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OPERA ARMIDA BARELLI
PROVINCIA AUTONOMA
DI TRENTO
CORSO PER OPERATORE SOCIO SANITARIO
SEDE DI LEVICO TERME
IL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE
(Modulo Generale 1 – Unità Didattica n° 6)
A cura di: Alessandro Duca
Docente: Alessandro Duca
Data di pubblicazione: 29 settembre 2014
Materiale didattico ad uso interno
2 Opera Armida Barelli
Corso per Operatore Socio sanitario Sede di Levico Terme
INDICE:
Maslow – teoria dei bisogni p.3
Principali errori alimentari p.3
Fattori che infuiscono sulla nutrizione p.4
Disturbi patologici legati al bisogno di alimentazione p.4
Disturbi che possono rendere difficoltosa l’alimentazione p.6
Principi assistenziali alla persona con nausea e vomito p.7
Assistenza durante i pasti p.9
Organizzazione generale della preparazione e distribuzione del vitto nelle istituzioni
e strutture protette p.11
Rilevazione del peso corporeo p.13
Nutrizione enterale p.16
Nutrizione parenterale p.18
Test di autovalutazione p.21
Bibliografia p.21
Glossario p.22
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“La tua medicina sia il tuo cibo” (Ippocrate)
“Noi siamo quello che mangiamo” (Feuerbach)
Maslow, psicologo americano, elabora, tra gli anni ’40 e ’50, la famosa teoria della piramide dei bisogni:
5. Autorealizzazione (divenire ciò che si è)
4. Stima (fiducia, prestigio)
3. Sociali (affetto/appartenenza/identificazione)
2. Sicurezza (accudimento)
1. Primari (respirazione, alimentazione, riproduzione, sonno, omeostasi)
Un’alimentazione sana è una condizione necessaria ma non sufficiente per conservare o riconquistare lo stato di salute.
BENESSERE – ALIMENTAZIONE LEGAME STRETTISSIMO TRA PATOLOGIE ED ERRORI ALIMENTARI
Principali errori alimentari nella civiltà industrializzata:
1. Eccesso alimentare
2. Alimentazione sbilanciata (iperproteica, iperlipidica, in gran parte di origine animale)
3. Condizioni ambientali non idonee (in fretta, in ambienti affollati, in presenza di cattivi odori,ad orari irregolari)
4. Consumo di alimenti (o “prodotti”) manipolati industrialmente (ad es. latte artificiale, merendine, presenza di
antiossidanti, conservanti, coloranti, esaltatori di sapidità, aromi “naturali”
Gli stimoli che inducono una risposta al bisogno di alimentazione sono:
Fame: bisogno fisiologico, bisogno aspecifico
Appetito: procurarsi un piacere, bisogno specifico di una particolare sostanza(ho voglia di..), spesso stimolato da
un’alimentazione sbilanciata che provoca carenze di determinati nutrienti, vitamine, sali minerali, oligoelementi. -Esiste una
sfasatura tra la sazietà fisiologica e la sazietà psicologica.-
Sete: bisogno di riequilibrare i liquidi all’interno dell’organismo; viene influenzata dagli alimenti ingeriti, dalla temperatura e
umidità ambientale, dall’attività fisica svolta, da alterazioni dell’omeostasi (febbre), disturbi dell’apparato digerente
(diarrea/vomito).
Disidratazione: alterazione dell’equilibrio idroelettrolitico
D. Ipertonica: maggiore perdita di acqua con aumento dei livelli plasmatici di sodio (sudorazione intensa- il sudore è ipotonico)
D. Isotonica: perdita di acqua ed elettroliti in proporzioni equilibrate (diarrea/vomito)
D. Ipotonica: maggiori perdite di sali che di acqua con diminuizione dei livelli plasmatici del sodio (diuretici)
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Fattori che influenzano l’alimentazione
L’alimentazione è l’atto di alimentarsi e di procurarsi nutrienti. E’ l’assunzione di alimenti naturali, attraverso le vie naturali-
fisiologiche.
FATTORI FISICI/BIOLOGICI
1. Efficienza ed integrità dell’apparato digerente ad iniziare dalla bocca(dentatura, protesi), esofago (di Barrett), stomaco
(ernia iatale, gastrite, ulcera), duodeno (ulcera, duodenite), digiuno, colon (colite, diverticolite), ecc..
2. Appetito e stimoli che lo aumentano o diminuiscono
3. Intolleranze alimentari (es. celiachia) o allergie (es. latte, uova, crostacei, ecc..)
4. Efficienza motoria legata all’età (giovane o anziana) o a patologie che la influenzano direttamente (es. artrosi) o
indirettamente (es. deficit visivo).
5. Età: neonati, adolescenti,adulti e anziani hanno esigenze nutrizionali diverse e diversi metabolismi.
FATTORI AMBIENTALI
1. Il clima e quindi la temperatura ambientale influenzano la scelta dei cibi e la disponibilità stagionale (frutta e verdura)
2. Ambiente idoneo (condizioni igieniche, pulizia, odori, rumore)
FATTORI CULTURALI/GEOGRAFICI/RELIGIOSI
FATTORI ECONOMICI
1. Benessere o indigenza
DIPENDENZE DA SOSTANZE
1. Alcool, fumo, droga
PATOLOGIE CON SINTOMI DISTURBANTI O TERAPIE CON EFFETTI COLLATERALI ANORESSIZANTI
1. Oncologia (nausea, dolore, dispnea, stipsi)
2. Patologie neurologiche (disfagia)
3. Chemio e radio terapia
DISTURBI PATOLOGICI LEGATI AL BISOGNO DI ALIMENTAZIONE
Malnutrizione= si definisce ogni disordine della nutrizione; può essere dovuta a dieta non bilanciata o insufficiente,oppure ad
alterazioni dei processi di assorbimento e di utilizzazione dei cibi. ( Dorland )
Denutrizione= cessazione o insufficienza dei processi nutritivi con conseguente atrofia ( cachessia ) e degenerazione ( edemi da
carenza proteica- ascite idremica provocata da un aumentato contenuto di acqua nel sangue ; amenorrea nella donna ).
Obesità = aumento del peso corporeo ( del 15-20% ) che va oltre i limiti delle esigenze scheletriche e fisiche e che da il risultato
di un eccessivo accumulo di grasso nel corpo.
Si distinguono : l’obesità dell’adulto ( ipertrofia degli adipociti ); obesità costituzionale ( iperplasia + ipertrofia degli adipociti )
che colpisce per lo più i bambini. Si differenziano inoltre due fenotipi ( espressione di un singolo gene o coppia di geni ) per
distribuzione del grasso corporeo: ginoide ( donna ) che determina un accumulo preferenziale nella regione gluteo-femorale;
androide ( uomo ) con accumulo preferenziale nella regione addominale.
L’obesità incide sulla salute affaticando l’organismo esponendolo a complicazioni a carico di vari organi ed apparati :
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cuore, sovraccarico di lavoro per irrorare una maggiore massa corporea; apparato vascolare, aterosclerosi e ipertensione; apparato
scheletrico, schiacciamenti vertebrali, lesioni articolari; aumentato rischio post-operatorio in caso d’ intervento
chirurgico,deiscenza e infezione della ferita chirurgica; apparato respiratorio, apneee ostruttive notturne ( C-PAP ventilazione ad
aria compressa con regolazione pressoria variabile in base alla prescrizione dello specialista dopo studio del paziente ) e ridotta
distensibilità della gabbia toracica; sistema endocrino,intolleranza glucidica,diabete,irregolarità mestruali; esistono inoltre studi
che associano l’obesità ad un aumentato rischio tumori ( endometrio, colo rettale, colecisti,renale, mammella nella menopausa e
testicolo ).
