fahrenheit 451 - speciale elezioni

31
4I 8WTQ\QKI v TI KW[I XQ IT\I XMZ WZOIVQbbIZM TI XIKM TI [MZMVQ\o M QT TI^WZW 6WV I^MZM QV\MZM[[M XMZ TI XWTQ\QKI v KWUM LQZM LQ VWV I^MZM QV\MZM[[M XMZ TI ^Q\I >W\IZM v T]VQKW [\Z]UMV\W KPM IJJQIUW UI [\Z]UMV\W KPM IJJQIUW UI XMZ IZZQ^IZM IT ^W\W KQ [WVW ^WT]\M UQOTQIQI UQTQWVQ LQ XMZ[WVM UWZ\M )VLI\M [MUXZM I ^W\IZM +PQ VWV [KMOTQM TI[KQI QT XW\MZM [KMOTQM TI[KQI QT XW\MZM ITTI NWTTI 4I NWTTI [KMOTQM *IZIJJI [MUXZM >5REHUWR %HQLJQL@ ³ ´ Liceo Classico L.A. Muratori - Febbraio 2013

Upload: rexhina-saraci

Post on 11-Mar-2016

220 views

Category:

Documents


3 download

DESCRIPTION

Liceo Classico L.A. Muratori

TRANSCRIPT

Page 1: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI
Page 2: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

!"Febbraio 2013

f Ho fatto un sogno:

un Paese senza astensionismo.

1

Viviamo in una società in cui vige il culto della personalità, è innegabile. Sia questa vera o fittizia non importa: basta che sia unica, differente, esclusiva. E niente è più personale delle scelte che siamo chiamati a fare nella vita. Dalla terribile indecisione ri-guardo al gusto del gelato fino a quelle più importanti, “istitu-zionali”. Come accade nelle elezioni po-litiche. Durante il periodo di campagna elettorale, siamo costantemente bombardati: giornali, televisio-ni, internet, social media non fanno altro che parlare di schie-ramenti, alleanze, elezioni, son-daggi e chi più ne ha più ne metta. In un modo o nell'altro, chiunque, anche l'uomo più eremitico della terra, prima o poi finisce per cozzare contro una dichiarazione di un candi-dato, un articolo su un quoti-diano. Qual è la sua reazione? Immediato interesse, repentino disgusto. Perfino apatia? Si, qualcuno riesce a rimanere

2

del tutto indifferente. E mi chiedo: si può davvero restare impassibili? Si può lasciare scorrere tutto senza lasciarsi minimamente tangere? La mia personalissima risposta è no. E pare sia anche quella di Thomas Mann che disse: “L'apoliticità non esiste. Tutto è politica”. Come dargli torto. Non si può far finta che la politica non sia nella nostra vita, perché questa è inevitabilmente condizionata in ogni aspetto da essa. La no-stra stessa personalità è influen-zata dalla politica e da chi fa politica. Esercita un'influenza tale su di noi che ci porta a pen-sare ed esprimerci come lei ci impone. Solo pochissimi uomini sono in grado di liberarsi da questa strettissima morsa e pensare davvero senza schemi e persino questi, dentro di loro, in fondo sono spinti da ideali politici. Sono quindi profondamente convinta che nessun uomo deb-ba allontanarsi dalla politica, dallo stato e dalla possibilità di migliorare la vita della colletti-vità. In tutti noi dovrebbe albergare un po' di engagement, inteso non come fervore politico o mi-litanza partitica (che sono co-munque validissimi modi per contribuire all'attività di un par-tito- forse un po' antiquati), ma come pura e semplice parteci-pazione ai problemi politici e sociali dello Stato di cui si è scelto di fare parte. La partecipazione al voto, l'a-vere un'opinione politica il me-

“L'uomo non vive soltanto la sua vita personale come individuo, ma – cosciente o incosciente – anche quella della sua epoca e dei suoi contemporanei” Thomas

Mann – La città incantata

CECILIA CALIUMI IB

3

no possibile fuorviata dall'e-sterno, è fondamentale per ren-dere un popolo più libero di scegliere da chi e in quale mo-do essere governato, cosciente della posizione e della condi-zione della nazione in cui vive. E questo è ciò a cui devono, devono davvero tutti – giovani, anziani, uomini, donne – aspi-rare. Il compito di rendere la politica parte dell'esistenza di ognuno di noi spetta anche, e soprattutto, ai giovani. Tutti noi dobbiamo abbandonare la cre-denza che la politica sia fatta da pochi eletti in Parlamento, che sembrano essere sempre così lontani. La politica è quella che si respira quotidianamente, giorno per giorno, nelle scelte individuali e collettive che ognuno di noi è chiamato a fa-re. E il voto, come più profonda dichiarazione di impegno civi-le, è la più importante scelta collettiva che si ha il dirit-to/dovere di compiere. Nessuno di noi si dovrebbe arrogare il diritto si sottrarsi a ciò, perché anche quando gli esponenti po-litici, le forze partitiche non ci convincono, non esprimere un giudizio, una scelta, è la peg-gior forma di disprezzo che si può rivolgere alla politica, alla democrazia che come tutti sape-te, ci è costata cara.

SPECIALE ELEZIONI

Page 3: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

#" Fahrenheit 451

f

1

Il 24 e il 25 febbraio gli italia-ni saranno chiamati alle urne per il rinnovo della Camera dei Deputati e per il Senato della Repubblica. Ecco gli orari di apertura dei seggi, i documenti necessari, le regole per votare correttamente e un breve accen-no al funzionamento del sistema elettorale.

Quando si vota Domenica 24 febbraio dalle ore 8 alle ore 22 e lunedì 25 feb-braio dalle ore 7 alle ore 15. Cosa portare Chi di noi ha compiuto il diciot-tesimo anno di età entro il 24 febbraio 2013 (compreso), do-vrà presentarsi al proprio seggio (il numero di seggio è indicato sopra la tessera elettorale) con un documento di identità valido e la tessera elettorale. (Chi non ha la tessera può richiederla all'ufficio elettorale del comune di residenza) Come si vota: In quanto diciot-tenni/diciannovenni, abbiamo

2

diritto a votare solo per il rin-novo della Camera dei Deputa-ti. Come certo saprete, con l’attuale legge elettorale è pos-sibile indicare solo la lista pre-scelta, non la preferenza per un candidato. Potremo quindi esprimere il voto tracciando un solo segno (una X o un sempli-ce tratto) sul rettangolo che contiene il contrassegno della lista prescelta. È importante ri-cordare che, anche nel caso di liste collegate in coalizione, il segno va sempre posto solo sul contrassegno della lista che si vuole votare e non su quello dell'intera coalizione. Sintetiz-zando al massimo (il meccani-smo è in realtà molto più com-plesso), è importante ricordare che ogni lista o coalizione (cioè un apparentamento di liste di-verse): 1. acquisisce il diritto di ottene-re seggi se ottiene almeno il 4% dei voti nazionali, nel caso del-le liste singole, mentre le coali-zioni devono ottenere almeno il 10%. Le liste facenti par te di

3

una coalizione che abbia supe-rato la soglia del 10%, parteci-pano alla ripartizione dei seggi se superano il 2% dei voti na-zionali, o se sono la lista che ha ottenuto più voti tra quelle sotto il 2% (es. se nella coalizione Namecc, che ha ottenuto il 10%, la lista Goku ha preso il 6%, la lista Freezer il 2%, la lista Bul-ma 1,7%, la lista Mia Nonna lo 0,3%, ottengono seggi le liste Goku, Freezer e Bulma) 2. ottiene seggi in modo propor-zionale al numero di voti rice-vuti (se sono a disposizione 630 seggi in totale, la coalizione Namecc sopracitata otterrà 63 seggi) 3. viene garantito un minimo di 340 seggi alla coalizione che ot-tiene la maggioranza relativa dei voti (es. Se la coalizione Namecc è quella che ha ottenuto più voti, anche se con il propor-zionale dovrebbe avere solo 63 seggi, ne ottiene 340)

Per il Senato il sistema è analo-go: sono diverse le soglie di

ELEZIONI – PRESENTAZIONE SCHEDA

SPECIALE ELEZIONI

Page 4: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

$"Febbraio 2013

f

4

sbarramento (8% per le liste, 20% per le coalizioni) e il pre-mio di maggioranza viene con-cesso su base regionale. E’ inol-tre importante ricordare che ogni coalizione indica un pro-prio capo coalizione, che però non è necessariamente il candi-dato della coalizione per la Pre-sidenza del Consiglio. Ad esempio se il capo coalizione della coalizione Namecc è Ve-geta, potrebbe diventare presi-dente Trunks anche se la coali-zione Namecc ha vinto le ele-zioni. Infatti, la nomina alla Presidenza del Consiglio viene formalmente fatta dal Presiden-te della Repubblica. Ecco la scheda elettorale che ci troveremo davanti il giorno del-le elezioni. Voteremo nella XI circoscrizione, relativa all’Emilia Romagna, alla quale verranno assegnati indicativa-mente 45 seggi (il numero è va-riabile, sulla base del sistema dei resti, cioè se, applicando il proporzionale, rimangono seggi non assegnati a nessuno). Le tre principali coalizioni, riconosci-bili sulla scheda perché costitui-te da una fila di rettangoli adia-centi, riquadrata in grassetto, sono: • Coalizione di Centrodestra, avente come capo coalizione Silvio Berlusconi (ricordate che tecnicamente non è il candidato premier). Le liste presenti in questa coalizione sono: Popolo della Libertà, Lega Nord, Mo-derati in Rivoluzione, Grande Sud, La Destra, Intesa Popolare, Fratelli d’Italia • Coalizioni di Centro, avente come capo coalizione Mario

5

Monti. In realtà essa si presenta solo alla Camera come coali-zione (composta da Lista Civica Monti per l’Italia, Futuro Liber-tà, Unione di Centro), perché al Senato la lista presentata è uni-ca (Lista Civica Monti per l’Italia); •Coalizione di Centrosinistra, avente come capo coalizione Pierluigi Bersani. La coalizione è composta dal Partito Demo-cratico, Sinistra Ecologia e Li-bertà, Centro Democratico.

Si presentano come liste singole:

•Fiamma Tricolore, movimento sorto dalle ceneri dell’ex Mo-vimento Sociale Italiano, di ispirazione fascista; •Forza Nuova, movimento di Destra estrema; •Casa Pound, movimento di ispirazione neofascista, nato da un centro sociale di Roma; •Partito Repubblicano, partito di ispirazione liberaldemocratica, fondato da Giuseppe Mazzini e attualmente il più antico partito italiano ancora in attività; •Io amo l’Italia, movimento che fa riferimento a Magdi Allam, giornalista di origine egiziana, naturalizzato italiano, che sta portando avanti una campagna per la riforma etica delle istitu-zioni; • Amnistia Giustizia Libertà, movimento promosso dal Parti-to Radicale Italiano guidato da Marco Pannella ed Emma Bo-nino, che porta avanti una cam-pagna per risolvere il problema del sovraffollamento delle car-ceri; • Partito Comunista dei lavo-

ratori;

6

• Fare per Fermare il Decli-no;

• Movimento 5 Stelle; • Rivoluzione Civile; Alcuni studenti hanno scritto interventi a sostegno di questi tre ultimi movimenti e delle tre coalizioni, che qui di seguito riportiamo. Buona lettura!

FILIPPO CIOLI PUVIANI IIIA

SPECIALE ELEZIONI

Page 5: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

%" Fahrenheit 451

f

1

Sono sceso ancora una volta in campo perché non posso lasciare sprofondare l’Italia in una deriva senza speranza. Il governo tecnico di Monti ha scelto di seguire la poli-tica di austerità imposta dall’Europa “germano centrica” e i risultati deprimenti sono sotto gli occhi di tutti.

