esami svolti di geom. proiettiva (elementari)

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  • 8/9/2019 Esami svolti di geom. proiettiva (elementari)

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    Raccolta esami a.a. 2002/3/4/5/6/7/8 Mat.3 (Forme Quadratiche e Geometria Proiettiva)

    temi M3M 

    Sono raccolti gli esami dei corsi di Matematica 3 del Corso di Laurea Triennale in Matematica dell’Universitàdi Padova negli anni accademici della riforma secondo il D.M. 509/1999. I contenuti dei corsi riguardavano

    l’algebra quadratica e la geometria proiettiva.

    Docenti di quei corsi sono stati: Valentino Cristante, Maurizio Candilera, Maurizio Cailotto, AlessandraBertapelle.

    Copyright.  Tutti i diritti di questo testo sono riservati agli autori (incluse le eventuali edizioni prece-denti). Non ne è consentito alcun uso a scopi commerciali. Sono consentite la riproduzione e la circolazionein formato cartaceo o su supporto elettronico portatile ad esclusivo uso scientifico, didattico o documentario,purché il documento non venga alterato in alcun modo, ed in particolare mantenga le corrette indicazioni didata e fonte originale e la presente nota di copyright.   marzo 2009 

    Università di Padova Dip.Matem.P. & A.

  • 8/9/2019 Esami svolti di geom. proiettiva (elementari)

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  • 8/9/2019 Esami svolti di geom. proiettiva (elementari)

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    prima prova parziale Mat Tre - 21 maggio 2002 

    Esercizio 1.(1) Siano  r  ed  s  due rette sghembe in P

    ¯3(K ), e sia  P  un punto di P

    ¯3(K ) non appartenente né ad  r  né ad

    s. Dimostrare che esiste una unica retta  h  passante per  P   ed incidente sia  r  che s.(2) Se r =  P 1 ∨ P 2,  s  =  Q1 ∨ Q2  ove

    P 1 =

    1

    322

    , P 2 = 1

    102

    , Q1 = 1

    011

    , Q2 = 1

    01−1

    ,e P   = (1, 1, 1, 1)t, verificare che  r  ed s  sono sghembe, che P  non appartiene a nessuna delle due rette, etrovare equazioni cartesiane per la retta  h  del punto (1).

    (3) Dualizzare l’asserzione del punto (1).

    Soluzione.(1) Poiché  P   non appartiene ad  r , esiste un unico piano  ρ  =  P  ∨ r   contenente P   ed r ; e necessariamente la

    retta h  cercata deve appartenere a  ρ  (deve passare per  P  e per un punto di  r). Analogamente, poichéP   non appartiene ad s, esiste un unico piano  σ  =  P  ∨ s contenente P   ed s; e necessariamente la retta  hcercata deve anche appartenere a σ. Ora abbiamo ρ = σ, altrimenti r  ed  s  sarebbero complanari, control’ipotesi che siano sghembe. Allora una facile applicazione della formula di Grassmann assicura che ladimensione di  h  =  ρ ∧ σ   è 1; quindi si tratta di una retta, unicamente definita dalle condizioni poste.Certamente poi   h   contiene  P   (poiché  P   appartiene sia a   ρ   che a   σ), ed interseca sia   r   che  s  essendocomplanare con entrambe le rette (su due piani diversi!).

    (2) Le rette r  ed  s  sono sghembe se e solo se i quattro punti  P 1, P 2, Q1, Q2  generano una varietà lineare didimensione 3, cioè se e solo se i quattro vettori rappresentanti sono linearmente indipendenti, ovvero see solo se la matrice

    A =

    1 1 1 13 1 0 02 0 1 12 2 1   −1

    ha rango 4; ciò è vero, poiché det(A) = 8 = 0.Il punto  P  non appartiene ad  r  se e solo se i punti tre punti  P, P 1, P 2   generano una varietà lineare di

    dimensione 2 (un piano), ovvero se e solo se la matrice

    1 1 11 3 11 2 01 2 2

    ha rango 3; ciò è vero, poiché le prime tre righe danno una sottomatrice quadrata di determinante nonnullo.Analogamente Il punto   P   non appartiene ad   s   se e solo se i punti tre punti   P, Q1, Q2  generano unavarietà lineare di dimensione 2 (un piano), ovvero se e solo se la matrice

    1 1 11 0 0

    1 1 11 1   −1

    ha rango 3; ciò è vero, poiché le ultime tre righe danno una sottomatrice quadrata di determinante nonnullo.Come spiegato nel punto (1), la retta  h  si ottiene intersecando i due piani  ρ  =  P  ∨ r  = P  ∨ P 1 ∨ P 2   eσ =  P  ∨ s =  P  ∨ Q1 ∨ Q2, di equazioni rispettivamente

    det

    X 0   1 1 1X 1   1 3 1X 2   1 2 0X 3   1 2 2

    = 0 e det

    X 0   1 1 1X 1   1 0 0X 2   1 1 1X 3   1 1   −1

    = 0

    1

  • 8/9/2019 Esami svolti di geom. proiettiva (elementari)

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    prima prova parziale Mat Tre - 21 maggio 2002 

    da cui si ottiene (quasi) subito:X 0 − X 1 − X 2 + X 3 = 0X 0 − X 2 = 0   ovvero

    X 1 − X 3 = 0X 0 − X 2 = 0  .

    (3) L’enunciato duale è il seguente: siano r  ed s  due rette sghembe in in P

    ¯

    3(K ), e sia π  un piano di P

    ¯

    3(K )

    non contenente né r  né s. Dimostrare che esiste una unica retta  h  contenuta in  π  ed incidente sia  r  ches (osserviamo solo che nozione duale di “due rette sghembe (intersezione vuota)” sarebbe “due rette chegenerano lo spazio”, ma sono due nozioni equivalenti in P

    ¯3(K ); come pure “due rette si incontrano in

    un punto” e la duale “due rette sono complanari”).Da notare che questo enunciato è molto più facile da dimostrare: la retta h   è unicamente definita daidue punti di intersezione del piano  π  con le due rette  r  ed s.

    (4) L’enunciato in P¯

    4(K ) diventa falso, come si può osservare facilmente dal fatto che l’enunciato dualediventa falso: una retta ed un piano che non si appartengono non hanno necessariamente un punto incomune, come è invece necessario per l’esistenza di  h  (vedi punto (3)).D’altra parte possiamo dare un controesempio diretto: sia  r  = e1, e2,  s  = e3, e4  e  P   = e5  (usiamola base canonica di  K 5); siamo evidentemente nelle ipotesi dell’enunciato (1), ma non vi è alcuna rettapassante per  P ,  r  ed  s   (dovrebbe passare per 3 punti indipendenti).

    Esercizio 2.  Sia data la proiettività φ  della retta P¯

    1(R¯

    ) che nel riferimento canonico ha matrice

    A =

    2 15   −2

      .

    (1) Dimostrare che si tratta di una involuzione.(2) Dimostrare che possiede due punti uniti  P 1  e  P 2  e trovarne le coordinate nel riferimento canonico.(3) Determinare il quarto armonico dopo i punti  P 1,  P 2  e  Q  = (1, −2)t.(4) Che cosa cambierebbe se invece di R

    ¯ si usasse un corpo  K  di caratteristica 2?

    Soluzione.

    (1) Una involuzione è una proiettività non identica di quadrato l’identità; dunque basta verificare che  A2

    è un multiplo della matrice identica. Il facile calcolo dà   A2 = 9I¯2

    . D’altra parte sappiamo che unaproiettività non identica della retta è involuzione se e solo se la traccia di una qualunque applicazionelineare sovrastante è nulla; ciò è evidente per la matrice  A.

    (2) Trattandosi φ   di una involuzione,  A  possiede due autovalori distinti, uno opposto dell’altro, e dunquedue autovettori indipendenti che corrispondono a due punti uniti distinti di  φ. Il polinomio caratteristicodi  A   è X 2 + det(A) =  X 2 − 9; dunque gli autovalori di  A  sono ±3, e i punti uniti  P 1  e  P 2  di  φ  sono gliautospazi di  A:

    ker(A − 3I¯2

    ) = 

    11

      e ker(A + 3I

    ¯2) = 

      1−5

     .

    (3) Poiché  φ   è involuzione, abbiamo (P 1 P 2 Q φ(Q)) = −1; dunque il quarto armonico cercato è

    φ(Q) =  2 15   −2   1−2 =  09 =  01  .Nel riferimento scelto si tratta del “punto all’infinito”, quando si disomogenezzi rispetto e  X 0; questo ègiusto, poiché Q   è il punto “di mezzo” tra  P 1  e  P 2   (la (semi)somma dei due).

    (4) Rimane certo vero che si tratta di una involuzione (punto (1)); d’altra parte in caratteristica 2 unaproiettività della retta è involutiva se e solo se è parabolica; dunque troveremmo un solo autovalore(3 = 1 = −1 = −3) e un solo autovettore ((1, 1) = (1, −5)), dunque un unico punto unito (questo peril punto (2)). Il punto (3) pertanto non ha più senso: per calcolare il quart’armonico bisogna avere 3punti distinti (in ogni caso, notare che siccome 1 =  −1 in caratteristica 2, si ha che il quarto armonicodopo tre punti distinti è necessariamente il terzo punto: la nozione di armonia non è più interessante!).

    2

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    seconda prova parziale Mat Tre - 7 giugno 2002 

    Esercizio 1.Sia dato in P

    ¯2(R

    ¯) il fascio di coniche di equazione

    λX 20  + λX 21  + λX 

    22 − 2(λ + µ)X 0X 1 − 2λX 0X 2 + µX 1X 2 = 0

    (1) Trovare tutte le coniche degeneri del fascio e scriverle esplicitamente.

    (2) Trovare il ciclo base del fascio, cioè tutti i punti del piano (con relative molteplicità) per cui passanotutte le coniche del fascio.Si consideri ora il piano affine complementare della retta di equazione  X 0 = 0.

    (3) Classificare affinemente tutte le coniche del fascio; in particolare scrivere esplicitamente tutte le paraboledel fascio e dire se ogni conica del fascio si può scrivere come combinazione di parabole.

    (4) Descrivere il luogo dei punti del piano dato dai centri delle coniche a centro del fascio.

    Soluzione.  La matrice del fascio di conice è

    A(λ, µ) =

    λ   −λ − µ   −λ−λ − µ λ µ/2

    −λ µ/2   λ

      .

    (1) Per trovare le coniche degeneri, studio per quali valori dei parametri si annulla il determinante di A(λ, µ):

    det A(λ, µ) = λ

    λ + µ

    2

    2ed otteniamo due coniche degeneri:(a) per  λ  = 0, poniamo  µ  = 1 e si ha la conica  X 1(X 2 − 2X 0) = 0;(b) per 2λ + µ = 0, poniamo  µ  = −2,  λ  = 1 e si ha la conica (X 0 + X 1 − X 2)2 = 0;Poiché vi sono solo due coniche degeneri, ed una delle due è una retta doppia, ne concludiamo che sitratta di un fascio bitangente: tutte le coniche del fascio saranno tangenti in due fissati punti alle rettedi equazioni  X 1 = 0 e  X 2 − 2X 0 = 0.

    (2) Come già detto il fascio è bitangente, dunque il ciclo base sarà del tipo 2P  + 2Q  ove P   e  Q  sono i duepunti che si ottengono intersecando per esempio le coniche degeneri; si trovano i sistemi

      X 1 = 0

    X 0 + X 1 − X 2 = 0  e

      X 2 − 2X 0 = 0

    X 0 + X 1 − X 2 = 0

    da cui i punti  P   = (1, 0, 1) e  Q  = (1, 1, 2).(3) Per classificare affinemente le coniche del fascio come richiesto, basta considerare la loro intersezione

    con X 0 = 0, e per questo è sufficiente controllare il determinante di  A∞(λ, µ): la conica è  ellisse

    parabolaiperbole

    a seconda che det A∞(λ, µ) = λ2 −  µ2

    4  0  .