Si viene a creare inoltre un circolo vizioso nel quale la persona obesa dovrebbe fare attività fisica per contrastare l’aumento di
peso ( migliorando il metabolismo ) ma non è in grado di praticarla. Ciò comporta spesso dei problemi psicologici di isolamento e
di natura estetica ( immagine negativa nella società ).
Gran parte dei problemi di obesità sono legati ad un eccesso di apporto calorico; spesso subentra anche una alterata immagine di
sé ( come l’anoressica/o si vede grassa/o, il grasso si vede normale ). Infatti i bambini figli di genitori obesi sono esposti ad un
aumentato rischio di predisposizione all’obesità.
L’obesità è una patologia che necessita di un approccio multidisciplinare sia di tipo medico (
dietologo,diabetologo,endocrinologo,chirurgo,ortopedico ) che di altre professioni come il dietista, lo psicologo, il personal
trainer.
Esistono vari strumenti per valutare il grado di obesità:
1. IMC o BMI che rappresenta il rapporto tra il peso corporeo espresso in kg e l’altezza in m quadrati sottopeso <18.5 ;
normopeso 18.5-24.9; sovrappeso 25-29.9; obesità moderata 30-34.9; obesità severa 35-39.9; obesità grave > 40. ( es.
peso 74 kg. e altezza 1.76m → 74/3.0976= 23.88 ).
2. Misurazioni antropometriche ( ad es. giro vita – valori soglia : 102 cm maschio e 88 cm femmina ).
3. Plicometria che misura con il plicometro lo spessore delle pliche cutanee ( bicipitale,tricipitale,sottoscapolare e
sovrailiaca sulla linea mediana ascellare ).
4. Impedenziometria che misura la bio resistenza dei tessuti corporei al passaggio di una corrente elettrica a bassa potenza e
alta frequenza.
Bulimia: disturbo caratterizzato da episodi di fame esagerata che continua fino a quando insorge dolore addominale,sonno, o
vomito autoindotto. Dà consapevolezza di comportamento anomalo e provoca depressione del tono dell’umore dopo l’esagerata
ingestione di cibo. Si alternano periodi di iperalimentazione a periodi di alimentazione normale o digiuno. Differisce
dall’anoressia,in cui si possono avere episodi bulimici, in quanto nella bulimia non si hanno mai importanti perdite di peso. Le
caratteristiche tipiche del comportamento bulimico sono:
ingestione di una quantità eccessiva di cibo(diverse migliaia di calorie) in poco tempo e di nascosto dagli altri;
sensazione di non poter controllare questo comportamento;
l’eccessiva ingestione di cibo è preceduta e seguita da un forte stress emotivo.
Dopo l’episodio compulsivo la persona bulimica viene colta da un forte senso di colpa e si punisce vomitando; può arrivare ad
usare diuretici e lassativi nel tentativo di perdere peso.
Se questo comportamento diventa ripetitivo, con cadenza frequente (tre volte alla settimana, per tre mesi) si è di fronte ad un
segnale di disordine alimentare.
Si viene ad instaurare una vera e propria dipendenza dal cibo, con una totale perdita di controllo e vomitando incessantemente (si
possono evidenziare, in questi soggetti, lesioni dello smalto dei denti da contatto con l’acido cloridrico dei succhi gastrici e
callosità alle dita delle mani, tanto il gesto viene ripetuto).
L’anoressia: disordine mentale, che si ha soprattutto nelle donne, caratterizzato dal rifiuto a mantenere un peso corporeo minimo
normale, grossa paura dell’obesità che non diminuisce con la riduzione del peso, disturbi dell’immagine corporea determinati
dalla sensazione di essere grasso nonostante l’estrema emaciazione e la amenorrea (nelle donne).
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Si associa al rifiuto della malattia, alla resistenza alla psicoterapia e/o alla terapia farmacologica, ad una marcata riduzione della
vita sociale, al vomito autoindotto, abuso di lassativi e diuretici. Spesso è necessaria l’ospedalizzazione per prevenire la morte da
inedia.
Una persona anoressica comincia con l’evitare cibi ritenuti grassi e a preferire alimenti “sani” e poco calorici. E’ ossessionata
dalle calorie, dalla composizione dei cibi e dalla bilancia.
Fare diagnosi nei soggetti adolescenti può risultare difficile per i cambiamenti fisici tipici di quest’età caratterizzata da rapidi
cambiamenti del rapporto peso/altezza. Questo comportamento patologico, si può manifestare o con riduzione costante della
quantità degli alimenti ingeriti, o con alimentazione compulsiva seguita da vomito autoindotto, iper-attività fisica per perdere
ulteriormente peso.
“E’ il sintomo di una parola che non riesce a esprimersi altrimenti. E’ il sintomo di un desiderio perso nel tentativo disperato di
adattarsi alle aspettative degli altri.” (“Volevo essere una farfalla” ed.Mondadori di Michela Marzano, filosofa e scrittrice).
Anoressia e cachessia neoplastica
Sindrome caratterizzata da marcata malnutrizione calorico-proteica con involontaria,progressiva perdita di peso e tessuto
muscolare associata a mancanza di appetito ( anoressia ) , sazietà precoce e astenia. E’ di solito attribuibile principalmente a tre
fattori :
- diminuita assunzione di nutrienti per patologia neoplastica del tratto gastrointestinale o a causa degli effetti collaterali dei
chemioterapici ( nausea e vomito );
- liberazione di proteine ( citochine ), da parte del tumore,che provocano un disequilibrio ipotalamico ( alterazione dello
stimolo della fame e senso di sazietà e conseguente anoressia ;
- la patologia oncologica crea processi infiammatori nell’organismo che aumentano il metabolismo.
Riguarda più dell’80% dei pazienti oncologici in stadio avanzato di malattia ed ha un impatto pesante sulla prognosi
riducendo sia la risposta alle terapie ( farmacologiche,radiologiche e chirurgiche ) che l’efficienza della risposta immunitaria.
Peggiora la qualità di vita del paziente poiché diminuisce la capacità di svolgere le A.V.Q ( attività della vita quotidiana ) e
provocando l’isolamento sociale.
DISTURBI CHE POSSONO RENDERE DIFFICOLTOSA L’ALIMENTAZIONE
Disfagia : difficoltà nella deglutizione; è una alterazione della deglutizione di cibo semisolido o solido,liquido o entrambi. Può
essere classificata in due modi: o in base alla sede anatomica coinvolta ( orofaringea ed esofagea ) o in base al tipo di lesione (
neuromotoria – da lesioni neurologiche – oppure meccanica – da alterazioni anatomiche. Nel 75% la D.O. dipende dall’ictus ( ed
è temporanea nel 90% dei casi ), dalle demenze e dal morbo di Parkinson ( progressiva e permanente ). La D.O. è caratterizzata
dalla difficoltà ad iniziare la deglutizione; la D.E. è invece caratterizzata dal rallentamento o dall’impedimento del passaggio del
cibo dall’esofago allo stomaco.