Sono queste le parole con cui l’ex Presidente del Consiglio Silvio Ber-lusconi si prepara ad affrontare la lunga campagna elettorale 2013. Tuttavia il Premier quest’anno sce-glie di dare un po’ di originalità al partito proponendo un nuovo capo del governo, il fedele collaboratore Angelino Alfano. Per sé il progetto è quello di presentarsi come Ministro dell’Economia. E già in questi mesi abbiamo avuto la possibilità di esse-re informati sulle sue prime idee di riforma in vista di una plausibile vit-toria. Centrale nel piano economico è l’eliminazione dell’Imu sulla pri-ma casa, ma non è tutto! In progetto vi è anche la restituzione dell’Imu pagato nel 2012 dagli italiani: «ridu-cendo del 2% all'anno le spese dello Stato il processo di rimborso dell'I-mu ai cittadini potrà concludersi nell'arco di un mese», afferma infatti sicuro Berlusconi durante un’intervista al Corriere della Sera. Sempre sul piano finanziario sono in programma anche la riduzione dell’Irap ( imposta regionale sulle attività produttive ) e lo stop all’aumento dell’Iva. Decisioni che portano il consenso del popolo ita-liano, ma che lasciano anche una certa quantità di dubbi..da dove prendere i soldi una volta eliminate tutte le imposte? Le banche hanno avuto tantissimo, ora diano! È la semplice risposta che offre il Cava-

2

liere. Ma in generale il programma elettorale del Popolo della Libertà, non si ferma all’economia, propo-nendo cambiamenti e rivalutazioni anche in ambito sociale, turistico e scolastico. Degna di nota è innanzi-tutto la scelta di dare una maggiore autonomia alle scuole nella scelta degli insegnanti, negli organi e nella gestione efficiente dell’offerta sco-lastica e formativa. Tra i progetti ambiziosi del partito invece trovia-mo l’elezione diretta e popolare del Presidente della Repubblica, che porterebbe quindi alla necessità di un cambiamento nella Costituzione Italiana, e avvicinerebbe il nostro Stato ad una Repubblica Presiden-ziale. Solamente riguardo al recente dibattito sul diritto al matrimonio civile degli omosessuali, il Pdl sembra dare un primo segno di inte-resse, ma senza arrivare ad inserire l’argomento nel programma. Se Berlusconi comincia a capire la ne-cessità di venire incontro a una sempre maggiore richiesta da parte degli elettori di tolleranza, essa non può essere certamente garantita dal momento che la Lega mostra spesso atteggiamenti tendenti all’omofobia. È proprio l’accordo con il partito di Maroni quindi a frenare l’apertura del Pdl e a posticipare un possibile riconoscimento alle coppie di fatto omosessuali. Ma l’accordo tra i due partiti non può per nessun motivo saltare. È questo che porterà secondo Berlu-sconi ad una sicura vittoria del Pdl. La politica di Maroni, incentrata a dare prosperità alla Lombardia, por-terà a garantire il voto dell’intero Nord Italia. Il primo obiettivo del Leader dei Verdi è riuscire a mante-nere almeno il 75% delle tasse rac-colte in Lombardia nello stesso ter-ritorio ed utilizzarle per abbassare le

3

tasse alle imprese e per riuscire a garantire libri gratuiti nelle scuole. Attuata la riforma in questa regione si passa alle altre dell’Italia setten-trionale seguendo sempre in modo coerente la politica del “Prima il Nord” ormai famoso cavallo di bat-taglia della Lega. Ma Maroni non si ferma: da ciò si prosegue alla crea-zione della “macroregione del Nord” , talmente forte da condizio-nare qualsiasi governo ci sarà a Roma, anche uno nemico, come egli afferma. Tale progetto è anche indi-rizzato a un campo internazionale, poiché spesso si arriva a parlare di un’intera Europa delle Regioni, pro-getto che porterebbe a una certa dif-fusione del Federalismo, unico si-stema che assicura una migliore de-mocrazia e partecipazione civile, secondo il partito. Per quanto ri-guarda il problema della fiscalità invece la soluzione proposta è di ga-rantire un miglior utilizzo del denaro pubblico e in particolare di abolire ogni finanziamento pubblico ai par-titi.

“i partiti? che si arrangino! se no si scioglieranno e daranno spazio ad altri partiti”è infatti ciò che so-stengono i leghisti.

Progetti ambiziosi che l’alleanza Pdl-Lega si impegna di realizzare in caso di un atto di fiducia da parte degli italiani, ma a cui i partiti av-versari e l’Europa stessa tendono a guardare con una certa cauzione so-stenendo che si tratti dei soliti pro-getti irrealizzabili e sogni del Pre-mier Berlusconi.

PDL Claudia Righi

SPECIALE ELEZIONI

Page 6: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

&"Febbraio 2013

f

RIVOLUZIONE CIVILE

1

Il nostro Paese vive oggi tre emer-genze, che al loro interno ne evi-denziano tante altre ma che le riassumono tutte: LEGALITA’, AMBIENTE, LAVORO. Ma pri-ma di dirvi chi penso che sia più adatto ad affrontarle, è meglio ri-percorrere in breve l’operato degli ultimi governi, perché in campa-gna elettorale talvolta le responsa-bilità sembrano svanire sull’onda delle promesse: Il centrodestra che ha governato dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2011, si è impegnato principalmente a tutelare gli inte-ressi del proprio “capo” Berlusco-ni, tra cui quello che non finisse in galera. Così facendo ha spesso pa-ralizzato il Parlamento che nel pieno della crisi si è trovato a di-battere per settimane se il Presi-dente del Consiglio avesse chia-mato la questura convinto che una escort diciassettenne, Ruby ruba-cuori, fosse davvero nipote di Mubarak (con 315 Onorevoli, quelli di PDL e Lega che votarono si). Nei ritagli di tempo ha poi tro-vato il modo di tagliare i fondi all’istruzione e alla ricerca e di abrogare il falso in bilancio. Grandi sono anche le responsabili-tà nei confronti della crisi: vi ri-cordate quando il Premier ci invi-tava a spendere, ci rassicurava di-cendoci che i ristoranti erano pie-ni, gli aerei in overbooking e che l’Italia era un paese solido? Beh, lo eravamo talmente tanto che il Presidente della Repubblica, pri-ma che il paese fallisse, ha dato l’incarico di formare un nuovo governo a Monti, il quale ereditò

2

un paese talmente in “salute”, che non aveva nemmeno i soldi per pagare lo stipendio dei dipendenti pubblici. Il governo tecnico poi ha necessariamente assunto politiche che portassero risorse nelle casse vuote dello stato prosciugate da tassi di interesse altissimi, da una grande spesa pubblica e dal man-cato gettito derivante dall’evasione fiscale. Anche Monti però ha falli-to: doveva reperire risorse e lo ha fatto nella maniera più facile ma più ingiusta: ha sparato al bersa-glio grosso, tassando ancora di più il reddito dipendente e la classe media senza combattere corporati-vismi e tassare grandi patrimoni e rendite finanziarie, insomma, nel tentativo di rimettere a posto i con-ti è stato forte con i deboli e debole con i forti. Per non parlare della sua convinzione di creare nuovi posti di lavoro non con un nuovo piano industriale che puntasse sul-la riconversione verde o incenti-vando formazione e ricerca, ma giocando sul piano dei diritti dei lavoratori.

Oggi abbiamo bisogno di cambia-mento politico ma anche e soprat-tutto di un cambio di mentalità.

Rivoluzione Civile, è una delle novità politiche che si fa portavoce di questo bisogno. Il candidato premier è Antonio Ingroia, magi-strato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata e alla cor-ruzione, non solo in Italia ma in campo internazionale (incarichi dall’ONU). Proprio a causa della

3

sua provenienza è stato attaccato da chi sostiene che il campo politi-co e quello della magistratura non debbano intrecciarsi, tuttavia que-sta critica è arrivata spesso proprio dai tanti indagati, rinviati a giudi-zio e condannati che risiedono in Parlamento, loro sì, costituendo una vera anomalia.

Passiamo al programma: perché definirlo rivoluzionario? Perché è l’unico che affronta per primo il tema della LEGALITA’, e questa è una piccola grande rivoluzione in un paese come il nostro che da se-coli è affetto da una malattia che sembra incurabile: la mafia ed è frenato nella sua corsa dal macigno di una corruzione sempre più ca-pillarmente diffusa. Il manifesto (per dettagli, numeri, dati http://www.rivoluzionecivile.it) parla di ELIMINAZIONE della mafia, che va colpita nella sua struttura finanziaria (e non solo in quella militare) e nelle relazioni con il potere. Potrebbe sembrare scontato, chi a parole non vuole eliminare la mafia? Non è proprio così, troppo spesso dietro le parole “lotta e contrasto” si cela un so-stanziale compromesso con la cri-minalità organizzata, come ormai sappiamo tutti le stragi del ’92 ne sono la prova. Lo stato ha colpito la mafia nella sua struttura milita-re, meno in quella che la fa prospe-rare, quella finanziaria e quella delle relazioni con il potere eco-nomico/politico, anzi, spesso pro-prio la classe politica è legata di-rettamente alle mafie e non man-

SPECIALE ELEZIONI

Page 7: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

'" Fahrenheit 451

f

4

cano, persino in parlamento, i condannati per concorso esterno in associazione mafiosa. E’ impor-tante sapere che questa lotta non coinvolge “soltanto” la sfera della giustizia, della morale e della li-bertà: l’economia sommersa in Ita-lia ha un volume di 457 miliardi di Euro, 270 dei quali dovuti all’evasione fiscale e 187 all’economia criminale, infine la corruzione divora ogni anno 60 miliardi di euro. Perché l’economia riparta bisogna liberar-si definitivamente da queste zavor-re affrontando l’emergenza legali-tà. Che un programma politico metta quindi al primo posto l’impegno per sconfiggere una volta per tutte il crimine organiz-zato, che oltre all’incalcolabile danno sociale, blocca l’iniziativa imprenditoriale e gli investimenti, e per debellare la corruzione è al-lora estremamente importante e tutt’altro che scontato o sottinteso.

La seconda emergenza del nostro paese è quella che riguarda l’AMBIENTE, pensiamo al cancro della cementificazione, al rischio causato dal dissesto idrogeologico e dalla cattiva urbanizzazione (al-luvione 5 Terre di un anno fa), alla scarsa manutenzione delle scuole e degli ospedali che spesso non han-no né strutture antisismiche né cer-tificato di agibilità, allo stato di abbandono di strade e corsi d’acqua. E’ chiaro che la situazio-ne deve essere affrontata al più presto, per farlo Rivoluzione Civi-le propone di archiviare alcune “grandi opere” come la TAV, il ponte sullo stretto (oggi riproposto per l’ennesima volta da Berlusco-ni), che in passato di “grande”

5

hanno prodotto solo tangenti, la-voro per imprese controllate dalla malavita e scempi ambientali (pensare alla Salerno-Reggio Ca-labria). Lo stop a questi investi-menti, inutili e dannosi permette-rebbe di concentrare le risorse per interventi meno mediatici rispetto ad un ponte di 5,5 km tra la Sicilia e la Calabria, ma sicuramente molto più utili: 1) mettere in sicu-rezza e rendere efficienti dal punto di vista energetico il patrimonio immobiliare pubblico: scuole, ospedali, tribunali, carceri. 2) chiudere l’epoca dei “piani straor-dinari” fatti a catastrofe già avve-nuta incentivando, grazie a consi-stenti sgravi fiscali, la messa in sicurezza delle abitazioni non an-tisismiche, l’efficientamento energetico del patrimonio immo-biliare esistente, 3) bloccando allo stesso tempo il consumo di suolo, altra piaga del nostro paese, mar-toriato dalla cementificazione (8mq. al secondo) e dall’abusivismo edilizio.

Il terzo grande problema è quello dell’occupazione, la nostra è una Repubblica fondata sul LAVORO, senza non ci sono né stabilità né prospettive, crescono disperazio-ne, illegalità e gioco d’azzardo. Per creare nuovi posti di lavoro è necessaria un’altra grande Rivolu-zione: promuovere lo sviluppo di un sistema economico/industriale basato sulla sostenibilità, nella convinzione che solo una terza ri-voluzione industriale, quella del passaggio alla green economy, possa far rinascere l’industria gra-zie ad un piano di riconversione che premi le aziende che investo-no in ricerca, in innovazione e le

6

eccellenze del “made in Italy” dalla moda alle rinnovabili passando per manifattura di qualità e agricoltura. Affinché ambiente, salute e lavoro non debbano più essere alternativi uno all’altro e l’Italia sappia “rein-ventarsi” grazie alla ricerca diven-tando un polo di riferimento per la green economy. In questo proces-so, Rivoluzione Civile ritiene che un’ istruzione e una ricerca pubbli-che di qualità siano imprescindibi-li.

Infine, in materia di tassazione, propone la patrimoniale sulle pen-sioni d’oro, sulle grandi ricchezze e sulle rendite finanziarie perché aumentando il carico su chi ha di più, e non sempre ha dato si possa alleggerire il carico fiscale che og-gi opprime chi ha poco e ha sempre dato (reddito dipendente).

Un grande passo avanti sul piano dei diritti civili con il diritto di cit-tadinanza ai figli di immigrati nati in Italia e il riconoscimento dei di-ritti delle coppie di fatto. E last, but not least una sacrosanta legge che PDL e PD e terzo polo non hanno fatto e non faranno mai: l’ incandi-dabilità di condannati e rinviati a giudizio e un’altra per mettere fi-nalmente fine al conflitto d’interessi ed eliminare le tante leggi ad personam (o per meglio dire ad Silvium).

