossariodelTyrwhitt, dello Speght, delWright e dell’Hertzberg, che ho sempre citato ai luoghiloro: per le notizie generali sulla vita del poeta e su tutta l’opera sua, ho attintoall’operamagistraledelLounsbury.Inunaprimatraduzionediuntestocosìdifficile,enondiradocontroverso,èfacileesserecadutoinqualcheerrore:edialcunomisonoavvisto io stesso, ahimè troppo tardi, nel compilare le note, quando esso era giàirrevocabilmente consacrato alla stampa.Di questi, e di altri chemi possano esseresfuggiti,chiedoveniafind’oraalbenignolettore.

Pesaro7luglio1897.

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NOTEALLAPREFAZIONE

[1]A.W.WARD,Chaucer,London,Macmillan1884.

[2]MACAULAY,Hist.of.Engl.,vol.I.B.Tauchnitz,Leipzig.

[3] Compreso, s’intende, anche l’oste, al quale nessuno avrebbe vietato di raccontare unanovella,perquantononfosseobbligato.IntornoalnumeroprecisodeipellegrininominatidaChaucer,nonsitrovanotuttid’accordo.Ec’è,inverità,unpo’diconfusione:poichèilpoeta (Cf. Prologo, pag. 4) dice che erano ventinove (non si sa se comprendendovi sestesso),epoinenominatrentuno,compresoluistessoenoncontandol’oste.

[4] La «Novella diMelibeo» raccontata dalChaucer stesso, e la «Novella del Parroco» cheè l’ultima delle novelle rimaste. Delle ventiquattro autentiche due sono mutile: La«Novella del Cuoco» della quale non restano che pochi versi, e la «Novella delloScudiero.»

[5]Hist.ofEng.Literat.Scribner,NewYork1875,1.

[6] Come dice il Boccaccio del servo di frate Cipolla. Il ritratto morale del mercante diindulgenzeècompletatodaluistessonelprincipiodelsuoracconto(Cf.pag.273segg).

[7]Op.cit.,pag.114.

[8]LONGFELLOW,PoeticalWorks, London, G. Routledge and Sons. pag. 288. Noto qui, perincidenza,chefraglialtripersonaggisedutiaccantoalfuocoaraccontarnovelle,vièunostudente,unapocooriginaleimitazionedelChiericodiOxford,ilqualeraccontalastoriadelFalconediSerFederigo,delDecamerone(Gior.V.Nov.9).Intornoallefontidiquestenovelle vedi VARNHAGEN,Longfellow’ s Tales of aWayside Inn, und ihre Quellen.Cfr.Anglia,VII,1884.

[9]LOUNSBURY,StudiesinChaucer,J.OSGOOD,London,1892.II,234.

[10] Chaucer’s «Troylus and Cryseyde» compared with Boccaccio’s «Filostrato.» Cfr.LOUNSBURY,op.cit.235.

[11]NellanovellaraccontatadalMonaco.

[12] Poetical Works of G. Chaucer, edited by Robert Bell, revised by W. SKEAT, G. BELL,London,1885.I.pag.18.n.

[13]Cfr.Letteraall’Athenaeum,3Ott.1868,p.433.

[14]Epist.I.2.1.

[15]Cf.IlCantarediSerThopas,pag.317.

[16]ThePoeticalWorksofG.Chaucer.London.

[17] Chaucers Canterbury-Geschichten aus den Englischen von WILHELM HERTZBERG.Leipzig.

[18] Non ho saputo resistere alla tentazione di citare il passo nell’originale: per latraduzioneV.Nov.delCavalierepag.76.

[19]LONGFELLOW,op.cit.pag.280.

[20] La regina Alcesti enumerando al dio dell’Amore alcune delle opere poetiche delChaucer,dicecheegliscrisseanche:«alltheloveofPalemonandArcite.»

[21] Vedi quanto su questa novella, sulle sue relazioni con la Teseide e con altri scritti delChaucerscriveilTENBRINK,neisuoiinteressantistudi:Chaucer,StudienzurGeschichteetc. A. Russell. Münster, 1870, p. 39. Per le due redazioni della storia di Palemone eArcitavedianche:KÖBBING,ZuChaucer’s«TheKnightesTale».Remarquessurlerapportdesdeuxrèdactionsetc,inEnglischeStudien,II.1878.p.528-532.

[22]ContributoaglistudisulBoccaccio.Loescher,1887.

[23] Il dramma che va sotto il nome del Fletcher, attribuito da qualcuno anche a

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Shakespeare, è intitolato: «The two noble kinsmen». Sullo stesso argomento già avevacomposto un drammaRichardEdwards, che fu rappresentato alla presenza della reginaElisabettanel1566,coltitolo:«PalemonandArcite.»IlpoemadelDrydenèunaparafrasidelraccontodelCavaliere.

[24] Trovasi anche nel romanzo intitolato: Le Chevalier au Cigne, e in quello anche piùanticodelReOffa.

[25]Pecorone, X, I. Vedi quanto scrive sulle varie versioni del racconto di questa novella,e delle sue relazioni coll’antico romanzo francese della Bella Elena di CostantinopoliEGIDIOGORRA(IlPecorone,instudidiCriticaLetteraria).

[26]Confr.V.IMBRIANI,NovellaiaFiorentinaVI.

[27]VediRITSON,MetricalRomances.Cfr.BELL,op.cit.I.271.

[28] Per la relazione della storia diEmaré con l’antico romanzo anglo-sassone del re Offa,vediRITSON,Op.cit.

[29]TheCanterburyTalesofG.ChaucerbyTHOMASWRIGHT.

[30]Cf.LOUNSBURY,Op.cit.,II.210.

[31]Op.cit.

[32]Cfr.BELL,Op.cit.,pag.272.

[33]Op.cit.,pag.XL.n.

[34] The Kinges Quair (cioè The King’s Quire: Il libro del re) è un poema di circa 1400versi,nelqualeGiacomoIricorda,insiemecolGower,ilChaucercome«maisterdear».

[35]Cfr.pag.208.

[36]LettereSenili,Lib.XVII,III.

[37]Cfr.R.BELL,Op.cit.,pag.22.esegg.

[38]Cfr.WARTON,Hist.of.Eng.Poetry.Londonpag.225.

[39] E. BARET, Les Troubadours et leur influence sur la Litterature du midi de l’Europe,pag.262.

[40]Nella«NovelladelMonaco.»

[41] Il Sonetto incomincia: «S’amor non è etc.» La traduzione è inserita nel poemetto:TroilusandCressidaI,400.

[42] Lettere senili di F. Petrarca, volgarizzate da G. FRACASSETTI. Firenze, Le Monnier1870.Vol.2,Libr.XVII.3.

[43] F. MAMROTH,G. Chaucer, seine Zeit und seine Abhängigkeit von Boccaccio. Mayer,Berlin.1872.Pag.56segg.

[44]A.KISSNER,ChaucerinseinenBeziehungenzurItal.Literat.Bonn,1867,Pag.76.

[45] NOGUIER, nella sua Histoire de Toulouse, afferma che Griselda visse realmente nel1103. BOUCHET (Annales d’Aquitaine, III.) dice: «Griselidis vivoit environ l’an 1025.»AncheilFORESTI(SupplementodelleCronache)dicecheGriseldaèesistita,ed il fattoèvero.Questidocumentinonhannocertamentealcunvalore,mapotrebberofaresospettarecheesistesselatradizionediunfattorealmenteaccaduto.

[46]IPrecursoridelBoccaccioetc.Firenze,1876.Pag.42.

[47]Lett.cit.

[48]Cfr.LANDAU,DieQuellendesDecameron,Pag.156segg.

[49]NoteaRabelais.Cfr.DUNLOP,HistofPros.Fict,London,1888,II,pag.145.

[50]FabliauxI.269.

[51]Ist.delDecam.Firenze,1732.Pag.603.

[52]MemoirespourlaviedePetrarque.III.pag.797.Cfr.TYRWHITT,op.cit.61,n.

[53] Geschichte des Dramas, Leipzig, 1867, I. pag. 639. Il Lai del Fresne di Maria di

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Francia, nonostante alcune tenui analogie, non ha che qualche relazione di somiglianzaconlastoriadiGriselda,enonpuòessereconsideratocomefonteoriginale.

[54] Anche il Boccaccio dice semplicemente che Giannucole «guardati l’aveva i panni,che spogliati s’aveva quella mattina che Gualtieri la sposò: per che recatigliele et ellarivestitiglisi,aipiccoliservigidellacasapaternasidiede.»

[55] Una interessante enumerazione di tutte le opere a cui ha dato origine la storia diGriselda, si trova nel dotto articolo su Griselda di Reinhold Köhler, inserito nellaEncyklopädievonErschundGruber.Vedianche:WESTENHOLZ,DieGriseldissageinderLitteraturgeschichte.Cfr.Zeischrift fürDeutschePhilologie,XXI, p. 472. Per la letterat.russavediWESSELOFSKY,LaGriseldaecc.inCiviltàitaliana,AnnoI.pag.156esegg.

[56] Il Chaucer dice «the gentils» che io nella traduzione ho omesso, dando alla frase unaltromovimento.

[57] Lamaggior parte di quelli che si riferiscono alla gola e all’avidità delmangiare e delbere, sono tolti dall’opera De Contemptu mundi, di Innocenzo III. È curioso che laespressionelatina,ondeilMercanted’Indulgenzeesprimel’argomentodellesueprediche,cheèpoiquellodellasuanovella, ricorre taleequalenel testo latinodelMorlini (Nov.XLII,ediz.Jannet.P.85):radicemalorumcupiditateaffecti.

[58] La LXXXI nel testo del Borghini, e la XVI in quello del Papanti. Cfr. la Nov.LXXXIIInell’ediz.delGualteruzzi.

[59] Che il Chaucer avesse conoscenza del Novellino non è provato: altre novelle cheabbiano con esso anche una lontana relazione, nelleCanterburyTales non ve ne sono.L’episodiodiTaletechecadeinunafossa,nella«Novella,delMugnaio»ètroppocomunee popolare, per supporre, come il Tyrwhitt, che il Chaucer l’abbia tolto dalle CentoNovelleAntiche(Gualt.38.Borgh.36).

[60] Della conoscenza che il Chaucer ebbe dei Fabliaux francesi parla il Wright nei suoiAnecdotaliteraria.

[61]Op.cit.,pag.131.

[62] Per l’origine di questa storia, per questi ed altri riscontri, e per la versione oralepopolare,vediD’ANCONA,LeFontidelNovellino,inStudidiCriticaeStoriaLetteraria.

[63] Sulle novelle e sulla vita del Morlini, del quale fino ad ora ben poco si conosce, stastudiando da qualche tempo il Saviotti, già noto agli studiosi per altre pregevolipubblicazioni.Rileviamo fin d’ora l’importanzadi questo che sarà unnuovo contributoallastoriadellanovella.

[64]Nello stessometro è ancheTheKing of Tars, che ha, in alcune espressioni, rapporti disomiglianzaconlastoriadiSerThopas.InquestamedesimastanzadiseiversiscrisseilDunbar(1460-1520)unaballataburlesca,intitolata:SirThomasNorray.

[65]Cfr.Hertzberg,op.cit.

[66] InLetters on Chivalry and Romance. Cfr. LOUNSBURY,op. cit. II, 245. Egli, del resto,hailmeritodiesserestatoilprimo,ounodeiprimi,adimostrarecheilraccontodiSerThopasvaintesocomeunaparodiadeicantaricavallereschi.

[67]Cfr.TYRWHITT,op.cit.eRITSONop.cit.

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ERRATA-CORRIGE

ERRATA CORRIGE

Pag. 24. Aviceno Avicenna» 52. soccorerci soccorrerci» 77. ilcampo«ha «ilcampoha» 94. che tormentano, in questo

mondo,che tormentano in questo

mondo» 113. abbipietà, abbipietà» 115. levandoinalto,lamano levandoinaltolamano,» 123. diedero dànno» 150. Malkins Malkin» 152. Alceste Alcesti» 174. «Chi Chi» 195. coraggio ilcoraggio» 196. Mentreilsenatore, Mentreilsenatore» 197. nostroSignora nostraSignora» 224. E È» » posa possa» 287. epoi opoi» » Diolesue Dioconlesue» 293. restaronoatterriti restaronoattoniti

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NOVELLEDICANTERBURY▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪▪

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PROLOGO

QUANDO le dolci pioggie di Aprile hanno spento l’arsura diMarzo, rinfrescandoognivenadellaterraconquelsuccomeravigliosochehalavirtùdidarelavitaaifiori;quandozeffirosfioracolmollesoffioitenerigermogliinogniboscoeinognipianura,eilgiovanesolehapercorsolametàdelsuocamminoinAriete;quandogliuccellettisi abbandonano ai loro canti, e dormono tutta la notte con gli occhi aperti (cosìvivamentelipungeilrisvegliodellanatura),lagenteprova,allora,unvagodesideriodimettersi inmoto; e i pellegrini[1] vanno in cercadi stranierepiagge,pervisitare isanti miracolosi di qualche lontana contrada[2]. E in gran numero, specialmente, sirecano dalle estreme campagne d’Inghilterra a Canterbury, per ringraziare ilmartirebenedettodiquelluogo,chefecelorolagrazia,quandoeranomalati.

Unasera,appuntoinquestastagione,mentremenestavoall’osteriadelTabarro,inSouthwerk, aspettando la mattina per mettermi divotamente in viaggio versoCanterbury,capitòall’improvvisounabrigatadiventinovepersonedivariacondizione:tuttipellegrini, che si erano trovati,percaso, lì alTabarro, perandareaCanterbury,comeme.Lecamere,elestallepeinostricavalli,eranoperfortunaabbastanzagrandi,eciaccomodammotuttiallameglio.

Inunattimo(il soleeraappenaandatosotto)barattaiunaparolaconciascunodiloro, e senz’altro fui della brigata anch’io, colla promessa di esser su per tempo lamattina,prontoaprenderlastradadiCanterburyconloro.

Maprimadicominciareilmioracconto,giacchènonhofrettae il tempononmimanca,miparemoltonaturalech’iodebbadirvidiquestimieicompagnidiviaggio,quello che potei raccapezzare: chi fossero, di che condizione, e come vestiti.Comincerò,perprimo,dauncavaliere.

C’era,dunque,uncavaliere,unadegnapersona, il quale findaquandomontò laprimavoltaacavallo,ebbeinaltorispettolacavalleria,lalealtàel’onore,lalibertàelacortesia.Sierasegnalatoinprodezzacombattendopelsuosignoreenonc’erafraicristianiegl’infedeliunocheavessecavalcatoquanto lui, sempreonoratoper lasuadignitàdivalorosocavaliere.

S’era trovatoallapresadiAlessandria[3];e in tutte lecittàdellaPrussiaerastatopiùdiunavoltacapotavola[4].Nessunaltrocristianodellasuacondizioneavevamaiviaggiato quanto lui in Lituania e in Russia. Fu all’assedio di Algezir a Granata;combattèaBelmaria[5];videcadereinmanodeiTurchiLayaseSatalia[6],enelmareGrande[7]fecepartedimolteillustriarmate.Benquindicivoltesieratrovatoaferali

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conflitti, e aTremissen[8], per la nostra fede, era sceso tre volte in lizza, uccidendosemprel’avversario.

Questo prode cavaliere una volta, col signore di Palathia[9], combattè contro unpaganodiTurchia,eancheallorasisegnalò.Sebbenefossecosìvaloroso,eratuttaviamolto prudente; ed aveva unmodo di faremodesto e semplice come quello di unafanciulla.Unattosgarbato,unaparolascortese,nonglisfuggìmai,intuttalasuavita,neppure trattandocon l’esserepiùvolgarediquestomondo. Insommaeraveramenteuncompìtocavaliere.Perchèsappiate,ora,inqualearneseeglicavalcava,vidiròcheavevaunbelcavallo,madipocobrio.Portavaunacasaccadifustagnotuttamacchiatadalla ruggine della corazza, poichè era di ritorno da un lungo viaggio per andare aCanterbury.

Avevaportatoconsèsuofiglio,ungiovinescudiero,innamorato,disanguemoltocaldo, coi capelli tutti ricci, che parevano arricciati artificialmente[10]. Poteva avere,tirando a indovinare, una ventina di anni. Era di corporatura piuttosto snella, diun’agilità meravigliosa, e fortissimo. Una volta era stato in Fiandra, in Artois e inPiccardia, facendo parte di una spedizione militare, e si era portato valorosamente,sebbenecosìgiovane,conlasperanzadientrareingraziaallasuabella.

Eradiunacarnagionecosìfina,cheilsuovisosisarebbepotutoparagonareaunprato coperto di fiori, bianchi e rossi. Cantava, o suonava il flauto, tutto il giorno;aveva,insomma,tuttalafreschezzagiovaniledelmesediMaggio.Portavaunatunicacortaconmanichelungheelarghe;stavamoltobeneacavallo,ederaunbelcavaliere.Componevacanzoni,erabuonparlatore,valentegiostratore,bravoballerino,esapevadipingere e scrivere assai bene. La notte, per fare all’amore, dormiva meno di unrosignolo.

Avevamodimoltocortesi,ederamodesto,eprontoaprestarsiinqualunquecosa:atavolacolpadreeraluichetagliavaefacevadascalco.

Deiservitori,ilnostrocavalierenonavevaportatoconsècheunvalletto,ilqualeavevaunavesteverde,euncappucciodellostessocolore.Dallasuacintolapendeva,con molta semplicità, un fascio di frecce adorne di penne di pavone, lucide eappuntate; che egli sapeva scagliare dritte e veloci da pari suo. In mano teneva unpoderoso arco. Aveva la testa rapata e il colorito bruno. Conosceva molto bene ilmestieredelboscaiuolo.Albraccioportavaunlucidobracciale;aunfiancounaspadaeunoscudo,all’altrounbelpugnalebenmontato,conlapuntaaguzzacomequelladiuna lancia. Sul petto gli brillava un S. Cristoforo di argento. Portava a tracolla uncorno, appeso ad un nastro verde. Se non m’inganno, doveva essere proprio unguardaboschi.

C’era anche unamonaca, unamadre superiora, che aveva un aspetto semplice emodesto; il suo più gran giuramento era per S. Luigi. Si chiamava suora Eglantina.Cantavamoltobene lamessa, intonandoladolcementecolnaso;parlavabenissimoecongarbo il francesecheparla ilpopolodiStratford,aBowe[11]:manonconoscevaaffatto quello di Parigi. Stava a tavola con tutte le regole: non c’era caso che lecascassequalchecosadiboccaochesiungesseleditaconlasalsa.Portavailbocconealla bocca con tanta attenzione, che non le cadeva mai una briciola sul petto. Si

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compiacevamoltoadesserebeneeducata.Ognivoltachebeveva,siasciugava,primadibere,illabbrosuperiore;ilqualenonlasciavanelbicchierelapiùpiccolamacchiad’unto.Insommacercavadimangiarecontuttal’eleganzaelacorrettezzapossibile.Lasuacompagniaeramoltodivertenteepiacevole;avevaunmododifarechelarendevaamabile.Sistudiava,conognicura,diimitarelemanierecheusanoacorte,ediaveremodigentili;poichèambivad’esserestimataunasignoradegnadiriguardo.

Vidiròdellequalitàdell’animosuo:eracosìcaritatevoleepietosa,chepiangeva,solamenteavedereuntopopresointrappola,morto,oferito.Avevadeicagnolinicheingrassavaacarnearrosto,latte,eschiacciata.Epiangevaacaldelacrimesepercasounodiloromoriva,obuscavaperlastradaunabastonataunpo’forte.Eraunadonnapiena di sincerità e di cuore. Il fisciù che portava al collo era appuntato conmoltogarbo.Avevailnasolungomabenfatto;gliocchigrigicomeilvetro,laboccamoltopiccola con labbramorbide e rosse come una rosa; bellissima fronte, larga quasi unpalmo.Erapiuttostobassa;eraggiungevaafaticalastaturaordinariadiunadonna.

Ilmantellocheavevaindossoera,perquellochenepossogiudicareio,fattocongusto.Attornoalbraccioportavaunadoppiacoronadipiccolicoralli,tuttaguarnitadiverde,dallaqualependevaunbelmedaglioned’oro.Sulmedaglioneera incisaun’Acon sopra una corona; e dopo il motto: Amor vincit omnia. Aveva con sè un’altramonacachelefacevadacappellano,etrepreti[12].

C’era ancheunmonaco,ungranbrav’uomo inverità: appassionatoper andare acavalloeperlacaccia,diaspettofloridoedegnopropriodiunabate.Avevanellastalladeicavallibellissimi;equandopassavacolsuocavallo,sisentivadalontanoilrumoredei sonagli ben distinto; e qualche volta suonavano forte come la campana dellacappellanellaqualeegliavevalasuadimorareligiosa.

Ilbuonmonacoamavailprogresso:laregoladiS.MarcoediS.Benedetto,unpo’troppo rigorosa, a dire il vero, era roba vecchia; meglio, quindi, lasciarla stare, eseguirelepratichedelmondonuovo.Deltestoilqualedice:chechivaacaccianonpuòessereunsant’uomo,echeunmonacosenzaregola[13]èunpescefuord’acqua,cioèunmonacosenzamonastero,nonglieneimportavaproprioun’acca[14].Untestochedicequestecose,secondolui,nonvalevaunsoldo[15].

E,badate,nonlapensavamicamale:perchèrinchiudersiinunchiostroalogorarsiil cervello con lo studio, sempre col naso sul libro? O perchè, come vorrebbe S.Agostino,fareicalliallemanilavorandodallamattinaallasera?Setuttidovesserofarecosì,doveanderebbeafinireilmondo?LasciamopureaS.Agostino,seglipreme,ildiritto di lavorare. Però era un forte ed abile cavaliere, ed aveva dei levrieri chevolavano come uccelli. Per lui il cavallo e la caccia della lepre erano una verapassione;nonciavrebberinunziatoanessuncosto.

Vidi,sebenricordo,cheavevalemanichedellaveste,vicinoallamano,guarnitedipelliccia,dellaqualitàpiùfinachesitrovassenelsuopaese.Perfermareilcappucciosotto ilmentoportavauno spillo,molto curioso, lavorato in oro, chenella parte piùgrossa aveva un nodo d’amore[16]. Era interamente calvo, e aveva un cranio lucidocomeunospecchio.

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Anche la faccia era senza un pelo, e liscia come se gli ci avessero passato unamano d’olio, tanto egli era grasso e ben pasciuto. Aveva gli occhi infossati, e listralunavacomeunmatto,mentrelatestaglifumavacomeilcaminod’unafornace[17].Calzava un bel paio di stivaloni di pellemolto fine, e aveva il cavallo bardato conlusso;insommaeraungranbelprelato.Nonerapallido,nèparevacheavessel’animotormentato;eperluiunbuonpapero,bellograsso,erailmigliorearrostodelmondo.Cavalcavaunpalafrenoscurocomeunabaccadicipresso.

C’eraancheuncercatore,unfratacchiottosveltoed’umoreallegro,ilqualevivevad’elemosina:l’avrestidettounsant’uomo.Intuttiequattrogliordinidiqueifratinonc’eraunaltrochesapessescherzareechiacchierarecomelui.Piùdiunavoltaavevacombinato, a spese sue, il matrimonio di qualche bella ragazza. Tra i frati del suoordineeraunpezzogrosso.Benvedutodatutti,bazzicavadappertutto,ederaaccoltofamigliarmente dai signorotti di campagna, non solo, ma anche dalle signore piùcospicuedellacittà:perchè,com’eglistessodiceva,avendolalicenzadelsuoordine,eglipotevaconfessaremegliodiuncurato.Ascoltavaconmoltoamorelaconfessione,ed eramolto indulgente nel dare l’assoluzione.Quando sapeva che c’era da buscarequalche cosa andavamolto adagio con la penitenza: chi era pronto a fare un po’ dielemosina a un povero ordine di frati, non poteva averemacchia nella coscienza, el’assoluzionel’avevainsaccocciaprimadiconfessarsi.Unochefal’elemosina,dicevaegli, quasi vantandosi della scoperta, è già pentito dei suoi peccati. Non c’è micabisognodipiangere: c’èdellagente cheha il cuore cosìduro, chenon sa tirareunalacrimaneppureseèferitaasangue.Quindifamoltomegliochisenzatantipiagnisteiesenzatantipaternostri,lasciaguadagnarequalchecosaaipoverifrati.

Dentroilcappuccioportavasempreunaquantitàdipiccolicoltelli[18]edispilli,peroffrirliallebelledonnecheneavesserobisogno.Avevaunbeltimbrodivoce,esapevacantare e suonare a memoria. C’era una specie di canto, poi, nella quale erainsuperabile.[19] Il suo viso era bianco come un giglio. Da valoroso campioneconoscevaamenaditolebettoledituttelecittàdoveerastato,ederaamicodituttigliostiedituttiipiùallegricantinieri,comeunlazzaroneounostraccionequalunque.Senon che, adunapersona come lui non stavabene, almeno findovegli erapossibilefarneameno,trattareconsimilecanaglia.Quellanoneradavverounacompagniacheglifacesseonore,epotessegiovargli;perciòerameglioaccompagnarsiconchiavevasoldi,egraziadiDiodavendere.Quandosapevachec’eradabeccarequalchecosa,correva subito, tutto gentilezza, e pronto a rendere qualunque servizio.Non c’era almondo un uomo che avesse le sue virtù: in tutta la confraternita non era possibiletrovareunaltrofratepiùbravodiluiperdomandarel’elemosina[20].Poichèancheseandavadaunapoveravedova,chenonavessedadargli,permododidire,unpaiodiscarperotte[21],qualchecosina,primadiandarvia,buscavasempre;contantadolcezzasapevadire il suo: Inprincipio.Era, poi, così accortonel comprare e rivendere, cherimediava più col suo piccolo commercio che con la tonaca. Quando una cosa nonandavaamodosuo,abbaiavacomeuncanecucciolo;perciòquandoc’eradacomporrequalchequestionepotevaprestareunvalidoaiuto.Noncredetecheavessel’ariadiunodi quei poveri diavoli, che vanno in giro con una tonaca frusta frusta: pareva uncanonico, anziunpapa addirittura.Portavaunamezzacappadi lana filata adoppio,

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tonda e tutta d’un pezzo comeuna campana[22].Quandoparlava, faceva sentire, pervezzo, un po’ di lisca, affinchè la lingua inglese in bocca sua suonasse più dolce.Allorchè,finitoilcanto,toccaval’arpa,gliocchiglibrillavanocomeduestelleinunaserenanotted’inverno.QuestorispettabilefratesichiamavaUberto.

C’eraancheunmercanteconlabarbaforcutaeilvestitodivaricolori,ilqualesenestavasulsuocavallo,conungrancappellodicastoroincapo.Avevaunbelpaiodistivali elegantemente affibbiati. Diceva le sue ragioni con molto calore, e in ognioccasione tastava accortamente il terreno, per vedere se c’era modo di guadagnarequalchecosa.AvrebbedesideratocheiltrattodimarefraMiddelburgeOrewelfosse,perognibuon fine, guardato e reso sicurodaipirati.Eramolto abile a cambiare, adinteresse, gli scudi con le altremonete.Questobravomercante sapevavalersimoltobene della sua abilità: e con tanta accortezza faceva gli affari, stringeva contratti,prendevadenari inprestito,chenonc’eramaicasodisentirdirecheavessequalchedebito.Era,insomma,unapersonaveramentedegna;masedevodirelaverità,nonsocomesichiamasse.

C’era anche un chierico di Oxford, che da un gran pezzo almanaccava con lalogica.Avevauncavallochereggeval’animacoidenti,edanchelui,perdirelaverità,delgrassononneavevadabuttarvia,maerasmuntoemalandato.Portavaunmantellotutto logoro, e non poteva comprarsene un altro, perchè ancora non godeva nessunbeneficio,enoneraadattoaunaltroimpiegoqualunque.ErapiùcontentodiavereacapodellettounaventinadivolumidelleoperediAristotile,benrilegatiinpelleneraerossa,chedeibegliabiti,ounviolino,ounaltrostrumentoacorda,perdivertirsiasuonare[23]. Con tutta la sua filosofia, era sempre al verde; perchè tutto quello chepoteva raccapezzaredagli amici, lo spendeva in librioper impararequalchecosa.Epregavagiornoenotteper l’animadi coloro, che contribuivano, inqualchemodo, aprocurargliimezzidistudiare,nonavendoeglialmondoaltropensiero,altrodesiderioche lo studio. Non diceva mai una parola più del necessario: e parlava semprecorrettamente, e conmodestia, in poche parole, e sempre conmolto criterio. I suoidiscorsi erano pieni di virtù e dimorale, e con ugual piacere era sempre disposto aimparareeadinsegnare.

C’era,connoi,ancheunimpiegatodeltribunale,[24]coltaeintelligentepersona,ilqualeavevapasseggiatopiùdiunavoltasuegiùperilporticodiWestminster[25].Eraunuomocheaveva realmentedelleottimequalità; sempreprudenteepienodibuonsenso, ispiravaa tuttiuncerto rispetto.Godeva talestima,ederanocosìapprezzati isuoisavîdiscorsi,chemoltospessoerainvitatoasederegiudiceintribunale,anomediunainteracommissione[26].Conlasuadottrina,ecolnomeches’erafatto,guadagnavaquantovoleva, e d’ogni parte gli piovevano regali. Era difficile trovare un altro chesapessefareipropriinteressicomelui.Isuoibenieranotuttiliberaproprietà;enonsipotevafaresospettisuquelch’eglicomprava.Eraunuomod’affari,senzadubbio,maavevaunpo’lasmaniadidarsidafareanchepiùdelbisogno.Intribunalecitavatuttiimomenti casi e giudizi che risalivano, nientemeno, al tempo del re Guglielmo[27].Aveval’abilitàdiredigereepresentareunverbaleinmodo,chenessunovitrovavamaidaridire;esapevaamentetuttigliarticolidelcodice.Cavalcavaallameglio,conunavestedistoffaavaricolori,strettaallavitadaunacinturadisetaastriscie.Mabasta

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delsuovestiario.

Faceva parte della brigata anche un possidente[28], con la barba bianca come unfiore dimargherita e col visomolto colorito.Lamattina, appena alzato, cominciavasempreconunabuonazuppanelvino.DaverofigliodiEpicuroerasolitopassarselaallegramente,epensavachelaverafelicitàèripostanelpienogodimentodelpiacere.Proprietariodicase,edunodiquelligrossi,erailS.Giulianodelsuopaese[29].Paneebirra,allasuatavola,eranosempredellamigliorequalità[30];nessunoavevaincantinalebottidivinocheavevalui,eincasasuac’erasemprepronto,atuttel’ore,qualchebuonpiatto,cottoalforno,dipesceodicarne,eingrandeabbondanza.Damangiareeda bere gli pioveva in casa d’ogni parte, con tutto ciò che di più squisito si puòdesiderare.Ilsuopranzoelasuacenavariavanocolvariaredellestagioni.Tenevaadingrassareingabbiamoltebuonepernici,nelvivaionuotavanoadozzineleregineeilucci:eguaialcuoco,selasalsanonerapiccanteesaporita,seincucinanonandavatuttocomeunorologio.Nelsuosalottodapranzoc’erasemprelatavolaapparecchiata,dallamattinaallasera.

Inconsigliolafacevasempredapadrone,comequeglicheerastato,nonsoquantevolte,deputatodellaprovincia.Allacintola,cheerabiancacomelatteappenamuntogli pendeva una daga e una borsa di seta. Aveva fatto anche il pretore e ilragioniere[31];insommaunproprietariobravocomeluinons’eramaivisto.

Eranovenuticonnoiancheunmerciaio,unlegnaiuolo,untessitore,untintoreeuntappezziere, vestiti nell’uniforme della importante e numerosa società alla qualeappartenevano; ed era tutta roba nuova e pulita. Il pugnale non aveva il manico dirame,matuttobenlavoratoinargento,ed’argentoeranoanchelacinturaelaborsa.Avevano tutti e cinque l’aria di persone per bene, e ognuno di loro avrebbe potutosederebenissimo,inunasaladorata,allatavolad’onore[32].Persenno,poi,sarebberostatiottimiconsiglierimunicipali;moltopiùcheavevanotuttiqualchecosaalsole.Leloromoglinaturalmentesarebberostatecontentissime,edavrebberofattomaleanonessere: sentirsi chiamare «signora» e la sera, andando ai ritrovi festivi in chiesa conuna elegante mantiglia, prendere, senza tante cerimonie, i primi posti, è una bellasoddisfazione.

Insiemeconloroc’erauncuoco,cheavevanoportatoapposta,perfarglicucinare,all’occorrenza, un buon pollo lesso con la gelatina, e una torta di farina e digalanga[33].Costuieraunfamosobevitoredibirra,eunbicchierediquelladiLondralosapevagiudicaresenzasbagliare.Eramoltobravopercuocerel’arrostoallospiedeesullagratella,per ilbollito,pelfritto,perfarebrodidicarnebattuta,eper la tortaalforno.Peccatoperò,pensavo,cheavesseilcancroadunagamba:cucinavacosìbeneilcapponeingalantina[34]!

C’eraancheunmarinaro,chevenivadallontanoOccidente,edera,perquellochepotei capire, di Dartmouth. Cavalcava, alla meglio, un ronzino preso a nolo, eindossava una veste grossolana, che gli arrivava giù fino al ginocchio. A tracolla,appesa a un cordone, portava una daga; i cocenti calori dell’estate gli avevanoabbronzato ilviso. In fondoeradavverounbuondiavolo, sebbenenelsuoviaggioaBordeaux,mentreilmercanteseladormivatranquillamentesullanave,spillasseogni

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tanto, dalla botte, qualche bicchiere di vino, senza tanti scrupoli di coscienza… … … … … … … . [35]

Comemarinaroperòecomepilota,perabilitànelconoscerelemaree,lecorrentieleseccheperlequalidovevapassare,epercalcolarel’altezzadelsoleedellaluna,nonse ne trovava uno compagno, neppure a cercarlo da Hull[36] a Cartagine. Eracoraggioso,enellostessotempoavevamoltaprudenzanell’avventurarsi[37];piùdiunatempesta gli aveva arruffato la barba. Conosceva a occhi chiusi tutti, i porti, daGothlandfinoalcapodiFinistere[38],etuttiigolfidellaBretagnaedellaSpagna.LasuanavesichiamavaMaddalena.

Eravenutoconnoiancheundottore,dicuinonc’eraintuttoilmondol’egualeinmedicina e in chirurgia, poichè conosceva a fondo anche l’astrologia. Si occupavamoltissimodei suoimalati, intrattenendolidelleore intere conesperimentimagici; econmoltaabilitàsapevarenderel’oroscopo[39]favorevoleall’ammalato.

Trovava subito la causadiqualunquemalattia, sia cheprovenissedal freddo, siadal caldo, o dall’umidità o dalla siccità dell’aria; con un’occhiata, vedeva dov’era ilgermedelmaleecomesieraformato.Erainveritàunottimopratico.Conosciutalacausaetrovatoilgermedellamalattia, lasciavalasuaricetta,ec’eranosubitoprontigli speziali, che mandavano droghe e pillole, d’accordo con lui, da buoni e vecchiamici, nel cavar sangue al prossimo. Aveva studiato a fondo il vecchio Esculapio,Dioscoride, Rufo, il vecchio Ippocrate, Hali e Galene, Serapion, Rasis, e Aviceno,Averrois,DamascenoeCostantino,Bernardo,GatisdenoeGilbertino[40].

Mangiavapoco,macercavachequelpocofosserobanutritivaefacileadigerirsi.Sulla Bibbia non ci perdeva molto tempo; aveva un vestito rosso-sangue e celeste,foderatoditaffetàedisetapiuttostofina.Quandositrattavadispendere,andavamoltoadagio, e in questo modo s’era messo da parte tutto quello che aveva guadagnatonell’anno, in cui ci fu quella famosa pestilenza[41]. Poichè l’oro è il cordiale delmedico,eglilopreferiva,naturalmente,aqualunquealtracosa.

C’eraancheunabuonadonnadiunpaesevicinoaBath,laquale,persuadisgrazia,eraunpo’sorda.Lavoravacosìbeneilpanno,chelesuestoffesuperavanoquellediIpres e di Ghent[42]. In tutta la parrocchia nessuna donna si sarebbe arrischiata diandare prima di lei a offrir l’obolo all’altare; e se qualcuna si provava a passarleinnanzi,neavea tanta rabbia,che tutta lasuadevozioneandava in fumo. I fazzolettiche la Domenica portava attorno, sul capo, per vendere, erano di un tessuto bellodoppio: ci scommetto che pesavano almenounadiecina di libbre[43].Aveva le calzerossescarlatto,bentiratesualginocchio,eunbelpaiodiscarpenuove.Eraunabelladonna; un po’ provocante con quel suo viso colorito:ma in fondo era stata sempreonesta.Tant’èverocheavevasalitocinquevoltel’altare[44]perandareamarito,edagiovanenon aveva avutomai tresche;ma lasciamo stare il passato, chèoranon è ilcasodiandarloarivangare.ErastatatrevolteaGerusalemme,eavevapassatomoltifiumistranieri,evistoRoma,Bologna,S.JacopoinGalizia,eColonia,cosicchènonlemancava davvero la pratica di viaggiare. Per dire la verità era piuttosto ghiotta[45].Cavalcava con disinvoltura un buon cavallo; aveva il collo ben coperto, e in capo

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portavauncappellolargocomeunoscudoounatarga.Eraavvoltainungranmantelloche le scendeva, stretto ai fianchi, fino ai piedi, e alle scarpe aveva un bel paio disproniappuntati. Incompagnia ridevaechiacchieravacheeraunpiacere;conoscevatuttiifiltridell’amore,poichènell’artediquestovecchiogiuocoeraprovetta[46].

C’era anche un buon prete, un povero parroco di una piccola città, il quale erapropriounsant’uomo;avevamoltadottrina,epredicava, sinceramente, ilvangelodiCristo, educando, con gran devozione, i suoi parrocchiani. Faceva molta carità, sioccupavacongrandissimapremuradelsuogregge,epiùd’unavoltaavevadatoprovadimoltarassegnazionenellasventura.

Sentiva una certa ripugnanza ad angustiarsi per gl’interessi suoi[47], e preferivapensareaglialtri;infattierasempreinmezzoaisuoipoveretti,perdividereconloroquellochericavavadalleofferte,equalchevoltaancheilfruttodiquelpo’dirobacheaveva.Per luicen’erad’avanzo: sicontentavadipoco.Lasuaparrocchiaeramoltogrande,esistendevafinoacertecaselontanissimedallacittà;nonostante,ancheconl’acquaecoituoni,eglinonabbandonavamaiisuoiafflitti:prendevasuilsuobastone,e via, a piedi, a trovarli. In tutte le cose dava per il primo il buon esempio, e poipredicava agli altri. Ricorreva sempre alle parole del vangelo, e finiva spesso conquesto paragone: «Se l’oro fa la ruggine, che cosa faràmai il ferro?Se unprete, alquale noi ci affidiamo, è il primo a dare il cattivo esempio, che cosa dovrà fare unpoveroignorante?…Èunacosavergognosa,seunocipensabene,vedereuncattivopastore inmezzoadellebuonepecore.Perciòèdoverediognibuonprete insegnareconl’esempioalsuogregge,comebisognavivereinquestomondo.»

Questobuonparrocononeraunodiqueitali,cheriduconoilbeneficiounmercato,elascianomarcirenelfangoillorogregge.NoncorrevaaS.PaoloinLondra,perfarsiunaprebendapregandoperl’animadeimorti,oconlasperanzaditrovareunposticinoinqualcheconfraternita.Senestavasempreacasa,ebadavaconmoltacuraallesuepecore,sempreattentocheillupononglieneportasseviaqualcuna.Insomma,facevailpastore,nonfacevailmercante.Sebbeneavesseunanimocosìrettoevirtuoso,nontrattavamai con asprezza quelli che peccavano; nè parlava loro severamente,ma liammonivasempreconlasuasolitabontà.Lasuavitanonavevaaltrofinechequellodimostrarealleanimelaviadelparadiso.Peròsequalcunosiostinavanelmale,enonla voleva intendere con le buone (fosse un signore o uno del popolo, era lo stesso),sapevatrattarlocomesimeritava.Vidicocheeraproprioilpiùbuonpretedelmondo.Nemicodiognipompaediognilusso,nonsidavapensierodicondirelesuepredicheconbelle frasi[48]:predicava ladottrinadiCristoedei suoidodici apostoli, edera ilprimoaseguirla.

Conluieravenutoancheunsuofratello,contadino,cheavevacaricato,invitasua,molticarridiletame;ederaunuomolaboriosoedabbene,diindoletranquilla,emoltocaritatevole.Venerava Iddio con tutto il cuore, e, bene omale che gli andassero gliaffari,ilsuoprimopensieroerasemprerivoltoalui;poipensavaalprossimo,cheegliamavacomesèstesso.Quandoaveva tempo,batteva ilgrano,zappava,evangava laterra, per quei poveri contadini che non si potevano permettere il lusso di pagare leopere;elavoravasempreperamorediDio,senzaprendereuncentesimodanessuno.Pagava puntualmente le sue decime, su ciò che guadagnava con le sue fatiche, e su

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quelpo’dirobacheaveva.Cavalcavaunacavalla,avvoltoinuntabarro.

C’erano anche un mugnaio, un economo, un fattore, un cursore un mercanted’indulgenze[49],eperultimoc’eroio.

Ilmugnaioerauntoccodivillano,coimuscolid’acciaioeleossacosìrobuste,chenoncelapotevanessuno;infattinellalottariuscivasemprevincitore,eguadagnavailmontone. Era tarchiato, e duro come un nodo d’albero: con un colpo di testasgangheravaosfondavaqualunqueporta.Avevalabarbarossicciacomelesetoledellascrofaeilpelodellavolpe,elaportavapiattacomeunapala.Propriosullapuntadelnasociavevaunbernoccoloconunciuffodipeli,rossicomelesetoledelleorecchiediunascrofa,elenaricieranolargheenere.Alfiancoportavaunasciabolaeunoscudo.Laboccaparevaun forno.Eraun famoso chiacchierone, ungoliardo chepassava lavita nel vizio e nel vitupero, ed aveva un’abilità straordinaria per farsi la parte sulgrano che gli portavano a macinare, facendosi pagare, per giunta, tre volte inveced’una[50].Nondimeno,perDio,avevaanchelui,ilsuopolliced’oro[51].Eravestitodibianco,conuncappucciocelesteincapo;esiccomesuonavamoltobenelacornamusa,cifececamminareasuondimusicafinofuoridellacittà.

L’economo,personamoltogentile,eraalserviziodiuncollegiodiavvocati[52],edaluitutteleserveavrebberopotutoimparareafarlaspesa.Perchèeracosìaccorto,che,ancheselarobachecompravanonlapagavasubito,malaprendevaacredenza,trovavasempreilmododiportarviadibottegaquelchec’eradimeglio,ediintascarequalchesoldo[53].Siamogiusti,domineddiogliavevadatounbeldono:viparepoco,cheunuomo,ilqualeinfondoeraunpezzod’ignorante,avessel’abilitàdirivenderetantidottori?

Isuoipadroni,gliavvocatidelcollegio,eranopiùdiunatrentina,einfattodileggene sapevano tutti di molto, ed erano valentissimi. Immaginatevi che ce n’era unadozzina, i quali sarebbero stati capaci di amministrare il patrimonio e i terreni diqualunque Lord inglese. E con la sua rendita (salvo che non avessero dovutocombattereconunmatto)gliavrebberofattofarelafiguradelgransignore,senzauncentesimodidebito,sepurenonavessepreferitomenareunavitasempliceemodesta.Eranoamministratoricosìabili,cheavrebberosaputorimettereingambelefinanzediqualunque provincia, per quanto malandata; eppure il nostro economo, quando sitrattavadellaspesa,limettevatuttinelsacco.

