Download - Strade Aperte maggio 2012
A Salerno per “Abitare la Città dell’Uomo”.GIOVANNI MORELLO
Un numero senza “dossier”, ma assai
ricco.
Pubblichiamo in apertura l’interven-
to del nostro Presidente, Riccardo
Della Rocca, al Consiglio Generale
dell’Agesci, tenutosi a Bracciano dal 29 apri-
le al 1 maggio scorsi.
I rapporti tra il MASCI e l’AGESCI, in
questo momento, sono incamminati su di
un percorso assai positivo, testimoniato da
numerose esperienze ed attività comuni che,
certamente, crescerà e si svilupperà sempre
più.
Un’azione comune dello scautismo giovanile
e di quello degli adulti nel campo dell’edu-
cazione sarà a vantaggio, non solo dei giova-
ni e degli adulti, ma della nostra società.
Mai come oggi così disorientata, e della
stessa comunità ecclesiale, invitata dai nostri
pastori ad impegnarsi sempre più nel campo
dell’educazione.
Trovate anche in questo numero tutte le in-
formazioni necessarie per iscriversi al grande
appuntamento di “Piazze, Trivi e Quadrivi”
a Salerno il 19-21 ottobre, dove sono certo
saremo in molti, non solo per ritrovarci in-
sieme ma soprattutto per constatare il cam-
mino che il movimento ha saputo percorrere
in questi ultimi anni.
Lo “scautismo degli adulti”, le “tracce di
catechesi e spiritualità degli adulti”, “Entra
nella Storia” e la “mondialità”, saranno i
temi che animeranno le quattro piazze sim-
boliche, ospitate nelle sedi istituzionali e rap-
presentativi di Salerno, in un’ottica nuova e
impegnativa di “abitare la città dell’uomo”.
Proprio per facilitare sempre più la parteci-
pazione delle Comunità e dei singoli Adulti
scout, il Consiglio Nazionale ed il Comitato
Esecutivo hanno contenuto la quota di par-
tecipazione alla stessa cifra di quanto, a suo
tempo, richiesto per la partecipazione all’As-
semblea di Principina, nonostante l’aumen-
to dei prezzi e dell’inflazione che si è avuta
in questi due ultimi anni, in considerazione
del momento di crisi che attraversa il Paese e
delle difficoltà economiche che attanagliano
molte famiglie.
Ospitiamo inoltre un intervento del nostro
Direttore responsabile, Pio Cerocchi, che ci
invita ad una meditata riflessione sulla “stra-
da”, simbolo ed esperienza della vita scout,
ma anche metafora dell’uguaglianza della
condizione umana: un articolo da leggere
tutto di un fiato.
Non mancano in questo numero resoconti di
attività vissute ed esperienze personali, così
come lancio di nuove attività e proposte di
impegno: da segnalare quella proposta dalla
Comunità di Ascoli 1, a favore dell’ospedale
di Bosobe in Congo.
La varietà e la molteplicità di queste inizia-
tive ed esperienze è segno di una sempre
crescente vitalità del movimento, dell’impe-
gno di tante Comunità del MASCI e della
passione esistenziale di tanti Adulti scout nel
tentare di lasciare il mondo un poco miglio-
re di come lo si è trovato.
N U M E R O 5 M A G G I O 2 0 1 2 - A N N O 5 4
PERIODICO MENSILE DEL MASCI (MOVIMENTO ADULTI SCOUT CATTOLICI ITALIANI) DI EDUCAZIONE PERMANENTE, PROPOSTA E CONFRONTO
SPEDIZIONE IN A.P. 45%ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 DAL C.M.P. PADOVA
EURO 2,00 LA COPIA
EDITORE, AMMINISTRAZIONE E PUBBLICITA’:Strade AperteSoc. coop. a.R.L.,Via Picardi, 6 - 00197 Roma,www.masci.it
SOMMARIO IN ULTIMA PAGINA
STRADE APERTE2
In primo piano MAGGIO 2012
Grazie ancora una volta a Maria Teresa e Giuseppe per questo in-vito: è un occasione preziosa per segnare ogni anno la strada che insieme stiamo percorrendo.Da alcuni anni il rapporto MASCI AGESCI ha subito un cambia-mento profondo. Da una fase di cordiale conoscen-za, di un rispettoso “vogliamoci bene” si è passati ad una fase in cui veramente troviamo le occasioni e i modi per un cammino comune. C’è un clima di amicizia, che ca-ratterizza questi anni di lavoro in comune. Siamo giunti a un passaggio cru-ciale nella vita delle nostre associa-zioni, abbiamo seguito con atten-zione l’impegno da voi messo per definire sempre meglio la respon-sabilità, il ruolo e la formazione dei capi e quindi dell’adulto nello scautismo giovanile. Da parte nostra, come MASCI, abbiamo chiarito meglio il senso della nostra missione dell’educa-zione degli adulti. Proprio in questi giorni stiamo consegnando alla Fiordaliso due
testi, due Tracce sullo “scautismo degli adulti” e sulla “spiritualità e catechesi degli adulti” che rap-presentano la sintesi di un lungo percorso ma anche la direzione futura del nostro impegno per l’educazione degli adulti.E’ come se le nostre associazioni avanzassero lungo una direzione comune. Un cammino che non è ancora molto chiaro: ne percepiamo le tracce, i segni, ma non sappiamo dove porterà. Chi verrà dopo di noi scoprirà dove questo cammino potrà con-durci, ma già il fatto di camminare nella stessa direzione, di cogliere le stesse tracce, gli stessi segni mi sembra una cosa importante. Un cammino che non è solo se-gnato dal fraterno rapporto al li-vello nazionale, un rapporto che ci ha condotto recentemente a prevedere due incontri l’anno tra le Presidenze delle due associazio-ni per condividere le nostre espe-rienze e per valutare passi ed azio-ni concrete. Ma un cammino che si va svilup-pando concretamente nelle re-gioni: penso alle belle esperienze della Liguria, della Sicilia, del Pie-
monte. Un cammino che si sta avvian-do nelle realtà territoriali: oggi il MASCI conta circa 350 comuni-tà, quasi il 20 % delle vostre Co-munità Capi; se un giorno aves-simo una Comunità accanto ad ogni Co.Ca. potremmo veramen-te dare la testimonianza profetica di uno “scautismo e guidismo per tutta la vita”, un servizio importante a tutte le donne e gli uomini che ci camminano accan-to, alla società e alla chiesa italia-na; sono convinto che insieme ce la faremo.Tuttavia oggi non sono qui per limitarmi ad un saluto, desidero rivolgervi un invito.A fine ottobre realizzeremo a Sa-lerno un incontro che abbiamo chiamato “Piazze, Trivi e Quadri-vi: Abitare la città dell’uomo”.La città, le piazze, i trivi ed i qua-drivi a Salerno saranno realtà e metafora.Saranno realtà perché ci incontre-remo dentro le piazze, e nei luo-ghi simbolo di Salerno, ci incon-treremo nei trivi e nei quadrivi, cioè tra la gente, nelle piazzette della città antica di Salerno.Ma Piazze, Trivi e Quadrivi sa-
RICCARDO DELLA ROCCAPresidente Nazionale MASCI
MASCI ed AGESCI:una strada comuneL’intervento al Consiglio Generale AGESCI del Presidente del MASCI
Riportiamo l’intervento che il Presidente Nazionale ha portato a nome del Movimento al Consiglio Generale dell’AGESCI, tenutosi a Bracciano nei giorni 29 aprile - 1 maggio scorsi
STRADE APERTE 3
In primo piano MAGGIO 2012
ranno anche metafora; l’idea del-la piazza ricorda l’”agorà” degli antichi, il luogo del mercato, del confronto, del dibattito, della partecipazione, il luogo dove si annunciavano i grandi momenti della storia, dove si rifletteva in-sieme sull’identità e sulla missio-ne comune, dove ci si riconosceva come popolo.Nella cultura medievale i Trivi e i Quadrivi, erano i luoghi della co-noscenza, della cultura; sui Trivi e sui Quadrivi si affacciavano le botteghe artigiane e le scuole del sapere, dell’esperienza e dell’ap-prendimento.E’ con questa idea della “città da abitare” che ci ritroveremo a Saler-no, per questo abbiamo chiamato questa esperienza “abitare la cit-tà dell’uomo” per confermare il
nostro modo specifico ed origi-nale, secondo il metodo scout, di realizzare la nostra missione di “educazione degli adulti”.Vorremmo che molti di voi ve-nissero a vivere e condividere con noi questa esperienza “dentro la città”. Perché sappiamo che ci unisce l’idea che l’educazione, nello scautismo, non si realizza dentro una campana di vetro, non si realizza nel chiuso di un’aula scolastica, ma si realizza vivendo e coinvolgendosi con la storia dell’uomo, con il suo ambiente, con il proprio tempo; l’educazione si realizza sperimentando la fatica e la gioia del vivere, verificando e riflettendo comunitariamente sul “senso” di questa esperienza.Il nostro percorso educativo non è un quaresimale di prediche sa-
pienti ed esortazioni morali, nè la riflessione e la meditazione ap-profondita all’interno di un ce-nacolo, ma un cammino attento sul sentiero della storia, è abitare la città dell’uomo in modo con-sapevole e responsabile, è porsi al servizio del prossimo come strada verso la felicità. Ed è necessario, lungo questo per-corso, di tanto in tanto fermarsi per riflettere e verificare il senso e la direzione del cammino fatto e di quello da fare, un cammino ali-mentato sempre dall’unica Parola che conta. In un mondo che oggi appare sempre più disorientato vorrem-mo essere, anche con voi, “segni di speranza”Vi aspettiamo numerosi a Saler-no.
nella foto: la nuova Capo Guida dell’AGESCI Rosanna Birollo, di Oderzo (TV) insieme al nuovo Presidente Mat-teo Spanò, di Firenze.
