gillo_dorfles copia
TRANSCRIPT
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 1/72
Gillo Dorfles
La (nuova) moda della moda
costa & nolan
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 2/72
I capitoli di questo libra corrispondono, soltanto in parte, perche
quasi tutti rimaneggiati e modificati, a saggi e articoli apparsi nel
corso degli anni su diverse pubblicazioni che cito qui anche a titolo
di ringraziamento per averne le stesse concesso la ripraduzione:
"Donna", "Vogue", "Grand Bazar", "Corriere della Sera", nonche i
volumi Degli Habiti antichi et moderni di Cesare Vecellio, Bologna,
L'inchiostra blu, 1983; T-Shirt, T-Show, Milano, Electa, 1984; La
danza, il canto, l'abito, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 1982.
www.costaenolan.it. ,
Copyright © 2008 cosrlaq editori s.r.l. - Milano
ISBN 978-88-7437-080-1
-Introduzione
Quando avevo cinque 0 sei anni, mi obbligavano a portare
(secondo un uso ormai passato alla Storia) certe bluse "alla
marinara" di una stoffa blu scuro con un ampio collettonedove spiccavano le fatidiche stelle bianche a cinque punte.
Ma, quello che mi inorgogliva soprattutto, era il fatto che le
famose bluse venissero direttamente da Livorno, sede dell'Ac-
cademia navale, e non fossero comprate in un qualsiasi nego-
zio di Genova, la citra dove ho passato l'infanzia. La differen-
za tra il blu dei colletti livornesi e quello dei non livornesi
era evidente e la individuavo subito quando mi capitava di
imbattermi per la strada in un bambino vestito pure lui "alla
marinara", rna con delle notevoli diversita: le righe di fettuccia
bianca che orlavano il collettone erano d'un genere moltodiverso, 0 pili numerose 0 pili addensate e il colore, poi, era
di tutta un'altra gradazione del mio; si trattava, dunque, per
il mio gusto d' aHora, di un indumento decisamente di secon-
do ordine.
Ho fatto questa breve e fatua confessione non certo per
van tare la mia precocita nei riguardi della moda, ne per sot-
tolineare le mie capacita percettive in campo cromatico, rna
solo per affermare come il fenomeno della moda, dell'impor-
tanza di indossare un determinato indumento e non un altro,
mi sia sempre stato congeniale. E non ho mai considerato
questo fenomeno come qualcosa di futile 0 di frivolo. Tanto
pili che spesso mi trovavo a essere del tutto controcorrente:
prediligendo magari materiali pili rozzi 0 colori meno accesi.
5
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 3/72
In altre parole, il fenomeno dell' abbigliamento e del suo
essere legato a dimensioni molto profonde del nostro caratte-
re, del nostro umore, del nostro essere-nel-mondo, mi e sern-pre sembrato un dato non eliminabile e di notevole irnpor-
tanza, non solo per me stesso ma per ogni mio prossimo. E
logico dunque che, di tanto in tanto, quando l' occasione mi
si e presentata, io abbia accettato di dire 0di scrivere qualco-
sa attorno ai problemi della moda. Soprattutto dopo l'uscita
del mio libro Mode e modi (1979), che in un certo sen so ha
"ufficializzato" questo mio , un po' marginale, interesse. Nelle
brevi pagine che seguono il lettore non creda, pen), di trovare
n e aggiornamenti attendibili, ne consigli dotti, ma soltanto
qualche osservazione episodica e occasionale che mi e venutofatto di annotare, qua e la su giornali e riviste, e con la quale
spero di chiarire alcuni dei "rnisteri' che circondano questo
sconcertante settore. Come si puo, infatti, giustificare, con
un po' pili di precisione di quanto non facciano di soli to leconsuete cronache giornalistiche, l'interesse che oggi circonda
la moda, pili di quanto non accadesse in passato?
Credo che questo interesse sia dovuto essenzialmente, come
accade per molti altri fenomeni attuali, all'incontro di aspetri
estetici con aspetti economici.
Si tratta, tutto sommato, di un dato negativo, perche pone
in primo piano ragioni utilitarie e non ragioni ideali, cultura-
li, morali. Ma e necessario arrendersi all' evidenza dei fatti. Lo
. si e visto con chiarezza ancora pili traumatica nel caso delle
arti visive: l'altaleria dei prezzi, i dipinti chiusi, come beni dirifugio, nelle casseforti senza neppure venir degnati d' uno
sguardo, testimoniano di una preminenza del quoziente ecorio-
mico-finanziario su qualsiasi altro quoziente. La stessa val u ta-
zione critica di molte opere finisce per coincidere con i valori
del mercato. E, se questo e molto sconcertante, e tuttavia una
prova dell'interdipendenza tra arte e consumo.
Nel caso della moda, per 1 0 meno, esiste un motivo di
giustificazione: siccome I' abito particolarmente originale eben
risolto e destinato non alia tacita amrnirazione, non a una
"fruizione" isolata e narcisistica, ma, gia in partenza, a un uso
esibizionistico, e pili"comprensibile che l'incontro tra i dati
estetici e quelli economici sia accettato come indiscutibile.
Per questo ritengo che la moda cosrituisca, da un lato, una
6
-sorta di carrina di tornasole per certe costanti (anzi incostanti)
del gusto; dail' altro , che la moda possa veramente essere depo-
sitaria d'un elemento stilistico meno asservito alle "quotazioni
di borsa" di cui sopra, perche decisamente destinato al consu-
mo immediato.
Che voglio dire con cio? Che la moda e come l' olio e non
come il vino: invecchiando non migliora ma peggiora.
Nessuno crede (salvo i curatori 0 le curatrici dei musei
della moda) che un abito si possa conservare in banca in
attesa che il suo valore aumenti come avviene con un Klee 0
un Pollock. Forse non domani, ma sicuramente oggi: il gusto
non basta pili a distinguere quello che e dalla parte del Bene
o del Male in campo estetico. L'avvento e l' avventura del
kitsch ha ormai profondamente mutato le nostre "difese" este-
tiche. Dobbiamo attenderci l' esplosione, in settori periferici
ma non percio meno essenziali e vitali (videogame, lettering,
mezzi di trasporto, industrial design, architetture "di consu-mo"), di un tipo di creazione artistica che corrisponde solo in
parte agli anrichi canoni che regolavano un tempo 1 0 scarto
tra "arti pure" e "arti applicate", tra pittura e scultura e arti-
gianato. La moda, invece, puo rimanere estranea e al tempo
stesso partecipe di entrambe le caratteristiche ed essere percio
uno dei parametri di confronto tra Ie arti durature e quelle
effimere, tra la non arte commercializzata e l' arte ritenuta
indipendente e sovrana .
Sicche, per concludere, circa questa analogi a tra Moda e
Arte, e cercare anche di giustificareilperche di un"'Arte chee di moda" e di una "Moda che e artistica", vorrei ribadire il
mio convincimento sulla necessita di aggiornare [e nostre nozio-
ni e le nostre convinzioni per quanto riguarda il settore della
visualita arristica, cercando di sospendere ogni giudizio circa
un'idea del Bello Assoluto ormai irrecuperabile, accettando
invece la realta di un fattore di piacevolezza e d'immediato
soddisfacimento dei propri impulsi estetici pili generalizzati
e, perche no, pili direttamente "vissuti",
7
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 4/72
La moda del mondo
Una delle domande pili banali, eppure sempre attuali: cosa
sarebbe l'uomo (e naturalmente la donna) senza gli abiti che
indossa? Sarebbe davvero ben poca cosa: un lungo verme bian-castro (0 nerastro 0 giallognolo) il quale, anziche strisciare
per terra, avanza fieramente in posizione eretta; pero altrer-
tanto modesto nell'aspetto, se privato dell'aureola di un fan-
tasioso abbigliamento. E, davvero, ormai non e pili possibileconsiderare la moda come una frivola occasione di rivestire il
proprio corpo; I' estendersi del fenomeno-moda alia cultura,
all' arte, e natural mente all'economia e alia comunicazione mas-
siva, ha fatto sl che molti studiosi - dal vecchio Georg Simmel
a Jean Baudrillard, da Giampaolo Fabris a Ugo Volli, fino ai
recentissimi Vanni Codeluppi e Michel Maffesoli - prestasse-
ro attenzione a questo fenomeno di tutti i tempi, rna che
proprio nel nostro sta acquistando una valenza molto pili
estesa e simbolicamente decisiva. E questo soprattutto per
una ragione: che la moda - fattore notoriamente effimero e
mutevole - viene a coincidere con la mutevolezza e la provvi-
sorieta della tecnica, dell' arte, della politica dei nostri giorni.
Per il bene e per il male, ovviamente. Ma allo stesso modo,
come e insiro nel carattere di moda il dovere periodicamenteconfrontarsi con la mutazione, l'ibridazione (terrnine, oggi,
sin troppo utilizzato) e la transitorieta, cost possiamo seriz'altro
constatare che avviene altrettanto in molti terri tori dell'odier-~ .no in der Welt sein: essere, husserlianamente, nel mondo. Non
e un caso, dunque, se in un suo recentissimo saggio (2006)
8
Eleonora Fiorani parla del "divenire della moda nel mondo",
del fatto che "la moda cambia di segno e si inserisce nella
produzione immateriale" sicc~e "Ie alrerazioni c~r~~r~~,i, ~e
tecnologie incorporate per sviluppare nuove sensibilita di-
ventano sempre pili attuali. "I corpi vengono esposti e/o ta-
gliati ( . .. ). Bodyscape e il flusso panoramico del corpo che
rende obsoleta la distinzione tra organico e inorganico." "Abi-
to, pettinatura, trucco diventano segni spettacolari dell' affer-
mazione dell'io; per cui la maschera e incorporata e diviene
pelle e corpo. Oal vest i to si torna alia pelle, non e pili solol' abito che fa la moda, rna il corpo stesso."
Quando, durante la fatidica settimana della moda milanese
(nel famoso "quadrilatero" tra Montenapoleone e via della
Spiga), ci accade all'improvviso di notare modificata la popo-
lazione femminile - allungata di colpo di venti 0 trenta cen-
timetri e aureolata da chiome lucenti e biondissime, non d'un
biondo tinto come quello di tante nostre stiliste - ci vienfatto di riflettere ancora una volta di quanto la moda sia non
solo cosmesi, non solo edonismo, rna davvero una prerogativa
irrecusabile del povero "bipede", che solo attraverso essa rie-
see ad acquistare vigore, bellezza, dignita. Ecco, allora, come
ancora una volta emerge I'importanza dell' elemento traslato:
il corpo vestito, rna anche quello manipolato, oltraggiato (nella
body art, per esernpio), acquista una valenza simbolica pro-
prio per il suo sottostare aile modificazioni della moda, che
riguarda non solo l'abito, rna tutti gli aggeggi che 1 0 cornple-
tano. "II corpo mutoide - cost 1 0 definisce Fiorani - e un
corpo-comunicazione, ampliato e dilatato da protesi interne
ed esterne, da gusci, ripari, e un corpo esteso fino a diventare
rete, che ha nei vestiti e nelle protesi artificiali i suoi sensori.
E un corpo esteso con unghie, ciglia, perma-telefono, orolo-
gio-personal computer, ( ... ) con silicone per gonfiare i tessuti
umani, per riparare cio che si e deteriorato". Tutto cio che
puo valere a sottolineare quel determinato particolare dell'in-
dividuo - vuoi abbigliamentare, vuoi cosmetico - cap ace di
inventare 0 potenziare la personal ita dello stesso (dai quattro
bottoni d'una manica maschile alia minigonna femminile, dalle
scarpacce di plastica rnulticolore del giovinastro al calzone a
mezza gamba della giovinetta, eccetera) ogni elemento del
corpo vestito 0 del "corpo mutoide" sara utilizzato, pili anco-
9
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 5/72
ra che per ottenere un risultato estetico 0 libid!co (si pensi al
piercing, al tatuaggio, all' ormai desuet_o ombellco universale)
quanto per entrare nell'instancabile glOCO della mutevolezza
simbolica.
'~
10
E se nostri uorruru politici SI scambiassero i vesriti?
Cosa succederebbe, mi vien fatto di pensare, se i nostri
parlamentari, una volta tanto, si scambiassero i loro abiti? (0
fossero costretti a farlo da un perentorio decreto-legge?) Epenso subito a un Romano Prodi vesrito da Fausto Bertinotti:
avrebbe un indiscusso successo presso tutti coloro che disap-
provano la sua goffaggine, la mancanza di quella ricercatezza
che e invece cosl evidente nel secondo. Sarebbe un sicuro
accaparrarsi i voti di quella parte della sinistra pili schizzinosa
odella destra meno estrema. E se invece gli abiti di Prodi
fossero indossati da Silvio Berlusconi? Si registrerebbe un crollo
presso tutti gli ammiratori del suo tratto cosl elegante (alme-
no in apparenza), del taglio perfetto dei suoi doppiopetti 0
della agghindatezza dei suoi pullover. Ci sarebbe un fuggifuggi di tanti piccoli e medi imprenditori, commercianti e
professionisti, che vedono in lui - 0 nei suoi vestiti - un
modello da imitare; mentre Forse acquisterebbe voti dalla Lega,
oggi irritata dal suo eccessivo brillio.
Per le due parlamentari femminili di una passata legislatu-
ra 1 0 scambio sarebbe stato cerro fatale: I'austera Suni Agnelli
sarebbe costretta, per la diversita di statura, a girare con un'inve-
reconda minigonna che ne minerebbe il canuto aplomb; men-
tre la graziosa Irene Pivetti - paludata nelle ampie vestaglie
della ministra - perderebbe quello cbarme elegante che, dopo
l'era dei casti tailleurini, le ultime concessioni della moda
avevano accresciuto.
Non credo, a questo punto, che Oscar Luigi Scalfaro avrebbe
11
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 6/72
avuto rnolto da perdere 0 da guadagnare se avesse indossato
Ie sobrie ten ute di Lamberto Dini; mentre sarebbero Rocco
Buttiglione e Carlo Scognamiglio a rimetterci entrambi: il
primo, incapace di investirsi della sob ria eleganza del seco n-
do, e quest'ultimo decisamente sconvolto nei panni del pri-
mo, che gli toglierebbero ogni appeal mondano.
Pili traumatico, invece, sarebbe stato per Enrico Letta in-dossare Ie dubbie giacche sgualcite di Umberto Bossi, e per il
seriatur quelle tirees aux quatre epingLes di Letta. La "perdira
di prestigio" si verificherebbe per entrambi e soprattutto per
Bossi, che verrebbe abbandonato dall'intero popolo padano.
Ma che avverrebbe ancora, se fossero gli abiti di Gianfranco
Fini a venire indossati da Massimo D'Alema, e viceversa?
Penso che Ie cose, in questo caso, non cambierebbero granche.
La poca originalita e la relativa sobrieta di entrambi resrereb-
be intatta, nonostante la chilometrica lontananza politica dei
due leader, e i loro fan non si accorgerebbero che l'imperme-abile di Fini risulterebbe un po' crescente addosso a D'Alema,
o ~he i vestitucci scuri di questultimo andrebbero stretti al
prImo.
Siamo allora, ancora una volta, al vecchio adagio dell' abito
che fa il monaco? Tutto il contrario, mi sembra. L'abbiglia-
men to dei nostri uomini politici non e un camuffamento rna
una realta esistenziale, pili etica che estetica; anzi, addirittura
antropologica. I loro tic e le loro tenute non sono fittizie,
sono un' espressione spontanea della peculiarira caratteriale di
ognuno.
Dunque: non e l'abito che fa il monaco, rna e I'uorno che
- per quanto faccia, per quanto simuli, per quanto tenti di
contraffare la sua vera natura - finisce per essere proprio
quello che appare, per quante tonache 0 uniformi non sue si
sforzi di esibire.
12
Esiste ancora il vero lusso?
Fino ache punto il lusso equivale al non plus ultra del
gusto? 0, al contrario, il lusso e quasi sempre un equivalente
del kitsch? Credo che sia soprattutto una ragione sociale a farsl che tutto cio che un tempo permetteva di identificare lusso
e buon gusto (per esempio, nel Settecento, damerini e dame
con la crinolina, rna anche Las Menifzas di Diego Velazquez 0
i trumeaux barocchi) oggi quasi sempre corrisponda all' esatto
contrario di un'arte autentica. Saranno Ie comunicazioni di
massa, sara la produzione di serie, sara il livellamento che do-
mina l'attuale "esterizzazione globalizzata"? Fatto sta che la raf-
finatezza, l' anticonformismo, l' originalita, difficilmente si al-
leano con il lusso, che sempre pili si allontana dalla "vera arte"
per decadere a equivalente di ricchezza sfacciata, nouveaurichisme,
sguaiatezza di magnati analfabeti. Eppure illusso d'un tempo -
quello delle grandi corti europee, 0 anche asiatiche (non sau-
ditel), quello delle Stanze Vaticane 0 delle Ville Medicee -
equivaleva senz' altro all' apice della "artisticita" epocale. Era certo
un lusso invitare a Genova Velazquez: i palazzi di via Garibaldi
ancora 10 attestano. Ma oggi dove si e rintanato il "vero" lusso,
e non l' esibizione pacchiana della ricchezza, non la caccia
affannosa aile griffe della moda e dell' oggetto industriale fir-
mato (vedi 10 spremilimoni di Philippe Starck 0 la libreria a
spirale di Ron Arad), I'albergo a cinque stelle, anche se gre-
mito di carovane turistiche giapponesi (e domani cinesi)?Credo che il "vero lusso" si possa ormai identificare sol t an-
to con l' eleganza autonoma: non quella della haute couture
13
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 7/72
d' annata, con Ie trovate di una moda che nessuno indossera,
rna semmai con quella demode di ieri l'alrro, risfoderata con
garbo.
Non bisogna peraltro identificare tout court il lusso con la
moda e neppure il lusso con il demode. E dello stesso parere
Patrizia Calefato, autrice di un vivace saggio (Lusso, 2003),
quando afferma: "L'abito di haute couture di oggi e fatto pro-prio per non essere mai portato, ne addosso n e a compimen-
to"; e ancora: "Una sensazione prossima alla nausea accompa-
gna questo genere di eccessi: barboncini tosati e imparruccati
come una dama del Settecento, con collari in plarino e dia-
manti. Divani tappezzati in zebra e leopardo. Abiti in tessuto
maculato ( ... )".
E un' osservazione, del resto, applicabile a infiniti altri set-
tori e altre situazioni: quello che un tempo era state un lusso
oggi e diventato spesso una banale esperienza quotidiana. Forse
per una democratizzazione accelerata? Non 10 credo; anzi,piuttosto per un miglioramento economico cui non corri-
sponde un equivalente miglioramento culturale. Ecco un solo
esempio tra i mille: quando oggi viaggiamo (quasi come in
un carro bestiame) sugli aerei di linea, viene fatto di riandare
con la memoria ai primi voli transoceanici del dopoguerra,
quando - scortati con reverenza dalle hostess fino al proprio
posto cuccetta - si aveva davvero la sensazione di appartenere
a una classe (anzi a una "casta") eletta che sfiorava i verrici
delle lussuosita. Evidentemente la massificazione, la globaliz-
zazione, non puo che uccidere il lusso. Come afferma anche
Calefato: "Oggi, la globalizzazione nega ogni distanza possi-
bile e travolge la pacificazione modernista garantita dall' esoti-
co; il lusso invade cost in forma terroristica ogni spazio, rno-
stra la sua differenza spezzando ogni altra possibile differenza.
I suoi ~on-Iuoghi sorgono come sfida diretta ai luoghi delle
culture.
"Sara troppo lusso?" diceva mia nonna quando Ie porravo
un mazzo di Fiori per la sua Festa. Oggi vorrei sapere cos a
"sara troppo lusso" di fronte agli infiniti regali riversati sui
bambini (e gli adulti), al continuo acquisto di nuovi aggeggi
elettronici, a telef,onini e computerini mai abbastanza perfe-zionati (anche se poi non del tutto utilizzati). E soprattutto
non e cerro un vero lusso il viaggio aile Seychelles, vestire
14
Armani (parlo dell'Ernporio) 0 adottare la griffe di Gucci,
attraverso il sistema della lettera "G" rasata sui pube delle
modelle, che e "diventata sempre pili esplicitamente una uni-
cita seriale",
Non ritengo, comunque, che sia un segno di lusso il "G"
pubico; come cerro non 10 e i l piercing ombelicale 0 linguale
(per non parlare di quello "capezzolare"). Anzi, direi che eproprio il conformismo di queste pratiche a costituire l'anri-
lusso, anche se molti dei "pierciati" non se ne sono ancora
resi conto.
Ebbene, proprio qui sta l'equivoco: non e il lusso che cer-
cano questi adepti aile micro torture, rna I'adesione all' etica
del clan, che in fondo e l'opposto del lusso. Perche il vero
lusso dovrebbe esprimersi nella opposizione alia serial ita, al
conformismo, a tutto cio che e massificato e iterato. Ma que-
sta sacrosanta opposizione, purtroppo, risulta quasi inesisten-
te e forse non puo pili apparrenere alia nostra sccieta "demo-
cratica" .
1 5
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 8/72
La moda fetish
Passavo tutti i giorni, finche non 1 0 traslocarono, davanti a
un negozio dalle vetrine scintillanti rna tenebrose, dedicato
alia moda sadomaso,0
meglio alia fetish fashion. E quellegiarrettiere, quei reggiseni aguzzi, quei corsetti, quei lacci di
pelle nera - anzi, di plastica lucida - mi erano diventati
talmente familiari che mi chiedevo perche destassero ancora
scandalo nei cerimoniali vestiari.
Da quando Freud attire l'attenzione suI rapporto tra ses-
sualita e totemismo, divenne sempre pili evidente la presenza
di una frequente Verschiebung, di uno spostamento, dall' og-
getto del desiderio all' oggetto materiale che 10 surroga. E che
questo oggetto possa essere anche la punta acuminata di una
scarpa femminile (vedi la sciagurata moda recente) 0 un bustino
a nido di vespa 0 a suo tempo, il piede deformato dalle
fasciature delle vecchie cinesi pre-Mao e pre-boom industria-
le, e tutr'uno con il considerare, nel settore della moda 0 in
quello pili generale di una sessualita "deviata", il feticismo
come uno dei pili sicuri fattori. Feticcio (terrnine derivato dal
portoghese [eiticio = falso, fittizio) e un termine ormai cosl
abusato che sembrerebbe superfluo trattarne; tanto pili dopo
importanti testi come quello di Mario Perniola (La societa deisimulacri, 1980) 0 di Ugo Volli (Fascinq, feticismo e altre ido-latrie, 1997) e, se mi e concesso, il mio Feticcio quotidiano
(1988). "Ma una recente produzione (Steele, 2005) ha davvero svi-
scerato a fondo I'argomento, soprattutto per quanto si riferi-
16
see al mondo della moda e dell' abbigliamento; per cui anche
l'apparentemente frivolo mondo del vestito assume una valenza
estetico-sociale di primissimo ordine. Perche qualche parrico-
lare dell' abbigliamento moderno 0 passato finisce per acqui-
stare dei valori ambigui 0 addirittura perversi? Perche i lacci,
Ie "armature" di gomma nera, le fibbie metalliche, le cinture,
devono furoreggiare tra gli adepti di un versante sadorna-sochistico? E perche qualsiasi capo di vestiario - dagli slip
maschili aile T-shirt femminili, dai jeans aile minigonne -
devono equivalere a sicuri feticci? Se tuttavia gli indumenti
sono, volere 0 no, legati comunque all'occultamento 0 all'evi-
denziazione della sessualita, meno comprensibile appare per-
che anche un cappellaccio bisunto di Joseph Beuys possa pos-
sedere delle qualita feticistiche, 0 perche 1 0 stesso possa valere
per it cravattino a farfalla di Le Corbusier, 0 per i baffi di
Mathieu 0 di Dali. Naturalmente il feticisrno non si limita a
questi spunti di vestiario personale e neppure all' antica mas-
sima marxiana di un "feticismo delle merci", come daltronde
e solo problematicamente giustificato dalla nota "Ieggenda"
freudiana che vede una prima idea del feticcio nella cosiddet-
ta "madre fallica"; equivalente accomunabile al ben nota Peni-seid, I'invidia per il pene (mancante 0 insufficiente) da parte
del bambino.
Eppure il concetto di feticcio continua a essere atrualissi-
mo, soprattutto se riusciamo a isolarlo dalla consueta corinota-
zione sessuologica 0 sessuofobica di cui sopra; se invece 1 0
consideriamo secondo una valenza pili generalizzata - quella
sostitutiva di un'idea, di una fede, di un emblema - l'auten-
tico viene sostituito dal falso, il naturale dall' artificiale. Per
questa ragione non sono del tutto d'accordo con l'impostazione
(del res to esernplare) del saggio citato, secondo cui il feticcio
risulta quasi esclusivamente legato alia moda. Quell 0, per con-
tro, che mi sembra possa cosrituire una diversa maniera di
intenderne l'importanza, secondo un'accezione non solo lega-
ta alia sessualita, potrebbe identificarsi nella sostituzione dei
dati reali con quelli immaginari.
Quando, in un suo antico testo, Daniel Boorstin racconta-
va il caso di quella madre che va per la strada con il neonatonel perambulator (l'inglese possiede un termine pili solenne
del nostro "carrozzina") e che all'arnica che le loda l'infante
17
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 9/72
risponde "Dovresti vedere la sua fotografia", ci troviamo di
fronte a un classico esempio di come venga dato pili peso al
risultato fittizio di una ripresa fotografica che all' autentica
bellezza del bambino.
Ecco, dunque, uno degli aspetti di un'elaborazione feti-
cistica: la foto, migliore, "pili parlante" del bambino; il vi-
deogioco - del tutto virtuale - preferito a un gioco manuale.Ebbene, se imparassimo a liberarci dal feticismo spesso
insito nelle immagini offerte dai media, se riuscissimo a rias-
saporare gli spettacoli naturali invece di deliziarci soltanto
con filrnati da rivedere, senza un vero ricordo del viaggio
appena compiuto, Forse buona parte del feticismo che oggi ci
sovrasta finirebbe per perdere parte della sua ambigua poten-
zialita.
Eppure, esiste un ambito dove I'avvento di una componen-
te feticistica puo essere leciro, anzi auspicabile: penso al fatto
che, senza la feticizzazione di un' etichetta, di una griffe, di
uno slogan, rnolre delle predilezioni del pubblico a caccia di
gadget, di nuovi modelli di vestiario, di telefonini e compu-
ter, eccetera, non potrebbero avere luogo; privando cost itpubblico di quella soddisfazione - certo "peccarninosa" e frivo-
la, rna comunque solleticante - di venirne in possesso. Quanta
parte della pubblicita per una nuova automobile, una rna-
glietta, un oggetto d' arredamento (rna anche un libro, un' opera
d' arte ... ) e basata sulla quali ta feticistica degli stessi e sul-
I'idolatria con la quale ne siamo alia ricerca?
Allora ben venga pure il feticcio, che forse, aile volte, puo
sostituire non solo l'oggetto ma anche I'immagine, il senti-mento, la passione che nella loro vera essenza, in realta, non
dovrebbero consentire la presenza di un inganno.
'\
18
Riti insensati: dai gesti al vestiario
Secondo un detto popolare, quando un gatto si passa una
zampina dietro l' orecchio vuol dire che fara brutto tempo.
Non ho mai controllato l'autenticita di questa affermazione,
sta di fatto comunque che questo "atto corporeo" esiste e ha
un suo significato (proprio come gli s pe ec h a ct s di John Langshaw
Austin) e non e che uno dei tanti gesti - naturali e al tempo
stesso rituali - che si ritrovano anche negli uomini, seppure
con minore generalizzazione. E tuttavia analoghi gesti, in ap-
parenza insensati eppure spesso coercitivi, sono frequenti an-
che tra di noi e si possono certamente considerare come ri-
tuali minimi. Siamo infatti intrisi di rituali autoprodotti, 0
per imitazione dei "grandi" quando eravamo bambini, 0 an-
che a seconda delle professioni e dei mestieri, in ognuno dei
quali prevalgono determinati atteggiamenti che si trasforma-
no in veri rif1essi condizionati. Forse, senza questa ragnatela
di cerimoniali istituzionalizzati sarebbe pili difficile vivere in
mezzo alia gente. 0 forse, per contro, sol tanto sciogliendoci
dall' asservimento agli stessi potremmo dirci davvero liberi?
Eppure non c'e dubbio che una piattaforma rituale e quellache permette, per esempio, la sopravvivenza di molte fedi,
religiose 0 laiche che siano. Si pensi solo a quando, alia TV,
vediamo quelli che ci appaiono come comportamenti del tut-
to assurdi: per esempio, di ebrei osservanti che oscillano avanti
e indietro secondo un' evidente pratica religiosa; oppure diislamici prosternati a terra; ma anche di tennisti che da fermi
fanno rimbalzare la palla a vuoto, nell' attesa che sia dato il
19
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 10/72
via alIa partita; e di esempi analoghi se ne possono identifica-
re centinaia.
Ma, se il rito - sacro 0 profano che sia - consiste sempre
in un atto corporeo istituzionalizzato e iterato, non dirnenri-
chiamo che la ritualita ci perseguita nei nostri pili intimi atti,
nelle diverse fasi della toilette mattutina 0 serale, in quella
della colazione e del pranzo, 0 addirittura nelle azioni ormaicoatte di chiudere il gas, di spegnere la luce.
Ma sta qui appunto l'errore: quello di credere che ci si
debba necessariamente asservire al rito; che si debba accettar-
1 0 come irrecusabile. E non in tendo qui riferirmi a segni
praticati ormai istintivamente ma con una base culturale, come
i diversi tipi di saluto, ma piuttosto alIa marea di comporta-
menti che non hanno nulla a che fare ne con la fede ne con
la politica e che vengono usati a tort et a travers solo per
consuetudine, sfrondati ormai da ogni autentico significato.
Penso aile pacche sulla schiena di molti uomini politici (non
solo sudamericani); ai "baci nell'aria", anziche sulle guance,
di certe signore snob; aile oscillazioni frenetiche delle masse
in delirio per entusiasmi fittizi, eccetera.
A prescindere tuttavia da ogni gesto 0 movimento corpo-
reo che abbia alIa sua base un elemento riruale, non si debbo-
no dimenticare Ie tante consuetudini che investono il nostro
vestiario: indossare la camicia nera del fascismo, 0 quell a bru-
na del nazismo (e ora quella verde del leghismo), non fa che
confermare il peso rituale conferito a un capo di vestiario (il
doppiopetto berlusconiano, a un certo punto ridotto a un
petto solo, rientra indubbiamente nell'esernpio di cui sopra).Si tratra di falsi rituali legati alIa maniera di apparire in pub-
blico: dalle sgargianti uniformi di generali (tanto opportuna-
mente sbeffeggiate dai dipinti di Enrico Baj) aile pesantissime
scarpacce di gomma multicolore, dalle salopette ai jeans, dai
Dockers ai Moncler, si arriva un po' per volta sino aile ango-
sciose pratiche del piercing, delle abrasioni, delle palline mi-
cidiali sulla lingua. Perche, poi, tanto desiderio di sottoporsi
a sirnili incresciose minitorture, se non per accettare anche in
questi casi la sottomissione a un cerirribniale coatto? Non
solo come rituale personalizzato, ma anzi, in questi casi, comeespressione di appahenenza a una categoria,' a un clan, a
quella piccola congrega che si suppone costituisca una "forza"
20
cap ace di compensare la debolezza e l'ignavia ?ell'ind~vidu?
singolo. Una "forza", tuttavia, che raramente irrobustisce il
proprio 10, ma piuttosto conferisce una forza eccessiva .al gru,P-
po 0 alla setta, divenuta perversa e non ~oltanto. lud,.ca .. SIC~
che, in definitiva, e solo con la soppreSSlOne del falsi riruali
(rna anche dei molri presunti "veri") che l'uomo potra riac-
quistare una dignita legata ne al censo, ne alla moda cultura-
le, ne al fanatismo sportivo 0 religioso, ma sol tanto a uno
spontaneo sviluppo delle sue caratteristiche individuali.
21
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 11/72
creaton della moda sono solo artigiani 0 anche yen artisti?
Sia ben chiaro: la differenza tra arte e artlglanato e spessoben minore di quanto non si creda. E stata proprio la rivolu-
zione industriale a confermare lidentira di intenti e di impul-si tra attivita artistica, artigianale e del design. Quando, con
I' a ffermarsi della progettazione industrializzata, si e aperta una
nuova categoria creativa - pure questa con profonde radici
estetiche, seppure non pili affidata alla sola manualita e dun-
que riproducibile meccanicamente in grande serie - si e com-preso che a contare era soprattutto 10 spunto creativo iniziale.
