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6 NECRO

Pochi fi lm negli ultimi anni hanno vissuto una pre-produzione così problematica e travagliata come Ghost Rider. Inizialmente (siamo nel 2000!) il titolo è opzionato dalla Dimension Films che intende spenderci una settantina di milioni di dollari con Stephen Norrington in cabina di regia, David Goyer alla sceneggiatura e Nicolas Cage per il ruolo principale. Le cose non decollano come sperato (problemi con gli effetti speciali in primis) e il regista abbandona la baracca: ben presto l’intero progetto viene messo da parteNel 2003 subentra la Columbia che decide di affi dare una riscrittura a Shane Salerno e si opta per Mark Steven Johnson dietro la macchina da presa. Altre lungaggini, Cage che rimanda di continuo per girare altri fi lm, i produttori che pressano, date di shooting continuamente posticipate: fi nalmente, con 120 milioni circa di budget, Johnson (che nel frattempo ha messo mano allo script già rivisto e pasticciato) parte alla volta di Melbourne per cominciare a girare. Nel 2005. Tutto bene, quindi…E invece i problemi continuano in fase di post produzione e, rimanda tu che rimando anch’io, si arriva fi nalmente a fi ssare la data di uscita a inizio 2007: 16 febbraio in Usa e un mese dopo in Italia.

TRAME DI FUOCOJohnny Blaze, famoso e spericolato motociclista che si spinge sempre più in là con stunts spettacolari vuole salvare la vita del patrigno e fi rma un patto nientemeno che con Mefi sto: vende l’anima al diavolo ed è costretto a lasciare l’amore della sua vita, Roxanne. Mefi sto è però preoccupato dall’ascesa inarrestabile di suo fi glio, l’ancora più malvagio e folle Blackheart e si rivolge a Johnny che nel frattempo, in seguito al patto/maledizione, è diventato Ghost Rider, un motociclista infernale che di giorno vive un’esistenza comune mentre di notte si trasforma in uno spirito vendicativo che perseguita i peccatori condannandoli a pagare per i propri misfatti… Proprio in occasione del suo scontro con Blackheart il nostro incontrerà nuovamente la sua amata che nel frattempo è diventata una nota reporter.Riuscirà il Teschio Fiammeggiante a impedire la vittoria del suo arcinemico, intenzionato a detronizzare il padre e dar vita a un Inferno ancora più orribile e terrifi cante?

I CREATORI DEL TESCHIOMark Steven Johnson comincia a prenderci gusto con i super eroi. Dopo aver diretto il mediocrissimo Devil e aver messo lo zampino nell’altrettanto fallimentare Elektra questo quarantaduenne del Minnsesota fi rma regia e sceneggiatura per Ghost Rider, facendo augurare che i risultati siano migliori rispetto alla precedente esperienza. A scrivere le musiche per questo girone infernale troviamo un losco fi guro abituato da anni a comporre colonne sonore per

fi lm di genere horror: Christopher Young ha in curriculum titoli quali Hellraiser 2, La metà oscura, Urban Legend, The Gift, The Grudge, The Exorcism of Emily Rose solo per citarne alcuni ed è da anni una assoluta garanzia con un ottimo palmares all’attivo.Fotografi a curata da un duo con il relativamente inesperto John Wheeler affi ancato dal più maturo Russel Boyd (Dottor Doolittle, Master and Commander…) mentre a tagliare avidamente le scene troviamo un montatore di razza come il pluripremiato Richard Francis-Bruce, australiano fi glio d’arte (suo padre curava la fotografi a per carneadi come Cecil B. De Mille).Scenografi e a cura di un esperto Marvel quale Kirk M. Petrucelli che ha lavorato anche in Blade e nel prossimo Fantastic Four:

GHOST RIDERIl demone redentore cavalca la sua motocicletta sul grande schermo...

di Elvezio Sciallis

NECROMOVIE

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NECRO 9

La morte di Greg Hoffman poco tempo prima dell’uscita di Saw 2, lungi dal segnare un potenziale declino per la sua Twisted Pictures, ha in realtà agito da ulteriore motore propulsivo per la creazione di un ulteriore capitolo delle gesta di Jigsaw. A quanto si dice in giro Leigh Whannell si è rimboccato le maniche e ha dato vita a questa nuova sceneggiatura, sulla base di un’idea del suo amico (e regista del primo Saw) James Wan, ultimandone la stesura defi nitiva in una sola settimana durante un soggiorno a Tokyo. Raccolta in giro (Lions Gate e Twisted Pictures) una dozzina di milioni di dollari, il diabolico duo torna a chiamare il fi do Darren Lynn Bousman in cabina di tortura e, fra maggio e giugno 2006, il giovane (classe 1979) regista del Kansas completa le riprese in territorio canadese confermando tutti gli ingredienti base del precedente lungometraggio e fornendo quindi le premesse per una fl uida continuità all’interno della franchise.Il titolo debutta nelle sale americane durante l’ultimo week end di ottobre e già nei primi giorni triplica il budget di produzione fi nendo con un incasso parziale (che deve quindi ancora tenere conto di uscite mondiali e noleggio e vendita del dvd) di circa 75 milioni di dollari alla fi ne di novembre 2006, cosa che spinge i produttori a premere istantaneamente per un quarto capitolo di questa saga macellaia, attualmente già in fase di pre-produzione.

NEL COVO DEL TESTA DI PORCOJigsaw (l’Enigmista) è scomparso. Ancora una volta ha eluso i controlli e le ricerche della polizia e insieme alla sua “allieva” Amanda è svanito nel nulla.Ma non gli è certo passata la voglia di giocare...Una sera, alla fi ne del suo turno, la dottoressa Lynn Denlon viene rapita e portata al suo cospetto: Jigsaw è a letto, a un passo dalla morte, quasi stroncato dal cancro che lo sta consumando da anni.La donna dovrà riuscire a tenerlo in vita quel tanto che basta a Jeff,

un’altra delle sue vittime, per portare a termine il suo “giocoso enigma di morte”.A Lynn e a Jeff non rimane che affrontare tutti i perversi test che il loro malato rapitore ha architettato, in una corsa contro il battito del suo cuore e all’oscuro dei più grandi piani che egli ha in serbo per loro...