STRADE APERTE4
Piazze,Trivi e Quadrivi MAGGIO 2012
I poli di eccellenza
Entra nella storia
Mondialità
Scoutismo per adulti
Spiritualità e Catechesi per Adulti
1. LIGURIA - In cammino verso nuovi orizzonti: etica personale e etica delle istituzioni2. PIEMONTE - Entrare nella storia con il nostro metodo3. VALLE D’AOSTA - Lavoro e sviluppo4. LOMBARDIA - Cittadinanza consapevole5. TRENTINO ALTO ADIGE - L’educazione mo-rale e civile nella nostra società9. MARCHE - Cittadinanza consapevole ed attiva14. CALABRIA - Servire la città17. LAZIO - Immigrazione ed accoglienza18. UMBRIA - Conoscenza e protezione dell’am-biente
6. FRIULI VENEZIA GIULIA - Percorsi di spiri-tualità, ed educazione alla legalità secondo il meto-do scout11. MOLISE - Lo scautismo degli adulti educa alla “vita buona” del Vangelo12. PUGLIA - Ecumenismo e intercultura
7. VENETO - Il coraggio della speranza: imparare a vivere uniti rispettandoci diversi10. ABRUZZO - Insieme sulla strada per crescere16. CAMPANIA - Educazione ambientale e nuovi stili di vita19. TOSCANA - Educazione per-manente20. SARDEGNA - La legge scout per gli adulti del Masci
8. EMILIA ROMAGNA - La soli-darietà internazionale13. BASILICATA - I grandi disagi di oggi15. SICILIA - Custodire il creato per costruire la pace. Il creato, i suoi abitanti, i nuovi stili di vita
STRADE APERTE 5
Piazze,Trivi e Quadrivi MAGGIO 2012
La macchina organizzativa per Piazze Trivi e Quadrivi è partita già da tem-po: ora tocca a Comunità e Regioni mettere in moto tutte le energie per raggiungere l’obiettivo della massi-ma partecipazione di adulti scout e simpatizzanti. Voglio contribuire con queste righe a fornire quelle informa-zioni pratiche che possono essere di aiuto. Sarebbe auspicabile che ogni comunità costituisca un “fondo cassa pro Salerno”, alimentato da attività di autofinanziamento,donazioni,contributi, e finalizzato ad aiutare eco-nomicamente coloro che partiranno x Salerno. Analogamente i consigli regionali potrebbero prevedere un contributo regionale commisurato al numero dei partecipanti ed ai fondi regionali. All’evento parteciperanno solo alcuni rappresentanti delle 330 comunità ma i frutti dell’incontro saranno patrimonio di tutto il mo-vimento. Chi vorrà essere presente a Salerno dovrà procedere all’iscrizio-ne che si può fare in quattro modi diversi: con la scheda fotocopiata da strade aperte, compilata in ogni sua parte, una per partecipante, e invia-ta x posta/fax/email a Franz Petito, oppure comodamente seduti davan-ti al computer collegandosi al sito www.Masci.it/salerno2012.html. Con l’iscrizione va versato l’acconto di 100 euro sul conto corrente po-stale del masci/eventi nazionali tra-mite bollettino postale oppure con
Salerno 2012: gli aspetti logistico- organizzativi
bonifico sul codice iban indicato nel regolamento. Importante anche la scelta della sistemazione alberghiera che determina il prezzo finale da pa-gare. Saremo ospiti del Grand Hotel Salerno, che utilizzando al meglio le varie tipologie di camere ci consente di essere tutti nella stessa struttura. Le camere sono ampie e conforte-voli e utilizzare triple e quadruple ci fa aumentare il numero degli ospiti e risparmiare 30,00 euro a persona rispetto alla spesa della doppia. Va quindi incentivato l’utilizzo di que-ste sistemazioni: sarà compito dei magister e dei segretari regionali organizzare al meglio gli accoppia-menti. Chi è solo può comunque scegliere la formula “aperta” indi-cando nella scheda che può dividere la tripla o quadrupla senza preferen-ze; in questo modo, anche se solo per due giorni, può sfruttare la pos-
sibilità di nuove amicizie. I trasporti meritano un attento studio di varie soluzioni, perchè una scelta oculata incide poi sui costi finali. Salerno si trova in posizione centrale ed è ben servita da ferrovia e autostrade. Per i viaggi aerei considerare l’aeroporto di Napoli. La stazione ferroviaria è a 200 metri dall’hotel ed è ben colle-gata con tutte le località. Prenotan-do per tempo si possono sfruttare le offerte di Trenitalia e probabilmente anche quelle di Ntv, che per ottobre sarà già in servizio. Trenitalia offre uno sconto del 10% per i gruppi composti da almeno 10 persone, ma spesso è più conveniente la tariffa mini. Le regioni che prevedono una numerosa partecipazione possono organizzare dei pullman, anche con regioni limitrofe, tenendo conto nei costi delle spese di soggiorno degli autisti e delle spese di parcheggio a
GIGI DI RUSSOIncaricato Nazionale Organizzazione
STRADE APERTE6
Piazze,Trivi e Quadrivi MAGGIO 2012
tivo non sarà più possibile saldare i conti all’accoglienza, dove è prefe-ribile portarsi copie dei versamenti effettuati, perché si possono evitare discussioni inutili, in caso di errori nelle liste. Sempre entro il 15/9 sarà possibile disdettare la prenotazione effettuata a giugno e chiedere il rim-borso dell’acconto versato. Infine una conferma ad una tradizione ormai
Salerno: infatti nei dintorni dell’ho-tel i parcheggi sono tutti a pagamen-to h24 sia per i pullman che per le auto. E’ in corso una trattativa con il comune per avere tariffe agevolate, ma in questo momento non abbiamo ancora certezze di accoglimento.Il rispetto dei tempi indicati nel re-golamento sono particolarmente im-portanti: la scadenza dell’invio della scheda d’iscrizione è fissata al 30 giugno non per capriccio, ma perché entro quella data l’hotel vuole avere una conferma della quantità di pre-notati. Tutti gli alberghi ormai vo-gliono garanzie sui posti prenotati e si riservano la possibilità di vendersi le camere ad altri clienti qualora en-tro tempi ben definiti non abbiano ricevuto conferme e pagamenti. Pur-troppo anche nel masci dobbiamo abituarci a questo meccanismo: non è più possibile inviare le iscrizioni a ri-dosso dell’evento: si rischia di pagare di più perché l’albergo non mantiene la stessa tariffa, oppure di non trova-re posto perché l’albergo si è vendu-to le camere. Ma il rischio maggiore lo corre il movimento con un flop economico che coinvolge tutti: se alla data del 30 giugno le iscrizioni sono al di sotto del previsto l’alber-go si fa pagare comunque il minimo garantito. La seconda scadenza da ri-spettare è quella del pagamento del saldo (15 settembre). Anche questa data è importante perché con l’en-trata in vigore delle nuove norme sui pagamenti in contanti è obbligatorio pagare l’hotel e tutti i fornitori me-diante bonifici bancari: ovvio quindi che le somme da utilizzare siano già affluite nel conto corrente del masci (le poste fra l’altro ci mettono anche 15 giorni prima di inviare copia dei bonifici ricevuti). Per questo mo-
consolidata: anche per Salerno sarà organizzato un pre-tour per coloro che vorranno approfittare del viaggio per trascorrere qualche giorno in più e visitare la splendida costiera amal-fitana, con tappe a Napoli, Pompei, Amalfi e ovviamente Salerno. In un prossimo numero il programma e le quote. Arrivederci numerosi a Salerno.
ABITARE LA CITTÀ DELL’UOMOProgramma di massima
Venerdì 19 ottobre9.00 – 20.00 AccoglienzaChi, perché, come, dove, con chi, a chi15.00 Apertura*Banditori, Cantastorie e Paggi: presentazione dei Rioni*I simboli dell’incontro (Magnificat, Legge, Costituzione)*Accensione del cero*Benvenuto del Segretario Regionale Campania*Saluti di amici e autorità*Relazione Assistente Ecclesiastico Nazionale*Relazione Presidente Nazionale*Consegna “Mappe della città”*Consegna “Tracce”Visita alla città, organizzazione “Piazze, Rivi e Quadrivi”CenaFesta di benvenutoCompieta
Sabato 20 ottobreLodiSintesi “Chi, perché, come, dove, con chi, a chi”I Banditori accompagnano nelle Piazze cittadini, pellegrini, viandantiLe Piazze• Scautismo per Adulti• Tracce di Catechesi e spiritualità per adulti• Entra nella Storia• MondialitàPranzoI Banditori accompagnano ai Trivi (Poli di eccellenza delle Regioni)I Banditori accompagnano ai Quadrivi (La vita del Movimento, esperienze,imprese e progetti)CenaVeglia “La Città dell’Uomo”Compieta
Domenica 21 ottobreLodiIncontri nelle Ambasciate: i nostri amiciSintesi dei lavoriConsegna del “Castoro e Orso”Il nostro “Messaggio all’Italia, alla Chiesa, al Mondo”PranzoArrivederci a Bardonecchia
STRADE APERTE 7
Vita di Fede MAGGIO 2012
La successione delle due espressioni ‘Spirito scout’ e ’Beatitudini’ po-trebbe anche essere invertita.Una persona religiosa infatti ritiene più importante Le Beatitudini che Lo Spirito Scout; o meglio, ritie-ne che dalle Beatitudini si debbano prendere le mosse per riflettere sullo Spirito Scout. Ma non facciamo questioni di lana caprina: la concretezza e la sempli-cità è certamente parte dello spirito scout. Personalmente ritengo che lo spiri-to scout possa essere rappresentato ‘in teoria’ dalla Legge Scout ed ‘in pratica’ dalle esperienze scout che abbiamo avuto da giovani o che ne abbiamo attualmente nella nostra unità o comunità. Ma direi che il primo punto di in-contro tra i due ‘Spiriti’ sia la sempli-cità, il ritorno alle radici più profon-de della natura umana. Essere leali, Rendersi utili, Essere cortesi sono espressioni pedagogiche scout per dire alcune cose che sono alla base delle Beatitudini. L’uomo a cui Cristo si rivolge nel discorso delle Montagna per essere capace di percepire il suo messaggio deve essere in contatto vitale con tali elementi essenziali e strutturanti del-la propria umanità. Certo è difficile paragonare diretta-mente “La Guida e lo Scout sorrido-no e cantano anche nelle difficoltà” e “Beati gli afflitti perché saranno con-
solati”, oppure “La Guida e lo Scout sono laboriosi ed economi” con “Be-ati i poveri in spirito perché di essi è il Regno dei Cieli”, ma se ci ponia-mo dal punto di vista di B.-P., quello pedagogico e della sua cultura radi-cata nel cristianesimo, l’accostamen-to non risulta poi così strano.Mario Sica mi ha fornito un testo di B.-P. pubblicato nel 1928 dal titolo Christian Love and Scouting. Lo trovate nel numero di giungo 2011 della rivista on line OIKONO-MIA ( www.oikonomia.it) dedicato alla trasmissione dei valori alle giova-ni generazioni. Ne sono rimasto dapprima meravi-gliato e poi personalmente colpito: si sente che chi ha scritto quelle righe è un cristiano fino nel profondo del cuore. Non nel senso confessionale, etnico, partitico del termine, bensì nel senso che ha assimilato quanto di universa-le e di sempre valido Gesù ci ha inse-gnato. B.-P. stesso dice dell’amore di Dio e del prossimo: Questo è al di là della legge e dei profeti, al di là dei riti e delle deno-minazioni. E’ più importante!Un ulteriore punto di incontro tra lo spirito scout e le Beatitudini lo troviamo sempre nello stesso testo: Il nostro scopo dovrebbe essere di sviluppare l’amore attraverso il ser-vizio degli altri, fino ad oltrepassare l’interesse (egoistico) per se stessi.
