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STUDIO LEGALE BONAFINE
Via Gallizzi 51 – 85040 Viggianello ( PZ) –
Tel./Fax 0973-661416 -665161
Avv. Vincenzo Bonafine
TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE DELLA CALABRIA –
CATANZARO –
Il Comune di Rotonda ( c. f. : 00743620767) ,in persona del
Sindaco in carica,legale rappresentante pro –
tempore,Giovanni Pandolfi, autorizzato al presente giudizio
in forza di determinazione dirigenziale n. 158 del 09/11/10 ;
il Comune di Viggianello ( c. f. : 84002150765) ,in persona
del Sindaco in carica,legale rappresentante pro-
tempore,Antonio Emanuele Fiore ,autorizzato al presente
giudizio in forza di determinazione dirigenziale n. 523 del
09/11/10 ;
entrambi rappresentati e difesi,come da mandato in calce al
presente atto,dall’avv. Vincenzo Bonafine ( c. f. : BNF VCN
58M20 H590H ) ,il quale,ai sensi e per gli effetti dell’art. 136
c. p. c.,dichiara di voler ricevere le comunicazioni relative al
processo al seguente indirizzo di posta certificata :
vincenzo.bonafine @pec .it ovvero al seguente numero di
fax : 0973-661416 ed elegge domicilio in Gimigliano al viale
IV Novembre n. 274,presso lo studio dell’avv. Gianni Ferrara
,che designa suo sostituto processuale per il presente
giudizio,
ricorrono
per l’annullamento,previa sospensiva,
del decreto dirigenziale del dipartimento attività produttive –
settore politiche energetiche - della Regione Calabria n.
13.109 del 13/09/10,pubblicato sul supplemento
straordinario n. 1 al BURC parti I e II n. 18 del 05/10/10 ad
oggetto la riattivazione della sezione 2 della centrale
termoelettrica del Mercure ricadente nel comune di Laino
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Borgo - modifica dell’autorizzazione rilasciata dall’
Amministrazione Provinciale di Cosenza in data 09/02/02 ai
sensi dell’art. 12 del d. lgs 387/03 recepito nell’ordinamento
regionale con legge regionale n. 42/08;
di tutti gli atti che ne costituiscono presupposto ovvero
confluiti nell’autorizzazione unica o da essa recepiti ed, in
specie, :
del decreto dirigenziale del Dipartimento politiche dell’
ambiente della Regione Calabria n. 23.795 del 29/12/09 ad
oggetto la revoca del decreto dirigenziale n. 22082 del
03/12/09 con cui era stato annullato in autotutela il decreto
dirigenziale n. 536 dell’08/02/07 nonché tale ultimo decreto
;
dei pareri resi nell’ambito di tale procedimento dall’Ente
Parco Nazionale del Pollino con atto n. 6574106 del
17/10/06 e dalla Commissione per la valutazione di
incidenza della Regione Calabria, dipartimento politiche dell’
ambiente,con atto del 23/01/07;
del parere reso dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza
( già Azienda Sanitaria Locale di Castrovillari ) in data
26/11/07 in sede di conferenza di servizi e confermato con
nota n. 2322 del 21/07/09 ;
dei decreti dirigenziali del Dipartimento ambiente,territorio e
politiche della sostenibilità della Regione Basilicata n.
75/AB/2008/D/1532 del 13/10/08 e n. 75/AB/2009/D/435 del
09/04/09 ad oggetto la convalida,rettifica ed integrazione
del suddetto decreto n. 75/AB/2008/D/1532 del 13/10/08
relativo alla valutazione di incidenza;
del parere reso nell’ambito di tale procedimento dall’Ente
Parco Nazionale del Pollino con atto n. 1.780 del 24/02/09.
BREVI CENNI SULLA VICENDA
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La vicenda della centrale Enel del Mercure è ormai nota ben
oltre i confini della meravigliosa valle dove Calabria e
Basilicata si abbracciano dando vita ad un contesto
ambientale di notevole pregio,tanto da far meritare all’area
l’ elevazione a Parco Nazionale nonché la qualificazione di
sito di interesse comunitario.
Tuttavia, per meglio comprendere la strenua opposizione
delle collettività incise dal progetto di riattivazione e ,con
esse, le stesse ragioni del presente ricorso, è opportuno
ricordare che tale centrale ,costruita a metà degli anni 60,
con tecnologie ovviamente ormai obsolete, non è più
funzionante dal 1993 (quanto alla sezione 2 che si intende
riattivare ) e dal 1997 (quanto alla sezione 1 ).
In tale lungo periodo, istituito il Parco Nazionale del Pollino,
l’intera area si è indirizzata verso uno sviluppo turistico
incentrato sulla tutela e la valorizzazione ambientale,con
significative iniziative sostenute anche dall’investimento di
ingenti risorse pubbliche .
I buoni risultati faticosamente raggiunti, che hanno
proiettato il Pollino sullo scenario internazionale per la sua
natura incantata, l’agricoltura biologica ,i prodotti di qualità,
l’escursionismo ,il rafting ,sarebbero immediatamente
spazzati via da una iniziativa industriale che avrebbe
gravissime ricadute negative non solo sull’ambiente e la
qualità di vita nell’area e,conseguentemente, sulla
percezione della sua immagine,fungendo da pesante
detrattore,altresì sull’occupazione legata alle risorse
ambientali ,destinata ad una falcidia in alcun modo
compensata da eventuali opportunità lavorative collegate
all’impianto le quali ,peraltro,alla stregua degli stessi dati
progettuali,sono da escludere .
La centrale,inoltre,in considerazione delle sue eccezionali
dimensioni ( 41 MW) e della assoluta mancanza,nell’area,
dell’enorme quantitativo di biomassa occorrente per la sua
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alimentazione,dovrebbe approvvigionarsi in un bacino
esteso all’intera Comunità Europea .
In tal modo, la C02 immessa nell’aria dalla combustione non
solo non
sarebbe bilanciata dalla fotosintesi clorofilliana generata
durante la vita delle piante poi divenute biomassa ( che tale
effetto avrebbero prodotto altrove) quanto ad essa dovrebbe
aggiungersi quella indotta dall’enorme traffico veicolare
pesante occorrente per il trasporto della biomassa.
Esso è stimato,già solo per tale voce,in 112 viaggi giornalieri
di autotreni che,avuto riguardo alle caratteristiche della rete
viaria,assolutamente inidonea a reggere un tale traffico,
paralizzerebbero completamente la circolazione.
L’impianto,inoltre, costituisce indiscutibile,grave fattore di
rischio per la salute dei residenti,esposti agli effetti nocivi
delle immissioni e delle sostanze inquinanti prodotte ,
aggravato dalle caratteristiche orografiche del sito
dell’impianto,posto in una conca naturale con scarsa
ventilazione.
Insomma,il progetto non rispetta i canoni della filiera
corta,gli unici che potrebbero invece giustificare un tale
violento intervento sul territorio e renderlo sostenibile con
le esigenze di tutela ambientale e di qualità della vita dei
residenti ,risolvendosi in una mera speculazione industriale
che nulla apporta ad un’area che verrebbe usata, stravolta e
distrutta.
Tanto da far dire ( non agli ambientalisti ma) all’Avvocatura
Distrettuale dello Stato –che la reazione delle collettività
interessate è “ giusta e prevedibile “, una sorta di legittima
difesa da una cieca aggressione .
Tanto più che è sin troppo evidente che l’unica ragione
industriale che sorregge una tale iniziativa ( altrimenti
illogica poiché i costi di produzione sono insostenibili ) è la
volontà del proponente di godere dei vantaggi ed incentivi
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derivanti dalla produzione di energie rinnovabili (anche se in
tal caso,avuto riguardo a quanto evidenziato,la
classificazione dell’impianto tra quelli rivolti alla produzione
di energia pulita appare impropria!) .
E ben può comprendersi la preoccupazione di quanti temono
che,allorché tali incentivi verranno meno, l’impianto possa
essere destinato a funzionare come termovalorizzatore.
….E SUL PROCEDIMENTO
-Dopo tale opportuna premessa, occorre riassumere il corso
del procedimento che occupa, il quale prende avvio in data
02/09/02, allorché la Provincia di Cosenza, alla stregua di un
progetto di natura meramente preliminare ed infarcito di
indicazioni errate,senza alcuna effettiva istruttoria,autorizza
l’ENEL Produzione s. p. a . a riattivare la sezione 2 della
centrale termoelettrica del Mercure ( disattivata dal 1997
con cessazione di ogni attività produttiva dell’obsoleto
impianto ) con alimentazione a biomasse.
Giova sin d’ora evidenziare che l’ autorizzazione del
02/09/02 prevedeva espressamente ,all’art . 3, che “ il
titolare della presente autorizzazione è tenuto ad osservare
le seguenti prescrizioni : 1) l’impianto a biomasse dovrà
entrare in esercizio , inteso come primo parallelo con la rete
elettrica , entro trenta mesi dall’emissione della presente
autorizzazione “ stabilendo che “ la mancata osservanza
delle prescrizioni indicate nella presente autorizzazione ne
comportano ( sic! ) la decadenza “ ! .
- L’ ENEL ,però, non riusciva a completare i lavori entro tale
termine giacché prima dell’integrale esecuzione degli stessi
subiva il sequestro dell’impianto ordinato dalla Procura
della Repubblica di Castrovillari per numerose e gravi
ipotesi di reato .
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L’impianto,pertanto,non entrava in esercizio entro il termine
di efficacia dell’autorizzazione.
- In data 01/02/07 il Ministero dell’ Ambiente e della tutela
del territorio e del mare ( e non già il proponente
come,invece,dallo stesso sostenuto all’evidente scopo di
accreditarsi di affidabilità sul fronte della tutela della salute
dei residenti ) con nota DSA/2007/0003119
( sostituendosi,sostanzialmente, alla Provincia di Cosenza ed
alle Regioni Calabria e Basilicata evidentemente distratte)
ha richiesto ( sul presupposto,non verificato,della sua
vigenza ) l’adeguamento di tale autorizzazione prescrivendo
che fossero utilizzate esclusivamente biomasse vergini da
deforestazione con divieto di impiego di biomasse
classificabili come rifiuti ( viceversa utilizzabili alla stregua
dell’autorizzazione ).
-Per la valutazione della domanda,ancora una volta proposta
alla Provincia di Cosenza , era indetta una conferenza di
servizi nel corso della quale i Comuni di Rotonda e
Viggianello ( siti in territorio lucano ma a ridosso
dell’impianto destinato a produrre i maggiori effetti deleteri
proprio a danno di tali collettività ) non solo dichiaravano la
netta contrarietà al progetto per l’incidenza negativa dello
stesso sull’ambiente,lo sviluppo ,l’occupazione,nonché sulla
salute e la qualità di vita dei residenti ,quanto denunciavano
macroscopiche falsità progettuali .
Eccepivano,altresì,la radicale incompetenza della Provincia
di Cosenza dovendosi individuare nella Regione Calabria , ai
sensi del d. lgs. 387/03 , l’ente dotato di attribuzioni in
materia.
- L’ Ente Parco Nazionale del Pollino,al cui interno è situato il
sito dell’impianto, nella seduta del 26/11/07 evidenziava la
necessità di coinvolgere la Regione Basilicata dal momento
che,per essere l’impianto posto a confine tra le due Regioni,
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appariva indispensabile acquisirne la valutazione di
incidenza ambientale .
- Richiesta,pertanto, la valutazione di incidenza alla Regione
Basilicata ,essa era espressa con decreto n.
75/AB/2008/D/1532 del 13/10/08 palesemente illegittimo
perché non preceduto dal previo parere dell’ Ente
Parco,soggetto istituzionalmente preposto a valutare
l’impatto dell’intervento sull’area protetta.
-Acquisito tale parere a sanatoria ,con successivo decreto n.
75/AB/2009/D/435 del 09/04/09 si procedeva alla
convalida,rettifica ed integrazione del precedente decreto n.
75/AB/2008/D/1532 del 13/10/08 .
- L’ ENEL, in considerazione della durata del procedimento,
ricorreva a questo TAR che con sentenza n. 658/09
,respingeva seccamente il ricorso nella parte in cui si
sosteneva che il rilascio dell’autorizzazione costituisse atto
dovuto, pur intimando alla Provincia di Cosenza di
concludere il procedimento entro il perentorio termine di
trenta giorni dalla notifica della sentenza.
- In esecuzione di tale decisione,la Provincia di Cosenza
convocava per il 30/07/09 una nuova seduta della
conferenza di servizi ,a conclusione della quale, però,proprio
per i denunciati vizi,non veniva adottata alcuna decisione .
- In seguito, e sempre prima che la Provincia di Cosenza
adottasse qualsiasi decisione,l’Ente Parco,innanzi le
macroscopiche violazioni denunciate dagli enti locali ,dalle
associazioni e dai comitati di opposizione allo sciagurato
progetto,decideva di richiedere all’ Avvocatura Distrettuale
dello Stato un parere sulla legittimità degli atti ed,in
specie,sulla compatibilità dell’opera con la destinazione
dell’area .
Nelle more, con deliberazioni n. 64 dell’11/08/09 e n. 1111
del 28/10/09 sospendeva il proprio parere favorevole in
precedenza espresso con determina n. 7550 del 28/07/09.
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- l’ Avvocatura Distrettuale dello Stato con parere reso in
data 21/08/09 lucidamente evidenziava l’assoluta
incompatibilità del progetto con i vincoli di tutela dell’area
rimarcando come l’impianto (anche per le dimensioni e
l’impatto sul territorio ) sarebbe solo foriero di enormi danni
per le popolazioni interessate e porrebbe in discussione la
stessa ragion d’essere del Parco.
Censurava,altresì,le gravi carenze istruttorie del
procedimento,con particolare riguardo alla omessa
valutazione degli interessi delle comunità locali ed alla
mancanza di una approfondita valutazione relativa
all’approvvigionamento della biomassa.
-In conformità a tale autorevole e motivato rilievo di natura
tecnico –giuridica l’Ente Parco con delibera del Consiglio
Direttivo n. 67 del 12/10/09 , nel recepirlo, annullava il
precedente parere favorevole n. 7550/09 .
