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8/3/2019 Di Sangro Esopedia http://slidepdf.com/reader/full/di-sangro-esopedia 1/6 Raimondo di Sangro Principe di San Severo 1 Raimondo di Sangro Principe di San Severo Don Raimondo di Sangro Principe di San Severo Biografia (Torremaggiore, 30 gennaio 1710  – † Napoli, 22 marzo 1771) Don Raimondo di Sangro settimo Principe di San Severo, Duca di Torremaggiore, Gentiluomo di Corte, nel 1737 Sua Altezza il Re Carlo III di Borbone, lo nomiò Gentiluomo di Camera con Esercizio e nel 1740 divenne Cavaliere del Supremo Real Ordine di San Gennaro. E' stato una delle figure più affascinanti e complesse del panorama scientifico, artistico, massonico ed esoterico di tutto il settecento. Discendente di uno dei più antichi e blasonati casati del Mezzogiorno, annoverava il titolo concesso alla sua nobilissima famiglia di Grandi di Spagna, proprietari di innumerevoli feudi nelle Puglie (Sansevero, Torremaggiore, Castelnuovo, Casalvecchio di Puglia, Castelfranco ed altri minori) e, per ramo paterno, nella tradizione familiare si tramandava il prestigio di discendere in linea di sangue diretta da Carlo Magno. [1] L'infanzia, gli studi ed il primo periodo napoletano Nacque da Antonio, Duca di Torremaggiore e dalla nobildonna Cecilia Gaetani dell'Aquila d'Aragona Sanseverino dei Principi di Piedimonte, la quale morì dopo poco averlo messo alla luce. La vita peculiare e fuori delle regole del padre, lo portò a crescere sotto la cura del nonno paterno Don Paolo Di Sangro VI Principe di San Severo, che rimase negli anni per il giovane Raimondo, guida e punto di riferimento. Compì i suoi studi in Roma presso la Scuola Gesuitica, ove dimostrò da subito la sua attitudine alla ricerca e l'amore per l'arte e le scienze. Rimase dai Padri Gesuiti fino al compimento del ventesimo anno d'età. Rientrato a Napoli nell'avito Palazzo, ereditò il titolo di Principe ed i relativi possedimenti per via della scomparsa del nonno paterno, fino ad allora capo della Casata. Nello stesso anno, sposò per procura la cugina quattordicenne, Carlotta Gaetani dell'Aquila d'Aragona, che viveva nelle lontane Fiandre, con la quale si congiunse solo sei anni dopo il loro matrimonio (nel 1736) quando terminate le vicissitudini belliche che attanagliavano quella parte d'Europa, lo raggiunse a Napoli. L'amore per l'arte e la musica, spinse il giovane Principe a commissionare al noto compositore e violinista Giovanni Battista Pergolesi la prima parte di un preludio scenico in onore delle sue nozze, ed anche Giambattista Vico dedicò loro un sonetto. Alla sua vita di militare, fu anche colonnello del Reggimento Capitanata e si distinse valorosamente nella battaglia di Velletri nel 1744 contro gli Austriaci, alternò fino a dedicarvisi completamente il suo Cammino di Studioso, Inventore, Umanista ed Ermetista. Vanno ricordati i suoi interessi nell'ambito della ricerca e degli studi. Appartenente all'Accademia de' Ravvivati (con lo pseudonimo di "Precipitoso") divenne poi con il nome di "Esercitato" membro attivo ed Accademico della Crusca adottando il motto "  Esercitar mi sole". Dedicò gran parte della sua esistenza all'Arte Regia. Questa sua propensione per gli studi chimici ed alchemici, contribuirono a creare la famigerata "legenda nera" che avvolgerà di una luce sinistra le gesta del San Severo, per lunghi anni. Questo pregiudizio, fu dettato dall'ignoranza di molti e dalle gelosie e dai timori, di quel ramo meno colto dell'Aristocrazia, che non comprendeva l'immensità del pensiero del Di Sangro. [2]

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Raimondo di Sangro Principe di San Severo 1

Raimondo di Sangro Principe di San Severo

Don Raimondo di Sangro Principe di San Severo

Biografia

(Torremaggiore, 30 gennaio 1710  – † Napoli, 22 marzo 1771) DonRaimondo di Sangro settimo Principe di San Severo, Duca di

Torremaggiore, Gentiluomo di Corte, nel 1737 Sua Altezza il Re Carlo

III di Borbone, lo nomiò Gentiluomo di Camera con Esercizio e nel

1740 divenne Cavaliere del Supremo Real Ordine di San Gennaro. E'

stato una delle figure più affascinanti e complesse del panorama

scientifico, artistico, massonico ed esoterico di tutto il settecento.