Ilfattoreeraunuomomagroecollerico;sifacevaraderelabarbafinoallapelle,eintorno all’orecchio voleva sempre ben tagliati i capelli.Davanti aveva il cocuzzolospelato come un prete.Aveva un paio di gambe lunghe e secche come due bastoni,senza un’oncia di carne. Per tenere in ordine un granaio o un magazzino eravalentissimo;enonc’erarevisorechepotesse trovaredaridiresu iconti fattida lui.Dalla siccità e dalla umidità della stagione ti sapeva dire, senza sbagliare, comesarebbeandatalaraccolta.Lepecore,ilbestiame,illatteeilburro,imaiali,ilcavallo,leprovviste,eipollidelsuopadrone,eranotuttiaffidatiallasuacustodiaedirezione;e per contratto faceva il rendiconto annuale, fin da quando il suo padrone avevavent’anni.Nelsuolibrononc’eranoarretrati: icontieranosempreinregola.Fattori,contadiniepastori,conoscevanotuttilasuafurberiaelesueastuzie,eavevanodilui

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unapaura indiavolata.Abitava inun luogoamenissimo,ombreggiatodalverdedeglialberi.Zittoecheto s’eramessodaparteunbelgruzzolo,poichè sapevaspendere ildenaromegliodel suopadrone,delqualecercava, furbomatricolato,dientrarenellegrazie,prestandogli,all’occorrenza,delsuo,eguadagnandociqualchevolta,insiemeairingraziamenti,ancheunvestitoouncappello.Dagiovaneavevaimparatoilmestieredel legnaiuolo, edera riuscitounvalente artigiano.Cavalcavaunbellissimo stallonegrigiopomellato,ederavestitodiunalungacappaturchina,conunaspadaarrugginitaal fianco.QuestofattoresichiamavaScot,ederanatoaNorfolk,vicinoadunacittàchiamataBaldeswell.Avevalacappalegataallavitacomeunfrate,ecavalcavasempreincodaallabrigata.,

C’era, con noi, anche un usciere del tribunale ecclesiastico, con una faccia dacherubino,rossacomeilfuocoperunosfogocheglieravenutofuori.Avevagliocchipiccolissimi, ed era caldo e lascivo come un passerotto. Le ciglia spelate e la barbamezza spelacchiata lo faceano sì brutto, che i bambini ne avevano un gran terrore.Mercurio,piombobianco,zolfo,borace,biacca, tinturadi tartaro,unguenti, tuttoerainutile: non era possibile trovare unamedicina, che gli facesse sparire dal viso tuttequellepustolebianche,eglispianasseibernoccolicheavevasullegote.Facevadellegranmangiated’aglio,dicipolla,diporri,ecitrincavasopradelvinogenerosoerossocomeilsangue,chiacchierandoegridandocomeunossesso.Quandopoiavevabevutobenbene, allora cominciavaaparlare in latino.Stando tutto il giornoal tribunale inmezzoallesentenzeeaidecreti,nientedipiùnaturalechequalchefraselatinaglifosserimastainmente:delresto,ognunosacheancheunagazzaimparaadiscorrerebenecomeilpapa[54].Sequalcunopoiperdivertirsicolsuo latino lofacevadiscorrereunpoco,tiravafuorituttalasuadottrina,esimettevaagridare:Questioquidjuris[55].

Scapestratosì,ma in fondoaveva ilcorebuono,enonc’erapiùbuondiavolodilui;seunamicoglipagavaunquartucciodivino,erapadroneditenersi,magariperunanno intero, una concubina: egli lo compativa, e chiudeva un occhio volentieri.Quandoqualchemerloglicapitavasotto,selopelava,pianopiano,senzachequestiseneaccorgesse[56].Tutte levolteches’imbatteva inqualcunodeisuoibuoniamicigliinsegnavaanonaverpauradeifulminidell’arcidiacono,dicendo:«l’animanostranonè mica rinchiusa dentro la nostra borsa. Perciò niente paura, perchè l’arcidiaconocolpisce lì, lì dentro è l’inferno per lui».Ma egli mentiva per la gola: il colpevoledovrebbe temere sempre la scomunica, poichè questa perde l’uomo, comel’assoluzionelosalva;edovrebbe,ognuno,guardarsidalsignificavit[57].

Avevasottolagiurisdizionedelsuoufficiotuttalagioventù[58]delladiocesi,econtuttieralargodiconsigli,contuttisitrovavasempred’amoreed’accordo.S’eramessoin capo una ghirlanda di fiori come quelle che si vedono appese per insegna allebirrerie,einvecediscudoportavaunafocaccia.

Insiemea lui cavalcavaun simpaticomercanted’indulgenze,diRoncisvalle, suodegnoamicoecompare,ilqualeeraritornatoproprioalloradaRoma.Nonfacevaaltroche cantare con quanto ne aveva in gola: «Amor mio vien qui da me[59]»; mentrel’usciere con una voce che sonava più di un trombone, gli faceva il bassoaccompagnandolo.Questomercantediindulgenzeavevaicapellibiondicomelacera,emorbidicomefiocchidilana,cheglicascavanogiùperlespalle,unciuffoquaeun

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ciuffo là, molto radi; nonostante, per fare il chiasso stava senza il cappuccio, e lotenevachiusoinfondoallasacca.Pretendevadicavalcaresecondol’ultimamoda,esene andava, coi capelli svolazzanti per le spalle, con una semplice berretta in testa,mentregliocchigli luccicavanocomequellidiunalepre.Sullaberrettaavevacucitouna piccola immagine di Cristo, e si teneva davanti la sua sacca, piena zeppad’indulgenzechevenivanobellecaldedaRoma.Parlavaconunavocinacosìcuriosa,cheparevadisentirbelareunacapra.Erasenzaunpelodibarba,eormai,credo,avevaperdutolasperanzadiaverne:conquellafacciacosìpulitaeliscia,sembravasempreuscito dalla bottega del barbiere.Nonmi ricordobene semontava un cavallo o unacavalla.

DaBerwikeaWarenonc’eraunmercanted’indulgenzebravocomelui.Infondoallasuasaccac’eranodeiveritesori:c’eraunafedera,cheerafatta,nientedimeno,colvelodiMariaVergine;c’eraunpezzodellavelacheportòS.Pietropelmare,quandoincontrò Gesù che lo raccolse e lo salvò. C’era una croce di metallo con pietrepreziose,edegliossidiporcodentrounbicchiere.Conquestereliquiequandotrovavaqualchepoverocuratodicampagna,inungiornosologlirimediavapiùdiquellocheilpoverettononguadagnavainduemesi.Ecosìlisciandoescherzandoeglisigiocavailcuratoetuttalasuagente.Peròbisognadirelaverità,inchiesaeraungranbravoprete.Leggevamoltobenel’epistola,equalunquealtrapartedellamessa;[60]maeraproprioinarrivabilenelcantareunoffertorio.Siccomesapevachesubitodopoc’eralapredica,e bisognava scioglier la lingua[61] per intascare quattrini con la sua solita abilità,cantavaconmaggiorlena,egridavaconquantoneavevaingola.

Ecosì,eccovi, inpocheparole, lacondizione, l’abbigliamento, ilnumerodi tuttaquellabravagente,e l’occasione incui l’allegrabrigatasi trovòriunitaaSouthworknellasimpaticaosteriadelTABARROpressoBelle.Bisognaoracheviracconti,comecelapassammoquellanottelìall’osteria;poividiròqualchecosadellanostracavalcata,esapretetuttoilrestodelnostropellegrinaggio.

Comincio dunque col chiedere alla vostra cortesia, lettori carissimi, di nonvolervela prendere con me e tacciarmi di ignorante, se io vi parlo alla buona, e viracconto i discorsi e gli scherzi dei miei compagni di viaggio, con le loro preciseparole.D’altronde, losapetemegliodime,chi racconta,devecercare, findoveglièpossibile,diriferirescrupolosamentequellochehasentito,senzabadareacomedeveparlare.Altrimentifiniscepernondirelaverità,edècostrettoquindiainventareoalambiccarsi il cervello dietro alla metafora. Quand’anche si trattasse di raccontarqualchecosachesiriferisse,faccioperdire,aunfratello,siamosemprelì:nonbisognabadare a una parola piuttosto che a un’altra. Guardate un po’ Cristo: nella sacrascritturaegliparlaapertisverbis,edicesemprelecosecomesono;eppurenessunocihatrovatomainulladimale.EPlatone,signorimiei,checosadiceaquestoproposito?Dice,achilosaleggere,cheleparoledebbonoessereparentideifatti[62].

Vipregoanchediperdonarmisequinelmioraccontononhodatoaciascunodeimiei compagnidiviaggio ildebitoposto, secondo lapropriacondizione, comeavreidovutofare.D’altrondeilmioingegno,lovedretebene,èunpo’corto.

Il nostro oste, dunque, fece festa e buon viso a tutti, e ci mise a tavola in unmomento,servendocidelleottimevivande.Ilvinoerapiuttostogeneroso,eandavagiù

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cheeraunpiacere.L’oste,dicevo,ilqualeerastatomaggiordomodipalazzo,citrattòconmoltacortesia.Eglierapiuttostogrosso,edavevagliocchiinfossati.InChepenonc’eraun tipopiùsimpaticodi lui: francosavioepienodiaccortezza,uomonelverosensodellaparola,eperdipiùsemprediumoreallegrissimo.Dopocenasimisesubitoascherzareconnoi,ecitenneunpo’allegrico’suoidiscorsi;poisaldatiicontidisse:«Signorimiei, siate di cuore i ben venuti; sullamia parola io non homai avuto inquestoalbergounacosìgenialebrigata.Semiriuscisse,vorreitrovareilmododifarvisembrareillungocamminochedovetefare,menonoiosochefossepossibile.Ecredopropriodiavertrovatounmezzomoltosemplice,echenonvicosterànulla.Voiandatetutti a Canterbury, non è vero? Il signore v’accompagni, e il beato martire viricompensi.Orbene,iom’immaginochelungolastradacercheretedichiacchierareedischerzare;perchèilviaggiononoffre,davvero,nulladibelloedidivertente,achiabbiaintenzionedistarsenesulsuocavallocomeunpezzodimarmo.Inquestocaso,signorimiei,mipropongoio,comevidicevo,difarvipassareiltempopiùprestoeconmenonoia.Sevorreteaverelagentilezzadiseguiretuttiilmioconsiglio,esedomaniquandosareteacavallovipiaceràfarequellochevidiròio,vigiurosul’animadimiopadre,ilqualeèmorto,chefareteunviaggiopiacevolissimo.Quandononfossevero,tagliatemilatestaconuncolpo.Masenzatantechiacchiere,sulamano,aivoti!»

Lanostraapprovazionenonsifeceaspettaretanto:ciparvechenonfosseilcasodidiscutere lapropostadell’oste;esenz’altroaccettammo,pregandolodiesporre il suodisegno.

«Signori, diss’egli, fate del vostromeglio per ascoltarmi, e non ve ne abbiate amale,viprego,selamiapropostanonvipiace.Ecco,insostanza,dichecosasitratta.Ciascuno di voi, per ingannare la lunga strada, dovrà raccontare due novellenell’andare e altre due al ritorno; s’intende cheognunoèpadronedi raccontare fattiavvenutiquandochesia.Chidivoisiporteràmeglio,cioèchiracconteràcosepiùbellee più divertenti, dovrà avere una cena, qui in questo albergo, a questa stessa tavola,pagatadatuttiglialtrialvostroritornodaCanterbury.Eperchèpossiatefareunpo’piùdi allegria, verrò anch’io con voi, a mie spese bene inteso, e vi farò da guida;proponendo, fino da ora, per chi lungo il cammino non farà quello che dico io, lapunizioneseguente:pagarelespese,diviaggiopertutti.Sel’ideavipiace,ditelosenzatanticomplimenti,cheiodomattinamifaròtrovareprontopertempo.»

L’ideadell’ostepiacque,etuttidemmodibuonanimolanostraparola,pregandolononsoloavoler faredavveroquantociavevaproposto,maavolereessere ilnostrocapo, e nello stesso tempo giudice e relatore delle nostre novelle. E fino da quelmomentofustabilita,aundipresso,laspesadellacenadafarsialnostroritorno.Cosìda quanti eravamo li presenti, senza distinzione di grado, fu convenuto di affidarsiall’ostecomeguida,edisottomettersi,dicomuneaccordo,alsuogiudiziodirelatore.Egli allora ci portò del vino, e dopo aver bevuto ce ne andammo tutti a letto senzaaltro.

Lamattina,appenagiorno,ilnostroostesialzòprimaditutti,efucosìilgallocheci cantò la sveglia.Messici tutti in rango, emontati a cavallo, c’incamminammo, dipassoper la strada che conduceall’abbeveratoiodettodiS.Tommaso[63].Qui l’ostefermòilsuocavallo,edisse:«Signori,vipregodiricordarvidellavostrapromessa;se

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il canto della sera va d’accordo con quello della mattina, vediamo chi è che deveraccontarelaprimanovella.Ch’iononpossaberepiù,invitamia,unagocciadibirraeunagocciadivino,sechisirifiutadiobbedirminonfaràpertuttilespesedelviaggio!

Signorcavaliere,miopadrone,quaanchevoiafarealconto,[64]poichèhostabilitochedecidalasortechideveessereilprimoaraccontare.Anchevoi,soraMadrepriora,venite qua; e voi signor chierico, siete pregato d’essere un po’ più svelto, e di nonpensareoraailibri.Avanti,giùlamanotutti».

In un momento tutte le mani si schierarono, e per non farla tanto lunga (fossefatalitàocaso,oquelchesivoglia), lasortecaddesulcavaliere,congranpiaceredituttalabrigata.Ecosìglitoccòaraccontarepelprimolasuanovella,secondoquelloche di comune accordo era stato stabilito, come già sapete. Quel buon diavolo delcavaliere, in fine, quandovide che toccava a lui, da uomo savio, e sempre pronto amantenerelasuaparola,disse:«Ebbene,sedevoessereioilprimo,tantomeglio:sialodato Dio, che è toccato proprio a me! Mettiamoci, dunque, in cammino, e fateattenzioneaquellochedico.»

Conquesteparoleriprendemmolanostrastrada,eilcavalieredibuonissimoumorecominciòsubitoilsuoracconto,edissequestanovella.

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NOVELLADELCAVALIERE

NELLE storie dei tempi antichi si racconta che una volta c’era un duca, chiamatoTeseo, il quale era signore e governatore di Atene; ed aveva così gran fama diconquistatore, che allora non ce n’era uno più grande di lui sotto la cappa del sole.Aveva conquistato molti grandi regni, e da valente e prode cavaliere era riuscito asoggiogare anche quello delle donne conosciuto anticamente col nome di Scizia,sposandolabellareginaIppolita,cheeglisiportògloriosamenteeconsolennepompainAtene, insieme con la giovane sorella di lei Emilia. Ed ora appunto questo ducafamosocavalcaversoAteneinmezzoallagloriaeaisuonideltrionfo,seguitodatuttoilsuoesercitoinarmi.

Se non avessi paura di andare troppoper le lunghe, vi racconterei per filo e persegnoinqualmodoTeseoriuscì,coisuoicavalieri,avincereilregnodelledonne;videscrivereilagrandebattagliafraAteneeleAmazzoni,l’assediodiIppolita,labellaecoraggiosa regina della Scizia, le feste che celebrarono le sue nozze con Teseo, e isacrificich’eglifece,alsuoritorno,neltempiodiPallade.Mapurtroppo,perquestavolta,debbofarneameno.Diosaqualevastocampodaarareiohodavantiame:eibuoichetiranoilmioaratrosonofiacchi.Ilseguitodellamiastoria,dicevo,èmoltolungo; e non vorrei che qualcuno di voi, per colpa mia, dovesse rinunziare al suoracconto.Ciascuno deve dire la sua novella, e staremo a vedere, poi, chi vincerà lacena.Riprendiamo,dunque,doveeravamorimasti.

Il duca del quale vi parlavo, giunto quasi alle porte della città, e quando stavaproprioperentrarvicontuttoilsuosplendidoseguito,volgendopercasogliocchidauna parte della strada, vide una lunga fila di signore abbrunate, che stavano inginocchioadueadue,lungolastrada,piangendoegridandocosìdisperatamente,chemaipersonavivaavevasentitotalilamenti.Nèsichetarono,finchènonebberofermatoilcavallodiTeseo,prendendoloperlabriglia.

«Chi siete, disse loro Teseo, voi che col pianto turbate in questo modo, il miotrionfo? Piangete forse, e vi lamentate così, per invidia dellamia gloria? Chi vi hamaltrattato,chivihaoffeso?Ditemelo,ch’iopossa,seèpossibile, rimediarvi.Comemaisietetuttevestitedinero?»

Allora lapiùvecchiafuoridisèdaldolore,ecolpalloredellamorte inviso,chefacevapietàaguardarlaeasentirla,rispose:

«Signore, fortunato vincitore, e glorioso conquistatore, non è davvero la vostragloriaolafamavostracheciaffligge:abbiatecompassionedinoi,eprestateciilvostro

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soccorso, ve ne scongiuriamo. Movetevi a compassione del nostro dolore e dellamiserianostra.Siatecosìgenerosoda lasciarcadereunagocciadellapietàvostra sunoi,poveredisgraziate.Pensatechenoitutteeravamo,ungiorno,duchesseoregine,edorasiamopoveredonne.Viabbiamoaspettatoperquindiciinterigiorni,quineltempiodellaDeaClemenza,perdomandarvi ilvostroaiuto:voipotetesoccorerci, sevolete.Io,poveradisgraziata,chepiangoemidisperocosì, sono lamogliediCapaneo,chemorì (quel giorno siamaledetto!) a Tebe.Quante voi vedete qui piangere in questotriste abbigliamento, tutte abbiamo perduto il marito là durante l’assedio. Ed ora ilvecchio Creonte re di Tebe pieno d’ira e di malvagità, spinto dal dispetto e dallaprepotenza,perfareoltraggioalcorpodeimaritinostriuccisiinbattaglia,hafattofareunacatastadituttiimorti,enonpermetteràassolutamentechesienosepoltiobruciati:vuole,perdisprezzo,chesianolasciaticomepastoaicani.»

Aquesteparolesilasciaronocadere,senzaalcunritegno,perterra,ecominciaronoagridare pietosamente: «abbiate unpo’ di compassionedi noi, poveredisgraziate, elasciatecheilnostrodolorevitocchiilcuore.»

Ilbuonduca,sentendoleparlareinquestomodo,commosso,saltògiùdacavallo.Nelvederleridottedallanobiltàdiunavoltaatantamiseriaeatantoavvilimento,gliparvedisentirsispezzareilcuoreaduntratto;efattelealzareinpiedi,cercòconognimezzodiconfortarle,esullasualealtàdicavalieregiuròcheavrebbefattoquantoglierapossibilepervendicarledel tirannoCreonte,promettendolorochetutta laGreciaavrebbeparlato, presto, della fine cheper lamanodiTeseo farebbequell’uomobenmeritevoledellamorte.

Esubito,senzaporre tempo inmezzo,spiegò le insegneemosseacavalloversoTebe,seguitodatuttoilsuoesercito.NonvollenemmenoentrareinAteneperriposarsiunamezzagiornata,maquellanottestessasimiseincammino.Primadipartirefeceaccompagnare adAtene la regina Ippolita e la bella sorella di lei, Emilia, perchè loaspettasserolà;quindisenzacheiovelafacciatantolunga,montòacavallo,eviaperlasuastrada.

NellagrandebandierabiancalafigurarubicondadiMarte,conlalanciaeloscudo,risplendecosìfulgida,chealsuopassaretuttiicampiscintillano.Vicinoallabandierasegue la insegna di Teseo, tutta d’oro, nella quale è raffigurato ilMinotauro da luiuccisoinCreta.Così,dunque,cavalcavailducaconquistatore,accompagnatodalfioredeicavalieriateniesi;giuntofinalmenteaTebe,scesecongarbodacavallo,esifermòinuncampoovestabilìdidarebattaglia.Eperfarlacorta,venutoallemanicolrediTebelouccise,daprodeelealecavaliereinapertabattaglia,emiseinfugatuttelesuegenti.Quindipresed’assalto lacittà,abbattendone lemura, spezzando inogni luogosbarre e travi, e restituì alle signore ateniesi i corpi dei loro morti mariti, affinchèfacesseroloroledebiteesequie,secondoilcostumed’allora.

Troppotempocivorrebbeperdescrivereipiantieilamentichelevaronoledonnedi Atene mentre bruciavano i cadaveri, le cerimonie con cui Teseo, l’illustreconquistatore, prese congedo da loro: ed io ci rinunzio perchè non ho intenzione diandaretantoperlelunghe.

Teseo dunque, questo nobile duca, uccisoCreonte ed espugnata la città di Tebe,

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nonabbandonòmaiilcampodibattaglia,restandoviperfinoadormirelanotte,oramaipadronedifarelàilcomodosuo.Intantoisoldatidopolavittoriasiabbandonaronoalsaccheggio,frugandonelmucchiodeicadaveriperspogliarlidellevestiedellearmi.Ora accadde che costoro, in mezzo alla catasta dei morti, trovarono due giovanicavalieri, feritigravemente invariepartidelcorpo, iqualigiacevanoper terra, l’unoaccantoall’altro,vestitidibellissimeericchearmi.L’unoavevanomeArcita,l’altrosichiamavaPalemone,ederano tuttieduefra lavitae lamorte.Gliaraldi,dallacottad’armi e dagli abiti che avevano indosso, si accorsero subito che i due giovaniappartenevanoallafamigliadelrediTebe,eliriconobbero,precisamente,perfigliuolidi due sorelle. Allora gli stessi soldati li trassero fuori dal mucchio dei morti, e liportarono,conmoltacura,allatendadiTeseo,ilqualenonvollesaperediriscatto,elifece subito condurre in Atene, perchè fossero rinchiusi per sempre in prigione. CiòfattoTeseosimiseacavallo,eseneritornòcolsuoesercito inAtene, incoronatodiallorocomeunconquistatore,e là finì feliceecontento isuoigiorni.Masenzafarlatanto lunga torniamo a Palemone e Arcita, i quali se ne stavan chiusi in una torrenell’angosciaeneldolore,senzasperanzadipoternemaiuscire,poichèsapevanobenechenonc’eraorochepotesseriscattarli.

Dunque,aungiornopervolta,passaronodeglianni;quandounamattinadimaggioEmilia,piùbella involtodelgigliosulverdestelo,piùfrescadelmaggiostessocontuttiisuoinovellifiori(poichèilsuocoloregareggiavaconquellodellarosa,enonsochidelleduefosselapiùbella),unamattina,dicevo,Emiliasecondoilsolitosialzòesi vestì prima che fosse giorno.Maggio non lascia poltrire la gente nel letto: ognianimogentilelosente,ebalzaimprovvisodalsonnoappenaquestigligrida:«levatiefailtuodovere».

Emilia dunque ricordandosi che doveva far gli onori a Maggio si alzò. Perchèsappiatecom’eraabbigliata,avevaindossounavestenuova,eibeicapellibiondilegatiinunalungatreccialependevanogiùperlespalle.Sidivertivaapasseggiaresuegiùpelgiardino,mentreilsolesorgevaapocoapoco.Coglievaquaelàdeifiorirossiebianchi,eneintrecciavaunagraziosaghirlandaperlatesta,cantandocomeunangelodelcielo.Perl’appuntoeraunitaalmurodiquestogiardinolagrossaesicuratorre(ilcarcereprincipaledellacittadella),nellaqualeeranochiusiiduecavalieridicuivihoparlatoedovròancoraparlarvi.

Eraunabellamattinadimaggio,eilsolerisplendevanelcielo.Palemone,ilpoveroprigioniero,sieraalzato,ecolpermessodelcarceriereerasalitosecondoilsolito,aduna camera su in alto, dalla quale egli scopriva tutta la bella città, e il giardinoverdeggiantedirami,dovelabellaegiovaneEmiliapasseggiavaperdiletto.

Ilpoveroprigionieroandavasuegiùperlastanzatuttoaddolorato,elamentandosiconsestessodellasuadisgraziadicevaognitanto:maperchèsonovenutoalmondo?

OrailcasofececheegliattraversolefitteegrossesbarrediunafinestragettassegliocchisopraEmilia,eferitoalcuoredallasuabellezzasitraesseindietromandandoungrido.

DalqualescossoimprovvisamenteArcitadisseaPalemone:«Cuginomio,checosahai?Perchèseipallidocomelamorte?Perchèhaigridatocosì?Chièchetihafattodel

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male?Seèlaprigioniachetifasoffrireinquestomodo,sopportalaconrassegnazione,perl’amorediDio,poichènonc’èrimedio.Ildestinocihariserbatoquestasventura:certo deve essere stato un maligno influsso di Saturno o di qualche costellazione.Invano abbiamo cercato di scongiurare il pericolo: il cielo era disposto così fin dalgiornodellanostranascita;bisognarassegnarsi,nonc’èquestione.»

RisposePalemone:«Cugino,inveritàtutiseiimmaginatounacosachenonèvera.Nonmihafattogridarelaprigione:gliècheproprioinquestomomentohoricevutouna ferita, che passandomi per gli occhi, è penetrata fino al cuore uccidendomi. Labellezza di una donna che passeggia laggiù nel giardino è ciò che mi fa gridare esoffrire. Ionon so se siaunadonnaounadea,ma se iononm’ingannodeveessereproprioVenere.»

E così dicendo cadde in ginocchio ed esclamò: «Venere, se per tua volontà tuappari così in questo giardino ame povera disgraziata creatura, aiutaci a fuggire daquesta prigione. Se è nostro destino irrevocabile di dover morire quì dentro, abbicompassionedelnostrolignaggiocosìoltraggiatodauntiranno.»

A queste parole Arcita si mise a spiare nel giardino, dove la donna seguitava apasseggiaresuegiù.Erimasecosìcolpitodallabellezzadilei,chesePalemonenefuferitomortalmente, la sua ferita non eramenomortale davvero. E sospirando dissepietosamente: «La giovane beltà di colei che passeggia laggiùmi uccide. Se quelladonnanonmiconcede,perpietà,dipoterlaalmenovedere,iosonobell’emorto.»

Palemone guardando, tutto arrabbiato, il cugino gli disse: «Arcita, ma tu diciquesto davvero, oppure scherzi?» «No, risposeArcita, io dico davvero, in fedemia.Diovolessecheinquestomomentoavessivogliadischerzare.»

Allora Palemone aggrottando le ciglia soggiunse: «Arcita, non ti farebbe onoreingannareetradiremeinquestomodo;mechesonotuocugino,edopoilgiuramentofattosolennementedatuttieduediesseresemprecomeduefratelli,dilasciarepienalibertà l’uno all’altro (a costo dimorire, e fino al giorno in cui lamorte ci avrebbeseparati) in amore e in qualunque altra circostanza; dopo che noi abbiamo giurato,anzi,chetuinognicasoavrestiaiutatome,ediote.Questofuilnostrogiuramento,iolo ricordo bene, tu non puoi dire di no. Tu dunque ora dovresti aiutarmi col tuoconsiglio:invecemancandoallatuaparolavuoiamareladonnamia,quellacheioamoeservo,cheameròeserviròfinoacheilcuoremibatterànelpetto.

MatuoArcita,mancatorediparolanonfaraiquestocertamente.Iofuiilprimoadamarequelladonna,econfessaiatel’amoremiocomeadunconfidente,comeadunfratello che aveva giurato di aiutarmi. Tu dunque, se sei un cavaliere, devi aiutarmicomepuoi,altrimentiiohoildirittodichiamartiunuomosleale.»

Arcitarisposerisentito:«Tupiuttostosaraiunmancatoredifedeenonio;anzisei,e te lo dico chiaramente sul viso. Perchè quella donna io l’ho amata prima di te:vorresti dire di no? Tu l’avevi creduta una dea, quindi il tuo non è amore mavenerazione,mentre io l’amocomecreaturaumana.Eappuntoperquestotihodettotutto,comeaduncuginoilqualeavevagiuratodiessermifratello.

Masupponiamopureche tusiastato ilprimoadamarla:nonconosci ilmottodiquell’anticosaggio ilqualedisse:“chipuòdettare leggeadunamante?”Amoreè la

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leggepiùpotentecheunpoveromortaleabbiamaidettato.Einfattituttiigiorni,edagentediqualunquecondizione,noivediamoinfrangereperamoreleleggipiùassoluteegiuramenticomeilnostro.Unuomoècostrettoadamareperforza,malgradodellasuavolontà.Eglinonpuòliberarsi,edèprontoadincontrareanchelamorte,siacoleiche egli ama, indifferentemente, una fanciulla, una vedova o magari una donnamaritata.

Delrestononènemmenoprobabilechetupossarestarepertuttalavitanellesuegrazie,comenonviresterò,certo,neppureio:poichètusai,purtroppo,chenoisiamocondannatiadunaeternaprigioniasenzasperanzadiriscatto.

Noifiniremo,forse,perfarecomequeiduecanichesileticavanounosso,iqualistettero alle prese un giorno intero, per poi non avere nulla. Perchè mentre siazzuffavanocalòinmezzoalorounnibbio,esiportòvial’osso.Perciò,carofratello,saràmegliofarecomesisuoidire:“allacortedelreognunpensapersè”eccotutto.Tuamaquelladonnaquantotipare;iopercontomiol’amoel’ameròsempre:nonpossodirtialtrodavvero.Unavoltachedobbiamorassegnarcituttiedueallaprigione,seguaognunolasortecheglitocca.»

Grande e a lungo seguitò ancora la disputa fra loro due, se avessi il tempo diraccontarla,maandiamoavanti.Perfarvelacorta,ungiornounducafamosochiamatoPiritoo,compagnodiTeseofindaquandoeranobambini,andòinAteneperrivedereilvecchioamicoepassarequalchetempoconluiallegramente,comeerasolitofareognitanto,giacchèsivolevanotuttiedueungranbene.Sivolevanotantobene,(diconoilibricheparlanodiqueitempi,)chequandol’unodiessimorì,nondicobugie,l’altroandò a ritrovarlo fin giù nell’inferno.Ma ora non è mia intenzione scrivere questastoria.

Piritoo,dunque,conoscevabenissimoArcitacheavevavedutocrescered’annoinannoinTebe,cosicchèglivolevamoltobene:etantofeceetantopregò,cheTeseololasciòuscirediprigione.Enonsolamentenonvollenessunriscatto,maglilasciòpienalibertà di andare dovunque volesse, ad una condizione: che se per casoArcita fossecòltodigiornoodinotte, ancheperunmomento, inunacittàdel regnodiTeseo, evenissearrestato,perderebbelatestaconuncolpodisciabola.Questofuilpatto,enonc’era per Arcita altra speranza di rimedio o altra via di scampo. Così egli partì, es’avviòinfrettaversocasasua.Stiabeneattento,però,perchèlasuavitacorreungranpericolo.

Quanto soffre, intanto, il povero Arcita! Si sente la morte nel cuore; piange, silamenta, si dispera che fa pietà a sentirlo, e pensa di darsi la morte. Poi grida:«Maledettoilgiornochesonvenutoalmondo!Eccomicondannatoadunaprigionepiùdura di quella di prima: eccomi condannato non dico al purgatorio, ma alle penedell’inferno. Ah! non avessi mai conosciuto Piritoo: così sarei ancora presso Teseolegatoinprigione,mafelice,enonundisgraziatocomesonoora.Lasolavistadicoleicheioservosenzasperarediesseremaidegnodellasuagrazia,miavrebbeabbastanzaricompensato.

Caro cugino Palemone, soggiungeva, tu hai riportato la vittoria in questaavventura:tupuoigodereancoraedesserefelicechiusoinprigione.Inprigione?Che

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dico?Inparadiso.Lafortunahatiratoessastessaidadiperte,poichètugodilavistadiEmilia,edionesoffro,invece,lalontananza.Tualmeno,chelavediognigiorno,eseiun nobile e valoroso cavaliere, puoi sperare che un caso qualunque (visto che lafortunaè così cieca) ti facciaottenereciòchedesideri.Mapermeche sonoesiliatosenzasperanzadigrazia,emitrovoinmezzoacosìgrandedisperazionechenonpuòdarmiaiutooconfortonèlaterra,nèl’acqua,nèilfuoco,nèl’aria,nèaltracreaturadaloro formata, perme non ci resta chemorire dalla disperazione e dal dolore.Addiovita,addiodesiderî,addiofelicità,addiotutto!

Ma perchè tutti gli uomini si lamentano tanto della divina provvidenza e dellasorte,chespessoevolentiericoncedeloro,oinunmodooinunaltro,piùdiquellocheessistessipossanoimmaginare?Uno,peresempio,desideralericchezze,enonsachesarannolasuamorteolasuarovina.Unaltrocheèinprigione,vuoleuscirneadognicosto,eincasasuatrovalamortepermanodeiservi.Imalidiquestogenerechedaunmomentoall’altrocipossonocapitareaddossosonotanti,chenoistessinonsappiamoche cosa augurarci nelmondo.Noi camminiamo suquesta terra come l’uomoche èubriaco fradicio: egli sa di avere una casa,ma non sa infilare la strada che lomenidritto al portone; e su quella che ha trovato scivola maledettamente ad ogni passo.Nellostessomodoprecisocamminiamonoiinquestavalledilacrime.

Noi ci arrabattiamo dietro la felicità, ma il più delle volte sbagliamo la strada;questaèlaverità.Tuttidobbiamoconfessarlo,ediopelprimo,chemicredevo(anzineerocerto)disentirmifeliceecontentoilgiornoincuifossiuscitodiprigione,einveceeccomiqualemillemiglialontanodallafelicità.OEmilia,seionondebborivederti,èfinita:iosonounuomomorto!»

Palemone,intanto,appenaseppecheArcitaseneeraandato,cominciòadisperarsiinmodo,che lagran torreecheggiavadellesuegridaedeisuoipianti.Fin lecatenecheavevaaipiedieranobagnatedellesueamarelacrime.

«Ahimè,diceva,ocuginoArcita,Diosasedinoiduetuseiquello,purtroppo,chehaguadagnatonellalitechecihadivisi.

TuoracamminiliberamenteperleviediTebe,epocotiimportadelmiodolore.Tusevuoi,bravoecoraggiosocomesei,puoiradunaretuttalagentedelsanguenostro,efar con essa una guerra così accanita al regno di Teseo da ottenere, per un eventoqualunque,ocomeprezzodellapace,lamanodicoleiperlaqualeèdestinatocheiomuoia.Poichèqualeprobabilitàpossoaveredipossederla,colvantaggiochetuhaidiesserefuoridiprigioneeliberodite,mentreiosonocostrettoamorirerinchiusoinunagabbia?Ormai posso rassegnarmi a piangere e a disperarmi per tutta la vita, per lesofferenzechemidàlaprigionia,allequalisiaggiungonoi tormentidell’amore,cheraddoppianoilmiostrazio.»

Aduntrattoilfuocodellagelosiaglidivampònelpetto,econtantafuriairruppenelsuocuore,chedivennepallidocomelacenerefreddadellamorte,[1]edisse:«ODeicrudeli,chegovernateilmondoconlaforzadellavostraparolaimmortale,escrivetesopra una tavola di diamante i vostri decreti e la vostra eterna concessione, questogenereumanopelqualevoiavetefattotanto,insostanzachecosavalepiùdellapecorache giace per terra nella stalla? Anche l’uomo viene ucciso come un’altra bestia

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qualunque,èarrestatoeimprigionato,passadaunasciaguraall’altra,spessoessendo,perDio,ancheinnocente.

Checosaè,dunque,questogovernosuperiorechetuttovede,elasciasoffrirechièsenzacolpaedinnocente?Maun’altracosa,mifasentirepiùamaramentelemiepene;edèchel’uomo,peramorediDio,debbaesserecostrettoarinunziareallasuavolontà,mentre una bestia qualunque può soddisfare tutti i suoi desiderî. Senza contare, poi,che labestiaquandoèmorta riposa inpace;mentre l’uomodevepiangere e soffrireanchenell’altromondo,comesenonneavesseabbastanzainquesto.Èpropriocosì.

Il perchè io non non lo so, e lascio, appunto, che rispondano gli indovini; maun’altracosa,purtroppo,so:edècheinquestomondocisiamovenutipersoffrire.Io,disgraziato,vedounaserpestrisciareliberamenteperlavia;vedounladro,ilqualehaderubatopiùd’ungalantuomo,andarsenecomodamenteaspassodoveglipareepiace,mentreiodebbostarmenequiinprigionepervolerediSaturnoeperl’odioel’iradiGiunone, laqualehaquasidistruttocompletamente il sangue tebano,edabbattuto legrandimuradellacittà.EVenerepergiuntamifamoriredigelosiaedipaurapercausadiArcita.»

IntantolasciamoperunpocoPalemonenellasuaprigione,etorniamoadArcita.

L’estatepassa,elelunghenottiinvernaliraddoppianolepenedell’amanteinesilioe del prigioniero in Atene. Io non so, davvero, chi di loro due si trovasse peggio.Poichè,inunaparola,Palemoneeracondannatoaperpetuaprigionia,eamorirefraiceppielecatene;Arcitaesiliatosottolapenadellatesta,nondovevamaipiùrivedereladonnadelsuocuore.

Oinnamorati,checosarisponderesteaquestadomanda:chiviparepiùdisgraziato,ArcitaoPalemone?Questivedetuttiigiornilasuadonna,maècondannatoapassaretuttalavitainprigione;queglièpadronediandare,apiediedacavallo,doveglipare,manonpotràmaipiùrivedereladonnasua.Pensateunpo’quelcheviparevoichesietealcasodisapernepiùdeglialtri:iointanto,riprendoilmioracconto.

Arcitadunque,giuntoaTebe,nonfacevachelamentarsituttoilgiorno,fuoridisèdaldoloredinondoverpiùrivederelasuadonna.Eperdirviinunaparolaquantoeragrande il suo dolore:mai creatura umana ebbe a soffrire come lui, fra quante ce nesonosuquesta terra, ecene sarannoprimache ilmondo finisca.Nondormiva,nonmangiava, non beveva, tanto che si ridusse secco come un uscio.[2]Aveva gli occhiinfossati che facevano impressione a guardarli, la faccia smunta e pallida come lacenerespenta.Stavasempresolo,lontanodatutti,elanottenonfacevachepiangereedisperarsi. Se sentiva qualcuno cantare o suonare, cominciava a piangere e non lafiniva più.Era così accasciato ed avvilito, così completamente cambiato, che non siriconoscevapiùneppurelasuavoce,sentendoloparlare.

Andavagirandoper ilmondocon l’arianondiunpovero innamoratocolpitodalmalediEros,maconl’aspettodiunmatto.Parevaundisgraziatoalqualel’umortetrocacciandosinellaparteanterioredellascatoladelpensiero,avessemandatoaspassoilbendell’intelletto.L’organismofisicoemoraledelmiseroamanteera,insomma,tuttoscombussolato.Maperchèdovreipassareilgiornointeroaraccontarvilesuepene?

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Dunque, già da un anno o dueArcita era inmezzo a questi tormenti e a questidolori, quando una notte, mentre dormiva, gli parve di vedere, in sogno,Mercurio,l’alatomessaggerodelcielo,ilqualeglidissedidarsipaceestareallegro.Ildiotenevadritta in una mano la boccetta apportatrice del sonno, e un cappello gli cuopriva icapelliluccicanti;eravestitoedarmato(Arcitaloguardòbene),propriocomeilgiornoincuiArgochiuse i suoicentoocchinel sonnodellamorte.[3] «Arcita, eglidisse, tudeviritornareadAtene:èdestinatochelàabbianofineituoiaffanni».

AquesteparoleArcitasisvegliòconunsussulto.«Ciòchehointeso,diceva,mihamessolafebbreaddosso:ioanderòsubitoadAtene.Noncisaràpauradimortechemiimpediscadirivedereladonnamia,coleicheioamoeservo.Davantialeinonmicurodellamorte.»Ecosìdicendopreseungrandespecchio,eguardatosi,videche lasuafisonomiaeracosìcambiata,cheeglinonerapiùquellodiprima.Alloraglivenneunabell’idea:giacchèlesofferenzepatite loavevanocosìmalridotto,bastavacheeglisidesseunpo’l’ariadiunapersonadibassacondizione,pernonesserericonosciuto inAtene,epotervedere,così,ognigiornodavicinolasuaEmilia.Dettofatto:sitolsegliabiti, e si vestì comeunpoverooperaio.Quindi accompagnato solamentedaun suoscudiere(alqualeavevaconfidatotutto),vestitoancheluipoveramente,preselaprimastradachemenavaadAtene.Giuntolà,ungiornoandòalpalazzodicorte,esimisesullaporta,offrendosiaquestoeaquello,seavessebisognodiunuomodifaticaperqualunqueservizio.Epernonfarlatantolunga,gliriuscìdifarsiprenderecomeaiutodauncameriereaddettoallapersonadiEmilia.NaturalmenteArcita,accortocom’era,aveva subito saputo, appena tornato inAtene, quale era la servitù di lei.Tagliava lelegnaperilfuocoeportavaisuoiviaggid’acquasenzanessunafatica:eragiovaneerobusto,edavevaforzaespalleabbastanzabuone,perreggereaqualunqueservizioglivenissecomandato.

Eranoappenadueannicheegli, sotto il falsonomediFilostrato,[4] serviva in talmodolasuabellaEmilia;egiàtuttiglisieranoaffezionati:nessunodeglialtriservitorierabenvolutocomelui.Lagentilezzadeisuoimodieracosìgrande,cheacortetuttineparlavano:tuttidicevanocheTeseoavrebbefattounaveraoperadicarità,amigliorareun poco la condizione di lui, facendogli fare un servizio più decoroso, inmodo chepotessemettereinoperalesuevirtù.Intantolafamadellesuemolteabilitàedelsuobelmododiparlaresisparseperlacittà,egiunseprestoagliorecchidiTeseo,ilqualelo volle al suo servizio, e lo fece suo scudiere, dandogli, naturalmente, la paganecessaria per potersi mantenere in quel grado. Del resto c’era chi di nascosto gliportava,ogni anno,daTebe la renditadei suoibeni.Egliperòaveva l’accortezzadispendere sempre modestamente, affinchè a nessuno potesse dare nell’occhio, e faremeraviglia, comemai avesse tanto denaro. Per tre anniArcita se la passò in questomodo,senzaesserescoperto;anziseppefarecosìbene,tantointempodipacecheinmezzoalleguerre,cheTeseononebbemaialcunopiùcarodilui.Malasciamolo,ora,cosìcontentoefelice,etorniamounpocoaPalemone.

Questisetteannieranopassatiperluimoltotristinellaorribileecrudaprigione,inmezzo ai tormenti dell’amore e della disperazione. Chi soffriva, al mondo, comePalemonedoppiamentetorturato?Daunaparte,l’amorechelofacevadiventarmatto,dal’altra,laprigione,dovesitrattavadistarenonunanno,mapertuttalavita.

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Qualepoetainglesepotrebbedegnamentecantare,inrima,tuttoilmartiriodilui?Io no davvero; quindi tiriamo pure innanzi. Dopo sette anni, dunque, di penosaprigionia,precisamentelanottedeltrediMaggio(comeriferisconoivecchilibricheraccontanoiparticolaridiquestastoria),fossecasoodestino(certoquandounacosaèdestinata,deveaccadere),Palemone,conl’aiutodiunamico,amezzanotte inpuntoscappavadallaprigione,dandoselaagambeperlasciarealpiùprestolacittà.

La notte era corta, e il giorno si avvicinava: era necessario nascondersi per nonesserescoperto.PerciòPalemoneconpassotrepidantesirifugia,infretta,inunaselvalì vicina. La sua intenzione era di restare là nascosto tutto il giorno, per prendere,giunta la notte, la via di Tebe, dove poi pregherebbe i suoi amici di aiutarlo aguerreggiare contro Teseo. Poichè egli voleva, oramai, una di queste due cose: operderelavita,osposareEmilia;questosieraproposto,evolevariuscirvi.

TorniamooraadArcita,ilqualeinmezzoatantafelicitànonsognavaneppurecheglifosserocosìvicini,un’altravolta,gliantichiaffanni;finchèlasuamalaventuraglici fece battere proprio il naso[5]. L’allodola gaia, messaggera del giorno, saluta colcantoigrigialborimattutini;eFebofiammeggiandolevasicontalesplendorediluce,chetuttol’orienteneride,enelfogliamedelboscovaporanosottoisuoitepidiraggilependulegocced’argento.Arcita intanto, ilprimoscudieredellacortediTeseo,sieraalzato e contemplava il giorno sereno; quindi per fare onore aMaggio, con l’animariboccanted’amore,seneandòsulsuofocosodestrieroadiportopeicampi,qualchemigliofuoridellacittà.Eilcasofeceche,perl’appunto,sidiresseversolaselvastessadove era Palemone, in cerca di caprifoglio e biancospino per fare una ghirlanda. EcantavaconeffusionealbelsolediMaggio:

«Maggio, con tutti i tuoi fiori e le tue foglie, ben venuto sii tu, fresco e ridenteMaggio;iosperoditrovareinquestoluogounpo’diverde.»Quindicolcuorepienodigioia,balzaaterradacavallo,edentratoinfrettanelboscoincominciaagiraresuegiùperunviale,propriodovePalemone, trepidandodipaura, stavanascostodietroauncespuglio,perchènessuno lovedesse.EglinonsapevadavverocheArcita fosse lì;eDio sa se egli se lo sarebbemai immaginato.Ma dice bene un antico proverbio: ilcampo«hagliocchipervedere,ilboscogliorecchipersentire.»Edharagionechivacauto,perchègliuominisiincontranotuttoilgiorno,suquestaterra,senzabisognodiconvegni.NeppureArcitas’immaginavacheilsuocompagnodisventura,zittoechetolìnelbosco,glifossecosìvicinodasentiretuttociòcheeglidiceva.