-Tale valutazione di netta contrarietà al progetto era poi
condivisa e fatta propria dalla Comunità del Parco con
delibera n. 9 del 10/12/09 a sua volta fatta propria dal
Consiglio direttivo dell’ente con delibera n. 84 dell’11/12/09
in cui si ribadiva “ un preciso orientamento di contrarietà “
per essere il progetto radicalmente incompatibile con le
norme di salvaguardia dell’area protetta.
- Del pari, la Regione Calabria, Dipartimento Politiche
dell’ambiente, con decreto n. 22082 del 03/12/09,preso atto
dell’annullamento del parere favorevole in precedenza
espresso dall’ Ente Parco Nazionale del Pollino e
considerato che esso è propedeutico al rilascio della
valutazione di incidenza ambientale, annullava in regime di
autotutela il decreto dirigenziale n. 536 dell’08/02/07 con
cui era stato precedentemente espresso parere favorevole
con prescrizioni .
- Tuttavia,su richiesta dell’ENEL acquisita il 21/12/09 , con
eccezionale solerzia, in appena 3 (tre) giorni lavorativi ( il
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24,25,26,27 dicembre erano festivi ) con provvedimento a
firma del dott. Giuseppe Graziano , direttore generale del
Dipartimento, in data 29/12/09 tale decreto (il n. 22082
del 03/12/09 con cui era stato annullato in autotutela il
precedente decreto n. 536 dell’08/02/07 ) veniva revocato
con la bizzarra motivazione che l’annullamento del parere
favorevole espresso dall’Ente Parco Nazionale del Pollino
con la richiamata determinazione dirigenziale n. 1111 del
28/10/09 non sarebbe stato formalmente riferito al parere
favorevole reso in merito alla valutazione di incidenza
bensì,ed esclusivamente, al parere favorevole reso in sede
di conferenza dei servizi presso la Provincia di Cosenza in
data 30/07/09 !
- In tale condizione di stallo del procedimento, in data
23/12/09 la Provincia di Cosenza,con nota n. 122064,
riconoscendo ( finalmente ! ) la propria incompetenza si
spogliava del procedimento rimettendolo alla Regione
Calabria, Dipartimento Attività produttive,settore politiche
energetiche .
-Tale decisione,peraltro,è stata gravata da ricorso da parte
dell’ ENEL in ordine al quale questo TAR prima ,con sentenza
n. 180 del 20/02/10, ed il Consiglio di Stato poi,con sentenza
n. 1.858 del 26/04/10,hanno individuato nella Regione
Calabria l’ente competente.
- Occorre precisare che presso la Regione
Calabria,Dipartimento Politiche dell’ambiente, era già
pendente il procedimento di verifica di compatibilità
ambientale in ordine al quale era stata indetta una
conferenza di servizi già riunitasi il 03/08/09 ed il
21/10/09 .
- Con nota del 13/01/10 n. 731 a firma del dirigente di
settore dott. ssa G. Rosanna Squillaccioti la conferenza
veniva nuovamente convocata per il 16/02/10 ed a tale
data,ribadita da parte dell’organo gestionale dell’Ente Parco
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del Pollino ( in persona del Direttore Generale,ing. Annibale
Formica) ,così come consta dal relativo verbale,la
contrarietà al progetto, rinviata “ a data da destinarsi”.
-Non consta che i lavori della suddetta conferenza abbiano
mai avuto termine ed il provvedimento impugnato omette
qualsiasi riferimento al suddetto procedimento rimasto
sospeso nel limbo degli Uffici Regionali.
- Ad ogni modo, trasmessi tutti gli atti del procedimento
dalla Provincia di Cosenza alla Regione Calabria , con atto n.
0024507 del 17/06/10 –per come solo incidentalmente si
apprende dal contenuto del provvedimento impugnato-
l’ENEL ne ha richiesto la convalida .
- Né la richiesta né la convalida (che pure sul piano logico e
giuridico avrebbe dovuto necessariamente precedere il
rilascio dell’autorizzazione ) venivano portate a conoscenza
dei soggetti del procedimento .
- Invece, con atto n. 13021 del 28/07/10 a firma dell’ing .
Ilario De Marco,dirigente del settore politiche
energetiche,attività estrattive e risorse geotermiche del
Dipartimento Attività produttive della Regione Calabria ,
(d’ora innanzi indicato,per comodità espositiva,quale il
funzionario ) si richiedeva all’Ente Parco, alla Provincia di
Potenza ed ai Comuni di Laino Borgo, Laino Castello,
Mormanno, Castelluccio Inferiore , Rotonda e Viggianello la
“ trasmissione-entro il 20/08/2010-(di) eventuali modifiche
al parere già rilasciato durante la Conferenza di servizi
tenuta dall’ Amministrazione Provinciale di Cosenza e
conclusasi in data 30/07/09,modifiche derivanti
esclusivamente da eventuali variazioni normative nel
contempo intervenute” .
- Anche avverso tale atto i Comuni ricorrenti,con nota del
06/08/10 , nel ribadire la assoluta contrarietà al progetto
lamentavano la palese arbitrarietà della fissazione del
termine del 30/07/09 cui ancorare i pareri nonché l’omessa
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convocazione di una nuova riunione della conferenza dei
servizi .
- Senza aver mai ottenuto alcun riscontro alle loro istanze
( indice eloquente di scarso senso istituzionale e di
insofferenza verso le ragioni espresse) i Comuni ricorrenti
apprendevano dalla pubblicazione sul supplemento
straordinario n. 1 al BURC – parti I e II - n. 18 del 05/10/10
dell’adozione provvedimento n. 13.109 del 13/09/10 .
^^^^^^^
Avverso tale provvedimento e,per quanto di ragione,degli
atti presupposti e connessi,gli enti ricorrenti propongono
impugnazione per le seguenti ragioni .
SULLA LEGITTIMAZIONE ATTIVA DEGLI ENTI RICORRENTI
Giova evidenziare,preliminarmente, la piena legittimazione
dei Comuni ricorrenti alla proposta impugnazione.
Essi,infatti,hanno partecipato ai lavori della conferenza di
servizi indetta dalla Provincia di Cosenza i cui atti - sul
dichiarato presupposto della loro successiva convalida –
sono stati poi posti a base esclusiva del provvedimento
conclusivo impugnato.
Nessun dubbio può sorgere,pertanto,in ordine alla loro piena
legittimazione a dolersi della illegittimità dell’atto conclusivo
.
Essa ,in ogni caso,spetta già per il fatto di essere non solo
confinanti con il Comune di Laino Borgo,che ospita
l’impianto,quanto di essere esposti ,e ben più di quello,ai
gravissimi pregiudizi derivanti dal suo eventuale
funzionamento.
Non si tratta soltanto della vicinitas ( l’impianto- come
consta chiaramente dalle pur vaghe indicazioni progettuali
- è contiguo ai territori di tali enti ) giacché,già alla stregua
degli atti del procedimento,è possibile affermare che proprio
tali enti subirebbero le maggiori conseguenze dannose ( il
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regime dei venti convoglierebbe i fumi verso i loro centri;
l’enorme traffico veicolare si svilupperebbe lungo le loro
strade, il sistema di raffreddamento dell’impianto –finanche
–dovrebbe alimentarsi con le loro acque ; i maggiori riflessi
negativi sul settore del turismo e dell’agricoltura si
produrrebbero sul versante lucano ).
Del resto, già con riferimento alla posizione di singoli e di
associazioni è stata riconosciuta tale legittimazione
( che,dunque,non può non riconoscersi ad un ente
territoriale che,pur se per interventi realizzati fuori dal suo
territorio,agisce certamente e chiaramente a tutela dello
stesso e,dunque,nello svolgimento delle proprie finalità
istituzionali ) per il mero fatto del deprezzamento dei loro
beni in conseguenza dell’opera ( TAR Emilia –
Romagna,Parma, n. 01 del 12/01/06), per prevenire
pregiudizi alla salute ( TAR Toscana,sez. II, n. 8856 del
21/12/05); per la pericolosità in sé dell’impianto ( Cons. St. ,
sez. IV, n. 5.411 del 15/10/01).
In definitiva,essa spetta a tutti coloro che per risiedere nelle
vicinanze dell’impianto hanno uno stabile collegamento
con il territorio inciso dal provvedimento che
intendono contrastare e dal quale assumono che
subirebbero effetti pregiudizievoli ( TAR Emilia –
Romagna , Bologna, sez. II° , 09/07/08 n. 3296).
Nella fattispecie, i Comuni ricorrenti hanno un significativo
collegamento con il sito dell’impianto giacché proprio il loro
territorio sarebbe fortemente inciso dagli effetti della sua
messa in esercizio e,pertanto,sono pienamente legittimati al
presente giudizio ( Cons. St. ,V, 26/02/10 n. 1.134; Cons. St.
VI, 01/02/10 n. 413 ; TAR Puglia, Lecce, I, 06/05/08 n. 1.290
; TAR Liguria, Genova, I, 22/07/05 n. 1.080 )
^^^^^^^
12
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Ciò posto,i vizi del provvedimento impugnato sono
numerosi,gravi ed evidenti ,relativi sia al procedimento sia al
merito.
Essi saranno esposti seguendo tale ordine,sebbene,
inevitabilmente,molte censure siano comuni ed
interscambiabili .
1) Violazione dell’ art. 14 ter- 6° comma- legge 241/90 –
Violazione dell’art. 12,3° e 4° comma ,del d. lgs 387/03 .
Omettendo ,in questa sede, qualsiasi considerazione
sull’equivoca tempistica ( il provvedimento è stato
emesso il giorno prima che il Ministero dell’Ambiente
e della tutela del territorio e del mare adottasse le
linee guida per il rilascio delle autorizzazioni in
materia di impianti da energie rinnovabili con le quali
il progetto dell’ENEL si pone in stridente contrasto) è
comunque palese l’illegittimità del procedimento seguito.
Al riguardo,occorre innanzitutto valutare la legittimità della
operata convalida degli atti del procedimento svoltosi
innanzi la Provincia di Cosenza, ente incompetente .
Alla luce del chiaro disposto dell’art. 14 ter , 6° comma bis
,della legge 07/08/90 n. 241 secondo cui “ all’esito dei
lavori della conferenza,ed in ogni caso scaduto il termine di
cui al 3 ° comma,l’amministrazione procedente adotta la
determinazione motivata di conclusione del
procedimento,valutate le specifiche risultanze della
conferenza e tenendo conto delle posizioni prevalenti
espresse in quella sede “ è assolutamente certo che la
conferenza di servizi debba essere indetta dall’ ente
competente ad adottare il provvedimento ,il quale
deve curarne sia la fase istruttoria sia quella
conclusiva,tra loro inscindibilmente collegate.
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Ebbene,nel caso in esame,è agevole osservare come
,invece,sia stata la Provincia di Cosenza,ente
incompetente,ad indire la conferenza di servizi , a stabilire i
soggetti aventi titolo a parteciparvi,in tal modo compiendo
delicate scelte incidenti inevitabilmente sul provvedimento
finale, a fissarne le scansioni ,a curarne l’intera istruttoria .
Il ruolo della Regione Calabria, ossia del solo ente
viceversa competente a gestire il procedimento,si è
così risolto in una notarile presa d’atto operata da un
funzionario che , senza mai stabilire alcun contatto con i
soggetti coinvolti, di quel procedimento ha deciso le sorti
con discutibili manovre interpretative delle sue risultanze .
In sostanza ,la Regione Calabria è stata di fatto estromessa
dalla gestione del procedimento esaurendosi il suo
intervento esclusivamente nell’ adozione del provvedimento
finale che – per l’appunto –alla stregua di quegli atti si
sostiene essere dovuto.
Al contrario, ai sensi dell’art. 12 ,3° comma, del d. lgs.
387/03 ,l’autorizzazione unica è rilasciata “ dalla Regione o
altro soggetto istituzionale delegato dalla Regione “ .
E lo strumento per pervenire al rilascio di tale autorizzazione
è quello della conferenza di servizi cui ,in forza del
successivo 4° comma , “ partecipano tutte le
Amministrazioni interessate”.
Nella fattispecie,non solo il ruolo della Regione Calabria
–ente competente- si è ridotto alla mera compilazione
dell’autorizzazione,quanto innanzi tale ente non vi è
mai stata alcuna conferenza di
servizi,impedendosi,pertanto,la partecipazione dei
soggetti coinvolti .
Ne consegue la palese illegittimità dell’operato del
funzionario che ha rilasciato l’autorizzazione, dal momento
che il procedimento doveva avere avvio ex novo non
potendosi conservare alcuna efficacia agli atti compiuti in
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precedenza da un soggetto,la Provincia di
Cosenza,radicalmente sfornito di competenza e
che,tuttavia,ha curato ,condizionato,indirizzato l’intero
procedimento volto al rilascio dell’autorizzazione .
C’ è stata,dunque,una cesura netta tra la fase
istruttoria e la fase decisionale che,invece,avrebbero
dovuto interamente svolgersi innanzi la Regione
Calabria .
Né tale questione può essere sbrigativamente liquidata –
come invece fatto nel provvedimento impugnato –
sostenendosi che si tratterebbe di un’ipotesi di
incompetenza relativa in quanto alla Provincia di Cosenza “
sono attribuite competenze in materia di energia dalla l. r.
34/02 nonché dalla l. r. n. 17/00”.
In realtà, la lapidaria affermazione non ha alcun pregio
rilevandosi solo quale ulteriore indice di accondiscendenza
verso le richieste e le tesi dell’Enel .
Valga considerare,a tal fine,che le attribuzioni riservate alla
Provincia di Cosenza dalle leggi regionali n. 17/00 e n. 34/02
sono irrilevanti e non consentono certo di ritenere tale ente
dotato di competenza nel medesimo settore d’attività.
L’art. 1, 1° comma, della l. . r. 24/11/00 n. 17,infatti, delega
alla Provincia esclusivamente la “ costruzione e l’esercizio di
opere,da realizzare nell’ambito del territorio
regionale,destinate alla trasmissione,allo smistamento,alla
trasformazione e distribuzione dell’energia
elettrica,comunque prodotta,nonché di ogni altra opera
accessoria,fino alla tensione di 150.000 volts “.
E’ agevole rilevare come sia esclusa l’attività di
produzione di energia,qualunque ne sia la fonte.