I GARZONI DELLA MACELLERIAVi abbiamo già parlato di direzione e produzione e, come detto, gran parte della troupe è rimasta invariata rispetto al precedente episodio. Ad affi ancare Darren Lynn Bousman ritroviamo l’alchimia di desaturazioni e toni marcescenti del direttore di fotografi a David A. Armostrong che inanella il suo terzo Saw consecutivo mentre le musiche sono ancora miscelate dal nineinchnailsiano Charlie Clouser.Sono confermati anche il montaggio aritalinico di Kevin Greutert, le scenografi e da archeologia post industriale di David Hackl e i costumi dell’horror oriented Alex Kavanagh. L’unico cambio degno di nota è nel settore degli effetti speciali che vede la C.O.R.E. Digital Pictures perdere il favore della produzione, sostituita dalla giovane e aggressiva teppaglia degli Switch VFX, già noti per il lavoro svolto in Slither e Land of the dead.Immutati, ovviamente, gli attori “storici” della franchigia Dina Meyer, Tobin Bell (l’Enigmista) e Shawnee Smith (Amanda) che vengono in questa occasione affi ancati da Bahar Soomekh (la dottoressa Denlon) e Angus Macfadyen (Jeff).

SEGHE CIRCOLARI, TENAGLIE E TRAPANI…Gran parte dello sforzo creativo viene, come sempre all’interno di questa serie, concentrato sulla realizzazione di trappole e marchingegni in grado di donare una morte complessa, laboriosa e particolarmente dolorosa. A sentire sceneggiatore e regista, le trappole proposte in questo terzo capitolo hanno richiesto particolare attenzione in quanto tutte “realmente”

SAW IIIL’Enigmista torna con i suoi insegnamenti di sangue e tortura

di Elvezio Sciallis

NECROMOVIE

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Quel che resta del 2006Letteratura Horror, una classifi ca. O quasi.

di Elvezio Sciallis

Mentre scrivo si avvicina la fi ne dell’anno ed è tempo di trarre qualche consuntivo in molti campi. Non sfugge nemmeno quello della letteratura horror e, per l’occasione, mi sono a lungo baloccato se cercare di stabilire una top ten o limitarmi a segnalare alcuni titoli sparsi. Alla fi ne ha prevalso una sorta di compromesso: un elenco (senza posizioni di merito) di cinque titoli usciti nel 2006 (o nel tardo 2005) che hanno placato più di ogni altro la mia sete di sangue, zombi, mostri, misto fritto soprannaturale e quant’altro ancora.

BRIAN KEENE THE CONQUEROR WORMSPer cause sconosciute comincia a piovere su tutta la Terra e semplicemente l’avvenimento non cessa. Tsunami di proporzioni gigantesche contribuiscono a cancellare intere regioni mentre anche le città dell’interno vengono velocemente sommerse da enormi quantità d’acqua. I fi umi mutano in laghi e si uniscono quindi agli oceani. L’umanità, colta totalmente impreparata, organizza piani di sopravvivenza che hanno esito positivo solo in poche zone del mondo. L’umidità porta anche una nuova terribile malattia, una specie di incrocio fra fungo e muffa che divora in pochi giorni la carne di chi viene a contatto con le spore.Nella prima parte del libro seguiamo da vicino le peripezie di Teddy Garnett, un ottuagenario che ha scelto di non abbandonare la sua casa sui monti: è anziano, sua moglie è morta e non intende farsi confi nare dai militari dentro qualche struttura di accoglienza. Il vecchietto ha le sue riserve di cibo e, inizialmente, un solo problema: ha fi nito il tabacco da masticare e ogni giorno lotta contro l’astinenza da nicotina. Presto dimenticherà questo cruccio perché i vermi cominceranno a invadere ogni angolo della montagna. Verrà raggiunto da un suo amico e dovranno lottare contro lombrichi sempre più grandi, alcuni larghi e lunghi come autobus.Raggiunti da un gruppo di fuggiaschi in elicottero, i nostri due veterani scopriranno, con un lungo racconto/fl ashback, che nelle metropoli va ancora peggio: pochi gruppi di sopravvissuti devono lottare contro surfi sti satanisti dediti a culti primordiali, sirene che attirano i maschi verso la morte sicura sotto le onde, e, ciliegina sulla torta, enormi kraken che vogliono ergersi quali terribili divinità per questo brave new world umido e crudele.Romanzo di rara potenza narrativa per il genere, The Conqueror Worms ha la straordinaria capacità di stare sempre in equilibrio con l’eccesso senza mai sconfi nare nella serie B e, cosa ancora più importante, senza mutare in una narrazione fantasy che farebbe perdere parecchio mordente alla natura magmatica della

vicenda. Farci affezionare a dei personaggi è sempre impresa dura per uno scrittore, riuscire a farcela con due ottantenni è cosa che accade davvero di rado, farlo senza compiacimento e con la freddezza di saper sacrifi care le giuste pedine è sinonimo di totale controllo da parte dell’autore.

EDWARD LEETHE BACKWOODSPatricia torna nella cittadina natale in occasione del funerale del cognato e strane cose cominciano ad accadere nella comunità un tempo pacifi ca e dedita alla pesca dei granchi. Alcuni operai (tutti appartenenti a un clan etnico peculiare, gli Squatters) della fabbrica della sorella scompaiono in circostanze misteriose, altri vengono trovati orrendamente mutilati e alcuni, infi ne, vengono accusati di spaccio di droga. Fra strane superstizioni e rituali antichi, maledizioni in grado di tagliare teste e fondere organi, Patricia dovrà confrontarsi con un ricco impresario intenzionato a comprare fabbrica e terreno a ogni costo, anche a rischio di risvegliare poteri e magie letali. Il tutto in un crescendo di eccitazione sessuale che rischia di travolgerla e rovinare un matrimonio apparentemente stabile…Lee come al solito gioca con una buona alternanza fra atmosfere morbose e piene di riferimenti sessuali e altri momenti più smaccatamente orrorifi ci creando un impasto molto personale. In questo caso aggiunge alla ricetta anche la presenza di un gruppo autoctono fedele alle sue tradizioni e capace di scatenare strane forze magiche su chiunque intenda turbare la loro pace.

