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Tre sono le novità varietali di meloche stanno riscuotendo interesse inquesti ultimi anni: in primis il gruppodelle «Gala» sempre più diffuse a sca-pito di tutte le altre cultivar a matura-zione estiva e ultimamente anche delle«Red Delicious», quindi la dolce-acida«Braeburn», gradita soprattutto neimercati del nord Europa e la giappo-nese «Fuji», capostipite di una nume-rosa serie di cloni più colorati (Werth,1991). Tutte queste varietà, come pure«Pink Lady» di cui già tanto si parlanonostante l’assenza di impianti, sonostate selezionate in Paesi asiatici odell’Oceania in seguito a programmi dibreeding mirati al miglioramento dellequalità intrinseche dei frutti (Sansavi-ni, 1994).

La «Fuji» è una varietà ottenutapresso la stazione sperimentale di Mo-rioka in Giappone, da un’attività di mi-glioramento genetico iniziata nel 1939in cui si sono incrociate le cultivar«Ralls Janet» e «Red Delicious»; daifranchi ottenuti fu selezionato un se-menzale, il «Morioka n. 7» denominatopoi nel 1962 «Fuji» (foto 1).

In un primo momento la «Fuji» si èdiffusa rapidamente nel Paese d’origi-ne, sostituendo le varietà genitrici e inseguito le altre, tanto che nel 1990 co-priva il 50% della produzione giappo-nese. Si è sviluppata poi moltissimoanche in Paesi limitrofi quali la Corea,di cui costituisce l’80% della produzio-ne globale di mele, e la Cina. In questiultimi anni, con l’introduzione di clonipiù colorati, sta prendendo piede an-che in altri importanti Paesi produtto-ri di mele non asiatici quali il Brasile,gli Stati Uniti, la Nuova Zelanda, il Ci-le, l’Argentina, il Sud Africa e ultima-mente si stanno realizzando impiantianche in Francia e in Italia (Cossio,1992; Mantinger, 1995). Gli unici datiufficiali sulla produzione italiana di«Fuji» nel 1997, quelli del Centro ope-rativo ortofrutticolo di Ferrara (1997),stimano una quantità di poco superio-

re alle 3.000 tonnellate, di cui più di2.100 nella provincia di Bolzano, 419in Emilia-Romagna, 351 in Piemonte esolo 118 nel Veneto. Sicuramente que-ste esigue quantità sono determinatedallo sfavorevole andamento climati-co di quest’anno (sono oltre 150 gli et-tari nella sola Emilia-Romagna conuna potenzialità di 2.000 tonnellate) e,comunque, appaiono un po’ sottosti-mate almeno per quel che riguarda ilterritorio veneto.

Nei Paesi orientali il consumatore haimparato subito a conoscere queste«nuove» mele ed è disposto a pagarledi più rispetto alle tradizionali «RedDelicious», «Granny Smith» e alle stes-se «Gala». È probabile prevedere unacerta espansione delle «Fuji» anche inItalia, probabilmente a scapito di culti-var tardive come «Granny Smith» e«Imperatore» o forse anche delle piùtradizionali mele europee quali la «RedDelicious» e la stessa «Golden Deli-cious» che cominciano a mostrarequalche «segno dell’età», almeno perquanto riguarda le preferenze dei con-sumatori. In alcuni panel test eseguiti

dal Centro sperimentale di Laimburg(Bolzano), «Fuji», confrontata con me-le tradizionalmente coltivate nel bolza-nino, è risultata preferita per sapore ecroccantezza (Stainer et al., 1995). Inaltre degustazioni eseguite dal Consor-zio Melapiù, sempre «Fuji», pur vendu-ta al prezzo più elevato della sua cate-goria, è risultata particolarmente ap-prezzata e preferita dalla gran parte deiconsumatori indipendentemente dalsuo aspetto esteriore (Mazzotti, 1995).In un recente panel test realizzato dalCentro operativo ortofrutticolo diFerrara è risultato che la «Fuji» colti-vata in pianura presentava valutazionidi gradevolezza identiche alle «Fuji»coltivate in montagna sia in assaggi ef-fettuati in autunno che in inverno e intutte le condizioni era preferita alla«Golden Delicious» (Nicetto e Febi,1997).