E stato allora che I' artigianato ha potuto avere la sua rivin-
cita insieme ad altre attivita (grafica, pubblicita, ceramica,
eccerera) che erano state relegate per lunghi anni nel limbo
delle "ar ti minori".
C' e voluta, dunque, tutta una rivoluzione (industriale) e
una controrivoluzione (artigianale) perche finalmente si sfa-
tassero alcuni pervicaci luoghi comuni attorno ai concetti (e
ai relativi confini) di arti "pure" e "impure". Impure: ossia
non pittura-scultura-architettura, bensl decorazione, grafica, e
artigianato nelle sue rnultiforrni incarnazioni, ivi comprese Ie
progettazioni della moda con tutti i suoi addentellati.
Ma se ormai nessuno com pie pili distinzioni gerarchiche
tra queste diverse manifestazioni, quello che e pur sempre
fonte di costanti qui pro quo e la discriminazione tra il lavoro
dell' artista "puro" (anche se di purezza ne esiste ben poca, inespressioni spesso succubi del mercato] e q uella del designer,
del grande artigiano 0 dello stilista,
22
Ecco: il problema della moda - oggi soprattutto, quando
nel nostro Paese I'arte del vestire ha ass unto il ruolo di una
grande e potente industria - continua a prestarsi a molti
equivoci. Dobbiamo considerare i creatori della moda soltan-
to come semplici artigiani 0 come autentici artisti? Certo, la
verita sta - come spesso accade - nel mezzo; anzi, forse a due
terzi. Nel grande stilista esiste indubbiamente un primo aspettoche 10 avvicina all'imprenditore, all'industriale, e un secondo
che 10 apparenta all' artigiano; rna c' e un terzo aspetto che
esula dagli altri due e insieme partecipa di quella inventiva
fantastica che appartiene soltanto al vero artista.
Basterebbe ricordare (anche senza citare alcuni dei nostri
attuali stilisti, da Armani a Versace, da Krizia a Missoni, da
Valentino a Ferre) alcuni preziosi lavori pittorici di una gran-
de sarta come Germana Marucelli, 0 certi schizzi e disegni
delle sorelle Fontana. E sarebbe assurdo non ricordare il fatto
che molti dei nostri migliori stilisti si sono spesso dedicati esi dedicano, accanto alla progettazione vestimentaria, a quella
d! stoffe stamp ate, di patchworks, di costumi teatrali: dunque
di vere e proprie creazioni artistiche, che richiedono una co-
noscenza-coscienza del colore, delle forme, delle atmosfere
scenografiche. Un tipo di creativita fantastica, insornma, che
aile volre giunge a trasformarsi in autentica attivita mito-
poietica: attivatrice, cioe, di quelle espressioni che fanno par-
te, in definitiva, dei grandi miti del nostro tempo. II mito
che trasforma il povero bipede implume, cost vulnerabile sen-
za la corazza 0 la maschera dell' abbigliamento, in un perso-
naggio leggendario, in un eroe superumano, proprio per I'in-
tervento delle vesti che indossa; un personaggio che potra
essere di volta in volta divo cinematografico, dandy salottiero,
capitano dindustria, campione sportive, rna anche - perche
no? - scienziato 0 poeta.
23
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 12/72
Dopo il lusso ecco la falsa poverta
Dal "casual" al "grunge": ossia dalla trasandatezza pseudo-
rivoluzionaria alia falsa poverta trasandata. Sempre che i co-
stumi (abbigliamentari) corrispondano a q uelli morali; e glietici agli estetici.
Di che si tratta in realta? II tanto esaltato e pubblicizzato
"vestire grunge" potrebbe sembrare una rivisitazione di quella
sciatteria che furoreggio alia fine degli anni Sessanta in coin-
cidenza con l'ondata di rivolta studentesca - che era Forse
l'ultirna fiammata sinistrorsa dell'Occidente e che co i ncise con
il maoismo e la guerra del Viet Nam. E, allora, davvero,
contro l' ordine e la disciplina imposti dai genitori, contro il
perbenismo borghese, un po' di boheme (non pili romantica
come quella tardo-ottocentesca, rna gia "drogata" dalla TV,
dal juke box, dal rock) poteva funzionare.
E fu l'apoteosi del casual, del vestire approssimativo, che
in men che non si dica doveva poi essere fagocitato anche
dagli anziani a principiare dai mai abbastanza reclamizzati
jeans, fino a sconfinare nei falsi jeans "da sera" sotto giacche
di lame e pellicce glamour, pronti a essere riciclati nelle sfilate
degli stilisti dell' epoca. (E, del resto, a q uei tempi, furoreg-
giavano anche gli "stracci" dell'Arte Povera, poi diventata merce
da musei).\
II grunge attuale, invece, e tuttaltra cosa: e la rivolta con-
tro l'establishment yuppie degli anni Ottanta, di giovani sen-za ideali, che non han no lotte di classe da sbandierare, rna
Forse soltanto qualche peccato di consumismo da Farsi perdo-
24
nare; e che credono di essere originali atteggiandosi a falsi
poveri; che credono di aver inventato un modo di essere sern-
plicemente non essendo. 0 Forse heideggerianamente dalla
sconfitta del "Sein" per un diverso "Desein"?
Ma bando a pericolosi filosofemi, risfoderati a proposito di
qualche sciarpa a righe variopinte, di qualche sottana troppo
lunga, di qualche stivaletto di anfibio, di qualche copricapo acalza 0 di panciotti a pais. In definitiva, quello che mi sembra
stimolante, piuttosto che il modo di vestire e certi atteggia-
menti esistenziali (rifarsi al famoso film Singles, abolire l' e c-
cesso di trucco, avere i capelli unti e non "vaporosi" come
vogliono gli spot televisivi), e la constatazione di come rapi-
damente si giunga a un'osrnosi tra "stile di vita" e stile di
vestiario; tra modo di concepire l'esistenza e modo di auto-
presentarsi al prossimo.
Dopo il periodo - breve rna intenso - d'un recuperato (0
creduto tale) benessere; d'uno pseudo-boom economico; d'unresuscitato esibizionismo narcisistico e di effettivi status symbol
consumistici (dalIe pellicce ai teleforiini, dai Santo Domingo
aIle Seychelles) ecco che la "mazzata delle mazzette" (rna an-
che fuori d'ltalia: l' avvento dell'immigrazione, la terzomondiz-
zazione e soprattutto il crollo di muraglie non solo in cemen-
to rna soprattutto ideologiche) ha fatto sl che si verificasse un
brusco arresto di questa effimera e rinnovata "dolce vita".
Anzi, piuttosto che un arresto, una epochizzazione: una
messa tra parentesi degli aspetti pili estrinseci cui si era dato
libero sfogo; per giungere a un ritorno, anche questo piu
apparente Forse che reale, alIa seriosita sociale, alIa solidarieta
tribale; anche perche, in assenza dello spauracchio orientale,
dell'irnminenza d'un conflitto nucleare, era necessario trovare
un antagonista interno, 0 almeno un competitore che giusti-
ficasse questi nuovi comportamenti dimessi, autopunitivi, anche
se non pili ideologicamente esacerbati.
Ma, se il grunge originario - quello statunitense - puo
identificarsi, come tanti hanno gia affermato, con il nuovo
stile clintoniano, con la fine dell'assettatuzza era-Bush e del
trionfalismo reaganiano, quello che sta prendendo piede in
Europa, e in particolare nel nostro Paese, e di tipo legger-mente diverso: e limitate, mi sembra, a un rifiuto del perbe-
nismo borghese rna anche dell'impegno sinistrorso; e una fuga
25
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 13/72
da quanto ancora sopravvive della patriarcalira familiare -
contadina 0 proletaria che sia; e la decisiva debacle degli
ideali sociali e anche degli impegni politici, proprio come
risposta ai tanti - Forse troppi - dibattiti, "istrutrorie", "rossi
e neri", che vengono seguiti con entusiasmo e soddisfazione
dai cittadini pili maturi e responsabili, rna che vengono mol-
to spesso disattesi e trascurati dai pili giovani. Ai quali - inmancanza di Viet Nam e di Muro, di Mao e di Castro - non
bastano gli orrori della Bosnia a far sospendere la caccia al-
l'originalita basata sulla trasandatezza dell'abbigliamento "con-
dita" magari da un po' di unto e di sporcizia.
26
E ora che I'Europa irniri se stessa
Mi e stato chiesto recentemente, in una di quelle sciagura-
te interviste telefoniche, se credevo che la crisi del Golfo
avrebbe influenzato la nostra moda. Ho risposto che secondome - a prescindere dagli eventuali contraccolpi economici -
non ci sarebbe stato nessun influenzamento diretto. Contra-
riamente a quanto era accaduto anni or sono, al tempo della
"crisi petrolifera" quando andarono di moda acconciamenti
araboidi: tuniche, vestiti svolazzanti, calzoni e turbanti.
Perche questa risposta? Perche evidentemente la moda se-
gue e incoraggia turto cia che in qualche modo e "in auge".
Nel caso attuale e poco probabile che i "costumi" mediorientali
siano visti con simpatia: la gente non mostra abbastanza com-
passione per i tanti innocenti che vengono massacrati dagli
attacchi aerei (da chiunque provengano), e invece di cercare
di comprendere la mentalita di quelle popolazioni le rifiuta
senza trappe distinzioni.
Uno dei tanti esempi della scarsa equanimita degli uomini,
sia che si tratti di giudicare un avversario 0 un alleato, senza
mai tener conto del fatto che, di soli to, non sono le singole
popolazioni a essere colpevoli delle guerre rna i relativi gover-
nanti. C'e stato, a dire il vero, un, breve periodo in cui ci si
illuse che anche le "masse popolari" potessera dire la loro,
fossero in grado di agire per conto proprio, a dispetto del
volere delle aurorita governative 0 poliziesche: gli esempi diUngheria, Cecoslovacchia, Polonia, furono positivi, rna pur-
troppo dovevano rimanere piuttosto isolati.
27
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 14/72
Se dun que mi rifaccio alia domanda rivoltami releforiica-
mente, credo di poter ribadire che I' affermarsi d'un costume
o d'una moda si verifica il pill delle volte quando proviene da
Paesi, ambienti, istituz.ioni, rna soprattutto se gli stessi possie-
dono in quel particolare periodo un loro "fascino rnitopoietico".
Ecco il caso della predilezione per un certo costume an-
glos.sassone: per un lungo periodo, soprattutto in epoche pre-belliche, I' eleganza maschile vide nel Regno Unito I' esempio
masstrno da emulare; e non solo nell'abito, rna nell'uso di
alcuni cerimoniali: dal te al golf, dagli oggetti di cuoio ai
tessuti scozzesi '. 9-uel Paese rappresentava ancora l'Impero pili
potente che pOI inadeguatarnenre sarebbe stato sostituito dal
cugino parvenu d'Oltreoceano. Era logico, dunque, che 10"snobbisrno europeo" guardasse al modello "Commonwealth"
di modi e maniere come al migliore e pili seducente.
Dopo la seconda guerra, invece, l'invasione di aggeggi e
gadget statunitensi fu pili che comprensibile: si trattava di
accettare di buon grado quello che veniva proposto e spesso
app.arenter_nent.e "regalato" (vedi Piano Marshall) dalla grande
nazrorie vittorrosa e anche di scimmiottare Ie usanze della
stessa. Uri' analoga infatuazione, sia pure a scartamento ridot-
to, data la lontananza e la diversita di usi e costumi, fu in
seguito quella per il Giappone: qui di trattava di una nazione
economicamente vittoriosa e dunque degna di ammirazione e
di r.ic~nosci~nento .per i suoi sofisticati prodotti (tutte le per-
fettlSSlme diavolerie elertroniche) e anche per i suoi esotici
rituali (yoga, zen, ikebana). Quale sara, allora, il nuovo "target"
delle nostre ambizioni snobbistiche-consumistiche? Quale il
costu~e ~i vita, di vestiario, di arredamento, che saremo pili
portatl a imitate?
Come dicevo: non certo quello mediorientale, almeno per
ora guardato con sospetto 0, in parte tutt'al pili, con pietosa
a,rroganz~. No~ certo ~uello degli Usa dato che, scomparsa
1er.a dell eufona reganrana. non sernbrera pili degno dirni-
razrorie un Paese dove domina la recessione, e dove molto
dello srnalto, del glamour, dello stesso si e offuscato. E tanto
me no poi I'Oriente europeo, dopo che \ la perestrojka si e
appanna~a e dopo cm,ei pochi "oggetti di scarnbio" disponibili(Ie matnoske, qualche berretto di pelo) hanno fatto la loro
breve apparizione.
28
Non rimane, insomma, che I'Europa stessa. La vecchia Eu-
ropa. E venuto il momento, per il nostro dilaniato continen-
te, di Farsi forte dei propri usi e costumi, modi e mode, della
propria arte, della propria cultura. II fatta che la moda - non
solo dell' abito rna dell' oggetto d'uso, dell' arredo - sia partita
in questo secolo dalla Francia, sia poi filtrata in Scandinavia
(soprattutto per l'arredamento), si sia poi affermata in Italia(per l' abbigliamento e il design), dovrebbe far riflettere sui
fatto che spetti proprio all'Europa - piuttosto che aile Americhe
o all'Asia - di dettare legge nel campo del costume e dell'ar-
re, nell'immediato presente e nel prossimo futuro. La mia
non vuole certo essere una profezia rna piuttosto un auspicio.
Anzi un auspicio molto pili serio e ponderato di quanto non
appala.
Credo, .cioe, che sia il momenta giusto perche I'Europa -
pur tesaunzzando le differenziazioni etnico-linguistiche di tutre
le sue "Piccole Patrie" - si decida tuttavia a costituire un'uni-
ta non subordinata ad altre Grandi Potenze; e questo non
sol tanto in merito alia sua forza industriale ed economica, rna
anche e soprattutto in base alle forze culturali e artistiche che
deve e puo riuscire a esprimere. E questo, sopratutto se cesse-
ra di scimmiottare quanta avviene altrove e riuscira a imporre
al res to del pianeta, non tanto un suo dominio economico e
politico, rna un impiego culturale e artistico e dunque anche
un dominio in quel settore, in apparenza frivolo ed effimero,
rna in realta specchio di una profonda vocazione estetica, che
e la moda.
E ormai provato che, in un' eta come la nostra, il sincretismoe il benvenuto, come 10 e anche la mescolanza dei popoli.
Nulla. d.i peggio che voler mantenere una purezza europea
(che CIncorderebbe altre dramrnatiche "purezze razziali") quando
invece, dall'!br.id.azione dei costumi, dei colori, dei sapori,
provengono Icibi (non soltanto metaforici) pili sapidi e meno
indigesti.
29
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 15/72
Tentazioni Inpasserella
Fino ache punto so no sol tanto la pubblicita, il mercato, i
commerci, a regolare Ie sfilate della moda? Non ci sara alla
lora base una ragione pili prafonda socialmente e antropo-
logicamente; un nuovo aspetto che riguarda da vicino i nostri
comportamenti sessuali, positivi e negativi, attivi e passivi?
Che intendo dire? Che il fenomeno del defile (il Francese epili tagliente deil'italiano) e davvero un evento diverso da
quello di un passato anche recente; quando Ie modeste (e
caste) sfilare erano riservate in prevalenza a signore comme il
faut, pronte a ispirarsi ai modelli (che avrebbero fatto copiare
dalle sartine in giornata) 0 ad acq uistare, sed uta stante, I' abi-
to di haute couture perche erano in grado di indossarlo tale e
quale. Oggi Ie cose sono cambiate: poche Ie dame in grado di
gareggiare con Ie fattezze corporee delle modelle, sempre pilislanciate, pili anatomicamente perfette, pili superumane. Non
solo, rna il pubblico ormai e del tutto diverso: spesso pili 0
altrettanto maschile che femminile. E ancora: un'indubbia aura
di erotismo, esotismo, esibizionismo, traspare quasi sempre
da questi, che sono veri "spettacoli" (riel senso buono della
parola). 0 persino vere performance di "arte del corpo", di
body art. Ma e soprattutto I'esibizionismo - sfrontato rna
insieme contenuto - delle modelle a primeggiare: un esibizio-
nismo oltretutto lecito, legalmente autcihzzato, che cosritui-
see il primum movfns di un voyeurismo altretranto lecito e
"caste". Lo spettaco]o della sfilata (che, come e noto, ha rag-
giunto spesso i traguardi di un nudo quasi integral e) e al
30
tempo stesso una indubbia manifestazione estetica, rna e an-che la riprova di una sessualita sublimata, Forse pili perversa,
perche prornerte prede apocalittiche e peccaminose a un pub-
blico incerto tra il coinvolgimento estetico e la tentazione
erotica.
31
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 16/72
Le motivazioni della moda
Quali sono le motivazioni della moda in una data epoca?
E in particolare nella nostra? Un interrogativo al quale non e
facile rispondere. Si potrebbero risfoderare antiche teorie come
quella secondo cui l'uorno, sin dall'antichita pili remota, ha
curato il suo abbigliamento come uno dei pili importanti
elemen ti simbolici della propria condizione sociale. Cia che
oggi si definisce come status symbol e in definitiva sempre
esistito, sia che si trattasse di piume e tatuaggi di un capo
tribale, sia di uniformi con pennacchi e decorazioni di un
generale del medioevo, 0 anche del nostro evo.
Ma, se queste particolarita dell'abito - che un tempo, pili
di oggi, valevano a distinguere e discriminare l' appartenenza
dell'individuo (donna 0 uomo che Fosse) aile diverse classi
sociali, aile diverse professioni, arti e mestieri, eccetera - so noin parte decadute, con il livellarsi della societa, con la scorn-
parsa di certi privilegi di casta, dovuti alia nascita, al censo,
alia religione, eccetera, rimane comunque il fatto che anche
ai nosrri giorni la Moda non e solo un fenomeno frivolo,
epidermico, salottiero, rna e 10 specchio del costume, dell' at-
teggiamento psicologico dell'individuo, della professione, del-
I'indirizzo politico, del gusto ...
Dunque dobbiamo dare alia moda quello che spetta alia
moda, e, tenuto conto del suo peso sociale, estetico, cultura-
Ie, cerchiamo di scoprire come e in che modo si verifichino ai
nostri giorni quelle trisformazioni, quelle diversificazioni, quelle
tendenze che la moda subisce 0 impone. E per prima cosa
32
cerchiamo di chiarire uno dei problemi plu spinosi e plu
discussi in questo campo: cosa e chi fa fa moda? Ossia: come
avviene che, in un de term ina to periodo pili 0 rnerio lungo si
sia assistito all' avvento di una determinata moda piuttosto di
un'altra? Chi ha preso le relative decisioni? Chi le ha previste?
Chi Ie ha ostacolate? Chi Ie ha incoraggiate, finanziate, bci-
cottate? E fino ache punto e possibile intervenire contro ilpercorso della moda?
Dare una risposta univoca a questi interrogativi non e cer-
to agevole. Le stesse teorie a questo riguardo sono molteplici
e contraddittorie: vi e chi ancora sostiene che la moda sia
sempre "creata dall' alto", partendo cioe dai grandi stilisri, dai
grandi atelier, i quali emanerebbero Ie nuove "leggi" destinate
a imperare per quel breve (relativamente breve) periodo, e 10
farebbero soprattutto riguardo a quella che e la modacl'elite,
ossia la moda destinata alle classi egemoni, a quella che era, e
ancora in parte e, la haute couture. Moda, che, solo in un
secondo tempo, verrebbe a essere "abbassata" a livello di mas-
sa, copiata, imitata, ridotta al rango di pret-a-porter, fino a
diventare ubiquitaria, quasi in coincidenza con il verificarsi
della successiva ondata di moda nuova, diversa, neoformata,
sempre destinata ai pochi, agli eletti.
Un simile meccanismo effettivamente corrisponde a quan-
to avveniva in un recente passaro; quando ancora la classe
egemone, socialmente ed economicamente tale, era quella che
dava il via a un determinato costume. E basti qui ricordare
quanto avveniva nel Seicento e nel Settecento, quando era la
nobilta a dettar legge, in fatto di moda, seguita e imitatadalla grossa borghesia che veniva organizzandosi e prendendo
piede. (Si veda il caso buffonesco del Borghese gentifuomo di
Moliere del 1670 e i suoi affanni alla ricerca d' un corretto
abbigliamento che 10 facesse apparire nobile). Mentre il "po-
polino" ancora s' accontentava degli stracci, 0 tutt' al pili si
limitava a indossare i tradizionali "costurni popolari" traman-
dati, sempre identici, per generazioni e generazioni. E quindi
fuori da ogni "vera" moda.
Ma c'e anche chi e oggi d'un parere del tutto opposto.
Soprattutto dopo quanto si e verificato negli ultimi tempi. A
partire su per gili dagli anni Sessanta (dopo le cosiddette
rivolte giovanili del Sessantotto) la moda non ha pili seguito
33
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 17/72
pedissequamente l'itinerario sopra descritto; se ne e discostatabrutalmente per poi, come vedremo, ricaderci almeno in parte.
Abbiamo avuto, non 10 si dimentichi, il periodo pili 0
meno turbolento della "crisi generazionale", della rivolra ado-
lescenziale; abbiamo visto le nuove generazioni disprezzare gli
abiti e Ie abitudini paterne e materne. E magari risfoderare i
vecchi abiti smessi dei nonni conservati nella naftalina di
qualche solaio. (Caso tipico quello della veneranda camicia
da uomo col colletto staccato e il bottoncino metallico, riu-
tilizzata, 0 quel che e pili grottesco ricostruita ad hoc, rna
senza il colletto, secondo un gusto decisamente insano; e cosl
la camicia da notte con ricami della bisnonna utilizzata come
vesti to da sera).
E abbiamo assistito al ben nota fenomeno del casual che ci
ha abiruati a veder "contaminata" anche la moda da indumen-
ti, ammenicoli, oggetti, ricavati dall'uso giovanile, e ha reso
accettabili indumenti stazzonati, sgualciti, informi, che avreb-
bero fatto rabbrividire le persone "bene" di pochi anni prima.E per questa ragione che alcuni personaggi della moda
hanno affermato che ormai essa era "fatta dai giovani": inven-
tata da loro, e solo in un secondo tempo "sussunta" dagli
stilisti e in genere dalle grandi industrie dell' abbigliamento;
che dun que la moda veniva finalmente guidata non dall'alto
rna dal basso.
Anche questa seconda opinione e solo scarsamente convin-
cente: sappiamo troppo bene come molte tenute giovanili a
base di giubbotti, jeans, Tvshirr, salopette, rientrino in un
grossissimo giro d'affari e siano saldamente nelle mani dialcune ditte specializzate in questo settore. Per cui, quello che
in apparenza e una moda che "viene dal basso", in realta,
risulta, pure questa, diretta e organizzata dall'alto.
Niente, dunque, di "rivoluzionario" e di autonomo, anche
se qualche gruppetto giovanile si distingue per alcune parti-
colari acconciature, per l'uso di un determinato foulard 0 di
un particolare colore. II che non toglie che, effettivamente, ai
nostri giorni, regni una maggiore liberta di scelta e pluralita
di stili di quanto non accadesse in un ieri molto prossimo.
Allora, se le cose stanno come Ie ho descritte, chi, in defi-
nitiva sara il vero res'ponsabile di quella che e [a moda d' oggi
e di quella che sara la moda di domani?
34
Ebbene, e indubbio che ancora oggl 1 veri creatori e 1111-
ziatori di una determinata corrente "modale" sono gli stilisti.
E, tuttavia, anche loro finiscono per adeguarsi a quello che
potremmo definire 10 Zeitgeist, 10 spirito del tempo che do-
mina una determinata epoca 0 un tempuscolo di essa; cost
che spesso gli stessi "creatori", progettisti, della moda, diven-
tano intermediari, "manovrati dall' alto", dalle industrie, co-
stretti a subire Ie imposizioni altrui per ragioni economiche e
sociali.
Si prendano anche solo pochissimi esempi concreti. Come
mai abbiamo assistiro a un ritorno verso forme di abbiglia-
mento proprie degli anni Trenta? Come mai certi moduli di
tipo islamico si sono infiltrati nel nostro modo di vestire?
Come si spiegano certi lunghi tagli longitudinali delle gonne
che ricordano da presso indumenti estremorientali d' altri tem-
pi? Come si giustificano alcuni noti richiami aile divise mili-
tari, aile ten ute sportive? Come si spiega, nell' abbigliamento
maschile, una ripresa dell' abiro da sera, dello smoking, del
blazer? Potrei continuare questa elencazione e scendere in mag-
giori dettagli. Ma la risposta e univoca.Molti eventi pclitici, economici, culturali influiscono di-
rettamente 0 indirettamente sulla moda e sui costume, e pos-
sono essi stessi divenire "di moda".
Si prenda I' aumento d'interesse per i paesi arabi; i pericoli
e le restrizioni dovure alcuni anni fa alia crisi energetica; Ie
vicende drammatiche delle Brigate rosse, eccetera: sono tutti
fenomeni che s'impongono all'attenzione del pubblico e che
vengono captati da coloro che sono deputati alia creazionedella nuova moda.
E dunque ilpili delle volte un parcellare elemento estrinseco
a dare il via, a offrire 1 0 spunto, per quella data idea che
dovra convertirsi in un modello stilistico, in un particolare
colore, in un disegno stampato, in una trama ... E questo
elemento che viene "da fuori" potra essere persino la "rnoda"
di un best seller, di una corrente filosofico-psicologica (psica-
nalisi, semiotica, astrologia), 0 la moda di uno sport che
porta con se differenziazioni dell' abbigliamento (skate-board,
windsurf, sci, golf), per cui si vedranno "stingere" alcuni pez-
zi dell'abbigliamento sportivo in occasioni che di sportivo
non hanno nulla: giacche a vento di lame, finti calzoni "da
35
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 18/72
cavallo", tute tipo subacqueo; uso della gomma 0 della pelle
dove funzionalmente non c'entrano.
Un altro fattore, meno appariscente, rna pure esso essen-
ziale, sara il rapporto costante, anche se sotterraneo, con coeve
tendenze artistiche. I rapporti tra moda e "arte pura" sono
quanto mai intirni, anche se di soli to non vengono presi in
considerazione dagli specialisti dei due settori, entrambi diffi-denti de! lavoro altrui.
Chi non ricorda, per esempio, l'epoca dei tess uti stampati
arieggianti l'arte op (ossia quelli che si basavano su reticoli
geometrici, SLl bande alternate bianche e nere, su effetti otrici
tipo moire, spesso illusionistici, come avvenne attorno agli
anni Cinquanta e che avevano invaso l'Europa)? E chi non
ricorda una certa yoga de! disegno "astratro", magari realizza-
to direttamente da alcuni artisti ce!ebri di quell' epoca come
Capogrossi, Mir6, Vasare!y, Pomodoro, eccetera?
Vi e stata senz'alrro, ed e facile rintracciarne le origini, una
moda pop all' epoca in cui questa grande corrente pi ttorica
americana aveva avuto successo attorno agli anni Sessanta,
come vi e stata una moda "naturalistica" nei disegni e nei tipi
di tess uti d'un periodo successivo, e in seguito una moda
punk, una moda rock, country, eccetera.
Per concludere (rna una vera conclusione ne! campo della
moda non ci potra mai essere perche e caratteristico della
moda essere sempre mutevole e scoprire sempre nuove possi-
bilita e nuovi approcci): dobbiamo affermare che la moda e
solo parzialmente autonoma, anche se molto spesso e lei adettar legge persino al gusto in apparenza pili sofisticato e
personale.
Tentare di sfuggire ai dettami modali vigenti in una data
epoca e estremamente difficile e si contano sulle dita i casi di
persone che siano capaci di essere totalmente "fuori moda"
(rnai pero demodes). Proprio perche e difficile sottrarsi a certe
costanti fissate dalla moda in un determinato periodo: quan-
do le sottane sono pili lunghe 0 la vita pi,u alta, 0 le spalle
pili ampie e imbottite, 0 pili cascanti, la s~ollatura pili pro-
fonda, eccetera; quando i tessuti sono pili gonfi 0 pili aerei,
quando domina il n ude lo ok 0 viceversa, sara molto arduo che
qualcuno, anzi qualcuna, osi infrangere tutti questi dettami e
36
questi tabu. Petra tentare, se ha fantasia e gusto, di non
adeguarsi a tutti quanti, di infrangerne qualcuno (ed e quan-to si vede accadere da parte di alcuni pili audaci stilisti e di
singole personalita molto spiccate), cos) da risultare originale
que! tanto che basta a rientrare ne! rango della moda corrente
e vigente, e al tempo stesso a non risultarne succuba.
Ed e questa, credo, la massima aspirazione di ogni donna,e anche d' ogni uomo, che ci tenga a essere e!egante: accettare,
rna non fino in fondo, i dettami della moda de! giorno, fare
de! demode un fattore di rinnovamento, e contribuire con la
propria fantasia ad attivare quella che e l'intonazione globale
della moda di quel dato periodo.
37
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 19/72
La moda: costanti e incostanti
Che la moda sia una delle pili tipiche espressioni della
creativita nostrana (e anche una delle risorse economiche pili
rilevanti)
estato pili vol te sottolineato. E a ragione. Ma spes-
so senza che ci si sia resi conto che non si tratta, come molti
ritengono, d'un forzato abbandono delle grandi tradizioni arri-
stiche e culturali del nostro Paese, rna anzi, in un cerro senso,
d'un recupero delle qualita espressive del nostro passato stori-
co. In altre parole: se le "Grandi Arri" (pittura, scultura,
architettura) sono effettivamente in momentaneo deciino, oc-
corre riconoscere che il design, e appunto la moda, hanno
saputo rimpiazzarne la preminenza con tutta l'originalita pos-
sibile e immaginabile.
Ma come dobbiamo considerare la moda, quale ci si pre-
senta attualrncnte e quale ci sembra possa presentarsi nell'irn-
mediato futuro? E pili lecito essere profeti in un settore poco
"serio" dove un errore di preveggenza non e poi tanto grave.
Ebbene, qualcosa e sicuramente mutato anche in questo set-
tore negli ultimi tempi. Se i nostri grandi stilisti conservano
(e conserveranno, confidiamo, anche in futuro) la loro posi-
zione di punta; se abbiamo assistito a un omaggio addirittura
planetario per uno di loro, in occasione della scomparsa di
Gianni Versace; se abbiamo notato piu volte come i nomi dei
nostri maggiori designer fossero associati strettamente ai fasti
e ai nefasti di persortaggi famosi non solo per ragioni mori-dane rna anche strettamente culturali, dobbiamo, per contro,
riconoscere che non assistiamo pili a quella "caratterizzazione
38
epocale" che vigeva ancora un paio di lustri or sono in questo
settore. Che intendo dire? Che e finita l'epoca dell' affermazione
univoca di una determinata moda (riel senso di moda vesti-
mentaria rna anche di moda culturale). Si pensi alla moda
della minigonna 0 a quella del nude look, a quella degli "spac-
cati" per la longuette 0 dei blazer in velluto a coste, a quelle
del casual 0 della haute couture, del solo nero 0 del soloviola ... In altre parole gli anni Novanta, e probabilmente pili
ancora gli anni Duemila, ci avvezzano ad accettare, quasi con
indifferenza, tanto l'eterna minigonna stretta, quanto l'ampia
gonna a crinolina, tanto il pantalone svasato quanto il gam-
baletto 0 il calzettone.
Forse una volta di pili la "vera signora elegante" sara quella
che evira la banda di pelle nuda a mezza vita, atta a sottolineare
un ombelico magari "pierciato" (e utile solo per future pleu-
riti 0 coliche reriali): oppure I' abito trasparente, in assenza di
seni di dimensioni moderate e non siliconati. Ossia sara quel-
la che, pur addentro negli ultimi dettami della moda d'anna-
ta, sapra differenziarsene. E appunto per questo risulrera ori-
ginale.
Ma, al di la di un' eleganza elitaria che spesso esula quasi
total mente dalla moda del momento, esiste l' eleganza di chi
sa utilizzare Ie invenzioni dell'ultirna stagione nel modo rni-
gliore.
Insomma, quello che vale per chi puo permettersi di ricor-
rere alla pili alta couture, vale anche per la piu modesta ragaz-
za di campagna che scelga il suo pret-a-porter secondo le indi-
cazioni della stampa 0 delle sfilate viste alla TV.
