Download - Oltre la Siepe N.2 ANNO I
Il 1° febbraio 2016 abbiamo incon-
trato la Dirigente Scolastica,
prof.ssa Grazia Maria Marciuliano,
per proporle un'intervista sul suo
percorso di studi. La D.S., disponibi-
le, entusiasta e con un pizzico di
nostalgia, ha risposto alle nostre
domande incalzanti:
D. Ha frequentato la scuola dell'in-
fanzia?
R. Ho frequentato la scuola dell'in-
fanzia soltanto per due anni, poi ho
iniziato la frequenza della scuola
elementare - si chiamava così a quei
tempi - già a cinque anni come antici-
pataria.
D Era pubblica o privata?
R. Pubblica.
D. Conserva ancora un ricordo delle
sue prime maestre?
R .Sì, di una, in modo particolare.
D. Passando adesso alla scuola pri-
maria, qual era l'abbigliamento ?
R. Gli scolari indossavano il grembiu-
le blu con un fiocco bianco.
D. Qual era la vostra materia prefe-
rita? E' rimasta tale negli anni?
R. Ho sempre preferito le materie
umanistiche e, infatti, mi sono lau-
reata in filosofia.
Sommario
Interviste. “Da Scolara a Dirigente Scolastica”. 1
La storia della Via Crucis 2
Le ricette della tradizione pasquale 3
Osservatorio sul mondo dei giovani.
n compagnia …. dei cellulari
4
Cosa significa essere uomini e donne di pace 5
Diversi ma uguali 5
Le immagini aiutano a non dimenticare 6
I giovani ricordano la Shoa 6
Il giorno della Memoria 7
Il Lupo che non conosci 8
La storia del nostro territorio: “La bonifica dei
terreni paludosi”
8
Informatica e pensiero algoritmo: una avvincente
sfida per i ragazzi
9
Piccoli artisti crescono... 9
Problem page – Teens and alcohol 10
Viaggio nella poetica dei ragazzi. Oggi scrivo io: “LA SPADA MAGICA”
10
Sezione nuovi talenti: Giuseppe Marco Albano, Angelo Troiano, Jaison Bruno, Dino Paradiso e Simone Zaza
12 13 14
Il Giornale dell’Istituto Comprensivo di Bernalda
Oltre la siepe DA SCOLARA A DIRIGENTE SCOLASTICA
“Oltre la siepe” Anno 1 - numero 2
Bernalda, 22 marzo 2016
D. Come raggiungeva la scuola?
R. Mi recavo a scuola a piedi, accom-
pagnata da mia madre o da mia nonna.
D. Come era il suo profitto?
R. Beh, ammetto di essere stata sem-
pre una scolara diligente.
D. Frequenta ancora amici di vecchia
data conosciuti tra i banchi di scuola?
R. Sì, certo.
D. Dove ha proseguito gli studi supe-
riori? E' stata condizionata da qualcu-
no o qualcosa nella sua scelta?
R. Ho frequentato il liceo scientifico
di Bernalda, condizionata dal fatto
che fosse l'unica scuola del territorio.
Avrei preferito frequentare il liceo
classico, ma non rimpiango comunque la
mia scelta, in quanto il liceo scientifico
mi ha fornito una solida preparazione
di base sia nelle materie letterarie
che in quelle scientifiche.
D. In quale città ha frequentato l'uni-
versità? Quale facoltà ha scelto?
R. Ho frequentato la Facoltà di Lette-
re e Filosofia presso l’Università degli
studi di Bari.
D. Nei suoi sogni c'era quello di diven-
tare Preside?
R. No, non l'avrei mai immaginato.
D. Si ritiene una donna in carriera?
R. Certamente posso affermare di
occupare un ruolo di grande responsa-
bilità.
D. Riesce a conciliare famiglia e lavo-
ro?
R. Cerco di farlo, ma non sono certa di
riuscirvi, trascorrendo a scuola molto
tempo. Sono sempre presente però
quando la mia famiglia ha bisogno di
me.
D. Ci può dare un consiglio per tutte
quelle ragazze che desidererebbero
diventare delle donne di successo co-
me lei?
R. Bisogna impegnarsi, studiare con
serietà e determinazione e avere sem-
pre chiaro il proprio progetto di vita.
Terminata l'intervista, salutiamo la
Dirigente Scolastica, ringraziandola
per la sua cortesia.
Renderemo questa esperienza motivo di
crescita per noi
Classe 3^ sez.D
Elena Montemurro
Klaudia Shmilli
Chiara Favale
LA STORIA DELLA VIA CRUCIS
Pagina 2
A
Gerusalemme Gesù ha vissuto la sua passione ed è morto in croce,
offrendo la sua vita per liberarci dai peccati. E’ ancora a Gerusa-
lemme che, tre giorni più tardi, è risuscitato. Dopo questi eventi, i
cristiani hanno cominciato a recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme
per pregare là dove Gesù era morto e risuscitato. Hanno rifatto il
cammino che Egli aveva percorso prima di essere crocifisso.
Ritornati a casa, hanno voluto conservare il ricordo di quel percorso e continuare a pregare
meditando la Passione di Gesu’.
Nel XIV secolo, alcuni monaci francescani hanno proposto di rifare la via della croce nelle
chiese per coloro che non potevano andare a Gerusalemme. Ancora oggi in ogni chiesa c’è una
Via Crucis che comprende 14 tappe, chiamate “stazioni”. Ciascuna di queste è rappresentata
da un disegno, da una statua o da una semplice croce di legno. Alcune stazioni si ispirano a
episodi raccontati dai Vangeli, altre derivano da una tradizione molto antica.