Page 8: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

("Febbraio 2013

f

1

Oscar Giannino, laureato in giuri-sprudenza e in economia, è il can-didato premier per la lista “Fare per fermare il declino”, che si propone come fresco cambiamen-to all’interno della situazione poli-tica del nostro paese. Gli obiettivi in comune con gli altri partiti, sono sicuramente la riduzione del debito pubblico e riduzione della pressione fiscale, la riforma della giustizia: ciò che lo differenzia dagli altri raggrup-pamenti è il modo di perseguire e raggiungere questi traguardi. In questo momento l’Italia ha un debito pubblico pari, oggi, a quasi 2000 miliardi di euro, cioè il 126% del Pil (prodotto interno lordo): la meta che si prefissa Giannino è di farlo scendere sotto la soglia del 100% nei 5 anni della legislatura. Questo tramite aliena-zioni del patrimonio pubblico, vendita di proprietà non utilizzate e libere da vincoli culturali artisti-ci , il cui possibile ricavo viene stimato nel range di 72-420 mi-liardi di euro. Oltre a ciò si propone un rimedio più duraturo: il taglio del-la spessa pubblica improduttiva, cioè quella che non incide sui servizi forniti ai cittadini; e questo come hanno già dimostrato Au-stralia, Nuova Zelanda, Canada, Gran Bretagna e Germania è pos-sibile. La spending review si pre-figge di abbassare la spesa pubbli-ca di 6 punti percentuali in 5 anni, a partire dai costi della casta poli-tico-burocratica arrivando fino ai grandi tagli sprechi pubblici; uno di questi è per esempio la spesa sanitaria del nostro paese che è sa-lita da 37 a 77 miliardi di euro nei 5 anni pre-crisi (fonte Ministero della Salute) questo in larga misu-ra perché ogni azienda sanita-ria/ospedaliera può scegliere quali forniture ordinare senza incorrere in organi di controllo, l’anomalia che si viene a creare è che ad esempio una garza costi in Sicilia

2

5 volte di più che in Emilia Ro-magna. L’idea di “fare per fermare il declino” è semplice: lasciare che a controllare gli acquisti sia per tutti la Consip, società del tesoro che lavora già a servizio delle pubbliche amministrazioni, e quindi senza creare un altro orga-nismo limitare le spese frutto di sprechi e/o malaffare senza dimi-nuire i sevizi offerti. La previsione è una riduzione di quasi 20mld di euro. Un altro punto fondamentale per la riduzione del debito sono le modalità di privatizzazione dei servizi pubblici: per ridurre i catti-vi incentivi e aumentare la traspa-renza, si suggerisce la costituzione di fondi chiusi, omogenei al loro interno, la cui gestione verrebbe affidata a terzi selezionati attraver-so gara pubblica. Ciò comporte-rebbe la cessione totale o parziale di grandi aziende (in questo mo-mento in perdita) come le Poste o Ferrovie dello Stato Italiane. Le liberalizzazioni potrebbero fruttare allo Stato più di 90 mld di euro seduta stante. I risparmi ottenuti tramite la ridu-zione dei tassi d’interesse del de-bito pubblico (78-80 mld) dovreb-bero essere investiti a favore dei cittadini; il migliore modo per far-lo non è togliere l’IMU (che andrà sicuramente modificata e abbassa-ta per i ceti più bassi e alzata per quelli più abbienti) sostituendola con una patrimoniale come spro-loquiano molti politici, ma abbas-sare IRPEF abolendo l’IRAP per-mettendo così allo stesso tempo ad un’azienda che ora paga 1800 euro lordi (comprese le tasse do-vute allo stato) al lavoratore di pa-garne 1500 e al lavoratore che ri-ceve ora 900 euro netti (al netto delle tasse) di vedere la propria busta paga salire a 1200 euro. Alle nostre spalle abbiamo l’esempio dell’Irlanda: dovette ri-chiedere 700mld di prestito all’Europa ma non modificò la

Roberto Reggiani

SPECIALE ELEZIONI

3

tassa che corrisponde alla nostra IRPEF (tuttora a12.5% la più bas-sa d’Europa). Tra i principali mo-tivi, secondo la banca centrale eu-ropea del Pil irlandese positivo di 0.9 nel 2012 e della previsione di +1.3 del 2013. L’ultimo punto del programma è una sostanziosa modifica del si-stema giudiziario italiano, rifor-mando il codice di procedura e la carriera dei magistrati, con una netta distinzione dei percorsi e dell’avanzamento dovuto non alla sola anzianità ma basato sulla per-formance. Giannino propone an-che di adottare immediatamente una legislazione organica sui con-flitti di interesse (es. Berlusconi-tv e giornali) e rivedere la legge sulla corruzione, inasprendo sanzioni e incentivando chi denuncia questi meccanismi. Giannino risponde “idealmente” a chi lo crede troppo liberista, collo-cando trai primi 5 punti della sua agenda di governo un sistema di tutela verso chi perde il lavoro ma che lo ricerca attivamente anziché, come avviene oggi, sostenere im-prese inefficienti. Nella sua idea di governo ogni lavoratrice e lavora-tore deve godere di un sussidio di disoccupazione e di strumenti che permettano e incentivino la ricerca di un nuovo posto di lavoro; la sua soluzione “È fare, fare, fare. Sa-pendo che sono in milioni i bene-ficiari dell'attuale sistema statola-trico. Ma ancora di più sono le sue vittime. Ed è a queste ultime che bisogna dare una volta per tutte l'idea che ci si può riuscire con una svolta vera.” Ai partiti che prevedono nuove tasse o che desiderino lasciare quelle esistenti senza tentare di abbassarle lascio invece le pun-genti parole di Matteo Pantaleoni, economista del secolo scorso “quando c’è un problema di saldo dello Stato alzare le tasse è la ri-sposta del… somaro”.

Page 9: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

)" Fahrenheit 451

f

2

no candidato premier) a livello internazionale e non solo. L’obiettivo è la creazione di un soggetto che rivoluzioni i con-tenuti e il modo di fare politica e che sostituisca al vuoto di rappresentanza la voce di citta-dini, associazioni e imprese. Il punto di forza ‘Fare’ consiste nella concretezza e nella realiz-zabilità delle proposte (presen-tate in modo dettagliato e si-stematico sul sito www.fermareildeclino.it). Idee concrete e precise, analisi, nu-meri e proiezioni sono sicura-mente elementi anomali nel pa-norama dei vari programmi po-litici dei partiti che hanno na-scosto, dietro le solite grandi frasi, torte ideologiche, propo-ste shock, la mancanza di com-petenze, assicurandosi così quell’ambiguità necessaria per un sufficiente spazio di mano-vra politica (alleanze e inciuci vari) e il vecchio rimpallo delle responsabilità (“è colpa di quel-li che ci stavano prima”)

In sintesi i principali punti del manifesto (per gli approfondi-menti si consulti il già citato si-to)

• La patrimoniale la paga lo Stato, non i cittadini. Per ridur-re il debito è sufficiente vendere parte del patrimonio pubblico, a partire dagli immobili inutiliz-zati (si pensi solo a tutte le ca-serme vuote sparse per la pro-

3

vincia), fino alle imprese o le partecipazioni di esse (Ferrovie, Poste Italiane, Finmeccanica..). Così, oltre a riportare il debito sotto la soglia del 100% del Pil, viene avviato un piano di libe-ralizzazioni. • Viaggiando con Ferrovie del-lo Stato, o inviando un pacco, attraverso la monopolista Poste Italiane, vi siete domandati per-ché il servizio sia così ineffi-ciente? O perché le tariffe tele-foniche siano tra le più care d’Europa? E’ normale. Quando un settore (questi solo alcuni esempi) è gestito in modo mo-nopolistico o in modo non pie-namente concorrenziale, l’interesse da parte delle società dello Stato non consiste, quindi, nell’offrire il servizio migliore possibile ma nell’accaparrarsi contributi pubblici. Solo in un libero mercato, tutelato dalla legge, si ottiene un migliora-mento della qualità ed un ab-bassamento dei prezzi, dove quindi l’interesse privato si tra-duce in un benessere collettivo. • Tagliare la spesa improdutti-va, SENZA toccare istruzione e sanità. Gli sprechi nella pubbli-ca amministrazione sono infini-ti: basti pensare che la spesa italiana è circa quattro volte su-periore a quella della media eu-ropea. Si passa dai celebri costi della politica (consiglieri regio-nali che guadagnano più di Obama), alle pensioni d’oro

1

In Italia parlare di politica non è facile. La reazione spesso è quella di rabbia, sdegno, se non di puro e semplice schifo per una classe politica (destra e si-nistra) che ha una colpa ben più grave di quella del declino eco-nomico dell’Italia: ha minato un fondamento della democrazia, il riconoscimento dei cittadini nello Stato. Come possiamo in-fatti, in uno Stato corrotto e inefficiente che è amministrato da una piccola minoranza la quale cura esclusivamente i propri interessi, che non paga i propri debiti ma che pretende sia il cittadino stesso a farlo, che non amministra in tempi civili una giustizia incivile, che non premia il merito e la cono-scenza ma le conoscenze, che ignora e discrimina giovani, donne e immigrati, che si porta via il 50% del nostro reddito e che soffoca le imprese in cam-bio di poco o nulla, arrivare a dire “noi siamo lo Stato”? La soluzione non è solamente ab-bandonarsi a facili qualunqui-smi e populismi, cacciando via una classe dirigente impresen-tabile, che, nonostante tutto, ha ancora il coraggio di presentarsi alle elezioni. Qui entra in gioco il partito ‘Fa-re per Fermare il Declino’, nato dall’omonimo movimento, fon-dato da alcuni tra i più illustri economisti italiani (Zingales, Boldrin, Busco e Oscar Gianni-

FARE

Page 10: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

*+"Febbraio 2013

f

4

(Amato, ex presidente del con-siglio, 31000 euro al mese) e al numero di ufficiali dell’esercito (dieci volte quello degli Stati Uniti). • Grazie a tali provvedimenti si può diminuire la pressione fi-scale di 5 punti in 5 anni, pres-sione che blocca la crescita ostacola i consumi. Abolizione del redditometro, ”strumento dello stato guardone e ladro”, per un sistema tributario più semplice, con strumenti pensati per combattere l’evasione fisca-le. • Sussidi di disoccupazione e strumenti di formazione per tut-ti i lavoratori, indipendentemen-te dalle dimensioni dell’azienda. Inoltre le norme di flessibilità vigenti per il privato devono es-sere estese anche al pubblico impiego. • Contro corruzione ed evasio-ne. Introdurre una legislazione organica sul conflitto di interes-se, che renda pubblici e consul-tabili tutti i redditi, patrimoni e interessi dei funzionari dello Stato. Introdurre il sistema sta-tunitense (paese con i più bassi livelli di evasione fiscale) “whi-stleblower”: sgravi fiscali e premi economici per chi denun-cia evasori o tangenti. Crudele ma efficace. • Far Funzionare la giustizia. Basare l’avanzamento di carrie-ra per magistrati sul merito e non sull’anzianità. Difesa dell’indipendenza della magi-

5

stratura. Decongestionamento dei tribunali e incremento dell’efficienza di questi. Per quanto riguarda l’emergenza carceri, istituire appalti pubblici per l’affidamento delle carceri, favorendone la costruzione, e trovare pene alternative alla de-tenzione. • La meritocrazia come parame-tro per sbloccare le potenzialità di giovani e donne, uniti a in-centivi fiscali per combattere la discriminazione. Una disoccu-pazione femminile che rag-giunge il 47,3% contro il 10,3% di quella maschile, una retribu-zione in media più bassa di quella maschile, sono elementi che non possono esistere in un paese sviluppato. • Ridare alla scuola e l’università il ruolo di volano dell’emancipazione sociale ed economica. Aumentare le risor-se, ma prima ancora l’efficienza dell’apparato, premiando il me-rito non solo degli studenti ma anche dei docenti e delle uni-versità, attraverso le valutazioni da parte degli studenti o su pa-rametri oggettivi (es. quanti studenti trovano lavoro).

SPECIALE ELEZIONI

Page 11: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

**" Fahrenheit 451

f

2

vece eccolo di nuovo qui. Per quanto il governo Monti abbia traballato su molte cose, e la candidatura dell'economista sia stata veramente una manovra sleale (non doveva essere un "governo tecnico"? Tempora-neo?), è indubbio che ha risol-levato un po' le sorti della no-stra reputazione che sembrava perduta, a livello internaziona-le. E io so solo una cosa: se ri-sale Berlusconi, la perderemo di nuovo, e definitivamente. Per arrivare al fulcro volevo sollevare un'altra questione: la definizione di sinistra. Io cono-sco tantissima gente che si de-finisce di sinistra, me compre-sa, ma esattamente, cosa vuol dire? Se uno dice "io sono di destra" o vota Berlu, o lega, o i fascisti. Non si scappa. Guarda-te solamente la sfilza di nomi che ho elencato prima: la sini-stra è completamente e ineso-rabilmente divisa! Sta qui la sua debolezza, e la forza dell'avversario politico è nel suo contrario: unità, sempre unità. I partiti sono divisi; non vuol dire che dobbiamo esserlo an-che noi. Non possiamo esserlo, non in un momento così decisi-vo per il destino nostro, delle future generazioni, e dell'Italia. Se pensate che Berlusconi ab-bia rovinato l'Italia, vi prego di frenare il vostro fanatismo poli-tico e di fare una scelta ragio-

1

Lo dico subito: non sono parti-colarmente informata. Provo a leggere giornali, guardare tg, cercare notizie su internet. Ma durante una discussione non mi sento abbastanza competente, e di rado apro bocca, se non per dire cose di cui sono sicura al cento per cento. Diciamo anche novantanove. E in questo momento credo di esserlo, al-trimenti starei zitta. Non porto dati, fatti o altre cose, perché, sono certa, i miei pensieri sono quelli di altri che non hanno il coraggio di parlare per paura di essere considerati ignoranti. Quindi, parlo io, da una parte perché penso di non dire una cosa stupida, dall'altra perché di politica, nei termini che vi sto per esporre, ne può parlare an-che un bambino. Non sono dalla parte di Bersani, di Vendola, di Grillo, di In-groia, di Monti. E, vero come il mondo, assolutamente non vo-terò, né nessuno nel mio nucleo famigliare ha mai votato, lo psico-nano. Il caimano. Papi Berlu. Detto questo, se fin qui non siete d'accordo, smettete di leggere, perché da qui in poi di-rò la mia per aiutare a "sabotar-lo". Se un minimo ascoltate i tg, saprete che Berlusconi sta recu-perando terreno, e che l'espo-nente dell'opposizione in testa è Bersani. Noi di sinistra, di cen-tro, in generale anti-Berlu, pen-savamo di esserci liberati, e in-

PD Marianna Cortese

SPECIALE ELEZIONI

3

nata. Io non voglio, e lo dico a chiare lettere, non voglio che venga rieletto per il quarto mandato. Chiunque di serio e di più o meno di sinistra va bene, e quello con più riscontro nei sondaggi è Bersani. Quello che vi chiedo è di abbandonare le controversie politiche e di riflet-tere su quello che volete: volete dare il vostro voto a una mino-ranza che non vincerò, per af-fermare la vostra idea e dare una speranza alla crescita del partito che vi rappresenta? O volete mandare a casa un vec-chio il cui unico scopo è man-darci a fondo nella sua sempre più alta e potente risalita?