L’interesse dei principali Paesi pro-duttori di mele è motivato dal fattoche le «Fuji» rispondono alle nuovecaratteristiche gustative ricercate dalconsumatore: buccia sottile, croccan-tezza, succosità e finezza della polpa,ottimo sapore, elevata dolcezza e aci-dità contenuta (Sansavini, l.c.; DellaCasa et al.,1997). «Fuji» presenta an-che una eccellente conservabilità, conmantenimento delle ottime caratteri-stiche organolettiche per oltre 7-8 me-si senza la necessità di trattamenti po-st-raccolta (Stainer et al., 1993); ciò larende particolarmente idonea per l’at-tuazione della produzione integrata.

Si adatta bene a essere coltivata ne-gli areali di pianura; essendo infatticultivar molto tardiva non è indicataper zone melicole collocate in altitudi-ne per la brevità della stagione vegeta-tiva; in Alto Adige, ad esempio, ne èconsigliata la coltivazione solo fino a300 m slm (Mantinger, l.c.). La qualitàche si ottiene in pianura dal punto divista organolettico è del tutto parago-nabile a quella della Bassa atesina inAlto Adige, e questo vale anche per lasua conservabilità; infatti gli indici allaraccolta riscontrati dal Centro speri-mentale di Laimburg sono simili a quel-li rilevati dall’Istituto sperimentale difrutticoltura della Provincia di Verona.

Per contro i difetti principali sonol’aspetto poco attraente del frutto, unpo’ troppo grosso, di forma sfericapiuttosto irregolare e caratterizzato dauna colorazione verde chiara con un

LE PRIME ESPERIENZE NEL VERONESE

La coltivazione delle «Fuji»Descrizione dei cloni utilizzabili, tipologia d’impianto,potatura e diradamento dei frutti, fertilizzazione e irri-gazione, difesa, raccolta e conservazione. Nella nota sidescrivono i principali aspetti della tecnica colturaledelle «Fuji»

Gino Bassi, Raffaele Ferraro

Foto 1 - Frutti della cultivar «Fuji» standard

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sovraccolore rosa-rosso spesso insuf-ficiente sia per estensione e unifor-mità che per intensità e brillantezza.Può esservi anche presenza di ruggi-nosità piuttosto estesa. Inoltre è sog-getta all’alternanza di produzione, ri-sponde male al diradamento chimico,necessita di essere raccolta in piùstacchi, presenta talvolta vitrescenzanei frutti (caratteristica peraltro ap-prezzata nei mercati orientali) (Stai-ner et al., l.c.). Il tutto fa di «Fuji» unavarietà che richiede quindi una parti-colare e attenta tecnica di coltivazioneper contenere al minimo i suoi difetti eottenere una mela con livelli qualitati-vi estetici tali da essere apprezzata evalorizzata dal mercato.

Descrizione del gruppo «Fuji»

La «Fuji» è una varietà diploide ca-ratterizzata da un albero piuttosto vi-goroso (simile a «Granny Smith»), conhabitus standard, chioma espansa eportamento simile alla «Morgenduft».In vivaio ben reagisce alle tecnicheche favoriscono la formazione di ramianticipati. La fioritura è intermedia,contemporanea a «Golden Delicious»,in genere di buona entità (foto 2). Ècultivar molto fertile, impollinata da«Golden Delicious», dalle «Gala», da«Granny Smith» e da «Red Delicious»delle quali è anche buon impollinato-re. L’entrata in produzione è rapida ela produttività abbondante, talvoltaeccessiva, ma ciò non compromette lapezzatura dei frutti che rimane accet-tabile anche in condizioni estreme.Una carica eccessiva di frutti va però ascapito della loro ottimale colorazione(già carente per motivi genetici) e fa-vorisce la sua già naturale tendenza al-l’alternanza di produzione. Necessitaquindi di diradamento energico neglianni di carica ma reagisce scarsamen-te ai principali diradanti chimici. InVal Padana si raccoglie nella prima de-cade di ottobre preferibilmente in dueo tre stacchi per favorire la colorazio-ne. Non presenta fenomeni di cascola.Il frutto è di notevole pezzatura (dia-metro superiore a 80 mm e peso mediooltre 230 g, ma che raggiunge anche i300 g), è di forma sferoidale un po’ ci-lindrica, piuttosto irregolare. Il coloredi fondo è dapprima verde chiaro inseguito giallo, con sovraccolore rosa-rosso in alcuni cloni uniforme, in altristriato. Nelle parti non esposte delfrutto o nei frutti sottochioma il so-vraccolore risulta molto limitato e an-che la qualità e il sapore ne risentono.Può presentare della rugginosità este-sa su porzioni anche abbondanti dibuccia soprattutto nei primi anni diproduzione, con rischio di fessurazio-

ni più o meno consistenti. La polpa èbianca, di tessitura fine, molto croc-cante, soda e succosa. Il sapore è otti-mo, molto dolce, leggermente acidulo.I frutti si conservano a lungo e posso-no presentare vitrescenza.