Arcita dopo avere girato qua e là per un bel pezzo, cantando la sua canzone diMaggio, improvvisamentedivennemutoepensieroso,comefannoqueibei tipidegliinnamorati;iqualiunmomentosonosuinparadiso,unminutodopogiùnell’inferno;[6] e vanno su e giù come un secchio nel pozzo. Poichè l’incostante Venere rendemutabile,aunsuocomando,l’animodeisudditi,comeilgiornoaleisacro.Infatti ilvenerdìorac’èilsole,orapioveacatinelle:raramenteèugualeaglialtrigiornidellasettimana.

Finito il suo canto,Arcita cominciò a sospirare, e simise a sedere lì nel bosco,dicendo «Maledetto il giorno che sono nato! Per quanto tempo ancora, o Giunonecrudele, vorrai far guerra alla città di Tebe? Estinta è oramai la regale progenie diCadmo e di Amfione: di Cadmo che fu il primo fondatore di Tebe, il primo a

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governarlaeadesserneincoronatore.Iosonodelsuosangue,suodiscendenteinlineadiretta, ed appartengo proprio al ceppo reale; ed ora eccomi qua, ridotto cosìdisgraziatoevile,chenonmivergognodiservire,comemiseroscudiere,unuomocheèmiomortale nemico. E permiamaggiore vergogna,Giunonemi spinge perfino adisconoscereilmionome;poichèmentremichiamoArcita,oraminascondosottoilnome di Filostrato, che significa: uomo da nulla. Ah! Marte crudele, ah! crudeleGiunone, l’iravostrahaormaidistrutto il sanguenostro;noi soli restiamo: ioequeldisgraziatodiPalemone,cheTeseotieneamarcire inprigione.Manonbastavatuttoquesto; amore, per darmi il colpo di grazia, ha trafitto così profondamente il miopovero cuore di cavaliere col suo cocente dardo, che il cielo, senza dubbio, dovevaaveredestinatolamiamorteprimach’iovenissialmondo.OEmilia,tumiuccidicongliocchi tuoi; tusei lacausadellamiamorte.Di tutto il restononmiimportanulla:purchèiopossafarequalchecosaperpiacerti.»

E così dicendo cadde svenuto, e rimase, per qualche momento, privo di sensi.Intanto Palemone, il quale si era sentito, ad un tratto, come passare il cuore da unafredda lama,balzò inpiedi;e tutto tremantedalla rabbianonpotèpiùa lungo restarnascosto.AppenauditoilraccontodiArcita,comeunpazzo,epallidocomeunmorto,saltò fuoridal foltocespuglioche lonascondeva,dicendo:«Ah!falsoArcita, falsoemalvagiotraditore,finalmentetihocòlto,techepretendidiamaretantoladonnamia;coleiperlaqualeiosoffrotuttequestepeneequestiaffanni.Edirechetuseidelmiosangue!cheavevigiurato,comespessotihoripetuto,diaiutarmicoituoiconsigli!Inquesto modo, dunque, hai ingannato Teseo, cambiandoti il nome? S’io non cadròmorto, tu dovrai quì stessomorire.Tu non amerai lamiaEmilia; io solo l’amerò, enessunaltro,poichèsono(cometuvedi)Palemone,iltuomortalenemico.

Esebbenequìnonabbialamiasciabola,essendofuggitoperuncasodiprigione,ionon ti temoaffatto;e tudovraiomorire,o rinunziareall’amorediEmilia.Scegli,dunque,ciòchetipiacedipiù,poichènonc’èpertealtroscampo.»

Arcita allora fuori di sè dalla rabbia, appena l’ebbe riconosciuto udendo quelleparole,conlaferociadiunleonetrassefuorilaspadaedisse:«PerilDiochestasuincielo,s’iononavessipietàdeituoiaffanniedellapassionechetirendepazzo;senonfosseperchènonhai la spada, tunonmoveresti piùunpassodaquesta selva, senzacaderesotto lamiamano.Iospezzoquì lafedeconcui tupretendicheiosiaancoralegatoate.Che?Pazzochenonseialtro:pensachel’amoreèlibero;edioameròlatuadonnaadispettodituttalatuaforza.Mapoichètuseiunprodeecortesecavaliere,evuoicontenderlaconlaspada,eccotilamiamano:domani,immancabilmente,iosaròquì;enessuno(paroladicavaliere)saprànulladiquantoèaccadutofranoi.

Almioritornoporteròancheperteunabuonaarmatura;anzitusceglieraidelleduelamigliore, e lascierai ame la peggio. Stasera, intanto, ti porterò damangiare e dabere,epenseròancheaprovvedertidellecoperteperlanotte.Esesaràdestinatochetuvincaconlaspadalamiadonna,educcidameinquestobosco,abbitipureladonnainpremio».

Palemonerispose:«Vabene,accetto».

Esi lasciaronocosì,per trovarsi lamattinadopocomeciascunoaveva lealmente

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promesso.

OCupido,respietatoedassoluto!Èpropriovero,comesisuoldire,cheamoreeimperononvoglionosaperedisocietà.EnessunolosamegliodiArcitaePalemone.

Arcita, intanto,sen’era tornato, infretta, incittà;e lamattinaseguente,primadigiorno, si procurò di nascosto due armature complete, con tutto l’occorrente perchèegliePalemonepotesseromisurarsisulterreno.Montato,quindi,acavalloconleduearmature davanti a sè, simise in cammino; e così all’ora e nel luogo stabilito i dueamicisiritrovarono.

Appenasividero,impallidironotuttiedue.ComeilcacciatoreTraceappostatoconla lanciaalla tanadel leoneodell’orso,sentendodal frusciodelboscoavvicinarsi labelva(cherompesuisuoipassiramiefoglie),pensatrepidando:eccoilnemico,oiol’uccido sulla tana, o egli uccide me, se fallisco il colpo; così Arcita e Palemone,pallidi,trepidarono,conoscendociascunoilvaloredell’altro.Senzanèanchesalutarsiindossarono le armi, aiutandosi come due buoni fratelli. Quindi impugnata un’astabene appuntata e forte, si avanzarono, con lunghi passi, l’uno contro l’altro.Avrestidetto, vedendoli combattere che Palemone avesse la ferocia di un leone, eArcita lafierezza d’una tigre: infuriati come due orsi che hanno la bocca biancheggiante dispuma,menavanotuttiedueorribilicolpi,immersinelsanguefinoalcollodelpiede.Malasciamolorochesibattonoinquestomodo,etorniamoaTeseo.

Il destino, ministro di tutte le cose, il quale distribuisce in questo mondo laprovvidenzadivina,ècosìpotente,chequandogliuominihannogiuratocheunacosanonpuòaccaderesenoninundatomodo,unbelgiornoaccadeproprioallarovescia;eteladoinmilleanni,seun’altravoltasolasiripeteinquelmodolì.Inostridesiderî,diqualunque genere siano: guerra, pace odio, amore, tutti, senza dubbio, sono guidatidallamente diDio.Dico questo a proposito di Teseo, il quale ha una passione cosìgrandeperlacaccia,specialmenteperquelladelcervonelmesedimaggio,chel’albanon lo trovamai a letto;ma è sempre pronto amontare a cavallo, con tutto il suoseguito di cacciatori coi corni e i cani. Egli trova nella caccia un divertimento cosìgrande, che il suo maggior diletto, la sua unica ambizione, è l’essere chiamato: ladistruzionedeicervi.

Era,comehogiàdetto,unabellagiornata,eTeseo,conl’animogiocondoepienodifelicità,montatoacavalloconregalepompa,seneandòacaccia insiemeallasuabella Ippolita e ad Emilia, che indossava un bellissimo abito verde. E s’incamminòversounpiccolobosco,lìvicino,doveglierastatodettochec’erauncervo.Quindisispinse avanti perunapianura, dove seppeche l’animale era solito fuggirepressounruscello,eseguitòancoralasuastradainquelladirezione.Ilducaloseguìunaoduevolte, sguinzagliando i cani, che stavano tutti pronti ad un suo cenno; e finalmentegiunto in un prato, portando la mano agli occhi, perchè il sole gli permettesse divedere,scôrseArcitaePalemonechecombattevanoinfuriaticomeduetori.Lespadeluccicanti volavano per l’aria così terribilmente, che il più piccolo colpo avrebbeabbattutounaquerce.Teseononsapendochifossero,dièdispronealcavallo,einunsaltofuinmezzoaloro,conlasciabolasguainata,egridò:«Olà!fermi,perlavostratesta.GiuroperMarte, diopotentedellaguerra, che il primo il quale, davanti ame,tireràunaltrocolposolo,cadràmorto.Chisietevoicheosatevenirequiacombattere

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inquestomodosenzaungiudiceounufficialechediriga l’assalto,comeinun lealetorneo?»

Palemone rispose subito:«Signore,perchènondirti, senz’altro, laverità?Tutti eduecimeritiamolamorte:noisiamoduedisgraziatiprigionieristanchidellavita; tucheseinostrosignoreenostrogiudice,nonaverepernoinècompassionenèperdono.Uccidimipelprimo,chemifaiunaveracarità,mauccidiancheilcompagnomio.Osetulodesideri,uccidiluiprimadime;poichèsappi,senonteneseiaccorto,checostuièArcita,iltuomortalenemico.Eglifubanditodaltuoregnosottolapenadellatesta:perciòsimeritalamorte.Sappichecostuivenneallatuaporta,edicendodichiamarsiFilostrato, riuscì ad ingannarti permolti anni, sì che tu stesso lohai fatto tuoprimoscudiero.EgliamaEmilia.

Egiacchèèvenutoilgiornodellamiamorte,facciointeralamiaconfessione: iosonoqueldisgraziatodiPalemone,cheè fuggito,per suaunicavolontà,diprigione.Sonoanch’iotuomortalenemico,edamocosìardentementelabellaEmilia,chesareifelicedimoriredavantiagliocchisuoi.Perciòdamestessotichiedolamiacondannadimorte;matuuccidiancheilmiocompagno,chètuttieduecimeritiamodiessereuccisi.»

Allora il nobileduca rispose:«Lacosa èmolto semplice.Lavostra stessaboccaconfessando tutto, vi ha condannato, ed io non lo dimenticherò. Non c’è, quindi,bisognodifarviparlareconlatortura,e,perMarterubicondo[7],voimorretesubito.»

Aquesteparole(ledonne,sisa,fannoprestoacommoversi)lareginacominciòapiangere,econleiEmiliaelealtresignoredelseguito.Tutteebberopietàdiqueiduegiovani,diillustrelignaggio,chesoloperamoresibattevanoaquelmodo.Evedendolicosì orribilmente feriti e sanguinanti, si volsero aTeseo gridando: «Signore, abbiatecompassionealmenodinoi».Emettendosiinginocchioperterra,volevanobaciargliipiedi.Uncuoregentilesimuovefacilmenteapietà:efinalmentesicommosseancheTeseo.Sebbenefuribondo,daprincipio,controidueTebani,riflettendo,poi,allacolpacheavevanocommesso,eallacausacheliavevaspinti,sentìchesel’iralicondannavacomerei,laragionenonsapevafarealtrochescusarli.Pensòchechiunque,peramore,avrebbe fatto lo stesso, cercando di scappare, ad ogni costo, di prigione. Ebbe, poi,compassione di tutte quelle donne che piangevano in coro, e ripensando nell’animogenerosoalcasodeidueprigionieritebani,dicevafrasè:«Guaiaquelsovranocheèsenzapietà,edèun leone tantocon l’uomopentitoe sommesso,quantocon l’uomosuperboeribelle!Guaiaquelsovranocheadognicostovuolemantenereciòcheinunmomento di rabbia ha minacciato! Ha poco criterio chi in un caso simile non sadistinguere, e mette sulla stessa bilancia l’orgoglio e l’umiltà.» E tosto, sbollito ilprimo impetodell’ira, alzandogli occhi sorridenti da terra disse, a voce alta, questepreciseparole:

«Benedicite!ChesignoregrandeepotenteèAmore!Tuttovincelasuapotenza,epotrebbe,davvero,esserechiamatounDiopeisuoimiracoli.Ilcuoredegliuominièinmanosua.

GuardateArcitaePalemone:fuggitidiprigione,avrebberopotutovivere,inTebe,come due re; invece per quanto sicuri di trovare in me un mortale nemico, eccoli

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un’altravoltaqua,condotti,comeciechi,daAmoreacercarelamorte.Nonvipareunagrande pazzia questa? Chi più matto, in questo mondo, di un uomo innamorato?Guardateunpo’perl’amorediDio,comesanguinanoqueidisgraziati!Nonviparechesisianoconciati,tuttiedue,perlefeste?EccocomeAmore,loropadrone,lihapagatiecompensatideiserviziresi.Eppureandatealevarloroditesta,seviriesce,chesonoduematti,avolereservireAmoreadognicosto.

Mailpiùbelloèquesto:cheladonnadellaqualesono,tuttiedue,cosìgelosi,puòringraziarli, di tanto amore, precisamente come me. Poichè di questa interessantefaccenda,perDio,nonnesanulladavvero[8].Tutti,però,giovaniovecchi,disanguecaldoopezzidighiaccio,dobbiamoessermessialladuraprova:tutti,unabuonavoltadobbiamoperderelatestaperunadonna.Iostessocisonocascato,asuotempo,edhoservitocomeglialtri.Eperchè,appunto,soperprovalepenedell’amore,e,presopiùd’unavoltaneisuoilacci,conoscoqualestraziosiaperqueldisgraziatochecicasca;iovi perdono, o cavalieri Tebani, per amore della regina, che me lo domanda inginocchio,edellamiabuonacognataEmilia.Mavoi,quistesso,midovetegiurarechenon cercherete mai di insidiare la mia terra, di attaccarmi e di costringermi acombattere,nèdigiornonèdinotte.Ioviperdonointeramente,purchèsiate, inognioccasione,amicimiei».PalemoneeArcitagiuraronocheavrebberofattotuttociòcheeglichiedeva;elopregarono,finodaquelmomento,diconcedereatuttieduelasuapietosa protezione. Teseo promise loro tutto il suo favore, e soggiunse: «Quanto adEmilia, per la quale è nata tra voi questa battaglia e questa gelosia, io trovo che seanche fosse una regina o una principessa, non potrebbe desiderare di meglio chesposare,ungiorno,unodivoidue:poichèsenzadubbionesieteugualmentedegni,pelvostrolignaggioeperlericchezzevostre.Macapiretebene,chenonpuòsposarvituttie due. Quand’anche doveste disputarvela con le armi eternamente, uno dovrebbetornarseneperforzaconlepivenelsacco;[9]insomma,siccomenonlapotetesposarein due, abbia fine, oramai, la vostra gelosia e la vostra rabbia. Io farò inmodo cheognunodivoiabbiailsuodestino,enonsipossalamentare.Sentite,dunque,comehopensatodifinire,unabuonavolta,questaavventura.

Ilmio avviso, per venire ad una conclusione decisiva, senza che ci si debba piùtornaresopra,sarebbequesto,cheapproveretesevipiacerà.Ognunodivoivada,oggistesso,liberamentedovecrede,senzariscattoesicuro;mapassatecinquantasettimaneda questo giorno, voi dovrete ritornare tutti e due qua, dovunque siate, portandociascuno cento cavalieri armati di tutto punto, pronti per entrare in lizza, e venire abattaglia. Ed io sullamia parola di cavaliere, vi prometto che chi di voi due usciràvittorioso dal torneo, cioè abbia la fortuna di uccidere, coi suoi cento cavalieri,l’avversario,odimetterlofuoridicombattimento,avràdameEmiliainisposa.

Faròfareinquestostessoluogolalizza,eDiomisalvil’animadavvero,seiosaròungiudiceequoecoscienzioso.Lacosanonsaràdefinita, finoacheunodivoinonrestiucciso,osiafattoprigioniero.Ditemioraquellochepensatedellamiapropostaese vi pare che io abbia parlato bene, approvatela; questa deve essere la fine e laconclusionedellavostraavventura».

Chi erapiù felice, inquelmomento,diPalemone?ChipiùdiArcitamattodallacontentezza?Chipotrebberaccontareodescriverelagioiaditutti,quandoTeseoebbe

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fatto una grazia così bella? Tutti si inginocchiarono davanti a lui, ringraziandolo dicuore,especialmenteiduegiovanitebani.

Quindi Palemone e Arcita, con l’animo pieno di speranza e di felicità, preserocommiato,es’incamminarono,acavallo,versoTebedallegrandiedantichemura.

MaiononpossoseguitareilmioraccontosenzadirviquellochespeseTeseo,perfar preparare subito la lizza: son sicuro che qualcuno non mi perdonerebbe unanegligenza simile. Poichè si tratta di un anfiteatro così grande e così bello, che ciscommetto, non c’era l’uguale in tutto ilmondo.Aveva quasi unmiglio di circuito,cinto tutto intorno di mura in pietra, in modo da formare un circolo perfetto comequello tracciato da un compasso. Nell’interno c’erano delle gradinate, all’altezza disessantapassil’unadal’altrainmodochechistavasedutodavanti,nonimpedissedivedereaquellocheglieradietro.Sientravanellalizzaperdueportedimarmobianco,uguali precise, che guardavano una ad oriente e l’altra ad occidente. Insomma, perfarvela corta, basti dire che non si eramai visto sorgere, in così breve tempo, sullaterra,unedificiocomequello.PoichèquantiingegneripittoriescultorieranoinAtene,tutti furono chiamati da Teseo, e mantenuti a sue spese, per costruire l’anfiteatro edirigereilavori.Sopralaportaadorientefececostruireunacappellaconunaltare,inonorediVenere,deadell’amore,percelebrarviisuoiriti,efareidebitisacrifici;sopraquella ad occidente ne fece costruire un’altra compagna per onorare la memoria diMarte, e tutti e due costarono una somma favolosa[10]. Una terza, poi, in onore diDiana,pudicaecastadea,Teseofece innalzarecongrandemagnificenza,dentrounapiccola torre, che si levava sul muro di cinta verso il Nord E questa era tuttad’alabastroedicorallo,unverosplendorediricchezza.

Madove lascio lemagnifiche incisioni, lepitturee lebelle immaginieffigiate inquestetrecappelle?

NeltempiodiVenere,appenaentrati,sivedevanofiguratisulmuro,inunquadrocommovente,isonniinterrotti,idolorosisospiri,leamarelacrime,ilamenti,eifiericolpidipassione,chetormentano,inquestomondo,iservid’amore,ilorogiuramentieleloropromesse.Inbell’ordine,poi,eranodipintisulleparetiilpiacereelasperanza,ildesiderioel’audacia,labellezzaelagioventù,ilruffianesimoel’oro,lacivetteriaelaviolenza,lamenzognael’adulazione,laprodigalitàegl’intrighi,lagelosiaconunacorona d’oro in testa e un cuculo appollaiato sopra una mano, feste e strumentimusicali, carole e danze, libidine e lusso. Tutti i compagni dell’amore, insomma,c’eranorappresentati, inunnumeromoltopiùgrandediquelloche iohoricordatoepotreiricordare.IlmonteCiterone,peresempio,sulqualeVenerehalasuaprincipaledimora,sivedevadipintosulmurocolsuogiardinoecontuttalagaiaserenitàchevispiraattorno.Ilpittorenonsieradimenticatodinulla:c’eral’oziochestavaaguardiasullaporta,Narciso,famosoperlasuabellezza,c’eralapazziadireSalomone,laforzamaravigliosad’Ercole,gl’incantesimidiMedeaediCirce,Turnoaudaceecoraggioso,e finalmente il ricco Creso in mezzo alle catene. Questo quadro dimostrava che ilsapere, l’oro, la bellezza, l’astuzia, la forza e il coraggio, non possono cospirare elottare,anchetuttiinsieme,controVeneresola,laqualeèpadronadelmondo.Etuttaquellagente che si vedeva lì dipinta, era cadutanelle sue reti, e si lamentava, senzatregua,peldolore.Perfarprestoiovihoricordatosolamentequalcheesempio,mace

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n’eranoancorapiùdimille.

Nudainmezzoallagloriadelmare,spiccavalasplendidafiguradiVenere,cullatadall’onda azzurra e cristallina, che le nascondeva la parte inferiore del corpo.Nelladestra stringevaunacetra[11], sopra la sua testa leggiadra, incoronatadi freschissimerose,svolazzavanolesacrecolombe.Dinanzi lestavailfiglioCupido,conlealiallespalleelabendaagliocchi,armatodell’arcoedifreccelucideeappuntate.

Perchènonvidovreidescrivere,ora,anchelefigureeffigiateneltempiodiMarterubicondo?Tuttainteraunapareterappresentaval’internodeigrantempiodiMarteinTracia,nell’aspraregionedoveilDiohailsuoregno.

Primadituttosivedevaunaforesta,divecchialberinodosiesenzafoglie,irtadiorribili rami, abbandonata dagli uomini e dalle belve. E dal fondo pareva sisprigionasseunrumoresordo,comediunuraganocheschiantasse tutto. Inbasso,aipiedi di un colle sorgeva il tempio di Marte bellicoso, tutto d’acciaio brunito, conun’entratacosìlungaestretta,chemettevapaura.Edilàdentrosiscatenavaunataletempesta,[12]chetutteleportedeltempiotremavano.Imurinonavevanofinestre,percuipenetrasseunraggioaromperel’oscurità;solol’ingressoerailluminatodall’auroraboreale[13]. La porta era tutta di diamante, attraversata, per lungo e per largo, dafortissimesbarrediferro;ediferroeranoanchelegrosse[14]colonnechesostenevanoiltempio,luccicantialsole.

Entrando,sivedevanodipintisulmurol’orribileimmaginedeldelitto,contuttelesue arti, l’ira feroce, rossa come un tizzo di fuoco, il tagliaborse, e la paura pallidacome lamorte.C’era l’uomoche ride,e sotto ilmantociha il coltello, la stallachebruciaconlepecoreinmezzoanuvolidifumo,iltraditorecheassassinal’uomochedorme,laguerradalleferitesanguinanti,larissacheimpugnatoilcoltellosanguinosominacciafieramente;euncupofrastuonoregnavainquelluogodidolore.Sivedeva,quindi, il suicida, coi capelli intrisi nel sangue che gli sgorgava dal cuore lacerato;queglichemuoreconunchiodopiantatoinmezzoalcervello;e lamortefreddacheleva in alto la bocca spalancata. In mezzo al tempio sedeva col volto afflitto esconsolato, la sventura.Venivanopoi il furore sghignazzantenella rabbia, il lamentodeiribelli[15],legridadisperate,eleimprecazioni,lacarognadistesaperterra,vicinoauncespuglio,conlagolatagliata,unmigliaiodimorticadutiinbattaglia[16],iltirannoche trascina per forza la preda, la città distrutta: nulla, insomma, ci mancava deidisastridiMarte.C’erano,inmezzoallefiamme,lenavichedanzanosull’acqua[17],ilcacciatorestrangolatodagliorsiinferociti,lascrofachedivorailbambinonellaculla,ilcuocochesièscottatocolmanicodelsuolungoromaiolo,eilcarrettierechetravoltodalcarro,pelmaleficoinflussodiMarte,cadelungodistesosottoleruote.

Venivano,quindi,dellagrandecompagniadiMarte, l’armaiuolo, il fabbricantediarchi,eilfabbrocheaguzzalespadesull’incudine.Suinalto,sopralealtrefigure,sivedevadentrounatorrelaVittoria,sedutatrionfalmente,mentresullatestalependeva,da un sottile filo messo a doppio, quella tale spada affilata[18]. Poi v’era dipinta lamortediGiulioCesare,quelladelgrandeNeroneediAntonio,iqualialloranoneranonemmenonati;magiàsivedevaqualefineMarteminacciosodestinavaloro.Poichèinquelquadroc’eradipinto,comenellesferecelesti,ildestinodiognuno;sivedevachi

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dovevaessereucciso,echieradestinatoamorired’amore.Mabastiunsoloesempiotoltodalleantichestorie,giacchènonpotreiricordarlituttineppureseiovolessi.

Sopra un carro si vedeva la statua diMarte tutto armato, con lo sguardo truce esinistro.Sulcorpoglibrillavanoduestellechenelleantichescritturesonochiamate:unaPuella, e l’altraRubeus[19]. Il Dio delle armi era raffigurato con un lupo, dagliocchifiammeggianti,aisuoipiedi,nell’attodidivorareunuomo.QuestastoriachesitrovavalìadonoreegloriadiMarte,eraunfinelavoroinmatita.

OrapassiamoinfrettaaltempiodellacastaDiana,ediovidescriveròlecaccieegliesempidimodestiaedipudorecheeranodipintiquaelàsulepareti.

Vidi Callisto addolorata, che dall’ira di Diana fu cambiata di donna in orsa, edivennepoilastellapolare.Così,almenoeradipinta,ediononsodirvialtro.Anchesuofiglio,comeognunopotevavedere,erainfiguradistella.C’eraDafnecambiatainalbero: dico Dafne la figlia di Peneo, non la dea Diana[20]. Vidi Atteonemutato incervoperavereosatodiguardareDiananuda,eicanichenonavendoloriconosciutolosbranaronovivo.Piùoltre,nellastessaparete,sivedevaAtalantachedavalacacciaall’orsoinsiemeconMeleagroemoltialtri,punitituttidaDianachedetteloroaffanniedolori.C’eranoistoriati,infine,moltialtrifattimaravigliosicheoranonhovogliadiricordare.

LaDea stava seduta soprauncervo, condeipiccoli cani ai suoipiedi, epropriosottoaipiediavevauna lunaancoracrescente,magiàprossimaacalare.Eravestitasplendidamente di verde, con l’arco inmano e le freccie nel turcasso, ed aveva gliocchi rivolti in giù, verso il tetro regno di Plutone. Davanti alla dea si vedeva unadonnapresadaidoloridelparto,laqualenonpotendosgravarsiinvocavapietosamenteLucina,ediceva:«Abbicompassionedime,tuchemegliod’ognialtropuoiaiutarmi».

Chidipinsequestoquadroeracertounartistamoltogeniale,edeveaverespesounocchioneicolori.

La lizza, dunque, era pronta; e Teseo, che con tanta profusione di danaro avevaadornatoitempliedilteatro,quandotuttofufinitonerimasesoddisfattoedammiravacongrandecompiacenza.

Malasciamounpocolui,etorniamoaPalemoneeadArcita.

Siavvicinavailgiornodelloroarrivo,coicentocavalieriperiltorneo;etuttiedue,secondo i patti, giunsero in quel giorno inAtene con cento cavalieri armati di tuttopuntoeprontiallabattaglia.Piùd’uno,certamente,pensòchemai,dacheilmondoèmondo,s’eraveduto(perquantosianosconfinatiilmareelaterracheDiohacreato)un’accoltacosìbelladiprodiedeletticavalieri.Poichèquantiamavanolacavalleriaedaveanodesideriodiacquistarsiunnomeglorioso,chieserodiprendereparteaquestotorneo,efufortunatochipotèesserescelto.Chèsedomanicifosseuntorneosimile,voi sietecerti cheogniarditocavaliere ilquale fosseamantedi impreseamoroseedavessesanguenellevene,ingleseodiqualunquealtraterra,viaccorrerebbecongioiaevorrebbeprenderviparte.Combattereperunadonna!Benedicite,dovrebbeessereunagranbellavista!

ConPalemone,dunque,venneromoltiemolticavalieri.Alcunieranoarmatidiuna

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magliadiferroediunacorazzaconunavestecorta;altriavevanoalpettoeallespalledue larghe piastre d’acciaio, o portavano uno scudo prussiano o una targa; alcuniavevano legambebendifesedaglischinieri,ed impugnavanoun’accettaounaclavad’acciaio.Naturalmentenonc’èmoda,perquantonuova,cheunavoltanonsiastatavecchia:cosìognunos’eraarmatocomeglierasembratomeglio.

InsiemeconPalemonevedevi, traglialtriguerrieri,perfinoLicurgo, ilgrande redellaTracia.Avevabarbaneraefacciamaschia,conocchiluccicanti trailgialloeilrosso; portava i capelli ben pettinati sulla fronte austera, e mentre camminava siguardavaattornocomeungrifone.Eragrosso,edavevaossadureeforti,larghespalle,e le braccia rotonde e lunghe. Secondo il costumedel suo paese sedeva in un carrod’oro tirato da sei bovi bianchi. Invece della cotta d’armi sulla bardatura c’era unavecchia pelle d’orso divenuta nera, col tempo, come il carbone, adorna di borchiegialle,cheluccicavanocomel’oro.Ilunghicapelliglicadevanodietrosullespalle,ederanolucidienericomeunapennadicorvo. In testaportavaunacoronad’orodellospessorediunbraccio,tempestatadipietrepreziose,difinissimirubiniedidiamanti.Attornoalsuocarroc’eraunaventinadimastinibianchi,grossicomeunvitello,cheservivano per la caccia del leone e del daino, con una muserola d’oro fermatastrettamenteel’anellodelcollarebenpulito.Ilseguitoeracompostodicentocavalierifortiecoraggiosi,armatidituttopunto.

Insieme conArcita, come riferiscono le antiche storie, veniva, simile aMarte redellearmi,ilgrandeEmetrio,redell’India,ilqualemontavauncavallobaio,bardatoinacciaio, con una bella coperta in oro. La sua cotta d’armi era di panno di Tartariaguarnito,tuttointorno,dicandideperlegrosseerotonde;lasellaerad’oromassicciolavoratoafuoco.Sullespalleavevaunmantellocortotuttocopertodirubinirossi,cherisplendevanocome fiamma; i capelli cresputi epioventigiù in lungheanella, eranobiondi,e luccicavanocome il sole.Aveva ilnaso insu,gliocchichiari[21], le labbrarotonde, e il colorito sanguigno; nella faccia si vedeva sparsa, qua e là, un po’ dilentigginediuncolorefrailgialloeilnero,enelsuosguardoc’eralafierezzadiunleone.Avrà avuto, presso a poco, venticinque anni, e già gli spuntava nelmento laprimabarba.Quandoparlava,lasuavocesquillavacomeunatromba.Intestaportavauna corona d’alloro fresco che era bellissima, e sopra una mano teneva perdivertimentoun’aquilaammaestrata,biancacomeungiglio.Conducevauncentinaiodicavalieri armati ricchissimamente e (tranne l’elmoche lo avevano tutti uguale)nellamanierapiùsvariata. Immaginateviche inquestanobileschieras’eranoradunati,peramore,eperspiritodicavalleria,conti,duchi,e re.Attornoal lorocondottiero, il reEmetrio,correvanod’ogniparteleonieleopardiaddomesticati.

Tuttiquesticavalieri,dunque,giunseroadAtenelamattinaprestodidomenica,edentratiincittà,sceserodacavallo.

Teseo,ilnostroduca,ilnostroillustrecavaliere,poichèliebbecondottiperlacittà,e trovatoalloggioaciascunosecondoilpropriogrado, liaccolsecongranfesta,esidettetantodafareperchènonmancasseloronulla,eperonorarlidegnamente,chetuttipensanoancorachenoncipotrebbeessereuomo,chiunqueeglifosse,chepotessefarepiùomegliodiquellochefeceTeseo.Nonstaròaparlarvidellamusica,dellussoconcui fu preparato il ricevimento, degli splendidi doni ch’egli offrì ai suoi ospiti di

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qualunquecondizionefosseroedell’addobbamentodelpalazzodicorte;nonricorderòchiamensaoccupava ipostid’onore,quali fossero le signorepiùbelleequellecheballavanomeglio e sapevanomeglio cantare e carolare, nè chi avevapiùsentimentonelparlared’amore.Nonstoadirvicherazzadifalconisivedesseroappollaiatisuinaltonelbastone,equanticanieranoprontiperlacaccia:mariprendoilraccontocheèmeglio.Oravieneilbello,ascoltatemidunqueseneavetevoglia.

La domenica, prima che spuntasse il giorno, Palemone appena sentì cantarel’allodola (e già cantava chemancavano due ore all’alba) si alzò col cuore pieno digiovanilebaldanza,eseneandò,divotamente, inpellegrinaggioal tempiodiCitereabenedettaebenigna,diVenereonoratadegnamentedagliuomini.Enell’oraaleisacra,siavviòallalizzadovesorgevailsuotempio,einginocchiatosiumilmenteefacendoattodiadorazionedisse:

«Venere,miasignora,lapiùbellatralebelle,figliadiGioveesposadiVulcano,tuche allieti colla tua presenza il monte Citerone, per l’amore che porti al tuo figlioAdone,abbipietàdellemieamareecaldelacrime,enondisprezzarequestamiaumilepreghiera.

Ah!Ionontrovoparoleperesprimeretuttoquellochesoffro,tuttol’infernochemitormentailcuore.Nonhaforzal’animomiodimanifestarequellochesente,ediosonocosìconfusochelaparolamimanca.Matu,osplendidasignora,abbicompassionedime,tuchemilegginelpensiero,evedigliaffannicheiosoffro;consideratuttoquesto,e compiangi il mio dolore, ed io ti prometto che con tutte le forze mi dedicheròumilmentealtuoservizio,efaròsempreguerraallacastità.Iotifaccioquestovoto,tuaiutamiadunque.

Iononmicurodellagloriadellearmi,nètichiedodiconcedermidomanilavittoriae l’onor del torneo. Io non cerco la vana gloria del premio conquistato con le armiperchè ilmio nome sia strombazzato a destra e a sinistra;mavoglio cheEmilia siamia,evogliomorirealsuoservizio;trovatuilmodoch’iopossaottenerequesto.Nonvoglio sapere se perme siameglio riuscire vincitore su imiei avversari o che essivincanome,purchèiopossaaver lei tra lebraccia.PerquantoMartesia ilDiodellearmi,latuapotenzaècosìgrandesunelcielo,chesetuvorrai,potròavere,finalmente,l’amormio. Io adorerò sempre il tuo tempio, edogni volta chemonterò a cavalloousciròapasseggiare,tifaròidebitisacrificiedaccenderòilfuocointuoonore.

Chè se tu non vorrai aiutarmi, omia dolce signora, ti prego allora di far sì cheArcitadomanimipassiilcuoreconlasualancia.Poichèunavoltacheioabbiaperdutala vita, nonmi potrà dispiacere che Arcita, rimasto vincitore, si abbia inmoglie ladonna.Diquestoiotiprego,equìfiniscelamiapreghiera:signorabenedettaecara,fa’cheiom’abbial’amormio».

DopoquestapreghieraPalemone,conl’animopienodicompunzione,fecesubitoisacrifici; ma io non starò a raccontarvi tutti i particolari e tutte le pratiche ch’egliosservò.Diròsolamenteche,finitoilsacrificio,lastatuadiVenerefeceunsegnodalquale Palemone si accorse che la sua preghiera era stata, quel giorno, accolta confavore. IlsegnodellaDeasignificava,veramente,chedovevaaspettare:maeglicapìbenechelaricompensaglieraconcessa.Perciòsenetornòsubitoacasaconlagioia

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nelcuore.

Treoredopo[22]chePalemoneseneeraandatoaltempiodiVenere,ilsolesilevò,eancheEmilialasciòilletto,eseneandòaltempiodiDianaseguitadallesueancelle,con l’incenso, le vesti e tutto l’occorrente pei sacrifici, pei quali non mancavano,secondol’uso,nemmenoicornipienidimiele.

Mentre il tempio fumava, tutto adorno di bei drappi, Emilia, col cuore pieno digiubilo,lavòepurificòilcorpoadunafonte.Manonvistoadirenulladelmodoconcuiessacompièilrito;poichèancheavolereaccennaresolamentelecoseingenerale,non sarebbe una faccenda da poco stare a sentirle tutte. Capisco che con un po’ dibuonavolontànonsarebbepoiunafaticadell’altromondo,maèmegliochenessunoresti sacrificato. I biondi capelli, dunque, le cadevano sciolti sulle spalle, e sul capoaveva una bella corona di foglie di quercia ancora fresche, accomodata con moltagrazia.Seneandòall’altareeaccesiduefuochicompièisacrificidellaDea,dicuivirisparmioladescrizione,perchèognunopuòleggerladasènellaTebaidediStazio[23]eneglialtriantichilibricheneparlano.

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Quando il fuoco cominciò ad ardere su l’altare, Emilia con aria mesta esupplichevoleparlòaDianainquestomodo.

«Ocastadeadeiverdiboschi,checontempliilcielolaterraeilmare,reginadelregnotetroeprofondodiPlutone,deadellevergini,chedamoltianniconosciilmiocuore,esaiqualesiailmiopensiero,proteggimitustessadallatuavendettaedall’iratua,perlaqualeAtteonesoffrìorribilmente.OcastaDea,tusaibenecheiodesiderodirimanereverginepertuttalavita,echenonvoglioinnamorarmiediveniremoglie.Iosono(tu losai)unafanciulladel tuoseguito,edamolacacciae iboschiselvaggi,enonvogliodiveniredonnaedavere figli;eperciòappuntofuggo lacompagniadegliuomini.Tudunqueaiutami,signora,poichèlopuoi,tenescongiuroperlatuatripliceforma.Diquestagraziaiotiprego:fachePalemoneilqualehapermetantoamore,edArcitachemiamacosìcaldamente,stianod’accordo,edistogliillorocuoredame,inmodochetuttol’amorloro,ognilorodesio,tuttelelorosofferenze,tuttoilloroardore,sispenga,osiarivoltoaltrove.Chèsenonvuoifarmiquestagrazia,eseèmiodestinocheiodebbaaverepermaritounodilorodue,faalloracheiosiadicoluichepiùmidesidera.

Guarda,oDeadellapuracastità,lelacrimechemiscendonosulleguancie.Poichètuseivergineeprotettricedituttelevergini,proteggieconservalamiaverginità,epertuttalamiavitaiostaròaltuoservizio».

I fuochi ardevano sullo splendido altare,mentre Emilia faceva questa preghiera;quandoaduntrattoessaebbeunastranavisione.Improvvisamenteunodeiduefuochisi spense,e subito si riaccese,mentre si spengeva l’altro, ecigolandocomeun tizzoardentebagnatonell’acquamandavafuoridall’unodeicapiunfiottodisangue.Emiliane rimasecosì spaventata, cheperpoconondivennepazza; enon sapendochecosaquestavisionesignificasse,cominciòadisperarsi,eperlapauragridavaepiangevainmododafarpietà.

Intanto,mentrepiangevacosì,eccocomparireDianaconl’arcoinmano,inarnesedacaccia,laqualevoltasiadEmilialedisse:«Figlia,cessadaltuoaffanno;glieccelsiDei hanno ormai stabilito, e scritto, e confermato, con eterna parola, che tu debbasposare uno dei due giovani tebani che per te soffrono tanti affanni e tanto dolore:qualedeidue,però,tudovraisposare,nontelosodire.Addio,dunque,poichèiononposso più a lungo trattenermi. I fuochi che ardono sul mio altare ti faranno capire,primachetuescadiqua,qualesialafinediquestatuaavventuraamorosa».

E a queste parole le freccie che la Dea aveva nella faretra risuonarono, ed essascomparve.Emilia stupefattadisse:«Chevuoimaidirequesto?Ahimè! Iomimettosotto la tuaprotezione,oDiana,ea temiaffido».Quindiper laviapiùbreveseneritornòacasa.Cosìfinìediononhoaltrodadire.

Nell’ora sacra aMarte che seguì a questo fatto,Arcita se ne andò al tempio delferoceDiodellaguerra,persacrificareinonorsuosecondoilritopagano.EpienodiumiltàedidevozionefeceaMartequestapreghiera.

«OforteDio,cheseionoratoneifreddiregnidellaTraciadicuiseisignore,tuchemaneggi a tuo talento le armi d’ogni terra, e dispensi agli uomini buona o cattivafortuna,accettadamequestopietososacrificio.Setucredichelamiagiovinezzane

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siadegna,eche iosia ingradodiservire il tuonume,sìch’iopossaesseredei tuoi,abbipietàdellepenemie, teneprego,pergliaffannichehaisofferti,perquelfuocochet’arsetutto,quandogodestilegraziediVeneregiovaneebella,elastringesti,finchetipiacque,fraletuebraccia.Abbicompassionedellemiepeneatroci,telochiedopeldolorecheprovasti(unavoltat’andòmaleancheate),quandoVulcano,ahimè,tipreseneisuoilacci,eticolsementregiaceviconsuamoglie.

Io sono, come ben sai, giovane ed inesperto, e colpito, s’io non m’inganno, daAmore,comemaianimavivafuferitaalmondo:poichèladonnaperlaqualeiosoffrotuttequestepene,nonsicuraaffattodime,epocoleimportacheioaffoghiomisalvinuotando. Io debbo, prima che essa si muova a pietà, conquistarla con la forza sulluogodellalotta;eso,purtroppo,chesenzailtuoaiutoeiltuofavorelamiaforzanonvarràanulla:perciòdomanisulcampodibattagliaaiutami,signormio,pelfuocochetiarseecheoraardeme,efachedomaniiomiabbialavittoria.Amelascialafatica,elagloria sia tua;ch’io,poi,penseròadonorare l’eccelso tuo tempiopiùd’ognialtroluogo,esemprefaticheròneltuoduromestiereperfarticosagrata.Appenderòneltuotempiolamiainsegnaetuttelearmidellamiaschiera,esempre,finoalgiornodellamia morte, arderà sul tuo altare eterno fuoco. Anche questo voto io faccio: tisacrificheròlamiabarbaelamialungachiomanontoccatemai,finoadora,dalrasoioedalleforbici;efinoallamortesaròsempretuoservitore.Tuoraabbipietàdeimieicocentidolori,edammilavittoria,chèaltronontichiedo».

QuandoilforteTebanoebbefinitalasuapreghiera,icardinidellaportadeltempioe le porte stesse tremarono così fortemente, che Arcita rimase stupefatto. I fuochiardevano sull’altare fiammeggiante, che illuminò ad un tratto tutto il tempio, e dalsuolo si levò improvvisamente un dolce profumo; allora Arcita, levando in alto lamanogettòsulfuoconuovoincensoecompièaltririti,dopoiqualilastatuadiMartecominciòafarrisuonarel’armaturadiferro.EinsiemealsuonodellearmiArcitasentìunavocebassaecupachemormorò:«Vittoria».PerciòeglionoròeglorificòMarte.

Quindi con lagioia e la speranzanell’animoArcita sene ritornòa casa in frettacomeundainochefuggelalucedelsole.

Aquestopuntosuincielocominciò,pertuttequestepromesse,untalebattibeccofra Venere Dea dell’amore e Marte il fiero e potente Dio delle armi, che Giove siaffannava inutilmente per rimettere la pace. Finalmente però il pallido e freddoSaturno, che sapeva tante e così vecchie storie, trovò il modo, con la sua anticaesperienza e la sua grande pratica del mondo, di mettere d’accordo le due parti inquattroequattr’otto.Èproprioverochelavecchiaiahamolterisorse:ivecchihannosempresennoedesperienza.Sipuòvincereunvecchioconlegambe,maconlatestano.

Saturno,dunque,controilsuomododipensare,siindusseacercareunrimedioperfarcessareildissidiofraidueDei.

«Venere,miacarafiglia,eglidisse,sappicheilmiocorsoilqualecompieungirocosìvastoper lavoltaceleste,hapiùpotenzadiquellochegliuomininonpensano.Sottol’influenzamialagenteaffogalànelgrigiomare,permes’apreagliuominilabuia prigione, e li strangola il capestro; sonooperamia il grido e la ribellionedelle

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plebi,ilrancoreeilnascostoveneficio.Quandomitrovonellacostellazionedelleone,iovendicoecorreggotuttiitorti.Pelmioinflussorovinanoglialticastelli,cadonoletorrie lemurasulla testadelminatoreedel falegname;peroperamiamorìSansonesottoilpesodellacolonna,enacquerosempreletristimalattie,iturpitradimenti,elecongiure.Ilmioapparireèforierodipestilenza.Ora,dunque,nonpiangerpiù;penseròioafaresìchePalemone,cheèiltuocavaliere,ottengalasuadonnacometuglihaipromesso,quantunqueMarteaiutiilsuoprotetto.Voidueavetepresoaproteggereuncavaliere ben diverso, e per questo tutto il giorno siete alle prese:ma è ora di farlafinita,echeritornifravoilapace.Iosonotuononno,emiavraisempreprontoadognituodesiderio;nonpiangerepiù,chesaràfattoquellochetuvuoi».

Ma lasciamo oraMarte eVenere, dea dell’amore, su nel cielo, poichè io voglioraccontarviinpocheparolelafinedellamiastoria.