Discendente di uno dei più antichi e blasonati casati del Mezzogiorno,

annoverava il titolo concesso alla sua nobilissima famiglia di Grandi di

Spagna, proprietari di innumerevoli feudi nelle Puglie (Sansevero,

Torremaggiore, Castelnuovo, Casalvecchio di Puglia, Castelfranco ed

altri minori) e, per ramo paterno, nella tradizione familiare si

tramandava il prestigio di discendere in linea di sangue diretta da Carlo

Magno.[1]

L'infanzia, gli studi ed il primo periodo napoletano

Nacque da Antonio, Duca di Torremaggiore e dalla nobildonna Cecilia

Gaetani dell'Aquila d'Aragona Sanseverino dei Principi di Piedimonte, la quale morì dopo poco averlo messo alla

luce. La vita peculiare e fuori delle regole del padre, lo portò a crescere sotto la cura del nonno paterno Don Paolo Di

Sangro VI Principe di San Severo, che rimase negli anni per il giovane Raimondo, guida e punto di riferimento.Compì i suoi studi in Roma presso la Scuola Gesuitica, ove dimostrò da subito la sua attitudine alla ricerca e l'amore

per l'arte e le scienze. Rimase dai Padri Gesuiti fino al compimento del ventesimo anno d'età. Rientrato a Napoli

nell'avito Palazzo, ereditò il titolo di Principe ed i relativi possedimenti per via della scomparsa del nonno paterno,

fino ad allora capo della Casata. Nello stesso anno, sposò per procura la cugina quattordicenne, Carlotta Gaetani

dell'Aquila d'Aragona, che viveva nelle lontane Fiandre, con la quale si congiunse solo sei anni dopo il loro

matrimonio (nel 1736) quando terminate le vicissitudini belliche che attanagliavano quella parte d'Europa, lo

raggiunse a Napoli. L'amore per l'arte e la musica, spinse il giovane Principe a commissionare al noto compositore e

violinista Giovanni Battista Pergolesi la prima parte di un preludio scenico in onore delle sue nozze, ed anche

Giambattista Vico dedicò loro un sonetto. Alla sua vita di militare, fu anche colonnello del Reggimento Capitanata e

si distinse valorosamente nella battaglia di Velletri nel 1744 contro gli Austriaci, alternò fino a dedicarvisi

completamente il suo Cammino di Studioso, Inventore, Umanista ed Ermetista. Vanno ricordati i suoi interessi

nell'ambito della ricerca e degli studi. Appartenente all'Accademia de' Ravvivati (con lo pseudonimo di

"Precipitoso") divenne poi con il nome di "Esercitato" membro attivo ed Accademico della Crusca adottando il

motto " Esercitar mi sole". Dedicò gran parte della sua esistenza all'Arte Regia. Questa sua propensione per gli studi

chimici ed alchemici, contribuirono a creare la famigerata "legenda nera" che avvolgerà di una luce sinistra le gesta

del San Severo, per lunghi anni. Questo pregiudizio, fu dettato dall'ignoranza di molti e dalle gelosie e dai timori, di

quel ramo meno colto dell'Aristocrazia, che non comprendeva l'immensità del pensiero del Di Sangro.[2]

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Raimondo di Sangro Principe di San Severo 2

Ricerche, scoperte ed invenzioni

Il Principe sin dalla giovane età dimostrò propensione per gli studi ed una profonda attenzione per le invenzioni,

l'anatomia e la chimica. Fra le prime invenzioni, si ricordano quelle di natura militare, fra le quali realizzò un

innovativo archibugio a retrocarica, anticipando la futura tecnologia di oltre mezzo secolo, ed un nuovo sistema

bellico che consentiva di sparare proiettili con una cadenza di quattro secondi. A riprova del suo assoluto eclettismo,

un curioso studio su tematiche diametralmente differenti, fu compiuto dal San Severo sui Quipu, una sorta dialfabeto ‘cromatico’ e strumenti di supporto per la memoria, usati dagli Inca e dalle civiltà precedenti nella regione

andina. Molti studi furono volti alla chimica, ove il Principe produsse dei reagenti, che indurivano metallizzavano e

pietrificavano materie e sostanze di consistenza molle. Altre ricerche furono indirizzate per lo studio di un

innovativo procedimento per filare la seta ed alcuni processi per pigmentare il marmo bianco, donandogli uno

stupefacente effetto cromatico atto a farlo sembrare una pietra preziosa. Don Raimondo Di Sangro, mise a punto

anche un processo inverso, riuscendo a decolorare i lapislazzuli. Un invenzione importante della quale però il

prototipo andò distrutto, pare durante dei lavori edili al Palazzo fu il Lume eterno, del quale rimangono però

testimonianze in alcune missive e carteggi di Raimondo a studiosi ed alchimisti dell'epoca come l'Abbé Nollet à