Ma quello che più mi colpisce è che i due testi tendono entrambi ad una rivoluzione che parte dalla riscoperta delle cose semplici, più fondamentali dell’esistenza umana.Per noi scout adulti, chiamati all’au-toeducazione continua questo è da sottolineare. L’autoeducazione nella tradizione greco-latina è la continua tensione verso l’acquisizione delle virtù uma-ne e nella tradizione cristiana è la via della santificazione. Parole grosse! Certo. Ma c’è qualche cosa di più ‘grosso’ che cercare di dare un senso com-plessivo alla nostra vita?Noi tutti abbiamo raggiunto, in quanto adulti, certe mete lavorative, professionali, familiari. Ma non ci possiamo fermare lì. Non possiamo attendere, accovac-ciati nel già raggiunto ed anche un po’ oppressi dagli scacchi subiti. Dobbiamo guardare davanti a noi, prendere in mano continuamente il nostro destino. Non siamo però soli in questa im-presa. Oltre ai nostri familiari ed amici, ab-biamo la luce dello Spirito Scout e delle Beatitudini. Sentieri che prima di noi hanno per-corso milioni di uomini e donne, e dopo di noi molti altri percorreran-no. Se noi saremo stati testimoni credi-bili, s’intende.
Ritornate al SignoreSpirito scout e Beatitudini
P. FRANCESCO COMPAGNONI o.p.Assistente Ecclesiastico Nazionale
STRADE APERTE8
In primo piano MAGGIO 2012
La strada che unisce un luogo con l’altro. La strada per andare, partire, ritornare. La strada come destino ultimo senza ritorno. La strada nel cuore dell’uomo che lentamente, eterno pellegrino, la percorre. E si potrebbe conti-nuare così per intere pagine sen-za mai arrivare a descrivere com-piutamente il senso della grande metafora che la strada ha rappre-sentato in ogni tempo e, ancora oggi, rappresenta. Non la strada in astratto, ma gli infiniti luoghi fisici che uniti tra loro la compon-gono disegnando un percorso e, quindi, il suo racconto infinito. Ora, siccome la strada è uno dei simboli più forti dello scoutismo, penso che – soprattutto nel tem-po della rete e delle relazioni vir-tuali – occorra un supplemento di riflessione per interiorizzare questa dimensione di quella av-ventura del popolo della promes-sa il cui perimetro coincide con la vita stessa. Tutti noi che con l’aiuto di Dio, abbiamo promes-so la nostra fedeltà, dovremmo ripensare seriamente a ciò che ha rappresentato per noi la strada e a ciò che ancora essa rappresen-terà nel futuro della nostra vita. Dopo tanti anni in cui ho avuto il privilegio di “firmare” il giorna-le degli scout adulti, ho pensato di chiedere un piccolo spazio per una breve riflessione sulla strada e cioè sulla “ragione” stessa della
nostra testata giornalistica. Rac-colgo alcuni appunti sparsi forse banali, forse no. La strada – trovo scritto – non è la piazza. Non è un’agorà dove ci si scambiano le merci, le idee e dove si discute ol-tre che delle private, anche delle cose pubbliche. Sulla strada ogni sosta non può che essere tecnica; breve perché la strada è fatta per andare. Con il tempo che c’è e non con quello che vorremmo che fosse. “Nubilo et sereno” senza differenza, noi come tut-ti gli altri viandanti. La pioggia cade, infatti, su tutti, come il sole diffonde ovunque la sua calura, non meno del freddo dell’inver-no. La strada, dunque, è anche la metafora dell’uguaglianza del-la condizione umana: è il luogo dove si prende coscienza dell’ir-riducibile fraternità che unisce (o dovrebbe farlo) gli uomini nella loro condizione comune. Gran-de ammaestramento soprattutto oggi davanti ai fondamentalismi teorici che vorrebbero prescinde-re dal dato irriducibile della co-mune umanità. Ed ecco allora che la strada con i suoi incontri, con i suoi scontri o malincontri è scuo-la di umanesimo; via di conoscen-za. Luogo di sperimentazione di linguaggi condivisi, di parole utili al raggiungimento della meta alla quale ciascuno tende. La strada, per ciò, come laboratorio itine-rante di cultura esistenziale e non ideologica. E si perché la strada è
davvero il luogo di tutti e non of-fre la possibilità di scegliere chi si incontra o i compagni di viaggio che percorrono la stessa via. Ed ecco che questa sua universalità è profetica nel senso che essa di-viene allegoria della condivisione e, per ciò, dello svelamento di quelle verità che variamente e li-beramente albergano nell’animo dell’uomo. C’è sempre un’Em-maus nel nostro cammino. Non si cammina per caso, ma per un fine ultimo o un destino. La stra-da, come ogni cosa, va poi messa in relazione con il tempo: essa, infatti, è legata al movimento e si definisce con i diversi tempi di percorrenza. C’è un piccolo margine per le soste, ma queste non sono la regola: ecco perché essa obbliga all’essenzialità, non solo del bagaglio da trasporta-re, non solo del cibo, ma anche della parola. Sulla strada bisogna capirsi in fretta; bisogna decidere in poco tempo, spesso – special-mente di fronte al pericolo - in un attimo anche se è in gioco la vita stessa, come insegna la para-bola del Samaritano. Diverso, invece, è il caso del fare la stessa strada. Del “camminare insieme”. Compiere con altri un tragitto, infatti, può essere una occasione preziosa di compagnia e di conoscenza non occasionale. In generale si dovrebbe cammina-re insieme più spesso, per parlare e capirsi senza cedimenti al narci-
La strada
PIO CEROCCHI
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In primo piano MAGGIO 2012
sismo e alla pigrizia indotti dalle comodità di cui abitualmente di-sponiamo. E si perché godiamo di molti privilegi, ma tutti questi non impediscono che poi siamo abitati dalla solitudine e dall’egoismo che di quello è la prima conseguenza. La compagnia è una grande ric-chezza, soprattutto adesso in una società frammentata che non of-fre facili riferimenti e ultimamen-te ci perderebbe se non avessimo, appunto, la prossimità dei fratelli, degli amici e di quanti condivido-no con noi un ideale, una scelta di vita, una lotta di giustizia e di libertà. Ma la compagnia è anche preghiera: è vero molti viandanti pregano; lo stesso cammino – così lessi in un articolo di un numero
degli ultimi anni “novanta” della rivista “Concilium” – è una for-ma di preghiera. Di ascesi anche se la cima è in pianura, o sull’oriz-zonte del mare (del resto la pa-rola “strada” nasce come agget-tivo di via, nel senso di indicarne l’andamento pianeggiante). Però camminare insieme e pregare è più bello e gratificante.L’abitudine al cammino e, dun-que, di avere una destinazione e una meta è metafora della poli-tica. Essa, infatti, ne rappresenta la sua esigenza fondamentale che è, appunto, quella di avere una meta; un obbiettivo chiaro da raggiungere senza deviazioni e tergiversazioni. E’ la via ad indi-care il cammino. La strada sta a
ricordarci il motivo per il quale la percorriamo e quello dobbiamo raggiungere. E tante volte è dura la strada sia che la si percorra da soli, sia con altri insieme a noi. Si è detto la pioggia, il sole, il freddo, ma dobbiamo aggiungere le salite, la notte e le sue paure, i profondis-simi silenzi e i suoni impreveduti e indecifrabili di piante, uomini e animali.Gli appunti finiscono qui e vi ag-giungo soltanto un’ultima idea: la strada è anche il luogo della poe-sia: è quel “cuor della terra” dove ciascuno “è trafitto da un raggio di sole” appena prima della sua, cioè della nostra sera.Buona strada a tutti voi.
STRADE APERTE10
Dibattito: Pochi ma buoni? MAGGIO 2012
In risposta all’articolo “Pochi ma buo-
ni” di Nando Paracchini del n. di marzo
su: Masci-movimento solo di comunità
o Masci testimone del proprio impegno
anche come Movimento?Sono tra quelli
che ha partecipato al dibattito su Strade
Aperte on-line, invero tra pochi, senza
tuttavia ritrovarsi nella rappresentazio-
ne che Paracchini ha fatto delle diverse
opinioni che, piaccia o meno, si fronteg-
giano da anni sulla stampa associativa e
in sede di Organismi Associativi. Le due
posizioni sono antitetiche per metodo e
per risultati mediatici, ma poi null’affat-
to distanti per sostanza di valori e di im-
pegno, perciò non è stato difficile indivi-
duarne una terza che ha trovato una sua
espressione e validazione nell’Assemblea
Nazionale di Principina a Mare. L’AN
ha infatti votato a larghissima maggio-
ranza una specifica mozione, presentata
da otto comunità del Lazio, di cui si fa
prima a riportarne il testo che a farne ri-
epilogo: (al netto delle premesse) “MO-
TIVAZIONE”:
Le strutture di servizio del Masci, so-
prattutto a livello nazionale, dovrebbero
poter contare in qualunque momento
sulla possibilità di interpellare tutto il
Movimento su una specifica iniziativa
progettuale, un gesto di testimonianza
comune, una presa di posizione ufficiale
su una tematica pur percepita o interpre-
tata come urgente o necessaria, ma con-
dizionata dal dubbio di non incontrare
la larghissima approvazione degli AS…
(omesse altre premesse) …PROPOSTA
PROGRAMMATICA: dà mandato al
Consiglio Nazionale di definire proce-
dure e stabilire strumenti informatici di
comunicazione tra organismi rappresen-
tativi del Masci (Consiglio Nazionale,
Comitati Esecutivi a vari livelli) e l’in-
tero Magisteriato, che consentano di
porre all’attenzione e alla valutazione di
tutto il Movimento tematiche di grande
attualità, idee progettuali, gesti colletti-
vi, anche simbolici, di grande valore te-
stimoniale, verificando in tempi brevi la
possibilità di una larghissima convergen-
za su iniziative che, in mancanza di una
verifica di consenso, sarebbero altrimen-
ti accantonate”.