Solo il concorso tra la fanrasiosita degli stilisti e quella del
pubblico femminile permette, a tutta la popolazione d'un Paese,
di risultare pili 0 meno elegante. Lo possiamo constatare tan-
to in alcune donne di paesi africani e indiani, anche poveris-
sime, perfettamente "stilizzate" nella scelta dei loro scialli 0
dei loro drappeggi multicolori, portati con innata leggiadria,
quanto in molte ragazze del nostro paese, anche di villaggi
remoti, che, dobbiamo riconoscerlo, battono di gran lunga
quelle di tante altre nazioni europee. A dimostrazione che la
moda fa parte davvero dell'''immaginario antropologico" diogni popolo e di ogni nazione.
39
. . .
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 20/72
L'uomo e la moda
Credere che la moda sia qualcosa di esclusivamente femmi-
nile, ossia che di moda si possa parlare soltanto riguardo
all'abbigliamento della donna, e altrertanto sbagliato come
credere che tutto cio che ha attinenza con la moda sia solran-
to edonismo, frivolezza, snobismo. E invece proprio il contra-
rio: la moda riguarda (e come!) anche l'uomo, non da oggi
rna da sempre. Anzi, in passato era quasi pili importante -
politicamente, socialmente, professionalmente - la moda del-
I'uorno di quella della donna. (Si pensi alle toghe romane,
alle uniformi militari con pennacchi e galloni, agli abiti talari
e ai paramenti sacri coi loro tipici colori rituali; rna si pensi
anche alle antichissime acconciature tribali dei santoni, degli
sciamani, dei capitribu pili selvaggi).
La moda costituisce un problema tutt' altro che frivolo,perche affonda le sue radici nella religione, nella politica,
nell' arte. Interessarsi ai problemi della moda, percio, anche a
prescindere dagli aspetti economici oggi cos) rilevanti, e, per
la produzione italiana, vitali, e un argomento che incide nelle
strutture del costume, della societa, del gusto.
Che in t endo affermare con queste semplici proposizioni?
Che l'uomo, come e pili della donna, deve avere 0 acquisire
una "coscienza del fenomeno moda", L'assenza di tale co-
scienza e della relativa conoscenza, non p h o che avere risulta-
ti controproducenti'l e persino pericolosi. Un uomo che non
sia consapevole di che cosa significa la moda rischia di finire
rivestito d'orbace (come accadde a molte persone, pili che
40
altro ingenue, durante il ventennio nero), 0 rischia d'indossa-
re un'uniforme pseudomilitare che 10 rende soltanto ridicolo
(come e accaduto in rnolti regimi dittatoriali), proprio perche
non tiene conto del vecchio adagio che "1'abito non fa il
monaco", e non si accorge quanto sia pericoloso fingersi monaci
senza averne irequisiti.
Per un analogo fenomeno d'inconsapevolezza circa gli ef-fetti dell' abito, accadra che grassi commendatori 0 cavalieri
del lavoro indossino (oggi e meno probabile che 10 facciano)
i jeans dei figli 0 nipoti, illudendosi cos) di essere a fa page 0
di riconquistare un' adolescenza perduta.
Dunque: essere consapevole dei valori e dei lirniri della
moda e fondamentale anche per il maschio. II quale non
cerchera di scimmiottare la donna alla ricerca di frivolezze
che non gli competono, rna cerchera di adeguare il suo abbi-
gliamento a quello che e il suo carattere, la sua condizione
sociale, la sua professione. E porra, anche con un po' di
agili ta mentale e di astuzia, servirsi dell' abi to per crearsi uno
status symbol efficace a seconda delle diverse occasioni che
gli si presenteranno e a seconda delle diverse situazioni che
dovra affrontare.
Si reridera conto, cioe, come un tipo di abbigliamento
possa giocare a suo favore non solo per la conquista di un
cuore femminile, rna per la conquista di un posto di lavoro, e
come possa riuscire prezioso non solo per sfidare il gelo in-
vernale 0 il caldo estivo, rna per apparire credibile di fronte ai
suoi dipendenti 0 ai suoi superiori, per sgominare rivali econcorrenti.
L'''essere di moda" si estende, del resto, non solo al vestia-
rio, rna anche all' arredamento della propria casa, del proprio
ufficio, all 'intera organizzazione della propria vita, all 'adozione
di determinati usi e costumi.
Credo che questa sia, in definitiva, la principale differenza
tra la moda vista dall'uomo e dalla donna: se per questultima
la moda e soprattutto un fattore di esaltazione estetica (e
sessuale) della propria persona, per I'uomo e un "fattore di
consapevolezza del proprio ruolo". Guai a chi ignora il pro-
prio ruolo, importante 0 modesto che sia, a chi si arroga un
ruolo che non gli compete: e facile che Ie cose si mettano
41
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 21/72
male. Ma che c'e di pili significativo, come marca di ricono-
scimento d'un determinato ruolo, dell'abito che uno indossa?
II medico senza camice, l'ufficiale senza divisa, il prete senza
tonaca (0 almeno clergyman!), 10 sportive, il giudice, 10 scien-
ziato, senza certi particolari "segnali vestirnenrari", perdono
buona parte della loro "credibilita". Una volta di pili I'aspetto
semantico del vestiario (ossia il significato, palese 0 nascosto,dell'abito, ma anche dell'ornamento, del mobile, del compor-
tarnento) di cui ci si vale, costituisce uno degli elementi de-
terminanti per il rapporto e gli scambi tra gli individui, per-
sino per un'agevole e non equivoca partecipazione dell'uorno
alla Cosa Pubblica.
42
Moda tra colore e struttura
Quali sono le componenti essenziali della Moda?
E quali sono i suoi rapporti con la societa, con I'arte, con
il costume? Interrogativi cui non
efacile rispondere, e che
rischierebbero di trascinarci per meandri quasi insondabili.
Eppure, a chi guardi oggi, in un momento socialmente e
politicamente difficile, al panorama della moda attuale, non
puo sfuggire un fatto decisivo: come l'attenzione per l'abito,
per il modo di vestire e di "rnascherare" il proprio corpo (non
solo femminile ma anche maschile) sia particolarmente acuto.
Quasi a dimostrare che I'abbigliamento - al di la dei suoi
valori pratici, igienici, estetici - presenta valori che trascen-
dono quelli della mera piacevolezza, del mero lusso. E allora
ci accorgeremo anche che, tra Ie componenti essenziali della
moda, la struttura e il colore sono quelle che dominano in-
condizionatamente.
Struttura, che e da intendere come una qualita globale di
dar forma (e significato) a un abito, a un qualsiasi particolare
dell' abbigliamento. Una forma che abbia in se Ie caratteristi-
che che I'ormai popolare vocabolo tedesco definisce Gestalt:
ossia una forma globalmente strutturata e pregnante, carica,
dunque, di peculiari "significati", non solo esretici, ma psi co-
logici, sociologici, di status symbol.
Colore, che e I'indispensabile "cornpanatico" d'ogni forma,
e che, nel caso della moda, e paragonabile al bouquet duncelebre vino, 0 all'aroma d'una particolare speZla capace di
rendere pili gustosa una pietanza altrirnenti insipida.
43
~--
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 22/72
L'uso, moderato a eccessivo, del colore, subisce, ha sublro
e conrinuera a subire Ie pili incredibili oscillazioni: da rno-
nocromo a variopinto, da serio a frivolo, da decorativo a
"strutturale", E solo di ieri, per esempio, I'adozione decisa-
mente programmata del violetta. Questa tinta che la moda
aveva messo al banda per ragioni superstiziose e che, invece,
appena adottata dalla haute couture internazionale, e dilagatafino a raggiungere le pill umili imitazioni provinciali dei pili
diffusi pret-a-porter.
Qualcosa d'analogo si puo dire, del resto , del bianco e del
nero a seconda dei casi considerati come "assenza di colore"
0, viceversa, come parte integrante della gamma cromatica di
una stagione, di una collezione.
Ma, se il colore costituisce I'indispensabile flavour d'ogni
abita e d' ogni indumento, e proprio la struttura che ci si
rivela quale vera parametro d' ogni costruzione modale.
Ne abbiamo esempi significativi: la severa linea che Armani
ha adottato in rnolte delle sue creazioni, pur nella variera del
colore e dei tessuti; la strutturazione rigida, rna proprio per
contrasto risultante "frivola", del doppiopetto capovolto di
Ferre (che ovviamente non ci auguriamo di vedere adottato
anche dagli uomini e che invece acquista, in un abita femmi-
nile, una equivoca fanrasiosita): la sagoma svasata dai lucidi
revers d'un abito di Ferre, nella sua ripetitivita circolare che
viene a costituire quasi una sorta di gigantesco caleidoscopio;
e finalmente, I'abita a imitazione di una uniforme asburgica
(inventata da Versace) che I'attuale reviviscenza di costurni e
nostalgie imperiali ha reso possibile. Questi pochi casi nonsana tuttavia che un esempio, significativo rna non insolito,
di quanta ho affermato pill sopra. Oggi, come ieri, la moda elegata ad alcune motivazioni storiche, sociologiche, artisriche,
che ne determinano, sia pure indirettamente, i canoni: fragili
canoni che sana tuttavia Ie spie d'un gusto anche artistico,
d'una situazione anche sociale ed economica.
La studio del sorgere e del tramontare di tali motivazioni
e l'unico mezzo per valutare Ie ragioni profonde di certe rno-
dificazioni del costume che altrirnenti sar~bbero inspiegabili.
II fatto di considerate questa studio non solo come qualcosa
di epidermico e di futile, rna come qualcosa di profondamen-
te ancorato aile maglie del tess uta (in questa caso non di un
44
abita m~ della societa nella quale viviarno) ci permette di
valutare 1 1 fenomeno della moda e Ie sue metamorfosi come
punta di riferimento per la nostra conoscenza dell'uomo (e
della donna, ovviamente!) e addirittura per una maggior com-
prensione della civilta entro cui siamo venuti a trovarci situati.
45
•
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 23/72
La moda degli stivali
Poco conta che oggi i prodotti in pelle a in cuoio siano
saliti aile stelle, che alcuni generi di calzoleria abbiano quin-
tuplicato il lora prezzo rispetto a un paio d' anni fa; la moda,
can i suoi inflessibili dettami, ha deciso che le donne doves-
sera portare alti stivaloni di cuoio e ormai da alcuni anni equesta uno dei costumi dominanti.
Dopa una prima fase ancora rirnida (che poteva anche
essere scambiata can una ripresa dello stivaletto fin de siecle),
e dopo una seconda fase, in cui 10 stivale femminile, reso pili
assurdo da un altissimo tacco (0 peggio da un vera e proprio
coturno), era servito ad alzare la statura, restando pero quasi
nascosto dalle larghe cam pane dei calzoni che 10 sopravan-
zavano, la moda dello stivale e esplosa, a ri-esplosa, in pieno.
E ormai can una varieta di materiali che vanno dal cuoiograsso e chiaro, al vitello rovesciato e scamosciato multicolo-
re, fino al pili triviale esemplare in similpelle lucida, e magari
bianca, sempre accompagnato dalla suola e dai tacchi di para
a di gamma.
Ma quello che qui rni preme non e certo di precisare i
diversi tipi e sottotipi d'un costume ormai affermato, quanta
di cercare di decifrarne [e motivazioni, pili omena prafonde.
Che 10 stivale possa essere utile e anzi indispensabile - per
cavalcare, per pescare, per cacciare, per p'asseggiare in mezzo
al fango delle corisuete alluvioni a nelle savane esotiche infe-
state dai serpenti _1 non e dubbio. Ma che uno stivaletto
ponato in piena estate e in clima mediterraneo, 0 la sera can
46
abiti lunghi, non abbia nessurussrrno scopo, se non quello di
far parte d'una moda imperante, e altrettanto certo. Se ne
stupid soltanto chi ancora crede che la moda sia funzionale
mentre 10 e solo in rarissimi casi. Anzi, l' essere di moda
coincide spesso can la non funziorialira di un tipo di abbi-
gliamento.
E allora quali le possibili motivazioni dell'odierna moda
stivaliera? Forse un ricordo tardivo del Divino Marchese, oggi
cos) "di moda"? Forse nostalgia di macabre celebrazioni naziste,
rinfocolate da recen ti film sull' era hitleriana? Forse un' ondata
nera che si oppone all' ondata rossa: gli stivaletti padranali
sadico-elitari contra i valenki di feltro proletario, dominatori
della Rivoluzione d'ottobre? Oppure una delle tante sfaccet-
tature del femminismo che tende a virilizzare la donna; 0
anzi, un travestitisrno femminile can ovvie implicazioni lesbi-
che? 0 uno dei tanti tentativi di moda unisex, che, pero, in
questa casa riguarda pili un sessa che l'altro, perche ha rubato
all'abito maschile un capo che questultimo non usava pili senon per ragioni strettamente funzionali e che solo negli ultimi
tempi e stato a sua volta rimorchiato dalla yoga femminile?
Ma forse, pili semplicemente, un altro degli infiniti artifici
per nascondere le imperfezioni corporee compiendo al tempo
stesso un'operazione di "sostegno psicologico". Non c'e dub-
bio che, rivestite, corazzate, accarezzate dallo stivale, le gam-
be di qualsiasi donna, che non sia addirittura deforrrie, ci
guadagnano: lasciano sperare un contenuto che il contenente
solo in parte rivela. Non solo, rna rinverdiscono in tutt' altra
forma quel feticcio del piede, quel tabu della caviglia, che fu
alia base delle pulsioni libidiche tardottocen tesche. Questa,
forse, una delle ragioni pili autentiche dell'artuale moda, cui
si allea la circostanza purtroppo tragica dell'ondata di seque-
stri, di ratti, di stupri, che dalle cranache della stampa e della
televisione filtrano e stingono sulle pagine patinate e lucci-
canti delle grandi riviste di moda; e che, del resto, trovano il
lora pendant romanzato nelle eraine dei fumetti pornoneri
dai nomi walkirieggianti che gremiscono le edicole.
Limmagine d'una donna virile, corazzara di tutto punta e
in grado di sferrare calci negli stinchi (e altrove) al momento
giusto, puo aver avuto la sua parte in questa scelta dettata in
apparenza sol tanto da ragioni edoriistiche.
47
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 24/72
Come si vede, i modi e Ie mode, anzi i modi di questa
moda, sono molti, e Ie varie ipotesi han no tutte una certa
verosimiglianza. Intanto, si assiste a un fenomeno economico
curioso: costano spesso meno gli ampi stivaloni in cuoio delle
sottili e smilze scarpette, anche se con la pelle dei primi si
potrebbero confezionare dieci paia delle seconde.
'\
48
Camuffarsi
Un negro con la tiara su cui splende il simbolo femmin i-
le ... Un volto maschile quadrigliato tra due mezze maschere
che 1 0 incorniciano ... Un gruppo di uomini fasciati di bende
chirurgiche che ricordano le antiche performance di GunterBrus ... Un astronauta, nella sua tuta spaziale di gomma bian-
ca, che danza con una donna severamente vestira di nero, ma
a gambe nude; rnentre, sullo sfondo, un incappucciato in tuta
scarlatta esibisce l'ampio torace villoso ... Una "donna a stri-
see", dalla tuta di maglia zebrata e dal vol to pure a strisce
disegnate orizzontali. Una sorta di guerriero con la faccia rico-
perta di lamine bronzee, e un ampio manto dorato ... E, anco-
ra, un giovane paludato in una tunica blu notre, con grandi
occhialoni da motociclista e un terzo occhio sulla fronte ...
Questi non sono che alcuni dei pili gustosi camuffamenti,colti in un locale notturno dei nostri giorni, in una citra
europea che puo essere Parigi, ma anche Londra 0 Milano. E
ho detto "camuffarnenti" perche non si tratta di indumenti
carnevaleschi 0 scelti appositamente per una Festa in costume,
ma di comuni abiti serali, naturalmente indossati apposta per
esibirli in un locale norturno, un "club 54" 0 una qualche
discoteca.
Come si vede siamo ben lontani dai tradizionali pierrot,
arlecchini, colombine, ma anche dalle pili recenti e pili util iz-
zate mascherature che sono sempre esistite e che si sono sern-
pre ispirate a qualche elemento del folklore, della politica 0
della cronaca. Siamo invece, salvo l'ormai scontato astroriau-
49
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 25/72
ta, in un mondo di travestirnenti che ha ben pochi legami
con quello d' altri tempi, anche molto vicini a noi.
Cos a ci sorprende, insomma, in queste accoriciature, spes-
so molto sernplici, Forse improvvisate, rna comunque singolari
e anomale? Una cosa, innanzitutro: la loro originalita. Che eForse in parte influenzata da una certa atmosfera mediorien-
taleggiante e fantascientifica, rna anche da un certa yoga rnisti-
cheggiante (i] "terzo occhio": l'occhio pineale della veggenza,
che invano i drogati sperano di risvegliare, e che qui viene
addirittura applicate sulla fronte come un segnale del traffi-
co). 0 forse, si tratta pure, in qualche caso, di un gusto
sadico-truculento: gli individui fasciati di bende bianche, l'uo-
mo con la tuta rossa, ma anche di un deciso rifiuto delle
futili esibizioni d'un tempo, basate soltanto sul nudo 0 sulla
rice rca di acconciature troppo "artistiche" e decorative.
In altre parole, si tratta del "mascheramento per il masche-
ramento": un fenomeno che ha sempre trovato, nel carnevale
e in occasioni analoghe, it suo luogo deputato; ma che ora,almeno a partire dagli ultirni carnevali di questi anni, ha
continuato a verificarsi un po' dappertutto, con incredibile
slancio, senza che ness una organizzazione "mercantile" 1 0 in-
coragglasse.
Anzi, abbiamo assistito a un fenomeno abbastanza singola-
re per la sua coincidenza ma, non credo, ne previsto ne pro-
grammato espressamente. Tutta una serie di abiti pret-a-porterpresentati negli ultirni tempi che sembrano fatti apposta per
suggerire la mascheratura pili che l'impegno a indossare un
vestito "alla moda", nel senso tradizionale.
L'elemento del travestimento, dunque (solo in minima par-
te quello del trauestitismo, in questo caso), costituisce Forse it
pili significativo parametro di una certa moda attuale, che,
logicamente, non vuole affatto sopprimere [e esperienze ca-
sual tuttora accettabili, ne quelle pili sofisticate delle Grandi
Collezioni Internazionali. Una moda che sviluppa, spesso con
mezzi propri, con aggiunte fantastiche autoprodotte, quell'in-
dirizzo al travestimento e al camuffamento, aHa modificazio-
ne violenta 0 addiritrura alla obliterazione della propria iden-
tita consueta che, in questo scorcio di stagione, costituisce la
nota dominante d'un 'certo costume notturno.
La moda del travestitismo
Uornini che si atteggiano a donne, che si vestono, si true-
cano, si acconciano femminilmente, sia perche tendono a con-
fondersi con l' altro sesso, di cui amana assumere 0 mimare le
caratteristiche sessuali, sia perche c'e in loro una componentefemminile innata, anche in assenza d' ogni esplicita tendenza
omosessuale. Il fenomeno del rravestitismo non e di ora, madi sempre. Oggi, pero, riveste (e proprio il caso di dido, fuor
di metafora) un carattere peculiare, perche si estende spesso
anche alla donna. Ma non intendo accennare qui alla donna
che ama travestirsi da uomo, it che e scontato e ha fatto, in
un certo senso, it suo tempo. Non siamo pili, per fortuna,
all' epoca delle suff~agette che credevano di dover~,i vestir~ e
comportare mascolmamente per accampare una plu che glU-
stificata "eguaglianza di diritti" con gli uomi~i. Oggi c'e un
altro genere di travestitismo b.is.ess.uale: possl,amo o~s~r:are
spesso uornini, decisamente vestrti ~l paramentl fe~~l~dl tra
i pili originali e clamorosi, l~ CUl p~rtner. femmmlh. sono
altrettanto sfarzosamente rivestite. Ossia vediamo copple che
amana inalberare travestimenti che potremmo considerare am-
bisessuali 0 bisex, proprio perche la disparita tra idue sessi eandata attenuandosi e it gusto degli stessi per l 'abbigliamento
e andato uniformandosi. II che non significa che in un pros-
simo domani si assistera alla generalizzazione di abiti maschili
arieggianti quelli femminili a~che tra uomini ~olitici" imp ie-
gati, operai (pur se non, displacereb.be ve?~re .1 nostn. parla-
mentari con abiti un po meno terri e pnvl di fantasia), ma
50 51
. . .
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 26/72
significa che, gia oggi, appena le circostanze 1 0 concedano, si
puo assistere a curiosi travestimenti che sono abbastanza diver-
si da quelli adottati in circostanze abnormi, in feste carneva-
lesche e mascherate. Oggi vige, molto pili netto, il principio di
un autentico travestitismo inteso come volorita e aspirazione a
sopraffare il tipo di abbigliamento limitato da quelli che nor-
malmente sono considerati gli "attributi" di un determinato
sesso, accentuando fino allo spasimo quel genere di accoricia-
tura, di trucco, di decorazione, che puo suscitare nel pubbli-
co dubbi attorno al sesso di chi 1 0 indossa. Che puo, cioe,
creare quel genere di arnbiguira circa la vera identira sessuale
di chi se ne avvale, e che viene a costituire una delle cararte-
ristiche pili inedite di questo preciso periodo storico.
In altre parole: non credo che questa tendenza, del resto
tuttaltro che generalizzata, sia da considerare come un globa-
le inclinare del maschio verso caratteristiche femminili, ne
tanto meno una pretesa dello stesso di rivendicare un diritto
alla "decorazione", un tempo cost diffuso anche nei costumidel sesso "forte", q uanto, invece, l' attuale appiattimento di
certe distinzioni sessuali e Forse un'inequivocabile "femmi-
nilizzazione" del maschio che, accostandosi nel vesti to alla
sua partner femminile, finisce per identificarsi con la stessa.
52
La moda del nudo
Esiste an cora quello che un tempo si definiva "naturale
senso del pudore"? 0 piuttosto, quel senso, del tutto "irin atu-
rale", e tornato a essere come era prima che Adamo ed Eva
cogliessero il famoso frutto proibito?
Entrambe le ipotesi sono errate: c'e ancora chi si vergogna
se il suo costume da bagno non copre a puntino alcune parti
del suo corpo (un tempo si parlava di pudenda, ossia di parti
di cui bisogna vergognarsi). D'altro canto ci sono intere cul-
ture (si pensi al Giappone) che tradizionalmente ignorano e
hanno ignorato la vergogna del nudo e, quel che pili conta, il
senso del peccato legato al sesso. Mentre, magari, hanno avu-
to, e hanno Forse ancora, una profonda coscienza di altri
doveri e di altre trasgressioni agli stessi ben pili peccaminose
(di quelle sessuali): quell a, per esempio, di non contraccarn-biare i favori ricevuti, 0 di non ottemperare a un obbligo
contratto.
Comunque sia, negli ultimi anni la liberalizzazione del nudo
ha trasformato tutta una radicata tradizione ottocentesca e
vittoriana. Una serie di tabu so no crollati. Sono cad ute le
fettuccine nere che sistematicamente obliteravano i pili inrio-
centi capezzoli su ogni manifesto cinematografico 0 su ogni
rotocalco. Ma, soprattutto, e caduta la convinzione d'una col-
pevolezza inaudita, d'una peccarninosita morbosa che accorn-
pagnava ogni svestizione del corpo. E, in concomitanza conquesta scomparsa, credo che stia per scomparire anche l'altro
rovescio della medaglia: l'inno encomiastico per il naturismo,
53
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 27/72
il vero 0 falso entusiasmo per un' esibizione casta, controllata,
puritana, del proprio corpo. La famigliola: padre, madre, figli
e, perche no?, suoceri e nonni, tutti in tenuta adamitica,
sempre irrevocabilmente nudi sotto i temporali e la grandine,
destinati a far ritorno aile loro case e ai loro vestiti, pieni di
bronchiti e di diarree estive.
Ricordo, anni fa, quando ancora Ie scogliere dalmate 0
greche non pullulavano di nudi d' ambo i sessi, di essermi
inoltrato in un campo di nudisti jugoslavi: spettacolo non
dico raccapricciante, ma decisamente penoso. Niente di pili
squallido d'una famigliola sistematicamente nuda che siede
attorno al desco, sbrodolandosi la minestra 0 la salsa di po-
modoro sui seni penduli, sulle cosce irsute.
Per ammirare il nudo occorre avere attorno a se un pubbli-
co vestito, 0 quasi. L'uomo, bipede irnplume (come si suol
dire), se Fosse davvero fornito d'un ricco piumaggio, non avreb-
be bisogno di vestiario; rna la "scimrnia nuda" (altro sciocco
slogan) sta sempre meglio vestita. Perlomeno "vestita di idee"
se non di veri e propri indumenti. In definitiva: ben venga la
liberalizzazione del corpo nel cinema, nel teatro, sulle spiag-
ge, a togliere I' antica "sere di nudo" che torturava adolescenti
e vegliardi mediterranei, facendogli invidiare le gelide spiagge
nordiche. Ma non sia neppure troppo diffusa, per non elirni-
nare del tutto la soddisfazione di toglierci (e togliere agli altri
e aile altre) i vestiti, quando I'occasione sia propizia.
Credo, a questo punto, che sia opportuno sottolineare an-
cora una volta (anche se 1 0 si e fatto spesso) la sostanziale
differenza che c'e tra esposizione "non maliziosa" d'un corponudo e vero e proprio esibizionismo pornografico.
Pornografico puo essere anche un corpo completamente
vestito, e 1 0 puo essere anche la fotografia di un cadavere
insanguinato 0 di un ferito rantolante come oggi tanti roro-
calchi e tanti filmati si compiacciono di presentarci. La vista
di un nudo "norrnale", una volta caduti i tabu dell' eta vit-
toriana 0 d'una falsa morale bigotta, non dovrebbe pili scori-
volgere nessuna mente, ne adolescente, nesenile. Se poi qual-
che giovane inesperto (ammesso che ancora ne esistano) 0
qualche vegliardo lasdvo continuera a dar la caccia a giornalettipornografici 0 a filmetti cocbons, questo non deve essere preso
a pretesto per condannare innocenti fanciulle che prendono il
54
sole (sempre che non siano di sgradevole aspetto!) 0 per creare
pettegolezzi sui nude look d'un abito da sera.
Senza voler esaltare I'assenza di vestiti (e i primi a dolerse-
ne sarebbero proprio i creatori della moda) credo che si possa
facilmente ammettere come la caduta del "tabu del nudo" sia
stata benefica, soprattutto nei paesi mediterranei: 1 0 prova la
scomparsa di quegli aspetti ridicolmente provocatori che Ieplatee, specie meridionali, presentavano. Non pili gridolini
d'eccitamento, fischi d'approvazione all'apparire del pili rni-
nuscolo seno, del pili casto bacio. Anche se la liberalizzazione
delle immagini non sempre coincide con quella dei compor-
tamenti, non accadra pili che un giovane giunga aile nozze
senza aver mai potuto contemplare un nudo femminile (e
viceversa) .
Le recenti sfilate di moda, del resto, con l'imperversare del
nude look (0 del nudo tout court), mi costringono ad alcune
considerazioni, non gia circa il "comune senso del pudore"
(che, come e noto muta col mutare dei tempi e che e certa-mente in calo costante), rna piuttosto attorno al "cornune
senso del dis g usto" .
E mi spiego: un tempo era quasi obbligatorio (e dovrebbe
esserlo senz'altro) che un commesso di salumeria 0 panetteria
non prendesse con Ie mani (quasi sempre di dubbia pulizia) Ie
Fette di salame 0 di formaggio, 0 anche i panini da consegna-
re al cliente. Mentre oggi questo cerimoniale e andato del
tutto smarrito, nonostante Ie severe ammonizioni circa il ri-
schio di infezioni da salmonelle 0 altri germi patogeni. Come
mai, mi chiedevo, ci sono COSl poche proteste di fronte aquesto costume poco igienico? Forse e scomparsa la "fobia dei
microbi" che in altri tempi imperversava esageratamente?
Il mio ragionamento non vuole certo riguardare il lato
epidemiologico, ma piuttosto I' eclissi parziale e Forse tempo-
ranea del senso dello schifo. Che oltrerutto sembra mancare in
moltissime altre circostanze: quella, per esempio, del nudelook non sempre gradevole (quando si tratti di seni decisa-
mente sovrabbondanti al silicone, 0 viceversa penzolanri), 0
di costumi da bagno sciancrati COSl da rivelare un'insufficien-
te rasatura.Molti altri fenomeni del res to stan no a dimostrare l'affie-
volirsi del disgusto, come la scomparsa dei guanti che una
55
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 28/72
volta servivano, pili che contro il freddo, per il disgusto di
toccare oggetti "sospetti": e cosl dicasi della esibizione, tanto
frequente, di volti e ascelle grondanti sudore in qualsiasi di-
scoteca anche la pili moderata, seppure l'uso dei deodoranti
sia in costante aumento per merito della pubblicita pili che
per un autentico "rispetto del prossirno".
Insomma: una diminuzione dello schifo verso il prossimo(e anche verso se stessi), un aumento della tolleranza per la
grossolanira, la trascuratezza; eppure, un aumento di quegli
artifici cosmetici che un tempo mancavano e a cui nessuno
oggi e disposto a rinunciare.
E oltre a cia una generalizzata acquiescenza per modi di
essere e di comportarsi deprecabili, non per ragioni di eti-
chetta rna di buon gusto (bagnarsi di saliva un dito per volta-
re [e pagine d' un giornale; soffiarsi il naso con entrambe le
mani, e via dicerido).
Ma il disgusto ha poi a che fare con la Morale? E con
quale morale? La morale della pulizia fisica, 0 la morale della"pulizia morale"? E come dovremo giudicare inoltre l' assenza
di schifo che si trasforma in virtu? Come nel caso di Sante
Lydvine con le carni brulicanti di vermi, 0 di Madre Teresa
che abbracciava e baciava i lebbrosi? E come dobbiamo con-
siderare il trasformarsi delle antiche "regole prossemiche": il
tollerare la vicinanza del prossimo nella fiumana di gente che
gremisce gli stadi, le metropolitane, le spiagge? Questi stretti
contatti tra sconosciuti sono un segno di maggior accettazione
del prossimo 0, invece, di assenza d' ogni schifiltosita dovura
alIa nostra stessa indifferenza per q uelle "distanze corporee"che un tempo costituivano una regola innata e non imposta?
La domanda e senz' altro retorica. Si tratta evidentemente
di un problema che ha a che fare con una "mutaziorie antro-
pologica" del costume, piuttosto che con vere e proprie moti-
vazioni estetiche 0 etiche. Assoggettiamoci allora ad accettare
anche noi l' andazzo corrente e dimentichiamo senz' altro i germi
patogeni del cibo, come pure i contatti con un prossimo non
sempre apperiroso. "
La moda del carnevale
Qualche anna fa mi sorio trovato ad assistere - non da
turista rna da amico di amici del posto - alIa Sartiglia di
Oristano, una delle pili antiche e misteriose cerimonie festive
della Sardegna, anzi esclusivamente dell'oristanese, le cui ori-gini certo si perdono nelle notti di tempi rernoti, quando
ancestrali riti pagani (forse fenici 0 assiri, 0 cartaginesi?) rivi-
vevano in molte feste della cristianita, e dove la partecipazio-
ne del popolo non era inquinata dalle attuali orde turistiche
ne dalle superfetazioni mondane.
Non staro qui a descrivere come si svolge la Sartiglia. Essa
consiste essenzialmente in una selvaggia e un po' scomposta
cavalcata nella via principale della cittadina compiuta dai pili
abili cavallerizzi del luogo e ha come meta quella di riuscire a
infilare, con una lancia, un cerchio sospeso a mezz' aria. Ma lacaratteristica pili curiosa di questa Festa carnevalesca consiste
nella vestizione dei partecipanti alIa gara da parte delle ragaz-
ze del posta, e inolrre dall'uso di una singolare maschera
candida, sconcerrante per i suoi tratti equivocamente femmi-
nili, Forse a ricordare qualche antica divinita guerriera erma-
frodita, per cui buona parte dell' interesse della cerimonia elegato ai particolari dell' abbigliamento, senza i quali la Festa
perderebbe tutto il suo carattere- oscillanre tra il sacro e il
pagano.
Ho volute richiamarmi alIa Festa della Sartiglia non solo
perch e e uno dei pochi rituali autentici che io conosca, rna
anche perche rende pili acuto il contrasto tra quello che il
56 57
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 29/72
carnevale era 0 poteva essere un tempo e quello che invece espesso diventato ai nosrri giorni.