La disfagia si manifesta con residui di cibo in bocca, tosse, soffocamento, voce gorgogliante, rigurgiti durante o dopo il pasto.
Negli anziani questa patologia è comune per varie ragioni: ridotta secrezione salivare, minore efficienza dei nervi della laringe,
patologie croniche , assunzione di farmaci. Può comportare malnutrizione e disidratazione; polmonite ab ingestis ( D.O. ).
Dispepsia : alterazione della capacità o delle funzioni digestive. Può essere legata a patologie gastro-intestinali ( dispepsia di
origine atonica, gastrica, colica, salivare ).
Si può associare a sintomi come:
- alitosi
- pirosi gastrica ( reflusso gastro-duodenale )
- eruttazione ( legata all’ingurgitare i pasti )
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- flatulenza ( fenomeni fermentativi intestinali )
Condizioni cavo orale
Il cavo orale con mucosa integra, dentizione adeguata e salivazione nella norma ( da 1 a 2l/ die ) contribuisce in maniera
importante a facilitare una corretta nutrizione. L’efficiente masticazione, l’ insalivazione del cibo sono processi importanti della
digestione che inizia in bocca ( la triturazione del cibo facilita il contatto con enzimi come la ptialina che predigerisce gli amidi ).
La saliva aiuta a mantenere integri sia i denti, abbassando l’acidità della bocca, che la mucosa orale, grazie alla presenza di
sostanze che regolano la flora batterica ( lisozima enzima antibatterico e immunoglobuline con azione antibatterica e antivirale ).
Fattori che riducono la secrezione salivare sono:
- scarsa idratazione e alimentazione per os ;
- febbre;
- clima secco;
- terapie radianti del capo/collo;
- disturbi respiratori ( russare, patologie delle alte vie respiratorie;
- ansia ( adrenalina ).
Osservazioni del cavo orale per valutare:
- integrità mucosa orale ( rappresenta la prima barriera contro le infezioni ) da alterazioni come:
sanguinamenti,afte,ulcere,micosi.
- integrità apparato dentale ( la masticazione inizia il processo digestivo ) da alterazioni come:
edentia,carie,mobilità,protesi inadeguate.
- presenza riflesso faringeo della deglutizione valutando asimmetrie o alterazioni motilità dell’ugola.
( ALTERAZIONI DA INFIAMMAZIONE: rubor,dolor,calor,tumor )
I PRINCIPI ASSISTENZIALI ALLA PERSONA CON NAUSEA E VOMITO
La nausea (sensazione di vomito imminente) è determinata da una distensione dello stomaco, del duodeno o dell’esofago. La
nausea può essere accompagnata da una sensazione generale di malessere con debolezza, vertigini, mal di testa, sudorazioni,
conati di vomito, pallore cutaneo.
IL VOMITO
E’ un importante meccanismo di difesa dell’organismo che, attraverso contrazioni dell’addome, dell’esofago e della faringe ed il
rilasciamento dello sfintere esofageo inferiore, provoca lo svuotamento del materiale che si trova nello stomaco, attraverso la
bocca.
Il riflesso del vomito è comandato dal centro del vomito che si trova nel midollo allungato.
Il meccanismo del vomito. II contenuto gastrico viene premuto nell’esofago ed espulso all’esterno dall’azione combinata di
contrazioni addominali, compressione da parte del diaframma e movimenti di espirazione.
Le cause del vomito.
Le cause sono di varia natura:
- Conseguenza di un sano riflesso di difesa che costringe ad espellere cibi non tollerati dall’organismo;
- Aumento della pressione all’interno dello stomaco dovuta ad un riempimento eccessivo;
- Disturbi e ostacoli al deflusso (passaggio) gastro-intestinale;
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- Aumento della pressione cerebrale dovuto a traumi del cranio e/o del cervello, tumori, ecc. In questo caso si parla di
“vomito centrale”.;
- Disturbi dell’apparato vestibolare (deputato all’equilibrio) dovuti a sindromi vertiginose, mal d’auto, mal di mare
(cinetosi);
- Vomito in corso di gravidanza;
- Vomito indotto da farmaci emetici o da stimolazione manuale (tipico nella bulimia e nell’anoressia mentale);
- Vomito riflesso nel caso di dolore viscerale (coliche addominali, renali, infarto del miocardio).
Complicanze correlate al vomito
Il vomito continuo o molto frequente causa disidratazione, squilibri elettrolitici (dovuta alla perdita importante di sali), anomalie
del metabolismo e astenia (debolezza) psicofisica. Nei neonati, nei bambini piccoli, negli anziani e nei soggetti già debilitati, può
instaurarsi rapidamente un quadro clinico pericoloso.
Un’altra complicanza deriva dalla possibilità che il materiale gastrico, venga accidentalmente inspirato (vedi interventi
assistenziali).
Interventi assistenziali in caso di vomito
- Dimostrare un atteggiamento comprensivo e non disgustato
- Posizionare la persona secondo le sue condizioni, aiutarlo a stare seduto; se è privo di conoscenza o debole o appena
operato, metterla in posizione laterale e tenergli la testa abbassata per prevenire le broncopolmoniti ab ingestis (da
ingestione del materiale vomitato, nell’albero respiratorio)
- Sorreggere la bacinella reniforme, disporre teli monouso, togliere eventuali protesi mobili
- Sorreggere con una mano la fronte, per infondere sicurezza, far respirare profondamente la persona e premere con le
mani l’eventuale ferita
- Rimuovere al più presto la biancheria sporca, fare rinfrescare il viso e sciacquare la bocca, Arieggiare la stanza, lasciare a
portata di mano bacinella, fazzoletti, teli monouso per eventuali altri episodi di vomito
- Annotare la quantità e l’aspetto del materiale vomitato e riportare all’Inf. l’accaduto. Attenzione: se materiale vomitato
anomalo lasciare in visione in vuotatoio all’Inf.
Ciò che si deve osservare e riferire in caso di vomito
Stato del paziente: se cosciente, lucido oppure se vi è stata perdita di coscienza, se agitato, tachicardico, dispnoico,
pallido, sudato, …)
Il momento d’insorgenza (prima o dopo il pasto, a digiuno, indipendentemente dall’assunzione di cibo);
Le modalità di espulsione: preceduto o meno da nausea, con conati e dolore, senza sforzo con piccole quantità, a
getto senza alcun preavviso;
La frequenza: ogni tanto, spesso;
Il materiale espulso – tipo di vomito emesso:
Alimenti residui digeriti o non digeriti vomito alimentare
Colore biancastro: succhi gastrici o saliva e muco
Da verde a verde scuro: biliare vomito biliare
Rosso vivo o striature ematiche: sangue fresco vomito ematico
Nero come i fondi del caffè (ematemesi): emorragia a carico dello stomaco o dell’esofago, quando il
sangue è alterato dall’azione dell’acido cloridrico, presente nello stomaco ematemesi
Marrone, con odore di feci (fecaloide): per il reflusso di materiale intestinale. vomito fecaloide
corpi estranei ingeriti, che hanno causato il vomito.