Dunque, con questa soluzione nessun
rischio per nessuno: il Movimento, nei
suoi Organismi Rappresentativi, verifica
in tempi brevi l’ampia condivisione in
merito a temi, posizioni o iniziative che
di volta in volta appaiano come urgenti
e di cocente attualità, e usa della propria
voce e capacità di proposta per dare al
Masci un’altra occasione di testimonian-
za.
Non c’è per me molto altro da aggiun-
gere, e troverei difficile essere in disac-
cordo con la volontà di confrontarsi per
trovare un obbiettivo largamente condi-
viso, tuttavia la mozione sembra essere
stata finora perfettamente ignorata dal
Consiglio Nazionale, o almeno non mi
risulta che sia stato aperto un cantiere.
Sono stato e sono colpevole, da primo
redattore del testo di mozione, che si
tratta di qualcosa di articolato e di una
qualche complessità tecnologica, ma
proprio non mi aspetto da scout adulti
una resa facile alle imprese informatiche,
che ci pongono ancor più e ancor me-
glio ben dentro la società che viviamo.
Quale comunità? GABRIELE RUSSO(Roma 15)
STRADE APERTE 11
Dibattito: Pochi ma buoni? MAGGIO 2012
Carissimo pà Nando,avendo letto la catena di risposte di Paolo Linati e tua all’Artico-lo di Romano Forleo intitolato “Pochi ma buoni?”, mi sento di aggiungere alcune idee personali. Incomincio da una mia impres-sione di capo clan Agesci, derivata dalla vicinanza degli altri capi in Comunità capi, Zona, campi ed eventi formativi, in quanto oserei affermare che la stessa tendenza che enuncerò può essere sia in Agesci che all’interno del Masci, a giudicare da una sia pur saltuaria consultazione della vostra stampa associativa. In associazione si sen-te spesso parlare di come organiz-zare le attività, del cammino da intraprendere o già intrapreso, e si studia la tecnica ottimale, il modo
migliore per stimolare i ragazzi a mettersi in marcia idealmente nel percorso della vita. Si imparano le modalità per pre-sentare gli argomenti in forma assertiva, per far decidere al clan il tema per il prossimo capitolo, piuttosto che la località della ro-ute estiva; si promuovono inter-minabili convegni regionali e di zona sulla coeducazione e sulla diarchia; si invitano esperti te-rapeuti che spiegano come ren-dere palesi le caratteristiche ed eventuali blocchi psicologici delle persone per poterli superare; si individuano giochi cooperativi e di gruppo; insomma tutto molto bello ed interessante.Abbiamo quindi una ottima for-mazione sul “come” fare le cose, in altre parole sul metodo delle branche, insostituibile bagaglio di un capo e secondo solo alla sua
peculiare personalità per determi-nare la compiutezza delle attività della sua unità. E tutto questo fa ben sperare per l’avvenire. Quello che fa meno sperare è che non si annuncia mai il merito delle questioni, il “cosa”, da affiancare a quel “come”, già ben definito e dettagliato. In altri termini si tacciono ai ra-gazzi le verità verso cui stanno camminando, come se fossero in grado di scoprire tutto da soli, come se 2000 anni di storia del cristianesimo non ci servano a niente, con l’idea ottimistica che possano bastare pochi anni di ri-flessione personale. Si stimola e si provoca questo cammino che però non avendo delle sue mete caratteristiche ri-sulta spesso un vagare ad occhi bendati, o peggio verso direzioni
Testimoniare i valoriContinuano gli interventi sul tema “pochi ma buoni”.L’intervento di un Capo Clan dell’AgesciGIOVANNI PARACCHINI
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Dibattito: Pochi ma buoni? MAGGIO 2012
improbabili. Quello che intendo affermare è che prima di individuare le moda-lità su come indirizzare la nostra azione nella società occorre prima sapere chi siamo, cosa vogliamo e quali sono i nostri sogni. Solo dopo possiamo capire come realizzarli: da soli o in gruppo, come associazione o senza eti-chetta, ecc… Altrimenti si rischia sempre di vo-ler eseguire qualcosa, senza avere chiarito quale sia l’obiettivo da raggiungere. Perdonami la franchezza, ma anni fa mi dicesti che essendo tuo fi-glio, ero comunque da te perdo-nato per definizione!Ricordo di aver letto un tuo arti-colo su RS Servire degli anni ’50 “Dove vogliamo andare?” in cui già ti addentravi con profondità e lungimiranza sulla ricerca di una identità per l’associazione e per il roverismo di allora. A distanza di tempo, occorre ri-prendere l’esercizio che facevi in quegli anni per dare finalmente un volto a queste due meraviglio-se associazioni scout cattoliche italiane Agesci e Masci. Se mi permetti provo ad iniziare questa importante ricerca par-tendo dalle parole del fondatore. Un giorno BP andò a salutare un gruppo di scout inglesi cattolici in partenza per un pellegrinaggio a Roma. Disse loro di aderire alla propria confessione religiosa il più completamente possibile, e di ubbidire al loro capo sulla terra: il papa. Questo dobbiamo fare anche noi scout cattolici del 21° secolo. Come?
Attingendo le verità annunciate in quasi 2000 anni di storia della Chiesa, dall’investitura di Pietro da parte del Signore Gesù fino ai giorni nostri: nel catechismo c’è tutto, basta leggerlo. Ci schiereremmo quindi in favo-re della vita dal concepimento nel grembo materno fino alla morte, preserveremmo il bimbo assicu-randogli una famiglia, composta da un padre e una madre e bene-detta da una promessa matrimo-niale pronunciata a Dio Creatore, unica sede dell’unione fisica tra l’uomo e la donna.La famiglia, assicurata dal sacramento divino, non dovrà sciogliersi per nessun motivo e non permetteremmo che un qualunque altro tipo di unione umana abbia gli stessi di-ritti della famiglia naturale. Però anche la vita degli stranieri dovrà essere preservata, quindi non per-metteremmo nessuna aggressio-ne o invasione del nostro esercito all’esterno del territorio naziona-le. Molti stranieri vengono da noi in ricerca di una vita migliore, così saremo pronti ad accoglierli dan-do loro strutture di sopravvivenza in attesa che si trovino una siste-mazione definitiva, ma ricordan-do anche che ad ogni uomo va annunciata la verità se già non la conosce, va evangelizzato, va in-dirizzato alla conversione. Dal tempo degli apostoli, San Pa-olo, fino ai moderni missionari, i Cristiani hanno sempre dovuto intraprendere lunghi viaggi per annunciare il Verbo agli incredu-li, oggi abbiamo la possibilità di poterlo fare in casa nostra, perché sono loro a venire da noi, quale
fortuna ci è capitata!Ogni persona che ci si pare di-nanzi rappresenterà un’anima in cammino spesso arduo e faticoso verso la visione beatifica di Dio, in cui dovrà evitare le grinfie di Satana per poter giungere fino al luogo di purificazione della pro-pria anima dove potrà migliorare progressivamente ed imparare ad essere degna di vedere il Signo-re e di godere della Sua presenza beatifica. Alla fine dei tempi poi, quando il suo corpo mortale gli sarà rida-to, potrà vedere il Salvatore con i suoi stessi occhi fisici. Agiremo quindi in favore dell’uo-mo dandogli sia gli strumenti per riuscire a campare degnamente e sia quelli per combattere efficace-mente gli attacchi del maligno e la decadenza del peccato. Tutte questi valori vanno propo-sti alla collettività, in una comu-nione di intenti in ogni ambito in cui ci troviamo ad operare:
- nella politica attiva partitica e parlamentare proveremo a ren-derli un valore anche per il diritto dello stato, - nel volontariato ai bisognosi sarà la marcia in più per assisterli amorevolmente, - nell’educazione dei giovani li insegneremo come patrimonio su cui fondare tutta l’esistenza, - sul luogo di lavoro li comuni-cheremo a persone di varia estra-zione, - nelle nostre famiglie li traman-deremo come un tesoro prezio-so.
Un caro augurio di buona strada
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Vita associativa MAGGIO 2012
Don Sebastian Apete, un prete congolese, in Italia ha rivolto un appello alla Comunità MASCI di Ascoli in occasione della Veglia di Natale a cui ha partecipato.Le finalità che l’ appello si propo-ne di raggiungere è molto im-portante e impegnativo ed una piccola Comunità come la nostra può far ben poco se non divulgare l’ appello alle altre Comunità e ad “Eccomi” perché se si è tanti …
Nella parrocchia di Takeda, diocesi di Inongo , Provincia di Bandun-du nella Repubblica Democratica del Congo, a 900 Km. dalla ca-pitale Kinshasa, esiste l’ospedale di Bosobe che copre una zona sanitaria di oltre 200.000 abitan-ti sparsi nei diversi villaggi della foresta equatoriale.
In questo ospedale lavorano tre medici ma la struttura non ha acqua, non ha corrente elettrica, non dispone di nessuna attrezza-
tura medica, la maggior parte dei pochi letti disponibili non ha materassi i guanti che servono per il parto delle donne sono ri-lavati per essere riusati…… (vedi qualche foto esplicativa della si-tuazione).
Il vescovo della diocesi, Mons. Phlippe Nkiere Kena, tramite don Sebastian, prete di quella diocesi, attualmente in Italia, ci rivolge un’ accorata richiesta di aiuto per la sua gente che con-
Adottiamo l’Ospedale di BosobeUn appello per una impresa in Congo.Comunità Masci Ascoli 1
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Vita associativa MAGGIO 2012
ta un indice di mortalità altissi-mo, soprattutto tra i bambini e le donne incinte.L’ idea è quella di utilizzare le no-stre conoscenze e quelle dei nostri amici con medici e amministrato-ri di ospedali e cliniche per chie-dere in dono attrezzature medi-che dismesse perché obsolete ma ancora funzionanti da destinare all‘ ospedale di Bosobe.
Don Apete nel frattempo, dal canto suo, ha già ottenuto qual-che donazione e, dai Cavalieri di Malta, l’ assicurazione che l’ Or-dine si accollerà le spese di tra-sporto via mare da Ancona a Kin-shasa del container che spera di riempire di attrezzature mediche. Il problema naturalmente non
corrente o, meglio, un impianto fotovoltaico.Probabilmente non saremo in grado di dare una risposta a tut-te le istanze che il coraggioso progetto del Vescovo di Inogo e don Sebastian Apete ci rivol-gono ma certamente lo scopo che esso si pone e le grandi diffi-coltà che già si intravedono per la sua realizzazione non possono che spingerci ad accettare la sfida e fare del nostro meglio per dare una mano ……….. una mano da scout.