La Via Crucis termina con la deposizione nella tomba del corpo di Gesù.
Ma la speranza della resurrezione che ci accompagna lungo tutta la Via Crucis si realizza con
la Quindicesima Stazione nel giorno di Pasqua. Pregando durante la Via Crucis, Gesù ci invita
a cambiare il nostro cuore per amare come solo lui sa amare e realizzare ciò che è insito nel
significato della parola Pasqua, termine che deriva dall’aramaico Pasha e significa “rinascere”
Classi 1^B e 1^F
“Oltre la siepe” Anno 1 - numero 2
Le ricette della tradizione pasquale
I dolci tipici della tradizione di Pasqua, la colomba, l’uccellino con l’uovo,
la torta pasqualina, la pastiera con grano e ricotta e l’uovo di cioccolato
rappresentano i simboli della rinascita e della nuova vita. L’agnello, invece,
ricorda il sacrificio di Gesù in croce e la sua passione.
Pagina 3 “Oltre la siepe” Anno 1 - numero 2
Taralli con olio e finocchio Ingredienti:
-1 kg di farina;
-100 gr di olio;
-100 gr di finocchio;
-1 cucchiaino di lievito;
-20 gr di sale
Procedimento: Impastare e
far lievitare un'ora. Dare la for-
ma e infornare a 250 gradi.
Taralli con l'uovo
Ingredienti:
-1 kg di farina;
-7 uova;
-100 gr di zucchero
-50 gr di alcol
-50 gr di olio.
Procedimento: Impastare, dare la
forma, lessare e poi cuocerli in
forno.
Taralli bolliti e senza lievito
Ingredienti:
-1 kg di farina;
-100 gr di olio;
-100 gr di finocchio;
20 gr di sale.
Procedimento: Impastare,
dare la forma, lessare per 5 minuti,
asciugarli e metterli in forno a cuo-
Creare questi piccoli ostacoli ti permetterà di in-
terrompere gli automatismi che sono alla base della
tua dipendenza. Per raggiungere la consapevolezza
devi rompere gli automatismi legati all’uso del cellu-
lare. Una delle peggiori conseguenze della dipenden-
za da telefonino è la mancanza di attenzione e con-
centrazione che ci impedisce di seguire adeguata-
mente una lezione o ascoltare un interlocutore.
Non è piacevole parlare con una persona che non ti
degna di uno sguardo e continua a “strofinare” il suo
bel gingillo tecnologico. Lo chiamano multi-tasking,
ma noi la chiamiamo maleducazione. La prossima vol-
ta che ti ritrovi a giocherellare con il tuo smartpho-
ne, prova a ricordarti di essere “presente”, osserva
ciò che ti circonda e le persone che sono con te. La
tua mente lo apprezzerà, ma anche chi ti sta attor-
no. RICORDATI SEMPRE: più vita e meno telefoni-
no!
Favale Chiara
Montemurro Elena
Shmilli Klaudia
Classe 3°D
Una volta, si diceva che il migliore amico dell'uomo fos-
se il cane. Oggi, invece, possiamo affermare che sia il
cellulare. Ebbene sì, tutti i giovani possiedono uno
smartphone e chi non ce l'ha viene considerato diverso
e, a volte, viene escluso dagli altri ragazzi. I social non
fanno altro che contribuire alla diffusione della dipen-
denza, definita anche“telefonino-dipendenza”,
“cellularomania” o “cellulare-addiction”.
Si parla di un uso improprio dello strumento tecnologi-
co, ritenuto talvolta vitale. Il rapporto instauratosi col
cellulare impedisce quello con gli altri. La comunicazio-
ne, ormai, si limita ai messaggi e quella orale si sta e-
stinguendo, proprio come è successo con i dinosauri! A
chi di noi non è mai capitato di stare insieme con amici
per strada,in casa,in un bar e trovare sempre qualcu-
no“attaccato” al proprio cellulare?
Siamo sicuri che questo comportamento equivalga allo
“stare insieme”? Per evitare di diventare "smartphone-
dipendenti", ecco alcune semplici ma efficaci strategie
da utilizzare: crea un vero e proprio percorso ad osta-
coli per compiere quelle azioni che ripeti ossessivamen-
te con il tuo smartphone. Se accendi spesso il telefoni-
no per controllare le nuove notifiche, prova ad attivare
il codice di sicurezza da inserire ogni volta.
Controlli continuamente il tuo account di Facebook?
Disinstallalo e controlla le notifiche solo sul browser
del telefonino. Niente notifiche, ma tranquillo, soprav-
viverai! Elimina anche la lista dei siti che hai salvato
fra i preferiti.
“Oltre la siepe” Anno 1 - numero 2 Pagina 4
IN COMPAGNIA...DEI CELLULARI
Osservatorio
sul mondo dei giovani ...
Osserva ciò che ti circonda e
le persone con cui sei assieme
La comunicazione si limita ai messaggi e quella
orale si sta estinguendo
razza ariana. Le leggi razziali,
promulgate in Germania e poi in
Italia, rappresentano una delle
pagine più vergognose della sto-
ria dell’umanità.
