le prime esperienze nel veronese la coltivazione delle...

7
L’I NFORMATORE A GRARIO 48/97 51 Arboricoltura Tre sono le novità varietali di melo che stanno riscuotendo interesse in questi ultimi anni: in primis il gruppo delle «Gala» sempre più diffuse a sca- pito di tutte le altre cultivar a matura- zione estiva e ultimamente anche delle «Red Delicious», quindi la dolce-acida «Braeburn», gradita soprattutto nei mercati del nord Europa e la giappo- nese «Fuji», capostipite di una nume- rosa serie di cloni più colorati (Werth, 1991). Tutte queste varietà, come pure «Pink Lady» di cui già tanto si parla nonostante l’assenza di impianti, sono state selezionate in Paesi asiatici o dell’Oceania in seguito a programmi di breeding mirati al miglioramento delle qualità intrinseche dei frutti (Sansavi- ni, 1994). La «Fuji» è una varietà ottenuta presso la stazione sperimentale di Mo- rioka in Giappone, da un’attività di mi- glioramento genetico iniziata nel 1939 in cui si sono incrociate le cultivar «Ralls Janet» e «Red Delicious»; dai franchi ottenuti fu selezionato un se- menzale, il «Morioka n. 7» denominato poi nel 1962 «Fuji» (foto 1). In un primo momento la «Fuji» si è diffusa rapidamente nel Paese d’origi- ne, sostituendo le varietà genitrici e in seguito le altre, tanto che nel 1990 co- priva il 50% della produzione giappo- nese. Si è sviluppata poi moltissimo anche in Paesi limitrofi quali la Corea, di cui costituisce l’80% della produzio- ne globale di mele, e la Cina. In questi ultimi anni, con l’introduzione di cloni più colorati, sta prendendo piede an- che in altri importanti Paesi produtto- ri di mele non asiatici quali il Brasile, gli Stati Uniti, la Nuova Zelanda, il Ci- le, l’Argentina, il Sud Africa e ultima- mente si stanno realizzando impianti anche in Francia e in Italia (Cossio, 1992; Mantinger, 1995). Gli unici dati ufficiali sulla produzione italiana di «Fuji» nel 1997, quelli del Centro ope- rativo ortofrutticolo di Ferrara (1997), stimano una quantità di poco superio- re alle 3.000 tonnellate, di cui più di 2.100 nella provincia di Bolzano, 419 in Emilia-Romagna, 351 in Piemonte e solo 118 nel Veneto. Sicuramente que- ste esigue quantità sono determinate dallo sfavorevole andamento climati- co di quest’anno (sono oltre 150 gli et- tari nella sola Emilia-Romagna con una potenzialità di 2.000 tonnellate) e, comunque, appaiono un po’ sottosti- mate almeno per quel che riguarda il territorio veneto. Nei Paesi orientali il consumatore ha imparato subito a conoscere queste «nuove» mele ed è disposto a pagarle di più rispetto alle tradizionali «Red Delicious», «Granny Smith» e alle stes- se «Gala». È probabile prevedere una certa espansione delle «Fuji» anche in Italia, probabilmente a scapito di culti- var tardive come «Granny Smith» e «Imperatore» o forse anche delle più tradizionali mele europee quali la «Red Delicious» e la stessa «Golden Deli- cious» che cominciano a mostrare qualche «segno dell’età», almeno per quanto riguarda le preferenze dei con- sumatori. In alcuni panel test eseguiti dal Centro sperimentale di Laimburg (Bolzano), «Fuji», confrontata con me- le tradizionalmente coltivate nel bolza- nino, è risultata preferita per sapore e croccantezza (Stainer et al., 1995). In altre degustazioni eseguite dal Consor- zio Melapiù, sempre «Fuji», pur vendu- ta al prezzo più elevato della sua cate- goria, è risultata particolarmente ap- prezzata e preferita dalla gran parte dei consumatori indipendentemente dal suo aspetto esteriore (Mazzotti, 1995). In un recente panel test realizzato dal Centro operativo ortofrutticolo di Ferrara è risultato che la «Fuji» colti- vata in pianura presentava valutazioni di gradevolezza identiche alle «Fuji» coltivate in montagna sia in assaggi ef- fettuati in autunno che in inverno e in tutte le condizioni era preferita alla «Golden Delicious» (Nicetto e Febi, 1997). L’interesse dei principali Paesi pro- duttori di mele è motivato dal fatto che le «Fuji» rispondono alle nuove caratteristiche gustative ricercate dal consumatore: buccia sottile, croccan- tezza, succosità e finezza della polpa, ottimo sapore, elevata dolcezza e aci- dità contenuta (Sansavini, l.c.; Della Casa et al.,1997). «Fuji» presenta an- che una eccellente conservabilità, con mantenimento delle ottime caratteri- stiche organolettiche per oltre 7-8 me- si senza la necessità di trattamenti po- st-raccolta (Stainer et al., 1993); ciò la rende particolarmente idonea per l’at- tuazione della produzione integrata. Si adatta bene a essere coltivata ne- gli areali di pianura; essendo infatti cultivar molto tardiva non è indicata per zone melicole collocate in altitudi- ne per la brevità della stagione vegeta- tiva; in Alto Adige, ad esempio, ne è consigliata la coltivazione solo fino a 300 m slm (Mantinger, l.c.). La qualità che si ottiene in pianura dal punto di vista organolettico è del tutto parago- nabile a quella della Bassa atesina in Alto Adige, e questo vale anche per la sua conservabilità; infatti gli indici alla raccolta riscontrati dal Centro speri- mentale di Laimburg sono simili a quel- li rilevati dall’Istituto sperimentale di frutticoltura della Provincia di Verona. Per contro i difetti principali sono l’aspetto poco attraente del frutto, un po’ troppo grosso, di forma sferica piuttosto irregolare e caratterizzato da una colorazione verde chiara con un LE PRIME ESPERIENZE NEL VERONESE La coltivazione delle «Fuji» Descrizione dei cloni utilizzabili, tipologia d’impianto, potatura e diradamento dei frutti, fertilizzazione e irri- gazione, difesa, raccolta e conservazione. Nella nota si descrivono i principali aspetti della tecnica colturale delle «Fuji» Gino Bassi, Raffaele Ferraro Foto 1 - Frutti della cultivar «Fuji» standard