QuelgiornotuttaAteneerainfesta,eMaggiostessocollasualeggiadriarallegròcosìvivamentel’animoditutti,chelaDomenicapassòingiostreedanzeefudedicataagli alti onori di Venere. La notte però tutti andarono a letto, perchè la mattina sidovevano alzare presto per andare ad assistere al combattimento. L’indomani allospuntaredelgiornodappertutto,neivicinialberghi,eraunostrepitodicavallied’armi;enumeroseschieredicavalierisui lorodestrierie i loropalafreniseneandaronoalpalazzodiTeseo.

Sivedevanoarmatured’ognisorta,belleericcamentelavorateinoroeinacciaiocon fregi, scudi luccicanti al sole, elmi ebardature, elmetti lavorati inoro, loricheecotte d’armi. Si vedevano cavalieri in splendidi costumi, col loro seguito e i loroscudieri,deiqualichirinforzavalelancecondeichiodi,chimettevalefibbieaglielmi,chieraintentoalucidaregliscudieadadattarvilecorregge.Inseminadovunquec’eradafarequalchecosa,nessunostavaconlemaniinmano.Vedeviquaelàdestriericonla schiumaallaboccache rodevano ilmorso sotto lebriglied’oro, ed armaiuoli checorrevanod’ogniparteconlimeemartelli.Eraunviavaidigentechevenivaapiedidallacampagna,diplebagliaarmatadibastoni,cosìaffollataperleviechenonc’eraposto dove mettere i piedi; e tutti avevano zufoli, trombe, tamburi e clarinetti, chèduranteilcombattimentomandavanosuonidisanguinosabattaglia.IlpalazzodiTeseoerapienodigente:quac’eraungruppodi trepersone, làven’eranounadiecinachequestionavanoescommettevanopelvincitoredeiduecavalieritebani.Chidicevachelabattagliasarebbeandatainunmodoechinell’altro;alcunitenevanoperquelloconlabarbanera,altriperquellocheeraunpo’calvo,altriinveceperquellocheavevaicapelli così folti, ed osservavano che aveva l’aspetto di un guerriero feroce e che sibatterebbefortemente,esoggiungevano:«Hainmanoun’alabardachepeseràalmenounaventinadilibbre».

Perunbelpezzo,findallevardelsole,nelpalazzofuunacontinuaquestione,percercarediindovinarechisarebbestatoilvincitore.IlgranTeseosvegliatodallamusicae dal frastuono della gente, rimase in camera, nel suo ricco palazzo, finchè i duecavalieritebanifuronocondotti,conugualionori,alpalazzo.

Teseosenestavaadunafinestra,ingrantenuta,cheparevaunDiosultrono;allorala gente si affollò improvvisamente da quella parte per vederlo e fargli atto diriverenza,epersentireisuoiordinielesuedisposizioni.

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Unaraldomontatosopraunpalcodilegnodiècennochetuttifacesserosilenzio,ecessatoognirumore,manifestòcosìilvoleredelpotenteloroDuca:

«Il signor nostro, col suo saggio consiglio, ha pensato che sarebbe un inutilespargimentodinobilesangueilcombattereinquestotorneocomesicombatterebbeinfierabattaglia;quindiper impedirechemolticadanomorti,eglihamodificato il suoprimoproposito.Nessuno,penalatesta,puòscagliareoportaredentrolalizzadardidiqualsivogliaspecie,nèalabarde,nèlancie.Nessunodeveadoperareoportarealfiancospadecorteedaguzze;nessuncavalierepotràassalireilcompagnoconlalanciaaffilatasenonandandodicorsa.Perdifendersi,secrede,ilcavalierepuòbalzareaterra.Coluiche sarà còlto in fallo, sarà preso e non ucciso, ma verrà portato in un recintoappositamentepreparatoaiduelatidellalizza,equividovràperforzarimanerefuoridicombattimento. Appena sarà fatto prigioniero uno dei due capi, o l’un d’essi cadamorto,iltorneosaràimmediatamentefinito.Diosiaconvoi,andateemetteteviprestoinordine.Combattetecon le lunghespadeavostro talento,e finchèneavetevoglia.Andate,dunque;questoèilvoleredelDuca».

Levocidelpopoloarrivavanofinoallestelle,allorchètutticonquanton’avevanoingolasimiseroagridarepienidigioia:«Diosalviilnostrobuonsignore,ilqualenonvuolechesispargainutilmentedelsangue».

Fraisuonidelletrombeeicantilaschieradeicombattentisiavviòordinatamenteallalizza,attraversandolavastacittàcheeratappezzatanonconpannidilanamacondrappi d’oro.Teseo, il nobileDuca, cavalcava con signorile portamento inmezzo aidueTebani,edietroaluivenivanoacavallolareginaedEmilia,seguitedallarispettivacompagnia d’onore, secondo il loro diverso grado. Così attraversarono la città, egiunseroallalizzachenoneraancoragiornofatto.

QuandoTeseo,nelsuosplendidocostume,lareginaIppolita,Emilia,etuttelealtresignoredelseguitoebberopresoilloroposto,tuttalaschieradeicombattentisiriversònelcircolo.Arcitaentròdifilato,coisuoicavalierie labandierarossa,dallaportaadoccidente,dov’era il tempiodiMarte;contemporaneamentedallaportacheguardavaad oriente entrava in lizza, sotto la scorta di Venere, Palemone insieme con i suoiportando baldanzoso la bandiera bianca. A cercarle in tutto il mondo non sitroverebbero più due schiere di così uguale valore sotto ogni rispetto. Nessuno perquantoaccortoavrebbepotutodirecheunosolofossesuperioreaglialtriperdignità,per condizione, e neppure per età, così uguali in tutto e per tutto erano stati scelticolorochedovevanoprovarsinel torneo. Intanto i cavalieri si eranoschierati suduerighe in belmodo; e quando, fatta la chiama, si vide che nessunomancava, furonochiuseleportedell’anfiteatro,edunavocegridò:«Giovanieprodicavalieri,fateoraildoverevostro».

Gliaraldiallorafermaronoilorocavallicheavevanospintoconlospronequaelàperlalizza,eletrombeeiclaroniincominciaronoasuonareforte.Equì,senz’altro,lelancievannoinresta,elispronientranoneifianchideicavalli:alcunidiederoprovadiessereabiligiostratori,altriabilicavalieri.Lelancievibranosuifortiscudi,equalcunosisentepassareilpettodallapunta;lescheggiedelleastevolanoall’altezzadiparecchipiedi,lespadeluccicantivannoinfrantumi,eglielmispaccaticadonoapezzi,mentreil sangue sgorga orribilmente a fiotti rossi, e le ossa scricchiolano sotto i fieri colpi

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dellepoderosemazze.Quavediunocacciarsidovepiùfervelamischia,emenarecolpiorrendi; là i fortidestrieri inciampareecadereper terra,mentreuncavaliere ruzzolacomeunapalla tra legambedel cavallo.Uno si difendea colpidibastone,unaltrogetta di sella l’avversario urtandolo col suo cavallo. Si vede uno ferito nel corpo,trascinatoaforzadentrolosteccatolateraleecostretto,secondoerastatoconvenuto,arestarelà,mentreadunaltrotoccalastessasortedall’altraparte.OgnitantoTeseofariposareicombattentiperchèprendanonuovalenaebevanosenehannovoglia.

IdueTebanisiscontraronopiùd’unavoltaferendosi,eperduevolte l’unogettòl’altro giù di sella.Una tigre della valle diGalafa, cui il cacciatore avesse rubato iltigrotto, non si scaglierebbe con la ferocia con cui la gelosia spinge Arcita controPalemone; non c’è leone in Belmaria che stimolato dal cacciatore o acciecato dallafame,siinferociscaedabbiasetedisangue,quantoPalemonedesiderauccidereilsuoavversario. Cadono su gli elmi loro tremendi colpi, ed il sangue sgorga rosso daifianchi.

Ma tutto finisce in questomondo: il forte reEmetrio, prima che il sole cadesse,attaccòPalemonementre sibattevaconArcita, econ la spadagli feceunaprofondaferita. Il disgraziato non voleva cedere,ma a forza venne trascinato da una ventinad’uominifuoridicombattimento,dentrolosteccatolaterale.IlfortereLicurgocheeraaccorsoinaiutodiPalemonefupurerovesciato;maancheEmetrio,nonostantelasuagrandeforza,fugettatodisella,alladistanzadiunaspada,dauncolpochePalemoneglivibròprimadiesserepreso.

Tuttavia,malgradoisuoisforzi,Palemonedovèusciredallalizza;ilsuocoraggiononglivalse:unavoltapreso,dovèadogni costo restare là, secondo ipatti stabilitiprima.

Chi,inquestomondo,haprovatoildolorediPalemone,costrettoadabbandonareilcombattimento? Teseo veduto l’esito di quello scontro gridò alla moltitudine cheancoracombatteva:«Olà,basta!Iltorneoèfinito:iononrappresentonessunadelledueparti,esonoquigiudiceimparziale.IltebanoArcitaavràEmilia,poichèeglihaavutolafortunadiconquistare,conlearmi,lasuabellezza».

A queste parole si levò tra la folla un grido di gioia così potente, che per unmomentoparvecheilgranteatrofranasse.

Intanto, che diceva su in cielo la bella Venere? Che cosa faceva la reginadell’amore? Si disfaceva in lacrime perchè il suo volere non era stato compiuto, ediceva:«Iomivergogno,inverità,diquantoèaccaduto».

AlloraSaturno, per consolarla, le rispose: «Figliamia, non ti disperare.Marte, èvero,haottenutociòchevoleva: ilsuocavalierehaconquistato ilpremio,matupermezzomiosaraiprestoconsolata».

Itrombettieridavanonelletrombe,egliaraldigridavanoasquarciagola,pienidigioiaperlafortunatoccataalsignorloroArcita.Maabbiatelabontàdifareunpo’disilenzio,estateasentirecherazzadimiracoloavvennelìperlì.

IlfieroArcitasitolsel’elmoedacavalloattraversòtuttalapianurapermostrarsiatutti,guardandoecercandocongliocchilasuaEmilia,laqualeglivolseunaffettuoso

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sguardo (le donne, si sa, facilmente si accomodano ai capricci della fortuna), ed eraormaituttadiluinonsoloapparentemente,maanchenelcuore.Inquestomentresbucòfuori dalla terra una furia infernale mandata da Plutone per volere di Saturno; e ilcavallodiArcita,spaventato,cominciòadimpennarsi,esaltandobruscamentedaunapartecadde.EprimacheArcitaavesseiltempodiliberarsilolanciògiùdisellaacapofitto, lasciandolo come morto, con uno squarcio nel petto che gli aveva fatto, nelcadere, l’arcione.Mentregiaceva lì per terra, il sanguegli era affluito alla testa contantaveemenza,cheegliavevalafaccianeracomeilcarboneocomel’aladelcorvo.

Fusubitoraccoltodaquelluogo,eportato,conlostrazionelcuore,alpalazzodiTeseo. Per far presto gli fu tagliata indosso l’armatura, e con molta cura fu messosubitoaletto,poichèeraancoravivo,enonfacevachepiangereperlasuaEmilia.

IntantoilducaTeseoseneritornavacontuttoilsuoseguitoacasa,attraversandocongranfestaegranpompatuttalacittà.Nonostanteladisgraziaaccaduta,eglivolleche tutti stessero allegri, molto più che i medici dicevano che Arcita non correvapericoloeprestosarebbeguarito.Eciòcheaccrescevalagioiagenerale,erailfattochedi quanti avevano preso parte al torneo, nessuno era morto, sebbene fossero tutticonciati inmalomodo,unospecialmente,alqualeuna lanciaaveva forato lo sterno.Ognuno aveva i suoi rimedi e i suoi incantesimi per curarsi le ferite, e rimettere alpostolebracciarotte;epurdisalvarelapellericorrevanoadognisortadimedicine,ed’erbe,ebevevanoperfinol’acquadisalvia.Ilnostronobileducaconfortavatuttieatutti facevaonore,edavaaicavaliericheavevanopresoparteal torneo trattenimentinotturni,comea luisiconveniva,poichè trattandosidiunagiostranonc’era ragionecheivintisiaffliggessero.D’altrondenoneramicaunasconfitta:ilcascaredacavalloèunadisgraziacheinuntorneopuòcapitareadognicavaliere.El’esserepreso,cometoccòaPalemone,etrascinatoperforzafuoridicombattimentodaventicavalierichelospingevanoperlegambeepeipiedi,mentrestaffieri,mozzi,eservitori,cacciavanofuori dalla lizza anche il suo cavallo, a furia di bastonate, non era reputato cosadisonorevole e molto meno una vigliaccheria. Perciò Teseo, perchè non ci fosserorancori ed invidie, fece spargere subito la notizia che a tutti i cavalieri di ciascunaschierasarebbestatodistribuitoildebitopremio,comesitrattassedipremiareduesolifratelli.

Ed infattiadognunoeglidette ilpremiochegli spettavasecondo il suogrado,efeceunafestacheduròtregiorni.IrecheavevanopresopartealtorneolifecepartiredaAtene tutti insiemenello stessogiorno, accompagnati con i dovuti onori; gli altricavalieriseneritornaronoallecaseloroognunoperlasuastrada,edappertuttoeraungridare:«Addio,statebene».Edorachehofinitodiraccontarvideltorneo,torniamoaPalemoneeadArcita.

IlpettodelpoveroArcitaincominciòagonfiare,eilmalecrescevasemprepiùnelcuorsuo.Ilsanguechepereffettodelcolposieraaggrumatonell’interno,nonostantetutteleartidelmedico,sicorruppedentroilcorpo,enongiovavanopiùnèsalassinèventosenèbevandediqualunqueerba.Laforzaespulsivaoanimale,dettaappuntoperquestoforzanaturale,nonriuscivaacacciarfuoriilvelenoeadespellerlodalcorpo.Ilobipolmonaricominciaronoagonfiarsi,eilsangueguastodalmaleammorbavaognimuscolonelsuopetto.Nonglivalsero,asalvarelavita,gliemeticielepurghe;ilsuo

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corpointeroeraindissoluzione,elanaturanonavevapiùalcunpoteresopradilui.Equando la natura non può fare più nulla, addio medicina: portate pure il malato inchiesa.La conclusione, insomma, èquesta:Arcita era condannato amorte; epoichèeglilosentiva,mandòachiamareEmiliaeilsuodilettocuginoPalemone,edissecosì:«Il mio spirito addolorato non può manifestarti la millesima parte di quello che iosoffro,omiasignora,cheioamoimmensamente;epoichèiosentochelamiavitanonpuòdurarea lungo, lascioa te,piùcheaogni altro, la curadell’animamia,quandosaròmorto.Ahimè!quantodolore,qualipenehosoffertoperte,eperquantotempo!Ahi! dura cosa,Emiliamia, dovermorire, e lasciarti per sempre!Ahimè, regina delmiocuore,mogliemia,unicoscopodellamiavita!Checosaèdunquequestomondo?Chegiovaall’uomoildesiderare?Eglivivefeliceconl’amorsuo,eaduntrattoeccololà nella fredda tomba, solo, senza nessuno. Addio, mia cara, addio, Emilia mia,sollevamidolcementefraletuebraccia,eascoltaciòchetidico.

PermoltotempoiohocombattutoeodiatoilmiocuginoPalemone,peramortuo,perchèerogelosodite.MaGiovevogliaessereguidaall’animamia,comeèverocheiononhomaiconosciutoalmondounuomodegnodiessereamatocomePalemone:lealtà, onore, valore, virtù,modestia, condizione, casata, libertà, tutte insomma, eglipossiedelequalitàdibuoncavaliere.Giovesalvil’animamia,seèveroquestocheiodicodi lui, ilqualeè tuo servitore, e lo saràper tutta lavita.Perciò seungiorno tudovrairiprenderemarito,nondimenticarePalemoneilgentilecavaliere».

Dettoquestolaparolaglicominciòamancare,eilfreddodellamortechegiàglieraaddosso,loavvolsetuttodaipiedifinoalpetto.Ancheallebracciavennemenolaforza,elavitaapocoapocoscomparve.L’intellettocheerarimastosemprelucido,sioffuscòsoloquandoancheilcuoreaddoloratosentìlamorte:alloraglisivelaronogliocchi, e gli mancò il respiro. In quell’istante volgendo un ultimo sguardo alla suadonna,dissequesteultimeparole:«Pietàdime,Emilia».El’animasuacambiòdicasa.Doveandasseprecisamentenonvelosapreidire,perchèandòinunluogodoveiononsono statomai; e poichè non sono un indovino e nonmi intendo del viaggio delleanime,nonaggiungounaparoladipiù,nonavendol’intenzionediriferirel’opinionedicolorochenesannoqualchecosa.Il fattoècheArcitaèstecchitosulletto:Marteaccompagnil’animasua,chèioritornoadEmilia.

Palemonesinghiozzava,Emiliaeradisperata,eTeseodovettesostenerla,svenuta,fralebraccia,estrapparlaviadalcadaverediArcita.Maèinutilecheiostiaaperdereiltempoperdirvicheladisgraziatanonfacevachepiangeredallamattinaallasera.Ledonnequandoilmaritoseneèandatoall’altromondo,chipiùchimeno,sidisperanotutte a questomodo; altrimenti fanno unamalattia tale che finiscono per andarseneancheloro.

Le lacrime e i lamenti dei vecchi e dei giovani, per lamorte di questo Tebano,furono infinitiper lacittà,poichè tutti lopiangevano.Non fuversato sì largopiantoneppurequandoilcadaverediEttorefuportatoaTroia.Ledonnegraffiandosiilvoltoe strappandosi i capelli, gridavano pietosamente: «Perchè sei morto, tu che aveviconquistatotantericchezzeelatuaEmilia?»

Teseononsapevadarsipacediquestadisgrazia,esoloilvecchiopadreEgeoriuscìa consolarlo, pratico come era delle eterne vicissitudini di questo mondo. Avendo

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veduto,nellasuavita,alternarsisenzaposalagioiaeildolore, ildoloreelafelicità,conquestoesempiodettealfigliounaimmaginediciòcheèilmondo,pervederediconsolarlo.

«Comenonmorìmaiuomo,preseegliadire,ilqualeungiornononavessevissuto,inqualchemodo,suquestaterra,cosìnonvissemaiuomo,ilqualenonsiamorto.Ilmondo non è che una stazione di passaggio piena di dolori, e noi siamo dei poveripellegrinichegiriamodiquaedilàaspettandolamortecheèlafinedeinostriguai».

Questeemoltealtrecosedisseilvecchio,esortandotuttiallarassegnazione.

Teseo cercò, con ogni cura, il luogo più degno e conveniente, dove seppellire ilbuonArcita.Evolle,finalmente,cheinquellostessoboscoplacidoeverde,nelqualeArcita e Palemone avevano combattuto per amore, dove Arcita aveva sofferto, peramore,tantiaffanni,tantiesìcocentiardori,siinnalzasseunrogo,edivisifacesseroisacrificied il funerale.Quindidetteordinedi tagliare levecchiequercidelbosco,dispaccarle,edipreparare,coitronchi,lacatastaperilrogo.Isuoiufficialimontaronoacavallo in fretta ed eseguirono subito gli ordini ricevuti. Teseo intanto mandò aprendereunabara, vi distesedentroundrappod’oro, il più ricco che aveva, e dellostessodrappovestìArcita,alqualefuronomessiiguantibianchi,unacoronadiallorofrescointesta,eunaspadalucidaedappuntatainmano.Cosìvestito,Teseocolvoltopallidoespauritolodeposenellabara,ecominciòapiangereamaramente.Poiperchètuttipotesserovedereilprodecavaliere,venutoilgiorno,lofecetrasportarenellagransaladelpalazzo,doveerauncontinuoviavaidigentechepiangevaegridava.

Inquestomentregiunse,tuttoaddolorato,iltebanoPalemone,conlabarbaincolta,igrigicapelliarruffati,einabitodilutto;ilsuodoloreerapiùfortediquellochetuttiglialtrisentivano,edeglipiangevapiùamaramenteanched’Emilia.Perchèilfuneraleriuscisse più splendido e degno,Teseo fece portare tre bei cavalli bianchi bardati dilucido acciaio, e su ciascuno di essi fecemontare un cavaliere armato delle armi diArcita:unoinfattitenevainmanoilsuoscudo,unaltrolalancia,eilterzol’arcoturcoed il turcasso d’oro; e così armati i tre cavalieri cavalcavano lentamente e col voltoaddoloratopelbosco.IpiùnobilideiGrecicheeranoinAteneportavanolabarasullespalle, percorrendo a lenti passi, e con gli occhi rossi e bagnati di pianto, la viaprincipaledellacittàcheera tuttaparataanero.Adestradel feretroc’era ilvecchioEgeo,asinistraTeseo,etuttieduerecavanovasid’orofinissimi,pienidimiele,latte,sangueevino.DietrolorovenivaconungranseguitoPalemone,equindiEmilia,che,secondoilcostumed’allora,portavainmanoilfuocoperaccendereilrogo.

Tuttieranoinfaccendeperprepararelalegna,edormailacatastatoccavailcielocon la verde cima, e i tronchi stendevano per una ventina di braccia i loro rami. Ilprimostratodelrogoeraformatodifascettidipaglia.

Ma non starò a raccontarvi per filo e per segno come l’avessero innalzato, e virisparmierò i nomi di tutti gli alberi che furono atterrati, insieme con le querci, gliabeti,lebetulle,gliontani,ilauri,ipioppi,isalici,gliolmi,iplatani,ifrassini,ibossi,icastagni, i tigli,gliaceri,glispini, ifaggi, inocciuoli,e i tassi.Nonvidiròcomeisilvestridei,privatidellaloroabitazione,fuggisserodiquaedilà,abbandonandoquelbosco doveNinfe,Amadriadi e Fauni avevano avuto fino allora tranquillo e sereno

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albergo.Nè vi racconterò come gli animali e gli uccelli tutti scappassero spaventatiallorchè ilboscofuatterrato;nècome il suolodellaselva,nonabituatoalla lucedelsole, rimanesse spaurito di tanto splendore improvviso. Non dirò, che il rogo eraformatoprimadiunostratodipaglia,poiditronchisecchispaccatiintrepezzi,poidiuno stratodiverzuraedi aromi, copertidaunpannod’oropienodipietrepreziose,attornoalqualeeranoappesecoronedimoltifiori,conlamirrael’incensodaldolceprofumo.NonstaròaraccontarecomeArcitafudepostoinmezzoatuttaquestaroba,nèafareilcontodituttelericchezzecheeranoattornoilsuocorpo;nècomeEmiliadandofuocoal rogosecondol’usodiquei tempi,vennemenodallacommozione,nèciò che disse o desiderò in quel momento, nè quali gioie furono gettate nel fuocoallorchèsilevaronolefiammedivampando,nècomedeipresentichigettavanelfuocolo scudo, chi la lancia, chi parte dell’armatura, o coppe piene di vino, di latte, disangue, che bruciavano subito come fossero di legno. Non vi dirò come i Greci inlunghissimo corteo cavalcarono per tre volte attorno alle fiamme, incominciando dasinistra,congridaaltissimeesquassandopertrevoltelalancia;nècomepertrevolteledonnesiabbandonaronoailamenti,nècomeEmiliafuricondottaacasaedArcita,divenutounmucchiodicenerefredda,fuvegliatodaiGrecichepassaronolanotteinmezzo ad ogni genere di giuochi.Non starò a dirvi quali furonoquesti giuochi fattidurantelaveglia,nèchi,untosiilcorpod’olio,fuilmigliorlottatoreesiportòmeglioriuscendoabattere sempre l’avversario.Nondirò, finalmente, come, finiti i giuochi,tutti se ne ritornarono in Atene, poichè è ormai tempo di venire alla fine di questalunganovella.

Coltempo,passatialcunianni,fustabilito,percomuneconsenso,cheavesserofineilamentielelacrime.Edallora,senonm’inganno,ebbeluogoun’adunanzainAtenepertrattaredialcunequestioniparticolari,etralealtrecosesiparlòanchedistringerealleanzaconnonsoqualipaesi,ediavere,ormai,anchequelladeiTebani.Perciò ilnobile Teseo fece chiamare subito Palemone, senza che egli sapesse di che cosa sitrattasse; ed il giovine tebano, tutto dolente e vestito a bruno, accorse subito,obbedendoall’ordinediTeseo,ilqualeintantoavevafattochiamareancheEmilia.

Allorchè si furono seduti, e si fu fatto intorno silenzio, Teseo aspettando unmomento,primadi lasciareuscireunaparoladalsaggiosuopetto,evoltoattorno losguardopienodimestiziaconuntacitosospiro,dissefinalmentecosì:

«L’altofattoredelsupremoprincipio,quandoinventòlaprimavoltalabellacatenad’amore,ebbeunnobileedaltointendimento,esapevaquelchesifaceva,mossodaunfine ben determinato. Egli univa insieme, con la bella catena dell’amore, il fuoco,l’aria,l’acquaelaterra,conlegamichenonerapossibileinfrangere.Questoprincipeefattoredituttelecosehafissatoigiornicheognicreaturavivadeverimanereinquestavalledilacrime,edoltrequeldatonumerodigiornianessunoèdatopasseggiarvipiù.E non c’è bisogno di citare in proposito qualche autorità, perchè ormai tutti losappiamo per esperienza: io non faccio altro che manifestare la mia opinione.L’ordinamento di tutte le cose dimostra chiaramente che v’è una mente direttivaimmutabileedeterna:ebastaavereunditodicervellopercapirecheinquestomondoognipiccolapartederivadauntutto.Poichèlanaturanonhaavutooriginedapartiefrazionidiunacosa,madaunacosaperfettaeduna,cheamanoamanoallontanandosidalla perfezione è scesa giù fino a divenire corruttibile. E perciò egli, il fattore

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supremo,conlasuasaggiaprevidenzahacreatoquestomeravigliosoordinamento,inmodo che l’evoluzione e il progresso delle cose si deve effettuare per mezzo disuccessive trasformazioni, che conducono alla fine e non alla eternità. E di questoognuno si può persuadere con gli occhi suoi.Guardate, per esempio, la quercia chedopo sì lunga vita, un bel giornomuore. Pensate che la dura selce che ogni giornocalpestiamo coi piedi quando camminiamo, a poco per volta si consuma anch’essa,sullastrada,efinisce.Così ilvastofiumeimprovvisamentesisecca,e legrandicittàcadonoespariscono,perchè tutto,comevedete, finiscenelmondo.Lostessoaccadedegliuominiedelledonne: tutti, il recomeilsuopaggio,devonomoriredentrounodeiduelimitidellavitaumana,valeadire lagioventùe lavecchiaia.Chimuorenelsuoletto,chiinmezzoalmare,chiinmezzoallavastacampagna;manonc’èrimedio:tutto finisceper la stessastrada, tuttomuore.Echiè l’autoredi tuttoquesto, senonGiove re dell’universo?Egli è principio e causadi tutte le cose, e tutto si trasformasecondo il suo volere, dal quale tutto ha avuto la sua origine; nè creatura viva almondo,sipuòopporrealui,qualunqueessasia.Perciòèdasavi,misembra,faredinecessità virtù, e mettersi l’animo in pace, una volta che tutti, senza eccezione,dobbiamofinirenellostessomodo.Chisenelamentaèunpazzo,perchèpretendediribellarsi a colui che è guida di tutto.Certamente per un uomo è bellomorire nellagrandezzadellasuafamaenelvigoredeglianni,conlasicurezzadilasciareunnomeonorato.Eglimuoresenzaavermai recatodisonoreall’amicoeasestesso,cosicchèl’amicodovrebberallegrarsidellasuamorte,preferendocheeglisiaspiratonel fioredellasuagloria,piuttostochevederlomorirequandoquestoègiàappassitodaltempo;poichè allora il suo valore è presto dimenticato. Quindi per lasciare un bel nome èmegliomorireall’apogeodellagloria;echinonlapensacosìsiostinaadessereunosciocco.Perchè,dunque,noici lamentiamoenonsappiamorassegnarciche ilnostroArcita, il fiore della cavalleria, sia uscito con tanta lode ed onore da questa bruttaprigionecheèlavita?Perchèsilamentano,qui,lamogliesuaeilsuocugino,chepurglivolevanotantobene,dellasortechegliètoccata?Deveegliringraziarlidiquesto?No davvero, e lo saDio stesso, poichè col pianto offendono l’anima diArcita e semedesimi,solamentepersoddisfareildesiderioproprio.

Qualeè,dunquelaconclusionediquestomiolungodiscorso?Èquesta: iopensoche noi dopo tanto dolore dobbiamo ormai stare un po’ allegri, e ringraziareGiovedella sua bontà. Prima che ci lasciamo, noi dobbiamo fare di due dolori una sola ecompleta gioia che duri eterna. Vedete, tra le persone qui presenti ce n’è una piùacerbamenteditutticolpitadaldolore:ebbeneiovogliochelagioiaincomincipropriodalei.

Sorella(indisoggiunse)èdesideriomioedellamiacorte,cheilgentilPalemone,ilcavalierechecontantozeloèaltuoservizio,etihasempreservitocontantoamoreedelsuomegliodalgiornocheloconoscesti,abbiafinalmentelagraziadeltuocuore:iovogliochetulofacciatuomaritoetuosignore.Dammilatuamano,poichècosìnoiabbiamostabilito.Dàanoi,quipresenti,unesempiodellatuariconoscenza.Palemoneè,perDio,figliodelfratellodiunre,esebbeneeglisiaunsemplicecavaliere,miparechemeriti la tua pietà, giacchè egli ti ha servito per tanti anni, ed ha sofferto tantiaffanniperamortuo».

PoidissealcavalierePalemone:«Iocredochenonoccorrerannomolteparoleper

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indurtiadapprovarequestamiadecisione.Vienidunquequa,eprendiperlamanolamoglietua».

Così fustretto, fra lorodue, ilnodochesichiamamatrimonioomaritaggio,conl’approvazionedi tutta la corte, e inmezzo all’allegria e ai canti furonocelebrate lenozze.EdoraDiochehacreatoquestoimmensomondo,concedaalprodecavalierelasuaprotezione,chesel’èguadagnatadavvero.Palemone,infatti,vivecontentoefelicein mezzo alle ricchezze, e pieno di salute, con la sua Emilia; ed essa l’ama cosìteneramente, ed egli con tanta cortesia la serve, che tra di loro non si parlòmai digelosianèdialtreseccature.

CosìfinironoPalemoneedEmilia,eDiobenedicatuttaquestabellabrigata.

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NOVELLADELGIURECONSULTO

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PROLOGO

ILnostroostesiaccorsechelosplendidosoleavevagiàcompiutolaquartaparte,piùmezz’ora buona, del suo corso giornaliero; e per quanto non avesse, in fondo, unagrande dottrina, sapeva però che quello era il ventottesimo giorno diAprile, cioè ilmessaggierodiMaggio.Egliosservòchel’ombradeglialberi,interra,avevalastessalunghezzadelfustodell’alberochelaproiettava,edaquestofattocalcolòcheFebo,ilqualerilucevainquelmomentointuttoilsuosplendore,erasalitoperquarantacinquegradi.Ilchesignificava,inconclusione,che,datoquelgiornoequellalatitudine,alloraeranoledieci;perciòspinseavantiilsuocavallodicendo:

«Signori,hol’onorediavvertiretuttaquestabrigata,chelaquartapartedelgiornosen’èbell’eita.Quindi,peramorediDioediSanGiovanni,guardate,seviriesce,dinonperderepiù tempo.Signorimiei, il tempononci aspettamica:giornoenotte siconsuma,eselasvignaomentrenoitranquillamentedormiamo,oquando,desti,nonsappiamoapprofittarne:eglifacomeilfiumechescendedalmonteallapianurasenzatornarmaiindietro.NonpernullaSeneca,econluimoltialtrifilosofi,rimpiangepiùlaperditadel tempochequelladell’orodelloscrigno;poichèlericchezzesipossonoinqualchemodoricuperare,malaperditadeltempoèirreparabile.Iltempononritornadavvero indietro, come non ritorna aMalkins[1] la verginità, una volta che la sualasciviagliel’hafattaperdere.Nonstiamo,dunque,amarcirecosìnell’ozio.

Signor giureconsulto, che Dio vi benedica, raccontateci voi, ora, una novella,secondo che abbiamo stabilito.Anche voi avete acconsentito a sottomettervi almiogiudizio:fatedunqueilvostrodovere,emantenetelavostrapromessa».

«Oste,eglirispose,DEPARDIEUJEOASSENTE,giacchènonhointenzionedimancarealla mia parola. Ogni promessa è debito, e vi ripeto che io farò volentierissimol’obbligomio.Glistessilibrinostridiconochelaleggeèugualepertutti:matuttaviaio non posso dirvi una novella discreta, che non sia stata già raccontata daChaucer(sebbene l’arte del verso e della rima non sia il suo forte), in quell’antico idiomainglese nel quale, come tutti sanno, egli ebbe a scriverle. Poichè se non l’avràraccontatainunlibro,amicomio,stapursicurochel’avràraccontatainunaltro.Sonopiù gli amanti di cui ha scritto la storia lui, o in un libro o nell’altro, che quelli

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semplicementenominatidaOvidionellesueantichissimeEPISTOLE.Checosavidebbodunqueraccontare,selenovellecheioso,sonogiàstateraccontatedaChaucer!NellasuagioventùegliscrisselanovelladiCeyxeAlcyon,equindihafattolastoriaditutteledonneegliamantipiùillustri.Chiavessevogliadileggereilsuolibrointitolato:LASACRALEGGENDADICUPIDO,vitroveràdescrittelelargheeprofondeferitediLucreziaediTisbebabilonese,vitroveràlastoriadiDidonechesitrafiggeconlaspadapercausadel traditoreEnea, e diFillide cambiata in alberopel suoDemofoonte.Vi troverà ilpiantodiDeianira,diErmione,diAriannaediIsifile,ilnudoscoglionellontanomare,doveLeandroaffogòperlasuabellaEro,lelacrimediElena,ildolorediBriseideediLaodamia,e la tuacrudeltà,oreginaMedea,cheappendestipelcolloifigliolettipervendicartidiGiasone,l’amantespergiuro.Inquellostessolibroeglilodaaltamentelavostrafedeltà,oIpermestra,Penelope,Alceste.

Ma naturalmente non fa neppure parola del turpe esempio di Canace che amò,incestuosamente, il proprio fratello, nè (Dio ci scampi da certe novelle) ricorda lastoria,raccontatadaApollonioTirio,diquell’infamereAntiocochedefloròlapropriafiglia,gettandola(orribilealeggersi)aforzaperterra.Ditaliturpicoseeglinonvollemaiscriverne,edio,semelopermettete,midispensodalraccontarvele.Macomefarò,dunque,adireanch’io,oggi,lamianovella?CertamenteiomiguardobenedalvolergareggiareconleMusealtrimentidettePieridi(voicapite,senzadubbio,cheioalludoalleMetamorfosi);delrestopocom’importadiOvidio:facciapurequantiversivuole,io parlerò in prosa». E detto questo, il giureconsulto, serio serio, incominciò la suanovella,edissequellochesegue.

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NOVELLADELGIURECONSULTO

miseria,malepienodipericoli,sinonimodisete,freddo,efame;tutivergogniincuortuodidomandareaiuto,eseanchenonlochiedi,invanotentidinasconderelepiaghedelletueferite:essesonocosìdolorose,cheperforzadevimostrarlealtrui.Ilbisogno,tuomalgrado,ticostringearubare,adaccattare,oaprendereacredenzailpane.

Tu te la prendi con Cristo, e col cuore gonfio d’amarezza, dici ch’egli nondistribuisce equamente le ricchezze sulla terra. Rimproveri, a torto, il tuo vicino,perchèmentretuhaibenpocoinquestomondo,aluinonmancanulla.Egridi:«PerDio,verràancheperluiilredderationem,verràilgiornoincuiilfuocoglibruceràlacodaperchènonaiutachihabisogno!»

Ascolta, piuttosto, ciò che ti dice il savio: meglio la morte della miseria. Il tuovicino, se seipovero, sarà ilprimoaguardartidall’alto inbasso:pelpoverononc’èrispetto.Imparaanchequestodaisavi:igiornidelpoverosonotuttiuguali,tuttibruttilostesso;perciòabbigiudizioprimadicacciartidateinmezzoatantespine.

Se tu sei povero, neppure i tuoi fratelli ti possono vedere, e gli amici, ahimè, tisalutanotutti.Felicivoi,oricchimercatanti,voisìchesietegenterispettabileeconunpo’di sale inzucca;pervoinonc’èdoppioasso:ma il cinquee sei, adogni tirodidadi,v’empieletasche.Almeno,voi,perNatalepoteteballareallegramente.

Voi scrutate terre e mari in cerca di guadagno, e da gente savia conoscete lecondizionidiognipaese,enerecatenotizieeavventuredipaceediguerra.Edora,appunto,nonsapreidovepescareunanovella,seunmercante,mortoparecchiannifa,nonmiavesseraccontatoquestachevogliodirvi.

Neitempiantichi,dunque,c’erainSiriaunasocietàdiricchimercanticosìbraviedonesti, che avevano un estesissimo commercio di stoffe in oro e in seta dei piùsmaglianticolori.Laloromerceeracosìbellaecosìnuova,chetuttireputavanounafortunacomprardaloroecambiarconlorolamerce.

OraaccaddechequestimercantiunavoltastabilironodiandareaRoma,nonsoseper affari, o per semplice divertimento; fatto sta che non vi mandarono i lorocommessi,maandaronodasè,epreseroalloggiodovetornavaloropiùcomodopergliaffari.

GiàdaqualchetempositrovavanoperloropiacereinRoma,quandounbelgiornosentirono parlare della famosaCostanza figlia dell’Imperatore, la cui famagiungevaloroagliorecchiconsemprenuoviparticolari.

Lavocechecorrevasullaboccadituttieraquesta:«IlnostroImperatore,Diocelo

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conservi,haunafigliacosìbellaebuona,chedacheilmondoèmondononsièvistal’eguale nè per bellezza nè per bontà. Dio la protegga, e possa essere un giorno lareginadell’Europaintera.

Lasuastraordinariabellezzaèsenzaorgoglio,lasuagioventùnonconoscecapriccienonhagrilliperlatesta.Ognisuaazionehaperguidalavirtù,edumiltà,inlei,vincesuperbia.Questadonnaèunverospecchiodigentilezza:nelsuocuorealbergalapietà,elasuamanoèministradilibertàedimisericordia».

E tuttoquesto che lavocedel popolodiceva, eravero come lavocediDio.Matorniamo a bomba: questi mercanti caricate le loro navi, e dopo aver veduto,finalmentequellabenedetta fanciulla, ritornarono inSiria, e si rimiseroai loroaffaricomeprima,passandoseladasignori.

OradovetesaperechequestimercantieranomoltoingraziaalSultanodiSiria.Edognivoltacheessifacevanoritornodaqualchepaesestraniero,eglipienodiaffabilecortesiafacevalorofestaebuonviso,edomandava,congrandeinteresse,notiziedeivaristati,persapereseavevanovistoosentitonulladibelloedimeraviglioso.

Equestavoltafra lealtrecose,essigliparlaronoconsìcaldaammirazionedellosplendorediCostanza,che ilSultanoprovavaungrandissimopiacerea immaginarsicolla fantasia la figura di lei; ed ogni suo desiderio, ogni sua più grave cura riposenell’amarequestafanciullapertuttalavita.

Mafinodalgiornodellasuanascitalestelleavevanoscrittoinquelgranlibrochegli uomini chiamano il cielo, ch’egli, ahimè, dovevamorire per amore.Poichènellestelle(eDiosaseèvero)c’èscrittoachiarenote(perchivisaleggere)ildestinodiogniuomo.

Moltianniprimacheavvenisse,erascrittanellestellelamortediEttore,diAchille,diPompeo,diCesare,laguerradiTebe,lamortediErcole,diSansone,diTurno,ediSocrate.Magliuominihannoun’intelligenzacosì corta, chenessunodi loro inquellibrocisaleggerechiaro.

IlSultano,dunque,feceradunare ilsuoconsiglioprivato,eperesaurire inpocheparolel’argomento,manifestò,senzaaltro,ilsuodesiderio,edissechesenonglifosseconcessodipossederesubitoCostanza,nongliresterebbechemorire:lasciavaaloroditrovareunrimedioperlasuavita.

Ognunoalloradisse la sua: furono fattee ribattutemolteproposte,molte ragionifuronoaddotte,giustamente,daunaparteedall’altra;siparlòdimagia,diinganni,efinalmentepervenireadunaconclusione,tuttinonvideroaltromezzo,nontrovaronoaltraviacheilmatrimonio.

Ma con ragione videro subito una grave difficoltà: naturalmente i loro riti eranocosì diversi da quelli del popolo di Cristo, che (dicevano essi) «nessun principecristiano sarebbe contento di mandare a nozze col Sultano una figlia, facendoleaccettareidolciritidelloroprofetaMaometto».

Edeglirispose:«PiuttostocherinunziareaCostanza,iosondisposto,decisamente,a farmi cristiano. Io debbo essere suo, e non posso fare diversamente, perciò, ve neprego, risparmiatevi qualunque osservazione di questo genere; pensate piuttosto a

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salvarmi, e cercate con ognimezzo di farmi avere colei, dalla quale dipende lamiavita:poichèiosentochenonpossoviveremoltoinmezzoatantodolore».

Perchèandareancoraper le lunghe?Permezzodi trattativeediunaambasceria,conlamediazionedelpapaedituttalaChiesa,econl’approvazionedituttalanobiltà,fu stabilito, a dànno della religionemaomettana e con vantaggio della cara legge diCristo,quantosentirete.

Fustabilito,cioè,cheilSultano,tuttiisuoibaronietuttiisuoisudditi,sifarebberocristiani,edeglisposerebbeCostanza(connonsoquantodidote,macertounabellasomma),ecosìlasuavitasarebbesalva.Cosìfuconvenutoegiuratodaamboleparti:edora,bellaCostanza,Dioonnipotentetiaccompagni.

Qualcunoora s’aspetterebbe forse che io raccontassi, per filo e per segno, tutti ipreparativichel’ImperatoreelasuacortefeceroperlenozzediCostanza.Maognundivois’immaginabenechenonsarebbepossibileraccontare,inquattroequattr’otto,tuttociòchesifecenell’occasionediunavvenimentocosìgrande.

Vescovi,conti,contesse,cavalieridigrannome,edaltripersonaggi,inunaparola,furonomandati,adaccompagnarla.EfuannunziatoatuttalacittàcheognunopregassedevotamenteCristo,affinchèvolesseproteggerequestomatrimonio,eaccompagnasseperviaggiolaspedizione.

Venneilgiornodellapartenza(iltriste,fatalegiorno,aggiungoio),chèormainonv’erapiùdaaspettare,etuttieranopronti.Costanza,straziatadaldolore,silevòpallidadal letto, e si vesti preparandosi a partire, vedendo bene che non le restava altro dafare.

Ahimè! Qual meraviglia ch’ella piangesse? Lei che da quelli stessi i qualil’avevanotenutafinalloracosìcaramente,eramandataorainunpaesestraniero,legataesoggettaadunuomochenonavevamaivistonèconosciuto?Iononvogliodirealtro:masocheingeneraleriesconosemprebuonimariticolorochehannoconosciutopertempolaloromoglie.

«O babbo, diceva lei al momento di partire, la tua sventurata Costanza, la tuagiovine figliuola, che con tanto amore hai visto crescere; o mammamia, che dopoCristo, il quale sta su nel cielo, sei la cosa a me più cara nel mondo, Costanza, lafigliuolavostra,siraccomandaavoi.PensatecheessadeveandareinSiriaeforsenonvirivedràpiù.

Ahimè,iodevoandareinquelbarbaropaese,perchèvoilovolete.Cristochemorìper lanostra redenzionemiconcedaalmeno la forzadipoter fare la suavolontà. Io,disgraziatadonna,nonmicurodimorire:noisiamonateperessereschiaveeperfarepenitenzasottoildominiodell’uomo.»

Iociscommetto,vedete,chenemmenoquandoPirroabbattèlemuradiTroiaeIlioandò in fiamme, o quando cadde Tebe, e neppure a Roma in mezzo alle stragi diAnnibale che vinse per tre volte i Romani, si sentì un pianto così commovente epietosocomeincameradiCostanzaalmomentodellasuapartenza.Maopiangendooridendolapoverettadovèpartireatuttiicosti.

O crudele firmamento, tu nel tuo primo moto[1] quotidiano accozzi e trascini

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insieme,girandodaorienteadoccidente,tuttociòchedanaturaavrebbeavutounaltroindirizzo. I tuoi giri disposero le stelle in modo che, fin dal principio del dolorosoviaggio,Martedistrussequestomatrimonio.

Malaugurato oroscopo, per l’obliquo moto del quale il signore[2] è caduto,irremissibilmente,nelbuiopiùprofondo!OMarte,inquestomomentotuseiAtyzar[3]!Opallidaluna,iltuocamminoèsventurato;poichètuvolgiilcorsocolàdovenessunotivuole,edhaiabbandonatoquelluogodovestavibenissimo.