In alcuni Paesi del mon-
do,fortunatamente, la situazione
è un po’ migliorata. Tra i ragazzi,
tuttavia, si verificano gravi atti di
bullismo fisico e psicologico nei
confronti dei più deboli. Si può
giungere, quindi, ad una logica
conclusione: le differenze, come
ho già menzionato, sono indispen-
sabili per l’affermazione
dell’identità di ognuno. Biso-
gna,tuttavia, educare le giovani
generazioni alla tolleranza e al
rispetto dell’altro.
Come tutti possiamo immaginare, le
differenze, se connotate negativa-
mente, possono essere un intralcio
per la vita delle persone. Se un ra-
gazzo inglese venisse a vivere in
Italia, non si adeguerebbe subito al
nostro ambiente, perché ci sono
differenze culturali e linguistiche.
La diversità aiuta l’individuo ad af-
fermare la propria identità. Se
tutti fossero uguali esteticamente,
nessuno saprebbe più “chi è lui” e
chi sono gli altri, perché non ci sa-
rebbero più distinzioni.
Molte volte,invece, la diversità vie-
ne intesa in senso dispregiativo e,
per questo motivo, molte persone
vengono ingiustamente discrimina-
te, come spesso accade nei con-
fronti degli stranieri, vittime di
offese e violenze. Molta gente ha
pregiudizi su chi non conosce, sol-
tanto perché ha il colore della
pelle diverso o perché è di
un’altra na
zione. Lo stesso vale per le donne
considerate, in alcune real-
tà,“inferiori” all’ uomo e obbliga-
te a sottostare alle sue prepo-
tenze. La donna, come sappiamo,
è stata costretta, sin dall’ anti-
chità, a svolgere i lavori domesti-
ci, privata della libertà di pensie-
ro e di azione e del diritto all’
istruzione. La donna ha pari di-
gnità dell’uomo e merita lo stesso
rispetto dovuto a ogni essere
vivente.
Un altro esempio di pregiudizio e
discriminazione è rappresentato
dal genocidio del popolo ebraico,
perpetrato da Hitler. Milioni di
vite sono state spente in nome
della presunta superiorità della
Cosa significa essere uomini e donne di pace ?
“Oltre la siepe” Anno 1 - numero 2
prio ai bambini?
Perché i bambini sono il futuro
dell’umanità. Se un bambino, fin
da piccolo, vive nella pace e ca-
pisce cos’è, da grande sarà un
uomo o una donna di pace.
Durante il mio percorso di vita,
cercherò di essere una donna di
pace e aiuterò chi è in difficol-
tà ma, soprattutto, mi impegne-
rò per far sì che nel mondo non
ci sia più la guerra.
Chiara Paracampo
5°B Primaria Plesso Marconi
Essere uomini e donne di pace,
per me, significa non fare nes-
sun confronto. La parola più
importante per diventare uo-
mini e donne di pace è UGUA-
GLIANZA. Essere uomini e
donne di pace vuol dire soprat-
tutto non giudicare una perso-
na dal colore della pelle, dalla
lingua o dalla religione, non e-
scludere e non sottomettere le
persone deboli o malate che,
anzi, vanno aiutate; significa
saper accettare le decisioni
degli altri e, quando si litiga,
non si deve passare alle mani,
ma bisogna risolvere tutto con
le parole; non bisogna giudicare
qualcuno dalla sua famiglia o
dalla sua casa.
Dobbiamo rispettarci l’un
l’altro e dobbiamo capire che, ad
esempio, un africano ha le stesse
abilità che abbiamo noi, invece,
molte volte, lo sottovalutiamo,
mentre, in realtà, può essere più in
gamba di noi in molte cose.
Qual è il principale passo per di-
ventare uomini e donne di pace ?
La risposta è semplice: per diven-
tarlo dobbiamo fermare la guerra
che è sempre orribile. Per essere
uomini e donne di pace dobbiamo
far sì che le guerre finiscano e
insieme dobbiamo costruire la fra-
tellanza tra i popoli.
In una sua poesia,il poeta Bertold
Brecht ha voluto spiegare ai bam-
bini che cos’è la pace. Perché pro-
Pagina 5
IMPORTANTE E’ RISPETTARSI L’UN L’ALTRO
IL SIMBOLO DELLA PACE
Diversi ma uguali
LE IMMAGINI AIUTANO A NON DIMENTICARE
“Oltre la siepe” Anno 1 - numero 2
mie insegnanti e tutta la scuola per avermi offerto una ulteriore op-portunità di arricchimento cultu-rale e crescita personale.