Il limite nella colorazione ha fatto sìche dalla capostipite «Fuji» siano statiselezionati numerosissimi mutanti mi-gliorativi di questo carattere. Sono piùdi un centinaio i cloni disponibili cheperò, anche all’occhio più esperto,spesso sono molto simili (foto 3), tal-volta uguali, e ciò ha creato una certaconfusione sul mercato vivaistico. Ladifferenziazione più importante è tra itipi cosiddetti «striati» e quelli con co-lorazione «uniforme», ma tale distin-zione non è sempre così precisa tantoche i francesi hanno proposto tuttauna serie di categorie intermedie (Tril-lot e Masseron, 1995). La causa di que-sta variabilità è da ricercarsi nell’insta-bilità genetica che caratterizza i clonidi «Fuji», che al cambiare degli anni odelle località possono presentarsi dap-prima di un tipo e in seguito dell’altroo in categorie intermedie (per esem-pio: «Nagafu 6» inizialmente descrittacome uniforme in un secondo temposi è dimostrata striata, e viceversa per«Nagafu 2») oppure, soprattutto nei ti-pi striati, mostrare una colorazione asettori, indice di mutazioni di tipo chi-merico (Kikuchi et al., 1997).

Il clone da ricercare e da preferirenelle piantagioni deve innanzitutto co-lorare bene e possibilmente essere ditipo «striato» data la preferenza delconsumatore verso questo tipo di mele.

Tra i cloni di «Fuji» in osservazio-ne, nell’ambito del Progetto finalizza-

to del Ministero per le politiche agri-cole denominato «Liste di orienta-mento varietale dei fruttiferi» (checoinvolge per il melo ben 15 Unitàoperative disposte su tutto il territo-rio nazionale, tra le quali anche l’Isti-tuto sperimentale di frutticoltura del-la Provincia di Verona), il clone «Na-gafu 12» (o «Chofu 12») (foto 4) è ri-sultato il più interessante e quindi po-sto in lista A tra le varietà da consi-gliare per la pianura; presenta infattiuna colorazione rosso-rosa intensostriato su oltre l’80% del frutto. Altricloni, come lo striato «Nagafu 6» (o«Chofu 6») (foto 5) e il «Nagafu 2» (o«Chofu 2») (foto 6), sono stati posti inlista B, il primo a causa di una minorsovraccolorazione e il secondo poi-ché presenta un sovraccolore, inten-so ed esteso su oltre il 70% del frutto,ma di tipo uniforme. Altri cloni infinecome «Akifu 1» e la precoce «Yataka»

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Foto 2 - La quantità dei fiori nella «Fuji»sembra limitata, dato il suo portamento, ma

la fertilità è elevata

Foto 3 - Le differenze tra diversi cloni di«Fuji» sono spesso molto ridotte 2

3

Red Fuji

Morihofu

Chofu 2

Chofu 12

(foto 7), sono ancora in lista C neces-sitando di ulteriori osservazioni pri-ma di poter dare un giudizio definiti-vo (Fideghelli e Bassi, 1997).

Altri cloni striati interessanti, nonancora confrontati nell’ambito del Pro-getto suddetto, ma oggetto di positiveosservazioni in diverse stazioni speri-mentali, sono il «Fuji BC 2» (foto 8), il«Kiku 8» e il «Morihofu 3 A». Questi as-sieme a «Chofu 6» e «Chofu 12», sonotra i cloni più innestati dai vivaisti al-toatesini nel 1996 per i nuovi impiantidi quest’anno; per la prima volta nei lo-ro vivai la produzione di astoni di«Fuji» supera il 5% del totale anche seè cultivar consigliata solo per il fondo-valle (Lugli e Stainer, 1997). Tale mate-riale però non è ancora certificato esarà commercializzato senza alcunaetichetta derivando «da produzionepropria dei singoli vivaisti». (Weis,1997). Molto importante quindi è larealizzazione di una continua selezionedei migliori cloni che necessitano diessere costantemente osservati e senecessario rinnovati.

