STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
1
Comune di Ravenna Provincia di Ravenna (RA)
PROGETTO DI REALIZZAZIONE DI
IMPIANTO IDROELETTRICO
A SAN BARTOLO DI RAVENNA
PROGETTO PER CONCESSIONE IDROELETTRICA
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
Committente:
GIPCO s.r.l.
Legale rappresentante – Dott. Daniele Tumidei
Via Barsanti n°17 - 47100 Forlì (FC)
Tel. +39 0543 796574 - Fax +39 0543 796769 - P.I. 03335120402
Studio d’impatto ambientale - aspetti urbanistici, ambientali, paesaggistici:
Ing. Giovanni Belgenio
via de Predis 4 - 20155 Milano (MI)
Progettazione tecnologica ed impiantistica:
STUDIO FROSIO s.r.l.
Ing. Franco Frosio
Iscritto all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Brescia al n°1671
Via P.F. Calvi n°9 – 25125 Brescia (BS)
e-mail: [email protected]
Tel. +39-030-3702371 - Fax +39-030-396143 - P.I. 01690560170
Progettazione architettonica:
STUDIO ASSOCIATO PREGER
Ing. Gabriele Medri
Iscritto all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Forlì-Cesena al n°1780/a
Via dell’Arrigoni n°220 – 47522 Cesena (FC)
e-mail:[email protected]
Tel +39-0547-318943 – Fax +39-0547-416365 – P.I. 03326240409
Dicembre 2012
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
2
1. PREMESSA
1.1. QUADRO NORMATIVO GENERALE DI RIFERIMENTO
Il presente studio d’impatto ambientale è relativo al progetto di un impianto di derivazione di acque pubbliche ad
uso idroelettrico da realizzare sul fiume Ronco, in località San Bartolo (fig. 1). Più precisamente il progetto si
colloca in corrispondenza della chiusa esistente detta Farini, circa 4km a monte della confluenza con il fiume
Montone, nella parte meridionale del Comune di Ravenna (RA) e sotto la tutela dell’Autorità dei Bacini Regionali
Romagnoli.
Tale studio è stato realizzato prendendo come riferimento la LR n. 9 del 18 maggio 1999, come modificata dalla
LR n. 35 del 16 novembre 2000 “Direttiva generale sulla attuazione della LR 9/1999 - disciplina della procedura
di valutazione dell'impatto ambientale" e i seguenti documenti regionali attuativi, approvati con DGR n. 1238 del
15 luglio 2002:
- direttiva generale sulla attuazione della LR 9/1999 "Disciplina della procedura di valutazione dell'impatto
ambientale";
- linee guida generali per la redazione e la valutazione degli elaborati per la procedura di verifica
(screening) e del SIA per la procedura di VIA;
- circolare del 30 gennaio 2001 sulla attuazione della LR 9/1999 "Disciplina della procedura della
valutazione dell'impatto ambientale" (prot. amb/amb/01/1854).
Il progetto è assoggettato alla procedura di VIA ai sensi dell’articolo 4, comma 3 della LR 9/1999 in quanto il
progetto rientra fra quelli elencati nell’allegato B1, lettere B.1.8 (impianti per la produzione di energia
idroelettrica) e B.1. 21 (derivazioni di acque superficiali ed opere connesse che prevedano derivazioni superiori
a 200 litri al minuto secondo).
Il progetto prevede di derivare le acque mediante la riqualificazione di una chiusa esistente, di addurle alle
turbine della centrale e quindi rilasciarle immediatamente a valle della briglia stessa.
CIÒ PREMESSO, LA DOMANDA DI DERIVAZIONE A USO IDROELETTRICO A CUI LE OPERE SONO AFFERENTI, IN BASE AL DISPOSTO DELLA DGR N. 1793 DEL 3 NOVEMBRE 2008, È DA CONSIDERARSI TECNICAMENTE
COMPATIBILE CON LE CONCESSIONI GIÀ PRESENTI SULL’ASTA FLUVIALE.
IN BASE AL COMMA C DELLA DGR 1793/2008 INFATTI, QUANTO DISPOSTO IN MERITO AL RISPETTO DELLE DISTANZE MINIME TRA DERIVAZIONI PREESISTENTI NON SI APPLICA ALLA PRESENTE ISTANZA DI
PROGETTO IN QUANTO LE ACQUE SONO PRELEVATE IMMEDIATAMENTE A MONTE DI UNO SBARRAMENTO ARTIFICIALE DEL CORPO IDRICO E SONO RILASCIATE IMMEDIATAMENTE A VALLE.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
3
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
4
MOTIVAZIONE DELL’OPERA
Il progetto prevede la realizzazione di un’opera per la captazione di acque superficiali, impiegandole per la
produzione di energia idroelettrica da cedere totalmente alla rete nazionale di media tensione. L’impianto ha
pertanto la finalità di produrre energia utilizzando fonti rinnovabili, risparmiando un’energia equivalente da fonti
fossili e riducendo l’emissione di anidride carbonica in atmosfera per mancata combustione.
LA PRODUZIONE ANNUA COMPLESSIVA DELL’IMPIANTO È DI CIRCA 1.000 MWH.
QUESTA ENERGIA CORRISPONDE ALLA PRODUZIONE DI ENERGIA DA COMBUSTIBILI FOSSILI PARI A CIRCA 187 T.P.E. (TONNELLATE DI PETROLIO EQUIVALENTI) A CUI CORRISPONDE UNA MINORE EMISSIONE IN
ATMOSFERA DI CIRCA 504 TONNELLATE ANNUE DI ANIDRIDE CARBONICA.
Le ipotesi alternative all’esecuzione delle opere in progetto in esame sono sinteticamente riconducibili alla
seguente casistica:
- ipotesi di realizzazione di diversa tipologia di centrale elettrica a pari potenza;
- ipotesi di mancata realizzazione dell’opera.
La mancata realizzazione dell’opera è in contrasto con le linee guida nazionali e regionali in materia di
produzione energetica successivamente richiamate nel quadro normativo. Una tale scelta comporterebbe una
maggiore dipendenza da fornitori esteri e una conseguente perdita di autonomia economica e politica.
La realizzazione di una diversa tipologia d’impianto idroelettrico, come ad esempio una centrale tradizionale non
compatta comporterebbe, oltre alla necessità di individuare altro sito con idonee caratteristiche idrauliche e
ambientali, un significativo aggravio degli impatti ambientali conseguenti le più invasive opere di derivazione.
La scelta effettuata di una tipologia di centrale compatta con turbine Kaplan interamente sommerse permette di
contenere significativamente l’occupazione di suolo e limita la costruzione di volumi fuori terra per sala
macchine e locali tecnici accessori.
Infine, la realizzazione di un impianto non idroelettrico di pari potenza, al netto dell’impiego di altra fonte
rinnovabile da individuare comporterebbe, come già quantificato, un aumento del ricorso a fonti fossili, con
conseguente sostanziale aggravio dell’impatto ambientale.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
5
1.2. SCELTA LOCALIZZATIVA
La posizione nella quale ubicare l’opera (fig. 2 e fig. 3) è stata individuata in modo tale da soddisfare i seguenti
criteri:
- una morfologia del sito con condizioni altimetriche e idrologiche adeguate per il corretto
funzionamento della centrale;
- un assetto idrografico tale da garantire la piena sicurezza idraulica dell’opera anche nel corso di
eventi di piena;
- una configurazione dell’alveo ante operam tale da permettere l’utilizzo della risorsa idrica senza
intervenire meccanicamente con movimentazioni invasive del letto del Ronco per convogliare le acque.
Le opere principali oggetto della presente proposta progettuale sono le seguenti:
- IL MANUFATTO DI PRESA;
- IL LOCALE QUADRI DELLA CENTRALE ELETTRICA;
- LA RETE DI ALLACCIAMENTO ALLA LINEA DI MEDIA TENSIONE.
Come dettagliatamente illustrato nell’ambito del quadro progettuale del presente S.I.A., la scelta del sito di San
Bartolo per la realizzazione di dette opere è tale da non generare situazioni che mettano a rischio la sicurezza
dell’area.
Gli impatti previsti sulle diverse componenti ambientali risultano particolarmente contenuti e risulta pertanto
possibile, mediante l’implementazione di adeguate misure di mitigazione, garantire un bilancio ambientale
sostenibile per l’opera in oggetto.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
6
LINEE STRATEGICHE PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA
ELETTRICA
La realizzazione e la riattivazione di centrali idroelettriche sono incentivate dalla Direttiva 2001/77/CE in materia
di promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità.
La stessa sottolinea la necessità di promuovere tali fonti in quanto contribuiscono alla protezione dell’ambiente
ed allo sviluppo sostenibile, permettono di raggiungere più rapidamente gli obiettivi definiti dal Protocollo di
Kyoto ed hanno un impatto positivo sulla coesione sociale, anche a livello locale.
A livello nazionale, la legge 10/1991 riguardante le “Norme per l’attuazione del Piano Energetico Nazionale”, è il
riferimento normativo principale. La legge riporta nel dettaglio sia i criteri per distinguere tra fonti di energia
rinnovabili ed assimilate, sia le diverse tipologie delle fonti stesse. La suddetta legge inoltre è stata formulata “al
fine di migliorare i processi di trasformazione dell’energia e di migliorare le condizioni di compatibilità ambientale
dell’utilizzo dell’energia a parità di servizio reso e di qualità della vita” nell’ottica di favorire “l’uso razionale
dell’energia, il contenimento dei consumi di energia nella produzione e nell’utilizzo di manufatti, l’ut ilizzazione
delle fonti rinnovabili di energia, la riduzione dei consumi specifici di energia nei processi produttivi”.
Il D.lgs. 79/1999, in attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell'energia
elettrica, all’articolo 11 comma 5 incentiva “l’uso delle energie rinnovabili, il risparmio energetico, la riduzione
delle emissioni di anidride carbonica e l’utilizzo delle risorse energetiche nazionali”. Il decreto promuove inoltre
l’uso delle diverse tipologie di fonti rinnovabili, determinando gli obiettivi pluriennali per ciascuna fonte.
Il D.lgs. 387/2003 recepisce la direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da
fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità.
Esso fornisce disposizioni specifiche per promuovere:
- un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili alla produzione di elettricità nel relativo mercato
italiano e comunitario;
- misure per il perseguimento degli obiettivi nazionali;
- la creazione delle basi per un futuro quadro comunitario in materia;
- la ricerca e gli studi tecnologici in materia di fonti rinnovabili.
L’articolo 2 comma 1 definisce per fonti rinnovabili “le fonti energetiche rinnovabili non fossili (eolica, solare,
geotermica, del moto ondoso, maremotrice, idraulica, biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di
depurazione e biogas)”.
L’articolo 12 dispone sulla razionalizzazione e semplificazione delle procedure autorizzative. Al comma 1, le
opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le
infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli stessi impianti sono definite di pubblica utilità,
indifferibili e urgenti.
La costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, gli
interventi di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale e riattivazione, come definiti dalla normativa
vigente, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli impianti
stessi, sono soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione o altro soggetto istituzionale delegato
dalla regione, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del
patrimonio storico-artistico.
A livello regionale, il riferimento normativo è la LR 26/2004 che ha portato alla predisposizione del Piano
energetico regionale della Regione Emilia-Romagna, basato sul Protocollo di Kyoto.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
7
Il Piano individua tra i suoi vari obiettivi la riduzione entro il 2008-2012 delle emissioni dei gas serra per una
quota pari a quella assegnata all’Italia (-6,5% rispetto al 1990) ed il raddoppio entro il 2010 della produzione
interna di energia elettrica e termica proveniente da fonti rinnovabili. Tali obiettivi dovranno essere conseguiti
attraverso una politica energetica territoriale articolata a livello regionale, provinciale e comunale.
Sul fronte della produzione la strada indicata dal Piano è quella di sviluppare le fonti rinnovabili, tra cui l’energia
idroelettrica. Le linee d’intervento specifiche proposte dal Piano mirano al raggiungimento dell’obiettivo
regionale di valorizzazione dell’idroelettrico, in conformità agli strumenti di tutela ed uso plurimo delle acque.
IN SINTESI RISULTA PERTANTO CHE È INTENZIONE DELLA REGIONE OPERARE PER
FAVORIRE LA REALIZZAZIONE DI MINI IMPIANTI IDROELETTRICI PUBBLICI E PRIVATI SUI
CORSI D’ACQUA ESISTENTI O CON APPOSITE DEVIAZIONI CON LA GARANZIA DELLA TUTELA
DELLA QUALITÀ E DEL RITORNO DELLE RISORSE IDRICHE UTILIZZATE.
1.2.1. GLI OBIETTIVI PROVINCIALI
In coerenza con gli indirizzi regionali espressi nella LR 26/2004, il Piano di Azione per l’Energia e lo Sviluppo
Sostenibile della Provincia di Ravenna ne recepisce e conferma le linee strategiche per l’incremento della
produzione di energia elettrica.
La Provincia ha quindi condiviso le linee guida già individuate dalla Regione Emilia-Romagna con il Piano
energetico regionale ed ha avviato un approfondito esame per definire le azioni concrete, necessarie a dare il
massimo contributo al raggiungimento degli obiettivi che il Paese, e la Regione Emilia-Romagna, si sono dati.
Per quanto riguarda le fonti rinnovabili di energia, la Provincia è interessata a sviluppare lo sfruttamento di tutte
quelle tecnicamente utilizzabili nel nostro territorio, privilegiando quelle che non comportano un peggioramento
dell’inquinamento atmosferico e l’emissione di CO2. Fra queste viene in particolar modo valutata la risorsa mini-
idroelettrica.
Attualmente infatti, l’unico impianto idroelettrico attivo nel territorio della Provincia di Ravenna risulta essere
situato nel comune di Brisighella, con un produzione annua di circa 1.000 MWh.
Il piano di azione provinciale recepisce gli indirizzi regionali relativi ai requisiti che devono avere i nuovi impianti
idroelettrici per limitarne gli impatti sul patrimonio idrico, e in particolare sulla qualità dei corsi d’acqua.
Più precisamente, la Regione propone di incentivare gli impianti che sfruttano le acque che scorrono nei canali
irrigui (uso plurimo della risorsa idrica) e i salti esistenti nella rete acquedottistica.
La Provincia recepisce inoltre ha fornito una serie di indirizzi regionali per la realizzazione di nuovi impianti,
vincolanti per il rilascio della concessione di derivazione di acqua pubblica.
Più precisamente:
- è stata definita una distanza minima di 1 km tra la nuova derivazione e quelle ad uso idroelettrico
già esistenti; la costruzione di nuovi sbarramenti è accettata solo quando tali opere risultino necessarie o
funzionali per la difesa idraulica o siano già state programmate da enti competenti.
- si devono favorire i progetti che prevedono un elevato rapporto tratto sotteso/acqua lasciata
defluire e andrà garantito che le caratteristiche qualitative del corpo idrico non subiscano modifiche.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
8
Per quanto riguarda lo sviluppo di fonti di energia rinnovabili sul territorio della Provincia di Ravenna, in
coerenza con gli obiettivi europei e nazionali la Provincia di Ravenna ha stabilito l’obiettivo di arrivare a produrre
329 ktep di energia in più da fonti rinnovabili, più che raddoppiando la dotazione esistente a maggio 2008.
Con specifico riferimento al territorio della provincia di Ravenna, il documento valuta come molto interessante il
possibile sfruttamento dei canali già esistenti, dei salti delle reti acquedottistiche, degli scarichi dei depuratori ed
il recupero di antichi mulini. È inoltre indicata come particolarmente interessante la possibilità di installare
impianti micro centrali idroelettriche sugli scarichi delle acque utilizzate per il raffreddamento.
Per valutare la fattibilità di questi utilizzi, saranno necessari studi specifici che tengano in considerazione tutti i
passaggi della progettazione e realizzazione degli impianti: topografia e geomorfologia del sito, valutazione della
risorsa idrica e del suo potenziale energetico, selezione del sito e schema base d’impianto, turbine idrauliche,
generatori elettrici e loro regolazione, Studio d’Impatto Ambientale e misure di mitigazione, valutazione
economica del progetto e possibilità di finanziamento, ambito istituzionale e procedure amministrative per
l’ottenimento delle autorizzazioni.
Con una valutazione dichiaratamente molto approssimata, il documento della provincia ipotizza l’installazione
nel territorio di alcune centrali micro idroelettriche (turbine, ruote idrauliche o viti di Archimede) per una potenza
di 7/8 kW ciascuna. Per gli impianti installati su canali e corsi d’acqua si possono prevedere circa 200 giorni di
funzionamento/annui, per tenere conto delle condizioni sempre più frequenti di scarsità d’acqua. Gli impianti
posizionati a valle di industrie o depuratori, invece, hanno un flusso garantito praticamente tutto l’anno. Date
queste premesse, e prevedendo 3/5 impianti su canali e corsi d’acqua e 8/12 impianti su scarichi industriali e/o
di depuratori, il documento provinciale ipotizza una produzione da fonti rinnovabili stimabile in un minimo di 131
tep (571 MWh/ anno) ed un massimo di 201 tep (874 MWh/anno).
Sulla base di questa valutazione del potenziale di produzione, appare evidente come lo scenario ipotizzato per
lo sviluppo di queste fonti non sia confrontabile agli obiettivi fissati dal Piano Energetico Regionale per l’Emilia
Romagna e scalati alla Provincia di Ravenna in base al numero degli abitanti.
Lo sfruttamento dell’idroelettrico con micro-impianti porta una produzione non significativa sul totale fissato dalla
Regione e appare pertanto evidente che uno sfruttamento ambientalmente sostenibile della risorsa idroelettrica
ravennate debba avvalersi di una diversa tipologia di impianti.
Più in generale, la scelta della Provincia di favorire l’installazione nel proprio territorio di nuovi impianti
per la produzione di energia elettrica risponde all’esigenza, più volte espressa a livello nazionale, di
procedere ad un riequilibrio territoriale del parco centrali.
Tale scelta consente alla Provincia di realizzare una pianificazione energetica più puntuale dal punto di vista
territoriale e dunque più rispondente alla domanda espressa dalle varie realtà produttive e civili. Inoltre essa
contribuirà a rispondere con più efficacia a prevenire possibili futuri episodi di black-out elettrici simili a quelli che
si sono verificati negli anni passati.
Per quanto riguarda in particolare il settore idroelettrico, le politiche del controllo del dissesto idrogeologico delle
aree collinari e montane richiedono un’attenta revisione dei regimi idrogeologici dei corsi d’acqua. All’interno dei
piani d’intervento e delle nuove concessioni promosse dalla Provincia dovrà essere puntualmente verificata la
possibilità di utilizzare tali risorse idriche come forza elettromotrice senza compromettere la sicurezza e la
salvaguardia dei sistemi ambientali coinvolti.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
9
2. METODOLOGIA STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE
2.1. ARTICOLAZIONE DELLO STUDIO
La presente relazione è stata svolta con riferimento ai criteri contenuti nella LR 18 n. 9 del maggio 1999,
come modificata dalla LR n. 35 del 16 novembre 2000 “Direttiva generale sulla attuazione della LR n.
9/99 - disciplina della procedura di valutazione dell'impatto ambientale" e nelle “Linee guida generali per
la redazione e la valutazione degli elaborati per la procedura di verifica (screening) e del SIA per la
procedura di VIA”.
Essa è pertanto in linea con la suddetta normativa regionale ed è articolata secondo le indicazioni in
essa contenute, seguendo uno schema dedotto dalla lista di controllo generale per la procedura di VIA
riportato nelle succitate linee guida.
La relazione è quindi strutturata nelle seguenti parti:
1. quadro di riferimento programmatico;
2. quadro di riferimento progettuale;
3. quadro di riferimento ambientale;
4. valutazioni degli impatti ambientali potenziali a breve, medio e lungo periodo.
I singoli capitoli all’interno dei quadri di riferimento illustrano l’opera e le sue caratteristiche, l’attuale
assetto del territorio e dell’ambiente da essa interessati e la previsione di loro variazioni indotte
dall’opera.
Il quadro di riferimento programmatico contiene:
- l’illustrazione dell’opera in relazione alla legislazione, pianificazione e programmazione vigenti
(nazionale, regionale e locali) di riferimento, nonché in relazione alle sue finalità e agli eventuali riflessi
in termini sia di vincoli che di opportunità, sul sistema economico e territoriale;
- le finalità e le motivazioni strategiche dell’opera, seppur esistente, nonché le modalità con cui essa
soddisfa la domanda esistente, anche alla luce delle trasformazioni in corso a livello locale;
- l’indicazione dell’attuale destinazione d’uso delle aree interessate, come indicato dalla vigente
strumentazione urbanistica e dei vincoli di varia natura esistenti nelle aree prescelte e nell’intera zona di
studio.