Upload: vocong

Post on 02-Jan-2019

213 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 48/97 51

Arbor ico l tura

Tre sono le novità varietali di meloche stanno riscuotendo interesse inquesti ultimi anni: in primis il gruppodelle «Gala» sempre più diffuse a sca-pito di tutte le altre cultivar a matura-zione estiva e ultimamente anche delle«Red Delicious», quindi la dolce-acida«Braeburn», gradita soprattutto neimercati del nord Europa e la giappo-nese «Fuji», capostipite di una nume-rosa serie di cloni più colorati (Werth,1991). Tutte queste varietà, come pure«Pink Lady» di cui già tanto si parlanonostante l’assenza di impianti, sonostate selezionate in Paesi asiatici odell’Oceania in seguito a programmi dibreeding mirati al miglioramento dellequalità intrinseche dei frutti (Sansavi-ni, 1994).

La «Fuji» è una varietà ottenutapresso la stazione sperimentale di Mo-rioka in Giappone, da un’attività di mi-glioramento genetico iniziata nel 1939in cui si sono incrociate le cultivar«Ralls Janet» e «Red Delicious»; daifranchi ottenuti fu selezionato un se-menzale, il «Morioka n. 7» denominatopoi nel 1962 «Fuji» (foto 1).

In un primo momento la «Fuji» si èdiffusa rapidamente nel Paese d’origi-ne, sostituendo le varietà genitrici e inseguito le altre, tanto che nel 1990 co-priva il 50% della produzione giappo-nese. Si è sviluppata poi moltissimoanche in Paesi limitrofi quali la Corea,di cui costituisce l’80% della produzio-ne globale di mele, e la Cina. In questiultimi anni, con l’introduzione di clonipiù colorati, sta prendendo piede an-che in altri importanti Paesi produtto-ri di mele non asiatici quali il Brasile,gli Stati Uniti, la Nuova Zelanda, il Ci-le, l’Argentina, il Sud Africa e ultima-mente si stanno realizzando impiantianche in Francia e in Italia (Cossio,1992; Mantinger, 1995). Gli unici datiufficiali sulla produzione italiana di«Fuji» nel 1997, quelli del Centro ope-rativo ortofrutticolo di Ferrara (1997),stimano una quantità di poco superio-

re alle 3.000 tonnellate, di cui più di2.100 nella provincia di Bolzano, 419in Emilia-Romagna, 351 in Piemonte esolo 118 nel Veneto. Sicuramente que-ste esigue quantità sono determinatedallo sfavorevole andamento climati-co di quest’anno (sono oltre 150 gli et-tari nella sola Emilia-Romagna conuna potenzialità di 2.000 tonnellate) e,comunque, appaiono un po’ sottosti-mate almeno per quel che riguarda ilterritorio veneto.

Nei Paesi orientali il consumatore haimparato subito a conoscere queste«nuove» mele ed è disposto a pagarledi più rispetto alle tradizionali «RedDelicious», «Granny Smith» e alle stes-se «Gala». È probabile prevedere unacerta espansione delle «Fuji» anche inItalia, probabilmente a scapito di culti-var tardive come «Granny Smith» e«Imperatore» o forse anche delle piùtradizionali mele europee quali la «RedDelicious» e la stessa «Golden Deli-cious» che cominciano a mostrarequalche «segno dell’età», almeno perquanto riguarda le preferenze dei con-sumatori. In alcuni panel test eseguiti

dal Centro sperimentale di Laimburg(Bolzano), «Fuji», confrontata con me-le tradizionalmente coltivate nel bolza-nino, è risultata preferita per sapore ecroccantezza (Stainer et al., 1995). Inaltre degustazioni eseguite dal Consor-zio Melapiù, sempre «Fuji», pur vendu-ta al prezzo più elevato della sua cate-goria, è risultata particolarmente ap-prezzata e preferita dalla gran parte deiconsumatori indipendentemente dalsuo aspetto esteriore (Mazzotti, 1995).In un recente panel test realizzato dalCentro operativo ortofrutticolo diFerrara è risultato che la «Fuji» colti-vata in pianura presentava valutazionidi gradevolezza identiche alle «Fuji»coltivate in montagna sia in assaggi ef-fettuati in autunno che in inverno e intutte le condizioni era preferita alla«Golden Delicious» (Nicetto e Febi,1997).