    Dunque le parabole si ottengono per  λ2

    −µ2/4 = 0, i.e. per λ  =

     ±µ/2. Per  λ  =

     −µ/2 sappiamo, dal

    primo punto, trattarsi di una conica degenere (la doppia retta); per   λ   =  µ/2 troviamo una parabolanon degenere di equazione (poniamo µ  = 2,  λ  = 1)

    X 20 + X 21  + X 

    22 − 6X 0X 1 − 2X 0X 2 + 2X 1X 2 = 0  .

    Siccome nel fascio abbiamo solo una parabola non degenere, non possiamo scrivere tutte le conichedel fascio come combinazioni di parabole non degeneri: si tratta di descrivere una retta nello spazioproiettivo di dimensione 5 delle coniche, e per descrivere una retta servono due punti distinti.

    Le ellissi del fascio si ottengono per  λ2 −   µ24

      > 0, ovvero per |λ| > |µ|/2.Le iperboli del fascio si ottengono per  λ2 −   µ2

  • 8/9/2019 Esami svolti di geom. proiettiva (elementari)

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    seconda prova parziale Mat Tre - 7 giugno 2002 

    (4) Il centro C  di una conica a centro è il polo dell’iperpiano all’infinito, che ha equazione  X 0  = 0, ovverocoordinate (1, 0, 0); dunque le coordinate  x  di  C   soddisfano all’equazione

    xtA(λ, µ) = (1, 0, 0) ovvero   xt = (1, 0, 0)A(λ, µ)−1

    (a meno di proporzionalità); per calcolare il centro basta dunque calcolare la prima riga della matrice

    inversa di  A(λ, µ), usando i complementi algebrici:

    x0 = det

      λ µ/2µ/2   λ

    = λ2 −  µ

    2

    4  = (λ +

     µ

    2)(λ −  µ

    2)

    x1 = −det−λ − µ   −λ

    µ/2   λ

    = λ2 +

     λµ

    2  = (λ +

     µ

    2)λ

    x2 = det

    −λ − µ   −λλ µ/2

    = −λµ

    2  −  µ

    2

    2  + λ2 = (λ +

     µ

    2)(λ − µ)

    da cui (per ipotesi det A(λ, µ) =  λ(λ + µ/2)2 = 0) abbiamo la retta di equazioni parametriche

    x0 =  λ−

     µ

    2x1 =  λ

    x2 =  λ − µ

    e di equazione cartesiana 2x0 − x1 − x2   = 0. Conclusione: i centri dele coniche a centro del fasciodescrivono i punti della retta appena identificata, eccetto i tre punti corrispondenti alle coniche degeneri((1, 0, 2) per la coppia di rette, (2, 1, 3) per la retta doppia) e alla parabola (il punto all’infinito (0, 1, −1)).Più geometricamente, si poteva calcolare i centro applicando il principio di reciprocità, ed intersecandole rette polari di due punti distinti della retta all’infinito. Scegliendo i due punti fondamentali, si arrivavaagli stessi calcoli.

    Esercizio 2.  Sia data la forma quadratica su R¯

    4 di espressione

    Q(X 0, X 1, X 2, X 3) = 2X 21 + X 

    22  + X 0X 1 + X 0X 2 + 2X 1X 2 + 2X 2X 3

    nella base canonica.(1) Scrivere la matrice di  Q  e classificare la forma bilineare simmetrica associata; in particolare si trovi un

    sottospazio isotropo massimale.(2) Sia Q̧ la quadrica di P

    ¯3(R

    ¯) di equazione   Q(X ) = 0 nel riferimento canonico; classificare proiettiva-

    mente Q̧, specificando qual’è il suo vertice ed esibendo una sottovarietà lineare di dimensione massimalecontenuta in Q̧.

    (3) Si classifichi Q̧ come quadrica affine dello spazio affine complementare di  X 0 = 0.(4) Trovare per quali valori di α  il piano  X 1 =  αX 0   taglia su Q̧ una conica degenere.

    Soluzione.

    (1) La matrice della forma in questione è

    A =

    0 1/2 1/2 01/2 2 1 01/2 1 1 1

    0 0 1 0

    Prima soluzione: strategia astuta.   Osservando la matrice, vediamo che il primo e l’ultimo vettore dellabase data sono isotropi tra loro ortogonali per la forma bilineare; dunque la forma bilineare possiedesottospazi isotropi di dimensione 2, per esempio quello generato da questi due vettori. Poiché è nondegenere (un facile sviluppo mostra det(A) = 1/4 = 0), la dimensione massima dei sottospazi isotropi è

    4

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    seconda prova parziale Mat Tre - 7 giugno 2002 

    esattamente 2: questo ci permette di concludere che si tratta di una forma di segnatura (2, 2), e quelloprima evidenziato era un sottospazio isotropo massimale (uno dei tanti).Seconda soluzione: strategia dei quadrati.  Si possono completare i quadrati della forma quadratica nelmodo seguente (parto da  X 2  perché è più facile):

    Q(X ) = (X 2 + X 0

    2  + X 1 + X 3)

    2

    − X 20

    4  + X 2

    1 −X 2

    3 −X 0X 3

     −2X 1X 3

    = Z 20 −

    X 02

      + X 3

    2+ X 21 − 2X 1X 3

    = Z 20 − Z 21  + (X 1 − X 3)2 − X 23= Z 20 − Z 21  + Z 22 − Z 23

    ove abbiamo usato la trasformazione di coordinate data da

    Z 0 = X 0

    2  + X 1 + X 2 + X 3

    Z 1 = X 0

    2  + X 3

    Z 2 =  X 1 − X 3Z 3 =  X 3

    Ne concludiamo che la forma ha rango 4, dunque non è degenere, e segnatura (2, 2). Un sottospazioisotropo massimale (dunque di dimensione 2) si può trovare nelle coordinate Z  scrivendo le due equazioniZ 0 =  Z 1 e  Z 2 =  Z 3, e dunque sostituendo troviamo che si tratta del sottospazio di equazioni  X 1 +X 2 = 0e X 1 = 2X 3  nelle coordinate originali (ho scritto questo svolgimento solo perché non avevo mai usato alezione le trasformazioni di coordinate per trovare dei sottospazi isotropi).Terza soluzione: strategia dell’ingegnere.   Senza indugio, si applica il metodo: si passa subito a torturare(induttivamente) la matrice per farle confessare una base ortogonale; si guadagna un sacco di conti dafare (legge del contrappasso).

    (2) Siccome la forma bilineare era non degenere, la quadrica in questione è non degenere, e il suo vertice èvuoto (il vuoto proiettivo). Dalla forma canonica prima trovata si vede che si tratta di una quadricarigata di P

    ¯3(R

    ¯); per esempio la retta congiungente i punti di coordinate (1, 0, 0, 0) e (0, 0, 0, 1) nel

    riferimento iniziale è contenuta nella quadrica.(3) Sappiamo già che la quadrica contiene rette (e dunque non può essere un ellissoide); si tratta dunque di

    decidere se è un paraboloide o un iperboloide; per questo basta vedere se la matrice della conica tagliatasu  X 0  = 0 è degenere (allora si tratta d’un paraboloide, essendo tangente al piano all’infinito), oppureno (e allora si tratta d’un iperboloide). Abbiamo

    det

    2 1 01 1 1

    0 1 0

    = 2 = 0

    e dunque si tratta di un iperboloide (iperbolico).(4) Sostituendo  X 1 =  αX 0  nella  Q(X ) = 0, troviamo l’equazione

    α(2α + 1)X 20  + X 22  + (1 + α)X 0X 2 + X 2X 3 = 0

    di una conica nel piano dato, in cui possiamo usare le coordinate proiettive (X 0, X 2, X 3). Si trattadunque di vedere quando si annulla il determinante della matrice

    Qα  =

    α(2α + 1)   1+α2   01+α

    2  1 1

    0 1 0

    e un facile sviluppo dà det Qα  =  α(2α + 1). Quindi ivalori cercati sono α  = 0 e α = −1/2.

    5

  • 8/9/2019 Esami svolti di geom. proiettiva (elementari)

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    primo appello Mat Tre - 10 giugno 2002 

    Esercizio 1.Sia data la proiettività φ  del piano P2(R) in sé che, usando coordinate nel riferimento canonico, si scrive

    φ

    X 0X 1X 2

    =

    3X 0 − X 2

    X 0 + 4X 1 + X 2

    −X 0 + 3X 2

    (1) Scrivere la matrice di φ  nel riferimento dato.(2) Trovare i punti uniti e le rette unite per  φ, e determinare le relazioni d’appartenenza reciproche.(3) Dimostrare che, per ogni retta unita r , che non sia di punti uniti, vi sono due punti uniti  P   e Qr  di cui

    uno è indipendente dalla retta  r . Per ogni punto  R ∈ r, calcolare il birapporto (P Qr R φ(R)).(4) Sia ora  r  la retta di equazione  X 0 = 0. Dare equazioni cartesiane per la retta  s  =  φ(r), e per la retta  t

    tale che  φ(t) = r.

    Svolgimento.(1) La matrice è

    A =

    3 0   −11 4 1

    −1 0 3

    poiché si controlla subito che φ(X ) =  AX , ove X  = (X 0, X 1, X 2).(2) Per vedere le sottovariet̀a unite, studiamo gli autovalori di  A:

    det(xI3 − A) = detx − 3 0 1−1   x − 4   −1

    1 0   x − 3

    = (x − 4)((x − 3)2 − 1) = (x − 2)(x − 4)2

    e dunque trovo gli autovalori 2 (di moltepicità 1) e 4 (di molteplicità 2). Studio subito l’autospazio di 2,che avrà necessariamente dimensione 1, e dunque identifica un punto fisso  P ; si trova  P   = (1, −1, 1).L’autospazio relativo a 4 si trova studiando la matrice 4I3 − A, che si vede subito avere rango 1, dunquel’autospazio ha dimensione 2, generato per esempio da  Q1   =

     (1, 0,

    −1)

     e  Q2   =

     (0, 1, 0)

    ; dunque si

    tratta di due punti del piano proiettivo, uniti relativamente allo stesso autovalore, e allora tutta la rettaa che li congiunge (di equazione X 0 + X 2 = 0) è fatta di punti uniti (in particolare è una retta unita). Laproiettività in questione è dunque una omologia generale di asse  a: il punto fisso  P , che non appartienead  a, è centro d’un fascio di rette unite, ognuna delle quali interseca  a   in un punto. Questo termina ladiscussione su punti e rette unite e loro appartenenze reciproche.

    (3) Sia  r  una retta unita distinta dall’asse di omologia; allora  r   contiene  P   (le rette unite diverse dall’assesono solo quelle del fascio di centro  P , come già detto), e interseca  a   in un punto  Qr  che è un puntounito (perché appartiene all’asse); non vi sono altri punti uniti appartenenti ad   r, altrimenti la rettastessa sarebbe di punti uniti. La proiettività indotta sulla retta  r  ha punti uniti  P   (di autovalore 2) eQr  (di autovalore 4), dunque il birapporto richiesto è il rapporto 2/4 = 1/2.

    (4) Data una retta di coordinate plückeriane   a   = (a0, a1, a2), la sua immagine tramite   φ   ha coordinateplückeriane  aA−1; questo ci permette subito di trovare  t  poiché basta calcolare (1, 0, 0)A = (3, 0, −1), edunque dedurre l’equazione cartesiana 3X 0 − X 2 = 0.Per calcolare s, piuttosto che calcolare (la prima riga di)  A−1, possiamo congiungere l’immagine tramiteφ  di due qualsiasi punti di  r ; possiamo usare (0, 1, 0) che è punto fisso (appartiene all’asse) e (0, 0, 1) lacui immagine è (−1, 1, 3); si trova la retta di equazione 3X 0 + X 2 = 0.

    Esercizio 2.Sia dato in  P2(R) il fascio di coniche di equazione

    2µX 20 − (λ + µ)X 21  + (λ − µ)X 22 − 2λX 0X 1 − 2λX 0X 2 = 0

    (1) Trovare tutte le coniche degeneri del fascio e scriverle esplicitamente.

