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GLI OBIETTIVI È tempo di cambiare, dal livello globale a quello personale p. 22 L’INTERVENTO Obiettivi del Millennio mancati, problema non solo dei poveri p. 23 I CONTENUTI Non c’è diritto al cibo senza pace e buona finanza p. 26 GLI STRUMENTI Documenti, toolkit, sito: contenuti per attivarsi. E attivare p. 26 LE AZIONI Compito nostro, compito tuo: ecco cosa puoi fare! p. 28 Presentata la “costola” italiana della campagna planetaria Caritas per il diritto al cibo. Aderiscono decine di soggetti, concordi nel diffondere conoscenze e sollecitare coscienze. Perché la lotta alla fame parte da ciascuno di noi... ITALIA CARITAS | APRILE 2014 21

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Page 1: GLI OBIETTIVI È tempo di cambiare, dal livello globale a ... campagna... · cibo per tutti: L’esigenza di porsi obiettivi condivisi per orientare gli sforzi destinati a realiz-zare

GLI OBIETTIVI È tempo di cambiare, dal livello globale a quello personale p. 22L’INTERVENTO Obiettivi del Millennio mancati, problema non solo dei poveri p. 23I CONTENUTI Non c’è diritto al cibo senza pace e buona finanza p. 26GLI STRUMENTI Documenti, toolkit, sito: contenuti per attivarsi. E attivare p. 26LE AZIONI Compito nostro, compito tuo: ecco cosa puoi fare! p. 28

Presentata la “costola” italiana della campagna planetariaCaritas per il diritto al cibo. Aderiscono decine di soggetti,concordi nel diffondere conoscenze e sollecitare coscienze.Perché la lotta alla fame parte da ciascuno di noi...

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per non dire il disprezzo, cresciuto ne-gli ultimi cinque anni tra gli… utentidell’Unione. Certamente, i comporta-menti dell’amministrazione Ue nonhanno suscitato reazioni favorevoli.Da noi, soprattutto, si sono avvertitigli effetti dello strangolamento impo-sto all’economia (e agli strati menotutelati della popolazione) per fron-teggiare la crisi determinata dalle av-venture del capitale finanziario. Mabisogna riconoscere che nei paesi piùcolpiti dal disastro si è preferito scari-care le colpe delle misure più impo-polari sulla rigidità dell’Europa, anzi-ché interrogarsi sulle responsabilità proprie. E, soprattutto,sulle iniziative da intraprendere per una più equa distri-buzione di sacrifici e vantaggi.

Anche per questo non ha mai preso corpo, su scala con-tinentale, l’ipotesi di un cambiamento di politica econo-mica. E prima ancora di un recupero di cultura, per correg-gere i guasti di un pensiero dominante adottato come dav-vero “unico” nell’orientamento di norme e azione politica.

Parlamento costituenteHa dunque un senso rimettere in moto un consenso eu-ropeo, soltanto se ci si pone al servizio di un mutamentod’indirizzo e prospettiva, a partire dalla conquista di unpiù ampio ed elevato livello di partecipazione democra-tica nella vita di tutte le istituzioni continentali.

Il Parlamento europeo non ha (ancora?) trovato la for-za di appropriarsi di un “potere costituente”, che tenda aconfigurare un destino comune di tutti i popoli europei,

gnato un compito storico di contenimento delle spintenegative e di proposizione delle opzioni più innovative.L’enfasi comprensibilmente posta sulle potenzialità del“semestre italiano” di presidenza dell’Unione può peròrivelarsi ingannevole se non fallace. Il lavoro da compiereè di lunga lena e deve coinvolgere, allo stesso modo, va-lori e interessi.

Si tratta insomma di convogliare tutte le energie infor-mative e argomentative sulla dimensione propriamenteeuropea della consultazione del 24 maggio. Evitando diconsiderare quel voto come un semplice test di misura-zione delle forze in campo su scala nazionale, cioè comeuna variante delle votazioni politiche o amministrative.Dei temi europei si deve parlare senza ambiguità, se sivuole che l’esito giovi davvero alla crescita dell’Europa,intesa come futuro voluto dei popoli europei. Sapendoche tra i tanti motivi per cui ne vale la pena, c’è anchequello di… non deludere gli ucraini.