TOM PICCIRILLITHE DEAD LETTERSLa vita di Eddie è a pezzi. Un serial killer, Killjoy, gli ha ucciso la fi glioletta di 5 anni proprio in casa, mentre lui dormiva: ora la moglie è chiusa in una casa di cura, resa folle dall’accaduto e Eddie ha usato ogni singola risorsa economica e di qualsiasi altro tipo per riuscire a catturare Killjoy. Che, con il passare degli anni, continua a uccidere dei bambini e a considerare Eddie il suo migliore amico, spedendogli strane lettere. Aggiungete al quadro un culto di maniaci religiosi e comincerete a farvi un quadro del surreale mix alla base di questo romanzo.Piccirilli mischia, come spesso sa fare, vari generi senza far prevalere nessuno di loro: thriller, horror, tensione, mistero. Il suo stile di scrittura, poetico e fortemente emozionale, trova un adeguato contraltare nel personaggio principale, un uomo totalmente (e come dargli torto) privo di sorriso e fede nel futuro, disposto a scendere lui stesso nell’abisso della follia pur di catturare chi ha ucciso sua fi glia.

NECROTHOUGHTS

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JACK KETCHUMWEED SPECIESConoscevo già Ketchum come uno dei pochi autori capaci di farmi letteralmente distogliere lo sguardo dalla pagina. Sia che scrivesse di moderni cannibali in remote zone degli Stati Uniti d’America sia che romanzasse le tremende torture perpetrate da una donna e un gruppo di ragazzini nei confronti di una bambina, questo folle scrittore era riuscito a farmi provare più pugni in pancia di qualunque altro.Ora se ne esce con questo Weed Species, più un racconto lungo che un romanzo vero e proprio, su una coppia di serial killer (Owen e Sherry) che catturano e torturano giovani vittime. Ketchum oltrepassa in questo caso ogni suo precedente limite giocando un continuo rialzo su una sottilissima corda morale, senza rete di sicurezza sotto. Non è lettura per tutti i palati e per tutte le età, prima di acquistare a scatola chiusa vi consiglio una veloce occhiata (gratuita!) al primo capitolo, che parte già in quinta e da lì procede ad accelerare.

DAVID WELLINGTONMONSTER NATIONSiete un giovane scrittore. Amate gli zombie. Avete in testa una trilogia che, nei vostri sogni, è in grado di cambiare le sorti del genere e di immettere sangue fresco in un tema sul quale sembra ormai tutto detto, scritto e fatto. Non trovate un editore pronto a scommettere su di voi. Allora serializzate il tutto su un blog. Conoscete un successo senza limiti, e ora il vostro romanzo è passato dal formato elettronico di vario tipo (blog, pod-casting, via cellulare…) alla stampa cartacea e viene acclamato come uno dei romanzi più importanti dell’anno.Questo è successo a David Wellington, nuovo re incontrastato degli zombie, che si appresta ora a passare al terzo capitolo, Monster Planet.Romanzo da leggere su carta, tranquillamente spaparanzati sul divano con una pinta di tequila a portata di mano, potete però scegliere di distruggervi i bulbi oculari leggendovelo gratuitamente sullo schermo del vostro computer. Wellington, di sicuro, sarà più contento così: diventerete ancora più facilmente degli zombie nerd!

Il Round Robin è un termine (di orginine francese) utilizzato in diversi contesti e solitamente identifi ca un’attività che è svolta “a turno” dai partecipanti che vi prendono parte. Diventato di uso comune in campo letterario ha fatto poi la sua comparsa un po’ ovunque anche in campo horror. Re-centemente è stato proposto agli iscritti della newsletter del sito Horror.it, agli iscritti del forum del sito Scheletri.com, ed è apparso anche sulla rivista HorrorMania.

Abbiamo deciso di dare spazio a un round robin letterario anche sulla nostra, ben consapovoli di trovarci di fronte a un’attività ricca di stimoli, molto interessante e solitamente “rivelatrice” di talenti nascosti. Da questo Numero Uno ci sarà quindi spazio per il primo contributo al nostro “racconto col-lettivo”, che abbiamo pensato di chiamare Bloody Robin.

L’incipit che vi presentiamo è stato scritto da un nostro let-tore, Fabrizio Casoncelli.

Fuori era già buio. Guardando dalla fi nestra vedeva il campo sul lato sud della cascina. Il cielo era limpido e alla luce della luna riusciva a vedere il granturco quasi maturo ondeggiare sotto il vento. Alcune centinaia di metri più in là c’era la tangenziale. Le auto passavano ignare di tutto. Anche lui avrebbe preferito non sapere. Ma sapeva. Sapeva che, come ogni anno, Lui sarebbe passato a riscuotere il suo tributo. Erano stati questi i patti, fi n dall’inizio. Una volta all’anno.Mancava poco ormai. Il vento era il primo segnale. Presto anche le bestie lo avrebbero sentito arrivare.Diventavano ingovernabili, pericolose. Pensò che forse doveva rinforzare la stalla. Aveva perso due vitelli in quel modo l’anno scorso. Ma il vento aveva appena cominciato a soffi are. Aveva ancora un po’ di tempo per prepararsi...

Chi volesse partecipare al Bloody Robin può spedire il prop-rio contributo (in formato .rtf o .doc) all’indirizzo [email protected] “Round Robin Numero 2” nell’oggetto della email.

I contributi dovranno rispettare le seguenti condizioni, fon-damentali per dare a questo nostro divertissement letterario una sorta di “uniformità”: Lunghezza Massima: 4000 carat-teri (spazi inclusi), Ambientazione: Italiana dei nostri giorni, Narrazione: In terza persona, Contenuti: Sangue, morte e almeno un elemento soprannaturale.

Data di scadenza per la consegna: 30 Marzo 2006

Il contributo ritenuto migliore dalla Redazione sarà utilizzato come secondo capitolo della nostra storia collettiva e sarà pubblicato sul numero 2 della rivista.