L’interesse dei principali Paesi pro-duttori di mele è motivato dal fattoche le «Fuji» rispondono alle nuovecaratteristiche gustative ricercate dalconsumatore: buccia sottile, croccan-tezza, succosità e finezza della polpa,ottimo sapore, elevata dolcezza e aci-dità contenuta (Sansavini, l.c.; DellaCasa et al.,1997). «Fuji» presenta an-che una eccellente conservabilità, conmantenimento delle ottime caratteri-stiche organolettiche per oltre 7-8 me-si senza la necessità di trattamenti po-st-raccolta (Stainer et al., 1993); ciò larende particolarmente idonea per l’at-tuazione della produzione integrata.

Si adatta bene a essere coltivata ne-gli areali di pianura; essendo infatticultivar molto tardiva non è indicataper zone melicole collocate in altitudi-ne per la brevità della stagione vegeta-tiva; in Alto Adige, ad esempio, ne èconsigliata la coltivazione solo fino a300 m slm (Mantinger, l.c.). La qualitàche si ottiene in pianura dal punto divista organolettico è del tutto parago-nabile a quella della Bassa atesina inAlto Adige, e questo vale anche per lasua conservabilità; infatti gli indici allaraccolta riscontrati dal Centro speri-mentale di Laimburg sono simili a quel-li rilevati dall’Istituto sperimentale difrutticoltura della Provincia di Verona.

Per contro i difetti principali sonol’aspetto poco attraente del frutto, unpo’ troppo grosso, di forma sfericapiuttosto irregolare e caratterizzato dauna colorazione verde chiara con un

LE PRIME ESPERIENZE NEL VERONESE

La coltivazione delle «Fuji»Descrizione dei cloni utilizzabili, tipologia d’impianto,potatura e diradamento dei frutti, fertilizzazione e irri-gazione, difesa, raccolta e conservazione. Nella nota sidescrivono i principali aspetti della tecnica colturaledelle «Fuji»

Gino Bassi, Raffaele Ferraro

Foto 1 - Frutti della cultivar «Fuji» standard

L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 48/97

sovraccolore rosa-rosso spesso insuf-ficiente sia per estensione e unifor-mità che per intensità e brillantezza.Può esservi anche presenza di ruggi-nosità piuttosto estesa. Inoltre è sog-getta all’alternanza di produzione, ri-sponde male al diradamento chimico,necessita di essere raccolta in piùstacchi, presenta talvolta vitrescenzanei frutti (caratteristica peraltro ap-prezzata nei mercati orientali) (Stai-ner et al., l.c.). Il tutto fa di «Fuji» unavarietà che richiede quindi una parti-colare e attenta tecnica di coltivazioneper contenere al minimo i suoi difetti eottenere una mela con livelli qualitati-vi estetici tali da essere apprezzata evalorizzata dal mercato.

Descrizione del gruppo «Fuji»

La «Fuji» è una varietà diploide ca-ratterizzata da un albero piuttosto vi-goroso (simile a «Granny Smith»), conhabitus standard, chioma espansa eportamento simile alla «Morgenduft».In vivaio ben reagisce alle tecnicheche favoriscono la formazione di ramianticipati. La fioritura è intermedia,contemporanea a «Golden Delicious»,in genere di buona entità (foto 2). Ècultivar molto fertile, impollinata da«Golden Delicious», dalle «Gala», da«Granny Smith» e da «Red Delicious»delle quali è anche buon impollinato-re. L’entrata in produzione è rapida ela produttività abbondante, talvoltaeccessiva, ma ciò non compromette lapezzatura dei frutti che rimane accet-tabile anche in condizioni estreme.Una carica eccessiva di frutti va però ascapito della loro ottimale colorazione(già carente per motivi genetici) e fa-vorisce la sua già naturale tendenza al-l’alternanza di produzione. Necessitaquindi di diradamento energico neglianni di carica ma reagisce scarsamen-te ai principali diradanti chimici. InVal Padana si raccoglie nella prima de-cade di ottobre preferibilmente in dueo tre stacchi per favorire la colorazio-ne. Non presenta fenomeni di cascola.Il frutto è di notevole pezzatura (dia-metro superiore a 80 mm e peso mediooltre 230 g, ma che raggiunge anche i300 g), è di forma sferoidale un po’ ci-lindrica, piuttosto irregolare. Il coloredi fondo è dapprima verde chiaro inseguito giallo, con sovraccolore rosa-rosso in alcuni cloni uniforme, in altristriato. Nelle parti non esposte delfrutto o nei frutti sottochioma il so-vraccolore risulta molto limitato e an-che la qualità e il sapore ne risentono.Può presentare della rugginosità este-sa su porzioni anche abbondanti dibuccia soprattutto nei primi anni diproduzione, con rischio di fessurazio-

ni più o meno consistenti. La polpa èbianca, di tessitura fine, molto croc-cante, soda e succosa. Il sapore è otti-mo, molto dolce, leggermente acidulo.I frutti si conservano a lungo e posso-no presentare vitrescenza.