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Foto 4 - «Fuji Chofu 12» (o «Nagafu 12») ilclone migliore, posto in lista A tra le cultivarper la pianura nelle liste di orientamentovarietale del Mipa

Foto 5 - «Fuji Chofu 6» (o «Nagafu 6»)

Foto 6 - «Fuji Chofu 2» (o «Nagafu 2»), ilmiglior clone a colorazione uniforme (nonstriata)

Foto 8 - «Fuji BC 2», clone già oggettodi positive osservazioniin diverse stazioni sperimentali

Foto 7 - «Yataca»,clone di «Fuji»interessante per lamaturazione piùprecoce

Foto 9 - Impiantomolto fitto di«Nagafu 6»su sel. P22.Per migliorare ilsovraccolore della«Fuji» devonoessere impiegatetutte le strategiepossibili: in questocaso si sta provandol’efficacia dell’usodi un telo argentatoriflettente postosotto il filare30 giorni primadella raccolta

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Tecnica di coltivazionedelle «Fuji»

Gli obiettivi da perseguire per la buo-na realizzazione di un impianto di«Fuji» sono l’ottenimento di una pro-duzione costante negli anni e di una so-vraccolorazione omogenea il più inten-sa ed estesa possibile (foto 9). Ciò vuoldire che questi due obiettivi dovrannoessere sempre tenuti presente, dalla lo-calizzazione dell’impianto (zone parti-colarmente vocate per il colore con ter-reni drenanti, sciolti, ricchi di scheletroe caldi) alla sua progettazione (clone,sesto d’impianto, portinnesto, sistemad’irrigazione, reti antigrandine) e alletecniche di coltivazione (allevamento,potatura, concimazione, difesa).

Tipologia d’impiantoNonostante la tendenza di questi ul-

timi anni all’aumento della densità dipiantagione, la «Fuji» per il suo com-portamento espanso, abbastanza vigo-roso, non si adatta bene all’eccessivoinfittimento che può creare condizionifavorevoli alla scarsa colorazione deifrutti, in particolare di quelli interni al-la chioma. Nel veronese quindi, pur es-sendo diverse le tipologie di impiantoadottate, in genere non si superano le3.000-3.500 piante/ettaro.

La soluzione più comune è caratteriz-zata da un sesto di 3,5-3,7×1 metro(2.800 piante/ettaro) a fila singola conpiante allevate a fusetto (foto 10); in ca-so di reimpianto sono adottate soluzio-ni con densità di 3.200-4.000 piante/et-taro sia con file semplici, che con filebinate, ma con piante sfalsate allevatea fusetto (foto 11) o a serpentone (foto12). Sono presenti anche alcuni im-pianti molto fitti, con densità tra 5.000e 8.000 piante/ettaro (foto 9) che peròsono realizzati su terreni di contenutafertilità impiegando portinnesti più na-nizzanti dell’EMLA 9 (Pajam 1, Last Mi-nute o sel. P22). La buona conduzione

di questi impianti ècondizionata an-che dall’impiego diuna tecnica sofisti-cata che non è at-tuabile dalla mag-gioranza dei frutti-coltori.

All’impianto gliastoni devono pre-sentare numerosirami anticipati pre-formati in vivaioinseriti a un’altez-za superiore ai 70cm, con un angolodi inserzione benaperto che limita laformazione di bran-che vigorose di dif-ficile gestione (foto14). Le «Fuji» de-vono essere inne-state sui cloni piùdeboli di M9; il piùusato è l’olandeseNAKB T337. Unulteriore control-lo della vigoria èdato dall’altezzadell’innesto, chedeve essere fuoriterra per almeno15-20 cm. È scon-sigliato, quindi,l’impiego di sem-plici astoni privi dianticipati o l’im-piego di portinne-sti più vigorosidell’M9 per il maggior lavoro che ne-cessitano e per evitare la formazio-ne di branche vigorose di difficile ge-stione.

