Download - La Domenica Settimanale
d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura
Case con�scate Palazzo Fienga Solo dovere
Gli alloggi dei boss
alle famiglie indigenti
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Il clan Gionta
torna al quadrilatero
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Medaglia d’oro
a Tiziano Della Ratta
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Prima candelina
La domenicasettimanale
compie un anno...
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N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - Anno II
Il partito trasversale del mattone selvaggio,
prepara in Parlamento il colpo di spugna
Con la pacificazione il reato non è più reato
Il partito trasversale del mattone selvaggio,
prepara in Parlamento il colpo di spugna
Con la pacificazione il reato non è più reato
Il partito trasversale del mattone selvaggio,
prepara in Parlamento il colpo di spugna
Con la pacificazione il reato non è più reato
Il partito trasversale del mattone selvaggio,
prepara in Parlamento il colpo di spugna
Con la pacificazione il reato non è più reato
Il cemento
abusivo
non è più
abusivo
I Sicilianigiovani
"A CHE SERVE ESSERE VIVI, SE NON C'E' IL CORAGGIO DI LOTTARE?"
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SOTTOSCRIVI PER I SICILIANI GIOVANIIT 28 B 05018 04600 000000148119
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L'ARIADELLA
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La Gomorra alimentare
La falsificazione a tavola 11Omicidio Buonocore
Niente risarcimento 12Scuola modello Napoli
Istruzione bene comune 23Stadio San Paolo
Corsa contro il tempo 24Pugilato di rione
Cazzotti di pace 26La Giggin Capp
Una provocazione culturale 27Fiore...come me
Storie di dieci vite spezzate 28
LA SVISTA
Il primo compleanno
***
i siamo presi, che non diventi un'abitudine, un po' più di tempo. Dovevamo festeggiare
un anno di vita della Domenica Settimanale. Abbiamo spento la prima candelina pensando alle cose che abbiamo realizzato. Un pezzo di strada percorso sempre di corsa con piccoli mezzi e tanta, tanta passione per far sopravvivere quella sorta di artigianato editoriale che tanto ci piace. Una bottega online che in 12 mesi ha messo a segno importanti inchieste e soprattutto ha tentato di dare, non sempre riuscendoci, una lettura della realtà nascosta, quella che non si riesce a vedere. Un impegno costruito nei ritagli di tempo, incastrato tra lavori e lavoretti tanto per sbarcare il lunario. Ringrazio pubblicamente Lina Andreozzi che ha realizzato lo speciale ripercorrendo le tappe importanti del nostro breve cammino. Questo punto di svista è dedicato ai tanti che ci danno una mano e contribuiscono a tenere in piedi questa piccola esperienza editoriale nel sovraffollato mondo del giornalismo digitale. Il nostro prodotto avanza anche in relazione alla crescita e ai numeri importanti dell'intero progetto de “I Siciliani Giovani”, la creatura che all'ombra del grande Pippo Fava vive e significativamente marca una propria identità nel mondo dell'informazione nazionale. Sta venendo fuori un modello “I Siciliani Giovani”, uno stile, un nuovo modo di fare editoria militante che non guarda alle marchette o al padrone della baracca ma al territorio e tenta di snidare con inchieste e riflessioni le lobby del potere e i soliti amici degli amici. Questo è il nostro presente, questa è la nostra storia. Grazie e buona lettura.
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Periodico d'informazione
con inchieste, reportage, cronaca,
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“Io sono qui, e lo
so anche, per
parlare per conto
di quelli che
parlare non
possono, e sono
molti, e sono
troppi; sarò qui,
resterò qui, anche
per loro.”
Enzo
Tortora
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Direttore responsabile
Arnaldo Capezzuto
Redazione
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Consulente editoriale
Giulia RosatiSocial Media Manager
Lina Andreozzi
Progetto editoriale settimanale
GAJ - Graphic Art JuliaHanno collaborato:
Ferdinando Bocchetti, Filomena Indaco, Monica Capezzuto, Genny Attira,
Pier Paolo Milanese, Luigi Fonderico, Claudio Riccardi
N.11 - chiuso il 28 Giugno 2013 - Anno II
Reg. Stampa Tribunale di Napoli
n. 30 del 23 maggio 2012
Responsabile del trattamento dati
(D.LGS- 30/06/2003 n.196)
Arnaldo Capezzuto
LA FOTO
La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - Anno IIAnno II 4
di Arnaldo Capezzuto
ccoci a Pianura, periferia Occidentale
di Napoli, Italia, Europa 2013. Non
sono piccoli abusi edilizi veniali:
aggiustamenti eseguiti senza dichiarazione
d’inizio attività su immobili esistenti
oppure manutenzioni straordinarie. Qui c’è
la grande e organizzata industria del
mattone selvaggio, la stessa del post sisma
del terremoto degli anni Ottanta. Dietro il
paravento retorico della povera gente,
della disperazione sociale, del diritto alla
casa i professionisti del cemento hanno
costruito e continuano a costruire imperi. A
Pianura all’ombra della camorra – vedi i
sempreverdi clan Lago e Marfella – è stata
edificata una città nella città.
Un’urbanizzazione selvaggia senza regole.
Imposta e coperta dai “signorotti” della
criminalità organizzata. I
mammasantissimi del calcestruzzo come in
una grande partita di giro hanno gettato
migliaia e migliaia di metri cubi di
cemento. Mi chiedo cosa cazzo facevano i
nostri amministratori? Mi domando
perché chi doveva controllare e
intervenire non l’ha fatto. Solo parole,
opere e omissioni. Amen! Penso male.
Non è un caso isolato, anzi. Ecco
abusivopoli nel ventre della provincia di
Caserta, a 18 chilometri dal capoluogo, in
un comune che ha visto crescere la
popolazione di oltre 10mila abitanti in
venti anni, fino a sfiorare i 25mila
residenti. Orta di Atella è un grumo di
cemento. Case, case e ancora case. Il frutto
di un modello di sviluppo fondato sul
calcestruzzo. Otto fabbricati per un totale
di 1444 unità immobiliari, suddivisi in
appartamenti, box e negozi, realizzati
grazie a permessi illegittimi e a semplici
delibere di giunta relative a varianti al Prg
mai approvate dalla Provincia. Tra
sanatorie di occupanti abusivi e scempi
edilizi sorprende davvero poco come la
E
lobby cosentiniana capitanata
dall'ineffabile senatore e fresco presidente
della commissione giustizia Francesco
Nitto Palma continui ad insistere sulla
promulgazione di un condono tombale per
la Campania. Ciò invece che colpisce,
questo sì sorprende, l'apertura di credito
che il neo ministro della Giustizia
Annamaria Cancellieri ha dato al partito
trasversale del mattone abusivo.
Speculatori del calcestruzzo di tutta
Italia unitevi e fate affari: è
tempo di pacificazione nel paese
e di larghe intese. Uno scempio.
Un consociativismo aberrante.
Un sistema di clientele trasversali
saldate in caste di potere
incorporate nel dna dei partiti. Ne è
prova come sulle mega
lottizzazioni abusive, le
amministrazioni di ogni colore
politico hanno investito soldi
pubblici avviando una serie di opere di
urbanizzazione: da muri di contenimento, a
strade, piazzali e sottoservizi che ancora di
più hanno stravolto e deturpato l’assetto
del territorio. E pensare che proprio in
questi giorni prende vigore e forza un
ampio schieramento di forze politiche e
sociali che vorrebbe la riapertura del
condono edilizio per gli abusi perpetrati
negli anni. Nel frattempo la Regione
Campania non perde tempo. Con un
colpo di spugna ha legittimato le
occupazioni abusive di alloggi
assegnati con graduatoria
pubblica dando il ben servito a
chi le regole e le norme le
rispetta. Sullo stesso fronte il Pdl
campano insiste e rilancia: riaprire
i termini del condono edilizio del
2003 per aggirare una legge
regionale del 2004 che riteneva
insanabili gli immobili edificati
senza licenze e in aree vincolate. © Riproduzione riservata
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Comitati d'affare festeggiano nel nome della pacificazione
Il partito trasversale del mattone si prepara al colpo di spugna
Il cemento abusivo
non è più abusivo
Speculatori
del calcestruzzo
pronti a fare
le larghe intese e
i patti scellerati
per conto del
consociativismo
politico e
imprenditoriale
con occhietto
ai clan
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onestà non paga. Ti serve una
casa? Sfonda la porta e occupa.
L'appartamento di edilizia residenziale è
abitato da una famiglia legittima
assegnataria del diritto alla casa ottenuto
attraverso un regolare quando raro bando
pubblico con relativo posto in
graduatoria? Chi se ne fotte. Li cacci a
calci in culo. E se non vogliono andare
via, aspetti che escano e ti impossessi
dell'abitazione. Con calma poi metti i loro
mobili, vestiti e effetti personali in strada.
Se malauguratamente qualcuno di loro ha
la pazza idea di contattare le forze
dell'ordine per sporgere denuncia, niente
problema : li fai minacciare da qualche
“cumpariello” inducendoli a dichiarare
che quelle persone sono amici-
parenti. Onde evitare però
sospetti con calma fai presentare
un certificato di Stato di
famiglia dove i “signori
occupanti” risultano dei
conviventi. Il trucco è palese.