Il limite nella colorazione ha fatto sìche dalla capostipite «Fuji» siano statiselezionati numerosissimi mutanti mi-gliorativi di questo carattere. Sono piùdi un centinaio i cloni disponibili cheperò, anche all’occhio più esperto,spesso sono molto simili (foto 3), tal-volta uguali, e ciò ha creato una certaconfusione sul mercato vivaistico. Ladifferenziazione più importante è tra itipi cosiddetti «striati» e quelli con co-lorazione «uniforme», ma tale distin-zione non è sempre così precisa tantoche i francesi hanno proposto tuttauna serie di categorie intermedie (Tril-lot e Masseron, 1995). La causa di que-sta variabilità è da ricercarsi nell’insta-bilità genetica che caratterizza i clonidi «Fuji», che al cambiare degli anni odelle località possono presentarsi dap-prima di un tipo e in seguito dell’altroo in categorie intermedie (per esem-pio: «Nagafu 6» inizialmente descrittacome uniforme in un secondo temposi è dimostrata striata, e viceversa per«Nagafu 2») oppure, soprattutto nei ti-pi striati, mostrare una colorazione asettori, indice di mutazioni di tipo chi-merico (Kikuchi et al., 1997).

Il clone da ricercare e da preferirenelle piantagioni deve innanzitutto co-lorare bene e possibilmente essere ditipo «striato» data la preferenza delconsumatore verso questo tipo di mele.

Tra i cloni di «Fuji» in osservazio-ne, nell’ambito del Progetto finalizza-

to del Ministero per le politiche agri-cole denominato «Liste di orienta-mento varietale dei fruttiferi» (checoinvolge per il melo ben 15 Unitàoperative disposte su tutto il territo-rio nazionale, tra le quali anche l’Isti-tuto sperimentale di frutticoltura del-la Provincia di Verona), il clone «Na-gafu 12» (o «Chofu 12») (foto 4) è ri-sultato il più interessante e quindi po-sto in lista A tra le varietà da consi-gliare per la pianura; presenta infattiuna colorazione rosso-rosa intensostriato su oltre l’80% del frutto. Altricloni, come lo striato «Nagafu 6» (o«Chofu 6») (foto 5) e il «Nagafu 2» (o«Chofu 2») (foto 6), sono stati posti inlista B, il primo a causa di una minorsovraccolorazione e il secondo poi-ché presenta un sovraccolore, inten-so ed esteso su oltre il 70% del frutto,ma di tipo uniforme. Altri cloni infinecome «Akifu 1» e la precoce «Yataka»

52

Arbor ico l tura

Foto 2 - La quantità dei fiori nella «Fuji»sembra limitata, dato il suo portamento, ma

la fertilità è elevata

Foto 3 - Le differenze tra diversi cloni di«Fuji» sono spesso molto ridotte 2

3

Red Fuji

Morihofu

Chofu 2

Chofu 12

(foto 7), sono ancora in lista C neces-sitando di ulteriori osservazioni pri-ma di poter dare un giudizio definiti-vo (Fideghelli e Bassi, 1997).

Altri cloni striati interessanti, nonancora confrontati nell’ambito del Pro-getto suddetto, ma oggetto di positiveosservazioni in diverse stazioni speri-mentali, sono il «Fuji BC 2» (foto 8), il«Kiku 8» e il «Morihofu 3 A». Questi as-sieme a «Chofu 6» e «Chofu 12», sonotra i cloni più innestati dai vivaisti al-toatesini nel 1996 per i nuovi impiantidi quest’anno; per la prima volta nei lo-ro vivai la produzione di astoni di«Fuji» supera il 5% del totale anche seè cultivar consigliata solo per il fondo-valle (Lugli e Stainer, 1997). Tale mate-riale però non è ancora certificato esarà commercializzato senza alcunaetichetta derivando «da produzionepropria dei singoli vivaisti». (Weis,1997). Molto importante quindi è larealizzazione di una continua selezionedei migliori cloni che necessitano diessere costantemente osservati e senecessario rinnovati.

L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 48/97 53

Arbor ico l tura

Foto 4 - «Fuji Chofu 12» (o «Nagafu 12») ilclone migliore, posto in lista A tra le cultivarper la pianura nelle liste di orientamentovarietale del Mipa

Foto 5 - «Fuji Chofu 6» (o «Nagafu 6»)

Foto 6 - «Fuji Chofu 2» (o «Nagafu 2»), ilmiglior clone a colorazione uniforme (nonstriata)

Foto 8 - «Fuji BC 2», clone già oggettodi positive osservazioniin diverse stazioni sperimentali

Foto 7 - «Yataca»,clone di «Fuji»interessante per lamaturazione piùprecoce

Foto 9 - Impiantomolto fitto di«Nagafu 6»su sel. P22.Per migliorare ilsovraccolore della«Fuji» devonoessere impiegatetutte le strategiepossibili: in questocaso si sta provandol’efficacia dell’usodi un telo argentatoriflettente postosotto il filare30 giorni primadella raccolta