Il quadro di riferimento progettuale contiene:
- la descrizione del sito dell’opera;
- la descrizione delle caratteristiche tecnologiche e dimensionali delle opere, delle esigenze di
utilizzazione del suolo e delle altre risorse durante le fasi di esercizio;
- l’indicazione della natura e delle quantità delle risorse impiegate;
- la descrizione delle soluzioni tecniche prescelte per l’esercizio dell’impianto idroelettrico, per ridurre
l’utilizzo delle risorse e le emissioni di inquinanti;
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
10
- gli interventi progettuali e gestionali necessari in fase di funzionamento per mitigare gli impatti e
migliorarne l’inserimento.
Il quadro di riferimento ambientale contiene:
- l’inquadramento del territorio e dell’ambiente interessati dall’opera;
- l’indicazione dell’area di influenza potenziale, ovvero quella su cui potrebbero risentirsi eventuali effetti
negativi del progetto;
- l’analisi della situazione attuale delle principali componenti ambientali potenzialmente interessate
dall’opera.
Infine, la valutazione degli impatti presenta:
- la descrizione dei prevedibili effetti negativi e positivi, diretti ed indiretti, a breve, medio e lungo termine,
permanenti e temporanei che l’opera produce sull’ambiente durante la fase di funzionamento;
- la descrizione delle misure di mitigazione degli effetti negativi dell’opera sull’ambiente.
La metodologia complessiva sottesa dall’articolazione dei diversi quadri di studio può essere riassunta nello
schema seguente.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
11
2.2. DEFINIZIONE DELLE COMPONENTI AMBIENTALI
L’area potenziale d’impatto dell’opera di captazione dal fiume Ronco, in località San Bartolo, è stata definita in
funzione delle potenziali interazioni tra l’opera e l’ambiente circostante.
Tale area rappresenta l’estensione massima di territorio entro cui, allontanandosi dall’opera, gli effetti
sull’ambiente diventano gradualmente minimi. Gli effetti sull’ambiente sono riferiti ai ricettori d’impatto, ovvero le
componenti ambientali ritenute maggiormente interessate dalle potenziali fonti di impatto.
La dimensione e la forma dell’area potenziale varia a seconda della componente ambientale analizzata.
Considerata la tipologia dell’opera e le caratteristiche generali dell’ambiente circostante, sono state individuate
le seguenti componenti ambientali di interesse:
- suolo e sottosuolo;
- atmosfera;
- radiazioni ionizzanti e non ionizzanti;
- acque superficiali e sotterranee;
- vegetazione e fauna;
- paesaggio;
- rumore e vibrazioni.
2.3. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI
Con lo scopo di individuare gli impatti potenzialmente generati sulle componenti ambientali, è stata definita una
metodologia di valutazione che consenta di mettere in luce gli effetti negativi e positivi causati dalla
realizzazione del progetto.
Nel presente lavoro si è optato per un approccio valutativo di tipo quali-quantitativo, utilizzando una metodologia
di “caratterizzazione degli impatti” finalizzata ad individuare tutti gli effetti generati dal progetto e ad
evidenziare le componenti ambientali per le quali si ritiene necessario adottare misure di mitigazione specifiche.
Occorre peraltro sottolineare che il livello di approfondimento del progetto esaminato non è sempre tale da
consentire valutazioni approfondite e puntuali per ogni componente ambientale. In alcuni casi quindi, le
considerazioni effettuate in questa sede risentono inevitabilmente di approssimazioni che consentono di
effettuare valutazioni di massima che dovranno essere confermate e affinate in fase di progettazione esecutiva
sotto il controllo degli organi competenti. Analogamente, le stesse misure di mitigazione proposte per il
contenimento degli impatti negativi assumono in tali casi la valenza di linee guida per il corretto inserimento
dell’opera nell’ambiente, anche individuando soluzioni alternative che le successive fasi di progettazione
dovranno elaborare e contestualizzare al caso specifico, coniugandole con le esigenze di fattibilità tecnica ed
economica dell’intervento.
Sono successivamente descritti in dettaglio gli impatti generati dal progetto su ciascuna componente ambientale
come individuate al paragrafo precedente; per ogni componente il livello di approfondimento delle analisi svolte
è proporzionato all’entità ed alla significatività degli impatti.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
12
Tutti gli impatti individuati sono definiti sinteticamente mediante un apposito procedimento di caratterizzazione.
Per rispondere ad una esigenza di semplicità e chiarezza si è adottato un procedimento in linea con le
metodologie comunemente utilizzate nella valutazione di impatto ambientale e che offre particolari garanzie dal
punto di vista della comunicazione dei risultati.
In una prima fase per ogni componente ambientale sono state individuate le principali azioni di progetto e le
conseguenti tipologie di impatto attese.
Per l’identificazione degli impatti è stato consultato fra gli altri il testo “Guida all’idroelettrico minore – Per un
corretto approccio alla realizzazione di un piccolo impianto”, realizzato dall’European Small Hydropower
Association (ESHA) per la Commissione delle Comunità Europee, Direttorato Generale per l’Energia.
Successivamente ogni singola tipologia di impatto individuata è stata caratterizzata mediante una serie di
attributi che ne specificano la natura, ovvero valutando se essi sono positivi o negativi, se sono probabili o certi,
se si manifestano nel breve o nel lungo termine, se hanno un’estensione locale o regionale, se sono reversibili o
irreversibili.
A questa prima caratterizzazione di tipo qualitativo, è stata quindi associata una caratterizzazione quantitativa,
adottando i parametri di seguito riportati:
- segno: POSITIVO (+) o NEGATIVO (-)
- intensità: da BASSA (1) a ALTA (10)
- durata: da BREVE TERMINE (1) a LUNGO TERMINE (10)
- estensione: da LOCALE (1) a REGIONALE (10)
- reversibilità: da REVERSIBILE (1) a IRREVERSIBILE (10)
La logica impiegata è quella di assegnare il punteggio minore (1) alla tipologia d’impatto meno significativa (che
risulta preferibile in caso di impatto negativo) e di assegnare il punteggio maggiore (10) alla categoria di
tipizzazione più estrema (che risulta preferibile in caso di impatto positivo). Ad esempio alla categoria di
estensione dell’impatto è assegnato punteggio 1 laddove l’impatto risulti limitato alla scala locale, mentre
laddove l’impatto risulti avere un’estensione territoriale regionale è assegnato un punteggio 10.
Il punteggio complessivo d’impatto di una determinata azione di progetto si calcola sommando i punteggi
ottenuti dalle singole categorie di tipizzazione, con l’aggiunta del segno (+ o –) che definisce la positività o la
negatività dell’impatto.
Secondo la metodologia proposta un impatto che risulti essere positivo (+), ad alta intensità (10), di lungo
termine (10), a scala regionale (10) e irreversibile (10), presenta un punteggio complessivo pari a + 40 (miglior
impatto possibile). Allo stesso modo un impatto che risulti essere negativo (–), ad alta intensità (10), di lungo
termine (10), a scala regionale (10) e irreversibile (10), presenta un punteggio complessivo pari a - 40 (peggior
impatto possibile).
Sulla base dei risultati del procedimento di caratterizzazione quantitativa è stato quindi possibile formulare un
giudizio d’impatto complessivo e definire la necessità o meno di attivare specifiche misure di mitigazione.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
13
La seguente tabella sintetizza i possibili giudizi d’impatto e la conseguente definizione della necessità di
adottare misure di mitigazione.
PUNTEGGIO DI IMPATTO GIUDIZIO DI IMPATTO MISURE DI MITIGAZIONE
0 / +40 positivo o nullo non necessarie
-1 / -15 negativo basso opportune
-16 / -30 negativo medio necessarie
-40 / -31 negativo alto indispensabili
Ad ogni giudizio si accompagna un colore identificativo, che permette di evidenziare con immediatezza le
situazioni di maggiore criticità.
Il procedimento d’individuazione delle azioni di progetto, delle tipologie d’impatto e la loro successiva
caratterizzazione è stato sviluppato con riferimento a due differenti fasi di vita dell’opera:
FASE DI CANTIERE (REALIZZAZIONE DELLA TRAVERSA DI FONDO E DEL MANUFATTO DI PRESA,
REALIZZAZIONE DEL SISTEMA DI ADDUZIONE, COSTRUZIONE DELL’EDIFICIO DELLA CENTRALE E
REALIZZAZIONE DEL CANALE DI RESTITUZIONE DELL’ACQUA DERIVATA IN ALVEO);
FASE DI FUNZIONAMENTO (FASE DI ESERCIZIO DELLA CENTRALE FINALIZZATA ALLA PRODUZIONE
ED ALLA DISTRIBUZIONE IN RETE DELL’ENERGIA ELETTRICA PRODOTTA).
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
14
3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
3.1. STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E
PROGRAMMAZIONE A LIVELLO REGIONALE
3.1.1. PIANO TERRITORIALE REGIONALE (PTR) E PIANO
ENERGETICO REGIONALE (PER)
Il Piano territoriale regionale vigente approvato dall´Assemblea legislativa regionale con delibera n. 276 del 3
febbraio 2010 ai sensi della LR n. 20 del 24 Marzo 2000 così come modificata dalla LR n. 6 del 6 luglio 2009.
Il PTR definisce il quadro di riferimento programmazione strategica, integrazione delle politiche, governo
territoriale. In particolare, comprende il Piano energetico regionale, ha definito obiettivi e linee di azione per una
riqualificazione del sistema energetico regionale con il proposito di un nuovo sviluppo sostenibile in linea con il
raggiungimento degli obiettivi di Kyoto.
Dopo gli importanti risultati raggiunti nel livello di metanizzazione del territorio, a partire dal 2000 si è conclusa la
riconversione del parco termoelettrico regionale, sostituendo i vecchi impianti ad olio combustibile con nuovi ed
efficienti impianti a gas naturale, perseguendo contemporaneamente l’obiettivo di autosufficienza elettrica e di
riduzione delle emissioni di CO2.
Allo stesso modo si è avviata negli ultimi anni la produzione di energia da fonti rinnovabili, in linea con gli
obiettivi del Piano energetico regionale, in particolare per quanto riguarda l’idroelettrico, il fotovoltaico e le
biomasse, cui si è accompagnato il significativo sviluppo degli impianti in cogenerazione e delle reti di
teleriscaldamento e della generazione distribuita in diverse aree del territorio regionale.
Il progetto in esame è caratterizzato in tal senso da una piena corrispondenza alle linee guida del PTR e
del PER.
3.1.2. PIANO TERRITORIALE PAESISTICO REGIONALE
(PTPR)
Il Piano territoriale paesistico della regione Emilia-Romagna, adottato nel 1989 e definitivamente approvato nel
1993, è il principale strumento con cui la Regione tutela e valorizza l’identità paesaggistica e culturale del
territorio, ovvero le caratteristiche peculiari delle zone e gli aspetti di cui è necessario salvaguardare i caratteri
strutturanti e nei quali è riconoscibile un valore paesaggistico, naturalistico, geomorfologico, storico-
archeologico, storico-artistico o storico-testimoniale. Il PTPR è parte tematica del Piano territoriale regionale
(PTR) e si pone come riferimento centrale della pianificazione e della programmazione regionale dettando
regole e obiettivi per la conservazione dei paesaggi regionali.
Il Piano stabilisce limitazioni alle attività di trasformazione e uso del territorio attraverso indirizzi, direttive e
prescrizioni che devono essere rispettate dai piani provinciali, comunali e di settore. In particolare il PTPR detta
specifiche disposizioni volte alla salvaguardia degli invasi ed alvei di piena ordinaria, che corrispondono a quella
parte dell’ambito fluviale che viene sommersa in conseguenza di piene non eccezionali, e delle zone di tutela
dei caratteri ambientali che coincidono con le zone di terrazzo fluviale o con la zona di antica evoluzione, ancora
riconoscibile, del corso d’acqua. È inoltre individuata la zona di tutela dei corpi idrici sotterranei caratterizzata da
terreni con elevata permeabilità che si estendono lungo tutta la fascia pedecollinare, coincidente con aree di
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
15
ricarica delle falde idriche sotterranee. La normativa è finalizzata ad evitare usi e trasformazioni che mettano in
pericolo la qualità delle acque.
La cartografia del P.T.P.R., e in specifico la tavola di zonizzazione, è tuttora in via di configurazione e
aggiornamento per effetto dell'approvazione di diversi P.T.C.P. e di modifiche grafiche d’iniziativa comunale.
Si rimanda pertanto alla cartografia dei piani provinciali approvati, in quanto per effetto dell'articolo 24, della LR
20/2000 essa costituisce, in materia di pianificazione paesaggistica, il principale riferimento per gli strumenti
comunali di pianificazione e per l'attività amministrativa attuativa, o agli stessi Comuni che abbiano avuto
approvate varianti grafiche ai sensi della ex LR 6/95, attualmente non più in vigore.
Con riferimento alla copia digitale del P.T.P.R. nella sua stesura originaria (DGR n. 272 del 22 febbraio 2000)
l’ambito d’intervento si colloca nell’unità di paesaggio numero 7 (fig. 4), la pianura romagnola.
Per questa unità di paesaggio vengono individuati i principali componenti del paesaggio ed elementi
caratterizzanti, sia fisici che biologici e antropici:
- formazione alluvionale con microrilievo costituito da grondaie fluviali spente e vive;
- terrazzi fluviali e marini dell'alta pianura;
- fauna della pianura prevalentemente nei coltivi alternati a scarsi incolti;
- terreni ben drenati occupati da una tipica agricoltura promiscua (paesaggio della piantata) oggi in via di
trasformazione con netta prevalenza di colture frutticole ed erbacee specializzate;
- centri di origine romana e impianto murato medioevale;
- casa rurale cesenate-riminese con portico o faentino-imolese con fienile;
- sistema insediativo della via Emilia ad alta densità ed infrastrutturazione;
- centri medio-piccoli dell'alta pianura centuriata ed alta densità della popolazione sparsa;
- insediamenti di dosso e bassa densità della popolazione sparsa nella fascia a confine con le bonifiche.
Le norme tecniche del P.T.C.P., come illustrato nel relativo paragrafo, nel rispetto di ogni altra disposizione di
legge o regolamentare in materia, e comunque previo parere favorevole dell'ente o ufficio preposto alla tutela
idraulica, la realizzazione di opere connesse alle infrastrutture ed attrezzature, fermo restando, che per le
infrastrutture lineari e gli impianti, non completamente interrati, può prevedersi esclusivamente l'attraversamento
in trasversale.
Fra le diverse tipologie d’infrastrutture ed attrezzature ammesse, sono ricompresi i sistemi tecnologici per la
produzione di energia idroelettrica e il trasporto dell'energia e delle materie prime e/o dei semilavorati.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
16
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
17
PIANO DI TUTELA DELLE ACQUE REGIONALE (PTA)
Il Piano di tutela delle acque approvato dall’Assemblea legislativa regionale con delibera n. 40 del 21 dicembre
2005 definisce con l’apposita tavola delle zone di protezione delle acque sotterranee le aree di ricarica della
falda.
La normativa prevede, infatti, che le zone di protezione per la risorsa idrica sotterranea comprendano le aree di
ricarica, le emergenze naturali della falda e le aree di riserva.
Nel territorio regionale sono state quindi individuate le aree di ricarica per le zone di protezione delle acque
sotterranee nel territorio di pedecollina-pianura, mentre per le zone di protezione delle acque superficiali è stato
definito il metodo e i criteri di delimitazione per le porzioni di particolare tutela.
Il PTA demanda ai Piani territoriali di coordinamento provinciale o loro varianti la delimitazione delle zone di
protezione delle acque sotterrane in territorio collinare – montano.
Per l’individuazione delle aree di ricarica della falda delle acque sotterranee sono stati utilizzati criteri
idrogeologici partendo dalle conoscenze disponibili sui gruppi acquiferi ed i complessi acquiferi regionali. Al loro
interno sono stati individuati di quattro settori specifici o sottozone A, B, C e D, oggetto di specifica tutela.
IL SITO DI SAN BARTOLO NON RISULTA RICADERE IN NESSUNA DELLE QUATTRO FASCE INDICATE (FIG. 5).
Per quanto attiene il rispetto dei deflussi minimi vitali (DMV) la relazione generale del PTA esprime valutazioni di
natura economica fornendo gli elementi per la stima delle perdite per mancata produzione legate appunto al
rispetto della normativa sul DMV.
Nel caso dell’impianto idroelettrico in esame, come successivamente meglio illustrato nel quadro progettuale,
TRATTANDOSI DI UN IMPIANTO REALIZZATO NEL CORPO DI UNA TRAVERSA FLUVIALE, NON SUSSISTE
L’OBBLIGO DI RILASCIO DEL D.M.V. IN QUANTO NON ESISTONO TRATTI DI CORSO D’ACQUA CON
RIDUZIONE DI PORTATA ED È QUINDI SEMPRE GARANTITA LA CONTINUITÀ IDRAULICA DEL FIUME.
nota:
NONOSTANTE QUESTA PREMESSA, SI E’ OPTATO PER LA REALIZZAZIONE DI UNA SCALA DI RISALITA
PESCI CHE CONSENTA AL CONTEMPO IL DEFLUSSO MINIMO VITALE COME PURE LA DIFFUSIONE DELLE
SPECIE ITTICHE CON CONTINUITA’ LUNGO IL CORSO DEL FIUME.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
18
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
19
PIANO ITTICO REGIONALE (PIR)
Il Piano ittico regionale, approvato dall’assemblea legislativa nel 2007 è il documento programmatico vigente
relativo al quinquennio 2006-2010 per la tutela e sviluppo della fauna ittica e la regolazione della pesca in
Emilia-Romagna.
In merito alla salvaguardia e la libera circolazione delle specie ittiche vengono definiti i requisiti prestazionali da
rispettare nella realizzazione di opere idrauliche trasversali quali briglie e soglie.
Più precisamente, il PIR disciplina che in ogni situazione in cui risulti normalmente un ostacolo insormontabile
per la fauna acquatica, interrompendo sia il percorso fisico, sia i flussi energetici all’interno dell’ecosistema
fluviale, in luogo della costruzione di manufatti di tipo tradizionale in calcestruzzo o in gabbioni, si dovrà
prevedere la realizzazione di una o più rampe in pietrame di caratteristiche idonee per consentire anche la
risalita della fauna ittica.
Nei casi in cui la pendenza non consente la costruzione di rampe in pietrame, le briglie in calcestruzzo dovranno
essere dotate di scale di risalita per i pesci, quando ubicate in tratti di corso d’acqua d’interesse per la fauna
ittica o privo di sbarramenti trasversali per una lunghezza significativa.
In linea generale ogni manufatto costruito nell’alveo di un corso d’acqua deve prevedere un passaggio
artificiale, le cui caratteristiche devono essere coerenti con le esigenze della fauna ittica presente, come stabilito
anche dalla DGR 3939/1994.
L’importanza di assicurare ai pesci la possibilità di raggiungere le aree di riproduzione era peraltro già stabilita
nella disposizione del Regio Decreto n. 1604 del 1931 ove si faceva obbligo, nel concedere derivazioni di corsi
d’acqua, di inserire scale di risalita per i pesci.
NEL CASO DELL’IMPIANTO DI SAN BARTOLO LA PROGETTAZIONE SI CONFRONTA CON UNA CHIUSA
PREESISTENTE PRIVA DI OGNI TIPO DI MANUFATTO IDONEO A GARANTIRE LA RISALITA DELLA
ITTIOFAUNA.
LA REALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO IN PROGETTO NON COMPORTA PERTANTO ALCUN NUOVO OSTACOLO
ALLA CIRCOLAZIONE DEI PESCI PRESENTI IN ALVEO MA AL CONTRARIO, GRAZIE AL POSIZIONAMENTO
DELLA SCALA DI RISALITA PESCI SI GARANTISCE E SI RIPRISTINA IL NATURALE CONTINUUM FLUVIALE E
CONTRIBUENDO ATTIVAMENTE AL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA’ DELLA FAUNA ITTICA ED ALLA SUA
DIFFUSIONE LUNGO IL CORSO DEL RONCO.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
20
3.2. STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE A
LIVELLO PROVINCIALE
PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (PTCP)
Il PTCP della provincia di Ravenna è stato approvato con delibera di Consiglio Provinciale n. 9 del 28 febbraio
2006 e successivamente modificato a seguito dell’approvazione del PSC del Comune di Ravenna con delibera
del n.25 del 27 febbraio 2007.
Conformemente a quanto disciplinato dal PTPR, il sito di San Bartolo ricade all’interno dell’unità di paesaggio n.
11, detta “delle ville” (fig. 6). L’intervento non evidenzia elementi d’incongruità con le disposizioni indicate per
questo ambito, fatte salve le norme prescrittive specifiche per la tutela delle risorse idriche.
Dal punto di vista morfologico questa unità di paesaggio è caratterizzata da un’alternanza di dossi fluviali rilevat i
e zone depresse di area limitata. Ne sono un esempio gli alvei abbandonati dei fiumi appenninici Ronco,
Montone e Lamone che hanno più volte modificato il loro percorso lasciando sul territorio tracciati meandriformi
rilevati, utilizzati in seguito come collegamenti stradali. Molti dossi fluviali sono ancora rilevati e leggibili sia nel
paesaggio che nella carta geomorfologica. Mentre il fiume Ronco venne inalveato nel Duecento nel solco
dell’acquedotto romano, il fiume Montone venne condotto nell’attuale cavo nel Trecento per opera dei Forlivesi.