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L’ASSISTENZA DURANTE I PASTI
Un’atmosfera tranquilla, la compagnia di persone gradevoli, una posizione comoda, un’apparecchiatura gradevole e appropriata,
la pulizia l’assenza di cattivi odori, sono tutti elementi che favoriscono l’assunzione del cibo.
L’assistenza nella somministrazione del cibo:
Imboccare richiede molta sensibilità e capacità d’immedesimazione. Imboccare una persona non è tanto una questione del fare,
bensì del saper fare basato sulla delicatezza, la dedizione, la pazienza.
Assistere la persona in quest’attività, significa anche abbellire con un fiore il suo tavolino, magari il giorno del suo comp leanno, o
quando ricomincia a mangiare dopo un lungo digiuno, o semplicemente per rendere più lieto un giorno qualsiasi. “Bisogna donare
al cuore, non alla mano”, diceva il poeta Rilke. E la Bibbia ricorda che “non di solo pane vive l’uomo”.
La persona deve essere assistita in maniera adeguata rispetto al suo problema, va quindi ricordato che anche per l’alimentazione,
si devono sempre stimolare le capacità che essa ancora possiede.
Sistemare la persona in posizione seduta, regolando il tavolino servitore alla giusta altezza;
Sistemare le persone impedite nella migliore posizione possibile, controllare le eventuali protesi dentarie, assicurarsi che abbiano
il riflesso della deglutizione, proteggere con bavagli o traverse la biancheria personale e del letto; impiegare gli ausili da tavola, se
necessario.
E’ fondamentale agire con cordialità e professionalità, rispettando i tempi della persona assistita.
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Sono utili per mangiare e bere:
- Piatti che impediscono la fuoriuscita del cibo;
- Bordi alti da applicare ai piatti normali o piatti con bordo extra alto (fig. (8.7);
- Contenitori con manici per bicchieri e tazze;
- Bicchieri con beccuccio, tazze speciali (fig.8.8);
- Piatti e bicchieri con base a ventosa;
- Posate speciali per mano destra e sinistra;
- Reggi posate con laccio al polso;
- Sottopiatti e sottobicchieri anti scivolo.
INDICAZIONI GENERALI PER LA DISTRIBUZIONE/SOMMINISTRAZIONE DEL PASTO
Gli spazi vuoti sono a disposizione degli studenti che potranno annotarvi le considerazioni emerse durante la discussione in
classe
1) MOMENTO INFORMATIVO
Raccogliere le informazioni che consentono di attuare un intervento mirato e sicuro:
2) MOMENTO ORGANIZZATIVO
Preparare la persona, sé stessi, l’ambiente, il materiale occorrente
Persona:
L’ambiente:
Il materiale occorrente:
3) MOMENTO ESECUTIVO
Eseguire l’intervento (rispettando i principi igienici, di sicurezza, etici)
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4) MOMENTO VALUTATIVO (valutazione del risultato)
Persona:
L’ambiente:
Il materiale occorrente:
ORGANIZZAZIONE GENERALE DELLA PREPARAZIONE 0 E DISTRIBUZIONE
DEL VITTO NELLE ISTITUZIONI E STRUTTURE PROTETTE
L’OSS svolgerà la propria attività nei servizi di tipo socio-assistenziale, socio-sanitario, residenziale e semi-residenziale, in
ospedale ed a domicilio delle persone assistite.
Il contesto lavorativo modifica alcune modalità operative assistenziali, fra le quali anche quelle correlate al bisogno di
alimentazione.
In istituto l’utente arriva con le sue necessità, i suoi bisogni, richieste e abitudini alimentari: l’istituzionalizzazione, seppur
temporanea, crea uno stato di anormalità poiché diverso dall’ambiente familiare.
In istituto è la stessa organizzazione interna che impone:
- ORARI INSOLITI
- MENU’ INCONSUETI
- COMMENSALI ESTERNI
Il benessere dell’utente dipende dalla tipologia del vitto ed in particolare:
- Modalità di preparazione
- Capacità della persona di affrontare la situazione e le conseguenti restrizioni
- Desideri e abitudini alimentari, nel limite del possibile
OBTV GENERALI:
- Favorire l’apporto dei principi nutritivi in quantità e qualità previste
- Favorire la funzionalità degli organi preposti all’alimentazione
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- Garantire i livelli assistenziali adeguati al livello di autonomia
- Appagare globalmente la persona
PRINCIPI BASE LEGATI ALLA NORMATIVA DELLA HACCP:
Lavaggio mani in zona diversa dalla cucina
Indossare cuffia e copricamice
Velocità nella porzionatura e distribuzione del cibo
Non sostare nelle vicinanze del carrello termico contenente il cibo, non tossire o starnutire sopra al carrello;
parlare lo stretto necessario quando vicini al carrello
Limitare il numero di persone che possono avvicinarsi al carrello
In caso di vassoi singoli già porzionati, controllo contestuale del menù con la situazione attuale del paziente.
Toccare i piatti sul bordo esterno, non toccare il cibo con le mani
Niente manipolazioni di cibi in caso di malattia (compatibilmente con il tipo di malattia)
Tenere gli ambienti di lavoro in condizioni di pulizia costante
USO DI CARRELLI TERMICI: aprire i coperchi dei contenitori solo ad uso effettivo, non prima
USO DI PIATTI TERMICI: scoperchiare i piatti solo quando il vassoio è davanti al paziente
USO DI SCALDAPIATTI E PIATTI CALDI ALMENO A 5-6 °C MAGGIORI RISPETTO ALLE PIETANZE
RISPETTARE I PERCORSI PULITI, evitare urti e spandimento di cibi liquidi,
L'HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points = "Analisi dei Rischi e Controllo dei Punti Critici ) è un sistema di
autocontrollo che ogni operatore nel settore della produzione di alimenti deve mettere in atto al fine di valutare e stimare pericoli e
rischi e stabilire misure di controllo per prevenire l'insorgere di problemi igienici e sanitari.
L’HACCP è stato introdotto in Europa nel 1993 con la direttiva 43/93/CEE (recepita in Italia con il decreto legislativo D.Lgs
155/97), che prevede l'obbligo di applicazione del protocollo HACCP per tutti gli operatori del settore alimentare. Questa
normativa è stata sostituita nel 2006 dal Regolamento CE 852/2004
L'Haccp e un sistema preventivo di controllo degli alimenti, finalizzato a garantirne la sicurezza, l'igiene e la conservazione ed e
stato recepito in Italia con il decreto legislativo n.155 del 26 maggio 1997 emanato in attuazione delle direttive CEE nn. 93/43 e
96/3 concernenti l'igiene dei prodotti.
Le aziende che trattano prodotti alimentari sono OBBLIGATE ad introdurre al loro interno un sistema di autocontrollo basato sui
principi del metodo HACCP (Hazard-Analysis-Critical-Control-Points).
HCCP: Analisi e controllo dei punti critici, al fine di garantire che
◦ la preparazione,
◦ la trasformazione,
◦ la fabbricazione,
◦ il confezionamento,
◦ il deposito,
◦ il trasporto,
◦ la distribuzione,
◦ la manipolazione,
◦ la vendita o la fornitura, compresa la somministrazione, dei prodotti alimentari
siano effettuati in modo igienico soprattutto in quelle fasi dei processi produttivi nei quali si possono verificare dei rischi
alimentari dovuti alla mancanza di controllo e di applicazione delle corrette procedure igieniche e produttive.