Ahimè,stoltoImperatorediRoma!Nonc’erapropriounastrologoin tutta la tuacittà? Non potevi scegliere, almeno, un tempo migliore di questo per il viaggio dinozze? Specialmente alle persone della tua condizione manca forse il tempo discegliereunabellagiornata,ediconsultarel’oroscopo,primadimettersiinmare?Malaquestione,ahimè,èchenoisiamotroppoignorantietroppocortidicervello.

Labellafanciulla,dunque,tuttaaddolorata,fuaccompagnatadaungranseguito,econ tutti gli onori, sulla nave, e prima che questa si allontanasse disse: «Ora, GesùCristosiaconvoi».Ecosì,bellaCostanza,buonviaggio;giacchènonc’èrimedio.Lapoverafanciullafacevadituttopernontradireilsuodolore;malasciamolanavigareeandiamoavanti.

Lamadre del Sultano, che era un vero pozzo di vizi, aveva spiato tutto, e s’eraaccorta del proponimento fatto da suo figlio di abbandonare l’antica religione diMaometto;e subitoadunò ilconsiglio,equando tutti furonopresentiper sentirechecosaavevadacomunicare,siassise,edissecosì:

«Signori, voi tutti saprete che mio figlio sta per abbandonare le sante leggi delnostro Corano, datoci da Maometto messaggio di Dio. Ebbene, io faccio votoall’altissimo Signor nostro di perdere la vita, prima di rinnegare la religione diMaometto.

Che vantaggio può venirne a noi da questa nuova religione, se non servaggio esofferenze, e d’essere trascinati all’inferno per avere rinnegato Maometto il nostrocreatore? Signori, dunque, mi assicurate di approvare il mio consiglio? Se loapproverete,iovisalveròineterno».

Tuttiapprovarono,egiuraronodivivereomorireconlei,edinonabbandonarla.Eciascunopresel’impegnodifareilpossibileperchèipropriamiciprestasserol’operaloro.LaSultanaallorasimiseall’impresanelmodochesentirete,edisseatuttiquestepreciseparole.

«Noi fingeremo da principio di andare lieti al battesimo: tanto un po’ d’acquafrescanoncipotràfareungranmale;ediofaròprepararetalifesteeinmezzoatantaallegria,cheilSultano,certamente,nonsospetteràdinulla.Diconochesuamogliesialapiùpuraepiùbiancacreaturabattezzata:ediovipromettocheessanonriusciràalavare tutto il rosso del sangue che la bagnerà, quand’anche portasse con sè unafontana».

OSultanainiqua,nuovaSemiramide,serpentedall’aspettodidonna,donnasimileal serpente che sta giù nel profondo dell’inferno, femmina ingannatrice, in te, nidod’ognivizio,siaccoglietuttociòchecorrompelavirtùel’innocenzapermezzodella

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malizia.

E tu, o Satana maledetto, dal giorno che fosti cacciato dal nostro regno, benritrovastisubitolaviaditornarefranoipermezzodelladonna.TufacestisìcheEvacitrascinassenellaschiavitù,etuorasconcludiquestomatrimoniocristiano.Quandononvuoicomparire,ahimè,tutiservi,peituoimalvagifini,delladonna.

LaSultanache io rimproveroemaltratto inquestomodo, lasciòmaturareapocopervoltailsuodisegnopreparandoglilastrada;esenzafarlatantolungaeccochecosafece.Ungiorno,montataacavallo,seneandòdalSultano,eglidissecheavevadecisodirinnegarelafedemaomettana,evolevaricevereilbattesimodallamanodelprete,pentitadiessererimastatantotempopagana.

Eloscongiuròdiconcederlel’onoredifesteggiareilpopolocristianoalsuoarrivonella Siria dicendo: «Io farò tutto quello che potrò per fargli onore». E il Sultanorispose:«Farò tutto ciò chevorrete,madremia».E inginocchio la ringraziavadellasua domanda, e non sapeva più che cosa dire dalla contentezza. La Sultana alloralasciatosuofiglioseneritornòacasa.

Intanto i cristiani toccarono terra, egiunsero inSiriaaccompagnatidaungrandeseguito.Allora il Sultanomandòunmesso a suamadre e attorno per tutto il regno,annunziandochesuamoglieerafinalmentearrivata,epregandotuttidivolereandareincontroallaregina,pertenerealtoildecorodelregno.

LafolladeiSiriiedeiRomaniera immensa,e tuttieranosplendidamentevestiti.Lamadre del Sultano, riccamente abbigliata, conmolta festa ricevè la sposa, e contuttalagioiaconcuiunamammaaccoglierebbelapropriafigliuola.Quindiilcorteo,montatoacavallo,siavviòsolennementeallacittà,cheerapocolontanadalmare.

Il trionfo di Giulio Cesare, che Lucano leva fino alle stelle, non fu certo piùsplendidoemaravigliosodiquellochequestafestanteturbacelebrò.MaquelvelenososcorpionedellaSultana,colsuomalignospirito,sottosottomeditavailmorsomortale.

Quando la comitiva fu giunta al palazzo, il Sultano, nella sua splendida divisa,andò, esultante e pieno di gioia, a riverire la sposa. Lasciamoli lì ora in mezzo altripudio,eveniamoalmomentoincuituttipensaronocheeraoradifinirelaveglia,ediandarseneariposare.

Intanto venne il giorno in cui la vecchia Sultana aveva stabilito di festeggiare,comehogiàdetto,ilpopolocristiano,etuttiifiglidiCristosieranopreparatiperlacerimonia.Bisognavavederechecosa fu inquellaoccasione: il lussoe lo splendoreunononsel’immaginanemmeno;maprimadialzarsidatavolalapagaronosalata.

O improvviso e inaspettato dolore, tu succedi a ogni mondana gioia, che deveessere sempre bagnata dal pianto. Ogni nostra felicità ha per fine le lacrime. Nondimenticatemaiquestoconsigliopelvostrobene:ognivoltachevipared’esserefelici,abbiate sempre davanti agli occhi il dolore e la sventura, che non tarderanno araggiungervi.

Perfarvelacorta,dunque,ilSultanoetuttiicristianifuronotagliatiapezzimentrestavano a tavola, e la sola Costanza scampò all’eccidio. La maledetta vecchia conl’aiutodeisuoiriuscìacompierequestoesecrandodelitto,perdiventarleiimperatrice.

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Non vi fu cittadino della Siria, convertito al cristianesimo, che sorpreso daiconsiglieri della Sultana non venisse trucidato prima che potesse scappare. QuindipresalapoveraCostanza,lamisero,infretta,sopraunanavesenzatimone,allamercèdiDio,eledisseroche,seerabuona,seneritornassedallaSiriainItalia.

Le restituirono il piccolo tesoro che aveva portato come dote, le dettero unaabbondante quantità di roba per mangiare, misero sulla nave delle vesti, quindispiegarono le vele e la nave fu spinta nell’alto. Povera, buona Costanza, giovane eonestafigliadell’Imperatore.Coluichehainmanolafortunaeildestinodituttisiaorailtuotimone.

Primachelanavesiallontanassedallarivaessabenedìtutti,poirivolgendosiallacrocediCristodisse:«Ocrocebenedetta,purafontedifelicità,bagnatadelsanguedelpietosoagnellochepurificòilmondodellesueantichecolpe,ilgiornoincuiiodovròmorireaffogatainfondoalmare,salvamidalleunghiedeldiavolo.

Albero glorioso, scudo dei fedeli, che solo fosti degno di portare il re del cielosanguinantediferite,ilcandidoagnellotrafittoacolpidilancia;tuchemettiinfugaildiavolo e lo allontani da tutti coloro che sono protetti amorosamente dai tuoi rami,salvamiedammilaforzadiredimermi.»

Passaronoigiorni,passaronoglianni,elapoveraCostanzaspintaconlanavepelmarediGreciaarrivò,finalmente,percaso,allostrettodelMarocco;maprimacheleondeselvaggelaportasseroalsuodestino,troppiamaribocconidovèancoramandargiù,pernonmoriredifame,sempreconlamortedavantiagliocchi.

Qualcuno di voi mi potrebbe domandare: «Come mai non fu uccisa anche leiinsieme con gli altri cristiani?Chi la salvò dall’eccidio il giorno della festa?» Io virisponderòalloraconquestealtredimande:«ChisalvòDanielenell’orribilespeloncadei leoni, dove tutti quelli che entrarono prima di lui, d’ogni condizione, furonodivoratisenzapoterfuggire innessunmodo?NessunaltrocheDiolosalvò,Diocheegliportavanelcuore.

ADio piacemostrare in questomodo i suoi miracoli meravigliosi, affinchè noipossiamovederequantoègrande lasuapotenza.Cristo ilqualeè il rimedioa tutti imali,spessoconmezzichesoloiSapienticonoscono,fadellecoseperunfinechelamente nostra non arriva a comprendere, cosicchè noi, per l’ignoranza nostra, nonpossiamofarciun’ideadiquantosiasavialasuaprovvidenza.

Ordunque,poichèCostanzanonfuuccisailgiornodellafesta,chifuchelasalvòanche dal fondo del mare? Chi fu che salvò Giona nello stomaco del pesce che lorigettò vivo a Ninive? Ben sa ognuno che fu precisamente Colui, il quale salvò ilpopoloEbreoquandoattraversòilmareapiediasciutti.

Chiordinòaiquattropunticardinali,spiritidellatempestaiqualihannopoteredimettere sotto sopra la terra e ilmare, di non turbare la calmadelmare della terra edegli alberi? Certo fu Colui il quale protesse sempre dalla tempesta questa donnagiornoenotte.

Dovemai,questadonna,potètrovaredamangiareedabere?Comelepotèbastareper tre anni e più la provvista che avevanella nave?Chi nutrìMariaEgiziaca nelle

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spelonchedeldeserto?NessunaltrocheCristo,senzadubbio!Fuunacosaveramentemeravigliosasfamarecinquemilapersoneconcinquepanieduepesci:Diomandòlasuaabbondanzaalgranbisognodilei.

Essa navigò dentro il nostro Oceano attraversando il nostro vasto mare, finchè,finalmente, l’onda la gettò sotto un castello, del quale ora non ricordo il nome, nellontano regno di Northumberland. E il bastimento si incagliò così fortemente nellarena,chenonsimossedi lìper tutto il tempodiunamarea:eravolerediCristocheCostanzarestassefermainquelluogo.

Il Castellano scese giù a vedere questo avanzo di naufragio, e girato tutto ilbastimento trovò la povera donna sfinita dal dolore, e vide anche il tesoro che essaportavaconsèsullanave.AlloraCostanza,nellasualingua,domandòpermisericordiachelesitogliesselavita,perliberarsidaldoloreinmezzoalqualesitrovava.

Essaparlavaunlatinoalquantocorrotto,tuttaviariuscìafarsicapire.Ilguardiano,quandofustancodicercarepertuttalanave,portòconsèaterraquestapoveradonna.La quale cadde in ginocchio, e ringraziò il messaggio di Dio.Ma non volle dire anessunochiera,nècollebuonenècollecattive,acostodimorire.

Dicevacheilmarel’avevatantostordita,cheavevapersolamemoria,echequestaeralaverità.Ilguardianoesuamoglieebberotantacompassionedilei,chepianserocommossi. E Costanza si dimostrò subito così accurata e sollecita a servire e farpiacereatutti,chechilavedevaseneinnamoravasubito.

IlCastellanoemadonnaErmenegilda,suamoglie,eranopagani,etuttoilpaeseerapagano;maErmenegildavolevabeneaCostanzacomeallasuavita.Costanzaintantodurante il suo soggiorno in questo luogo, con amare lagrime pregava sempre ilSignore,finchèGesùconvertìlamogliedelCastellano.

Intuttaquellaterranessuncristianoavevaosatomaimetterepiede;icristianieranostaticacciatidi làdaipagani,checonquistarono tutto ilNordpermareeper terra. Icristiani fuggirono tutti aWales, rimanendo in quest’isola, dove per qualche tempotrovaronounsicuroasilo.

MaancoraiBrettonicristianinoneranostatiespulsicosìradicalmente,chenonsitrovassequalcunoilqualeincuorsuovenerasseCristo,ingannandolagentepagana.Epropriovicinoalcastelloveneeranotre,unodeiqualieracieco,enonvedevaaltrochecongliocchidellamente,isoliocchicherestanoaiciechipervedere.

Ilsolerisplendevacomeinungiornod’estate.IlCastellanoesuamoglieinsiemeconCostanza,preserolaviadrittaalmare,percircaunquartodimiglio,girandoperdiporto qua e là, quando per caso incontrarono quel povero cristiano cieco, e curvodaglianni.

«NelnomediCristo(disseilvecchioBrettone),madonnaErmenegilda,fatech’ioriacquisti lavista.»LamogliedelCastellano si spaventò aquesteparole, per timorecheilmarito,sentendochesierafattacristiana,volesseucciderla.AlloraCostanzalefececoraggio,eleordinòdifarelavolontàdiCristo,comefigliadellasantachiesa.

IlCastellanononraccapezzandochecosasuccedesse inquelmomentodomandò:«Macomevaquestafaccenda?»ECostanzarispose:«Signore,èlapotenzadiCristo,

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che salva gli uomini dalle insidie del demonio!». E preso a recitare il nostro credo,primachefosseseraebbeconvertitoancheilCastellano,ilqualecominciòacredereinCristo.

Costuinoneraperòilsignorediquestoluogo,doveavevatrovatoCostanza;malogovernavasemplicemente,damoltianni,sottoilregnodiAlla,rediNorthumberland,uomo molto savio e dabbene come sentirete, e potente nemico degli Scozzesi. Maritorniamoalnostroracconto.

Satanachestasempreprontoperingannarci,videtuttalaperfezionediCostanza,ecercòsubitoilmododifarlescontarel’operabuonadaleicompiuta.Efecesìcheungiovinecavalierecheabitavainquellacittà,siinnamoròdileicosìsensualmente,cheeglisentivachesarebbemortosenonriuscisseasfogarelesuesozzevoglie.

Eglidunque le simise intorno,manon riuscìanulla,perchèCostanzanonvollepeccare a nessun costo: allora, indispettito, pensò, per vendicarsi, di farla morirevergognosamente.AspettòinfatticheilCastellanofossefuoridelpaese,edinascosto,unanotte,entrònellacameradovedormivanoErmenegildaeCostanza.

Stanca per aver a lungo vegliato nelle sue orazioni, Costanza riposavatranquillamente, ed Ermenegilda lo stesso. Il cavaliere allora, tentato da Satana, siavvicinòpianopianoalletto,einunmomentotagliòlagolaadErmenegilda;elasciatoilcoltelloinsanguinatovicinoaCostanza,fuggìvia,cheDioglidiadelmale!

Pocodoporitornò ilCastellano insiemeconAlla rediquesta terra,e trovatasuamoglie così barbaramente uccisa, cominciò a piangere e a torcersi le mani dalladisperazione. Quando ad un tratto, ahimè, vide vicino a Costanza il coltellosanguinoso!Checosapotevadireladisgraziata?Dalgrandoloresvenne.

Il triste fatto fu subito riferito ad Alla. Il quale udito quando e come la poveraCostanza era stata trovata nel bastimento, ebbe un senso di compassione, per unacreaturacosìbuona,cadutaintantodoloreetantasventura.

Poichè quell’innocente andò davanti al re, come l’agnello che è condotto allamorte.Ilcavalierementitorecheavevacommessoildelittol’accusavadicendocheleisola,manifestamente,avevaassassinatoErmenegilda!Manonostante,sorseungrandemormoriofrailpopolo,etuttidicevanochenonpotevanoimmaginarsicomeCostanzaavesse potuto commettere una sì grandemalvagità. Poichè l’avevano sempre vedutavirtuosa,eaffezionataaErmenegildaquantoallapropriavita:ediciò tutti facevanotestimonianza, eccetto colui che aveva ucciso Ermenegilda col suo coltello. Questogentileretennemoltocontodiquestedeposizioni,epensòdistudiareafondolacosa,perriuscireascoprirelaverità.

Ahi!poveraCostanza, tunonhaiuncampione,enonpuoicombattereda te!MaColuichemorìperlanostraredenzione,evinseSatana,Coluicheportapacedovunqueconlasuapresenza,siaoggiiltuofortecampione.PoichèseCristononfa,perte,unmiracolo,tu,senzacolpaalcuna,saraitostouccisa.

Essadunquesigettòinginocchioedisse:«ODioimmortalechesalvastiSusannadallacalunnia,opietosissimavergineMaria,figliadiS.Anna,tuilcuifiglioèsalutatodall’Osannadegliangeli:seiosonoinnocentesoccorretemi,oiomorrò.»

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Avetemaiveduto,inmezzoadunafolladigente,unuomocondottoalsupplizio,senzasperanzadigrazia?Ècosìpallido,chechiunque,appenalovede,capisceancheframille persone, che quello è il condannato amorte. Tale era appunto l’aspetto diCostanza,mentresmarritasiguardavaattorno.

O regine che vivete beatamente nella vostra reggia, o duchesse e voi altre tutte,nobilidame,abbiatepietàdellasventurataCostanza:lafigliadiunimperatoresitrovaintalmodoabbandonata,senzachecisiaun’animapietosa,allaqualepossachiedereaiuto.Ahi,tufigliadisanguereale,inmezzoatantospaventoeatantopericolo,nonhaivicinounsoloamico!

Il reAlla sentiva tantacompassione (giacchèuncuoregentileè semprepietoso),chepiangevadirottamente.«Orvia,disseaduntratto,andateincercadiunabibbia,esequestocavalieregiureràchefupropriocosteicheucciseladonna,alloradecideremoinqualmododovremofaregiustizia.»

Fu portata una bibbia che conteneva gli Evangeli scritti in lingua brettone, ed ilcavalieregiurò sul sacro librocheCostanzaera rea.Ma improvvisamenteunamanomisteriosalocolpìfrailcapoeilcollocontantaforza,ch’eglicaddeaterracomeunapietra,egliocchiglischizzaronoviadallatestainpresenzadituttiquellicheeranolì.

Nellostessotemposisentiunavocechedisse:«TuhaicalunniatodavantiaDiolainnocente figliadella santaChiesa.Tantohaiosato:nondico altro.»La folla rimasestupefatta di questo miracolo, e tutti, fatta eccezione di Costanza, rimasero comesbalorditiperpauradellavendettadivina.

Grande fu il timore e il pentimento di quanti avevano indegnamente sospettatodella povera, innocente Costanza. E finì che dopo questo miracolo, e per opera diCostanza, il re emolti altri del paese (la bontà diCristo sia lodata!) si convertironosubitoalCristianesimo.

IlcavalierespergiurogiudicatolìperlìdaAlla,fuuccisoperlasuaindegnafalsità.Costanza, tuttavia, sentì molta compassione della sua morte. Dopo questo miracoloGesù,collasuabontà,fecesìcheilreAllasposassesolennementequestasantadonna,cosìbuonaebella,laqualeperoperadiCristodivenneunaregina.

Chinongioìdiquestoavventuratomatrimonio?Donegildalamadredelre,leisolacheeratristaemalvagia.Ilpensierodiquantoeraavvenuto,spezzòilcuoremaledettodiquellacattivadonna,laqualenonvolevacheilfiglio,asuodispetto,avessepresopermoglieunastranierachenessunoconosceva.

Edora, siccomenonmipiace farla tanto lunga,vi risparmio ladescrizionedellefeste.Perchèdovreistarearaccontarvilosplendoreconcuifuronocelebratelenozze,e dirvi, per esempio, chi giunse primo nelle corse che ebbero luogo, e magari chisuonavalatrombaechiilcorno?Tanto,sisa,lenovellefinisconosempreadunmodo:tutti mangiarono e bevvero allegramente, ballarono, cantarono, si divertirono, e glisposifinalmenteseneandaronoaletto.

Einfattiancheinostrisposiciandarono,eneavevano,d’altronde,tuttoildiritto.Èverocheilcandorediunasposaèunacosasanta:ma,comesifa?Vienlanotteincuiessadevepiegare la testadavantiacertepiccolenecessità,chepiaccionoachi leha

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dato l’anellodi sposa;ealloranonc’è rimedio:perunpocobisognametteredaunapartelasantità.

DopoqualchetempoCostanzarimaseincinta,eAlla,dovendoandareacombatterecontrolaScozia,affidòlamogliealsuoCastellanoeallecurediunvescovo.LabellaCostanza,lamoglieumileedaffabiledelre,andòinnanziconlasuagravidanza,finchèungiorno,aspettandoilvolerediCristo,simiseinlettocoidolori.

Venne il momento, ed essa partorì un maschio che fu battezzato col nome diMaurizio. IlCastellanomandò subitounmessaggio, e scrisse al reAlla, dandogli lafaustanovellainsiemeadaltrenotizie.Ilmessoprendelalettera,esenevaperlasuastrada.

Econlasperanzadiguadagnarequalchecosa,vainfrettaeinfuriadallamadredelre,edopoaverlasalutatacortesemente, ledice:«Signora,potetebeneessere feliceecontenta,eringraziaremilleemillevolteDio:lareginahapartoritounmaschio,chesenzadubbiosaràlagioiaelabenedizionedituttoilregno.»

Hoquilaletterasigillatachedevoportarealrealpiùprestopossibile:sedesideratequalchecosapervostrofiglio,iosonoavostradisposizionegiornoenotte.»Donegildarispose: «Per ora non ho bisogno di nulla: voglio solo, che tu passi qui la notte perriposare.Seavròdadartiqualcheordine,telodaròdomani.»

Il servoprimadiandarea lettosibevvebirraevinosenzadiscrezione,ementredormiva, briaco, gli fu rubata la lettera dalla tasca. Fu astutamente scritta un’altralettera,imitandoilcaratteredelCastellano,laqualedavaalreunanotiziabendiversa,comesentirete.

Questa lettera diceva dunque: «che la regina si era sgravata di una creatura cosìorribileemostruosachenessunonelcastelloavevailcoraggiodiguardarlasoloperunmomento.Lamadrechel’avevapartoritadovevaesserecertounastregacapitatalàperqualcheincantesimooperqualchestregoneria,enessunolapotevasoffrire.»

Il re provò un grande dolore, quando lesse questa lettera, ma non manifestò anessuno la ragione del suo grave dispiacere, e rispose di proprio pugno: «Sia benvenutopersempreciòcheCristohamandatoamecheprofessoormailasuadottrina.Signore,siabenvenutoiltuovolere,eciòcheatepiace:iosottopongoaituoiordiniognimiodesiderio.Abbiatecuradiquestofanciullo,belloobruttochesia,edanchedimiamogliefinchèioritorni;Cristo,oveglipiaccia,potràmandarmiuneredechemisia più caro di questo.» Egli suggellò la lettera, piangendo di nascosto, e la fececonsegnaresubitoalmessoilquale,senz’altro,senetornòvia.

Omessaggiobriacone,iltuorespiroèaffannoso,legambenontireggonopiùetutradirai ogni segreto. Lamente è svanita, tu balbetti come una gazza, il tuo viso hacambiatocolore.Quandoc’èl’ubriachezza,noncisonopiùsegretidavvero.

ODonegilda, l’inglesenelqualeioparlononpuòdescriverela tuacattiveriae latuatirannia:eperciòtiabbandonoaltuodemonio,ilqualepenseràluiafarconoscereil tuoinfametradimento.Etuseiunessereumano?No,affèdiDio,iomento:tuseiunospiritodiabolico,ioosodirechesebbenetucamminiinquestomondo,l’animatuaègiùnell’inferno.

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Ilmessaggio,dunque,sicongedadalre,esiferma,anchealritorno,allacortedellamadre di lui, la quale ne fumolto contenta, e cercava soddisfarlo in tutto quel chepoteva. Egli bevve, e si rimpinzò bene la pancia, e quindi cominciò a dormire e arussare,daparisuo,tuttalanotte,finoachesilevòilsole.

Anche questa volta gli fu rubata la lettera del re, che fu sostituita da unacontraffatta,nellaqualeilredomandavaalCastellano,sottolapenadiimpiccarloperpunizione,chenonpermettesseaCostanzadirimanerenelsuoregnopiùditregiornielaquartapartediunamarea.

Aggiungeva che la mettesse, col bambino e con tutta la sua roba, nello stessobastimento in cui era stata trovata, e la spingesse lungi da terra, ordinandole di nonfarsi più vedere.—O mia Costanza, ben doveva l’animo tuo sentir paura e soffriresognando,allorchèDonegildamacchinòquest’infamia.

Ilmessaggio lamattina svegliatosi prese la via pel castello, e portò la lettera alCastellano, il quale quando la lesse non potè fare a meno di dire: «Ahimè, ahimè!Cristo Signor nostro, come può durare questo mondo con gente così piena dimalvagità?

Diopossente,sequestoèiltuovolere,poichètuseigiudiceinfallibile,comepuoitu permettere che muoia l’innocenza, e la gente malvagia regni in prosperità?—ObuonaCostanza,ahimè,poverome, iodebboessere il tuocarnefice,omorirediunavergognosamorte,senzascampo.»

Tutti,giovanievecchi,quandosepperoche il reavevamandatoquellamaledettalettera,simiseroapiangere:Costanzaconlafacciapallidacomequelladiunmorto,ilquartogiornosiavviòversoilbastimento.EnonostanteilsuodoloresopportòdibuonanimoilvolerediCristo,einginocchiatasisullaspiaggia,disse:«Signore,siasemprebenvenutociòchetumimandi.

Coluichemisalvòdallafalsaaccusamentreeroquifravoiinquestaterra,mipuòproteggeredalmaleedallavergogna inmezzoalmaresalato,sebbeneamenonsiadatooradivederecomepotràsalvarmi.MaEglièancorapotentecomeèstatosempre,ediohofedeinLuienellasuacaraMadre.Eglièlamiavelaeilmiotimone.»

Ilbambinolepiangevafralebraccia;alloraleiinginocchiatasi,amorosamenteglidisse:«Taci,figliolinomio,ionontifaròalcunmale.»Indisilevòditestailfazzoletto,econquelloglicoprìilviso,ecominciòacullarlotralebraccia,infretta,levandogliocchialcielo.

Poidisse:«Madre,verginesantaMaria,percolpapurtroppodelladonna,ilgenereumanofuperdutoecondannatoamorte,eperquestoilfigliotuofumessoincroce.Gliocchituoibenedettividerotuttoilsuotormento:perciònonc’èparagonefrailtuodoloreequellochequalunquedonnapuòsopportare.

Tu ti vedesti uccidere il figlio davanti gli occhi: invece il figlio mio, il miobambino,seDiovuole,èancoravivo:dunque,Verginesanta,acuisi raccomandanotuttigliaddolorati, tugloriadi tutte ledonne, tuVerginebella, tucielodi rifugio, tusplendidastelladelgiorno,abbicompassionedelmiobambino, tuchecol tuocuoregentilesentipietàdiognisofferente.»

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Poi soggiungeva: «Povero bambino, ahimè! che cosa hai tu fatto, tu che fino adora,affèdiDio,noncommettestialcunpeccato!Perchè ilcrudele tuopadre tivuolemorto?Oh,abbiatecompassione,caroCastellano:lasciatecheilmiobambinoresticonvoi;esenonosatesalvarlo,almenobaciatelounavoltainnomedisuopadre.»

Evolgendolosguardoallacittàdisse:«Addiomaritospietato!»Quindisialzò,ecamminò lungo la riva verso la nave, dove l’accompagnò tutta la folla. E semprecercavadiquetareilbambino,poisalutòtutti,ecolpensierodiunasantabenedìtuttiesalìnellanave.

Lanavefucaricatadiviveriabbondantemente,einmodochedurasseroperlungospazio:edaltrecosenecessariedicuiavevabisognolefuronoquestavoltaconcesse,per favorediDio. InfattiDioonnipotente lemandòunaiutoeun tempo favorevole.Nonpossodirviseilventolariconducevaacasa:mailfattoèchelanavefilavadrittaavelegonfienelmare.

Subitodopoquesto fatto, il reAlla ritornaalCastello,edomandadellamoglieedelfiglio.IlCastellanosisentìghiacciareilsangue;etostoraccontòtuttoquellocheerasuccesso(voilosapetesenzach’ioloripeta),emostròalreilsuosigilloelasualettera.

«Sire, egli disse, io ho fatto senza dubbio quello che voimi comandaste di faresotto pena di morte.» Allora fu messo alla tortura il messaggio, e costretto aconfessare,eadirerecisamenteesenzabugie,dovesierafermatoadormirenottepernotte.Cosìaforzadiindaginieaccuratericerche,sipotèraccapezzarechierastatolacausaditantomale.

Furiconosciutanonsoinqualmodolamanocheavevascrittalalettera,etuttoilveleno di questa opera infame. La fine però fu questa: il reAlla uccise suamadre,perchèavevatraditolasuafede;cosìDonegildaandòafiniremalecomesimeritava.

IldolorealqualeAllasiabbandonavanotteegiorno,perlamoglieepelfigliosuo,nessuna lingua può ridirlo. Ma ritorniamo a Costanza, che errò pel mare afflitta eaddolorata,percinqueanniepiù,comepiacqueaCristo,primaditoccareterra.

Finalmenteilmarelagettòinsiemecolfigliosuoaipiedidiuncastellopagano,dicuinonricordoilnome.Diopotente,chesalvòtuttoilgenereumano,nonliabbandoniorachesonoandatiacadereinmanodeipaganiestannoperlasciarcilavita.

GiùdalcastellovengonomoltepersoneavedereilbastimentoeCostanza:epocodopo,unanotte, scesegiùanche ilmaggiordomodelpadrone (Dioglidiamale),unladrone che aveva rinnegato la nostra fede, il quale, entrato solo nella nave, disse aCostanzachevoleva,adognicosto,essereilsuoamante.

Così la povera donna cominciò da capo col dolore: il bambino suopiangeva, edancheleipiangevainmododafarepietà.Mariabenedettaalloralecorseinaiuto,eperoperadelsuofortevolereedellasuapotenza,illadronecaddeimprovvisamentedallanave, ed affogò, per vendetta del cielo. In tal modo Cristo mantenne Costanzaimmacolata.

Osozzodesideriodella lussuria,eccoqualeè la tuafine: tunonsoloconsumi lamentedell’uomo,manedistruggiancheilcorpo.L’effettodell’operatua,opermeglio

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dire,dellatuaciecalibidine,ètriste:quantiuomininonperaltraragionecheperesserecadutiinquestopeccatosonostatiuccisi,odhannofattounabruttafine!

Questapoveradonna,debolecom’era,comepotevaaverelaforzadidifendersidase sola contro quel rinnegato?—O Golia, gigante smisurato, come potè annientartiDavide? Come potè egli, così giovane e senza armi, avere solamente coraggio diguardartiinfaccia?—-OgnunocapiscebenechefupergraziadiDio.

Chi dette a Giuditta il coraggio e l’ardire di uccidere Oloferne nella sua tenda,salvandodalla sventura ilpopolodiDio? Iodicoche,comeDiomandò loro forzaecoraggiosalvandolidalmale,cosìmandòforzaecoraggioaCostanza.

Il suobastimento,dunque, spintodalleonde, si rimise incammino,euscìper lostrettodiGibilterraeperCeuta,andandosempresenzadirezioneoraadOccidenteoraaNordeaSud,eoraadOriente,permoltilunghigiorni,finchèlamadrediCristo(chesia sempre benedetta) pensò colla sua infinita bontà, dimettere un fine alle pene diCostanza.

MalasciamoandareperunpocoCostanza,etorniamoall’ImperatorediRoma, ilquale apprese, per mezzo di lettere dalla Siria, la strage del popolo cristiano, el’obbrobrio fatto a sua figlia da una vile traditrice, voglio dire la maledetta infameSultana,cheallafestaavevafattouccideretuttiicristianifinoaduno.

Perquestofatto,dunque, l’Imperatoremandòsubitounodeisuoisenatoriconunseguitoregale,emoltialtrisignori(Diosaquanti)inSiria,afarevendetta:ecostoroinfatti bruciarono, uccisero, e torturarono per quindici giorni di seguito il popolo diSiriaequindi,pernonfarlatantolunga,siprepararonoatornareaRoma.

Mentre il senatore, ritornava vittorioso a Roma, veleggiando con gran pompa,s’imbattènellanave,chescorrevapelmare,comegiàsapete,enellaqualestavatuttaafflittalapoveraCostanza.Egliignoravachiessafosse,eperqualeragionesitrovasseinquellostato.ECostanzanonvolledirenulla,acostodimorire.

EgliperòlaportòaRoma,elaconsegnòcolpiccolobambinoallamoglie,conlaqualeellavisseperqualchetempo.

In questo modo nostra Signora la Madonna, levò di mezzo ai dolori la poveraCostanza;e,comelei,puòliberarnemoltealtreancora.Permoltotempodunqueellarimaseinquelluogo,semprededicataalleoperepietose,comeerasuopiacere.

LamogliedelsenatoreeraziadiCostanza,manonperquestolariconobbe.Iononvoglioandareancoramoltoperlelunghe,eritorneròsenz’altroalreAlla,delqualehoparlatomolto prima, che ancora piange e si dispera per lamoglie; lasciamo dunqueCostanzasottolaprotezionedelsenatore.

Il reAlla,cheavevaucciso lamadre, fupresoungiornoda talepentimento,chesentì ilbisognodiandareaRomaperfarepenitenza,umiliandosialpapaepregandoardentementeGesùCristodiperdonargliilturpemisfatto.

Intanto corse la voce per tutta la città che Alla sarebbe venuto a Roma inpellegrinaggio;e lanotizia si sparsepermezzodella suagenteche loprecedetteperprocurarglil’alloggio.Ilsenatore,saputodiquestoarrivo,gliandòincontroacavallo,

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comeerauso, insiemeconmoltidellacorte,permostrargli lasuaaltastima,eper ilrispettodovutoadunre.

EgliaccolseconmoltafestailreAlla,chesenemostròlietissimo,etuttifeceroagaraperonorarlo.Oraaccadde,dopoqualchegiorno,cheilsenatoreandò,insiemecolfigliodiCostanza,adunafestadataalreAlla.

Alcuni dicono, che egli portasse con sè alla festa il bambino per preghiera diCostanza; iononpossoaccertareogniparticolare,ma,comunquesia, il fattoècheilbambinovisitrovòeche,sempreperdesideriodisuamadre,duranteilpranzosedevadifrontealre.

IlreAllaguardavacongrandeammirazioneilfigliuolodiCostanza,edisseaduntrattoalsenatore:«Dichièquelbelbambinolìseduto?»«IononlosodavveroperDioe per S. Giovanni; ha lamadre,ma non ha padre ch’io sappia.» E in poche paroleraccontòadAlla tutta lastoriadel fanciullo.«Diosa, soggiunse il senatore, se iohomaivedutointuttalamiavitaunacreaturavirtuosacomequella,osehomaisentitoparlareinquestomondodialtredonne,ragazze,maritateovedove,cheavesserotantavirtù.Iosonosicurocheessapreferirebbeunacoltellatanelpetto,primadivenirmenoall’onestà,alqualepassonessunopotrebbeindurla,anessuncosto.»

Il fanciullo somigliava alla madre quanto è possibile ad un figlio somigliarla:cosicchèilreAllaguardandolorivedevanellasuamentelasuaCostanza,econgrandetristezzapensavaseperavventuralamadredelbambinononfosselamogliesua.Edinascostosospirando,aduntrattosialzòdatavolaperdareliberosfogoalsuodolore.

«Per bacco, egli pensava,mi viene inmente una cosa: è vero che io dovrei conragionepensarechemiamogliefossemortanelleacquedelmare:machisacheCristononl’abbiacondottaqui,comeprima,abbandonatainmezzoalmare,lacondussenelmiopaese?»

Lasera,dopopranzo,Allaseneandòatrovareilsenatore,peresaminareunpo’meglioilsuocasomeraviglioso.Questi,perfareonoreadAlla,detteunagranfesta,esubitomandòachiamareCostanza:maognunocapisceche ladisgraziatanonavevacertovogliadiballare.Equandosentìche lavolevanoadunafesta,nonebbepiù laforzadireggersiinpiedi.

Alla appena lavide la salutòcortesemente, enonpotè trattenere le lacrimedallacommozione,poichèalprimosguardochegittòsudileilariconobbesubito.Costanza,riconosciutolo,rimasemutacomeunalbero,tantoilcuorsuofusopraffattodaldolorealpensierodellacrudeltàconcuieglil’avevatrattata.

Due volte svenne davanti a lui che piangeva e cercava di giustificarsi dicendo:«Dio e tutti i santi del cielo abbiano pietà dell’anima mia, se è vero che io sonoinnocente, del male che tu soffristi, come Maurizio, il figliolino mio, che tanto tisomiglia.Senonèvero,ildiavolomiportiviasubitodiqui.»

Lungo fu il singhiozzare, e amaramente soffrirono tutti e due, prima che il lorocuore addolorato si calmasse. I loro lamenti e i loro pianti facevano pietà.Vi pregoquindididispensarmidal raccontodiquestascenadolorosa,poichèperoggi iosonoormaistancodicosetristi.

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Finalmente riconosciutasi la verità e l’innocenza di Alla, moglie e marito sibaciarono almeno un centinaio di volte, e tutti e due furono così felici, che la lorofelicitàèparagonabilesoloallagioiaeternadelparadiso,chefinoadoranessunohavistoegodutoinquestomondo.

Costanza poi pregò il marito, in ricompensa della gran pena che le avevainnocentemente cagionato, a voler domandare, come speciale grazia, all’Imperatoreche volesse degnarsi di desinare un giorno con loro; e lo pregò anche di non dirglinulladilei.

Alcunidicono,chel’invitoloportassealbabbodiCostanzalostessoMaurizio:maiocredocheAllanon fossecosì scioccodamandareunbambinoadunpersonaggiocosìgrande,comecoluicheerailfioredeicristiani.PeròèpiùprobabilecheAllaviandassedasè.

L’Imperatorepromise,gentilmente,difarequantoilreAlladesiderava:ediopensoche egli guardasse con un certo interesse il piccolo Maurizio pensando alla suaCostanza.Allaintantoandòafarprepararetuttoperbeneepiùinappuntabilmentechegliriuscì.

Venuto ilgiornostabilito,Allae suamoglie siprepararonoperandarea riceverel’Imperatore: e in gran festa e pieni di gioia uscirono a cavallo. Costanza, appenarivide, finalmente,suopadrechevenivanellavia,saltògiùdacavalloeglicaddeaipiedi.«Babbo,diss’ella,latuagiovaneCostanza,dunque,nonlariconoscipiù,el’haidimenticata?

Io sono la figlia tua, la tuaCostanza che tanto tempo fa tumandasti inSiria; iosono colei che fu abbandonata inmezzo almare, e condannata amorte.Ora, padremio,perpietànonmandarmipiùinnessunacittàdipagani,eringraziaquestosignore,ilqualeèmiomarito,dellasuabontà.»

Chipuòridirelagioiadituttietrealloroprimoincontro?Maèoracheiovengaalla fine della mia novella, giacchè il giorno passa rapidamente, ed io non voglioseccarvipiùalungo.Lasciamolidunque,tuttiapranzo,feliciecontentimillevoltepiùdiquellocheiopotreidire,eandiamoavanti.

IlpiccoloMaurizio, inseguito, fu fatto Imperatoredalpapa,evissedacristiano,onorando devotamente la santa chiesa. Ma io non voglio occuparmi di lui: la mianovellaraccontasolamentediCostanza.LastoriadellavitadiMaurizio,chilavuolesapere,lapuòtrovarenelleanticheGestaRomanorum;iononmelaricordopiù.

Il re Alla, quando gli parve opportuno, prese la via per l’Inghilterra con la suabuonaedilettamoglie,elàvisserotranquilliecontenti.Ma,credeteame,lagioiadiquestomondodurapoco:sicambiadallamattinaallasera,comeilmare.

Chi mai è vissuto, un giorno solo, in una felicità così completa, che per unmomento non gli abbia turbato l’animo o l’ira, o un desiderio, o un altro stimoloqualunquecomel’invidia,l’orgoglio,unapassione,ounaoffesa?EtuttoquestolodicoperchèappuntoanchelagioiadiAllaconCostanzanonduròchepocotempo.

Poichè lamorteche fa iconticon tuttiugualmente,grandiepiccoli,eda tutti,ascadenzafissa,riscuoteilfruttoeilcapitale,dopocircaunanno(seiononerro)tolse

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da questomondo Alla; di che Costanza ebbe grandissimo dolore. E giacchè Alla èmorto,preghiamoDiochevogliabenedirel’animasua.Costanza,pervenireallafine,seneritornòaRoma.

Dovequestasantacreaturaritrovòtuttiisuoiamiciviviefreschi;efinalmentefusalvadatuttelesventure.Ritornatadalpadre,sigettòaisuoipiedi,piangendodigioia,elodandocentomilavolteIddio.

Cosìvisserotuttisantamenteepienidimisericordia,enonsisepararonomaipiùfino a chenon li divise lamorte.Edora statevi bene, chè lamianovella è finita.ECristo, chepuòmandareanoi lagioiadopo ildolore, ci abbianella suagrazia, eciproteggatuttiquanticitroviamoqui.

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NOVELLADELCHIERICODIOXFORD

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PROLOGO

SIGNORchiericodiOxford,disseilnostrooste,voicavalcatecosìzittoevergognoso,chesembrateunasposinasedutaatavola:ancoranonvihosentitoaprirbocca.Sarete,m’immagino,dietroaqualchesofisma;maognicosaasuotempo,diceSalomone.Perl’amorediDio!stateunpo’piùallegro;oranonètempodistudiare.Su,raccontateciuna novella che ci metta addosso un po’ d’allegria; quando si è in ballo bisognaballare[1]. Però non uscite fuori con una predica, come quelle che fanno i preti inquaresima,dafarciscontaretuttiinostripeccati;eguardatechelavostranovellanonfiniscaperfarciaddormentare.

Raccontateci qualche piacevole avventura; le vostre frasi, i vostri fronzoli, e levostre figurerettoriche, tenetevele inserboperquandosarà ilcasodi faredellostilesublime,comequandosiscriveaqualchere.Perora,veneprego,parlateinmodochenoipossiamointenderequellochedite.—

Il valente chierico rispose benignamente, e disse: «Signor oste, io sono sotto lavostra autorità; noi tutti siamoaffidati allevostremani; perciò eccomipronto, senzadubbio, ad obbedirvi in tutto quello che posso. Vi racconterò una novella che hoimparatoaPadovadaun’illustreletterato,parlatoreescrittorefamoso,ilqualeora,Dioglidiapace,èmortoesotterrato.QuestoletteratosichiamavaFrancescoPetrarca;ederaprecisamenteilpoetalaureatocheconlasuadolceparolairraggiòdipoesiatuttal’Italia,comeLiniano[2] la illustròcon la filosofia, la legge,edaltrescienzespeciali;ma la morte che non vuole lasciarci stare in questo mondo per più di un batterd’occhio,lihauccisituttiedue;etutti,comeloro,dobbiamomorire.

Ora,perchèsappiatequalchecosadiquestobrav’uomochemiinsegnò,comevihodetto, la novella che vi voglio raccontare, vi dirò ch’egli (prima di cominciare ascrivereilsuoracconto)dettainaltostileunproemio,nelqualedescriveilPiemonteela città di Saluzzo, e parla degli alti gioghi dell’Appennino che formano i confinioccidentalidellaLombardia;epiùparticolarmentepoi,delMonvisodoveilPohalesueorigini,ed’ondescaturiscedaunapiccolasorgente,checamminandoversolevantecrescees’ingrossa,traversandol’Emilia,Ferrara,eVenezia;matroppolungosarebbetener dietro a questo proemio.E in verità io credo, chementre al Petrarca servì per

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preparareilsuoracconto,orasarebbeunacosafuoridiproposito.Mastateasentirelanovella.

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NOVELLADELCHIERICODIOXFORD

PARSPRIMA

PROPRIO nella parte occidentale dell’Italia che rimane giù alle falde del freddoMonviso, si estende una rigogliosa e fertile pianura, dove si scorgonomolte città emolte torri, fondate in tempi antichissimi dai nostri padri, e donde si godonomoltedeliziosevedute;Saluzzoèilnomediquestanobileterra.

Della quale fu già signore un marchese, che l’aveva avuta in retaggio dai suoiillustri antenati; tutti i cittadini, chipiùe chimeno, eranoobbedienti epronti al suocomando:cosicchèeglivissefelicementeeperlungotempo,amatoetemuto,inmezzoaifavoridellafortuna,tantodainobiliquantodalrestodellacittadinanza.

QuestogiovanesignoresichiamavaGualtieri,edera,perparlaredelsuolignaggio,lapiùnobilepersonachemai fossenata inLombardia;belloe fortedellapersona,epienodidignitàedicortesia,sidimostravaassaisavionelgovernodelsuopaese;senoncheinunacosaeradegnodibiasimo.