Chi è interessato a partecipare a questa avventura può contattare la Comunità di Ascoli - tel. 0736 361369 - e-mail: [email protected]
si esaurisce con il reperimento delle attrezzature perché sarà ne-cessario trovare anche delle risor-se finanziarie per l’ acquisto del container e del suo trasporto via terra da Kinshasa a Bosobe, non-ché qualche medico e qualche volontario disposti a trascorrere le ferie nel Congo per dare una mano ad installare le apparecchia-ture acquisite ed ad istruire i col-leghi sul loro uso. Appare del tutto inutile fare una lista delle attrezzature che ser-vono perché in effetti serve di tutto, dalle apparecchiature di immageria (ecografo e radiogra-fia) ai letti da parto, dai materassi alle semplici vaschette inox e, non ultimo, uno o più generatori di
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Contributi MAGGIO 2012
La “frontiera”, luogo di incontro, di pace e di amiciziaL’episodio che vi voglio raccontare è
avvenuto in modo del tutto inatteso e
non cercato, provocato da un’iniziativa
dell’Unione Europea che, con il pro-
getto IMCoD, Intercultural Methods
of Community Development (Metodi
interculturali di sviluppo comunitario),
promuove la reciproca conoscenza dei
cittadini europei. In questo contesto
a Kràiova, in Romania, nel novembre
2010 è avvenuto un incontro di dele-
gazioni di preti, diaconi e religiosi pro-
venienti da 5 diversi paesi (Italia, Bul-
garia, Estonia, Norvegia e Romania).
L’obiettivo era la ricerca e la definizione
di iniziative esemplari, vantaggiose per
lo sviluppo delle comunità rurali dei
rispettivi paesi. L’occasione era quindi
esterna all’ambito MASCI e io ho par-
tecipato con la mia parrocchia in quanto
diacono. Noi italiani avevamo inteso il
convegno come un incontro ecumenico
tra fedi diverse (cattolico-romana per gli
italiani, luterana per norvegesi e estoni,
ortodossa per rumeni e bulgari). L’im-
postazione era invece del tutto laica e
questo è stato molto positivo perché ha
by-passato secolari frontiere e diffidenze
confessionali. Abitavamo tutti nello stes-
so albergo per cui il primo incontro tra
le delegazioni fu molto informale e gio-
ioso. Eravamo accomunati da molte ore
di viaggio. Il gruppo italiano era stato il
primo ad arrivare; quello bulgaro, prove-
niente in macchina da Sofia, era in gra-
ve ritardo mentre di quello estone non
si sapeva più nulla. Questo “perderci”
rese molto caloroso l’incontro nella hall
dell’albergo. Ma era molto tardi e tutti
salimmo nelle nostre camere. La mattina
dopo, durante la colazione, ognuno era
alla ricerca di panini, marmellate, uova
e bacon e nei percorsi tra il tavolo e il
buffet ci si incontrava e ci si salutava, un
po’ incuriositi l’un l’altro ma sicuramen-
te accomunati dalla grande fame. Ecco
fatto. Ci eravamo conosciuti. Il primo
incontro fu di auto-presentazione dei
gruppi. I pope rumeni e bulgari erano
vestiti di nero e statuari, vicini tra loro
a motivo delle traduzioni. Ai bulgari la
traduzione era fatta in russo; a noi italia-
ni un interprete traduceva il rumeno in
inglese e uno di noi traduceva in italia-
no. E’ stato a questo punto che un pope
si è staccato dal suo gruppo per sedersi
vicino a noi. Era un simpatico parroco
ortodosso rumeno, padre Mario. La no-
stra amicizia fu immediata anche perché
conosce benissimo l’italiano in quan-
to dopo l’uccisione del padre da parte
della polizia di Ceausescu, era espatriato
in Italia per 10 anni, facendo tutti i me-
stieri, prima di tornare in patria per fare
il prete. Una persona molto cordiale,
buona, sposato e padre di tre figli, spiri-
tualmente profonda. Nella pausa caffè il
clima si era ormai fatto familiare.
Devo dire che data la mia età (sono nato
nel 1950) nel mio immaginario i Rume-
ni erano “gli altri”, quelli posti al di là
della frontiera di ferro, “i nemici” e per
questo ero ancora più felice di conoscer-
li. La somiglianza della lingua rumena
alla lingua italiana facilitava i contatti,
per i rumeni. Per noi italiani invece il ru-
meno rimaneva incomprensibile.
Nel pomeriggio del primo giorno visi-
tammo tre Centri Sociali, gestiti in cit-
tà dall’Arcidiocesi di Kràiova: uno per
l’infanzia, uno per i senzatetto e uno
per persone disabili. Abbiamo così co-
nosciuto un pezzo di storia dei rumeni
che vediamo in Italia, che alle volte la-
sciano a casa i figli e i nonni per poter
venire da noi e mettere da parte qualche
soldo. Le condizioni economiche della
Romania infatti sono critiche e spesso il
reddito è di soli 100 Euro al mese. Per
questo l’emigrazione è enorme. Da noi i
Rumeni sono quasi un milione, dei quali
BEPPE SAMMARTINI
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Contributi MAGGIO 2012
molti vivono in Italia da anni, con la loro
famiglia, e sono perfettamente integrati.
Ma molti vivono il soggiorno in Italia
in una situazione provvisoria e difficile.
Hanno lasciato a casa una parte della
famiglia e ritornare a casa non è facile.
Al mattino ogni gruppo nazionale ini-
ziava la giornata con la recita del Padre
nostro e tutti gli altri a seguire, contem-
poraneamente ma ciascuno nella propria
lingua. La diversità rimaneva perché non
faceva problema anzi era motivo di inte-
resse e di scambio: uguaglianza e diver-
sità (la frontiera) sollecitavano una reci-
proca conoscenza. Alla sera tornavamo
in albergo per la cena, cercando di sud-
dividerci fra i vari tavoli per non rima-
nere “prigionieri” del nostro gruppetto
italiano. È stata questa un’ottima idea,
nonostante la nostra debolezza in ingle-
se, perché ci ha consentito di stabilire
relazioni fraterne e quindi di scambiarci
notizie e pareri con libertà, senza inten-
ti agiografici, anche nei confronti delle
nostre Chiese. Il terzo giorno abbiamo
fatto un’escursione con visita ad un bel-
lissimo monastero femminile, abbiamo
pranzato in una parrocchia dove ci at-
tendevano piatti tipici e molto gustosi.
Ogni commensale era provvisto di mez-
zo bicchiere di grappa di prugne (zigua)
per il brindisi di inizio! Si susseguivano
durante il pranzo ancora molti brindisi
e il clima si faceva caldo e gioviale: tutti
parlano con tutti e a voce alta. Ma anche
quanta tristezza per le parole scambia-
te poco prima con una ragazzo ormai
alla fine degli studi e senza prospettive
di lavoro. Nel parlare con lui mi aveva
colpito, affascinato e sorpreso la grande
amicizia e confidenza verso l’Italia, un
atteggiamento abbastanza generalizza-
to dei rumeni nei nostri confronti, forse
dovuto anche alla vicinanza delle no-
stre lingue. Emergevano intanto anche
le Buone Prassi, obiettivo primario del
nostro convegno, con l’emergere però
di fatti imprevedibili. Per esempio per i
Rumeni era molto interessante il tema
delle società cooperative che, come
noto, limitano fortemente l’importanza
del capitale perché si basano soprattutto
sull’attività manuale e intellettuale dei
soci. Questo sembrava adattarsi bene
all’attuale situazione economica rume-
na. E’ emersa invece una grande dif-
ficoltà perché per decenni le iniziative
sono state pianificate e imposte dall’alto
(dallo Stato) e la gente fa fatica a met-
tersi in gioco aprendo una qualsivoglia
attività d’impresa. Il dopocena dell’ul-
timo giorno di permanenza era grande
la commozione per giorni così belli tra-
scorsi assieme. Per tutti iniziava il mo-
mento del bilancio dell’esperienza fatta.
Con l’aereo avevamo varcato con facilità
la “frontiera geografica” Italia-Romania.
Con la convivialità e una certa curiosità
avevamo varcato la “frontiera relazio-
nale”. Ma avevo scoperto l’esistenza di
una ulteriore “frontiera intima e nasco-
sta”, come esistessero in me stesso due
parti tra loro avverse: mi ero commosso
visitando i centri diurni dove vengono
raccolti i figli e gli anziani dei rumeni
venuti in Italia. Contemporaneamente,
come tutti noi italiani, mi avvantaggio
della presenza degli stranieri che lascia-
no la loro patria, con tanto sacrificio per
sé e per le loro famiglie rimaste a casa.
Ero rattristato ma anche contento per-
ché l’aver toccato con mano questa con-
traddizione poteva farmi sperare di fare
qualcosa di buono per superarla.
Partiti da Kràiova abbiamo subito fat-
to scalo a Timisoara, seconda città del-
la Romania per importanza, e questo è
stato provvidenziale. L’atrio delle par-
tenze era gremito di italiani; imprendi-
tori venuti in Romania per speculare sul
minor costo della mano d’opera locale.
Si lamentavano della situazione con epi-
teti dispregiativi nei confronti delle ma-
estranze rumene. Allora ho intuito che
in una situazione come quella attuale, di
grande difficoltà e di grande corruzione
della classe dirigente rumena, è meglio
lasciar perdere il pensiero di “aiuti con-
creti”. Inoltre varcare la frontiera solo
con elargizioni di denaro o aiuti concreti
è una “beneficienza” che non favorisce
l’autonomia economica e morale di chi
riceve ma spesso provoca assuefazione
e umiliazione. Lo scautismo ha inve-
ce una identità sua propria da mettere
in gioco. Dice il Piccolo Principe: “Gli
uomini non hanno più tempo per conosce-
re nulla. Comprano dai mercanti le cose
già confezionate. Ma siccome non esistono
mercanti di amici, gli uomini non hanno
più amici”. L’amicizia, l’ascolto, la re-
lazione e la visita, che sono tipici dello
scautismo, penso siano le cose più im-
portanti per i rumeni d’oggi, che per
più di vent’anni hanno subito il terrore
del regime di Ceausescu, senza possibi-
lità di parlare, confrontarsi, conoscere
e nutrire amicizie. La “rete” tra le Co-
munità scout di tanti paesi del mondo
è, secondo me, uno strumento adeguato
per contrastare le troppe frontiere che ci
tengono chiusi in noi stessi e prigionieri
dei nostri limiti.