L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 48/97

Tecnica di coltivazionedelle «Fuji»

Gli obiettivi da perseguire per la buo-na realizzazione di un impianto di«Fuji» sono l’ottenimento di una pro-duzione costante negli anni e di una so-vraccolorazione omogenea il più inten-sa ed estesa possibile (foto 9). Ciò vuoldire che questi due obiettivi dovrannoessere sempre tenuti presente, dalla lo-calizzazione dell’impianto (zone parti-colarmente vocate per il colore con ter-reni drenanti, sciolti, ricchi di scheletroe caldi) alla sua progettazione (clone,sesto d’impianto, portinnesto, sistemad’irrigazione, reti antigrandine) e alletecniche di coltivazione (allevamento,potatura, concimazione, difesa).

Tipologia d’impiantoNonostante la tendenza di questi ul-

timi anni all’aumento della densità dipiantagione, la «Fuji» per il suo com-portamento espanso, abbastanza vigo-roso, non si adatta bene all’eccessivoinfittimento che può creare condizionifavorevoli alla scarsa colorazione deifrutti, in particolare di quelli interni al-la chioma. Nel veronese quindi, pur es-sendo diverse le tipologie di impiantoadottate, in genere non si superano le3.000-3.500 piante/ettaro.

La soluzione più comune è caratteriz-zata da un sesto di 3,5-3,7×1 metro(2.800 piante/ettaro) a fila singola conpiante allevate a fusetto (foto 10); in ca-so di reimpianto sono adottate soluzio-ni con densità di 3.200-4.000 piante/et-taro sia con file semplici, che con filebinate, ma con piante sfalsate allevatea fusetto (foto 11) o a serpentone (foto12). Sono presenti anche alcuni im-pianti molto fitti, con densità tra 5.000e 8.000 piante/ettaro (foto 9) che peròsono realizzati su terreni di contenutafertilità impiegando portinnesti più na-nizzanti dell’EMLA 9 (Pajam 1, Last Mi-nute o sel. P22). La buona conduzione

di questi impianti ècondizionata an-che dall’impiego diuna tecnica sofisti-cata che non è at-tuabile dalla mag-gioranza dei frutti-coltori.

All’impianto gliastoni devono pre-sentare numerosirami anticipati pre-formati in vivaioinseriti a un’altez-za superiore ai 70cm, con un angolodi inserzione benaperto che limita laformazione di bran-che vigorose di dif-ficile gestione (foto14). Le «Fuji» de-vono essere inne-state sui cloni piùdeboli di M9; il piùusato è l’olandeseNAKB T337. Unulteriore control-lo della vigoria èdato dall’altezzadell’innesto, chedeve essere fuoriterra per almeno15-20 cm. È scon-sigliato, quindi,l’impiego di sem-plici astoni privi dianticipati o l’im-piego di portinne-sti più vigorosidell’M9 per il maggior lavoro che ne-cessitano e per evitare la formazio-ne di branche vigorose di difficile ge-stione.

I meleti di «Fuji», nel Veneto, sonoinerbiti nell’interfilare; tale tecnica, or-mai consolidata, ha un influenza positi-va sull’estensione del sovraccolore. Sul-la fila in genere viene praticato il diser-

bo con prodotti a basso impatto am-bientale (glifosate, glufosinate-ammo-nio e glifosate trimesio), per una lar-ghezza di 70-100 cm. In taluni casi si ri-corre alle lavorazioni superficiali sullafila che consentono tra l’altro di conte-nere i danni provocati dai topi campa-gnoli all’apparato radicale e al collettodelle piante.

54

Arbor ico l tura

Foto 10 - Tipico impianto di «Fuji Nagafu 6» su M9 alla 4a fogliacon densità di circa 2.800 piante/ettaro

Foto 11 - Nuovo reimpianto di «Fuji Chofu 12» su M9 impiegando filebinate sfalsate. Al 1° anno si possono ottenere 3-4 frutti per pianta

Foto 12 - Uno tra i più vecchi impianti di «Fuji» su M9 (7a foglia)allevato a serpentone

Foto 13 - «Fuji Nagafu 6» alla 3a foglia. Si possono ottenere circa 10kg per pianta

Potatura di allevamento e diproduzione

Le cure colturali devono permetterela rapida messa a frutto e contempora-neamente sviluppare un’architetturadella pianta adatta all’ottenimento diuna buona colorazione dei frutti.

All’impianto gli astoni sono sfoltitidai rami al di sotto dei 70 cm o con unangolo di inserzione acuto. La freccia,se vigorosa, è preferibilmente piegata,come pure eventuali laterali anch’essivigorosi; se deboli, invece, sono leg-germente spuntati per favorire il rive-stimento. La messa a frutto nei primi2-3 anni avviene in prevalenza su brin-dilli e in seguito anche su lamburde erami misti. È tipico della «Fuji» la pre-senza di branchette lunghe e spogliecon gemma apicale a fiore; per talemotivo bisogna creare le condizioniper lo sviluppo di formazioni fruttifereben distribuite su tutto il ramo.

