emilia romagna le piattaforme marine off-shore · pesci e, soprattutto, molluschi ed altri...

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R avenna: come giganteschi iceberg metallici, emergono dall’acqua, nelle giornate più terse, al largo della costa. Sono le cosiddette “isole di ferro”, le piattaforme off- shore per l’estrazione di idrocarburi in mare. Una fonte di ric- chezza inestimabile di energia e sviluppo nel periodo di attività, ammassi ferrosi abbandonati dal momento in cui il giacimento si esaurisce. E a quel punto qual è il loro destino? La soluzione economicamente più conveniente, ma anche eco- logicamente migliore, sarebbe quella di affondarle. L’idea, det- tagliatamente illustrata a Eni, – liberamente scaricabile dal sito www.lucavignoli.it – parte dalla seguente considerazione: una volta terminata la loro fase produttiva, opportunamente bonifi- cate, le piattaforme affondate non inquinano, ma al contrario si trasformano in hot spots di biodiversità biologica ed ecologica, in quanto vere e proprie oasi di ripopolamento marino, al riparo dalle reti dei pescatori, e paradiso som- merso per i turisti appassionati sub. Di piattaforme offshore ce ne sono più di 20 tra Comacchio e Rimini e oltre 80 in tut- to l’Adriatico: Per legge Eni, una volta esaurita la concessione mineraria, è ob- bligata a bonificare i siti di estrazione ed a smaltire le piattaforme dismesse. E que- sto al momento significherebbe solo una cosa. Riportarle a terra e smantellarle per inviarne i pezzi al ferrovecchio. Operazio- ne complessa e costosa. In tanti hanno proposto soluzioni alternative di vario genere: dall’installarvi sopra delle pale eoliche, sino addirittura al co- struirvi sopra degli alberghi di lusso. Affondarle significhereb- be invece mettere a disposizione del mare una struttura solida di substrato di attecchimento e colonizzazione biologica che in breve tempo evolverebbe a vera e propria oasi marina som- mersa. Un’esperienza già sperimentata con successo negli Stati Uniti, in Australia ed in molti altre nazioni a vocazione marino turisti- ca. Ed in Italia non sarebbe nemmeno un’assoluta novità… Ma torniamo all’ecologia del Mare Adriatico: innanzitutto biso- gna sapere che in realtà, nonostante i suoi pochi colori, l’adria- tico è un bacino eccezionalmente fertile dal punto di vista bio- logico, molto più del Tirreno; e questo grazie sia ai nutrienti por- tati dal Po che alla sua conformazione stretta ed allungata, di basso fondale progressivo, con acque fresche provenienti dal profondo mare greco che prima risalgono lungo la costa slava e poi ridiscendono lungo quella ita- liana. I nutrienti (nitrati e fosfati) portati dal Po permettono una elevatissima pro- duzione microbiologica algale (fitoplanc- ton), la quale a sua volta dà nutrimento ai piccoli organismi planctonici (zooplanc- ton), che a loro volta sono il nutrimento dei piccoli pesci azzurri (acciughe, sardi- ne, boghe, ecc.. ), che a loro volta ancora sono il cibo dei pesci azzurri predatori (sgombri, ecc..), che a lo- ro ulteriore volta vengono mangiati dai tonni, e così via secon- do la catena alimentare marina. Tante microalghe significano tanto zooplancton, che a sua volta significa tanto pesce e vita marina in generale. Fino a cinquant’anni fa l’Adriatico era uno dei mari in assoluto più pescosi del mondo. Ora invece, purtrop- po, a causa del sovrasfruttamento della grande pesca questo non è più così. In ogni caso, dal nostro punto di vista, quello vi- sivo-naturalistico, il “problema” dell’Adriatico, per così dire, ri- siede nel fondale basso e sabbioso. Molto fitoplancton algale, se da un lato supporta tutta la catena alimentare biologica, dal- l’altro crea condizioni di poca trasparenza delle acque. Oltre a questo, la bassa profondità del fondale, che raggiunge massimo i -54 metri al centro del bacino nord-adriatico, e solo i -35 per diverse decina di miglia a largo delle coste emiliano-ro- magnole, in