Sento molto vicino quindi il discorso di
Bruno in merito alla leggerezza da avere
nell’oltrepassare una frontiera, all’im-
portanza della sensibilità personale del
desiderio innanzitutto di ascoltare. An-
che perché faciloneria e presupponen-
za (“faccio tutto io”) sono pericolosi e
possono fare molto male. Non conoscia-
mo “a priori” le povertà e le ricchezze
reciproche e il bello è proprio il cam-
mino comune, nel quale la reciprocità
sia garanzia di verità e amicizia. Volete
mettere la bellezza della parola scambia-
ta, dell’abitare e mangiare insieme, della
visita e dell’accoglienza!
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Contributi MAGGIO 2012
Lo stile scout
Noi scout siamo talmente coin-volti dallo stile scout tanto da farci dire, ogni volta in cui osserviamo il comportamento positivo di per-sone a noi sconosciute: “Quello deve essere uno scout !”.Che cos’è lo stile scout? Lo stile scout è uno stile di vita che si acquisisce vivendo e con-dividendo l’esperienza educativa scout per tutta la vita, ed il meto-do scout aiuta a costruire questo stile e a formare lo spirito scout.Infatti, i principi e i valori dello scautismo (fraternità, lealtà, dona-zione, servizio, tolleranza, essen-zialità, operosità, amore e rispet-to per la natura) offrono, a tutti quelli che in esso si riconoscono, il modo di vivere lo scautismo.Il MASCI, che propone a tutti gli adulti, un cammino di Educazio-ne Permanente, “ispira il suo me-todo alla pedagogia scout in cui la Legge e la Promessa scout, pur essendo nella loro formulazione strumenti pedagogici per i ragaz-zi e gli adolescenti, contengono valori universali e proposte di sti-le di vita che, in modo semplice e schematico, sono punti di riferi-mento anche per gli adulti”.Dicono Gabriella e Paolo Linati nel quaderno “Il metodo scout per l’educazione degli adulti”: “Forse possiamo caratterizzare l’adulto scout con una espressione usata da Baden Powell: lo scout è
l’uomo di frontiera. Egli aveva in mente le frontiere del Sud Afri-ca e dell’India, e chi ha vissuto in quei paesi sa che la frontiera è tut-to ciò che sta fuori dalle città e dai villaggi. Oggi che viviamo nel villaggio globale, che cosa significa essere uomo di frontiera? C’è ancora la possibilità per un uomo ed una donna del ventune-simo secolo, di essere uno scout, cioè un esploratore di nuove fron-tiere?”L’uomo scout è dunque un “esploratore”, cioè una persona formata a saper osservare e pren-dere coscienza della realtà in cui si trova, a saper dare il proprio utile contributo, a saper prende-re le opportune decisioni, a saper
dare attenzione agli altri – specie ai più bisognosi, a dare la propria disponibilità pronto a rispondere ad ogni chiamata di servizio: “Eccomi”. Queste sono le caratteristiche e i valori che distinguono ogni scout che abbia saputo fare propri que-sti principi: lo stile, quindi, non si insegna, ma si vive spontane-amente; non è una questione di facciata, ma una abitudine conso-lidata attraverso la spinta propul-siva per “lasciare il mondo un po’ migliore di come lo si è trovato” seguendo l’insegnamento di Ba-den Powell. Tutto ciò comporta a vivere uno stile di vita spontaneo, non for-zato, che noi chiamiamo “stile scout”.
GIORGIO ARESTI
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Commento alle scritture MAGGIO 2012
L’annuncio del regno di Dio
Continua il commento alle letture delle liturgie per il mese di giugno.
Nell’anno B il vangelo guida è Marco.
Ne avevamo letto l’inizio nella seconda
domenica di avvento e ve l’avevo presen-
tato un po’ nel numero di gennaio.
Semplificando molto, avevo detto che i
capitoli 1–8 rispondono prevalentemen-
te alla domanda: Chi è Gesù, chi è Gesù
per una comunità cristiana, mentre i ca-
pitoli 8–13 descrivono piuttosto chi è il
cristiano.
Ora aggiungo che è il più breve dei quat-
tro ed è molto schematico. Riporta più
fatti che discorsi. Per questo, dei discorsi
bisogna valutare ogni parola e dei fatti
va colto l’aspetto didattico. Un’ultima
caratteristica da evidenziare. Marco de-
scrive spesso le reazioni della gente. Per
questo, se vogliamo capire meglio, dob-
biamo metterci nei panni dei presenti ai
fatti.
Provate, come esercizio, a rileggere il
primo capitolo con queste chiavi di let-
tura.
Siccome Marco è il più breve, la liturgia
ha inserito nel mese di agosto il capitolo
6 di Giovanni.
Ora incontriamo una serie di domeniche
dall’XI (17 giugno) alla XVI (22 luglio)
nelle quali ascoltiamo Marco da 4,26 a
6,34.
Marco racconta solo sette parabole e di
queste una la tramanda solo lui. Ascol-
tiamola:
Diceva: «Così è il regno di Dio: come un
uomo che getta il seme sul terreno; dor-
ma o vegli, di notte o di giorno, il seme
germoglia e cresce. Come, egli stesso
non lo sa. Il terreno produce spontane-
amente prima lo stelo, poi la spiga, poi
il chicco pieno nella spiga; e quando il
frutto è maturo, subito egli manda la fal-
ce, perché è arrivata la mietitura». (4,26-
29)
Marco, come Matteo e Luca, ha come
tema unificante l’annuncio del “regno
di Dio”. Voi ne conoscete il significato.
È la nuova presenza, la nuova azione, il
nuovo rapporto con Dio che si realizza
con la venuta di Gesù in terra. È questa
una fase provvisoria. Il Regno nella sua
pienezza si realizza nell’aldilà. Qui in
terra non è un territorio. “Venga il tuo
regno. Sia fatta la tua volontà.” Dove c’è
una persona che fa la volontà di Dio, là è
presente il regno.
Il seme, in prima battuta, è la Parola,
l’annuncio del regno, il vangelo. Esso
ha una propria forza intrinseca che rag-
giunge i risultati per cui viene seminato.
Non è un invito alla inattività, ma un
richiamo alla fiducia nell’azione di Dio,
nella grazia, nel dono dello Spirito.
La domenica XII è sostituita dalla Nati-
vità di Giovanni Battista, ma voi leggete
ugualmente Marco 4, 35-41: la tempe-
sta sedata.
Verso sera Gesù disse agli apostoli: Pas-
siamo all’altra riva.
Scoppia una tempesta di vento e la bar-
ca era ormai piena d’acqua. Le tempe-
ste nel lago sono improvvise e violente
e, per barche come quelle dei pescatori,
davvero pericolose Gesù dorme! Lo ri-
scuotono dal sonno ed egli sgridò il ven-
to e disse al mare: Taci, calmati!
Poi disse loro: Perché siete così pauro-
si? Non avete ancora fede? Non vi fidate
ancora di me? E furono presi da grande
timore e si dicevano l’un l’altro: Chi è
dunque costui al quale anche il vento e il
mare obbediscono?
Ecco una di quelle domande che devono
diventare nostre.
Quando ci troviamo in mezzo alle tem-
peste, sia quelle che abitualmente turba-
no l’ambiente in cui viviamo, sia anche e
soprattutto quelle personali, dobbiamo
fidarci di Gesù. Egli è più forte di qua-
lunque forza ostile.
Le domeniche XIII e XIV si potrebbero
intitolare “fede e incredulità”.
Leggete dal capitolo 5 i versetti 21-42:
la guarigione dell’emorroissa e la risur-
rezione della figlia di Giairo.
La donna pensava: Se riuscirò anche solo
a toccare il suo mantello, sarò guarita. E
Gesù poi le dice: Figlia, la tua fede ti ha
salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo
male.
Questo miracolo avviene mentre Gesù è
in cammino verso la casa di Giairo, che
ha una bambina gravemente ammalata.
Viene loro incontro qualcuno ad annun-
ciare: Tua figlia è morta. Perché disturbi
ancora il Maestro? Ma Gesù, udito quan-
to dicevano, disse al capo della sinagoga:
Non temere, continua solo ad aver fede!
E con un gesto e una parola ridà la vita
alla fanciulla.
Gesù è più forte non solo della malattia
ma anche della morte.
Essi furono presi da grande stupore.
DON LUCIO GRIDELLI
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Commento alle scritture MAGGIO 2012
se le mani a pochi ammalati e li guarì.
Sembra quasi che i prodigi non li com-
pia Gesù, ma il credente: tanta è la forza
della fede!
E si meravigliava della loro incredulità.
Nelle domeniche XV e XVI inizia l’atti-
vità dei dodici, che poco prima (3,13 ss)
il Signore aveva scelto tra i discepoli, e
comincia a manifestarsi il “metodo” di
Gesù
Gesù andava attorno per i villaggi, inse-
gnando.
Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a
mandarli a due a due e diede loro potere
sugli spiriti immondi. E ordinò loro che,
oltre al bastone, non prendessero nulla
per il viaggio: né pane, né bisaccia, né
denaro nella borsa; ma, calzati solo i san-
dali, non indossassero due tuniche.
Non è l’efficienza dei mezzi che conta,
ma la potenza della parola e, per quanto
possibile, la testimonianza dei messag-
geri.
Completata la loro missione, gli apostoli
si riunirono attorno a Gesù e gli riferi-
rono tutto quello che avevano fatto e
insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in
disparte, in un luogo solitario, e riposa-
Gesù raccomandò loro con insistenza
che nessuno venisse a saperlo e ordinò
di darle da mangiare.
Del segreto messianico parleremo più
avanti.
Fede e incredulità!
Partito quindi di là, andò nella sua patria
(Nazareth) e i discepoli lo seguirono.
Venuto il sabato, incominciò a insegna-
re nella sinagoga. E molti ascoltandolo
rimanevano stupiti e dicevano: «Donde
gli vengono queste cose? E che sapienza
è mai questa che gli è stata data? E questi
prodigi compiuti dalle sue mani? Non è
costui il carpentiere, il figlio di Maria, il
fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda
e di Simone? E le sue sorelle non stan-
no qui da noi?». E si scandalizzavano di
lui.
Bello il messaggio, ma il messaggero
non è come dovrebbe essere. È un pove-
retto come noi!
Non ci lasciamo deviare anche noi tal-
volta dalle apparenze, senza andare alla
sostanza delle cose?