La potatura di produzione dal 2°-3°anno deve favorire un moderato rinno-

vo, eliminando branchette invecchiate,spoglie ed eccessivamente lunghe a fa-vore di giovani brindilli. Lo svilupponella parte apicale della freccia dibranchette troppo vigorose (in generecon diametro superiore a 1/3 di quellonel punto di inserzione della freccia)può essere contenuto con l’asportazio-ne tramite strappo, così da impedirel’emissione di nuovi germogli (foto 15)e, nello stesso tempo, esercitare unagenerale azione frenante. Nella partemediana e basale invece le branche vi-gorose sono asportate con le forbicicosì da favorire un rinnovo con una ve-getazione più contenuta (foto 16).

Operando in tale maniera negli im-pianti veronesi di «Fuji» si sono otte-nuti alcuni frutti per pianta (1 kg cir-ca) già al 1° anno (foto 11) e al 2° annoproduzioni intorno a 4-6 kg/pianta, cheraggiungono i 10 kg al 3° anno (foto13). Dal 4° anno in poi si è in pienaproduzione con quantitativi di circa15-18 kg/pianta (a seconda della den-

sità) (foto 12-17) con produzioni me-die annuali per ettaro che non devonoessere inferiori ai 450-500 q; tali quan-tità sono in linea con quelle ottenute inaltre regioni.

L’ottenimento di queste produzionielevate e costanti è condizionato daun corretto diradamento dei frutti findai primi anni di impianto e da unabuona presenza di impollinatori, al fi-ne di favorire l’ottenimento di una for-ma regolare dei frutti.

DiradamentoSi è già detto della notevole fertilità

della «Fuji» (foto 19); questa cultivarpresenta inoltre problemi di alternan-za di produzione (foto 18) e di scarsaefficacia dei diradanti chimici auxini-ci. L’ideale sarebbe avere al massimoun frutto per mazzetto fiorale; per ilmomento non è ancora stata messa apunto una tecnica efficace che possasostituire il diradamento manuale.

La linea più usata nel veronese per il

L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 48/97 55

Arbor ico l tura

Foto 14 - Esempio di astone ben preparato in vivaio. Foto 15 - Asportazione di ramiapicali troppo vigorosi tramite strappo, così da impedire l’emissione di nuovi germogli.Foto 16 - Nella parte mediana e basale della pianta le branche vigorose sono asportate conle forbici, così da favorire un rinnovo con una vegetazione più contenuta

Foto 17 - Impianto in piena produzione (alla 4a foglia) di «FujiNagafu 6»: si possono ottenere 15-18 Kg per pianta

Foto 18 - Esempio della facilità all’alternanza di produzione cui èsoggetta «Fuji» se non ben diradata

14

15 16

L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 48/97

diradamento chimico è l’impiego delcarbaryl a 50-70 g/hl addizionato di 100cc/hl di olio minerale quando il diame-tro dei frutticini centrali è circa 10 mm(foto 20). In taluni casi il trattamento èripetuto dopo una settimana. Nono-stante i due interventi è comunque ne-cessario ripassare manualmente il piùpresto possibile per diradare i numero-si mazzetti con la presenza di 4-5 frutti(foto 21) per avere gli effetti beneficinon tanto sulla pezzatura, ma sull’indu-zione fiorale per l’anno successivo.

In alcune prove condotte su «Fuji»presso l’Istituto agrario di S. Micheleall’Adige (Trento) si è avuta una buo-na risposta con l’impiego di una mi-scela con 50 g/hl di carbaryl+50 cc/hldi NAA (acido naftalenacetico)+100cc/hl di olio minerale da distribuirequando il frutticino centrale è di 12-14mm. In questo modo è stata eliminatal’alternanza, anche se può verificarsila presenza di qualche frutto piccoloed è comunque necessario completareil dirado manualmente (Comai, comu-nicazione personale).

Vi sono studi anche su altri principiattivi che però non sono ammessi inItalia, almeno come diradanti. In Ta-smania, ad esempio, si è visto la buonaefficacia sulla pezzatura dei frutti esulla fioritura dell’anno successivo ef-fettuando un trattamento con 30-40g/hl di ethephon dall’inizio alla pienafioritura. Inoltre nel proseguimento ditali esperimenti si è vista l’efficacia diun secondo intervento con 14-16 g/hldi benziladenina 23 giorni dopo la pie-na fioritura (Bound et al., 1993).

Fertilizzazione e irrigazione Non vi sono indagini specifiche nel

veronese per quanto riguarda le esi-genze nutritive delle «Fuji»; valori me-di per la coltivazione del melo nei ter-reni veronesi prevedono la distribu-zione annuale di 30-50 unità di azoto(N), 6-25 unità di fosforo (P2O5) e 90-

140 unità di potassio (K2O) per ettaro(Marangoni et al., 1997).

Per favorire la colorazione è neces-sario non abbondare con gli apportiazotati, contenere al minimo le caren-ze di magnesio, potassio, microele-menti e assicurare al terreno una buo-na dotazione di sostanza organica.