VOTIAMO EUROPA: PERCHÉNE VA DEL NOSTRO DESTINO

contrappuntodi Domenico Rosati

S e non ci fossero altri motivi, basterebbe il caso Ucraina perrendersi conto di quanto sia importante il voto europeo dimaggio. In fondo tutto è accaduto perché a Kiev e dintorni il

desiderio di avvicinarsi all’Unione europea si è rivelato più forte delbisogno di mantenere il tradizionale vincolo di colleganza con laRussia. Vista da occidente, una piacevole sorpresa: quello che noispesso critichiamo perché abbiamo l’impressione di esserne re-spinti, ha esercitato una visibile attrazione su persone e popoli cuipure la geopolitica assegnava una diversa collocazione.

Questo gradevole paradosso può contribuire a superare il distacco,

al fine di modulare, con tutte le varia-zioni ma in modo armonico, sia lapolitica internazionale, sia la politicaeconomica, sia la politica sociale. Diquesto potere del parlamento si par-lò fin dalla sua prima elezione diret-ta, nel 1979, ma mai se ne è avuta unatraduzione convincente, se non per ipiccoli progressi compiuti nell’ero-dere i poteri di Commissione e Con-siglio, dove perdura il dominio di-scorde dei governi nazionali. Ora oc-corre viceversa conferire un sensocompiuto ai frammenti di coesioneesistenti, compreso l’Euro: essi nonpossono esistere se restano slegati dauna sintesi che risponda a una logicapolitica unitaria e rechi il segno di uncammino senza ritorno.

Senza alzare lo sguardo a un oriz-zonte così impegnativo e insieme co-sì affascinante, non sarà agevole ri-gettare l’ondata dello scetticismo an-tieuropeista, che si manifesta nelleforme della rivincita nazionalista (olocalista) e del populismo più chiusoe reazionario.

L’Italia è particolarmente espostasu questo versante, dunque le è asse-

Paradosso Ucraina: l’Ue, disprezzata da tanti

che vi abitano, attraeancora i popoli. Il votodi maggio è cruciale.

Per dare poteri costituenti al parlamento.

Colmare deficit di rappresentanza. E cambiare modelli

politici. Ma dobbiamosaper spiegare perché…

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settori produttivi, in particolare inambito alimentare e in grado di inter-pretare l’attività economico-produt-tiva e finanziaria in modo responsa-bile e sostenibile.

La campagna italiana si articoleràsu un triplice livello. Come detto, saràincentrata sul tema del “diritto al ci-bo”, considerato nella sua complessi-tà e in collegamento con il tema della“buona finanza a servizio dell’uomo”e con quello delle “relazioni di pace”.Il fenomeno della fame si intrecciainfatti a diverse problematiche: unafinanza non più a servizio dell’uomo,le cui dinamiche hanno un impattodevastante anche sui sistemi di pro-duzione di cibo, attraverso sofisticatie ormai incontrollabili strumenti fi-nanziari; marcati squilibri istituzio-

nali e politici, con l’impossibilità –per molte persone e intere popola-zioni – di incidere sui processi deci-sionali che condizionano le loro vite,generando non solo ineguaglianza,ma anche ingiustizia, sopraffazione eviolenza.

La capacità di costruire relazioni dipace è dunque un altro elemento cen-trale nell’iniziativa di Caritas e delle al-tre espressioni del mondo ecclesiale:una pace che, come dice papa France-sco nell’esortazione apostolica Evan-gelii Gaudium, “non si riduce a un’as-senza di guerra, frutto dell’equilibriosempre precario delle forze, [ma] si co-struisce giorno per giorno, nel perse-guimento di un ordine voluto daDio, che comporta una giusti-zia più perfetta tra gli uomini”.

e compito nostro

Una sola famiglia umana,cibo per tutti:

L’esigenza di porsi obiettivi condivisiper orientare gli sforzi destinati a realiz-zare un mondo più giusto, non è nuova.(…) La comunità internazionale deciseper esempio nel 2000 di elaborare gliObiettivi di sviluppo del Millennio, dan-dosi 15 anni per la loro realizzazione.Oggi, alla soglia del 2015, dobbiamoconstatare che tali obiettivi sono statiraggiunti soltanto in parte, e che glisquilibri presenti sul pianeta si stannoulteriormente aggravando. È tempoquindi che la comunità internazionale(…) affronti – finalmente – le causestesse degli squilibri e delle povertà.