NECROTHOUGHTS

BLOODY ROBIN

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NECROWORDS

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Ha trentacinque anni, vive in un piccolo centro della provincia milanese, ha una smisurata passione per il black metal, i pugnali, le chiese abbandonate, le bottiglie di Jack Daniel’s e la cucina cinese. Lavora, ma ci tiene a specifi care che è solo una copertura, come buyer per una grande catena di elettronica e suona in una band gothic rock, i Kalidon.No, non si sta parlando del protagonista di Diario Inferno, romanzo di nuovissima uscita, ma del suo “demiurgo” (se è vero che ogni autorialità è un’appropriazione indebita), Alessandro Montanini, “discepolo del caos” e neo scrittore.A ogni modo, si fa in fretta a confondere l’autore con il protagonista di questa storia, e non si può evitare di restare agghiacciati da questa continua confusione durante la lettura. Delitti efferati, pestaggi, paranoie e pensieri cattivi, ma il protagonista di Diario Inferno sembra l’alter ego di Alessandro e, anche se lui si affretta a defi nirsi una persona permalosa ma ironica, il fatto che abbia accettato di rispondere a qualche mia domanda senza riluttanze mi ha inquietata un po’. Un sorriso gioviale, gli occhi ridenti, la postura che lascia trasparire quella che apparentemente si potrebbe defi nire disponibilità al dialogo. Eppure il pensiero che da un momento all’altro possa afferrarmi e sgozzarmi come un animale da macello non mi abbandona.“Stai bene?”, mi azzardo a chiedere. “Abbastanza bene, grazie; hai scelto tu questo posto per fare l’intervista? C’ho messo due ore a capire come si faceva ad entrare nel palazzo”.

Traccheggio, accenno al suggerimento di un amico, e riesco a far cadere l’argomento, fortunatamente.“Con chi hai litigato venendo qui?”. Alessandro alza un sopracciglio, non risponde subito. Io tremo all’idea di aver fatto del sarcasmo che pagherò molto caro, ma alla fi ne risponde, sereno: “Nessuno, sono venuto fi n qui mantenendo un profi lo basso”.

[NECRO]: Seriamente, e credo te l’abbiano detto in molti, Diario Inferno suona molto d’autobiografi a: quanto c’è della tua vita reale, nel romanzo? Sempre che si possa dire…[Alessandro Montanini]: Sostanzialmente poco o niente; ho giocato un po’ con alcune cose della mia vita reale ed altre inventate di sana pianta. Diciamo che di “vero” c’è che il protagonista lavora in un uffi cio come me e suona il basso in una band di Gothic Rock (Kalidon) come realmente faccio. Il resto è tutta fantasia. Non ti nascondo comunque che ho assistito realmente ad alcuni degli episodi più buffi narrati nel libro.

Con “buffi ” ti riferisci ovviamente ai pestaggi nei parcheggi dei locali, immagino…Più che altro ad alcuni discorsi captati nei vari locali… soprattutto dopo una certa ora ci sono in giro dei personaggi davvero bizzarri! Le cose migliori le puoi ascoltare davanti ai baracchini che vendono panini, sai tipo quelli che aprono dopo mezzanotte e sfornando panini con la porchetta per tutta la notte.

Nel romanzo citi anche la band nella quale suoni, i Kalidon: sei con loro da molto tempo?Sono nella band dal 2004 ma l’amicizia che mi lega a Lord K (main man di Kalidon) risale al 1994. Ci siamo conosciuti in un negozio di strumenti musicali a Milano dove ho lavorato per diversi anni. Siamo diventati amici perché condividiamo da sempre un’insana passione per i Misfi ts e tutti i progetti ai quali è legato Glenn Danzig. A quel tempo i Kalidon avevano un’altra formazione e ogni tanto li andavo a vedere quando suonavano dal vivo. Io ero alle prese con un mio progetto di Black Metal piuttosto grezzo in stile Beherit (poi evolutosi in una sorta di Avantgarde Black Metal) e quindi non si è mai parlato di collaborare. Ci siamo persi di vista intorno al 2000 in concomitanza con il mio cambio di lavoro. E qui arriva la parte più “weird”: nel 2003 Lord K trova misteriosamente nel sottotetto di casa sua un biglietto con il mio numero di cellulare e mi chiama! Ci vediamo pochi giorni dopo e gli chiedo subito notizie della band. Sfortunatamente mi spiega che il progetto è da considerasi chiuso, alcune vicissitudini personali e i continui cambi di line up lo avevano un po’ provato. Mentre ci beviamo un Earl Grey però mi fa sentire le ultime cose che ha registrato nel 2002; le trovo bellissime e gli propongo di rimettere insieme la band. All’inizio non era molto per la quale ma poi sono riuscito a convincerlo e nel 2004 ci siamo ritrovati in studio a registrare prima un promo di due brani e poi un CD. Attualmente abbiamo parecchi brani nuovi e una formazione stabile; stiamo anche facendo diversi live. L’idea chiaramente è quella di trovare un contratto discografi co.

Torniamo alla tua attività di scrittore: scrivi da sempre? Come ha avuto inizio il progetto editoriale di Diario Inferno?Scrivo da quando ero un teen ager. A quel tempo ero un horror-freak. Leggevo Stephen King, Clive Barker, H.P. Lovecraft

L’INFERNO IN UN DIARIOIntervista ad Alessandro Montanini, autore del malatissimo Diario Inferno

di Elena Giordano

NECROWORDS

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L’Eterna Notte dei BosconeroFlavio SantiRizzoli, 2006Pagine 273, 16€Codice ISBN: 8817012629

Goethe a pochi giorni dalla sua morte decide di raccontare un’espe-rienza che ha cambiato tutta la sua vitaUn viaggio di piacere in Sicilia si trasforma in una discesa nei meandri della natura umana e soprannaturale: omicidi, sangue e vampiri affi orano reali e sfuggenti, coinvolgendo un giovane e curioso Goethe in una spirale di mistero.Fino ad un epilogo sconvolgente e arcano.

Flavio Santi, giovane scrittore friulano, dopo aver scritto diverse raccolte di poesie, ha deciso di darsi alla prosa, pubblicando prima Diario di bordo di una rosa, edizioni PeQuod, e ora L’eterna notte dei Bosconero, edita da Rizzoli.L’eterna notte dei Bosconero, attingendo alla tradizione del romanzo Gotico, racconta una vicenda oscura e surreale in un’inedita Sicilia di fi ne ‘700.Protagonista del romanzo è un attonito Goethe, che confessa, a pochi giorni della sua morte, un avvenimento oscuro e nefasto che ha cambiato la sua vita, ed ha contribuito alla stesura del suo celebre Faust. Realtà e fi nzione si accavallano, come nervi dolorosi e affascinanti, creando un affresco immaginario, ma reale, dai toni scuri come un quadro di Bosch.Bastano le prime convulse pagine per capire come la prosa di Santi sia contaminata dalla sua passata esperienza poetica: troviamo infatti descrizioni e aggettivazioni fi ni, profonde e lievi, che danno spessore ad una narrazione comunque veloce e leggera.Capacità di scrittura quindi, ma non fi ne a se stessa.Infatti la storia segue ritmi coinvolgenti, e il paesaggio di una Sicilia antica e misteriosa, assorbe tutto il nero di una narrazione gotica e onirica, quasi come passeggiare tra nuvole nere.I personaggi sono affascinanti, ben costruiti e profondi, soprattutto quello di Federigo, davvero indimenticabile nelle sue continue