Page 12: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

*!"Febbraio 2013

f

1

La svolta radicale di cui ha bi-sogno l'Italia è sì economica e legislativa, ma anche culturale. I diritti civili e della persona sono la base della Costituzione del nostro Paese e della nostra stessa vita, la loro cura deve es-sere dunque parte integrante di ogni programma politico e il partito che oggi in Italia offre in assoluto le migliori proposte al riguardo e ha il coraggio di at-tuarle concretamente è il Partito Democratico. Nel proprio Statuto il PD di-chiara di affidare le decisioni fondamentali circa l'indirizzo politico, l'elezione delle più importanti cariche interne e la scelta delle candidature per le cariche istituzionali direttamen-te ai suoi elettori e ha messo in pratica questo principio denso di democrazia nella intensa esperienza delle primarie, unica nel nostro Paese, per cui gli ita-liani tutti sono stati chiamati in prima persona a scegliere i pro-pri rappresentanti. Un'altra ventata di innovazione è portata dalla "rivoluzione ro-sa" che il PD ha realizzato in questa campagna elettorale: con il 40% di candidati donne, è il partito che oggi ne presenta in maggior numero nelle sue liste. Non solo, le primarie hanno previsto la doppia preferenza di voto, ad un candidato uomo e ad uno donna, così che il gentil sesso potesse avere la garanzia di una rappresentanza in Parla-mento. Accanto alla partecipa-zione politica, alle donne è de-dicato un piano di occupazione

2

professionale, volto a contrasta-re la disparità nei redditi e nelle carriere, specialmente nel Sud Italia, dove la disoccupazione femminile è più grave. Non sol-tanto l'attività delle donne in politica significa costruire un saldo legame tra le istituzioni e la vita reale quotidiana, ma, inoltre, secondo recenti dati del-la Banca d'Italia, l'incremento dell'occupazione femminile fino al 60% determinerebbe un au-mento del 7% del PIL. L'altro grande obiettivo che si è posto il PD in questa campagna elettorale segue il motto "chi nasce in Italia è italiano", se-condo il quale è un diritto, e non una "gentile concessione", che chi nasce in Italia da geni-tori qui residenti da almeno 5 anni abbia la cittadinanza ita-liana. Ancora una volta tramu-tando in fatti le belle parole del suo Codice Etico, in cui si leg-ge che "il pluralismo in ogni sua espressione è una ricchez-za", il PD ha avuto il coraggio di candidare nelle sue liste ben 4 cittadini di origine straniera (tra cui una di Modena!), po-nendo finalmente l'Italia al pari degli altri Paesi europei e per-mettendo così che la nostra so-cietà possa essere rappresentata in Parlamento nella sua comple-ta realtà e attualità. È una ghiotta occasione quella che le prossime elezioni ci of-frono: cambiare finalmente, do-po quasi vent'anni, il modo di fare politica. Non concediamo più spazio a cabaret, spettacolo

PD Fabiana Renzo

SPECIALE ELEZIONI

3

e promesse sensazionali, ma ri-portiamo la politica al suo nobi-le mestiere: amministrare il be-ne comune. Questo oggi è pos-sibile e lo è con l'offerta politica del Partito Democratico.

Page 13: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

*#" Fahrenheit 451

f

2

braio, dobbiamo riconquistare la dignità e la speranza che me-ritiamo. Rifiutiamo la demago-gia di chi cerca voti cavalcando la rabbia sociale, e stringiamoci attorno ai valori che possono ricomporre il nostro futuro. Va-lori che si traducono in fatti, e non in parole vuote. Lavoro, diritti, democrazia, cul-tura e ambiente. Ecco le parole - e i fatti - da cui chi governerà l'Italia non può scappare. Sul piano del lavoro SEL vuole un piano straordinario per l'occu-pazione, che favorisca le assun-zioni e che incentivi l'ambienta-lizzazione. Vuole cantieri che mettano in sicurezza i lavorato-ri. Contratti che non mandino famiglie sul lastrico da un gior-no all'altro. Sul piano dei diritti, secondo SEL, non possono es-serci discriminazioni di razza, sesso, orientamento sessuale. La nostra Costituzione sarà la bussola per le nuove leggi. Sul piano della democrazia, SEL vuole una vera legge elettorale, una legge contro la corruzione e una contro il conflitto di inte-resse. Lo Stato non può chiede-re, se non restituisce onestà. Sul piano della cultura, è venu-to il momento di comprendere che il futuro è nelle mani dei giovani: fondi raddoppiati all'i-struzione. I milioni che il go-verno vuole usare per comprare aerei da combattimento servi-

SEL

1

Perché votare per Sinistra Eco-logia e Libertà? Il voto del 24 e 25 febbraio ci assegna un compito molto diffi-cile: scegliere il governo che avrà la responsabilità e il dove-re di risollevare il nostro paese da una situazione buia, in cui la parola "politica" fa ormai cop-pia con "rabbia", e "futuro" con "rassegnazione". La sconfitta di questa economia è sotto gli oc-chi di tutti, la fanta-finanza ci ha portato sull'orlo di un baratro a cui con fatica dobbiamo riu-scire a sfuggire. La crisi che ne deriva è anche sociale: migliaia di famiglie in difficoltà, costret-te alla precarietà non solo del posto di lavoro ma anche delle speranze, che rischiano di di-ventare rimpianti. La crisi è cul-turale: in questi anni il governo ha tagliato fondi alla cultura, all'istruzione, perché sono am-biti che apparentemente non fanno crescere l'economia. Niente di più sbagliato, e noi studenti lo sappiamo bene. Ora ci troviamo con un pessimo li-vello di istruzione, e prospettive ancora peggiori. Infine, la crisi è delle istituzioni: molte perso-nalità con ruoli istituzionali hanno dato prova, in questi an-ni, di un'avidità senza scrupoli che può solo fare perdere a noi cittadini la fiducia nello Stato che ci governa. Non possiamo più accettarlo. A partire dal voto del 24 e 25 feb-

3

ranno a costruire scuole, finan-ziare restauri e iniziative: per restituirci un futuro che dob-biamo pretendere. Sul piano dell'ambiente, è con la green economy che si deve ricom-porre lo scenario sfigurato dal-la finanza sfrenata: incentivi ed agevolazioni per ripartire con un occhio all'ambiente.

Tocca a noi costruire il futuro: è una responsabilità, ma anche un onore. La prima tappa passa dalle urne. Votate Sinistra Eco-logia e Libertà (per Bersani presidente), date una voce alla dignità. Benvenuta sinistra. Grazie.

Page 14: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

*$"Febbraio 2013

f

1

Prima di dirvi cos'è il Movi-mento 5 stelle, vi dirò cosa non è: non è un partito, non è com-posto da politici che vogliono fare carriera, è un movimento di persone, cittadini che inten-dono la politica come servizio alla collettività. Il M5S nasce in rete, i candidati alle elezioni sono stati scelti da chiunque di noi volesse farlo, sono state scelte persone che per espe-rienza e serietà sono ritenute adatte a rappresentarci. Ma so-prattutto sono persone senza nessun tipo di precedente pena-le, cosa assai rara ormai nel parlamento italiano. Beppe Grillo non è un candida-to, lui è l'ideatore del movi-mento ed essendo un notissimo personaggio pubblico ne dif-fonde le idee. Il M5S è stato tacciato di antidemocratici, perché non permette ai propri esponenti di presenziare nei talk show televisivi: il fatto è che nel movimento non si ritie-ne essenziale, come fanno tutti gli altri partiti, di apparire sui mezzi d'informazione che non siano la rete. Il movimento ha un programma preciso, fatto di punti fonda-mentali: stato e cittadini, salute, informazione, lavoro, istruzio-ne, trasporti (vedere il blog di Beppe) Si prefigge di fare in modo che ci sia più lavoro sen-za aumentare le tasse ma ridu-cendo la spesa pubblica (ad esempio smettendo di spendere milioni di euro in armamenti) e

2

riducendo gli stipendi dei par-lamentari, cosa che tutti dicono di voler fare ma che nessuno ha mai fatto (anzi se li sono sem-pre e solo aumentati!). Pensate invece che i rappresentanti del M5S eletti nei consigli comuna-li se lo sono GIA' ridotto del 70%! Altro punto fondamentale è il finanziamento pubblico ai parti-ti: sono fior di milioni che pos-sono essere investiti per il be-nessere dei cittadini, perché per far campagna elettorale devono bastare solo i buoni programmi, le offerte volontarie e andare nelle piazze a parlare con la gente. Per le elezioni in Sicilia il M5S ha speso solamente 8500 euro e ha restituito le cen-tinaia di migliaia di euro di fi-nanziamento pubblico. Il nostro paese ha bisogno di cambiamenti di leggi serie, ma ne ha bisogno in fretta. I parla-mentari del M5S che saranno eletti faranno in modo che ciò avvenga e renderanno traspa-rente tutte le operazioni del par-lamento, non permettendo in-ciuci e permettendoci di sapere senza filtri cosa accade nelle sa-le del "potere". Pensate che cambierebbe qual-cosa se vincesse Berlusconi? Ha governato 17 anni negli ul-timi 20 portando l'Italia sull'orlo del baratro. E se vincesse Monti? In un an-no è riuscito solamente ad au-mentare le tasse e solo alle clas-si più deboli.

M5S Daniele Hammoud

SPECIALE ELEZIONI

3

E se vincesse Bersani? è stato al governo con Prodi quando po-tevano fare la legge per il con-flitto d'interessi, la nuova legge elettorale, abolire i privilegi dei politici in modo che corrotti e disonesti non fossero più eleg-gibili, ma non l'hanno fatto. Perché la politica cambi e torni ad essere governo del bene co-mune, i partiti tradizionali, tutti, hanno bisogno di una scossa, e l'unico che può darla è il M5S. L'unica possibilità per avere fi-nalmente un cambiamento vero è votare il MOVIMENTO 5 STELLE.

Page 15: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

*%" Fahrenheit 451

f LISTA CIVICA

1

Pronti, partenza, via...ecco a voi il nuovo Monti in versione alpinista, pronto per la scalata di un monte minato da corruzione, clientelari-smo, corporativismo. Ha lasciato tutte le zavorre al campo base: ba-sta compromessi obbligati con un parlamento di indagati e trasfor-misti, fedeli solo a partiti "uffici di collocamento poltrone". Un mese fa l’avevamo lasciato nei panni del vampiro fiscale, costretto ad una politica di lacrime e sangue per onorare gli impegni presi dal precedente governo (l'Imu e il pa-reggio di bilancio entro il 2013 sono creature Silvio's style), per fare il lavoro sporco, che la politi-ca non ha voluto fare, temendo di perdere quel poco di consenso ri-masto, per esorcizzare il fantasma "default". Oggi il fantasma è esor-cizzato e l’Italia ha riguadagnato una credibilità internazionale che le ha persino permesso di porsi come mediatore tra l’egoismo te-desco e la solidarietà di un’Europa sempre più comunitaria e meno governativa, che Monti sta contri-buendo a costruire. Se la crisi fi-nanziaria è ormai alle spalle, ora bisogna superare quella dell’economia reale e della socie-tà. Fondamentale diventa quindi dare nuovo impulso alle imprese, detassando il lavoro, migliorando l’accesso al credito, incentivando le aziende del social business e della green economy, che sanno coniugare ricerca tecnologica, coinvolgimento dei dipendenti nel management e politiche di eco so-

Fabri

2

stenibilità. L’Italia è fanalino di coda in Europa per capacità di atti-rare investimenti stranieri per una burocrazia cavillosa, una giustizia farraginosa e sempre intasata (per-sino il mio cane potrebbe impu-gnare una sentenza e arrivare fino alla cassazione!), una giungla di reati, che ha affermato il parados-sale principio dell’incertezza della pena: semplificazione legislativa e riforma della giustizia, insieme ad una riforma del sistema tributario (il catasto necessita un aggiorna-mento), diventano imprescindibili. Occorre rendere più fluido il mer-cato del lavoro, dove sindacati conservatori difendono in modo ottuso condizioni di lavoro che la crisi non permette più, e, così fa-cendo, sostengono la cultura della dipendenza dallo Stato, non per-mettendo ai lavoratori di cogliere appieno le opportunità che la glo-balizzazione presenta loro, creano un dualismo tra lavoratori protetti e non protetti e frenano la crescita: occorre dare impulso alla previ-denza complementare, per permet-tere ai cittadini di non avere sor-prese dopo la pensione e, allo stes-so tempo, non negare ai nostri gio-vani di potere un giorno andare in pensione, applicare i modelli di flexsecurity, coniugando sicurezza occupazionale con flessibilità, col-legare la retribuzione del lavorato-re con la produttività dell’azienda, appianando le tensioni sociali, fo-mentate dai sindacati, tra mondo dell’impresa e lavoratori. In un si-stema inefficiente dei servizi oc-

3

corre ridurre l’ingerenza della poli-tica nelle carriere amministrative e professionali, potenziare l’amministrazione pubblica, sanan-do la piaga delle consulenze di pro-fessionisti rapaci e incompetenti, razionalizzare il sistema della sani-tà pubblica attraverso analisi rigo-rose del rapporto esito-costo e il confronto sistematico con le realtà più virtuose (è mai possibile che un catetere al Sud costi sei volte quello che costa al Nord?). Bisogna pro-seguire nella lotta all’evasione fi-scale, esigendo trasparenza e trac-ciabilità fiscale, alla corruzione e alle lobby, opponendosi al conflitto d’interesse e inasprendo le pene per riciclaggio di denaro, frode fiscale, falso in bilancio. Un federalismo solidale, che risponda fiscalmente e socialmente sulla base del principio di sussidiarietà, una riduzione dei privilegi di casta, una riduzione della retribuzione dei manager pubblici, introducendo un maggior controllo del loro operato, maggiori tagli ai costi della politica e libera-lizzazioni in quei settori dove, nella scorsa legislatura, gli interessi di corporazione hanno eretto un muro, sono la medicina contro la narro-wmindness italiana, recalcitrante verso ogni tipo di cambiamento e progresso per interessi particolari-sti. Infine, famiglie numerose, gio-vani e donne devono godere di be-nefit che permettano loro maggiori opportunità, sicurezze, libertà. Solo così possiamo guardare al futuro, con Mario Monti.

