Nei primi anni del boom commerciale dei
prodotti biologici (fine secolo scorso) il miele
ha fatto molta fatica ad imporsi.
La sua «naturalità» è
stata per molto tempo
data per scontata. Il
concetto ed il valore aggiunto
del biologico rispetto al miele
- che è già riconosciuto dal
consumatore come il prodotto
"naturale" per eccellenza - è
stato meno immediato che
non per altri prodotti (come ad
esempio frutta e verdura
fresca).
La stessa legge sul miele evidenzia
questo aspetto nella definizione del
prodotto.
Per miele si intende la
sostanza dolce naturale
che le api (Apis mellifera)
producono dal nettare di
piante o dalle secrezioni
provenienti da parti vive di
piante o dalle sostanze
secrete da insetti
succhiatori che si trovano
su parti vive di piante, che
esse bottinano,
trasformano,
combinandole con
sostanze specifiche
proprie, depositano,
disidratano,
immagazzinano e lasciano
maturare nei favi
dell’alveare.
(Decreto Legislativo, 21
maggio 2004, n° 179)
L’intervento umano dovrebbe
limitarsi a trasferire dai favi al
vasetto il risultato del lavoro
delle api.
Il nettare è il frutto di un complesso processo di
trasformazione (fotosintesi clorofilliana) che parte
dall’acqua che la pianta assorbe dal terreno insieme ai sali
minerali combinandosi con l’anidride carbonica dell’aria.
La linfa elaborata sgorga dai nettarii posti alla base della
corolla.
L’attuale legge ribadisce il concetto dell’assenza di
sostanze tossiche (articolo 4).
Negli ultimi anni il miele ha subito gli effetti
dell’industrializzazione e dell’evoluzione della produzione
agricola.
«il miele non deve
contenere sostanze
estranee alla sua
composizione, come
materie organiche ed
inorganiche ed, in ogni
caso, non deve
contenere sostanze di
qualsiasi natura in
quantità tale da
rappresentare un
pericolo per la salute
umana».
Geodisinfestanti, erbicidi, concianti dei semi possono
inquinare l’acqua assorbita dalle radici.
Insetticidi e fungicidi attraverso la nube con la quale
vengono distribuiti, si depositano sulla vegetazione
limitrofa (tarassaco, ciliegi, ecc) avvelenando le api con
esposizione a dosi subletali successive, dovute o al
passaggio diretto attraverso la nube sprigionata o al
prelievo di acqua, nettare o polline altamente contaminati.
Strade ad alta intensità di
traffico, insediamenti
industriali, stabilimenti ecc.
alterano la qualità dell’aria
con
residui di metalli pesanti ed
altre molecole tossiche.
L’ape perlustra un territorio molto ampio in un raggio
dall’alveare di oltre 3 kilometri e viene a contatto con
diversi apparati e secrezioni vegetali (superficie
fogliare, petali, polline, olii essenziali, resine, melata,
nettare).
Fortunatamente l’ape si frappone tra nettare del
fiore e consumatore finale, eliminando molte delle
sostanze indesiderate; a volte pagando con la vita
prima del ritorno all’alveare.
E’ pratica consolidata
l’utilizzo delle api come
sentinelle ambientali per
monitorare l’inquinamento
da pesticidi, metalli
pesanti, radioattività, ecc.
attraverso l’esame delle
matrici apistiche miele,
cera, api e polline.
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Nel 2012 su 117 campioni di polline analizzati 59 sono risultati
positivi ad almeno uno dei 50 diversi principi attivi riscontrati.
13 di questi non sono attualmente autorizzati sia in campo
agricolo che nel settore medico-sanitario.
Aldicarb, Azinphos etile, Benzoximate, Carbaril, Clorfenvifos,
Coumafos, Diniconazolo, Tolyflaunid, Endosulfan-sulfato,
Etaconazolo, Fluvalinate, Propenofos e Tetrametrina
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I principi attivi più frequentemente riscontrati nel polline sono il Fluvalinate-
Tau e il Chlorfenvinfos. Questi composti sono utilizzati anche in apicoltura
per la lotta alla varroa, ma mentre per il primo (principio attivo dell’Apistan) è
attualmente in commercio, il secondo è stato ritirato nel 2003. A causa della
loro elevata persistenza, è molto facile ritrovarli ambedue nella cera.
Il terzo composto maggiormente rinvenuto è il Chlorpyrifos-etile (in 10
campioni), un insetticida fosforganico che agisce sul sistema nervoso degli
insetti, ampiamente utilizzato in agricoltura ed estramente tossico per le api.