I meleti di «Fuji», nel Veneto, sonoinerbiti nell’interfilare; tale tecnica, or-mai consolidata, ha un influenza positi-va sull’estensione del sovraccolore. Sul-la fila in genere viene praticato il diser-

bo con prodotti a basso impatto am-bientale (glifosate, glufosinate-ammo-nio e glifosate trimesio), per una lar-ghezza di 70-100 cm. In taluni casi si ri-corre alle lavorazioni superficiali sullafila che consentono tra l’altro di conte-nere i danni provocati dai topi campa-gnoli all’apparato radicale e al collettodelle piante.

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Foto 10 - Tipico impianto di «Fuji Nagafu 6» su M9 alla 4a fogliacon densità di circa 2.800 piante/ettaro

Foto 11 - Nuovo reimpianto di «Fuji Chofu 12» su M9 impiegando filebinate sfalsate. Al 1° anno si possono ottenere 3-4 frutti per pianta

Foto 12 - Uno tra i più vecchi impianti di «Fuji» su M9 (7a foglia)allevato a serpentone

Foto 13 - «Fuji Nagafu 6» alla 3a foglia. Si possono ottenere circa 10kg per pianta

Potatura di allevamento e diproduzione

Le cure colturali devono permetterela rapida messa a frutto e contempora-neamente sviluppare un’architetturadella pianta adatta all’ottenimento diuna buona colorazione dei frutti.

All’impianto gli astoni sono sfoltitidai rami al di sotto dei 70 cm o con unangolo di inserzione acuto. La freccia,se vigorosa, è preferibilmente piegata,come pure eventuali laterali anch’essivigorosi; se deboli, invece, sono leg-germente spuntati per favorire il rive-stimento. La messa a frutto nei primi2-3 anni avviene in prevalenza su brin-dilli e in seguito anche su lamburde erami misti. È tipico della «Fuji» la pre-senza di branchette lunghe e spogliecon gemma apicale a fiore; per talemotivo bisogna creare le condizioniper lo sviluppo di formazioni fruttifereben distribuite su tutto il ramo.

La potatura di produzione dal 2°-3°anno deve favorire un moderato rinno-

vo, eliminando branchette invecchiate,spoglie ed eccessivamente lunghe a fa-vore di giovani brindilli. Lo svilupponella parte apicale della freccia dibranchette troppo vigorose (in generecon diametro superiore a 1/3 di quellonel punto di inserzione della freccia)può essere contenuto con l’asportazio-ne tramite strappo, così da impedirel’emissione di nuovi germogli (foto 15)e, nello stesso tempo, esercitare unagenerale azione frenante. Nella partemediana e basale invece le branche vi-gorose sono asportate con le forbicicosì da favorire un rinnovo con una ve-getazione più contenuta (foto 16).

Operando in tale maniera negli im-pianti veronesi di «Fuji» si sono otte-nuti alcuni frutti per pianta (1 kg cir-ca) già al 1° anno (foto 11) e al 2° annoproduzioni intorno a 4-6 kg/pianta, cheraggiungono i 10 kg al 3° anno (foto13). Dal 4° anno in poi si è in pienaproduzione con quantitativi di circa15-18 kg/pianta (a seconda della den-

sità) (foto 12-17) con produzioni me-die annuali per ettaro che non devonoessere inferiori ai 450-500 q; tali quan-tità sono in linea con quelle ottenute inaltre regioni.

L’ottenimento di queste produzionielevate e costanti è condizionato daun corretto diradamento dei frutti findai primi anni di impianto e da unabuona presenza di impollinatori, al fi-ne di favorire l’ottenimento di una for-ma regolare dei frutti.

DiradamentoSi è già detto della notevole fertilità

della «Fuji» (foto 19); questa cultivarpresenta inoltre problemi di alternan-za di produzione (foto 18) e di scarsaefficacia dei diradanti chimici auxini-ci. L’ideale sarebbe avere al massimoun frutto per mazzetto fiorale; per ilmomento non è ancora stata messa apunto una tecnica efficace che possasostituire il diradamento manuale.