Paris. Il risultato, si sarebbe ottenuto creando una mistura prodotta dalla triturazione delle ossa di un teschio e con

l'aggiunta probabile di una miscela a base di fosfato di calcio e fosforo ad altissima concentrazione. Tale miscela

avrebbe avuto la caratteristica di portare avanti un processo di combustione estremamente lento e di consumare

pertanto pochissima materia. Similare per tipologia fu l'invenzione del così detto Carbone alchemico, una complessa

mistura di più sostanze di origine vegetale ed animale, in grado di bruciare senza generare cenere. Le sue invenzioni

sorpresero e meravigliarono tanto il popolino dei bassi, quanto la Corte e la più alta Aristocrazia delle Due Sicilie. Le

cronache partenopee di quel tempo, narrano inoltre della creazione di un tessuto molto impermeabile con il quale

fece confezionare due mantelle, una per se e l'altra per Sua Altezza il Re Carlo III di Borbone, con il quale assorto in

importanti disquisizioni, passeggiava sotto la pioggia tra lo stupore dei napoletani. In oltre si dedicò a ricerche ed

esperimenti di idraulica e meccanica, mettendo a punto la famigerata carrozza marina, con la quale procedeva sulle

acque del Golfo e nel vicino lungomare, ove molti napoletani rimanevano fra il perplesso e l'esterrefatto per un

progetto che apparve per i tempi bizzarro. L'invenzione che tanto apportò in termini di sviluppo della cultura e della

diffusione di scritti esoterici, fu la realizzazione di una macchina tipografica per la stampa contestuale di più cromie,

con la quale il Principe allestì una stamperia nelle cantine del suo Palazzo. Fra quelle che al tempo apparvero

stranezze e per molti anche stregonerie, possiamo ricordare una riproduzione di una sostanza dal colore e dalla

consistenza uguale al Sangue di San Gennaro contenuto nella Sacra Ampolla. Creò un utile e complesso sistema, per

dissalare e potabilizzare l'acqua del mare, un'avveniristica carta ignifuga, pare composta da lana da una parte e da

seta dall'altra. Una applicazione che univa gli studi bellici a quelli del libero spirito fu legata a scoperte in ambito

pirotecnico, ove il Di Sangro creò innovativi fuochi d'artificio policromi, inserendo nella gamma il verde, colore al

quale il Principe donava massima valenza e ben ne conosceva la portata simbolica ed ermetica, essendo anche un

fine studioso di Araldica. Una particolare attenzione dedicò il San Severo agli studi di anatomia, grazie ai suoi

esperimenti applicati alla chimica. Il Di Sangro, riuscì a mettere a punto un sistema di ‘metallizzazione’ del sistema

venoso, che volle applicare a due cadaveri, avvalendosi dell ’aiuto del medico palermitano Antonio Salerno, con il

quale crearono ‘macchine anatomiche’ per molti inquietanti, ma al contempo straordinarie, realizzate con due

scheletri di un uomo e una donna, recanti arterie e vene perfettamente integre. Fra le altre invenzioni meccaniche, vi

fu la realizzazione di un orologio animato con la foggia di drago, che indicava con assoluta precisione ore, minuti,

giorni della settimana, nomi dei mesi e fasi lunari, che fece installare sul camminamento che collegava il suo palazzo

alla cappella di famiglia, andato però distrutto nel 1889.[3]

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Raimondo di Sangro Principe di San Severo 3