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    (2) Trovare il ciclo base del fascio, cioè tutti i punti del piano (con relative molteplicità) per cui passanotutte le coniche del fascio.

    Si consideri ora il piano affine complementare della retta di equazione  X 0 = 0.(3) Classificare affinemente tutte le coniche del fascio; in particolare scrivere esplicitamente tutte le parabole

    del fascio e dire se ogni conica del fascio si può scrivere come combinazione di parabole.(4) Descrivere il luogo dei punti del piano dato dai centri delle coniche a centro del fascio.

    Soluzione.  La matrice del fascio di coniche è

    A(λ, µ) =

    2µ   −λ   −λ−λ   −λ − µ   0

    −λ   0   λ − µ

      .

    (1) Per trovare le coniche degeneri, studio per quali valori dei parametri si annulla il determinante di A(λ, µ):

    det A(λ, µ) = 2µ3

    ed otteniamo una sola conica degenere, in corrispondenza del valore µ  = 0, poniamo  λ  = 1, di equazione(2X 0 + X 1 − X 2)(X 1 + X 2) = 0. Poich́e vi è solo una conica degenere, ed essa si spezza in una coppiadi rette distinte, ne concludiamo che si tratta di un fascio osculatore.

    (2) Come già detto il fascio è osculatore, dunque il ciclo base sarà del tipo 3P  + Q  ove P   e  Q  sono i duepunti che si ottengono intersecando per esempio la conica degenere con una qualsiasi altra conica delfascio, per esempio quella di equazione 2X 20 − X 21 − X 22  = 0 (ottenuta con  λ  = 0 e  µ = 1); si trovano isistemi  

      X 1 + X 2 = 0

    2X 20 − X 21 − X 22   = 0e

      2X 0 + X 1 − X 2 = 02X 20 − X 21 − X 22   = 0

    da cui i punti  P   = (1, −1, 1) (con molteplicità 3) e  Q  = (1, 1, −1).(3) Per classificare affinemente le coniche del fascio come richiesto, basta considerare la loro intersezione

    con X 0 = 0, e per questo è sufficiente controllare il determinante di  A∞(λ, µ): la conica è

      ellisse

    parabola

    iperbole

    a seconda che det A∞(λ, µ) = −λ2 + µ2 0  .

    Dunque le parabole si ottengono per   λ2 − µ2 = 0, i.e. per   λ   = ±µ. Si tratta di due parabole nondegeneri, le cui equazioni si possono scrivere ponendo  λ  = 1 e  µ  = ±1. Troviamo:

    X 20 − X 21 − X 0X 1 − X 0X 2 = 0 e   X 20 − X 21  + X 0X 1 + X 0X 2 = 0i cui punti sulla retta all’infinito sono (0, 0, 1) e (0, 1, 0). Siccome nel fascio abbiamo due parabole nondegeneri, possiamo scrivere ogni conica del fascio come combinazione di esse.Le ellissi del fascio si ottengono per  λ2 − µ2  |µ|.

    (4) Il centro C  di una conica a centro è il polo dell’iperpiano all’infinito, che ha equazione  X 0  = 0, ovverocoordinate (1, 0, 0); dunque le coordinate  x  di  C   soddisfano all’equazione

    xt

    A(λ, µ) = (1, 0, 0) ovvero   xt

    = (1, 0, 0)A(λ, µ)−1

    (a meno di proporzionalità); per calcolare il centro basta dunque calcolare la prima riga della matriceinversa di  A(λ, µ), usando i complementi algebrici:

    x0 = det

    −λ − µ   00   λ − µ

    = −(λ + µ)(λ − µ)

    x1 = −det−λ   −λ

    0   λ − µ

    = λ(λ − µ)

    x2 = det

      −λ   −λ−λ − µ   0

    = −λ(λ + µ)

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    da cui, osservando che   x1x2   =   λ2x0   e 2λ

    2 =   x1 −  x2, otteniamo l’equazione quadratica 2x1x2   =x0(x1 −  x2). Conclusione: i centri delle coniche a centro del fascio descrivono i punti della conicairriducibile appena identificata, eccetto i tre punti corrispondenti alla conica degenere (il punto triplodel ciclo base) e alle due parabole (i due punti sulla retta all’infinito).

    Esercizio 3.  Sia data la forma quadratica su  R4 di espressione

    Q(X 0, X 1, X 2, X 3) = X 20 + 2X 

    21  + 2X 0X 1 − 2X 0X 3 − 2X 1X 2 − 2X 1X 3 + 2X 2X 3

    nella base canonica.(1) Scrivere la matrice di  Q  e classificare la forma bilineare simmetrica associata; in particolare si trovi un

    sottospazio isotropo massimale.(2) Sia Q   la quadrica di   P3(R) di equazione   Q(X ) = 0 nel riferimento canonico; classificare proiettiva-

    mente Q, specificando qual’è il suo vertice ed esibendo una sottovarietà lineare di dimensione massimalecontenuta in Q.

    (3) Si classifichi Q come quadrica affine dello spazio affine complementare di  X 0 = 0.(4) Trovare per quali valori di α  il piano  X 1 =  αX 0  taglia su Q una conica degenere.

    Soluzione.(1) La matrice della forma in questione è

    A =

    1 1 0   −11 2   −1   −10   −1 0 1

    −1   −1 1 0

    Prima soluzione: strategia dei quadrati.   Si possono completare i quadrati della forma quadratica nelmodo seguente:

    Q(X ) = (X 0 + X 1 − X 3)2 + X 21 − X 23 − 2X 1X 2 + 2X 2X 3= Z 20  + (X 1 − X 2)2 − X 22 − X 23 + 2X 2X 3

    = Z 2

    0  + Z 2

    1 − (X 2 − X 3)2

    = Z 20  + Z 21 − Z 22

    ove abbiamo usato la trasformazione di coordinate data da

    Z 0 =  X 0 + X 1 − X 3Z 1 =  X 1 − X 2Z 2 =  X 2 − X 3Z 3 =  X 3

    Ne concludiamo che la forma ha rango 3 (perché abbiamo trovato solo tre quadrati: nel riferimentonuovo, la matrice è diagonale con 1, 1, −1, 0 sulla diagonale), dunque è degenere, e di segnatura (2, 1).Un sottospazio isotropo massimale (dunque di dimensione 2) si può trovare nelle coordinate  Z  scrivendole due equazioni   Z 0   =   Z 2   e   Z 1   = 0, e dunque sostituendo troviamo che si tratta del sottospazio diequazioni   X 0  + X 1 −  X 2   = 0 e   X 1   =   X 2   nelle coordinate originali (ho scritto questo svolgimentoperché non avevo mai usato a lezione le trasformazioni di coordinate per trovare dei sottospazi isotropi).L’ortogonale della forma è data dalle equazioni  Z 0  =  Z 1   =  Z 2  = 0, che sostituendo e risolvendo dà lospazio generato dal vettore (0, 1, 1, 1) nel riferimento iniziale.Seconda soluzione: strategia di ricerca di una base ortogonale.   Prima di tutto osserviamo se la formaè non degenere: una facile riduzione di Gauss mostra che la matrice ha rango 3, dunque la forma èdegenere, e il nucleo della forma bilineare è dato dal sottospazio generato da (0, 1, 1, 1). Sia allorav4 = (0, 1, 1, 1)

    t, e cerchiamo una base ortogonale di un complementare W , che possiamo scegliere comeil sottospazio di equazione  X 3 = 0, per esempio. Allora:

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    (i) scelgo un vettore non isotropo in  W , diciamo  v1 = (1, 0, 0, 0)t, e noto che  Q(v1) = 1;

    (ii) scelgo un vettore non isotropo in   W   che sia nell’ortogonale di   v1, dunque soggetto a   X 3   = 0 eX 0 + X 1 − X 3 = 0; per esempio  v2 = (1, −1, 0, 0) e noto che  Q(v2) = 1;

    (iii) scelgo un vettore (non isotropo) in  W  che sia nell’ortogonale di v1, v2, dunque soggetto a  X 3 = 0,X 0 + X 1 − X 3 = 0 e  X 1 − X 2 = 0; per esempio  v3 = (1, −1, −1, 0) e noto che  Q(v2) = −1.

    Ne concludo che la forma in questione ha segnatura (2, 1) (nella base data da  v1, v2, v3, v4   la matrice

    diventa diagonale con 1, 1, −1, 0 nella diagonale) quindi i sottospazi isotropi massimali hanno dimensione2, e uno è per esempio quello generato da  v4  e v1 − v3.

    (2) Siccome la forma bilineare era degenere, la quadrica in questione è degenere, e il suo vertice è il punto dicoordinate proiettive (0, 1, 1, 1). Dalla forma canonica prima trovata si vede che si tratta di un cono diP3(R) contenente infiniti punti reali; per esempio la retta congiungente il vertice (0, 1, 1, 1) e un qualsiasipunto della quadrica (per esempio (2, 0, 0, 1)) è contenuta nella quadrica.

    (3) Siccome il vertice è un punto dell’iperpiano all’infinito, allora nello spazio affine dato la quadrica si pre-senta come un cilindro; considerando l’intersezione con il piano X 1 = 0 (scelto perché faccio sparire moltitermini), si vede facilmente che viene indotta una iperbole; dunque Q  è un cilindro a base iperbolica, esul piano all’infinito taglia una coppia di rette distinte.

    (4) Sostituendo  X 1 =  αX 0  nella  Q(X ) = 0, troviamo l’equazione

    (2α2

    + α + 1)X 2

    0 − αX 0X 2 − 2(α + 1)X 0X 3 + 2X 2X 3 = 0di una conica nel piano dato, in cui possiamo usare le coordinate proiettive (X 0, X 2, X 3). Si trattadunque di vedere quando si annulla il determinante della matrice

    Qα  =

    2α2 + α + 1   −α/2   −α − 1−α/2 0 1

    −α − 1 1 0

    e un facile sviluppo dà det Qα   = −α2 − 1. Quindi non esistono valori di   α   con la proprietà cercata(d’altra parte la quadrica è un cilindro con l’asse in direzione (0, 1, 1, 1): per tagliare coniche degeneribisogna che il piano “contenga quella direzione”).

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    secondo appello Mat Tre - 25 giugno 2002 

    Esercizio 1.  Siano dati i seguenti punti del piano  P2(R)

    P 1 =  2−2

    −2

    , P 2 = 

    13

    1

    , P 3 = 

    11

    −1

    , P 4 = 

    11

    1

    .

    (1) Dimostrare che esiste una unica proiettivit̀a  φ  del piano  P2(R) in sé che manda ordinatamente i puntifondamentali del riferimento canonico nei punti dati. Scrivere la matrice di  φ  nel riferimento canonico.

    (2) Trovare i punti uniti e le rette unite per  φ, e determinare le relazioni d’appartenenza reciproche.(3) Per ogni coppia P   e Q  di punti uniti  distinti, e per ogni punto  R  appartenente alla retta generata da  P 

    e  Q, calcolare il birapporto (P Q R φ(R)).(4) Calcolare immagine ed antimmagine tramite φ  della retta di equazione  X 0 = 0.