La crisi che scuote il pianeta non è in-fatti più problema soltanto dei paesi co-siddetti “poveri” (…). La privazione del piùelementare dei diritti, quello a un’alimen-tazione appropriata, è purtroppo ormaiuna realtà diffusa anche nelle nostre città.Fenomeni legati allo spreco e alla dissipa-zione si presentano stridenti, accanto aisegni della povertà e della deprivazione.

(…) Dobbiamo insomma cercare so-luzioni più ampie, perseguendo un mo-dello di sviluppo in grado di offrire rispo-ste agli squilibri esistenti. Superare loscandalo della fame è la sfida che ab-biamo di fronte, per dare sostanza alnostro impegno in favore della dignitàdella persona umana.

La campagna “Una sola famiglia uma-na, cibo per tutti: è compito nostro” rap-presenta un’occasione di impegno signi-ficativo, (…) all’interno di un percorsoampio e articolato, di cui fa parte ancheil cammino verso l’Expo 2015 (il cui te-ma è “Nutrire il pianeta” e a cui la reteinternazionale Caritas parteciperà con un proprio stand, ndr). (…) Un camminodi cittadinanza globale, attiva e responsa-bile, che sviluppiamo come comunità ec-clesiale, mettendo a disposizione compe-tenze, carismi e accenti diversi; un cam-mino che ci apre alla collaborazione contutti coloro che sentono l’urgenza di unaforte iniziativa per superare lo scandalodella fame e per restituire centralità alladignità della persona umana.Don Francesco Soddu direttore di Caritas

Italiana - dalla conferenza stampa di lancio della campagna

Obiettivi del Millennionon centrati,problema non piùsolo dei poveri

UN (BUON) PIATTO DI LENTICCHIEAlunni della scuola Gberia Timbako, nord della Sierra Leone. A sinistra,Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis, con il Papa

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na mobilitazione globale.Che diventa azione anche inItalia. E in tanti ambiti locali.Per gridare al mondo, maanche tra le nostre case, le

nostre scuole, nelle nostre comunitàcivili ed ecclesiali, che la fame è unoscandalo. Purtroppo tutt’altro che su-perato. E però non invincibile.

Con questo spirito Caritas Inter-nationalis ha lanciato lo scorso 10 di-cembre, in coincidenza con la Gior-nata mondiale dei diritti umani, lacampagna One Human Family. Foodfor All. In quell’occasione, papa Fran-cesco invitò «a dare voce a tutte lepersone che soffrono silenziosamen-te la fame, affinché questa voce di-venti un ruggito in grado di scuotereil mondo».

L’eco di quel ruggito ora arriva an-che in Italia. Dove Caritas Italiana, in-sieme a un ampio ventaglio di orga-nizzazioni di ispirazione cristiana edella società civile. A fine febbraio hapresentato la costola italiana dell’ini-ziativa planetaria, aggiungendo peròal messaggio centrale della campa-gna una sottolineatura relativa al ne-cessario impegno personale e comu-nitario. La campagna italiana “Unasola famiglia umana, cibo per tutti: ècompito nostro” nasce dunque conl’obiettivo di promuovere consapevo-lezza e impegno, negli ambienti edu-cativi e associativi, sul tema dei gravisquilibri socio-economici che ancoracaratterizzano il pianeta, e che co-stringono centinaia di milioni di per-sone a condizioni di vita inumane,

precludendo loro il go-dimento di diritti fon-damentali, a comincia-re da quello all’accessoal cibo.