Non regge l'escamotage dell'
appartamento ceduto
volontariamente. Certo. Gli
investigatori non dormono.
Questo è chiaro. Il solerte
poliziotto esegue l'accertamento. I nodi
alla fine vengo al pettine. La denuncia
scatta immediata. La giustizia è
lenta ma implacabile. Lo Stato
vince. Gli occupanti abusivi in
generale ammettono subito che
sono abusivi. Quindi? Nei fatti c'è
un organismo dello Stato - i
verbali delle forze dell'ordine, le
lettere di diffida degli enti
pubblici gestori degli
appartamenti - che certifica che a
decorrere dal giorno x , dal mese
x , dall'anno x l'abitazione che era
assegnata a tizio, caio e sempronio ora
con la violenza e il sopruso è stato
occupato da pinco pallino qualsiasi. La
malapolitica trasversalmente e
consociativamente per puri e bassi calcoli
L’
elettoralistici e non solo mascherati da
esigenze sociali, di povertà, di
coesione sociale e stronzate
varie compulsando e piegando
le istituzione si attivano e
varano con il classico blitz
leggi, norme, regolamenti che
vanno a sanare gli abusivi. Chi
ha infranto la legge, chi ha
prevaricato sul più debole, chi
ha strizzato l'occhio al
camorrista e al politiconzolo di
turno, chi non mai ha
presentato una regolare domanda di
assegnazione, chi neppure ha i requisiti
minimi per ottenere alla luce
del sole un'abitazione si ritrova
per “legge” un alloggio di
proprietà pubblica a canone
agevolatissimo. Accade in
Campania e dove cazzo poteva
accadere in Africa? Martedì 7
maggio è stato pubblicato sul
Burc n.24 la nuova sanatoria
per chi ha assaltato le case
degli enti pubblici. La
Regione Campania guidata dal
governatore Stefano Caldoro ha varato
all'interno della finanziaria regionale un
provvedimento che regolarizza e stabilisce
che può richiedere l'alloggio chi lo ha
occupato prima del 31 dicembre 2010.
Sanatoria RegionaleNon è abusivo chi occupa case
ABITAZIONI IN GESTIONE
Gli uomini della Camorra utilizzano il
patrimonio immobiliare pubblico a loro
piacimento mentre la permanenza degli
inquilini dipende dal destino degli stessi
clan a cui sono stati costretti ad
“affiliarsi”. Nel giro di pochi giorni il
boss che ha conquistato la supremazia
del territorio è in grado di eseguire fino
a 200 sfratti un una sola notte a
beneficio dei suoi parenti o amici.
Succede a Scampia a Ponticelli a
Traiano. Famigerato è il caso di Ciro
Sarno detto “o sindaco” che per anni ha
gestito personalmente la compravendita
degli appartamenti. Un fenomeno,
quello delle infiltrazioni camorristiche,
in espansione mentre arriva l’ennesima
sanatoria per gli irregolari, un vero e
proprio regalo alla malavita organizzata
assassas
assasa
“Sul Burc n.24
del 7 maggio
nella finanziaria
regionale ci sono
norme che nei fatti
autorizzano
la sanatoria
per tutti gli
occupanti
senza titoli al 31
dicembre 2010”
L'asterisco
di Arnaldo Capezzuto
Mani dei clan sugli alloggi
Le indagine della Procura La Procura di Napoli ha segnalato 3 mila
casi sospetti di appartamenti, in cui
risiederebbero famiglie criminali della
città. Sedicimila occupazioni abusive su un
totale di 60 mila alloggi popolari. A Napoli
una famiglia su quattro abita una casa
pubblica illegalmente. Non basta. La
malavita organizzata utilizzerebbe questi
spazi come nascondigli per i latitanti o
come centri di smistamento. Eppure la
legge è chiara: i condannati per
associazione mafiosa, con sentenza passata
in giudicato, non hanno il diritto di stare
nelle case popolari. Una legge che
purtroppo a Napoli è rimasta scritta su un
pezzo di carta, mentre i clan continuano a
gestire il mercato nero degli alloggi. Nei
rioni popolari, infatti, sono insediate alcune
delle grandi famiglie criminali della città.
“Gli onesti
che partecipano
al bando e
concorrono
alla graduatoria
si possono
vedere
l'appartamento
sottratto con
la forza
dall'abusivo”
La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - Anno IIAnno II 6
Nella città partenopea le abitazioni
pubbliche sono gestiti da due enti
diversi: 35mila appartamenti sono
di proprietà del Comune e 25 mila
allo Iacp. Ai 7mila sfrattati, si
aggiungono disoccupati, giovani
coppie, i coabitanti e le famiglie. Il
Comune procede come una lumaca.
Da sei anni a queste parte sono state
consegnate meno di 200 chiavi
Si badi bene che lo scorso anno era stato
deciso con una legge simile che poteva
ottenere la casa chi l'aveva assaltata entro
il 2009. L'interrogativo sorge spontaneo: se
puntualmente ogni anno varate una
sanatoria per gli abusivi ma perchè allora
pubblicate i bandi di assegnazione con
graduatoria se poi le persone oneste sono
destinate ad avere sempre la peggio?
Misteri regionali. C'è da precisare però che
la nuova sanatoria contiene delle norme
“innovative” e “rivoluzionarie” a tutela
della legalità (non è una battuta!) per
evitare che tra gli assegnatari in sanatoria
ci siano pregiudicati e che le occupazione
siano guidate dalla camorra. A questo
punto c'è davvero da ridere. Le norme per
entrare in vigore - però - hanno bisogno
del “si” degli enti locali. Ecco il Comune
di Napoli – ad esempio – ha detto “no”.
Non è pragmatismo ma è guardare negli
occhi il mostro. A Napoli non è solo
malavita ci sono casi davvero di estrema
povertà. Ma è facile adoperare, manipolare
e nascondersi dietro questi ultimi per far
proliferare camorra e fauna circostante. A
Napoli i clan ha sempre gestito le case di
edilizia pubblica. Ad esempio a Scampia
chi vive nei lotti di edilizia popolare sa
bene che la continuità abitativa dipende
dalle sorti del clan di riferimento. Chi
perde la guerra, infatti, deve lasciare gli
appartamenti ai nuovi padroni. Un altro
esempio è il rione De Gaperi a Ponticelli.
Qui il boss Ciro Sarno - ora fortunatamente
dietro le sbarre a scontare diversi ergastoli
- decideva le famiglie che potevano abitare
negli appartamenti del Comune di Napoli.
Una tarantella durata per decenni tanto che
il padrino Ciro Sarno era soprannominato
in senso dispregiativo 'o Sindaco proprio
per questa sua capacità di disporre di
alloggi pubblici. Stesso discorso per le
case del rione Traiano a Soccavo, le
palazzine di Pianura, i parchi di
Casavatore, Melito e Caivano. Di cosa
parliamo? Alle conferenze stampa ci si
riempie la bocca con parole come legalità,
anticamorra, lotta ai clan. Poi alla prima
occasione utile invece di mostrare
discontinuità, polso duro, mano ferma si
deliberano norme che hanno effetti nefasti:
alimentano il mercato della case pubbliche
gestite dai soliti professionisti
dell'occupazione abusiva borderline con i
clan.
Le persone che sono in graduatoria
e che sono in possesso dei requisiti
necessari ad entrare in una casa
popolare solo oltre 10mila. Di
questi 3 mila sono i cosiddetti
“scantinatisti”, famiglie che in
passato sono state costrette a vivere
in squallidi scantinati adattati a
casa. Intanto le liste d’attesa
aumentano quotidianamente di
nuovi legittimi pretendenti
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Disposti a tutto : “Le case sono nostre”
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“Si tratta dell'ennesima colata di cemento nascosta sotto il
nome di housing sociale - tuonano i rappresentanti dei
comitati civici della zona, Comitato civico Cambiamo
Mugnano, Rete Commons, Mugnano futura e Movimento
Cinque stelle - nuove cattedrali nel deserto, quando
invece bisognerebbe riqualificare le strutture già esistenti.
Diciamo no al miope consumo del territorio e sì ad un
piano urbanistico comunale eco-sostenibile, partecipato e
condiviso con i cittadini”. Per i partiti del centrosinistra,
Pd, Sel e Popolari democratici, è giunto invece "il
momento di coinvolgere tutte le realtà, politiche e sociali,
nella discussione del nuovo piano urbanistico, per
stabilire le priorità rispetto al futuro sviluppo urbanistico
del territorio". Proteste, perplessità alle quali replica il
primo cittadino di Mugnano Giovanni Porcelli: “Non
abbiamo ancora approvato alcun progetto, il Consiglio
comunale non si è
ancora
pronunciato. Il
piano tuttavia è
vantaggioso per
alcuni aspetti, in
primis per la
concessione del
cinque per cento
delle abitazione al
Comune e un
quindici per cento
in comodato
d'uso. Il resto
delle abitazioni rimarrebbe ai privati. Alcune persone, che
ora si lamentano, sono le stesse che per anni hanno
taciuto su quanto accaduto a Mugnano: case su case e
ville su ville che hanno cambiato il volto al territorio. Si
lamentano – conclude Porcelli - proprio ora che potrebbe
essere realizzato un progetto che lascia spazi verdi,
impianti e infrastrutture per la cittadinanza”.