Tra i composti più tossici per le api sono stati anche trovati il Dimethoate e
l’Imidacloprid, ognuno in 3 campioni e il Fipronil e il Thiametoxam in un
campione. Infine il Bitertanol e Fenamidone sono entrambi Fungicidi rilevati
a elevate concentarzioni rispettivamente 1,1mg/kg e 0,47 mg/kg.
12
Metalli pesanti nel miele
Durante un’indagine ISPRA nel 2010 in 5 aree naturali protette è
stata analizzata la presenza di metalli pesanti in campioni di
miele prelevati mensilmente. La quantità di Cadmio è sempre
risultata inferiore al limite di rilevabilità strumentale. Il Cromo
presenta punte massime a giugno e luglio superando i valori di
riferimento di Porrini et al. (2002). I campioni sono risultati
significativamente positivi per la presenza di Rame e Mercurio (4
campioni con valori superiori alla soglia indicata da Porrini et al.
(2002). Infine 4 campioni sono risultati positivi alla presenza di
Piombo, sempre con valori superiori al range indicato dagli
autori. Il valore massimo è stato registrato nel mese di aprile (Pb
0.125 mg/Kg).
Malattie e parassiti
delle api
comportano la
somministrazione
di sostanze che
possono residuare
nel prodotto.
Fenomeni di farmaco
resistenza
Le specialità medico veterinarie autorizzate
attualmente per l’apicoltura in Italia sono:
Apiguard (timolo),
ApiLife VAR (timolo, mentolo,
eucaliptolo e canfora),
Apistan (fluvalinate)
Api-Bioxal (acido ossalico diidrato);
ApiVar (amitraz).
Usciti dal commercio: Perizin
(coumaphos), Apitol (cimiazolo) e
Bayvarol (flumetrina).
Carenza di principi attivi, scarsa praticità dei
trattamenti, bassa attività acaricida, difficoltà nel
realizzare i protocolli di trattamento.
Ad es. stecche di pioppo imbevute di:
amitraz (Taktic), clorphenvinfos (Birlane e Supona),
fluvalinate (Maverik e Klartan), acrinatrina (Rufast),
coumaphos (Asuntol), trichlorfon (Neguvon).
Il fai da te
Gli apicoltori ricorrono a
prodotti destinati ad altre
specie animali oppure a
fitofarmaci, per i quali non
esistono informazioni per
l’impiego del prodotto
sulle api (posologia, via e
modalità di
somministrazione, tempi di
sospensione, etc.)
Molti fattori in diversi momenti possono influire
sull’integrità della materia prima e quindi su
quella del prodotto finale che ne deriva (il miele),
oppure passare dai favi al miele in essi
immagazzinato.
Presenza di residui nel miele: tolleranze di legge
Residui di pesticidi: si ritiene applicabile il
limite massimo generico di 10 ppb.
Residui di antibiotici: a partire dal 2008 nel PNR è stato
stabilito il limite di 5 ppb per tetracicline, sulfamidici,
streptomicina, tilosina.
Cloramfenicolo 0,3 ppb
Prodotti antivarroa
-«acaricidi naturali» (acido formico, acido
lattico, acido ossalico (Apibioxal),
fluvalinate (Apistan), timolo, eucaliptolo,
mentolo, canfora: nessun limite.
-Amitrax (Apivar) 200 ppb.
-Coumaphos (Perizin; dal 2008 non più
registrato in Italia )100 ppb.
-Clorfenvinfos (ritirato dal commercio dal
2003): non sono ammessi residui.
Essendo eventualmente presenti nel
miele per un generico inquinamento
ambientale in senso lato, non per
volontà dell’apicoltore, manca
qualsiasi riferimento normativo
specifico.
Residui di metalli pesanti
Inseriti nel Piano Nazionale per la
ricerca di residui (con limite di
rilevazione di 20 ppb per il piombo e di
2 ppb per il cadmio). Non sono stati
stabiliti dei limiti di presenza.
Per il piombo
esistono precise
indicazioni
dell’O.M.S. sulla
P.T.W.I. (Previsional
Tolerable Weekly
Intake),
corrispondenti per
un adulto a 3 mg/kg.
Tale valore viene
ridotto di 10 volte
per bambini ed
anziani.
Si ritiene comunque che
il valore di 0,1 mg/kg sia
da considerare come
livello di attenzione e
che valori sopra questa
soglia siano da
attribuire alla vicinanza
degli apiari a fonti
inquinanti.
E’ sufficiente
sostituire un
miele
convenzionale
con un miele
biologico per
salvaguardarci
dall’assunzione
di sostanze
estranee alla
sua
composizione?
L’ape pare essere assediata da una miriade di minacce alla
sua sopravvivenza, oltre che alla salubrità delle produzioni
dell’alveare.