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RILEVAZIONE DEL PESO CORPOREO
Obiettivi didattici:
Definire che cosa si intende per rilevazione del peso corporeo
Elencare gli scopi e le indicazioni di questo procedimento
Indicare il materiale necessario per rilevare il peso di una persona
Descrivere la sequenza delle fasi di rilevazione del peso corporeo
DEFINIZIONE
Per rilevazione del peso corporeo si intende la misurazione del peso di una persona.
SCOPO
- Valutazione dello stato nutrizionale della persona
- Monitoraggio del bilancio idrico in alcune situazioni fisiologiche quali la gravidanza e in presenza di patologie
dell’apparato urinario, cardiovascolare e del metabolismo
- Determinazione del dosaggio di determinati farmaci (es. diuretici), terapie infusorie ecc.
QUANDO SI ESEGUE
- All’ammissione in reparto
- Regolarmente ogni settimana o quotidianamente a seconda della prescrizione, ad es. nelle malattie cardiache, renali o
durante dietoterapia.
TIPI DI BILANCE
- A piatto, tradizionale, per la posizione eretta
- Fornite con sedile che appoggia su di un telaio a rotelle
- Da letto, di regola elettronica con sollevatore e supporto a rotelle, dispositivo di pesatura/lettura
PRECAUZIONI
Per controlli esatti del peso corporeo:
- utilizzare la stessa bilancia per lo stesso paziente
- pesare sempre alla stessa ora e con lo stesso abbigliamento
- informarsi se la persona ha evacuato.
PREPARAZIONE DEL MATERIALE
- Scelta del materiale a seconda dello stato del paziente e controllo del suo buon funzionamento
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(nelle bilance a piatto verificare che la lancetta sia posta sullo zero)
- Sul piatto o sedile della bilancia, mettere una salvietta o un telino monouso, da sostituire per ogni paziente.
ESECUZIONE
- Identificare il paziente/ospite e spiegargli la procedura
- Chiedere alla persona di urinare quando lo stato psico-fisico lo permette
- Lavarsi le mani
- Preparare il materiale occorrente considerando lo stato della persona
- Garantire la privacy
- Mettere la salvietta di carta sulla pedana o sul sedile della bilancia
- Invitare il paziente/ospite a togliersi la vestaglia e le calzature (aiutarlo se necessario)
- Sbloccare la bilancia (bilancia tradizionale) o accenderla (bilancia elettronica)
- Controllare l’azzeramento della bilancia se provvista dell’apposito dispositivo
- Aiutare il paziente/ospite a stare in piedi sulla pedana con le braccia lungo i fianchi o, nel caso della bilancia con sedile a
sedersi
- Effettuare la misurazione
- Aiutare il paziente/ospite a tornare a letto
- Gettare le salviette di carta e rimettere a posto la bilancia
- Lavarsi le mani
- Registrare il dato sulla documentazione infermieristica o in cartella termografica
CONCETTO DI FRAGILITA’
La fragilità è uno stato di fisiologica vulnerabilità legato e/o all’invecchiamento dovuto ad un’alterazione della capacità
omeostatica e/o ad una ridotta capacità dell’organismo di far fronte a stress come le malattie acute.
PAZIENTE FRAGILE: “I vecchi, la città e la medicina” (Ttrabucchi M. , Il Mulino 2005)
Si tratta di un fenomeno sindromico che coinvolge molti sistemi ed esita in una perdita parziale o totale delle capacità
dell’organismo di tendere all’omeostasi. Tale condizione è determinata dalla concomitanza di diversi fattori: biologici, psicologici
e socioambientali che agendo in modo sinergico si amplificano e si perpetuano vicendevolmente. Pur non essendo una condizione
esclusiva della popolazione anziana, il fenomeno è prevalentemente osservabile nella fascia degli ultra settantacinquenni dove la
cronicità, la comorbilità, la compromissione funzionale, la polifarmacoterapia e le problematiche di tipo socio-sanitario giocano
un ruolo determinante. Disabilità e fragilità spesso coesistono: la disabilità indica la perdita della funzione, la fragilità indica una
situazione di instabilità nella quale è insito il rischio di perdita della funzione per l’elevata suscettibilità a degli eventi stress
NUTRIZIONE ARTIFICIALE
Da sempre un adeguato apporto nutrizionale è necessario per la prevenzione o il decorso di qualsiasi processo patologico.
Si rivela, quindi, necessaria un’alimentazione che comprenda sempre proteine, glucidi, lipidi, vitamine, sali minerali con un
adeguato apporto idrico, per poter evitare un deficit nutrizionale, definito come malnutrizione energetico-proteica.
La constatazione e la possibilità di affrontare il problema della malnutrizione si sono evolute solo negli ultimi decenni, quando
tecnologie e conoscenze mediche si sono migliorate a riguardo.
Si è così sviluppata la NUTRIZIONE ARTIFICIALE (N.A.), che comprende:
- Nutrizione Parenterale
- Nutrizione Enterale
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DEFINIZIONE
Per NUTRIZIONE ARTIFICIALE s’intende, quindi, un’alimentazione per via venosa o enterale con l’introduzione di tutte le
sostanze nutrienti e un adeguato apporto calorico, necessarie all’individuo. E’ quindi un metodo terapeutico di supporto
nutrizionale, che può essere protratto anche per lungo tempo.
L’importanza della N.A. si è consolidata allo scopo di preservare l’attività metabolica del paziente, permettendo di affrontare la
malattia attraverso la terapia chirurgica, altrimenti a rischio di mortalità.
INDICAZIONI
I pazienti che manifestano uno squilibrio calorico-proteico da difetto di apporto, vengono suddivisi in 4 gruppi:
1. pazienti che non possono mangiare a causa di disturbi masticatori o di deglutizione (int. ch. alla mandibola, ictus
cerebrali, stenosi esofagea da neoplasia o terapie radianti) o a causa di alterazioni di coscienza (stati comatosi, trauma
cerebrale, …);
2. pazienti che non devono mangiare a causa di interventi chirurgici specie se nella zona gastrointestinale o a causa di
patologie che possono colpire il canale gastrointestinale (es. supporto nutrizionale precoce dopo intervento chirurgico,
pancreatite acuta);
3. pazienti che non vogliono a causa di disturbi della nutrizione (anoressia, anziani denutriti, depressione);
4. pazienti che non mangiano abbastanza: in alcune patologie, che determinano stress (stati settici, ustioni gravi, ferite
estese, respirazione artificiale…) sono aumentate le richieste nutrizionali. Spesso in tali pazienti è indicata una nutrizione
artificiale combinata (NPT+NE), proprio perché necessitano di un apporto nutrizionale ipercalorico e iperproteico.
VANTAGGI E SVANTAGGI NE-NPT
Considerando che entrambe le terapie mirano ad un equilibrio calorico-proteico, la loro corretta applicazione va valutata paziente
per paziente.
Ciò nonostante la NPT dovrebbe essere utilizzata quasi esclusivamente in presenza di alterazioni digestive che impediscono l’uso
della via enterale; essa ha una importanza fondamentale e decisiva, ma va limitata al periodo strettamente necessario ed
indispensabile, sia per la potenziale pericolosità (dovuta alla cateterizzazione venosa centrale) sia per il rilevante costo economico.