La Cappella della Pietatella dei Di Sangro

Uno dei maggiori tesori d’arte della città di Napoli è la Cappella della Pietatella dei De Sangro, che giunta in eredità

al Principe Raimondo, volle trasformarla in un capolavoro d'arte barocca ed uno scrigno di simboli Ermetici. Molto è

stato scritto su questo capolavoro, che al pari di altri importanti monumenti definiti "libri di pietra", racchiude un

simbolismo ricco e complesso. L' attento occhio di un Iniziato, potrà cogliere la moltitudine di riferimenti Alchemici

ed Esoterici racchiusi nella Cappella, che ad alcuni ha fatto rivivere per numerosi aspetti le geometrie sacre di unTempio Massonico. Come molte Opere legate al San Severo, anche la decorazione di una Cappella Gentilizia, destò

critiche e scalpore nella Napoli delle Due Sicilie, benché lumeggiata da fervore Illuministico, respirava ancora anche

negli ambienti più alti, gli effetti di un clima ristretto e bigotto, che mal si prestava ai cambiamenti ed alle

innovazioni, soprattutto se riguardanti un edificio religioso. Pochi compresero la grandezza del disegno e ancor meno

seppero penetrare il "velato simbolismo" che questa opera d'arte racchiudeva. L'attenzione dei più fu catalizzata

maggiormente sul poter rispondere al tremendo quesito, se per compiere tali capolavori, fossero state sacrificate vite

umane, se quel veritiero Cristo Velato (opera dello scultore Giuseppe Sanmartino-1753), non fosse in realtà un uomo

pietrificato con stregonerie del Principe. Questo clima di superstizione ed ignoranza, allontanò dal significato reale

dell'Opera e non fece riflettere sul vero messaggio della Cappella, sul senso dell'immortalità del'Anima, dell'Estetica

vista e vissuta come compimento dell'Iter Iniziatico, dell'applicazione di studi e ricerche atti a plasmare la materia,

per renderla serica ed armonica al fine di poter rasentare la Perfezione, proiezione ultima di ogni Cammino

Iniziatico.[4]

La Via Ermetica del Principe

Il Principe di San Severo fu la massima espressione del Pensiero Ermetico del '700 nel Regno delle due Sicilie ed

uno dei più illustri pensatori d'Europa. Le sue ricerche, dettate dal suo poliedrico acume speculativo, lo portarono a

spaziare dall'Alchimia alla Sacra Scienza, passando per un percorso Liberomuratorio significativo e ricco di

molteplici sviluppi, che ben presto lo designarono alla guida della prestigiosa Massoneria Napolitana, con la Dignità

di Gran Maestro. La sua impetuosa ricerca del vero e l'attitudine a plasmare materiali e sostanze, lo portò a voler

imprimere a quanto a Lui trasmesso Iniziaticamente da un pensiero Latomistico di stampo Anglosassone, l'immenso

bagaglio culturale umanistico, ma specificatamente Ermetico, che la cultura Mediterranea aveva sedimentato nei

secoli in un crocevia fondamentale della Sapienza Arcna, quale la città di Napoli. Questi apporti sapienziali, ermetici

e docetici, che giungevano dall'antico Egitto, passando per la Pitagorica Scuola Italica e corroborati dall'apporto

cabalistico, trasmesso nel tempo da comunità di ebrei presenti nell'area del golfo, indussero il Principe a creare

all'interno delle sua Loggia la "Di Sangro", che già adottava il Sistema degli Alti Gradi della Massoneria Scozzese,

un ulteriore "circolo interno". In quel tempo infatti, esistevano a Napoli tre Logge, la Carafa, la Moncada e la Di

Sangro, che prendevano i nomi dai Venerabili Maestri che le dirigevano. Quella del Principe, contava ben 280

Fratelli, annoverando nel piedilista i nomi più illustri delle Due Sicilie. Il Gran Maestro quindi creò un "cerchio

interno", individuando i Fratelli più innanzi sul Cammino dell'Arte Regia, selezionandoli fra Massoni aristocratici

appartenenti ai ranghi più elevati della gerarchia militare, insieme ai nobili legati alla corte, che già operavano con

gli Alti Gradi Scozzesi. Questo "Cenacolo Iniziatico", che univa i migliori Ermetisti del Regno, prese il Titolo

Distintivo "Rosa d'Ordine Magno". Il Cenacolo, era destinato esclusivamente a quanti avessero significative nozioni

Ermetiche, volto a praticare una strutturata forma di Massoneria fortemente Iniziatica, la quale arricchita di un celato

simbolismo e colma di molteplici aspetti Rituali vicini al mito Osirideo, generò il primo nucleo Iniziatico della

nascente Massoneria Egizia. Questo sistema Massonico ristretto, nelle sue forme più complete e perfezionate,

giungerà fino ai nostri giorni nell'arco dei secoli, ininterrottamente per continua Trasmissione Iniziatica, mantenendo

la denominazione di Rito Egizio Tradizionale alla quale nel tempo si perfezionerà la dicitura con l'aggiunta di