estate con molto caldo e mare calmo, causa signi- ficative stratificazioni termiche dell’acqua che impediscono l’ottimale circolazione dell’acqua, condizione questa che quindi può portare a significativi fenomeni di mancanza di ossigeno (anossia) nella colonna d’acqua e quindi ad importanti morie di pesci e, soprattutto, molluschi ed altri organismi che abitano il fondo marino che, diversamente dai primi, non possono migra- re velocemente a largo verso zone con acque più profonde e ricche di ossigeno. Il fondale sabbioso invece, sebbene non crei di per sé particolari problematiche ecologiche, dal punto di vista della biodiversità biologica non permette agli organismi di attecchire e fissarsi, e quindi di creare comunità biologiche fis- se geograficamente stabili, evolvibili nel tempo e diversificabili, bensì propone un paesaggio apparentemente molto “monote- matico e noioso” in cui solo poche specie vivono e proliferano in maniera abbondante ed estesa come le sogliole, le vongole, le canocchie, e tutti gli altri organismi bentonici che abitano i fondali marini sabbiosi e/o fangosi. Ecco quindi che nel momento in cui una qualsiasi altra super- ficie solida compare sott’acqua spuntando dal basso fondale pianeggiante, questa diventa istantaneamente un ‘punto caldo’ in cui la biodiversità può attecchire e, a velocità esponenziale, proliferare in maniera meravigliosa, proprio grazie alla grandis- sima capacità nutritiva delle acque ricche di elementi portati dal Po unita alla circolazione greco-adriatica portatrice di uo- va ed organismi. Ed è a questo punto che entrerebbero in gioco le piattaforme dismesse, bonificate e poi affondate: materiali diversi, a diffe- renti profondità e a gradi di esposizione luminosa e termica va- riabili, ecc.. Un habitat ideale per flora e fauna marina, di tutti i generi e specie... dalle microalghe, agli anemoni, crostacei... sino alle corvine, astici, aragoste, orate, saraghi, gronchi, bo- ghe, ecc… Luoghi perfetti per tutte le creature marine per na- scondersi, cacciare, cibarsi, crescere, riprodursi, proteggere le uova ed i piccoli... E come dicevamo, in Italia non sarebbe nemmeno una novità. In diverse località costiere italiane, a seguito dell’affondamen- to di navi spesso le popolazioni locali si sono mobilitate al fine di evitarne il recupero a terra da parte delle autorità. Qualche anno dopo l’affondamento succede che il pescato aumenta, ed i turisti subacquei pure (categoria che spende, ndr). Basti pensare al relitto della Haven, di fronte ad Arenzano (La Spezia). La petroliera incendiata ed inabissatasi davanti la co- sta dopo alcuni anni è tornata a nuova vita colonizzata da tan- tissime creature marine di tutti i generi e specie; ma non solo: ora il sito è meta di turisti subacquei esperti provenienti da tut- ta Europa. Una singola immersione può arrivare a costare sino a 100 euro. E pure i ristoranti e gli alberghi dopo un primo inizia- le momento di disperazione ora non piangono più, anzi tutt’al- tro... hanno trovato nel relitto una vero e proprio fantastico at- trattore turistico destinato ad aumentare sempre più nel tempo, sia in termini di biodiversità naturalistica che turistica. Ed in mar Adriatico, davanti a Ravenna, un esempio simile l’ab- biamo sempre avuto sotto gli occhi: il relitto del Paguro, la piat- taforma Agip inabissatasi in mare nel 1965 di fronte a Ravenna a 24 Marinai d’Italia Marzo 2015 25 Marinai d’Italia Marzo 2015 Raduno ANMI 2015 a Ravenna Raduno ANMI 2015 a Ravenna EMILIA ROMAGNA Le piattaforme marine off-shore Un’incredibile opportunità per creare una rete artificiale marina di parchi marini subacquei, sia a tutela della biodiversità marina e del ripopolamento ittico del Mar Adriatico, che come importante fonte di turismo subacqueo Luca Vignoli Una serie di piattaforme petrolifere a Vũng Tàu (Vietnam) 1967 - Immagini della piattaforma Paguro e posizione geografica del relitto [www.associazionepaguro.org]