    Svolgimento.(1) Osserviamo subito che i punti  P 1, P 2, P 3   sono indipendenti (basta vedere il determinante della matrice

    che li ha come colonne), e che il punto  P 4  si scrive come  1

    2P 1 + P 2 − P 3; siccome i tre coefficienti sono

    tutti e tre non nulli, ne concludiamo che i quattro punti dati formano un riferimento proiettivo delpiano, e dunque esiste unica la proiettività  φ   richiesta (dati due riferimenti proiettivi, esiste una unica

    proiettività che manda ordinatamente uno nell’altro). La matrice è

    A =

    1 1   −1−1 3   −1

    −1 1 1

    (2) Per vedere le sottovariet̀a unite, studiamo gli autovalori di  A:

    det(xI3 − A) = detx − 1   −1 11   x − 3 1

    1   −1   x − 1

    = (x − 1)(x − 2)2

    e dunque trovo gli autovalori 1 (di moltepicità 1) e 2 (di molteplicità 2). Studio subito l’autospazio di 1,

    che avrà necessariamente dimensione 1, e dunque identifica un punto fisso  Q0; si trova  Q0  = (1, 1, 1)(che d’altra parte era evidente dalla definizione essere un punto fisso). L’autospazio relativo a 2 si trovastudiando la matrice 2I3 − A, che si vede subito avere rango 1, dunque l’autospazio ha dimensione2, generato per esempio da   Q1   = (1, 1, 0)   e   Q2   = (1, 0, −1); dunque si tratta di due punti delpiano proiettivo, uniti relativamente allo stesso autovalore, e allora tutta la retta  a  che li congiunge (diequazione X 0 − X 1 + X 2 = 0) è fatta di punti uniti (in particolare è una retta unita). La proiettività inquestione è dunque una omologia generale di asse a: il punto fisso  P , che non appartiene ad  a, è centrod’un fascio di rette unite, ognuna delle quali interseca  a  in un punto. Questo termina la discussione supunti e rette unite e loro appartenenze reciproche.

    (3) Abbiamo essenzialmente tre casi possibili; il più facile è quando  P   e  Q  appartengono entrambi all’assea   ed in tal caso risulta (P Q R φ(R)) = (P Q R R) = 1; altrimenti può essere che   P   o   Q  coincidanocon il centro di omologia (e l’altro punto unito dev’essere allora nell’asse): si avrà rispettivamente

    (P Q R φ(R)) = (Q0 Q R φ(R)) = 1/2 e (P Q R φ(R)) = (P Q0 R φ(R)) = 2 (rapporti degli autovalori).(4) Data una retta di coordinate plückeriane   a   = (a0, a1, a2), la sua immagine tramite   φ   ha coordinateplückeriane  aA−1; questo ci permette subito di trovare l’antimmagine richiesta, poiché basta calcolare(1, 0, 0)A = (1, 1, −1), e dunque dedurre l’equazione cartesiana  X 0 + X 1 − X 2 = 0.Per calcolare invece l’immagine richiesta possiamo congiungere l’immagine tramite  φ  di due qualsiasipunti della retta  X 0 = 0; per costruzione conosciamo le immagini di (0, 1, 0) (che è (1, 3, 1)) e di (0, 0, 1)(che è (1, 1, −1)). Si trova la retta di equazione 2X 0 − X 1 + X 2 = 0.

    Esercizio 2.  Si consideri nel piano P2(R) il fascio delle coniche che sono tangenti nel punto di coordinate(1, 0, 1) alla retta di equazione X 0 + 2X 1 − X 2 = 0, e nel punto di coordinate (1, 1, 0) alla retta di equazioneX 0 − X 1 + 2X 2 = 0.

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    secondo appello Mat Tre - 25 giugno 2002 

    (1) Scrivere esplicitamente tutte le coniche degeneri del fascio e dare l’equazione generale del fascio.Si consideri ora il piano affine complementare della retta di equazione  X 0  = 0, dotato della usuale metricaeuclidea.(2) Classificare affinemente tutte le coniche del fascio.(3) Mostrare che nel fascio esiste una unica parabola non degenere e se ne scriva esplicitamente l’equazione;

    si determinino asse e vertice della parabola; infine, usando il metodo degli invarianti ortogonali, si

    determini l’equazione canonica della parabola.(4) Mostrare che nel fascio esiste un unico cerchio, e se ne scriva esplicitamente l’equazione; si determinino

    centro e raggio.

    Soluzione.(1) Si tratta di una fascio di coniche bitangenti; dunque vi sono solo due coniche degeneri, una è data dalla

    unione delle due rette “tangenti”, l’altra è data dalla retta congiungente i due punti “di tangenza” (diequazione X 0 − X 1 − 2X 2 = 0) contata due volte. Quindi l’equazione generale del fascio è

    λ(X 0 − X 1 − 2X 2)2 + µ(X 0 + 2X 1 − X 2)(X 0 − X 1 + 2X 2) = 0

    e la matrice del fascio di coniche è

    A(λ, µ) =

    λ + µ

      −2λ+µ2

    −2λ+µ2−2λ+µ

    2   λ − 2µ   2λ+5µ2−2λ+µ2

    2λ+5µ2

      λ − 2µ

      .

    (2) Per classificare affinemente le coniche del fascio come richiesto, basta considerare la loro intersezionecon X 0 = 0, e per questo è sufficiente controllare il determinante di  A∞(λ, µ): la conica è

      ellisse

    parabolaiperbole

    a seconda che det A∞(λ, µ) = −94

    µ(4λ + µ) 0  .

    Dunque le parabole si ottengono per µ  = 0 (ma allora è una conica degenere) e per µ  = −4λ (e si trattadell’unica parabola irriducibile). Ora possiamo supporre µ = 0, e porre  µ  = 4. Allora le ellissi del fasciosi ottengono per  λ > −1 e le iperboli del fascio si ottengono per  λ

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    secondo appello Mat Tre - 25 giugno 2002 

    Per prevedere l’equazione canonica usiamo il metodo degli invarianti ortogonali: sappiamo che esisteuna trasformazione di coordinate ortonormale  P   tale che

    P tBP   = a

    0 0   p0 1 0 p   0 0

      con P   =

     1 0 0xy

      P 

      e  P t = P −1 ,

    ove B   è la matrice della parabola; uguagliando traccia della sottomatrice “all’infinito” e determinante(sono gli invarianti ortogonali per la parabola) abbiamo  a  = trB∞  = −6 e −ap2 = det B  = 12, da cuiricaviamo p2 = 2. Dunque l’equazione canonica della parabola è  X 2 + 2

    √ 2Y   = 0, ove abbiamo posto

    X  = X 1/X 0  e Y   = X 2/X 0.(4) I cerchi sono le coniche passanti per i punti ciclici dell’infinito; imponendo il passaggio per il punto

    (0, 1, i), vediamo subito che deve essere nullo il termine che moltiplica   X 1X 2, ovvero 2λ + 5µ  = 0, epossiamo pigliare λ  = 5 e  µ  = −2. Otteniamo la conica di equazione

    (X 0, X 1, X 2)

    3   −6   −6−6 1 0−6 0 1

    X 0X 1X 2

    = 3X 20  + X 

    21  + X 

    22 − 12X 0X 1 − 12X 0X 2 = 0  .

    In termini di coordiante affini  X  = X 1/X 0  e  Y   = X 2/X 0   si riscrive subito come

    (X  − 6)2 + (Y  − 6)2 = 69

    da cui si vede che il centro è il punto (1, 6, 6), e il raggio è√ 

    69.

    Esercizio 3.  Sia data la forma quadratica su  R4 di espressione

    Q(X 0, X 1, X 2, X 3) = X 20 − X 21 − X 22 − X 23 − 2X 0X 3 − 2X 1X 2 − 2X 1X 3

    nella base canonica.(1) Scrivere la matrice di  Q  e classificare la forma bilineare simmetrica associata; in particolare si trovi un

    sottospazio isotropo massimale.(2) Sia Q   la quadrica di   P3(R) di equazione   Q(X ) = 0 nel riferimento canonico; classificare proiettiva-

    mente Q, specificando qual’è il suo vertice ed esibendo una sottovarietà lineare di dimensione massimalecontenuta in Q.

    (3) Classificare Q come quadrica affine dello spazio affine complementare del piano di equazione  X 0 = 0.(4) Si consideri ora il punto   P   di coordinate (1, 0, 1, 0). Si dimostri che   P   appartiene a Q, si calcoli

    l’equazione del piano  π  tangente a Q in  P , e si determini l’intersezione Q ∩ π.

    Soluzione.(1) La matrice della forma in questione è

    A =

    1 0 0   −10   −1   −1   −10   −1   −1 0

    −1   −1 0   −1

    Prima soluzione: strategia dei quadrati.   Si possono completare i quadrati della forma quadratica nelmodo seguente:

    Q(X ) = (X 0 − X 3)2 − X 21 − X 22 − 2X 23 − 2X 1X 2 − 2X 1X 3= Z 20 − (X 1 + X 2 + X 3)2 − X 23  + 2X 2X 3= Z 20 − Z 21 − (X 3 − X 2)2 + X 22= Z 20 − Z 21  + Z 22 − Z 23

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    secondo appello Mat Tre - 25 giugno 2002 

    ove abbiamo usato la trasformazione di coordinate data da

    Z 0 =  X 0 − X 3Z 1 =  X 1 + X 2 + X 3

    Z 2 =  X 2

    Z 3 =  X 3 − X 2Ne concludiamo che la forma ha rango 4, dunque non è degenere, e segnatura (2, 2). Un sottospazioisotropo massimale (dunque di dimensione 2) si può trovare nelle coordinate Z  scrivendo le due equazioniZ 0 =  Z 1 e Z 2 =  Z 3, e dunque sostituendo troviamo che si tratta del sottospazio di equazioni  X 0 − X 1 −X 2 − 2X 3 = 0 e 2X 2 − X 3 = 0 nelle coordinate originali.Seconda soluzione: strategia di ricerca di una base ortogonale.  Prima di tutto osserviamo se la forma ènon degenere: una facile riduzione di Gauss mostra che la matrice ha rango 4, dunque la forma è nondegenere. Cerchiamo allora una base ortogonale del nostro spazio:

    (i) scelgo un vettore non isotropo, diciamo v1 = (1, 0, 0, 0)t, e noto che  Q(v1) = 1;

    (ii) scelgo un vettore non isotropo che sia nell’ortogonale di  v1, dunque soggetto a  X 0 − X 3  = 0; peresempio v2 = (0, 0, 1, 0) e noto che  Q(v2) = −1;

    (iii) scelgo un vettore (non isotropo) che sia nell’ortogonale di

     v1, v2

    , dunque soggetto a  X 0

    −X 3 = 0

    e X 1 + X 2 = 0; per esempio  v3 = (1, 0, 0, 1) e noto che  Q(v3) = −2;(iv) scelgo un vettore (necessariamente non isotropo) che sia nell’ortogonale di  v1, v2, v3, dunque

    soggetto a   X 0 − X 3   = 0,   X 1  +  X 2   = 0 e   X 1  + 2X 3   = 0; per esempio   v4   = (1, −2, 2, 1) e notoche Q(v4) = 2.

    Ne concludo che la forma in questione ha segnatura (2, 2) (nella base data da  v1, v2, v3, v4  la matrice di-venta diagonale con 1, −1, −2, 2 nella diagonale) quindi i sottospazi isotropi massimali hanno dimensione2, e uno è per esempio quello generato da  v1 + v2  e  v3 + v4.

    (2) Siccome la forma bilineare era non degenere, la quadrica in questione è non degenere, e il suo vertice èvuoto (il vuoto proiettivo). Dalla forma canonica prima trovata si vede che si tratta di una quadricarigata di  P3(R); dai risultati del punto (1) si ricava subito una retta contenuta in Q.

    (3) Sappiamo già che la quadrica contiene rette (e dunque non può essere un ellissoide); si tratta dunque didecidere se è un paraboloide o un iperboloide; per questo basta vedere se la matrice della conica tagliata

    su  X 0  = 0 è degenere (allora si tratta d’un paraboloide, essendo tangente al piano all’infinito), oppureno (e allora si tratta d’un iperboloide). Abbiamo

    det

    1 1 11 1 0

    1 0 1

    = −1 = 0

    e dunque si tratta di un iperboloide (iperbolico).(4) Si verifica immediatamente che il punto  P   = (1, 0, 1, 0) soddisfa alla equazione della quadrica; il piano

    tangente  π   si scrive dunque

    (1, 0, 1, 0)

    1 0 0   −10

      −1

      −1

      −1

    0   −1   −1 0−1   −1 0   −1

    X 0X 1X 2X 3

    = 0 ovvero   X 0 − X 1 − X 2 − X 3 = 0  .