Il principio è ribadito dall’art. 37 della l . r . del 12/08/02 n.
34 che al 1° comma, riserva alla Regione “ la localizzazione
degli impianti “ ( lettera a) , “ l’elaborazione e l’attuazione
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del piano energetico regionale “ ( lettera d) , “ la
promozione …all’uso di fonti rinnovabili “.
La Provincia,dunque,è sfornita di qualsiasi competenza in
merito all’autorizzazione di impianti di produzione di energia
da fonti rinnovabili spettando ogni competenza alla Regione
la quale- lo si ribadisce –avrebbe dovuto sin dal primo atto
del procedimento assumerne l’iniziativa,l’organizzazione, la
direzione.
Tanto più che la materia dell’energia da fonti rinnovabili ha
una sua precisa autonomia, costituendo una categoria a sé,
come chiaramente delineato dal d. lgs 387/03,dalla l. r.
42/08 e,da ultimo,rimarcato con decreto del 10/09/10 del
Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del
mare .
La giurisprudenza ha avuto modo di affermare tale principio
con una recente decisione del Consiglio di Stato ( sez. V°,
sentenza n. 6.388 dell’11/12/07) che ha dichiarato
l’insanabile nullità di un’autorizzazione all’installazione di un
impianto fotovoltaico rilasciata da ente “ inidoneo” ( nella
fattispecie il Comune ) ,osservando,appunto,come la
competenza esclusiva spettasse alla Regione.
L’incompetenza della Provincia di Cosenza ,come già
accertato dal TAR con sentenza n. 180/10 , è
,dunque,assoluta e non può formare oggetto di alcuna
sanatoria.
Lo stesso TAR,del resto,ha espressamente ravvisato
un’ipotesi di “incompetenza assoluta,con conseguente
nullità dell’atto,nel caso in cui vi sia un’espressa previsione
di legge ovvero quando l’organo che ha adottato l’atto è del
tutto estraneo all’organizzazione dell’amministrazione
competente in base alla ripartizione delle attribuzioni “ ( TAR
Calabria, Catanzaro, n. 907 del 07/07/99).
Del resto,sarebbe paradossale se gli enti ricorrenti, che sin
dal primo atto del procedimento svoltosi innanzi la Provincia
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di Cosenza ne hanno eccepito l’incompetenza , pur dopo
l’accertamento della piena ( ed evidente ) fondatezza di tale
rilievo, dovessero comunque subire gli effetti di un
provvedimento adottato esclusivamente proprio in forza
delle scelte organizzative di tale ente !.
Inoltre,non vi è dubbio che la richiesta dell’Enel di
convalidare gli atti assunti innanzi la Provincia di
Cosenza attenendo ad un procedimento incidentale
esplicante effetto sull’atto finale dovesse comunque
essere partecipata a tutti i soggetti del procedimento
al fine di porli in condizione di esercitare le proprie
attribuzioni ai sensi e per gli effetti degli artt. 10 ss.
della legge 241/90.
Essi,invece,sono stati spogliati anche dell’elementare diritto
al contraddittorio !
Infine,deve osservarsi che, ove,come ritenuto dal
funzionario,volesse ritenersi la sanatoria tout court di quegli
atti, il provvedimento finale dallo stesso adottato non
sfuggirebbe comunque alla censura di illegittimità
giacché,all’evidenza,al procedimento non avrebbe
partecipato un soggetto obbligato quale,per
l’appunto, la Provincia di Cosenza il cui parere,atteso
che era l’amministrazione che aveva indetto la
conferenza di servizi,non è mai stato richiesto ed
,ovviamente,reso.
Né potrebbe acquisirsi dopo l’adozione e la
pubblicazione dell’atto conclusivo!.
Dovrebbe essere ormai chiaro,quindi, che il procedimento
seguito ha clamorosamente violato le richiamate
disposizioni normative.
Sul punto giova solo svolgere un’ultima considerazione
sull’avvertita esigenza di invocare i principi “ di
conservazione degli atti amministrativi,di economicità
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dell’azione amministrativa e di divieto di aggravio del
procedimento “ .
Non è chi non veda come tali principi ,certamente
condivisibili, non consentano certo di scavalcare il rigido
sistema sull’attribuzione delle competenze e sulle regole di
partecipazione ad un delicato procedimento, frustrando le
prerogative degli enti coinvolti .
Né si riesce a comprendere come tali principi possano avere
impedito non solo la doverosa convocazione di tali enti ma
finanche la mera comunicazione della operata convalida
( che ben poteva essere data con la stessa nota del
28/07/10 con cui si apprendeva del procedimento e
che,invece,non ne contiene cenno ) .
In definitiva, nella fattispecie,la conclusione è obbligata : la
radicale inutilizzabilità degli atti già posti in essere con
conseguente necessità che il procedimento prenda nuovo
avvio si riverbera sul provvedimento finale che, già solo per
tale ragione,è radicalmente illegittimo..
^^^^^^^
2) Violazione dell’art. 30,2 ° comma, d. lgs 16/01/08 n. 4 .
L’impianto de quo ricade in un lembo di terra a confine tra le
Regioni Calabria e Basilicata e, sebbene ubicato in territorio
calabro,è su quello lucano che,per condizioni orografiche,
produrrebbe massimamente i suoi paventati effetti nocivi .
Tale circostanza è riconosciuta nello stesso provvedimento
impugnato che,non a caso, prescrive “ l’installazione di n. 3
centraline in territorio lucano,localizzate in prossimità degli
abitati di Rotonda, Viggianello e Castelluccio Inferiore “ .
Essa,del resto,è confermata dalla avvertita necessità della
valutazione di incidenza di entrambe le Regioni.
Ebbene, ai sensi dell’art. 30,2° comma, del d. lgs n. 04 del
16/01/08 “ nel caso di …interventi e di opere sottoposti a
valutazione di incidenza ambientale di competenza
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regionale che possano avere impatti ambientali rilevanti su
regioni confinanti,l’autorità competente è tenuta a darne
informazione e ad acquisire i pareri delle autorità
competenti di tali regioni,nonché degli enti locali territoriali
interessati dagli impatti “.
Giova aggiungere che tale principio è stato ribadito e
rafforzato dall’art. 10,6°comma, dell’allegato tecnico al
decreto del Ministero dell’ Ambiente e della tutela del
territorio e del mare del 10/09/10 secondo cui “ qualora gli
effetti di un progetto interessino il territorio di altre Regioni
o Province delegate,la Regione o Provincia competente al
rilascio dell’autorizzazione è tenuta a coinvolgere nel
procedimento le Regioni o province delegate interessate”.
Può pertanto ritenersi che costituisca vero e proprio
principio generale informatore della materia.
Ne consegue che la Regione Basilicata doveva
obbligatoriamente far parte del procedimento volto al
rilascio dell’autorizzazione.
Ciò che non è avvenuto posto che la Provincia di Cosenza
prima e la Regione Calabria dopo non hanno mai
coinvolto nel procedimento la Regione Basilicata né gli
altri enti locali territoriali interessati ,come il Comune di
Castelluccio Superiore.
Pertanto, al di là di qualsiasi questione sull’ utilizzabilità
degli atti acquisiti nel corso della conferenza di servizi
tenutasi innanzi la Provincia di Cosenza ,comunque il
procedimento è radicalmente viziato dalla mancata
partecipazione della Regione Basilicata .
Sul punto, è appena il caso di notare che tale
partecipazione non potrebbe in alcun modo ritenersi
superata dalla valutazione di incidenza ,cui non può
riconoscersi valore equipollente stante la diversità di
contenuti e finalità dei rispettivi procedimenti.
^^^^^^^
19
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3) Violazione degli artt. 14 ss. legge 241/90 – Violazione
dell’art. 8 dell’allegato alla l. . r. . 29/12/08 n. 42 .
Ledendo il principio di partecipazione e contraddittorio
riconosciuto dagli artt. 14 ss. della legge 241/90,come
modificata ed integrata dalle leggi 15/05 e 69/09 e ,da
ultimo, dal d. lgs. 78/10 che,pur semplificando lo
svolgimento della conferenza di servizi ,ha mantenuto fermo
il principio della necessità che essa si articoli nella
riunione dei soggetti aventi titolo a parteciparvi,il
provvedimento conclusivo è stato invece adottato senza il
rispetto di tale modalità .
L’obbligatorietà della quale,peraltro, è indiscutibile solo che
si consideri che ai sensi dell’art. 14 quater ,1 °comma, della
legge citata, “ il dissenso di uno o più rappresentanti delle
amministrazioni regolarmente convocate alla conferenza di
servizi,a pena di inammissibilità,deve essere
manifestato nella conferenza “
Il ricorso alla conferenza di servizi,del resto, è stabilito anche
dall’art. 8 dell’allegato alla l. r. del 29/12/08 n. 42 con cui la
Calabria ,nel dettare “ misure in materia di energia elettrica
da fonti energetiche rinnovabili “ ha espressamente
previsto che sia convocata una conferenza di servizi “ per
l’acquisizione di tutte le intese,le concessioni,le
autorizzazioni,le licenze,i pareri,i nullaosta,gli assensi
comunque denominati,necessari per la realizzazione del
progetto in base alla vigente normativa”.
La conferenza costituiva quindi strumento obbligato
per pervenire all’adozione del provvedimento finale
sicché il funzionario,acquisiti gli atti dalla Provincia di
Cosenza,avrebbe dovuto fissare una nuova riunione
della stessa in cui soltanto sarebbe stato
possibile,nel contraddittorio tra i soggetti coinvolti,
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pronunciarsi in ordine alla convalida degli atti assunti
ed alla conclusione del procedimento.
^^^^^^^
4) Eccesso di potere –gravi carenze istruttorie –
travisamento di fatti decisivi - irragionevolezza e
contraddittorietà.
a) Il provvedimento finale poggia su dati essenziali non
rispondenti al vero.
Ciò vale,innanzitutto, per la sconcertante attestazione che la
conferenza di servizi svoltasi presso la Provincia di Cosenza
si sarebbe conclusa il 30/07/09.
Al contrario,lo stesso ing. Eugenio Gaudio,responsabile di
quel procedimento, ancora in data 17/11/09 scriveva
testualmente “ che il sottoscritto deve chiudere
urgentemente il procedimento in argomento” ed,infatti, solo
in data 23/12/09 con nota n. 122064 egli ha poi
formalmente dichiarato l’incompetenza della Provincia di
Cosenza rimettendo gli atti alla Regione Calabria..
Tale attestazione appare funzionale all’arbitraria
imposizione di fissare il materiale istruttorio e cristallizzare
la volontà degli enti coinvolti al 30/07/09 ,data dell’ultima
riunione della conferenza di servizi svoltasi presso la
Provincia di Cosenza .
Essa,infatti, equivale alla deliberata scelta di sterilizzare
l’annullamento del proprio precedente parere favorevole da
parte dell’Ente Parco Nazionale del Pollino,soggetto
istituzionalmente preposto alla valutazione di
compatibilità con le finalità dell’area di ogni
intervento da attuarsi al suo interno e la cui
valutazione non può non assumere valenza
determinante .
Giova evidenziare,peraltro, come la determina dirigenziale
n. 1.111 del 28/10/09 ,con cui l’Ente Parco Nazionale del
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Pollino ha annullato in autotutela il parere favorevole
precedentemente espresso in seno alla conferenza di servizi
tenutasi presso la Provincia di Cosenza in data 30/07/09
fosse già agli atti del procedimento sicché la sua mancata
considerazione non può certo spiegarsi con supposte
esigenze di celerità del procedimento denotando,invece,una
malcelata opposizione alle voci contrarie alla richiesta di
autorizzazione.
La pretesa secondo cui le modifiche ai pareri resi in
precedenza potrebbero derivare “ esclusivamente da
eventuali variazioni normative nel contempo intervenute”
non ha alcun fondamento normativo ed ,al
contrario,volendo limitare la libera espressione del
parere dei soggetti interessati integra una grave e
palese illegittimità .
In buona sostanza,voler bloccare al 30/07/09 la
volontà degli enti chiamati a pronunciarsi equivale a
non voler tenere in conto tutto quanto è poi emerso
sulla effettiva realtà del progetto,con buona pace del
principio di buon andamento e di imparzialità
dell’azione amministrativa.
Non sarà un caso se, re melius perpensa, la Provincia di
Potenza, ufficio attività produttive,con nota n. 31749 del
20/08/10 ,il Comune di Laino Castello ,con deliberazione
della G. M. del 57 del 18/08/10 trasmessa con nota n. 3339
del 19/08/10 ,e ,soprattutto, l’Ente Parco Nazionale del
Pollino ,con nota n. 0007916 del 12/08/10 ( cui è stata
altresì allegata la deliberazione del Consiglio Direttivo n. 67
del 12/10/09 di annullamento del precedente parere
favorevole n. 7550 del 28/07/09 ) abbiano comunicato la
propria netta contrarietà al progetto,condividendo ( sebbene
con colpevole ritardo! ) le obiezioni mosse dai Comuni
ricorrenti.
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Valutazioni che il funzionario ha posto nel nulla con
motivazioni non solo prive di fondamento sul piano
giuridico quanto così pretestuose da non potersi
altrimenti comprendere se non con un preconcetto
rifiuto delle ragioni addotte.
Egli,infatti,non ritiene di prenderle in considerazione
perché :
a)sono state rese oltre la barriera temporale del 30/07/09 a
suo avviso superabile, solo per “ sopraggiunte variazioni
normative “ ;
b)non recano “ specifiche indicazioni delle modifiche
progettuali necessarie ai fini dell’assenso “ ;
c)“il parere negativo non annulla “ il precedente parere
favorevole “ in difetto di un formale “ espresso richiamo “
( notazione, quest’ultima,che per il suo bizantinismo pare
tratta da un libello del diritto ecclesiastico medioevale
antecedente,però,la Clementina Saepe , il decreto del 1306
del Pontefice Clemente V con cui pure si intese eliminare i
maggiori eccessi di esasperato formalismo di quel rito !).
I rilievi sono assolutamente banali poiché omettono di
considerare che :
a)il termine del 30/07/09 è stato fissato
arbitrariamente e non coincide neppure con la
chiusura della conferenza di servizi che,come già
rilevato,è stata definita solo in data 23/12/09.