La presenza di numerosi fiumi e di tracciati fluviali abbandonati arricchisce la zona di paleo alvei. Fra i principali
elementi caratterizzanti si annoverano diversi tratti di dossi ormai abbandonati del Ronco e del Montone e i
dossi degli alvei nei quali attualmente scorrono.
Il titolo 4 del PTCP fornisce le direttive relative alla protezione e prevenzione dei rischi ambientali e in particolar
modo l’articolo 4.6 regolamenta il controllo degli apporti d’acqua e invarianza idraulica. Il PTCP assume quale
obiettivo strategico l’invarianza idraulica delle trasformazioni, ossia che le trasformazioni del territorio siano
realizzate in modo tale da non provocare un aggravio della portata di piena dei corpi idrici che ricevono i deflussi
superficiali originati dalle aree interessate dalle trasformazioni.
Il titolo 5 del PTCP definisce le norme per la tutela della qualità e uso razionale delle risorse idriche superficiali e
sotterranee. La Provincia assume gli obiettivi di qualità ambientale dei corpi idrici superficiali e sotterranei
definiti dal Piano di Tutela delle Acque della Regione Emilia-Romagna (PTA). In particolare la tutela delle
risorse idriche superficiali si persegue attraverso il mantenimento in alveo delle massime portate compatibili con
l’estensione e la natura del bacino scolante.
Ai fini del perseguimento di tali obiettivi, tutte le derivazioni di acque pubbliche devono assicurare il
mantenimento del deflusso minimo vitale (DMV). In regimi idraulici di particolare magra, anche per brevi periodi,
la continuità del deflusso naturale deve essere perseguita anche limitando o interrompendo le derivazioni
d’acqua autorizzate.
La tavola della tutela dei sistemi ambientali e delle risorse naturali e storico culturali (fig. 7) evidenzia che
l’intervento si colloca in una zona di tutela ambientale (articolo 3.17) e interessa l’invaso del corso d’acqua del
Ronco (articolo 3.18). La via Ravegnana che costeggia il corso del Ronco è classificata quale strada storica di
particolare interesse (articolo 3.24.).
Negli invasi ed alvei di cui all’articolo 3.18 sono ammessi esclusivamente interventi finalizzati alla ricostituzione
degli equilibri naturali alterati e alla eliminazione, per quanto possibile, dei fattori incompatibili di interferenza
antropica. Eventuali occupazioni temporanee che non riducano la capacità di portata dell'alveo, debbono essere
realizzate in modo da non arrecare danno o da risultare di pregiudizio per la pubblica incolumità in caso di
piena. Nelle aree di cui è ammessa, nel rispetto di ogni altra disposizione di legge o regolamentare in materia e
degli strumenti di pianificazione dell’Autorità di bacino, e comunque previo parere favorevole dell'ente od ufficio
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
21
preposto alla tutela idraulica la realizzazione delle opere connesse alle infrastrutture ed attrezzature per il
trasporto dell’energia (articolo 3.17), nonché la realizzazione di impianti tecnici di modesta entità.
I progetti di tali opere dovranno verificarne oltre alla fattibilità tecnica ed economica, la compatibilità rispetto alle
caratteristiche ambientali e paesaggistiche del territorio interessato direttamente o indirettamente dall'opera
stessa, con riferimento ad un tratto significativo del corso d'acqua e ad un adeguato intorno, anche in rapporto
alle possibili alternative.
Nei tratti di viabilità storica (articolo 3.24) sono consentite infrastrutture tecniche di difesa del suolo, di difesa
idraulica e simili. Non sono peraltro previsti vincoli specifici a carico della tipologia di progetto in esame.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
22
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
23
STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE E
PROGRAMMAZIONE A LIVELLO LOCALE
3.2.1. PIANO REGOLATORE GENERALE / PIANO
STRUTTURALE COMUNALE (PRG/PSC)
Il Piano Strutturale Comunale di Ravenna è stato approvato con delibera del Consiglio Comunale n. 25 del 27
febbraio 2007.
Lo strumento urbanistico comunale vigente, individua nella tavola “spazi e sistemi” l’ambito del reticolo
idrografico, disciplinato con l’articolo 66, all’interno del quale ricade l’intervento (fig. 8).
Il PSC individua, come prestazioni caratterizzanti della zona, le parti di territorio funzionali al miglioramento delle
condizioni ambientali del reticolo idrografico quale ecosistema strategico per la sopravvivenza di molte specie e
habitat e al potenziamento della funzione di collegamento tra siti naturali e di rifugio avifaunistico in ambiente
agricolo.
Al fine di salvaguardare l’integrità del Reticolo idrografico il RUE, in assenza di specifico piano di settore,
disciplina la fascia di rispetto di 150 m dalla sponda o dal piede dell’argine di fiumi e torrenti di cui alla DLgs
490/99, e nella fascia di rispetto di 50 m dalla sponda o dal piede dell’argine di tutti i corsi d’acqua, individuando
e vietando gli interventi che possono modificare gli equilibri idrogeologici ed ecologici, ed evidenziando altresì le
situazioni e le condizioni nelle quali sono possibili interventi finalizzati alla realizzazione di infrastrutture
pubbliche o alla regimazione delle acque e alla difesa del suolo.
Lo stesso elaborato prevede che il sistema paesaggistico e ambientale ravennate ricomprenda nella propria
rete ecologica (articolo 30) un’ampia fascia corrispondente al tracciato del Ronco.
La rete ecologica è finalizzata a mantenere la continuità strutturale e funzionale delle aree naturali, attraverso
l’integrazione e il rafforzamento di dette componenti e i relativi habitat importanti per la vegetazione, per la fauna
e per il paesaggio, e ripristinando la continuità ove compromessa dall’intervento antropico; ciò anche tramite
operazioni di rimboschimento e riallagamento. È composta da: matrici primarie e secondarie e aree di
integrazione, corridoi ed elementi puntiformi.
Il RUE disciplina le matrici e le connessioni attuali e potenziali della rete ecologica in funzione della salvaguardia
e dell’integrazione della loro funzionalità ecologica e significatività paesaggistico-ambientale, della riduzione
delle situazioni di degrado, della eliminazione degli eventuali punti di discontinuità della rete, anche prodotta
dall’insediamento e dalle infrastrutture, e/o della introduzione di nuovi corridoi.
Relativamente alla caratterizzazione dello spazio urbano dell’abitato di San Bartolo, si risalta che la viabilità di
collegamento tra il centro del paese e la chiusa è individuato quale asse da riqualificare (articolo 110).
Sono elementi di qualità morfologico-funzionali gli spazi aperti esistenti lineari o areali, architettonicamente
configurati come elementi spaziali ordinatori del contesto e come luoghi di relazione, anche favorita dalle
funzioni presenti nell’edificato che li delimita, o spazi inedificati lungo strada, inseriti nel tessuto, da
caratterizzare con nuovi edifici e ampio verde, al fine della riqualificazione del contesto.
In particolar modo sono considerati elementi di qualità morfologico-funzionali le centralità urbane, gli assi da
riqualificare e gli insediamenti con ampio verde privato. Il RUE individua gli elementi di qualità morfologico-
funzionali e li sottopone a disciplina finalizzata al consolidamento della loro configurazione e del loro significato
di luogo di relazione, tramite interventi di adeguamento o miglioramento morfologico e di integrazione funzionale
nell’edificato esistente.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
24
La carta dei vincoli paesaggistici ai sensi della L.R. 31/2002, articolo 46 individua l’intero ambito del fiume
Ronco quale area soggetto a vincolo(fig. 9).
Più dettagliatamente la carta dei vincoli paesaggistici vigenti (fig. 10) individua l’intero ambito di progetto quale
appartenente agli ambiti di tutela fluviali, mentre la carta dei vincoli ambientali vigenti (fig. 11) non segnala
nessuna appartenenza a zone oggetti di specifica tutela.
Infine, la carta dei vincoli e della disciplina sovraordinata (fig. 12) recepisce dal PTCP l’appartenenza del sito in
esame all’ambito di tutela dei dossi fluviali recenti (articolo 3.20b). Per quest’ambito il PCTP orienta l'eventuale
nuova edificazione in modo da preservare:
- da ulteriori significative impermeabilizzazioni del suolo, i tratti esterni al tessuto edificato esistente;
- l'assetto storico insediativo e tipologico degli abitati esistenti prevedendo le nuove edificazioni
preferibilmente all'interno delle aree già insediate o in stretta contiguità con esse;
- l'assetto morfologico e il microrilievo originario.
La realizzazione d’infrastrutture, impianti e attrezzature tecnologiche a rete o puntuali dovrà comprendere
l'adozione di accorgimenti costruttivi tali da garantire una significativa funzionalità residua del dosso sul quale si
interviene.
L’ambito d’intervento ricade nella fascia di rispetto dei corsi d’acqua individuata ai sensi della legge 431/1985
(legge Galasso) che sottopone a vincolo paesaggistico i fiumi, i torrenti ed i corsi d'acqua (iscritti negli elenchi di
cui al testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con Regio Decreto n.
1775 dell’11 dicembre 1933) e le relative sponde per una fascia di 150 metri.
Per tali beni paesaggistici le Regioni sottopongono a specifica normativa d'uso e di valorizzazione ambientale il
relativo territorio mediante la redazione di piani paesistici o di piani urbanistico-territoriali con specifica
considerazione dei valori paesistici ed ambientali.
Si rimanda pertanto a quanto già illustrato in merito al PTCP vigente.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
25
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
26
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
27
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
28
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
29
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
30
PIANO DI CLASSIFICAZIONE ACUSTICA
In data 2 luglio 2009 è stata adottata la nuova classificazione acustica del Comune di Ravenna. Il piano di
zonizzazione si affianca agli elaborati del RUE, approvato con delibera 133/77035 del 28 Luglio 2009.
Tale piano prevede una conferma dell’attuale classe di appartenenza del sito, che appartiene a una classe IV in
ragione della fascia di 50 metri della viabilità esistente di via Ravegnana (fig. 13).
La classificazione acustica dello stato di fatto, è basata sulle suddivisione del territorio comunale in zone
omogenee corrispondenti alle sei classi individuate dalla delibera regionale 2053 del 2001, descritte
qualitativamente e normate numericamente dal DPCM 14 novembre 1997 “Determinazione dei valori limite delle
sorgenti sonore”.
- CLASSE IV - AREE DI INTENSA ATTIVITÀ UMANA: AREE URBANE INTERESSATE DA INTENSO
TRAFFICO VEICOLARE, CON ALTA DENSITÀ DI POPOLAZIONE, ELEVATA PRESENZA DI ATTIVITÀ
COMMERCIALI ED UFFICI, PRESENZA DI ATTIVITÀ ARTIGIANALI, AREE IN PROSSIMITÀ DI STRADE DI
GRANDE COMUNICAZIONE, DI LINEE FERROVIARIE, DI AEROPORTI E PORTI, AREE CON LIMITATA
PRESENZA DI PICCOLE INDUSTRIE.
Tale classificazione risulta in prima approssimazione coerente con la nuova istituzione del mini impianto
idroelettrico di progetto, i cui valori di emissione dovranno risultare compatibili con i limiti di zona (60 dBA diurni
e 50 dBA notturni).
Per quanto attiene alla disciplina per il rilascio delle autorizzazioni per particolari attività ai sensi dell’articolo 11
comma 1 della L.R. 15/2001, prevista dalla Delibera Regionale n. 45 del 21 gennaio 2002, vige quanto già
approvato e stabilito nel vigente Regolamento di igiene, ai sensi dell’ articolo 6 comma e ed articolo 6 comma 2
della Legge n. 447/95 e s.m.i.
Il quadro progettuale del presente studio d’impatto anticipa gli elementi essenziali necessari per una valutazione
preliminare di compatibilità acustica che vengono preliminarmente illustrati per le verifiche di conformità
dell’opera ai requisiti acustici di zona.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
31
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
32
PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOGICO
DELL’AUTORITÀ DI BACINO (PAI)
Il PAI è stato approvato con DGR n. 350 del 17 marzo 2003.
Successivamente il Progetto di variante al Titolo II del PAI è stato adottato dal Comitato Istituzionale con
delibera n. 2/1 del 21 aprile 2008. Attualmente il progetto è all’esame degli uffici regionali preposti per la
formulazione delle controdeduzioni alle osservazioni e del parere regionale. Tale aggiornamento non costituisce
una revisione sostanziale dei contenuti del piano vigente, ma una revisione del quadro della pericolosità
idraulica, reso possibile dalla disponibilità di rilievi topografici recenti.
La successiva direttiva approvata dal Comitato Istituzionale con n. 3/2 del 20 ottobre 2003 contiene le
indicazioni tecniche relative all’esecuzione degli studi, delle verifiche e delle valutazioni di carattere idrologico e
idraulico, e individua gli accorgimenti tecnico-costruttivi e i criteri di pianificazione in base ai quali i soggetti
competenti, come individuati dal PAI, svolgono i propri compiti al fine di perseguire un assetto territoriale
sostenibile nei termini della sicurezza dei beni e delle persone, rispetto ai rischi idraulici e della qualità
dell’ambiente fluviale.
Più precisamente, i criteri esposti nella direttiva costituiscono il principale riferimento per la valutazione degli
studi di impatto e di fattibilità ambientale in ordine agli aspetti di tipo idraulico ed idrologico:
- nella formulazione di autorizzazioni allo svolgimento di attività e alla realizzazione di manufatti sul
demanio dei corsi d’acqua, e in particolare autorizzazioni di attraversamenti anche in relazione all’articolo 7 delle
norme PAI.
- nella procedura di valutazione di impatto ambientale ai sensi della LR 9/1999 e s.m.i., nonché studi di
fattibilità ambientale ai sensi della legge 109/1994 e s.m.i. e del relativo regolamento di attuazione.
La realizzazione delle opere in esame si colloca naturalmente nell’ambito dell’alveo del fiume Ronco (articolo 2
ter) e nelle aree immediatamente adiacenti e pertanto caratterizzate da una elevata probabilità di esondazione
(articolo 3) (fig. 14). Per quanto attiene la normativa degli ambiti coinvolti si evidenzia pertanto quanto segue.
- articolo 2 ter: tutti gli interventi attuati all’interno dell’alveo che provochino una modifica della morfologia
dello stesso od occupazione di spazio interessabile dalle acque, devono essere sottoposti ad adeguate verifiche
idrauliche preliminari.
- articolo 3: sono consentiti la manutenzione, l’ampliamento o la ristrutturazione delle infrastrutture
pubbliche o di interesse pubblico e dei relativi manufatti di servizio riferiti a servizi essenziali e non
delocalizzabili, nonché la realizzazione di nuove infrastrutture parimenti essenziali e non delocalizzabili.
I progetti relativi ai suddetti interventi dovranno essere corredati da un adeguato studio di compatibilità
idraulica che dovrà ottenere l’approvazione dell’autorità idraulica competente.
Le verifiche idrauliche preliminari elaborate nel quadro progettuale del presente SIA vengono pertanto
fornite con richiesta di ottenere l’attestazione di compatibilità con le norme tecniche di cui al comma 4
dell’articolo 7 del PAI e la conseguente approvazione dell’autorità idraulica competente.
Per quanto attiene alle aree a rischio frana il PAI non individua nel contesto del nuovo impianto nessuna zona
critica suscettibile di interferire con il corretto funzionamento e la costante sicurezza della centrale.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
33
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
34
3.3. ASPETTI CATASTALI
All’altezza della briglia esistente su cui s’innesta il nuovo impianto la sponda destra del fiume Ronco risulta
ricadere nella sezione A del catasto del comune di Ravenna al foglio 210, mentre la sponda sinistra ricade nel
foglio 193 (fig. 15, fig. 16).
L’alveo del fiume risulta pertanto intercluso quale area demaniale, mentre l’accesso principale all’ambito di
intervento avverrà prevalentemente dalla SS 67, via Ravegnana, in sponda sinistra del fiume Ronco, o
alternativamente dalla viabilità locale di via Argine Destro Ronco.
In prossimità della chiusa è situata una cabina elettrica di trasformazione cui sono direttamente allacciate le
infrastrutture esistenti.
In via preliminare è pertanto possibile prevedere che le opere necessarie al conferimento in rete dell’energia
prodotta dal nuovo impianto non necessiti di alcun ulteriore asservimento, ma possa bensì attuarsi mediante un
progetto specifico di adeguamento dei sottoservizi esistenti. Tale ipotesi sarà oggetto degli opportuni
approfondimenti e verifiche tecniche con l’ente gestore del servizio.
La previsione indicativa delle proprietà coinvolte dalla realizzazione dell’opera è pertanto sintetizzata nel
seguente elenco ditte.
n. DATI CATASTALI PIANO PARTICELLARE
proprietà titolo comune foglio mappale superficie catastale
esproprio / concession
e
asservimento per sottoservizi
occupazione temporanea
(mq) (mq) (mq) (mq)
1
DEMANIO PUBBLICO DELLO STATO PER LE OPERE IDRAULICHE DI SECONDA CATEGORIA
- RAVENNA 193 27 17.700 293 - 815
2
DEMANIO PUBBLICO DELLO STATO PER LE OPERE DI BONIFICA
proprietà 1/1 RAVENNA
193 32 975 - 25 -
210 17 1.040 - 24 -
3 ACQUE (fiume Ronco)
- RAVENNA - - - 317 117 29
4
STRADE PUBBLICHE (via Argine destro)
- RAVENNA - - - - 49 -
TUTTE LE PARTICELLE CATASTALI INTERESSATE DALL’INTERVENTO SONO DI PROPRIETA’ DEMANIALE
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
35
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
36
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
37
QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
La presente relazione si propone d’illustrare la proposta si realizzazione di un impianto idroelettrico ad acqua
fluente in corrispondenza della esistente chiusa di San Bartolo nei pressi dell’omonimo abitato in Comune di
Ravenna (RA).
L’impianto utilizzerebbe per la produzione di energia la risorsa rinnovabile costituita dalle portate disponibili alla
suddetta sezione del fiume Ronco sul salto generato dalla chiusa, ipotizzando di mantenere sempre il livello di
monte alla massima quota di ritenuta.
La relazione si pone l’obiettivo di:
- VALUTARE LE PORTATE DISPONIBILI E LA PRODUCIBILITÀ DELL’IMPIANTO;
- DESCRIVERE IN VIA PRELIMINARE LE SOLUZIONI TECNICHE ADOTTATE;
- DESCRIVERE LA GESTIONE E MANUTENZIONE DELLA CENTRALE, CON PARTICOLARE
RIFERIMENTO ALLA REGOLAZIONE DELLE PORTATE DERIVATE E DEL LIVELLO DI MONTE;
- VALUTARE L’IMPATTO DEL MANTENIMENTO DEL LIVELLO ALLA MASSIMA QUOTA DI RITENUTA
ANCHE NEL PERIODO NON IRRIGUO;
- FORNIRE UN PREVENTIVO SOMMARIO DI SPESA E IL RELATIVO PIANO FINANZIARIO.
3.4. QUADRO NORMATIVO DI SETTORE
Oltre a quanto già richiamato nel quadro normativo generale di riferimento, i principali riferimenti legislativi di
settore in materia di disciplina dell’utilizzo delle acque pubbliche a fini energetici sono i seguenti:
- il Regolamento della Regione Emilia-Romagna n. 41 del 20 novembre 2001 (B.U.R. 22 novembre 2001,
n. 168) – Regolamento per la disciplina del procedimento di concessione d'acqua pubblica;
- la LR n. 26 del 23 dicembre 2004 (B.U.R. 28 dicembre 2004, n. 175) - Disciplina della programmazione
energetica territoriale ed altre disposizioni in materia di energia;
- la Deliberazione assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna n. 40 del 21 dicembre 2005 (B.U.R. 13
febbraio 2006, n. 20) - Approvazione delle modifiche ed integrazione al piano di tutela delle acque, ai sensi della
LR 20/2000, articolo 25 (Proposta della Giunta regionale n. 1878 del 21 novembre 2005);
- la DGR n. 1793 del 3 novembre 2008 (B.U.R. 3-12-2008, n. 206) - Direttive in materia di derivazioni
d'acqua pubblica ad uso idroelettrico.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
38
Quest’ultima deliberazione risulta fondamentale per la valutazione della compatibilità dell’intervento rispetto al
citato quadro normativo. Con essa la Giunta Regionale ha, tra l’altro, deliberato:
- di considerare tecnicamente incompatibili nuove domande di derivazione ad uso
idroelettrico che prevedano di localizzarsi lungo un’asta fluviale già interessata da
concessioni di derivazione ad uso idroelettrico, qualora le stesse siano previste ad una
distanza inferiore al doppio del tratto sotteso (inteso quale tratto del corpo idrico
compreso tra il punto di derivazione ed il punto di restituzione della risorsa idrica) dalla
preesistente e comunque ad una distanza inferiore al chilometro;
- di applicare, per i corpi idrici tutelati a norma dell’articolo 84 del D.lgs. 152/2006, il
disposto di cui al precedente punto in relazione all’intero bacino idrografico degli stessi e
quindi all’asta principale e ai suoi affluenti, nei casi in cui occorra tutelare le caratteristiche
qualitative a livello di bacino;
- di stabilire che quanto disposto ai precedenti punti non si applica alle nuove
istanze di derivazione che prevedono di sottendere il solo tratto artificiale occupato
dallo sbarramento sul corpo idrico, che cioè prelevano immediatamente a monte di
uno sbarramento artificiale del corpo idrico e rilasciano immediatamente a valle
( il nostro caso)
3.5. CARATTERISTICHE DELLA FONTE ENERGETICA
Prende il nome di fiume Ronco il tratto finale del fiume Bidente, il quale nasce dall'Appennino tosco-romagnolo
nei pressi del monte Falterona.