Tre aspetti che
caratterizzanti la
produzione di miele
biologico:
Salutistico
Etico-filosofico
Certificazione
Sotto l’aspetto salutistico il differenziale tra miele
convenzionale e miele biologico è minimo.
Infatti il processo di
produzione del miele in
generale non comporta
particolari rischi per il
consumatore e così la sua
natura che non consente
alterazioni microbiche
pericolose.
Inoltre le norme sui residui da farmaci veterinari sono, per il
miele, particolarmente restrittive rispetto ad altri alimenti di più
largo consumo (latte fino a 200 ppb/kg streptomicina).
Nulla può essere aggiunto al
prodotto naturale delle api: né
zuccheri, né conservanti, né coloranti
o aromatizzanti.
Punto di partenza per la produzione di un miele di
qualità è il territorio.
La Valtellina offre grosse potenzialità nettarifere, nell’orizzonte
montano e altimontano: territori incontaminati, indispensabile
base di partenza per il raggiungimento di una qualità elevata.
In virtù di questo si è cercato di promuovere e
tutelare il miele locale sulla base dell’origine
territoriale.
Il concetto di qualità investe tutti i momenti
successivi:
fondamentali sono le
buone pratiche di
conduzione degli
apiari e di difesa
contro le diverse
patologie;
la cura nel momento in
cui si prelevano i
melari e nelle varie
fasi della smielatura e
invasettamento.
Assistenza tecnica nella lotta alle patologie con adozione di
protocolli terapeutici che prevedono il corretto utilizzo di farmaci
autorizzati.
Controlli a campione sul miele per individuare la presenza
eventuale di residui.
Corsi di apicoltura e concorsi miele a livello locale organizzati in
collaborazione tra APAS e F. Fojanini.
Spinta ad un graduale miglioramento:
Indagini sulla presenza di residui di tetracicline, tilosina e
sulfamidici (le tre classi principali di farmaci veterinari con
attività antibiotica)-(Concorso grandi mieli d’Italia di
Castelsampietro- BO).
2009 controllati 125, positivi 4
Sondrio, controllati 6
positivi 0
2008 controllati 98, positivi 1
Sondrio controllati 4
positivi 0
2007 controllati 172, positivi 5
Sondrio controllati 14
positivi 0
2006 controllati 238, positivi 5
Sondrio controllati 10
positivi 0
E’ interesse di ogni
apicoltore trovare aree di
pascolo «sane» per
salvaguardare le api,
allontanandole da zone a
coltivazioni specializzate.
In Valtellina è difficile per chi fa
apicoltura biologica individuare
postazioni apistiche molto diverse
dal punto di vista della salubrità
dell’ecosistema da chi fa
apicoltura tradizionale.
Si intuisce come il differenziale in termini salutistici sia
veramente minimo.
I trattamenti veramente efficaci ed ammessi in Italia sono
quasi esclusivamente quelli per apicoltura biologica e tutti
quelli che trattano in maniera legale li usano.
Attenzione quando si parla di
qualità: questa è la somma di tutte le
caratteristiche di un miele, e la
biologicità è solamente uno degli
aspetti, che non necessariamente ha
a che fare con gli aspetti nutrizionali
ed organolettici.
Un miele può essere molto
buono e nutriente e non
essere biologico, mentre un
altro può avere un pessimo
sapore e minor presenza, ad
esempio, di vitamine pur
essendo biologico.
Ciò che contraddistingue le produzioni biologiche è la
certificazione che tutti i passaggi della produzione siano
conformi a quanto previsto dalla normative per il biologico.
Chi utilizza il
metodo di
produzione
biologico
assoggetta la
propria azienda ad
un controllo
ispettivo da parte
di un Organismo di
controllo scelto
dall’apicoltore
stesso, a sua volta
controllato dal
Ministero delle
politiche agricole.
Secondo aspetto: la certificazione
-Sostituzione della cera convenzionale con cera
biologica (periodo di conversione).
Ciò che contraddistingue la produzione di miele
biologico:
La ripartizione dei residui
nelle matrici dell’alveare
dipende dalle
caratteristiche delle
molecole.
Quelle lipofile hanno affinità
con i lipidi; di conseguenza
gli acaricidi lipofili si legano
prevalentemente alla cera
(flumetrina, fluvalinate,
bromopropilato, coumafos).
Anche l’amitrax (Apivar) è lipofilo e passa alla cera , ma è
molto instabile e si degrada rapidamente in dimetil-anilina.
-Posizionamento degli apiari
in zone a prevalente
vegetazione spontanea,
senza coltivazioni soggette a
trattamenti, distanti da fonti
di inquinamento.
-Utilizzo solo di prodotti ammessi per la lotta ai
parassiti: oli essenziali ed acidi organici.