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non
è disprezzato che nella sua patria, tra i
suoi parenti e in casa sua». E non vi poté
operare nessun prodigio, ma solo impo-
tevi un po’». Era infatti molta la folla che
andava e veniva e non avevano più nean-
che il tempo di mangiare. Allora partiro-
no sulla barca verso un luogo solitario,
in disparte.
È necessario trovare il tempo per fer-
marsi, per riflettere, per confrontarsi, al-
trimenti l’attivismo travolge. Non è però
che a Gesù e agli apostoli il tentativo ri-
esca bene perché
molti li videro partire e capirono, e da
tutte le città cominciarono ad accorrere
là a piedi e li precedettero. Sbarcando,
vide molta folla e si commosse per loro,
perché erano come pecore senza pastore,
e si mise a insegnare loro molte cose.
Per concludere ricordiamo che ogni cri-
stiano col battesimo viene “configurato”
a Cristo, cioè partecipa alla missione di
Cristo sacerdote, pastore e profeta. E al-
lora la vicenda dei Dodici diventa anche
un modello per noi.
Siamo dunque pecorelle docili nell’ascol-
tare, ma ricordiamo la responsabilità di
essere anche pastori. Non saremo capaci
di guarire i malati, ma di far sorridere chi
soffre forse sì. Non avremo una cultura
sufficiente per insegnare, ma la possibi-
lità di testimoniare l’amore certamente
sì!
CAMPO DI FERRAGOSTO 2012 SUL MONTE ARGENTARIO
PRESSO L’ANTICO NOVIZIATO DEI PADRI PASSIONISTI
DAL 13 AL 18 AGOSTO – 5 GIORNI IN STILE SCOUT A TAGLIO ADULTO
USCITE IN MARE ALL’ISOLA DEL GIGLIO E PRESSO LE CITTA’ DEL TUFO
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Vita associativa MAGGIO 2012
Senigallia ha ospitato l’Assemblea regionale del Masci.
Oltre un centinaio di adulti scouts appartenenti al Masci (Movimen-to Adulti Scouts Cattolici Italia-ni) in rappresentanza di quindici comunità esistenti nelle Marche, hanno preso parte alla XXX^ As-semblea regionale svoltasi a Seni-gallia presso l’Auditorium di San Rocco. Tema affrontato: “Abitare la città dell’uomo” ovvero “Cittadinanza consapevole ed attiva”; argomento di grande attualità, trattato con assoluta competenza, chiarezza, ampiezza e riferimenti alla dottri-na sociale della Chiesa, dal profes-sor Giancarlo Galeazzi, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Ancona collegato alla facoltà di teologia della Pontificia Università Lateranense , e di cui sono noti, in particolare, gli studi sul pensiero del filosofo francese Jacques Maritain.Dopo il saluto da parte dell’as-sessore Simone Ceresoni, che rappresentava il Sindaco di Seni-gallia, e del responsabile della Co-munità di Senigallia Lucio Paoli-ni, l’argomento è stato introdotto da Giulio Cosimi, incaricato re-gionale del Masci all’Educazione Permanente, e ha visto come co-ordinatore il Segretario regionale del Masci Gaetano Buttafarro. Due i punti fondamentali trattati. Il primo: la questione, il dibatti-to, il significato e il valore della
ALBERTO GUIDELLI
cittadinanza in un sistema demo-cratico. Il secondo: il servizio della e nella cittadinanza.Bisogna prima conoscere, edu-carsi ed educare a essere cittadini, abitanti della polis (città); occorre poi essere politici (che non vuol dire necessariamente fare politica e ancor meno essere politicanti); bisogna infine agire con un meto-do ed un obbiettivo. Alla base di tutto va posta e considerata la di-gnità dell’uomo,“stato ontologi-co” appartenente strutturalmente all’uomo, fine e non mezzo. Poi, ha sottolineato l’oratore, nella presa di coscienza della po-sitività di un pluralismo che non diventi frammentazione ed ete-rogeneità inconcludente; si deve
operare con spirito laico (che non significa laicista), aprendosi al dialogo e alla condivisione ai fini del bene comune.Per gli adulti scouts cattolici ita-liani,” vivere una cittadinanza consapevole e attiva” significa agire nella propria identità inclu-dendo solidariamente in essa an-che orientamenti diversi, purché ci si impegni a operare “da cri-stiani, non in quanto cristiani” per lasciare il mondo migliore di come lo si è trovato.Successivamente gli adulti scouts marchigiani hanno assistito alla S. Messa celebrata dal loro assi-stente ecclesiastico don Isidoro Lucconi e, nel pomeriggio, sono stati condotti nei luoghi d’ inte-resse storico di Senigallia.
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Vita associativa MAGGIO 2012
“Questo è ciò che io chiamo «suc-cesso», essere felice”, cioè “godere la vita”, assaporando i doni che essa ci da’, collaborando a “rendere il mon-do migliore di come lo abbiamo tro-vato”. Questa è l’idea di successo che Ro-bert Baden-Powell, fondatore degli scout, esplicitò nel corso della sua vita in diversi scritti, primo tra tutti “La Strada verso il successo” uscito nel 1922.Partendo da quest’opera, il Centro Studi Mario Mazza di Genova, che raccoglie e archivia documenti e me-morie del movimento scout a Genova e in Italia, ha organizzato, sabato 10 marzo al Palazzo Ducale di Genova, un convegno dal titolo “Il successo…ed io”, con la volontà di proporre ai suoi soci e alla cittadinanza una rifles-sione sul concetto di successo oggi. E lo ha fatto invitando a dare una te-stimonianza persone che non hanno seguito un percorso educativo all’in-terno del movimento scout. Sono intervenuti, infatti, Carlo Besa-na, animatore e presidente del Pala-Cep-Pianacci, Carla Peirolero, attrice e manager del Festival Suq, Davide Lentini, giornalista e direttore di ra-dio Babboleo e Nicoletta Viziano, imprenditrice e presidente dei Giova-ni di Confindustria Liguria. Persone diverse per età, professione, percorso di vita e ambito di attività che hanno portato la loro esperienza e hanno aiutato a riflettere su diversi
aspetti del successo. Si può dire che il denominatore comune alle quattro esperienze è la determinazione nel raggiungimento dell’obiettivo che ognuno si è prefissato, così come da definizione “sociologica”. Tuttavia, se per Peirolero il succes-so significa più che altro “resistere al fallimento” (si sa quanto sia difficile emergere nel mondo dello spettaco-lo solamente per le proprie capacità) confrontandosi costantemente con se stessi e con gli altri, Lentini si sen-te una persona di successo quando riesce a fare in modo di non tralascia-re gli affetti e la vita privata e a fare sì che ogni membro della sua squadra arrivi a fine giornata soddisfatto del proprio lavoro. Già, il lavoro: ma per avere succes-so si può sacrificare tutto e tutti al lavoro? “E’ questione di passione e organiz-zazione”, risponde l’ingegnere Vi-
ziano, così si ottiene quell’equilibrio tra vita professionale e vita privata che fa sentire “persona di successo”, cioè realizzata.Molto interessante lo spunto offerto da Carlo Besana, artefice della rina-scita di un quartiere considerato per anni difficile come il Cep: “il mio obiettivo- ha detto – è dare la per-cezione che il Cep sia un quartiere come gli altri”, quindi l’ex farmacista della zona non sente di avere fatto nulla di straordinario a titolo perso-nale, se mai si tratta di un “successo collettivo”. E in netta antitesi con il concetto comune di successo, Be-sana ha affermato di lavorare “per essere dimenticato”, mettendosi in gioco “sapendo che nessuno ti rin-grazierà” per aver migliorato la real-tà, perché col passare del tempo nes-suno si ricorderà più che il Cep era un quartiere degradato e che avere un campetto in erba sintetica su cui
FEDERICA GALLAMINI
“Il successo...ed io”Cosa è una persona di successo? Un dibattito al Centro Studi Mario Mazza di Genova.
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Vita associativa MAGGIO 2012
giocare liberamente è la normalità. Ecco allora che anche chi non è scout identifica il successo col fare felici gli altri, col mettersi al loro servizio per trasformare in meglio il mondo in cui viviamo. La pedagogia scout, come ha spiegato Padre Roberto del Riccio SJ Rettore della Pontificia Universi-tà Teologica Italia Meridionale, ha una forte componente pragmatica, in cui cioè emerge il fare, l’agire su una realtà per trasformarla: a parti-re dai bambini (lupetti e coccinelle), passando per i ragazzi (esploratori e guide), per arrivare ai giovani (ro-ver e scolte) ognuno è chiamato a cimentarsi, secondo la propria età e con modalità educative specifiche, a
modificare in meglio la realtà in cui vivono e a riflettere sui fallimenti per correggere il tiro e riprovare. Gli ostacoli e le difficoltà certo non mancano, oggi come ieri. La differenza rispetto al passato, fa notare Agostino Massa, docente di sociologia all’Università di Genova che ha introdotto la tavola rotonda, consiste nel fatto che oggi “gli scogli sono mobili”, più difficili da aggirare e superare. Senza contare che spesso salta quella logica lineare per cui con l’impegno, la costanza, la determinazione uni-te anche a una dose di fortuna e di capacità “geniali”, si possa raggiun-gere il successo: oggi, in sostanza, il
cammino è molto più “aleatorio”, e spesso, forse proprio per questo, ci si affida a scorciatoie e furberie (tra cui anche il gioco d’azzardo). Nonostante i messaggi che ci pro-vengono dai mezzi di comunicazio-ne (primo tra tutti la tv), puntare al successo oggi è ancora un obiettivo valido purché, ha affermato Massa, “sia autentico e finalizzato a fare bene in qualche campo senza scor-ciatoie e sostenendo dei costi accet-tabili”, ovvero non rinunciando alla relazione con gli altri: “il successo per noi deve coinvolgere anche il prossimo”, per renderci capaci “di rendere il mondo migliore di come l’abbiamo trovato”.
CAMPO DI SERVIZIO A LOURDES
Dal 28 LUGLIO AL 04 AGOSTO 2012.S’inizierà l’attività già sul treno, che partirà da Reggio Calabria il 28 Luglio 2012 con le seguenti fermate: NAPOLI – ROMA – PISA – GENOVA e altre fermate minori. Fermate ed orari precisi, saranno divulgati a tutti gli iscritti dopo la comunicazione delle Ferrovie (di solito 5/6 giorni prima della partenza).