Lungi da me, naturalmente, ogni intenzione di biasimare
un genere di festivita legato al divertimento, allo svago, alla
danza, alla mascheratura. Anzi: Fosse magari pill spesso carne-
vale, e 1 0 Fosse soprattutto per ogni uorno , di ogni nazione,
almeno qualche volta nella vita.Dunque, ben venga la Festa autorizzata e consacrata da
secoli che precedeva il cupo periodo della Quaresima. Eben
vengano anche quei tre giorni in pill del carnevale ambrosiano,
quando - soltanto a Milano e nei pochi cornuni dell'antica
diocesi (che si protendeva come e no to fino al Canton Ticino)
- era (ed e) possibile coritinuare a rid ere e a schiamazzare
mentre gia la severita quaresimale aveva ricondotto il pubbli-
co alla grigia vita d' o gni giorno, togliendo di mezzo lumina-
rie, rnorraretti, fuochi d' artificio.
E, quanto a mascherature e a travestirnenti, ben vengano,
oggi, le trovate satiriche e sarcastiche e magari surreali, al
posto delle nauseabonde colornbine, pulcinelli, topolini e pa-
perini che ancora imperversano assieme a guerrieri rornani,
astronauti ed extraterrestri. E non si dirnentichi, invece, qua-
le lontanissirna e mitica motivazione s'annidi dietro il fatto
stesso di camuffarsi, di voler essere 0 apparire altri da se.
Questo discorso sui carnevale, del resto, mi induce a distingue-
re tra quelle che sono tradizioni preziose come quelle che ho
citato della Sarriglia, e altre che sono state ripescate dall' oblio
di secoli attraverso faticosi artifici pseudostorici, attraverso I'esi-
bizione di costumi mai indossati, di maschere rnai esistite, dicarri allegorici privi d' ogni riferirnento convincente. Eppure,
anche qui, occorre intendersi: esistono possibilita di reviviscenza
che non so no spurie, che mettono in moto elernenti fantastici
attuali, attraverso l'innesto su fantasmagorie preesistenti.
LUSO, sia pur superficiale ed epiderrnico, della maschera
(che ci riporta, da un lato, ai prodigiosi drammi dell' anti co
teatro greco 0 agli spettacoli truculenti del giapponese Kabuki,
e, dall' altro, all' adozione selvaggia di maschere e tatuaggi tri-
bali) ha profonde radici antropologiche e miriche. Non ecerto un danno se [',uomo d' oggi 1 0 riattiva durante il fugge-
vole tempo carnevalesco, quando questa spontanea volonta di
sospendere la propria autentica personalita, per assumerne una
fittizia e clandestina, rivela una molla
desiderio inconscio di ognuno di noi.
che il giudizio estetico (ed erico) sull' esistenza 0 la
del carnevale (come in genere di ogni Festa
essere unlVOCO.
Almeno tre mi sembrano Ie principali categorie che si
sono individuate per un'acceziorie attuale del carnevale ecorrispondono a tre diverse opportunita di sopravvivenza
1 0 stesso: l' esistenza, da sempre, di antiche tradizioni che van-
no rispettate e coltivate e per quanto e possibile non turistizzate
(se non si vuole che ogni antico cerimoniale, come Ie Com-
bassias sarde 0 i Tarantati calabri, si trasformi in un' ennesima
carrievalata): I' esistenza di tradizioni recenti rna orrnai entrate
nell'uso, come accade per gli ormai celebri carnevali di Rio,
di Venezia, di Nizza, di Viareggio, eccetera diventati gli equi-
valenti di altrettante manifestazioni di giubilo popolare, per
cui, se anche fa difetto una radice mitica 0 mistica come nei
venerandi riti di cui sopra, per 1 0 meno si ha una partecipa-
zione decisamente pill di massa che, in questi casi, rni sembra
indispensabile; e, infine, la presenza di carnevali inventati di
sana pianta, senza ness una premessa autentica, senza agganci
culturali, e in questo caso non si porra che chiudere un occhio
lasciando che la Festa impazzi per le consuete ragioni econorni-
che, pubblicitarie, turistiche, E non sara il prirno caso di seem-
pio artistico in nome del buon affare 0 del lauto guadagno.
Sicche, in definitiva, piutrosto che inventare nuove con-
suetudini e meglio man tenere quelle che sono ancora vive
nella tradizione d' ogni citra. E penso a Piazza del Duomo e alCorso milanesi nei tre giorni di "Quaresima ritardata" per
volorita del Patrono fustigatore Sant'Ambrogio.
Penso alla miriade di bambini e bambine travestiti da dia-
voli, da eroi, da arlecchini, da cosmonauti, da Superman 0 da
Corto Maltese, per iquali il venerdl e il sabato grassi rimar-
ranno un ricordo felice, soprattutto se si renderanno conto
che e un privilegio esclusivo essere cittadini d'una citra con il
carnevale pill lungo di tutti gli altri. E questo Forse fara rifler-
tere anche noi sui fatto che nulla da pill soddisfazione dell' es-
sere diversi dagli altri, di avere quello che la grande maggio-
ranza degli altri non ha. Si tratti pure soltanto di un venerdl
e di un sabato grassi.
58 59
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 30/72
La moda del rock
Una. volta si diceva "rock and roll" (ai tempi di Bill Haley
ed ElVIS Presley), che sarebbe come dire oggi "night club"
invece di "night". Ma poi il rock odierno ha ben poco ache
vedere con quello degli anni Sessanta, e neppure con quello
dei Beatles e dei Rolling Stones. Quello che fu un tipo di
musica e un tipo di ,danza e oggi qualcosa di piu, e di meglio
(0 forse di peggio). E, cioe, una moda, anzi un vero e proprio
costume. Si dice "rnusica pop, folk, rock" come si dice esi-
stenzialismo, lacanismo. Non solo, rna dalla mescolanza tra
free jazz e rock e dagli apporti delle avanguardie postwe-
berniane, e venuto fuori qualcosa che finisce per sconfinare
alle volte persino nella musica "seria",
Anzi, il passaggio da un genere musicale decisamente di
massa a uno in parte colto, 0acculturato, e forse il fenomenopili nuovo dei nostri giorni: la ripetitivita quasi intollerabile
di certo rock (pili 0meno demenziale), non e molto dissimile
dalle composizioni colte di un Philip Glass accompagnanti le
performance di Bob Wilson 0 Lucinda Childs.
Del res to il rapido passaggio da un genere di danza-musica
a un altro comprende anche il passaggio da uno stile di ve-
stiario, di decorazione, di linguaggio all'altro. Forse il fatto
musicale non e che uno degli inzredienti essenziali, rna non
l'un~co di questa odierna "modi'. Un determinato tipo di
musica e un deterrrunato tipo di attore-cantante-cantautore,
ha portato con se un modo di vesrirsi, di atteggiarsi, diciamo
insomma la parola giusta: una nuova "visiorie del morido". E,
60
a questo proposito, non posso non ricordare come anche la
vera e propria moda dell'abbigliamento sia mutata con l'av-
vento generalizzato del rock. Oggi, nelle infinite discoteche
(non pili nelle "balere" d'altri tempi), uno sci arne di curiosi
esseri travestiti s'aggira. Un tempo si sarebbe pensato ai redu-
ci da una piscina notturna 0 da una mascherata carnevalesca.
Oggi il nuovo tipo di abbigliamento-cosmesi "da rock" ha
conquistato anche molte zone del tutto periferiche e provin-
ciali. II forte trucco, il costume da pseudobagno, gli imrnan-
cabili lusrrin i, i colori notturno-sgargianti, la "mascheratura"
in una parola, dettano legge e impongono a ogni partecipante
il loro suggello.
E, naturalmente, questo tipo di vestiario e di acconciatura
non e che il riflesso, in tono spesso deteriore e minore, 0
viceversa maggiorato ed esaltato , di quello che gli adepti del
rock hanno visto addosso alle diverse Patti Smith 0 Ellen
Foley, agli Alan Sorrenti 0 David Bowie, agli infiniti gruppi
dei Kiss, dei Ramones, dei Rockets, delle Chic. .. II rock "de-menziale" ha demenzializzato il costume e l'atteggiamento di
molti parrecipanti ai Nuovi Riti,
Ma che c'e alla base di tutto questo rivolgimento mu-
sicale-tersicoreo-modale? Forse solo la volonta inconsapevole
(0 anche troppo corisapevole) del disimpegno, il rifiuto d'un
coinvolgimento politico, la rice rca d'una qualira di anriichi-
limento che spesso la musica rock riesce a offrire e che sign i-
FIchera anche assenza di dialogo (con la partner 0 il partner,
con il gruppo pili 0 meno tribale degli "officianti" danzanti),
accettazione supina del sistema. Forse, domani, scomparsa d' ogni
volonta di scelta. Eppure, chi si entusiasma per "mi piacciono
i fagioli", non puo non aver afferrato quel tanto di ironico,
di melensamente sfottente, che la ripetitivita irritante e osses-
sionante del rnotivo riesce a comunicargli.
61
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 31/72
Moda e jaZZ
Tra ipersonaggi mitici che affollano la nostra epoca con le
loro presenze subdole e spettacolari, dobbiamo considerare in
primo luogo icantautori e in genere i cantanti del rock, del
folk, della disco-music, insieme ai creatori ed esecutori delleinfinite sottospecie del jazz.
Ma sono soprattutto i cantanti-autori - 0 presunti aurori e
quindi attori e autori a un tempo - a polarizzare buona parte
dell' entusiasmo non solo giovanile. Un entusiasmo che non si
sa se sia rivolto a un certo tipo di musica dalla rumorosita
assordante, 0 alle presenze inquieranti di alcuni individui de-
stinati a diventare celebri nel giro di poche ore, per poi sva-
nire altrettanto rapidamente nel nulla.
Certo: l'epoca dei Beatles, dei Presley, dei Rolling Stones,
dei Celentano, delle Rita Pavone, e molto lontana, quasi me-
dievale. Ma coloro che si sono sostituiti a divi musicali degli
anni Cinquanta e Sessanta non sono rneno famosi, rneno osan-
nati. Si pensi soltanto a un David Bowie, a un Miguel Bose,
a un Alan Sorrenti, a una Patti Smith, 0 ai gruppi leggendari
degli Skiantos, dei Kiss, dei Rockets, delle Chic ...
Vi e un elemento, pero, che distingue immediatamente tra di
loro quelle che possiamo considerare due distinte generazioni di
cantanti del rock tradizionale e della disco-music: il fattore moda.
Oggi, a differenza d'un tempo, i nuovl idoli dell'Olimpo
musical-canoro sono, tutti estremamente coscienti di quello
che indossano, e 1 0 considerano a ragione come un fattore
essenziale del loro successo.
62
Non, dunque, un qualsiasi abito casual, non semplici rna-
glioni 0 giubbotti purchessia, pili spesso usati dai cantanti
folk. Oggi la musica, pili 0 meno discutibile 0 pili 0 meno
apprezzabile (ci sono anche tentativi d' avanguardia, come nel-
l'ultimo David Bowie, accanto alle troppo facili disco-music
dei Rockets e dei Kiss), richiede sempre di pili il companatico
visivo, spettacolare, stilistico. Fino ache punto sono gli stessi
cantanti a dettar legge, 0 sono succubi di leggi irnposte dallamoda vigente? Anche in questo caso la risposta rimane arnbi-
gua: c'e chi si adegua all'attuale bipolarita della moda del
momento, adottando le tute fantascientifiche, i lustrini e [e
paillette, 0 viceversa ritornando a indossare giacchette e cal-
zoni grigi, camicie e cravatte pressoche "norrnali". C' e chi si
ribella e si oppone alla moda corrente recuperando modelli
superati, esaltando un abbigliamento casual da borgata 0 da
favela brasiliana. C'e chi si sforza di basarsi sopra un under-statement modale, proprio per far risaltare la sua sofisticatezza
canora 0 la sua bellezza raffinata (come nel caso di EllenFoley, che associa un abbigliamento dimesso con un trucco
adatto a sottolineare il suo tipo di bellezza nostalgica). C' e,
invece, chi cerca l'aspro contrasto dell' abito edell' atteggiamento
per esaltare una personalita non abbastanza grintosa.
Vedremo cos) gli Skiantos, protagonisti del "rock dernen-
ziale", adottare abiti quasi da cerimonia a indicare un apparen-
te perbenismo sociale (mitigato dalla presenza di abbondanti
chiome e di occhialoni neri), che stona (credo volutamente)
conla volgarita degli ampi risvolti delle loro giacchette e [e
lunghissime punte dei colletti inamidati; mentre assisteremo
al grottesco travestimento dei Rockets, il cui successo, proba-
bilmente, piuttosto che nell'invenzione musicale, consiste nel-
l'adozione di costumi da eroi transgalattici e nell' accurata rasa-
tura del capo. Quando poi non ci tocchera di deliziarci di
fronte a un'acconciatura da "brava bambina" come nel caso di
Ellen Foley che associa un ripo di moda giovanile con richia-
mi di sessualita adolescenziale.
In molti di questi casi, come accade del resto anche nell'ab-
bigliamento del "pubblico da discoteca", ci troviamo spesso di
fronte a invenzioni del tutto inedite: dal costume da bagno in
lustrini all' abito quasi castigato che ottiene un effetto eccitanteproprio perche risulta in contrasto con quanto vuol sottolineare.
63
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 32/72
Sta di fatto che il valore della composizione musicale in se
e per se, oggi certamente meno eccezionale di quanto non
Fosse ai tempi dei leggendari e archeologici spirituals 0 delle
prime rivoluzionarie creazioni dell'I'eta del jazz", passa in se-
conda linea di fronte all'impatto sempre pili energico e pro-
vocatorio dell'abbigliamento, del rrucco, dell'acconciatura.
L'abito, il gesto, il comportamento, pili an cora della voce
che un buon impianto stereofonico riesce sempre a gigantizzare,
faranno la fortuna del cantante. Aver azzeccato il giusto grado
di provocazione sexy 0 viceversa di suadente e schiva seduzio-
ne romantica, sara la vera moll a d'un successo, purtroppo (0
per fortuna) di breve durata, rna sufficiente a trasformare, per
una stagione, un semplice 0 anche modesto essere umana in
un autentico mito vivente.
'j
64
Moda e sport
Anche gli sport possono essere soggetti, protagolllStl 0 vir-
time, alla moda. La moda puo essere loro alleata 0 loro nerni-
ca. E, a seconda dei casi, sara 10 sport a invocare la moda 0
sara la moda a decretare il sorgere 0 il risorgere d' uno sport.Non e un problema di poco conto quando si rifletta su
tutto il "companatico" che porta con se 10 sport: dagli attrez-
zi specializzati aile ten ute pili confacenti, dalla costruzione di
particolari ambienti alia invenzione di strumentari adatti allo
scopo, che possono essere oggetti di poca spesa (come una
semplice racchetta) 0 di prezzi assai elevati (come un paio di
sci, 0 addirittura un cavallo da corsa).
Ma qui, oggi, vorrei esaminare un caso un po' particolare
di questo intervento della moda nell' ambito dello sport, e
precisamente l'affermarsi, in parte ancora timido, in parte
clamoroso, di alcuni sport (0 solo giochi?) che la moda sta
portando in primo piano, che stanno diventando Forse nuovi
esempi di successo, e che so no ancora abbastanza sconosciuti
al grosso pubblico per meritare almeno un cenno. Mi riferi-
sco soprattutto ai seguenti quattro casi: 10 squash, il curling,
10 skate-board, e, per completare il quadro con qualcosa di
pili esotico, I'a ikido.
Diciamo subiro, per togliere di mezzo equivoci, come 10
squash (per chi non 10 sap esse) e quella specie di tennis, che
si gioca (come il badminton, altro sport "rninore") con una
racchettina un po' pili smilza di quella da tennis e, a differen-za del gioco-padre, facendo rimbalzare la palla contro una
65
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 33/72
parete; non solo, rna con I'adozione d'una pallina scarsamente
elastica che rirnbalza fiaccamente, cambiando completamente
I'efficacia dell'impatto da parte della racchetta, COSI da per-
mettere di arginare il gioco entro locali molto angusti.
E diciamo anche subito che il curling e quel curioso gioco
(pili che sport) molto meno impetuoso e adatto anche a per-
sonaggi anziani e flemmatici, che si gioca sulle piste ghiaccia-
te (all'aperto 0 in appositi locali) con quelle grosse biglie dibasal to provviste d'un apposito manico che, scivolando su
ghiaccio, devono raggiungere un tee, aiutate in questo da una
previa e costante "scopatura" del terreno.
Quanto allo skate-board, ecco un fenomeno di tutr'altro
genere lungi da ogni contegnosita e anche da ogni agonismo
da palestra, perche e il tipico sport da Farsi all'aperto, per la
strada, nei parchi 0 addirittura sui marciapiedi cittadini, con
grave peri colo per i passanti pili che per chi 10 esercita; sern-
pre considerando che siano solo i ragazzi a scatenarsi sui loro
monopattini a rotelle.E veniamo all' aikido: qualcosa di pili misterioso e ancora
inconsueto. Uno sport-ginnastica-rito, legato ai rniti dell 'Orien-
te, derivato, almeno in parte, dallo jujutsu e dal karate, volto
esclusivamente alia difesa e non all' offesa, dove tutta la tecni-
ca e basata sulla messa in atto del "ki": forza pili spirituale
che fisica, latente dietro ogni cosa e quindi presente anche in
noi. II fondatore di questa curiosa ginnastica-tenzone, Morihei
Ueshiba, a quanto si dice, riusciva, pili che ottantenne, a
sbattere a terra anche i pili giovani e forzuti avversari, con la
grazia d'un danzatore anziche con la forza che ormai gli era
venuta meno.
Forse mi sono dilungato un po' troppo nel descrivere, rnolto
sommariamente del resto, gli aspetti essenziali di questi "n uo-
vi sport" (0 meglio di questi sport, nuovi 0 antichissimi, che
la moda ha riporrato alia ribalra). II quesito che ora mi preme
di precisare e pero un altro. Come mai parliamo di "nuevo"
sport a proposito di un'antichissirna pratica come il curling,
che a quanto pare si giocava gia secoli or sono nelle lande
ghiacciate della Scozia, e perche 10 raffrorltiamo con un gioco
come 10 skate-board, che e reso possibile soltanto per la mes-
sa a punto d'un pa'rticolarissimo aggeggio a quattro rotelle?Evidentemente esistono analogie e parentele di cui occorre
66
tener con to: il curling e parente delle bocce, rna pili "nobile"
di queste, per il materiale prezioso delle biglie e per la neces-
sita di disporre di piste gelate. E pure parente dell'hockey,
anche se non ha bisogno di una particolare mazza, rna solo
d'una perfetta e assidua "scopatura" (senza nessuna illazione
metaforica, ovviarnente). Altra analogia: quella dello skate-board,
come ho gia detto, anche se questo sport offre curiose simi-
litudini non solo con il pattinaggio e 10 schettinaggio "classi-
ci", rna con il surfing compiuto sulla cresta delle onde ocea-
niche (data la forma del veicclo) e persino con 10 sci. Quando
infatti 10 skate-board viene usato con spericolatezza e soprat-
tutto in discesa, ecco che diventa possibile un movimento
ripico dello slalom sciistico. II che ci dimostra, ancora una
volta, come alcuni sport prom ani no da altri, come, per esern-
pio, dal "progenitore" sci si possa giungere, da un lato allo sci
d'acqua e allo sci da terra (da prate), e dall'altro allo scher-
tinaggio su tavoletta.
Nel caso poi dello squash la derivazione dal tennis e sintroppo evidente per trattame; sta di fatto, comunqu~, ch~
anche qui la moda si fa valere per la scelra delle particolari
attrezzature e di un particolare vestiario (tenure prevalente-
mente candide e calzoncini corti).
Perche, in definitiva, vediamo di tanto in tanto apparire
all' orizzonte uno sport con la pretesa di sostitursi ai molti gia
esistenti? In parte perche e logico che alcuni sport decadano
per ragioni estrinseche: difficolta di trovare 10 spazio adatto,
costosita delle attrezzature, 0 semplicemente perche sono or-
mai usurati dal tempo. In parte perche la spinta all' adozione
di nuove mode sportive puo essere triplice: I'invenzione d'un
nuovo mezzo tecnico (come nello skate-board) senza il quale
10 sport non sarebbe praticabile; la riesumazione di sport gia
esistenti che si erano ingiustamente trascurati, come nel caso
del nobile e arcaico curling; la curiosita di rivolgersi a usanze
esotiche, possibilmente con una sfumatura iniziatica e occulta
come nell' aikido.
Fare previsioni su quale dei quattro esempi che abbiamo
considerato possa pili sicuramente affermarsi non ci e certo
concesso. Forse uno di essi finira per prevalere sugli altri,
Forse (salvo 10 skate-board che vivra finche non sara tecnica-mente superato] rimarranno tutti quanti in quel limbo aristo-
67
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 34/72
cratico dove continuano a vegetare dignitosamente e impavida-
mente altri giochi come il cricket, il volano, il tiro all'arco,
eccetera. Certo, ben difficilmente riusciranno a scalzare i loro
grandi rivali: il calcio, 10 sci, il tennis, eccetera, che ormai
non dipendono pili dal volubile avvicendarsi delle mode.
"
68
La moda della mlOlgonna
Come mai la m101gonna, che ebbe a suscitare tanti entu-
siasmi e tanto scalpore una decina d' anni or sono al suo
primo apparire, e che fu poi decisamente accantonata come
indumento poco decoroso e soprattutto poco estetico, ha fat-to silenziosamente ritorno senza pili des tare ne riprovazioni
ne condanne?
E, come mai, ed e questo I'aspetto pili singolare del pro-
blema, quello che sernbro, se non scandaloso, almeno poco
raffinato ieri, oggi ci appare come aggraziato e accettabile?
L'esempio che ho dato non e che uno dei tantissimi che si
potrebbero proporre e indica essenzialmente una cosa: la moda,
come il gusto, va incontro a continue oscillazioni. (E mi vedo
costretto ad autocirarrni, dato che una veritina d'anni or sono
scrissi un volumetto intitolato Le oscillazioni del gusto). Allo-ra, tuttavia, ilmio discorso verteva specialmente sulle Grandi
Oscillazioni: quelle che vanno dal Romanico al Gotico, dal
Rinascimento al Barocco e non s' appuntava sulle oscillazioni
minirne dei nostri giorni; oscillazioni che, anche nel settore
delle "arti pure", sono diventate quanto mai frequenti e incal-
zanti.
Ma, se riprendiamo il ragionamento attorno alia minigonna,
e se vogliamo spiegare il perche del fenomeno, dovremo con-
statare subito alcuni fatti singolari. Intanto, c'e una grossa
differenza tra i due tipi di minigonna. Quella "antica", costi-
tuita da una sottanella cortissima e piuttosto larga che aveva
I' evidente intento di scoprire 10 scopribile, era procace e irn-
69
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 35/72
pudica (0 almeno cosl appariva). Quella d'oggi e pili aderentee pili stretta, non solo, ma molto spesso e accompagnata da
calze lavorate e colorate che formano quasi un tutto unico
con la sottana, sicche l'aspetto e piuttosto quello di un pan-
talone molto elaborato, a strati sovrapposti, che quello di
"gambe nude" sotto una gonnella svolazzante. Non solo, rna,
se l'estetica dell'indumento e decisamente mutata, trasforma-ta risulta anche la sua componente etica: oggi, come dicevo,
questo indumento non ha in se nessuna "connotazione scan-
dalisrica", quale presentava il suo predecessore. C'e , insomma,un' oscillazione che investe tanto l'aspetto estetico che quello
etico. E la cosa non puo far specie.
Si pensi ad altri casi: quello, per esempio, del nude look.
Anche in questo caso, 1'aspetto scandalistico che accompagno
i primi tentativi ancora tirnidi di abolire il reggiseno e di
usare tess uti trasparenti fu certamente determinante. Ma det-
te il via, come c' era da aspettarsi, a esibizionismi non solo da
parte di adolescenti efebiche (e appetitose), ma di matrone
mature alquanto repellenti.
Le oscillazioni del gusto sono imprevedibili e costanti rna,
se nel caso dell'arredamento, del mobile, dell'oggetto d'uso,
seguono categorie stilistiche abbastanza coerenti e abbastanza
distanziate nel tempo, nel caso della moda so no molto pili
ravvicinate e molto meno coerenti. Ed e ovvio che sia cosl, Si
pensi ad altri casi che abbiamo sottomano: la scomparsa quasi
totale del colore, di un anna fa, e la ricomparsa di toilette
multicolori e addirittura variopinte negli ultimi tempi; per
non parlare del solito quesito riguardante il casual, da unlato, e le forme ultrastilizzate, anzi addirittura revivalistiche
recenri, con abbigliamenti "alla rinascirnentale", "alla gotica",
"alla giapponese", e via dicendo.
Non credo, in definitiva, che i corsi e ricorsi estetici (ed
etici) siano da considerare delittuosi, ne credo ci si debba
inalberare per quella che potrebbe sembrare un' operazione scar-
samente morale oggi, e che risultera invece per nulla imrnora-
le domani. L'uso del pili 0 me no "nude" nei costurni da
spiaggia ce 1'ha ampiamente dimostrato e non ho bisogno di
ricordare 1 0 scalpore'' causato ai tempi vittoriani dalla vista
d'una caviglia femminile che oggi lascerebbe del tutto indiffe-rente anche il pili puritano dei passanti.
70
Non esiste, dunque, un confine ne una barriera al "norma-
le senso del pudore", come non ne esistono al "normale senso
del ?ello". Eppure, ed e una constatazione che ogni volta
stuplsce e rende perplessi, il nostro gusto riguardo alle forme,
ai tessuri, ai colori d'un abiro, come quello riguardo alle ten-
denze pili 0 meno contrastanti dell'arte, e talmente mutevole
e vario da non permetterci quasi mai un ubi consistam e datrovarci sempre disposti ad accettare quello che ogni nuova
stagione tanto nella moda quanto nell'arte cosiddetta "pura" eportata a offrirci 0 a proporci.
71
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 36/72
La moda dell'abiro turisrico
Ricordo ancora 1 0 shock che provai, alcuni decenni or sono,
vedendo un severo filosofo americano, d'una celebre universi-
ta della West Coast, trasformato all'improvviso in un frivolo
playboy, in occasione d'una sua venuta in Europa.Era il rito dell'''abito-da-viaggio-ai-tropici'', che si rivelava
ai miei occhi in quella lontana estate degli anni Cinquanta.
Da allora molte cose sono accadute nel mondo, belle e so-
prattutto brutte, rna almeno una, positiva, riguarda alcuni
esempi del nostro costume, inteso nel senso pili lato: la scom-
parsa dell' abito da viaggio 0 se vogliamo dell' abito per le
vacanze.Certo, anche oggi il rigido magistrato, il nota avvocato,
I'uomo politico pili 0 meno conservatore che non oserebbero
vestirsi senza cravatta nella loro citra e nel loro ufficio, so noproriti a farlo appena si trovano in villeggiatura. E, del pari,
la signora di mezza eta, che ormai ha dato l' addio agli abiti
sbarazzini e "osari", li recupera quando arriva l'estate con i
suoi fragili riti.
Ma l'estate ormai esiste, 0 puo esistere, tutto l'anno. Anda-
re in India, 0 anche pili modestamente in Egitto, e possibile
in qualsiasi stagione. Non solo, rna, per fortuna, anche se il
godimento turistico risulta spesso un supplizio autoimposto,
oggi coloro che si prendono le "ferie" (vocabclo che pili d'una
volta ho tentato di, combattere perche suona estremamente
kitsch e che sostituirei sempre con quello di vacanze) so no
divenuti una notevole maggioranza e quindi non hanno pili il
72
bisogno (e la vergogna) di risultare "diversi" rispetto alia massa
dei loro simili.
II che permette a ognuno e in ogni stagione di vestirsi "da
villeggiatura". Ma permette anche alia stessa moda istituzio-
nalizzata di proporre l'abito vacanziero come abito di tutti i
gi~rni ". Con un vantaggio notevole per chi 1 0 produce e per
chi Jo indossa e consuma. Non si da pili il caso, insomma,
della giacca di pelle, del giubbotto, dei calzoni di velluto,
delle tute sportive che ammuffiscono negli armadi in attesa di
essere risfoderati solranto in occasione delle vacanze estive.
Oggi, invece, questo genere di guardaroba, sia femminile che
maschile, e quasi sempre destinato alle pili svariate occasioni,
aile pili diversificate stagioni e anche ai pili contrastanti am-
bienti sociali: un' altra prova della scomparsa, 0 almeno del-
l' attenuazione, delle paratie stagne tra classi, ambienti, profes-
sioni, quali esistevano fino a pochi decenni or sono. Scomparsa
dunque la ragazza e il giovanotto, rna anche la vecchia cop-
pia, "travestiti da turisti", immediatamente riconoscibili e spessopateticamente sbeffeggiati (soprattutto quando all' estero ap-
parivano quali strani esseri extragalattici vestiti di leggere ca-
micette 0 magliette estive in mezzo alia popolazione ancora
indossante gli scuri e pesanti abiti invernali, noncurante del
solicello mediterraneo al quale e sin troppo abituara).
Oggi il turismo si fa (troppo spesso) in tutti iluoghi e non
soltanto in quelli "deputati": all'universita come in ufficio,
aile assemblee politiche come in fabbrica. Forse la turistiz-
zazione globale della nostra epoca ha finito per uccidere il
turismo autentico del secolo scorso, e per far scomparire per
sempre anche la relativa "rnoda delle vacanze".
73
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 37/72
La moda del manichino di individui viventi (spesso rivestiti persino coi loro panni
smessi), da non essere assolutamente riconoscibili. (Come del
resto e accaduto anche a me, entrando un giorno in una
galleria di Colonia, quando mi rivolsi alla segretaria seduta
alla scrivania, senza rendermi conto che si trattava di una
pupattola di Hanson, e non d'una donna in carne e ossa).
Se questo vale per il manichino, che dire aHora di quel
connubio ancora pili diabolicamente intrigante e ambiguo che
e costituito dalla fotografia d'un manichino?
Foto di manichini nelle vetrine delle citra 0 sulle riviste di
moda non costituiscorio cerro qualcosa di inconsueto. Ne ab-
biamo avute sort' occhio a migliaia anche se Forse senza ren-
derci conto della vera natura di questa operazione, di questa
incredibile "rnimesi al quadrato" 0, per essere linguisticamen-
te pili esatti, di questa "doppia iconicita",
"Doppia iconicita", ossia imitazione perfetta di alcune ca-
ratteristiche umane e copia perfetta di questa imitazione, pure
con l' assoluta prerogativa di rim an e re diversa dal modello.Perche una delle qualita pili singolari che distinguono il rna-
nichino dalle altre copie dell'uorno - il sosia, il gemello, il
"doppio" (Doppelganger), quell'Io che talvolta appare agli oc-
chi allucinati di qualcuno con le proprie identiche sembianze,
come accadde, a quanto sembra allo stesso Goethe - e di
essere decisamente finto, inanimate, non partecipe dunque
dei sentirnenti e delle passioni umane, che, infatti, quasi mai
incrinano la fissita del suo volto. Nelle foto di manichini,
invece, questi riescono a svelare tutte le valenze che soltanto
la foto puo mettere in luce: a partire dal manichino nondistinguibile da un qualsiasi ritratto di persona vivente a quello
statuario nella sua fissa assurdita; dal manichino antico, rive-
stito di preziosi merletti in mezzo alle caute luminosita d'un
interno barocco, a quello fissato nella sua nudita artigianale
dentro la fabbrica che 1 0 produce in serie, quando l'identita
d' ogni singolo "individuo" e spenta in seguito alla sua molti-
plicazione. E, ancora, dal manichino fotografato nudo, rna gia
volto ad atteggiamenti umani, a quello vagamente erotizzato,
quando serve da supporto a indumenti intimi e assume la
segreta qualita adescatrice d'un corpo femminile appena velato.
Certo, l' ahilita del fotografo, la perfezione della tecnica,
della stamp a, possono aggiungere molto a quelle che sono [e
La fotografia, si sa, e un "segno iconico", ossia "quel segno
che ha il massimo di analogie con il suo reference", con cio
che vuol rappresentare, secondo una vecchia rna ancora utile
definizione semiologica. Una definizione, questa, che vale tantoper la fotografia quanto per un'altra "mistificazione del vero":
il manichino.