SI VA PER MARI E MONTI DEL FUTURO

Page 16: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

*&"Febbraio 2013

f SPECIALE ELEZIONI

1

In vista delle elezioni tracciamo una breve panoramica generale del programma di Monti, fatta solo una premessa, ovvero il confronto tra l’operato di Monti e quello dei partiti in questi ul-timi mesi. C’è chi appoggia e chi prende le distanze dalle ri-forme di Monti, prima fra tutte quella del lavoro, delle libera-lizzazioni o anche la spending-review, però bisogna dare atto a Monti che, vista la sua partico-lare condizione, ha voluto e po-tuto fare quelle riforme, i cui ri-sultati si potranno vedere sola-mente a lungo termine, che i partiti non hanno mai fatto, an-teponendo il mantenimento del-la “poltrona” e la ricerca del consenso al bene dell’Italia che versa in una condizione di di-sparità rispetto agli altri paesi dell’UE. Dopo decenni di inutili demagogie, che ci si sono rivol-tate contro e i cui effetti stiamo subendo solo ora, e di lotte fra partiti che erano, e sono tuttora, chiaramente interessati soltanto a mantenere i loro posti, final-mente abbiamo avuto una venta-ta di novità e di riforme volte a contenere la situazione (a un passo dal baratro, come è stata definita) che si era creata, ma credo che i progressi ottenuti fi-no ad oggi debbano essere solo un inizio di un lungo processo di modernizzazione. Il pro-gramma di Mario Monti è ap-punto finalizzato al raggiungi-

2

mento di questo scopo, con proposte già definite e progetta-te, a cui manca solo l’attuazione pratica. Innanzitut-to l’intenzione di ridurre il de-bito pubblico, un macigno or-mai di quasi duemila miliardi che pesa sui cittadini, che ve-dono una quota importante del-le tasse andare a pagare i verti-ginosi interessi dei titoli di sta-to raggiunti due anni fa a causa delle speculazioni. Solo una volta arginato il problema del debito si potrà realmente e gra-dualmente diminuire il carico delle tasse sia a carico del cit-tadino che dell’impresa, me-diante la riduzione dell’Irap (imposta regionale sulle attività produttive), Irpef (imposta sul reddito)e Imu (tristemente ag-gredita e umiliata da proposte ridicole negli ultimi tempi). Un altro punto molto importante è l’impegno che Monti si è as-sunto nel facilitare l’ingresso dei giovani, delle donne e degli over 55 nel mondo del lavoro, riducendo le tasse alle aziende che li assumono, progetto che è già iniziato con una nuova re-golamentazione dell’apprendistato per i giovani. Un altro segno distintivo è la creazione di una lista civica, ovvero membri provenienti dal-la società civile da settori eco-nomici e occupazionali diversi che hanno un’idea effettiva di quello che c’è e si può miglio-

3

rare nei vari ambiti: conoscenza che altri candidati, a mio pare-re, non possono vantare. Impor-tante è anche sottolineare la va-sta presenza nelle liste di donne provenienti dal “vero” mondo del lavoro, e non di quelle dello spettacolo o delle sfilate. Ulti-mo punto di riflessione, ma per questo non meno importante, è il piano per la crescita del me-ridione, volutamente evitato o superficialmente preso in con-siderazione dagli altri partiti, che passa dall’attuazione di un piano per il rilancio del turi-smo, importante fonte di reddi-to per l’Italia, l’utilizzo integra-le e trasparente dei fondi euro-pei per il miglioramento della situazione economica e sociale del sud Italia e una drastica ri-duzione delle tasse per le aziende che investono al meri-dione. Per eventuali dubbi o chiarimenti è consultabile onli-ne l’intera agenda di Monti, co-sì come anche le proposte di tutti altri partiti per un confron-to e un’analisi obiettivi e con-sapevoli, liberi da populismi, demagogie e promesse irrealiz-zabili; tutto questo sia per le persone che andranno a votare sia per coloro che ancora non possono, perché, aldilà della personale opinione politica, è un diritto e un dovere di tutti (pre)occuparsi dell’amministrazione del nostro paese.

LISTA CIVICA Greta Malavolti

Page 17: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

*'" Fahrenheit 451

f

1

Siamo ormai al termine della campagna elettorale, tanti sono i politici che ci parlano di futu-ro, ma pochi sono quelli che parlandone affrontano le tema-tiche legate ai cambiamenti climatici, all’energia, alle emis-sioni di gas climalteranti. L’Italia è una delle poche na-zioni industrializzate a non ave-re rappresentanti di movimenti “ecologisti” in parlamento, siamo anche l’unico stato dell’Unione a non avere nem-meno un deputato al parlamen-to europeo che rappresenti tali movimenti. Si potrebbe obietta-re che in passato, il partito dei Verdi italiani non ha certo bril-lato per sola dedizione alla cau-sa e per intraprendenza, anzi, forse divenne più celebre per alcune vicende giudiziarie, e inoltre, l’assenza di un partito ‘‘specifico’’, come i Verdi sono in Italia, non determina neces-sariamente l’assenza nel paese di un dibattito sulle questioni ambientali (portato avanti all’interno dei partiti tradizio-nali). Vero, se non fosse che in Italia i due principali partiti so-no PD e PDL. Quest’ultimo è inqualificabile su questi temi (e non solo su questi), basti pensa-

2

re alle ultime uscite deliranti di Berlusconi che, ancora una vol-ta, in un paese come il nostro martoriato dall’abusivismo e dal consumo indiscriminato di suolo, ha il coraggio di proporre un “condono tombale” sugli abusi e di promettere il rilancio del settore edile senza vincoli di carattere paesaggistico, ambien-tale ed energetico, semplifican-do le normative e permettendo che, di fatto, il nostro splendido territorio venga violentato per l’ennesima volta da altre “villet-topoli”, poi invendute perché senza mercato (in Italia il 40% del patrimonio immobiliare esi-stente è sfitto); sul fronte ener-getico infine, basti ricordare la proposta del nucleare (poi boc-ciata da un referendum con il voto contrario del 94,5% degli italiani). D’altro canto anche il PD, molto sensibile a parole e sulla carta alla questione-ambiente e alla riduzione delle emissioni, nell’amministrazione delle realtà locali, agisce spesso nella direzione opposta a quella sostenuta nelle varie, apprezza-bili, carte d’intenti. Un esem-pio? Non è necessario allonta-narsi dalla nostra realtà: pensate all’ urbanizzazione selvaggia in

3

Emilia Romagna (dove regione e provincie sono, per l’appunto, storicamente governate dal cen-trosinistra) non c’è più soluzio-ne di continuità tra le diverse città, scarseggia il suolo agrico-lo e ogni giorno da anni viene cementificato (e il processo non è reversibile, quel suolo non tornerà più agricolo) l’equivalente di 6 campi da cal-cio. Dal momento che la politi-ca non si è ancora mai dedicata seriamente alla questione, resta da stabilire perché non lo fac-cia, tre sono le ragioni principa-li: c’è chi ritiene che il tema dell’ambiente non sia ancora tra i più sentiti dall’opinione pubblica. Di conseguenza, ad una classe politica come la no-stra, sempre più impegnata ad intercettare ed inseguire gli umori delle masse e sempre meno dedita a quella che do-vrebbe essere la sua vocazione primaria, indicare e tracciare la via da percorrere, risulta dun-que normale non occuparsene. Altri sostengono invece che la politica non affronti questi ar-gomenti per via dei legami troppo forti con gli imprendito-ri, i settori e le lobby che fon-dano il loro business e il loro

����������� ��������

Matteo Lipparini 3°A

ECONOMIA E AMBIENTE

Page 18: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

*("Febbraio 2013

f

4

profitto sul mantenimento dello status quo: petrolieri, produttori di energia, sistema industriale inquinante (spesso basato anco-ra sulla struttura della prima ri-voluzione industriale), costrut-tori edili. Altri ancora ripetono che, soprattutto in momenti di crisi come quello che stiamo attraversando, sia più importan-te parlare di temi indubbiamen-te cruciali come lavoro, pres-sione fiscale, welfare e crescita. Nessuno mette in dubbio che sia attorno a queste tematiche che debba ruotare l’agenda po-litica ma l’errore colossale sta proprio nello scindere la di-scussione di queste da quella sull’ambiente, la green econo-my, la riconversione industria-le, veicolando così il messaggio che tra le prime e le seconde non ci possa essere collega-mento e che in definitiva l’ecologia e la sostenibilità non siano armi per sconfiggere la crisi ma che non rappresentino altro che medaglie da appuntare sulla uniforme (programma) di ogni soldato (partito) che si ri-spetti. Accessori che si, lo ab-belliscono ma che nel momento dello scontro con il nemico (crisi, disoccupazione, reces-sione) sono inutili e anzi quasi dannosi. Niente di più sbaglia-to. Al contrario, per il vero in-teresse del paese, non si può più aspettare a virare decisa-mente verso una green econo-my, una riconversione indu-striale, una seria politica ener-getica e, a differenza di chi so-

5

stiene che le tematiche siano scisse tra loro, non è più possi-bile creare nuovi posti di lavo-ro, un welfare che funzioni e tornare a crescere prescindendo dalle questioni sopra citate. Per dimostrarlo prendiamo ad esempio la crescita, da questa dipendono infatti la ripresa economica e la formazione di nuovi posti di lavoro. Nessuno (fatto salvo Maurizio Pallante e il suo movimento “Decrescita felice”) si interroga mai su cosa significhi e cosa comporti realmente la “crescita”, tutti la rimpiangono, la invocano, la rincorrono, tutti sono concordi nell’affermare la necessità di tornare a crescere al più presto, ma quasi nessuno si interroga e discute riguardo a cosa de-termini e cosa comporti la cre-scita del PIL (prodotto interno lordo) e soprattutto come si vo-glia perseguirla, attraverso qua-le politica industriale. Questo accade perché ormai la “cresci-ta” è acriticamente accettata come un qualcosa di posi-tivo a prescindere, non importa come e ver-so quale direzione si cresca,

6

l’importante è crescere. Non è così, basti pensare che il PIL cresce anche fabbricando armi, grazie a contratti di lavoro pre-cario, sottopagato o addirittura in nero, sfruttando le risorse na-turali in maniera indiscriminata e senza curarsi di come vengo-no ottenute, a quale costo (guerre nei paesi sottosviluppati ma ricchi di materie prime, guerre per i combustibili fossili, catastrofi naturali), contribui-sce alla crescita anche una produzione industriale che non si cura delle emis-sioni o

Disegno di Matteo Rivoli

Page 19: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

*)" Fahrenheit 451

f

7

degli scarti di lavorazione dan-nosi per l’ambiente e quindi per le persone (ciò che è dannoso per l’ambiente lo è anche per l’uomo: altro concetto che non tutti i politici ma non solo loro, sembrano non aver ancora as-similato), la questione dell’ILVA di Taranto ne è l’esempio. Altro fattore di cre-scita è lo sfruttamento da parte delle multinazionali del lavoro nero, minorile e talvolta schia-vizzato nei paesi emergenti, al-cuni esempi: pensiamo alle no-stre scarpe Nike prodotte in Thailandia, a quando beviamo una Fanta prodotta con arance raccolte in Calabria da migranti schiavizzati e al soldo della criminalità organizzata, a quan-do mangiamo il cioccolato di una M&M, raccolto da migliaia di bambini nelle piantagioni di cacao africane, o a quando fu-mate una sigaretta contenente tabacco raccolto da bambini (quasi tutte le case produttrici di sigarette coinvolte). Queste aziende (Nike, Coca Cola...) generano profitti, quindi cresci-ta nei rispettivi paesi, poco im-porta poi se questa crescita sia figlia, almeno in parte di sfrut-tamento minorile nei paesi sot-tosviluppati. Quando il PIL cre-sce, la sua crescita non corri-sponde necessariamente ad una incremento del benessere socia-le ed ambientale, anzi non di rado avviene proprio il contra-rio. Ma l’importante, se si per-segue la crescita di per sé stes-