Lungo il suo corso, appena giunto in pianura bagna il paese di Meldola; da questo punto, più precisamente
all'altezza del ponte dei Veneziani, assume la denominazione di Ronco. A monte della città di Forlì, tra le
località di Selbagnone e di Magliano, attorno al suo corso si trova un'area naturale, annoverata fra i Siti di
Importanza Comunitaria: i «Meandri del Fiume Ronco», estesa per 221 ettari.
Giunto a est di Forlì attraversa una frazione, ormai divenuta a tutti gli effetti un quartiere, che prende il nome dal
fiume stesso, Ronco. Poi lambisce tutto il lato sud di Forlì, prima di dirigersi verso Ravenna. Uscito da Forlì il
fiume prosegue la sua corsa completamente canalizzato e costeggiato dalla Strada Statale 67 Ravegnana: in
questo tratto avrebbe sede la nuova centrale. Giunge così a sud della città di Ravenna, dove si unisce con il
fiume Montone andando a formare i Fiumi Uniti.
3.5.1. BACINO IMBRIFERO
Il bacino imbrifero del fiume Ronco alla sezione di S. Bartolo ha un’area di circa 630 km².
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
39
3.5.2. INFORMAZIONI IDROLOGICHE DISPONIBILI
Sono disponibili gli annali idrologici dell’ARPA della Regione Emilia Romagna dal 1990 al 2008, che riportano i
dati di afflusso meteorico relativamente alle seguenti sezioni idrografiche del bacino del fiume Ronco:
- Bidente a S. Sofia (Codice 11001400) con bacino imbrifero di 202 km²;
- Ronco a Meldola (Codice 11001500) con bacino imbrifero di 446 km²;
- Ronco a Ronco con bacino imbrifero di 553 km²;
- Ronco a Ponte Coccolia (Codice 11001700) con bacino imbrifero di 593 km²;
- Fiumi Uniti a Ponte Nuovo (Codice 11001800) con bacino imbrifero di circa 1.200 km².
Per la sezione del Ronco a Coccolia sono disponibili anche i bilanci idrologici, ma solo per gli
anni 2007 e 2008. L’immagine in fig. 17 riporta le sezioni citate in relazione alla sezione di
chiusura di S. Bartolo.
Oltre ai dati suddetti sono disponibili le curve di durata elaborate all’interno dei seguenti gli studi
idrologici, compiuti nell’ambito del quadro conoscitivo per la redazione del Piano di Tutela della
Acque regionale.
- Elaborazioni Idrologiche di Bilancio 1995-2002 compiute dall’Autorità di Bacino (agosto
2003), che riguardano, per il bacino del Ronco, le sezioni di Ronco e Coccolia.
- Serie idrologiche 1960-1989 ricostruite da MED Ingegneria, che riguardano, per il bacino
del Ronco, le sezioni di Forlì e Coccolia.
- Serie idrologiche 1991-2001 risultanti dall'Attività D - Modelli afflussi-deflussi sul reticolo
idrografico naturale principale del territorio regionale, nell'ambito del Quadro conoscitivo
per il Piano di tutela Acque – Fase 2 predisposto dal servizio Tutela e valorizzazione
Risorse Acqua della Regione Emilia Romagna con il supporto di ARPA Emilia Romagna.
Tale studio fornisce le curve di durata del Ronco a Coccolia.
3.5.3. CURVA DI DURATA DELLE PORTATE NATURALI
La sezione idrografica del bacino del Ronco più prossima alla sezione di presa dell’impianto (610 km²) è quella
di Coccolia (593 km²), posta circa 7 km a monte. Nel tratto compreso tra la due sezioni non ci risultano presenti
né derivazioni né immissioni significative; essendo poi il fiume, nel tratto in questione, fortemente canalizzato
con alti argini, il contributo del bacino irriguo residuo può essere cautelativamente trascurato. In definitiva si
assumono le portate a S. Bartolo coincidenti con quelle a Coccolia.
Il diagramma in fig. 18 mette a confronto le curve di durata elaborate dagli studi citati nel paragrafo precedente
e quelle pubblicate negli annali idrologici 2007 e 2008 per la sezione di Coccolia.
Trascurando la curva di durata pubblicata nell’annale 2007, tenendo conto che il 2007 è stato un anno di magra,
le altre curve sono quasi coincidenti, se si esclude la curva elaborata da MED Ingegneria. Nonostante lo studio
MED si basi su di una serie di dati molto più estesa (1960-1989) rispetto allo studio ARPA (1991-2001) e allo
studio dell’Autorità (1997-2001), appare più cautelativo, per gli scopi della presente relazione, adottare la curva
di durata dello studio ARPA.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
40
STIMA DEL DEFLUSSO MINIMO VITALE
TRATTANDOSI DI UN IMPIANTO IDROELETTRICO REALIZZATO NEL CORPO DI UNA TRAVERSA FLUVIALE,
NON SUSSISTE L’OBBLIGO DI RILASCIO DEL DMV IN QUANTO NON ESISTONO TRATTI DI CORSO D’ACQUA
CON RIDUZIONE DI PORTATA ED È QUINDI GARANTITA LA CONTINUITÀ IDRAULICA DEL FIUME.
PER QUANTO TECNICAMENTE COMPLESSO, RECEPENDO DIVERSE SOLLECITAZIONI, IL PROGETTO HA
INSERITO COMUNQUE UNA SCALA DI RISALITA PESCI AL FINE DI MIGLIORARE LA SITUAZIONE ATTUALE E
RESTITUIRE AL CORSO D’ACQUA LA SUA NATURALE CONTINUITA’.
3.5.4. SALTI
L’impianto è previsto per operare in regolazione di livello, con il pelo d’acqua di monte costantemente a quota
5,60 m, cioè 6 cm sotto il livello di coronamento delle pile (5,66 m), che costituisce la quota di ritenuta massima
della chiusa (avendo le paratoie alla massima elevazione ciglio a quota superiore, pari a 5,79 m).
Il pelo d’acqua di valle è invece soggetto a un’escursione dipendente dalla portata transitante:
in questa relazione il livello medio di valle è stata assunto a quota 1,00, intermedio tra il livello da noi rilevato in
occasione del sopralluogo in data 19 gennaio (0,60 m) e quello indicato nel rilievo della chiusa effettuato dal
committente (1,54 m).
Il salto motore medio risultante è pertanto:
Hm = 5,60 – 1,00 = 4,60 m
Il salto nominale, ovvero il dislivello fra i due peli morti dei canali a monte e a valle del meccanismo motore, cosi
come definito dall’art. 35 del Testo Unico 11 dicembre 1933 n. 1775, coincide in questo caso con il salto motore
medio sopra calcolato.
3.5.5. PORTATA DERIVABILE E POTENZA INSTALLATA
Verranno installati uno o due gruppi turbina-generatore costituiti da turbina ad elica assiale tipo Kaplan a doppia
regolazione con portata massima complessiva d’impianto di circa 15 m3/s.
Le turbine saranno in grado di regolare in automatico l’apertura della girante e del distributore al fine elaborare
con buoni rendimenti la portata disponibile, mantenendo inalterato il livello di monte.
La potenza installata complessiva sarà circa 500-600 kW.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
41
3.5.6. CURVA DURATA PORTATE DISPONIBILI E DERIVATE
Le portate disponibili coincidono con le portate naturali.
Le portate derivate sono invece limitate superiormente dalla portata massima d’impianto, pari a 15,00 m3/s.
DURATA PORTATE
NATURALE
PORTATA
IMPIANTO
gg m3/s m3/s
1 160,58 15,00
5 69,63 15,00
10 36,26 15,00
20 19,20 15,00
30 13,53 13,53
60 7,64 7,64
91 5,27 5,27
135 3,05 3,05
182 1,66 1,66
274 0,28 0,28
355 0,00 0,00
365 0,00 0,00
Anno 6,13 3,53
Ne consegue una portata media derivata di circa 3,53 m3/s.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
42
3.5.7. POTENZA NOMINALE
La potenza nominale di un’utilizzazione misura la potenza idraulica media teoricamente disponibile nell’anno, in
relazione alla portata e al salto di concessione.
La potenza nominale dell’impianto dipende unicamente:
- dal salto nominale di concessione (4,60 m, come indicato nel paragrafo relativo);
- dalla portata media annua di concessione (3,53 m3/s). La potenza nominale media di concessione è
stata calcolata con la seguente relazione:
102
)/(1000 3
nommednom
HsmQP
dove:
- Qmed è la portata media annua di concessione espressa in l/s;
- H è il salto nominale motore pari alla differenza fra il pelo libero di monte e di valle.
In base a quanto espresso risulta che la potenza nominale media dell’impianto in oggetto è pari a:
102
60,453,31000 nomP = 159,20 kW
3.5.8. PRODUCIBILITÀ
La producibilità media annua dell’impianto è stata stimata sulla base:
- del salto motore medio, pari a 4,60 m;
- della curva di durata delle portate derivate;
- del rendimento del gruppo idroelettrico, qui valutato mediamente l’80%;
- di un tempo medio annuo di funzionamento dell’impianto di 8.400 ore, considerando un fuori
servizio medio annuo di 15 giorni per fermate accidentali o per manutenzioni programmate.
DURATA PORTATA IMPIANTO POTENZA ENERGIA
gg m3/s kW kWh
1 15,00 542 12.462
5 15,00 542 49.849
10 15,00 542 62.311
20 15,00 542 124.622
30 13,33 481 117.687
60 7,44 269 258.863
91 5,07 183 161.163
135 2,85 103 144.880
182 1,46 53 84.203
274 0,00 0 0
355 0,00 0 0
365 0,00 0 0
Anno 3,53 127,60 1.016.039
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
43
3.5.9. RIEPILOGO CARATTERISTICHE DERIVAZIONE
- Salto nominale 4,60 m;
- Portata massima 15 m3/s;
- Portata media 3,53 m3/s;
- Potenza nominale di concessione 159,20 kW;
- Potenza installata 600 kW;
- Produzione attesa 1.000 MWh.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
44
3.6. DESCRIZIONE FASI E DEI TEMPI DELL’INTERVENTO
Il presente capitolo si pone l’obiettivo di descrivere l’intervento, le fasi, i tempi e le modalità di esecuzione dei
lavori di costruzione.
3.6.1. DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO
La soluzione tecnica individuata in via preliminare consiste nel realizzare la derivazione in riva sinistra idraulica,
cioè in prossimità della S.S. 67 via Ravegnana.
Il canale derivatore troverà sede entro la prima campata del ponte alla sinistra del barraggio esistente, mentre la
centrale e la restituzione potranno essere eseguite immediatamente a valle del ponte stesso.
Le operazioni di scavo saranno precedute dall’esecuzione di micropali o analoghe opere di sostegno dei fronti di
scavo, al fine di evitare interferenze con le fondazioni del ponte e del barraggio esistenti.
Dato il layout dell’impianto, che sfrutta un salto attualmente disponibile restituendo le acque immediatamente a
valle della chiusa, le nuove opere avranno una estensione limitata e, conseguentemente, un basso impatto
visivo e ambientale.
Per maggiori dettagli si rimanda alle allegate tavole grafiche (fig. 19).
Si vuole innanzitutto far presente che non si tratta di una derivazione tradizionale, cioè non si ha alcuna
sottrazione di portata dal fiume, in quanto l’impianto utilizza per la produzione di energia le portate
disponibili a cavallo di un salto di fondo esistente.
Per massimizzare la produzione a parità di risorsa idraulica utilizzata, detto salto è fissato all’attuale
quota massima di ritenuta della chiusa esistente.
Sezione di impianto
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
45
3.6.2. PUNTO CONNESSIONE RETE ELETTRICA DI
DISTRIBUZIONE
Il punto di connessione con la linea MT a 15 kV dista meno di 50 metri dalla centrale di progetto, sulla riva
destra del Ronco.
La modalità di connessione verrà definita in dettaglio in accordo con l’ente gestore del servizio.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
46
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
47
3.6.3. GESTIONE E MANUTENZIONE DELLA CENTRALE
I gruppi e l’impianto saranno eserciti in regolazione di livello, cioè il grado di apertura delle macchine verrà
definito automaticamente in funzione della portata in arrivo e mantenendo inalterato il livello di monte al valore
impostato.
In questo modo non si avranno, da un lato, variazioni nel livello idraulico di monte e, dall’altro, l’apertura delle
macchine sarà sempre tale da impedire che la portata derivata istantaneamente sia diversa da quella
disponibile alla chiusa, escludendo quindi che l’impianto possa determinare turbative del regime idrologico del
Ronco.
IN CONDIZIONI ECCEZIONALI, QUALI FUORI SERVIZIO NON PROGRAMMATI DELL’IMPIANTO O IN PRESENZA
DI PORTATE IN ARRIVO ECCEDENTI LA MASSIMA PORTATA DERIVABILE DALL’IMPIANTO, SUBENTRERÀ
AUTOMATICAMENTE L’ATTUALE SISTEMA DI REGOLAZIONE DELLA CHIUSA.
Perché ciò sia garantito, i set-point e i criteri di regolazione di dettaglio dell’impianto saranno definiti in accordo
con l’Ente gestore della chiusa e, se necessario, interfacciandosi con il sistema di regolazione della chiusa
stessa.
Sarà inoltre possibile, se richiesto, rendere disponibili all’Ente gestore le letture dei set-point e delle misure
fondamentali (livelli e aperture) registrate dall’automazione d’impianto, in modo che l’Ente possa controllare in
ogni momento che la gestione dell’impianto rispetti gli accordi intercorsi tra le parti.
3.6.4. IMPATTO DEL MANTENIMENTO DEL LIVELLO ALLA
MASSIMA QUOTA DI RITENUTA ANCHE NEL PERIODO NON
IRRIGUO
In base alle informazioni disponibili e a quanto riscontrato in sede di sopralluogo, non si evidenziano motivi
ostativi al mantenimento del livello alla massima quota di ritenuta dell’attuale chiusa anche nel periodo non
irriguo.
COME GIÀ EVIDENZIATO, IN PRESENZA DI PORTATE ECCEDENTI LA MASSIMA PORTATA D’IMPIANTO (15
M3/S), LA REGOLAZIONE DELLA CHIUSA AVVERRÀ SECONDO GLI ATTUALI CRITERI DI GESTIONE DELLA
STESSA, MANTENENDO QUINDI INALTERATI GLI STANDARD DI SICUREZZA DEL BARRAGGIO.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
48
STIMA DEI LAVORI E QUADRO ECONOMICO
Si riporta di seguito il preventivo sommario di spesa.
- OPERE CIVILI complessivamente 500.000 €
- GRUPPI IDROELETTRICI E ACCESSORI fornitura e installazione di due nuove turbine idrauliche
direttamente accoppiate ad alternatore ed i relativi accessori, comprensive delle opere di connessione alla rete
di distribuzione. In opera 1.000.000 €
- ORGANI IDRAULICI fornitura e installazione del sistema di sgrigliatura automatica e della paratoia di
macchia. In opera 70.000 €
- IMPREVISTI 100.000 €
- INGEGNERIA compresi rilievi topografici e indagini geologico-geognostiche 130.000 €
- SOMMANO 1.800.000 €
3.6.5. MEZZI COI QUALI PROVVEDERE ALLA COPERTURA
DELL’INVESTIMENTO
Il proponente provvederà alla copertura dell’investimento sia tramite capitale proprio sia attingendo al credito
attraverso le linee di cui dispone la Società.
3.6.6. SPESE DI MANUTENZIONE E DI ESERCIZIO
L’impianto idroelettrico sulla chiusa di San Bartolo è concepito per una gestione del tipo “non
presidiato”: questo non significa che l’impianto è “abbandonato”, ma semplicemente che, in condizioni
normali non è necessaria la presenza costante di personale in centrale, ma sono sufficienti visite e
sopralluoghi periodici.
Ciò è consentito dal fatto che l’impianto sarà equipaggiato con un sistema d’acquisizione di segnali e allarmi che
può essere teletrasmesso facilmente con diverse modalità e con diversi supporti. Nondimeno è importante
notare che, in caso d’anomalie gravi, gli automatismi di controllo dell’impianto agiscono autonomamente in
modo da “mettere in sicurezza” lo stesso e che l’intervento del personale di norma è necessario solo per
rimettere in funzione la produzione d’energia. In ogni caso nemmeno i migliori automatismi raggiungono il
discernimento d’un uomo e quindi è sempre necessaria, 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno, una persona
d’adeguata competenza, reperibile dal sistema di supervisione, normalmente adibita anche ad altre
incombenze.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
49
In via preliminare si sono individuate le seguenti voci di costo relative alla gestione dell’impianto:
- Canoni e sovraccanoni (13,125 €/kW x 159 kW) 2.100 €
- Manutenzioni ordinarie 5.900 €
- Assicurazioni, amministrazione e gestione 10.000 €
- Totale spese d’esercizio 18.000 €
3.6.7. RICAVI LORDI
L’energia prodotta da impianti da fonte rinnovabile, nuovi o ammodernati, dispone di due forme distinte di
valorizzazione: una derivante dalla vendita dell’energia, l’altra dalla cessione dei “certificati verdi”, riconosciuta
per i primi 15 anni di esercizio su una quota dell’energia prodotta che dipende dal tipo di intervento. Nel caso
specifico questa quota è pari al 100% dell’energia prodotta.
Per l’impianto in argomento, trattandosi di un impianto di potenza nominale di concessione inferiore a 1 MW, ai
sensi della Legge Finanziaria 2008 n. 244/2007, si può convenientemente optare, in alternativa ai certificati
verdi, per la cessione dell’intera energia al GSE, vedendosi riconosciuta sulla quota incentivata la tariffa fissa
onnicomprensiva, pari a 220 €/MWh.
A partire dal sedicesimo anno si può continuare a cedere l’energia al GSE: il prezzo ad oggi riconosciuto è
valutato ai sensi dell’articolo 7 della delibera AEEG 280/07, pari a un prezzo medio per 1.000 MWh di circa
93,80 €/MWh.
Il ricavo annuo generato dall’impianto risulta:
- primi quindici anni (1.000 MWh/anno x 220 €/MWh) 220.000 €/anno
- anni successivi al quindicesimo (1.000 MWh/anno x 93,8 /MWh) 93.800 €/anno
3.6.8. MARGINE OPERATIVO ANNUO
Il margine operativo annuo generato dall’impianto, senza tenere conto degli ammortamenti, degli oneri
finanziari e della fiscalità, risulta:
- primi quindici anni (220.000 € – 18.000 €) 202.000 €/anno
- anni successivi al quindicesimo (93.800 € – 18.000 €) 75.800 €/anno
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
50
4. QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE
4.1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE
4.1.1. ACCESSIBILITÀ
Il sito di San Bartolo è accessibile direttamente dalla SS 67 Ravegnana su cui si affaccia la chiusa esistente che
l’impianto propone di riqualificare e rifunzionalizzare. Sulla sponda destra del fiume Ronco la nuova centrale è
ugualmente raggiungibile dalla via Argine destro alla quale si ricollega lo stesso abitato di San Bartolo.
L’ambito d’intervento si colloca pertanto in una zona ad elevata pressione antropica, interclusa tra la due
infrastrutture viabilistiche storiche citate e si inserisce nella prima fascia di territorio agricolo immediatamente
esterna al capoluogo di Ravenna.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
51
4.2. SUOLO E SOTTOSUOLO
La produzione di energia idroelettrica sfrutta l’esistenza di un salto idrico morfologico naturale o artificiale.
I salti morfologici rilevabili all’interno dell’asta fluviale del Ronco sono prevalentemente di origine antropica e
sono riconducibili a briglie realizzate per diversi scopi tra i quali i principali sono:
- la regimazione idraulica (stabilizzazione del profilo di fondo);
- la necessità di attraversare il corso d’acqua per questioni di viabilità;
- la necessità di derivare acqua (mulini, irrigazione, etc.).
L’impianto in oggetto si colloca nell’ambito di un salto morfologico artificiale esistente senza alterarne
significativamente le caratteristiche dimensionali.