Certo: si danno fotografie astratte, surreali, sfumate, sola-
rizzate, fotografie volutamente "imprecise", dove l'artificio an-
nulla l' esattezza della ripresa, rna la caratteristica principe di
questa tecnica (e arte insierne) e la fedele, precisa, meticolosa
"res a del vero", la sua proprieta mimetica che infatti ha, per
un certo tempo, eclissato e messo in difficolta la stessa pittu-
ra, considerata, da sempre, "arte mirnetica" per eccellenza. Per
cui, dopo l'avvento della fotografia, nessuna necessita, ormai,per la pittura di riprodurre la realra "come se Fosse vera",
perche la fotografia era in grado di mimare molto pili perfet-
tamente il mondo esterno.
E il manichino? Questo facsimile, prima ligneo poi di ma-
teria plastica (0 magari dotato di movimenti come i celebri
automi bizantini e rinascimentali) si deve proprio considerar-
1 0 come un equivalente perfetto dell'uomo?
Quante favole e quanti racconti attorno .al manichino urna-
nizzato, dal burattino Pinocchio alla bambola meccanica Olirn-
pia inventata da E.T!A. Hoffmann, fino agli attuali sconcer-
tanti simulacri in materie plastiche, plasrnati e dipinti da
Duane Hanson, che sono una riproduzione talmente perfetta
74 75
+
Non bastano Ie "buone maniere"
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 38/72
rna anche volutamente dissimili, dell'uomo. E, oltretutto, non
bisogna dimenticare come, accanto ai manichini che vogliono
essere il piu possibile identici alla figura umana, ci sono quel-
li che se ne differenziano ad arte, avendo ridotto i tratri
somatici a un mero schema 0 avendo addirittura abolito i
tratti del volto per dare maggior rilievo a quelli del corpo.
Tutti esemplari sui quali la fotografia puo esercitare ancora
meglio la sua virtu mimetica e contraffatrice, dando vita e
spessore a manichini schematici e quasi astratti 0 viceversa,
sottolineando la caratteristica fissita inanimata di quelli piu
naturalistici.
Ma c'e ancora un elemento che rimane misterioso e Forse
irrisolvibile per chi osservi questo genere di fotografie a pre-
scindere dalle stesse qualita artistiche dei manichini: perche
proviamo, di fronte a queste foto, una sensazione di lieve
Unheimlichkeit, di disagio, come davanti alla bam bola Olimpia
coricupira dallo studente Nathaniel nel famoso racconto diHoffmann, rivisitato da Freud, e per la quale appunto di
Unheimlichkeit si parlava? Perche ci sentiamo attratti, morbo-
samente attratti, da queste figure come da personaggi onirici
che potrebbero appartenerci, ma il cui amplesso non potreb-
be mai verificarsi? Forse, proprio perche, nella resa fotografica
d'una realta simulata, viene piu malignamente e ambigua-
mente confusa la nostra visione d'un mondo subumano e
insieme superumano: un mondo che e doppiamente fittizio,
rna che, appunto perche della realta costituisce una duplice
finzione, ci attrae come possono solo farlo le entita fanta-
smatiche dei nostri sogni 0 delle nostre allucinazioni.
"
76
E difficile giudicare fino ache punto sia lodevole 0 ripro-
vevole, giusto 0 ingiusto, adottare 0 evitare certe usanze, solo
perche "di moda". Mi riferisco in particolare a modi di essere
e di comportarsi che spesso si indicano come "buone man ie-"e .
Dunque: non appoggiare i gomiti sulla tavola, non metter-
si Ie dita nel naso, non ruttare ... Tutte queste pseudonorme
sono state ampiamente discusse e analizzate. Quanti libri so no
stati compilati per spiegare il perche di tante usanze parados-
sali che alrri popoli seguono senza che cio costituisca una
colpa 0 un'intemperanza: popoli, per esempio, dove ruttare esegno di approvazione per la borita del cibo, 0 dove mangiare
con le mani (come alIa Corte Marocchina) non e riprovevoleo dove darsi il braccio tra uomini non significa essere gay; 0
passare dalla porta prima della donna (Giappone) non e disdi-cevole; 0 dove non tenere una certa distanza del prossimo
(Arabi) e ammissibile.
Non staro certo a fare qui un riassunto accelerato di pros-
semica, la disciplina che studia appunto la "distanza" che
l'uomo tierie rispetto al prossimo a seconda delle rispettive
provenienze; tuttavia, mi chiedo fino ache punto il fatto di
infrangere certi tabu sociologici e antropologici non sia ormai
quasi inevitabile. Certo: senza un minimo di "riguardo per il
prossimo" la vita comunitaria diventa poco piacevole, per cui
la spiegazione migliore del perche sia opportuno seguire certeregole del "savoir vivre" e proprio per permetterci un rappor-
77
to pi.li armonico col prossimo e per proteggere la nostra auto- da non pili il singolo individuo, rna l'intera cornunita d'un
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 39/72
norma.Ma anche a questo proposito le cose non sono poi tanto
semplici. Se l'abbraccio (accolade) con pacche sulle spalle eaccettabile nell' America latina, 10 e rnerio da noi; per non
parlare del bacio sulla bocca (tra uomini come segno di "leci-
ta" amicizia) frequente nei paesi slavi e che a noi appare poco
digeribile. Ma, del resto, l' attuale moda di uno sbaciucchia-mento salottiero non e Forse del tutto futile? Come 10 e delpari quello familiare, salvo che nelle solenni circostanze. In-
somma: per giungere ad analizzare i finti 0 veri sorrisi, fino a
che punto l'atteggiamento di cordialita e simpatia potra esse-
re considerato genuino? Fino ache punto e giusto accettare
come vere delle false manifestazioni di arnabilita?
Riconosco di essere spesso vittirna delle apparenze, eppure
quando mi capita di entrare in un negozio, fermare qualcuno
per strada, chiedere un'informazione, e vedere che queste per-
sone mi rispondono sorridendo, con partecipazione (alrnenoapparente) non posso fare a meno di sentirmene "gratificato".
Vuol dire che non tutta l'urnanita e malvagia, che un rappor-
to con il prossimo e ancora possibile. Ma a questo punto un
altro quesito s'impone.
Molti, tra coloro che, magari fortuitamente, incontriamo
non si rendono evidentemente conto d'un fatto: di essere
decisamente sirnpatici 0 viceversa antipatici al prossimo. Che
intendo dire? Che alcuni individui hanno senza ness un meri-
to, quasi per grazia ricevuta, la caratteristica di riuscire sempre
simpatici; senza un loro particolare impegno, senza bisogno di
sfoderare sorrisi propiziatori. Mentre, per contro, c' e chi e 0
risulra quasi sempre antipatico. Esistono insomma, intere ca-
tegorie di "persorie generalmente antipatiche". E queste per-
sone, mi chiedo, saranno poi a loro volta simpatiche soltanto
ad altrettante persone antipatiche? La reciprocita, in queste
occasioni, di solito e frequente. Ma il problema non e cost
semplice come potrebbe sembrare.
Aile volte dietro a un sorriso amichevole si vela l'ipocrisia:
dietro alia dispettosa burbanza, alia cupe'zza, puo esserci mol-
ta pili cornprensiorie, sincerita, compassione, di quanto a pri-. .~
rna VIsta non appala.Un' altra constatazione, Forse pili grave e discutibile, riguar-
78
popolo, d'una nazione. E sin troppo facile affermare: i fran-
cesi sono tutti antipatici perche pieni di sujJisance, di spocchia,
i tedeschi sono grossolani, invadenti, pedanti; i giapponesi sono
melliflui, insinceri, cerimoniosi, eccetera. E gli i taliani, allora?
Anche se un giudizio sui propri connazionali e pili azzardato,d~vo. pe;,o. confessare di aver notato come quella "gentilezza
d ammo mnata, che un tempo caratterizzava gli abiranti del-
la penisola, e venuta man mana dileguandosi, almeno in gran
parte. Un tempo, a ogni ritorno in patria dall' estero, rimane-
vo incantato dalla cortesia, simpatia, sporiraneita dei miei con-
nazionali. Oggi non e pili cosl; 0 non e sempre cosl.
A che sara allora da attribuire questa assenza di cordialita
di tanti nostri conterranei? Forse al fatto che molti di 10fO
so no divenuti antipatici soltanto a me? 0 sara, invece, che,
sono io a risultare antiparico a 10fO, per la ben nota regola
della reciprocira?
79
La moda del nomadismo e dei ciberpunk quindi certe particolarita del gusto, dell'affertivita, del costu-
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 40/72
Si e discusso molto, di recente, nelle pili svariate occasioni,
di nomadismo: dun que di sradicamento dal proprio suolo
natio, dal proprio habitat, dalla propria etnia (ammesso che
si dia), per una fuga senza sosta fuori dai confini "angusti"della patria, della lingua, del costume. C'e persino chi ha
parlato di "artisti nomadi", non pili legati ai modi e alle
mode del loro ambiente, che cercano un contatto con i colle-
ghi di paesi lontani, che fanno proprie le tendenze altrui.
Tutto cia ha, ovviamente, molto di vero e anche di posiri-
vo e, oltretutto, non e dovuto soltanto all'attuale facilita di
viaggiare, di spostarsi, di comunicare. Non basta, cioe, che
una coppia di giovani sposi d'un villaggio abruzzese vada in
viaggio di nO,zze alle Maldive 0 in Indonesia, per parlare di
nomadismo. E necessario sviluppare una mentalita diversa da
quella ottocentesca, che sia libera da convenzioni familiari,
religiose, etniche, pelitiche, e per la quale "tutto il mondo epaese".
Ma se questo relativamente nuovo modo di essere dell'uomo
d' oggi puo rappresentare un fattore positivo, puo affrancare
l'individuo da molte pastoie che in passato 10 legavano al
villaggio, alla nazi one, al continente natio, d'altro canto non
si puo non rilevarne l'aspetto parzialmente negativo: tutto
l'humus che costituiva e cosrituisce il soli'do piedistallo della
propria persorialita, lfn humus nel quale si radicano i ricordi
propri e dei progenitori, una "memoria genetica", se vogliamocost definirla in senso non solo fisico rna "meta" fisico, e
80
me, rischia di scomparire. II nomade, il trapiantato, e I'uomoche non parlera mai la lingua d'un altro paese come gli abi-
tanti dello stesso, come i natives; che non si abituera mai a
certe peculiarita del mangiare, del dormire (penso alla tortura
del "piumino" nei paesi nordici), dell'''aver commercio" pros-
semicamente col prossimo come nel mondo arabo. II nomade,
insomma, dopo il primo entusiasmo per la novita dell'arnbien-te, finira per essere vitrima della saudade portoghese, 0 della
Sehnsucht tedesca: quelle nostalgie che, cosa strana, sono indi-
cate con parole appropriate pili da altri popoli che dal nostro,
Forse per uno scarso sentimentalismo dell'italiano medio.
Comunque, anche la "norrnale" nostalgia, "I'algia del nostos",
del ritorno odisseico, perseguirera il nomade: quello fittizio e
solo estemporaneo, rna anche quello auteritico, quello che
avra fatto del nomadismo la sua scelta definitiva. Nella vee-
chiaia, poi, dopo le scorribande galattiche per tutto il piane-
ta, il decrepito nomade, nell' ennesimo paese straniero che 10ospitera, sempre pero in veste di alien, biascichera, moribon-
do, le ultime parole della sua parlata infantile che probabil-
mente nessuno sara in grado di comprendere.
Del resto, anche uno studio attento del nomadismo (come
quello svolto in un libretto di Arianna Dagnino del 1997)
che traccia con entusiasmo le varie tappe del nuovo nomade e
ne esalta le conquiste, non e in grado di persuadermi circa
l'aspetto davvero positive del fenomeno, anche se e divertentee gustosa l'elencazione compiuta dall'autrice delle "nuove pro-
fessioni" prevedibili secondo gli sviluppi d'una "moda digi-
talizzata" e globalizzante, tra le quali posso ricordare quelli
del "biourbanista", "neoetnologo", "precettore a domicilio",
"agronomo galattico", "analista sirnbolico", e via dicendo.
Ho sempre guardato con estrema curiosita ogni nuova con-
quista, non solo tecnologica, rna linguistica e sociologica; dalla
cibernetica alla semiotica, dalla teoria dell' informazione a quell a
del caos, eppure, di fronte agli inni levati negli ultimi tempi
alla nuova civilra nomadica, ho sempre conservato la convin-
zione che gli stessi fossero carenti d'una vera consapevolezza
circa quella che e, 0 dovrebbe essere, l'autentica natura del-
l'uomo. Qualcosa di analogo, d'altronde, dovrebbe val ere an-che per I'imperversare e il proliferare delle sette giovanili e
81
delle pseudoreligioni, gia da tempo una prerogativa degli Usa. col padrone bianco) ecco la moda del rock pill sfrenato rna
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 41/72
Oggi, poi, sette e conventicole pill 0 meno mistiche 0 satani-
che sono divenute uri' autentica moda, di cui so no esempio
I'avvento di ban de giovanili come i ciberpunk 0 gli hate groups,
i "gruppi dell'odio" (col loro capo spirituale Richard Butler).
Sicche, tanto Ie sette apparentemente "cristiane" (come i South
Baptists con quindici milioni di aderenti) quanto quelle pill
fanatiche come appunto i gruppi dell'odio, coinvolgono, an-ziche migliorare, quello che gia in passato era il parrocchialismo
americano a base di Sunday School e di innumerevoli sottosette
protestanti tra di loro gareggianti, dagli snob episcopalians ai
modesti battisti.
E, del pari, e vero che la morte imbellettata oggi e meno
eccezionale anche al di qua dell'Atiantico, rna c'e un altro
genere di morte, oltre a quella borghesemente camuffata, ed ela morte violenta causata dagli infiniti omicidi, dalle tensioni
razziali, al punto che alcune bande giovanili hanno scoperto
ilperverso piacere di torturare Ie loro vittirne sottoponendolea rituali di umiliazione. Tuttavia, I'aspetto pill pericoloso del-
la cosrituzione di' queste bande, arm ate 0 meno, mi sembra
proprio illoro tribalismo (che gia comincia a serpeggiare presso
i giovani europei, anche se in forma meno eccessiva) e che
negli Usa significa: sedute di rave con relative droghe, e tutto
il corteo imperante, che non sembra, peraltro, indicare una
effettiva partecipazione precoce al mondo degli adulti, rna
solo un rinserrarsi dentro Ie maglie, anzi la corazza, della
tribu per acquistare quella forza d'urto che il giovane solitario
sa di non possedere.
Quanto all' enorme espandersi degli hacker (il programma-tore elettronico ultrafanatico), se questo e un indizio dell'im-
portanza acquisita dal generalizzarsi dei mezzi elettronici, di
internet, delle realta virtuali, e anche vero che la stessa sma-
nia pseudoscientifica ha portato alia creazione dei rnalefici
virus informatici e allo svilupparsi d'una mental ira che vede,
come possibile meta "trascendente", da un lato i falsi richiami
di misticismi e occultismi tipo new age, dall'altra quelli, al-
trettanto illusori, d' una "smaterializzaziorre" dovuta alla vir-
tualita computerizzata.
E, per quanto poi 'figuarda il vecchio glorioso jazz: finito ilricordo dei blues cantati dallo "schiavo negro" (cost affettuoso
82
anche pill monotono, monocorde, monoritmico, utile pill che
altro come basso continuo per I' assunzione delle consuete dro-
ghe e I'annichilimento a base di luci psichedeliche 0 di fracas-
so assordan teo
83
Conformismo e moda giovaniletautori, telepresentatori, show-men gia dimenticati e sfioriti.
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 42/72
L'ultima decade del millennio sara Forse ricordata come
quella del look, delle griffe e delle mode, quella delle erichet-
te trionfan ti prossime ad appassire.
Nomi di personaggi celebri un tempo come Chanel, Cour-
reges, Mary Quant, Dior, sembrano quelli di spettri che s'ag-
girino tra le pagine ingiallite d'una storia del costume, e Ii
seguono da presso altri nomi nostrani: Ie sorelle Fontana, Jole
Veneziani, Pucci, e chi non ricorda Germana Marucelli?
Ma mentre sarte geniali, proprio come Germana Marucelli,
erano note a esigue e sofisticate clientele, per cui aile loro
sfilate era possibile incontrare poeti e pitrori, come un Lucio
Fontana 0 un Giuseppe Ungaretti 0 alrri intellettuali, oggi, a
imporsi sono nomi che persino le masse conoscono, non solo
perche i mass media che Ii diffondono sono pili potenti, rna
perche la loro influenza suI costume, suI modo di essere e dicornportarsi, si e moltiplicata e perfezionata.
Non ho certo bisogno di riproporre casi come quelli ormai
storici di Armani, di Valentino, di Krizia, di Versace, rna
persino un sarto anomalo come Roberto Cappucci ha avuto,
con una sua mostra, un rilievo eccezionale, mentre come e
nota I'architetto-stilista Ferre ha riscosso plausi in una Parigi
che faticosamente, attraverso 1 0 sfoggio di grandeur, tenta di
riconquistare la palma smarrita della moda.
Non sono, pero, s,oltanto pochi ormai celebri nomi a creare
un' atmosfera peculiar'e rispetto al passato, perche questi nomipotrebbero anche risultare caduchi come quelli di tanti can-
84
II fat to che, a mio avviso, differenzia I'ultimo decennio del
secolo da quelli precedenti, e un altro: e il nostro succubato
aile mode, ai manierismi del costume, alia dipendenza nefasta
da un credo edonistico collettivo che si riflette sull'importanza
dedicata al look: alia propria apparenza corporea e vestirnen-
taria, piuttosto che alia sostanza della propria personalita e
all' effettivo valore della propria intelligenza e cultura.
La smania di indossare a suo tempo Ie Timberland 0 le
Clark, i Moncler 0 qualche altro indumento "cifrato" che
appaia all'orizzonte giovanile, non e analoga a quella d'un
tempo, rna e qualcosa di coat to e di "cornpulsivo", Si tratta,
cioe, d'una vera e propria compulsion neurosis d'una nevrosi
coatta che spinge irrimediabilmente l'adolescente (maschio 0
femmina) a schierarsi dalla parte della tribu che freq uenta, di
adattarsi e mimetizzarsi col clan, a forza di etichette, di scrit-
te sulle T-shirt, di sfilacciature su jeans che testimoniano del-
Ia sua appartenenza di diritto a un determinato schieramentogiovanile, spesso rna non n~~essariamer~t~ tepp.istico.
Questo schieramento acrrtrco e coerciuvo splega purtroppo
non solo I'adesione a una determinata moda vestimentaria,
rna anche quella a una moda ben pili assurda, quella del
piercing, pili brutale e balorda, a base di anel.lini nelle _orec-
chie, rna persino nella lingua, nelle lab bra, ner capezzol i, de-
rivata da una moda che affonda Ie sue radici nel masochismo
pili grossolano e dove uno pseudotribal~smo "afric.ano" dive.n-
ta convenzione antiestetica. E non rru sembra irnprobabile
che allo stesso genere di moda del costume possa appartenere
in buona parte anche la infausta "rncda" delle droghe pesanti.
Basterebbe, infatti, osservare come si sia giunti facilmente alia
quasi scomparsa d'una moda del fumo, .?on solo per _Ia p aura
del cancro, rna perche non era orrnar plu usanza decisarnenre
"in". E chi non si e reso conto che l'uso dei superalcolici -
anche se ancora ben radicato in molti adulti e anziani - e
meno seguito dai giovani, proprio perche e pili "di moda" la
Coca-Cola 0 la birra?
Ecco, dunque, come la dipendenza quasi totale dalla moda
diventa ogni giorno pili evidente: e solo in apparenza che, da
parte dei pili giovani non e curata l'''apparenza'': al contrario,la cura prestata al proprio vestiario, per quanto casual possa
85
sembrare, e molto superiore a quella d'un tempo: come e Creativita underground e tribalismo sociale
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 43/72
indubbiamente pili accentuata la tendenza a piegarsi a deter-
minate usanze che potranno essere il walkman, il personal
computer 0 il videoregistratore .
. Gia da queste minime e scarne esemplificazioni dobbiamo
fl.cavar~e che la dipende~za della grande maggioranza della
glOvent.u da quello che SI usa, da quello che risulta "in", edeter~11lnante. al punto da mettere in sottordine gli antichi e
orrnar desueti concetti di "buono" e "cattivo", di "bello" e di"brutto".
Anche il brutto, del resto, 1 0 dico da un pezzo, puo esseredi moda. "Kitsch docet!",
. ,
86
Quello che puo Forse costituire un contraltare aile mode
tribali or ora rammentate potrebbe essere la presenza in Ligu-
ria di pili di trecento piccoli gruppi underground impegnati
in attivita creative che vanno dal jazz alIa canzonetta, dallapoesia alIa performance, dalla manipolazione di oggetti trova-
ti al recupero di rumori metropolitani: insomma a creazioni
spontanee lontane da ogni accademismo e anche da ogni rna-
nipolazione mercantile (almerio per il mornento).
II fenomeno non e soltanto ligure, rna in questa regione
cosl chiusa aile vicende esterne, cost gelosa d'un suo "super-
bo" isolamento (forse per nostalgia degli antichi fasti marinari)
il fenomeno appare pili spiccato che altrove. Uno studio ad
opera di Massimo Caccialanza, Massimiliano Oi Massa e
della sociologa Maria Teresa Torti (1994)1 0
analizza tantodal punto di vista sociologico che da quello estetico, scorgen-
do nello stesso l'indizio d'una rinascita dello spettacolo e del-
la musica popolare, rna anche d'una coscienza comunitaria
benefica.
PUO darsi, effettivamente, che proprio da queste manifesta-
zioni, ancora criptiche e quasi clandestine, nascano futuri capo-
lavori e che alcuni di questi giovani - dotati di buona prepa-
razione tecnica oltre che di talento - possano diventare i
futuri maestri d'una rinnovata "rnusica del nostro tempo". E
soprattutto, ed e quello che Forse pili conta, che molti di
questi gruppi, oltre all'evidente carattere tribale, sviluppinoanche un'autentica volonta comunicativa interpersonale.
87
La mia perplessira, tuttavia, per quanto riguarda una pos- nalismo, un assemblaggio di liriche genovesi su ritmi reggae:
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 44/72
sibile evoluzione "colta" (high-brow) di questa arte popolare
(low-brow), rimane intatta. In altre parole, se e vero che la
musica dotta puo attingere, come ha sempre fatto, a quella
popolare (anche Berio si e servito di rnotivi sussunti dai Beatles,
come Bartok da quelli del folklore rumeno, 0 addirittura Bach
da certe melodie regionali: si veda L'Imitazione della cornetta
del PostigLione nel Capriccio Abreise), 1 0 spartiacque tra musicaelitaria ( Donatoni, Stockhausen, Boulez, Maderna, eccetera)
e musica pop 0 rock e abissale; anche in quei casi dove gli
autori di area rock hanno cercato di valersi di atonalismi
presi a prestito alia musica colta dei nostri giorni.
Ma il mio discorso non intende fermarsi al territorio musi-
cale. Sarebbe tt·oppo facile bollare d'infamia qualche innocua
canzonetta alia Lucio Battisti 0 alla De Andre solo perche
ricade nell' ormai intollerabile senorita in "tonica e dominan-
te", No, il vero cuore del problema e un altro: fino ache
punto questi gruppi giovanili, cost gelosi della loro auto no-mia (rispetto al mondo dei "grandi", dei borghesi e anche
dell'intelligencija ufficiale) sono da considerarsi un fatto posi-
tivo? Fino ache punto questo mid-cult (alla Dwight Macdo-
nald) puo prevalere esteticamente sull'altra cultura? La rispo-
sta, credo, si debba lasciare a un prossimo futuro.
Ritengo, senz'altro, che sia giusto, da parte di buona parte
della gioventli odierna, di volersi liberare dal prepotere del
passato, considerando la musica, pili 0 meno rock, come una
rivolta contro I'eccessivo rispetto per la "musica classica" (che,
in realta, e quasi sempre quella "romantica"). Ma credo anche
che per una giusta evoluzione dell' arte nel futuro sia indi-
spensabile la profonda conoscenza delle autentiche correnti
artistiche del tempo presente e di quello passato.
Un altro versante del fenomeno ligure, tuttavia, riguarda
pili da presso non tanto il valore artistico, quanto quello
socioantropologico di questi raggruppamenti.
Nel volume sono elencati moltissimi di questi gruppi under-
ground e ne cito solo gli esempi pili pittoreschi dal punto di
vista "Iinguistico". Ecco, per esempio, i Ragnl Perplessi, i Raptus,
iWhore's Sons, i Caduca Massi, Ie Voci Atroci, la Cool Reggae
Band, i Sensascou P~sse, i Belinche Posse: come si puo giaintuire da questo elenco un miscuglio di americanismo e regio-
88
I'inno Ma se ghe pensu dell'immigrato genovese in Argentina,
rovesciato a favore degli attuali immigrati africani. Tutto un
campionario di sigle e appellativi che stanno a indicare la
tendenza verso quel tribalismo, diffuso ormai in rnoltissimi
paesi non solo americani, che finisce per ricondurre a uno
stadio preindividualistico la mentalita giovanile. Mentre, dal-
tro canto, secondo gli auto ri, "rifiutando gli schemi organiz-zativi classici i gruppi reggae sono diventati protagonisti pro-
prio in una citra come Genova, storicamente criptica e chiusa
al dialogo, di una nuova solidarieta interna, di un modo nuo-
vo di abbattere la barriera palco-arrista-spertatore", E infatti
(rifacendosi anche agli studi d'un Maffesoli 0 di un Baudrillard)
gli autori affermano: "Fra tribalita e sociera ipertecnologica
ancora una volta emerge la contraddizione del tentativo di
svolgere una critica feroce verso la 'societa industriale' tecrio-
logica, spersonalizzata, caotica ... ".
Purtroppo ritengo che proprio qui, nella rice rca dell' arnbi-guo sostegno che il gruppo cerca e trova nella "tribu", s'anni-
di uno dei pericoli di queste tendenze: nella volonta di sorto-
mettersi a una valenza comunitaria e non individuale, a una
atrivita e reattivira spersonalizzata, che puo giungere ad an-
nientare la vigile coscienza del singolo e a soffocarne persino
le pili private e autonome qualita espressive.
89
Moda e CInema pensare a quelle che furono Ie "mode" alla Marlene Dietrich,
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 45/72
Fino ache punto l'immagine della diva cinematografica ha
influenzato e continua a influenzare la moda? 0, piuttosto,
fino ache punto il tipo di moda e di stile, proprio d'una
diva, viene irnitato, scopiazzato, emulato dalle donne - ragaz-ze adolescenti, anziane e decrepite - in cerca di un'identita
che non possiedono e che aspirano a possedere? Senza accor-
gersi che la loro identira e gia presente nel loro normale
aspetto, nel loro modo di essere, di comportarsi, di abbigliarsi,
tanto pili se questo avviene fuori dagli schemi che 10 schermo
cinematografico 0 televisivo offre e spesso impone.
Non e difficile riandare con la mente agli esempi di quan-
to sto affermando: si pensi, per fare un facile esempio, a
come dilago 10 stile di una Brigitte Helm (per risalire agli
anni tra le due guerre) in certe acconciature dell' epoca. E,
potrei aggiungere, sempre in tema d' a cconciature, come sia
ancora vivo il ricordo di un'attrice come Louise Brooks in
quello stile divenuto oggi una prerogativa degli intelligenti e
inconfondibili Vergottini. Mentre, come tutti sanno, fu alla
stessa attrice che si rifece Guido Crepax nel fissare certe ca-
ratteristiche di Valentina, l'eroina dei suoi fumetti.
Innumerevoli, poi, i casi in cui donnette e ragazzotte
provinciali ebbero a far proprie, con sconsolanti risultati, le
chiome platinate di Lilian Harvey, Ie blouses echancrees della
Harlow. '1
Che il divismo della celluloide, pili di quello del teatro,
stinga sulla moda di legioni femminili, e cosa nota. Basti
90
alla Marilyn Monroe, alla Brigitte Bardot, e via dicendo.
Oggi che l'eleganza elitaria si e annacquata attraverso il
bagno nel casual, oggi che i film sofisticati ci presentano
giovani intellettuali non altrirnenti paludate da quelle che
incontriamo per la strada (si veda la Melanie Mayron di Girl-friend, con la sua "attrezzatura da fotografia"), il fascino delle
"maliarde" e molto decaduto. Non credo che una giovinetta
d' oggi copierebbe una rediviva Greta Garbo, e neppure una
Rita Hayworth con Ie sue invadenti procacita,
E un segno di maggiore maturita (intellettuale)? Solo in
apparenza. Scimmiottare la salopette stinta 0 i jeans informi
d'una Jane Fonda 0 I'approssimativo maglione di Mariangela
Melato in Caro Michele costituisce un succubato psicologico
analogo a quello che fu il cercar di procurarsi volpi argentate
alla Barbara Stanwyck, 0 calzamaglie invereconde (per quei
tempi) della grande Gilda.
Se diamo un' occhiata ad alcuni esempi tipici di moda pre-sentati dalle attrici del cinema negli ultirni decenni non fare-
mo Fatica ad accorgerci che alcuni di questi paradigmi modali
sono filtrati e sfociati nell'uso comune a ogni livello. Cost,per esempio, l'abito da casa, elegante rna modesto, con vasta
gonna arricciata nera e camicetta di raso bianco, sfoggiato da
Doris Day, che abbiamo ritrovato in chissa quante "padrorie
di casa" degli anni Sessanta. Cos) ancora, la toilette da sera
intessuta di lustrini e strass, con ampio scialle a stela, di
Ingrid Bergman, che potrebbe essere stato indossato da qual-
siasi signora-bene con ampi mezzi economici. Mentre una
mise consistente in semplice camicetta maschile e jeans tutto
fare, quali indossa la "eroica" Jane Fonda, avrebbe fatto linvi-
dia d' ogni ragazza impegnata e sinistrorsa (rna consapevole
del suo attrait fisico!) del periodo postsessantottesco. Gli esern-
pi, naturalmente, sono moltiplicahili a volorita.
La deliziosa Diane Keaton di Manhattan, con la sua carni-
cetta scozzese e la giacca loose di velluto non e rnerio "irnitabile"della Barbra Streisand, con il suo procace e spiritoso desbabille
carnevalesco, rna guai se le eventuali imitatrici non possiedo-
no l'intelligenza (e naturalmente i requisiti fisici) delle due
protagoniste.
Quello piuttosto che mi chiedo a questo proposito e fino a
91
che punto [e donne dell' epoca corrispondente a ognuno di
questi esernpi abbiano scimmiottato questi modelli e fino a
Moda e persorialita
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 46/72
che punto invece sia stato il cinema stesso a far suoi esempi e
modelli gia in corso, gia collaudati.
La risposta non e tanto facile. Certo un film che ritragga
la vita di tutti i giorni, un film pili 0 meno realista (tipo
Roma citta aperta), cerchera di adottare sullo schermo quel-
I'abbigliamento tipico che si puo rinvenire in una determina-ta situazione sociale (si veda la Bose di Non c'(:pace tra gliulivi 0 la Loren di alcuni film a sfondo popolaresco e parte-
nopeo). Ma nel caso di pellicole sfarzose, ambientate in locali
magniloquenti, come fu il caso per molti film dell"'epoca del
jazz" e dei "teleforii bianchi", e abbastanza probabile che la
moda si sia sbizzarrita nel creare ad hoc un modello di abbi-
gliamento che sarebbe divenuto in seguito I' esca di molte
grandi e medie case di confezioni e di migliaia di donne,
convinte d'avere qualcosa che le accomunava con le Marilyn,
le Rite, [e Barbare del momento.Sono questi i casi in cui possiamo affermare senza esitazio-
ne che I' attrice con il suo abbigliamento, i suoi gioielli, i suoi
atteggiamenti, ha costituito un fattore mirico di prim' ordine
nel campo della moda e ha fatto innumerevoli vittime d'un
ideale irraggiungibile e adescatore.
Eppure, una flessione dell'immagine rnitica femminile sug-
gerita dal cinema risulta oggi evidente. Ed e Forse dovuta, in
parte, al moltiplicarsi di trasmissioni filmiche risalenti alle
pili svariate stagioni di quest'arre, rivisitate quotidianamente
sul piccolo schermo, nelle cineteche, nei festival. Come fare a
orientarsi tra le mode che le diverse rassegne di film coriti-
nuano a offrirci, e quella presentata dagli attuali film come
quelli smaliziati d'un Woody Allen 0 impegnati d'un Godard
o d'un Antonioni? Quale moda considerare up to date, quan-do la moda in un film di oggi e gia ampiamente superata da
quella in atto? Ecco perche ritengo che il fascino dell' abbi-
gliamento e dello stile della diva di ieri (della grande diva
dell' eta aurea del film hollywoodiano) ~ia ormai un po' atte-
nuato, se non del tutto naufragato. Con tutto vantaggio per
l'autonomia e la Fpliedricita della moda e della donna dei
nostri giorni.