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R avenna: come giganteschi iceberg metallici, emergonodall’acqua, nelle giornate più terse, al largo della costa.Sono le cosiddette “isole di ferro”, le piattaforme off-

shore per l’estrazione di idrocarburi in mare. Una fonte di ric-chezza inestimabile di energia e sviluppo nel periodo di attività,ammassi ferrosi abbandonati dal momento in cui il giacimentosi esaurisce. E a quel punto qual è il loro destino?La soluzione economicamente più conveniente, ma anche eco-logicamente migliore, sarebbe quella di affondarle. L’idea, det-tagliatamente illustrata a Eni, – liberamente scaricabile dal sitowww.lucavignoli.it – parte dalla seguente considerazione: unavolta terminata la loro fase produttiva, opportunamente bonifi-cate, le piattaforme affondate non inquinano, ma al contrario sitrasformano in hot spots di biodiversità biologica ed ecologica,in quanto vere e proprie oasi di ripopolamento marino, al riparodalle reti dei pescatori, e paradiso som-merso per i turisti appassionati sub.Di piattaforme offshore ce ne sono più di20 tra Comacchio e Rimini e oltre 80 in tut-to l’Adriatico: Per legge Eni, una voltaesaurita la concessione mineraria, è ob-bligata a bonificare i siti di estrazione eda smaltire le piattaforme dismesse. E que-sto al momento significherebbe solo unacosa. Riportarle a terra e smantellarle perinviarne i pezzi al ferrovecchio. Operazio-ne complessa e costosa.

In tanti hanno proposto soluzioni alternative di vario genere:dall’installarvi sopra delle pale eoliche, sino addirittura al co-struirvi sopra degli alberghi di lusso. Affondarle significhereb-be invece mettere a disposizione del mare una struttura solidadi substrato di attecchimento e colonizzazione biologica che inbreve tempo evolverebbe a vera e propria oasi marina som-mersa.Un’esperienza già sperimentata con successo negli Stati Uniti,in Australia ed in molti altre nazioni a vocazione marino turisti-ca. Ed in Italia non sarebbe nemmeno un’assoluta novità…Ma torniamo all’ecologia del Mare Adriatico: innanzitutto biso-gna sapere che in realtà, nonostante i suoi pochi colori, l’adria-tico è un bacino eccezionalmente fertile dal punto di vista bio-logico, molto più del Tirreno; e questo grazie sia ai nutrienti por-tati dal Po che alla sua conformazione stretta ed allungata, di

basso fondale progressivo, con acquefresche provenienti dal profondo maregreco che prima risalgono lungo la costaslava e poi ridiscendono lungo quella ita-liana. I nutrienti (nitrati e fosfati) portatidal Po permettono una elevatissima pro-duzione microbiologica algale (fitoplanc-ton), la quale a sua volta dà nutrimento aipiccoli organismi planctonici (zooplanc-ton), che a loro volta sono il nutrimentodei piccoli pesci azzurri (acciughe, sardi-ne, boghe, ecc.. ), che a loro volta ancora

sono il cibo dei pesci azzurri predatori (sgombri, ecc..), che a lo-ro ulteriore volta vengono mangiati dai tonni, e così via secon-do la catena alimentare marina. Tante microalghe significanotanto zooplancton, che a sua volta significa tanto pesce e vitamarina in generale. Fino a cinquant’anni fa l’Adriatico era unodei mari in assoluto più pescosi del mondo. Ora invece, purtrop-po, a causa del sovrasfruttamento della grande pesca questonon è più così. In ogni caso, dal nostro punto di vista, quello vi-sivo-naturalistico, il “problema” dell’Adriatico, per così dire, ri-siede nel fondale basso e sabbioso. Molto fitoplancton algale,se da un lato supporta tutta la catena alimentare biologica, dal-l’altro crea condizioni di poca trasparenza delle acque.