Pur trattandosi di un intervento di progetto che non interferisce significativamente con lo stato geologico dei
luoghi un inquadramento generale risulta opportuno per verificare la fattibilità generale dell’intervento e cioè
verificare se non sussistono impedimenti di natura geologica alla realizzazione dello stesso.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
52
INQUADRAMENTO GEOLOGICO GENERALE
4.2.1. INQUADRAMENTO GEOLOGICO AREA DI INTERVENTO
La zona in oggetto si trova collocata in un contesto geologico tipico della pianura alluvionale padana prossimale
alla linea di riva, per cui la successione verticale dei diversi litotitpi riflette inevitabilmente il susseguirsi
dell’evoluzione paleo ambientale che ha caratterizzato e generato questi territori.
Le indagini sono partite dalla sommità arginale per cui si rileva per un primo spessore di circa 5/6 metri, la
presenza di limi sabbioso/argillosi che testimoniano le caratteristiche litologiche dei terreni che vennero allora
utilizzati per inalveare il Ronco-Bidente, e che per motivi di ottimizzazione dei movimenti terra, allora non certo
supportati da mezzi e tecnologie paragonabili alle attuali, vennero reperiti in loco.
Infatti subito al di sotto della base del rilevato arginale troviamo uno strato dello spessore di circa 1,50/2,00 ml
(ma che lateralmente risale praticamente fino al piano di campagna ) di argille continentali a consistenza che
varia da molle a media, denunciando uno stato di consolidamento che possiamo definire variabile da “normale”
a sottoconsolidato.
A partire dalla base di queste argille compare poi un livello, dello spessore complessivo di circa 4,00 metri,
caratterizzato dalla dominanza del litotipo sabbioso seppure con variabili contenuti limosi e/o argillosi.
Questo strato “ complessivamente sabbioso “ è poi caratterizzato dalla presenza di un livello di argille molli dello
spessore di circa 0,50 metri, che rappresenta sicuramente un episodio de posizionale caratteristico delle fasi di
progressione delle linee di riva e facente riferimento ad ambienti interdunali e/o vallivi prossimali delle zone
costiere.
Questo livello sabbioso si ricongiunge, dal punto di vista della ricostruzione geomorfologica, con i livelli di
progressione di spiaggia che caratterizzano tutto il territorio Ravennate partendo dall’attuale linea di riva per
andare fino all’entroterra per oltre 10 km, così come testimoniato anche dal Piano delle Attività Estrattive del
Comune di Ravenna che ha collocato un polo estrattivo nella zona tra l’abitato di Ravenna e la località di
Mezzano dove si rinvengono anche sedimenti a granulometria molto grossolana.
Dalla profondità di – 10,50/11,00 metri dal p.d.c. si rinvengono poi, in totale continuità, delle argille che
inizialmente contengono livelletti limoso-sabbiosi per poi passare gradualmente ad argille pure fino alla
massima profondità indagata di - 19,00 metri dall’attuale p.d.c.
Dal punto di vista della idrogeologia del substrato, dall’esame della sezione riportata appare evidente come il
corso d’acqua, evidentemente in situazione di pensilità rispetto al piano di campagna, abbia una funzione
alimentante nei confronti del primo acquifero che è ovviamente di tipo freatico, anche se situazioni particolari e
di natura stagionale possono creare un tale effetto di carico da realizzare poi una certa pressurizzazione di
questo acquifero che peraltro, anche se abbastanza superficiale, risulta poi in condizioni di confinamento per
effetto dello strato di argille anzi descritto e che può dare effetto all’insorgere di una certa piezometria facendo
divenire questo acquifero , generalmente freatico, un acquifero pressurizzato .
Appare pertanto evidente che i lavori previsti dovranno tenere in debito conto questa situazione soprattutto se
gli stessi dovessero prevedere scavi che vadano ad incidere profondamente il tetto impermeabile ( posto circa
alla – 7,00 dalla sommità dell’argine ) , situazione questa che potrebbe, in concomitanza di quelle situazioni di
cui sopra, generare dei problemi legati alle sottopressioni .
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
53
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
54
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
55
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
56
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
57
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
58
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
59
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
60
4.2.2. COMPATIBILITÀ DELL’OPERA
L’utilizzo di opere di sbarramento esistenti rappresenta l’unico modo per realizzare degli impianti per la
produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile (trattandosi di derivazioni di acqua di tipo totalmente
conservativo) all’interno dell’alveo fluviale .
Questo perché tutte le opere realizzate in ambiti sensibili dal punto di vista ambientale, (e i corsi d’acqua lo sono
per definizione), debbono sottostare a verifiche di compatibilità ambientale e anche a verifiche della
compatibilità idraulica, cosa quest’ultima che non potrebbe essere realizzata se venisse proposto, a l di fuori
della programmazione idraulica che è posta in capo ai competenti uffici tecnici regionali, la costruzione di opere
che vadano a modificare l’assetto idraulico che si compone di quote assolute e quote di fondo, entrambe
alterate da strutture nuove ed in aggiunta a quelle che attualmente governano il profilo di fondo che risulta
governato e compensato dalle stesse .
L’utilizzo quindi della chiusa San Bartolo, (così chiamata dalla vicina località del forese Ravennate), corrisponde
ai criteri di compatibilità sopra definiti e permette di andare a realizzare, con un pressoché nullo impatto
complessivo, un impianto di “mini-idro“ che realizza un soddisfacente equilibrio nel rapporto costi/benefici pur
necessitando di investimenti significativi che comprendono anche opere accessorie che vanno a costituire, sia
per l’Ente proprietario che per quello gestore, dei valori aggiunti rappresentati da opere accessorie relative alla
chiusa, poste a carico del realizzatore l’intervento .
Come appare evidente dalla relazione di progetto, la derivazione si compatibilizza con gli usi evidenziati dal
Consorzio di Bonifica Romagna e rispetta anche le necessità ambientali del corso d’acqua estrinsecate
attraverso la definizione del Minimo Deflusso Vitale, che è stato uno dei parametri di progetto fondamentali
attorno a cui è stata costruita l’ipotesi formulata e sottoposta all’esame degli uffici competenti .
L’idea di realizzare l’opera di derivazione in corrispondenza della campata attualmente non utilizzata, riduce
anche l’impatto con le opere meccaniche esistenti e con le stesse opere murarie della chiusa, rendendo
l’intervento in buona parte disconnesso dal resto dell’opera principale .
Con tale soluzione l’intervento si riduce, in termini d’impatto geotecnico ed idraulico, nella realizzazione di un
nuovo “ invito idraulico “ in sinistra orografica che comporta un intervento di scavo di modesta entità in golena le
cui pareti andranno difese in parte con opere rigide ( muro di sostegno ) ed in parte con la realizzazione di una
difesa flessibile con pietrame di opportune dimensioni e basato su una berma di fondazione attestata almeno
1,50 metri al di sotto dell’attuale fondo dell’alveo .
La restituzione dell’acqua turbinata avverrà immediatamente a valle delle paratoie per cui in termini di deflusso
idrico non vi saranno modificazioni di sorta realizzando nella sostanza un impatto nullo sul sistema idrico.
Per quanto concerne la messa in sicurezza dello scarico a valle, come detto in precedenza, si dovrà porre in
opera una sorta di difesa del fondo realizzata anch’essa con pietrame e sulle dimensioni geometriche dovrà
essere il competente servizio Tecnico di Bacino e fornire le necessarie indicazioni prescrittive e cui ci si dovrà
puntualmente attenere .
Le opere meccaniche che saranno poste all’interno della nuova campata, come anzi riportato dovranno essere
rese solidali con la struttura esistente ma si dovrà verificare, all’atto della precisazione esecutiva, la necessità di
disconnettere geotecnicamente le due opere in modo che l’incremento di carico che si andrà inevitabilmente a
realizzare non debba innescare un nuovo sistema di assestamenti che non sarebbero accettabili.
Nel paragrafo precedente si è posta all’attenzione la possibilità di utilizzare la tecnologia dei micropali per
trasmettere in profondità i carichi senza realizzare nessun aumento di carico sulla chiusa.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
61
Qualora invece dai calcoli si verificasse che tali incrementi di carico risultano talmente ridotti da rendere
compatibile l’attuale assetto geotecnico con la nuova situazione, sarebbe sufficiente migliorare le caratteristiche
strutturali della zona di aggancio tra l’attuale struttura e il nuovo impianto per rendere assolutamente tranquilla
la realizzazione anche in termini prospettici .
SI SOTTOLINEA CHE DAL PUNTO DI VISTA STRUTTURALE ESISTONO DUE DIFFERENTI TIPI DI
APPROCCIO CHE COMPORTANO DIFFERENTI MODALITA’ OPERATIVE:
- IL PRIMO APPROCCIO CHE VEDE LA CREAZIONE DI UNA STRUTTURA PORTANTE DIFFERENTE
DALLA PRECEDENTE, PRIVA DI GIUNTI SISMICI E RESISTENTE AI CARICHI STATICI E DINAMICI IN
MANIERA SOLIDALE FRA “VECCHIA” E “NUOVA” MAGLIA STRUTTURALE, COMPORTA
NECESSARIAMENTE L’ADEGUAMENTO SISMICO DELL’INTERA STRUTTURA ALLA NUOVA
NORMATIVA SISMICA.
- UN SECONDO APPROCCIO, SICURAMENTE IDEALE IN QUESTO TIPO DI INTERVENTI, (SIA PER
MOTIVI PRATICI CHE ECONOMICI), PREVEDE LA COSTRUZIONE DI UN ORGANISMO STRUTTURALE
GIUNTATO, INDIPENDENTE PER QUANTO INTERCONNESSO ALLA STRUTTURA PRECEDENTEMENTE
ESISTENTE. IN QUESTO CASO SARA’ NECESSARIO CHE LA SOLA PARTE DI NUOVA
COSTRUZIONE RISPETTI I DETTAMI DELLA NUOVA NORMATIVA IN MATERIA SISMICA, NON
INCIDENDO SUL COMPORTAMENTO STRUTTURALE DELLA PARTE GIA’ ESISTENTE.
SI SOTTOLINEA CHE UN INTERVENTO VOLTO ALL’ADEGUAMENTO SISMICO DEL COMPLESSO
STRUTTURALE DELLA CHIUSA IN ESSERE, COMPORTEREBBE MODIFICHE, RINFORZI ED OPERE CHE
INCIDEREBBERO IN MANIERA SOSTANZIALE E DETERMINANTE SUL COSTO COMPLESSIVO DI INTERVENTO
DELL’INTERO IMPIANTO.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
62
ATMOSFERA
La zona sub-appenninica del fiume Ronco è caratterizzata da una distribuzione delle precipitazioni nell’arco
dell’anno che permette di classificare il regime pluviometrico del bacino come sublitoraneo appenninico, con
due picchi in primavera e in autunno, intercalati da due minimi (estivo ed invernale), dove il massimo autunnale
e il minimo estivo sono più accentuati.
Nella tabella seguente sono riportate le precipitazioni medie mensili ricavate dalle serie storiche rilevate dal
servizio idrometereologico dell’ARPA alla stazione di Classe nel comune di Ravenna nel periodo 1991-2005. Le
medie mensili variano da un minimo di 35 mm a febbraio e un massimo di 81 mm in novembre. L’andamento
delle temperature evidenzia un massimo nel mese di agosto ed un minimo nel mese di gennaio.
PRECIPITAZIONE MEDIA TEMPERATURA MEDIA
mm °C
GENNAIO 40,04 0,00
FEBBRAIO 35,03 0,01
MARZO 38,02 4,02
APRILE 66,04 7,06
MAGGIO 52,04 12,04
GIUGNO 49,03 16,01
LUGLIO 39,01 18,01
AGOSTO 60,02 18,07
SETTEMBRE 72,04 14,02
OTTOBRE 77,05 10,09
NOVEMBRE 81,02 5,09
DICEMBRE 77,01 1,02
Sulla base dei dati climatici raccolti da ARPA nell’Annuario regionale dei dati ambientali il 2008 è stato
caratterizzato da anomalie positive di temperatura su tutta la regione, più intense nei valori massimi che in quelli
minimi. Per quanto riguarda i valori minimi a livello stagionale, un segnale di anomalia positiva è stato
riscontrato su quasi tutta la regione, più intenso durante l’inverno e l’estate e meno intenso durante la primavera
e l’autunno, per la presenza di alcune zone circoscritte con deboli anomalie negative. I valori medi stagionali
delle temperature massime hanno evidenziato delle anomalie positive in tutte le stagioni. L’inverno e l’estate
sono state le stagioni con anomalie più intense, raggiungendo punte di 3,5°C e di 5°C, rispettivamente. È da
sottolineare che il contributo più importante per l’inverno è dovuto al mese di gennaio, quando si è verificato un
lungo periodo di stabilità atmosferica.
Il periodo 1961-2008 mantiene ancora una tendenza positiva per i valori medi annuali e stagionali delle
temperature; il trend è più intenso per i valori massimi che per quelli minimi. La media spaziale annuale delle
anomalie calcolata per il 2008 è stata attorno 1°C per le temperature minime e 1,5 °C per le temperature
massime.
Relativamente ad alcuni indicatori estremi di precipitazione, si nota come il numero annuale di giorni con pioggia
intensa è stato inferiore alla media climatologica su tutta la regione durante l’inverno, mentre per le altre stagioni
si sono riscontrate alternanze di anomalie positive e negative.
L’analisi delle precipitazioni ha messo in evidenza un biennio 2007-2008 caratterizzato da un deficit di
precipitazione particolarmente pronunciato sull’Appennino Bolognese e sui rilievi della province di Ravenna e
Forlì-Cesena, dove sono stati registrati anche 600-700 mm in meno rispetto al clima di riferimento 1961-1990.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
63
4.3. RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI
Per quanto riguarda la radioattività artificiale, la situazione ambientale delle radiazioni ionizzanti è
sostanzialmente stazionaria sull’intero ambito provinciale con una lenta tendenza al miglioramento.
I problemi relativi alle emissioni di radioattività naturale (radon e NORM) necessitano di approfondimenti
puntuali sia per la conoscenza delle fonti presenti sul territorio, sia per la valutazione del loro effettivo impatto
ambientale.
La situazione ambientale a scala regionale delle radiazioni non ionizzanti è stata negli ultimi anni stazionaria,
essendo da un lato in costante miglioramento il quadro conoscitivo disponibile relativo ai fattori di pressione ed
ai livelli di campo elettromagnetico, ma permanendo d’altro canto situazioni critiche con particolare riferimento
agli impianti radiotelevisivi. Tale quadro complessivo a scala provinciale risulta beneficiare di una minore
diffusione delle principali sorgenti di campi elettromagnetici, quali gli impianti e le reti elettriche AAT, AT, MT e
BT.
Alla scala del sito di San Bartolo l’unico fattore di pressione rilevabile è rappresentato dalla centrale Enel
esistente, cui è attualmente collegata la chiusa esistente e che il progetto individua quale punto di recapito per
l’energia prodotta dall’impianto idroelettrico.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
64
4.4. ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE
A scala regionale le risorse idriche sotterranee presentano un maggiore scadimento, dovuto all’impatto
antropico, nelle zone di conoide alluvionale pedemontane, nonostante rappresentino, da un punto di vista
naturale, le zone di elevato pregio e per questo da tutelare. Nel complesso la bassa e media pianura sono in
uno stato ambientale scadente per cause naturali, mentre l’alta pianura è in uno stato che oscilla da buono a
scadente a seconda delle conoidi indagate.
Dal punto di vista qualitativo, le criticità maggiori sono rappresentate dalla presenza di nitrati in falda, fenomeno
legato all’uso di fertilizzanti azotati in agricoltura, allo smaltimento di reflui zootecnici, alle perdite di reti fognarie,
ma anche agli scarichi puntuali di reflui urbani ed industriali.
Il quadro della qualità delle acque superficiali interne mostra che lo stato ecologico ed ambientale nell’area
appenninica risulta essere buono per la maggior parte dei corsi d’acqua, mentre nelle zone di alta pianura si
evidenziano i primi segni della pressione antropica.
Le cause della scarsità d’acqua sono da ricercare in variazioni climatiche, particolarmente accentuate nell’ultimo
biennio, con magre invernali e primaverili prolungate, ma soprattutto nelle derivazioni per usi civili, irrigui ed
industriali, che ancora non tengono conto del deflusso minimo vitale (DMV), indispensabile per l’autoregolazione
dell’ecosistema fluviale. Si impone dunque una più oculata gestione della risorsa orientata al risparmio idrico,
tenendo conto che la quota da rilasciare in alveo per conseguire il DMV dovrà essere compensata dalla
realizzazione di un migliore sistema di distribuzione delle acque, che consenta di minimizzare le perdite, e dalla
messa in atto di rinnovati e più efficienti sistemi di utilizzo della risorsa.
Nel dettaglio vengono di seguito riportati i dati raccolti relativi al fiume Ronco e le relative modalità di analisi.
Il D.lgs. 152/1999, come modificato ed integrato dal D.lgs. 258/2000, definisce, in allegato 1, i criteri per la
scelta dei punti di campionamento, i parametri da ricercare e la frequenza di prelievo. Nel 2002 è stata attuata a
livello regionale l’individuazione dei corpi idrici significativi e la revisione della rete di monitoraggio delle acque
superficiali, mediante la DGR 1420/2002, emanata ai sensi del D.lgs. 152/1999, allegato 1, articolo 1 comma 1.
Le stazioni di prelievo sono distinte nelle seguenti due macrocategorie:
- stazioni di tipo A, di rilievo nazionale, da monitorare e classificare ai fini del raggiungimento degli
obiettivi di qualità;
- stazioni di tipo B, di rilievo regionale, importanti per integrare il quadro conoscitivo dello stato di qualità
dei corpi idrici superficiali.
Le stazioni di tipo A sono ulteriormente distinte in AS, localizzate su corpi idrici superficiali significativi, ed AI,
ritenute di interesse ed ubicate su corsi d’acqua che, per il carico inquinante da essi convogliato, possono avere
un’influenza negativa rilevante sui corpi idrici significativi.
Per ciascun parametro (si aggiungono ai parametri di base stabiliti dal D.lgs. 152/1999, quelli previsti dalla DGR
1420/2002) corrisponde un punteggio; la somma dei punteggi ottenuti per ciascun parametro macrodescrittore
viene a sua volta convertita in un livello di inquinamento espresso dai macrodescrittori (LIM).
Parallelamente la determinazione sul biota è costituita dall’indice biotico esteso (IBE), che permette di valutare
l’impatto antropico complessivo sulle comunità animali di macroinvertebrati bentonici dei corsi d’acqua. L’indice
assume un valore tanto più elevato quanto più diversificata è la comunità studiata ed in base alla sensibilità
all’inquinamento delle unità tassonomiche rilevate;
La classificazione dello stato ecologico del corso d’acqua (SECA) viene effettuata incrociando il dato risultante
dai macrodescrittori (LIM) con il risultato dell’IBE, attribuendo alla sezione in esame o al tratto da essa
rappresentato il risultato peggiore.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
65
L’asta del fiume Ronco su cui insiste il manufatto oggetto di intervento è compresa tra le stazioni di
monitoraggio 11001700 a monte (ponte Coccolia) e 11001800 a valle (ponte Nuovo).
Sulla stazione di ponte Coccolia influiscono le fognature miste non depurate, l'apporto del settore agricolo
zootecnico, lo scolmatore di piena all’intercettazione dello scolo Cerchia che raccoglie gli scarichi della zona
industriale di Forlì, e numerosi attingimenti che riducono significativamente la portata. Sono presenti industrie
agroalimentari (zuccherifici, aziende vinicole). Un rilevante elemento di pressione è rappresentato dallo scarico
del depuratore di Forlì. Infine, a valle di Ponte Coccolia risultano 4 immissioni fognarie e l’immissione dal bacino
Lama Superiore quando in piena.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
66
La stazione di ponte Nuovo è collocata a valle della confluenza dei fiumi Montone e Ronco. All’ultima chiusa i
Fiumi Uniti sono derivati in destra e sinistra orografica a fini irrigui. L’alveo risulta altamente innaturale e
presenta una significativa stasi estiva.
I dati rilevati da Arpa al 2004 sulla base dei punti di monitoraggio del bacino del Ronco descrivevano un quadro
complessivo variabile tra scadente e sufficiente. I più recenti monitoraggi effettuati nel 2008 a Ponte Nuovo
hanno sostanzialmente confermato la stabilità dei dati storici con un LIM di 195 e un IBE di 5 (fig. 25).
In ultima analisi la qualità delle acque riscontrata con la campagna di campionamenti di Arpa del 2008
corrisponde ad un indice SECA (stato ecologico del corso d’acqua) di 4 e ad un indice SACA (stato ambientale
dei corsi d’acqua) scadente.
Si rilevano pertanto alterazioni considerevoli dei valori degli elementi di qualità biologica del tipo di corpo idrico
superficiale, e le comunità biologiche interessate si discostano sostanzialmente da quelle di norma associate al
tipo di corpo idrico superficiale inalterato.
La presenza di microinquinanti, di sintesi e non di sintesi, è in concentrazioni da non comportare effetti a breve
e lungo termine sulle comunità biologiche associate al corpo idrico di riferimento.