92
Mi so no trovato, qualche tempo fa, di passaggio in una
capitale nordica, provvisto soltanto dell'abito sportivo che in-
dossavo, quando una sera venni invitato da un nota collezio-
nista che offriva una solenne "ceria seduta", Che fare? Un
tempo si affittavano i frac e gli smoking. Oggi, per fortuna,
se ne puo fare senza. Ma almeno un blazer blu, sia pure con
bottoncini arrugginiti e gomiti un po' lustri, e di prammatica.
Per fortuna un amico riusci a camuffarmi alla bell' e meglio,
evitandorni il disdoro di essere l'unico commensale non in
regola con l' etichetta. Ma allora, esistono ancora, han no di-
ritto d' esistere, quelle norme pili 0 meno tacite che regolano
ilnostro modo di comportarci in pubblico, quelle relations inpublic COS! acutamente chiarite da Erving Goffmann? Si di-
rebbe di S!, constatando quanto spesso un modesto elemento
di vestiario possa risultare decisivo in un rapporto inrerper-sonale e persino nell' ambito di una situazione sociale 0 poli-
tica delle pili delicate.
Fino ache punto, allora, e lecito considerare l'abbiglia-
rnenro, nelle sue innumerevoli metamorfosi, come un segno
della persorialita umana? E fino ache punto e possibile edu-
care, rnodificare, estrinsecare questa personalita attraverso un
fattore COS! epidermico e COS! labile come l' abito e tutto il
corteo di oggetti e ammennicoli che concorrono a conferire
uno "status" all' individuo?
Mi riferisco, qui, all'uomo piuttosto che alla donna, per-che sappiamo (0 crediamo di sapere) tutto SUI rapporti tra
93
quest'ultirna e la moda. Oggi, soprattutto, quando la moda
nel nostro paese si e trasformata in vessillifera non solo della
•La moda del padre bambinaio
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 47/72
nostra fantasia, rna della nostra abilita commerciale e industria-
Ie. Non mi sembra invece che sino a ora si sia dato un adegua-
to rilievo alla presenza di un fenomeno analogo per quanto si
riferisce al sesso forte (0, meglio, ex forte). Perche "ex forte"?
Perche - tra lotte femministe, rivendicazioni gayste, travestitismi
autentici 0 fasulli - sembra indubbio che l'uomo-maschio, ricer-tacolo di muscoli e nervi d'acciaio, l'uomo sanguigno iperdotato
ginnicamente e sessualmente, sia alquanto in declino. Lo stes-
so maschismo (0 il suo equivalente italico: gallismo) non fa
pili notizia; 0 la fa soltanto se accompagnato da un diverso
corteo di attribuzioni caratteriali e comportamentali.
Non e da sottovalutare il fatto, dunque, se proprio negli
ultimi anni abbiamo assisrito al presentarsi di certa stamp a
dedicata, in maniera specifica, alla moda maschile.
Non e mia intenzione di soffermarmi qui sul valore e l'irn-
portanza di tali pubblicazioni, ne di sollevare un' ovvia riserva
sullo scarso interesse di buona parte di esse. Credo, pero, di
poter affermare che la sottolineatura che, in questo periodo,
viene fatta dei problemi riguardanti il comportamento umana
in relazione al suo abbigliamento costituisca uno dei fenome-
ni non di minor peso nell' odierno panorama sociale. In altre
parole: ripudiare come inutili, frivole, superficiali, tutte iridi-
scriminatamente, le pubblicazioni dedicate alla moda, equi-
varrebbe a non rendersi conto d'una loro funzione tutt' altro
che secondaria, anche se e doveroso mettere il dito sulle "pia-
ghe culturali" di molte di esse.
Una cosa e certa: l'interesse per l'alfabetario modale, fern-minile 0 maschile che sia, sembra essere l'indizio di una presa
di coscienza, da parte dell'uorno, del significato profondo,
anche se spesso inconscio, del suo atteggiamento nei riguardi
del proprio corpo e di quanto 10 riveste. Ed e auspicabile che
il divenire cosciente da parte dell'uorno (e della donna) del
perche di tale significato, possa portare domani a evitare i
subdoli influssi di certi simboli vestimentali e a saper sceglie-
re con chiarezza e autocoscienza l'''immaglne'' che meglio cor-
risponde alla propria persorialita. Immagine che, come ben
sappiamo, e costituita dalla confluenza di fattori naturali, am-bien tali e anche, non 10 si puo negare, arrificiali,
94
Un fenomeno abbastanza tlplCO degli ultimi tempi e il
particolare interessamento e la disponibilita dei padri nell' at-
tendere ai loro neonati. Cos a un tempo molto meno frequen-
te, non solo per la presenza di balie e bambinaie, ma perche
sarebbe sembrato poco virile che un signore con baffi e bar-
ba, colletto inamidato e bastone, si prodigasse in vezzeggia-
menti all'infanzia e addirittura nel cambiarne i pannolini spor-
chi. E, invece, anche sulle nostre spiagge estive, possiamo
coristarare, a prescindere da ragazzi e ragazze, da qualche rna-
turo gaudente 0 da qualche cellulitica dama in topless, come,
nelle poche famigliole tradizionali sopravissute, siano soprat-
tutto i padri a occuparsi amorevolmente degli infanti.
Quanto sopra, sia ben chiaro; senza ness un maligno so-
spetto di pedofilia. Anzi, ancora una volta, dovrebbe essere
risaputo quanto sia irnporrante, psicofisicamente, il contattodi questi fragili esserini con il corpo dei genitori, non solo
nello stadio di allattamento, rna anche in seguito per ragioni
pili volte analizzate da pedagoghi e psichiatri. (1 0 stesso po-
trei testimoniare, ormai fornito del dovuto bagaglio psicanali-
tico, di come la scarsita di simili contatti in una famiglia
dove baci e abbracci erano quasi banditi sia stata Forse dan-
nos a per i miei successivi rapporti con il prossimo). Per cui
ben vengano [e cure materne affidate ai padri, senza bisogno
di malignare per tali innocenti amplessi.
E, d' altronde, ricordo d' aver letto recentemente un delizio-so racconto brasiliano, If quaderno rosa di Lori Lamby, di
95
Hilda Hirst, tutto imperniato sulla presunta confessione d'una
bambina di sette-otto anni. La quale, con comica enfasi, rae-
Andy Warhol e la moda
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 48/72
conta il suo entusiasmo in seguito a cerci "giochi" pili 0
meno peccaminosi ai quali uno zio sporcaccione la incorag-
gia. Una maniera pili satirica che pornografica di considerare
questa delicata materia.
Eppure, per giustificare davvero cerci atteggiamenti di adulti
verso fanciulli e neonati, a prescindere da ogni illazione sea-brosa, qualche spiegazione deve pur esserci. Che non si tratti
di un inconsapevole desiderio di r eg re ssu s a d u te rumi Del ri-
torno, cioe, a una presunta situazione prenatale, particolar-
mente beata? Certo pill beata di quella dei primi momenti
dopo la nascita, quando il neonato, privo della parola, tor-
mentato da fame e sete, pruriti e mali di pancia, puo solo
des tare un senso di pena. E, invece, per molti di coloro che
scorgono nel futuro l'everitualita d'un bene e non solo d'un
male, il bambino puo evidentemente impersonare la restirno-
nianza di quell'avvenire remoto che un adulto non porra cer-
to raggiungere. Sicche I'idea che il bambino abbia dinnanzi a
se ancora un lunghissimo percorso di vita, puo far scattare il
meccanismo d'una mal celata e inconfessata invidia.
Ebbene, nemmeno quest'ultima spiegazione mi pare del tut-
to attendibile. Deve essercene un'altra che giustifichi questo
compiacersi di adulti di fronte alla creaturina che non parla e
non capisce. Forse la chiave del mistero puo essere il fatto che,
da parte del neonato, non ci sia nessuna "risposta" possibile,
almeno nei primissimi tempi; I'infante accetta, deve accettare,
Ie carezze, Ie moine, gli sbaciucchiamenti. Volente 0 nolente.
Gia pochi mesi pili tardi avverra che il bambino rifiuti il
bacio e la carezza e possa manifestare la sua avversione verso un
ammiratore importuno. Non solo, ma puo accadere che sia la
stessa madre a voler respingere Ie moine d'un estraneo. Cost,
per esempio, accade (0 almeno accadeva) in Sardegna, dove an-
cora esistono antiche pratiche magiche improntate a una tradi-
zionale saggezza, e dove, per evitare il malocchio che Ie eccessive
smancerie d'un passante 0 d'un conoscente possono arrecare a
un proprio figlio, I'unico modo per proteggerlo consiste nell'in-
filargli tra i capelli vn nastrino verde. Quel nastro e prezioso e
garantito per valere 'cia "antidote" alla jella che complimenti eadulazioni non richieste potrebbero arrecare al bambino.
96
"Chi rru intervista dovrebbe soltanto suggerirmi Ie parole
che vuole che io dica, e io non faro che ripeterle".
Con questa sua uscita Andy Warhol chiude in un certo
senso la bocca all'ingenuo intervistatore, ma, al tempo stesso,
gli concede ogni liberta di attribuirgli qualsia~~ affermazio.n~.
E non sembri, questa, una semplice boutade plu 0 rnerio ciru-
ca: chiunque abbia letto La filosofia d i. A ndy W a1:hoL \197.5) sa
che questo personaggio, tra i. pill ~Otl e reclarnizzati del no-
stri giorni, non e solo un artista di ~otevole valore. (anche se
oggi un po' defilato rispetto aile ultirne avanguar~le), un e.x
cineasta di film sperimentali tra i pili sorprendentl e un orr-
ginale ritrattista fotoserigrafic~, ma ~ ~nche un pensatore molto
sottile, che riesce a portare 1l1flessibilmente la sua maschera
di uomo spento, quasi di burattino girovago, distaccato, apa-
tico e frivolo, ma che vede con chiarezza Ie pecche della
nostra societa, sa ironizzarla e ne sa cogliere alcuni dei pochi
Iati positivi.
Warhol rappresenta, effettivamente, quasi il simulacro as-
soluto d'uno schizoidismo mentale che gli permette di vivere
in mezzo alla gente senza troppo avvicinarla, ma anche di
influenzare tutta una vasta schiera di accoliti (si pensi alla sua
factory, che e insieme ateli~r a.rtistico e centro. di produzione
commerciale) manteneridosi distaccato da tutti e da tutto.
Warhol e stato a Milano in occasione delle giornate di
continuo tripudio mondano-finanziario attivate dalle "sfilatedell'ultima moda" e in occasione dell'apertura d'una sua mo-
97
stra alia galleria Rizzardi, dove erano esposti i ritratti di alcu-
ni dei maggiori stilisri italiani.
Ma, perche, insisto, questa sua maschera di irnpenetrabilita?
"Preferisco restare un mistero. Non mi piace mai parlare del
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 49/72
Assieme alle manifestazioni della nostra moda, la presenza
di Warhol viene a costituire un ultimo tocco di moridanira
artistico-elitaria (anche se ormai popolarizzata dai rotocalchi),
che permetta di dare an cora maggior lustre alle iniziative in
corso. Naturalmente, senza che 10 stesso artista faccia una
piega, ne receda di un millimetro da quell'immagine, ormaifigee e quasi cristallizzata, che si e venuto costruendo negli
ultirn ianni - do po la lunga fase pittarica pop e quella ci-
nematografica - con indubbia Fatica e con sottile perversita.
Warhol, dunque, mi riceve in una stanza (anzi, una suite)
d'un grande albergo cittadino, attorniato da alcuni membri
del suo staff, e da uno stuolo di organizzatori del suo viaggio
artistico-commerciale-pubblicitario: smilzo, in jeans consunti
e maglioncino nero, con il ciuffo di capelli candidi che con-
trasta con il viso acceso (e non spento e cadaverico quale
appare di sclito in molte fotografie), e non molto dissimile
da quel Warhol che conobbi una ventina d'anni or sono (pre-
cisamente nel novembre del 1964) nella galleria newyorkese
di Leo Castelli che allora era assiepata dei suoi coloratissimi
"Flowers" (i fiori stampati e serigrafati) una delle tappe pili
note del suo percorso pittorico (insieme alia serie dei Car
Crash, a quella delle Marilyn, delle Jackie e di altri personaggi
celebri dell' epoca come Elvis Presley, Liz, Merce Cunningham,
eccetera; e a quella degli oggetti triviali come le lattine di
minestra Campbell 0 di Coca-Cola, tutte moltiplicate innu-
merevoli vo lte).
Chiedo ora a Warhol cosa pensa di Milano e del suo sog-giorno e, mentre mi dice che la citra gli piace e che la trova
molto viva e internazionale, si sofferma con particolare, e, mi
sembra, non simulato calore a decantare la qualita dei negozi
milanesi, che trova tra i pili originali, soprattutto per la par-
ticolare organizzazione spaziale che presentano.
A questo punto gli chiedo come si spiega il suo, almeno
apparente, disinteresse per il prossimo: "In realta m'irnporta
ancora della gente, rna sarebbe sraro pili comedo infischiarsene.
Non voglio trovarm,i troppo coinvolto nelle vite degli altri.
Non mi piace diventare troppo intimo. Non mi piace 'toccare
Ie cose', per questo il mio lavoro e COS1distaccato da me stesso".
98
mio retroscena (background) e comunque 10 cambio ogni vol-
ta che mi viene chiesto. Non e che faccia parte della mia
immagine di non raccontare tutto: Soltan~o, dim.entico .quello
che ho detto il giorno prima e rru tocca rrcostrurre ogl1l volta
tutto da capo". . . .
Ma ci sara almeno qualche tuo carattere distintivo nel qua-le sei in grado di identificarti? "Se vuo~ sape~e t~t~o di W~rhol~
non hai che da guardare la superfiCle del rruei quadn, del
miei film e di me stesso. 10 sono [I. Dietro non c'e niente!".
Forse in quest' ultima frase e racchiusa molta della "filoso~
fia" dell' artista americano (di origine cecoslovacca, non 10 Sl
dimentichi): non pretendere di costruire un'o~era. che rae-
chiuda misteri indecifrabili, e al tempo stesso riuscrre a ope-
rare in profon dita attraverso la dinamica COS1fre?da e spers?-
nalizzata dei suoi film, come nelle Chelsea Girls, come In
Nude Restaurant, come in Flesh e in Trash, film che segnarono
veramente una tappa di profonda analisi per assurdo di tutto
un aspetto dell'umanita, che prima non er.a stato n:esso a
nudo con altrettanta squall ida rna imperternta efficacia. Del
res to a un' altra domanda attorno agli aspetti della sua arte e
della vita, del guadagno e degli "affari", Warhol da una rispo-
sta che mi sembra decisamente illuminante: "Non mi preoc-
cupo dell' arte 0 della vita. Ossia: la guerra, la bomba, mi
preoccupano. Ma gia, c'e ben poco da fare con. tutto questo
(there's not much you can do about them). Anche il der:aro. non
mi preoccupa pili che tanto; seppure qualche volta mr chiedo:
dove stara mai di casa? Qualcuno deve averce!o tutto! (ThoughI sometimes wonder: where is it? Somebody's got it aLL.0".
Come dovremo, insomma, considerare oggi il ruolo che
Warhol occupa riel mondo dell'arte e in quello della moda? Si
tratta soltanro d'uno dei tanti aspetti dello scadere a mera
merce anche di quelle creazioni che sono 0 furono, tutto
sornrnato, "artistiche"? 0 si tratta davvero d'un incontro feli-
ce, e meno superficiale di quanta 10 stesso artista affermi, tra
arte e moda, tra notorieta e inventiva?
Mentre mi congedo da Warhol ringraziandolo per 10 s~orzo
che ha fatto riel rispondere alle mie domande e mentre 1 fan
e gli impresari delle pubbliche relazioni si affannano a tener a
99
bada altri postulanti al privilegio di avvicinarlo, penso a come
sia sintomatica de! nostro tempo una figura come quella diT-shirt come mass medium
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 50/72
Andy: non particolarmente attraente da un punto di vista
fisico; non invogliante come rapporto interpersonale; neppure
"comoda" come approccio per un pubblico impreparato. Una
figura, insomma, molto lontana da quella de! banale cantau-
tore, dell'autocompiaciuto pittorastro, del pompieristico divo
teatrale. Una figura, invece, in un certo sen so, tragica, ami-metica, stereotipata, che ha saputo acquistare una noror iera
decisamente ubiquitaria, non tanto con gesti inconsulti, ne
con esibizioni grandguignolesche (e vero: ci fu ne! 1968 il
tentativo di omicidio da parte d'una sua fan, Valerie Solan as,
ma e cos a ormai lonrana), ma proprio con il fat to d' aver eleva-
to a potenza un genere di iterazione ossessiva, di perseverazione
artistica e insieme comportamentale, che 10 rendono unico
nel suo genere sia come creatore pittorico e filmico, che come
dramatis persona de! nostro quotidiano dramma esistentivo.
'j
100
Quando si ragiona di mass media di soli to il pensiero cor-
re subito a radio e te!evisione, ai quotidiani e ai rotocalchi, e
magari al cinema. Pochi si ricordano de! grande panorama
iconico fatto di scritte, di figurazioni, di lettering, che sta aliabase della grafica (pubblicitaria e no) dei cartelloni stradali,
delle insegne dei negozi, delle sigle delle aziende. Ma ancor
meno sono quelli che si rendono conto di quanto valga, per
10 scambio di idee, di immagini, di messaggi, persino politici,
persino culturali, 10 "slogan grafico e visivo" che I'uomo e la
donna, soprattutto giovani, ostentano sempre pili spesso, vuoi
per moda, vuoi per scelta personal~, v~o~ p~r adeguarsi a. un
costume generalizzato. II bottone, 11 distintivo con la scrrtta
"I like Ike" (per non citare che il pili no to) e stato uno dei
pili azzeccati per I'assonanza tra Ie parole e il ritorno del
dittongo "ai" quale prima persona singolare, riel diminutivo
de! nome di Eisenhower, ne! verbo like. Ma di scritte de!
genere ce ne so no state moltissime altre e delle pili svariate:
basti pensare al "Facciamo I' amore, non la guerra", oppure
"O.K.", 0'''Don't bother me", 0 I 'abusatissima "S" di Superman.
Molto spesso quegli slogan so no divenuti vere e proprie ban-
diere di movimenti politici, di ribellioni sociali, di riven-
dicazioni economiche. Ma c'e un "medium" tuttavia, tra tutti
gli altri mezzi di comunicazione di massa, che di solito non
viene preso nella dovuta considerazione, Forse perche e corisi-
derato troppo frivolo 0 troppo "epiderrnico" (non solo meta-foricamente!) ed e la 'I'-shirt, la ben nota e ubiquitaria rna-
101
glietta di cotone indossata dai giovani (e meno giovani) di
tutti i paesi, quasi sempre istoriata da un'appropriata vignetta
Linus, eccetera), ma che, in un terzo tempo, si e trasformato
addirittura nell' eq uivalente d'una rivista d'informazione arti-
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 51/72
o da una particolare scritta. Il fatto pili sconcertante nell' ado-
zione e divulgazione della T-shirt e Forse quella che potrem-
mo definire la sua azione auto, ed etero, pubblicitaria.
Come e noto, molte delle prime T-shirt portavano sigle di
ditte famose come: Cinzano, Xerox, Coca-Cola, poi le scritte
si vennero moltiplicando, da "Eat the Rich", a "Virginia isfor Lovers", da "Las Vegas" a "I love New York".
Il fenomeno curioso e appunto che queste magliette venga-
no acquistate (magari a caro prezzo) e non certo regalate dalle
singole ditte 0 dai singoli enti di cui portano impresso il
nome. Ossia che gli indossatori (0 le indossatrici) delle stesse
siano disposti, pagando di tasca loro, a far pubblicita, e nep-
pure una pubblicita indiretta ma anzi dirertissirna, attraverso
tali prodotti, a ditte, universita, bevande ...
La spiegazione non e difficile. E un dato di fatto che oggi,
spesso, un determinato nome 0 una determinata sigla (Fiat,Mercedes, Coca-Cola, Pilsen, Tuborg, Martini, eccerera), co-
stituiscorio di per se uno status symbol per chi Ii esibisce.
Allo stesso modo di chi ostenta il sapone, l'accendino, 0 il
profumo, magari tutt'alrro che soddisfacenti, soltanto perche
portano impresso il nome d'un grande stilista.
Ecco allora come attraverso la T-shirt si sviluppa una du-
plice azione auto ed eteropubblicitaria: quella esplicita della
reclamizzazione d'un determinato prodotto, e quella implicita
dell' autoreclamizzazione di chi la porta e che, esibendola, si
proclama up to date, vuoi in campo sportive, politico, e final-
mente artistico. E ho appena bisogno di accennare quanta
importanza abbiano avuto alcune T-shirt con Ie immagini
tratte da film famosi, da fumetti popolari, da attori e attrici
mitizzati, per convalidarne la notorieta.
Quello tuttavia di cui Forse non tutti si sono resi conto eche questo indumento e davvero un efficacissimo mezzo di
comunicazione di massa, capace di trasferire da un ambiente
all'altro, ma anche da un continente all'altno, il suo peculiare
messaggio. Un messaggio che nei primi tempi e stato, come
ho detto, prevalenrernente pubblicitario, che in un secondo
tempo e divenuto manifestazione d' una "piccola moda" perteenager (con le immagini di Mickey Mouse, di Paperino, di
102
stica, d'un invito di galleria d'arte, 0 d'una - osiamo scanda-
lizzare gli storici dell'arte - sal a di museo. Sala d'un rnuseo infieri, s'intende. Ma chi ci dice che - e non c'e nessun sarca-
smo da parte mia - alcuni di questi indumenti istoriati non
possano costi tuire domani un esempio singolare e caratteristi-
co di quale sia stata in quel determinato periodo la situazionedell' arte figurativa e, in definitiva, il gusto dominante dell' epoca
in questione?
Non si dimentichi, infatti, che proprio negli ultimi tempi
hanno cominciato a esplodere forme d' arte figurativa i cui
autori avevano iniziato la propria "carriera" spruzzando vago-
ni e pareti della metropolitana newyorkese e che solo in un
secondo tempo sono entrati a far parte dell' establishment ar-
tistico a livello delle grandi gallerie private (come, per far
solo qualche nome, Keith Haring, Basquiat, Rammellzee, A
One, Kenny Scharf) mentre un analogo impatto sulle massegiovanili in 1talia avevano avuto alcuni creatori di fumetti
dell' ultima generazione (come Mattotti, Pazienza, Tamburini,
Giacon, Carpinteri, Echaurren, eccetera, sottolineando cost il
fatto d'una osmosi significativa e in parte imprevedibile tra
arte elitaria e arte a livello popolare 0 comunque di grande
divulgazione) .
Ho affermato pili volre come, a mio avviso, la pubblicita
(la buona, s'intende) e in genere la grafica, il fumetto, 1 0
stesso lettering di cartelloni e insegne, possano costituire al-
cuni dei pochi mezzi capaci di portare un nuovo credo arti-
stico a livello "massive" anche nei punti pili remoti d'un
paese. (E gli esernpi, anche storici, non mancano: dai cartel-
loni pubblicitari di Toulouse-Lautrec 0 di Dudovich ai mol-
tissimi manifesti - per concerti, gare sportive e ogni genere di
manifestazione patriottica - di Miro, dai cartoon di Steinberg
o di Topor agli odierni di Crepax, di Calligaro, eccerera).
Nessuno riuscira a convincermi che non valga di pili, per
diffondere un determinato gusto pittorico, la vista, da parte
d'un'intera popolazione, di questi manifesti, fumetti, poster,
di quanto non valga la galleria privata frequentata da poche
centinaia di addetti ai lavori. Per q uesto anche le nostre ca-micette, 0 magliette 0 canottiere che dir si voglia, potranno
103
essere considerate come un elemento estremamente popolare,
spesso persino tribale, rna eventualmente anche portatore d'un
messaggio artistico non trascurabile, e quindi dimostrare una
Moda del costume teatrale
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 52/72
volta di pili come la moda riesca, anche ai livelli pili modesti
e accessibili, a diventare un fattore di educazione globale del
gusto.
104
L'ambizione wagneriana di realizzare un Gesamtkunstwerk(ossia un capolavoro artistico globale attraverso il contluire in
maniera omogenea dei singoli linguaggi artistici) e, tutto sorn-
mato, presente in quasi ogni opera lirica: sia nel Singspielmozartiano sia nelle diverse creazioni che, da Rossini a Verdi,
da Puccini a Debussy, da Strauss a Alban Berg, hanno, di
volta in volta, ripreso, migliorato, 0 comunque consolidato e
riproposto il grande modello derivante dal coagire di Musica,
Danza e Teatro.
Quanto ho affermato e universalmente noto, come e notache nell'Opera convergono, non solo musica e testa lettera-
rio, rna recitazione, danza, scenografia e costumi. Ho lasciato
per ultimo i costumi, dato che e di questi che intendo tratta-
re sia pur brevemente, rna la loro presenza e senza alcun
dubbio altrettanto determinante di quella delle altre compo-nenti artistiche, subordinata solo, il che e ovvio, alla musica,senza la quale l'opera perderebbe la sua prima ragione d' essere.
Perche siamo propensi a dare tanta importanza ai costumi,
alIa loro presenza nell' opera e nel balletto? Perche non li
consideriamo piuttosto come qualcosa di epidermico, retaggio
di epoche trascorse, ornamento ridondante e superfluo?
Credo che sia questo il primo quesito a cui occorre trovare
una risposta. E la risposta deve partire da una premessa: se
I' abito, su qualsiasi scena teatrale, "fa sempre il monaco",
tanto pili1 0fa nel "teatro musicale", ossia in quel teatro dove
il testo, le parole, l'intreccio, rimangono, in certo qual modo,
105
succubi della musica e si sperdono in un limbo sonoro che
spesso Ii rende inestricabili e indecifrabili.
•
li rica debba essere indagato per altri motrvi: vi e innanzituttouna considerazione che mi sembra essenziale. Di fronte aile
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 53/72
Molto spesso, trovandoci ad assistere a una delle grandi
opere liriche i Otello 0 Boheme, Walkiria 0 Barbiere di Siviglia,
Don Giovanni 0 Wozzeck) e proprio I' abito del personaggio a
dirci subito di chi si tratta; se sia it re 0 il paggio, la maga 0
il cospiratore, il barbiere 0 it guerriero, la walkiria 0 it crocia-
to, Wotan 0 Mime, a calcare la scena.II costume infatti e legato indissolubilmente al personag-
gio; e nota al pubblico; e addirittura tutt'uno con I' attesa che
il pubblico ha di ogni dramatis persona, e viene a coprire cosl
un ruolo fondamentale nel linguaggio - anzi, nell'insieme di
codici diversi che costituiscono 1 0 specifico linguaggio - del-
l'opera.
Come potremmo accettare un Lohengrin senza elmo e co-
razza; un Boris senza il pesante manto tempestato di pietre;
una Santuzza senza it costume della popolana sicula; un Simon
Boccanegra senza Ie insegne di doge genovese? Persino inopere come la Vera Storia di Berio 0 Bussottioperaballet, i
personaggi del "racconto" si riescono a identificare attraverso
il loro vestito prima ancora che attraverso Ie parole che pro-
nunciano (e che spesso ci sfuggono) 0 attraverso i motivi che
intonano e che possono non esserci farniliari come quelli di
opere autentiche e popolari.
Per questa ragione e un fatto determinante che i vestiti, le
uniformi, i veli, Ie armature, indossati da tali personaggi,
escano dalla fantasia di grandi scenografi, di abili costumisti,
di pittori celebri. II fatto che i costumi di un' opera siano stati
ideati da De Chirico piuttosto che da Benois, da Savinio
piuttosto che da Zeffirelli, da Borovskij piuttosto che da Ca-
sorati, ha un'indiscutibile importanza. II fatto stesso che un
grande teatro come la Scala si sia rivolro, a seconda dei casi,
ad artisti "tradizionali" come Benois 0 d' avanguardia come
Veronesi, Dorazio 0 Burri 0 a un geniale stilista come Versace,
e , semmai, un segno della vitalita e dell'aggiornatezza del
grande teatro milanese, rna non muta la sostanza del discorso
che interido svolgere.
Ma, a prescindere d.,a questa "funzione sernantica" del co-
stume, che non e affatto priva di importanza, anche se spessoviene sottovalutata, credo che il ruolo dell' abito nell' opera
106
freq uenti e spesso giustificate osservazioni circa I' arretratezza
e l'inattualita dell' opera lirica puo valere 1 0 stesso discorso
che si puo fare a proposito di molti grandi spettacoli di altri
paesi e di altre civilta, Nessuno ormai disconosce I'interesse
vitale del No, 0 del Kabuki, 0 delle danze sacre indiane.
I "generi", che in letteratura e in architettura hanno ormaiperduto la configurazione istituzionalizzata d'un tempo, e sono
spesso scomparsi 0 degenerati, hanno invece una loro precisa
consistenza e una loro vivacira connotativa nel caso del tea-
tro, del balletto, dell' opera. Considerare q uesti generi come
legati a precise norme stilistiche mi sembra pertanto dovero-
so. E queste norme, che possono essere parzialmente trasgre-
dite 0 modificate per quanto riguarda la regia, il gioco delle
luci, la maggiore 0 minore realisticita della scenografia, non
1 0 possono essere per quanto riguarda I'''essenza'' del costume,
o 1 0 possono soltanto per quanto si riferisce alIa nuova inter-pretazione data dello stesso da un artista molto originale, che
ne sappia rinverdire I'apparenza e la sostanza. II costume,
insomma, e un com plemen to necessario e complesso - anche
se costoso, anche se ingombrante e magari fastidioso - del-
I'azione teatrale. Questa peculiare efficacia del costume viene
immancabilmente avvertita dallo stesso attore (cantante, dan-
zatore, ballerina, protagonista 0 cornparsa) che solo indossan-
do quel dato abito, quel dato copricapo, quel particolare am-
mennicolo si sente "investito" della propria parte: assume pose
regali 0 rivoluzionarie; diventa agile 0 goffo; acquista il carat-
tere dell'Arlecchino 0del nibelungo, della comare di Windsor,
o del soldato di ventura, del Paggio Fernando 0 del giovane
zarevic. (Anche quando, in quel caso, si tratti, come spesso
accade, d'una prosperosa fanciulla travesrita da pettoruto gio-
vanotto imperial e) . E questo forse spiega it perche della stra-
na sensazione di inadeguatezza che spesso ci coglie assistendo
aile prime prove di un' opera, quando ancora gli attori recita-
no senza costume. Persino voci famose che, nella serata inau-
gurale, ci ricolpiranno col fascino delle loro superumane vi-
brazioni, ci sembrano meno pctenti, meno cariche di pathos
(e forse in realta 1 0 sono) perche non ancora "sorretre" daquell'uniforme che ne convalida Ie eccelse qualita sonore.
107
A questo punto un'ultirna considerazione dey' essere posta:
e possibile e auspicabile una trasformazione, un aggiornamen-
to che giunga addirittura all' abolizione dei costumi?
Degli Hab iti antichi et moderni
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 54/72
Credo di poter rispondere negativamente per tutto quanto
si riferisce alla loro identita storico-stilistica. Ho sempre con-
siderato detestabile ''I'Amleto in smoking", Lo stesso vale per
qualsivoglia opera del teatro lirico. E preferibile che La Walkiria,
II Trovatore, Parsifal, Salome conservino i loro celebri e ormaipopolari costurni, anche se oggi possono apparire assurdi, ana-
croriistici, pleonastici.
II che non vieta ovviamente di modificarli, renderli pili
gradevoli, pili indossabili, meno ingombranti, pur rispettando
i loro req uisi ti stilistici.
In definitiva: ritengo che il costume, usato nell' opera lirica
e nel balletto, sia, come dicevo sin dall'inizio, una delle com-
ponenti essenziali dell'Immagine Globale che vuole trasmet-
terci questa manifestazione artistica, e che, pertanto, ogni
tentativo di alterarne a viva forza Ie caratteristiche sia de-
precabile, perche viene a incrinare una delle peculiarita di
questo grande Gesamtkunstwerk.