Oltre a questo, la bassa profondità del fondale, che raggiungemassimo i -54 metri al centro del bacino nord-adriatico, e solo i-35 per diverse decina di miglia a largo delle coste emiliano-ro-magnole, in estate con molto caldo e mare calmo, causa signi-ficative stratificazioni termiche dell’acqua che impedisconol’ottimale circolazione dell’acqua, condizione questa che quindipuò portare a significativi fenomeni di mancanza di ossigeno(anossia) nella colonna d’acqua e quindi ad importanti morie dipesci e, soprattutto, molluschi ed altri organismi che abitano ilfondo marino che, diversamente dai primi, non possono migra-re velocemente a largo verso zone con acque più profonde ericche di ossigeno. Il fondale sabbioso invece, sebbene noncrei di per sé particolari problematiche ecologiche, dal punto divista della biodiversità biologica non permette agli organismi diattecchire e fissarsi, e quindi di creare comunità biologiche fis-se geograficamente stabili, evolvibili nel tempo e diversificabili,bensì propone un paesaggio apparentemente molto “monote-matico e noioso” in cui solo poche specie vivono e proliferano

in maniera abbondante ed estesa come le sogliole, le vongole,le canocchie, e tutti gli altri organismi bentonici che abitano ifondali marini sabbiosi e/o fangosi.Ecco quindi che nel momento in cui una qualsiasi altra super-ficie solida compare sott’acqua spuntando dal basso fondalepianeggiante, questa diventa istantaneamente un ‘punto caldo’in cui la biodiversità può attecchire e, a velocità esponenziale,proliferare in maniera meravigliosa, proprio grazie alla grandis-sima capacità nutritiva delle acque ricche di elementi portatidal Po unita alla circolazione greco-adriatica portatrice di uo-va ed organismi.Ed è a questo punto che entrerebbero in gioco le piattaformedismesse, bonificate e poi affondate: materiali diversi, a diffe-renti profondità e a gradi di esposizione luminosa e termica va-riabili, ecc.. Un habitat ideale per flora e fauna marina, di tutti igeneri e specie... dalle microalghe, agli anemoni, crostacei...sino alle corvine, astici, aragoste, orate, saraghi, gronchi, bo-ghe, ecc… Luoghi perfetti per tutte le creature marine per na-scondersi, cacciare, cibarsi, crescere, riprodursi, proteggerele uova ed i piccoli...E come dicevamo, in Italia non sarebbe nemmeno una novità.In diverse località costiere italiane, a seguito dell’affondamen-to di navi spesso le popolazioni locali si sono mobilitate al finedi evitarne il recupero a terra da parte delle autorità. Qualcheanno dopo l’affondamento succede che il pescato aumenta, edi turisti subacquei pure (categoria che spende, ndr).Basti pensare al relitto della Haven, di fronte ad Arenzano (LaSpezia). La petroliera incendiata ed inabissatasi davanti la co-sta dopo alcuni anni è tornata a nuova vita colonizzata da tan-tissime creature marine di tutti i generi e specie; ma non solo:ora il sito è meta di turisti subacquei esperti provenienti da tut-ta Europa. Una singola immersione può arrivare a costare sinoa 100 euro. E pure i ristoranti e gli alberghi dopo un primo inizia-le momento di disperazione ora non piangono più, anzi tutt’al-tro... hanno trovato nel relitto una vero e proprio fantastico at-trattore turistico destinato ad aumentare sempre più nel tempo,sia in termini di biodiversità naturalistica che turistica.Ed in mar Adriatico, davanti a Ravenna, un esempio simile l’ab-biamo sempre avuto sotto gli occhi: il relitto del Paguro, la piat-taforma Agip inabissatasi in mare nel 1965 di fronte a Ravenna a

24 Marinai d’Italia Marzo 2015 25Marinai d’Italia Marzo 2015

Raduno ANMI 2015 a Ravenna Raduno ANMI 2015 a Ravenna

EMILIA ROMAGNALe piattaforme marine off-shore

Un’incredibile opportunità per creare una rete artificiale marinadi parchi marini subacquei, sia a tutela della biodiversità marina e del ripopolamento ittico

del Mar Adriatico, che come importante fonte di turismo subacqueoLuca Vignoli

Una serie di piattaforme petrolifere a Vũng Tàu (Vietnam)

1967 - Immagini della piattaforma Paguro e posizione geografica del relitto[www.associazionepaguro.org]