La linea più usata nel veronese per il

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Foto 14 - Esempio di astone ben preparato in vivaio. Foto 15 - Asportazione di ramiapicali troppo vigorosi tramite strappo, così da impedire l’emissione di nuovi germogli.Foto 16 - Nella parte mediana e basale della pianta le branche vigorose sono asportate conle forbici, così da favorire un rinnovo con una vegetazione più contenuta

Foto 17 - Impianto in piena produzione (alla 4a foglia) di «FujiNagafu 6»: si possono ottenere 15-18 Kg per pianta

Foto 18 - Esempio della facilità all’alternanza di produzione cui èsoggetta «Fuji» se non ben diradata

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diradamento chimico è l’impiego delcarbaryl a 50-70 g/hl addizionato di 100cc/hl di olio minerale quando il diame-tro dei frutticini centrali è circa 10 mm(foto 20). In taluni casi il trattamento èripetuto dopo una settimana. Nono-stante i due interventi è comunque ne-cessario ripassare manualmente il piùpresto possibile per diradare i numero-si mazzetti con la presenza di 4-5 frutti(foto 21) per avere gli effetti beneficinon tanto sulla pezzatura, ma sull’indu-zione fiorale per l’anno successivo.

In alcune prove condotte su «Fuji»presso l’Istituto agrario di S. Micheleall’Adige (Trento) si è avuta una buo-na risposta con l’impiego di una mi-scela con 50 g/hl di carbaryl+50 cc/hldi NAA (acido naftalenacetico)+100cc/hl di olio minerale da distribuirequando il frutticino centrale è di 12-14mm. In questo modo è stata eliminatal’alternanza, anche se può verificarsila presenza di qualche frutto piccoloed è comunque necessario completareil dirado manualmente (Comai, comu-nicazione personale).

Vi sono studi anche su altri principiattivi che però non sono ammessi inItalia, almeno come diradanti. In Ta-smania, ad esempio, si è visto la buonaefficacia sulla pezzatura dei frutti esulla fioritura dell’anno successivo ef-fettuando un trattamento con 30-40g/hl di ethephon dall’inizio alla pienafioritura. Inoltre nel proseguimento ditali esperimenti si è vista l’efficacia diun secondo intervento con 14-16 g/hldi benziladenina 23 giorni dopo la pie-na fioritura (Bound et al., 1993).

Fertilizzazione e irrigazione Non vi sono indagini specifiche nel

veronese per quanto riguarda le esi-genze nutritive delle «Fuji»; valori me-di per la coltivazione del melo nei ter-reni veronesi prevedono la distribu-zione annuale di 30-50 unità di azoto(N), 6-25 unità di fosforo (P2O5) e 90-

140 unità di potassio (K2O) per ettaro(Marangoni et al., 1997).

Per favorire la colorazione è neces-sario non abbondare con gli apportiazotati, contenere al minimo le caren-ze di magnesio, potassio, microele-menti e assicurare al terreno una buo-na dotazione di sostanza organica.

Per conoscere la fertilità del terrenoall’impianto è buona pratica eseguireun’analisi del suolo e in seguito, permonitorare le reali condizioni nutriti-ve del meleto, ricorrere alla diagnosti-ca fogliare effettuando le relative ana-lisi una volta nel mese di giugno e unaseconda all’inizio di agosto. In tale ma-niera è più facile individuare sia le ma-crocarenze, in genere più evidenti, siale microcarenze, talvolta sottovaluta-te, da contenere con la realizzazione ditrattamenti fogliari da effettuarsi so-prattutto nei mesi primaverili.

La fertilizzazione non deve assoluta-mente essere disgiunta da una raziona-le gestione idrica; entrambe infatti in-fluenzano l’equilibrio vegetativo, non-ché la produzione e la qualità dei frutti.

La pratica dell’irrigazione nel Vene-to è stata fino ad ora delegata a criteriempirici e all’esperienza dei frutticol-tori (Bassi e Piva, 1996). È auspicabilel’adozione di sistemi più moderni conl’ausilio di «servizi di assistenza all’ir-rigazione» che, attraverso il calcolodel bilancio idrico, determinino le ef-fettive esigenze idriche del meleto; po-trebbe anche essere ampliata la speri-mentazione, iniziata da alcune aziendeagricole del Consorzio ortofrutticolozeviano di Verona, che impiega in ab-binamento tensiometri nel terreno eapparecchiature (messe a punto dallastazione sperimentale francese dell’In-ra) chiamate «Pepista» che misuranoil potenziale idrico della pianta (Ma-rangoni et al., l.c.).

I sistemi irrigui impiegati negli im-pianti di «Fuji» del veronese sono vari;la preferenza è per quelli localizzati a

microjet o a goccia: il primo è preferi-bile poiché può avere un’influenza po-sitiva sulla colorazione dei frutti e puòessere impiegato anche come difesaantibrina in fioritura.