108
La scoperta dell 'Arnerica, i grandi viaggi transoceanici, I'af-
fermarsi d'una potente classe mercantile, la ricchezza di molre
nazioni europee dovevano portare a un' evoluzione notevole
anche un fenomeno, in apparenza marginale, rna da sempre
consanguineo con I'evolversi delle diverse civilta, come la moda.L'abbigliamento in questo secolo divenne pili sontuoso e com-
plesso e si ando diversificando maggiormente rispetto a quel-
1 0 rinascimentale. Sono di quest' epoca Ie complicate accori-
ciature a base di riccioli a mo' di co rna, l'imbiondimento dei
capelli attraverso Ie lunghe esposizioni al sole (rna con il vol-
to coperto per non offuscarne la bianchezza), le doppie rnani-
che larghe e lunghe fino a terra, la vita rinserrata da busti
molto stretti, Ie gonne multiple, I'avvento del vertugado (la
sottogonna costruita con cerchi sovrapposti), l'uso di orria-
menti d' oro e d' argento, di gioielli e perle; ed e di questo
periodo il moltiplicarsi dei primi testi che si interessano al
fenomeno moda, vuoi dal punto di vista storico che da quello
estetico. Chi seppe conquistarsi una nororieta attraverso la
pubblicazione, nel 1590, di quello che sarebbe stato uno dei
primi grandi trattati di storia della moda, Degli Habiti antichiet moderni, di diverse parti del mondo, fu un lontano cugino
del grande Tiziano, Cesare Vecellio.
Guardare alla moda del passato, non solo a quella cinque-
centesca rna a quella dei tempi precedenti, con I'occhio di
oggi, non puo che sconcertare e, in un certo sense, sconvol-gere molte delle convinzioni che avevamo nutrito ingenua-
109
nente circa i costumi di quei tempi. Ma e proprio questo
'sconvolgimento" a essere fruttifero: perche ci insegna, pili di
iuanto spesso non facciano trattati storici e ricerche antropo-
Due soprattutto sono Ie condizioni che mi vi en fatto di
segnalare immediatamente come base per un' approssimativa
analisi delle "rivelaziorii" di questo volume. Innanzitutto la
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 55/72
ogiche, fino ache punto siano mutati i rapporti tra moda e
.ocieta, moda e arte, moda e ritrni temporali, lungo il corso
:lei secoli. II rapporto, anzi, che pili ci sembra alterate, eroprio quello temporale: avvezzi come siamo a veder mutare
:l'anno in anno, per non dire di mese in mese, le nostrenode, restiamo affascinati di fronte a immagini che ci in-
~rmano sopra una persistenza nel tempo dell' abbigliamento
l' allora.II perdurare di abiti, paludamenti, livree, acconciature, per
nghi periodi di tempo; il loro istituzionalizzarsi attraverso
.omplessi cerimoniali; il determinarsi di particolari norme e
.ano ni d' abbigliamento a seconda della classe sociale, della
.arica, della mansione cui si riferiscono, costituisce uno dei
naggiori divari tra la nostra eta, con il continuo trasformarsi
-d evolversi (0 involversi) di mode e modi, e quella fissata
lalle tavole dell'autore in un'apparerite staticita lungo i de-
.enrii e addirittura i secoli.
II fatto che Vecellio possa trattare e descrivere l' abbiglia-
nento della Matrona romana, della Dama milanese, del Doge
enetiano, della Citella bolognese, del Nobile ji'tlncese, eccetera,.orne se gli stessi fossero stab iii nel tempo, ormai sanciti da
rna perenriita storica inalterabile, non puo non farci riflettere
.ulla peculiarita d'una visione del mondo rivolta alIa moda
.he era ben diversa dall' odierna.
Ovviamente, questi fatti ci erano gia noti: si sapeva come
lei tempi passati si dessero categorie precise e inflessibili a;uidare l'uso d'un abito, d'un costume, d'una armatura. Anco-
'a ai nostri giorni, in alcune zone periferiche, persino europee,
.i puo constatare la presenza di determinati costumi folldoristici
rtilizzari in particolari circostanze (solenni eventi pubblici 0
'eligiosi, Palio di Siena, Sartiglia di Oristano, eccerera).
Ma, di anna in anno, questo persistere di antiche usanze
lestimentarie viene diradandosi e scomparendo e gia vi en fat-
o di guardare a certe sequenze di film tra ledue guerre come
l realta che pili non ci appartengono e che costituiscono un
ngaglio di eta a noi r~mote. Che dire allora dei costumi e
lelle vesti che Vecellio ci presenta nel suo trattato?
l10
cornplessita, la ricchezza, il fasto della maggior parte di questi
abiti, di queste acconciature.
Ecco come sono descritti gli abiti d'una Donna nobile rna-trona venetiana antica: "Portavano alcune sottane scollate di
seta lunghe fino in terra, e chiuse tutte e assettate aIle carni
con qualche bello riccamo davanti, e di sopra havevano un
manto lungo fino in terra con un poco di strascio e era
attraversato da belle liste di riccamo d' oro, con due pelli di
zibellini che pendevano davanti ... "; 0 quelli d'una Dogaressa,o principessa di Venetia: "La principessa era vesrita alIa Ducale,
con una vesta di broccato d' o ro fino, sopra la quale portava il
manto lungo fino a terra con uno strascico assai largo. II
Corno ch'ella haveva in capo era tempestato d'assai gemme e
era accompagnato da un sottilissimo velo di seta ... ". Ma si
osservino anche quelli di poco meno fastosi dei "borghesi"
d' allora, Mercanti et bottigai della Merciaria: "Molti dei Mer-
canti e Buttigai (... ) vestono la vesta a maniche a gomito
come i Nobili ... ". Mentre, persino Ie giovinette non mancava-
no di acconciarsi con estrema cura. Ecco, ad esempio, la
Donzella da maritare: "Andavano col petto e con le spalle
scoperte per (... ) un busto assai corto che a pen a Ie copre la
pili bella parte del petto, fuor dal quale escono i merli della
camicia ( ... ) II busto e fregiato da una lista di tela d' oro ... " ,
eccetera. Ognuno di questi abbigliamenti evidentemente co-
stituiva una sorta di divisa ormai sancita da anni e decenni di
esperienze e di tradizioni; era divenuta dunque vero e propriocostume.
Un' altra fondamentale considerazione riguarda la partizione
compiuta dall'autore tra i diversi personaggi illustrati che ri-
calca in maniera perfetta l'assetto sociale dell' epoca. Anche se
- come si puo apprendere dalle precise didascalie che accorn-
pagnano ogni tavola - molto spesso esiste una precisa volonta
di adottare gli abiti delle classi elevate anche da parte degli
appartenenti a professioni mercantili e commerciali, sta di
fatto che una distinzione tra nobilta, classe "mercantile" e
plebe e ancora assai marcata. Non solo, ma e spesso sottolineatala diversita tra l'abito della dama, della matrona e quello
111
della donzella, della "ci tell a" , e della vedova. E, finalmente
altro fatto che ovviamente non puo che incuriosirci, vien~
nettamente distinto 1'abbigliamento della matron a, della dam a
subalterne, evento tuttavia non ancora del tutto evidente a
chi sfogli il testa di Vecellio rna che divenrera pili accentuato
nei secoli successivi (scpratturto nel Settecento) quando si
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 56/72
nobile 0 della mercantessa, da quello della "rneretrice" e "con-
cubina", considerata evidentemente come una categoria a par-
te da non confondere con Ie altre. Categoria, oltretutto, che
poteva partecipare pili di altre allusso delle classi alte nei casi
in c~i la )ro~essi.one" Fosse stata particolarmente proficua.~l potra q~lndl affermare che soltanto la meretrice poteva
agglfare la dlfferenza di classe nel caso d'una sua eventuale
facoltosita; anche se Ie era vietato d'indossare vesti del tutto
identiche a quelle delle dame. "Fra queste [le Cortigiane] e Ie
donne d'honore, si vede come di costume, cOSI anche diversi-
r a d' ornamenti: non potendo esse in vigor delle bene ordinate
leggi della Citra di Venetia portar ornarnenri di perle, come
le donne honeste; se bene alcuna di loro sorto qualche prete-
sto Ie portano e usano di pili 1'habito presente e se ne servo-10 come Ie donne da bene ... ".
La differenza sociale, insomma, la netta distinzione classista
:he, almeno per quanto riguarda l' abito, ai nostri giorni sem-
Herebbe scomparsa, domina in pieno quell'epoca e anche i
ecoli pre~edenti ai quali Vecellio si rifa e ai quali estende,
nvolontanamente con ogni probabilita, le stesse caratteristi-.he pili tipiche della sua epoca.
Ma quello che pili affascina e colpisce in questo curioso
rattato e certamente l'apporto iconografico, dato che Ie ana-
lsi "teoriche" che accompagnano le tavole sono a dire il vero
!q~an~o ingenue e scarsamente attendibili, specie per quanto
I nfensce a costumi di epoche remote (romani, greci) 0 diazi?ni pili 0 meno "esotiche" (Croazia, Turchia, Siria, Un-hena, eccetera).
Anche dalle pagine introduttive, tuttavia, e dalle didascalie,
possibile ricavare alcune illuminanti aperture circa l'atmosfe-
letico-sociologica dell'epoca. Come quando ci viene descritto
lbb~gliamento, del "virtuoso Do~e Veniero", il quale "si vesti-
1 di panno d oro, aIle volte di colore rosso, ( ... ) eccetto i
orni sacrati alIa gloriosa Vergine, i quali haveva in grandis-
rna devotione e compariva allhora sempre vestito di bianco".U ' 1 . 'In a tra osservazione scontata e quella riguardante 1 0 slit-
re della moda e delle mode dalle classi egemoni a quelle
2 113
avra una costante emulazione della moda nobiliare da parte
dell' emergente borghesia. II che equivarra a considerare l'utiliz-
zazione d'un particolare abbigliamento come equivalente d'un
effettivo status symbol. Moda e status, comunque, s'identifi-
cano gia nel periodo preso in esame, per cui I' abbigliamentopuo essere considerato come decisamente "sernanrico" della
particolare condizione sociopolitica e del grado raggiunto nella
scala gerarchica da ogni singolo individuo.
Un'ultima osservazione penso si possa ancora avanzare per
quanto riguarda il rapporto tra moda femminile e moda rna-
schile, quali appaiono nelle tavole del trattato.
Che la moda maschile godesse di privilegi ben maggiori
che ai nostri giorni, e cosa risaputa. L'abito da cerimonia del
Doge, del Principe, dell'Uomo d'armi, partecipava di quella
ricchezza e di quella variera di fogge e di tess uti propri del-
l'abbigliamento femminile; non solo nelle forme, rna ner co-
lori, nei materiali, negli ornamenti.
Se ai nostri giorni la moda maschile cerca di trovare una
sua riconq uistata varieta in seguito all' adozione di speciali
tenute sportive, turistiche, agonistiche, non possiamo non ri-
conoscere che e venuto ormai a mancare cornpletamente quel
fascino dell' abito maschile dovuto alIa presenza di stoffe opu-
lente, di decorazioni sgargianti, di monili e medaglie, di pen-
nacchi e parrucche, di cui invece il Cinquecento e tutti i
secoli precedenti e immediatamente successivi furono testi-
moni. Non crediamo che a tali vesrimenti ricchi e sontuosicorrispondessero persorialita pili eccelse e originali di quanto
non siano quelle odierne. Rimane, comunque, il fatto che
l'uorno cinquecentesco era posto, per quanto si riferiva alIa
moda, sullo "stesso piano" della matrona pili illustre, della
dam a meglio acconciata. II che significava anche che all'abito
veniva dato un peso e un valore ben maggiore di quanto oggi
"ufficialmente" non si dia.
Forse le epoche future vedranno riapparire situazioni di
maggior prestigio, 0 anche maggiori differenziazioni, profes-
sionali 0 sociali, attribuite all'abito, di quanto oggi non av-
venga. Ma questo, comunque, non ci spinge a colrivare no-
stalgie per Ie pesanti zimarre, le cappe decorate di zibellino,
le armature scintillanti (rna pesanti), dei nostri antenati d'allora.
E Forse ci consente di affermare che, tutto sommato, la moda
Moda e styling
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 57/72
odierna, anziche peggiore, e Forse migliore di quella tanto
lodata e incensata d'allora.
114
Esistono due poli opposti attorno ai quali si puo veder
ruotare il fenomeno della moda: quello dello stile e quello
dello styling. II primo e quello per cui la moda s'accosta di
pili a quelli che di solito si considerano come fenomeni arti-
stici; il secondo, per contro, e quello che s' avvicina di pili a
quello che possiamo anche identificare con il kitsch.
Ma oggi e possibile parlare ancora di stile? Dove comincia
1 0 stile e finisce la moda?
Se 1 0 stile e ormai considerato come qualcosa di pili impe-
gnativo della moda, perche legato a fattori epocali pili auten-
tici e pili vicini aIle creazioni delle "arti pure" (pittura, scul-
tura, archirettura), non e del tutto acquisito, invece, come si
possa collocare il fenomeno dello styLing rispetro alIa moda.
Come e noto, si e molto ragionato di styLing a proposito di
certi prodotti industriali (come Ie carrozzerie delle automobiliamericane d'un tempo) la cui forma rispondeva piuttosto che
a princlpi funzionali a ragioni meramente consumistiche re-
go late dalla pubblicita e dal marketing. Ebbene: si potra cer-
tamente estendere il concetto di styLing (di "stilizzazione" e di
cosmesi) a molti aspetti della moda e dun que identificarli in
questo caso con il kitsch. Non solo, rna si vedra, allora, come
possa esistere addirittura una "moda del kitsch", oltre al kitsch
della moda. II kitsch, cioe, potra essere moda in senso positi-
vo e negativo: nel primo caso si trattera del gusto raffinato di
chi usa intenzionalmente l'oggetto kitsch, l'abito sguaiatamente
vistoso, per aggiungere un orpello di pili alIa sua ricercatezza
115
+'
;ofisticata. Nel secondo caso, invece, avremo un'infinita di
esernpi tipici, come quando la moda preferisce i risvolti delle
~iacche un po' larghi, c'e qualcuno che Ii usa larghissimi, 0
Volto truccato, oggetto decorato
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 58/72
luando la minigonna imperversa, la sceglie addirittura inesi-
.tente, e quando le spalle sono larghe Ie imbottisce a disrnisu-
·a.
Potremo dire, dunque, che 10 styLing corrisponde al kitsch
Iello stile e che 10 styLing sta allo stile come I'arte sta al
citsch. Ma c'e un altro problema che viene a galla quando si
enta di circoscrivere i limiti e le parentele della moda con
titre situazioni della societa. II fatto d'aver considerato spesso
a moda come definibile secondo i modelli semiotici (e nota
I caso del Systeme de la mode di Barthes, che, tuttavia, limi-
ava la sua analisi alia nomenclatura dell'abbigliamento fem-
n inile) fa sl che, da parte di molri, si consideri opportuno
ncludere la moda entro gli schemi linguistici al pari di altri
ettori delle scienze umane. La cos a non sarebbe disagevole
e, in questo caso, non si verificasse un' evenrualita insolita:
luella d'una istituzionalizzazione a priori anziche a posteriorilegli elernenri relativi all'ipotetico "codice" modale. E mi spie-
;0: mi sembra di poter affermare che la moda e un codice cui
an no capo soltanto gli aspetti effimeri del linguaggio artisri-
0, giacche la caratteristica pill tipica della stessa e che il suo
inguaggio presenta la peculiarita di istituzionalizzarsi "di col-
10", quasi per una proliferazione spontanea, e oltrettutto di
isultare comprensibile (decriptabile, per impiegare un termi-
te "recnico") prima ancora di essere stato del tutto forma-
izzato. Che intendo dire? Che il creatore di moda (e parlo
lui proprio della moda dell'abbigliamento) decide un deter-n inato schema di vestiario (abito, cappello, calzatura, tessu-
0, colore) prima ancora che tale schema sia entrato nell'uso,
10 impone quando e an c ora in vigore un "codice" modale
lei tutto diverso e spesso contraddittorio. Per questa ragione
1moda (dell'abito rna anche dell'arredamento, dello sport,
ccetera) ha un inizio spesso imprevedibile, e pertanto sfugge
quelle regole che di soli to condizionano rnolti altri settori
.ella nostra attivita creativa.'
Si e sostenuto a pill riprese che I'oggetto dei nosrri giorni,
soprattutto quello realizzato industrialmente, deve essere il
pill sobrio e rigoroso possibile, deve rifuggire da ogl1l orna-
mento.
E cosl e stato, infatti, dalla fine del periodo art nouveau
(Liberty) fino all' apparire del r ad ic al d es ign e del postmoderno
(sernplifico, naturalmente, perche su questi fat~i si ~ d.iscuss_o
anche troppo). Cosa e accaduto, invece, negli ulrirni anni?
Che da parte di numerosi designer si e proceduto a ripristina~
re I'elemento decorativo sulle candide 0 monocrome superfici
degli oggetti, non solo dei mobili, rna dei Ferri da stiro , degli
elettrodomestici.
Ma comemaii fregi e gli ornati che rivestivano leggia-
dramente certe macchine da cucire Singer dei bisnonni ci
appaiono oggi cosl graziosi e in sintonia con Ie curve, irna-nubri, le rotelle di quegli antichi macchinari, mentre buona
parte dei fregi odierni (non tutti!) ci sembrano cosl privi di
garbo e di fantasia? .. .
La ragione e sempre la stessa: Ie decorazioni attuali non
sono osmotiche con la forma degli oggetti come 10 erano
invece quelle dei vasi Lalique, delle ceramiche e dei mobili di
Gaudf, dei Ferri battuti di Guimard. Per cui potrei concludere
questa prima parte della mia analisi, ribadendo un concetto
che ormai dovrebbe essere di comune accettazione: ben veri-
gano le decorazioni e i fregi su og~etti d~uso. ~ su elen:entiarchitettonici e di design, purche siano: incditi, non rievo-
16 117
canti moduli ormai desueti; consanguinei alia forma degli
oggetti 0 degli edifici, come 10 erano i motivi decorativi d' ogni
epoca e d'ogni grande civilta.
+'
secondo il quale e la natura la grande corruttrice dell'uomo:
"E questa infallibile natura che ha creato il parricidio, l'antro-
pofagia emilie altri orribili delitti (... ) E la filosofia e la
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 59/72
Dalla cosmesi dell'oggetto a quella del vol to. Che e poi
l'''oggetto naturale" pili importante dell'individuo, specchio
del suo temperamento, del suo status sociale, del suo gusto.
Certo, non tutti si ritrovano la faccia che vorrebbero avere.Spesso anzi sono costretti a tenersi per tutta la vita un volto
odiato 0 perche decisamenre deforme e sgradevole 0 perche
lontano da quell'ideale che gli stessi avrebbero desiderato.
Eppure credo che siano pili numerosi quelli (e soprattutto
quelle) che so no soddisfatti della loro apparenza, e che, quan-
to meno, ritengono di potere, con un'appropriata cosmesi,
appunto, trasformarsi come ambiscono di apparire. Ed e a
questo punto che il quesito della cosmesi e del trucco si
pone. Sappiamo bene che l'uomo e la donna si sono da sern-
pre truccati, vuoi attraverso l'acconciatura dei capelli (e di
barbe e baffi) , vuoi attraverso Ie modificazioni, tinteggiature,
sottolineature, abbronzature, schiariture, della pelle e dei ca-
pelli. Se in tempi remoti questo trucco, presso popolazioni
pili 0 meno "selvagge" rna non per questo meno dotate di
"sensibilita esterica", s' accompagnava di soli to ad altre mo-
dificazioni pili vistose, attraverso tatuaggi, cicatrici, vere e
proprie decorazioni della pelle, complicati trofei di penne, di
conchiglie (si pensi aile lab bra a piattello 0 ai monili infissi
nelle guance, nelle narici e nelle orecchie), ai tempi odierni (a
parte le note pratiche aberranti dei punk e di consimili "set-
te" giovanili), le modificazioni del volto si limitano a un usocauto e oculato del normale trucco: ciglia finre, fondotinta,
rossetti, neretti, eccetera. Che valore dobbiamo dare, allora, a
queste pratiche cosl ubiquitarie e cosl risapute? Possiamo con-
siderarle come indispensabili alia costruzione della personalita
d'un determinato individuo?
Una recente pubblicazione (Max Beerbohm, ELogio dei Co-
smetici, 1922) ci svela molti segreti di ques~o contrastato pro-
blema attraverso le raffinate e un po' leziose parole di quel
dandy salottiero e critico letterario che fu Max Beerbohm,
amico di Beardsley e di Shaw. Ma basterebbe qui citare l'iro-nico e paradossale (per i suoi tempi) giudizio di Baudelaire,
118
religione che ci ordina di nutrire i genitori poveri e infermi;
la natura ci comanda di ucciderli. Tutto cia che e bello e
nobile e il risultato della ragione e del calcolo (... ) La moda
deve dun que essere considerata come un sintomo del gusto
dell'ideale, come una deformazione sublime della natura ... ".E, pertanto, e proprio l'artificio a correggere e migliorare
tanto il comportamento che I'aspetto dell'uomo. Ecco, dun-
que, come il cosmetico diventa non solo un mezzo per abbel-
lire un volto rna anche un mezzo per vincere e soggiogare le
imperfezioni che la natura ci impone.
Se questi e molti alrri sono i princlpi, in buona parte
sottoscrivibili, gli stessi, tuttavia, non bastano a dirci il vera
perche dell' esistenza del trucco e soprattutto non ci permet-
tono di tracciare un parallelo, sia pure azzardato, tra cosmesi
dell' oggetto e cosmesi del volto.
Ritengo che alia base di entrambe queste pratiche si debba
situare qualcosa di pili e di diverso d'una semplice volorita di
"miglioramento estetico", Quello che ci spinge verso una co-
stante attivita decorativa (0 autodecorativa) e in realta una
ragione molro pili complessa di quanto non sembri: e la vo-lonra di mascherare noi stessi e anche gli oggetti di cui ci
serviamo. Con un procedimento analogo, rna contrario a quello
cosl ben illustrato da Caillois nel suo Mtduse & c. a propo-si to delle ali delle farfalle.
Nelle farfalle, come in tanri altri insetti e specie animali, la
naturale veste decorativa non solo e involontaria rna e costan-temente "funzionale" (ossia vale a mimetizzare l'animale 0 a
rendere pili vistose Ie sue prerogative sessuali).
Nell'uomo, invece, la cosmesi non serve a mimetizzare rna
a evidenziare e soprattutto a "mascherare" ossia ad alterare i
dati naturali, ad artificializzarli .
II trucco, insomma, vale specialmente come elemento diffe-
renziatore e occultatore della vera natura del singolo indivi-
duo. Anche l'oggetto decorato finisce per essere pili accetto
agli occhi di chi guarda, perche la sua sagoma risulta pili suasiva
anche se meno perfetta. In effetti, tanto la perfezione d'unvolto quanto quella d'un oggetto puo risultare monotona.
119
Ecco, allora, come la cosmesi del volro avra questa funzio-
ne di soli to trascurata e non consapevolmente utilizzata: na-
scondere a se e agli altri la vera "essenza" della propria indi-
vidualita e insieme differenziare se stessi dagli altri.
Moda e design
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 60/72
Che anche per gli oggetti d'uso possa esistere questa qua-
lira differenziatrice non puo far specie. Forse spetterebbe a
ognuno di noi saper decidere quale tratto del nostro volto
evidenziare 0 nascondere, sottolineare 0 modificare, e qualeoggetto del nostro ambiente lasciare nudo e spoglio 0 ricopri-
re d'una veste ornamentale per renderlo pili vistoso ma anche
per mascherarlo e neutralizzarlo.
Sia ben chiaro: il mio interesse per la moda non e solo di
questi ultirni tempi, e non e solo "scienrifico". Ho sempre
considerato la moda, ossia l'attenzione per il modo di vestirsi
e in genere di adornare se stessi e il proprio ambiente, come
altrettanto importante di tutre Ie altre operazioni che van no
sotto Ie etichette di: design, artigianato, architettura, eccete-
ra. Una forma, dunque, di "ar te applicara" (terminologia ov-
viamente da abolire) e per di pili un' arte applicata con precise
implicazioni sociologiche e antropologiche. Quella che di so-
lito si considera come una "democratizzazione" della moda e
pili che altro un'illusione. Anche gli scossoni sessantotteschi
sono stati pili apparenti che reali. C'e stato, e vero, l'avvento
del casual e il temporaneo e fittizio abbandono della moda
elitaria, ma si e trattato solo d'una breve parentesi. (Dopo
poco si e vista la giacca a vento studentesca tradotta in lamedorato da portare per sera con falsi jeans). Sta di fatto, pero,
che, a differenza di quanto accadeva in passato, la moda non
e pili appannaggio assoluto d'una determinata classe sociale.
E questo perche (a dispetto dei paleomarxisti) le "classi" si
sono polverizzate e sono praticamente scomparse. Per cui non
c'e pili l'abito del nobile, del borghese e il "non abito" del
proletariato come ai tempi che furQno. Almeno per quanto
riguarda l'Occidente. Per quanto poi si riferisce a quel Terzo
mondo dove si muore di fame: meglio avere il pudore di non
parlare di moda.Che il design (il product e il graphic design) sia oggi in
20 121
parte succube delle mode, e della moda, rru pare OVVIO, rna
non "peccaminoso". Direi che altrettanto accade per tutte Ie
arti. E non solo per queste. Oggi abbiamo un imperversare di
mode letterarie, mode filosofiche, psicologiche, scientifiche.
•II design e la moda della globalizzazione
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 61/72
(Basterebbe ricordare alcune etichette recenti: fenomenologia,
strutturalisrno, gestaltismo, esistenzialismo, semiotica, e poi
teo r ia delle catastrofi, dei frat tali di Maridelbrot). Che signi-
fica tutto cia? Che e la nostra stessa epoca a far S I che siavverta la necessira d'una continua trasformazione della no-
stra visione del mondo. Per il bene e per il male, e questo
proprio in modo "rnorbido": dunque con un prevalere del softsull' hard, se vogliamo. Che poi q uesto porti a una scarsa
::onsistenza e a un' effimera durata delle singole situazioni (pit-
toriche, disegnative, architettoniche, e natural mente anche let-
rerarie, musicali, eccetera) e pili che logico. E credo, oltrettutto,
::he spesso sia un bene, data la rriediocrita di molte manifesta-
zioni contemporanee. Forse quando si giungera a un rias-
;estamento della nostra sociera da un punto di vista etico,
oolitico ed economico, potremo assistere anche a un diradarsi
.iell' avvicendamento delle mode. Proprio di recente, facendo
carte della giuria per un progetto di mobili, ho potuto con-
statare come nei progetti di centinaia di giovani si assistesse a
.ino sciagurato adeguarsi alle mode architettoniche e disegnative
:lel momento. (C'erano i seguaci della moda- Rossi, della mo-
:ia-Alchimia, della moda- Dieter Rahms, eccetera). Lo stesso
.atto accade con ancora maggiore virulenza nell 'abbigliamento,
Jer cui possiamo concludere che, se e logico (anche se non
odevole) che il design segua Ie mode ossia sottostia all'imperio
[i queste, e altrettanto comprensibile che la moda voglia at-:ingere dal design una certa metodologia progettuale che Ie
»errnetre una maggior "serieta di programmazione". In defini-
:iva: non scandalizziamoci se nella progettazione per l'indu-
.tria assistiamo all' avvento della moda (I'artigianato di tutti i
:empi andati ne e stato succube}; e, per contro, non inalberia-
noci se anche il design dell'abbigliamento si accosta a un'idea
:Ii progettazione globale.,
l22
L'appiattimento e il livellamento cui va incontro la civilta
attuale, tanto nel costume come nella moda, tanto nel lavoro
quanto nel tempo libero, e uno dei fenomeni pili tipici, rna
pili inevitabili, derivanti da quella che di solito si definisce
"civilta dei consumi". Lo stesso principio dei "bisogni indot-
ti", che domina tante avventure produttive dell'ultimo cin-
quantennio, basta a giustificare l'estendersi di questo fenome-
no anche e anzi in primo luogo al settore che qui ci interessa:
quello del design, soprattutto del product design, dunque della
progettazione rivolra all' oggetto d'uso.
E ovvio, infatti, che la stessa diffusione planetaria di alcu-
ne norme 0 consuetudini riferite all'alimentazione, come agli
impianti sanitari, all'arredamento, allo sport, abbia portato
con se l'uniformizzazione di moltissimi oggetti, attrezzi, sup-
pellettili, e soprattutto meccanismi, che costituiscono la base
di buona parte della nostra vita di relazione.
Se volgiamo uno sguardo pili attento al vasto universo
dell' oggetto d' uso - dal televisore al personal computer, dal-
I' elettrodomestico all' automobile e a tutto il nuovo panorama
degli artefatti su base elettronica - dobbiamo constatare che,
tra i casi migliori, quelli, cioe, che sono indice di nuove
capacita espressive, troveremo soprattutto quegli oggetti dove
ancora persiste, e dove si apprezza, la presenza di un quid che
Ii differenzi dagli altri per modalita progettuale, per approccio
estetico, 0 anche per provenienza geografica.Come eben nota: oltre alla mera funzionalita, anche il
123
quoziente estetico e la caratrerrstrca pregnanza sernantica"
sono, ancor sempre, fondamentali per il successo di rnolti
prodotti del design. E gia questo ci porta a ritenere che in
te l'immancabile e necessaria "globalizzazione" di molti aspet-
ti meccanici, ergonomici, economici, presentano ancora, e ce
1 0 auguriamo, presenteranno anche in futuro, una precisa e
non transeunte identita formale ed estetica al di la da ogni
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 62/72
realta la "globalizzazione formale" di cui tanto si discetta come
di un inevitabile e anzi auspicabile even to, debba e possa
venir considerata meno opportuna di quanto di soli to non
sernbri; rna anche desiderabile per quanto concerne la genera-
le evoluzione del design.
Infatti, seppure dobbiamo considerare come superate mol-
te delle distinzioni sociali, etiche, estetiche, un tempo legate
a Ferree leggi etniche, sociologiche, religiose, eccetera, credo
che sia ancora e sempre decisivo man tenere vivo quel partico-
lare senso della propria identita nazionale che caratterizza il
prodotto d'un Paese, e magari d'una singola regione.
Che cia sia vero, del resto, 1 0 dimostrano alcuni dei pro-
dotti pili interessanti realizzati dal design negli ultimi tempi:
prodotti come, per esempio, quelli del Giappone che, nono-
stante la schiacciante occidentalizzazione dell'Estremo Orien-te, continuano ad avere chiaramente evidenziate certe cararte-
ristiche della mentalita di quel Paese (non solo nei lavori
ancora artigianali e tradizionali rna persino in quelli della
microelettronica 0 dell'industria autornobilistica). Altrertanto
possiamo dire a proposito di un certo design scandinavo che,
pur avendo perduto il fascino e la purezza dei tempi andati,
ha pero mantenuto un suo preciso indirizzo morfologico. E,
naturalmente, questo vale a maggior ragione per il nostro
design, che deve la sua attuale preminenza e il particolare
favore di cui giustamente gode ovunque, appunto alia incon-
fondibile carica fantastica di molta nostra produzione e al suo
essersi da sempre distinto per un'aderenza a certe costanti
dello "stile" italiano erede di una grande tradizione artigianale.
Questo e il caso non solo per l'Italia, dove la presenza di
un artigianato elitario del mosaico, della ceramica, del mar-
mo e ancora in atto, rna 1 0 e anche per la Boemia con i suoi
prodotti di vetro, 0 per il Giappone con quelli in legno, in
lacca, eccetera. .\
In definitiva, tutti i paesi che hanno sviluppato negli ulti-
mi tempi un' agguerrit~ e vivace creativita nella progettazione
rivolta al design dell' oggetto d'uso, del mobile, rna anchedella strumentazione elettronica e automobilistica, noriosran-
124
uniformizzazione dei loro prodotti.
125
:L automobile tra stile e moda zrone, eccerera) rimane il fatto del perche la nostra "preferen-
za" venga cosl spesso modificata, perche il nostro gusto sia
cosl pronto a mutare. Si tratta, insomma, d'un fenomeno di
moda oppure di stile? Lauro come il vestito?
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 63/72
Che esista una misteriosa e segreta norma per quanto si
riferisce allo "stile" d'un automobile e al gusto di chi la usa,
e cosa indubbia. Lho potuto constatare in pili d'una occasione.
Dunque, una "bellezza" della vettura esiste, non solo, rna estatisticamente documentabile. Eppure, come si spiega che
questa preferenza sia cosl mutevole, cosl aleatoria, solo par-
zialmente riconducibile a vere esigenze tecniche ed ergo no-
miche? E un problema che non cessa di stupirci e intrigarci.