La NE deve essere iniziata il più precocemente possibile, ma soltanto in presenza di un’accertata agibilità del tratto gastro-
enterico.
La N.E. risulta più vantaggiosa rispetto alla NPT per i seguenti motivi:
- facilità di somministrazione
- economicità
- ridotto coinvolgimento del personale
- più fisiologica
E’ controindicata, invece, nei casi:
- di vomito incoercibile,
- diarrea grave,
- emorragie gastrointestinali.
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LA NUTRIZIONE ENTERALE
Consiste nel portare a livello digestivo composti ad altissima digeribilità tramite sondino nasogastrico o mediante stomia.
I metodi impiegabili possono essere di due tipi:
a) tramite sondino nasogastrico: considerato l’approccio più comune e più semplice per la N.E.. Viene applicato
preferibilmente su pazienti in cui è previsto il ritorno all’alimentazione orale. L’inconveniente più frequente è dato
dall’accettabilità del paziente.
Prevede l’introduzione nello stomaco di una sonda attraverso naso o bocca. Si utilizzano sondini in silicone
morbidi con diametro di circa 8-10 French.
b) tramite stomia (Gastrostomia Percutanea Endoscopica – PEG): è una metodica utilizzata frequentemente nella NE a
lungo termine, per garantire un maggior confort e qualità di vita dignitosa. La sonda, inoltre, ha un diametro maggiore di
quella per SNG e, quindi, difficilmente si occlude.
È l’introduzione di una sonda nello stomaco, durante EGDS (esofago-gastro-duodeno-stomia), che viene
abboccata chirurgicamente alla parete addominale. Ad essa viene poi fissato un dispositivo che permetterà
l’alimentazione enterale.
Più rare le stomie nel faringe (faringostomia) e nella prime anse digiunali (digiunostomia).
INDICAZIONI
La N.E. è sicuramente la via di somministrazione artificiale più fisiologica ma la scelta di questo tipo di alimentazione presuppone
una adeguata integrità anatomica e funzionale del tratto gastroenterico. Ciò significa che il tratto interessato al passaggio dei
nutritivi deve possedere una mucosa gastrointestinale sufficientemente intatta e funzionante.
La valutazione medica su questo tipo di alimentazione deve essere effettuata ponderando il rapporto rischio/beneficio. I criteri di
valutazione riguardono:
condizioni della persona, prognosi, indicazioni terapeutiche;
tempo di durata per tale alimentazione;
consenso scritto della persona/tutore;
valutazione psicologica e capacità di adattamento del paziente.
CONTROINDICAZIONE ASSOLUTA alla NE: ostruzione tratto gastroenterico
MISCELE
Le miscele attualmente utilizzate sono costituite da nutrienti presenti in forma liquida o in polvere facilmente digeribili.
Esse vengono stabilite dal medico con la supervisione di una dietista, considerando la patologia del paziente, il supporto
nutrizionale (in base al fabbisogno di liquidi, calorie, proteine, acidi grassi essenziali, micronutrienti) e la via d’accesso
utilizzabile.
Esistono, quindi, miscele naturali-artigianali (con omogeneizzati di carne, parmigiano, semolino, olio, acqua,…) che, seppur poco
costose, hanno l’inconveniente di essere poco omogenee e fluide e talvolta incomplete di vitamine e sali minerali; miscele
industriali già pronte, con bassa viscosità e complete dal punto di vista nutrizionale.
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In commercio vi sono prodotti già confezionati sterilmente con un numero definito di calorie e sost. nutritive in rapporto al
volume da somministrare; sono conservabili per lungo tempo ma hanno la controindicazione di essere costosi.
Queste miscele nutritive preconfezionate si possono trovare arricchite di fibre, preparate per diabetici, per insufficienza renale,
respiratoria.
MODALITA’ DI SOMMINISTRAZIONE
Esistono due modalità di somministrazione:
a) continua
b) intermittente
a) Caratterizzata da un’infusione a basa velocità per tutto l’arco delle 24 ore. E’ una metodica adottata maggiormente nelle
fasi iniziali di N.E., in modo da permettere un graduale adattamento intestinale. Si può realizzare anche una somministrazione
concentrata in 8-14 ore su 24, con predilezione del periodo notturno, lasciando così il malato libero durante la giornata.
b) Permette la somministrazione di una quantità di miscela per 4-6 volte al giorno, in base al fabbisogno del paziente. Tale
metodica facilita una maggiore libertà di movimento rispetto alla somministrazione continua.
La somministrazione delle miscele può essere attuata:
1. mediante schizzettone: consiste nella somministrazione in pochi minuti di bolo unico (250-400 ml) di miscela
nutrizionale mediante siringa, ripetuta ogni 4-6 ore. E’ stata abbandonata per i suoi effetti collaterali quali
tensione addominale, vomito e diarrea e perché richiedeva troppe manipolazioni lungo la linea infusionale,
esponendola al rischio di contaminazione batterica. E’ utilizzata per la somministrazione di farmaci.
2. a caduta libera: richiede semplicemente il collegamento della sacca contenente la miscela al sondino per mezzo
di un deflussore provvisto di camera contagocce. Anche questa tecnica non è esente da inconvenienti: la velocità
di infusione non è garantita con precisione
3. per mezzo di una pompa peristaltica: assicura una velocità di flusso costante garantendo, così un completo
assorbimento dei nutrienti.
ASSISTENZA AL PAZIENTE CON NUTRIZIONE ENTERALE
La preparazione delle sacche contenenti le miscele nutritive e la loro somministrazione è di competenza infermieristica, ma anche
l’operatore sociosanitario può fare molto per assistere il paziente alimentato artificialmente, sia per via enterale che parenterale.
Ogni volta che siamo a stretto contatto con il malato, durante le attività assistenziali (il posizionamento del paziente, il rifacimento
del letto, ecc.), possiamo osservarlo attentamente, per poter cogliere eventuali problemi e riferirli tempestivamente all’Infermiere.
E’ importante:
- osservare la pervietà del set di somministrazione, evitando angolature o pressioni lungo la linea (sondino e deflussore).
- osservare se vi sono perdite di liquido (sul letto, poltrona, vestiario) e segnalarle eventualmente all’Infermiere, poiché
possono essere causate da ostruzione della sonda (per elevata viscosità della miscela, uso della sonda per la
somministrazione dei farmaci o inadeguato lavaggio della stessa)
- posizionare il paziente in posizione semiseduta durante la somministrazione e per almeno 30 minuti dopo la fine del
pasto, per evitare il pericolo di inalazione tracheo-bronchiale della dieta
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- controllare che il cerotto applicato a livello nasale, per fermare il sondino nasogastrico, sia ben aderente alla cute e
verificare la presenza di eventuali decubiti all’ala del naso, causati dalla pressione della sonda
- segnalare la presenza di nausea e vomito, che possono essere causati dall’elevata velocità di somministrazione
- osservare segni di difficoltà respiratoria e asfissia, causati dal malposizionamento del sondino: se non è ben fissato alla
narice, può spostarsi e finire in trachea e provocare soffocamento.