Edeccoperchè:eglinonsidavailmenomopensierodiciòcheinavveniresarebbestatodilui,mabadavasoloalpiacerepresente,checonsistevanell’andareuccellandocolfalcoenelcacciarediquaedi làsenzacurarsid’altro,nè(ciòcheerailpeggio)volendosapere,anessuncosto,diprendermoglie.

Dellequalicosetantosiaffliggevanoisuoicittadini,cheungiornosipresentaronoaluiingrancomitiva,eunodiloro,ilpiùsaputo(senonqueglidalqualeGualtieripiùdibuongradoavrebbeascoltatoildesideriodelpopolo,oche,infine,fossepiùadattoadesporrelacosacomestava),dissealmarcheseinquestomodo:

«Nobile marchese, la vostra bontà ci rassicura e c’incoraggia, ogni volta che ènecessario, a confessarvi il nostro malcontento: voglia dunque la gentilezza vostrapermetterci di farvi un’umile preghiera, e non vi sdegnate di dare ascolto alle mieparole.

Sebbene io non abbia più degli altri il diritto di mischiarmi in questa faccenda,tuttavia per quel favore e quella grazia che mi avete sempre dimostrato, osodomandarviudienza,peresporviciòchenoidesideriamo;voipoi,signormio, faretequellochecrederete.

Or dunque, signore, sappiate che noi siamo così soddisfatti di voi, di quello chefateedavete sempre fatto,chenonsapremmo,davvero, immaginarenoi stessicomeviverepiùfelicemente:senonche,ilvostropopoloriposerebbepiùtranquillo,sevoivi

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mostrastedispostoaprendermoglie.

Piegate il collo a quel beato giogo, che non è servile ma sovrano, il quale gliuomini chiamano sponsali o nozze; e pensate, signore, fra le altre cose savie, che igiornioinunmodooinunaltropassano:chèiltempononaspettanessuno,efuggeviaperchidorme,perchiveglia,perchiviaggia,eperchicavalca.

Sebbenesiateancoranelfioredellagioventù,pensatechelavecchiaiazittaechetac’entraincasa,elamortetuttiminaccia,tutticolpisce,diqualunqueetà,diqualunquecondizione,senzachealcunolepossasfuggire.Tuttisiamocosìsicurididovermorire,comeincertidelgiornoincuilamortecicolpirà.

Accettate dunque da noi, che vi abbiamo sempre obbedito in tutto e per tutto, ilsincero consiglio; e se vi aggrada, noi stessi vi sceglieremo al più presto una degnamoglie,fralapiùelettanobiltàdiquestaterra,epenseremoafarcosacheonoriDioevoi.

Liberatecidaquestogranpensiero,eprendetemoglie,peramordelcielo:chèsedovesseaccadere,Diononvoglia,chelavostradiscendenzasiestinguesseconvoi,eun successore straniero ereditasse il vostro regno, per noi, ahimè, sarebbemeglio lamorte;perciòaffrettatevi,venepreghiamo,aprendermoglie.»

La rispettosapreghiera e il loroumile aspettomossea compassione ilmarchese.«Miei cari, egli disse, voi mi costringete a fare una cosa alla quale non avrei maipensato.Iohogodutofinoadoraunalibertàchebendiradositrovanelmatrimonio;debbofarmischiavomentreprimaerolibero.

Tuttavia io vedo la sincerità del vostro consiglio, ed ho fiducia (e sempre l’hoavuta) nella prudenza vostra: cosicchè di mia spontanea volontà acconsento adammogliarmi,piùprestochesaràpossibile.Mainquantoallaproffertacheoggistessomifatediscegliermilamoglie,venedispenso,epregovidinondarvenepena.

PoichèDio saquantevolte i figli crescono indegnidelpadre loro; labontà èundonodiDio; enon si ereditadachi cihageneratoemessoalmondo: ioho fiducianellabontàdiDio,eperciòaluiaffidoilmiomatrimonio,ilmiostato,etuttoilresto;siafattalasuavolontà.

Lasciatemiliberonellasceltadellamoglie;iosolovoglioavernelaresponsabilità:voi invece,viprego, assicuratemi, egiuratelo sulla vita vostra, che qualunque sia ladonnacheioprenderòpermoglie,l’amerete,pertuttalasuavita,conleparoleecoifatti,quieinqualunqueluogo,comesefosselafigliadiunimperatore.

E dovete giurarmi inoltre, che non avrete nulla da ridire e da opporre alla miascelta.Giacchèiopercontentarvisacrificolamialibertàpertuttalamiavita,intendodi sposare quella che al mio cuore piacerà: ove non vogliate accettare questecondizioni,vipregodinonparlarmenepiù.»

Tuttifinoadunoassentironoegiurarono;pregandoloperò,primaditornarsene,avolerfissarloroungiornodeterminato,epiùvicinochefossepossibile,dentroilqualesi sarebberocelebrate le suenozze.Poichèaltrimentialpopolo resterebbeancoraunpo’dipaura,cheilmarchesenonsidovesserisolvereadammogliarsi.

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Egli fissò loro un giorno, a suo piacimento, nel quale immancabilmente sarebbeandato a nozze, dicendo di volerli anche in questa cosa contentare; ed essiinginocchiatisipienidiumiltàedirispetto,loringraziarono,e,ottenutoillorointento,seneritornaronoacasa.

Ilmarcheseintantoordinaaisuoifunzionaridifareipreparativiperlafesta;enecommettel’incaricoaquellideisuoipiùintimicavalieriesignoridellacorte,acuipiùglipiaceaffidarsi: iqualiprontiadognisuocomando,mettonotuttoil loroimpegnoperfareonoreallafesta.

PARSSECUNDA

NONmoltolontanodalbelpalazzonelqualeilmarchesefacevaipreparativipelsuomatrimonio,sorgevaunamenovillaggio,dovealcunicontadiniavevanoilorobestiamielalorocasa,vivendodiquellocheconlelorofatichericavavanoingrancopiadallaterra.

Fraquestapoveragentevivevaunuomo,ilqualeeraritenutoperilpiùpoveroditutti:ma talvolta sopra unamisera stalla di bovi l’Altissimo fa piovere la sua grazia; nelvillaggio lo chiamavano Giannucole. Egli aveva una figliola molto bella, che sichiamavaGriselda.

Maperparlarediunabellezzapienadivirtù,giacchèeralapiùbellacheesistessesottolacappadelsole,costeieravenutasupuraquantosipuòessere:senzagrillipelcapo;bevevapiùspessoalpozzochealtino,eperchèamavalavirtùsapevabenechecosafosseillavoro,enonconosceval’ozio.

Sebbenegiovanissima,racchiudevanelvirginalesuopettounanimoserioeforte:stavaattornoalpoverovecchiodisuopadreconmillecureemilletenerezze,menavaapascere pel campo un piccolo gregge, filando; insomma non si fermava che quandodormiva.

Spesso, tornando a casa, portava cavoli ed altre erbe, che tagliava e metteva abollire per farci il suo desinare; poi rifaceva il suo letto, tutt’altro che soffice, eattendevaalpadrecontuttol’amoreetuttelecure,concuiunfigliolopuòvenerareilpropriogenitore.

GiàpiùdiunavoltailmarcheseavevamessogliocchisullapoveraGriselda,chepercasoincontravanelrecarsi,cavalcando,allacaccia:eallorchèlapotevaspiare,nonla guardava con ardente cupidigia,ma ne osservava il volto con una certamestizia,considerando incuor suo il caratteree lavirtùdi lei,noncomuni, insiemecon tantabellezza, in una fanciulla così giovane. E sebbene comunemente non sia facilericonoscerelavirtù,egliapprezzòbenelabontàdicostei,edeterminòchenessun’altradonnacheGriseldasposerebbe,semaidovesseprendermoglie.

Arrivòilgiornostabilitoperlenozze,enessunosapevaancorachidovevaesserelasposa;dichemoltisimeravigliavano,edicevanofraloro:«Cheilsignornostrovogliapersistere ancora nella sua ostinatezza? che non voglia più ammogliarsi? Ahimè!perchèingannaresestessoetuttinoiinquestomodo?»

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MaintantoGualtieriavevafattofareperGriseldagioieedanellidipietreprezioselegate in oro e lapislazuli; e avea fatto prendere la misura dei vestiti, e degli altriornamentinecessariipelgiornodellenozze,sullapersonadiunagiovanettacheavevapressoapocolastaturadiGriselda.

Siavvicinavanolenovediquestostessogiorno,stabilitoperlosposalizio,etuttoilpalazzoerapreparatoperlafesta:saleestanze,tutteeranoaddobbatecomemegliosiconveniva. Si vedevano camere piene di squisita roba da mangiare, in così grandequantità,dabastareperquantodurassel’Italia.

Ilmarchesericcamentevestito,econ lui igentiluominie ledamecheeranostatiinvitatiallafesta,etuttiicavalieridelsuoseguito,siincamminarono,inmezzoasuonidivariatamelodia,versoilvillaggiodelqualehoparlato.

Griseldanullasapendo(eDion’ètestimone)chetuttaquestafestasifacevaperlei,eraandataaunafontevicinaaprenderel’acqua,etornavaallorainfretta;poichèavevasentito dire che ilmarchese in quel giorno sarebbe andato a nozze; e voleva vederequalchecosa.

Camminando,infatti,pensava:anch’iostaròconlealtremiecompagnesull’usciodicasa,avederelamarchesa;mabisognachesbrighiinunbatterd’occhiotuttelemiefaccende:cosìseperandarealcastellopasseràdiqui,potròvederlacon tutto ilmiocomodo.

Mentrestavapermettereilpiedesullasoglia,Gualtierilefuvicino,ecominciòachiamarla;essaposòallorainterralabroccasullasogliadellastallalìaccanto,indisilasciòcadereinginocchio;ecosìstetteseriaseria,finchèebbesentitochecosavolevailmarchese.

Ilqualepensosoinsembiantilerivolsepocheparole,edisse:«Griselda,dov’ètuopadre?» Ed essa con rispetto e tutta umile rispose: «È qui in casa, signore.» Esenz’altro,entròechiamòilpadre.

Gualtieri allora prese per mano il pover’uomo, e trattolo in disparte gli disse:«Giannucole,iononsonèvogliotenertipiùalungonascostounmiodesiderio;setuviacconsenti,qualunquecosapossa succederne, iouscendodi casa tuaporteròviaconmetuafiglia,elaterròcomemiamogliepertuttalasuavita.

So che tumi vuoi bene e sei il più fedele deimiei sudditi; e son sicuro che seiprontoavoleretuttoquelcheamepiace:peròrispondimifrancamenteaciòchetihodetto,cioèseseidispostoadaccettarmipertuogenero.»

L’inaspettata domanda colpì talmente il pover’uomo, che fattosi rosso, e tuttoconfuso,nonpotèprofferirechequesteparole:«Signore,ilvostrovolereèilmio,nèiovogliocosacheavoinonpiaccia;fatedunque,ancheinquesto,amodovostro.»

«Allora, soggiunse ilmarchesedolcemente,andiamoconGriselda incamera tua;ch’iovo’domandarle se è contentadi diveniremiamoglie, edi stare conme.Tuttodeveesserestabilitointuapresenza:ionondiròparolachenonsiadatesentita.»

Mentresenestavanoincamerapercombinarelafaccenda,comepoisentirete,lagentesifacevadentro,edosservavameravigliataconquantaproprietàequantacurala

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fanciulla tenesse il padre suo;ma ben potevameravigliarsiGriselda, che non avevamaivedutosuccederesimilcosa.

Ed è naturale ch’essa rimanesse stupefatta, a vedere in casa sua un avvenimentocosì insolito;pelqualeguardavasiattorno tuttapallida.Maper farvelacorta,ecco leparolecheilmarcheserivolseallabuona,sincera,edonestafanciulla.

«Griselda,sappichetuopadreedioabbiamostabilitochetudivengamiamoglie;anchetu,credo,nesaraicontenta:maprimavogliodomandartialcunecose,allequali,poichè tutto si concluderà in fretta e in furia, bisogna che tu mi dica subito seacconsenti.

Seidispostaafaredibuonanimoognimiopiacere,permodocheiosiapadrone,amiocapriccio,difartiridereosoffrire,senzachetutirisentamai;senzachetudicadinoaquellochevorròio,otenemostriadirata?Giuramiquesto,edioconcluderòquistesso,congiuramento,lanostraunione.»

Pienadimeravigliaall’inaspettataproposta,e tutta tremanteper lapaura, risposeessa:«Signore,iosonoindegnadell’onorechevoivoletefarmi,mailvostrovolereèilmio: e vi giuro chemai dimia voglia io farò, o penserò, cosa contraria alla vostravolontà;anchesevoivorretelamiamorte,sebbenemidispiacciadimorire,iononvidisobbedirò.»

«Basta così, Griselda mia» rispose Gualtieri; e sì dicendo, tranquillamente uscìsullaportadi casa seguitoda lei, edisse al popolo:«Questaqui è lamoglie chemisonoscelto;abbiatela inreverenza,eamate,viprego, leichevuoleametantobene.Nonhoaltrodadirvi.»

Eperchènulladellasuaanticarobaellaportassenellacasamaritale,ordinòchelìstesso laspogliassero, tutta,alcunedamedelsuoseguito.Lequalinonfuronomoltoliete di dover toccare le vesti cheGriselda aveva indosso:ma nondimeno vestironotuttadinuovo,dacapoapiedi,labellafanciulla.

Le ricomposero col pettine i capelli, che senza alcuna cura le piovevano sullespalle, indi con le gentili mani le misero la corona in testa, e adornaronla con beifermagli. Ma perchè farvi una storia solamente del suo abbigliamento? Il popolo amalapenalariconosceva,tantaeralasuabellezza,cosìriccamentevestita.

Ilmarchese conun anello che all’uopo avevaportato la sposò, e fattalamontaresoprauncavallobiancocomelaneve,edibellaambiadura,subito,inmezzoallagioiadelpopolochelaaccompagnavaevenivaadincontrarla,lamenòalsuopalazzo.Cosìpassaronotuttoilgiorno,finoallasera,ingranfesta.

Or dunque, per affrettare la novella alla sua fine, tanto arrise il cielo alla nuovamarchesa,chenonparevapossibilechefossenataecresciutaframezzoacontadini,inunacapannaoinunastalladibuoi;masembravaeducataallacortediunimperatore.

Eatuttieradivenutacosìcara,tuttiavevanoperleiunavenerazionecosìgrande,chequellistessidelvillaggioov’essaeranata,iqualil’avevanovedutacrescered’annoinannofinodabambina,noncredevanopiùagliocchipropri,eavrebberogiuratochenoneralafigliadiGiannucole,tantolatrovavanodiversadaquelladiprima.

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Per quanto fosse stata sempre virtuosa, acquistò subito un fare così squisito,dimostròun’indolecosìbuonaemite,cosìbeimodidiparlare,tantaaffabilità,eatalsegno seppe cattivarsi la stima e l’affetto di tutti, che chiunque la vedeva se neinnamorava.

LafamadellasuabontànonsierasparsasolamentenellacittàdiSaluzzo;ancheinmoltialtri luoghinonsi facevacheparlarne:esidivulgò tanto,cheuominiedonne,giovanievecchi,andavanoappostaaSaluzzopervedereGriselda.

CosìGualtiericonumilematrimonio,mavirtuosoefelice,vivevatranquillonellapacedomestica,egodevailfavoredellasuagente:laqualevedendocom’egliavesseconosciutotantavirtùnascostasottocosìpoverevesti,lostimavauomosavio,eraro.

NonsoloallefaccendedicasarivolgevaGriseldatuttelesuecure,maalbisognosapevaancheprovvedereallepubblichecose;nonc’eradiscordia,rancore,oquerelaintuttalasuaterra,ch’essanonriuscisseaquietareecomporreprontamente.

Presenteolontanoilmarito,segentiluominioaltrepersonedelpaesevenivanoinlite, subito sapeva mettere la pace fra di loro; tale virtù e maturità di consigliopossedeva,etantaequitàdigiudizio,cheognunopensavacheilcielol’avessemandataperilbenedelpopolo,epercorreggereognierrore.

Nontrascorselungotempodalgiornodellenozze,cheGriseldadetteallaluceunabambina;tuttiavrebberopreferitounbambino;pureilmarcheseeisuoisudditifuronolieti del parto.Giacchè sebbeneGriselda avesse cominciato con una femmina, c’eratuttalapossibilità,dalmomentochenonerasterile,chefacesseancheunmaschio.

PARSTERTIA

ORaccadde,quandolabambinaeraancora lattante,cheaGualtierivennecosìvivodesiderionell’animo,ditentarelafermezzadisuamoglie,chenonseppeliberarsidasìstranavoglia;epensò,Diosaquantoingiustamente,divolerlefaregrandepaura.

AltrevolteavevamessoallaprovaGriselda,esempreneerarimastosoddisfatto;perchèdunquetentarlaancora,esempreconpiùdureprove?Perquantoalcunitrovinoda lodare, in ciò, un’alzata d’ingegno, ame sembra cosamolto crudele, tormentaresenzaragioneunapoveramoglie,conangosceepaure.

Maeccochecosapensòdi fare;unaserasipresentòa lei,emostrandosi serioeturbatonelvolto,ledisse:«Griselda,nonavraidimenticato,sonsicuro,cheungiornotitolsidallamiseria,perfartidiventareunanobilesignora.

L’altaposizionenellaqualetihomesso,sperochenontiabbiafattoscordare,cheiotiholevatodaunacondizionemoltobassa:devibenricordarlo.Faattenzione,ora,allemieparole,chenessunosentirà,poichèsiamosoli.

Tusai,cometidicevo,inqualmodoseivenuta,ornonèmolto,incasamia;nonostante ame sei carissima:manoncosì, per altro, ai gentiluominidellamia corte. Iqualidiconocheèperlorogranvergognaedispiacere,l’esseresudditiedipendentidiunadonnadelvolgo.

Da quando è nata la bambina, hanno incominciato a spargere queste voci; io

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desidero di vivere in pace con tutti, e non posso, quindi, fare a meno di essernepreoccupato. E son costretto a fare della figlia tua, non quello che piace a me, maquellochevoglionoloro.

Diosaquantomicostaildirtelo:mad’altrapartenonvogliofarecosasenzachetulosappia,evoglio,anzi,chetuviacconsenta.Ègiuntoperteilmomentodimettereinoperatuttalapazienza,chemigiurastidiavereilgiornostessochesposammoincasatua.»

Griseldanonsiscosseminimamenteaquesteparole,etranquillaeserena(parevachenonsenedessealcunpensiero),rispose:«Signore,comevipiace:ioelabambinasiamocosavostra;ediciòcheèvostrovoipotetefarequellochecredete.

PurchèDiosalvil’animamia,nonc’ènullacheavoipiaccia,chepossadispiacerea me. Nessuna cosa desidero di conservare, nessuna temo di perdere fuor che voi:questo è il proponimento che ho fatto, dal quale nè il tempo nè la morte potrannorimuoverel’animomio.»

Gualtieri fu tutto contento della risposta della moglie, ma fece finta di esserearrabbiato; e stette tetro e pensieroso, finchè fu fuori della stanza. Quindi uscito dicasa, e allontanatosi quasi un quarto di miglio, confidò tutto il suo disegno a unoscudiere,etostolomandòdallamoglie.

Questiavevadatoprovapiùvoltedigrandefedeltàinaffaridigraveimportanza,edamavaeveneravailsuosignore:mapurtroppoquestagentedeveprestarsi,qualchevolta,anchealmale.Secondol’ordinericevuto,adunque,sipresentòzittoecheto incameradiGriselda.

Eledisse:«Signora,perdonatemi,maiofacciounacosaallaqualesonocostretto:voi che siete tanto savia, capite meglio di me che gli ordini del marchese bisognaeseguirliappuntino;crudeliedabiasimarequantosivoglia,maènecessarioobbedire.Ecosìfaròsenz’altro.

Ho avuto ordine di prendere questa bambina,» soggiunse, e subito la prese concattiva maniera, e prima di andarsene fece atto che dovesse ucciderla. Griseldasopportavatuttosenzadirnulla:etimidacomeunagnellosenestavatranquillamenteasedere,lasciandocheilbarbaroscudierefacessetuttociòchevoleva.

Il cattivo nome e la faccia di quell’uomo le erano sospetti; la sua parola e ilmomentonelqualeeglifacevatuttoquestolemettevanopaura:ahimè!lasuabambina,allaqualevolevatantobene,gliel’avrebbe,certamente,fattamorire.Tuttaviasenzaunsospiro,senzaunalacrima,sisottoposeallavolontàdelmarchese.

Finalmenteruppeilsilenzio,etuttaumile(comeseavessedovutotrattareconunverogentiluomo)pregò il servoche lepermettessedibaciare la suabambina,primache glie la facesseromorire: e presala, con grandemestizia, in collo, le dette la suabenedizione;poicominciòacullarlafralesuebraccia,eabaciarla.

E le disse con affetto: «Addio, figliamia, io non ti rivedrò più,mapoichè ti hofatto il segno della croce, sarai benedetta dal Signor nostro, che morì, per noi,crocifisso: raccomando a lui l’anima tua, mia povera piccina, giacchè stanotte, percolpamia,dovraimorire.»

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Io credo, che neppure la pietà di una balia reggerebbe a vedersi portar via ilbambino:pensiquindiciascuno,checosaavrebbedovutofarelamiseramadre,eppure,tanta era la sua fermezza, che tutto sopportò con pazienza, e disse a quell’uomo:«Eccovi,labambina,prendetevela.»

Econsegnandogli lapiccina,soggiunse:«Andate,fateciòcheilsignormiovihacomandato di fare; solamente fatemi questa grazia, se egli non ve lo ha proibito:sotterrate il suo corpicino, in qualche luogo, affinchè le bestie e gli uccelli non lodivorino.»Maquegli,senzanemmenorispondere,preselabambinaeseneandò.

Erecatosidalmarchese,gliraccontòperfiloepersegno,inpocheparole,quelloche aveva detto e fatto Griselda; indi gli consegnò la bambina. Gualtieri provò unsensodicompassione,manonsimossedalsuoproposito,comequeglichevolevafattalasuavolontà.

Ordinòalsuoscudierodifasciare,dinascosto,ecoprireadaginoeconognicuralacreaturina,edimetterladentrounacestaoavvolgerlainunaveste,senzachealcuno,penalasuatesta,scoprissedondeegliveniva,edoveandava.

La portasse, così nascosta, a Bologna, in casa della sorella di lui, ch’era alloracontessadiPavia;emettendocosteiapartedi tutto, lapregassediallevareconognicuralabambina,senzamaidire,aqualunquecosto,dichifossefigliuola.

Questiandò,efece,scrupolosamente,quantoglierastatoordinato.Matorniamoalmarchese.Egliandavasemprefantasticando,semaipotessecapiredall’aspetto,odalleparoledellamoglie,ch’ellafossecambiata.Malatrovavasempreugualmenteaffabileegentile.

Lastessabontà,lastessadolcezza,lasuasolitaattivitànellefaccendedomestiche,lostessoamoreperlui:insomma,intuttoepertuttoerasaviacomeprima.Nonfecemai parola della sua bambina, e non si provò neppure a nominarla. Per grandi chefosserolesuepeneelesuesventure,nonmostròalcuncambiamento.

PARSQUARTA

PASSARONOcosìquattroanni,primacheGriseldadinuovoingravidasse;maquestavolta, comeaDiopiacque, feceal suoGualtieriunmaschio,cheeraunmiracolodigraziaedibellezza.Diciònonsoloilpadrefulietissimo,mailpaesetutton’ebbesìgrangioia,chelevòpreghierediringraziamentoalSignore.

Ilbambinoavevadueanni,egiàdaqualchetempoerastatodivezzato,quandoungiornovennel’estroalmarchese,ditentareun’altravoltalapazienzadellamoglie.Ainutileprovaeramessa,ahimè!maimaritisonsenzadiscrezione,quandotrovanounapoverettachesopporta.

«Moglie mia, le disse un giorno, sai bene che il mio popolo è sempre statoscontentodelnostromatrimonio:madalgiornochepartoristiquestomaschio,lecosesonoandatedimaleinpeggio;ecorrono,ora,dellevocicosìbrutte,chesonopropriosgomento,esentosanguinarmiilcuore.

—Dunque(diconotutti),mortoGualtieri,glisuccederàilnipotediGiannucole,e

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lo avremo nostro signore?—Ora, non v’ ha dubbio che io debbo darmene pensiero:poichè,sebbenenessunoosiparlareinpresenzamia,lacosamidispiace.

Io voglio, finchè è possibile, godere la mia tranquillità; perciò sono dispostoassolutamenteafaredelbambinociòchehofatto,dinotteesenzachenessunosenesiaaccorto,dellasuasorella.Teneavverto,perchèlacosariuscendoimprovvisa,nondebbaessertitroppodolorosa;cerca,dunque,diaverpazienzaanchequestavolta.»

«Vihodetto, risposeGriselda, e sempreve lo ripeterò, che iononvoglio, enonvorròmai,checiòcheavoipiace:iononmirisento,seperordinevostromivengonouccisi i figliuoli. Rinunzio volentieri alla gioia che avrei avuto dalle mie duecreaturine:comehosoffertoperaverle,soffriròperperderle.

Voisieteilsignormio;fatequellochevipiace,enonvicuratedime:conlemiepovere vesti io ho lasciato a casa lamia volontà e lamia libertà; perciò potete farequellochevolete,sicurocheviobbedirò.

Seiopotessileggervinell’animo,vorreisoddisfareognivostrodesiderioprimachevoi parlaste: quando poi so che cosa desiderate, immaginatevi se faccio di tutto percontentarvi.Quandosapessichevifossecaralamiamorte,morireibenvolentieri,perfarvipiacere.

L’amorechehopervoièpiùpotentedellamorte.«Ilmarchesevedendolacostanzadella moglie, abbassò gli occhi, meravigliandosi che una donna potesse sopportaretuttoquesto;econaspettoburbero,mainvecelietoincuorsuo,uscì.

Il solito omaccio si presentò aGriselda, e nello stessomodo col quale le avevaportatovia la figliuola (epiù crudelmente, se fosse statopossibile) le prese anche ilbellissimofanciullo.Sempreconlastessapazienza,esenzascomporsi,essalolasciòfare,baciandoilsuobambino,ebenedicendolo.

Ecomeavevafatto laprimavolta,pregòcostuisenullaglie lovietasse,divolerdare sepoltura alle teneremembra del suo piccino, che erano così graziose, affinchènonrimanesseropredadiqualcheuccellaccio,odiqualchebruttoanimale.Maanchequestavoltarimasesenzarisposta:chèqueglidinientecurandosi,esecondogliordiniricevuti,preseilbambinoeloportò,conognicura,aBologna.

IlmarchesesemprepiùammiravalapazienzadiGriselda;esenonfossestatopiùchesicuro,cheessavolevaungranbeneaisuoifigliuoli,avrebbecredutochefosseinlei,nonfermezzad’animo,maastuzia,malizia,ecattivocuore.

Ma invece egli sapeva bene che Griselda, dopo di lui, nulla aveva così caro almondo, quanto i propri figli. Ditemi voi, donne, per favore, se queste prove nonsarebbero state sufficienti! Che cosa avrebbe potuto ancora immaginare la rigidaostinazionediunmarito,perprovarelavirtùelapazienzadisuamoglie?

Mac’è,purtroppo,certagente,chequandosificcaincapoun’idea,nonselalevapiù,anessuncosto:cosìappunto,sieraostinatoGualtierinelproponimentofatto,ditentarelapazienzaelacostanzadellamoglie.

Tenevasempred’occhioGriselda,pervedereseunaparola,unosguardo,rivelasse,inlei,qualchecambiamento:malatrovavasempredellostessoumore,ecolsuosolito

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aspetto. Anzi, ogni giorno che passava, essa simostrava sempre più amorosa e piùpienadicureperlui.

Diguisachesembravacheavesserounsolvolereindue;piacendoaleituttoquellochepiacevaaGualtieri.EdiciòsialodatoilSignore:giacchècosìdovevaessereperilbene di tutti. Pareva che i suoi affanni non fosser suoi; non aveva altra volontà chequelladelmarito.

Maunbelgiornosicominciò,dapertutto,aparlaredellestranezzediGualtieri;eamormorare ch’egli crudelmente aveva fatto uccidere, di nascosto, i suoi bambini,pentitodi avere sposatounapoveracontadina.Nessunosapevache tutti edueeranovivi.

E queste voci fecero sì, chementre prima tutti lo amavano, cominciarono a nonpoterlo più vedere, sotto l’orribile accusa di assassino.Non ostante questo, egli nonabbandonò, nè punto nè poco, il suo proponimento, dimettere ancora alla prova lamoglie.

Allorchè la sua bambina ebbe compiuto il dodicesimo anno, mandò un suoambasciatoreallaCortediRoma(cheavevaprimainformatadelsuodisegno),perchègliprocurasseinqualchemododellecarte,chedovevanoservirealsuocrudelescopo;dalle quali risultasse che il papa gli permetteva, per ristabilire la pace nel popolo diSaluzzo,disposareun’altradonna.

Ordinò,insomma,chesifalsificasseunabollapapale,nellaqualesidicessech’egliera libero di abbandonare la primamoglie, col permesso del papa, per far cessare imalumori che erano nati fra lui e i suoi sudditi. La bolla, in questi termini precisiconcepita,futostopubblicata.

Ilpopolo,ignorantecom’è,vicredèsubito;Griseldanefu,c’èdaimmaginarselo,addoloratissima: ma ormai con la sua solita pazienza, la poveretta era disposta asopportareinpacel’avversafortuna.

Lebastavadisaperesemprecontentocolui,alqualeavevadatoilsuocuore,etuttasestessa.Maperfarvelacorta,ilmarchese,intanto,scrisseunalettera,incuiesponevatuttoilsuodisegno;edinascostolaspedìaBolognaalcontediPavia,maritodisuasorella,pregandolovivamentediriportargli,congranpompa,isuoiduefigliuoli;senzadireadalcunochifosseilpadreloro.

Dicesse, invece, che la fanciulla doveva sposare il marchese di Saluzzo. Così,infatti,feceilcontediPavia;eversoserasimosse,congranseguitodicavalieri,allavolta di Saluzzo, per scortare la fanciulla; accanto alla quale cavalcava il giovinefratello.

La bella giovinetta, tutta adorna di pietre preziose, era vestita come se andasseveramenteanozze;ancheilfratello,unfanciullettodisetteanni,erariccamentevestitoetuttoelegante.Cosìingranpompaecongranfestacavalcando,siavvicinavano,digiornoingiorno,aSaluzzo.

PARSQUINTA

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NTANTOGualtieri, persistendonel suo crudelepropositodi sottoporre aun’ultima epiùduraprovalamoglie,peresserepienamentesicuroch’ellafossesemprepazientecomeprima,ungiorno,inpresenzaditutti,ledisserisentito:

«Griselda, iosonostatocontentissimo,senzadubbio,diaverti sposato,per la tuabontà,perlatuafedeltà,eperlatuaobbedienza:noncosìperòpelcasatocheporti,eperlatuadote.Hodovutoconvincermi,s’iononm’inganno,chelanobiltàelapotenzahannopurmolteschiavitù.

Io non posso fare come un bifolco qualunque: i miei sudditi mi costringono aprendereun’altramoglie,eilpapastessolopermette,perchètuttotorniinpace.Tidicodunquesinceramente,chelamianuovamoglieègiàinviaggio.

Fatticoraggio,elascialeilsuoposto;ticoncedo,comegrazia,diriprendertituttaladotee tutta larobachemihaiportato.Ritornaallacasadi tuopadre,epensache inquestomondo non si può sempre essere contenti. Io, per contomio, non posso farealtrocheconsigliartiasopportaredibuonanimoicapriccidellafortuna.»

Edessaconlasuasolitapazienzarispose:«Signormio,iolosapevobenissimo,esemprelopensavo,chelamiapovertànonpotevastareaccantoallavostraricchezza;enonmi sonomai creduta degnadi essere, nondico lamoglie vostra,maneppure lavostracameriera.

EDiopuòesseretestimone,perl’animamia,cheioinquestacasa,dellaqualevoimiavetefattosignora,nonmisonomaiconsideratanèsignoranèpadrona,masempreumileservavostra;etalesaròpiùdiognialtrofinchèilcielomidaràvita.

Dellabontàcheaveteavuto,di tenermipercosì lungo tempo in tantoonoree intanta nobiltà; mentre io ne ero indegna, ringrazio Dio e voi, pregando che siatericompensato.Esenz’altromeneritorno,volentieri,acasadimiopadre,perrimanereconluifinchèvivrò.

Làhovissutobambina,esonocresciuta;elàfinirò,vedovaesenzaaltriaffetti,lamia vita. Poichè dal momento che ho dato a voi la mia gioventù, e sono la vostralegittimamoglie,Diomiguarderàbenedalprendereunaltromarito.

IlSignorepossaconcedervi fortunaeprosperitàcon lavostranuovamoglie,allaquale io cedo, di buon animo, il mio posto, dove sono stata sempre felicissima.Giacchèvipiacechelamiafelicitàsiafinita,echeiomenevada,meneandròquandovorrete.

Inquantoallaconcessionechemifate,dilasciarmiandarviaconladotechevihoportato, capiscobenechevoi intendeteparlaredeimieipoveri panni, chenoneranonientedibellodavvero:manonostantebendifficilmenteiopotreioraritrovarli.BuonDio!eravatecosìcorteseegentileilgiornodelnostromatrimonio!

Maèbenveroquelchesidice(losoperprova):—amorenonèmaitantovecchio,comequando è nuovo.—Siate sicuro, però, signormio, che per amor vostro nonmisarebbe grave neppur la morte: e non saràmai che iomi penta, in alcunmodo, diavervidato,conmestessa,tuttoilmiocuore.

Vi ricorderete, signor mio, che prima di condurmi in casa vostra, mi faceste

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strapparedidossolemiepoverevesti,emiregalastevoistessodegliabitiricchissimi;quindiiononviportaialtradote,senzadubbio,chelamiafedeltà,lamiapovertà,elamiagioventù.Eccoviivostriabitieilvostroanello:velirestituiscopersempre.

Tutte lealtregioie,possoassicurarvelo,sono inordine incameravostra. Iousciinudadallacasadimiopadre,edègiustocheviritorninuda.Sonprontaafaretuttociòchevolete:masperochenonvorretefarmiusciredicasavostrasenzacamicia.

Voinonfareteunacosatantoindegna,enonpermetteretecheio,tornandomeneacasa, mostri nudo il corpo, che ha creato i vostri figli. Non vogliate, per pietà,cacciarmi nella strada comeun cane: pensate che per quanto indegnamente, io sonostatalamoglievostra.

In ricompensadellaverginitàchepurvihoportato,enonmièconcesso riportarvia, lasciatemialmeno lacamiciacheho indosso;affinchèpossacoprirne ilcorpodicolei,che fuvostramoglie:edora, signormio,menevado,perchènonviabbiateaseccare.»

«La camicia che hai indosso, risposeGualtieri, lasciatela pure, e portala via conte.»Etostouscìdallastanza,perchèlapietàelacompassionegliimpedivanoquasidiparlare. Griselda lì stesso si spogliò, e in camicia, scalza e senza niente in capo,s’incamminòversolacasadisuopadre.

Lagentelaseguiva,conlelagrimeagliocchi,lungolavia,eimprecava,andando,al destino.Maessanonpiangeva enonparlava. Il padre, chene fu subito avvisato,maledivailgiornoel’oraincuieglieravenutoalmondo.

Ilpoverovecchioavevasempresospettatodiquestomatrimonio;epensòsempre,findaprincipio, che ilmarchese, soddisfatto il suocapriccio, avrebbeconsiderato lasconvenienzadi essere scesocosì inbasso, eunbelgiornoall’improvviso l’avrebbemandatavia.

Avendosentitochelasuafigliuolaritornavaacasaincamicia,infrettainfrettaleandò incontro, portando seco la vecchia veste che essa aveva lasciato, e piangendoamaramente, cercava di coprirla, alla meglio, con quella; ma non potè metterglielaindosso:cheeratroppomalridottapelmoltotempotrascorso,dalgiornocheGriseldaeraandataanozze.

Questo fiore di vera pazienza, ritornata per qualche tempo col padre suo, in talmodosidiportò,chemai,nèinpresenzad’altrinèsola,mostròdisentirsioffesa;enondissemaiparola,nonfecemaicenno,chericordasseilsuoanticostato.

E non c’è da meravigliarsene, poichè in mezzo alla nobiltà e alle ricchezze simostrò sempreumilissima:ghiottonerie, raffinatezze, lusso,magnificenza,nonseppemai che cosa fossero. E fu sempre buona, paziente, modesta, rispettosa, e sempresottopostaeobbedientealmarito.

TuttiparlanodiGiobbeedellasuapazienza,perchèidottiscrivonodegliuominiquellochevogliono;mainrealtà,perquantoaidottipiaccianopocoledonne,nonc’èuomocheabbialapazienzadiunadonna;edèuncasoproprioraro,trovareunocheabbiasololametàdellacostanzafemminile.

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PARSSEXTA

LcontediPaviagiungevaormaidaBologna,egiàsierasparsadapertuttolanotiziadel suoarrivo: e tutti sapevano, anche, ch’egliportavacon sè lanuovamarchesadiSaluzzo,conunapompacosìsplendida,chenessunoavevamaivistol’ugualeintuttol’occidentedellaLombardia.

Gualtieri che aveva preparato tutto questo, e sapeva tutto, prima che arrivasse ilConte,mandòachiamarelapoveraesempliceGriselda,chesubitovenne,edumileecon volto sereno, senza alcun rancore nell’animo, s’inginocchiò davanti a lui,salutandolorispettosamenteeconbelgarbo.

«Griselda, le disse egli, io voglio che la giovinetta che dovrà essere unita inmatrimonio con me, domani sia ricevuta in casa mia più splendidamente che siapossibile:edesiderocheognuno, secondo il suogrado, sia trattatoe servitocomesideve,einmododarestarnesoddisfatto.

Certamenteledonnechehononmibastanopermettereinordinelestanzeamodomio;perciòvorreichea tuttoquestocipensassi tu,chesaidamoltotempo,comeiovogliofattelecose.Iltuoabbigliamentoèbruttoepococonveniente,manonvuoldirnulla,purchètufacciailtuodovere.»

«Signore,risposeGriselda,iononsolosonocontentadifarecosagrataavoi,madesiderodiservirvisemprecontuttalamiavolontà,inquellocheposso:enonmai,pernessunaragione,cesseròdiamarvicontuttalasinceritàetuttalapassionedell’animamia.»

Ciòdetto cominciò adornare la casa, apreparare le tavole, e rifare i letti, e contutto l’impegno cercò di fare del suo meglio; raccomandandosi ai servi che per loamorediDiofacesseropresto,esenzaperdertempospazzasseroespolverassero.Eleistessadandosidafarepiùditutti,miseinordinelestanzeelasala.

Verso le nove il conte di Pavia, arrivato coi due ragazzi, scendeva con essi dacavallo,etutticorrevanoavedereillororiccoesplendidoabbigliamento:edicevanocheGualtierinonl’avevapensatamaleacambiaremoglie,giacchèilcambiononeracattivo.

Questa, secondo il giudizio di tutti, era più bella e più giovane di Griselda, eavrebbemessoalmondodeifigliuolipiùbelliepiùcariatuttiperl’altosuolignaggio.Anche il fratello che l’accompagnava era così bello che tutti lo guardavano conpiacere,approvandolarisoluzionediGualtieri.

«Opopolo irrequieto, incostante e sempre infido, scontento e volubile comeunabanderuola,sempreamantedeltorbidoedelnuovo!Tufaicomelalunachecresceecala:semprelargodiapplausichenonvalgonounsoldo;iltuogiudizioèfalso,latuacostanzanonreggeallaprova,edèungranpazzochisiaffidaate.»

Così dicevano alcuni assennati cittadini, guardando meravigliati la gente checorrevadiquaedilà,tuttacontentasolamenteall’ideadiavereunanuovasignora.MatorniamoadirediGriselda,edellasuapazienza.

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Essaeratuttaaffaccendataapreparareperlafesta,esenzapuntovergognarsidellesue povere vesti, che in qualche posto erano anche stracciate, corse insieme con glialtri alla porta, allegra e contenta, a salutare lamarchesa; poi se ne ritornò alle suefaccende.

ContuttaserenitàdianimoricevevagliordinidiGualtieri,econtantasollecitudineli eseguiva, che non c’era mai nulla da ridire; e tutti si meravigliavano come maipotesseesserevestitatantopoveramente,mentredimostravaunfarecosìnobileetantaeducazione;enonpotevanofareamenodilodarelasuavirtù.

Griselda intanto non finivamai di ammirare, con tutta la schiettezza dell’animosuo, lagiovinettae il fratello; e le lodichene facevaeranocosì sincere, che tutti letrovavanogiuste.Finalmente,giuntal’oradiandarea tavola,GualtierifecechiamareGriselda,cheeratuttaaffaccendatanelsalotto.

E le disse, quasi motteggiando: «Griselda, che te ne pare di questa mia nuovamoglie;èbella?»«Èbellissima,signormio,rispose:infedemiaiononhomaivistoun’altrapiùbelladilei.Diopossafarvifeliciecontentipertuttalavita.

Ma una cosa vorrei chiedervi e consigliarvi: non fate soffrire, coi tormenti cheaveteinflittoame,anchequestagiovinetta;essaèabituatapiùdelicatamente,eforsenonpotrebbesopportarelasventura,comeunadisgraziatacresciutanellamiseria.»

Gualtieri, conosciutaormai lapazienza, la serenità, e la semplicitàdiGriselda, econvintocheperquantoeglifacevalapoveretta,conlasuasolitainnocenza,obbedivasenzaribellarsi,cominciòasentirecompassioneditantafemminilefermezza.

«Basta,Griseldamia,eglidisse,lasciaognidolore,esiialfinericompensata;tumihaidatoprovachela tuafedeltàe la tuabontà, inqualunquecondizionetusia,sonoquali nessun’altra donna ebbe mai; vedo bene, cara moglie, quanto è grande la tuacostanza.»Estringendolafralebraccia,cominciòabaciarla.

Griselda,mezza trasecolata, non sentiva e non raccapezzava più nulla: le parevacomedidestarsi,aduntratto,daunlungosonno;fincheapocopervolta,siscossedalsuostupore.«Griselda,soggiunseGualtieri,perquelDiochemorìpernoi,tigiurochetuseilamogliemia;echeiononneho,enonnehomaiavuta(salviilSignorel’animamia,seèvero)nessun’altra.

Questachetuhaicredutomiamoglie,èlatuafigliuola;questofanciulloèilmioveroerede,l’unael’altrosonofruttodelnostroamore:iolihofattiallevareaBologna,nascostamente.Riprendiliconte,chenonhaiperdutonessundeidue.

Sappianocolorochemihannoaccusato,cheiononhofattoquestoafinedimale,oper crudeltà,ma solamente per conoscere la tua virtù: sappiano che io non ho fattouccidere(Diomeneliberi)imieifigliuoli,malihotenutinascosti,perpoterconoscereiltuocarattereelatuavolontà.»

Griselda sentendo questo, venne meno dalla commozione e dalla gioia, indiriavutasi un poco, chiamò a sè i suoi figliuoli, e in gran pianto li abbracciava, e libaciava, con quella tenerezza che è propria di una madre, bagnando loro di amarelagrime,ilvoltoeicapelli.

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Oh scena veramente pietosa, vederla cadere priva di sensi, e sentire la sua vocesommessa!«Grazie,dicevaalmarito,grazie,signormio:Iddiopossaricompensarvidiavermilasciatoimieifigliuoli;ornonmicuropiùdimorire,poichèmièridonatoilvostroaffettoeilvostroamore.Nessunamortemifapaura.

Cari, teneri, bei figliuoli miei, la vostra povera mamma vi aveva creduti morti,divorati da rabbiosi cani o da qualche brutto animale; ma Dio misericordioso, e ilvostro amoroso babbo, vi hanno lasciati a me.» E sì dicendo cadeva di nuovo inabbandono.

Eabbracciandoneldeliquioisuoifigliuoli,contantapassionelistringeva,checivolledelbuonoedelbello,perlevarglielidallebraccia.Quanteanimepietose,inquelmomento,dovetteropiangeredicompassione!quantifuronocostrettiafarsiforza,perpoterrimanerevicinoaGriselda!

MentreGualtieri cercavadi calmarla e di farle dimenticare il suodolore, essa sialzòtuttaconfusa;einmezzoallagioiaeallefestedituttiritornòinsè.Fualloraunacosa, davvero, commovente, vedere i modi affettuosi di Gualtieri, e la felicità chedimostravanotuttiedue,peressereritornatiinsieme.