8

sa, è che si produca, e che si consumi, questa a grandi linee è la società in cui viviamo, im-perniata sul consumismo. Ciò che conta è crescere, per cre-scere bisogna produrre e con-sumare, poco interessa poi cosa si produce, come lo si produce, quanto se ne produce, quanto se ne consuma. Proprio in relazio-ne a questi ultimi due fattori del “quanto”, è bene ricordare che se tutto il mondo vivesse se-guendo lo stile di vita degli Americani, avremmo bisogno di 10 pianeti terra per fornire le risorse necessarie. Oggi l’umanità intera (cioè la media di tutti i paesi, tra i quali c’è chi consuma troppo ma c’è anche chi consuma poco, i tanti paesi sottosviluppati) sfrutta risorse come se ci fossero due pianeti terra: il bilancio tra ciò che la terra è in grado di fornirci e quello che noi consumiamo è in rosso già dal mese di Luglio, ovvero, in un anno consumia-mo quasi il doppio delle risorse che il pianeta ci offre, dunque è come se dal mese di luglio in poi consumassimo le riserve accumulatesi nei milioni di anni precedenti alla rivoluzione in-dustriale. Pensiamo solo che, se i paesi sottosviluppati raggiun-gessero, come tutti ci auspi-chiamo, uno stile di vita digni-toso o addirittura simile a quel-lo “occidentale” come sta già accadendo molto rapidamente per Cina e Brasile, il bilancio risorse prodotte/risorse consu-mate andrebbe in rosso ancora prima di Luglio e sarebbero ne-cessarie ancora più delle odierne “due Terre” per garan-

9

tire a tutti questo tipo di esi-stenza. Beh, allora si giunge ad un paradosso, è meglio che questi paesi rimangano sotto-sviluppati? Assolutamente no, è però NECESSARIO ripensare cosa intendiamo per SVILUPPO e per CRESCITA, e come intendiamo perseguirli, affiancando loro, nei fatti e non solo nelle chiacchere e negli in-tenti la parola SOSTENIBILITA’. I cittadini e i politici dei paesi in via di svi-luppo, come anche quelli dell’Italia e dell’Europa intera che oggi tentano di uscire dalla crisi, è bene che pensino a COME crescere, perché mai più si debba scegliere tra salute e lavoro (ILVA di Taranto un esempio), tra profitto e sfrutta-mento, tra energia e sicurezza. La risposta non può che essere trovata nella green economy, nella riconversione industriale, nello sviluppo della ricerca e nelle energie rinnovabili, in una parola nella CRESCITA SOSTENIBILE per l’uomo e per l’ambiente in cui vive.

Page 20: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

!+"Febbraio 2013

f ARMI FACILI

C'erano dei bambini in quella chiesa, Tommy. Hanno visto morire i propri genitori sotto una pioggia di pal-lottole. Cresceranno pensando che è così che va il mondo. È questa la lezione che dai ogni volta che ri-

solvi le cose con le armi. (Hitman)

Le armi cedano [il posto] alla toga, l'alloro [militare] alla lode./Cedant arma togae, concedat laurea laudi. (CIC.)

Quando le armi saranno fuorilegge, solo i fuorilegge possiederanno le armi. (Anonimo proverbio americano)

Ogni genitore in America ha il cuore colmo di dolore. La maggior parte delle persone morte erano bambini piccoli, con un'intera vita davanti a loro. Tra le persone uccise anche insegnanti che hanno dedicato la loro vita ad aiutare i nostri figli a realizzare i loro sogni. I nostri cuori sono infranti oggi. Siamo addolorati per le famiglie di quanti ci sono ve-nuti a mancare. Siano adottate azioni significative per prevenire il ripetersi di tragedie come queste. (Barack Obama)

1

20 Aprile 1999, Columbine, Colo-rado. Gli adolescenti Eric Harris e Dylan Klebold, si introdussero armati nella Columbine high school e apriro-no il fuoco su compagni e insegnati, per poi togliersi la vita. 13 morti e 24 feriti.

16 Aprile 2007, Virginia Polytechnic institute. Uno studente, Cho Sueng-Hui, comincia a sparare a studenti e insegnanti, suicidandosi a strage compiuta. 32 morti e 29 feriti.

20 Luglio 2012, Aurora, Colorado. James Holmes, ex dottorando di neu-roscienze 24enne, ha aperto il fuoco in una sala cinematografica durante la

2

proiezione della prima del film Il ca-valiere oscuro - Il ritorno. 12 morti e 58 feriti.

14 Dicembre 2012, Newtown, Con-necticut. Adam Lanza, di 20 anni, ha aperto il fuoco all'interno della scuola elementare Sandy Hook. 27 morti, tra i quali 20 bambini.

Il diritto al possesso di armi da parte dei cittadini è garantito da una vec-chia legge del 1791. « Essendo ne-cessaria alla sicurezza di uno Stato libero una milizia regolamentata, il diritto dei cittadini di detenere e por-tare armi non potrà essere infranto. » Figlia delle occupazioni spagnole e

3

britanniche garantiva ai neonati Stati Uniti di potersi difendere da un even-tuale attacco da parte delle potenze europee. Ma oggi? Qual è il senso di questa legge? 88,8 armi ogni 100 abi-tanti. Più di 30.000 morti da armi da fuoco nel solo 2009. 66.000 feriti. E con il passare degli anni il numero aumenta. Perché anni e anni di tentati-vi di limitarne il commercio si sono risolti in niente? C’è chi punta il dito contro la povertà dilagante, chi contro la violenza sui mass-media. Ma anche lo storico senso di libertà americano rapprentato dell’arma da fuoco e la sfiducia nelle istituzioni che porta i cittadini a volersi difendere da soli. Dietro tutto ciò ci sono le Lobbies che da sempre sfruttano questa mentalità e si oppongono a ogni tentativo di limi-tazione. In più, davanti ad un nuovo tentativo di bloccarne la vendita, la domanda è aumentata. In più c’è da aggiungere la paura causata dalla re-cente strage di Newtown, per le quali le soluzioni applicate finora sono state guardie armate nelle scuole e zainetti antiproiettile per i bambini. Ma non sarebbe più semplice e più giusto evi-tare le stragi sul nascere combattendo la cultura dell’arma facile? Ma intanto si preferisce ancora che i proiettili vengano venduti da Wal-Mart mentre i bambini giocheranno sotto l’occhio di un agente armato e cresceranno credendo che basti un’arma in mano per essere più sicuri.

Giulia Ghirelli

Page 21: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

!*" Fahrenheit 451

f Una ‘coscia graduata’

per combattere i pregiudizi

1

Quello della violenza, e, più in generale, della discriminazione nei confronti delle donne è a mio av-viso un tema molto importante che dovrebbe toccare tutti gli strati della popolazione. Il problema grave oltre, natural-mente, al numero sempre crescen-te di femminicidi, è l’immagine che viene data comunemente della donna, che, ben più degli uomini, deve stare attenta a come parla, a come si com-porta, a come vive, e so-prattutto a come si veste. Sembra che sia della stessa idea anche Rosea Lake, studentessa di graphic de-sign dell’Università di Vancouver, che ha deciso di realizzare un progetto provocatorio dal titolo ‘Sentenze’, a mio parere a dir poco straordinario. Il progetto in questione con-siste in una vera e propria ‘Coscia graduata’, un ta-tuaggio con le varie lun-ghezze delle gonne e l’immagine che si collega alla donna che veste la gonna di quella lunghezza. Le sentenze, per riprendere il titolo dell’opera, parten-do dalle gonne più lunghe, sono: matronly (madre su-periora), prudisih (troppo pudico), old fashioned (fuori moda), proper (appropriato), flirty (civettuolo), cheeky (sfacciato), provocative (provocante), asking for it (ci sto provando), slut (sciatta) e whore. Dell’ultimo termine non credo sia necessaria la traduzione. Rosea Lake, in questo progetto, presenta il fatto di coprire il pro-prio corpo come un atto di oppres-

2

sione da parte degli uomini da una parte, e di certe culture dall’altra, e tenta di puntare i riflettori sui pregiu-dizi che esistono sulle donne, che pos-sono poi sfociare negli atti di violenza vera e propria. Rosea non tralascia di criticare anche certe culture nelle quali le donne de-vono stare particolarmente attente al modo in cui si vestono.

A mio avviso , tuttavia, non è soltanto una questione di culture, ma ben più ampia, che tocca anche quelle nazioni che si vantano della loro modernità e della loro apertura mentale e culturale. Bé, lasciatemi dire che con questa di-mostrazione, queste culture testimo-niano l’esatto contrario: non si può considerare di mentalità aperta una società in cui le donne possono (e anzi

3

spesso sono) essere giudicate da persone che neppure conoscono sol-tanto in base al loro modo di vestire; o anche peggio, una società in cui le donne possono sentirsi limitate, an-che professionalmente, per il loro sesso e per il loro essere femminili. Con questo non voglio dire che deve essere tutto concesso, sono perfet-

tamente cosciente che la de-cenza è fondamentale, ma non credo proprio che una gonna sopra il ginocchio debba per forza mandare un messaggio provocatorio. Credo che con questo suo progetto Rosea Lake abbia trasmesso in modo molto immediato quello che sta diventando un vero e pro-prio fenomeno diffuso su larga scala. Trovo altresì importante il fatto che ci siano sempre più ragazze, anche giovani, che decidono di dire ‘basta’ a queste continue vessazioni dei mass-media e delle per-sone in generale, e che que-ste si impegnino affinché la situazione migliori e le di-scriminazioni finiscano in modo definitivo. Negli ulti-mi tempi, a conferma del fatto che il femminismo e il rispetto per le donne sta

aumentando in maniera esponenzia-le, ci sono sempre più ragazzi e uo-mini (anche adulti) che appoggiano il movimento femminista per dimo-strare che esso non è soltanto una cosa da ‘femminucce’, ma uno stile di vita che svariate persone vogliono adottare, per dimostrare che le cose possono, e, anzi, devono cambiare una volta per tutte.

Alice Manzini 4°F

Page 22: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

!!"Febbraio 2013

f

1

“Quando il corpo muore sopravvive quello che hai fatto, il messaggio che hai dato”

Di messaggi Rita Levi Montalcini ce ne ha lasciati tanti prima di spi-rare a Roma il 30 dicembre 2012 all’età di 103 anni. Ha rappresenta-to un ponte tra molti campi e per-corsi di vita: scienza, natura, politi-ca. Ed è stata un modello e un esempio straordinario per le donne e per chi crede nei suoi sogni e lotta fino alla fine per realizzarli. La Montalcini nacque in una fami-glia ebrea: figlia di Adamo Levi, ingegnere elettrotecnico e matema-tico, e di Adele Montalcini, pittrice. L’amore per la ricerca intellettuale le venne instillata proprio dai suoi genitori. La famosa scienziata si laurea nel 1936 alla Facoltà di Medicina dell’Università di Torino con 110 e lode e, successivamente, si specia-lizza in psichiatria e neurologia. Suoi compagni di studi nella scuola medica dell’istologo Giuseppe Levi furono Salvador Luria e Renato Dulbecco. Tuttavia nel 1938, a cau-

2

sa della pubblicazione del ‘Mani-festo per la difesa della razza’ da parte Mussolini, la carriera di Rita, ebrea, viene bloccata. Rita emigra in Belgio con Giuseppe Levi, dove vengono ospitati all’istituto di neu-rologia dell’Università di Bruxel-les, almeno fino all’invasione te-desca nella primavera del 1940. Rita decide di tornare a Torino, dove allestisce un laboratorio do-mestico. È qui che Rita scopre il fenomeno noto come apoptosi. Durante il bombardamento di To-rino nel 1941 la Montalcini fugge nell’astigiano, salvo poi andare nel sud Italia e giungere alla fine a Fi-renze dove diviene membro delle forze partigiane del Partito d’Azione. Qui capisce che la sua strada è nella ricerca medica. Finita la guerra, Rita Levi Montal-cini si trasferisce a St. Louis, dove ottiene la cattedra di Neurobiolo-gia al Dipartimento di zoologia della Washington University dove perfeziona gli studi sulla scoperta di un promotore della crescita ner-vosa.

3

Rimase negli Stati Uniti per trent’anni, fino a quando non sco-prì, nel 1954, il fattore di crescita nervoso o NGF per il quale vinse il Nobel per la medicina nel 1986. Nel corso della sua lunga carriera ha ottenuto numerosi premi e rico-noscimenti ed è anche stata la pri-ma donna ad essere ufficialmente ammessa alla Pontificia Accade-mia delle Scienze. Ha infranto le barriere raziali e quelle sessiste, lottato per la libertà e la crescita del suo Paese, con lo sguardo rivolto al futuro ha credu-to e sostenuto i giovani ricercatori, per questo le sussurriamo: grazie dei sogni.