amnesie e passeggiate tra i sogni.Inoltre il protagonista, Goethe, perennemente in balia degli eventi, risulta credibile nonostante gli avvenimenti narrati, grazie ad una approfondito studio compiuto dall’autore.Sotto lo strato di fi ction, però, questo secondo romanzo di Flavio Santi nasconde molto altro.Il male che nasce a va ad insinuarsi fi no alle profondità della terra in tuta la Sicilia ha origini sì paranormali, ma non solo.La descrizione di alcuni delitti, e soprattutto quell’ombra a forma di piovra che grava su Palermo, non può non richiamare la Mafi a, vero “Potentato del Male” che grava ancora oggi nell’aria calda della Sicilia.Un romanzo, L’eterna notte dei Bosconero, che miscela sapientemente un’anima gotica con un’insospettabile sottofondo di denuncia e disagio, regalando qualche ora di colto stupore e mistero. (Andrea Galla)

Diario InfernoAlessandro Montanini

Aliberti, 2006Pagine 310, 16€Codice ISBN: 8874241739

Diario di un “uomo qualunque” con un bell’appartamento “di proprietà” nell’hinterland milanese, un lavoro soddisfacente e ben remunerato nel capoluogo lombardo, l’hobby di suonare in una band metal, il viziet-to dell’alcol, la fi ssa delle belle don-

ne e una concezione della vita così estremista da far impallidire persino un ideologo neonazista.Folgorato da una rivelazione rice-vuta durante un tremendo incubo, il protagonista si presenta come Servo Devoto e Messia Nero di Tsathoggua, uno dei Grandi Antichi di cui si parla nel Necronomicon, antica e potentissima divinità rifu-giatasi sulla Terra millenni prima.Nel Suo Nome, afferma (e descrive con raccapricciante precisione) di aver compiuto innumerevoli omici-di: amici, sconosciuti, ragazze con cui è appena stato a letto, piccoli furfanti, negromanti ed esponen-ti di Sette esoteriche. Con l’aiuto dell’amico Stefano, un uomo dalla mente disfatta dalle droghe e dagli alcolici ma potente mago, porta le sue vittime in un capanno nasco-sto nelle campagne del circondario milanese e lì, tra torture indicibili e sofferenze oltre ogni limite, pratica-no i loro rituali e sacrifi ci in onore delle demoniache divinità che ado-rano. Ma è solo l’inizio…

Il romanzo di Alessandro Monta-nini, che a pochi mesi dalla sua uscita è già diventato una sorta di “leggenda metropolitana”, non colpisce particolarmente per il va-lore del contenuto letterario o per lo stile dell’autore (pur notevole, comunque, nella sua freschezza, esuberanza e immediatezza, ve-loce e potente come una serie di pugni sferrati direttamente in faccia al lettore).L’essenza di questo libro, quello che veramente lascia il segno e regala un’esperienza di lettura diffi -cilmente dimenticabile, è il Male, la Follia e il Delirio che trasudano da ogni pagina e imbrattano le mani, gli occhi e la mente di chi legge. La struttura narrativa qui costruita dall’autore Alessandro Montanini, già di per sé, è un gioco perfi do di situazioni perfettamente credibili abbinate a episodi assolutamente grotteschi e improbabili, ragiona-menti lucidi, affi lati e maligni con-catenati a sproloqui visionari oltre ogni prospettiva di pensiero logico, malesseri fi sici e spirituali ed estre-mo godimento nel compiere il Male, nichilismo e assoluta (o spacciata per tale) normalità.Alzi la mano chi ha fi nito di leggere il romanzo e non è rimasto col dub-bio. È davvero tutta fi nzione?D’altronde, Montanini gioca molto sullo spiazzare il lettore da una pa-gina all’altra. Il protagonista stesso, in più parti del libro, manifesta in-

spiegabili amnesie, oppure molte cose che ritiene di aver compiuto non hanno poi riscontro. Già la scelta di inserire nel romanzo personaggi e situazioni che davve-ro fanno parte della vita dell’auto-re (ad esempio Ermanno, l’amico dalle multiple personalità, davvero suona con lui in una band chiamata Kalidon, ed è anche l’autore della copertina del libro) è inquietante e rappresenta la volontà precisa del-l’autore di lasciare chi legge senza risposte.Sicuramente, un’Opera Tenebrosa: cosa può essere più oscuro di una sottile trama sovrannaturale perfet-tamente cucita in una quotidianità già perturbante di per sé? (Domenico Nigro)

Delizie TerreneKerry GreenwoodBarbera Editore, 2006Pagine 271, 16,50€Codice ISBN: 8878991015

Corinna è una quarantenne single rotondetta e molto autoironica. Di-vide il suo appartamento con il gat-to Orazio e ogni mattina si sveglia alle quattro per lavorare il pane e i dolcetti che vende nel suo nego-zio, Delizie terrene. Ma la routine viene infranta da fatti inquietanti: biglietti minacciosi, sconosciuti che ronzano intorno alla sua panetteria, il micio infi lzato da una siringa, un uomo misterioso – e affascinante – che sembra conoscere fi n trop-po bene la sua vita e il suo lavo-ro, stregonerie, rapimenti…e poi

NECROBOOKS

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26 NECRO

Madsen continuava a visitare l’ospedale anche a due settimane dalla morte di sua madre. Quel giorno, come i precedenti, appena varcato l’ingresso principale notò immediatamente la guardia di sicurezza e le infermiere sedute dietro il bancone dell’accettazione; le due asiatiche, occhi scuri e lunghi capelli neri su uniformi bianche d’amido e candeggina, lo squadrarono con attenzione e confabularono tra loro, e Madsen si ricordò di colpo di non doversi trovare lì, voltandosi per andarsene.