Né spiega perché non abbia tenuto conto neppure
dell’intervenuto Piano Territoriale di Coordinamento
della Provincia di Cosenza –antecedente anche a tale
barriera temporale- che del pari esclude la fattibilità
di un tale impianto .
b) Dagli atti consta inequivocabilmente che non vi sono
modifiche di sorta da poter apportare ad un progetto
che ,per essere in assoluto incompatibile con un’area
protetta ,tanto da porsi in conflitto con l’idea stessa del
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Parco- per adoperare l’efficace espressione dell’ Avvocatura
Distrettuale dello Stato- non è recuperabile imponendosene
una completa stroncatura .
c)Un parere chiaramente contrario e diffusamente
motivato sulle ragioni che lo sorreggono non richiede
certo una sua formale titolazione per implicare
l’annullamento della precedente valutazione contraria . Ma
tant’ è!.
^^^^^^^
b)Non risponde al vero neppure la posizione attribuita
all’Ente Parco, in ordine alla quale il provvedimento
impugnato consuma un clamoroso travisamento dei fatti.
In primo luogo,laddove si sostiene che “ il dissenso
manifestatosi non riguarda amministrazioni preposte alla
tutela ambientale “ sebbene l’Ente Parco Nazionale del
Pollino sia geneticamente preposto proprio a tale tutela .
Anzi, secondo autorevole interpretazione,nel territorio di un
Parco spetterebbe a tale ente ,in via esclusiva, la
valutazione di compatibilità con le norme di tutela di
qualsiasi intervento da attuarsi al suo interno ( nei termini
Consiglio di Stato sez. V 20/08/01 n. 4.469 e sez. IV
26/05/06 n. 3.204 che ha escluso la competenza della
Provincia di Bolzano in merito ad attività da svolgersi
all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio , riconoscendo la
potestà autorizzatoria al Consorzio di Gestione di tale
Ente ).
Giova poi evidenziare che tale parere –che il funzionario,per
giustificarne il mancato recepimento,vorrebbe attribuire al
solo organo politico- è stato invece espresso anche
dall’organo gestionale ,come consta indiscutibilmente dal
verbale del 16/02/10 della conferenza di servizi indetta dalla
Regione Calabria,Dipartimento Politiche dell’ambiente .
E’,del pari,una forzatura asserire che vi sia un contrasto tra
il parere contrario espresso con l’annullamento in autotutela
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del precedente parere favorevole reso in seno alla
conferenza di servizi indetta dalla Provincia di Cosenza ed il
parere formulato all’interno dei procedimenti di valutazione
di incidenza ambientale.
Il funzionario mostra di non conoscere adeguatamente le
differenze tra la valutazione di incidenza ambientale e
l’autorizzazione da rilasciarsi,in sede di conferenza di
servizi,alla stregua delle misure di salvaguardia accolte dal
d. p. r . 15/11/93 .
La prima ha ad oggetto soltanto la verifica di compatibilità
dell’intervento proposto con le esigenze di conservazione
degli habitat naturali e sfocia in un parere obbligatorio ma
non vincolante.
La seconda,invece,valuta la compatibilità dell’intervento con
le suddette misure di salvaguardia concludendosi con un
provvedimento finale che concede o nega l’autorizzazione.
Ben si comprende,allora,come un’opera possa essere
positivamente valutata quanto al procedimento di
incidenza ambientale in quanto ritenuta compatibile
con i parametri di cui al d. p. r . 357/97 e successive
modifiche ed integrazioni –cui è ancorata tale
valutazione – ed,invece, essere ritenuta incompatibile
con le misure di salvaguardia di cui al d. p. r .
15/11/93 alla cui stregua va rilasciata
l’autorizzazione.
Ed è ,per l’appunto,il caso che occupa in cui l’Ente Parco che
( sebbene a torto ) ha giudicato l’intervento compatibile
quanto al primo profilo,ha invece escluso tale compatibilità
quanto al secondo,trattandosi di intervento da attuarsi in
zona 2 che non consente assolutamente la sua
realizzazione.
Il parere favorevole reso nel procedimento per la valutazione
di incidenza ambientale,pertanto,non esclude in alcun modo
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la necessità dell’autorizzazione,avendo quest’ultima
presupposti,natura,finalità differenti.
Non sussiste,quindi, il preteso contrasto tra differenti pareri
dell’Ente Parco né trova fondamento l’affermazione secondo
cui “ il parere stesso non è stato definitivamente espresso
all’esito dei lavori della conferenza di servizi “.
Essa ,anzi, ha il sapore di una presa in giro atteso che
,come già rimarcato,il parere contrario (comunque acquisito
agli atti )andava espresso proprio in seno a quella
conferenza di servizi che il funzionario non ha mai inteso
convocare, benché richiesto ,così non rendendone possibile
l’espressione con le modalità volute.
Sul punto,si sottolinea ancora una volta l’arbitrarietà del
termine del 30/07/09 entro cui confinare i pareri resi,con
conseguente imposizione di una loro conferma .
Si aggiunga soltanto la palese contraddittorietà del
ritenere,da un lato,la perdurante efficacia del parere reso
entro il 30/07/09, dall’altro ,che l’Ente Parco non avrebbe
reso il prescritto parere dopo la nota del 28/07/10 giacché
se l’argomentazione del funzionario avesse fondamento e
pregio ( che non ha ) il suo coerente sviluppo avrebbe
dovuto rendere superflua la richiesta avanzata con la nota
del 28/07/10 per essersi già esaurito al 30/07/09 l’esercizio
del relativo potere.
Insomma,l’impressione è che gli atti siano stati assemblati
tenendo conto esclusivamente della loro funzionalità a
sostegno della determinazione assunta!.
^^^^^^^
c)Si è già detto che presso la Regione Calabria,dopo la
trasmissione degli atti della conferenza di servizi tenutasi
innanzi la Provincia di Cosenza, erano pendenti due
procedimenti aventi entrambi ad oggetto il rilascio
dell’autorizzazione alla riattivazione della sezione 2 della
centrale del Mercure con impiego di biomassa quale
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combustibile dell’impianto : l’uno trasferito dalla Provincia di
Cosenza ed attivato ex art . 12 del d. lgs 387/03,l’altro
attivato direttamente dalla Regione ai sensi dell’art . 1,punto
5 , del d.lgs 59/05 ,ad oggetto l’autorizzazione integrata
ambientale.
Tale procedimento ,ai sensi della norma richiamata,”
sostituisce,esautorandolo,il procedimento di cui al d. lgs n.
387/03 “ sicché –contrariamente a quanto avvenuto – la
Regione avrebbe dovuto valutare “ in sede di conferenza di
servizi A. I . A. …gli atti prodotti ed i pareri già formulati per
lo stesso fine da tutti gli altri enti e soggetti portatori di
interessi pubblici “ .
In tal senso si era correttamente determinata già la
Provincia di Cosenza che con nota n. 16808 dell’11/02/10 nel
rendere il proprio parere in seno alla conferenza di servizi
indetta per il 16/02/10 dalla Regione Calabria aveva
appunto indicato tale percorso procedimentale .
Non solo ciò non è stato fatto ma,come dovrebbe essere
ormai chiaro, la Regione Calabria non ha mai rilasciato
la indispensabile autorizzazione integrata
ambientale sicché anche tale capo del provvedimento
impugnato si regge su un presupposto assolutamente
non rispondente al vero.
Né tale rilievo può essere superato dall’’acquisizione in data
31/05/10 del preteso “ parere favorevole con prescrizioni del
nucleo VIA –nucleo operativo IPPC in merito alla
compatibilità ambientale ed al rilascio dell’ Autorizzazione
Integrata Ambientale ( AIA ) prot. n. 19381 del
24/11/08”,atto non equipollente ma meramente
preparatorio che non esclude la necessità dell’
autorizzazione integrata ambientale richiesta ma mai
data.
In buona sostanza, occorreva una nuova convocazione di
quella conferenza di servizi ferma al 16/02/10 ( nella quale,
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giova ribadirlo, l’Ente Parco Nazionale del Pollino,in persona
dell’organo gestionale di vertice, il Direttore ing. Annibale
Formica, aveva espressamente richiamato “ tutti gli atti
adottati dai propri organi ed in particolare le deliberazioni
del Consiglio Direttivo e della Comunità del Parco nonché gli
atti dirigenziali adottati in merito con i quali è stata
espressa la propria contrarietà alla riattivazione
della centrale” ) .
Sul punto valga osservare che ancora in data 19/03/10 con
nota n. 5.304 a firma proprio del dirigente generale del
Dipartimento Politiche dell’ambiente ,dott. Giuseppe
Graziano, la Regione Calabria ,nel rimettere copia del
suddetto verbale,attestava l’inerenza della relativa
conferenza di servizi al procedimento de quo.
Ne consegue che il funzionario ha estrapolato vari atti,anche
non definitivi, dei procedimenti connessi, componendoli
secondo suoi insondabili ragionamenti .
Egli,certamente,non ha fatto corretto esercizio del suo
potere allorché,in pendenza del procedimento per il rilascio
dell’autorizzazione integrata ambientale (la cui
conclusione,quanto meno,non consta ai Comuni ricorrenti )
ed in difetto della valutazione di impatto ambientale,senza
dare conto della pendenza del primo e della mancanza della
seconda,ha egualmente ritenuto integrati i presupposti per
l’adozione dell’autorizzazione.
Al riguardo,giova evidenziare che la procedura di
valutazione di impatto ambientale costituisce un
procedimento autonomo rispetto a quello finalizzato
all’autorizzazione dell’impianto nel suo complesso, seppure
le determinazioni adottate nell’ambito del primo (endo-)
procedimento risultino necessarie e strumentali al fine
dell’adozione delle determinazioni conclusive del diverso ( e
principale) procedimento autorizzativi(nei termini, TAR
Puglia,Lecce, I° sez., 10/01/08 n. 59 ).
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^^^^^^^
Nel merito,l’autorizzazione e gli atti in essa confluiti
presentano numerosi e gravi vizi , per plateali violazioni del
quadro normativo di riferimento, insanabili carenze
istruttorie,travisamento di fatti decisivi,omessa valutazione
di tutti gli interessi coinvolti, illogicità e contraddittorietà,
mancanza di idonea motivazione.
Giova evidenziare,innanzitutto, che il progetto non solo non
fornisce con pienezza le informazioni necessarie per una sua
corretta e consapevole valutazione quanto ,indicando dati
generici,incompleti ,contraddittori, inesatti, è
oggettivamente idoneo ad indurre in errore gli organi
amministrativi chiamati a valutarlo.
I quali,d’altra parte,hanno denotato una supina accettazione
della proposta progettuale,non verificata ed accolta senza
alcuna effettiva istruttoria né adeguata motivazione ,con
una condotta sintomatica di eccesso di potere.
La nuda elencazione degli aspetti più significativi,che
comunque non esauriscono i temi di censura,evidenzia
appieno la fondatezza del suddetto rilievo.
Essi possono così riassumersi.
5) Violazione del d. p. r . 15/11/93 – preambolo ed allegato a
– misure di salvaguardia del Parco Nazionale del Pollino
La centrale idroelettrica ( così è qualificata dal d. p. r. ) del “
Mercure “ è situata all’interno del perimetro del territorio
del Parco Nazionale del Pollino per come individuato con d .
p. r . 02/12/97 .
Il suddetto decreto nel preambolo , occupandosi
segnatamente della stessa , dopo aver chiarito che l’area in
cui è sita “ potrà essere classificata come zona D a minore
regime vincolistico “ ma che “ attualmente la centrale è
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comunque situata in zona 2 “ prevede che siano possibili
solo “ interventi di manutenzione ordinaria “ .
L’ intervento autorizzato non è certamente riconducibile alla
categoria della manutenzione ordinaria ( che ,del resto, in
quanto tale non avrebbe richiesto l’attivazione di alcun
procedimento per il rilascio dell’autorizzazione ) giacché,
all’evidenza , determina una radicale trasformazione della
tipologia della centrale stessa .
Esso,già per ciò solo, è inammissibile e fonda pienamente le
obiezioni mosse da tempo e che hanno indotto l’Avvocatura
Distrettuale dello Stato a ritenere “ che la proposta di
una centrale elettrica all’interno di un Parco
confligge con l’idea stessa del Parco che si sostanzia
nel riconoscimento di una vocazione specifica di un
territorio degno di essere conservato integro :
vocazione da cui deriva l’assoluta estraneità di ogni
diversa e contrastante attività “.
La compatibilità del progetto con il quadro normativo di
riferimento cui ancorare la valutazione è stata giustificata
con la considerazione che “… l’area di intervento è sita nel
Comune di Laino Borgo (CS) all’interno della vallata del
Mercure posta a confine con la Regione Basilicata ed in
stretta adiacenza con l’area del Parco del Pollino e, quindi
della ZPS <Massiccio del Pollino e Monte Alpi> …”.
Affermazione indice di sconcertante faciloneria istruttoria
del procedimento ed , in ogni caso, non rispondente al vero,
posto che – come assolutamente chiaro ed ormai
pacificamente riconosciuto - la centrale ricade
all’interno della zona 2 del perimetro del Parco
Nazionale del Pollino “ nonché all’interno della ZPS
<Pollino Orsomarso> codice identificativo IT9310303.
Essa , pertanto, si trova all’interno di un’area
doppiamente protetta, da norme nazionali e
comunitarie e dove , ai sensi dell’art . 6 ,comma 10, del
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d .p. r . 12/03/03 n. 120 , è possibile intervenire “ solo per
esigenze connesse alla salute dell’uomo ed alla sicurezza
pubblica, o per esigenze di primaria importanza per
l’ambiente , oppure ,previo parere della Commissione
europea,per altri motivi imperativi di rilevante interesse
pubblico “ .
In tutti gli altri casi è interdetta l’approvazione dell’iniziativa
ed è sin troppo evidente l’insussistenza , nella fattispecie ,
delle suddette condizioni .
Le stesse norme di salvaguardia del Parco ( allegato
A al d . p. r . 15/11/93 “ Istituzione dell’Ente Parco Nazionale
del Pollino “ ) vietano tale opera.
Al riguardo , valga considerare quanto stabilito dall’art . 7
delle misure .