Difesa da parassiti e avversitàatmosferiche

La difesa delle «Fuji» dai parassitinon differisce sostanzialmente daquella attuata nel Veneto sulle altrecultivar di melo. «Fuji» è più sensibilealla ticchiolatura di «Golden Deli-cious» e, a causa della raccolta moltotardiva, necessita delle medesime cu-re riservate alle varietà sensibili, quali«Morgenduft» o simili, sia per le infe-zioni primarie primaverili, sia per le in-fezioni estivo-autunnali tipiche dellezone umide veronesi. Tutta la praticacolturale però deve prestare particola-re attenzione a mantenere integro l’ap-parato fogliare non particolarmenteabbondante in questa cultivar.

Si deve quindi fare attenzione a tuttiquei patogeni (ticchiolatura) e parassi-ti (afidi, minatori fogliari, eriofidi, ra-gno rosso) che possono alterare nega-tivamente il giusto rapporto tra foglie efrutti (i giapponesi prevedono la pre-senza di 50 foglie per ogni frutto). In ta-le maniera è possibile evitare che lepiante di «Fuji» in estate appaiano giàspoglie o con foglie non efficienti equindi con scarsa capacità fotosinteti-ca e di metabolizzazione di sufficientisostanze nutritive (soprattutto neglianni di carica) con influenze negativesul colore e sulla brillantezza dei frutti.

In particolare va messa in atto unaefficace lotta contro gli eriofidi e si de-ve operare un’attenta scelta dei fungi-cidi, realizzando una linea di difesa si-mile a quella effettuata su «Golden De-licious», dove è preferito l’uso di cap-tano e diclofluanide che hanno un ef-fetto «cosmetico».

Dalle osservazioni finora raccolte,le «Fuji» sembrano meno suscettibili

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Foto 19 - La fertilità della «Fuji» puòrisultare davvero eccessiva

Foto 21 - Nonostante due trattamenti concarbaryl, vi è ancora la presenza di numerosifrutticini che devono essere diradatimanualmente

Foto 20 - Esempio in cui l’effetto delcarbaryl è stato ottimale

ai cancri rameali causati da Nectriagalligena rispetto a «Gala», «Brae-burn» e alle «Red Delicious».

Da non dimenticare infine la difesadalle principali avversità atmosferiche:il gelo primaverile che favorisce la pre-senza di frutti rugginosi (foto 22) o addi-rittura rugosi (da contenere appuntocon l’ausilio di impianti antibrina) e lagrandine. «Fuji» è una varietà tardiva e,quindi, ha un rischio grandine molto ele-vato (nel 1996 ha grandinato il 15 set-tembre); vista la frequenza e l’intensitàcon cui si abbatte questa meteora sullaPianura Padana, e in particolare nellaprovincia di Verona, diventa indispensa-bile adottare la difesa attiva con reti an-tigrandine che, tra l’altro, limitano i dan-ni da scottature a cui «Fuji» è abbastan-za soggetta (foto 23). In generale sonoimpiegate le reti nere che però hanno uneffetto negativo sulla colorazione deifrutti; l’impiego di reti bianche, già utiliz-zate in Francia, potrebbe risolvere que-sto inconveniente, ma è necessario cheaumenti la loro durata cosicché vi siaconvenienza economica al loro utilizzo.

Raccolta e conservazione

La «Fuji» matura nella pianura ve-neta nella prima metà di ottobre. È

necessario racco-glierla in più stac-chi al fine di favo-rire la buona colo-razione di tutti ifrutti. Non presen-ta cascola pre-rac-colta. I frutti so-no immediatamen-te serbevoli, resi-stenti alle manipo-lazioni, senza par-ticolari predispo-sizioni a fisiopa-tie come la but-teratura amara,anche nelle anna-te di scarica. Èsoggetta però allavitrescenza che,

se non eccessivamente estesa, vieneriassorbita durante la conservazione(Guarinoni et al., 1996).