Si ritrovò a fi ssare attraverso i vetri dell’ingresso la massiccia struttura del parcheggio a cinque piani dall’altra parte della strada, cercando di ricordare dove avesse lasciato la sua Mustang. La neve continuava a cadere, ormai alta una ventina di centimetri, e gli spazzaneve e spargisale passavano ogni quindici minuti. Non che potessero migliorare la situazione di molto, e l’aria riecheggiava degli stridii di metallo su metallo provenienti dalla sopraelevata a due isolati di distanza.

Fissò le ambulanze, le macchine della polizia e la folla che si accalcava intorno ai propri fi gli morenti. Una telefonata anonima che minacciava la presenza di una bomba nel reparto di oncologia infantile aveva forzato tutti quanti ad ammassarsi nell’atrio principale. Bambini su sedie a rotelle, cui erano rimaste poche chiazze di capelli in testa, gole e petti bendati, sedevano a occhi spalancati mentre i poliziotti sciamavano intorno. Madsen fi ssava le fi nestre dei padiglioni e risucchiava aria attraverso i denti, pensando al da farsi.

Gli uomini della squadra artifi cieri non sembravano infastiditi dal fatto che lui si trovasse con i pazienti. Pastori tedeschi, addestrati a riconoscere l’esplosivo, abbaiavano ferocemente alle madri terrorizzate che cercavano di riscaldarsi nella sala d’attesa sovraffollata. Infermiere avvolte in maglioni passavano veloci, portando tazze di caffè.

Uscì dall’ospedale e lasciò che la luce lunare gli inondasse la schiena. La neve vorticava ai suoi piedi mentre lui si sforzava di trovare qualcosa da fare, ora e per il resto della sua vita. Ormai non riusciva a ricordare bene chi fosse stato prima che sua madre si ammalasse, e il futuro gli appariva nebuloso e confuso, provocandogli un forte fastidio. Un tempo aveva avuto progetti precisi marchiati a fuoco nei suoi sogni, ma negli ultimi giorni tutto era svanito al punto che non riusciva nemmeno a ricordarsi di cosa si fosse mai trattato. Il senso di sollievo era guastato da una vaga sfumatura di rimorso.

Un giovane poliziotto lo oltrepassò, studiandolo a lungo. Un novellino sui 22 anni, i biondi capelli a spazzola e un’aura di presunzione. Madsen alzò la testa, curioso,

conscio dell’inevitabile confronto.«Chi è lei?», chiese l’agente.«Madsen», rispose Madsen.«Ha un fi glio qui?»«No».«Allora deve sloggiare. Cosa sta facendo?». Dopo due settimane ancora non aveva una risposta a

questa domanda. Rimase senza parole per qualche secondo, poi: «Mia madre è appena morta».

«Quale stanza?», chiese il poliziotto.«Che diavolo di differenza può fare?», replicò Madsen,

sentendo un fi otto caldo di rabbia invadergli lo stomaco. Riprese il controllo, preparandosi per qualsiasi cosa potesse accadere.

«Dovrebbe andarsene, ci sono stati dei problemi».Il poliziotto sparì dietro alcuni distributori automatici, e un

cane si avvicinò a Madsen, annusandogli la patta. Uno dei bambini soffocò una risata e sua madre, una signora grassa dai lineamenti informi quanto un sacchetto della spesa, lo azzittì. Madsen fece l’occhiolino al ragazzo sperando di non sembrare un pedofi lo, quindi mostrò il pugno chiuso al cane fi no a quando un artifi ciere non lo strattonò via, allontanandosi lungo il corridoio.

Pneumatici raschiarono contro il ghiaccio frastagliato, uscendo dalla rampa, e un’altra ambulanza comparve dietro l’angolo, a sirene spiegate, sbandando mentre prendeva una curva troppo stretta. Madsen si avvicinò alle porte come se potesse… cosa? Proteggere qualcuno vicino a lui? Alle volte si agisce per istinto, senza comprendere la fi nalità dei propri gesti, o a quanto stupida possa essere. L’ambulanza rallentò, sfi landogli davanti e dirigendosi verso l’altro lato dell’edifi cio. Il pronto soccorso.

Bobby , il suo fratellastro, era morto da ormai quattro settimane e l’ex moglie non si era ancora degnata di prendere qualche accordo con un’agenzia di pompe funebri. Avrebbero trattenuto il corpo in obitorio ancora per pochi giorni, poi… Che diavolo avrebbero fatto? Non era ben sicuro di doversene occupare: riconoscere il defunto e prendere accordi con Chapey’s Funerale Home, mezzo miglio più su lungo l’autostrada… Non importa quanto si pensi di sapere, la morte mette a nudo tutta la nostra incompetenza.

Riattraversò la sala d’aspetto sotto lo sguardo vigile della guardia. Madsen la ignorò e si diresse agli ascensori. Sapeva già dove si trovava l’obitorio: aveva mancato la morte di sua madre per una quarantina di minuti, e aveva dovuto darle l’ultimo addio in quel luogo, mentre il suo corpo giaceva su una barella addossata al muro. Aveva mormorato un sommesso saluto cercando di non farsi distrarre dalla nudità del cadavere sotto il lenzuolo, dai suoi occhi semi

QUESTO, E NIENT’ALTRO CHE QUESTOun racconto inedito di Tom Piccirillitradotto da Elvezio Sciallis

NECROTALES

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32 NECRO

NECROMINDS

I VERMI VI SBRANERANNOUno sguardo alla locomotiva del terrore di Brian Keene

di Elvezio Sciallis

Stava piovendo la mattina in cui i lombrichi conquistarono il mio garage. Mi aspettavo la pioggia. I vermi, invece, furono una sorpresa e ciò che arrivò dopo fu inferno: puro e semplice inferno. Ma la pioggia, quella era prevedibile. L’ennesimo giorno piovoso. Il quarantunesimo, per la precisione.

Ci sono autori (e lettori, va da sé…) che preferiscono lavorare ai fi anchi con un graduale crescendo di atmosfera. Un po’ di nebbia a pagina 40, si scorge il profi lo del vampiro verso pagina 120 e se siamo fortunati qualche goccia di sangue verrà versata intorno alla fi ne del romanzo. De gustibus. Per fortuna possiamo variare e, ignorando le stitiche proposte nostrane, sederci alla tavolata americana dove è presente ogni tipo di pietanza, per ogni palato.