La norma , nell’elencare “ i nuovi interventi di rilevante
trasformazione del territorio “ indica alla lett c) “ opere
tecnologiche : elettrodotti con esclusione delle opere
necessarie all’elettrificazione rurale , gasdotti con
esclusione delle reti di distribuzione , derivazioni ,
acquedotti , con esclusione delle reti di distribuzione ,
depuratori , discariche , ripetitori ,captazioni ed adduzioni
idriche “.
Solo tali opere possono essere autorizzate , previa verifica
della loro compatibilità con le misure di salvaguardia
dell’area protetta e , come è agevole constatare , tra esse
non vi è alcun riferimento a centrali elettriche di sorta .
L’unica interpretazione consentita , fedele alla norma , è nel
senso di un divieto assoluto di un siffatto tipo di intervento
per il quale non può proprio essere rilasciata alcuna
autorizzazione non rientrando lo stesso nel novero delle
opere assentibili .
L’indicazione contenuta all’art . 7 delle misure di
salvaguardia ,infatti,individua le opere che possono ( e non
necessariamente debbono ) essere autorizzate ; tutte le
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altre , in applicazione del noto brocardo “ ubi lex voluit dixit
“ non sono consentite , senza alcuna possibilità di
valutazione .
L’errata interpretazione del quadro normativo di
riferimento , corretta solo in seguito ai rilievi dell’
Avvocatura Distrettuale dello Stato , ha inciso “ non solo
sull’opportunità ma anche sulla legittimità del parere di
compatibilità ambientale “
E proprio alla stregua dei puntuali,profondi,ragionevoli rilievi
mossi dall’ Avvocatura Distrettuale dello Stato l’Ente Parco
Nazionale del Pollino ha poi annullato il precedente parere
favorevole reso con evidente leggerezza e sudditanza verso
il proponente.
Quel che preme evidenziare è che tali vizi non
esauriscono la loro valenza all’interno dei sub –
procedimenti nei quali si inseriscono ,bensì si
riflettono sull’atto finale posto che non vi è dubbio
che,ai fini del rilascio dell’autorizzazione unica,debba
valutarsi ,anche da parte dell’organo procedente,la
compatibilità dell’intervento con le norme che
disciplinano il governo del territorio interessato.
^^^^^^^
6) Violazione degli artt. 1 ss. d. p. r. 06/06/01 n. 380
La verifica della compatibilità del progetto con le norme
urbanistiche applicabili all’area di intervento è operazione
propedeutica ed obbligata per l’esame di qualsiasi
intervento ( così TAR Abruzzo - sentenza n° 590 del
18.08.2003 – che,con riferimento ad un Ente Parco, ha
affermato il principio che : “… nell’esame dei progetti di
costruzioni insistenti nel proprio territorio, ha il potere-
dovere di verificare la congruenza degli interventi sia con le
norme istitutive del Parco che con le previsioni urbanistiche
dei Comuni di cui trattasi, contenute nei piani regolatori
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generali e nei piani attuativi di questi (piani
particolareggiati, programmi pluriennali di attuazione,
etc.)”.
Ebbene, se il funzionario che ha portato a compimento il
procedimento avesse effettuato una tale doverosa
verifica ,sarebbe stato agevole rilevare che i permessi a
costruire rilasciati dal Comune di Laino Borgo in favore dell’
Enel sono stati resi in virtù di un “ parere “ paesistico
inefficace.
Il “nulla osta” ( l’estensore testualmente lo qualifica “
parere “ ) , infatti ,almeno alla stregua degli atti
conosciuti ,non risulta trasmesso alla competente
Soprintendenza come previsto dalla legislazione vigente ,
ora come allora, e ,pertanto , è assolutamente inefficace.
Qualora esso ( tra l’altro privo di qualsiasi motivazione )
non sia stato trasmesso alla Soprintendenza,inevitabile
conseguenza sarebbe che i lavori sino ad oggi eseguiti
dall’ Enel dovrebbero ritenersi realizzati in virtù di un titolo
invalido ed insuscettibile di sanatoria in quanto non solo
l’invalidità si sarebbe concretizzata in un vizio in
procedendo ma incontrerebbe insormontabile impedimento
nell’art . 167 del D.lgs n° 42/2004 che per le aree protette
fa espresso divieto di rilascio postumo , in sanatoria , del
nulla osta paesaggistico .
L ’intervento proposto ,inoltre, incide in parte in zona
classificata “E” ( zona agricola ) ed in parte in zona “D” ,
sottozona “D1” ( insediamenti produttivi ) , benché i titoli
urbanistici rilasciati dal Comune di Laino Borgo qualifichino
l’area di intervento indiscriminatamente come zona “D”, per
altro in difformità dalle rappresentazioni progettuali .
E’ sin troppo evidente , quanto agli interventi realizzati e/o
da realizzarsi in zona “E” , l’ assoluta incompatibilità
urbanistica fra le destinazioni dell’area e le tipologie
progettuali.
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D’ altra parte , lo stesso responsabile del servizio tecnico del
Comune di Laino Borgo nel rilasciare parere favorevole in
sede di conferenza di servizi del 30/07/09 , ha attestato che
“ nel vigente strumento urbanistico la centrale del Mercure
ricade in zona D1 ( produttiva esistente ) e parte dell’area
interessata ai lavori di –parco stoccaggio legname , tronchi –
nonché le – torri di raffreddamento – e l’area dei – serbatoi
nafta e gasolio automezzi – già esistenti dagli anni sessanta
ricade in zona E ( agricola ) “.
Tale attestazione , esatta , smentisce che – come invece
consta dai titoli urbanistici – l’intera area ricada in zona D .
Trattandosi di dato emergente dagli stessi atti del
procedimento il funzionario non avrebbe potuto e
dovuto ignorarlo.
Inoltre , quanto alle opere insistenti in zona “D” , sottozona
“D1” , occorre rilevare che il decreto che ha approvato il
vigente strumento urbanistico locale subordina l’intervento
edilizio all’approvazione di uno strumento urbanistico di
dettaglio ( c.d. intervento indiretto preventivo).
Ne consegue che in difetto di tanto ( alcun richiamo è
operato ad un tale strumento ) non poteva comunque
procedersi al rilascio di alcun titolo abilitativo edilizio .
C’ è di più : nel richiamato parere si attesta formalmente
che “ gli elaborati progettuali presentati a questo
Ente non risultano sottoscritti da parte di tecnico
abilitato, assuntore della responsabilità professionale “ .
Tuttavia , è stato egualmente rilasciato parere favorevole
con la prescrizione ( sic ! ) che “ …risultino sottoscritti da
parte di tecnico abilitato assuntore della responsabilità
professionale “ .
Giova evidenziare ,infine,che non varrebbe richiamare l’art .
12 , 1° comma, del d. lgs 387/03, in forza del quale sarebbe
possibile installare gli impianti che utilizzano fonti rinnovabili
di energia anche in zona agricola .
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Non solo perché il provvedimento non opera un tale
richiamo a sua giustificazione , quanto – e soprattutto –per
l’ovvio rilievo che alla data di rilascio del titolo edilizio la
suddetta norma non era stata ancora emanata !
Si consideri,inoltre,che l’intervento contrasta con il
Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di
Cosenza,approvato il 05/05/2009 ( e,dunque,prima
della chiusura dei lavori della conferenza di servizi )
alla cui stregua è espressamente interdetta la
realizzazione di centrali termoelettriche ovvero
alimentate a biomassa in aree SIC, ZPS o comunque
incluse nel territorio di Parchi Nazionali !.
L’autorizzazione impugnata,peraltro,non solo non tiene
conto delle vigenti norme relative alla pianificazione
urbanistica del territorio su cui l’opera interviene ma
neanche si uniforma alle future previsioni
programmatiche .
Balza all’evidenza ,a tal fine,quanto stabilito nel Documento
Preliminare del Quadro Territoriale Regionale a valenza
Paesaggistica approvato dalla Regione Calabria con DGR n.
387 del 30/06/09 .
Al punto 7.4, A. 1 la centrale del Mercure è espressamente
qualificata quale “ detrattore paesaggistico puntuale “ per il
quale , al punto A. 2 lett h) si propongono “ interventi di
cancellazione o, in alternativa, di mitigazione “.
Come una tale chiara scelta di programmazione degli
interventi relativi ad un territorio ad eccezionale valenza
paesaggistica possa poi giustificare gli atti adottati resta ,
evidentemente , incomprensibile , colorando gli stessi di
ulteriore illogicità ,trattandosi di una insanabile
contraddittorietà tra atti dello stesso ente che riverbera
inevitabilmente i suoi effetti sulla legittimità del
provvedimento adottato.
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L’ autorizzazione rilasciata,pertanto,si pone in chiaro ed
assoluto contrasto con le norme urbanistiche vigenti per
l’area.
^^^^^^^
7) Violazione di legge - l. r. Calabria 29/12/08 n. 42 –decreto
Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del
mare del 10/09/10 .
Eccesso di potere – gravi carenze istruttorie- omessa
valutazione di tutti gli interessi sottesi – omessa valutazione
tecnica delle condizioni fisico ambientali dell’area di
intervento- travisamento di fatti decisivi –difetto di
motivazione.
Il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del
mare con decreto del 10/09/10 ha emanato le linee guida
per il rilascio delle autorizzazioni alla produzione di energia
da fonti rinnovabili.
Alla stregua delle puntuali indicazioni ivi contenute,il
progetto in esame non potrebbe in alcun modo essere
valutato positivamente.
A tacer d’altro perché non soddisfa i requisiti tecnici
prescritti e,segnatamente, per quanto di maggiore interesse,
non è corredato dal progetto definitivo
dell’iniziativa,comprensivo delle infrastrutture indispensabili
per il suo inserimento nel territorio ( art. 13,1°comma,
lettera A);non contiene la descrizione delle caratteristiche
della fonte utilizzata,con l’analisi della producibilità
attesa,ovvero delle modalità di approvvigionamento e,per le
biomasse, anche la provenienza delle risorse utilizzate ( art.
13, 1° comma, lettera B ii. ); difetta di una analisi delle
possibili ricadute sociali,occupazionali ed economiche
dell’intervento a livello locale ( art. 13,1°comma, lettera B v.
) ;non è sostenuto,del pari,dalla specifica documentazione
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prevista per la valutazione di impatto ambientale e la
valutazione di incidenza ( art. 13,1°comma, lettera h) .
Giova evidenziare che tali regole trovano piena applicazione
anche al caso che occupa –sebbene il provvedimento
finale,con sospetta coincidenza,risulti adottato proprio il
giorno antecedente l’emanazione del decreto .
Il procedimento,infatti,non può ritenersi concluso,vuoi
perché pubblicato dopo l’entrata in vigore della novella,vuoi
perché ad oggi non è ancora intervenuto il parere
dell’Ente Parco ,così trovando piena applicazione la
disciplina transitoria dettata dall’art. 18,5°
comma,vuoi,infine,perché ,per essere stato subordinato alla
previa verifica di prescrizioni e condizioni ,non può
comunque dirsi concluso se non dopo la verifica del rispetto
delle prime e l’avverarsi delle seconde..
In ogni caso,le medesime prescrizioni,in buona parte,sono
comunque certamente applicabili al caso in esame,al di là di
qualsiasi questione temporale,poiché già poste dalla l. r .
Calabria del 29/12/08 n. 42.
La quale,dopo avere indicato tra i suoi obiettivi quello di “
ridurre l’inquinamento connesso alla produzione di energia
ed in particolare l’’emissione di gas a effetto serra “ ( art.
1,1° comma, lett. b) dell’allegato sub 2) - finalità che si
pone quale parametro per l’esame di qualsiasi progetto -
prescrive che “ la domanda deve essere corredata della
seguente documentazione “ ( art. 4, 1° comma ) : …”
progetto definitivo dell’impianto redatto a norma del d. lgs
163/06 “ ( lett. c) ; “ per gli impianti a biomassa studio
dettagliato sulla localizzazione dell’impianto in
funzione della disponibilità di biomassa;studio,basato
su indagini dirette,volto a minimizzare i costi relativi
all’acquisto,al trasporto ed allo stoccaggio dei
quantitativi di biomassa necessari al funzionamento
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dell’impianto;contratti preliminari di acquisto delle
biomasse “ ( lett. h) .
La legge,in buona sostanza ,accoglie i principi della filiera
corta,sottolineando la necessità di uno stretto collegamento
tra la disponibilità di biomassa e la localizzazione
dell’impianto,proprio per evitare insediamenti meramente
speculativi,senza una logica né una sostenibilità
ambientale.
E proprio quello dell’approvvigionamento della biomassa è il
punto che più facilmente scopre le denunciate criticità
progettuali in modo esplicito e diretto,denunciando
inesorabilmente le carenze istruttorie del procedimento ed il
difetto assoluto di motivazione dell’atto finale .
Al riguardo,si consideri che :
a)non è mai stato prodotto lo studio dettagliato sulla
reperibilità della biomassa e ciò sebbene già in data
08/04/02 ,in sede di conferenza di servizi per il rilascio
dell’autorizzazione del 02/09/02, l’Ente Parco esigesse un “
piano dettagliato sulla reperibilità del materiale oggetto di
lavorazione” .
Al riguardo, il proponente ha soltanto dichiarato che è stato
“ eseguito uno studio sulla disponibilità di biomasse sul
mercato locale ,che include le regioni limitrofe all’impianto
del Mercure ( Calabria , Basilicata e Puglia ) “ da cui “
emergerebbe una consistente potenziale disponibilità di
prodotto “senza,però,mai produrre tale fantomatico studio
che,pertanto,non consta essere stato esaminato.
b)A fronte di un quantitativo dichiarato ( peraltro fortemente
sottostimato avuto riguardo alla potenza dell’impianto ) di
340.000 tonnellate all’anno(in realtà ,avuto riguardo alle
dimensioni dell’impianto,ne occorreranno tra 500.000 e
600.000 ! )neppure una minima parte proverrebbe
dall’area interessata né lo potrebbe ,in
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considerazione dei vincoli gravanti sulla stessa in
quanto area protetta con divieto di tagli .