Valentina Castano
5^ B Primaria Plesso "A.Moro"
Negli anni scorsi, abbiamo visio-nato numerose storie legate alla SHOAH e abbiamo anche realiz-zato un cortometraggio dal titolo "OFF/ON" sul tema dell' intolle-ranza e della discriminazione. Durante quest’ anno scolastico, la mia classe ha voluto conoscere un GRANDE EROE, "Giorgio Perla-sca". Nei giorni precedenti la me-morabile data del 27 Gennaio, con le insegnanti abbiamo letto la biografia di questo grande e co-raggioso personaggio e abbiamo visionato una fiction per cono-scerlo nella sua più profonda a-morevolezza. Giorgio Perlasca è stato un imprenditore italiano trasferitosi per motivi politici in Ungheria. Fingendo di essere un Console spagnolo, riuscì a salvare più di 5000 ebrei ungheresi uti-
lizzando un sistema astuto che consisteva nel recuperare le persone destinate ai campi di sterminio per mezzo di salvacon-dotti falsi mostrati al governo ungherese nel momento opportu-no. Insomma, la storia di un uo-mo di cui l’Italia deve esserne fiera. La nostra ricerca ha ri-guardato anche giudizi, pareri, pensieri e titoli di giornali che parlavano di lui. Pertanto, in oc-casione della "GIORNATA DEL-LA MEMORIA", abbiamo visiona-to il film che ci ha permesso di conoscere questo unico, grande, magnifico uomo vissuto nel peri-odo più brutto della storia. Nel 1989,Giorgio Perlasca è sta-to insignito del riconoscimento di “Giusto fra le Nazioni”. Ringrazio con grande affetto le
Pagina 6
Immagini e parole: viaggio nella poetica dei ragazzi
I GIOVANI RICORDANO LA SHOA
(Prof.ssa Giampaola Risimini)
Il 27 gennaio ricorre il giorno della memoria, per non dimentica-
re le vittime della Shoah. Questo evento va ricordato sia perché
è parte fondamentale di un tempo storico tra i più tragici che
l’umanità abbia conosciuto, sia perché è diventato il simbolo del-
la violenza, della sopraffazione, del tentativo di cancellazione di
un intero popolo e di ogni forma di diversità. Pertanto i progetti
che la scuola attiva ogni anno intendono non solo onorare degna-
mente questo giorno, ma anche arricchire di contenuti una com-
memorazione da integrare con le attività curriculari, affinché
non resti una mera data sul calendario. Parlare della Shoah oggi,
soprattutto per noi insegnanti, è un compito urgente. Spetta
alla Scuola assicurare che nulla venga dimenticato, anche quando
non ci saranno più le testimonianze dirette di chi ha vissuto quei tragici eventi. Siamo convinti che più della
sterile celebrazione sia utile la riflessione su quanto è accaduto, così da offrire un insegnamento che contri-
buisca a far diventare i nostri ragazzi cittadini consapevoli e responsabili. “ L’uomo di buona memoria nulla ri-
corda, perché nulla dimentica “ (Samuel Beckett).
La parola agli insegnanti
con sé un significato speciale:
PACE (azzurro),
GUERRA (rosso),
SOLIDARIETÀ (giallo),
TOLLERANZA (violetto),
GIOIA (arancione),
SPERANZA (verde),
AMORE (indaco)
Su ognuna di queste parole abbia-
mo riflettuto e meditato, ripor-
tando i nostri pensieri sulla svasti-
ca e nella “finestra dei ricordi”.
Noi ragazzi abbiamo contribuito,
con molto entusiasmo, alla realiz-
zazione di questa manifestazione
perché, nonostante le paure e
l’ansia di esporre i propri pensieri
al pubblico, siamo convinti che il
ricordo del tragico passato sia
d’aiuto alle generazioni future. La
guerra e la vendetta generano solo
dolore, scompiglio e vittime inno-
centi. Davvero toccanti sono state
le testimonianze di chi ha visitato i
campi di concentramento ed ha
percepito il dolore e l’orrore pre-
senti in quei luoghi.
Il percorso didattico realizzato ci
ha permesso di comprendere che
non bisogna mai perdere la speran-
za né farsi piegare da tanta bruta-
lità.
“It matters not how strait the gate, how charged with punish-ments the scroll, I am the mas-ter of my fate: I am the capitain of my soul”
(“Invictus” di William e. Henley)
Classe 3^sez. G
Scuola Secondaria Primo Grado
Metaponto Borgo
Il 22 febbraio 2016, i ragazzi
delle classi terze della Scuola Se-
condaria di 1° grado di Bernalda e
Metaponto e della classe V della
Scuola Primaria di Metaponto han-
no messo in scena, insieme alle loro
docenti di lettere, una manifesta-
zione in memoria della Shoah.
Perché la Shoah viene commemo-
rata in questa data?
Il 27 gennaio 1945, le forze alleate
liberarono Auschwitz e trovarono
davanti a loro un inferno: centinaia,
forse migliaia di corpi abbandonati,
cadaveri ammassati nelle cosiddet-
te “fosse comuni”, resti ritrovati
nelle camere a gas e nei forni cre-
matoi. Solo alcuni si salvarono e
sono testimonianza vivente di quel-
lo che è stato un vero e proprio
sterminio brutale. Purtroppo, il
mondo ne ha conosciuti molti di
eventi brutti che ancora oggi si
ripetono, ma mai nella storia s’è
visto progettare a tavolino, con
tale freddezza e determinazione,
lo sterminio di un popolo.
La nostra attività è partita dalla
necessità di superare la semplice
celebrazione di un evento tragico
per cercare di costruire un percor-
so di riflessione che ci renda citta-
dini responsabili.
Ci è stata proposta la visione del
celeberrimo film “Il grande ditta-tore” che Charlie Chaplin ha scrit-
to, diretto e interpretato nel
1940, proprio durante la Seconda
Guerra Mondiale. Tutti abbiamo
capito che, con quest’opera,
l’autore voleva mettere in ridicolo
gli aspetti più terribili della ditta-
tura nazista e usare la satira come
un’arma micidiale contro il dispoti-
smo. Intorno a questo film abbiamo
costruito i nostri interventi, utiliz-
zando le testimonianze e i ricordi
di chi ha vissuto questa terribile
esperienza, perché chi ascolta di-
venta testimone egli stesso.