Brian Keene, due volte vincitore del Bram Stoker Award (sarà meglio precisarlo da subito, tanto per farvi capire che non abbiamo a che fare con un Signor Nessuno qualsiasi) nel suo recente The Conqueror Worms preferisce tirarvi una palata di vermi giganti (con tanto di diluvio universale) in faccia a pagina uno e da lì tenere il piede legato all’acceleratore e mollare solo a pagina 326. Lasciamo la nebbia agli anemici, d’accordo? Qui ci troviamo di fronte a uno scrittore che ha metabolizzato la stagione del migliore splatterpunk innestandoci riferimenti e infl uenze di ogni tipo fi no ad arrivare a una cifra stilistica estremamente personale nella quale, verrebbe da pensare, lo stile diventa invisibile per lasciare maggiore spazio ai contenuti.Nel corso degli anni questo prolifi co ragazzaccio ha saputo costruirsi una carriera esemplare partendo nel modo più classico: qualche racconto piazzato sulle riviste specializzate, poi l’obbligatoria antologia che raccoglie il meglio delle sue short stories e quindi l’esordio sulla lunga distanza. Da lì Keene non si è più fermato perfezionando uno stile e un metodo pronti a sacrifi care ogni altra istanza in vista di due principali obiettivi: la creazione di personaggi memorabili e credibili cui il lettore possa affezionarsi e il continuo, inarrestabile dispiegarsi di una trama ricca di azione e invenzione.Ritmo altissimo privo di stasi o interruzioni, fantasia fra le più fervide, capacità di confrontarsi con miti e archetipi del genere sapendo sia gestirli sia ammodernarli in modo intelligente, coraggio nel pescare a piene mani nella melma del pulp senza per questo rischiare cadute e scivoloni nella serie B, questi alcuni dei tratti caratteristici di un autore capace di mischiare zombi post boyleiani a divinità pre-lovecraftiane senza il minimo imbarazzo e con rara effi cacia.Ho avuto la fortuna di leggere quattro dei suoi romanzi e di notare il progressivo consolidarsi della tecnica e del coraggio di osare; nulla di meglio che un breve viaggio attraverso questi titoli per comprendere appieno la portata di uno degli autori di punta dell’eterogeneo gruppo di artisti che ha ormai defi nitivamente spodestato i vari King e Barker in una ipotetica classifi ca dell’orrore cartaceo…

The Rising e City of the deadIn seguito a un esperimento riguardante l’accelerazione di alcune particelle, si indebolisce il confi ne fra la nostra dimensione e quella dove sono intrappolati demoni che un tempo regnavano sulla Terra e in seguito ne sono stati banditi da Dio. Questo indebolimento della barriera permette a questi spiriti di impadronirsi dei corpi dei morti.Gli zombi così creati però hanno dei grandi vantaggi rispetto alla tradizionale fi gura romeriana: conservano le abilità del corpo che hanno occupato (immaginatevi quindi zombi che pilotano carri armati o non-morti cecchini) al prezzo di un decadimento più veloce. Altro fattore da non sottovalutare: lo status di zombi non si limita ai soli esseri umani ma comprende gran parte del regno animale con la esclusione di insetti, piante e micro organismi. Avete letto bene. Orde di scoiattoli, topi e piccioni decomposti.Defi nito lo scenario, Keene crea alcune fi gure indimenticabili quale quella di Jim Thurmond, un padre che attraversa cinque stati per cercare il proprio fi glioletto, e il vasto gruppo di suoi compagni di viaggio (ex-prostitute tossicomani “forzate” ad abbandonare l’eroina in un mondo ormai privo di spacciatori, vecchi preti, barboni che sanno cavarsela meglio dei soldati e così via).Brian Keene divide la vicenda in due libri e se già The Rising sembrava aver raggiunto il top della disperazione e del pessimismo, leggendo City of the dead ci accorgeremo che la prima linea di invasione zombi (ora organizzata in un vero e proprio esercito che stringe d’assedio i pochi umani sopravvissuti in un grattacielo fortifi cato nel cuore di New York) è solo uno scherzo al confronto delle due piaghe che attenderanno la Terra in seguito e sulle quali nulla vi posso anticipare pena il rovinare ogni tipo di sorpresa.Un missile supersonico di parole, inventiva e situazioni morbose vi attende in queste pagine che sanno spaziare dal puro gore all’atmosfera angosciosa senza grossi limiti o difetti, se si eccettua un certo impaccio dell’autore (in questo ancora evidentemente inferiore a King, ma si tratta di mestiere che arriverà…) nel gestire l’eccessivo numero di personaggi, fatto che accade sempre nei suoi romanzi e del quale ne pagano le conseguenze alcune fi gure minori e certi passaggi descrittivi.Orde di zombi militarizzati, stormi di uccelli assassini, leoni e anaconde in putrefazione che parlano prima di divorare le loro prede; personaggi ben defi niti per i quali tifare e con i quali immedesimarsi (ma non affezionatevi mai troppo!), cattivi implacabili e affascinanti: se cercate elementi di questo tipo allora questi due romanzi saranno sicuramente sangue per le vostre zanne.

TerminalTommy O’Brien non ha mai chiesto molto dalla vita. Nato poverissimo in una roulotte, trova ben presto un posto di lavoro

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44 NECRO

death metal oserei dire di matrice americana. Le successive Hermor-ds Ride to Hell e Gods of War Arise sono palesemente dedicate ai fans: parti granitiche si accostano al al-tre più epiche, che a tratti ricorda-no Versus the world. Consigliato ai fans e non solo. (Smaniotto Maxence)

SuffocationSuffocationRelapse2006

I Suffocation verranno ricorda-ti come uno dei pochissimi gruppi etichettabili assolutamente come estremi a dover essere per forza riconosciuti da parte di tutti come una delle band più importanti della storia. Autentici deus ex machina dell’oltranzismo sonico, nel giro di pochissimi lavori (anzi, fi n dal loro annichilente debutto, prima usci-ta della label manifesto Relapse) sono riusciti a forgiare un suono apocalittico, intricato tanto da risul-tare incomprensibile ai più, stoico nel voler disorientare con imma-ni attacchi di autentica violenza il povero ascoltatore. Riuscire a ri-trovarsi nel labirinto di riff, a volte dissonanti a volte epici, di ritmiche pesanti come un maglio d’acciaio e di vocals disumane risulta dav-vero ostico anche per il deathster più smaliziato. Ed è questo ad aver fatto grande i Suffocation, ad averli innalzati a nuovi maestri della bru-talità e sostenitori talebani del do-lore in musica. Dopo aver forgiato un suono così articolato cosa ci si deve aspettare dal nuovo lavo-ro della suddetta band e seconda uscita della loro rinascita artisti-ca? Semplicemente undici tracce tanto sature di idee e soluzioni da bastare per un paio di discografi e di gruppi molto più blasonati ed in-censati, nessuna snaturazione del

delle catacombe, un universo in cui tuttavia è possibile immergersi, ba-sta solo credere a quanto Lanthier e compagnia ci raccontano. Tredici brani e un secondo cd interamente di prosa: è questo il quattordicesi-mo “trionfo” o forse è il silenzio? (Ian Delacroix)