    Sappiamo già, poiché si tratta di una quadrica rigata, che l’intersezione di  π  e Q  sarà formata da duerette contenute in Q. Mettendo a sistema le equazioni di   π   e Q  e sostituendo   X 0   =   X 1 +  X 2 +  X 3nell’equazione di Q si trova l’equazione quadratica  X 3(X 1 − X 3) = 0; dunque le due rette sono

    X 0 − X 1 − X 2 = 0X 3 = 0

      e

    X 0 − 2X 1 − X 2 = 0X 1 − X 3 = 0  .

    13

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    terzo appello Mat Tre - 18 luglio 2002 

    Esercizio 1.  Siano dati i seguenti punti del piano  P2(R)

    P 1 =  31

    −1

    , P 2 = 

    31

    −3

    , P 3 = 

    1−1

    0

    , P 4 = 

    20

    −1

    .

    (1) Dimostrare che esiste una unica proiettivit̀a  φ  del piano  P2

    (R) in sé che manda ordinatamente i puntifondamentali del riferimento canonico nei punti dati. Scrivere la matrice di  φ  nel riferimento canonico.(2) Trovare i punti uniti e le rette unite per  φ, e determinare le relazioni d’appartenenza reciproche.(3) Per ogni coppia P   e Q  di punti uniti  distinti, e per ogni punto  R  appartenente alla retta generata da  P 

    e  Q, calcolare il birapporto (P Q R φ(R)).(4) Per ognuno dei punti uniti trovati, si dimostri che la proiettività φ  induce una proiettività del fascio di

    rette di centro quel punto in sé; scegliendo opportuni riferimenti proiettivi su tali fasci, si scrivano lematrici di tali proiettività.

    Svolgimento.(1) Osserviamo subito che i punti  P 1, P 2, P 3   sono indipendenti (basta vedere il determinante della matrice

    che li ha come colonne), e che il punto  P 4   si scrive come  1

    4P 1 +

      14

    P 2 +  12

    P 3; siccome i tre coefficienti

    sono tutti e tre non nulli, ne concludiamo che i quattro punti dati formano un riferimento proiettivo delpiano, e dunque esiste unica la proiettività  φ   richiesta (dati due riferimenti proiettivi, esiste una unicaproiettività che manda ordinatamente uno nell’altro). La matrice è

    A =

    3 3 21 1   −2

    −1   −3 0

    (ricordiamo che è definita a meno di moltiplicazione per scalari non nulli, dunque ne approfitto pereliminare i denominatori).

    (2) Per vedere le sottovariet̀a unite, studiamo gli autovalori di  A:

    det(xI

    3 − A) = detx − 3   −3   −2

    −1   x − 1 21 3   x

    = (x − 4)(x + 2)(x − 2)

    e dunque trovo gli autovalori 4, 2 e −2 tutti di molteplicità uno. Possiamo dunque dire che la proiettivitàφ  possiede tre punti uniti distinti e indipendenti, e di conseguenza tre rette unite (ognuna delle qualicongiunge due dei punti uniti e non contiene il terzo): questo determina tutta la struttura dei sottospaziuniti. I punti uniti si trovano studiando gli autospazi dei tre autovalori: per l’autovalore 4 si trova  Q1 =(1, 1, −1), per l’autovalore 2 si trova  Q2 = (1, −1, 1), per l’autovalore −2 si trova  Q3 = (−1, 1, 1).

    (3) Abbiamo cinque casi possibili, che essenzialmente si riducono a tre:

    (Q1 Q2 R φ(R)) = 2 = 1/(Q2 Q1 R φ(R))(Q1 Q3 R φ(R)) =   −2 = 1/(Q3 Q1 R φ(R))(Q2 Q3 R φ(R)) =   −1 = (Q3 Q2 R φ(R))

    (abbiamo semplicemente calcolato i rapporti degli autovalori; notiamo che la proiettività  φ  induce unainvoluzione con due punti uniti sulla retta congiungente  Q2  e  Q3   ).

    (4) Per ognuno dei punti uniti Qi, siano rj  ed  rk le rette unite che lo contengono (dunque  Qi  =  rj ∧rk); allorail fascio di rette di centro Qi  ha quelle due rette unite sotto la proiettività φ. Di conseguenza ogni rettadi quel fascio, sia  λrj + µrk, viene trasformata da φ  nella retta φ(r) =  λφ(rj) + µφ(rk) =  aj λrj + akµrk(ove gli  ai  sono i tre autovalori per  i  = 1, 2, 3), che è un’altra retta dello stesso fascio. Scegliendo comeriferimenti nei tre fasci le rette unite, le proiettività indotte hanno matrici diagonali aventi in diagonalegli autovettori corrispondenti alle rette unite; quindi

    1 00   −1

    ,

    2 00   −1

    ,

    2 00 1

    ,

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    terzo appello Mat Tre - 18 luglio 2002 

    rispettivamente per Q1 (riferimento nel fascio:   r2, r3), Q2 (riferimento nel fascio:   r1, r3), Q3 (riferimentonel fascio:   r1, r2).

    Esercizio 2.  Si consideri nel piano P2(R) il fascio delle coniche che sono tangenti nel punto di coordinate(1, −1, −1) alla retta di equazione 2X 0 +X 1 +X 2 = 0, e passanti per i punti di coordinate (1, 0, 1) e (1, 1, −1).(1) Scrivere esplicitamente tutte le coniche degeneri del fascio e dare l’equazione generale del fascio.

    (2) Classificare affinemente tutte le coniche del fascio nel piano affine complementare della retta di equazioneX 0 = 0.

    (3) Determinare se nel fascio esistano cerchi del piano affine complementare della retta di equazione X 0 = 0dotato della usuale metrica euclidea.

    (4) Classificare affinemente tutte le coniche del fascio nel piano affine complementare della retta di equazione2X 0 + X 1 + X 2 = 0.

    Soluzione.(1) Si tratta di una fascio di coniche tangenti; dunque vi sono solo due coniche degeneri, una è data dalla

    unione della retta “tangente” con la retta congiungente gli altri due punti (di equazione  X 0 −2X 1−X 2 =0); l’altra è data dalla unione delle rette congiungenti il punto “di tangenza” con gli altri due punti(equazioni sono  X 0 + 2X 1 − X 2 = 0 e  X 0 + X 2 = 0). Quindi l’equazione generale del fascio è

    λ(2X 0 + X 1 + X 2)(X 0 − 2X 1 − X 2) + µ(X 0 + 2X 1 − X 2)(X 0 + X 2) = 0

    e la matrice del fascio di coniche è

    A(λ, µ) =

    2λ + µ

      −3λ+2µ2

      −λ/2−3λ+2µ

    2  −2λ   −3λ+2µ2

    −λ/2   −3λ+2µ2   −λ − µ

      .

    (2) Per classificare affinemente le coniche del fascio come richiesto, basta considerare la loro intersezionecon X 0 = 0, e per questo è sufficiente controllare il determinante di  A∞(λ, µ): la conica è

      ellisseparabolaiperbole a seconda che det A∞(λ, µ) = −(

    1

    4 λ

    2

    − 5λµ + µ2

    ) 0  .

    Siccome per  λ  = 0 abbiamo una conica degenere, possiamo supporre  λ  = 2, e allora dobbiamo studiareil segno di −(1 − 10µ + µ2) al variare di µ. Si trova facilmente che abbiamo due parabole non degeneriper i valori 5 ± 2√ 6, ellissi per i valori compresi i due dati, ed iperboli per i valori esterni.

    (3) I cerchi sono le coniche passanti per i punti ciclici dell’infinito; imponendo il passaggio per il punto(0, 1, i), vediamo subito che deve essere nullo il termine che moltiplica  X 1X 2, ovvero −3λ + 2µ  = 0, eche devono essere uguali i coefficienti dei termini quadratici  X 21   e X 

    22 , ovvero 2λ =  λ + µ. Dunque unica

    possibilità è  λ  =  µ  = 0, e nel fascio non vi sono cerchi.(4) Quest’ultimo punto è facile: per costruzione tutte le coniche del fascio sono tangenti alla retta data;

    quindi nello spazio affine complementare esse si presentano tutte come parabole (a parte eventualmentele due degeneri).

    Esercizio 3.  Sia data la forma quadratica su  R4 di espressione

    Q(X 0, X 1, X 2, X 3) =  X 20 − X 21 − X 0X 3 − X 1X 2 − X 1X 3 − X 2X 3

    nella base canonica.(1) Scrivere la matrice di  Q  e classificare la forma bilineare simmetrica associata; in particolare si trovi un

    sottospazio isotropo massimale.(2) Sia Q   la quadrica di   P3(R) di equazione   Q(X ) = 0 nel riferimento canonico; classificare proiettiva-

    mente Q, specificando qual’è il suo vertice ed esibendo una sottovarietà lineare di dimensione massimalecontenuta in Q.

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    terzo appello Mat Tre - 18 luglio 2002 

    (3) Classificare Q come quadrica affine dello spazio affine complementare del piano di equazione  X 0 = 0.(4) Si consideri ora il piano π  di equazione  X 0 − X 1 − X 2 − X 3 = 0. Si dimostri che  π   è tangente a Q, e si

    determini il punto di tangenza.

    Soluzione.(1) La matrice della forma in questione è

    A =

    1 0 0   −1/20   −1   −1/2   −1/20   −1/2 0   −1/2

    −1/2   −1/2   −1/2 0

    Si possono completare i quadrati della forma quadratica nel modo seguente:

    Q(X ) = (X 0 − X 3/2)2 − X 21 − X 23 /4 − X 1X 2 − X 1X 3 − X 2X 3= Z 20 − (X 1 + X 2/2 + X 3/2)2 + X 22 /4 − 3X 2X 3/4= Z 20 − Z 21  + (X 2/2 − 3X 3/4)2 − 9X 23 /16= Z 20 − Z 21  + Z 22 − Z 23

    ove abbiamo usato la trasformazione di coordinate data da

    Z 0 =  X 0 − X 3/2Z 1 =  X 1 + X 2/2 + X 3/2

    Z 2 =  X 2/2 − 3X 3/4Z 3 = 3X 3/4

    Ne concludiamo che la forma ha rango 4, dunque non è degenere, e segnatura (2, 2). Un sottospazioisotropo massimale (dunque di dimensione 2) si può trovare nelle coordinate Z  scrivendo le due equazioniZ 0 =  Z 1 e Z 2 =  Z 3, e dunque sostituendo troviamo che si tratta del sottospazio di equazioni  X 0 − X 1 −X 2/2 − X 3 = 0 e 2X 2 − 3X 3 = 0 nelle coordinate originali.

    (2) Siccome la forma bilineare era non degenere, la quadrica in questione è non degenere, e il suo vertice èvuoto (il vuoto proiettivo). Dalla forma canonica prima trovata si vede che si tratta di una quadrica

    rigata di  P3

    (R); dai risultati del punto (1) si ricava subito una retta contenuta in Q.(3) Sappiamo già che la quadrica contiene rette (e dunque non può essere un ellissoide); si tratta dunque didecidere se è un paraboloide o un iperboloide; per questo basta vedere se la matrice della conica tagliatasu  X 0  = 0 è degenere (allora si tratta d’un paraboloide, essendo tangente al piano all’infinito), oppureno (e allora si tratta d’un iperboloide). Abbiamo

    det

    2 1 11 0 1

    1 1 0

    = 0

    e dunque si tratta di un paraboloide (iperbolico).(4) Studiamo l’intersezione della quadrica con il piano dato; il piano risulta tangente se la conica intersezione

    è degenere (in questo caso necessariamente l’unione di due rette, visto che si tratta di una quadricarigata, e il punto di intersezione sarà allora dato dalla intersezione delle due rette). Sostituendo  X 0  =

    X 1 +  X 2 +  X 3   nell’equazione di Q   si trova l’equazione quadratica  X 2(X 1 +  X 2) = 0; dunque  π ∩ Q   èdato dalle due rette  

    X 0 − X 1 − X 3 = 0X 2 = 0

      e

    X 0 − X 3 = 0X 1 + X 2 = 0  .