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Housing sociale?
A Mugnano, il partito del mattone
sogna nuova vita
Le ordinanze d'abbattimento ad opera della Procura della
Repubblica di Napoli sono numerose. Territori devastati,
speculazioni edilizie, interi quartieri realizzati senza alcuna
autorizzazione e permessi di edificazione. I palazzinari non
si arrendono anzi si riorganizzano e tentano di ricostruire
il partito trasversale del mattone selvaggio. Un fenomeno
che in Campania si mischia con politica e camorra
IL PROGETTO SI SVILUPPA
A RIDOSSO DELL'AREA CIMITERIALE
SORGERÀ AL POSTO DI UN POLMONE VERDE
ousing sociale, colata di cemento o grande
occasione per lo sviluppo del territorio? A
Mugnano, città che ha già pagato dazio in termini di
vivibilità per il boom edilizio degli anni Ottanta e non
certo immune dal fenomeno dell'abusivismo, divampa la
polemica sull'imponente progetto previsto a ridosso
dell'area cimiteriale, uno degli ultimi polmoni verdi del
comune a nord di Napoli. Il piano edificatorio è avallato
da un bando regionale ed è stato vinto da alcuni privati,
proprietari dei terreni su cui dovrebbero sorgere centinaia
di nuovi alloggi (il 5 per cento è riservato all'edilizia
economico-popolare) ma anche alcune importanti
infrastrutture pubbliche: palazzetto dello sport, area
parcheggi, campi da tennis e un'area mercatale.
Infrastrutture di cui dovranno farsi carico proprio i
privati. Il progetto, che non ha ancora ottenuto la ratifica
del Consiglio comunale, ha scatenato le vibranti proteste
dei comitati civici della zona, già da anni impegnati sul
fronte ambientale ma soprattutto per la chiusura della
vicina discarica di Chiaiano.
Hdi Ferdinando Bocchetti
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Tra i beni passati nelle mani dello Stato
ci sono ville, box, appartamenti, terreni,
aziende sottratti in modo definitivo alle
potenti organizzazioni criminali
e famiglie meno abbienti negli alloggi
confiscati alla camorra. Si tratta di due
appartamenti sottratti, con sentenza
definitiva, al clan Polverino e già da tempo
sgomberati. I locali sono ubicati in via
Marano Pianura, all'interno del parco del
Sole, nella zona collinare della città. In
pratica nel feudo storico del clan che fa
capo a "Peppe 'o barone", il super boss
arrestato in Spagna e in carcere dal 7
marzo del 2012. Gli immobili oggetto di
confisca (due appartamenti e altrettanti
box) erano di proprietà della Pol Carni,
ma a tutti gli effetti facevano parte
dell''immenso patrimonio immobiliare
gestito dalla holding criminale egemone
tra Marano, Pianura e Quarto. Il verbale
di consegna è stato sottoscritto, nei giorni
scorsi, alla presenza dei vertici
dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati
e dei rappresentanti del Comune, retto da
oltre un anno dal commissario
straordinario Gabriella Tramonti. L'idea,
già contemplata nel verbale di destinazione
d'uso, è quella di renderli fruibili per le
fasce meno abbienti della città: in pratica
residenti a basso reddito che rientreranno
nelle graduatorie per l'assegnazione degli
alloggi per l'edilizia economico-popolare.
Il patrimonio immobiliare dell'ente
comunale si arricchisce, insomma, di
ulteriori strutture confiscate alla camorra,
raggiungendo la ragguardevole cifra di
oltre 100 proprietà: ville, box, terreni
sottratti alle potenti organizzazioni
criminali della zona, alcune delle quali -
dopo anni di immobilismo - saranno
finalmente affidate alle numerose
L
associazioni di volontariato e del terzo
settore che operano sul territorio. Tra
queste la lussuosa villa, con annesso
giardino, ubicata in via Marano-Quarto e
già da tempo liberata dagli ex occupanti. I
locali saranno gestiti dall'associazione
Aggregarci, che tenterà di ripercorrere le
orme della Nuova cucina organizzata
(Nco), il ristorante e centro di recupero per
disabili mentali di San Cipriano d'Aversa
ideato e fortemente voluto da una
cooperativa antimafia. Un altro
protocollo d’intesa è stato invece
siglato tra l’Ente comunale e il
Consorzio Sole, in questo caso
per la realizzazione di un
programma di riutilizzo a fini
sociali di due terreni (due
vigneti), entrambi situati nella
zona periferica della città. Il
tempo delle inerzie sul fronte del
riutilizzo dei beni confiscati,
dunque, sembra essere definitivamente alle
spalle, anche se le incognite per il futuro
non mancano di certo. Cosa accadrà una
volta ritornata al suo posto la politica?
Cosa ne sarà della linea tracciata dal
commissario prefettizio Gabriella
Tramonti? Domande a cui è difficile
rispondere. Quel che è certo è che, da
qualche mese a questa parte, le operazioni
di sgombero degli alloggi confiscati hanno
subito un'importante e decisiva
accelerazione. Proprio nei giorni scorsi,
al termine di un estenuante iter
giudiziario e amministrativo, il
Comune è riuscito a portare a
compimento le operazioni di
sgombero in due distinte
abitazioni: in un caso erano
occupate dagli eredi di un ramo
della famiglia Simeoli e nell'altro
da un ex prestanome del clan
Polverino. © Riproduzione riservata
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di Ferdinando Bocchetti
A Marano oltre cento proprietà dei clan finite all'amministrazione
Case confiscati del clan Polverino assegnate a chi non ha reddito
Le famiglie povere negli alloggi dei boss
L'associazione
Aggregarci
tenterà di
ripercorrere le
orme della Nco
il ristorante
e centro di
recupero per i
disabili mentali di
San Cipriano
d'Aversa
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entre il senatore-imputato e già più volte condannato Silvio Berlusconi
finisce il suo lavoro ventennale - in un'atmosfera soporifera e di rinnovata pacificazione - di sfasciare un potere dello Stato quello giudiziario ad un'altra latitudine e longitudine se ne misurano gli effetti nefasti. Accade che per colpa di una giustizia depotenziata e delegittimata una pattuglia di boss e affiliati di alto rango ha lasciato le patrie galere. C'è un tempo tecnico - infatti - entro il quale occorre chiudere i tre gradi di giudizio. Se si supera il limite - a garanzia degli imputati e condannati non in via definitiva - il tribunale del Riesame può ordinare la scarcerazione per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Appunto. A Torre Annunziata e più precisamente a Palazzo Fienga, storica roccaforte della cosca dei “Valentini”: la gioia, l'allegria, la festa è stata incontenibile.Fuochi d'artificio e brindisi in strada con champagne. Lacrime e commozione. Risa sguaiate e proponimenti di ritornare “grandi”. Questa è camorra-camorra. Valentino Gionta ne è stato il capostipite. Moglie, figli, nipoti e luogotenenti nonostante la sua condanna a vari ergastoli hanno continuato nel suo solco “evangelizzando” criminalmente i territori. Negli anni Ottanta Valentino Gionta è un boss emergente. Potente e spregiudicato. I capi camorra lo guardano con sospetto. Ha una marcia in più. Palazzo Fienga, l'ex pastificio di Don Annibale, viene occupato e trasformato in quartier generale. Il suo sparuto gruppetto di affiliati diventa in poco tempo un clan organizzato. A Torre Annunziata comanda lui. E' un camorrista che ha l'occhio lungo. Si avvicina al potere politico e al potere economico. I “Valentini” diventano l'anello di congiunzione. Intuizione che i Casalesi trasformeranno in sistema. L’8 giugno 1985 in una tenuta di Marano, roccaforte del potentissimo clan dei Nuvoletta federato alla mafia siciliana di “Cosa Nostra”, viene stanato e arrestato. Due giorni dopo Giancarlo Siani, corrispondente a Torre Annunziata per il quotidiano “Il Mattino”, in un articolo solleva il dubbio che l’arresto del padrino sia avvenuto a causa di un tradimento dei Nuvoletta medesimi. “La cattura di Valentino Gionta potrebbe essere il prezzo pagato dagli stessi Nuvoletta per mettere fine alla guerra con clan dei Bardellino” scrive Giancarlo. Il 23 settembre successivo (quattro giorni dopo avere compiuto il suo ventiseiesimo
Mcompleanno), il giornalista viene ammazzato, sotto casa, nel quartiere del Vomero. Fa impressione vedere rimessi in libertà gente del calibro di Teresa Gionta e Aldo Agretti, rispettivamente figlia e nipote del padrino. A loro ne sono seguiti – in questi giorni – altri. La rabbia è tanta. Il “tutti liberi” rappresenta una grande sconfitta. Una doccia gelata per l'antimafia che nel 2008 era riuscita con il blitz “Altamarea” a stringere le manette ai polsi di ben 76 “Valentini”. Un successo investigativo in cui si documentava con dovizia di particolari come la cosca di Palazzo Fienga gestiva il narcotraffico, lo spaccio, il racket delle estorsioni e l'usura. Senza dimenticare la guerra verso altri clan rivali e quindi i ferimenti e i morti ammazzati. Tre generazioni alla sbarra, dai coniugi Valentino Gionta e Gemma Donnarumma, ai figli, e ai figli dei figli. Tutti imputati. Nel 2010 la prima sentenza di condanna di primo grado seguita dopo due anni dalla conferma in Corte d'Appello per molti anni di pena. Il corto circuito scatta giusto un mese fa. Ritardi accumulati, notifiche sbagliate, ingorghi burocratici, slittamenti tecnici, cavilli sanciscono a intervalli regolari le scarcerazioni. Mentre Teresa Gionta torna a Fortapàsc e rientra nella sua dimora (non si capisce perchè l'etnia Gionta non si riesca a buttarla fuori da palazzo Fienga) altri suoi pari tra loro il cassiere della cosca Vincenzo
Pisacane dalla Sardegn a è tornato a Torre Annunziata da uomo libero in attesa della Cassazione. Al quadrilatero delle carceri, è così soprannominato lo spazio dove sorge la roccaforte dei “Valentini” si è improvvisamente rianimato. Sembra essere tornati ai “fantastici” anni Ottanta quando Valentino Gionta era un padrino in ascesa e spavaldo in sella alla sua moto veniva ossequiato, onorato e seguito dal codazzo della sua scorta armata. Altri 41 imputati che in primo grado e in appello hanno incassato pene detentive inferiori ai 10 anni, aspettano lo stesso verdetto del riesame. L'iter è lo steso per tutti. Provvedimento di scarcerazione dei giudici del tribunale delle libertà dopo il rifiuto della corte d'Appello. Non meravigliatevi se c'è il rischio concreto che possa riesplodere una guerra di camorra oppure che si comincino a regolare i conti in sospeso. Si sa quelli non scadono mai. Ultima annotazione: in questa specie di governo politico e di pacificazione tra un attacco alla magistratura, un ministro dell'Interno che partecipa a un comizio, un presidente di commissione giustizia che visita in carcere un deputato inquisito per rapporti con i clan si riesce a trovare il tempo per inserire in agenda la lotta alle mafie e il sostegno con mezzi e uomini a chi la lotta la conduce davvero?