12 miglia dalla costa, ad una profondità massima di -32 metri, aseguito di un’esplosione durante la sua attività produttiva. Oggi,35 anni dopo, il suo relitto, anch’esso come la Haven, è divenu-to meta subacquea eccezionale, addirittura internazionale, inquanto reale e bellissimo luogo di biodiversità biologica marina.Basti pensare che proprio per la sua estrema ricchezza di spe-cie marine che l’hanno via via popolata, questi è stato definitoufficialmente “SIC - Sito di Interesse Comunitario” nell’ambitodella Rete Natura 2000 dell’Emilia-Romagna (sistema delle retiecologiche regionali europee) oltre ad essere ufficialmente in-dividuato Zona di Riserva Integrale dello Stato. Sebbene ad un’ora di barca da Ravenna, ed ad un’ora e mezzada Rimini, sull’unico sito del relitto del Paguro, in 10 anni si sonoeffettuate ben 40.000 immersioni, effettuate principalmente du-rante i weekend nei soli mesi da giugno a settembre (dal 1997 al2007, in 10 stagioni estive sono state effettuate circa 40.000 immer-sioni, il che al prezzo medio di 32 euro/immersione ha generato

l’indotto economico diretto del solo pagamento del trasporto sulsito di immersione del relitto della piattaforma Paguro pari a1.280.000 euro. Senza contare quindi l’indotto indiretto: subac-quei che mangiano al ristorante, pernottamenti in albergo, po-meriggi in spiaggia affittando ombrelloni, affitto e/o vendita di at-trezzatura subacquea, souvenir, gelati.. ecc.. ecc..).Ora, considerando che attualmente ogni escursione subacqueacosta dai 40 ai 50 euro a persona, è facile immaginare quale po-trebbe essere l’impatto naturalistico, insieme al conseguenteboom turistico-economico, che si genererebbe andando a rea-lizzare una rete di relitti sommersi costituita dalle strutture ditutte le oltre 80 piattaforme adriatiche affondate, o per megliodire, messe in posa sul fondo marino, una volta terminata la lo-ro attività produttiva: Tour subacquei dei relitti costieri emiliano-romagnoli, vendita ed affitto di attrezzature sub, barche e gom-moni, negozi sportivi marittimi, centri immersione e barche turi-stiche, pacchetti viaggio dedicati per subacquei che si immer-gono la mattina, riposano in spiaggia sotto l’ombrellone il pome-riggio, dopo aver mangiato al ristorante, che vanno a ballare lasera ed a dormire in albergo, e che quando il tempo meteorolo-gico è incerto possono dedicarsi alle gite culturali nell’entroter-ra, nelle città d’arte e nei borghi medioevali godendo delle lorosagre e feste antiche.Un “Adriatic Reef”, ovvero una vera e propria rete ecologica ar-tificiale subacquea dell’Adriatico, di tutela della biodiversitàmarina e ripopolamento biologico (autoprotetta dalle reti dei pe-scherecci in quanto qui, agganciandosi alle strutture metalli-che, si strapperebbero) costituita da più di 80 parchi marini su-bacquei, fruibili al turismo subacqueo, naturalistico e sportivo.Un parco marino “diffuso” unico nel suo genere, che offrirebbealla riviera romagnola, un’altra attrattiva turistica molto affasci-nante insieme a movida, cultura ed ombrelloni.Una volta inabissate e stabilizzate, le immersioni possono co-minciare fin da subito e, dopo 10 anni dall’affondamento, si po-trà ammirare un ambiente analogo a quello attuale del relittodella piattaforma Paguro. I primi vantaggi per una simile rete ecologica sarebbero innan-zitutto: creazione ex novo di aree marine di nursery ripopola-