Ledamedicorte lefuronosubitoattorno,e laportaronoincamera;espogliataladeisuoipoveripanni,lemiseroindossounvestitotuttod’orocherisplendevacomeilsole.Indiconunacoronadipietreprezioseintesta,lacondusseronellasala,dovetutticongrandeonorel’ossequiarono.

Cosìfinìinmezzoallagioiaquestopietosogiorno;eognunofecedelsuomeglioperpassarlopiùlietamentechefossepossibile,finchelestellecominciaronoabrillareincielo.Tuttitrovaronoquestafestapiùbellaepiùsplendida,diquellaconlaqualeerastatocelebratoilmatrimoniodiGriselda.

MoltiemoltiannifelicipassaronoinsiemeGualtierieGriselda,sempred’amoreed’accordo;eGualtieri,maritata la figliaaunode’più ricchienobili signorid’Italia,prese con sè alla sua corte il vecchio Giannucole, perchè vi passasse tranquillo econtentoilrestodellasuavita.

Morto Gualtieri, gli successe il figlio, il quale regnò in mezzo alla pace e allaconcordia;efufortunatonelsuomatrimonio,anchesenzasperimentarelapazienzadisuamoglie.Oggi ilmondononèpiùquellodiprima.Alqualepropositosentitechecosadicel’autoredellanovella.

Questa novella non è raccontata per mostrare che le mogli dovrebbero avere lapazienzadiGriselda,poichènonbasterebbetuttalalorovolontàperriuscirvi:maperfar vedere che ciascuno, nella propria condizione, dovrebbe, come Griselda, sapersopportarefermamentelasventura.SoloperquestodettòilPetrarca,inaltostile,lasuanovella.

ChèseGriseldaebbetantapazienzaconunuomo,tantopiùnoiuominidobbiamosopportareinpacequellochecivienedaDio.Ilqualehatuttoildirittodisperimentareciòchehacreato;enontenta,infatti,comediceS.Giacomonellasuaepistola,senongli uomini ch’egli hamessoalmondo; e tutto il giorno, senzadubbio,nemette allaprovaqualcuno.

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Egliciaffliggecollepiùgrandisventure,perabituarciallasofferenza,eperfarci,in qualche modo, migliori. Nè lo fa, certamente, per conoscere la volontà nostra;poichè la nostra debolezza gli è nota prima che noi veniamo al mondo. Giacchèadunquetuttoeglifapelnostrobene,viviamopersopportarevirtuosamente.

Edora,signorimiei,un’altraparolaehofinito:sarebbebendifficile,oggi,trovareintuttaunacittàdueotredonnecheavesserolapazienzadiGriselda;poichèl’orodelqualeesserilucono,èdicosìcattivalega,chemessoallaprovasispezzerebbesubitoindueparti.

Egiacchèècosì, io,peramoredelladonnadiBath[1] (cheDiosalvi leie tutta lasuadiscendenza,poichèlasuamortesarebbeunagranperdita),vidiròallegramente,econtuttalamiavena,unacanzonechevimetterà,senonm’inganno,dibuonumore.Lasciamo, dunque, ogni argomento serio, e state a sentire la mia canzone, cheincominciacosì.

Griseldaèmorta,econleianchelasuapazienza:l’unael’altragiaccionosepoltein Italia: perciò, lo dico a tutti, a nessunmarito venga in mente di sperimentare lapazienza di sua moglie, nella speranza di trovarla una Griselda: chè certamenteresterebbedeluso.

Evoi,signoremogli,sesietedavveroprudenti,nonlasciatechel’umiltàviinchiodila lingua: e non fate che un letterato debba scrivere anche di voi una storia cosìmeravigliosa,comequelladellabuonaepazienteGriselda;altrimentifinireteinboccaaChichevache[2].

Fatecomel’eco,chehasemprepronta larisposta:guardatedinonesserevittimedellavostrainnocenza,esappiatefarvivalereconenergia:questalezione,imparatevelaamentepelbenevostro,giacchèpotràesserviutile.

Selavostracondizioneètaledarendervifortialparidiuncammello,difendetevi,enonsopportateoffese.Sesietedebolipersostenerelabattaglia,mostrateidenticomeunatigredelleIndie:estrepitate,veloconsiglio,comeunburatto.

Nonabbiatepauradelmarito,nonvilasciateimporre:anches’eglisaràchiusoinun’armaturadiferro, lapuntadellavostraaspraparolaglipasserà ilpettoeanchelatesta.Lovoletemansuetocomeunagnello?Stringeteloneinodidellagelosia.

Sesietebelle,mostratevi insocietà,e fatesfoggiodeivostriabbigliamenti;chièbrutta, sia dimanica larga, e cerchi di farsi delle amicizie.Nonvi abbandonimai ilbuonumore:lasciatecheilmaritosisecchi,pianga,siarrabbi,ebrontoliapiacersuo.

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NOVELLADEL

MERCANTED’INDULGENZE

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PROLOGO

ILnostroostesimiseagridarecomeunmatto:«Capperi!Perichiodidellacroce,epel sangue del nostro Signore, che razza d’imbroglione era quel giudice! Potesseromorire arrabbiati i giudici come quello, insieme con tutti i loro avvocati! Insommaquella povera innocente fu ammazzata[1]!La pagò salata la sua bellezza.Ma non lodico sempre io? I doni del caso e della natura tutti i giorni costano la vita aqualcheduno.Fuproprio la suabellezzache l’ammazzò,nonc’è chedire.Poverina!Chebruttafinefece!S’haunbeldire:queidonichedicevodianzi,sonopiùunmalecheunbene.

Padronmiocarissimo,latuaèstatadavverounapietosastoria.Basta,nonc’èchefare: tiriamo avanti. Dunque, caro dottore, io pregoDio che ti conservi la salute, eprotegga, insiemecol tuoIppocratee il tuoGaleno,anche le tueboccetted’orinae ituoibarattoli.PregoDioeMariaVergineches’abbianoingloriatutteletuescatoledipillole.Lamiaosteriafacciaaffarid’oro,quant’èverochetuseiunapersonapropriocomesideve,eallaparidiunprelato,perS.Roniano[2].

Dico bene! Compatiscimi, sono un povero oste, e parlo come so: volevo dire,insomma,chelatuanovellamihafattopropriomale.Misentounnonsochequialcuore.CorpusDomini,senoncirimedioconunbuonbicchieredibirra,esequalcunonon racconta subito una novella un po’ più allegra, va a finire che mi viene ilcrepacuore per quella povera ragazza.Miobel amy,mercante di indulgenze, questavolta tocca a te. Da bravo: raccontaci qualche barzelletta che ci metta un po’ diallegria.»

«Subito, per S. Roniano. Ma prima permettetemi di bere, a questa birreria, unbicchieredibirraedimandargiùunbocconedischiacciata.»

«Oh,intendiamoci,signormercante:nonvogliamosentirsguaiataggini.Vogliamounpo’dimorale:unanovelladallaqualesipossaimpararequalchecosa.Allorasìchestaremo tutt’orecchi.» «Vabene (rispose), vi contenterò: lasciatemici pensarementre

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bevo.»

NOVELLADELMERCANTEDIINDULGENZE

SIGNORI(cominciòegliadire),dovetesapere,primaditutto,cheio,quandopredicoinchiesa,cercodi farmi sentirepiùcheposso,e lamiaparolavibrapienae sonora,comeunacampana;perchèoramaiquellochedicolosotuttoamemoria.L’argomentodellemiepredicheè,edèsemprestato,questoqui:RADIXMALORUMESTCUPIDITAS.

Appenasalitoilpulpito,cominciocoldireaimieifedelidaqualluogovengo:poifacciovederechehotuttelemiecarteinregola,echelamiapatenteportailbollodelnostroaugustosovrano.Lofaccio,s’intende,persalvarmilespalle,casomaiqualchechiericosicredessedipotermidisturbarenellasacrafunzionediCristo.Quindivuotoilsaccodellemiesolitestorielle.Tirofuoribolledipapi,dicardinali,dipatriarchiedivescovi,borbottandoognitantoqualcheparolainlatino,perchèlamiapredicasiapiùsaporita, e induca più facilmente gli uomini alla devozione. Poi metto fuori i mieiscatolonidivetropienidistraccied’ossa,chepassanoperreliquie.Prendoinmanounmozziconedimetalloaformadiscapola,ebattezzandoloper laspalladiunapecorache appartenne ad un giudeo divenuto santo, comincio a dire: «Buona gente, fateattenzione alle mie parole. Vedete quest’osso? Chiunque di voi ha una vacca, unvitello,unapecora,unbue,conlapanciagonfiaperavermangiato,nell’erba,qualchevermevelenosooperessernestatomorso,bastachetuffiquest’ossoinunafonteelavila lingua alla sua bestia con un po’ di quell’acqua, e la bestia è bell’e guarita.Maquestoèpoco:qualunquepersonabeveràaquellafonte,guariràsubitodelvaiolo,dellatigna,ediognialtramalattia.Statebeneattenti,chenonèmicafinito!

Se chi ha del bestiame, tutte le settimane prima che il gallo faccia chicchirichìbeve, a digiuno, un sorso di quell’acquamiracolosa, in capo all’anno avrà le stallepieneedigranaizeppi.Equestenonsonofrottole:fuquelsantogiudeochel’insegnòainostrinonni.Finalmente,signori,quell’acquahaun’altravirtù:èunrimediocontrolagelosia.L’uomopernaturapiùpazzamentegelosobevendodiquell’acquanonavràmaialcunsospettodellamoglie,quand’anchesiasicurocheleiqueldifettacciocel’ha.Lasceràcheessabazzichimagaridueotrefratacchiotti,senzafarcinemmenocaso.

Peròvidebboavvertirediunacosa: seper casoqui fravoi c’èqualcunocheha

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sullacoscienzaunodiqueipeccataccichelavergognaimpediscediconfessare;sefraquantesietequigiovinievecchiec’èqualchecattivamogliechehafattoalmarito…quelbruttoscherzo,senepuòandare.Poichèagentecomequellaiononpermettodivenirequaafareofferteallemiereliquie.Chihalacoscienzatranquillasifacciapureavanti,evengasuadoffrirenelnomediDio,cheloassolveròdi tutti isuoipeccati,conquellafacoltàchemièconcessadallecartechedianzivihomostrato.»

Con questo gioco, da che faccio il mercante d’indulgenze, mi sono sempreguadagnato centomarchi all’anno.Me ne sto bravamente nel mio pulpito come unchierico,equandovedochelafollahapresoposto,facciolamiapredicainquelmodochevihodetto,infilzandoalmenounaltrocentinaiodifrottole.Mentreparloallungoilcollopiùchepossofuoridelpulpito,eaccennooraaquestooraaquelloconlatesta,dimenandola a destra e a sinistra come fanno i colombi quando tubano sul tetto delgranaio.Lemiemaniintantovolanoperl’ariagesticolando,elalinguanoncanzona.Credeteame,dev’esserepropriounabellascenavedermialmanaccareaquelmodo!Lamiapredicanontrattachedelmaledettopeccatodell’avarizia,perindurreifedeliad essere liberali col prossimo, e prima di tutto conme. Poichè ilmio scoponon èquellodi salvaregliuominidalpericolo,maquellodi farquattrini.Checosameneimportaame,sequandosonomortil’animaccialorosenevaaldiavolo!

Certo lemie prediche hanno spesso un fine che non è troppo santo: alcune, peresempio,sonofatteperdarenelgustoallagente,perlusingarlaeapprofittarneaforzad’ipocrisia; altre per vanagloria, ed altre in fine per odio. Poichè quando non possovendicarmiconaltrearmi,dichihaoffesomeeimieiconfratelli,adoperolalingua,enellemiepredichegliaffibbiocertebottatechearrivanofinoall’osso.Statesicurichenonpuòsfuggireadunapubblicadiffamazione.Senzanominarealcunoiosotoccarecerti tasti, che tutti capiscono subito, di chi parlo.Così sono solito pagare chi ci dànoia;esantamentesputoilvelenochehoincorpo,senzacompromettermi.Insomma,ve lo ripeto, lemieprediche sono tutte figliedella cupidigia, eperciò ilmio temaèsemprequello:radIXMALORUMESTCUPIDITAS.

Io predico comevedete, contro l’avidità, cioè contro il peccato che tutti i giornicommetto. Ma per quanto grande peccatore mi sia, posso distogliere gli altri dallacolpa,efarlipentireamaramentediaverlacommessa.S’intendechenonnehonessunmerito, perchè io non parlo che per cupidigia. Ma di questo, ormai, ne avreteabbastanza:andiamoavanti.

Dunque,dicevo,lamiapredicafiniscesempreconunafilzadiesempi,presidallastoria dei tempi antichi. Perchè alla gente ignorante piace sentir raccontare cosesuccesseDiosaquando;eseleripetonoeleimparanoamemoriacongrandepiacere.Ah!Credevatecheiomivolessicondannare,propriodame,allamiseria,mentrepossoguadagnarmi da vivere onestamente insegnando agli altri?No, no, nonmi è passatomaineppurperlacontraccassadelcervello.Iopredico,edomandoqualchecosaquaelàdovevado,perchèpercamparenonhovogliadiadoperarelemani,edimettermiafar canestri.Nonvadomica attornopernulla, come facevanogliApostoli: voglionoesserequattrini, lana, cacio, egrano, anchedalpiùpovero servo, edallavedovapiùmiserabiledituttoilvillaggio.Nèdebbosapereseisuoifigliuolimuoionodallafame.Dovunquevadovogliotrovaredelbuonvino,eunadonnettachemitengaallegro.

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Ma veniamo alla conclusione, signori miei. Voi desiderate che vi racconti unanovella? Ebbene, ora che homandato giù un bel bicchiere di birra, di quella forte,sperodiraccontarviunfatto,perDio,chevipiaceràdicerto.Appuntoperchèiosonounuomopienodivizi,voglioraccontarviunastoriamoltomorale,chedisolitoficcointuttelemiepredicheperfarepiùeffetto.Edorastatezitti,checomincio.

Unavoltac’eranelleFiandreunacombriccoladigiovinastri iqualipassavano lavitainunacontinuabaldoria,dandosialgiocoeallacrapula,efrequentandoilbordelloelataverna,dovestavanodallamattinaallaseraaballarealsuonodiarpeediliuti,oagiocareaidadi,oagozzovigliareeaberesenzavederemaiilfondo.Einquestomodo,abbandonatiadunturpestravizio,sacrificavanomaledettamentealdiavolo,neltempiodel diavolo, tirando dei moccoli così grossi ed infernali che facevano paura.Straziavano,conlelorobestemmie,ilcorpodelnostroSignorebenedetto,comesenonlo avessero straziato abbastanza i giudei; e più uno le diceva grosse, più gli altriridevano.

Ad un tratto venivano le ballerine, tutte ragazze ben fatte e dalla vita snella, einsiemeconesseentravanocantanticonleloroarpe,ruffianeevenditoriambulantidischiacciate.Tuttagentemandatadaldiavolo ad accendere il fuocodella lussuria e asoffiarvidentro,giacchèlalussuriaèsemprecompagnadellacrapulaedelvino,comeciinsegnaanchelasacrascrittura.

Basti l’esempiodiLoth, ilquale,ubriacofradicio,giacqueinconsciamenteconleduefigliuole,commettendounincesto.

Chiunquehastudiatobenelastoria,sacheErode,standoabanchetto,pienodivinofinoagliocchi,ordinòprimadialzarsidatavola,chefosseuccisoGiovanBattista, ilqualeerainnocentissimo.

Seneca ha ragione davvero quando dice che egli fra un uomo che ha perduto ilcervello ed uno che è ubriaco non vede altra differenza che questa: che la pazzia,quandocoglieundisgraziato,durapiùalungodellaubriachezza[3].

Omaledettagola,tufostilaprimacausadellanostrarovina,tufostil’originedellanostradannazione,finchèCristociriscattòcolsuosangue.Guardateunpo’,perfarlacorta,comecicostòsalatalamaledettacolpadiAdamo,percausadellaqualetuttoilmondofucorrotto.

IlpadrenostroAdamofucacciatoinsiemeconsuamogliedalparadiso,ecostrettoa lavorare e a soffrire, proprioper la gola che lovinse.Perchè fino al giorno in cuirestòdigiuno,eglirimaseinparadiso;enefucacciato,perandareinmezzoaiguaieallepene,soloquandoassaggiòilfruttoproibitodiqueltalealbero.Oingordigia,nonsenzaragionegliuominidovrebberolamentarsidite!

Seessisapesserodiquantimalisonocagionel’intemperanzaelacrapula,atavolamisurerebberounpo’ più l’appetito.Mapurtroppo il gozzo e il palato li spingono agirare da un capo all’altro del mondo, per terra, per mare, per aria, in cerca di unbocconeghiottoediunabevandasquisita.Etunesaiqualchecosa,oS.Paolo!Eglidice infatti:«Diodistruggerà il cibodelventree ilventredel cibo.»Ah!Faproprioribrezzo,infedemia,ilpensarechel’uomobeve,delbiancoedelrosso,finoalpunto

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da faredellagolaunostrumentodi turpestravizio.Sentitechecosadice l’Apostolo,piangendo:«Passeggianomoltisuquestaterra,comevidicevo(eparlandone,oramivienedapiangere),chesononemicidellacrocediCristo:finedeiqualièlamorte,eDio il ventre[4]». O ventre, o pancia, tu sei un fetido sacco pieno di sterco e diputridume.Daognituapartenonsisprigionacheunrumoreschifoso.Quantafaticaequanto denaro ci vuole per trovare il tuo fondo! Povero cuoco, quanto deveaffaccendarsiapestare,spremere,tritare,perridurreetrasformarelasostanzachedevesaziareiltuoingordoappetito!Aforzadicolpifauscireilmidollodaiduriossi(poichèilcuocononbuttavianulla),econquell’untofasìcheilbocconesguscidolcementegiùperlastrozza.Eperstuzzicartisemprepiùl’appetito,bisognachecaccinellasalsaspezie,odori,e radicidiognigenere,che larendonopiccante.Machiva incercaditanteleccornie,èlostessochesiamorto,poichèvivenelvizio.

Ilvinoèunpericolosoeccitante,el’ubriachezzaècausadimoltecolpeedimoltesciagure.Obriacone,latuafacciaèstravolta,iltuorespiroèaffannoso,seiunesserechefaschifo.Daltuonaso,rossocomeunpeperone,ronfaunsuonochepartuvogliadire:Sansone,Sansone.MentreDiosaseSansonebevvemaiunagocciadivino.Tutraballi,ecadiperterracomeunmaialeferito.Nonhaipiùlalinguaperparlare,edhaiperdutoilpudore,poichèl’ubriachezzaèlasepolturadell’intellettoedell’onestà.Chisi fa schiavo del vino perde assolutamente il giudizio: perciò guardatevi tanto dalbiancoquantodalrosso,epiùdituttidaquellobiancodiLepe[5]chesivendeinViadelPesceeinChepe[6].Perchèdovetesaperechelavitecheproducequestaqualitàdivinospagnuolo,strisciapianopianoaccantoallealtrevitipiùvicine;el’uvapercausadiquelcontattofaunvinocosìgeneroso,chesalesubitoallatesta.Immaginatevichebastanotrebicchieri,diquelvino,perchèundisgraziatoilqualecrededitornareacasasuainChepe,aforzadiviaggiarecollatestaarrivinellaSpagna,esitroviproprionellacittàdiLepeinvececheaRochelleoaBordeaux.Eintantodagli,colnaso,aronfare:Sansone,Sansone.

Ma,Signori, abbiate lacompiacenzadiascoltarmiancoraunaltropoco.TuttigliattipiùbelliegloriosidicuisileggenelvecchioTestamento,comefuronocompiuti?Con l’aiuto di Dio onnipotente, furono compiuti per mezzo dell’astinenza e dellapreghiera.LeggetelaBibbiaeveloimparerete.

SapetevoicomefinìAttila il famosoconquistatore?Morì inmodovergognosoeturpe,soffocatodauntravasodisanguementreeraubriaco.Uncapitano,veramente,avrebbedovutoesserepiùsobrio.

Guardate, soprattutto che cosa fu comandato a Lamuele[7]. Dico Lamuele, stateattenti, non Samuele. Leggete laBibbia, e vi troverete qualche cosa a proposito deldareabereilvinoaigiudicichedevonoamministrarelagiustizia[8].Mabastaoramaidiquesto,perchènehoparlatoanchetroppo.

Orachevihodettodell’ingordigia,vimetteròinguardiacontroilgiuoco.Ilgiuocoèilveropadredellamenzognaedell’inganno;insegnailturpiloquioeabestemmiareCristo. Spinge all’omicidio, e fa perdere denari e tempo: senza contare, poi, chel’esseretenutoperunvolgaregiocatoreècosariprovevoleedisonorante.Equantopiùunoèdielevatacondizione,tantopiùsciaguratodiventaagliocchiditutti.Unprincipe

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il quale ha il vizio del giuoco, perde, nell’opinione pubblica, il suo prestigio diregnanteediuomopolitico.

Stilbone[9] il quale era una persona savia, mandato da Sparta, con onorevoleincarico, ambasciatore a Corinto per trattare la pace, avendo trovato tutti i primicittadinidellacittàintentiagiocareturpemente,seneritornòsubitoaSparta,edisseaisuoiconcittadini:«Iononvogliomacchiareilmionomecoldisonoredifarvistringerealleanzaconunpopolodivolgarigiocatori.Nonsaràmaidettochevoi,iqualiaveteunnomecosìgloriosoerispettato,permiavolontàeperoperamiasiatealleatidiunagentededitaalgiuoco».Questefuronoleparolediquelsaggiofilosofo.

RicordatevianchedelredeiParti,ilquale,comeraccontalastoria,sapendocheilreDemetrioavevaavutolapassionedelgiuoco,glimandò,perischerno,inregalounpaiodidadid’oro,mostrandodinonfarealcuncontodellagloriaedelnomedilui.Lepersonechestannoinaltodovrebbero trovarequalchemodopiùonestodipassare lagiornata.

Oravidiròdueparolediciòchediconoilibriapropositodellabestemmiaedellospergiuro. La bestemmia è una cosa abbominevole,ma il falso giuramento è ancorapeggio. Dio proibì assolutamente ogni spergiuro, e n’è testimone S. Matteo; ma inmodospecialeneparlaGeremia,ilqualedice:«Giurailvero,enongiurarmaiilfalso.Non giurare a caso, ma sempre pensatamente, poichè giurare per cosa da nulla èpeccato».

NondimenticateisacricomandamentidiDionellaprimacomunione,etroverete,appunto,cheilsecondoèquesto.«Nonpronunziateilmionomeinvano».Vedete,egliproibiscepiùseveramente tali spergiuri,dell’omicidiostessoedi tantealtrecolpe.Eche questo sia proprio il secondo dei comandamenti di Dio, se ne può persuaderechiunque conosce gli altri. Vi dico poi, chiaro e tondo, che la vendetta del cielocolpisce,primaepoi, lacasadichioffendeDiolesuebestemmie.Eccoli i fruttidelgiuoco:«PelsacrocuorediDio,peichiodicoiqualifucrocifisso,pelsanguediCristoinHailes[10],iohofattosetteetucinqueetre.Segiuochidaimbroglionetispaccoilcuore con una pugnalata!» Questo è il frutto di chi passa la giornata con quei duepezzaccidiosso:bestemmie,ira,menzogna,omicidio.

DunqueperamorediCristochemorìpernoisullacroce,guardatevitutti,grandiepiccoli,dallabestemmia.Masignori,ètempoormaicheioriprendalamianovella.

Quei tre scapestrati, dei quali vi parlavo, un giorno, prima assai che le campaneannunziasserol’alba,senestavanoabereinunataverna:quandoaduntratto,mentreerano seduti a tavola, sentirono un campanello nella strada, il quale annunziava ilpassaggio di un morto che veniva portato al cimitero. Uno di loro, allora disse algarzone:«Presto,va’adomandarechièilmortochepassa.Sappicidire,perbene,ilsuonome».

«Signore, rispose il ragazzo, non c’è bisogno che io vada a domandarlo: mel’hannodettodueoreprimachevoi trevenistequa. Ilmorto,perDio,eraunvostroanticocompagno.Èstatoucciso improvvisamente stanotte. Ildisgraziato sene stavaseduto,mezzoubriaco, sudi unapanca, quandoun ladro, chiamatoper soprannome“Morte” il quale uccide chiunque gli capita fra le mani, gli è saltato addosso

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all’improvviso con la sua lancia, e dopo avergli fatto il cuore in due pezzi, se ne èandato zitto e cheto. Quest’uomo tremendo ha ucciso, qui in paese, un centinaio dipersone: credete pure, signor mio, che bisogna stare bene attenti di non capitarglidavantisenzasaperlo.State inguardia,chenonl’avestead incontrare.Così,almeno,mièstatodettodallamiapadrona».

«Per Maria santissima, soggiunse il padrone della taverna, il ragazzo non dicebugie: quest’anno, inungrossovillaggio a piùdi unmigliodi qui, costui hauccisomoglie,marito, ilbambino, il servitoree ilgarzone.Credochedicasastia laggiù.Èprudenza stare in guardia e prevenirlo prima che ci abbia a fare qualche bruttoscherzo.»

«Per le braccia diDio, disse allora il giovinastro accattabrighe,ma è proprio unpericolo così grande incontrarsi con costui?Ebbene, io non ho paura, e lo anderò acercareper lacampagna,per lacittà,dovunqueegli sia.Logiurosulle sacreossadiDio.Sentite,amici,soggiunseaisuoicompagni,noitresiamostatisempred’accordo;diamoci ora la mano, e mettiamoci, da buoni fratelli, all’opera: vedrete che nontarderemo ad uccidere questo vigliacco che si fa chiamare “laMorte.”Sull’onore diDio,luichehauccisotantagente,primadinottecadràmorto.»

Dopoavergiurato,tuttietre,diaiutarsicomefratelliedinonsepararsimai,viviomorti,sialzaronoperandarsene.Ebriachiefuribondisiavviaronoversoilvillaggio,delquale,pocoprima,avevaparlatoilpadronedellabettola;epervianonfecerochelacerare il povero corpo diCristo con orribili bestemmie. «Se possiamo agguantarlononciscapperàvivodallemani.»

Avevano fatto quasimezzomiglio di strada, quando,mentre stavanoper passareunasiepe,s’imbatteronoinunpoverovecchio,ilqualesalutandoligarbatamentedisse:«Dioviaccompagni,signori.»

Ilpiùprepotentediqueitresoggettaccirispose:«Che?Bruttostraccione,perchèseitutto imbacuccato a cotestomodo, che ti si vede appena il viso? Com’è che non tivergogniavivereancora,cosìvecchiocomesei?»

«Egliè,risposeilvecchioguardandoloinfaccia,cheperquantoabbiagiratotuttoil mondo, perfino l’India, non posso trovare un cane, in nessun villaggio, il qualevogliacambiarelasuagioventùconlamiavecchiaia.EdevotenermelafinchepiaceràaDio,efinchèlaMorte,ahimè,nonmivengaaprendere!Cosìpoverodisgraziato,menevogirandopelmondo,emattinaeserabattocolmiobastonelaterra,cheèlaportalaqualechiudemiamadre,edico:

—Madremia, aprimi.Nonvedi cheogni giornomi consumo sempredi più e lacarnesenevacol sangueecon lapelle?Ahimè,quandoavrannopace lemieossa?Madre mia, quanto volentieri cambierei con te la cassetta dei miei risparmi, così alungocustoditanellamiacamera,perquelpannochetiavvolgesotterra!—Maleinonmivuolfarquestagrazia,elamiafacciasifasemprepiùpallidaesmunta.

Ma a voi, signori, non fa onore offendere in questomodo un povero vecchio, ilquale non vi ha offeso nè con parole nè con atti. Ricordatevi di quello che dice labibbia: “Davanti aunvecchiocanutoalzatevi inpiedi.”Perciò iovi consiglioanonvoler faredelmale a unpoverovecchioquale sono io, comevoi nonvorreste fosse

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fattoavoiungiorno,sevisaràdatodicamparetanto.»

«No, vecchio straccione, rispose tosto l’altro giocatore; non sarà detto che tu lapassi così liscia per S. Giovanni. Dianzi tu parlavi di quel vile traditoresoprannominato“laMorte”cheuccideinpaesetuttigliamicinostri:ciscommettochetuseiunasuaspia.Di’dunque,dovesitrova,operDioepelsantissimoSacramentotucelapagherai.Poichècertotuseid’accordoconlui,traditoreladro,neldarelacacciaanoiperucciderci.»

«Senondesideratechequesto, signorimiei,cioèdi trovare“laMorte” rispose ilvecchio,vicontentosubito.Voltateperquestastrada: l’uomochevoicercate io l’holasciato,infedemia,inquelboscolaggiùsottounalbero.Andatechevelotroverete,evedretechenonavràpauradivoi.Vedetequellaquercia?Èpropriolà.Andate,eDioilqualeciharedentidainostripeccati,viaccompagnievifacciamigliori.»Cosìdisseilvecchio.

Etuttietrequeimanigoldisimiseroacorrerefinchègiunseroallaquercia,aipiedidella quale trovarono circa otto staia di fiorini d’oro coniati splendidamente.Alloranonsicuraronopiùdiandareincercadi“Morte”;mafutalelalorogioianelvederetuttequellebellemoneteluccicanti,cherestaronoatterritidavantialpreziosotesoro.Ilprimoaparlarefuilpiùmalvagio.

«Fratelli,disse,sentitequellochevidico.Èverochemipiacescherzareefareilchiasso,mainfondounpo’ditestacel’hoanch’io.Conquestotesorochecihadatolafortuna noi ce la potremo passare allegramente per tutta la vita, spendendo senzarisparmio giacchè a noi questo danaro non ci costa nulla. Stamattina, per Iddioimmortale, chidinoi avrebbepensato a tanta fortuna?Perpotercelogodere inpace,tuttoquest’oro,bisognerebbeportarloviadiquì,incasamiaoincasavostra,giacchèènostro:macomesi faaportarloviadigiorno?Secivedesserociprenderebberoperladri,eanchediquelligrossi,eilnostrotesorofinirebbepermandarciallaforca.Peròbisognaportarloviadinotteeconlapiùgrandeaccortezzaeprecauzione.Ioproporrei,quindi, che si tirasse alla paglia più corta,[11] per vedere chi di noi debba andare infrettaincittàacomprare(senzadarnell’occhioallagente)delpaneedelvinopertutti.Gli altri due intanto resteranno a guardia del tesoro, e se colui che va in città sisbrigheràpresto,giuntalaseraporteremoviailtesoro,elonasconderemo,d’amoreed’accordo,dovecrederemomeglio».

Cosìdicendostrinseeglistessonelpugno tre filidipaglia,e fece tirareaglialtriduepervederesuchicadevalasorte.Toccòalpiùpiccolo,ilqualeandòsubitoincittà.Appenasifuallontanatounpoco,unodeglialtriduerimastiaguardiadeltesorodisse:«Senti,tuhaigiuratodiessermifratello,perciòiotivogliofareunapropostachesaràutile anche a te. Il nostro compagno se n’è andato, e ci ha lasciati qui con tuttoquest’oro, che dovrebbe essere diviso in tre parti: se io avessi trovato il modo didividerlo,invece,franoiduesoli,nontiparechetiavreiresounserviziopropriodaamico?».

L’altro rispose: «Io non vedo come tu possa far questo. Poichè egli sa bene chel’oro l’abbiamo in consegna noi: quindi che cosa potremo fare? Come ce lacaveremo?» «Mi posso fidare, soggiunse allora il primo malandrino? Se me lo

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prometti, ti dirò in poche parole quello che dovremo fare e che condurremo, senzadubbio,abuonfine».«Tigiurosullamiaparola, rispose l’altro,che ionon ti tradiròmaidavvero».

«Orbene,ripreseilprimo,noisiamoindue:duehannopiùforzadiunosolo.Tudunquestaattentoappenaeglisisaràmessoasedereinterrapermangiare:alloraalzatiinpiedi,evagliaddossocomeperfareunoscherzo,ch’iointantolocolpiròconlamiaspadaaifianchi.Tupoi,fingendosempredischerzare,tienlofermoaterra,ecercadicolpirlo anche tu con la spada, e vedrai, mio caro amico, che tutto quest’oro ce lodivideremofranoidue.Allorasìchepotremogoderceladavvero,elevarcilavogliadigiuocare ai dadi.» Così i due malandrini si misero d’accordo per uccidere il lorocompagno.

Ilpiùgiovane, intanto, ilqualesierarecatoincittà,per lastradanonfacevachepensareallabellezzadituttiqueifiorininuovidizeccaeluccicanti,efrasèpensava:«Dio,sepotessidiventarpadrone iosolodi tuttoquell’oro,noncisarebbealmondopersonapiùfelicedime!»Eandòafinirecheildiavolo,nemicoetentatoredelgenereumano,glimiseintestadicompraredelvelenoperavvelenareglialtridue.Ildiavoloilqualenondesideravachechequesto,colsesubitol’occasionefavorevole,vedendolocosì ben disposto, per condurlo alla sventura. Ed infatti lo sciagurato deciserisolutamentediuccidereisuoicompagni,senzapietà.

Quindi, senzapor tempo inmezzo,giunse in città, e recatosidauno speziale, lopregòdivolerglivenderedelveleno,perucciderecertitopichelomolestavanoincasa,euna faina chegli avevaucciso i capponi inuna sua cascina.Così, segli riuscisse,avrebbelasoddisfazionedivendicarsidiqueglianimalaccidistruggendoliinunanotte.

Lospezialegli rispose:«Lascia fareame: tidaròunacertacosa io,che(Diomisalvil’animaseèvero)chiunqueneassaggisoloquantounchiccodigrano,muoreinpochiminuti.Ilmiospecificoècosìpotenteedefficace,chefaràpiùprestochinehamangiatoaandareall’altromondo,chetuafarenemmenounmigliodistrada.»

Quello sciagurato prese il veleno, chiuso dentro una scatola, e corse nella stradavicina da un tale a farsi prestare tre grosse bottiglie. In due vi mise dentro il vinoavvelenato, la terzala lasciòvuotapermettercidaberepersè,poichèprevedevachenellanotteavrebbeavutoungrandafareaportarviadi là tuttoquell’oro.Sistemateperbeneletrebottiglie,losciaguratofurfantetornòdaisuoiamici.

Maperchèfarlaancorapiùlunga?Iduecheeranorimastiaguardareil tesoroedavevanodecisolamortedelcompagno,loucciserosenz’altro;epoichèl’ebberomortounodilorodisse:«Oramettiamociasedereebeviamoallegramente,poipenseremoaseppellire il cadavere.» E presa per caso una delle due bottiglie di vino col veleno,trincòefecetrincareancheall’altro,epocodopomorironotuttiedueavvelenati.

Sbaglierò, ma io credo fermamente che Avicenna in nessuna parte del suo«Canone» abbia mai descritto sintomi di avvelenamento più tremendi di quelli cheebbero quei disgraziati prima di morire. Così, dunque, morirono i due omicidi e iltraditorechevolevaavvelenarli.

O scelleraggine delle scelleraggini! O traditori omicidi! O malvagità umana! Oaviditàdell’oro,libidinedelpiacere,viziodelgiuoco!OtucheoffendiDioconorribili

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bestemmieeprepotenteorgoglio!Ouominisciagurati,comeavvienechevoisiatecosìmalvagi e villani col vostro creatore, con Colui che vi ha fatti, e riscattati col suosangue?

Ora,mieibuoniamici,Dioviperdonilevostrecolpe,eviguardidalpeccatodellacupidigia. Il mio santo perdono è qua per liberarvi tutti dai peccati vostri, purchè,s’intende, vogliate offrire qualche cosa: nobili[12], sterline, fermagli d’argento,cucchiai, anelli, tutto è buono. Ecco qua unaBolla santa, chinate la testa peccatori!Avanti,donne,offriteunpo’dilana,ediosegneròsubitoilnomevostroquinelmioregistropermandarviagoderelabeatitudinedelcielo.Quantiverrannoquaadoffrire,io li assolverò con lamia alta potenza, e se ne potranno tornare a casa con l’animacandida come quando vennero al mondo. Eccovi, signori miei, la mia predica. OraGesù Cristo che è il medico dell’anima nostra, possa concedervi di ricevere il suoperdono,poichè,veledicosenzainganni,questaèlamigliorcosadelmondo.

Aproposito,signori,lamianovellamifacevadimenticareunacosa.Iohoquinellamia sacca una provvista di reliquie e indulgenze, consegnatemi dal Papa stesso,preziosecomesoloinInghilterrasipotrebberotrovare.Sec’èqualcunodivoi,ilqualevuole offrire devotamente qualche cosa per avere la mia assoluzione, venga qua,s’inginocchiericeveràlasantaremissionedeipeccati.Opiuttostoseviparemeglio,stradafacendorinnovatetuttiilperdonoadognipaesechecilasciamoindietro.Cosìsirinnoveràanchel’offerta:nobiliemonetefannosemprecomodo.Delrestoèunabellafortunapervoiaverequiavostradisposizioneunmercanted’indulgenze, ilqualevipuò assolvere dai vostri peccati, per ogni caso che vi dovesse succedere mentrecavalcateperlacampagna.Qualcunodivoi,peresempiopotrebbecascaredacavalloerompersiilcollo.Vedetedunquecheperlavostratranquillitàèunaverafortunacheiosia capitato qui con voi, giacchè tutti, ricchi e poveri, io vi posso assolvere nelmomentoincuil’animavostravoleràviadalcorpo.Ioconsiglioilnostroosteadesserluiilprimoaprenderel’assoluzione,comequeglichehasullacoscienzapiùpeccatiditutti gli altri.Qua,dunque,miocaro signoroste, tu sarai il primoadoffrirequalchecosa,ediopersoliquattrosolditifaròbaciaretuttelemiereliquie.Coraggio,aprilaborsa.

«Io?No,no,lasciapurecheCristomimaledica(risposel’oste):magarifossisicurodeimiei interessi,comesonosicurochenonmicoglierà lamaledizione!Mivorrestipropriofarbaciareletuebrachevecchie,spacciandoleperreliquiediunsantomentreportano ancora, bella tonda, l’impronta del tuo c…? Per la croce trovata da S.Elisabetta, altro che reliquie e santuari: vorrei avere nelle mie mani i tuoi c…….i!Tagliateli,chetiaiuteròaportarlivia,elifaremoconservarecomereliquienellostercodimaiale.»

Ilpoveromercanted’indulgenzenon fiatònemmeno.Rimasecosìmale, chenonrisposemezzaparola.L’osteaccortosenedisse:«Quand’ècosì,conte,econchiunqueprendeilcappellocomete,iononcischerzopiù.»

Allora ilnostrobravocavalierevedendoche tutti ridevanodisse:«Via,via,bastasignormercante,noinonvogliamomusilunghi.Venitequa,miocarissimooste,veneprego, date un bacio almercante d’indulgenze e fatela finita.Qua, signormercante,fatelapace,etorniamoaridereeascherzarecomeprima.»Sibaciaronoelabrigata

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ripreseallegramenteilsuocammino.

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ILCANTAREDISERTHOPAS

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PROLOGO.

FINITO ilraccontodiquestomiracolo[1] fecerotuttiunvisocosìserio,cheilnostrooste cominciò a scherzare, e si rivolse subito ame[2], dicendo: «Ma che fai? Sogniforse d’essere alla caccia del lepre?Ti vedo cercare per terra con tantod’occhi, cheparepropriochetulovogliascovare.

Vieniqua,allegro!Signorifateattenzione,elasciategliunpo’diposto.Guardatelo:nonfacciopervantarmi,mahaunavitinapropriobenfattacomelamia.Conquelbelvisettochisaquantedonneloprenderebberovolentieriinbracciocomeunabambola!Agiudicarlodalsuomododifareparchesiaunpo’scontrosetto:vedete,nonscherzaconnessuno?

Viaraccontaciqualchecosaanchetu,comehannofattoglialtri.Vogliamosubitounanovellachecimettadibuonumore.»«Miocarooste, risposi, iononvi renderòcertopanperfocaccia,poichènovellenonneso,enonpossodirvialtrocheuncantare,che ho imparato molti anni fa.» «Benissimo, tu m’hai l’aria di volerci far sentireproprioqualchegranbellacosa.»

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ILCANTAREDISERTHOPAS

SIGNORI, state bene attenti, che io vi racconterò davvero una storia allegra edivertente.SitrattadiunbelcavalierechiamatoSerThopas,illustreeroedibattaglieetornei.

EglieranatoinunalontanaterradelleFiandre,dilàdalmare,inunborgochehanomePoppering.Suopadre,uomodiliberalissimoanimo,erapergraziadiDiosignorediquelluogo.

SerThopaseraungiovinettoardito,dallafacciabiancacomeilpanediMaine[3]ele labbracolordi rosa.Aveacarnagionevermiglia,eunnasochegli stavaproprioapennello.

La barba e i capelli, che gli scendevano giù fino alla cintola, erano colorezafferano.Portava stivali diCordova, calzoni scuri diBruges, edunaveste di stoffaorientalechecostavaparecchiegenovine[4].

Sapeva con ugual destrezza dar la caccia al cervo nella selva, e agli uccelliacquatici,cavalcandolungoilfiumecolfalcogrigioappollaiatosopraunamano.Erainoltreuneccellentearciere,esenzarivaliquandositrattavadidisputarsiunmontoneallalotta.

Più d’una bella, nella propria cameretta, spasimava d’amore per lui invece didormire.MaSerThopasnoneraundamerino:eraun’animacastaegentilecomeilfiordispinodallebaccherosse.

Un giorno egli ebbe desio di uscire fuori a cavallo, e inforcato il suo destrierogrigio,uscìconunalungalanciainmanoedunosciabolonealfianco.

Siavviò,quindi,versounabellaforestariccadidaini,lepri,edaltraselvaggina;ementre girava, attraversandola tutta da un capo all’altro, fu preso da un senso diprofondatristezza.

Pel boscogermogliavano, dovunque, erbe e piante d’ogni specie: la liquirizia, lavaleriana, ilgarofano, lanocemoscadachesimettenellabirraquandoènuovaounpo’stantia,esiconservaanchenelcassettone[5].

Dovunqueeraunallegrocinguettarediuccelli:qualosparvieroeilpappagallo,làcantava la sua canzone il tordo; ed il colombo mandava di sulla frasca un cantolimpidoesonoro.

I primi accenti del tordo destarono nell’animo di Ser Thopas un forte desio

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d’amore,ilqualesifece,aduntratto,cosìprepotente,cheilcavalieresidiècomeunpazzoamenardisprone.Eilsuobelcavallonellacorsasfrenatagrondavadisudore[6]efilavasanguedaifianchi.

La foga del prode Ser Thopas era tanta, che anch’egli fu presto stanco del suoveloce cavalcare sullamolle erbetta del bosco; e simise a riposare, lì in quel luogostesso,lasciandocheilcavallo,alqualedettedelbuonforaggio,riprendesseunpo’difiato.

«Mariasanta,benedicite,macheèmaiquestoamorechemiopprimel’animoemifasoffrirecosì?Iohosognatotuttalanottecheunareginadellefatesaràlamiabellaedormirà,ungiorno,nelmioletto.

Ohsì!Iovoglioamare,davvero,unareginadellefate,poichèintuttoilmondononc’èunadamadegnadiesserelacompagnadellamiavita.Iodimenticheròtuttelealtredonne,eanderòpermontiepervalliatrovareunareginadellefate.»

Esìdicendo,fudinuovoinarcione,esaltandosteccatiepietresidièacavalcareincercadellasuabella;etant’oltreandòcolcavallo,finchèinunremotoborgotrovòilpaesedellefate.

Allorasimiseacercareeadesplorareogniluogo,danordasud,attraversoaselveeaboschifoltissimi,senzamaiincontrareanimaviva;perchèuomini,donne,bambini,nessunodelpaeseosava,nèapiedinèacavallo,andareincontroalui.

Finalmente un giorno si vide comparire davanti un gigante smisurato, che aveanomeSerElefante,ederaunuomoterribile.Ilqualevedutologlidisse:«Ragazzo,perilDioTermagante[7],senontenevaisubitoviadaquestiluoghi,doveiocapitospesso,tiammazzoilcavalloconunarandellata.Sappichequi fra isuonidellearpeedellazampogna,inmezzoadunaverasinfoniadistrumenti,abitalareginadellefate.»

Il cavaliere rispose: «Il cielo mi assista, e domani io tornerò qui armato permisurarmiconte:eparmafoylamialancianontelafaràpassaretantoliscia.Poichènonsaràtrascorsoilprimoquartodelgiorno,cheiotiavròpassatolostomacodaparteaparte,etucadraimortoinquestoluogostesso».

Ciò detto, ser Thopas fuggì via, mentre il gigante con una terribile fionda gliscagliava dietro delle pietre per ucciderlo: ma egli con l’aiuto di Dio e con la suadestrezzasisalvò.