    Abbiamo dunque visto che il piano è tangente, e il punto di tangenza, che come si è detto si calcolaintersecando le due rette, è (1, 0, 0, 1).Alternativamente si poteva procedere nel modo seguente: calcolare il polo  P   del piano  π  rispetto allapolarità indotta da Q, e poi verificare che il punto trovato appartiene al piano stesso (polo e polare siappartengono se e solo se il piano polare è tangente alla quadrica, e in quel caso il polo è il punto ditangenza). Per calcolare P  si risolve il sistema  P tA = (1, −1, −1, −1)t, che dà subito  P   = (1, 0, 0, 1)t.

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    quarto appello Mat Tre - 10 settembre 2002 

    Esercizio 1.Sia data la proiettività φ  del piano P2(R) in sé che, usando coordinate nel riferimento canonico, si scrive

    φ

    X 0X 1X 2

    =

    X 0 + X 1 − X 2

    −X 0 + 3X 1 − X 22X 2

    (1) Scrivere la matrice di φ  nel riferimento dato.(2) Trovare i punti uniti e le rette unite per  φ, e determinare le relazioni d’appartenenza reciproche.(3) Discutere se esistano, o meno, rette unite su cui  φ   induca una involuzione.(4) Sia ora  r  la retta di equazione  X 0  = 0. Dare equazioni cartesiane per la retta  s =  φ(r), e per la retta

    t  tale che  φ(t) = r. In generale, per una retta  r  di coordinate plückeriane  u, determinare le coordinateplückeriane della retta immagine tramite  φ.

    Svolgimento.(1) La matrice è

    A =

    1 1   −1−1 3   −10 0 2

    poiché si controlla subito che φ(X ) =  AX , ove X  = (X 0, X 1, X 2).(2) Per vedere le sottovariet̀a unite, studiamo gli autovalori di  A:

    det(xI3 − A) = detx − 1   −1 11   x − 3 1

    0 0   x − 2

    = (x − 2)((x − 1)(x − 3) + 1) = (x − 2)3

    e dunque trovo l’unico autovalore 2 (di moltepicit à 3). Cerco subito l’autospazio di 2, studiando lamatrice 2I3 −  A, che si vede subito avere rango 1; dunque l’autospazio ha dimensione 2, generatoper esempio da   Q1   = (0, 1, 1)   e   Q2   = (1, 0, −1); si tratta di due punti del piano proiettivo, unitirelativamente allo stesso autovalore, e allora tutta la retta a che li congiunge (di equazione X 0

    −X 1+X 2 =

    0) è fatta di punti uniti (in particolare è una retta unita). La proiettività in questione è dunque unaomologia speciale di asse a: l’asse a  contiene un punto (fisso) P , che è centro d’un fascio di rette unite.Per trovare  P  possiamo per esempio intersecare due qualsiasi rette unite, le cui coordinate plückerianesi ottengono come autovettori della matrice trasposta: troviamo che si tratta del punto  P   di coordinate(1, 1, 0)  Questo termina la discussione su punti e rette unite e loro appartenenze reciproche.

    (3) Sia  r  una retta unita; allora  r   è una retta del fascio per  P : se è l’asse di omologia allora  φ   induce laproiettività identica, che per definizione non è una involuzione; altrimenti la proiettività indotta su   rha un unico punto unito (esattamente  P ), e dunque non può essere una involuzione (le involuzioni sullaretta proiettiva reale devono avere o due o nessun punto unito: non esistono involuzioni paraboliche).

    (4) Data una retta di coordinate plückeriane   u   = (u0, u1, u2), la sua immagine tramite   φ  ha coordinateplückeriane  uA−1; il facile calcolo della matrice inversa di  A  dà per la retta immagine  φ(r) le coordinateplückeriane (3u0 + u1, −u0 + u1, u0 + u1 + 2u2) (a mano di un fattore di proporzionalità).Per calcolare s, ora basta sostituire u  = (1, 0, 0) e otteniamo coordinate plückeriane (3, −1, 1), e dunqueequazione 3X 0 − X 1 + X 2 = 0.Per calcolare   t  basta calcolare le coordinate plückeriane (1 0 0)A  = (1 1 − 1), dunque equazione  X 0 +X 1 − X 2 = 0.

    Esercizio 2.Sia dato in  P2(R) il fascio di coniche di equazione

    (λ + µ)X 20 + 2λX 22 − 2(λ + µ)X 0X 2 + (λ − µ)X 1X 2 = 0

    (1) Trovare tutte le coniche degeneri del fascio e scriverle esplicitamente.

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    quarto appello Mat Tre - 10 settembre 2002 

    (2) Trovare il ciclo base del fascio, cioè tutti i punti del piano (con relative molteplicità) per cui passanotutte le coniche del fascio.

    (3) Si consideri ora il piano affine complementare della retta di equazione X 0  = 0. Classificare affinementetutte le coniche del fascio.

    (4) Si consideri ora il piano affine complementare della retta di equazione X 1  = 0. Classificare affinementetutte le coniche del fascio.

    Soluzione.  La matrice del fascio di coniche è

    A(λ, µ) =

    λ + µ   0   −(λ + µ)0 0 (λ − µ)/2

    −(λ + µ) (λ − µ)/2 2λ

      .

    (1) Per trovare le coniche degeneri, studio per quali valori dei parametri si annulla il determinante di A(λ, µ):

    det A(λ, µ) = −14

    (λ − µ)2(λ + µ)

    ed otteniamo due coniche degeneri, in corrispondenza dei valori  λ =  µ  = 1 e  λ = −µ = 1; le equazionisono rispettivamente (X 0 − X 2)2 = 0 e X 2(X 1 + X 2) = 0. Poiché si tratta du una retta doppia e di unacoppia di rette, ne concludiamo che si tratta di un fascio bitangente.

    (2) Come già detto il fascio è bitangente, dunque il ciclo base sarà del tipo 2P  + 2Q  ove P   e  Q  sono i duepunti che si ottengono intersecando le coniche degeneri; si trovano i sistemi

    X 0 − X 2 = 0X 2 = 0

      e

    X 0 − X 2 = 0X 1 − X 2 = 0

    da cui i punti  P   = (0, 1, 0) e  Q  = (1, −1, 1) (entrambi con molteplicità 2) .(3) Per classificare affinemente le coniche del fascio come richiesto, basta considerare la loro intersezione

    con X 0 = 0, e per questo è sufficiente controllare il determinante di  A∞(λ, µ): la conica è

      ellisseparabola

    iperbolea seconda che det A∞(λ, µ) = −1

    4(λ − µ)2 0  .

    Dunque nel fascio vi sono solo iperboli, eccettuati i casi degeneri (il valore  λ  =  µ  darebbe una parabola,ma è degenere).

    (4) In questo caso bisogna considerare l’intersezione dele coniche del fascio con   X 1   = 0, e per questo èsufficiente controllare il determinante della matrice   B(λ, µ) che si ottiene cancellando riga e colonnacentrali di  A(λ, µ): la conica è

      ellisse

    parabolaiperbole

    a seconda che det B(λ, µ) =  λ2 − µ2 0  .

    Dunque le parabole del fascio sono degeneri; le iperboli del fascio si ottengono per  λ2 − µ2  |µ|.

    Esercizio 3.  Sia data la forma quadratica su  R4 di espressione

    Q(X 0, X 1, X 2, X 3) = 11X 21  + X 

    22  + X 

    23  + 2X 0X 1 − 2X 1X 2 − 6X 1X 3

    nella base canonica.(1) Scrivere la matrice di  Q  e classificare la forma bilineare simmetrica associata; in particolare si trovi un

    sottospazio isotropo massimale.

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  • 8/9/2019 Esami svolti di geom. proiettiva (elementari)

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    quarto appello Mat Tre - 10 settembre 2002 

    (2) Sia Q   la quadrica di   P3(R) di equazione   Q(X ) = 0 nel riferimento canonico; classificare proiettiva-mente Q, specificando qual’è il suo vertice ed esibendo una sottovarietà lineare di dimensione massimalecontenuta in Q.

    (3) Si classifichi Q come quadrica affine dello spazio affine complementare di  X 0 = 0, eventualmente speci-ficandone il centro.

    (4) Determinare se qualcuno dei piano coordinati è tangente a

     Q, ed eventualmente calcolare il punto di

    tangenza.

    Soluzione.(1) La matrice della forma in questione è

    A =

    0 1 0 01 11   −1   −30   −1 1 00   −3 0 1

    Prima soluzione: strategia dei quadrati.   Si possono completare i quadrati della forma quadratica nelmodo seguente:

    Q(X ) = (X 2 − X 1)2 + 10X 21  + X 23 + 2X 0X 1 − 6X 1X 3= Z 22 + (X 3 − 3X 1)2 + X 21  + 2X 0X 1= Z 22 + Z 

    23 + (X 1 + X 0)

    2 − X 20= −Z 20  + Z 21  + Z 22  + Z 23

    ove abbiamo usato la trasformazione di coordinate data da

    Z 0 =  X 0

    Z 1 =  X 1 + X 0

    Z 2 =  X 2 − X 1Z 3 =  X 3 − 3X 1

    Ne concludiamo che la forma ha rango 4, dunque non è degenere, e segnatura (3, 1). Un sottospazio

    isotropo massimale (dunque di dimensione 1) si può vedere immediatamente dalla matrice, poiché ilprimo vettore della base canonica è isotropo.Seconda soluzione: strategia di ricerca di una base ortogonale.  Diciamo solo che un’occhiata alla matricemostra che gli ultimi due vettori della base canonica sono tra loro ortogonali, quindi in soli due passi sipotrebbe ricavare una base ortogonale.

    (2) Siccome la forma bilineare era non degenere, la quadrica in questione è non degenere, e il suo vertice èvuoto (il vuoto proiettivo). Dalla forma canonica prima trovata si vede che si tratta di una quadricanon rigata di  P3(R) avente punti reali (per esempio appunto quello di coordinate (1 , 0, 0, 0)).

    (3) Osservando che la trasformazione che abbiamo usato nel punto (1) è una trasformazione affine (tienefisso il piano all’infinito) possiamo subito dedurre che la quadrica in questione è un ellissoide con centronell’origine per le coordinate Z , e dunque di centro (1, −1, −1, −3) nelle coordinate originali.Alternativamente, sappiamo già che la quadrica non è rigata, e dovremmo controllare la conica che siottiene intersecando

     Q con il piano all’infinito (

    Q sarà un ellissoide, un iperboloide o un paraboloide a

    seconda che la conica disegnata sull’infinito sia non degenere senza punti reali, non degenere con puntireali, oppure degenere); si trova facilmente che Q   è un ellissoide, e si calcola il centro risolvendo ilsistema che si ottiene imponendo che sia il polo del piano di coordinate plückeriane (1, 0, 0, 0).

    (4) Del piano X 0  = 0 abbiamo già detto: non è tangente alla quadrica Q, e anzi l’intersezione (reale) conessa è vuota.Per gli altri piani coordinati, sostituiamo nell’equazione della quadrica, e vediamo se la conica intersezineè degenere o no. Per X 1 = 0 troviamo  X 

    22 + X 

    23  = 0, dunque una conica degenere: il piano è tangente, e

    il punto di tangenza è (1, 0, 0, 0). Per X 2 = 0 troviamo 11X 21 + X 23 + 2X 0X 1 − 6X 1X 3 = 0; e per  X 3 = 0

    troviamo 11X 21 + X 22 + 2X 0X 1 − 2X 1X 2; calcolando i determinante delle matrici associate vediamo che

    si tratta di coniche non degeneri; quindi nessuno dei due piani è tangente a Q.

    19

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    22/150

    prima prova parziale Mat Tre - 20 maggio 2004

    Esercizio 1.   Sia  γ  l’ultima cifra del proprio numero di matricola, diminuita di 5 e sostituito con 6 seil risultato è nullo. Sono dati i seguenti quattro punti del piano proiettivo P

    ¯2(R

    ¯):

    P 1 =

    01

    −1

      Q1 =

    1

    2γ  − 50

      P 2 =

    012

      Q2 =

    −10

    γ  + 5

      .