mento ittico (vivai di crescita e sviluppo delle forme giovanili deipesci ed organismi marini); creazione ex novo di siti autoprotet-ti dalla pesca e di una rete ecologica marina; tutela, protezioneed aumento della biodiversità marina; un relitto di piattaforma,con la sua irregolarità crea una miriade di microambienti diver-si che favoriscono la colonizzazione di molteplici specie diver-se grazie a: diversa profondità nella colonna d’acqua, diversoorientamento alla luce solare, anfratti di diverse dimensioni, di-versi materiali di substrato, ecc..; aumento dell’estensione ter-ritoriale delle aree di pregio naturalistico e conseguente au-mento dell’estensione territoriale delle aree naturalistiche frui-bili turisticamente; i relitti sommersi non necessitano di alcunamanutenzione, se non quella di una messa in sicurezza genera-le per il turismo subacqueo; creazione ex novo di siti di immer-sione subacquea lungo la costa adriatica; creazione di un nuo-vo diverso tipo di turismo balneare in Emilia Romagna subac-queo naturalistico; spostamento di parte degli attuali flussi turi-stici subacquei dal mar Tirreno (Liguria e Toscana) al mar Adria-tico (Emilia Romagna, ecc…); grande semplificazione dell’ap-proccio iniziale alla subacquea da parte dei cittadini emiliano-romagnoli, grazie al fatto di non essere più obbligati a recarsisul Tirreno per fare immersioni; aumento del turismo sportivo enaturalistico e della “buona cultura ecologica” che gli appartie-ne; spostamento fisico di parte del turismo, dalla spiaggia affol-lata alla superficie del mare vera e propria; incremento dell’at-tività nautica; incremento dell’attività di pesca turismo; aumen-to del mercato produttivo tecnico di attrezzature nautiche e perla subacquea; aumento generale delle attrattive turistiche conconseguente maggior indotto turistico, sia giornaliero che dimedia o lunga permanenza; creazione di un laboratorio perma-nente di educazione ambientale, fruibile sia dai bambini che da-gli adulti, attraverso imbarcazioni con fondo trasparente; azze-ramento dei costi di smaltimento ENI degli impianti off-shore indismissione, in quanto affondare una piattaforma lì di fianco co-sta certamente molto meno che riportarla a terra, smontarla esmaltirne i materiali; costi di realizzazione pari a zero per la so-cietà civile e le amministrazioni in quanto ENI offrendo a costozero le piattaforme da dismettere alle istituzioni a tal fine, azzera

i propri costi di smaltimento e quindi vi guadagna; strategia in li-nea con i principi dello sviluppo sostenibile che dicono -produ-zione zero (o minore possibile) di rifiuti - riutilizzare piuttosto chericiclare - riciclare piuttosto che smaltire.Naturalmente vi sono anche fattori importanti da considerareper la sicurezza della navigazione, delle persone e dell’ambien-te: le piattaforme off-shore devono essere comunque bonifica-te, sia nel caso siano smaltite a terra oppure vengano riutilizza-te in mare; le “reef baals” (strutture artificiali appositamenteprogettate per il ripristino biologico dell’ambiente marino) sonoestremamente costose e danno origine ad ambienti monotema-tici di molto minore valore in termini sia di ripopolamento che dibiodiversità; vi deve essere una profondità minima (o massima)di sicurezza per la navigazione (-15 metri) per evitare che le na-vi possano collidervi; si dovrà prevedere un adeguato sistemadi monitoraggio degli effetti biologici e di eventuali contamina-zioni inquinanti.Attualmente la legislazione regionale, nazionale e demanialenon prevede interventi simili: in Italia è sempre comunque e do-vunque vietato “affondare” qualsiasi cosa, ma è permesso conprocedure specifiche “mettere in posa sul fondo del mare”strutture atte a fornire strumenti e servizi per lo sviluppo econo-mico, la tutela della costa e dell’ambiente marino; quindi a tal fi-ne dovranno essere definite adeguate prassi, metodologie oltreche specifici atti legislativi affinché tutti i processi si svolganoin maniera corretta e controllata.Andiamo sul sito del fotografo Marco Sieni [http://www.mar-cosieni.it/ ?Photo_Works:Paguro] e proviamo ad immaginare...tra 20 anni, se all’atto della dismissione le oltre 80 piattaformeoff-shore presenti nel mare Adriatico emiliano-romagnolo ver-ranno trasportate a terra e poi smantellate, rimarrà il solito fon-do marino sabbioso e piatto; se invece si seguirà la presenteproposta ci potrebbero essere 80 oasi marine di ripopolamentobiologico tali da creare una vera, e preziosissima, rete ecologi-ca di parchi marini subacquei… motore di biodiversità naturali-stica ed al contempo di attività turistica di alta qualità ad eleva-to e stabile indotto economico.

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Raduno ANMI 2015 a Ravenna Raduno ANMI 2015 a Ravenna