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La Roccaforte della famiglia
Festa a Palazzo Fienga, liberi i boss
Il clan Gionta più forte dello Stato di Arnaldo Capezzuto
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La nuova frontiera della criminalità organizzata: la tavola avvelenata
La Gomorra alimentareL'agromafia cresce e diventa un grande affare per i clan d'Italia
a criminalità organizzata si fa spazio sulle tavole degli Italiani. É la Gomorra
del cibo: il mercato dei cibi contraffatti, un giro d’affari che porta nelle tasche della camorra 12,5 miliardi di fatturato l’anno. La mozzarella di bufala, “l’oro bianco di Napoli”, ricavata da cagliate provenienti dalla Germania, carne di cavallo nelle lasagne alla bolognese, concentrato di pomodoro spacciato come italiano ma ottenuto utilizzando passata cinese, formaggi confezionati con scarti avariati, dannosi per la salute; arance siciliane provenienti dal Marocco, olio extravergine italiano, secondo l’etichetta, ma che, in realtà, viene importato da Spagna e Tunisia. Napoli e Salerno le “capitali” della falsificazione dell’olio, specializzate nella tecnica della deodorazione, un meccanismo di manipolazione utilizzato per rendere gustosi olii che, invece, sono di scarsa qualità e totalmente privi della documentazione sulla tracciabilità delle materie prime. Per ogni prodotto veramente italiano ce ne sono in commercio almeno 3 contraffatti che di italiano hanno solo la denominazione o poco più. Il prosciutto di Parma, trasformato in un prodotto locale, con la falsificazione del marchio di provenienza. Tra le eccellenze italiane incappate nella rete delle
L contraffazioni non poteva mancare il vino. Un esempio su tutti: le falsificazioni dell’Amarone e della Valpolicella, ottenuti con particolari miscele di acqua ed etanolo. Il 50-60% dei prodotti che consumiamo non è “nostrano”, secondo la ricerca effettuata dalla Coldiretti, associazione di categoria dei prodotti italiani. É la mafia del cibo contraffatto e adulterato, la cosiddetta ‘agromafia’, e sta registrando una notevole crescita. Truffe su truffe, giocate sull’inesistenza, parziale o totale, dei controlli nella filiera della produzione e commercializzazione dei cibi; colletti bianchi, infedeli e collusi con la camorra, che operano
nel settore agro-alimentare e che stanno acquisendo un ruolo strategico. Nel caso dell’Italian Sounding – fenomeno dei prodotti che vengono spacciati per italiani, utilizzando terminologia e simboli dei marchi nostrani, ma che italiani non sono affatto – la contraffazione è possibile perché, a livello mondiale, non esiste una vera e propria
tutela dei marchi italiani certificati. Il giro d’affari dell’Italian Sounding supera i 60 miliardi di Euro l’anno su scala mondiale, più del doppio del nostro export agroalimentare nel mondo. Affari illeciti la cui regia è nelle mani della
criminalità organizzata. Le organizzazioni criminali operano in tutta la filiera alimentare, dalla raccolta alla produzione sino all’imballaggio e alla commercializzazione. Si rende necessario un maggiore coordinamento europeo, attraverso la creazione di una concreta rete dell’anticontraffazione, una task-force per contrastare truffe e falsificazioni. Senza la
contraffazione nel nostro Paese ci sarebbero 110mila posti di lavoro in più e le entrate per il fisco incrementerebbero di 1,7 miliardi di euro. La contraffazione sottrae oltre 5 miliardi di euro di valore aggiunto.
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La mozzarella di bufala prodotta con la cagliata congelata proveniente dall'esteroe venduta dai caseifici come prodotto doc
Si stima un giro d'affari
che supera i 60 miliardi
di euro l'anno.
Un sistema redditizio
che fa gola alle cosche
di Filomena Indaco
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Teresa Buonocore, uccisa nel 2010, per aver fatto condannare un pedofilo
La beffa, niente risarcimento I giudici d'Appello confermano la sentenza di condanna primo grado
L'ira di Pina: “Mia sorella è così vittima più volte”
' giustizia vera. E' stata confermata in appello la condanna per Alberto
Amendola e Giuseppe Avolio, accusati di aver eseguito l’agguato in cui, la mattina del 19 settembre 2010, fu brutalmente assassinata Teresa Buonocore. La madre coraggio di Portici si era costituita parte civile nel processo sugli abusi subiti da una delle sue figlie ad opera di Enrico Perillo, l’uomo che del delitto è ritenuto il mandante ed è stato condannato in primo grado all’ergastolo. I giudici della Corte d’assise d’appello hanno confermato i 21 anni e 4 mesi di reclusione per Amendola e i 18 anni di reclusione per Avolio, le pene che furono inflitte ai due imputati al termine del primo grado con rito abbreviato. I giudici hanno accolto la richiesta del sostituto procuratore generale, secondo il quale la sentenza emessa dal gup al termine del processo con rito abbreviato era equa. I familiari della donna uccisa
Esubiscono una beffa: nonostante la
conferma della condanna, le parti civili
non hanno ottenuto alcun risarcimento;
non era stato chiesto in primo grado
dall’allora difensore e di conseguenza
l’avvocato Francesco Cristiani, attuale
avvocato di parte civile, non ha potuto
chiederlo in appello. Il verdetto è stato accolto con amarezza dalla sorella di Teresa Buonocore, Pina, tutrice delle nipoti, che ritiene troppo miti le pene comminate nei confronti dei due imputati. “Teresa è vittima più volte, in
ogni udienza e in ogni processo
fatto” spiega Pina Buonocore annunciando l’intenzione di continuare la battaglia legale per restituire giustizia alla memoria della sorella. E' emerso dalle
indagini condotte dai pm Danilo De Simone e Graziella Arlomede con il procuratore aggiunto Giovanni Melillo che Teresa Buonocore, fu uccisa per essersi costituita parte civile nel processo contro il pedofilo
che aveva abusato di una delle sue bambine. L'uomo, Enrico Perillo, ha sempre respinto le accuse ma è stato condannato in primo grado all'ergastolo come mandante del delitto. Secondo i giudici la decisione di assassinare Teresa Buonocore fu gesto “turpe, spregevole e vile secondo il comune sentire della coscienza collettiva”. Nel dispositivo di primo grado si legge: “È nobile che la madre di una giovane vittima di un sì grave reato ne denunci l'autore e, costituendosi parte civile, agisca per garantire alla vittima quantomeno un risarcimento monetario”. Per i giudici, Perillo ha dato vita a “una escalation criminale” che non sembra essersi interrotta neanche con il più grave dei reati a lui contestati, vale a dire proprio l'omicidio. L'omicidio, si legge ancora nelle motivazioni della sentenza di primo grado, fu commissionato da Perillo, che era in carcere per gli abusi sessuali, ad Alberto Amendola tramite una lettera criptata. “Fai
fare i lavori alla casa in Calabria, trova il
muratore adatto, la pala non ti manca; ci
stanno 15.000 euro”. Il “muratore
adatto” fu individuato da Amendola in Giuseppe Avolio. Condannati per omicidio a 21 anni Amendola e a 18 anni Avolio, al termine del processo con rito abbreviato.