-Alimentazione delle api
esclusivamente con prodotti
provenienti da agricoltura biologica.
L’organismo di controllo, quando si reca in azienda, si
accerta che l’apicoltore operi riducendo al minimo il
rischio di contaminazioni.
I punti fondamentali sui
quali il Legislatore
europeo ha concentrato
la sua attenzione sono,
come visto, la qualità
dell’ambiente (territorio
circostante e nido) in
cui vivono le api e i
trattamenti che
possono subire le api in
caso di malattia.
C’è infine l’aspetto etico-filosofico
Dietro un vasetto di
miele biologico c’è
molto di più che il
tentativo di produrre
un miele il più
possibile pulito:
c’è la
consapevolezza da
parte dell’apicoltore,
e di chi acquista il
prodotto del suo
lavoro, di far parte di
un movimento che
ha come fine ultimo
quello di limitare il
più possibile i danni
che l’uomo produce
all’ambiente.
Dopo un’iniziale difficoltà di affermazione gli scandali in
campo alimentare hanno fatto crescere l’interesse dei
consumatori per gli aspetti della sicurezza e salubrità
degli alimenti anche nel settore apistico.
Nei primi anni 2000 importanti gruppi
della distribuzione moderna hanno
lanciato linee di prodotti a loro
marchio, da agricoltura biologica con
grossi investimenti pubblicitari
inimmaginabili per il «povero» e
«vecchio» mondo del bio.
Anni di euforia nei quali si sono infilati un po’ tutti: i
marchi e le aziende biologiche si sono moltiplicati
miracolosamente.
La quota del miele biologico rispetto al totale del miele
commercializzato nei primi anni 2000 ha superato, anche se
di poco, il 6% (raddoppiata rispetto all’inizio 2000 e molto alta
se paragonata a quella di altri prodotti. Per l'intero mercato
dell'alimentare il bio non ha superato il 3%).
Il boom iniziale del miele
biologico è stato dovuto
principalmente a due fatti:
1) il consumatore di miele è in generale già di per sé sensibile ad
aspetti legati alla salute ed alla salubrità di ciò che mangia, ed è
per questo più reattivo alle garanzie della certificazione. Nello
stesso arco temporale il consumatore più avveduto non ha più
trovato sugli scaffali miele nazionale che potesse fregiarsi della
definizione di Vergine Integrale.
Ora la domanda si è stabilizzata,
anche per via di una tendenza
all’aumento dei prezzi e in
concomitanza con la crisi
economica.
2) il differenziale di prezzo tra miele italiano convenzionale
e miele italiano biologico in genere non supera il 25%, ed
è una differenza accettabile. (La migliore remuneratività,
per chi vende, rispetto al convenzionale non sempre si
traduce in una migliore redditività per chi produce).
Opportunità per rilanciare e valorizzare il miele italiano di qualità
(anche se biologico non comporta necessariamente alcun attributo
di maggior qualità) cautelandosi dall'invasione dei prodotti
d’importazione a basso costo, che raramente possono vantare una
certificazione biologica.
Netta prevalenza nel segmento biologico, del prodotto nazionale;
l'opposto di quanto avviene, almeno nella distribuzione moderna,
rispetto al miele convenzionale.
La produzione di miele biologico rappresenta
un’opportunità che può aprire interessanti
prospettive, se gestita con serietà e rigore.
La conversione dell’azienda al biologico apre le strade alla vendita
di pappa reale, polline e propoli che in Italia hanno perso interesse
produttivo perché importati a prezzi bassissimi soprattutto da Cina
e Spagna. La richiesta da parte dei negozi specializzati non è
soddisfatta per scarsa conoscenza delle tecniche di produzione.
Una "caduta d’immagine" in questa fase
potrebbe essere devastante per l'intero
settore.
Non tutti i produttori operano correttamente.
Non tutti gli organismi di controllo certificano
con eguale serietà : ciò ingenera anche una
concorrenza sleale tra produttori.
Il rovescio della medaglia: il falso biologico
In Italia l’aspetto territoriale è affrontato
spesso in modo piuttosto superficiale dagli
organismi di controllo.
Molti acquirenti prima di comprare una
partita di miele, si vogliono sincerare
dell’OdC che controlla l’azienda
accettando prodotto certificato da solo
tre o quattro enti.
Immaginando che le cose funzionino (dato che il
miele biologico è certificato e ricade in circuiti
tendenzialmente serissimi)….
Il biologico si configura come una necessità
oramai improcrastinabile perché l’ambiente
non debba più sopportare le attività inquinanti
dell'uomo, pericolose per l’uomo stesso.
Opportunità di valorizzazione del miele locale
più sentita rispetto ad altri tipi di certificazione
(DOP; IGP ).