RITA LEVI MONTALCINI

Lucia Morandi 1°G

f

Page 23: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

!#" Fahrenheit 451

f

1

In questo periodo di trambusto elettorale può essere opportu-no allentare il clima teso e austero della lotta politica e dedicare almeno una pa-gina del nostro giorna-lino allo svago, ov-viamente in stile “intellettualoide” come ormai vi ho abituati. Ho pensato, rima-nendo in tema di etimologie, che nu-merose città della no-stra Italia, oltre ad avere richiami ad eventi più che affascinanti, nascondono an-che storie di parole altrettanto intriganti e degne quantomeno di “un’occhiatina”. Partirei dalla metropoli che rappresen-ta l’intero nostro paese, la cit-tà eterna, invidiata e ammirata dal mondo intero. La capitale della nostra peni-sola avrebbe tanti possibili etimi quanti eventi ha vissuto dalla sua fondazione. L'origi-ne del nome di Roma è avvol-to nel mistero perché quando gli storici iniziarono ad inter-rogarsi sulla sua origine si erano già recisi i fili della memoria. Le interpretazioni, dunque, sono diverse ed ognuna ha quella giusta dose di fascino e mistero che, an-

2

che se chiaramente fantastico e leggendario, cattura la no-stra curiosità. Senza ombra di

dubbio, la più antica in-terpretazione risale

allo storico Servio, il quale sosteneva che il nome del-la sua città de-rivasse da un appellativo ar-caico del Te-vere, Rumon o

Rumen, la cui radice deriva dal

verbo greco “ruo”, (=scorrere), sicché

Roma sarebbe la Città sul Fiume. Gli storici di lingua greca, invece, desiderosi forse di considerare Roma una città di origine ellenica, narravano l'arrivo di profughi troiani sul-le coste laziali dove Enea, il loro capo, avrebbe fondato una città dandole il nome di una delle donne, Rome, la quale, stanca di navigare da una terra all'altra, avrebbe convinto le sue compagne a bruciare le navi. In un'altra versione della leggenda Rome diveniva la figlia di Ascanio e nipote di Enea, mentre in un'altra ancora si narrava che Rome, una donzella troiana giunta in Italia con alcuni suoi compagni, sposò Latino ed ebbe due figli, Romos e Ro-

3

mylos (a noi italofoni meglio noti come Remo e Romolo), che fondarono la città dedi-candola alla madre. In questi racconti si riscontra un ele-mento comune, la derivazione del nome da Rome, di cui è certo perlomeno l'etimo, “ro-mé”, che in greco significa forza. A costo di dar ragione ai nostri amici che ci rampo-gnano per le nostre arie da “classicisti”, permettetemi comunque di fare un sunto della leggenda della urbs ca-put mundi ad opera di Romolo e Remo. Secondo il nostro sto-rico Varrone, era l'anno 753 a.C., il 21 aprile per l'esattez-za, o, come dicevano gli anti-chi, l'undicesimo giorno prima delle calende di maggio. I due gemelli, avendo deciso di co-struire una città per porre ter-mine alla loro vita errabonda e non riuscendo ad accordarsi su chi dei due dovesse esserne il fondatore, decidono di rimet-tersi al volo degli uccelli, at-traverso i quali parlano gli dei. Dall'Aventino scrutano il cie-lo: Remo vede fendere il cielo da uno stormo di sei avvoltoi ma Romolo ne vede dodici sul Palatino. A Romolo spetta dunque il diritto di tracciare il solco entro cui dovrà sorgere la città, ma Remo, deluso per non essere stato il prescelto,

“ROMA CAPOCCIA…” LORENZO TAGLIAZUCCHI IIA

ETIMOLOGIA

Page 24: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

!$"Febbraio 2013

f

4

scavalca il pomerio, la zona sa-cra e inviolabile, offendendo in tal modo non solo il fratello ma gli dei stessi. Romolo- è sconta-to il finale- uccide il fratello esclamando le mitiche parole: "Sic deinde, quicumque alius transiliet moenia mea!" (Così muoia chiunque altro oserà sca-valcare le mie mura!) e come fondatore della città la battezzò Roma, a memoria del proprio nome. Forse anche gli antichi avevano compreso che questo racconto era un misto di favola e mito, ma ugualmente rimasero legati alla tradizione per una specie di religioso rispetto, a prova di ciò il fatto che proba-bilmente fu Romolo a prendere il nome da Roma e non vicever-sa. Un'altra importante interpreta-zione sull'etimologia del termi-ne ricorda che il primo nucleo del Palatino, risalente circa alla fine del 2000 a.C., avesse un al-tro nome, sostituito durante la

5

dominazione etrusca da Ruma, che i Latini avrebbero poi pro-nunciato Roma. Ma quale era il significato di questa parola? Il termine ruma, con le varianti rumis e rumen, significava, sia nel latino arcaico che nell'etru-sco, da cui derivava, "poppa". Se questa fosse l'origine del nome, potremmo interpretare ruma non solo come mammella che offre il nutrimento e la vita ma anche, in senso traslato, come sede delle forze vitali rac-chiuse nel petto e dunque "for-te" (e qui ritorniamo al greco romé). Al di là di qualsiasi ipotesi su vere o presunte eti-mologie, vorrei terminare con un piccolo riflessione naif… Rimane infatti la curiosa circo-stanza che se vi sono mai caduti gli occhi sulla parola Roma al contrario, avrete letto “Amor”.

P.S: non vi annoio ulteriormen-te, in bocca al lupo ai fortunati (sic!) diciottenni che per la pri-ma volta si recheranno alle ur-ne!

Page 25: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

!%" Fahrenheit 451

f

1

Su quest’uomo sono stati scritti più di diecimila libri, il presidente americano Obama trae ispirazione dai suoi discorsi più famosi; eppure cosa sappiamo di Abraham Lincoln? Spesso molti di noi sono legati all’immagine di marmo, im-ponente e fiera del Lincoln Memorial a Washington DC, ma ci dimentichiamo del suo lato più umano e quotidiano. E così, Steven Spielberg ci aiuta con il suo film Lincoln tratto dal romanzo del-la Goodwin Team of Rivals: The Politi-cal Genius of Abraham Lincoln. Nella pellicola viene narrata la vita del presi-dente statunitense, interpretato brillan-temente dal britannico Daniel Day-Lewis, durante le ultime fasi della guer-ra di secessione. L’abilità del regista e degli attori consiste proprio nel presen-tare Lincoln, non solo come genio poli-tico, ma anche come marito alle prese con una moglie malata di una grave depressione, come padre di un figlio a cui stanno strette le regole della fami-glia e come uomo che rischia la vita

2

per il proprio paese. Il film alterna sce-ne crude di guerra a momenti della vita di tutti i giorni della famiglia Lincoln, episodi che vengono mescolati dalla stremante ricerca di far approvare la legge per eliminare la schiavitù. Le vi-cende politiche della guerra di seces-sione sono il vero filo rosso del film, capaci di toccare tanto la vita pubblica americana quanto quella privata dei politici del tempo, e sono responsabili di momenti di forte tensione e suspan-ce. Largo spazio hanno anche i ragio-namenti e gli stratagemmi come punto di partenza di ogni azione. L’importanza di questo film viene anche dagli inse-gnamenti che si possono tranquillamen-te ritenere attuali; Lincoln ci mostra come un uomo che ha idee in contro-tendenza rispetto a quelle della mag-gioranza possa, con l’aiuto della propria intelligenza, conquistare il cuore di una nazione. Non fatevi spaventare dalla durata di Lincoln e dai suoi colori bui; sarebbe

3

dav-vero un peccato avere pregiu-dizi verso un film che combatte pro-prio contro questi. In due ore e mezza si possono imparare mol-te più cose su questo periodo storico e sul popolo americano di quanto si pensi. Certo, la scelta di dop-piare la pellicola in italiano fa diminuire un po’ l’atmosfera, ma anche i doppiato-ri nostrani hanno saputo trasmettere tutte le emozioni dei personaggi. Lo consiglio vivamente, anche a coloro che magari non apprezzano i film storici; fidatevi, ne vale la pena.

CINEMA

1

Chi poteva riuscire a fare un parallelo tra uno schiavo ne-ro del sud degli stati uniti e l'antica saga germanica di Sig-frido? Ovviamente, solo Tarantino, che questo mese ha regalato al pubblico la sua ultima irriverente opera. In realtà definirlà così è alquanto riduttivo, perchè Django Unchained, ripreso dall'omonimo "Django" di Sergio Cor-bucci del 1966, è un film che riempie di quel bruciante senso di rivalsa tipico di altri capolavori del regista. E' difficile rimanere indifferenti davanti alla situazione de-gli schiavi neri delle piantagioni nel Mississippi, due anni prima della guerra di Secessione, un mondo dipinto a caratteri western, in omaggio a uno dei generi più amati da Tarantino. Django viene acquistato dal dottor Shultz, un cacciatore di taglie che gli chiederà una collaborazione nell'individuare criminali. Il dottore accetterà poi di aiutar-lo a ritrovare sua moglie, Broomhilda, che è una schiava della tenuta Candyland.

2

Anche nell'affrontare il fatto storico, il regista ha mantenuto un'impostazione molto caratteristica, anche se nell'eccentricità della sceneggiatura e della colonna sonora non c'è nulla che tolga im-portanza alla testimonianza di una crudeltà atroce e insensata. Da sempre Tarantino sfiora lo splat-ter, ma in questo caso la vena tragicomica delle scene violente è un po' attenuata, e Django tra-scina con forza nella sua vendetta noi che riper-corriamo una vita di lavoro massacrante, di fru-state, di umiliazioni a arriviamo alla massima ten-sione al cospetto di Calvin Candy (Leonardo di Caprio), proprietario di Candyland. La realtà schiavile è molto nitida, arriva e colpisce, e fa ri-flettere, ma c'è anche il riscatto eroico di uomini che soli affrontano una comunità chiusa da gene-razioni in un sistema che oggi appare spietato, la forza della vendetta e la tensione dello scontro all'ultimo sangue fino alla fine. Vedere per crede-re.

Beatrice Bompani 5G

Giulia Sala IIIB

Page 26: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

!&"Febbraio 2013

f

1

Prodotto e uscito nel 2012, di-retto da Tom Hooper, Les Mi-sérables è basato sull’omonimo musical tratto dal celebre romanzo di Victor Hugo, e dedica i suoi 158 mi-nuti quasi interamente al can-tato, lasciando solo poche sin-gole battute alla recitazione pura. La notevole percentuale di tempo dedicata alla parte musicale non deve essere mo-tivo di spavento, poiché anche i non affezionati del genere rimarranno così stupiti dalla forza e dall’emozione di questa pellicola, che dimenticheranno il loro scetticismo iniziale. Per volere dello stesso regista, i brani della colonna sonora (eseguiti dagli attori e accom-pagnati dal pianoforte) sono stati registrati live sul set du-rante le riprese del film, solo in una fase successiva è stata registrata la parte musicale eseguita da un'orchestra; gli attori hanno seguito un corso di canto per soddisfare i requi-siti molto alti, pienamente raggiunti, richiesti da un musi-cal di tale livello. L'album della

2

colonna sonora contiene anche un inedito scritto appositamen-te per la pellicola, Suddenly, che ha raggiunto la prima po-sizione nelle hit charts ameri-cane, inglesi e australiane. Inoltre, il film ha vinto nume-rosi premi sia per la fotografia, dato lo straordinario gusto pit-torico delle scene, sia per gli attori, che hanno strabiliato il pubblico con una performance canora e recitativa perfetta. Hugh Jackman e Anne Hatha-way hanno ricevuto numero-sissimi premi, rispettivamente come miglior attore protagoni-sta e come miglior attrice non protagonista, tra cui l’importante BAFTA inglese. Da una premessa del genere non ci si può che aspettare dei protagonisti, appunto, misera-bili. Ed infatti è così: fin dall’inizio del film, vengono in-trodotti personaggi come Jean Valjean, marchiato a vita per aver rubato un pezzo di pane, subito dopo Fantine, giovane madre costretta a prostituirsi, poi Cosette, sua figlia che tra-scorre l’infanzia lavorando, e

3

infine i rivoluzionari Enjolras e il piccolo Gavroche, che a pro-teggerli hanno solo tavoli e un paio di sedie. Essi appaiono come miserabili senza speran-za in questa Francia soffocata di stenti, ma in realtà non è così, anzi è esattamente il con-trario. Saranno Javert, con la sua divisa inamidata e la sua intollerante eticità, i soldati con le loro armi ben lucidate e la Parigi cosiddetta per bene a risultare i veri miserabili, le persone a cui portare una pie-tà piena di biasimo. E sarà lo scontro tra le due parti ad aprire gli occhi agli spettatori. Sarà il percorso di redenzione di Valjean, il doloroso sacrificio di Fantine, l’amore fulmineo e potente di Marius e Cosette, lo spirito di libertà di Enjolras e gli altri giovani, contrapposti alla moralità priva di miseri-cordia di Javert, alla corruzione dei coniugi locandieri e alla poca considerazione della vita umana dei soldati, a illuminare la vera miseria –non materiale, ma annidata nell’animo. Sa-

!""#$%&'()%'$*+,-%'*.'/#00%'12'/,.#'#'3#'4%5#'52'5%.%'6,--#'5#$2#7'

CINEMA

Page 27: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

!'" Fahrenheit 451

f

!"#$%&'()&*(+*,&()-*./0+&1*,2*-$01(03#'4*5036#70)*-&3+*8)#.8&1*9:*0)1*;#'*+#7&*

9)-#1$2*'&0+#)*-#&+*3#*+&&*<&$$03'(=*>&+3'0)-&*;'#7*?0''2*@#33&'*0)1*<#'03A*B/&)*"#$%&'()&*0-'&&+*3#*'0(+&*5036#70)C+*,0,24*0)1*+/&*-'#6+*9:*3#*+30'*()*D0707(0AE!"!

#$%&!'()*+(,!(,-!.,,/!#(0&(1(2*

Ginevra Cerami e

Virginia Stanzani IIA

4

rà il contrasto tra il rosso e il nero: per Enjolras il sangue degli uomini arrabbiati e la fine di un’epoca; per Marius un’anima in fiamme e la dispe-razione; e per Javert, che non crede nel rosso, ma solo nel bianco e nel nero, nella netta e visibile differenza tra giusto e sbagliato, basterà un singolo gesto di Valjean –da lui consi-derato solo il prigioniero 24601- a insinuargli, lui che mai in vita dubitò, il dubbio: può esistere anche il grigio? Ma il modo in cui tutte queste sensazioni sono trasmesse non sarebbe mai stato così pene-trante e completo senza la co-lonna sonora –straordinaria struttura portante di tutto il film- perché le sole parole non potranno mai descrivere il mondo di sentimenti che un essere umano si porta dentro.