Ed ora, signori, fate bene attenzione alla mia storia, che è più gaia del cantodell’usignuolo. Poichè ora sentirete come Ser Thopas, chino sul suo cavallo estringendosinellespalleperevitareisassidelgigante,tornò,attraversovalliecolline,nelsuoregno.

Appenagiunto,chiamò,inmezzoallagioiauniversale,lasuagente,eordinòchesipreparasserosubitograndi festecongiuochiemusica,percelebrareunavvenimentostraordinario.—Eglidovevamisurarsiconungiganteatreteste,ebattersiconluiperfarecortesiaadunasplendidastella,allaqualededicaval’amorsuo.—

«Presto (indi soggiunse), quanti menestrelli e cantori di geste[8] sono qui, miraccontino,mentreindossolemiearmi,fattieavventuredire,dipapi,dicardinali,e

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qualchestoriad’amore.»

Gli portarono per prima cosa il dolce vino, poi gli porsero in una coppa unaromaticomiscugliodipanforte finissimo, liquirizia,e semidicominoconzuccheroraffinato[9].

Quindiilprodecavalieresivestìcoprendolesuebianchecarniconunacamiciaeunpaiodicalzonidistoffafinissima.Poiindossòunacasacca,esicinse,adifesadelcuore,diunamagliadiacciaio.

Sopralamagliamiseunasolidacorazza,preziosolavorodiungiudeo,efinalmenteindossòlasuacottad’armi,candidacomeungiglio,conlaqualeeglidoveaandareinbattagliacontroSerElefante.

Il suo scudoera sfolgoranted’oro, conuna testadi cinghialenelmezzo,accantoallaqualebrillavauncarbonchio.Mentresivestivagiurò,solennemente,sopralabirraeilpane,cheilgigantesarebbemortosottoisuoicolpi,aqualunquecosto.

Avevaunpaiodistivalidipelleconciatanell’acquabollente,edunasciabolaconlaguainad’avorio;l’elmoeradiottonelucido.Lasellaerabellissima[10],elabrigliaaveafulgoridisoleediluna.

Lasualancia,nemicadellapaceeapportatricediguerra,eradicipressofinoconlapunta ben affilata. Il cavallo, dalmantello pomellato, aveva un’andatura semplice etranquilla.Equi,signorimiei,è finita laprimapartedelmiocantare[11].Seneavetevogliaancora,cercheròdicontentarvi.

Dunque, pour charité, signore e signori gentilissimi, non aprite bocca, e stateattenti,cheorasiparladiarmi,dicavalieri,didonne,dicortesieediamori.

ChecosasonoifamosicantaridelgiovineHorn,diIpotis,diBevis,diSerGuy,diSerLibeux,ediPleindamour[12],inconfrontoaquellodiSerThopas,cheerailverofioredellacavalleria?

Egli,dunque,inforcatoilsuobravodestriero,guizzòd’unsaltosullavia,comeunafavillaguizzainariadauntizzoardente.Sull’elmocheglicoprivalatestaspiccavapercimierounatorreconunfioredigiglioincima.EdoraDiosalvidallamorteilcorpodiSerThopas.

Dapro’cavaliereerrante,lanottenonvollemaidormirealcoperto:suolettoeralaterra, suo tetto il cappuccio, e per guanciale avea l’elmo risplendente. Vicino a luiintantoilsuodestrieromorsicchiavaledolcierbettedelprato.

Ancheegli,comesileggedelprodeSerPercival[13]quandoindossavalosplendidocostumedicavaliere,nonbevvemaialtrabevandachel’acquadellafonte.Finalmenteungiorno…….

«Basta,basta,per l’amordiDio, interruppeilnostrooste:nonnepossopiùdelletuechiacchiere!Diomisalvi,quantoèverochemifannoperfinomalegliorecchi!Aldiavoloiltuocantare:èpropriorobadachiodi!»

«Perchè, risposi io? Perchè non vuoi che anche io finisca, come gli altri, ilmioracconto?Questoèilpiùbelcantarecheiomisappia.»

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«PerDio, riprese l’oste, te lodico subito il perchè: perchè il tuo famoso cantarenonvaleunsoldo,etusprechiiltempoinutilmenteafarcelosentire.Insomma,signoremio, ti proibisco di seguitare in questo modo. Vediamo un po’ se sei buono araccontarci una bella avventura, o se sai dirci, in prosa, una novella che almeno cidivertaociinsegniqualchecosa.»

«PerlapassionediCristo,risposi,benvolentieri.Viracconteròunacosettainprosache,senonvorreteessereproprioincontentabilivipiaceràdicerto.Èunastoriamoraleepienadivirtuosiammaestramenti,chegiàaltrihannoraccontata indiversimodi.Eciònonvidevefaremeraviglia,perchèvoisapetebene,peresempio,cheognunodegliEvangelistiraccontalapassionediGesùinunmododifferente:eppurenonostantetutteledifferenze,èsempreveraugualmente,elastoriaèsemprequella.RaccontatadaS.MarcoodaS.Matteo,daS.LucaodaS.Giovanni,lapietosapassioneèsempre,piùomeno,lastessacosa.Però,signorimiei,selamiastoriavisembreràdiversadaquellacheavetesentitoaltrevolte,specialmenteperiproverbiconcuiiocercodirenderepiùinteressante questo trattatello di morale, non vogliate vi prego gridarmi la croceaddosso.Vedreteche ilmio racconto segue, in sostanza, ilpiccolo trattatoonde l’hotolto[14].Statedunqueasentire,equestavolta,miraccomando,lasciatemiandarefinoinfondo.

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NOTE

PROLOGO

[1] Il testo ha palmeres: palmieri; ma evidentemente, come nota il Tyrwhitt, il poeta haadoperatoqui la parola in sensogenerale, e non secondo la particolaredistinzione fattaanchedaDante(VitaNuova,XLI).

[2] Leggo: to ferne halwes (invece che to serve halwes col Tyrwhitt), secondo la lezioneristabilitadalWrightedaccettatadall’Hertzberg,dalBelledaaltri.

[3]Alessandriad’Egitto,conquistatanel1365daPierredeLusignan,rediCipro.

[4] Il nostro cavaliere era una persona, come si dice, di riguardo: i signori alla corte deiqualieglisitrovò,girandoilmondoincercadiguerra,atavolagliassegnaronospessoilpostod’onoreinomaggioallasuaprodezza.IlChaucer,chenell’originalissimoprologocifaunquadropienodivitaedicoloridellasocietàinglesedeltemposuo,cipresenta, inquesto caratteristicopersonaggiounodi quegli uomini di guerra che allora correvano ilmondoperservireconlearmipressoqualchesignore.Enonpochifuronoquesticavalierierranti durante il regno di Edoardo III, che è memorabile nella storia della cavalleriainglese. Il Tyrwhitt riferisce, a illustrazione di questa figura di cavaliere descritta dalChaucer,unanticoepitaffiofrancese(Cfr.LELAND,Itin. III.pag.91)nelqualesonocosìricordate legestadiunodiquesticavalieri,contemporaneodelpoetaemortonel1406:«Icy gist le noble et vaillant ChivalerMatheu de Gourney etc.—qui en sa vie fu a labatailledeBenamaryn,etalaapresalasieged’AlgeziresurlesSarazinesetaussialesbataillesdel’Escluse,deCressyetc.»

[5]InAffrica.

[6] Satalia (l’anticaAttalia) e Layas (Lieys inArmenia) furono tolte ai Turchi da Pierre deLusignan,rispettivamente,nel1352-1367.

[7] Che cosa precisamente il Chaucer intenda con questa designazione vaga, non è troppochiaro.ForsesitrattadiquellapartedelMediterraneochesiestendefralaSiciliael’isoladiCipro,ebagnalecostedellaPalestina.

[8]InAffrica.

[9]Nell’Anatolia.

[10] Letteralmente: come se fossero stati messi in una pressa (as they were layde inpresse).

[11] La monaca, affettando anche in questo una educazione raffinata e alla moda, parlavainfrancese:maunfrancesebastardoecorrotto,comequelloparlatodalbassopopolodiStratford.

[12] Confesso che l’espressione: «una monaca che faceva da cappellano» mi piace assaipoco.Enonmiparemolto chiaro l’ufficiodi questamonacapresso suoraEglantina, la

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qualeperognibuonfineavevacondottoconsèanche trepreti.Mad’altraparte il testodicepropriocosì:Thatwashirechapelleyn.

[13] La lezione è molto incerta. Intendo il rekkeles del testo secondo la congettura delTyrwhitt,ilqualesospettacheilChauceravessescrittoreghelles.Lavariantecloysterless(senzachiostro)accolta,sullascortadiuncodicediCambridge,dalWright,dalBelledaaltri, porterebbe ad una inutile ripetizione, e non mi pare accettabile. L’espressione ètradottaletteralmentedauntestolatino,citatodalTyrwhitt,ilqualedice:Sicutpiscissineaquacaretvita,itasinemonasteriomonachus.

[14]Letteralmente: di questo testo non avrebbe dato una gallina pelata (he gaf nat a pulledhen). Ho creduto meglio rendere l’espressione inglese, senza dubbio popolare, con unmodopopolarenostro.

[15]Anoystre:un’ostrica(V.lanotaprecedente).

[16]Amore deve essere inteso, qui, nel senso cristiano di carità, come nelmotto inciso sulmedaglionedellamonaca(v.p.10).

[17] Ho cercato di attenuare, in qualche modo, la grottesca espressione del poeta, la qualesuonacosì:fumavacomeunafornacedovesiliquefàilpiombo(stemedasaforneysofaleed).

[18]L’uso galante di offrire, ad una signora che lo domanda, uno spillo, è ancora vivo:maquello abbastanza strano di offrire dei coltelli o temperini (knyfes) non ha, che io misappia,alcunriscontro.

[19] Il testodice:ofyeddyngeshebarutturly theprys.La lezione è incerta ed il significatodi yeddynges è oscuro: io ho accettato, col Bell, la congettura del Tyrwhitt, il qualericonducequestovocaboloal sassonegeddianogiddian: cantare.Altri intende, come ilWrightel’Hertzberg:raccontarestorie.

[20]EspungocolWrightidueseguentiversi:

Andgaveacertainefermeforthegrant,Nonofhisbretherencaminhishaunt

chequinondannoalcunsenso,esonocertointerpolati.L’Hertzbergliaccetta,edichiarache egli li ritiene decisamente genuini, pur confessando che non si capisce affatto cherelazioneabbianocolresto.Nonso,poi,quantosiaplausibilelaspiegazionecheeglinedà:«pagavadellacasaunfittocosìalto,chenessunaltrodeisuoiconfratelliandavanellasuacontrada.»

[21]Haddebutooschoo:nonavevacheunascarpasola.

[22] Il Chaucer dice precisamente: rounded as a belle out of presse «rotonda come unacampana appena levata dalla forma in cui è stata fusa.»Ho semplificato l’espressione,perchèmièsembratochel’immagine,initaliano,nonciguadagnassemolto,traducendoallalettera.

[23]Then robus riche, or fithul, or sawtrie: «piuttosto che roba di prezzo, o un violino, ounsalterio.»

[24] Sergeant of lawe (sergente della legge). Non so quanto esattamente risponda la miatraduzione (impiegatodel tribunale) all’espressione inglese: confessochenonho saputotrovareunmodopiùdeterminatoesicuro.L’Hertzbergtraduce«Iustitiarius»edice(Op.cit.notaalv.311)che:Sergeantoflaweequivaleva,nelsec.XIVeXV,pressoapocoa«Dottoreinlegge»(demStandeeinesDoktorsderRechtegleichkam).Cfr. inpropositol’operadelCRABBE,StoriadelDirittoInglese,allaqualerimandal’Hertzberg.

[25] That often hadde ben atte parvys. (Il quale era stato spesso sotto il portico dellachiesa).Lavoceparvys,cheèmanifestamente ilparvisdeifrancesi,significa:porticoopiazzadavantiaunachiesa.—Nelmedioevoeracostumedegliavvocati,edituttalagentedelforoingenerale,ritrovarsiincerteoredelgiorno,quandoitribunalieranochiusi,sottoil portico di una delle chiese principali della città, per parlare e discutere di leggi e didiritto.A quale di questi portici abbia inteso precisamente di alludere ilChaucer non èfaciledire: iohomesso ilnomediWestminsternon tantoperchèunodeipiùprobabili,quantoperrendere,inqualchemodo,menoindeterminatal’espressionedelpoeta.

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IlTyrwhittriferisceinpropositoilseguentepasso(V.FORTESCUE,Delaud.leg.Angl.,C.51):Postmeridiemcuriaenontenentur;sedplacitantestuncsedivertuntadpervisumetalibi,consulentescumservientibusadlegem(sergeantoflawe)etaliisconsiliariissuis.

[26] Letteralmente per la patente (di avvocato?) e per mezzo di una intera commissione(by patent, and by pleyn commissioun). La patente glie ne dava il diritto legale, lacommissioneloinvitavaapresiedere,comegiudice,inomaggioallasuadottrinainfattodimateriegiuridiche.

[27]GuglielmoilConquistatore.

[28] In italiano non c’è una parola che corrisponda precisamente al Frankeleyn del testo.HotradottopossidentesulladefinizionedelFortescue(DeLaud. leg.Angl.C.29)citatadalTyrwhitt, secondo la quale perFrankeleyn si intende:pater familiasmagnis ditatuspossessionibus.Vedilalunganotadell’Hertzberg(Op.cit.,n.alv.333)ilqualetraduce:Gutsherr.

[29] Cioè: la sua casa era aperta a quanti amici e conoscenti avevano occasione di passaredalsuopaese,iqualieranosicuriditrovarepressodiluilapiùcordialeospitalità.

Secondo la leggenda S. Giuliano avendo ucciso per disgrazia i suoi genitori, perpurgarsi,inqualchemodo,delsuoinvolontariodelittoconunabuonaazione,mantenneasue spese un albergo, lungo una via piena di pericoli e di disagi, dove i viandantitrovavanovittoealloggiogratis.DiquiebbeoriginelatradizionechefecediS.Giulianol’ospitaliere, il protettore dei viandanti, i quali lo invocavano per via e ne recitavano ilmiracolosoPaternostro.AncheilBoccaccio(Dec.II.2.)dice:«ne’quali(paesi)chinonhadettoilPaternostrodiS.Giuliano,ancoracheabbiabuonletto,albergamale».Intornoallevarie trasformazioni emodificazioni che subì la leggenda di questo santo, che divenneperfino protettore dei facili amori e dei lenoni, puoi vedere l’interessante scritto di A.GRAF, S. Giuliano nel Decamerone e altrove,—in:Miti, leggende, e superstizioni delMedioEvoTorino,Loescher1892-93.V.anche,BRAND,Antiquities(V.I.pag.359.Ediz.H.Ellis).

[30]Was alway after oon: era sempre della stessa qualità. La quale, trattandosi di un riccopossidente,ènaturalechefosseanchelamigliore.Altri,menobeneepocochiaramente,intende:erasempredopol’una(afteroneo’clock).

[31] Quale fosse precisamente l’ufficio del counter, qui ricordato dal Chaucer, non hopotutocapire, enon soqualeequanta relazioneavesse, inverità, conquellodelnostroragioniere. L’Hertzberg traduce, non credo in modo più felice ed esatto, Landvoigt(prefetto,podestà).Qualunquesiailverosignificatodiquestaparola,misembrachenondebba, ad ognimodo, essergli estraneo il concetto dei numeri e dell’aritmetica, standoall’etimo.

[32] Letteralmente: avrebbe potuto sedere, in una sala dorata, alla tavola situata sullapiattaforma(onthedeys).SecondounusomoltocomuneinInghilterranelMedioEvo,isignoriinfondoadunodeilatidellasaladapranzo,cheerasempremoltovasta,facevanocostruireunapiattaformainlegno,sullaqualevenivaapparecchiatalatavolapergliospiti(comeoggisidirebbe)illustriodegnidiuncertoriguardo.

[33]Radicearomaticadisaporeamarognolo.

[34] Ignorando completamente a quale pietanza della nostra cucina moderna corrisponda,in qualche modo, il blankmanger del cuoco chauceriano, ho tradotto «cappone ingalantina»per laragionechestandoaquantoriferisce inproposito ilTyrwhitt,parecheunodeiprincipaliingredientifosselapolpadelcappone(thebrawneofacapon).

[35]Holasciatoilseguentedistico:

«Ifthathefoughte,andhaddetheheigherhand,Bywaterhesentehemhoomtoeveryland.»

ilqualenondàquiunsensopossibile.IlWrighteilBellaccolgono,senzadiscussione,idue versi secondo il testo del Tyrwhitt. È strano che nessuno di loro tre, neppure ilTyrwhitt, che con sì larga messe di note ha illustrato la sua edizione, abbia accennatoanchelontanamenteallaoscuritàdelsenso,chenonpuòesserelorosfuggita.L’Hertzberg

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espungeildisticointeroosservando,moltogiustamente,chesenonsipuòsospettareunainterpolazione,bisognaammetterecheprimadiquestidueversicisiaunalacuna.

[36]Hulleraanchea’tempidelChaucerunodeiportipiùimportantidell’Inghilterra.

[37] Leggo colWright e col Bellwys to undertake invece che I undertake, perchè mi pareche in questo modo venga meglio spiegato il significato dell’aggettivo wys che qui,evidentemente,significa:accorto,prudente,inantitesiall’altrohardy(coraggioso,ardito).

[38] Il Gotland è una regione della Svezia: ma qui l’indicazione del Chaucer non èchiaramentedeterminata.

[39] L’astrologia era nel medio evo una delle fonti a cui più spesso ricorrevano i mediciper i loromalati. Si credeva che unamedicina fosse più omeno efficace, secondo chevenivasomministrataall’ammalatosottounacostellazionepiuttostochesottounaaltra.IlChaucerilqualedimostranellesueopereunaconoscenzacertonotevole,perilsuotempo,diastrologia,coltivòconmoltointeressetuttaquellaletteraturascientificachedaessanederivò. Egli stesso scrisse un libro, rimasto incompiuto, intitolato «TheAstrolabe» nelqualetrattadellacostruzioneedell’usodell’Astrolabio.

[40] I nomi di Esculapio, Galeno, Avicenna, Ippocrate, Dioscoride, sono noti a tutti. RufoeraunmedicodiEfesocontemporaneodiTraiano.Hali(oHaly)eraunastronomoarabo,notoanchecomemedico,ilqualefucontemporaneodiAvicenna,ecommentògliscrittidiGaleno,Serapion,ancheegliaraboecontemporaneodiAvicenna,scrissedimedicinaedebbenomedieruditonelsecoloXI.Rasis,dottoreasiaticodelXsecolo,esercitòmedicinanellaSpagna,escrisseun’operachelolevòingranfama,intitolataContinens.Averrois,filosofoederuditodelXIIsecolonatoaCordovadifamigliaaraba,scrisseuncommentoalle opere diAristotele, e tenne scuola inMaroccodovemorì.GiovanniDamasceno fuunoscienzatodioriginearaba,ilqualeebbemoltaevariacultura,evisseintempiassaipiùremoti,primaanchedellavenutadegliArabiinEuropa.Costantino(ConstantiusAfer)era un frate benedettino diMonte Cassino nato a Cartagine e vissuto verso la fine delsecoloXI.FuunodeifondatoridellascuoladiSalerno.Bernardo(BernardusGordonius)contemporaneodelChaucerscrissemoltitrattatidimedicinaefuprofessoreaMontpellier.Giovanni Gatisdeno, della prima metà del secolo XIV, tenne scuola di medicina adOxford.Gilbertino sarebbe secondo l’opinione più probabile un taleGilbertusAnglicusfiorito nel secoloXIII, autore di un compendio dimedicina popolarmente noto ai suoitempi.(V.WARTON,Op.cit.,pp.292-293).

[41] È probabile, come osserva ilWright, che il poeta alluda qui alla famosa pestilenza del1348descrittaanchedalBoccaccionelprincipiodelDecamerone.

[42]Lepiazzepiùrinomate,nelcontinente,peimercatidistoffediognigenere.

[43] Leggo col Wright col Bell e con l’Hertzberg: ten pounde. Il Chaucer, esagerando,mette incaricatura l’usobaroccodelsuo tempo,secondo ilquale ledonneportavanointestadeifazzolettimoltopesantiimbottitidiovatta.

[44] Letteralmente: aveva avuto sulla porta della chiesa cinque mariti. (Housbondes attechirche dore hadde sche had fyfe). La parte più importante della sacra funzioneanticamente,inInghilterra,sicompievasullaportadellachiesa,dovelosposoimpalmavalamanodellasposa,perandarepoiall’altareariceverelacomunione.

[45] Il testo è molto incerto, e presenta nelle sue varie lezioni una parola assai difficile aspiegarsi.IlTyrwhittlegge:gattothud,econfessadinonintenderechecosaabbiavolutodire,precisamente,ilChaucer.

LalezionedelTyrwhitt,accettatadalWrightdalBelledall’Hertzberg,amesembralapiùprobabile,intesaespiegatapergoat-toothed(daidentidicapra)chesignificainsensotraslato: ghiotto, ingordo. Qui per altro ghiotta va inteso, con valore suggestivo, perlasciva,libidinosa.Aquestainterpetrazioneconforterebbe,senonm’inganno,unpassodelprologo della novella raccontata appunto dalla donna di Bath, nel quale parlando di sestessacosteidice:«Ioavevoquarantaanni,sedebbodirelaverità,mamipiacevasemprescherzare come una puledra. Ero gattothud, e ciò non mi faceva torto, poichè oramaiavevailbollodelsigillodiVenere.»

[46] Il testo dice veramente; «poichè era molto pratica del mestiere di questa vecchia

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danza»(Forofthatartscheknewtheoldedaunce).

[47] Letteralmente: «non c’era caso che per causa delle decime si arrabbiasse edimprecasse» (Ful loth were him to cursey for his tythes). Chi si rifiutava di pagarleincorrevanellascomunica.

[48] Non so se questa espressione renda, in qualche modo, lo «spiced conscience» deltesto, tutt’altro che chiaro, che il Tyrwhitt confessa di non capire assolutamente.L’Hertzbergtraduce,«ThatmitGewissensskrupelnnichtbreit.»

[49] Per maggiore chiarezza non ho mantenuto, traducendo, l’ordine preciso con cui ilpoetanominaquigliultimipersonaggidelsuoprologo:hoseguitoinvecequellonelqualecelidescrivepoisingolarmente.Ilsompnour(summoner),cheiohoresoinitalianoconcursoreeuscieredeltribunaleecclesiastico,eraunimpiegatocheaveval’ufficiodicitare,comedice ilnomestesso,davantiallaseveracortedell’arcidiacono,colorochesieranoresi colpevoli verso le leggi ecclesiastiche, custodi a dire il vero non troppo intemeratedellapubblicamorale.Questopersonaggio,nelqualeilChaucerfaun’argutasatiradegliusiedegliabusireligiosidelsuotempo,èunadellemacchiettepiùriusciteegenialidellalunga schiera di cavalieri che ci sfilano davanti, gaiamente novellando, sulla via diCanterbury.

[50] Il mugnaio qui descritto dal poeta è il vero prototipo di quella classe che nel medioevoeraproverbialmentenotaperlaconsumataabilitàdirubare.Secondol’usocheancheoggirimaneinmoltiluoghi,ilpadronedelmulino,invecedidenaro,siprendevaatitolodipaga,unacertamisuradifioreperognisaccomacinato.Equestodicevasi,conparoladelmestiere, tollen (toll o take toll). Pare, quindi, che l’onesto mugnaio non contento dimettere le mani nel sacco del grano (wel cowde he stele corn) prima di macinarlo, siprendessepoitremisuredifarina(tollenthries)invecediuna.

[51] Il Chaucer intende dire che il suo mugnaio, in fin dei conti, non era più ladro deglialtri: aveva anche lui, come gli altri colleghi, il suo pollice d’oro. La frase è toltaprobabilmente,comenotailTyrwhitt,dall’anticoproverbioinglese:«Everyhonestmillerhasathumbofgold»colqualeilpopolofacevalesuevendette.

[52]Non so se in italianovi sia un’altra parola chemeglio risponda almaunciple del testo.Mi è sembrato che fornitore, provveditore, dispensiere sarebbe stato anche peggio dieconomo.

[53] Il testo ha veramente: he mas ay biforn in good state: «egli era sempre il primo atrovarsi in buona condizione.»Cioè trovava sempre ilmodo di comprare roba buona epagarlapoco,perfarlapoipagareaisuoipadronipiùdiquellochecostava,intascandosiildipiù.

[54] «a jay con clepe Watte, as wel as can the pope.» Letteralmente: una gazza puòchiamare«Gualtiero»(WattevaleWat,formaabbreviatadiWalter)benecomeilpapa.

[55] L’usciere quando aveva alzato un po’ il gomito faceva sfoggio del suo latino: ènaturaleperòche tra i fumidelvinoegli si ricordassemegliodiquelle espressioni ediquellefrasichestandointribunalesentivaripeterepiùspesso.Unadiquesteeraappunto:Questioquidjuris,chenegliantichiscrittidileggericorrevacontinuamente,informadidomanda,dopol’esposizionediunfattogiuridicoqualunque.

[56] Ho tradotto con questa efficace espressione del popolo nostro l’espressione popolareinglese adoperata dal Chaucer:And prively a fynch eke cowde he pulle (sapeva anchepelare,dinascosto,unuccellino).

[57] Cioè dalla scomunica. Con questa parola cominciava la formula: Significavit nobisvenerabilispateretc.,ondevenivaannunciataaicolpevolilascomunica.

[58] Il testo dicegurles (girls)ma qui piuttosto che nel senso determinato di ragazze, deveintendersiinsensogenerale:maschiefemmine.Peròhotradotto:tuttalagioventù.

[59] Si tratta, molto probabilmente, di un ritornello di qualche canzone popolare amorosadeltempo.

[60]Mi pare che storye non possa avere qui il significato di storia o racconto profano, cheandrebbepocod’accordoconlessoun(unapartedellasacrascritturachesileggevanella

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messa). Il Chaucer dopo averci descritto il suo mercante di indulgenze per il migliorbrigante del mondo, come avrebbe detto il Boccaccio, soggiunge con intenzione senzadubbio ironica:—Però bisogna dire la verità, in chiesa era un degno prete (a nobleecclesiaste),edicevalamessacontutteleregolesenzatrascurarnenessunaparte.

[61]Affylehistunge.Letteralmente:pulirlalingua.

[62]È probabile, come nota il Tyrwhitt, che la fonte diretta alla quale ilChaucer ha attintoquestaespressione,piuttostochePlatone,siaBoezio(DeConsolatione,III.12).

[63] L’abbeveratoio di S. Tommaso, secondo ilWright, si trovava a due miglia da Londrasull’anticastradadiCanterbury.

[64]V.lanota11allanovelladelmercantediindulgenze.

NOVELLADELCAVALIERE

[1] Il testo dice veramente: pareva la pianta del bosso, o la ceneremorta e fredda (likwashetobyholde—Thebox-tree,ortheasschendeedandcolde).

[2]Lenehewexe,anddryeasisaschaft(siridussemagroeseccocomeunafreccia).

[3] Il poeta allude al noto episodio di Argo, che Mercurio riusci ad uccidere dopo averglifattochiudereicentoocchi.IlraccontosileggeancheinOvidio(Metam.I.714),chefraipoetilatinièunodiquellipiùspesso,direttamenteoindirettamente,ricordatidalChaucer.

[4] Nella Teseide Arcita, per non essere riconosciuto, cambia il suo nome in quello diPenteo (Tes. IV. 3): il Chaucer, discostandosi dal Boccaccio, fa che il cavaliere tebanosostituisca il proprio con quello di Filostrato. È probabile che questo nome, che qui èmoltoappropriatopelsuosignificatoetimologico(abbattutodaamore),ilpoetaingleseloabbiatoltodipesodalpoemadelBoccaccio,a lui indubbiamentenotocomedimostra il«TroilusandCressida».

[5]Hathbroughthiminthesnare.(Loportònellaccio).

[6] Letteralmente: ora sulla cima del colle, ed ora giù in mezzo ai pruni della siepe (Nowinthecroppe,nowdouninthebreres).

[7]Mars the reede (il rossoMarte).Ho tradotto l’epiteto delDio della guerra con la stessaparoladelBoccaccio(Tes.I.3.)cheilChaucermanifestamentehavolutotradurre.

[8]L’espressione del testo è questa: non ne sa più di quello che ne sappia un cuculo o unalepre(schewootnomore,thanwotacuckoooranhare).

[9] La frase non troppo chiara: he may go pypen in an ivy leef (deve andare a suonare lapivainunafogliad’ellera)ètoltadaqualcheanticomodoproverbiale.Amel’ideadellapiva,contenutanelverbopipen,hasuggeritolanostraefficaceespressionepopolare,chenonmisembraquimaleappropriata.

[10]Iltestodiceuncarrettopienod’oro(ofgoldafother).

[11] A citole. Che per questa parola si debba intendere uno strumento è ammesso,facilmente, da tutti: ma in che cosa questo strumento consista, nessuno lo spiega. IlTyrwhitt(Op.cit.Gloss.)rimandaaldizionariodelDuCangeallavoceCitola,eriferiscel’opinionedelHawkins(HistoryofMusic,vol.II.p.106n.)secondolaqualelostrumentoquinominatosarebbeunaspeciedidulcimello(Dulcimer).

[12] La lezione è incerta e varia. È chiaro però che qui si parla di un turbine impetuoso divento.

[13] The northern light in at the dore schon. La fantastica immagine è del Chaucer: ilBoccaccio(Tes.VII.32)traduce,nontroppoesattamente,daStazio(Teb.VII.45).

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[14] Alla lettera: che pesavano una tonnellata: tonne greet (a great ton). Altri intende: cheavevanolacirconferenzadiunabotte(tun).

[15]Iltestodice,conespressionevagaedoscura:illamentoarmato(armedcomplaint).

[16] Letteralmente: mille che non erano morti di malattia, ma erano stati uccisi (athousand,slaine,andnotofqualmeystorve).

[17] L’epiteto hoppesteres, dato qui alle navi, non sembra molto chiaro ai critici e ai

commentatoridelpoeta.Laparolanonricorrealtrove,enonhaaltririscontrinellapoesiadel Chaucer, i quali possano recare un poco di luce. Io ho tradotto secondo l’etimosupposto dal Tyrwhitt, il quale farebbe derivare questa voce dal sassone to hoppe chesignificadanzare.L’immaginedellenavidanzantisulleonde,chedipersèèabbastanzapoetica, qui pare poco appropriata. Ed è strano che il Chaucer, il quale in questadisordinataebaroccadescrizionedel tempiodiMartesièvalsononpocodellaTeseide,traducendola qualche volta quasi letteralmente, abbia avuto l’idea poco felice ditrasformare«lenavibellatrici(cheilChaucerabbialetto«ballatrici»?)delBoccaccio»ele«bellatricescarinae»diStazio,innavidanzatrici.

[18]LaspadadiDamocle.

[19] Nota lo Speght (Op. cit., Gloss.) che Puella e Rubens sono in geomanzia i nomi didue figure che rappresentano due costellazioni celesti. La prima significa Marteretrogrado,lasecondaMartediretto.

[20] Il poeta con un giuoco di parole, che traducendo non è possibile mantenere, supponechequalcunopossa intenderemale il nomepronunciatodalCavaliere, e confondere fraDyane (Dafni) eDyane (Diana). Per un simile bisticcio Cfr. la «Novella delMercanted’indulgenze»pag.285.

[21]Hiseyenwerecytryne(gliocchieranodelcoloredelcedro).

[22] Il testo dice veramente: «la terza ora disuguale dopo che etc.». Secondo il sistemaastrologicoconcuivenivacomputatoiltempo,ilgiornoeradiviso,dalsorgeredelsolealtramonto, indodiciparti, lequalivariavanogiornalmente,enoneranouguali, indurata,alleoredellanotte,senonnelperiododegliequinozi.(Cfr.HERTZBERG,op.cit.,n.).

[23] La citazione è così fuori di luogo, che sembrerebbe fatta apposta per distogliere esviarel’attenzionedichileggedallaverafonte.NellaTebaidediStaziononc’ènulladitutto questo: invece una descrizione particolareggiata dei sacrifici onde Emilia onoraDiana,sitrovanelVIIdellaTeseide(71-76),dalqualeilChaucer,finodaiprimiversiincui raccontacome la cognatadiTeseo si recoall’altaredelladea,ha tradottoquasi allaletteralamaggiorpartedell’episodiodellainvocazione.

NOVELLADELGIURECONSULTO

PROLOGO[1] Espressione proverbiale che ricorre anche altrove. Nella visione allegorica Piers the

Plowman di WILLIAM LANGLAND o LANGLEY, contemporaneo del Chaucer, è detto che«nessunuomodesidererebbelaverginitàdiMalkin.»

NOVELLA

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[1] Il Wright riferisce, a illustrazione di questo passo, questa annotazione latina che sitrovainmarginealmanoscrittodiLansdowne:«UndeTholomeus,libroprimo,capitulo8:Primi motus coeli duo sunt, quorum unus est qui movet totum semper ab oriente inoccidentemunomodosuperorbes,etc.Alterveromotusestquimovetorbemstellarumcurrentium centra motum primum, videlicet ab occidente in orientem super alias duospolos,etc.»

[2] Dagli astrologi era detto Signore (Lord) quel pianeta che secondo loro esercitava uninflusso speciale sulle varie ore del giorno, che erano sotto il suo impero. Confessocandidamentecheintuttequesteespressionidelgergoastrologico,dicuisicompiacecosìspesso ilChaucer, ioriescoavedercipocochiaro.Chivolessesaperneecapirnedipiù,vedalalunganotadell’Hertzbergalverso4722,dovetroveràanchespiegatochecosasial’ascendenttortuous,cheiohotradottoconoroscopo.

[3] La grafia di questa barbara voce astrologica è incerta. Tanto il Tyrwhitt che leggeAtyzar, quanto il Wright che scrive, secondo il ms. Harleiano, Attezare, si dichiaranoincapacididareunalezionesicura.LoSkeat(op.cit.)diceche lavera lezioneèAtazir,formaarabo-spagnolachesignifica:tristeinflusso.

NOVELLADELCHIERICODIOXFORD

PROLOGO[1] Il testo dice veramente: «Perchè quando uno è entrato in un giuoco, deve stare al

giuoco»(Forwhatmanisentreduntoplay,Hemootnedesuntothatplayassent).

[2]GiovannidaLignano,famosogiuristaefilosofomilanesefioritoversoil1378.

NOVELLA[1] V. Prologo generale, pag. 25. Costei aveva raccontata la sua novella dopo quella del

Giureconsulto.

[2] Il poeta allude ad un’antica favola popolare, probabilmente di origine francese,secondolaqualeChichevacheoChichefaceeraunmostrochenutrendosidimoglibuonee pazienti, moriva sempre dalla fame, ed era sempre pelle e ossa, perchè gli accadevamolto di rado di potersi sfamare con un cibo così difficile a trovarsi. Sembra che ilChaucersiastatoilprimoaricordareinInghilterraquestafavola,chelospiritodelsagacepopolo inglese rese, fino dai tempi delChaucer, più completa e significante.Accanto aChichevachetroviamo,infatti,unaltromostrochiamatoBycorn,grassoebenpasciutoperquantol’altroeramagroerifinito,chesicibavadimaritibuoniedobbedienti,deiqualitrovavafacilmenteabbondantepasto.Perun’anticaballata inglesedovesonointrodotti idue mostri, e per un poemetto allegorico di Lydgate intitolato «Bycorne andeChichevache»cfr.WRIGHT,op.cit.,n.

NOVELLADELMERCANTEDIINDULGENZE

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[1] L’oste fa i suoi commenti alla novella detta poco prima dal Dottore (cfr. Prologo gen.pag.23);[342][343]ilqualeavevaraccontatolapietosastorialivianadiVirginiacheèuccisadalpadreperchènonsiavittimadelledisonestevogliediAppioClaudio.

[2] Per quante ricerche abbia fatto, non ho potuto trovare notizie di S. Roniano. Forse sitratta di qualche persona che non fu canonizzata veramente, ma solo santificata, pertradizione,dalpopolo.

[3] Il Tyrwhitt suppone che il poeta intenda riferirsi alla Epist. LXXXIII, nella qualeSeneca dice: «Extende in plures dies illum ebrii habitum: numquid de furore dubitatis?Nuncquoquenonestminorsedbrevior.»

[4] Il Chaucer ha tradotto letteralmente dalla sacra scrittura: «Multi enim ambulant etc.»Cfr.Filipp.III.18.

[5]VicinoaCadiz.

[6] Chepe (Cheapside) era nel medio evo una delle parti del vasto territorio di Londradove affluiva la classe più ricca della cittadinanza, e dove il commercio aveva unosviluppograndissimo.Cfr.Prologogen.,pag.40.

[7]Prov.XXXI.6.

[8]Prov.XXXI.4.

[9] Probabilmente il Chaucer ha tolto questa storia dal Polycraticus, sive de nugisCurialiumetvestigiisPhilosophorumdiGiovannidaSalisbury,chevisseduranteilregnodiEnricoII,fuvescovodiChartresnel1176,emorìnel1180.IltestodelPolycraticus(I,5), nel quale però invece di Stilbone che si reca a Sparta si racconta di un talChilonemandatoambasciatoreaCorinto,dicecosì:«ChilonLacedaemonius,iungendaesocietatiscausamissusCorinthum,ducesetseniorespopuliludentesinvenitinalea.Infectoitaquenegotioreversusestetc.»Aquestastessafonteilpoetahaattintoanchel’altroaneddotodelredeiParticheperdileggiomandòaDemetrio(DemetriusNicator?Cfr,GIUSTINO,Philip.XXXVI.1)unpaiodidadi.

[10] L’abbazia di Hailes in Glaucestershire fondata da Riccardo di Cornovaglia fratello diEnricoIII.Cfr.TYRWHITT,op.cit.,n.

[11] L’espressione inglese è drawing cut, ed è quella stessa che ricorre anche nel prologogenerale(v.pag.64),doveio,nonessendoriuscito,allora,acapirneilsignificatopreciso,l’ho tradotta: farealconto.Una nota del Froissart, che pur troppo ho veduto quando ilprologo era già stampato, mi ha condotto poi a quest’altra spiegazione che è,probabilmente, la vera.Drawing cut, secondo il Froissart, (cfr. TYRWHITT, op. cit., n.)corrisponde all’espressione francese: tirer à la longue, (o courte) paille. È moltoverisimile, infatti, che cut (tagliato) stia ad indicare la paglia tagliata in pezzetti didifferentelunghezza.Lasortecadevasucolui,chedalfascettodeipezzidipagliatenutistretti in una mano da uno dei presenti, tirava fuori la paglia più lunga, o più corta,secondoquellocheerastatoconvenutoprima.Questaespressionesi trovaanche inunafilastroccafrancesecheincominciacosì:

Ilétaitunpetitnavire,ilétaitunpetitnavire,quin’avaitja-jamaisnavigué,quin’avaitja-jamaisnavigué…

eincuisitrovaquestastrofe:

Ontiraausortlacourtepaille,ontiraausortlacourtepaillepoursavoirqui-quiseraitmangé,poursavoirqui-quiseraitmangé….

[12]Anticamonetainglese.

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ILCANTAREDISERTHOPAS

[1] Il miracolo al quale qui si accenna è quello con cui finisce la novella raccontataprecedentementedallamadresuperiora(cfr.Prologogen.,pag.6).

[2] Il Chaucer immagina di aver preso parte anch’egli al pellegrinaggio a Canterbury,insiemecon tutti gli altri personaggi da lui descritti nel prologo (cfr.Prologo, pag. 30),quindi,venutoilsuoturno,fupregatoancheluidall’ostedifareilsuoracconto.

[3] Ho tradotto la voce payndemayn del testo secondo la spiegazione proposta dalTyrwhitt,ilqualeaffermachelaprovinciadiMaineerarinomata,altempodelChaucer,per lafinezzaebianchezzadelpane.L’etimologia,daaltrisupposta,dapanismatutinus(pain de matin) è dimostrata erronea dallo Skeat (op. cit., n.). L’Hertzberg traducesemplicemente:Semmelbrod.

[4] jane (da Janua=Genoa). Antica moneta genovese, che non so se corrispondesse, inrealtà,allagenovina.

[5]Letteralmente:obuonaaconservarsianchenelbaule(Orfartolayincofre).

[6]So swette, that men might him wrynge (Sudava tanto, che si poteva strizzare come unpannofradicio.)

[7] Termagante (Termagaunt) o Tervagante era, nella letteratura popolare del medio evo,undiodeisaraceniedeipagani,terribileperlasuaprepotenteviolenza.IlBell(op.cit.,n.)riferisceunaromanzacavalierescaintitolataTheKingofTars, nellaquale ilSoldanofattosicristianodistruggetutteleimmaginideisuoifalsidei,efralealtreanchequelladiTermagante. Il nome è di origine sassone (tyr-magan), ed è rimasto nel modernotermagantchesignifica,appunto,turbolento,arrogante.

[8] Gli antichi gestours (cantori di geste) qui nominati, cominciarono col cantare fatti eavventure di eroi (gesta) presso a poco come gli antichi rapsodi in Grecia. Poi fecerooggettodeilorocanti,insiemeconimenestrelli(mynstrales)storieromanzeschediarmiediamori,recitandoperfinodellevereepopeecomequelladelBuovod’Antona.(BevysofHampton).Cfr.TYRWHITT,op.cit.,n.

[9]LeggocolWrightecolBell:

Andmadehimeekinamaselynarealspiceryeofgyngebredetc.

[10] Il testo dice veramente: His sadel was of royel boon. Che cosa fosse il royel boonnessuno lo spiega. IlWright nota che ad ognimodo si deve intendere senza dubbio unmaterialecheservivaperfaredellesellespecialipervaloreebellezza.Ecitainpropositoun’antica ballata:Thomas and the Elf Queen, nella quale è detto che la sella con cuicavalcavalareginadellefateera:

ofreuyllebone,

Semelymasthatsighttose,Stiflysettewithpreciousstone.

[11] Il testo dice precisamente: Lo, lordes, heer is a fyt. Per l’origine e il significato dellaparolafytchegliscrittorianglosassoniadoperaronoperindicareidiversiperiodimetriciemusicalidiquesticantariromanzeschi,vediciòcheriferisceilBell(op.cit.,n.)

[12] Il Chaucer ricorda qui, molto opportunamente, fra i vecchi cantari cavaliereschi, deiqualileavventurediSerThopassonounaspiritosaparodia,alcunidiquellicheeranopiùinvoga,inInghilterra,altemposuo.LastoriadelgiovineHorn(Hornchild)siconserva

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ancheinlinguaanglo-normanna,edèunadellesaghepiùantichedellaletteraturainglese.QuelladiIpotis(Ypotis),piuttostocheunveroeproprioromanzoèunaleggendasacra.Lamateria romanzesca di ser Bevis (Bevys) è quella stessa della rozza epopea del Buovod’Antona.InserGuy(sirGy)abbiamolanotasagadiGuyofWarwick,ilqualecombattèconundragoinNorthumberland.IlromanzodiserLibeauxcioè:«Ilbellosconosciuto»(Ly beau desconus), appartiene al ciclo brettone del re Artù; dell’ultimo intitolatoPleyndamouroBlandamournonsihanotizia,solo lo troviamoricordato insirLibeaux.Per la storia e il testodi questi antichi cantari d’Inghilterra cfr.WARTON,Op. cit. ELLIS,Specimens of Early Eng. Romances. RITSON,Op. cit. PERCY, Essay on ancient metr.Rom.,eReliquesofant.Engl.Poetry.BERNHARDTENBRINKAlteEngl.Literatur.

[13] Il romanzo di Ser Percival (sir Percivelle) è attribuito a Chrestien de Troyes, e fuscrittosecondo ilWartonprimadel1191.Per lesuerelazionicon la leggendadelGraalvediBELL,op.cit.,n,eDUNLOP,Hist.ofProseFiction,I,160sgg.e172sgg.

[14] Il trattato di cui parla il Chaucer è Le Livre de Melibée et de Dame Prudence, dalqualeilpoetahatradottoquasiletteralmenteilsuosecondoracconto,cheèintitolato:LanovelladiMelibeo.Lafonteoriginalediquestastoria,nonèperòiltestofrancesedicuisivalseilChaucer,mailLiberConsolationisetConsiliidiAlbertanodaBrescia.

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INDICE

PREFAZIONE Pag. iiiPrologo » 1Novelladelcavaliere » 47Novelladelgiureconsulto » 147NovelladelchiericodiOxford » 205Novelladelmercanted’indulgenze » 265IlcantarediserThopas » 303Note » 319

Stampato

ildì20luglioMDCCCXCVIInellatipografiadelladittaN.Zanichelli

inBologna.