Sostenibilità e giustiziaLa campagna italiananon si risolverà in unevento spot, ma com-porterà una forte mobi-litazione, che si svilup-perà a livello locale, con

i territori in veste di protagonisti: dio-cesi, organismi di volontariato, asso-ciazioni, ong, scuole, anche aziende.La campagna intende infatti promuo-vere un cambiamento nel modello disviluppo, a partire dagli stili di vita diciascun cittadino, ma non dimenti-cando la necessità dell’impegno edelle ricadute a livello politico.

Occorre modificare i comporta-menti personali, i meccanismi di pro-duzione, distribuzione e consumo, ledinamiche di mercato e finanziarie,gli apparati normativi e le leggi, affin-ché tutte le persone, in Italia, in Euro-pa e nel mondo, abbiano accesso albene comune costituito da un cibosano, nutriente, giusto. Un cibo pro-dotto secondo criteri di sostenibilitàambientale e di giustizia, nel rispettodella dignità delle persone, superan-do un sistema caratterizzato da“strutture di peccato”, che generanoad un tempo fame e spreco, che con-ducono a speculare su un bene es-senziale come il cibo, che generanoviolenza e guerra tra comunità.

Cibo, finanza, paceInsegnanti, educatori e animatori so-no le categorie interpellate priorita-riamente dalla campagna. Ma un in-teresse particolare è riservato anche agiovani imprenditori attivi in diversi

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dal globale al personale

È tempodi cambiare,

Il cibo, diritto fondamentale. Per affermarlo, occorre partire da ambienti educativi e comportamenti di consumo e produzione,senza dimenticare economia e politica. All’iniziativa mondialedella rete Caritas, la campagna italiana aggiunge: “È compito nostro”

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e compito nostro

gcibo per tutti:

Una sola famiglia umana,C

AFO

D

Diritto al cibo

Relazioni di paceFinanza giusta

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qualità. L’attuale crisi internazionaleha reso ancor più vulnerabile la si-tuazione di masse ingenti di personegià colpite dalla fame, a cui si con-trappone però una sempre maggiorediffusione dello spreco dei beni ali-mentari, e delle malattie legate al-l’obesità.

È quindi urgente affrontare la que-stione del diritto al cibo analizzandoquesti elementi di squilibrio globale.Si tratta di una situazione che ha lesue radici in scelte politiche ed eco-nomiche dannose, responsabili di di-namiche di produzione, distribuzio-ne e di sistemi di commercio interna-zionale sconsiderati, segnati da gravisquilibri. È necessario allora svilup-pare nuovi modelli, in grado di ga-rantire il diritto al cibo, favorendo ilprotagonismo dei gruppi svantaggia-ti, puntando su sistemi di produzio-ne basati sulla valorizzazione del ter-ritorio e sul legame tra produzioneagricola e gestione degli ecosistemi.

FINANZA. Il sistema finanziario glo-bale è uno dei meccanismi interna-zionali che ha maggiormente contri-buito all’attuale crisi internazionale.Poche grandi banche, a livello mon-diale, concentrano nelle proprie maniun enorme potere finanziario, intrec-ciando le attività tradizionali di depo-sito e credito, con operazioni d’inve-stimento, soprattutto di carattere fi-nanziario, rischiose e speculative alivello globale, tali che un loro falli-mento genererebbe effetti disastrosi:direttamente per i dipendenti e i ri-sparmiatori, indirettamente per il si-stema delle imprese, i lavoratori e tuttii cittadini. Questa dinamica è il fruttodi relazioni finanziarie squilibrate e diun sistema di regole malfunzionante,che ha favorito comportamenti spe-

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e compito nostro

Una sola famiglia umana,cibo per tutti:

La campagna “Una sola famigliaumana, cibo per tutti: è compitonostro” rappresenta un’occasionedi impegno comune, a livello na-zionale e locale, per numerosi entie organismi di origine ecclesiale.