    (1) Si trovino le equazioni delle rette  r1 =  P 1 ∨ Q1  e  r2 =  P 2 ∨ Q2, e le coordinate del punto  P   = r1 ∧ r2.(2) Trovare il quarto armonico   M 1   su   r1   dopo   P 1, Q1, P   e il quarto armonico   M 2   su   r2   dopo   P 2, Q2, P ;

    scrivere l’equazione della retta  h  =  M 1 ∨ M 2.(3)   È vero che le rette  p  =  P 1 ∨ P 2,  q  =  Q1 ∨ Q2  e  h  appartengono ad un fascio? Per ogni retta  s   passante

    per  P  (tranne una: quale?), si dimostri che  h ∧ s  è il quarto armonico dopo  p ∧ s,  q ∧ s,  P .(4) Dualizzare l’esercizio: date quattro rette   p1, q 1, p2, q 2   in posizione generale del piano proiettivo reale,

    siano ...

    Risultati.(1) La retta r1  ha equazione (2γ − 5)X 0 − X 1 − X 2 = 0, la retta r2  ha equazione (γ + 5)X 0 − 2X 1 + X 2 = 0

    e il punto  P   ha coordinate   1

    γ γ 

    −5.

    (2) Siccome P   = (5− γ )P 1 + Q1, abbiamo che M 1 = (5− γ )P 1 − Q1 =

      13γ +10

    5−γ 

    ; da P   = γ P 1 − Q1, abbiamo

    che M 1 =  γP 2 + Q2 =

      0γ 

    γ −5

    ; l’equazione di  h   è pertanto 2(2γ  + 5)(5 − γ )X 0 + (γ  − 5)X 1 − γX 2 = 0.

    (3) Sı̀,   p,   q   e   h  appartengono ad un fascio, perché la proiettività di   r1   su   r2  che manda ordinatamente ipunti   P, P 1, Q1   in   P, P 2, Q2   è una proiezione (l’intersezione   P   è fissata) e manda   M 1   in   M 2   (perchéconserva i birapporti). Il punto di intersezione delle tre rette, sia  C , è il centro della proiezione detta.Ora, nel fascio di rette di centro C   le rette  p,q,h, C ∨ P  formano una quaterna armonica, e dunque perogni retta s  passante per  P , i punti di intersezione  p ∧ s, q ∧ s, h ∧ s, P   formano una quaterna armonica(perché l’applicazione di  C ∗   in s  che manda ogni retta nel punto di intersezione con  s   è una proiettivitàe dunque conserva i birapporti). Questo non vale per la retta  P  ∨ C .

    (4) Possiamo riassumere l’esercizio cos̀ı: dati quattro punti  P 1, Q1, P 2, Q2   in posizione generale nel pianoproiettivo, siano   r1   =   P 1

     ∨ Q1,   r2   =   P 2

     ∨ Q2   e   P   =   r1

     ∧ r2. Allora la retta   h   passante per i quarti

    armonici  M 1   (su   r1   dopo   P 1, Q1, P ) e  M 2   (su  r2   dopo  P 2, Q2, P ) appartiene al fascio di rette di asseC   =   p ∧ q   (cioè è concorrente con  p   =   P 1 ∨ P 2   e   q   =  Q1 ∨ Q2); essa è la quarta armonica del fasciodopo p,q, P  ∨ C , e su ogni retta  s  passante per  P   diversa da  P  ∨ C , la quaterna  p ∧ s, q  ∧ s, h ∧ s, P   èarmonica.Enunciato duale: date quattro rette p1, q 1, p2, q 2  in posizione generale del piano proiettivo reale, sianoR1  =  p1 ∧ q 1,  R2   =  p2 ∧ q 2   e  p  =  R1 ∨ R2. Allora il punto H   intersezione delle quarte armoniche  m1(in  R∗1   dopo  p1, q 1, p) e  m2   (in  R

    ∗2   dopo  p2, q 2, p) appartiene alla retta  c =  P  ∨ Q  (cioè è allineato con

    P   =  p1 ∧ p2   e   Q  =  q 1 ∧ q 2); esso è il quarto armonico su  c  dopo  P,Q, p ∧ c, e per ogni punto  S   di   pdiverso da  p ∧ c, la quaterna di rette  P  ∨ S, Q ∨ S, H  ∨ S, p  è armonica.

    N.B. I punti tre e quattro si potevano risolvere ricorrendo alla nozione di quadrangolo/quadrilatero pianocompleto.

    Esercizio 2.   Sia  α  la penultima cifra del proprio numero di matricola, diminuita di 5 e sostituito con6 se il risultato è nullo. Sia data la proiettività φ  dello spazio P

    ¯3(R

    ¯) che nel riferimento canonico ha matrice

    A =

    α   0 0 02α   −α   2α   −4α

    −4α   0   −3α   4α−2α   0   −2α   3α

    .

    (1) Trovare punti, rette e piani uniti di  φ.  È vero che φ   è involuzione e/o omologia?(2) Siano   P 0   e  P 1   due punti uniti distinti di   φ, e sia   P  ∈   P 0 ∨ P 1. Determinare il valore del birapporto

    (P 0  P 1  P φ(P )) al variare dei tre punti scelti.

    20

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    prima prova parziale Mat Tre - 20 maggio 2004

    (3) Sia   P   punto non unito per   φ; è vero che   P  ∨  φ(P ) è retta unita per   φ?   È vero che   φ   induce unaproiettività P ∗ → φ(P )∗   (ove P ∗   è la stella dei sottospazi contenenti  P )?

    Risultati.N.B. In realtà la priettività non dipende da  α: perché?

    (1) Si vede facilmente che la matrice A  ha polinomio caratteristico (X 

     −α)2(X  +  α)2, e che gli autospazi

    hanno entrambi dimensione 2; dunque si tratta di una matrice diagonalizzabile, con due autospazicomplementari di dimensione 2 ciascuno, relativi ad autovalori opposti; da questo si deduce subito cheφ  è involuzione, ma non omologia (non c’è un piano di punti uniti). I punti uniti sono tutti e soli quellidi due rette (sghembe tra loro, corrispondenti agli autospazi), i piani uniti sono tutti e soli quelli deifasci di asse le due rette di punti uniti, e su ciascuno di essi  φ   induce una omologia involutoria (dunquegenerale, cioè non speciale) . Le rette unite, a parte quelle di punti uniti, sono quelle dei fasci del centrodi omologia su ciascuno dei piani uniti: si ottengono congiungendo un punto di una delle rette di puntiuniti con un punto dell’altra; su ciascuna di tali rette  φ   induce una involuzione.

    (2) Trascuriamo i casi degeneri in cui P   sia  P 0   o  P 1. Se  P 0   e  P 1  appartengono ad una delle rette di puntiuniti abbiamo  φ(P ) =  P  e allora il birapporto vale 1; se invece non succede, allora il birapporto vale−1, poiché sulla retta P 0 ∨ P 1  viene indotta una involuzione.

    (3) Vero: per il punto  P   passa una (unica) retta che interseca le rette di punti uniti (sghembe tra loro);

    quindi quella retta è unita e contiene   φ(P ); oppure: visto che   φ   è involuzione, abbiamo che, dettoQ =  φ(P ), risulta φ(Q) = P  e dunque φ(r) =  φ(P  ∨ Q) =  φ(P ) ∨ φ(Q) = Q ∨ P   = r.Vero: si tratta della composizione di tre proiettività; scelto  σ  un piano unito non contenente  P , con-sideriamo   P ∗ →   σ →   σ →   φ(P )∗   ove la prima funzione manda   s   in   s ∧ σ   (sezione di   P ∗   con   σ), laseconda è  φ, la terza manda  s   in  s ∨ φ(P ) (proiezione di   σ   da centro  φ(P )). Si tratta di tre proiet-tività e la composizione manda  s   in  φ(s); infatti per ogni retta  s ∈ P ∗, sia  s =  P  ∨ S   con  S  ∈  σ  si haφ(s∧σ)∨φ(P ) =  φ(S )∨φ(P ) = φ(S ∨P ) =  φ(s). Se P   = v, allora una applicazione lineare sovrastanteψ   : P ∗ →  φ(P )∗   è l’applicazione indotta  f   : R

    ¯4/v → R

    ¯4f (v)  dalla sovrastante  f   : R

    ¯4 → R

    ¯4 di  φ  (si

    identifichi  P ∗  con P¯

    (R¯

    4/v) e φ(P )∗  con P¯

    (R¯

    4/f (v))...).

    Esercizio 3.   Sia  β  la terzultima cifra del proprio numero di matricola, diminuita di 5 e sostituito con5 se il risultato è 0 o 1.  È data su R

    ¯4 la forma bilineare  g  che ha matrice

    G =

    1 0 0   β 0 1   β  − 1 00   β  − 1   β 2 − 2β  + 2   β β    0   β    2β 2 − 1

    .nella base canonica.(1) Classificare la forma bilineare, trovandone rango, segnatura e una base ortogonale. Che dimensione

    hanno i sottospazi isotropi massimali? Qual è la massima dimensione di un sottospazio in cui la formasia definita positiva?

    (2) Dire se in R¯

    4 dotato della forma  g  vi sono piani iperbolici, ed eventualmente trovarli tutti.(3) Dire se è possibile trovare una base di R

    ¯4 fatta di vettori isotropi per  g; in caso affermativo, evidenziarne

    una e scrivere la matrice di  g  in quella base.

    Risultati.(1) Si vede facilmente che la forma ha rango 4 (non degenere), segnatura (3, 1) e che una base ortogonalepuò essere data da   v1, v2, v3, v4   con   v1   =   e1,   v2   =   e2   e per opportuni   v3, v4 ∈   R

    ¯4 (v3 ∈ e1, e2⊥

    e   v4 ∈ e1, e2, v3⊥), scelti in modo che la matrice della forma sia diagonale con termini diagonali1, 1, 1, −1 nell’ordine. I sottospazi isotropi massimali hanno dimensione 1, sono infiniti e si trovano tutticon generatori del tipo  α1v1 + α2v2 + α3v3 + v4   ove α21 +  α

    22 +  α

    23  = 1. La forma è definita positiva su

    sottospazi di dimensione massima 3.(2) S̀ı, vi sono infiniti piani iperbolici, e si possono ottenere tutti usando come generatori due vettori v   e

    u   ove  v ∈ v1, v2, v3   e   u   è qualsiasi vettore con forma negativa, cioè con   g(u, u)   <   0 (si osservi chel’insieme {u ∈ R

    ¯4 : g(u, u) <  0} dei vettori di forma negativa non è un sottospazio vettoriale, come pure

    non lo è l’insieme dei vettori di forma positiva).

    21

  • 8/9/2019 Esami svolti di geom. proiettiva (elementari)

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    prima prova parziale Mat Tre - 20 maggio 2004

    (3) S̀ı, poiché la forma non è definita, possiamo trovare una base di vettori isotropi, per esempio la baseformata dai vettori  v1 + v4,  v2 + v4,  v3 + v4  e v1 − v4, rispetto alla quale la matrice della forma diventa

      0   −1 −1 2−1 0   −1 1−1 −1 0 12 1 1 0

    .

    22

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    seconda prova parziale Mat Tre - 17 giugno 2004

    Esercizio 1.   Sia  α  l’ultima cifra del proprio numero di matricola, diminuita di 5 e sostituito con 6 seil risultato è nullo.  È dato il fascio di coniche di  P2(R) di equazione

    α2µX 20  + (λ − µ)X 21  + (λ − µ)X 22 − αλX 0X 1 − αλX 0X 2 + µX 1X 2

    (a) Scrivere la matrice del fascio; determinare le coniche degeneri e il ciclo base.

    (b) Classificare affinemente le coniche del fascio nei piani affini complementari dei tre assi del riferimentocanonico.

    (c) Sul piano affine complementare di   X 0   = 0, con l’usuale struttura euclidea, dire se esistono nel fasciocerchi e iperboli equilatere.