Il bellissimo discorso all’umanità,
pronunciato dal protagonista del
film, sintetizza il pensiero di tutti
noi sulla speranza di un mondo mi-
gliore e senza differenze.
I ricordi sono stati accompagnati
da un sottofondo musicale eseguito
dall’orchestra della scuola. Fra i
brani proposti ricordiamo la colon-
na sonora del film di R. Benigni “La vita è bella” composta da Nicola
Piovani, “Imagine” di John Lennon e
brani tratti dalla tradizione ebrai-
ca.
Per la sceneggiatura i ragazzi han-
no disegnato una svastica colorata.
La svastica, o croce greca uncina-
ta, risale al neolitico e compare in
molte civiltà orientali, quali quella
induista e buddhista, sempre con
significati augurali, come emblema
del sole e dell’infinito. Dopo
l’appropriazione del simbolo da par-
te di Hitler, che lo scelse come
stemma del partito e della Germa-
nia stessa, molte culture decisero
di non utilizzarlo per evitare l’ ac-
costamento con il nazismo. Noi,
invece, abbiamo recuperato l’antica
connotazione propiziatoria e bene-
fica della svastica, ripulendola dal
nero che l’aveva “sporcata” e con-
ferendole, invece, la luce della spe-
ranza che, per effetto della rifra-
zione, si scompone nei colori
dell’arcobaleno. Ogni colore porta
“Oltre la siepe” Anno 1 - numero 2 Pagina 7
IL GIORNO DELLA MEMORIA
linea mediana dei campi, con un si-
stema di lavorazione definito a
BAULATURA, si favoriva sia il de-
flusso che il graduale assorbimento
dell’acqua in eccesso da parte delle
piante che venivano coltivate nelle
zone emerse.
Classe 2^C
Scuola Secondaria di Primo Grado
In Italia le opere di bonifica più
imponenti si sono avute alla fine
dell'Ottocento e nella prima metà
del Novecento. Vaste zone paludo-
se sono state bonificate nella Pia-
nura Padana e anche in Basilicata.
Viene definito bonifica quel com-
plesso di opere finalizzato al recu-
pero di grandi aree paludose per
renderle adatte alle coltivazioni
agricole. Il litorale Metapontino,
nei primi del Novecento, era un
vasto acquitrino dove abbondavano
zanzare portatrici della malaria.
Dopo l’Unità d’Italia si pensò di
trasformare i terreni paludosi in
terreni coltivabili mediante la boni-
fica e il successivo appoderamento.
Dare il terreno da coltivare ai po-
veri significava contribuire a sradi-
care la piaga del brigantaggio. Nel
1904, il Presidente del Consiglio
Zanardelli emanò una legge specia-
le per la Basilicata, nel 1908 una
legge generale che prevedeva in-
terventi per i paesi a rischio di
frane, sistemazioni dei corsi
d’acqua e rimboschimenti. I primi
interventi realizzarono tre canali
di scolo, situati fra il Bradano e il
Basento, che dovevano convogliare
le acque in mare. I lavori durarono
fino al 1935 e furono investiti mol-
ti soldi per realizzare la bonifica e
la successiva introduzione di nuove
colture, la costruzione di nuovi
borghi, vie, case e baracche per i
contadini. Lungo i campi paludosi
furono tracciati fossati o scoline,
una rete di canali di scolo per con-
sentire il drenaggio del terreno;
sopraelevando leggermente la
Il lupo che non conosci
Pa “Oltre la siepe” Anno 1 - numero 2
L’Offerta Formativa del nostro Istituto include il
progetto curricolare proposto dal CEA Bernalda e
Metaponto, IL LUPO CHE NON CONOSCI: “Dalla Fiaba/favola al ruolo importante nel nostro ecosi-stema”. Le classi I D e I E hanno aderito a tale en-
tusiasmante progetto. Il lavoro si è articolato in
più fasi, la prima è stata quella di studiare, ricerca-
re e conoscere flora e fauna della macchia mediter-
ranea della Basilicata. Sono stati realizzati cartello-
ni e schede sotto la guida delle nostre insegnanti.
Abbiamo effettuato una raccolta di fiabe, favole,
leggende e modi di dire sul lupo . Un incontro in
classe con i Tecnici del controllo ambientale, Fabio
Quinto e Francesco Marsiglia, ci ha permesso di
conoscere meglio questo protagonista tanto temuto,
ma innocuo, e di confrontarci sul lavoro realizzato.
A conclusione del percorso formativo è stata orga-
nizzata, con gli stessi Tecnici, una visita didattica/
escursione nel Bosco di Lucignano nella Murgia Ma-
terana sulle “tracce” del lupo e degli “abitanti” del
bosco, cinghiali, ricci, istrici, volpi, ecc. In questo giorno,
abbiamo perlustrato il bosco alla ricerca di qualche
traccia, escrementi e orme. Ne abbiamo trovate diverse,
non erano del lupo, ma di altri animali; siamo stati ugual-
mente felici di questa entusiasmante avventura
all’insegna del rispetto della natura.
Francesca Errico classe I sez. D
Elena Troiano classe I sez. E
La bonifica dei terreni paludosi
Spazio tematico:
“La storia del nostro territorio”
Profilo di terreno con
lavorazione a baulatura
Piccoli artisti crescono…
vità in cui prevale il pensare, il ragionare, il fare ipotesi ed ope-rare scelte, attività che valoriz-zano l’instaurarsi di competenze trasversali ai diversi contesti di-sciplinari, riconosciute ormai es-senziali per un inserimento attivo e consapevole dei giovani nella so-cietà.