Sovrano Gran Santuario di Heliopolis sedente in Napoli. Il San Severo pertanto dimessosi nel 1751 dalla sua Dignità

Ufficiale di Gran Maestro della Massoneria Napolitana, a causa di un editto Regio emanato dal Sovrano Re Carlo III

di Borbone il 10 luglio 1751, volto a vietare la prosecuzione di Attività Massoniche nel Regno, potè dedicarsi con il

suo ristretto numero di adepti a portare avanti un discorso più spirituale, un vero Cammino Iniziatico, diverso da quel

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modo di condurre la Massoneria in Napoli, che aveva sofferto di una profonda divisione interna, generata

dall'enorme differenza di vedute che aveva portato ad una spaccatura netta nell'Istituzione, faticosamente ricongiunta

dal Gran Maestro Di Sangro. Il Principe, da grande Iniziato, certamente non condivideva l'idea che in seno ad un

Ordine Ermetico, così come lui lo intendeva, potessero sorgere diatribe profane. Quindi non appoggiando né

l'operato di una frangia, composta prevalentemente da mercanti francesi ed inglesi e rappresentanti della borghesia e

sottoufficiali dell'esercito Borbonico, né quello dell'altra ala Massonica, costituitasi nei migliori salotti

dell'Aristocrazia Napoletana, attingendo agli Alti Ranghi dell'esercito e annoverando figure importanti della gestione

amministrativa e politica del Regno. Le due realtà mal convivevano e l'indole più mutualistica dei primi e più

politica e mondana degli altri, non erano certo in asse con il pensiero Ermetico del Principe, il quale intendeva la

Massoneria, un Percorso di Luce e di Palingenesi. Questo realmente spinse Don Raimondo di Sangro a svincolarsi da

un Cammino che da Massonico, rischiava di divenire meramente associativo, per crearne uno fortemente Operativo

Iniziaticamente e continuare così il suo Grande Magistero in seno al Rito Egizio Tradizionale. Insieme ai suoi

Discepoli darà vita alla "Scala di Napoli" una via Operativa Tradizionale, la quale nel tempo donerà la Luce per

gemmazione a molteplici filoni, che si svilupperanno fra Lione, Bordeaux e Parigi generando nei lustri nuove

importanti realtà Massoniche, che si diffonderanno nei due Emisferi.[5]

Opere Pubblicate e Tracciate del Principe

• Costituzione delle Logge d'Inghilterra, Costituzioni qui (a Napoli) capitate, ma non per anco accettate (tradotte

dal francese)

• Gli Statuti dei Tre Alti Gradi: Maestro Scozzese - Eletto - della "Sublime Filosofia" (Archivio Segreto Vaticano)

• Dissertation sur une lampe antique, trouvée a Munich en l'anée 1753. Ecrite par Mr. Le Prince de St. Sevère -

Pour servir de suite à la prémière partie de ses lettres à Mr. l'Abbé Nollet òà Paris, sur une découverte qu'il a faite

dans le Chimie avec l'explication Phisique de ses circonstances. A Naples, 1756 chez Morelli. Avec approbation.

• Epistola s SS. Benedetto XIV, dall'Istoria di G.G. Origlia

• Gran Vocabolario dell'Arte Militare della Guerra, Napoli 1742, Vol. 6

• Il Conte di Gabalì, Londra (Napoli). dal Pickard MDCCLI

• Lettera Apologetica dell'Esercitato Accademico della Crusca contenente la Difesa del libro intitolato: Lettere

d'una Peruana per rispetto alla supposizione de' Quipa scritta alla Duchessa si S... e dalla medesima fatta

pubblicare, Napoli 1750.

• Lettera del Signor Don Raimondo di Sangro Principe di San Severo di Napoli, sopra alcune scoperte chimiche

indirizzate al Signor Cavaliere Giovanni Giraldi Fiorentino riportate ancora nelle Novelle Letterarie di Firenze del

MDCCLII.

• Lettres écrites par Monsieur le Prince de S. Sevère de Naples a Mons.r l'Abbé Nollet de l'Accadémie des Sciences

a Paris, contenent la rélation d'une découverte qu'il a faite par le moyen de qualques expériences Chimiques e

l'explication Phisique de ses circostance. Prémière partie. A Naples chez Joseph Raimondi, 1753. Avec

approbation.