Del resto, ove , nell’immediato o in seguito, dovesse
ritenersi che all’approvvigionamento si possa
provvedere con materiale legnoso prelevato
nell’area, sarebbe fin troppo evidente l’ancor più
stridente contrasto del progetto con i vincoli
forestali vigenti sul territorio e che , al contrario ,
impongono il divieto di tagli così consistenti da
attentare alla stessa sopravvivenza dell’area
protetta.
Anche tale aspetto è stato efficacemente valorizzato
nel più volte richiamato parere dell’ Avvocatura
Distrettuale dello Stato che ha saputo far emergere
una insanabile contraddizione del progetto che ancor
più ne rende palese l’inopportunità e l’illegittimità.
c) L’Enel,comunque,lungi dal fornire le puntuali indicazioni
dovute, ha evocato l’ astratta “ potenziale disponibilità di
prodotto “ ( pagina 3 dell’allegato 1 alle precisazioni in
merito alla valutazione di incidenza per la Regione Basilicata
del luglio 2008) senza giammai fornire dati concreti sulla
effettiva reperibilità.
Né ha prodotto una corretta analisi del fabbisogno
energetico della centrale ,sebbene trattasi di un dato
essenziale anche per la valutazione della coerenza delle
fumose indicazioni sull’approvvigionamento.
Sul punto,anzi, si è costretti a riconoscere ,senza apparente
imbarazzo,che “ non è possibile per l’Enel indicare
nominativamente i possibili fornitori “ ( pagina 5
dell’allegato 1 alle precisazioni in merito alla valutazione di
incidenza per la Regione Basilicata del luglio 2008).
Ammissione che merita approfondimento anche alla luce
delle previsioni del decreto 02/03/10 del Ministero delle
Politiche agricole,alimentari e forestali che
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,invece,impongono la tracciabilità e rintracciabilità delle
biomasse.
d)La migliore riprova che l’intero quantitativo di biomassa
proverrà da aree situate ben oltre il raggio dei 70 km
dall’impianto di produzione è in ogni caso data dalle
indicazioni sul traffico veicolare pesante previsto per il
trasporto ,stimato ( rectius: sottostimato ) in 112 passaggi
giornalieri ( pagina 4 delle precisazioni in merito alla
valutazione di incidenza per la Regione Basilicata del luglio
2008) ,dato che già da solo contraddice e smentisce quanto
dichiarato in ordine alla provenienza del combustibile.
In definitiva,la mancata disponibilità di biomassa
nell’area dell’insediamento rende non solo illogica ed
inopportuna l’iniziativa ma inficia radicalmente
l’autorizzazione poiché contravviene platealmente
alle precise indicazioni normative regionali
,anticipatorie delle linee guida nazionali,improntate a
maggiore sensibilità ambientale e comune buon
senso.
L’importazione di un tale quantitativo di biomassa ,con
conseguente necessità di un insostenibile traffico veicolare
pesante,inoltre,determinerà un consistente aumento di
quelle immissioni che,invece,la legge intende ridurre,
facendo apparire l’iniziativa imprenditoriale per quello che
è ,ossia una mera speculazione non inserita nel territorio sul
quale,anzi,produrrà esclusivamente effetti negativi .
Ed è particolarmente inquietante che,in difetto dello studio e
del piano di approvvigionamento della biomassa,con
irritante disinteresse verso le collettività sacrificate ,si sia
ritenuto egualmente di autorizzare la domanda sebbene non
si sappia ancora da dove proverrà l’enorme quantità di
biomassa occorrente per l’alimentazione
dell’inceneritore,con inevitabili riflessi anche sulla
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conservazione dell’integrità dell’habitat naturale,esposto ad
inevitabili quanto indefinite contaminazioni.
La carenza è ancora più grave laddove l’autorizzazione
impugnata non indica nemmeno , quale obbligata
prescrizione ,ciò che è stato imposto dal Ministero dell’
Ambiente e della tutela del territorio e del mare con nota
DSA /2007/14.968 del 25/05/07 ,ossia che “ per quanto
riguarda l’approvvigionamento di biomasse vegetali
che venga prodotta dalla società idonea
documentazione atta a dimostrare che tali biomasse
siano sempre prodotte in via diretta da attività di
deforestazione”.
Paradossalmente ,si autorizza la messa in esercizio
dell’impianto senza neppure curarsi di verificare il
rispetto della prescrizione la cui imposizione è alla
base dell’attivazione del procedimento!.
e)Inoltre, se è vero che il quadro normativo di riferimento
rivela indubbiamente il favor legis verso le fonti rinnovabili
di produzione di energia , ciò accade , però, sul presupposto
che l’utilizzazione delle stesse e di tecnologie avanzate e
compatibili con l’ambiente determini una riduzione delle
emissioni di gas ad effetto serra , in conformità all’
impegno internazionale assunto dall’Italia con la
sottoscrizione del Protocollo di Kyoto dell’11/12/97 .
A tal fine ,è ovviamente necessario che il ricorso a
fonti rinnovabili riduca il livello di inquinamento .
Ciò che è possibile solo quando le centrali a biomasse sono
proporzionate alle potenzialità ed alle esigenze del
territorio , ossia dimensionate alla stregua del quantitativo
di biomasse reperibile in loco .
Ciò in quanto il processo di compensazione della CO2 è
insito nel fatto che la pianta divenuta biomassa ha già
funzionato da scambiatrice con l’atmosfera attraverso la
fotosintesi clorofilliana.
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Nella fattispecie ,invece , come dovrebbe essere ormai
chiaro,la centrale è certamente sovradimensionata e non si
approvvigionerà sul territorio ( se non in misura
insignificante e comunque non chiaramente indicata ) così
dovendo fare ricorso ad un consistente trasporto viario
che,ovviamente , determinerà un forte innalzamento del
livello di inquinamento ,in alcun modo compensato dalla
riduzione di emissioni conseguente al tipo di alimentazione .
Non solo : ma l’energia prodotta non è destinata al territorio
sicché l’eventuale riduzione di emissioni nocive , non
limitata all’area di produzione , costituisce vantaggio
generalizzato laddove proprio l’area in cui è insediato
l’impianto di produzione subirà un notevole incremento del
livello di inquinamento .
^^^^^^^
L’autorizzazione è inoltre inficiata da gravi e palesi vizi
dell’atto presupposto oggetto di modifica, ossia l’
autorizzazione del 02/09/02 la cui modifica è stata oggetto
del procedimento conclusosi con il provvedimento
impugnato .
Il collegamento tra i relativi procedimenti,del resto,è reso
manifesto già dalla convocazione della conferenza di servizi
indetta dalla Provincia di Cosenza per modificare la
richiamata autorizzazione,atteso che ad essa sono stati
invitati esclusivamente i soggetti che avevano partecipato a
quel procedimento.
Ebbene, la conferenza di servizi che ebbe a produrre la
suddetta autorizzazione era evidentemente “ pre –
decisoria ” avuto riguardo alla natura “ istruttoria “ della
stessa .
Tale conclusione è confortata dal tenore dello stesso atto
conclusivo , che afferma “…prima dell’inizio dei lavori di
ristrutturazione della Centrale , dovrà dotarsi della
Concessione Edilizia Comunale…..nonché comunicare a
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questo Ente e a tutte le Amministrazioni coinvolte nel
procedimento, l’inizio e ultimazione dei lavori medesimi”……
contestualmente all’inizio dei lavori, la società ENEL dovrà
trasmettere a questo ente progetto esecutivo” ( art . 2 ) ,
precisando che :”la presente autorizzazione non include
eventuali altre autorizzazioni o concessioni , previste dalle
leggi vigenti , da acquisire da parte della società richiedente
prima dell’inizio dei lavori” (art . 4 ) .
Ne consegue che la conferenza non ha comunque mai
autorizzato l’esecuzione dei lavori preordinati alla
riconversione a biomasse del 2° gruppo della centrale del
Mercure , all’uopo occorrendo la presentazione del progetto
esecutivo ed il completamento dell’indicato iter
che,invece,non è stato mai intrapreso.
^^^^^^^
In ogni caso, non vi è alcuna autorizzazione in essere
che possa formare oggetto di mera variazione o
adeguamento ovvero di integrazione o modificazione
.
L’ autorizzazione del 02/09/02 prevede espressamente
,all’art . 3, che “ il titolare della presente
autorizzazione è tenuto ad osservare le seguenti
prescrizioni : 1) l’impianto a biomasse dovrà entrare
in esercizio , inteso come primo parallelo con la rete
elettrica , entro trenta mesi dall’emissione della
presente autorizzazione “ .
Trattasi di termine perentorio la cui inosservanza
importa la decadenza dell’autorizzazione .
Al riguardo non può sussistere alcun dubbio atteso che il
provvedimento conclude stabilendo che “ la mancata
osservanza delle prescrizioni indicate nella presente
autorizzazione ne comportano ( sic! ) la decadenza
“ ! .
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Per l’effetto , non constando la messa in esercizio entro il
02/03/05 ( trenta mesi dall’emissione dell’ordinanza datata
02/09/02 ) , alla scadenza del suddetto termine
l’autorizzazione è decaduta sicché non può costituire
oggetto di adeguamento di sorta, all’ uopo
occorrendo una nuova autorizzazione e , dunque ,
l’avvio di un nuovo procedimento .
La mancata osservanza del suddetto termine perentorio è
circostanza di fatto assolutamente certa posto che stesso
l’Enel in data 21/07/06 ha formalmente dato atto che “ a
tutt’oggi non sono state rilasciate le autorizzazioni
occorrenti all’entrata in esercizio della centrale “ tanto da
non essere in condizione “ di poter programmare con
sufficiente margine di certezza la messa in esercizio
dell’impianto “.
Si badi bene : non è questione formale , poiché in questa
materia l’esigenza di prevedere termini certi e brevi è
dettata dall’evidente necessità di aggiornare il progetto al
progresso tecnologico ed alle mutate esigenze di sviluppo
territoriale .
Ne consegue che non può autorizzarsi una modifica
dell’autorizzazione occorrendo il rilascio ex novo della stessa
,con relative implicazioni in ordine agli atti da produrre,le
verifiche da svolgere,le determinazioni da assumere.
L’autorizzazione , inoltre , era comunque subordinata ad
una serie di prescrizioni, tra cui ,come visto, quella che l’
Enel avrebbe dovuto comunicare a tutte le Amministrazioni
coinvolte l’inizio e la fine dei lavori e contestualmente
all’inizio dei lavori trasmettere il progetto esecutivo .
Adempimento che ancora oggi non consta essere stato
eseguito.
Inoltre, gli stessi enti che avevano dato parere favorevole
lo avevano comunque espressamente condizionato ad una
serie di prescrizioni e condizioni sicché la verifica del
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rispetto delle prime e dell’avverarsi delle seconde ne
costituiva indefettibile presupposto e limite.
Del resto, che la valutazione del progetto sia stata supina e
frettolosa lo dice l’Avvocatura Distrettuale dello Stato che
rileva ( nel richiamato parere del 21/08/09) come “ il parere
favorevole è stato espresso senza adeguata e sostanziale
valutazione dei fattori di rischio “.
Ciò è dipeso ,in buona misura, dal fatto che la conferenza di
servizi ( sia quella che ha partorito l’autorizzazione del
02/09/02 , sia quella che ha chiuso i suoi lavori il 23/12/09
ed i cui atti sono poi stati posti a base della decisione
assunta dal funzionario ) nonché tutti gli enti chiamati a
pronunciarsi sul progetto in oggetto hanno accettato ,
senza muovere alcuna obiezione, un mero progetto
preliminare.
Che tale sia la natura del progetto non può porsi in
discussione ,atteso che lo stesso Comune di Laino Borgo nel
rilasciare il parere favorevole reso in sede di conferenza di
servizi del 30/07/09 l’ha subordinato “ alla presentazione di
progettazioni esecutive “ ( possibilmente sottoscritte da
tecnico abilitato atteso che il progetto esaminato non lo era
come -senza vergogna- ammesso ! ) .
Del resto , lo stesso proponente nel richiedere la valutazione
di incidenza alla Regione Basilicata lo ha formalmente
qualificato “ preliminare “ .
In merito si ricorda che i pareri su di un progetto di una
opera pubblica vengono espressi solo ed
esclusivamente in presenza di una progettazione
definitiva.
Trattasi di vizio radicale che inficia tutti gli atti rilasciati su
tale insufficiente fondamento .
Esso , inoltre , è indice sintomatico della superficialità con
cui il progetto è stato istruito , con l’acritico recepimento
delle indicazioni del proponente.
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Si aggiunga che le stesse modalità di funzionamento della
conferenza di servizi sono radicalmente viziate.
Innanzitutto, non è stato mai chiarito il pregiudiziale nodo
relativo alla sua natura , politica ovvero gestionale , e ,
conseguentemente , all’ individuazione dei soggetti
legittimati a parteciparvi .
Ed ,infatti , vi è stata una promiscuità di ruoli e funzioni ,
avendo partecipato ora gli organi politici , ora i funzionari
degli enti , con evidenti riflessi sulla legittimità del
provvedimento finale che quei vizi assorbe e contiene .
Non solo , ma non vi è stata alcuna coerenza atteso che dai
verbali delle numerose sedute della conferenza si rileva , di
volta in volta, la partecipazione tanto di funzionari quanto di
rappresentanti politici degli enti coinvolti .
In specie , appare viziata la partecipazione ai lavori della
conferenza del Comune di Laino Borgo che alla seduta
dell’08/01/09 è stato rappresentato dal Sindaco ed a quella
del 30/07/09 dal Responsabile dell’Ufficio Tecnico
Comunale .
Ebbene , quest’ultimo , in ragione della carica, era senz’altro
legittimato a rappresentare l’ ente di appartenenza ma solo
quale organo gestionale .
Veste nella quale certamente , non avrebbe potuto togliere
effetto alla contraria dichiarazione già espressa dal Sindaco
nella precedente seduta dell’08/01/09.
A tal fine sarebbe stato necessario quanto meno una
formale delega dell’organo politico che – per come eccepito
già in quella sede – viceversa non consta essere stata
rilasciata .
Non è dato comprendere ,inoltre, in forza di quali criteri il
responsabile del procedimento abbia individuato i soggetti
legittimati a partecipare ai lavori .