Il 15 marzo 2016 si è svolta la Fase Regionale delle Olimpiadi del Problem Solving. Una squadra del-la Scuola Media ha partecipato alla Gara piazzandosi al terzo po-sto, con punti 85,417/100. La squadra, formata da quattro alun-ni, si è cimentata nella risoluzione d i q u e s i t i , u t i l i z z a n d o l’informatica come metodo con-cettuale per formalizzare e risol-
vere situazioni problematiche in diverse discipline. Grafi, tabelle,
pseudolinguaggio di programma-zione, crittografia, esercizi di comprensione in lingua italiana e inglese, regole e deduzioni, sta-tistica elementare sono solo al-cuni dei temi ricorrenti in que-ste competizioni che compren-dono una fase d’istituto, una fase regionale e una competizio-ne nazionale. La metodologia del problem solving rimanda ad atti-
Informatica e pensiero algoritmico: un’ avvincente sfida per i ragazzi
Pagina 9 “Oltre la siepe” Anno 1 - numero 2
I disegni di Letizia
L’uovo di Pasqua Prato fiorito con farfalle
Problem page - Teens and alcohol can actually die from too much al-
cohol. It slows down the heart and
breathing. A dangerously high
blood alcohol level can stop their
heart. They can suffer withdrawal
symptoms after the first time
they drink as headache, nausea,
feeling thirsty and shaking. Young
people think that alcohol is a solu-
tion for a problem but it isn’t like
this. A teen usually starts drinking
in a disco with his friends for peer
pressure and after that he be-
comes addicted to it.
Why don’t we involve all the stu-
dents in a campaign against alco-
hol?
Klaudia Shmilli 3^ sez.D
Dear headmistress, everyone
knows that the legal age to drink
an alcoholic drink is eighteen but
most of the kids start drinking at
the age of twelve. This is a big
problem because when you are a
child you don’t know the dangers
that the alcohol can cause.
Alcohol is created when grapes,
fruit or vegetables are fermented.
Fermentation is a process that
uses bacteria to change the sugars
into alcohol. So, when people drink
alcohol their blood absorbes it and
goes to the central nervous sys-
tem. 23% of Italian children be-
tween the age of twelve and four-
teen often drink an alcoholic drink
and 22% get drunk at least once,
while 54,8% have a friend who is
drunk. Over 90% of teens has
tried alcoholics and 73% of these
drink at friends’house. Beer is the
most popular alcoholic drink for
young people.
Some teenagers say that they
drink to relax, for curiosity, to
be friendly or because a lot of
adults use alcohol socially .
What can we do to help teenag-
ers?
If we have a friend who gets al-
coholic drinks, we must imme-
diatly go to talk to his parents or
his teachers. Some associations
has C.R.I. use special large
glasses that students put over
their eyes to make them feel like
they are drunk. The good thing is
that you are not really drunk so
you can remember how bad and
stupid it would be. They dont’t
know to drink sensibly.
We can also suggest to do some-
thing different: such as a walk or
going to the cinema to watch a
film.
Many kids dont’t know that they
“Oltre la siepe” Anno 1 - numero 2 Pagina 10
ORA SCRIVO IO: ‘’LA SPADA MAGICA’’
Immagini e parole:
viaggio nella poetica dei ragazzi
C’era una volta, in una città antica, un giovane contadino molto povero che aveva un grande sogno: di-
ventare un importante e potente cavaliere. Il giovane, infatti, assisteva a tutti gli scontri tra cavalie-
ri e, mentre guardava lo spettacolo, sognava di essere su un cavallo e di possedere una spada perso-
nale per combattere. Più pensava a queste cose, più si convinceva di non essere adatto a fare il con-
tadino. Un bel giorno, mentre passeggiava tra la folla rumorosa, sentì tre uomini parlare di una miste-
riosa spada di cristallo che si trovava al centro del bosco circostante.
Egli, allora, iniziò ad incamminarsi verso il centro del bosco. Cammina, cammina, si ritrovò nello stesso
luogo da cui era partito! Provò ad entrare nella foresta, per un paio di volte, ma non trovò niente.
Qualunque direzione prendesse, ritornava sempre al punto di partenza. “Cosa fare?” si chiese il ra-
gazzo.
Gli venne in mente un’idea. Ritornò al villaggio, prese un arco e delle frecce e s’incamminò verso il bo-
sco.
Un racconto di Pierfrancesco Caravita classe 1^ sez. C
“Oltre la siepe” Anno 1 - numero 2 Pagina 11
Una volta arrivato lì, mise una freccia
nell’arco, puntò contro un tronco, tese l’arco e
fece scoccare la freccia che si conficcò nel
legno. Raggiunto l’albero colpito, fece scoccare
una nuova freccia verso un altro albero. Dopo
aver ripetuto l’azione molte altre volte, si ac-
corse che le frecce avevano segnato un per-
corso che finiva in una vasta area senza alberi
e coperta di fango.