La classificazione dello stato ambientale delle acque sotterranee della Regione Emilia-Romagna è stata
realizzata a partire dai dati quali-quantitativi appartenenti alla rete regionale di monitoraggio. In particolare si e
fatto riferimento alla rete di controllo risultante dal recente processo di revisione/ottimizzazione condotto
nell’ambito del progetto SINA “Analisi e progettazione delle reti di monitoraggio ambientale su base regionale e
sub-regionale. Proposta di revisione della rete di monitoraggio delle acque sotterranee” (ARPA Emilia-
Romagna, Regione Emilia-Romagna 2002).
La progettazione della Rete Regionale di Monitoraggio delle Acque Sotterranee è avvenuta nel 1976 nell'ambito
della predisposizione del Progetto di Piano per la salvaguardia e l'utilizzo ottimale delle risorse idriche (Regione
Emilia-Romagna & Idroser, 1978), limitatamente al controllo della piezometria e della conducibilità elettrica
specifica con una frequenza stagionale. Negli anni 1987-88 sono state estese le indagini alla componente
qualitativa, venendo così a realizzarsi una prima rete di controllo "quali-quantitativo", dove i rilievi piezometrici
ed i campionamenti dei parametri fisico-chimici e microbiologici vengono condotti dall’Arpa con la frequenza di
due campagne annuali.
Nel contesto ambientale dell’Emilia-Romagna, tutta la pianura contiene corpi idrici sotterranei significativi, e
come tale è da monitorare, ma ai corpi stessi si riconosce diversa importanza gerarchica. Gli approfondimenti
relativi al modello concettuale dell’acquifero regionale hanno portato alla definizione dei corpi idrici significativi
(complessi idrogeologici).
L’ambito d’intervento è esterno ai settori A, B, C e D individuati quali riserve idriche sotterranee regionali oggetto
di protezione nel territorio di pedecollina-pianura dal PTA.
L’indice SQuAS valuta lo stato quantitativo della risorsa idrica sotterranea, interpretandolo in termini di equilibrio
di bilancio idrogeologico dell’acquifero ovvero di capacità di sostenere sul lungo periodo i prelievi che su di esso
gravano in rapporto ai fattori di ricarica. Entrano in gioco in questo caso le caratteristiche intrinseche di
potenzialità dell’acquifero nonché quelle idrodinamiche e quelle legate alle capacita di ricarica. Esso descrive lo
stato di sfruttamento e la disponibilità delle risorse idriche sotterranee in un’ottica di sviluppo sostenibile e
compatibile con le attività antropiche.
L’impianto di progetto rientra nella zona a classe A, ovvero caratterizzata da un assenza di deficit idrico.
L’impatto antropico è nullo o trascurabile con condizioni di equilibrio idrogeologico. Le estrazioni di acqua o
alterazioni della velocità naturale di ravvenamento sono pertanto da ritenersi sostenibili sul lungo periodo.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
67
4.5. VEGETAZIONE E FAUNA
Nel territorio della zona di San Bartolo e soprattutto più a sud in direzione di Ravenna, il fiume Ronco presenta
sulle sue rive e lungo parte del bordo delle strade che portano alla briglia selettiva, fasce di vegetazione che si
sviluppano per una larghezza che varia tra i 10 ed i 50 metri.
A destra e sinistra di queste fasce di vegetazione si possono notare terreni utilizzati prevalentemente per scopi
agricoli all’altezza dell’impianto di progetto, mentre avvicinandosi al capoluogo diventano più frequenti gli
interventi edilizi realizzati in prossimità del corso d’acqua. Lungo questo tratto del Ronco fino a giungere a
Ravenna queste fasce di vegetazione sono costituite da vegetazione spontanea nelle quali diverse specie
introdotte dall’uomo ridefiniscono le zone di territorio occupate da specie autoctone.
Il fenomeno più evidente è dato dall’arretramento e sostituzione di formazioni a bosco ecologicamente mature,
quali alneti misti a latifoglie mesofile, con estesi tratti caratterizzati da popolazioni pure quali xanthoum italicum
e polygonum.
Localmente si può osservare la presenza di altre specie igrofile quali thypha angustifolia, thypha latifolia e
alisma plantago-acquatica. Sulla riva destra e sinistra in prossimità della chiusa di San Bartolo, sui terreni
ripariali più asciutti si trovano (fig. 26):
- salice bianco (salix alba);
- ailanto (ailanthus altissima) e piccoli gruppi di pioppo bianco e nero (populus alba), (populus nigra).
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
68
Più vicino all’alveo del fiume, dove il terreno si presenta più umido, si osserva la presenza di radi siepi di salici
arbustivi costituiti principalmente da
- salice cenerino (salix cinerea)
- salice rosso (salix purpurea)
- salice lanoso (salix eleagnos)
- robinia (robinia pseudoacacia)
In prossimità o a contatto con l’acqua e nella zone circostanti a quella in cui si prevede di realizzare il nuovo
impianto si rileva la presenza dei seguenti arbusti:
- canna comune (arundo donax)
- cannuccia di palude (phragmites communis)
- rovo (rubus caesius)
- ortica (urtica dioica )
- edera (hedere helix)
- sanguinello (cornus sanguinea)
- artemisia vulgaris
- sambuco (sambucus nigra)
La fascia medio-bassa del bacino idrografico del Ronco si colloca nella zona ittica omogenea B che comprende
la maggiore parte delle acque interne provinciali e ospita il maggior numero di specie ittiche. La zona omogenea
B corrisponde alla fascia medio-bassa dei bacini idrografici del Savio, Fiumi Uniti e Lamone oltre alle acque del
Canale emiliano romagnolo.
I corsi d’acqua risultano caratterizzati da modesta corrente, massima portata ma soggetta ad ampie oscillazioni
stagionali, notevole carico di inquinanti e spesso elevata torbidità legata al trasporto solido.
Durante i periodi di magra alcuni tratti di corso d’acqua tendono a impaludarsi, con abbondante sviluppo di
vegetazione igrofila (idrofite e elofite), anche a causa dell’aumentata concentrazione di nutrienti disciolti, spesso
in associazione con fenomeni di ipossia.
La fauna ittica risulta conseguentemente caratterizzata da specie decisamente tolleranti in termini generali e in
particolare per quanto riguarda la quantità di ossigeno disciolto, quali la carpa, la tinca e l’anguilla.
Le problematiche gestionali di tale zona sono pertanto riconducibili soprattutto agli aspetti ambientali, in quanto
la pressione piscatoria non sembra essere un fattore prioritario nel determinare lo status e la dinamica del
popolamento ittico.
Tra le specie d’interesse biologico e alieutico che potrebbero rivestire maggiore rilevanza in termini di un
possibile programma di recupero va certamente annoverato il luccio, specie di elevato livello trofico divenuta
ormai molto rara in ambito provinciale, soprattutto a seguito del deterioramento delle condizioni ecologiche dei
corsi d’acqua.
Per determinare la popolazione ittica del fiume Ronco nella zona di San Bartolo si è inoltre fatto riferimento al
documento prodotto dalla Regione Emilia Romagna “Tutela degli ambienti acquatici e fauna ittica”.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
69
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
70
In questo documento sono descritti i fiumi della Romagna, tra cui il Ronco. Ai fini dell’analisi della popolazione
ittica s’identificano tre zone A, B e C che per temperatura, velocità e salinità dell’ acqua identificano quattro
habitat distinti con popolazioni ittiche.
Le diverse zone sono individuate tenendo conto delle caratteristiche e delle potenzialità ambientali facendo
riferimento alle seguenti specie ittiche:
a) zona A: specie ittiche delle acque delle acque interne, specie marine presenti nelle acque salmastre e nel
corso del Po;
b) zona B e C: ciprinidi ed in particolare cavedano (leuciscus cephalus cabeda), barbo (barbus barbus), luccio
(esox lucius), tinca (tinca tinca), carpa (cyprinus carpio), lasca (chondrostoma toxostoma), anguilla (anguilla
anguilla) ed altre;
c) zona D: salmonidi e timallidi ed in particolare trota (salmo trutta fario) e temolo (thymallus thymallus).
Il sito di San Bartolo si colloca all’interno della zona B.
Come riportato dal rapporto del Programma quinquennale degli interventi 2006-2010 del Servizio caccia e
pesca della Provincia di Ravenna, le acque in fascia B, mai abbondanti neppure nei periodi di morbida, sono
sufficientemente prive di inquinanti ed ossigenate.
Denunciano però forti fenomeni di eutrofizzazione nei periodi di magra, aggravati da massicci e forse eccessivi
attingimenti primaverili estivi.
Nella zona B, lo studio della Regione Emilia Romagna a cui si è fatto riferimento evidenzia la presenza delle
seguenti specie ittiche:
- Discrete le presenze di rovella (rutilus rubilio), qualche anguilla (anguilla anguilla), localmente anche
ghiozzo padano (padogobius martensi), vairone (leuciscus souffia), cobite (cobitis taenia), tinca (tinca tinca),
carpa (cyprinus carpio), soprattutto cavedano (leuciscus cephalus), in popolazioni originarie, nonchè barbo
comune (barbus barbus plebejus) in incremento, anche come risultato delle recenti immissioni.
- In aumento le popolazioni di alborella (alburnus alburnus alborella), in diminuzione la presenza della
lasca (chondrostoma genei). (fig. 2 7):
Gli obiettivi primari del programma ittico quinquennale 1996/2000 della Provincia di Ravenna sono stati:
- l’organizzazione delle acque interne ai fini della pesca;
- la regolamentazione e gestione della pesca (sia della pesca di mestiere, dilettantistica che della pesca
sportiva);
- la programmazione delle singole attività ed il coinvolgimento delle Associazioni piscatorie ed
ambientaliste;
- le prescrizioni per la tutela e la salvaguardia delle caratteristiche fisico-chimiche delle acque,
dell’ambiente naturale e degli ecosistemi fluviali;
- l’adozione di interventi mirati alla tutela e allo sviluppo della fauna ittica;
- la prevenzione e repressione di illeciti in materia ittica.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
71
Nell’attuazione del presente programma si sono individuati alcuni fattori limitanti che possono essere così
riassunti:
- l’inquinamento diffuso delle acque e il conseguente squilibrio degli ecosistemi fluviali, sia per cause
interne al bacino idrografico della provincia di Ravenna (scarichi industriali, civili ed agricoli) che per fattori
inquinanti provenienti da zone a monte del territorio provinciale;
- il consolidamento della presenza di specie alloctone di carassio (carassius carassius) e siluro (silurus
glanis), con conseguenti ripercussioni negative sugli equilibri biologici degli ecosistemi ittici.
Nel corso degli anni si è notata una rarefazione nelle presenze di alcune specie autoctone quali la tinca (tinca
tinca) e il luccio (esox lucius);
- l’impiego dei Canali di bonifica ad un uso quasi esclusivo per azioni di scolo e/o irrigazione relegando in
sub-ordine la gestione nel suo complesso dei corsi d’acqua con effetti negativi sull’equilibrio della fauna ittica
autoctona.
Il dossier WWF 2008 “Acque in Italia” riporta le razze dei pesci d’acqua dolce più a rischio nei fiumi italiani, da
questo dossier emerge che delle 50 specie di pesci che vivono nelle nostre acque dolci l’unica fuori pericolo è il
cavedano, un pesce molto resistente agli inquinanti e capace di sopravvivere persino in acque cosiddette
eutrofiche a causa di scarichi industriali. Le cause di questa situazione sono riconducibili in gran parte alla
gestione inefficiente della rete idrografica superficiale ed alle distruzioni degli habitat naturali tramite
canalizzazioni, dighe, traverse, escavazioni in alveo, inquinamento delle acque, introduzione di specie aliene.
La situazione di rischio ambientale sopra descritta, per molte razze di pesci è presente anche nel fiume Savio
ed è legata a molte delle iniziative a forte impatto ambientale già citate.
Il manufatto esistente in calcestruzzo è stato realizzato per controllare il flusso del fiume Ronco modifica in
modo significativo l’habitat naturale della ittiofauna.
Questa briglia costituisce un passaggio a senso unico per la ittiofauna che una volta scesa a valle della stessa,
non può più ritornare a monte trovandosi obbligata a continuare il proprio percorso in una sola direzione.
Lo sbarramento artificiale di San Bartolo è costituito da un manufatto che regola il flusso delle acque,
impedendo l'erosione dei letti fluviali e proteggendo gli insediamenti civili ed industriali da rischi legati al regime
di piena. Tuttavia quest’opera costruita per regolare il deflusso delle acque, ostacola la libera circolazione della
fauna ittica e interrompe i flussi energetici all’interno dell’ecosistema fluviale.
Esso costituisce pertanto un vero e proprio ostacolo artificiale che, interrompendo la continuità longitudinale,
fisica e biologica, dei corsi d’acqua, pone un limite invalicabile alle migrazioni trofiche e riproduttive di buona
parte delle specie ittiche.
Il progetto dell’impianto di San Bartolo deve quindi confrontarsi con una situazione compromessa da questo
punto di vista.
La Regione Emilia-Romagna ha già finanziato negli anni scorsi la realizzazione di alcune scale di risalita ed, in
alcuni casi, è già stata dimostrata la loro efficacia nel permettere il passaggio della fauna ittica. Informazioni
importanti relative alle diverse tipologie ed alla realizzazione di rampe per la risalita dei pesci, possono essere
rinvenute in "Progettazione di passaggi artificiali per la risalita dei pesci nei fiumi", pubblicato dalla Regione
Emilia-Romagna e dalla Provincia di Modena nel 1984, e nel "Manuale tecnico d'ingegneria naturalistica",
pubblicato dalla Regione Emilia-Romagna e Regione Veneto nel 1993.
Il costo d’opere idrauliche che rendono possibile il passaggio dei pesci, da porsi in atto su strutture in cemento
già edificate, é tale da rendere spesso difficile le possibilità d'intervento nel breve periodo.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
72
La progettazione dei passaggi artificiali per l’ittiofauna è complessa e variabile in funzione della tipologia del
manufatto che interrompe il corso d’acqua, dei materiali utilizzati, del regime idrologico ed idraulico e di una
molteplicità di variabili biologiche che caratterizzano gli ambienti acquatici ad acque correnti.
A tutto ciò si deve aggiungere che, a fronte di un’ampia esperienza maturata nel settore dell’idraulica, non sono
altrettanto diffuse ed applicate le conoscenze nel campo dell’ingegneria naturalistica. Non esistono facili
soluzioni tecniche già determinate e sperimentate, anche se cominciano ad essere disponibili un numero
crescente di studi e di realizzazioni su questo tema. Ogni situazione richiede soluzioni diverse, anche
completamente nuove rispetto a precedenti esperienze. Per questo motivo le scale di risalita per la fauna
acquatica, si sono dimostrate valide solamente se progettate da esperti del settore con criteri biologici validi, e
se s’inseriscono in modo appropriato nell'ambiente naturale.
In linea generale s'intende in ogni caso sottolineare che ogni manufatto, costruito nell’alveo di un corso d’acqua,
deve prevedere un passaggio artificiale, le cui caratteristiche devono essere coerenti con le esigenze della
fauna ittica presente, come stabilito anche dalla DGR 3939/1994.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
73
4.6. PAESAGGIO
Il territorio circostante la briglia selettiva di San Bartolo si trova in una zona di relativa rilevanza paesaggistica.
Il principale elemento di pregio è costituito dall’alveo del fiume Ronco, il cui corso lineare struttura il territorio
agricolo circostante sino all’ingresso nella città di Ravenna dove confluisce nei fiumi Uniti. Il sito in esame, pur
beneficiando di un così importante elemento caratterizzante, appare penalizzato dalla presenza su entrambe le
sponde di infrastrutture viabilistiche che costeggiano a breve distanza le sponde del Ronco. Inoltre, la
particolare accessibilità che consegue la presenza di tali direttrici di raccordo tra Ravenna e il suo territorio ha
fatto si che lungo la via Ravegnana e la via Argine Destro si sono sviluppati nel tempo insediamenti sparsi ed
eterogenei per destinazione e tipologie edilizie.
La difficoltà a instaurare significativi rapporti di fruizione è causata dalla cesura costituita dal tracciato della
SS67. Questa importante infrastruttura costituisce una vera e propria barriera artificiale continua che si frappone
fra gli insediamenti e la risorsa naturale del Ronco, compromettendo la possibilità di una piena fruizione
paesaggistica del corso d’acqua.
Prima di entrare in Ravenna su entrambe le sponde non sono presenti centri urbani di rilievo e la trama
territoriale è caratterizzata dalla compresenza di aree coltivate e case coloniche sparse. Allontanandosi dal sito
il contesto assume caratteristiche di naturalità particolarmente rilevanti e le variazioni altimetriche proprie
dell’ambito collinare sub-appenninico conferiscono al territorio le caratteristiche morfologiche e ambientali di
spiccato interesse.
Non sono rilevabili, in un intorno significativo dell’area di intervento, emergenze naturali o landmark di origine
antropica in grado di stabilire relazioni paesaggistiche significative con l’area di progetto. Al contrario è proprio
la stessa chiusa esistente che con i propri manufatti fuori terra definisce un punto di riferimento e di scansione
del corso rettilineo del fiume Ronco.
Infine, gli strumenti urbanistici vigenti non segnalano, in prossimità all’area di intervento, la presenza di aree di
accertata consistenza archeologica.
La presenza e l’azione dei corsi d’acqua ha infatti storicamente limitato la stabilizzazione di insediamenti
antropici, rendendo maggiormente suscettibili di eventuali rinvenimenti le aree ubicate in contesti agricoli esterni
all’ambito fluviale oggetto dell’intervento.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
74
RUMORE E VIBRAZIONI
Lo stato di fatto ante operam non rileva elementi di rilievo in termini d’inquinamento acustico e di vibrazioni.
L’ambito d’intervento è caratterizzato nelle immediate vicinanze dell’impianto dal naturale rumore del corso
d’acqua, non sono presenti ricettori significativi.
Come precedentemente riportato nel quadro programmatico il PRG vigente classifica l’ambito in classe IV,
ovvero aree di intensa attività umana (aree urbane interessate da intenso traffico veicolare, con alta densità di
popolazione, elevata presenza di attività commerciali ed uffici, presenza di attività artigianali, aree in prossimità
di strade di grande comunicazione, di linee ferroviarie, di aeroporti e porti, aree con limitata presenza di piccole
industrie).
SI SOTTOLINEA CHE DAL PUNTO DI VISTA NATURALISTICO E FAUNISTICO L’INSERIMENTO DELLA
CENTRALE IDROELETTRICA ALL’INTERNO DELL’OPERA DI CHIUSA ESISTENTE, NON COMPORTA IN ALCUN
MODO UN PEGGIORAMENTO DELLA SITUAZIONE ATTUALE DAL PUNTO DI VISTA DEL RUMORE E DELLE
VIBRAZIONI
- La modifica d’alcune componenti micro ambientali dovute all’inserimento dell’impianto di produzione di
energia elettrica non hanno incidenza negativa sull’ambiente circostante.
- Le opere di progetto non hanno un impatto significativo sull’habitat circostante data la limitata ampiezza
planimetrica ed altimetrica dell’impianto soprattutto in relazione a quanto già esistente.
UNO DEI PROBLEMI PIÙ VOLTE SOLLEVATO IN FASE DI ANALISI, RIGUARDA LA RUMOROSITÀ
DELL’IMPIANTO DI PRODUZIONE DELL’ENERGIA ELETTRICA MEDIANTE IMPIANTO IDROELETTRICO A
TURBINA. SI SOTTOLINEA CHE L’IMPIANTO COSTITUITO DA UNA COPPIA DI TURBINE SEMI-KAPLAN AD
IMMERSIONE TOTALE HA UNA RUMOROSITÀ DI FUNZIONAMENTO ASSOLUTAMENTE TRASCURABILE
RISPETTO AL RUMORE DI FONDO DOVUTO ALLA CADUTA D’ACQUA DALLA BRIGLIA DI SALTO.
LA POSIZIONE DELLE TURBINE, LA LORO MESSA IN OPERA IN IMMERSIONE, IL LIMITATO SALTO DI QUOTA
IMPOSTO ALLE PORTATE, CONGIUNTAMENTE ALLA POSIZIONE OROGRAFICA DEL SITO, PERMETTONO DI
ESCLUDERE IN OGNI MODO IMPATTI INDOTTI DALLA PRESENZA DELL’IMPIANTO SUI POTENZIALI
RICETTORI.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
75
Schema di posa tipo
tubine Kaplan ad immersione
Come evidente dalle tavole di progetto, la collocazione, lo schema di posa ed il posizionamento in rapporto al
piano stradale ed ai possibili ricettori, mette in evidenza la posizione assolutamente schermata, protetta e
conclusa dei gruppi turbina.
Per quanto non disponibili dati di catalogo delle macchine, dato che non esiste una vera e propria produzione in
serie standardizzata dei gruppi turbina, dalle esperienze pregresse è possibile affermare, come più volte
specificato, che gli impatti in termini di rumore e vibrazione risultano essere del tutto trascurabili.