In specie , si rileva una palese ed ingiustificata
discriminazione laddove , da un lato, si è ritenuto che avesse
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titolo per partecipare il Comune di Mormanno , dall’altro si è
esclusa la partecipazione del Comune di Castelluccio
Superiore , il cui collegamento con l’area oggetto
dell’intervento è decisamente più forte ed evidente .
Infine , consta dalla stessa domanda che al progetto
originario sono state apportate successive e consistenti
modifiche sulle quali , però, gli enti coinvolti non hanno
avuto modo di esprimersi , laddove sarebbe stato comunque
necessario un nuovo pronunciamento.
Infine,non può non notarsi che i lavori della conferenza
avrebbero dovuto avere termine l’08/01/09 ,allorché sia il
Comune di Laino Borgo che l’Ente Parco avevano espresso
parere sfavorevole .
Tuttavia , in tale seduta l’ing . Eugenio Gaudio,
responsabile del procedimento e presidente della
conferenza ,anziché chiudere i lavori,ha disposto
inopinatamente un rinvio, con anomala riapertura dei
termini del procedimento .
Trattasi di ulteriore elemento che rafforza i dubbi espressi
sull’inosservanza dei canoni cui dovrebbe essere improntata
l’azione amministrativa.
^^^^^^^
8)Eccesso di potere –gravi carenze istruttorie e di
motivazione – travisamento di fatti decisivi -omessa
valutazione di tutti gli interessi sottesi – omessa valutazione
tecnica delle condizioni fisico ambientali dell’area di
intervento -irragionevolezza e contraddittorietà – mancanza
di motivazione.
E’ opportuno innanzitutto evidenziare l’assoluta tempestività
dell’impugnazione anche in ordine agli atti ed ai
procedimenti connessi o presupposti che sono confluiti
nell’autorizzazione unica,ovvero dalla stessa recepiti, e che
pure appaiono affetti da palese eccesso di potere.
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Nella fattispecie,infatti,ricorre una fattispecie di connessione
procedimentale,ovvero di attività amministrativa a struttura
pluriprocedimentale, in ordine alla quale ,al fine di rendere
effettiva la tutela,è sufficiente -necessario impugnare il
provvedimento conclusivo in cui culminano e si sintetizzano
tutti gli altri atti .
Ciò per una duplice ragione.
In primo luogo, perché la conoscenza della immediata
lesività di atti e procedimenti connessi e presupposti non
può essere meramente presunta ( cf. Cons. St. ,IV, 15/05/08
n. 2.236; TAR Catanzaro , I, 01/09/08 n. 1.176 ).
Inoltre ,perché ,semmai,è ragionevole presumere il
contrario,ossia che la piena conoscenza dell’intera attività
amministrativa pluriprocedimentale e della sua lesività, ai
fini del decorso dei termini di impugnazione,maturi solo al
momento della definitiva conclusione dei procedimenti tra
loro interconnessi ,con l’adozione del provvedimento finale
( Cons. St. ,IV , 29/01/09 n. 391).
Ciò posto,( e sebbene le censure investano il procedimento
e l’autorizzazione unica in ogni loro profilo )si contesta
specificamente la legittimità dei seguenti atti di maggiore
rilievo lesivo.
a)Decreto dirigenziale Dipartimento Ambiente della Regione
Calabria n. 23.795 del 29/12/09 .
E ‘ stato già rimarcato come in uno dei procedimenti
connessi sia stato raggiunto un record di tempismo
amministrativo difficilmente eguagliabile.
Ci si riferisce al richiamato decreto a firma del dott .
Giuseppe Graziano, dirigente generale del Dipartimento
ambiente della Regione Calabria, che ,con eccezionale
solerzia, il 29/12/09 ,su richiesta dell’ENEL acquisita
appena il 21/12/09 , in soli tre giorni lavorativi liberi ( il
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24,25,26,27 dicembre erano festivi ) ha revocato il decreto
n. 22082 del 03/12/09 con cui era stato annullato in
autotutela il decreto n. 536 dell’08/02/07 contenente
parere favorevole con prescrizioni in merito alla procedura
di valutazione di incidenza.
E ciò in quanto,a suo dire,l’annullamento del parere
favorevole espresso dall’Ente Parco Nazionale del Pollino
con la richiamata determinazione dirigenziale n. 1111 del
28/10/09 non sarebbe stato formalmente riferito al parere
favorevole reso in merito alla valutazione di incidenza
bensì ,ed esclusivamente, al parere favorevole reso in sede
di conferenza di servizi presso la Provincia di Cosenza in
data 30/07/09!
In realtà,chiunque può verificare che l’annullamento del
parere ,per come ampiamente motivato,è stato
dettato dalla generale ed assorbente considerazione
di una assoluta incompatibilità del progetto con la
stessa ragion d’essere del Parco sicché non è
consentito operare tali sofistici distinguo.
Del resto,il parere reso in sede di conferenza e volto
al rilascio dell’autorizzazione unica contiene ed
assorbe,riportandole ad unità, tutte le valutazioni
incidentali espresse su singoli aspetti della domanda.
Il provvedimento ,dunque,è stato illegittimamente assunto .
^^^^^^^
b)Decreto dirigenziale Dipartimento Ambiente della Regione
Calabria n. 536 dell’08/02/07 .
Relativo parere favorevole della commissione di valutazione
di incidenza del 23/01/07
Decreto dirigenziale del Dipartimento Ambiente della
regione Basilicata n. 75/AB/2009/D/435 del 09/04/09 di
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convalida,rettifica ed integrazione del precedente decreto n.
75/AB/2008/D 1532 del 13/10/08.
I rilievi critici ad oggetto tali atti sono sostanzialmente
comuni e,dunque,possono esporsi congiuntamente.
Occorre solo evidenziare, quanto al decreto dirigenziale del
Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata n.
75/AB/2009/D/435 del 09/04/09 di convalida,rettifica ed
integrazione del precedente decreto n. 75/AB/2008/D 1532
del 13/10/08 ,come tale atto denunci già nella formale
titolazione il vizio originario di una sua adozione a sanatoria
di una grave violazione procedurale.
Esso,infatti,intende sanare,richiamandolo integralmente,il
precedente decreto del 13/10/08 adottato,però,senza
acquisire il prescritto parere obbligatorio dell’Ente Parco.
Non può,evidentemente,ammettersi che un parere
obbligatorio,destinato ad incidere sul contenuto dell’atto
finale,possa essere acquisito dopo l’adozione di
quest’ultimo, riducendolo a mero requisito cartaceo di
validità formale del procedimento ed in tal modo
snaturandolo della sua tipica funzione di indirizzo.
Ad ogni modo ,sia il provvedimento di valutazione di
incidenza della Regione Calabria,con il relativo parere della
commissione istruttoria,sia l’omologo della Regione
Basilicata e,conseguentemente,l’autorizzazione unica che li
ha recepiti, poggiano su presupposti errati apparendo
determinati da indicazioni progettuali inesatte
,incomplete ,contraddittorie ,oggettivamente non
rispondenti al vero , formalmente denunciate già
nella seduta della conferenza di servizi dell’ 08/01/09
dal Sindaco di Rotonda,il quale non consta essere mai
stato smentito nelle sue gravissime quanto
dettagliate affermazioni .
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Occorre,pertanto,soffermarsi sugli aspetti più clamorosi di
un progetto improntato a sconcertante faciloneria.
Primo su tutti quello relativo all’ubicazione dell’impianto che
si assume in “ stretta adiacenza con l’area del Parco del
Pollino e,quindi,della ZPS Massiccio del Pollino e Monte Alpi
“ mentre ,invece, esso ricade all’interno del perimetro
del Parco ed all’interno della ZPS Pollino
Orsomarso,codice identificativo IT 9310303.
Trattasi,all’evidenza ,di dato essenziale per la valutazione di
incidenza eppure assolutamente trascurato .
Si attesta,poi,che l’area interessata è situata “ in un
territorio ortograficamente montuoso “ ma si omette di
precisare che la centrale è collocata in una valle ( con i
conseguenti problemi quanto al ristagno dei fumi ) e
manca finanche uno studio sul regime dei venti ,
giacché si è ritenuto di poter desumere i relativi dati
“ da quelli della stazione AM di Latronico, situata
nella valle parallela “ (sic! ) posta a distanza di
chilometri .
Evidentemente per minimizzare l’incidenza degli effetti
pregiudizievoli per l’uomo , si assume che nell’area “ sono
presenti solo piccoli centri sparsi coincidenti con gli abitati di
Rotonda , Viggianello, Laino , Mormanno , Castelluccio “
senza precisare però che i residenti in tali “ piccoli
centri sparsi “ sono circa 20.000 unità e vi sono gruppi
di case ad un tiro di schioppo dalla centrale .
Del pari , si evince che il sito oggetto di intervento , “ sede
di un paleolago di cui restano attualmente ancora visibili le
formazioni sedimentarie fluvio –lacustri relitte originatesi in
epoca post –glaciale quaternaria “ presenta indubbi aspetti
di interesse storico archeologico , come documentato , del
resto, da numerosi studi e ritrovamenti ( molti dei quali
esposti nel museo di Rotonda ) , e , tuttavia, palesando
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ulteriore difetto di istruttoria, non vi è stata alcuna concreta
valutazione dell’interesse culturale dell’area.
Inoltre,l’intera impalcatura progettuale si regge sull’implicito
presupposto che l’impianto sia già esistente,con l’insistita
affermazione di voler ristrutturare , riconvertire , modificare
l’impianto , dato a tutti gli effetti per esistente e che ,invece
, tale non può ritenersi giacché da tempo non funzionante .
Esso,invece,come già rilevato, sin dal 1997 ha cessato di
funzionare.
Al riguardo,soccorre l’art . 2 del d . lgs 18/02/05 n. 59
recante “ attuazione integrale della direttiva 96/61/CE
relativa alla prevenzione e riduzione integrate
dell’inquinamento “ , che, alla lett . d ) , fornisce la nozione
normativa di impianto esistente definendo tale “ un
impianto che , al 10/11/99 , aveva ottenuto tutte le
autorizzazioni ambientali necessarie all’esercizio o il
provvedimento positivo di compatibilità ambientale , o per il
quale a tale data erano state presentate richieste complete
per tutte le autorizzazioni ambientali necessarie per il suo
esercizio , a condizione che esso sia entrato in funzione
entro il 10/11/00”.
L’impianto oggetto di esame , pertanto, non può che
essere definito nuovo , ossia “ un impianto che non
ricade nella definizione di impianto esistente “ ( lett . e)
della norma richiamata ),in quanto tale sottoposto alle
più restrittive norme di valutazione fissate per i
nuovi impianti .
Pur omettendo qualsiasi considerazione sugli aspetti
maggiormente tecnici ( e,tuttavia, estremamente
rilevanti,dell’impatto sull’ambiente per
ceneri,rifiuti,emissioni gassose e polveri sottili in atmosfera,
emissioni sonore ,effluenti liquidi ,consumo delle risorse
ambientali) che richiederebbero un’analisi squisitamente
scientifica, si richiama l’attenzione sui soli punti più critici e
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di immediata rilevabilità già efficacemente messi in rilievo
in uno studio effettuato dagli esperti Rabitti e Casson dal
quale emergono macroscopiche carenze ed indicazioni
spudoratamente inattendibili proprio in ordine agli elementi
essenziali per una corretta valutazione del progetto.
Sul peso ambientale dell’iniziativa si sostiene che la
trasformazione dell’impianto determinerebbe una “
consistente riduzione delle incidenze ambientali , con
particolare riguardo alle emissioni di CO2 “ ma ciò è vero
solo assumendo a parametro il livello di inquinamento
riscontrabile allorché la centrale era attiva , laddove la
stazione 1 è stata posta in stato di arresto con
cessazione dal servizio il 01/05/1997, mentre la
sezione 2 è stata disattivata e dichiarata dismessa al
MICA a far data dal 01/10/1993 .
Ed ancora è dato leggervi rassicurazioni in ordine alla qualità
delle acque del fiume Mercure desunte “ da indagini
eseguite dall’Enel nel 1999,in periodo di esercizio della
centrale “ mentre essa, come già rimarcato, era da anni
inattiva.
Sul punto occorre altresì rimarcare l’incompetenza
dell’Autorità di Bacino della Calabria che con atto n.
10.155 dell’11/07/07 ha espresso parere favorevole in
ordine ad un corso idrico per il quale la competenza è
dell’omologo ente lucano.
Ulteriore vizio che inevitabilmente si riflette sull’atto finale.
Del pari , non ci si è preoccupati di verificare l’incidenza
fortemente negativa di una tale iniziativa sulla vocazione e
l’immagine turistica dell’area nonché sulla consistente
occupazione legata al settore turistico –alberghiero , al
rafting , all’agricoltura , alle produzioni agricole tipiche
( quali il fagiolo poverello e la melanzana rossa di
Rotonda ) .
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E’ sorprendente l’assenza di qualsiasi studio sulla
viabilità e sull’effetto inquinante prodotto dal
consistente aumento di traffico pesante (sono previsti
112 autoarticolati al giorno già solo per il trasporto delle
materie prime cui occorre aggiungere l’ulteriore
incremento di traffico derivante dalle “ altre esigenze di
trasporto , compresi l’approvvigionamento di gasolio e gpl e
lo spostamento del personale di esercizio “ nonché ,
durante la fase dei lavori , quello derivante dai “ mezzi
adibiti al trasporto dei materiali “) .
Balza all’evidenza la mancata indicazione dello stesso
percorso da seguire a fronte di una rete viaria già
inadeguata priva , in molti tratti , dei requisiti minimi di
sicurezza imposti dal Codice della Strada per accogliere un
siffatto traffico veicolare .
Specie allorché, a breve ( il dato è notorio ) sarà
interessato dai lavori di rifacimento dell’ autostrada SA/RC
il tratto Lauria Sud/ Campotenese .
Il proponente ,peraltro, dopo essersi formalmente
impegnato a realizzare i necessari adeguamenti della rete
viaria non ha fatto alcunché e ciò sebbene tale
adempimento fosse stato elevato a condizione di
efficacia dell’autorizzazione concessa il 02/09/02.