    Risultati.(a) La matrice del fascio è

    α2µ   −αλ/2   −αλ/2−αλ/2 (λ − µ)   µ/2−αλ/2   µ/2 (λ − µ)

    e il suo determinante è − α24  (2λ − 3µ)(λ − µ)2 (si ottiene facilmente sottraendo la seconda colonna allaterza, e raccogliendo un fattore). Quindi vi sono due coniche degeneri nel fascio che si ottengono per

    λ   =   µ   = 2 (e risulta (αX 0 − X 1)(αX 0 − X 2) coppia di rette reali), e per   λ   = 3, µ   = 2 (e risulta(αX 0 − X 1 − X 2)(2αX 0 − X 1 − X 2), altra coppia di rette reali).Intersecando le due coniche degeneri si trova il ciclo base che è formato dai tre punti

    α0

    ,

    ,

    αα

    (quest’ultimo è punto doppio, e le coniche del fascio sono tutte tangenti in tale punto alla retta diequazione 2αX 0 − X 1 − X 2).

    (b) Nel piano affine complementare di X 0 = 0 si ha che le coniche sono iperboli, parabole o ellissi a secondache il determinante (λ−µ)2 −µ2/4 = (λ−µ/2)(λ−3µ/2) sia negativo, nullo o positivo; l’unica parabolanon degenere si ottiene per  µ  = 2λ.Nel piano affine complementare di   X 1 = 0 la classificazione dipende dal determinante   α2µ(λ − µ) −α2λ2/4 = −α2(µ−λ/2)2 che è sempre negativo (dunque identifica iperboli) tranne per λ = 2µ (parabola).Nel piano affine complementare di  X 2 = 0 la classificazione è identica al caso precedente.

    (c) I cerchi sono le coniche passanti per i punti ciclici   01±i  del piano proiettivo; questo capita se  µ = 0, eallora possiamo usare λ  = 1 e otteniamo la conica  X 2 + Y 2 − αX − αY   = 0 che è un cerchio con centroin

    α/2α/2

     e raggio la radice di  α2/2.

    Le iperboli equilatere si ottengono imponendo che i punti di intersezione con la retta impropria  X 0 = 0siano direzioni tra loro ortogonali; si ottiene sono per  λ  =  µ, ma in questo caso di tratta di una conicadegenere del fascio (unione di due rette tra loro ortogonali).

    Esercizio 2.   Sia   β   la penultima cifra del proprio numero di matricola, diminuita di 5. Nel pianoeuclideo è data la conica di equazione

    X 2 + Y 2 − 2XY  − 6βX  − 2(3β  − 2)Y   + 3β 2 − 4β  + 2 = 0

    Si dica se si tratta di una conica non degenere e se ne determinino il tipo, una equazione canonica, la

    trasformazione ortogonale di coordinate opportuna, gli eventuali assi, asintoti, centro, vertice. Si tracciinfine un disegno indicativo della curva.

    Risultati.  La matrice della conica è

    A =

    3β 2 − 4β  + 2   −3β    −3β  + 2−3β    1   −1

    −3β  + 2   −1 1

    e il suo determinante è −4(3β  − 1)2, quindi non è mai degenere, poiché  β   è intero. Poiché il determinantedi  A∞   (sottomatrice ottenuta eliminando la prima riga e la prima colonna, ovvero intersecando con la retta

    23

  • 8/9/2019 Esami svolti di geom. proiettiva (elementari)

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    seconda prova parziale Mat Tre - 17 giugno 2004

    X 0  = 0) è nullo, si tratta di una parabola non degenere, e la sua equazione canonica sarà 2Y 2 = pX 2 ove

     p2 = −(trA∞)3/ det A, dunque  p  =√ 

    2|3β−1| .

    Il punto improprio della parabola è  P ∞  =

    011

    , la direzione ortogonale è  P ⊥∞  =

      0

    1−1

    , e quindi l’asse

    a   della parabola ha equazione di coordinate plückeriane (0, 1, −1)A   = (−2, 2, −2), ovvero   X  −  Y    = 1.Intersecando  a   con la conica otteniamo le coordinate del vertice   V   che risulta   14β+1β−3. Il fuoco si trovasull’asse a  a distanza   12 p   =   |3β−1|2√ 2   dal vertice, ed è  V   +   143β−13β−1 =   ββ−1, visto che la sua polare (direttricedella parabola) non interseca la parabola stessa in punti reali.

    Il riferimento canonico avrà l’origine in   V  e come assi la tangente in   V   alla parabola e l’asse   a  dellaparabola. Quindi la trasformazione di coordinate richiesta ha matrice

    1 0 0β+14

    √ 2

    2

    √ 2

    2β−3

    4  −

    √ 2

    2

    √ 2

    2

      .

    Le seguenti figure si riferiscono a  β  = ±2:

    d

    d

    Esercizio 3.   Sia γ   la terzultima cifra del proprio numero di matricola, diminuita di 5 se è maggiore di6, sostituita con 5 se è nulla; sia  γ  =

     √ γ . Nello spazio euclideo tridimensionale si considerino le rette r  ed

    s di equazioni cartesiane

    r :

    γX  − 2Y   + Z  = 02γX  − γY   + 2Z  = 0   ed   s :

    X  − 3Y  − γZ  = 62X  − Y  − 2γZ  = 2  .

    (a) Scrivere le equazioni cartesiane dell’insieme, Q, formato dai punti  P  dello spazio la cui distanza da  r   èil doppio della distanza da  s.

    (b) Si verifichi che Q   è un iperboloide non degenere e lo si classifichi, determinando centro, assi, conoasintotico e matrice canonica.

    (c) Si determinino, se esistono, dei piani che tagliano su Q   delle circonferenze e, in caso affermativo sidetermini il luogo formato dai centri di tali circonferenze.

    (d)   È vero che ci sono circonferenze su Q che hanno il centro nel centro della quadrica? In caso affermativosi dica quante sono e si determini il loro raggio.

    Risultati.(a) La retta  r   è data da

    000

    +

      1

    0−γ 

     e la retta   s   da

      0−2

    0

    +

    γ 01

    . Quindi la condizione richiesta è

    data, ponendo  P   =

    XY Z 

    , da

    XY Z 

    ×

      10−γ 

    2 = 4

      XY  +2

    ×

    γ 01

    2 cioè  

      −γY γX +Z −Y 

    2 = 4

      Y  +2−X+γZ +2−γ (Y  +2)

    2

    che restituisce l’equazione

    (4 − γ 2)X 2 + 3(1 + γ 2)Y 2 + (4γ 2 − 1)Z 2 − 10γX Z  + 16(1 + γ 2)Y  + 16(1 + γ 2) = 0

    24

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    seconda prova parziale Mat Tre - 17 giugno 2004

    e quindi indica la quadrica di matrice

    A =

    16(1 + γ 2) 0 8(1 + γ 2) 00 4 − γ 2 0   −5γ 

    8(1 + γ 2) 0 3(1 + γ 2) 00   −5γ    0 4γ 2 − 1

    il cui determinante è 64(1 + γ 2)4.(b) La quadrica Q è dunque non degenere, e il determinante di A∞ (sottomatrice di intersezione con il piano

    improprio) vale −12(1 + γ 2)3: possiamo quindi concludere che la quadrica non è un paraboloide (nonessendo tangente al piano improprio). Poiché la matrice A∞   ha evidentemente un autovalore positivo(e determinante negativo), possiamo anche dedurre che la forma quadratica da essa determinata è nondefinita, e quindi Q dev’essere un iperboloide. Per classificarlo basta quindi vedere se è a punti ellitticio iperbolici, e per questo basta vedere la segnatura della forma quadratica determinata da  A. Poichédet A  era positivo, possiamo concludere che la segnatura è (2, 2) e dunque l’iperboloide è iperbolico.Calcoli di routine mostrano che gli autovalori di  A∞  sono dati da 3(1 + γ 2), 4(1 + γ 2), −(1 + γ 2) conautovettori rispettivamente

    010

    ,

      10−γ 

    ,

    γ 01

    (ortogonali tra loro e che danno le direzioni degli assi per

    il riferimento in cui la quadrica si diagonalizza).

    Il centro della quadrica si trova calcolando il polo della retta impropria, ovvero calcolando la prima rigadella matrice inversa di  A, e risulta il punto  C  =

      0−8/3

    0

    .

    Il cono asintotico è il cono tangente dal centro  C , e ha quindi equazione (C tAX )2−(C tAC )(X tAX ) = 0.Tenendo conto che C tA = (− 163 (1 + γ 2), 0, 0, 0) otteniamo l’equazione 3X tAX  + 16(1 + γ 2)X 20   = 0.L’equazione canonica di Q   nel riferimento con origine nel centro e avente come assi i tre assi dellaquadrica è   3

    4X 2 +   9

    16Y 2 −   3

    16Z 2 = 1 ove i tre coefficienti sono i tre autovalori di  A∞ divisi per il fattore

    ρ = −det A/ det A∞ =   163 (1 + γ 2). La matrice del cambiamento di coordinate è

    1 0 0 00 0   1√ 

    1+γ 2γ √ 

    1+γ 2

    − 83

      1 0 0

    0 0   −  γ 

    √ 1+γ 21

    √ 1+γ 2

    .

    (c) Intersecando nel piano X 0 = 0 la quadrica Q̧ con l’assoluto euclideo di equazione  X 2+Y 2+Z 2 = 0 otteni-

    amo i punti ciclici (cioè dell’assoluto) per cui passa la quadrica; essi sono i quattro punti

      0

    γ +2

    ±i√ 

    5(1+γ 2)1−2γ 

    e

      0

    γ −2±i

    √ 5(1+γ 2)

    1+2γ 

    , che sono a coppie coniugate e determinano le due rette reali improprie generate da

      0γ +2

    01−2γ 

    ,

    0010

      e

      0γ −2

    01+2γ 

    ,

    0010

    . Quindi i piani che intersecano Q   in cerchi sono quelli contenenti i

    punti ciclici di Q, e dunque sono i fasci impropri di piani di giaciture   γ +2

    01−2γ  ,

    010  e 

      γ −20

    1+2γ  ,010.

    Poiché i piani che intersecano cerchi sono quelli di due fasci impropri, e i centri dei cerchi sono i polidella retta impropria (di quei piani), il luogo descritto dai centri sarà dato dalle due rette polari rispettoa Q delle due rette improprie assi dei due fasci di piani. Si tratta delle rette date dalle intersezioni delpiano di coordinate plückeriane (8, 0, 3, 0) con i piani di coordinate plückeriane

    (0, −γ 3 + 12γ 2 − γ  − 8, 0, −4γ 3 − γ 2 + 12γ  − 1) e (0, −γ 3 + 8γ 2 − γ  − 8, 0, 8γ 3 − γ 2 + 8γ  − 1)

    rispettivamente.(d) Vi sono due piani tra quelli trovati che passano per il centro della quadrica, e dunque i cerchi richiesti

    sono due; il loro raggio si può trovare trovando un qualsiasi punto dei cerchi in questione. Poiché laretta   X   =   Z   = 0 passa per il centro e sta nella giacitura di entrambi i piani, basta intersecarla con

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  • 8/9/2019 Esami svolti di geom. proiettiva (elementari)

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    seconda prova parziale Mat Tre - 17 giugno 2004

    la quadrica per trovare due punti diametralmente opposti sui cerchi in questione (ed in effetti la loro

    intersezione): risolvendo l’equazione 3Y 2 + 16Y  + 16 = 0 si trovano i punti

      0−40

    e

      0−4/30

    il cui punto

    medio è giustamente il centro  C  della quadrica (e dei cerchi), e da cui possiamo determinare il raggioche è 4/3.

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  • 8/9/2019 Esami svolti di geom. proiettiva (elementari)

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    primo appello Mat Tre - 22 giugno 2004

    Esercizio 1.  È data la proiettività  φ  di  P3(R) di matrice

    A =

    2 0 0 0−1 1 2   −1−1 3 0   −11