- Sorvegliare i pazienti agitati e irrequieti per il sondino nasogastrico, che potrebbero sfilarselo
- Controllare la stomia gastrica e segnalare eventuali segni d’infezione (arrossamento, calore e prurito della cute, presenza
di tumefazione del punto d’inserzione della sonda, secrezione e dolore nel punto di uscita, febbre)
- Se la pompa peristaltica suona per un allarme (termine della miscela, ostruzione della sonda, ecc.), chiamare l’infermiere.
Nel frattempo, in accordo con il personale infermieristico, si può posizionare la pompa in stand-by, ma assolutamente
mai spegnerla.
- Posizionare il campanello vicino al paziente durante la somministrazione dell’alimentazione
- Rassicurare il malato e sostenerlo se presenti vissuti emotivi negativi (“mangio attraverso un tubo”, “non posso più
mangiare come tutti”, ecc.);
- Assicurare un’accurata igiene orale con frequenza: i pz con NE accusano facilmente infezioni o processi infiammatori del
cavo orale, per secchezza mucosa orale e faringea e delle labbra.
EFFETTI COLLATERALI E COMPLICANZE
Gastrointestinali: flatulenza, nausea, singhiozzo, vomito, diarrea. Sono sintomi spesso correlati alla velocità dell’infusione
e raramente alla composizione delle soluzioni.
La diarrea è la complicanza più frequente. Essa riduce l’assorbimento favorendo la malnutrizione, la facilità a contrarre
infezioni, il rischio di sviluppare lesioni da decubito, la perdita di elettroliti e liquidi con conseguente disidratazione. Può
essere causata da intolleranza al lattosio contenuto nei preparati (usare preparazioni prive di tale sostanza), dalla
contaminazione degli alimenti (rispettare la corretta igiene nella preparazione e conservazione degli alimenti), dall’elevata
osmolarità delle miscele nutritive (usare preparazioni iso-osmotiche), dalla velocità di somministrazione troppo elevata
(controllare la velocità), dalla temperatura fredda della miscela (portarla a temperatura ambiente prima dell’uso).
Sistemiche: aritmie, epistassi sanguinamenti del tratto gastrointestinale, iper/ipo glicemia, otite media, polmonite ab
ingestis, sepsi, perforazione intestinale, ascesso della parete addominale, fistole tracheobronchiali, pneumotorace (nel
posizionamento del SNG).
Meccaniche: occlusione della sonda, attorcigliamento della sonda, dislocazione della sonda, allargamento ed arrossamento
della stomia, rimozione accidentale della sonda.
LA NUTRIZIONE PARENTERALE
Consiste nel somministrare sostanze nutritive in forma liquida e sterile direttamente nel sangue attraverso la via venosa.
Tutte le sostanze nutritive infuse sono allo stato elementare, pronte per essere utilizzate direttamente dalle cellule.
Vengono utilizzati accessi venosi di grosso calibro, come la succlavia e la giugulare.
E’ possibile scegliere anche una Nutrizione Parenterale Periferica in base alla durata della NP e in base alla qualità e quantità
di soluzioni da infondere.
Attraverso la via periferica, infatti, si possono solo infondere soluzioni con una osmolarità uguale a quella del sangue, per
intolleranza delle pareti venose e rischio di complicanze infiammatori.
I vasi di grosso calibro, invece, permettono la somministrazione di soluzioni con un’osmolarità maggiore di quella del sangue e
quindi può fornire supporti energetici elevati e prolungati nel tempo.
19 Opera Armida Barelli
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INDICAZIONI
Come detto in precedenza, l’utilizzo della NPT è indicato nel momento in cui il tratto enterico non è in grado di svolgere le sue
funzioni oppure nel caso in cui è consigliato un riposo intestinale (per malattia gastroenterica).
E’ indicata in particolare nelle seguenti circostanze:
persone con incapacità a nutrirsi con gravi mal assorbimenti;
morbo di Chron, pancreatiti, fistole intestinali gravi;
in supporto a terapie antineoplastiche;
persone denutrite in attesa di intervento chirurgico.
MISCELE
Sono preparate dal farmacista in base alle reali necessità del paziente (peso, patologie, apporto calorico, …).
E’ fondamentale verificare l’integrità e la limpidezza delle soluzioni da utilizzare per evidenziare l’eventuale presenza di
precipitati, cambiamenti di colore, formazione di agglomerati.
MODALITA’ DI SOMMINISTRAZIONE
Esistono due modalità di somministrazione:
1. continua: estesa per l’intero arco delle 24 ore
2. intermittente: limitata ad una parte della giornata (12/16 ore)
Mentre la prima viene maggiormente utilizzata in Ospedale, la seconda si riscontra particolarmente nella pratica domiciliare.
Quest’ultimo metodo lascia maggior libertà al malato di gestirsi la giornata, in quanto spesso l’alimentazione avviene nelle ore
notturne.
La somministrazione delle miscele può essere attuata:
1. con pompe peristaltiche: regolano sia la quantità di soluzione nell’unità di tempo che la quantità totale della miscela
programmata anticipatamente. Attualmente il mercato dispone di una vasta varietà di pompe provviste di allarmi che si
attivano all’esaurimento della sacca o di arresto dell’infusione. Lo svantaggio sta nel costo rilevante sia per l’acquisto che
per il materiale di consumo.
2. infusione per gravità: è il metodo più semplice e meno costoso ma con notevoli svantaggi rispetto alla somministrazione
della pompa, quali l’impreciso controllo dei volumi infusi e della velocità di somministrazione. Si può dire che questo
metodo ormai è tralasciato.
ASSISTENZA AL PAZIENTE CON NUTRIZIONE PARENTERALE
La gestione del Catetere Venoso Centrale e della nutrizione parenterale è di competenza infermieristica, ma l’OSS può collaborare
nell’identificare tempestivamente l’insorgenza di problemi.
E’ importante:
- quando si ritira la sacca nutrizionale dalla farmacia, osservare se essa si presenta integra, se la soluzione è limpida, se vi è
la presenza di agglomerati o precipitati, se l’etichetta riportante i dati del paziente è corretta.
- osservare la pervietà del set di somministrazione, evitando angolature o pressioni lungo la linea del deflussore)
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- osservare se vi sono perdite di liquido (sul letto, poltrona, vestiario) e segnalarle eventualmente all’Infermiere, poiché
possono essere causate da ostruzione del deflussore (per elevata viscosità della miscela, coaguli di sangue, infusione
ferma per troppo tempo) o causate dal sraccordo del deflussore con il cateterino
- segnalare la presenza di sanguinamento dal catetere o di indumenti imbevuti di sangue, che può essere causata dalla
rottura del catetere o dal cappuccio svitato o staccato
- avvisare se si osserva il reflusso di sangue nel catetere o nel deflussore, causato dal termine dell’infusione prima del
previsto
- Controllare la sede d’inserzione del catetere venoso e segnalare eventuali segni d’infezione (arrossamento e calore della
cute, presenza di gonfiore del punto d’inserzione del catetere, dolore al punto d’uscita o lungo il tragitto del catetere,
febbre)
- Chiamare l’infermiere se la medicazione del catetere si è staccata: è fondamentale mantenere l’asepsi del catetere e della
sede d’inserzione dello stesso, maneggiandoli il meno possibile dopo un accurato lavaggio delle mani
- Se la pompa peristaltica suona per un allarme (termine della miscela, ostruzione della sonda, ecc.), chiamare l’infermiere.