Amon AmarthWith Oden on our sideMetal Blade2006

Tornano i più fi eri alfi eri del death metal melodico made in Svezia, e lo fanno alla grande. Lasciate da parte alcune delle soluzioni poco convin-centi proposte sul precedente Fate Of Norns, i Nostri tornano con un disco di tutto rispetto, sicuramente una delle migliori uscite discografi -che del 2006. Come sapranno tutti quanti, gli Amon Amarth suona-no un death metal melodico e allo stesso tempo roccioso, di chiara matrice svedese. Odino, la fi erezza del popolo scandinavo, il coraggio dell’immolarsi per la propria Terra, i miti nordici, che mitiche bevute con le valkirie e non solo: queste le te-matiche presenti nel disco. Qui c’è solo da ascoltare un lavoro sincero e ammirare la perseveranza di un gruppo che da una quindicina di anni sforna capolavori di fi erezza nordica, sapendo rinnovarsi conti-nuamente pur rimanendo all’inter-no di determinati sound. Ormai le canzoni sono granitiche, ben fatte, si sente che i Nostri sono cresciu-ti dai tempi di quel capolavoro che risponde al titolo di One cent from the golden halls e che continuano a onorare i loro fans con lavori sin-ceri e curati. Valhal awaits me apre il disco, riconoscibilissima per stile e voce, in pieno Amon Amarth sty-le. Asator è una canzone anomala, più pesante delle altre, un growl che sputa sangue e delle infl uenze

Anaal NathrakhEschatonSeason Of Mist 2006

Una folla di bifolchi lerci e rabbio-si. Bava alla bocca. Intolleranza e rancore. Il bisogno fi sico di atti di violenza assolutamente gratuiti e dalla logica impossibile. Il senso del vivere civile calpestato senza pietà da decine di pesanti scarponi lerciati da fango e feci. Questi sono gli Anaal Nathrakh. Tra i migliori gruppi estremi in Terra d’Albione fi n dal loro primo lavoro, i due folli omi-cidi di massa tornano a malmenare nuovamente le nostre coscienze con il loro terzo parto, naturalmen-te dolorosissimo. Più una naturale prosecuzione del già evoluto Do-mine Non Es Dignus che un ritorno alla foga selvaggia e incontrollabile di The Codex Necro, ora più che mai i terribili due del black me-tal anglosassone riescono a farsi piacere a meno persone possibili, affi ancando autentiche scariche di malvagità annichilente a passaggi che odorano del più iconoclasta crust, fi no a picchi epici che paiono una trasposizione acida e imbevuta di necrofi lo cinismo del power più becero. Il disco suona come il per-fetto incesto tra chitarre sospese tra il black metal e l’ultranoise alla Today Is The Day, la folle drumma-chine come al solito programmata ininterrottamente su tempi disuma-ni regge perfettamente la sinfonia di decomposizione intonata dal singer Dave Hunt, diviso tra screaming abominevoli (nel senso buono) e passaggi melodici ancora più de-stabilizzanti. Un lavoro volutamen-te borderline, che ama crogiolarsi camminando bendato sulla sottile lama di rasoio che divide caldero-ne ne carne ne pesce da contami-nazione intelligente e spiazzante. Comunque assolutamente non per tutti. (Marco Andreoletti)

NECROSOUNDS

Cinema StrangeQuatorze exemplesTrisol 2006

I folletti son tornati. Uscita dalle lan-de più buie dei cabaret d’Oltralpe, la band condotta da Lucas Lanthier realizza un album che è la perfet-ta sintesi dei due predecessori. In Quatorze exemples autentiques du triomphe de la musique deco-rative l’energia del debutto si fon-de con la rifl essione di Astonished Eyes Of Evening per creare un’al-chimia da teatro degli orrori. Irrive-renti, grotteschi, catacombali: i Ci-nema Strange sono tutto questo, e anche di più. Chitarre deathrock e carillon settecenteschi, bambole rotte e libri impolverati: un intero universo è racchiuso nella fantasia del gruppo. Ampio risalto è dato alla musica, ora rifl essiva, ora graffi ante (Mr. quilt’s rotten luck, Needelfeet). La voce da folletto di Lucas s’inse-risce sui tappeti sonori creati dagli strumenti per narrare storie impro-babili, favole nere con personaggi da grand guignol. I testi non sono mai accessori, ma sono storie nelle storie, un’altra faccia delle immagi-ni create dalle note. Gli intermezzi strumentali sottolineano ogni mo-mento, delineando i confi ni della recita. Ed è proprio in uno di questi, Intermezzo bright violet euphoria, un brano lungo più di sette minuti, che l’album raggiunge il suo apice, e i cupi colori del mondo creato dai Cinema Strange si rivelano in tutto il loro folle splendore. Un brano che avrebbe scritto Denny Elfman se fosse stato richiuso per un anno in-tero in una soffi tta in compagnia di ragni, scheletri e specchi; e che non stonerebbe come colonna sonora in Nightmare Before Christmas. Ma questo è il mondo dei Cinema Strange, e sfi ora solamente i fanta-smi Burtoniani. È un mondo parte dominato da fate nere e cuccioli

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NECRO 51

NECROART

The Art of MORGAN AARAU

Morgan Aarau (nome d’arte di Luigi Rubino) è un fotografo amatoriale di architettura e still life con la passione del bianco e nero (una mostra personale all’attivo) e illustratore digitale dal gusto surreale. Collabora come copertinista per la Larcher Editore ed esperto in ‘aging’ (invecchiamento fotografi co) e restauro fotografi co.

Per contatti: Luigi Rubino, alias Morgan Aarauweb: morganaarau.deviantart.commail: [email protected]

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