• Pratica più agevole e più utile di Esercizij Militari per l'Infanterie - scritte da Raimondo di Sangro Principe di San

Severo e Colonnello del Reggimento di Capitananta in virtù del Real Dispaccio del 17 Settembre 1746 per

Segreteria di Stato e Guerra. E dalla propria Sacra Persona del Re benignamente esaminata ed approvata nel

22Novembre dello stesso anno. Napoli, G. Di Simone, 1747-

• Supplica di Raimondo di Sangro Principe di San Severo, alla Santità di Benedetto XIV, Pontefice Ottimo

Massimo, in difesa per rischiaramento della sua Lettera Apologetica sul proposito de'Quipu de' Peruani, in Napoli

per Salzano e Castaldo, con licenza de'Superiori MDCCLIIIl

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Raimondo di Sangro Principe di San Severo 5

Bibliografia

• Mario Bocola, "Capuana e Di Sangro tra ismi e alchimie: la critica militante di Luigi Capuana e l'esoterismo di

Raimondo di Sangro principe di San Severo" - San severo Esseditrice, 2008 ISBN - 978-88-902481-5-3

• Mario Buonconto, "Viaggio fantastico alla luce del lume eterno. Le straordinarie invenzioni del principe di

Sansevero", Napoli, Alos, 2001

• Giuliano Capecelatro, Un sole nel labirinto, storia e leggenda di Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero, il

Saggiatore 2000, ISBN 8842807125.

• Elio Catello, Giuseppe Sanmartino (1720-1793), Milano, Electa 2004, ISBN 8851002255.

• Alessandro Coletti, Il Principe di Sansevero, De Agostini 1988.

• Mario Fiore, I De' Sangro feudatari in Capitanata, Volume Secondo, Comune di Torremaggiore, 1971.

• L. Lambertini, "Autobiografia di Raimondo di Sangro"Colonnese, Napoli

• Lino Lista, Raimondo di Sangro, il Principe dei veli di pietra, Bastogi 2005.

• Alberto Macchi, Irene Parenti, atto unico teatrale tra realtà e ipotesi, AETAS, Roma 2006, Note

• Clara Miccinelli, Il Principe di Sansevero, verità e riabilitazione , SEN 1982.

• Clara Miccinelli, Il tesoro del Principe di Sansevero, ECIG 1985.

• Domenico Vittorio Ripa Montesano, "Raimondo di Sangro Principe di San Severo primo Gran Maestro del Rito

Egizio Tradizionale" . Ed. Riservata Napoli 2011

• Raimondo di Sangro (trad. di Elita Serrao dal francese), Il lume eterno (da Dissertation sur un Lampe antique

trouvé à Munich en l'année 1753. Ecrite par M.r le Prince de St. Severe pour servir de fluite a la prémière partie

de ses Lettres à M.r l'Abbé Nollet à Paris), Bastogi 1993.

• Lina Sansone Vagni, Raimondo di Sangro Principe di San Severo, Bastogi 1992. ISBN 8886452209

• Virginia Zamparelli, "'O Principe. Storia e leggende", Napoli, Alos, 2001

Note

[1] Alessandro Coletti, Il Principe di Sansevero, De Agostini 1988.

[2] Virginia Zamparelli, 'O Principe. Storia e leggende. Napoli, Alos, 2001

[3] Mario Buonconto, Viaggio fantastico alla luce del lume eterno. Le straordinarie invenzioni del principe di Sansevero. Napoli, Alos, 2001

[4] Domenico Vittorio Ripa Montesano, "Raimondo di Sangro Principe di San Severo primo Gran Maestro del Rito Egizio Tradizionale" . Ed.

Riservata Napoli 2011

[5] Domenico Vittorio Ripa Montesano, "Raimondo di Sangro Principe di San Severo primo Gran Maestro del Rito Egizio Tradizionale" . Ed.

Riservata Napoli 2011

Voci correlate

• Alchimia

Collegamenti esterni

• http://antveral. wordpress. com/2008/09/26/il-nobile-nero/(articolo su blog)

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Fonti e autori delle voci 6

Fonti e autori delle vociRaimondo di Sangro Principe di San Severo  Fonte:: http://www.esopedia.it/index.php?oldid=40272  Autori:: Notiziariomassonicoitaliano, 72 Modifiche anonime

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