In mezzo a questa distesa di fango, c’era una roccia in cui era conficcata una spada, la spada di cri-
stallo. Il giovane la raggiunse e, con tutte le sue forze, provò a tirare la spada dalla roccia; dopo mol-
ti tentativi, riuscì a estrarla, ma accadde una cosa terribile: si aprì una porta da cui rotolò un immen-
so masso di roccia; mentre il masso stava per investire il giovane, egli, con la sua spada, tagliò a me-
tà l’enorme roccia: una parte cadde a destra, l’altra alla sua sinistra.
Il ragazzo si era salvato solo grazie alla spada e, quindi, essendosi
“innamorato” dell’arma, la portò con sé verso il villaggio. Questa magia della
spada faceva invaghire la persona che la prendeva in mano, costringendola a
fare del male al prossimo. Il ragazzo, vittima di questa spada, dopo un po’ di
tempo, si sentì strano e non riuscì più a controllarsi; diventò sempre più vio-
lento anche nei confronti dei suoi familiari. Non riusciva proprio a contenersi,
tanto che un giorno decise di andare a vivere da solo nella foresta, solo con la
sua spada. Dopo aver trascorso tanti anni nel bosco, incontrò delle piccole,
strane e “cicciottelle” creature, i Troll. Questi Troll erano buoni e riusciro-
no, con gli incantesimi, a convincere il ragazzo a liberarsi della spada magica.
Il giovane, grazie all’aiuto delle piccole creature, andò a gettare l’arma nel cratere di un vulcano at-
tivo. Dopo aver percorso una lunga strada, riuscì a tornare al suo villaggio. Raccontò a tutti cosa gli
fosse accaduto e, quando la notizia giunse anche al re, questi convocò il popolo, poi chiamò il contadi-
no e sollevò la spada verso il cielo, puntandola verso il ragazzo. Così facendo, lo proclamò cavaliere
dell’esercito che, con il suo aiuto, divenne sempre più forte. diventò ricco e potente, proprio come
aveva sempre sognato. Il ragazzo aveva ormai raggiunto la felicità.
Alla morte del sovrano, il suo fedele cavaliere fu proclamato re e governò con
saggezza e coraggio . Un giorno, mentre ripercorreva nel bosco l’itinerario
misterioso e fortunato , incontrò gli alberi colpiti dalle frecce, la roccia in
cui era stata conficcata la spada, il posto in cui aveva incontrato le piccole
creature e il vulcano in cui aveva gettato la spada. Il sovrano andò a ringra-
ziare i Troll, perché, per merito loro, era diventato una persona ricca e im-
portante. Alla sua morte, il successore continuò a regnare con saggezza e il
popolo visse per sempre felice e contento. Non ci furono più ingiustizie e
malvagità.
Questa fiaba insegna che un sogno si può realizzare se lo desideriamo veramente.
SEZIONE NUOVI TALENTI A cura di Chiara Ditaranto, Letizia Montemurro, Martina Vozzi, Classe III C
Alle classi terze del nostro Istituto,durante quest’anno scolastico, è stata offerta l’opportunità di partecipare
al progetto eTwinning,una piattaforma internazionale online, che permette di conoscere persone di tutto il
mondo. Il progetto richiede la produzione di un cortometraggio in lingua inglese e la realizzazione di una t-shirt
ideata da noi alunni. Il nostro paese, fortunatamente, può vantare la presenza di alcuni giovani di particolare
talento. Sono stati invitati, pertanto, nella nostra scuola, tre artisti bernaldesi: il regista Giuseppe Marco
Albano, il produttore Angelo Troiano e il fashion designer Jaison Bruno.
Il regista Giuseppe Marco Albano
Il regista ci ha riferito che, sin da piccolo, ha coltivato la sua pas-
sione per il cinema, girando cortometraggi con la vecchia videoca-
mera del padre. Oggi, questa passione si è trasformata in lavoro.
Infatti, è diventato regista e ha conseguito notevoli successi e
riconoscimenti, vincendo, nel 2015, il “David di Donatello” con il
cortometraggio “Thriller” che narra la storia di Michele, un ragaz-
zino di tredici anni, che sogna di diventare ballerino, ispirandosi al
suo idolo Michael Jackson. I problemi ambientali causati dallo
stabilimento dell’Ilva di Taranto non riusciranno a ostacolare il suo
sogno di diventare ballerino.
I messaggi che emergono dal filmato sono molto “forti”: il corag-
gio e la determinazione possono sostenere la speranza di una rivin-
cita e aiutarci a realizzare i nostri sogni.
Tra le produzioni cinematografiche di Albano ricordiamo, inoltre,
Il Cappellino, AnnA, Xie Zi, Stand by me.
Il produttore Angelo Troiano Collaboratore del regista è Angelo Troiano, premiato come miglior
produttore della sezione cortometraggi della terza edizione del Ca-
tania Golden Elephant World. Egli è, inoltre, il fondatore e il
“motore”, insieme a Giuseppe Marco Albano, della macchina organiz-
zativa Basiliciak, la casa di produzione indipendente, che, sin dal
2008, ha accompagnato il brillante percorso artistico del regista.
Questi giovani ragazzi hanno coronato il loro sogno, non dimentican-
do di valorizzare il nostro territorio. I consigli e le informazioni che
ci hanno trasmesso sono davvero preziosi e li custodiremo affinché entrino a far parte del nostro bagaglio cul-
turale. Noi alunni abbiamo posto loro delle domande inerenti alla realizzazione del nostro cortometraggio.
Fra i tanti suggerimenti che ci hanno fornito, particolare rilievo ha assunto l’affermazione che il linguaggio ci-
nematografico non ha limiti e che consente di spaziare liberamente, utilizzando la creatività e la fantasia.