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Il condannatoabusò di una delle bimbe della vittimaperché amicadelle sue figlie Approfittavadella loro presenza a casa
Alla piccola vittima
mostrò una pistola
dicendole che l'avrebbe
usata contro sua madre
se le avesse detto la verità
di Pier Paolo Milanese
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iziano Della Ratta, 35 anni, è un appuntato dei carabinieri. La sua uniforme è la stessa che indossava Salvo D'Acquisto.
Senso del dovere, tensione morale, ideali. Tiziano vorrebbe camminare mano nella mano con la sua Vittoria e guardare crescere Alfonso, dieci mesi, uno scricciolo di bimbo. É trascorso un mese, solo un mese. Forse il nome di Tiziano Della Ratta neppure dice più nulla. Era solo un servitore dello Stato. Il verbo è al passato. Tiziano è stato centrato da una gragnuola di colpi di pistola esplosi dal revolver di Angelo Covato, 18 anni, incensurato e rapinatore. É stato un proiettile sparato a bruciapelo, a meno di un metro di distanza, a spappolargli il cuore. Tiziano con il collega, il maresciallo Domenico Trombetta, del Nucleo operativo della compagnia dei carabinieri di Maddaloni era intervenuto su una precisa segnalazione. É sabato 27 aprile, c'è gente in strada. Nel weekend c'è lo struscio. Davanti alla gioielleria “Ogm Momenti preziosi” di via Ponte Carolino a Maddaloni (Caserta) c'è uno strano movimento. Il titolare ha l'occhio lungo. Non è tranquillo. Chiama il “112” e racconta i suoi timori. C'è una gang che assalta i negozi di preziosi. Tiziano Della Ratta e il collega Domenico Trombetta stanno lavorando proprio ad indagini dedicate su quella banda di rapinatori. Si dirigono in zona e giunti all'“Ogm Momenti preziosi” entrano dalla porta secondaria per accedere dal retrobottega. Nel frattempo infuria la rapina. L'assalto è guidato da Angelo Covato, l'assassino di Della Ratta, che poi morirà una settimana dopo per le ferite riportate nel corso del conflitto a fuoco. Stesso tragico destino anche per Vincenza Gaglione, 30 anni, componente dello stesso commando che insieme al terzo uomo Antonio Iazzetta, 21 anni conducono l'irruzione nella gioielleria. Non erano soli. C'era un basista e altri sei uomini. Si muovono su due auto. É un vero e proprio gruppo di fuoco. Sono fuori di testa. Arrivano a colpire una gioielleria di sabato pomeriggio nel pieno dello shopping. Sparano oltre trenta colpi di pistola. Una follia. La Gaglione insieme a Iazzetta si fingono clienti. Nel frattempo entra anche Covato, ha una finta tracolla da ingessatura a un braccio e la visiera del cappellino calata sul volto e si guarda intorno. Frazioni di secondi. Scatta la rapina. Pistole semiautomatiche in pugno, seminano il terrore. Cominciano a rovistare nella cassaforte, ripuliscono il banco e le vetrinette. Accade l'inenarrabile. Dal retrobottega sbucano Della Ratta e Trombetta: intimano l'Alt. É la carneficina. Covato alza il braccio e comincia in modo irrefrenabile a sparare. Scarica l'intero caricatore. Un proiettile centra il cuore di Della Ratta che riesce anche a rispondere al fuoco. É il maresciallo Trombetta - ferito anche lui - a colpire sia Covato che Gaglione. É il caos. Sangue dappertutto. Fuggi fuggi della gente. Una carneficina. Tiziano Della Ratta a fine turno doveva tornare a Sant'Agata dei Goti, in provincia di Benevento. Da poco aveva acquistato casa. Come ogni sera Vittoria lo aspettava. Il piccolo Alfonso, dieci mesi, non voleva sentir leggere le favolette per addormentarsi ma ascoltare i racconti delle imprese del suo papà. Alfonso quel suo adorato papà non potrà più rivederlo, né abbracciarlo, né giocarci, né crescergli accanto. Quel suo giovane papà che non conoscerà più ha onorato con coraggio e senso del dovere la divisa che indossava. La stessa uniforme che Salvo D'Acquisto difese fino all'estremo sacrificio per salvare degli innocenti. Lo Stato per ricordare il sacrificio estremo di Tiziano Della Ratta ha consegnato alla giovane vedova e suo figlio la medaglia d'oro al valore militare e civile. Un militare che merita la riconoscenza dell'Italia tutta, l'attenzione dei tanti onesti che nonostante tutto credono fermamente nello Stato e nei suoi servitori dalle mani pulite. E per rispetto ad Alfonso, a sua madre Vittoria e ai tanti che volevano bene a Tiziano occorre non spegnere la memoria ma ricordare, ricordare, ricordare.
T
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Hanno ucciso
solo un carabiniere
stata una rapina un folle assalto
a una gioielleria
Tiziano Della Ratta, 35 anni interviene per bloccare
i furfanti ma un malvivente gli spara a bruciapelo
un colpo al cuore lascia moglie e figlio di 10 mesi
di Arnaldo Capezzuto
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La Domenica Settimanale
compie un anno
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Piccoli mezzi, tante idee e la volontà di far sopravvivere un
giornalismo militante dove il valore della notizia non è merce di
scambio. Un piccolo strumento editoriale che non vende le
notizie oppure le "aggiusta" ma le scrive. Una testata militante
che svela le menzogne. Con queste parole si apriva, il 21 aprile
2012, l'editoriale del numero zero di La Domenica Settimanale
Una missione chiara fin da subito di Carmela Andreozzi
<<<<aaaasss
SPECIALE
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In questi giorni La Domenica Settimanale compie un anno. Il 23 maggio 2012 il Tribunale
di Napoli ha iscritto la nostra testata nel registro della stampa al n. 30. Una data non casuale.
Il progetto La Domenica Settimanale aderisce alla Rete de "I Siciliani giovani".
L’idea è quella di creare una rete informale di piccoli e grandi giornali di base e siti,
ciascuno di per sé autonomo ma tutti col buonsenso di completarsi a vicenda.
Così sempre più storie, esperienze, idee verranno messe a disposizione di un pubblico – e di
una società – sempre più appassionato e sempre più vasto.
La Domenica Settimanale è un periodico
indipendente e schierato dalla parte della legalità
L'archivio di tutti i numeri sfogliabili gratuitamente è consultabile al seguente indirizzo:
www.ladomenicasettimanale.it/index.php/archivio-pdf
SPECIALE
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La Domenica Settimanale N.0 - Aprile 2012
Primo numero zero dedicato a
Luigi Cesaro. Azzardi lessicali,
papere e svarioni della più
elementare grammatica, ma
soprattutto indagini sulla camorra
e affari di famiglia. Ampi servizi
sul cardinale di Napoli Crescenzio
Sepe; sui brontosauri della politica
formato prima Repubblica; sugli
affari dell'immobiliarista corrotto
Alfredo Romeo e sul sindaco di
Napoli Luigi de Magistris.
La Domenica Settimanale N.0 - Maggio 2012
Secondo numero zero dedicato
all'intoccabile Nicola Cosentino.
Le amnesie del cantante Gigi
D'Alessio sulle sue frequentazioni;
la storia di Mena uccisa e
calunniata; nomina ad personam
di Claudio De Magistris; scandalo
dei finti preti, operazione Furfaro;
al via Ztl della discordia; strage
dei cronisti messicani.
SPECIALE
La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 11 | Maggio-Giugno 2013 -N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - Anno IIAnno II 17
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La Domenica Settimanale N. 1 - 20 Giugno 2012
Nel numero uno è presente un
interessante reportage sui Bingo
tra Napoli ed i comuni della
provincia e sulla vicenda connessa
dell'onorevole Amedeo Laboccetta
detto slot machine. L'avventura
del libro “Il Casalese” continua: il
giudice con un provvedimento ha
sentenziato l'inammissibilità delle
richieste-mobbing della famiglia
Cosentino.
La Domenica Settimanale N.2 - 20 Luglio 2012
Numero due dedicato all'inchiesta “Mani sulla
città”: affari, favori, comitati, cricche e progetti
all'ombra del Vesuvio dove non si distingue il
nuovo ed il vecchio, anzi paurosamente si
confondono. Le vicende tragiche di Andrea Nollino
ennesima vittima innocente della camorra; di
Domenico Noviello sacrificatosi per non cedere ai
Casalesi e di Alessandra Sorrentino ammazzata dal
marito. Racconto-riflessione di Jacopo Fernandez
su Scampia e Lungomare liberato.
Finiscono i numeri zero
SPECIALE
La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 11 | Maggio-Giugno 2013 -N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - Anno II Anno II 18
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La Domenica Settimanale N. 3 - Ago✜to 2012
Numero tre dedicato al Teatro San Carlo di Napoli:
incompatibilità nei ruoli, sprechi, nomine politiche,
nomine sentimentali, appalti, amici degli amici.