Al riguardo,valga considerare che già il Comune di Laino
Borgo nell’esprimere con delibera del Commissario
straordinario n. 43 del 05/04/02 parere favorevole lo
subordinava alla condizione che fossero “ previste idonee
infrastrutture di collegamento fino all’ A3 SA/RC o
migliorate quelle esistenti,al momento
insufficienti,tali da sopportare il notevole traffico ,di
camion per il trasporto della massa legnosa,che sul
territorio si svilupperebbe”.
Tali aspetti istruttori avrebbero richiesto un necessario
approfondimento ,specie alla luce del netto parere contrario
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della Provincia di Potenza espresso in sede di conferenza di
servizi innanzi la Provincia di Cosenza anche per la puntuale
considerazione dell’insostenibilità di un tale traffico pesante.
Il quale rileva anche ai fini dell’applicazione delle misure di
salvaguardia vigenti per il territorio del Parco cozzando con
la drastica previsione di cui all’art. 3,lettera i.
In realtà, come visto, l’intero procedimento , nonostante la
sua lunga durata,è contrassegnato ,da un lato,da incredibili
svarioni fuorvianti, dall’altro da sconcertante faciloneria
istruttoria .
Non è dato comprendere come , a fronte del mancato
chiarimento di aspetti così critici e fondamentali e
dell’individuazione di possibili rimedi ,possa comunque
avere goduto di una valutazione favorevole .
^^^^^^^
c) Parere dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza ( già
Azienda Sanitaria Locale di Castrovillari ) espresso in sede di
conferenza di servizi del 26/11/07 e confermato con nota n.
2322 del 21/07/09.
Tale atto è ancor più censurabile poiché ,per provenire da un
ente preposto alla tutela della salute umana,avrebbe
richiesto massimo scrupolo ed ,invece, trascura
grossolanamente di verificare gli effetti di una tale
opera sulla salute umana , sebbene sia nota l’estrema
pericolosità di tali impianti.
L’ Azienda sanitaria locale non ha avvertito neppure la
preoccupazione di verificare quale sia già ad oggi il
livello di inquinamento ambientale dell’area prima di
aggravarlo né ha preteso uno studio sull’impatto
sanitario dell’impianto ( aspetto assolutamente
trascurato ,anche formalmente,dal progetto ).
Carenza ancor più grave atteso che la salute costituisce
bene primario di rango costituzionale e che per la sua
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salvaguardia la giurisprudenza ha costantemente affermato
che deve applicarsi il principio della massima cautela ,
vietandosi tutte le immissioni anche solo
potenzialmente lesive per la salute .
Tanto più che nella stessa nota dell’ ASL n. 2 di Castrovillari
n. 1334 del 07/05/02 si poneva in evidenza che “ necessita
studiare l’impatto ambientale legato alle emissioni
ed alla dispersione degli inquinanti gassosi e delle
ceneri,con probabile emissione di radioattività
naturale ,all’inquinamento acustico prodotto dall’impianto
e dal traffico veicolare (aumentato) ,all’inquinamento
elettromagnetico ecc. al fine di verificarne la corrispondenza
con gli standards di accettabilità previsti dalla legislazione
vigente ed individuare precocemente interventi e
provvedimenti risolutivi da adottare per la risoluzione dello
stesso; ricercare,altresì,le probabili associazioni tra i diversi
fattori di inquinamento ambientale ed occupazionale ed
effetti sulla salute pubblica e degli addetti “.
Il parere favorevole,del resto,contrasta con l’avvertita
necessità che , tra l’altro, “ si realizzi un sistema di controllo
automatico dei parametri ambientali previsti dal progetto
che preveda il blocco automatico delle attività in caso di
superamento dei limiti di norma “ e che “ venga costituita
un’apposita commissione di esperti di comprovata
professionalità e tecnici , degli enti istituzionalmente
competenti in materia , con la mansione di studio e
monitoraggio ambientale costante “ .
Insomma,anche tali atti appaiono viziati da gravi carenze
istruttorie e dalla omessa ponderazione di tutti gli interessi
coinvolti.
Ancora una volta è illuminante il pensiero dell’Avvocatura
dello Stato , secondo cui è stato “ omesso di comparare
il funzionamento di una centrale elettrica con
l’impatto sulle popolazioni e sull’economia delle
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comunità locali, alle quali l’impianto non apporta
alcun beneficio ( e può essere , invece , foriera di
danno ) “.
^^^^^^^
E’ banale osservare che la esatta conoscenza dei suddetti
punti sarebbe stata fondamentale per una corretta
valutazione del progetto sicché la loro incompleta ,imprecisa
,errata rappresentazione non può non avere assunto
efficacia causale determinante ai fini dell’atto adottato.
Non è accettabile e costituisce offesa all’intelligenza degli
interlocutori , pertanto, che – così come invece fatto -il
rilievo di tali vizi progettuali possa essere liquidato alla
stregua di “ refusi dattilografici “ affermando che “
non incidono minimamente nella valutazione ivi
svolta “,ritenendosi irrilevante l’ubicazione dell’impianto e
la circostanza dell’essere o meno abitata la relativa area .
E’ un po’ come se ,nell’esame di una domanda di rilascio di
un permesso a costruire ,si sostenesse essere la stessa cosa
ubicare l’intervento in zona edificabile o nella quale vige
divieto assoluto di attività edilizia!
E’ invece sin troppo evidente che a fronte di tali rilievi si
imponesse un radicale riesame del progetto il quale , al di là
di qualsiasi questione sulla sua natura ,esecutiva o
meramente preliminare , mostra appieno le gravi carenze
che ne inficiano uno stesso serio esame.
Da quanto sopra , e senza con ciò travalicare i limiti
dell’esame giuridico dell’atto per invadere quello della sua
opportunità, consegue che a fronte di danni certi e
gravissimi per un territorio protetto ( impatto sull’eco-
sistema , aumento del traffico viario pesante , esposizione a
fattori altamente inquinanti , ricaduta pesantemente
negativa sull’immagine e la percezione dell’area e , dunque,
sullo sviluppo turistico e la relativa occupazione ) e di
effetti almeno potenzialmente dannosi per la salute dei
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residenti , non emerge alcuna utilità che possa,almeno
parzialmente , compensare e giustificare le
valutazioni favorevoli .
Tale constatazione non ha solo forti implicazioni in ordine
alla valutazione del merito del progetto ma , evidentemente
, si riflette sulla legittimità degli atti assunti , dal momento
che l’approvazione del progetto non è giustificata dal
pubblico interesse ( non riducibile alla , pur
apprezzabile , esigenza di produzione di energia ).
Certo è che tali carenze istruttorie ed , in specie,
l’omissione di una seria valutazione comparativa
degli interessi coinvolti alla luce della vocazione
speciale di un territorio che gode di duplice
protezione , ha determinato anche l’assenza di un
valido apparato motivazionale .
Il generale obbligo di fornire adeguata contezza delle ragioni
di fatto e di diritto su cui si fonda il provvedimento
amministrativo – specie se di così rilevante incidenza – non
può ritenersi soddisfatto quando l’adozione di esso non sia
stata preceduta da una seria istruttoria e da una adeguata
comparazione degli interessi in conflitto.
Nella fattispecie , un tale esame comparativo difetta
radicalmente , giacché i gravissimi ( per meglio dire
letali ) effetti della realizzazione del progetto
sull’area protetta non sono stati affatto considerati .
Il funzionario,infatti, si è limitato a riassumere gli atti
acquisiti senza svolgere né una loro disamina né una
obbligata valutazione dei punti critici dagli stessi
evidenziati .
Le considerazioni che precedono, per la molteplicità e
l’indubbia valenza dei profili interessati, minano l’intero
impianto progettuale e,per l’effetto, il provvedimento finale.
Adottato senza elaborare una qualche valutazione
critica degli atti che,ove compiuta,avrebbe reso
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palese le assoluta inconciliabilità del progetto con la
destinazione dell’area,le regole giuridiche, il comune
buon senso e, si lasci passare l’espressione,la
decenza .
^^^^^^^
CONCLUSIONI
Dovrebbe essere ormai chiaro che il provvedimento adottato
non tutela “ il pubblico interesse delle popolazioni locali
residenti nell’area del Parco “ né la “ vocazione specifica “
del territorio ed i vincoli derivanti dalla tutela “ speciale “ ad
esso accordata giacché l’impianto non apporta alcun
beneficio risolvendosi in una speculazione imprenditoriale
che utilizza il territorio esponendolo a gravissimi rischi non
adeguatamente valutati.
Il provvedimento impugnato,adottato a conclusione di una
incredibile sequela di violazioni procedimentali,non risponde
al pubblico interesse e,pertanto,se ne impone
l’annullamento.
^^^^^^^
Quanto all’individuazione dei soggetti da chiamare in
giudizio,si ritiene che essi vadano individuati
esclusivamente in quegli enti che,nell’ambito della
conferenza di servizi, hanno espresso pareri o
determinazioni lesive della sfera giuridica degli interessi dei
Comuni ricorrenti ( Cons. st. ,IV, 02/05/07 n. 1.290 ).
Pertanto,alla stregua delle ragioni che sorreggono il
ricorso,gli enti cui riconoscere tale legittimazione si
individuano esclusivamente nei seguenti :
Regione Calabria,in persona del legale rappresentante pro –
tempore,con sede alla via Sensales,palazzo Alemanno,
88100 Catanzaro;
Regione Basilicata,in persona del legale rappresentante pro-
tempore,con sede alla via Verrastro ,85100 Potenza;
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Ente Parco Nazionale del Pollino,in persona del legale
rappresentante pro-tempore,presso l’Avvocatura
Distrettuale dello Stato,corso XVIII Agosto ,85100 Potenza;
Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza,in persona del
legale rappresentante pro-tempore,con sede alla via
Alimena n. 8, 87100 Cosenza.
La qualità di controinteressato,evidentemente,si riconosce
all’ Enel Produzione s. p. a . ,con sede al viale Regina
Margherita 125,00198 Roma.
^^^^^^^
Per quanto sopra esposto,si chiede l’annullamento del
provvedimento impugnato e degli atti dallo stesso
richiamati,presupposti,connessi, per le palesi ed insanabili
illegittimità denunciate ,con vittoria di spese del giudizio .
In via cautelare , si chiede che ne sia sospesa l’
esecutorietà stante ,da un lato, il fumus boni juris del
ricorso e ,dall’altro, la sussistenza del periculum in mora.
Quanto al primo profilo, si consideri che i vizi denunciati
sono di gravità ed evidenza tali da non poter dubitare del
fatto che l’autorizzazione sia stata ,per modi e
contenuti,rilasciata illegittimamente. Ad ogni modo,sul
punto si rinvia ai motivi esposti.
Quanto al secondo,avuto riguardo ai beni a cui tutela il
ricorso è proposto e, su tutti,quello della salute e
dell’integrità ambientale ,la gravità ed irreparabilità del
pregiudizio è in re ipsa.
Si aggiunga che l’eccezionale rilevanza economica
dell’intervento costituisce a sua volta ragione che ,anche a
tutela della controparte,suggerisce che all’autorizzazione
contestata sia data esecuzione solo dopo l’attenta disamina
delle questioni poste e l’eventuale superamento della
verifica giudiziale.
Ad ogni modo,questa difesa sollecita il Tribunale a valutare –
nella sua discrezionalità –la possibilità che l’addotta
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esigenza cautelare possa conciliarsi con il generale interesse
ad una pronuncia nel merito mediante la decisione in
forma semplificata della controversia .
In via istruttoria, a sostegno del ricorso,si depositano gli
atti richiamati come da relativo indice del proprio fascicolo .
^^^^^^^
Ai fini della liquidazione del contributo unificato si dichiara
che esso è dovuto nella misura di E 500,00.
Viggianello, li 27/11/2010
Avv. Vincenzo Bonafine
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MANDATO
Noi sottoscritti :
Giovanni Pandolfi, Sindaco in carica ,legale rappresentante
pro – tempore del Comune di Rotonda;
Antonio Emanuele Fiore, Sindaco in carica, legale
rappresentante pro –tempore del Comune di Viggianello ;
nominiamo nostro procuratore speciale e difensore per il
presente procedimento - ad oggetto la domanda di
annullamento,previa sospensiva,del decreto dirigenziale del
dipartimento attività produttive – settore politiche
energetiche - della Regione Calabria n. 13.109 del
13/09/10,pubblicato sul supplemento straordinario n. 1 al
BURC parti I e II n. 18 del 05/10/10 ad oggetto la
riattivazione della sezione 2 della centrale termoelettrica del
Mercure ricadente nel comune di Laino Borgo - modifica
dell’autorizzazione rilasciata dall’ Amministrazione
Provinciale di Cosenza in data 09/02/02 ai sensi dell’art. 12
del d. lgs 387/03 recepito nell’ordinamento regionale con
legge regionale n. 42/08 nonché di tutti gli atti che ne
costituiscono presupposto ovvero dal medesimo recepiti -
l’avv. Vincenzo Bonafine cui conferiamo ogni più ampia
facoltà , inclusa la presentazione di motivi aggiunti, la
formulazione di eccezioni e di domande , anche cautelari,
di chiamata in causa di terzi, di impugnazioni , anche
innanzi la Corte di Cassazione ed il Consiglio di Stato, , di
designazione di sostituti e consulenti , di elezione di
domicilio , di transazione e conciliazione della lite .
Il mandato è valido per ogni fase e grado del procedimento
, incluso il giudizio innanzi le Supreme Giurisdizioni ,
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estendendosi altresì ad ogni eventuale procedimento
incidentale o connesso, quale quello cautelare , nonché
all’esecuzione ed all’ottemperanza .
Dichiariamo di avere ricevuto , ai sensi dell’art . 13 del d .
lgs . 196/03 , adeguate informazioni sull’utilizzo dei dati
personali conferiti , autorizzando il trattamento dei dati
sensibili nonché la comunicazione e diffusione degli stessi
per le finalità inerenti al mandato .
Dichiariamo , inoltre, di essere stati espressamente
informati, ai sensi dell’art . 4 , 3° comma , del d . lgs 28/10 ,
della possibilità di ricorrere al procedimento di mediazione
facoltativa ivi previsto e dei relativi benefici fiscali indicati
agli artt. 17-20 del medesimo decreto .
Rotonda li 26/11/10 Giovanni Pandolfi
Viggianello,li 26/11/10 Antonio Emanuele Fiore
Avv. Vincenzo Bonafine
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