Abbiamo ancora negli occhi il ricordo delle vecchie, anzi
antiche, Isotta Fraschini, Hispano-Suiza, Bugatti d'anteguer-
ra; ricordiamo le sontuose carrozzerie "fuori serie" di Bertoni,
di Pininfarina. Eppure, a ogni avvento d'una nuova "stagione
stilistica", finiamo per conformarci a quel comune denornina-
tore che magari l'uomo della strada non ha ancora accettato,
ma che indubbiamente accetrera nel giro di pochi mesi.Ecco, cosl, il passaggio dalla linea filante a quella spigolosa,
da quella "a scatoletta" allultima "bombata" giapponese, or-
mai scimmiottata da buona parte dei designer europei.
Che esigenze funzionali, progressi tecnologici, infatuazioni
aerodinamiche siano state alla base di rnolte metamorfosi del-
[' automobile, non cade dubbio: basterebbe riflettere sull' evo-
luzione, stilistica ed ergonomica, dalla prima veneranda Ford
alla "maggiolino" Volkswagen, fino alla raffihata DS Citroen.
Eppure, nonostante l'indubbia esigenza del rapporto uorno-
macchina, nonostante 1 1 perfezionamento di tanti particolari
meccanici ed elettronici (servosterzo, servofreno, clirnatizza-
126
Certo: una componente "modale" e comprensibile. Cam-
biare auto e un po' come cambiare abito. Si pensi alla meta-
morfosi subita dalle carrozzerie a partire, anche solo seguendo
un percorso storico, dalla sagoma ancora spigolosa della Lan-
cia Asturia e dalla Mercedes Cabriolet degli anni Trenta, fino
alle prime Alfa e Fiat Abarth aerodinamiche; e, ancora, alla
linea filante della Maserati dell'immediato dopoguerra 0 dell'Alfa
Cabriolet degli stessi anni, per giungere alla "coda tronca"
della Dino Fiat, del 1966, fino alle ultimissime Ferrari testa
rossa e Porsche Carrera degli ultimi anni.
Non bisogna dimenticare, d'altronde, che nello stile dell'auto
entra in gioco la stessa variante che troviamo nel mobile,
nell' elettrodomestico: due casi tipici dove il design e in stret-ta combutta con la "corporeita" umana. La seduta, come l'uso
della macchina da scrivere, da cucire, del computer, del tele-
fono, di tutti i gadget del nostro vivere quotidiano, necessita-
no d'una costante diversificazione, rna anche d'un costante
agglOrnamento.
Dunque, una macchina non puo prescindere dal tener conto
di quell' elemento imponderabile che e il gusto, ma deve an-
che saper accettare certe innovazioni che la tecnologia mette
in atto e che possono, all'inizio, sembrare vincoli stilistici
controproducenti, e diventare, per contro, in un secondo tem-
po, stimoli a una fortunata e inattesa metamorfosi estetica.
127
Moda e distinzione allora merita conto parlare ancora di distinzione? Ecco ap-
punto il problema pili spinoso.
Non credo siano moire le epoche pili sgraziate, plU mso-
lenti, pili volgari di questa. E non auspico certo un ritorno a
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 64/72
In una delle tante interviste telefoniche com pi ute dalla Rai
mi e stato chiesto che cos a pensavo della "distinzione".
Questa volta, il quesito mi sembra degno di qualche, sia
pur modesto, approfondimento. Intanto, cosa intendiamo per
"distinziorie"? Una qualira, evidentemente, che "distingue" unindividuo dai suoi simili, cost da farlo risultare diverso, ma in
maniera positiva.
"Corn'e distinto quel commesso, quell'impiegato!"; "Quel-
I'uomo e dis tin to per natura". E, dicendo "per natura" s'in-
tende che non 1 0 e per I' educazione, per i soldi, per rnisterio-
se ascendenze nobiliari, risalenti magari alle Crociate, ma per
una caratteristica dovuta alla sua stessa natura che rivela mo-
derazione, eleganza di tratti, portamento altero ma anche umile
col prossimo, assenza di ogni tracotanza e spavalderia, eccete-
ra. Chi, allora, e distinto ai nostri giorni? Pochi davvero.Prima di tutto perche rnolri, anche tra coloro che potrebbero
esserlo, preferiscono snobbare la disrinzione ritenendosi al di
sopra della stessa. Poi, perche sono venute me no ormai quelle
prerogative che un tempo erano alla base d' ogni connaturata
distinzione, ossia I' appartenenza a un determinato ceto (non
diciamo "classe"), a una tradizione familiare, alla presenza
d'una specifica educazione irnpartita in esdusivissimi collegi.
Che la scomparsa di simili prerogative ancbtrali 0 educative
sia un fatto positive n,on c'e dubbio: finira la "distinzione" tra
nobilta e borghesia, tra borghesia e proletariato (parlo, natu-
ralmente, del solo Occidente e non del Terzo morido). Ma
128
stucchevoli cerimoniali da Bon ton (cosl ben declinati da Lina
Sotis) ne alla presenza di rituali vestimentari quali potevano
esistere all'inizio del secolo. (Ricordo una vecchia e ricca cu-
gina di mia nonna che, nel suo palazzo genovese, pretendeva
si venisse a cena solranto indossando la marsina).
Non e dunque I'abbigliamento che fa la distinzione e nep-
pure il fatto di parlare con "l'accento della Regina" come in
Inghilrerra. E non e il fatro di saper parlare una lingua stra-
niera, posto che, da noi, sono semmai i camerieri a parlare Ie
lingue estere piuttosto che i nostri intellettuali 0 gli uomini
politici, Sara allora la pratica di sport esdusivi (golf, equita-
zione)? No di certo, perche in un paese come il nostro dove
I'accesso a cert i loisirs (barca, cavalli, grosse cilindrate) edato esclusivamente dai soldi, e facile intendere come la
distinzione non alberghi tra i nuovi ricchi (statisticamentela maggioranza), i quali a malapena hanno imparato, nel
giro duna generazione, a non tenere la forchetta con la de-
stra e a non Farsi crescere l'unghia del mignolo. (Anzi proprio
questa sistematica ignoranza delle "buone maniere" e Forse
quello che spiega in parte il successo di libri come il Bon ton
di Lina Sotis 0 Far salotto di Antonella Boralevi). Non e,
cioe, neppure tanto un perverso snobismo a indurre moire
persone all'acquisto di questi, del resto piacevoli, galatei, ma
e proprio I'inconfessata necessita da parte dei pili di volersi
impadronire d'una certa qual "distinzione" che un tempo s'irn-parava "succhiando il latte" (anche quando era latte d'una
balia popolana), mentre oggi - venendo a mancare tanto le
balie di famiglia, quanto I'esempio di madri autentiche ma
sprovvedute di tradizionale distinzione - deve essere fatico-
samente appresa, sfogliando per l'appunto i manuali di cui
sopra.
Si obiettera allora, che I' assenza di distinzione dei nostri
giorni e dovuta alla rozzezza e alla mediocrira della maggio-
ranza. Credo purtroppo che questa osservazione calzi. Una
generalizzata grossolanita e assenza di gusto e Forse la prero-
gativa dell' epoca in cui viviamo. Eppure non e detto che
129
questa assenza di raffinatezza e di decorosita non abbia anchedei Iati positivi.
Quando ero bambino i miei genitori mi portavano da un
dentista molto riguardoso e ossequioso con i suoi clienti il
La moda rnortuaria
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 65/72
di tortura, era solito esclamare: "Mi consenta, distinto". II
che equivaleva a dire: "Mi scusi, lei che e una persona COSl
distinta, se sara costretto a farle un po' di male". Tanto che 10
si era battezzato "il distinto". Con tutto cia, proprio per la
sua troppa distinzione, l' efflcacia delle sue cure era molto
carsa, anzi del tutto negativa. Ecco, allora, che la troppa
istinzione puo essere aIle volte nefasta, addirittura perniciosa.
Forse dun que non hanno torto i giovani e non giovani
"poco distiriti", grossolani, di cui sopra. 5e ci abitueremo a
na minor distinzione e se rinunceremo noi stessi a volerci
"distinguere dagli altri", col tempo Forse impareremo a essere
eno rispettosi dei diritti altrui e a saper curare flnalmentenche i nostri.
. ,
30
Una nota d'agenzia c'inforrna circa alcune osservazioni ~a~-
te da uno studioso giapponese a proposito della vecchlal.a
(anzi della vecchiaia maschile in particolare) che, secondo lui,
sarebbe bellissima in Giappone, orribile in Occidente e so-
prattutto negli Usa. . . .. . .Che i giudizi estetici siano soggetuvi e quiridi inappellabi-
Ii, I'aveva gia detto Hume: "La bellezza non e . un~ qualita
inerente aIle cose in se, esiste solo nella mente di ChI le con-
templa: ogni mente percepisce una differente bellezza. Qual-
cuno puo persino percepire la deforrnita laddove un altro
percepisce la bellezza". E tutta:ia, una qualche idea s~ll' este-
ticita del corpo umano credo CI possa essere ~oncessa sra pure
con la premessa humiana che quello che place al prosslmo
probabilmente non piace a noi.. .. . .
Vorrei dunque azzardare la mra 0pllllOne di occidentaleche trova gli abitanti del Sol Levante spesso ~car~amente fo~-
niti di bellezza (pur avendo, non solo arnrmrazrone, ma fl-
spetto e quasi venerazione per i loro prodotti artistici). Certo,
molti dei nostri vecchietti (strirninz.iti, grigiastri, ricurvi) op-
pure dei nostri vecchioni (panciu~i, congesti~na~i,. bois i) .son~
tutt' altro che attraenti; e forse, III questo l'opiniorie di CUI
sopra e accettabile, i vecchi e~tremorien.tali sono p~li spi~i~
tualizzati, pili disancorati dall eccesso di grasso, plu dediti
alia meditazione: ed e questo che li rende, se non pili belli,
almeno meno brutti, anche ai nostri occhi malevoli, di quan-
do erano giovani. (Mentre, poi, da bambini, quasi tutti gli
131
orientali, dalle testine come capocchie di spilloni neri, sono
deliziosi quanto e pili degli "angioletti biondi" nordici e an-
glosassoni) .
C' e invece un' altra osservazione che credo vada fatta a pro-
Per cui consoliamoci: i vecchi europei (e in questo caso
anche Ie vecchie) sono meno mummificati di que!li america-
ni, rna anche meno asceticamente prosciugati di quelli nip-
ponici, soprattutto quelli che "portano bene" la loro era senza
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 66/72
posito dei .vecchi americani (e anche delle vecchie in questo
caso). Anzi: macche vecchi e vecchie; uomini e donne "di
mezza eta", perche, come eben noto, una delle fissazioni de!
Nuovo Mondo e proprio quella di censurare, di non amrnet-tere I'esistenza della vecchiaia e addirittura della morte. (Chi
pili roseo, pili rubizzo, pili ben portante d'un morto america-
no, quando, con Ie labbra tinre, Ie unghie smaltate, ben re-
staurato dal mortician di turno, "attende" I'omaggio di paren-
ti e conoscenti adagiato sopra una poltrona 0 un divano nella
Funeral House?). Ma, prima di arrivare al momento del tra-
passo, I'americano deve essere seguito anche nella sua condi-
zione d'uomo "mature". E, a questo punto, c'e un'altra osser-
vazione che ho fatto pili d'una volta e che mi sembra non del
tutto banale. Ho avuto occasione d'incontrare spesso negli
Usa alcuni europei (0 anche alcuni "nativi") che non vedevo
da decenni e che erano stati ormai plasmati dal!' atmosfera di
que! continente. Che cosa mi colpiva in costoro, rispetto ad
analoghi incoritri fatti in Europa? La cristallizzazione, direi
quasi da museo delle cere, di molti di questi conoscenti. I
quali apparivano effettivamente meglio "coriservati" (riel sen-
so letterale della parola) dei loro coetanei europei, rna rispet-
to a questi ultimi, risultavano "ossificati", si presentavano in
una condizione quasi di museificazione, come se qualche so-
stanza chimica ne avesse arrestato la maturazione e I'invec-
chiamento, togliendo ai loro tratti ogni vivacita: mascelle ri-gide, mimica facciale ridotta, gesti stereotipati.
Possiamo, insomma, convenire che I'invecchiamento ame-
ricano e pili artificioso di quello nipponico, che questo, a sua
volta, e pili ascetico (alrnerio in apparenza) di quello europeo.
E, forse, volendo fare dell' esoterismo a buon mercato, si po-
trebbe sostenere che negli Stati Uniti si sviluppano forze di
appassimento e di tramonto, mentre in A\sia forze aurorali e
vitalizzanti. E che quindi la stessa condizione di vecchiaia e
di sclerotizzazione e'~pili consona all'America (si pensi al tra-
mo nro cost improvviso e catastrofico degli imperi precolom-
biani) che all'Asia.
132
far ricorso a cosmesi conservatrici e neppure a privazioni asce-
tiche. Forse perche !' autentica bellezza de! vecchio (e della
vecchia) e proprio quella di denunciare sinceramente la pro-
pria eta: non atteggiandosi a giovin.etti, .no.n tru.cc~nd~sl daragazzine, non rubando di nascosto I capl di vestrarro ai pro-
pri figli, rna, anche se non ~ili circ.ondati dalla venerazio.ne
dei famigliari come nei tempI andati, accettando quelle stJg~
mate di appassimento e di decrepitudine che nessuna cosrnesr
e ness un lifting riusciranno ad annullare.
133
La moda del futuro di Londra 0 di Parigi, di Zurigo 0 di Roma: si ha sempre pili
la sensazione di scendere a Rio 0 in Messico. Guardatevi
attorno, quando arrivate col treno alia stazione romana di
Termini, e dite un po' se non vi sembra di essere a San Paolo
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 67/72
del Brasile 0 a Caracas; a parte la presenza di qualche rudere
romano, sempre pili consunto e rneno appariscente, che, tra
un secolo 0 anche meno, probabilmente sara stato ormai ri n-
chiuso in qualche rnuseo per evitare che si "deteriori" deltutto.
Dunque, anche la nostra cultura e la nostra moda saranno
sempre pili consone e consanguinee a questo indirizzo, da un
lato di internazionalizzazione, dall' altro di meticciato e di
degradazione sccioculturale e di appiattimento del gusto. AI-
tro che deprecare il kitsch, 0 invocare posizioni elitarie! Lin-
cidenza dell' elite culturale e artisrica sara sempre menD in ten-
sa, mentre sara sempre pili evidente l'incidenza, sui gusto e
sulla moda, d'uno stile a un tempo consumistico e catastrofi-
co. (Intendendo qui per "catastrofe" la possibilita di cambia-
menti improvvisi, un tempo inimmaginabili, ma oggi tanto
facili a verificarsi come [e recenti crisi petrolifere e islamiche
stanno dimostrandoci).
Quale sara, a questo punto, la posizione che potra occupa-
re la donna in questo immediatamente prossimo decennio?
Non mi sembra di rischiare molto affermando che l'affranca-
mento della stessa dall'imperante maschilismo d'un tempo
sara con ogni probabilita an cora accresciuto. Constatiamo a
ogni minuto l' esplosione di attivita femminili nell' arte, nella
scienza, nella politica, che ci permettono di considerare sern-
pre maggiore il ruolo della donna nella nostra civilizzazione.
Che significa questa "ingerenza" dell'elemento femminile
nella cultura e nella sociera? Forse proprio una dernaschiliz-
zazione globale del nostro universo, pili che una virilizzazione
dell'universo femminile. Si osservi la pittura, la fotografia, 1 0
stesso teatro: anche se prevale ancora di gran lunga I' apporto
maschile, e evidente pero come alcune forme espressive dei
nostri giorni siano gia divenute di stampo femminile (meno
rigide, pili duttili, meno "razionali"). La moda stessa, questa
grande e potente forza comunicativa di sempre, risvegliandosi
negli ultimi tempi dallo stato di degradazione cui I' avevanoridotta certe forme recenti di epidermica rivolta sociopolitica,
Molti scrittori di fantascienza hanno buon gioco nel de-
scrivere la vita, la societa (e la moda) del 4000, 0 addirittura
del 40000: dopo la "catastrofe", dopo la contaminazione ato-
mica, dopo la guerra di tutti contro tutti. Pili difficile, invece,
descrivere e ipotizzare, ora, quello che accadra in un irnrne-
d~ato futuro. Che potrebbe essere del tutto dissimile dall' og-
gl, rna anche del tutto simile, almeno nelle grandi linee. Ed eproprio questa seconda ipotesi che giudico pili probabile. Ossia:
non credo che la moda, e Ie mode culturali in genere subiran-
no nel decennio che ora ha inizio trasformazioni sensazionali.
In fondo il grande crollo di molti princlpi etici, estetici e
sociopolitici e gia avvenuto quasi a nostra insaputa e molto
prima del troppo decantato e celebrato 1968. E avvenuto in
definitiva con la Seconda guerra mondiale. E stato allora che
la nostra civilta s' e accorta che si poteva vivere anche senza leautomobili, il telefono, il telegrafo, regredendo a condizioni
pretecnologiche, a uno stadio quasi trogloditico, senza con
cio trasformarsi in selvaggio Al contrario, il consumismo fero-
ce e il boom industriale degli anni Sessanta sono stati solo
na fiammata effimera, che ha illuso e continua a illudere
na non piccola porzione dumanita nonostante I'incombere
:l'una preoccupante crisi energetica. E, tuttavia, credo che
.iellimmediato futuro non sara tanto la presenza 0 I'assenza
Ii petrolio 0 d'uranio ~ contare, quanto la progressiva "terzo-
nondizzazione" dell'Occidente e, in genere, della popolazio-
te mondiale. Basta guardarsi attorno atterrando all' aero porto
13 4 135
ha "ccntagiaro", se COS1possiamo dire, anche il settore ma-
schile con i suoi moduli e i suoi schemi, coi suoi trabocchetti
e i suoi agguati.
Un riscoperto potere della moda, dunque, in una civilta
che ha distrutto molti degli altari innalzati aile Divinita Arti-
I'arornica" rna molto pili semplicemente di estrapolare, dalle
attuali condizioni, quelle che potrebbero diventare le stesse
tra quindici 0 vent' anni.
Se, allora, le condizioni economico-politiche del mondo
sono destinate a rimanere abbastanza simili aile attuali, riten-
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 68/72
stiche del passato. Anzi, un trasferirsi di certi aspetti caratte-
ristici della moda anche ai territori dell'arte, della cultura,
magari delle religioni, dei riti: si osservino i cerimoniali sem-
pre pili frequenti e pili ubiquitari di sottomissione a pratiche
pseudoiniziatiche, a rituali magici e astrologici, a droghe e a
esercizi per raggiungere stati di sensorialita abnorme, sempre
accompagnati da un corteo di parafernalia esotici. Sono tutti
fenomeni dovuti alia presenza di altrettante mode comporta-
mentali 0 esistenziali, che gruppi sempre pili folti di indivi-
dui seguono e abbracciano.
Quesro potere della moda (vera e propria) e delle mode,
insomma, prepara Forse all'uomo e alia donna di domani una
maggior flessibilira di fronte aile possibili, e magari dramma-
tiche, vicende future, anche se non offre nessuna arma effi-ciente per metterci al riparo dalle stesse.
E possibile allora prevedere quale sara I' evoluzione della
moda di qui a quindici 0 vent' anni, 0, per semplificare i
conti, attorno al Duemila? Da quanto ho osservato sin qui,
credo che sia lecito individuare quali potranno esserne le con-
dizioni nei prossimi decenni.
Tutto natural mente dipendera dagli sviluppi economici e
politici delnostro pianeta. Ma, scartando l'ipotesi d'una pros-
sima guerra atomica, che ovviamente cancellerebbe per sempre,
o almeno per alcuni millenni, ogni parvenza di moda, ritengo
che sia facile ipotizzare una situazione abbastanza analoga a
quella attuale: ossia senza clarno rose trasformazioni nella men-
talita e nei costumi degli abitanti. Anche se dovesse verificarsi
un massiccio aumento delle popolazioni di colore, anche se il
perno della nostra civilta non Fosse pili situato in Europa, rna
in Asia 0 nell'America Latina, credo che sara ancora sempre
la "civilta occidentale" a dominare il mondo, soprattutto per
quanto concerne 1 0 stile dell' oggetto industriale, quello dell' ab-
bigliamento e di tuttq quanto ruota attorno allo stesso.
Non si tratta insornma di ipotizzare soluzioni fantascien-
tifiche d'una Moda del Cinquemila, 0 d'una "Moda-dopo
go che si possa prevedere il verificarsi di due sostanziali circo-
stanze: 1) l'uniformarsi del vestiario, femminile e maschile,
per quanto riguarda le con~izioni di _vita "nor~ale", ~i .vit~
lavorativa; 2) per contro 1accentuarsi delle dlfferenZlazlOnl
negli abiti serali, da cerimonia, da turismo, da sport.... .
Se, come si puo prevedere, 0 come sarebbe auspicabile
prevedere, si assistera nel prossimo futuro a un miglioram~n-
to globale dello standard di vita e anche a una progres~l:a
scomparsa di quelle differenze di classe che ancora Oggl 111
parte resistono, e abbastanza verosimile che si giunga anche a
una uniformizzazione del vestiario in tutta quanta la popola-
zione d'una determinata nazione (soprattutto in quelle ormai
rientranti nell' area della civilta consumistica). Ecco perche
ritengo che sia verosimile l'ipotesi d'una adozione di abi~imolto sobri e privi di squilibri stilistici per tutto quanto n-
guarda le attivita lavorative, mentre ritengo per contro che
l'uomo tenda, come sempre, e anche pili d'un tempo, a sbiz-
zarrirsi nelle situazioni eccezionali, nelle ore dedicate al loisir,
agli svaghi, agli sport, alla vita mondana, 0 a quella dei pili
intensi rapporti sociali.
Penso, allora, che si potrebbero prospettare alcune esem-
plificazioni, neppur tanto utopiche, di quella che potrebbe
essere la moda dun immediato futuro. E vediamone le carat-
teristiche salienti:
1) Con l' accentuarsi delle diversificazioni tra l'''abito di
tutti i giorni" e quello destinate a circostanze particolari, epossibile ipotizzare alcuni prototipi di vestiario assai peculiari
che vanno dall' abito serale, molto insolito e avveniristico, ma-
gari decisamente revivalistico, a quello da via~gio 0 ~a turi~
smo, pili funzionale rna sempre altamente dlfferenzlato. 51
assistera, cost, alia presenza di abbigliamenti decisamente rifa-
centisi a un' atmosfera romantica, con abbondante ricorso a
elementi ornamentali, e magari con l' adozione di stilemi revi-
valistici; mentre d'altro canto sara probabile l'impiego di tes-
136 137
suti oggi considerati abnormi, che possono perSlnO ricordare
alcune note illazioni fantascientifiche.
2) In completo contrasto con questa situazione di sbri-
gliata fantasiosira, destinata al vestiario specialistico, serale e
mondano, ritengo abbastanza probabile che nella vita di tutti
Bibliografia
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 69/72
i giorni si vengano imponendo abbigliamenti standardizzati,
quanto pili possibile funzionali, probabilmente di tipo unisex;
e, ipotesi non difficile da proporre, provvisti di alcune segnala-
zioni (di grado, di professione, di indirizzo) che permettano
l'immediato riconoscimento del livello professionale di chi le
indossa.
Sara facile obiettare a questo punto che le mie ipotesi
riposano sopra un ben scarso piedistallo di rigorose statistiche
o di ponderate analisi del mercato, nonche delle prevedibili
condizioni economiche future. Non presumo certo di aver
scoperto la verita della moda Iutura, rna solo di aver cercato
di intravedere quali potrebbero essere gli indirizzi del nostro
abbigliamento secondo un ordine di idee esclusivamente ba-sato sull' analisi di quella che potrebbe essere, 0 rivelarsi, la
menralira degli uomini d'un prossimo futuro.
Se i nostri bisnonni appaiono ai nostri occhi come rivestiti
di abiti estremamente cristallizzati e "formalistici", rispetto
alla grande varieta e soprattutto alla sconfinata li berra dell' ab-
bigliamento attuale, non fa specie pensare che i nostri proni-
pori, pur mantenendo e anche esaltando la Ianrasiosita del
loro abbigliamento edonistico, siano invece costretti a limita-
re quello destinato al lavoro e all' attivita quotidiana, secondo
una norma che oggi puo sembrarci coercitiva, rna che domani
potrebbe invece diventare del tutto accettabile.
138
AA.VV.1969 II consumatore e la moda, Milano, Franco Angeli.
1972 Psicologia del vestire, Milano, Bompiani.
Alberoni F .
1967 Consumi e Societe, Bologna, II Mulino.Barthes R.1970 Sistema della moda. La moda nei giornali [emminili: un'ana-
lisi strutturale, Torino, Einaudi.
Baudrillard J .
1972 II sistema degli oggetti, Milano, Bompiani.
1974 Per una critica della economia politica del segno, Milano,
Mazzotta.1976 La societa dei consumi. I suoi miti e le sue strutture, Bologna,
II Mulino.
Beaton C.
1955 Lo specchio della moda, Milano, Garzanti.
Bottero A.1979 Nostra Signora la Moda, Milano, Mursia.
Burgelin C.
1977 Abbigliamento, in En ciclopedia, vol.I, Torino, Einaudi.
1980 Moda, in Enciclopedia, vol. IX, Torino, Einaudi.
Caccialanza M., Di Massa M., Torti M.T.,
1994 L'officina dei sogni. Arte e vita neil'undcrground, Milano, Costa
& Nolan.
Calanca D.
2002 Storia sociale della moda, Torino, Bruno Mondadori.
139
Calefato P.
2003 Lusso, Roma, Meltemi.
Ciabattoni A. (a cura di)
1976 If sistema moda, Torino, Editoriale Valentino.
Contini M.
Kroeber A., Richardon J .
1976 Tre secoli di moda Jemminile, in Kroeber A., Antropofogia dei
modelli culturali, Bologna, II Mulino.
Kybalova L.
1969 Enciclopedia lllustrata della moda, Milano, La Pietra.
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 70/72
1965 Moda nei secoli, Milano, Mondadori.
Codeluppi V.
2002 Che cos'e la moda, Roma, Carocci.
Codeluppi v ., Ferraresi M. (a cura di)
2007 La moda e fa citta, Roma, Carocci.
Dagnino A.
1997 1nuovi nomadi, Roma, Castelvecchi.
Devlin P.
1979 U!gue.Boolz of FashionPhotography,London, Thames and Hudson.
Dorfles G.
1965 Nuovi riti, nuovi miti, Torino, Einaudi.
1978 Le buone maniere, Milano, Mondadori.
1979 Mode e modi, Milano, Mazzotta.
Faedda B.2007 1 mille uolti della moda, Milano, Costa & Nolan
Fiorani E.
2006 Moda, corpo, immaginario. If divenire nel mondo fra tradizio-ne e innovazione, Milano, Edizioni Poli.design.
Fltigel J.e .1974 Psicofogia defl'abbigfiamento, Milano, Franco Angeli.
Franci G.
1977 If sistema del dandy, Bologna, Patron.
Giacomoni S.
1984 L'Italia della moda, Milano, Mazzotta.
Glynn P.
1978 In Fashion, London, George Allen and Unwin Ltd.
Gnoli S.
2005 Un secolo di moda itafiana, Roma, Melterni.
Hall-Duncan N.
1978 Histoire de fa photographie de mode, Paris, Chene.
Howell G.
1975 In Vogue, London, Allen Lane.
Konig R. '~
1977 If potere della moda, Napoli, Liguori.
Lcvi-Pisetzky R.
1978 Il costume e la moda nella societa italiana, Torino, Einaudi.
Limentani Virdis e . (a cura di)
2002 Contraccambi. La moda, if cinema, lo sguardo, Padova, Cleup.
Marlowe F .
1978 Your Career Opportunities in Modefing, New York, Crown
Publishers Inc.
Morris D.
1978 L'uomo e isuoi gesti, Milano, Mondadori.
Mulassano A.
1979 1mass-moda, Firenze, Spinelli.
Pignotti L.
1979 Il discorso confezionato, Firenze, Vallecchi.
Pignotti L., Mucci E.1978 Marchio e Femmina, Firenze, Vallecchi.
Polhenus T, Procter L.
1978 Fashion and Antifashion, London, Thames and Hudson.
Ragone G. (a cura di)
1976 Sociologia dei Jenomeni di moda, Milano, Franco Angeli.
Riviere M.
1977 La moda, comunicacion 0 incomunicacioni, Barcelona, Gili.
Rubert de Ventos X.
1973 Teoria de la sensibilidad, Barcelona, Ediciones 62.
Rudofsky B.1975 11 corpo incompiuto, Milano, Mondadori.
Rusconi M.
1967 If seno, in AA.VV., Almanacco Letterario Bompiani 1967,Milano, Bompiani.
Segre Reinach S.
2005 La moda. Una introduzione, Rorna-Bari, Laterza.
Simmel G .
1976 La moda, in AA.VV., Arte e Ciuilra, Milano, Isedi.
Steele V.
1996
Fetish. Moda, sesso e potere, Roma, Melterni, 2005.
. \
Steele V.
2003 Fashion, italian style, London, Yale University Press.
Veblen T.1949 La teoria della classe agiata, Torino, Einaudi.
Vercelloni 1 .
Sommario
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 71/72
1966 II corpo imposto, in AA.VV., Almanacco Letterario Bomp iani
1967, Milano, Bompiani.
Vecellio C.
1590 Degli Habiti anticbi et moderni, Bologna, L'inchiostro blu,1983.
Volli U.1988 Contro la moda, Milano, Feltrinelli.
Warhol A.1975 La Filosofia di Andy Warhol, Genova-Milano, Costa & Nolan,
2008.
Zanon R.
2003 Allestimento per la moda, Padova, Cleup.
142
5 Introduzione
8 La moda del mondo
11 E se i nostri uomini politici S1 scambiassero i vestiti?
13 Esiste ancora il vero lusso?16 La moda fetish
19 Riti insensati: dai gesti al vestiario
22 I creatori della moda sono solo artigiani 0 anche vert
artisti?
24 Dopo il lusso ecco la falsa poverta
27 E ora che l'Europa imiti se stessa
30 Tentazioni in passerella
32 Le motivazioni della moda
38 La moda: costanti e incostanti
40 L'uomo e la moda
43 Moda tra colore e struttura
46 La moda degli stivali
49 Camuffarsi
51 La moda del travestitismo
53 La moda del nudo
57 La moda del carnevale
60 La moda del rock
Gillo Dorfles (Tr ieste, 1910) a par ti re dagli anni
Trenta svolge un' intensa attivita di critica d'ar-
te e saggistica ("Rassegna d'Italla; "La Fiera
l.etteraria=Dornus=Aut Au t"). Libero docente e
poi ordinario di estetica aile Unlversita di
62 Moda e pzz
65 Moda e sport
69 La moda della mmlgonna
72 La moda dell' abito turistico
5/7/2018 Gillo_Dorfles copia - slidepdf.com
http://slidepdf.com/reader/full/gillodorfles-copia 72/72
Finiro di stampare nel mese di dicernb re 2007
da Srampa Ediroriale sri \
strada statale 7 /b is - Zona indu striale di Avellino
'~ 83030 - Manocalzari (Av)
rel. 0825/626966 fax 0825/610888
per conro di cosrlan ediror isri. Milano.Forocomposro da Punro Ediroriale, Genova
Milano, Trieste e Cagliari, nel 1948 e stato tra i
fondatori del Movimento di Arte Concreta.
Numerose Ie sue pubblicazioni a carattere sto-
r ico- fl losofi co e ant ropo-soc io logico. Tra quellepiu recenti, Lacerti della memoria (Compositori,
2007), L'intervallo perduto (Skira, 2006), 1 0 , Gillo
Dorfles. Fare spazio al tempo in 23 pitture
(Nico lodi , 2006) , D is cor so t ec ni co d el le a rt i
(Marinott i, 2004), Leoscillazioni del gusto (Skira,
2004),Nuovi riti, nuovi miti (Skira, 2003).
74 La moda del manichino
77 Non bastano le "buone maniere"
80 La moda del nomadismo e dei ciberpunk
84 Conformismo e moda giovanile
87 Creativita underground e tribalismo sociale
90 Moda e cinerna
93 Moda e perso nalita
95 La moda del padre bambinaio
97 Andy Warhol e la moda
101 T-shirt come mass medium
105 Moda del costume teatrale109 Degli Habiti antichi et moderni
115 Moda e styling
117 Volto truccato, oggetto decorato
121 Moda e design
123 II design e la moda della globalizzazione
126 L'automobile tra stile e moda
128 Moda e distinzione
131 La moda mortuaria134 La moda del futuro
139 Bibliografia