Inoltre trattiamo quattro storie di camorra: la
rinascita del Quarto calcio grazie a Luigi Cuomo;
la testimonianza di Giovanni Estate, fratello di
Maurizio, trucidato nel 1993 per aver bloccato due
scippatori-affiliati; il ricordo di Gigi e Paolo
ammazzati dai killer dodici anni fa a Pianura e i
bimbi rom cacciati da scuola dalle donne dei clan.
La Domenica Settimanale N.✢ - Settem✣✤e 2012
Numero quattro dal titolo: “Gli sfrantumati” ovvero
quei parlamentari compromessi che già “lavorano”
per la loro rielezione nonostante indagini, rinvii a
giudizio e mancati arresti. All'interno di questo
numero ci sono due storie di camorra: un'inchiesta
che svela come la giovane camorra vuole
conquistare i territori dei vecchi padrini e
l'inaugurazione di un centro per minori che si
affaccia su una piazza dedicata a Rocco Chinnici,
l'ideatore del pool antimafia di Palermo.
SPECIALE
La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 11 | Maggio-Giugno 2013 -N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - Anno IAnno I 19
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La Domenica Settimanale N. � ✁tto✂✄e 2012
La prima pagina del numero cinque è
tappezzata con le foto delle nuove leve
dei clan, colpevoli della morte di Lino
Romano. Una ricostruzione a firma di
Antonio Di Costanzo spiega perché è
scoppiata l'ennesima faida a Scampia,
senza dimenticare però l'impegno
dell'associazionismo.
Lo sapevate che i politici inquisiti e
arrestati alla Regione Campania
ricevono, nonostante tutto, lo stipendio?
La Domenica Settimanale N. ✥ No✦em✂✄e 2012
La copertina del numero sei ritrae
Diego Armando Maradona mentre
brinda con il gotha del clan Giuliano di
Forcella. Nicola Cosentino è stato
rinviato a giudizio per l'inchiesta “Il
Principe e la ballerina”. Reportage sulla
“Terra dei Fuochi”. La storia di Nicola
Nappo, 23enne, ucciso per errore tre
anni fa. La pax mafiosa sancita a
Marano e i nuovi guai per la Romeo
Spa.
SPECIALE
La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 11 | Maggio-Giugno 2013 -N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - Anno II Anno II 20
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La Domenica Settimanale N. ☎ Dicem✆✝e 2012
La copertina del numero sette è
abbastanza eloquente: Impresentabili.
Sono quei parlamentari che nonostante
abbiano sul collo inchieste, rinvii a
giudizio e processi, si ricandidano per la
quinta volta al Parlamento. E il
rinnovamento? E la legalità? E i volti
nuovi nelle istituzioni? Chiacchiere
formato panna montata. All'interno c'è lo
speciale de "I Siciliani" dedicato a Pippo
Fava in occasione dell'anniversario del
suo omicidio.
La Domenica Settimanale N. ✞ Gennaio ✟epp✝aio 2013
Nel numero otto tentiamo di capire se don
Luigi Merola, il parroco anticamorra,
racconta bugie; scriviamo di Nicola
Cosentino e illustriamo all'ombra delle
urne i trucchetti della compravendita dei
voti. Tutti i parlamentari uscenti con seri
problemi giudiziari temono che le patrie
galere si spalanchino per accoglierli.
Mentre Papa Ratzinger si dimette, il
cardinale Sepe resta - senza imbarazzo -
al timone della Curia partenopea, pronto a
votare il nuovo Pontefice.
SPECIALE
La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 11 | Maggio-Giugno 2013 -N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - Anno II Anno II 21
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La Domenica Settimanale N.✠ - 30 Mar✡☛ 2013
Il numero nove è dedicato a Nicola
Cosentino detenuto. Una sconfitta per la
politica e principalmente per chi a lui ha
affidato la rappresentanza. Affrontiamo
l'apocalisse della distruzione della Città della
scienza: pista interna, pista esterna, l'attacco
degli speculatori? Non si sa! Sul fronte
anticamorra c'è l'arresto del carnefice di
Lino Romano, il giovane trucidato per errore
lo scorso 15 ottobre perché scambiato con il
vero obiettivo del raid. Mentre langue
l'azione del sindaco Luigi De Magistris e
della sua Giunta, registriamo il definitivo
stop alla costruzione del nuovo stadio a
Ponticelli.
La Domenica Settimanale N.10 - 30 A☞rile 2013
Il numero dieci apre con la notizia della
bocciatura del Registro Regionale delle
neoplasie. Uno schiaffo assestato al volto di
chi è ammalato di tumore che in Campania
equivale a una vera e propria epidemia.
Proseguono gli sviluppi della vicenda del
detenuto Nicola Cosentino. Nuova condanna
incassata da Alfredo Romeo mentre si
aggiudica in contemporanea una nuova
commessa imprenditoriale. Abbiamo inoltre
provato a capire perché il sindaco di Napoli
Luigi de Magistris è nel mirino di attacchi
violenti e di un rancore sociale crescente.
SPECIALE
I Sicilianigiovani
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I Siciliani giovani è un giornale, è un pezzo di storia,ma è anche diciotto testate di base - da Milano aModica, da Catania a Roma, da Napoli a Bologna, aTrapani, a Palermo - che hanno deciso di lavorareinsieme per costituire una rete.
Non solo inchieste e denunce, ma anche il raccontoquotidiano di un Paese giovane, fatto da giovani, vissuto inprima persona dai protagonisti dell'Italia di domani. Fuori daipalazzi. In rete, e per le strade.
facciamorete!In rete, e per le strade
I Siciliani giovani che cos'è
La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - Anno IIAnno II 23
n anno scolastico turbolento, bisestile
in tutti i sensi, quello che sta per
concludersi. Iniziato con le proteste delle
maestre precarie senza riconferma del
contratto, i ritardi legati all’inizio della
refezione e conseguente slittamento del
tempo pieno; i disagi delle mamme
lavoratrici che s’inventano la refezione
autogestita. Tutto ciò nella Napoli in
grande spolvero dell’America’s cup e della
pista ciclabile, una città che voleva
riscattarsi dopo anni di “monnezza” sulle
prime pagine di tutto il mondo. Sblocca la
situazione il coraggio di un atto
giuridico portato avanti dalla Giunta
guidata dal sindaco Luigi De Magistris
che individua nella scuola un “servizio
essenziale ed infungibile” e porta al
funzionamento a tempo pieno della scuola
comunale e alla contemporanea assunzione
U di 315 maestre precarie, nonostante lo
sforamento del patto di stabilità e il rifiuto
da quello che diventerà l’ex direttore
generale Riccio a firmarne i contratti a
tempo determinato ritenuti illegittimi. I
fatti, nella sentenza della Corte dei
Conti che il 24 maggio giudica
quell’atto legittimo e garante di un
diritto costituzionalmente riconosciuto,
hanno dato ragione all’azione
intraprendente di un sindaco e una
giunta che non ha avuto paura di
mettersi in gioco e garantire e tutelare il
carattere pubblico della scuola
comunale. Sarebbe stato molto più
semplice dismettere. Lo dicono i fatti.
Torino, Genova, Modena, Reggio Emilia,
Bologna. Tutti avviati sulla strada
dell’affidamento dei servizi comunali per
l’infanzia –asili nido e scuole materne –
alle cooperative e alle ASP, aziende
speciali compartecipate del comune. Con
gravi disagi per bambini, educatori e
maestre disoccupate da un giorno all’altro,
famiglie che non vedono garantiti gli
standard minimi a cui erano abituati. Ma,
negli ultimi giorni di maggio, le acque,
apparente calme nelle scuole del comune
di Napoli, si agitano nuovamente. Una
circolare diffusa in alcuni circoli didattici
fa tremare insegnanti di ruolo e
ripiombare nell’incubo disoccupazione
decine di insegnanti precarie. Sulla base
delle incertezze legate
all’approvazione del
piano di rientro, si
procedeva a regolare le
ammissioni dei bambini
per il prossimo anno
scolastico solo in base
al numero delle
insegnanti di ruolo e
non alla effettiva
ricettività della
struttura. Ciò di fatto avrebbe
drasticamente ridotto il numero degli
ammessi e azzerato gli incarichi annuali.
La notizia, già nell’aria, si diffonde a
macchia d’olio. L’allerta è presto lanciata
da comitati e organizzazioni sindacali, ma
prontamente smentita dall’amministrazione
comunale nella persona del sindaco De
Magistris che, condividendo l’impegno
con l’assessore all’istruzione Palmieri e il
direttore generale Auricchio, ribadisce
l’impegno dell’amministrazione in difesa
della scuola pubblica e della tutela del
lavoro precario, impegnandosi anzi a
trovare strade che portino ad una futura ed
auspicata stabilizzazione per tutelare le alte
professionalità su cui il Comune stesso ha
investito in termini di formazione. Arriva
anche l’accordo sottoscritto
dall’assessore Palmieri e l’assessore al
lavoro Panini con CISL e Uil riguardo i
nodi cruciali della questione scuola:
rifiutare culturalmente la camorra come
alternativa di vita.