Per conoscere la fertilità del terrenoall’impianto è buona pratica eseguireun’analisi del suolo e in seguito, permonitorare le reali condizioni nutriti-ve del meleto, ricorrere alla diagnosti-ca fogliare effettuando le relative ana-lisi una volta nel mese di giugno e unaseconda all’inizio di agosto. In tale ma-niera è più facile individuare sia le ma-crocarenze, in genere più evidenti, siale microcarenze, talvolta sottovaluta-te, da contenere con la realizzazione ditrattamenti fogliari da effettuarsi so-prattutto nei mesi primaverili.

La fertilizzazione non deve assoluta-mente essere disgiunta da una raziona-le gestione idrica; entrambe infatti in-fluenzano l’equilibrio vegetativo, non-ché la produzione e la qualità dei frutti.

La pratica dell’irrigazione nel Vene-to è stata fino ad ora delegata a criteriempirici e all’esperienza dei frutticol-tori (Bassi e Piva, 1996). È auspicabilel’adozione di sistemi più moderni conl’ausilio di «servizi di assistenza all’ir-rigazione» che, attraverso il calcolodel bilancio idrico, determinino le ef-fettive esigenze idriche del meleto; po-trebbe anche essere ampliata la speri-mentazione, iniziata da alcune aziendeagricole del Consorzio ortofrutticolozeviano di Verona, che impiega in ab-binamento tensiometri nel terreno eapparecchiature (messe a punto dallastazione sperimentale francese dell’In-ra) chiamate «Pepista» che misuranoil potenziale idrico della pianta (Ma-rangoni et al., l.c.).

I sistemi irrigui impiegati negli im-pianti di «Fuji» del veronese sono vari;la preferenza è per quelli localizzati a

microjet o a goccia: il primo è preferi-bile poiché può avere un’influenza po-sitiva sulla colorazione dei frutti e puòessere impiegato anche come difesaantibrina in fioritura.

Difesa da parassiti e avversitàatmosferiche

La difesa delle «Fuji» dai parassitinon differisce sostanzialmente daquella attuata nel Veneto sulle altrecultivar di melo. «Fuji» è più sensibilealla ticchiolatura di «Golden Deli-cious» e, a causa della raccolta moltotardiva, necessita delle medesime cu-re riservate alle varietà sensibili, quali«Morgenduft» o simili, sia per le infe-zioni primarie primaverili, sia per le in-fezioni estivo-autunnali tipiche dellezone umide veronesi. Tutta la praticacolturale però deve prestare particola-re attenzione a mantenere integro l’ap-parato fogliare non particolarmenteabbondante in questa cultivar.

Si deve quindi fare attenzione a tuttiquei patogeni (ticchiolatura) e parassi-ti (afidi, minatori fogliari, eriofidi, ra-gno rosso) che possono alterare nega-tivamente il giusto rapporto tra foglie efrutti (i giapponesi prevedono la pre-senza di 50 foglie per ogni frutto). In ta-le maniera è possibile evitare che lepiante di «Fuji» in estate appaiano giàspoglie o con foglie non efficienti equindi con scarsa capacità fotosinteti-ca e di metabolizzazione di sufficientisostanze nutritive (soprattutto neglianni di carica) con influenze negativesul colore e sulla brillantezza dei frutti.

In particolare va messa in atto unaefficace lotta contro gli eriofidi e si de-ve operare un’attenta scelta dei fungi-cidi, realizzando una linea di difesa si-mile a quella effettuata su «Golden De-licious», dove è preferito l’uso di cap-tano e diclofluanide che hanno un ef-fetto «cosmetico».

Dalle osservazioni finora raccolte,le «Fuji» sembrano meno suscettibili

56

Arbor ico l tura

Foto 19 - La fertilità della «Fuji» puòrisultare davvero eccessiva

Foto 21 - Nonostante due trattamenti concarbaryl, vi è ancora la presenza di numerosifrutticini che devono essere diradatimanualmente

Foto 20 - Esempio in cui l’effetto delcarbaryl è stato ottimale

ai cancri rameali causati da Nectriagalligena rispetto a «Gala», «Brae-burn» e alle «Red Delicious».

Da non dimenticare infine la difesadalle principali avversità atmosferiche:il gelo primaverile che favorisce la pre-senza di frutti rugginosi (foto 22) o addi-rittura rugosi (da contenere appuntocon l’ausilio di impianti antibrina) e lagrandine. «Fuji» è una varietà tardiva e,quindi, ha un rischio grandine molto ele-vato (nel 1996 ha grandinato il 15 set-tembre); vista la frequenza e l’intensitàcon cui si abbatte questa meteora sullaPianura Padana, e in particolare nellaprovincia di Verona, diventa indispensa-bile adottare la difesa attiva con reti an-tigrandine che, tra l’altro, limitano i dan-ni da scottature a cui «Fuji» è abbastan-za soggetta (foto 23). In generale sonoimpiegate le reti nere che però hanno uneffetto negativo sulla colorazione deifrutti; l’impiego di reti bianche, già utiliz-zate in Francia, potrebbe risolvere que-sto inconveniente, ma è necessario cheaumenti la loro durata cosicché vi siaconvenienza economica al loro utilizzo.