Nel frattempo, in accordo con il personale infermieristico, si può posizionare la pompa in stand-by, ma assolutamente
mai spegnerla.
- Posizionare il campanello vicino al paziente durante la somministrazione dell’alimentazione
- Rassicurare il malato e sostenerlo se presenti vissuti emotivi negativi (“mangio attraverso un tubo”, “non posso più
mangiare come tutti”, ecc.).
EFFETTI COLLATERALI E COMPLICANZE DELLA NPT
Nausea, vomito, cefalee, sensazione di caldo/freddo, rialzi della TC;
complicanze correlate alla posizione del CVC o ad eventuale sua occlusione, lesioni polmonari, pleuriche, embolie,
trombosi;
complicanze metaboliche: l’utilizzo di soluzioni ipertoniche favorisce all’interno dell’organismo degli scompensi che
possono causare delle situazioni di iperglicemia, ipopotassiemia e ad altri squilibri idroelettrolitici.
Complicanze settiche: catetere e punto d’inserzione rappresentano una via aperta per i microrganismi. I primi segni
d’infezione locali e la febbre rendono opportuni accertamenti mirati colturali.
CONCLUSIONI
La Nutrizione Artificiale modifica in modo effettivo quelli che sono i bisogni della persona connessi all’alimentazione, la
sensazione della fame e dell’appetito (appagato nel mangiare), l’apprezzare il cibo con la vista e con il gusto, la soddisfazione del
sedersi a tavola con familiari e amici fino ad arrivare ai bisogni correlati all’immagine di sé ed al proprio stile di vita.
Molto spesso la presenza di una sonda altera gli equilibri psicologici della persona, soprattutto se si tratta di una terapia a lungo
termine.
Anche i familiari possono avvertire queste sensazioni. E’ compito dell’equipe sanitaria sostenere la persona e la famiglia per
favorire un adattamento alla situazione.
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TEST DI AUTOVALUTAZIONE
1. Individua e descrivi brevemente i fattori che influiscono l’alimentazione
2. Elenca i principali errori alimentari nella società industrializzata
3. Spiega il significato di malnutrizione e denutrizione
4. Spiega le conseguenze dell’obesità
5. Definisci bulimia e anoressia
6. Spiega cosa si intende per: disfagia,dispepsia,pirosi,flatulenza
7. Distingui anatomicamente i tipi di disfagia e indica la disfagia che più facilmente causa episodi di ab ingestis
8. Descrivi cosa osservi di un cavo orale per cogliere alterazioni e compromissioni
9. Spiega quali sono gli interventi assistenziali che si devono attivare nei confronti della persona con vomito e le
informazioni che l’OSS deve rilevare e riferire
10. Spiega cause e complicanze del vomito
11. Spiega cosa si intende per alimentazione
12. Spiega il significato di nutrizione parenterale ed enterale e quali sono le competenze dell’OSS, nell’assistere la persona
alimentata attraverso questa modalità
13. Spiega le indicazioni generali per la distribuzione/somministrazione del pasto
14. Spiega le attenzioni che deve avere un operatore d’assistenza nell’imboccare una persona
15. Cosa può comportare un’istituzionalizzazione relativamente al bisogno di alimentazione
16. Quali sono i principi base legati anche alla normativa HACCP relativamente alla somministrazione del pasto?
17. Quali sono i momenti in cui si può suddividere il pasto?
18. Cosa si intende per nutrizione artificiale?
19. Cosa è la N.E. e quali sono le sue indicazioni?
20. Descrivi le comuni metodiche di N.E.
21. Descrivi le modalità di somministrazione della N.E.
22. Quali sono gli interventi assistenziali dell’OSS nella N.E. ?
23. Quali sono i possibili effetti collaterali della N.E. ?
24. Cosa si intende per Nutrizione Parenterale ?
25. N.P.P. o N.P.T. spiega la differenza
26. Come viene infusa la N.P.T. ?
27. Quali sono gli interventi assistenziali dell’OSS nella N.P.T.
28. Quali sono i possibili effetti collaterali e complicanze della N.P.T. ?
29. Come si rileva il peso corporeo e con quali strumenti ?
30. Quali sono i momenti fondamentali per la rilevazione del peso corporeo e quali sono i quattro principi base per una
corretta rilevazione ?
BIBLIOGRAFIA
Liliane Juchli , “ L’assistenza infermieristica di base “ , 3° edizione
J.Linderberg – M. Hunter – A.Kruszewski , Nursing : “ L’assistenza infermieristica centrata sulla persona “
Fiocca S. Fondamenti di Anatomia e Fisiologia umana ( 1991 ) Milano Sorbona
Nancy M.Holloway, Piani di assistenza in medicina e chirurgia ( 1993 ) Milano- Edizioni Sorbona
Ferrara A., Medicina Interna ( 1994 ) , EdiSES
Massini R. , Longhi C., Marchetti P. , Medicina Interna ( 1994 ) Milano. Mc Graw – Hill
Brunner L.S. , Suddarth D.S. , Il manuale dell’Infermiere ( 1987 ) Padova – Piccin Nuova Libraria
F.Cavazzuti, G. Cremonini, Assistenza geriatrica oggi ( 1998) Casa Editrice Ambrosiana
E.Rocchi, Il medico in cucina ( 1990 ) Editrice la Grafica
22 Opera Armida Barelli
Corso per Operatore Socio sanitario Sede di Levico Terme
Dizionario Medico Illustrato Dorland, ( 1988 ) Seconda Edizione Italiana
L.Saiani, A. Brugnolli,”Trattato di Cure Infermieristiche” ( 2011 ) Casa Editrice Sorbona
Glossario
Amenorrea = assenza flusso mestruale
Anoressia = mancanza o perdita d’appetito
Anoressia nervosa = perdita dell’appetito dovuta a disordini emotivi con disturbi dell’immagine corporea
Bulimia = disturbo mentale caratterizzato da episodi di fame esagerata interrotti da vomito autoindotto, senza importanti
perdite di peso
Cachessia = accentuato e profondo stato di disordine costituzionale, cattiva salute generale e malnutrizione, debolezza
Deflusso = passaggio
Edentia = parziale o totale assenza di denti
Elettroliti = Sali presenti nei liquidi corporei,intra ed extra cellulari ,fondamentali per le funzioni organiche e processi fisiologici (
i principali sono: sodio,potassio,cloro ,calcio, magnesio )
Enterale = intestinale
Ematemesi = emissione, attraverso il vomito, di sangue
Emetici = farmaci che provocano il vomito
Fecaloide = somigliante a materiale fecale
Metabolismo = insieme di trasformazioni chimico-biologiche che si svolgono all’interno di un organismo e che stanno alla base
dei processi d’assimilazione
Parenterale = via d’introduzione nell’organismo, di sostanze attraverso l’accesso venoso,sottocutaneo,intramuscolare
Percutaneo = che viene fatto passare attraverso la cute
reflusso = movimento di ritorno di un liquido ( ad es. ritorno del succo gastico, in esofago )
Retrosternale = posto dietro lo sterno
Stenosi = restringimento
Stomia = abboccamento di un viscere all’esterno