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La tutela la scuola pubblica
Scuola, il modello Napoli
i diritti al tempo dell'austerity L'istruzione tra le macerie della spending review
di Monica Capezzuto
Una circolare
fa tremare le
insegnanti di
ruolo e
ripiombare
nell'incubo
disoccupazione
decine e decine
di storiche
maestre
precarie
La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 11 | Maggio-Giugno 2013 -N. 11 | Maggio-Giugno 2013 - Anno IIAnno II 24
il secondo stadio d’Italia per capien- za, il San Paolo, collocato nel cuore
del quartiere Fuorigrotta, è il campo di calcio dove gioca la squadra del Napoli. Quest'anno la squadra azzurra accede dalla porta principale alla Champions League: un cospicuo bonus economico per la società che da anni fa del fairplay finanziario la propria bandiera. La gioia dei tifosi è palpabile: poter cantare di nuovo l’inno della Champions, calcare i palcoscenici d’Europa, sognare i tempi d’oro quando Maradona e compagni regalarono un sogno mai più rivissuto. Le ombre però si addensano proprio sul San Paolo. La Uefa chiede pesanti interventi per mettere a norma lo stadio. Alcuni interventi già sono stati messi in atto come di recente ha ribadito l’assessore allo Sport del Comune di Napoli Tommasielli sottolineando che si va nella direzione giusta e nel rispetto dei tempi. Il verdetto il 30 giugno. In caso contrario, il patron Aurelio De Laurentiis ha indicato lo stadio “Barbera” di Palermo come sede alternativa. Una prospettiva che fa rabbrividire la città. Immaginate tifosi costretti alla trasferta con una negativa ricaduta economica che avrebbe sull’indotto legato all’evento Champions. Il San Paolo fa rabbrividire e non per l’emozione: erbacce cresciute qui e lì, cancelli su cui le intemperie hanno lasciato il segno; alla struttura portante e ai muri mancano qui e lì pezzi di intonaco, le scale che portano agli anelli superiori fetide, danneggiate e poco praticabili, anguste e ripide. Salirle a gruppi impossibile. Non mancano le rifiniture, manca l’indispensabile per garantire il confort minimo al tifoso. I bagni, alla turca, tenuti in condizioni pietose, senza un addetto che ne garantisca l’igiene costante. Uno spettacolo poco edificante e per nulla accogliente per i tifosi che spesso arrivano allo stadio con le famiglie. La triste realtà non vieta di pensare in grande. Infatti, nei sogni del presidente Aurelio De Laurentiis ci sarebbe uno stadio San
E' Paolo riadattato sui grandi modelli europei - Barcellona e Monaco con negozi e ampi parcheggi a scapito di una capienza ridotta nel rispetto delle norme di sicurezza. Il progetto, da 100 milioni di euro, sarebbe stato studiato dall’Astaldi
group, specialista tra l’altro nel settore delle infrastrutture. Nulla vieta di sognare, ma tra uno stadio nuovo di zecca e lo scudetto, la risposta dei tifosi sarebbe scontata…
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La torcida azzurra ha lo stadio sgarrupato
Stadio San Paolo a rischio chiusura Corsa contro il tempo per la Champions
L'assessore: “I lavori procedono” di Monica Capezzuto
Ai lettori 1984
Caro lettore, sono in tanti, oggi, ad accusare la Sicilia
di essere mafiosa: noi, che combattiamo la mafia in
prima fila, diciamo invece che essa è una terra ricca di
tradizioni, storia, civiltà e cultura, tiranneggiata dalla
mafia ma non rassegnata ad essa. Questo, però,
bisogna dimostrarlo con i fatti: è un preciso dovere di
tutti noi siciliani, prima che di chiunque altro; di fronte
ad esso noi non ci siamo tirati indietro.Se sei siciliano, ti chiediamo francamente di aiutarci,
non con le parole ma coi fatti. Abbiamo bisogno di
lettori, di abbonamenti, di solidarietà. Perciò ti
abbiamo mandato questa lettera: tu sai che dietro di
essa non ci sono oscure manovre e misteriosi centri di
potere, ma semplicemente dei siciliani che lottano per
la loro terra. Se non sei siciliano, siamo del tuo stesso
Paese: la mafia, che oggi attacca noi, domani
travolgerà anche te.
Abbiamo bisogno di sostegno, le nostre sole forze non
bastano. Perciò chiediamo la solidarietà di tutti i
siciliani onesti e di tutti coloro che vogliono lottare
insieme a loro. Se non l'avremo, andremo avanti lo
stesso: ma sarà tutto più difficile.I Siciliani
Ai lettori 2012
Quando abbiamo deciso di continuare il percorso,mai interrotto, dei Siciliani, pensavamo che questaavventura doveva essere di tutti voi. Voi che ci aveteletto, approvato o criticato e che avete condiviso connoi un giornalismo di verità, un giornalismo giovanesulle orme di Giuseppe Fava.
In questi primi otto mesi, altrettanti numeri deiSiciliani giovani sono usciti in rete e i risultati cilasciano soddisfatti, al punto di decidere di uscire entrol'anno anche su carta e nel formato che fuoriginariamente dei Siciliani.
Ci siamo inoltre costituiti in una associazioneculturale "I Siciliani giovani", che accoglierà tutti icomponenti delle varie redazioni e testate sparse danord a sud, e chi vorrà affiancarli.
Pensiamo che questo percorso collettivo vadasostenuto economicamente partendo dal basso,partendo da voi. Basterà contribuire con quello chepotrete, utilizzando i mezzi che vi proporremo nelnostro sito.
Tutto sarà trasparente e rendicontato, e per esserecoerenti col nostro percorso abbiamo deciso diappoggiarci alla "Banca Etica Popolare", che con i suoiprincipi di economia equa e sostenibile ci garantiscetrasparenza e legalità.
I Siciliani giovani
I Sicilianigiovani
www.isiciliani.it
Una pagina dei Siciliani del 1993Nel 1986, e di nuovo nel 1996, i Siciliani
dovettero chiudere per mancanza di
pubblicità, nonostante il successo di
pubblico e il buon andamento delle
vendite. I redattori lavoravano gratis, ma
gli imprenditori non sostennero in alcuna
maniera il giornale che pure si batteva per liberare anche
loro dalla stretta mafiosa.
Non è una pagina onorevole, nella storia dell'imprenditoria
siciliana.
Chi sostiene i Siciliani
SOTTOSCRIVI IT 28 B 05018 04600 000000148119Associazione I Siciliani Giovani/ Banca Etica
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di Genny Attira
er una domenica nella bellissima piazza dove si erge la Basilica di
Santa Maria della Sanità ha ospitato un ring dove si sono affrontati in mini match pugili napoletani. All'ombra del Ponte della Sanità si è svolto il primo trofeo “Boxe Sanità”. L'iniziativa ha attirato curiosi e appassionati che molte ore prima dell'inizio degli incontro si sono riversati nella piazza-ring. Circa un migliaio di persone si sono affollate nel cuore del rione popolare che tra l'altro diede i natali
Pal grande Antonio De Curtis in arte Totò. La manifestazione pugilistica è stata organizzata dalla Napoliboxe di Lino Silvestri in collaborazione con la III Municipalità. Sul ring dodici incontri di pugili napoletani che hanno sfidato avversari provenienti da altre regioni. Il bilancio finale per la Napoliboxe è positivo, con sei vittorie, un pari e sole tre sconfitte, oltre a due vittorie negli incontri fuori tabellone. Presente come testimonial l’ex campione europeo Ciro De Leva. Il trofeo ha anticipato l’impegno che la Napoliboxe assumerà nei prossimi mesi
nel quartiere. La società aprirà – infatti - una nuova palestra all’interno dell’Istituto Caracciolo, dove si terranno lezioni di pugilato gratuite in orario scolastico, coinvolgendo gli alunni dell'istituto scolastico.
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✌✍✎ ✏✑ Napoliboxe
Laboratorio di nuovi campioni
Nel quartiere Montesanto, dal 1985 esiste la palestra di pugilato Napoliboxe, condotta da Lino Silvestri figlio di Geppino il noto istruttore che ha portato al successo internazionale diversi pugili tra i quali Patrizio Oliva. Il giovane Silvestri ama la boxe ed anche la sua città e fondando questa palestra in uno dei quartieri più disagiati e a rischio di Napoli, cerca di lavorare sul recupero educativo di giovani demotivati e privi di riferimenti sociali, altrimenti destinati ad allargare le file della malavita cittadina. Il pugilato è uno sport che insegna a rischiare e a insistere e quindi a vivere, e questo i ragazzi della Napoliboxe lo sanno bene e ne sono contenti.