“Oltre la siepe” Anno 1 - numero 2 Pagina 10
“Oltre la siepe” Anno 1 - numero 2
Intervista a Dino Paradiso di Antonio Silletti Classe 2^ sez. E
La nostra Bernalda ha dato i natali al giovane cabarettista Dino Pa-
radiso, che ha partecipato a due programmi televisivi, “Made in Sud”
e “Colorado”.
L’artista non si è sottratto alla mia richiesta di intervistarlo e, tra una risposta e l’altra, è scappata qualche
risata. Alle domande “a che età ha iniziato e chi lo ha ispirato”, ha risposto che i suoi modelli artistici sono sta-
ti i grandi comici, Totò e Peppino, Franco e Ciccio e Gigi Proietti.
Nel 2007, ha frequentato una scuola per attori comici, sul palco si sentiva a suo agio e riusciva a controllare la
timidezza. Il suo sogno era diventare fisioterapista, ma, non essendo riuscito ad entrare nella facoltà a numero
chiuso, si è laureato in Scienze Politiche. La famiglia lo ha sempre sostenuto e, quando ha debuttato per la pri-
ma volta in tv, ha provato una sensazione indescrivibile. Salendo sul palcoscenico, ha sempre il timore di non
piacere al pubblico, di non riuscire a farlo ridere. L’esibizione che ricorda con emozione è stata quella di
“Colorado”, quando è andato in scena con dei boxer che lo rendevano particolarmente comico. Non ha mai di-
menticato una battuta, ma gli è capitato di cambiare l’ordine della scaletta.
Il nostro caro Dino non si dà arie, è molto umile e consiglia a noi giovani di applicarci nello studio perché, come
dice lui, bisogna essere sempre preparati e aggiornati. A noi ragazzi consiglia di credere nelle nostre capacità,
di studiare seriamente, non per il voto, ma per acquisire una cultura personale e continuare ad avere la mente
aperta e flessibile rispetto ai cambiamenti della società odierna .
Il fashion designer Jaison Bruno
Nell’ambito del progetto eTwinning, il fashion designer Jaison
Bruno, meglio conosciuto come Jaison Brown, si è occupato
dell’ideazione e della creazione delle t-shirt.
Questo talentuoso ragazzo di ventitré anni, di origine indiana, ha
vissuto con i genitori adottivi a Bernalda. Già all’età di otto anni,
mostrava interesse per l’arte e le sue svariate forme: la musica,il
teatro e la moda. Ci ha guidati con grande maestria nella realizza-
zione di una bozza di quella che sarà la nostra futura maglietta.
L’incontro con questi tre artisti ci ha fatto vivere un’ esperienza
coinvolgente e formativa e ci ha consentito di esplorare ambiti cul-
turali a noi sconosciuti, permettendoci di ampliare i nostri orizzon-
ti.
Pagina 13
Direttore:
Dirigente Scolastico
Prof.ssa Grazia Maria Marciuliano
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Il calciatore Simone Zaza
Un altro talento autentico del nostro territorio è, sicuramente, Simo-
ne Zaza, il quale è riuscito a farsi strada nel difficile mondo calcisti-
co.
Nato a Policoro e cresciuto a Metaponto, all’età di sei anni, entra a far
parte della scuola calcio “Stella Azzurra” di Bernalda, dove viene no-
tato da scout e osservatori dell’Atalanta. Nel 2006, si trasferisce a
Bergamo, dove cresce nel settore giovanile. Esordisce, in seguito, in
Serie A con la divisa nerazzurra del team bergamasco. Nel 2010, vie-
ne ceduto alla Sampdoria e, poi, alla Juventus, che, a sua volta, lo gira
in prestito al Viareggio, per il quale segna 11 goal. Nel 2012, si trasfe-
risce ad Ascoli, dove disputa un gran campionato di Serie B, mettendo
a segno 18 goal in 35 presenze. Nel 2013, la Juventus, ancora proprie-
taria di una parte del suo cartellino, lo cede al Sassuolo e, con la ma-
glia “neroverde”, si fa notare con ben 21 centri in due stagioni.
Nel 2015, sceglie di indossare la maglia numero 7 della Juventus. Con i
colori bianconeri firma il suo primo sigillo in Champions League contro
il Siviglia. Ha giocato nella Nazionale Italiana Under 16, 17, 19 e 21 e,
in seguito, è stato convocato, da Cesare Prandelli e da Antonio Conte,
nella Nazionale maggiore. Con la maglia azzurra, ha realizzato il suo
primo goal contro la Norvegia, in un match valido per le Qualificazioni
Euro 2016. In totale, nella sua carriera, ha messo a segno 57 goal in
149 presenze.
Zaza ritorna spesso nel proprio paese, sicuramente sente il richiamo
degli amici di sempre, degli affetti familiari e della sua terra. Questo
ragazzo rappresenta, per noi giovani, un punto di riferimento, poiché
la sua esperienza ci fa comprendere che, con l’impegno, la costanza e
la voglia di arrivare, si possono raggiungere traguardi importanti e
coronare, così, i propri sogni.
Michele Gallitelli Lorenzo Girasole
Andrea Vena Classe I sez.D
Gio rnal ino Sco las t i c o de l l ’ ISTITUTO COMPRENSIVO
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Buona Pasqua e arrivederci al prossimo numero!