Tutte le parti in movimento sono dotate di sistemi di rotazione a cuscinetti (sistemi a basso attrito) e presentano
accorgimenti volti alla minimizzazione delle vibrazioni e della rumorosità, effetti evidenti della perdita di energia
per attrito.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
76
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
77
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
78
4. IMPATTI AMBIENTALI POTENZIALI E MISURE
DI MITIGAZIONE
Di seguito viene fornita una descrizione, per ogni componente ambientale individuata, dei principali impatti
potenziali di segno negativo e positivo che possono essere determinati durante le fasi di realizzazione e
esercizio.
Individuati i livelli di impatto ambientale prodotti dall’opera sulle diverse componenti ambientali è stata indicata
una serie di misure migliorative da attuare sia nella fase di realizzazione che in quella di funzionamento.
È stata infine effettuata una valutazione dei possibili impatti in fase di dismissione dell’impianto.
4.1. SUOLO E SOTTOSUOLO
4.1.1. FASE DI CANTIERE
Come illustrato nella documentazione fotografica allegata e come meglio descritto nel quadro ambientale,
l’opera da realizzare attraversa prevalentemente superfici a prato erboso e cespuglietti o formazioni arbustive.
Durante la fase dei lavori, si verificherà una breve e transitoria alterazione della morfologia superficiale e della
destinazione d’uso dei suoli a causa dell’allestimento dell’area di cantiere e della creazione di aree adibite a
deposito temporaneo di materiali e scarti.
Al fine di minimizzare l’interferenza con l’ambiente circostante, le aree di deposito verranno limitate in numero e
circoscritte entro l’area di cantiere. I cumuli provvisori di terreno saranno sistemati ad un’altezza idonea a
produrre un impatto visivo minimo.
I rifiuti e gli scarti accumulati verranno conferiti ad un impianto di smaltimento per il trattamento previsto a norma
di legge.
I manufatti e gli edifici da realizzare hanno caratteristiche dimensionali che non pregiudicano in modo
apprezzabile l’uso del suolo nell’area d’intervento. In particolare, si evidenzia che l’opera di captazione sfrutterà
la briglia esistente, utilizzando un manufatto scatolare.
La vasca di carico è parzialmente seminterrata, realizzata con riporti di terreno derivanti dagli scavi, mentre il
locale quadri della centrale sarà in parte interrato e in parte fuori terra, con un’altezza complessiva di circa 4 m e
una quota del solaio di copertura allineata al piano di campagna medio circostante.
Le possibili interferenze sulle componenti suolo e sottosuolo riguardano principalmente l’esecuzione di scavi e
la movimentazione di materiale litoide per la realizzazione della fondazione dell’edificio della centrale.
In particolare, trattandosi di un impianto estremamente compatto, è stato possibile adattare i volumi al terreno
esistente, sfruttando i dislivelli attuali. L’interramento di gran parte delle opere d’altro canto comporta un
incremento dei lavori di movimento terra che, proprio per la compattezza dell’impianto, sono concentrati in
un’unica area di lavoro.
Di conseguenza, saranno realizzati scavi e sbancamenti sul versante modesti al fine di non modificare, da un
punto di vista gravitativo, lo stato di coazione del versante e l’assetto idrogeologico. Per ulteriori
approfondimenti sulla compatibilità dell’opera con lo stato di dissesto dell’area si rimanda ai relativi elaborati del
progetto definitivo.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
79
- LA MOVIMENTAZIONE DETERMINERÀ UN IMPATTO LOCALE MINIMO SU SUOLO E SOTTOSUOLO. AL
TERMINE DEI LAVORI, LE CONDIZIONI ORIGINALI DEL TERRENO CIRCOSTANTE L’OPERA
VERRANNO RIPRISTINATE.
- VERRANNO QUINDI ESEGUITE SIA LA RICOSTITUZIONE DELLO STRATO DI SUOLO SUPERFICIALE,
SIA LA RISEMINA E LA PIANTUMAZIONE DELLA VEGETAZIONE AUTOCTONA NELLE AREE DI SCAVO.
- IL BILANCIO COMPLESSIVO DEI MOVIMENTI DI TERRA PREVEDE CHE NON VENGA EFFETTUATA
NESSUNA ASPORTAZIONE DI MATERIALE DI SCAVO AL DI FUORI DALL’AREA OGGETTO
D’INTERVENTO MA SOLO UNA SUA MOVIMENTAZIONE ALL’INTERNO DELL’AREA.
Per quanto concerne la morfologia dell’alveo del Ronco, questa appare nello stato di fatto già pesantemente
modificate e regimata dall’uomo (briglie esistenti e sbarramenti trasversali presenti lungo il corso del fiume).
La realizzazione delle opere in oggetto non comporta modifiche sostanziali dell’assetto del corso d’acqua.
In particolare gli scavi necessari per la predisposizione dei sistemi di adduzione e restituzione potranno essere
interrati subito dopo la posa delle tubazioni.
Si ritiene pertanto che l’impatto negativo sulle componenti sia basso durante la fase di cantiere.
Progetto dell’impianto – viale di accesso in fase di cantiere ed esercizio
Si sottolinea che durante le fasi di accantieramento delle opere, verrà predisposto il sentiero di accesso all’area
di cantiere e le aree di lavoro.
Tale corsello, per la cui realizzazione non sono necessarie ingenti opere di sbancamento, sarà poi, una volta
terminati i lavori, rifinito, “pavimentato” con uno strato di misto stabilizzato granulare e verrà utilizzato quale
direttrice utile al raggiungimento dell’area d’impianto con mezzi di manutenzione e controllo.
Come evidente, il viale di accesso, come pure le aree di cantiere, si adattano alla morfologia pre-esistente
dell’alveo fluviale tentando di limitare al minimo possibile gli impatti sull’ambiente circostante.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
80
Tracciato indicativo del corsello di accesso alla centrale
Aree di cantiere – perimetro lordo delle arre di intervento
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
81
4.1.2. FASE DI FUNZIONAMENTO
Per quanto riguarda le opere, la soluzione progettuale adottata prevede la realizzazione di manufatti
seminterrati.
LE SCELTE IMPIANTISTICHE ADOTTATE E LA POSSIBILITÀ DI RIDURRE AL MINIMO GLI INGOMBRI, HANNO
DETERMINATO L’INTERRAMENTO DI GRAN PARTE DELLE OPERE COSTITUENTI L’IMPIANTO
IDROELETTRICO
gruppo turbine
gruppo cabine
I movimenti terra eseguiti in fase di cantiere non determineranno alcuna alterazione durevole della stabilità del
suolo, mentre la realizzazione del complesso delle opere migliorerà la stabilità stessa.
In relazione al suolo è stata valutato il rischio di perturbazione del regime di trasporto solido ad opera
dell’innalzarsi del pelo d’acqua di monte.
Tale eventualità è in realtà da escludersi, poiché il trasporto solido avviene prevalentemente in corrispondenza
di eventi di piena, ovvero quando lo sbarramento a geometria variabile è completamente abbassato,
mantenendo l’attuale assetto dell’alveo e, quindi, anche gli attuali livelli idraulici.
In condizioni idrologiche normali, l’apertura periodica dello sghiaiatore garantisce il mantenimento del trasporto
solido, evitando tra l’altro l’inghiaiamento a monte dell’opera.
PER QUANTO RIGUARDA LA STABILITÀ DELLE SPONDE, NON È PREVISTO ALCUN SOVRALZO DEL PELO
D’ACQUA IN CONDIZIONI DI NORMALE ESERCIZIO RISPETTO ALL’ATTUALE LIVELLO MASSIMO DI RITENUTA
DELLA CHIUSA. NON SONO PERTANTO PREVISTI EVENTUALI FENOMENI EROSIVI DELLE SPONDE.
l’alveo fluviale non viene sostanzialmente modificato
l’impianto si inserisce in una campata “vuota” di un ponte-briglia/traversa fluviale già esistente
Il cantiere interessa un’area già accessibile dalla viabilità ordinaria, pertanto non sono previste modifiche
all’attuale rete infrastrutturale, risultando via Ravegnana e via Argine Destro Ronco pienamente adeguate alle
esigenze di cantierizzazione previste.
Complessivamente si ritiene pertanto che l’impatto negativo sulle componenti sia basso durante la fase di
funzionamento.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
82
4.2. ATMOSFERA
4.2.1. FASE DI CANTIERE
Le lavorazioni di cantiere ed il trasporto di materiali inducono condizioni potenziali di inquinamento atmosferico
a causa della dispersione di polveri nelle aree circostanti.
Le sorgenti tipiche di emissione sono:
- le piste di cantiere;
- le aree di deposito;
- le aree di movimentazione dei materiali;
- il sollevamento ad opera del vento.
Un’ulteriore fonte emissiva, qualora non adeguatamente controllata, può derivare dal trasporto dei materiali
sulla viabilità pubblica, sia a causa della dispersione del carico sia del rilascio dei mezzi di trasporto non
sufficientemente puliti (pneumatici, cassoni, etc.).
SI RITIENE CHE IL POTENZIALE DISAGIO IN TERMINI D’INQUINAMENTO ATMOSFERICO E DI AUMENTO DEL
PARTICOLATO PRESENTE POSSA ESSERE LIMITATO ALLE AREE IMMEDIATAMENTE ADIACENTI AL
CANTIERE.
Per minimizzare gli impatti negativi verranno attuate idonee misure di mitigazione, tra cui:
- effettuare regolari annaffiature del cantiere, in particolare nei periodi di massima ventosità e di minime
precipitazioni;
- localizzare le aree di deposito di materiali sciolti lontano da piste di transito veicoli e dalla viabilità
pubblica;
- recintare le aree di cantiere con reti antipolvere, in particolare in prossimità di aree di deposito;
- inumidire i carichi in uscita dei materiali polverulenti o con basso contenuto di umidità;
- utilizzare mezzi destinati al trasporto dei materiali di approvvigionamento e di risulta dotati di idonei teli
di copertura;
- realizzare dispositivi per la pulizia delle ruote all'ingresso e all’uscita dai cantieri;
- rispettare una velocità ridotta sulla viabilità di servizio al fine di contenere il sollevamento delle polveri.
Il rispetto di tali misure evita l’insorgere di effetti indesiderati che possano alterare gli indicatori di qualità dell’aria
durante la fase di cantiere.
IL FLUSSO DI AUTOMEZZI RISULTERÀ PERALTRO MITIGATO DAL FATTO CHE, COME PRECEDENTEMENTE
ILLUSTRATO, PARTE DEL MATERIALE DI RISULTA DEGLI SCAVI SARÀ UTILIZZATO IN LOCO E
L’APPROVVIGIONAMENTO DEL CANTIERE RIGUARDERÀ PRINCIPALMENTE LA FORNITURA DEL
CALCESTRUZZO.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
83
PIÙ PRECISAMENTE SI PREVEDE LA MOVIMENTAZIONE DI CIRCA 4.000 M3 DI MATERIALE PROVENIENTE
DAGLI SCAVI CHE IN PARTE SARÀ RIUTILIZZATO IN CANTIERE (CIRCA 1.000 M3).
CONSIDERANDO CHE UN AUTOMEZZO POSSA TRASPORTARE CIRCA 10 M3 DI MATERIALE, SI STIMA LA
CIRCOLAZIONE DI CIRCA 400 AUTOMEZZI CHE SI IMMETTERANNO NELLA RETE VIARIA PRINCIPALE IN UN
ARCO TEMPORALE DI CIRCA UN MESE, OVVERO QUELLO NECESSARIO PER LE OPERAZIONI DI SCAVO.
L’INCREMENTO DEL TRANSITO DI MEZZI SARÀ SCARSAMENTE PERCEPIBILE RISPETTO ALLA
CIRCOLAZIONE VIARIA COMPLESSIVA DELLA ZONA.
Per quanto riguarda i getti di calcestruzzo si prevedono circa 1.200 m3 di calcestruzzo per la realizzazione delle
opere. Considerando che una betoniera di medie dimensioni trasporta 8-10 m3 di calcestruzzo, e tenuto conto
del fatto che sono previste più fasi di getto, si stima il transito di circa 120 betoniere nell’arco di circa 2 mesi (60
gg lavorativi per attività che comportano getti di calcestruzzo).
Le alterazioni a carico della componente atmosferica scompaiono comunque al termine dei lavori. L’impatto
negativo sull’atmosfera imputabile alla dispersione delle polveri è quindi ritenuto basso durante la fase di
realizzazione.
PER QUANTO RIGUARDA LA GESTIONE DEL TRAFFICO IN ENTRATA ED IN USCITA DAL CANTIERE SARÀ
NECESSARIO ORGANIZZARE CON ORDINE L’ACCESSO E L’USCITA DALLE AREE DI CANTIERE.
PIÙ PRECISAMENTE, SARÀ NECESSARIO PORRE L’OBBLIGO DI ACCESSO PER I SOLI MEZZI
PROVENIENTI DA RAVENNA E LA SVOLTA IN USCITA NELLA MEDESIMA DIREZIONE, EVITANDO IN OGNI
MODO DI METTERE A REPENTAGLIO LA SICUREZZA STRADALE SULLA S.S.67 – VIA RAVEGNANA CON
MANOVRE PERICOLOSE E ASSOLUTAMENTE DA EVITARE.
PER PERIODI LIMITATI DI TEMPO, IN CORRISPONDENZA A FASI LAVORATIVE PARTICOLARMENTE
CONCITATE, POTRÀ ESSERE TROVATO UN ACCORDO PER LA MESSA IN OPERA DI UNA POSTAZIONE
SEMAFORICA TEMPORANEA MOBILE, UTILE ALL’INGRESSO ED ALL’USCITA IN SICUREZZA DEI MEZZI.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
84
Ingresso cantiere - Uscita cantiere
Piazzola di sosta (temporanea)
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
85
4.2.2. FASE DI FUNZIONAMENTO
Durante la fase di funzionamento degli impianti non è prevista alcuna emissione di polveri o particolati.
Infatti, come già illustrato, l’impatto sulla viabilità sarà circoscritto alla sola fase di cantiere.
L’IMPIANTO INFATTI SARÀ DEL TIPO NON PRESIDIATO, PERTANTO DURANTE IL NORMALE
FUNZIONAMENTO DELL’IMPIANTO NON SI AVRANNO AGGRAVI SULLA CIRCOLAZIONE VIABIL ISTICA.
Ai fini del presente studio appare d’altronde determinante considerare gli effetti sull’atmosfera indotti dalla
produzione di energia idroelettrica, in sostituzione alle fonti non rinnovabili.
L’utilizzazione di una fonte di energia rinnovabile e non inquinante quale quella idroelettrica corrisponde, come
impatto positivo, alla riduzione dell’inquinamento atmosferico causato dalle emissioni degli impianti di
produzione elettrica da combustibili fossili dislocati sul territorio provinciale.
IN TERMINI QUANTITATIVI L’ESERCIZIO DELL’IMPIANTO IN PROGETTO DETERMINERÀ UN RISPARMIO DI
COMBUSTIBILE IN TERMINI DI TONNELLATE DI PETROLIO EQUIVALENTE PARI A 187 T.P.E. A CUI
CORRISPONDE UNA MINORE EMISSIONE IN ATMOSFERA DI CIRCA 504 TONNELLATE ANNUE DI ANIDRIDE
CARBONICA.
L'energia elettrica prodotta dagli impianti idroelettrici di piccola potenza contribuisce in maniera significativa alla
tutela dell'ambiente, in quanto tale energia sostituisce in generale quella prodotta a mezzo di altre fonti più
inquinanti e di maggiore impatto negativo sull'ecosistema, soprattutto in relazione alle emissioni di gas serra.
Nondimeno, le piccole dimensioni dell’impianto determinano minori impatti sull’ecosistema acquatico.
Complessivamente l’impatto positivo sull’atmosfera durante la fase di funzionamento dell’impianto è quindi
ritenuto quindi alto, per gli aspetti legati al risparmio di fonti non rinnovabili e alle ridotte emissioni atmosferiche
inquinanti.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
86
4.3. RADIAZIONI IONIZZANTI E NON IONIZZANTI
4.3.1. FASE DI CANTIERE
L’impatto delle emissioni elettromagnetiche in fase di cantiere è nullo e pertanto trascurabile.
4.3.2. FASE DI FUNZIONAMENTO
L’opera in oggetto presenta le due sorgenti di campi elettromagnetici non ionizzanti.
- La prima è collegata alla bassa tensione presente nell’alternatore e nei quadri di bassa
tensione.
- La seconda è dovuta alla presenza di media tensione nel trasformatore e nella sezione di
collegamento alla rete Enel, rappresentata dall’elettrodotto privato in MT di
attraversamento del fiume Ronco.
La prima sorgente presenta livelli di emissioni non apprezzabili.
La seconda sorgente, come messo in evidenza dalla relazione per la realizzazione dell’elettrodotto privato,
(redazione a cura del Dott. Ing. Gianluca Fabbri), produce per il tratto aereo in canale chiuso una fascia di
rispetto di un metro.
Tale fascia di rispetto è fra l’altro perfettamente compatibile con la conformazione della chiusa che è dotata di
un passaggio pedonale di attraversamento nella sola zona a valle e che pertanto configura una naturale
protezione dall’inquinamento elettromagnetico prodotto dall’impianto.
L’impatto negativo delle emissioni elettromagnetiche è pertanto considerato basso in fase di funzionamento.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
87
Posizionamento dell’elettrodotto privato
Camminamento pedonale – Lato valle –nord
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
88
4.4. ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE
4.4.1. FASE DI CANTIERE
Gli impatti potenziali determinati dalle attività di cantiere sulle acque superficiali sono riconducibili principalmente
all’aumento della torbidità causato dalla movimentazione del fondo durante la realizzazione dell’opera di
captazione in corrispondenza della briglia esistente.
Si rileva peraltro che per ovvie esigenze di cantierizzazione lavori verranno prevalentemente effettuati durante il
periodo estivo quando le portate defluenti sono di norma molto basse.
Questa modalità operativa ottimale consente una sostanziale riduzione dei fenomeni di intorbidimento generati.
Non sono previsti eventuali scarichi di acque reflue e accumulo di rifiuti o sostanze pericolose in vicinanze dalla
riva in modo da evitare qualsiasi tipo di sversamento accidentale.
Sono comunque previste idonee misure di mitigazione e di contenimento dei rischi quali:
- L’ACCUMULO DELLE ACQUE DI LAVORAZIONE IN APPOSITE VASCHE DI DECANTAZIONE E SUCCESSIVO CONFERIMENTO ALL’IMPIANTO DI DEPURAZIONE;
- LA PULIZIA A FINE GIORNATA DELLE AREE DI CANTIERE, DEI PIAZZALI ED AREE DI LAVORAZIONE, RACCOLTA DI EVENTUALI REFLUI DI RISULTA.
Per tale motivo, gli effetti attesi sono di bassa entità e durata nonché limitati all’intorno dell’area interessata dai
lavori.
4.4.2. FASE DI FUNZIONAMENTO
Per quanto riguarda la fase di funzionamento, la captazione idrica a scopo idroelettrico non comporta nessuna
riduzione delle portate in alveo.
INFATTI, TRATTANDOSI DI UN IMPIANTO IDROELETTRICO REALIZZATO NEL CORPO DI UNA TRAVERSA
FLUVIALE NON ESISTONO TRATTI DI CORSO D’ACQUA CON RIDUZIONE DI PORTATA ED È QUINDI SEMPRE
GARANTITA LA CONTINUITÀ IDRAULICA DEL FIUME.
Il DMV di un corso d’acqua è formato da una componente idrologica, stimata in base alle peculiarità del regime
idrologico, e da eventuali fattori correttivi che tengono conto delle caratteristiche morfologiche dell’alveo del
corso d’acqua, della naturalità e dei pregi naturalistici, della destinazione funzionale e degli obiettivi di qualità
definiti dalla Regione nell’ambito del Piano di tutela delle acque.
Il regime idrologico del fiume non subirà alterazioni in quanto la nuova centrale rilascerà le portate derivate
immediatamente a valle della traversa esistente, lasciando inalterata la situazione attuale.
Come meglio indicato nel quadro progettuale l’impianto non determinerà alcun innalzamento del pelo d’acqua di
monte rispetto all’attuale massimo livello di ritenuta.
Il grado di apertura della briglia sarà definito automaticamente in funzione della portata in arrivo e mantenendo
inalterato il livello di monte al valore impostato.
In questo modo non si avranno variazioni nel livello idraulico di monte e l’apertura della briglia sarà sempre tale
da impedire che la portata derivata istantaneamente sia diversa da quella disponibile alla chiusa, escludendo
quindi che l’impianto possa determinare turbative del regime idrologico del Ronco.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
89
In condizioni eccezionali, quali fuori servizio non programmati dell’impianto o in presenza di portate in arrivo
eccedenti la massima portata derivabile dall’impianto, subentrerà automaticamente l’attuale sistema di
regolazione della chiusa.