Sfide all'ombra della monumentale Basilica tra
pugili partenopei nel primo trofeo “Boxe Sanità”
Piazza della Sanità trasformata in un ring
I pugni della speranza L'educazione della strada
La filosofia
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Se l'anno scorso la “Giggin Vitton Cap”
era nata come una manifestazione
goliardica oggi è diventata luogo di
partecipazione e di riflessione collettiva
dei movimenti dal basso
anotti e canoe, salvagenti, braccioli
nelle acque davanti al litorale flegreo
di Napoli e Pozzuoli è andata in scena la
seconda edizione della “Giggin Vitton
Cap”. Una goliardica regata promossa dal
collettivo BaFuCa (Bagnoli, Fuorigrotta,
Cavalleggeri) nata con l'intento di fare il
C
verso alle World Series di America’s Cup
mettendo al centro dell'evento temi
d'attualità come la bonifica dei suoli dell'ex
acciaieria dell'Italsider. Non solo regate ma
soprattutto dibattiti su comunità e
territorio e da incontri con musica,
performance artistiche e degustazione di
prodotti flegrei. “La nostra Coppa America
è la bonifica” recita lo slogan scelto per
questa edizione. La rete di associazioni e
cittadini che ha partecipato alla
competizione “de noantri” a fine gara però
ha lanciato un messaggio chiaro alle
istituzioni: “Vogliamo accendere con il
sorriso i riflettori su tematiche ambientali e
rapporto tra comunità e territorio - hanno
detto i partecipanti - Chiediamo la
rimozione della colmata e la creazione di
una grande spiaggia pubblica tra Nisida e
Pozzuoli. Basta chiacchiere - concludono
tra una remata e l'altra - E' ora di passare
ai fatti”. Alla fine una grande festa
conclusa con un'assemblea pubblica dove
hanno partecipato artisti, professionisti,
studenti, residenti, ambientalisti, anziani,
ragazzi.
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Gli interventi di bonifica non hanno fatto altro che aggravare la contaminazione dei terreni. Tanto che sussiste un "pericolo ambientale con una immensa capacità diffusiva che coinvolge l'ambiente e l'integrità della salute di un numero non individuabile di persone". E' quanto scrivono i magistrati della procura di Napoli - il pm Stefana Buda e i procuratori aggiunti Francesco Greco e Nunzio Fragliasso - nel capo di imputazione, relativo all'ipotesi di disastro ambientale, nell'ambito dell'inchiesta sull'inquinamento a Bagnoli.
di Claudio Riccardi
Sul litorale dei campi Flegrei di Napoli e Pozzuoli
al via la regata degli ultimi promossa da BaFuCa
Successo per la Coppa America dei poveri
Trionfo Giggin Cap Bagnoli aspetta la bonifica
L'inchiesta
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Fiore...come me Storie di dieci vite spezzate
Storia di un quartiere e di una faida
rriva in libreria Scampia – Storia di un quartiere e di una faida Libro + DVD di
Massimo Ravel e Antonio Di Costanzo. La quarta di copertina: Conosciuto come il maggiore e più assortito supermarket delle droghe del vecchio continente, Scampia è anche uno tra i più lucrosi investimenti per la camorra. Un business milionario, che i cartelli criminali della periferia a nord di Napoli hanno costellato di centinaia di croci. Ma Scampia è anche il simbolo della disfatta dello Stato e della politica, che da anni – senza successo – tentano, con progetti di scarsa efficacia, di riappropriarsi di un angolo di territorio completamente sfuggito ad ogni forma di controllo. A contrastare lo strapotere dei clan e dei pusher resistono solo pochi coraggiosi che combattono una guerra feroce con spade di latta. Realizzato in forma di reportage giornalistico, con linguaggio chiaro e diretto, Scampia – Storia
A di un quartiere e di una faida rappresenta un importante contributo alla conoscenza di una realtà spesso sconosciuta agli stessi napoletani. Il quartiere è purtroppo teatro di scontri sotterranei e nell'immaginario collettivo è il luogo della vendita di stupefacenti. Ma il quartiere della periferia Nord di Napoli è anche e soprattutto altro. Ogni giorno ci sono tanti volontari cattolici e del laicato che si rimboccano le maniche e tentano di fornire un contributo affinché le cose cambiano davvero e in modo visibile. C'è tanto male ma anche grande agitatori di fede sul territorio. Questo libro entra come un coltello nella carne viva delle contraddizioni di un territorio che è nato a metà. I tanti servizi, istituzioni, riferimenti che dovevano sorgere per sviluppare una socialità non sono mai sorti.Una condanna che ha fatto scivolare il quartiere nell' abbandono più totale.
iore…come me/Storie di dieci vite spezzate, tratta come si può desumere
dal titolo, il triste fenomeno, purtroppo crescente in Campania e in Italia del femminicidio. Dieci storie di giovani donne, vittime di uomini che ritenevano di essere amate e, in breve senza un plausibile motivo barbaramente trucidate. Il libro edito da Spazio Creativo Edizione, 160 pagine, 15 euro racconta la storia di Emiliana Femiano, Teresa Buonocore, Matilde Sorrentino, Nunzia Castellano, Gelsomina Verde, Enza Cappuccio, Giuseppina Di Fraia, Palma Scamardella, Mena Morlando, Fiorinda Di Marino. Donne che narrano in prima persona il loro vissuto, la loro quotidianità e le loro passioni fino al tragico epilogo che le ha condotte alla morte per mano di spietati assassini. Nelle parole di queste “martiri laiche” emerge, forte, l’ambiente nel quale vissero e maturarono i fatti di sangue che le condussero alla morte. Ma soprattutto la straordinaria capacità di trasmettere, in chi legge, la loro vitalità di donne comuni e non “eroine” che hanno combattuto per difendere i diritti dei più deboli, come i bambini (Teresa e Matilde), o che hanno creduto erroneamente in un amore sbagliato (Fiorinda, Nunzia, Enza, Giuseppina, Emiliana) o, ancora, che sono state vittime
F inconsapevoli di un sistema malavitoso che le ha strappate per sempre ai loro affetti (Palma e Gelsomina).Oltre alla prefazione del magistrato antimafia Raffaele Cantone e l’introduzione di Paolo Siani, fratello del giornalista de “Il Mattino” Giancarlo, ucciso dalla camorra nel settembre 1985, il volume si avvale di un interessante contributo sul femminicidio scritto dalla giornalista Francesca Scognamiglio e dell’intervista, sullo stesso fenomeno, al vice presidente del
Consiglio comunale di Napoli Elena Coccia. Il libro presentato in vari consessi culturali ha riscosso apprezzamenti per la lucida descrizione e denuncia dei gravi fatti di sangue riscontrati in quest’ultimo periodo. “Ho voluto raccontare affinché tutto questo non accada più - ha detto l'autrice - Insieme con la Fondazione Polis è nata l'idea di scrivere per evitare che ill sacrificio di queste donne non rimanesse relegato in un articolo di giornale che il giorno dopo non è più notizia”. Per Paolo
Siani, presidente della Fondazione Polis, il libro di Covella “é una bomba di legalità innescata nella società”. “Vaccinazioni che inoculiamo alla gente - ha sottolineato - perché la lotta alle illegalità deve essere costante senza indietreggiare di un solo passo”.
Giulio Andreotti
La storia dalla A alla Z
entuno parole chiave, quante sono le lettere del nostro alfabeto, per raccontare la vita del più longevo
ma anche del più discusso ed enigmatico politico italiano del Dopoguerra: Giulio Andreotti. Il sette volte Presidente del Consiglio, il venticinque volte ministro, il nove volte sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. L’uomo che fece sua la massima di Charles-Maurice de Talleyrand “il potere logora chi non ce l’ha…”, adattandola a filosofia di vita del partito-Stato; il segretario di Stato permanente della Santa Sede, da Pio XII a Giovanni Paolo II; il protagonista della scena politica che mise d’accordo Moro e Berlinguer per guidare il governo della “non sfiducia”. Non una biografia, non un saggio, ma un insieme di episodi, aneddoti, discorsi, scritti e interviste. Ventuno frammenti per raccontare la vita di un uomo che è stato la storia della prima Repubblica. Antonello Grassi - napoletano, cinquantotto anni, giornalista professionista dal 1980 con la testata “Roma” di Achille Lauro. È stato redattore capo del quotidiano “Il Denaro”. Ha diretto i notiziari radiofonici di “Radio Kiss Kiss” e la rivista “Derive&Approdi”. È stato redattore dei quotidiani “Napolinotte”, “il Giornale di Napoli”, “Roma” di Pasquale Casillo, e del free press “Senzaprezzo”. Attualmente è responsabile della redazione materana de “Il Quotidiano della Basilicata” Gianpaolo Santoro - giornalista professionista, ha lavorato come inviato per i quotidiani napoletani “Il Mattino” e, successivamente, “Roma” scrivendo di politica, cronaca, attualità e sport. Per due anni ha svolto l’attività di quirinalista. È stato il responsabile delle pagine meridionali dell’Avanti!. Ha collaborato da Napoli con l’agenzia Adnkronos e con il quotidiano “Reporter”. Articolista del quotidiano “Il Denaro”.
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I Sicilianigiovani
Associazione I Siciliani Giovani/ Banca Etica/ IBAN:
IT 28 B 05018 04600 000000148119
SOTTOSCRIVI
www.isiciliani.it"A che serve essere vivi, se non c'è
il coraggio di lottare?"
LIBERTA'
19822012
L'ARIADELLA