Raccolta e conservazione

La «Fuji» matura nella pianura ve-neta nella prima metà di ottobre. È

necessario racco-glierla in più stac-chi al fine di favo-rire la buona colo-razione di tutti ifrutti. Non presen-ta cascola pre-rac-colta. I frutti so-no immediatamen-te serbevoli, resi-stenti alle manipo-lazioni, senza par-ticolari predispo-sizioni a fisiopa-tie come la but-teratura amara,anche nelle anna-te di scarica. Èsoggetta però allavitrescenza che,

se non eccessivamente estesa, vieneriassorbita durante la conservazione(Guarinoni et al., 1996).

Non vi è un solo parametro per indi-viduare il momento migliore per la rac-colta: si deve raccogliere quando il co-lore di fondo dei frutti vira da verde averde pallido, evitando il raggiungi-mento di una colorazione di fondo gial-la che predispone alla vitrescenza. Intale momento i frutti presentano i se-guenti indici di raccolta: residuo rifrat-tometrico di 13-15°Brix (con punte fi-no a 17-18°Brix), acidità 3,5-4,5 g equi-valenti di acido malico per litro di suc-co e durezza variabile tra 7-9 kg /cm2

(penetrometro con puntale da 11 mm).Di scarsa affidabilità è il test dell’ami-do (3,5-4,5) anche se si consiglia la rac-colta prima che sia completamente de-gradato. Un altro indice è il periododalla piena fioritura alla raccolta cheper le «Fuji» è di circa 178-180 giorni.(Werth, 1995; Regione Veneto, 1996).

Le «Fuji» si conservano per 7-8 mesimantenendo inalterate le loro caratte-ristiche (colore e brillantezza, conte-nuto zuccherino, consistenza dellapolpa, peso) senza la necessità di ef-fettuare trattamenti post-raccolta;conservazioni più prolungate possonoessere caratterizzate da una perdita disapore dei frutti dovuta soprattutto al-l’abbassamento dell’acidità (Guarino-ni et al., l.c.).

In atmosfera controllata è consiglia-bile avere una temperatura di 1-1,5 °C,1,5-2 % di O2, 0,5 -1 % di CO2 e un’umi-dità relativa elevata (93-95%) (Pratella1996; Werth, l.c.).

Conclusioni

In questo momento di crisi per la me-licoltura di pianura determinata dal-l’eccesso strutturale dell’offerta e dalladifficoltà di competere con le crescen-ti produzioni montane, caratterizzateda migliore qualità estetica e superiore

serbevolezza (in particolare le classi-che «Golden Delicious» e «Red Deli-cious») ancorché ben supportate daadeguate politiche di marketing e stra-tegie commerciali, è necessario attua-re tutte le iniziative affinché la mela dipianura possa riconquistare un suospazio e invertire la tendenza negativadi questi ultimi anni.

Si è consapevoli ormai della neces-sità di creare una identità al prodotto«mela di pianura» e dell’importanza diun marchio commerciale (Melinda, LaTrentina, Marlene) per l’affermazionedi un prodotto sul mercato; è necessa-rio però caratterizzare e differenziaremeglio la mela di pianura, anche attra-verso una diversa scelta varietale chefavorisca la complementarietà con lamela di montagna ed eviti perdentiimitazioni. Sono quindi da sostenere eincentivare iniziative come quella in-trapresa dal Consorzio Melapiù dell’E-milia-Romagna che ha attivato unospecifico «Progetto Fuji» per la valo-rizzazione di questa mela prodotta inpianura (Consorzio Melapiù, 1994).

Le novità varietali per la pianurapossono essere individuate sia tra lecultivar precoci, come le affermate«Gala», sia soprattutto tra quelle a ma-turazione tardiva, che non possono es-sere coltivate in montagna, come lenote «Granny Smith» e «Dallago», e lerecenti «Fuji», «Pink Lady», «Gold Ru-sh» e altre.

«Fuji» presenta quei requisiti che larendono un’alternativa da non sottova-lutare per la melicoltura di pianura an-che se è una cultivar difficile da colti-vare (al contrario di «Golden Deli-cious»), con l’obiettivo di ottenere pro-duzioni costanti e di buona qualità este-tica; per tale motivo c’è una certa resi-stenza dei melicoltori a impiantarla.Così non vi è ancora una «massa criti-ca» di prodotto (quest’anno hanno con-tribuito anche le avverse condizioni cli-matiche) che permetta di poterla im-mettere costantemente sul mercato perlunghi periodi, così da farla conoscereal consumatore. Cio è un limite perchése non viene identificata e riconosciu-ta, magari come una mela «brutta mabuona», non è possibile valorizzarla,nonostante dai panel test effettuati ri-sulti che il suo gusto e la sua croccan-tezza sono particolarmente apprezzatialmeno dal consumatore italiano.

Gino BassiIstituto sperimentale di frutticoltura

Provincia di Verona

Raffaele FerraroApo Scaligera

Zevio (Verona)

La bibliografia verrà pubblicata negli estratti.

L ’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 48/97 57

Arbor ico l tura

Foto 23 - «Fuji» è abbastanza sensibile allescottature se non è coltivata sotto rete

Foto 22 - Esempio di frutti rugginosi