RIGUARDO ALLA QUALITÀ DELLE ACQUE NON SI PREVEDE ALCUNA MODIFICA DELLA SITUAZIONE
ATTUALE: L’ACQUA TURBINATA MANTIENE LE MEDESIME CARATTERISTICHE QUALITATIVE E
QUANTITATIVE DI QUELLA DI MONTE.
Sulla base di tali considerazioni, si ritiene che l’impatto negativo potenziale sulle acque superficiali sia basso
durante la fase di funzionamento.
La realizzazione del nuovo impianto contribuisce inoltre alla manutenzione del bacino fluviale, attraverso la
rimozione dei rifiuti trasportati dalla corrente e il monitoraggio dei parametri idrologici.
Il manufatto di presa previsto dal progetto verrà dotato di apposito sistema di pulizia a funzionamento
meccanico in grado di intercettare e rimuovere corpi solidi dalla corrente, evitando che il materiale rimosso entri
nelle turbine danneggiando le apparecchiature o riducendo l’efficienza dell’impianto.
La messa in funzione di un simile meccanismo consente di rimuovere periodicamente notevoli quantità di rifiuti
solidi (sacchetti di plastica, bottiglie, lattine, etc.) agendo positivamente sulla pulizia dell'alveo.
In fase di funzionamento si riscontra pertanto un impatto secondario positivo sulla manutenzione delle acque del
fiume Ronco.
Sgrigliatore
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
90
4.5. VEGETAZIONE E FAUNA
4.5.1. FASE DI CANTIERE
In fase di cantiere i lavori in alveo saranno eseguiti cercando di ridurre gli spianamenti e l’alterazione degli
habitat, che può ridurre la diversificazione ambientale con un conseguente deterioramento dell’ecosistema
fluviale.
Sicuramente, la cantierizzazione delle opere in alveo fluviale comporterà la necessità di operare una, seppur
localizzata, azione di disboscamento ed eliminazione delle essenze vegetazionali presenti sugli argini.
Si sottolinea che le opere previste, sono concentrate su di una sola sponda fluviale, che la superficie interessata
è limitata ed interessa aree già antropizzate ed occupate da opere civili.
L’adeguamento della traversa esistente e la realizzazione dell’opera di presa causeranno un temporaneo
impatto negativo a carico dell’ittiofauna, dovuto alla presenza dei mezzi di cantiere, alla movimentazione di
materiale litoide in alveo, al conseguente intorbidimento delle acque, alla produzione di rumore e vibrazioni.
I lavori potrebbero, infatti, compromettere siti idonei alla riproduzione ed alla crescita dei primi stadi di sviluppo
delle specie ittiche, l’insorgenza di elementi di ostacolo al passaggio dei pesci (arginelli, deviazioni temporanee)
oltre ad una pur limitata sottrazione fisica di habitat.
Tutte le opere accessorie (percorsi di accesso, guadi etc.) saranno realizzate, interferendo meno possibile con
l’ambiente, limitando l’ingresso nell’alveo dei mezzi meccanici ed individuando percorsi preferenziali al fine di
localizzare gli impatti su superfici ben localizzate.
Relativamente alla vegetazione esistente potranno verificarsi impatti ambientali contenuti e limitatamente a certi
tratti (posizione del fabbricato della centrale, cantiere e viabilità).
AL TERMINE DEI LAVORI SI PREVEDE COMUNQUE DI RIPRISTINARE, DOVE NECESSARIO, L’HABITAT
PREESISTENTE UTILIZZANDO LE SPECIE TIPICHE DELLA ZONA.
SULLA BASE DI TALI ANALISI SI RITIENE CHE L’IMPATTO NEGATIVO POTENZIALE SU VEGETAZIONE E
FAUNA SIA MEDIO DURANTE LA FASE DI CANTIERE.
4.5.2. FASE DI FUNZIONAMENTO
Per quanto concerne gli aspetti vegetazionali, il progetto prevede un layout d’impianto estremamente compatto
e ciò consente di gravare su eventuali piante ed arbusti esistenti solo con una modesta occupazione di suolo.
Si prevede pertanto la pulizia dagli arbusti infestanti e l’asportazione delle alberature per la modesta area
occupata dalle nuove opere, prevedendo comunque interventi di piantumazione e riordino vegetazionale a fine
lavori.
SULLA BASE DI TALI CONSIDERAZIONI, SI RITIENE PERTANTO CHE L’IMPATTO NEGATIVO POTENZIALE
SU VEGETAZIONE SIA BASSO DURANTE LA FASE DI FUNZIONAMENTO.
Per quanto riguarda invece l’impatto sulla fauna, ed in particolare per la ittiofauna, è possibile affermare che la
collocazione della scala di risalita pesci all’interno della traversa fluviale, in adiacenza della nuova centrale
idroelettrica, consente il ripristino del continuum fluviale e la diffusione delle specie ittiche proprie del Ronco
lungo tutta l’asta fluviale senza interruzioni e sbarramenti, come oggi al contrario accade.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
91
scala di risalita pesci – esempio
La regione Emilia Romagna ha indicato nel suo documento “Tutela degli ambienti acquatici e della fauna ittica” p.198 e
p199 la scala pesci come strumento essenziale per la tutela e riqualificazione degli ambienti acquatici e la protezione delle
specie ittiche nei fiumi ravennati.
La regione Emilia Romagna ha realizzato alcune scale pesci in Romagna mostrate nelle immagini precedenti.
LA CREAZIONE DELLA SCALA RISALITA PESCI, STRUTTURA GRADONATA ATTA A CONSENTIRE IL
PASSAGGIO DEI PESCI DA VALLE A MONTE DELLA BRIGLIA E DELL’IMPIANTO, CONSENTE DI RIPRISTINARE
UNA CONTINUITÀ CHE ERA ANDATA PARZIALMENTE PERDUTA CON L’INSERIMENTO DELLA CHIUSA
LUNGO IL CORSO DEL FIUME.
LA CREAZIONE DELLA RAMPA CONSENTIRÀ ALLE SPECIE ITTICHE AUTOCTONE UNA MAGGIORE
DIFFUSIONE E POSSIBILITÀ DI COLONIZZAZIONE.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
92
PAESAGGIO
4.5.3. FASE DI CANTIERE
La soluzione progettuale adottata prevede la realizzazione di manufatti seminterrati e le scelte impiantistiche
consentono di ridurre al minimo gli ingombri delle aree adibite a cantiere.
In particolare, trattandosi di un impianto estremamente compatto, sarà possibile sfruttare i dislivelli esistenti per
localizzare i materiali di scavo e reinterro successivamente lavorati nelle varie fasi si esecuzione delle opere.
Ciò consentirà di ridurre al minimo le interferenze con le qualità paesaggistiche dell’ambito d’intervento.
PER TALE MOTIVO GLI EFFETTI ATTESI SUL PAESAGGIO SONO DI BASSA ENTITÀ E DURATA NONCHÉ
LIMITATI ALL’INTORNO DELL’AREA INTERESSATA DAI LAVORI.
4.5.4. FASE DI FUNZIONAMENTO
Gli impatti sulla componente paesaggistica sono stati analizzati considerando come fattori:
- l’alterazione del quadro paesaggistico complessivo;
- la perdita di paesaggi fruibili ed apprezzabili sul piano estetico.
Il principale impatto visivo sarà determinato dalla presenza della centrale, che si inserisce in un contesto già
infrastrutturato ed antropizzato connotato dalla presenza della chiusa di sbarramento.
Allo scopo di mitigarne l’effetto indotto sono previste le opere di ripristino che assicurano il corretto inserimento
paesaggistico delle strutture di progetto e contribuiscono alla riqualificazione ambientale del sito.
LA CENTRALE IDROELETTRICA SARÀ PERALTRO SEMINTERRATA, SCHERMATA CON RIPORTI DI TERRENO
DI SCAVO PER RIDURRE IL DISTURBO VISIVO E SARÀ CARATTERIZZATA DA MATERIALI E CROMIE PROPRIE
DELL’AMBIENTE CIRCOSTANTE.
Per quanto riguarda la vasca di carico e la presa sono interrate e quindi non producono nessun impatto
apprezzabile.
Inoltre, verrà effettuata una piantumazione con essenze autoctone sia per ridurre l’eventuale impatto visivo che
per ripristinare le eventuali essenze abbattute durante l’esecuzione delle opere.
La collocazione dell’edificio della centrale è stata studiata in modo da interferire in misura minima con il contesto
naturale circostante. In particolare l’ubicazione delle nuove opere risulta poco percepibile da valle in quanto il
fabbricato della sala macchine sarà al di sotto dell’attuale piano di campagna.
La sala quadri risulterà anch’essa poco percepibile trattandosi di un edificio di modeste dimensioni. Come detto
la scelta di un layout d’impianto semplificato e la cura di un inserimento paesaggistico rispettoso delle opere
esistenti consente di utilizzare le opportunità date dal territorio circostante riducendo le interferenze ambientali.
L’impatto potenziale è quindi stimato basso nella fase di funzionamento.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
93
4.6. RUMORE E VIBRAZIONI
4.6.1. FASE DI CANTIERE
Durante lo svolgimento dei lavori, le sorgenti sonore sono rappresentate dagli automezzi e dalle normali attività
di cantiere.
Le misure di mitigazione previste riguardano:
- l’utilizzo di macchine, attrezzature, impianti silenziati e conformi alle normative;
- la localizzazione delle aree di stoccaggio provvisorio in posizione meno sensibile rispetto ai ricettori
eventualmente presenti;
- l’utilizzo di barriere acustiche mobili in prossimità delle lavorazioni più rumorose a protezione delle aree
di cantiere;
- l’approvvigionamento dei materiali in cantiere in fasce orarie di minima interazione con il traffico locale.
Considerata la distanza fra tali emissioni e gli insediamenti più vicini, si ritiene che l’impatto acustico
durante la fase di realizzazione dell’intervento sia basso.
4.6.2. FASE DI FUNZIONAMENTO
Durante la fase di funzionamento, le uniche sorgenti sonore sono rappresentate dalla turbina e dal generatore
elettrico.
TALI RUMORI, COME PREMESSO PIÙ VOLTE IN FASE DI ANALISI, SONO PRODOTTI ALL’INTERNO
DELL’EDIFICIO DELLA CENTRALE, IL CUI INVOLUCRO SARÀ CONCEPITO IN MODO DA SCHERMARLI
ADEGUATAMENTE E PERTANTO NON SARANNO APPREZZABILI DALL’ESTERNO.
Per quanto riguarda il generatore, esso è chiuso e blindato e non emette rumori apprezzabili dall’esterno. Il
funzionamento delle apparecchiature non produce vibrazioni.
Si ritiene che l’impatto acustico durante fase di funzionamento l’impatto sia trascurabile.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
94
4.7. SCENARIO DI DISMISSIONE
Il progetto preliminare è stato concepito in modo da garantire un contenuto tecnologico di lunga durata
(minimo 20-25 anni).
SI EVIDENZIA INOLTRE CHE, IN RELAZIONE ALLA CONVENIENZA ECONOMICA E ALL’ANDAMENTO DEL
MERCATO DELL’ENERGIA, L’IMPIANTO IDROELETTRICO POTRÀ, ANZICHÉ ESSERE DISMESSO, ESSERE
RINNOVATO E MANTENUTO IN FUNZIONE O ANCHE EVENTUALMENTE POTENZIATO.
Nel caso in cui si optasse per la dimissione dovranno essere previste specifiche misure di recupero ambientale
delle aree interessate dall’impianto.
A tale proposito si ricorda che ai sensi dell’articolo 12, comma 4 del D.lgs. 387/2003 e s.m.i., il rilascio
dell’autorizzazione costituisce titolo a costruire ed esercire l’impianto in conformità al progetto approvato e deve
contenere l’obbligo alla rimessa in pristino dello stato dei luoghi a carico del soggetto esercente a seguito della
dismissione dell’impianto o, per gli impianti idroelettrici, l’obbligo alla esecuzione di misure di reinserimento e
recupero ambientale
Le misure di reinserimento ambientale in seguito alla dismissione delle opere dovranno porre particolare
attenzione ai seguenti aspetti:
- dismissione dell’opera di presa con demolizione delle parti visibili fuori terra e recupero dello stato dei
luoghi antecedente alla realizzazione dell’intervento, con piantumazione di essenze arboreo-arbustive igrofile
autoctone nelle aree riparie adiacenti;
- demolizione delle parti fuori terra dei locali adiacenti all’edificio della centrale (cabina di trasformazione,
sala quadri), con recupero dello stato dei luoghi antecedente alla realizzazione dell’intervento (vedasi punto
precedente);
- la condotta di adduzione interrata, una volta dismessa l’opera di presa, potrà essere mantenuta;
- la traversa di derivazione in alveo sarà mantenuta, essendo questa già esistente e svolgendo anche
una positiva funzione idraulica; si avrà inoltre cura di garantire la continuità dei collegamenti ecologici e
funzionali del corso d’acqua (con particolare attenzione al mantenimento del nuovo passaggio per pesci).
La tempistica stimata per tali operazioni di dismissione è relativamente contenuta rispetto alla durata fase di
esercizio prevista e l’impatto ambientale della loro cantierizzazione appare trascurabile.
Nota Per quanto percorribile, la messa in pristino dei luoghi in seguito alla dismissione dell’impianto appare
un’eventualità d’importanza secondaria o trascurabile in rapporto alla pianificazione di una serie d’interventi di
manutenzione, ammodernamento e rinnovamento di una centrale esistente.
L’esperienza condotta sulle centrali idroelettriche esistenti sul territorio nazionale ed in funzione da anni hanno
dimostrato come sia possibile mantenere in esercizio un impianto, con buoni rendimenti ed economie, anche a
distanza di anni dalla prima messa in funzione.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
95
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
96
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
97
5. CONCLUSIONI
5.1. COMPATIBILITÀ NORMATIVA
L’impianto in oggetto è destinato alla produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile la cui valorizzazione
rientra nelle priorità stabilite dall’Unione Europea nell’ambito degli impegni da essa e dai suoi Stati Membri
assunti con l’adesione al protocollo di Kyoto.
A questo specifico scopo è stata emanata la direttiva 2001/77/CE sulla “promozione dell'energia elettrica
prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità”, recepita dall’Italia con D.lgs. n. 387
del 29 dicembre 2003 che ribadisce che le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili
sono di pubblica utilità, indifferibili e urgenti.
Con l’approvazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovab ili il
Parlamento Europeo ha posto l'obiettivo globale del 20% (17% per l’Italia) del consumo interno lordo di energia
nel 2020 da fonti rinnovabili che ad oggi, con la maturità tecnologica raggiunta dalle diverse fonti, è raggiungibile
mediante l’utilizzazione del potenziale idroelettrico residuo dell’Unione.
Sempre in questo ambito strategico di settore si inquadra anche la normativa italiana sui Certificati Verdi –
istituiti, nell’ambito degli obblighi previsti dal cosiddetto Decreto Bersani (D.lgs. n. 79 del 16 marzo 1999), dal
Decreto 11 novembre 1999 dell’allora Ministero dell’Industria, oggi sostituito dal Decreto 18 dicembre 2008 del
Ministero dello Sviluppo Economico di concerto con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del
Mare – cioè un sistema di certificazione di produzione da fonti rinnovabili cui hanno diritto per i primi 15 anni di
esercizio gli impianti e che ne costituisce un incentivo alla realizzazione, grazie alla commercializzazione di tali
Certificati Verdi nell’ambito del mercato elettrico.
Su scala vasta e a livello globale la previsione di un impianto di produzione di energia idroelettrica come
propone il progetto in esame è pertanto pienamente conforme alle linee guide in materia di approvvigionamento
energetico nazionale.
A livello regionale e locale, gli strumenti urbanistici vigenti esaminati non presentano vincoli realizzativi
inderogabili, e la realizzazione della centrale idroelettrica proposta risulta pertanto attuabile a condizione di
soddisfare i necessari adempimenti in termini di verifiche di compatibilità di settore, con particolare riferimento al
tema della sicurezza idraulica. Il presente SIA fornisce gli elementi essenziali necessari a tali valutazioni con il
fine di agevolare le tappe dell’iter autorizzativo.
Attualmente il proponente sta attivando, con la presentazione del progetto definitivo e dello studio di impatto
ambientale, la richiesta per l’ottenimento di tutti i pareri, richieste di autorizzazione, nulla osta necessari. È
volontà del medesimo procedere all’espletamento dell’iter autorizzativo secondo i dettami del D.lgs. 387/2003
ed in particolare dell’articolo 12 ottenendo l’autorizzazione unica.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
98
Al fine comunque di ottenere tale autorizzazione unica sarà necessario, da parte dell’ente competente alla
gestione della pratica autorizzativa delegato dalla Regione, raccogliere i seguenti pareri e autorizzazioni:
- Comune di Ravenna: permesso di costruire; deroga al vincolo idrogeologico;
- AUSL: parere per la realizzazione di un impianto non presidiato;
- ARPAT: parere;
- Sovrintendenza ai beni ambientali: parere ai sensi del D.Lgs.42/2004.
- Provincia di Ravenna: concessione delle acque ai sensi del RD 1175/33; deroga al vincolo idraulico ai
sensi del RD 523/1904; autorizzazione ai lavori in alveo;
- Autorità di Bacino: parere per quanto attiene il rispetto del DMV; autorizzazione alla derivazione di
acque pubbliche per una durata minima di 25 anni (R.D. 1285/1920, R.D. 1175/1933)
- Demanio pubblico dello Stato per le opere idrauliche di II categoria: autorizzazione all’occupazione di
aree demaniali interessate dalla realizzazione dell’impianto.
- Enel: autorizzazione all’allacciamento alla rete.
5.2. COMPATIBILITÀ AMBIENTALE
Come si evince dall’analisi puntuali degli impatti, la tipologia compatta adottata per la struttura di San Bartolo è
tale da contenere gli impatti abitualmente associati alla realizzazione di centrali idroelettriche convenzionali.
Sono peraltro noti i vantaggi ambientali e strategici delle reti di produzione e distribuzione capillare sul territorio
rispetto alle reti di distribuzione centralizzate che si avvalgono di poche grandi centrali. Infatti:
- la generazione diffusa sul territorio permette di contenere il dimensionamento della rete;
- la decentralizzazione caratteristica di un sistema di generazione distribuita permette di ridurre le perdite
di carico dovute al trasporto dell'energia nella rete.
- l'installazione di numerosi impianti di dimensioni medio-piccole permette di valorizzare le potenzialità
dei diversi siti e consente l’impiego ottimale della fonte energetica idraulica per la produzione di energia
elettrica.
In questo nuovo modello di generazione energetica diffusa sul territorio si inseriscono a pieno titolo gli
impianti idroelettrici compatti ad acqua fluente come quello in esame.
Il progetto si colloca in un contesto locale ambientalmente pregiato, pur gravato da forti pressioni antropiche.
Non sono state rilevate particolari criticità né relative alla fase di cantiere, né alla dismissione dell’impianto.
Le misure di mitigazione e compensazione necessarie coincidono sostanzialmente con le consuete regole di
progettazione e esecuzione a regola d’arte.
La scelta della localizzazione dell’impianto sfrutta una configurazione ambientale ante operam ottimale al fine
del contenimento degli impatti di progetto.
OGGI IL SITO È CARATTERIZZATO DA UNA ELEVATA PRESSIONE ANTROPICA E DA SPECIFICHE
INFRASTRUTTURE (LA CHIUSA E LE DIRETTRICI VIABILISTICHE ESISTENTI) CHE ATTRAVERSO LE AZIONI DI
PROGETTO VENGONO RIQUALIFICATI E VALORIZZATI IN UN DISEGNO ORGANICO E STRATEGICO PER
L’IMPIEGO DELLE ENERGIE RINNOVABILI.
STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE – IMPIANTO IDROELETTRICO SAN BARTOLO
99
Le diverse componenti ambientali non subiranno impatti significativi. Come si evince chiaramente dal quadro
sinottico di caratterizzazione degli impatti, non si registrano impatti alti su nessuna delle componenti ambientali
indagate né in fase di realizzazione dell’opera né in fase di esercizio della centrale.
Il bilancio complessivo mostra pertanto come in fase di cantiere gli impatti negativi possano essere
adeguatamente mitigati attuando le necessarie misure di sicurezza (fig. 32), mentre per quanto concerne la fase
di esercizio il bilancio generale – ovvero effettuando la sommatoria degli impatti positivi e negativi previsti –
risulta essere addirittura in attivo (fig. 33).
Questo risultato è sostanzialmente riconducibile, oltre che agli impatti positivi caratteristici dell’impiego
di risorse rinnovabili per la produzione di energia, al fatto che il progetto sfrutta una briglia esistente e
s’inserisce in un contesto già pesantemente antropizzato.
La riqualificazione e l’ammodernamento dei manufatti esistenti comporta infatti ulteriori benefici
ambientali (realizzazione della griglia di pulizia dell’alveo) che costituiscono di fatto delle misure
compensative intrinseche al progetto e che ne bilanciano ampiamente le ricadute negative previste.