Non vi è un solo parametro per indi-viduare il momento migliore per la rac-colta: si deve raccogliere quando il co-lore di fondo dei frutti vira da verde averde pallido, evitando il raggiungi-mento di una colorazione di fondo gial-la che predispone alla vitrescenza. Intale momento i frutti presentano i se-guenti indici di raccolta: residuo rifrat-tometrico di 13-15°Brix (con punte fi-no a 17-18°Brix), acidità 3,5-4,5 g equi-valenti di acido malico per litro di suc-co e durezza variabile tra 7-9 kg /cm2

(penetrometro con puntale da 11 mm).Di scarsa affidabilità è il test dell’ami-do (3,5-4,5) anche se si consiglia la rac-colta prima che sia completamente de-gradato. Un altro indice è il periododalla piena fioritura alla raccolta cheper le «Fuji» è di circa 178-180 giorni.(Werth, 1995; Regione Veneto, 1996).

Le «Fuji» si conservano per 7-8 mesimantenendo inalterate le loro caratte-ristiche (colore e brillantezza, conte-nuto zuccherino, consistenza dellapolpa, peso) senza la necessità di ef-fettuare trattamenti post-raccolta;conservazioni più prolungate possonoessere caratterizzate da una perdita disapore dei frutti dovuta soprattutto al-l’abbassamento dell’acidità (Guarino-ni et al., l.c.).

In atmosfera controllata è consiglia-bile avere una temperatura di 1-1,5 °C,1,5-2 % di O2, 0,5 -1 % di CO2 e un’umi-dità relativa elevata (93-95%) (Pratella1996; Werth, l.c.).

Conclusioni

In questo momento di crisi per la me-licoltura di pianura determinata dal-l’eccesso strutturale dell’offerta e dalladifficoltà di competere con le crescen-ti produzioni montane, caratterizzateda migliore qualità estetica e superiore

serbevolezza (in particolare le classi-che «Golden Delicious» e «Red Deli-cious») ancorché ben supportate daadeguate politiche di marketing e stra-tegie commerciali, è necessario attua-re tutte le iniziative affinché la mela dipianura possa riconquistare un suospazio e invertire la tendenza negativadi questi ultimi anni.

Si è consapevoli ormai della neces-sità di creare una identità al prodotto«mela di pianura» e dell’importanza diun marchio commerciale (Melinda, LaTrentina, Marlene) per l’affermazionedi un prodotto sul mercato; è necessa-rio però caratterizzare e differenziaremeglio la mela di pianura, anche attra-verso una diversa scelta varietale chefavorisca la complementarietà con lamela di montagna ed eviti perdentiimitazioni. Sono quindi da sostenere eincentivare iniziative come quella in-trapresa dal Consorzio Melapiù dell’E-milia-Romagna che ha attivato unospecifico «Progetto Fuji» per la valo-rizzazione di questa mela prodotta inpianura (Consorzio Melapiù, 1994).

Le novità varietali per la pianurapossono essere individuate sia tra lecultivar precoci, come le affermate«Gala», sia soprattutto tra quelle a ma-turazione tardiva, che non possono es-sere coltivate in montagna, come lenote «Granny Smith» e «Dallago», e lerecenti «Fuji», «Pink Lady», «Gold Ru-sh» e altre.

«Fuji» presenta quei requisiti che larendono un’alternativa da non sottova-lutare per la melicoltura di pianura an-che se è una cultivar difficile da colti-vare (al contrario di «Golden Deli-cious»), con l’obiettivo di ottenere pro-duzioni costanti e di buona qualità este-tica; per tale motivo c’è una certa resi-stenza dei melicoltori a impiantarla.Così non vi è ancora una «massa criti-ca» di prodotto (quest’anno hanno con-tribuito anche le avverse condizioni cli-matiche) che permetta di poterla im-mettere costantemente sul mercato perlunghi periodi, così da farla conoscereal consumatore. Cio è un limite perchése non viene identificata e riconosciu-ta, magari come una mela «brutta mabuona», non è possibile valorizzarla,nonostante dai panel test effettuati ri-sulti che il suo gusto e la sua croccan-tezza sono particolarmente apprezzatialmeno dal consumatore italiano.

Gino BassiIstituto sperimentale di frutticoltura

Provincia di Verona

Raffaele FerraroApo Scaligera

Zevio (Verona)

La bibliografia verrà pubblicata negli estratti.

L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 48/97 57

Arbor ico l tura

Foto 23 - «Fuji» è abbastanza sensibile allescottature se non è coltivata sotto rete

Foto 22 - Esempio di frutti rugginosi


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