5

Qui interviene la musica. Intervengono i suoni alti e ras-sicuranti come la fede di Val-jean, i toni caldi e disperati come le lacrime di Fantine, le melodie dolci ed estasiate co-me l’amore di Cosette, le note forti e coese come l’animo dei rivoluzionari e, infine, i violini impazziti e incalzanti del cuore chiuso di Javert. Eppure, no-nostante le differenze, tutti so-no uniti da una comune ricerca di se stessi che solo alla fine troverà soluzione. Valjean, nel perdono di se stesso, risco-prirà la sua identità –non solo padre, non solo prigioniero 24601, ma Jean Valjean. Fantine nell’offerta di se stessa per la sopravvivenza della fi-glia. Enjolras nella libertà dell’anima, che non ha bisogno della vita. Marius e Cosette nella coronazione del loro amo-re reciproco. E Javert che tro-vando la verità, perde se stes-so e il proprio respiro.

6

In conclusione, Les Misérables non è un romanzo, un film, un musical, ma la vita umana in tutti i suoi aspetti, rappresen-tata in una Francia difficile, ma grembo materno che diventa essa stessa protagonista prin-cipale e irrinunciabile, senza la quale nulla sarebbe potuto ac-cadere.

Page 28: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

!("Febbraio 2013

f LA LIBERTA’ CHE GUIDA IL POPOLO

1

La libertà che guida il popolo è una delle rare opere di Dela-croix non ispirate a temi lette-rari, ma legate a fatti a lui con-temporanei . è un dipinto ad olio su tela (2,60 x 32,5), con-servato al museo del Louvre di Parigi. Il quadro si inserisce nel contesto della rivoluzione del luglio 1830 che depone in Francia i Borboni dando vita a una monarchia costituzionale sotto Luigi Filippo d’Orléans. La scelta di un tale soggetto da parte dell’autore è testimo-nianza della sua adesione agli ideali libertari e di giustizia di quegli anni, nonostante nei fat-ti egli abbia manifestato un certo riserbo e apparente di-stacco nei confronti degli av-venimenti politici del suo tem-po; lui stesso nell’ottobre del 1830 in una lettera al fratello scrive:” ho intrapreso un sog-getto moderno, una barrica-ta(…) e se non ho combattuto

ARTE

2

per la patria almeno dipingerò per essa…”. I personaggi del dipinto si concentrano all’interno di una costruzione piramidale, la stessa presente anche nel dipinto “la zattera della medusa” di Géricault . La struttura piramidale non è l’unico elemento che accomu-na i due quadri un altro, infatti, è il cadavere seminudo in pri-mo piano. Tuttavia rispetto al quadro di Géricault il movi-mento è diverso : i personaggi della “medusa” indietreggiano rispetto all’osservatore ,mentre nella “libertà” avanzano con impeto, spinti da una forte mo-tivazione . Il tricolore collocato al culmine della “piramide” è l’emblema del patriottismo dei manifestanti. A sorreggere la bandiera con la mano destra ben tesa in alto vi è una donna a seno scoperto. La nudità di questa ultima, non essendo ne un personaggio mitologico ne

3

un personaggio di storia anti-ca, fu accettata solo per la funzione allegorica della li-bertà che le venne attribuita. La donna guida borghesi, soldati e popolo che insieme partecipano alle “tre giornate gloriose”. Essendo giudicata eccessivamente “propagandi-stica” l’opera fu esposta permanentemente solo dal 1861.

Elena Cavazzoni IIA

Page 29: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

!)" Fahrenheit 451

f

1

Crisi economica? Inesistente per il settore della tecnologia: il 2013 si apre infatti con una friz-zante e nuova applicazione: Ruzzle. Ha preso posto sugli smartphone di tutti, ragazzi, adolescenti e adulti. Nessuno riesce più a fermare questa novi-tà, che coinvolge e intriga mol-tissime persone. Facile da scari-care, costi zero e divertimento garantito. Uscito già nello scor-so anno, Ruzzle è un gioco mol-to semplice. Consiste in una gri-glia di sedici caselle sulle quali si devono formare diverse paro-le, a cui viene associato un pun-teggio per difficoltà e velocità. Una volta che il primo giocatore ha finito il turno di due minuti, la partita passa all’avversario. Chi totalizza il punteggio più alto, si guadagna la vittoria. Tut-to questo ripetuto per tre round. Lo scontro virtuale è possibile con chiunque: amici di fa-cebook, contatti di twitter o av-versari casuali. La storia di questa applicazione inizia nel marzo 2012 sotto il nome di Rumble. La Mag Inte-ractive svedese lo lanciò come nuovo paroliere ma non ebbe un successo immediato. Il culmine della popolarità invece, è arriva-to adesso con un’insistente ac-cesso di clienti principalmente italiani e americani. 3 miliardi è il numero di partite giocate fino-ra, strabiliante se si pensa che corrisponde a 10000 anni di ga-ra. La distanza percorsa dagli atleti virtuali sugli schermi equivale a oltre 100 giri attorno al mondo. Sono nati, di conse-guenza, tantissimi trucchi e infi-nite strategie suggerite per vin-cere. Tantissimi siti sul web in-fatti, preparano e insegnano co-me imbrogliare l’avversario. È stata inoltre lanciata l’idea di un

2

quiz televisivo che riporterebbe a questo gioco, con l’approvazione di molti. Notevole è stata l’influenza psi-cologica sui giocatori: Ruzzle non si è fermato al semplice momento di relax e distacco dalla realtà, ma si sta trasformando in una vera e propria dipendenza. Con oltre 11 milioni di utenti, si rischia l’isolamento di massa. Appena arriva il richiamo di una nuova partita pronta da giocare, ecco che c’è chi non sa resistere. Gli psicologi suggeriscono mo-derazione e autocontrollo: “Le possibili conseguenze sono infi-nita stanchezza e perdita del con-tatto con la realtà” dicono. E su-bito arriva la risposta della gente: non siamo forse dipendenti da tantissime cose? Non basta un film interessante, un libro diverso dal solito, un videogioco appena uscito o una nuova serie tv per essere dipendenti da qualcosa? Non posso che dire che la ragio-ne va ad entrambi. Personalmen-te, vedo quanto attaccamento provoca questo gioco: amici che mentre aspettano l’autobus fanno una partita piuttosto che scambia-re due parole; adulti che fermi ai semafori o seduti in ufficio, bat-tono l’avversario. Ed è vero, que-sta tecnologia avanzata svaluta e rovina i rapporti, ma non credo sia così pericolosa come dicono gli esperti. È una moda, passerà. E comunque, come sempre, ri-mane ad ognuno di noi, libera scelta.

M A N I A

Sara Magli TECH

Disegno di Matteo Rivoli IIC

Page 30: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

#+"Febbraio 2013

f L’ULTIMA RIGA DELLE FAVOLE

Cosa c’è dopo il “vissero felici e contenti”?

1

Un viaggio simbolico, alla scoperta dell’amore, quello rivolto a se stessi prima che agli altri, perché l’amore è una meta che si raggiunge in due, a condizione di aver tro-vato la strada da soli. Massimo Gramellini “L’ultima riga delle favole” è una storia mo-derna che vuole lanciare un messaggio di speranza. Massimo Gramellini cerca di ri-spondere alle domande che ripetiamo osses-sivamente fin dall’infanzia nella nostra testa. Qual è il senso del dolore? Esiste l’anima gemella? In che modo la vita di tutti i giorni è trasformabile dai sogni? Tomàs è allergico all’amore, al solo pensiero gli viene da starnutire, lacrimare, sudare. Ma quando Arianna, una ragazza con gli zi-gomi alti e i capelli corvini conosciuta alla conferenza intitolata “Il peggiore dei mondi possibili” disdice l’appuntamento che si era-no dati, Tomàs decide di andare in riva al mare a passeggiare, perché solo lo iodio riu-sciva a placare le bizze del suo sistema linfa-tico. Lì viene aggredito da uno sconosciuto, finisce in acqua e comincia ad annaspare, gridare fino a perdere le forze e lasciarsi an-dare a fondo. Ma ecco, dagli abissi del mare qualcosa lo raggiunge, una pulsazione, una luce fatta di musica. Comincia per Tomàs un viaggio alle Terme dell’Anima, una struttura a forma di stella a cinque punte dove il protagonista incontra diversi personaggi: Polvere, un surfista bur-bero che porta sempre gli occhiali da sole, e Morena, una diva della televisione egocentri-ca e dalla parlantina sciolta. C’è Stella Maris, responsabile dell’accoglienza, e numerosi

2

maestri che, sala dopo sala, prova dopo pro-va, cercheranno di portare Tomàs e gli altri “ospiti” alla scoperta, o meglio ri-scoperta dei propri talenti e del significato dell’amore. Per arrivare alle Terme, luogo che potrebbe essere ovunque, in fondo al mare, in un’altra dimensione, o semplicemente in noi stessi, è necessario un desiderio d’amore; anche quando tutto sembra andare a rotoli, quando vorremmo solo scomparire nelle profondità di una vita che riteniamo priva di significato, ecco che arriva un pensiero a salvarci. Tomàs si era trovato alle Terme per quel suo desiderio nascosto e avvolto nelle paure di trovare l’anima gemella. Pur avendo il terrore di amare, dunque di dover mettere in conto

3

che spesso la sofferenza viene data in rega-lo insieme al pacchetto dell’Amore, si ritro-va faccia a faccia con se stesso, perché è lì che comincia tutto: solo conoscendosi e amandosi si può amare l’altro. “L’amore non è la realtà. Il sesso e i soldi sono le uniche manovelle che ci mettono in moto.” “Perché ne parli come se ci fosse qualcosa di sbagliato? Il sesso e i soldi sono le scar-pe che usiamo per camminare. L’inganno sta nell’aver trasformato un paio di scarpe nella ragione del viaggio.” Tomas è un uomo in cui tutti possiamo identificarci. Impaurito, rassegnato, deluso dalla vita e dall’amore, insoddisfatto dall’ultima riga delle favole, perché avreb-be voluto sapere cosa succedeva davvero, dopo. E anche se leggendo troviamo luoghi comuni e frasi ad effetto che abbiamo senti-to milioni di volte, la forza di questo libro sta nel mostrarci che gli strumenti per esse-re felici sono sempre dentro di noi. Volenti o no, abbiamo bisogno di qualcuno che sia lì a ricordarcelo continuamente. Alla fine, a suo modo, il protagonista è arrivato ad una verità, soggettiva certamente, ma capace di far venire fuori il suo cuore da quella gab-bia dove lui stesso lo aveva confinato. Non lo nego, è una lettura impegnativa che lascia dentro molte domande., ma trovo che sia normale. Alle Terme, l’anima deve fati-care.

TERESA CAMELLINI IIA

RECENSIONE

IPSE DIXIT Codeluppi: "La prof di scienze vi fa studiare il grasso?Il gras-so? Ma vi pare un argomento da affrontare in un liceo classi-co? E' antiestetico"

Patruno: "...le idee della rivoluzione fran-cese di Fraternità, Li-bertà e UGUALITA'"

Codeluppi: "Ora io dirò: Ele-fanti a pallini rosa e voi non mi avrete nemmeno interrotto!"

Farneti: "Non lo so, sono in classe, posso fare lezione? Oh, volete che pulisca i vetri? Mi date un pannetto?"

Codeluppi: " Assimilare Canaletto a Turner è come proporre un abbinamento di passito e Gorgonzola in un corso di sommelier"

Patruno: "Questa la definirei più filosofia della rasse-gnazione di mia nonna”

Codeluppi: "Ragazzi ma siete di un'ignoranza abissale...io pensavo solo un po'"

Lugari: "chi è che lavora con dei soldi?" Studente: "le persone poco oneste!"

Macchioro (facendo la rassegna delle donne nella tragedia greca): “Un giorno nella vita ab-bandonerete tutto per amore, noi donne in fondo siamo fatte così. Il problema è che lui alla fine vi abbandonerà e quindi, o vi suicida-te, o lo ammazzate, o ammazzate i vostri fi-gli.. E poi ve ne trovate un altro!”

,-./012F*GH&(*9)*:#C*:#$&7(.0I7(*;0(*%&)('&*()*7&)3&*H3&6&2*J9&$$#*1&$$0*;07(-$(0*K'(;;()G*

William: "Il mercato del Sud Italia era ancora ba-sato sul BARATRO"

Page 31: FAHRENHEIT 451 - SPECIALE ELEZIONI

#*" Fahrenheit 451

f

Laura Fregni IIA

BADALUCCO LA REDAZIONE

Redattrice e grafica: Rexhina Saraci IIA

Viceredattori: Cecilia Caliumi Muriel Ferraresi Eric Zizzi

Matteo Lipparini Greta Malavolti Lorenzo Tagliazucchi Bridget Osay Laura Fregni Sara Magli Elena Cavazzoni Filippo Cioli Puviani Alice Manzini Martina Di Toro Marco Convertini Giulia Sala Giulia Ghirelli Beatrice Bompani Ginevra Cerami Matteo Rivoli Teresa Camellini Lucia Morandi Virginia Stanzani

Cover: Eric