Le modalità iscrizione:Compila la scheda d’iscrizione(che puoi scaricare dal sito: www.masci.it) ed inviala entro il 30 MAGGIO 12 alla mail [email protected] (o per posta a : MONDIN SONIA – Via San Pio x° 233 – 31034 CAVASO DEL TOMBA (TV) Quote: Solo per gli adulti scout o altro personale in servizio (pellegrini e ammalati pagano quote diverse):
SIGLE TIPOLOGIA ALLOGGIO QUOTEHS HOTEL PERSONALE CATEGORIA BASE 3 STELLE 620,00HS1 HOTEL PERSONALE CATEGORIA MEDIA 3 STELLE SUP. 660,00 Detrazioni V1 Affluenza da Napoli - Caserta – Battipaglia - 10,00V2 Affluenza da Roma - 20,00V3 Affluenza da Pisa e Genova - 50,00
Acconto per l’iscrizione entro il 30 MAGGIO 2012 con versamento di Euro 100,00.
I versamenti vanno effettuati:
o TRAMITE BANCA: su c/c bancario intestato a Opera Pellegrinaggi Foulardas Bianchi Onlus Via Crisafi 5 - 89100 Reggio Calabria. Banca: Unicredit Spa – Filiale di Reggio Calabria Calveri. Codice IBAN: IT 07 S 02008 16307 000400684220 o TRAMITE POSTA: c/c Postale nr. 10450898 , Intestato A Opera Pellegrinaggi Foulards Bianchi presso Laganà Mario - Via Arangea 128 – 89067 Reggio Calabria
Per informazioni chiama:• la Capo Campo Sonia [email protected] Cell. 335 5309620 • il Direttore dell’OPFB Mimmo [email protected] Cell 338 3019440
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Dossier:Famiglia MAGGIO 2012
In modo molto esplicito Benedetto XVI
afferma: «L’educazione ha bisogno di
luoghi. Tra questi figura anzitutto la
famiglia, fondata sul matrimonio di un
uomo con una donna. Questa non è
una semplice convenzione sociale, bensì
la cellula fondamentale di ogni società.
Pertanto, le politiche lesive della famiglia
minacciano la dignità umana e il futuro
stesso dell’umanità. Il contesto familiare
è fondamentale nel percorso educativo e
per lo sviluppo stesso degli individui e de-
gli Stati; di conseguenza occorrono po-
litiche che lo valorizzino e aiutino così la
coesione sociale e il dialogo. È nella fami-
glia che ci si apre al mondo e alla vita […]
Più in generale, guardando soprattutto al
mondo occidentale, sono convinto che si
oppongano all’educazione dei giovani e
di conseguenza al futuro dell’umanità le
misure legislative che non solo permet-
tono, ma talvolta addirittura favoriscono
l’aborto, per motivi di convenienza o per
ragioni mediche discutibili. Continuan-
do la nostra riflessione, un ruolo altret-
tanto essenziale per lo sviluppo della per-
sona è svolto dalle istituzioni educative:
esse sono le prime istanze a collaborare
con la famiglia e faticano a compiere il
compito loro proprio se viene a mancare
un’armonia di intenti con la realtà fami-
liare»1. Tra i principi «iscritti nella natura
umana stessa e quindi […] comuni a tut-
ta l’umanità» che non sono negoziabili,
il Papa richiama, in particolare, la «tutela
del diritto dei genitori di educare i propri
figli»2. Lo ribadisce con estrema chiarez-
za: «esorto tutti i governi a promuovere
Politiche per la famigliaLa conclusione dell’articolo, apparso sul numero scorso, riguardo al magistero di Benedetto XVI sulla famigliaPAOLA DAL TOSO noscendo la competenza dello Stato a
dettarne le norme generali, il Pontefice
auspica che «venga rispettato concreta-
mente il diritto dei genitori ad una libera
scelta educativa, senza dover sopportare
per questo l’onere aggiuntivo di ulteriori
gravami. Confido che i legislatori italia-
ni, nella loro saggezza, sappiano dare ai
problemi ora ricordati soluzioni “uma-
ne”, rispettose cioè dei valori inviolabili
che sono in essi implicati»7. Benedetto
XVI invita ad investire forze non solo a
favore dei giovani, ma anche dei nuclei
familiari: «Nell’educazione dei giovani è
estremamente importante che la fami-
glia sia un soggetto attivo. Essa è spesse
volte in difficoltà nell’affrontare le sfide
dell’educazione; tante volte è incapace
di offrire il suo specifico apporto, oppu-
re è assente. […] Curare le famiglie non
è sottrarre forze al lavoro per i giovani,
anzi è renderlo più duraturo e più effica-
ce. Vi incoraggio perciò ad approfondi-
re le forme di questo impegno […]; ciò
tornerà anche a vantaggio dell’educazio-
ne ed evangelizzazione dei giovani»8.
Ne consegue l’opportunità che la pasto-
rale giovanile si apra alla pastorale fami-
liare.
sistemi educativi che rispettino il diritto
primordiale delle famiglie a decidere cir-
ca l’educazione dei figli e che si ispirino
al principio di sussidiarietà, fondamenta-
le per organizzare una società giusta»3.
E non manca di precisare: «non posso
passare sotto silenzio un’altra minaccia
alla libertà religiosa delle famiglie in al-
cuni Paesi europei, là dove è imposta
la partecipazione a corsi di educazione
sessuale o civile che trasmettono conce-
zioni della persona e della vita presunte
neutre, ma che in realtà riflettono un’an-
tropologia contraria alla fede e alla retta
ragione»4. Con molta chiarezza il Santo
Padre sottolinea «la necessità di provve-
dimenti legislativi e amministrativi che
sostengano le famiglie nel compito di
generare ed educare i figli, compito es-
senziale per il nostro comune futuro»5.
La necessità di interventi a livello pub-
blico per la promozione della famiglia,
«deve essere sostenuta da politiche or-
ganiche che non si limitino a proporre
soluzioni ai problemi contingenti, ma
abbiano come scopo il suo consolida-
mento e sviluppo e siano accompagnate
da un’adeguata opera educativa»6. Per
quanto riguarda l’istruzione, pur rico-
1 Discorso ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 9 gennaio 2012.2 Discorso ai partecipanti al convegno promosso dal Partito Popolare Europeo, 30 marzo 2006.3 Discorso ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 10 gennaio 2011.4 Ibid.5 Discorso in occasione dell’apertura del convegno ecclesiale diocesano nella Basilica di San Giovanni in Laterano, 6 giugno 2005. 6 Discorso agli amministratori della Regione Lazio, del Comune e della Provincia di Roma, 14 gennaio 2011.7 Discorso in occasione della visita al Presidente della Repubblica Italiana, onorevole Carlo Azelio Ciampi, 24 giugno 2005.8 Discorso ai membri del ventiseiesimo Capitolo Generale della Congregazione Salesiana.
STRADE APERTE24
Controcorrente MAGGIO 2012
STRADE APERTE
N° 5 . Anno 54 Maggio 2012
SCRITTO AL TRIBUNALE DI ROMAAl n°. 6920/59 del 30/05/1959
PERIODICO MENSILE DEL MASCI(MOVIMENTO ADULTI SCOUTCATTOLICI ITALIANI) DI EDUCAZIONEPERMANENTE, PROPOSTA ECONFRONTO
PRESIDENTE NAZIONALE:Riccardo della RoccaSEGRETARIO NAZIONALE:Alberto AlbertiniDIRETTORE RESPONSABILE:Pio CerocchiDIRETTORE:Giovanni MorelloVia Ludovico Micara, 3400165 RomaTel. 06. 68193064Fax 06. 68131673Cell. 320. 5723138 - 339. 6541518e-mail: [email protected]
COLLABORANO IN REDAZIONEGiorgio ArestiCarlo BertucciPaola Busato BertagnolioMatteo CaporaleGaetano CecereCarla CollicelliPaola Dal TosoMaurizio de StefanoVincenzo FlaviRomano ForleoDora GiampaoloMario MaffucciFranco NerbiMaurizio NoceraMario SicaSergio Valzania
REDAZIONEVia Picardi, 6 - 00197 Roma
STAMPAT. Zaramella Real. Graf. s.n.c.Caselle di Selvazzano (PD)E-mail: [email protected]
EDITORE, AMMINISTRATORE E PUBBLICITÀ:Strade Aperte Soc. coop. a.r.l.Via Picardi, 6 - 00197 RomaTel. 06. 8077377 - Fax 06.8077047
Iscritta al registro degli operatoridi comunicazione al n. 4363
ABBONAMENTO ORDINARIOA 11 NUMERI:Euro 20,00 da versare sulccp. n. 75364000INTESTATO:Strade Aperte Soc. coop. a.r.l.Via Picardi, 6 - 00197 Roma
ASSOCIATO ALL’USPI
TIRATURA: 5.000 copie
Chiuso in redazione il 4 maggio 2012
QUESTO NUMERO È STATO SPEDITO DALL’ UFFICIO POSTALE DI PADOVA CENTRALE IN DATA
A Salerno per “Abitare la Città dell’Uomo” Giovanni Morello 1MASCI ed AGESCI: una strada comune Riccardo della Rocca 2I Poli di eccellenza 4 Salerno 2012: gli aspetti logistico-organizzativi Gigi Di Russo 5Ritornate al Signore p. Francesco Compagnoni o.p. 7La strada Pio Cerocchi 8Quale Comunità? Gabriele Russo 10Testimoniare i valori Giovanni Paracchini 11 Adottiamo l’Ospedale di Bosobe Comunità Ascoli 1 13 La “frontiera”, luogo di incontro di pace e di amicizia Beppe Sammartini 15 Lo stile scout Giorgio Aresti 17L’annuncio del Regno di Dio d. Lucio Gridelli 18Senigallia ha ospitato l’Assemblea regionale Alberto Guidelli 20“Il successo … ed io”Federica Gallamini 21Politiche per la famiglia Paola Dal Toso 23
Sommario
Mio Dio, Ti ringrazio che mi hai dato la forza e l’entusiasmo di intraprendere questa faticosa e rischiosa attivita’, Ti prego di accompagnarmi in ogni istante della mia giornata equilibrando i miei entusiasmi e i miei sconforti, confortando le mie decisioni, aiutandomi ad essere leale ed onesto con il prossimo e rispettoso delle leggi che regolano il mio lavoro .Fa in modo che il Tuo Angelo preferito sia sempre appoggiato sulla mia spalla e su quella di tutti coloro che collaborano con me affinché ci allontani dai pericoli e che i frutti dei nostri sacrifici premino i piu’ bisognosi. Amen
La preghiera dell’Imprenditore
LORENZO ORSENIGO