ORGANISMI PROMOTORICaritas ItalianaFederazione organismi cristiani

servizio internazionalevolontario – Focsiv

Azione Cattolica ItalianaAcliAssociazione Comunità Papa

Giovanni XXIIIAssociaz. italiana maestri cattoliciCinecircoli giovanili socioculturaliCentro saveriano animazione

missionaria – Centroeducazione alla mondialità

Centro turistico studentesco e giovanile

Comunità di vita cristiana italiana– Lega missionaria studenti

Fondazione Campagna AmicaMovimento adulti scout cattolici

italianiMovimento cristiano lavoratoriPax Christi ItaliaSalesiani per il sociale –

Federazione servizi civili e sociali.Centro nazionale opere salesiane

Unione cristiana imprenditoridirigenti

ORGANISMI ADERENTICentro turistico giovanileConfederazione cooperative italianeFedercasseMovimento giovanile salesianoMovimento rinascita cristiana

MEDIA PARTNERFamiglia CristianaAvvenireSirTV2000Radio in Blu

GLI ORGANISMIPromotori,aderenti, partner:26 voci ecclesiali,un solo grido

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I

l diritto al cibo è l’elemento cen-trale della campagna “Una solafamiglia umana, cibo per tutti: ècompito nostro!”: l’obiettivoprioritario è contribuire a ri-

muovere lo “scandalo della fame”, cheancora affligge un’ampia porzionedella popolazione globale, in equili-brio con i limiti biofisici del pianeta enel rispetto del diritto alla vita delle ge-

nerazioni che seguiranno. Ma la com-plessità delle cause della fame ha sol-lecitato i promotori della campagnaad affrontare il tema del diritto al ciboin una prospettiva più ampia, tenendopresenti le connessioni con i temi del-la buona finanza e della costruzione diun mondo di pace. Ecco una sintesi diquanto afferma, in proposito, il docu-mento base dell’iniziativa.

CIBO. Il diritto al cibo è riconosciu-to, sin dal 1948, dalla Dichiarazioneuniversale sui Diritti dell’uomo co-me uno dei diritti umani fondamen-tali. Si tratta a tutt’oggi di un dirittonegato a una parte consistente dellapopolazione del pianeta: è consape-volezza comune che più di un mi-liardo di persone si trovi attualmentepriva di cibo adeguato, in quantità e

I

senza pace e buona finanza

Non c’è dirittoal cibo

Lo scandalo della fame dipende anche da dinamiche speculativeche interessano i mercati e le materie prime e da fattori,tra cui l’accaparramento di terre, che generano conflitti.L’azione deve tenere conto di questo intreccio di temi

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La campagna ha avuto il suo lancio ufficiale il 28febbraio a Roma. Si protrarrà sino alla fine del 2015,incorporando anche il periodo dell’Expo di Milano,dedicata al tema “Nutrire il pianeta”. Nell’immediatocomincerà a trovare diffusione e “applicazione” nei territori, attraverso la creatività e l’impegno delle organizzazioni aderenti, e grazie principalmenteall’impiego di tre strumenti di sensibilizzazione e formazione (disponibili on line sul sito dedicato; altri saranno messi a punto successivamente):. IL DOCUMENTO BASE (versione integrale e sintetica),

in cui i temi della campagna sono argomentati e spiegati. Suggerisce anche piste di impegnoconcreto, sul piano dei comportamenti personalie su quello dell’iniziativa comune, in gruppi,parrocchie, movimenti, scuole, cittadinanza;. IL TOOLKIT FORMATIVO (on line entro aprile), tramite il quale i temi vengono declinati in una dimensioneeducativa e pastorale, corredati da appropriatistrumenti metodologici, bibliografici e sitografici,

adattati ai diversi contesti cui la campagna si rivolge: realtà ecclesiali, ma anche scuola,associazioni e giovani imprenditori. Il toolkit,suddiviso in tre fascicoli, è particolarmente rivoltoad animatori, insegnanti, catechisti, per aiutarliad attivare la corresponsabilità di ciascun cittadino.Le realtà territoriali potranno interpretarecreativamente i suggerimenti proposti dal toolkit,realizzando strumenti educativi concreti e mirati,iniziative, percorsi di formazione e sensibilizzazione;. IL SITO INTERNET WWW.CIBOPERTUTTI.IT, per diffonderei contenuti della campagna e dare visibilità alleiniziative locali, favorendo la creazione di reti traterritori e con il livello nazionale. Un spazio web dalquale scaricare documenti, pubblicazioni e materialiprodotti, ma anche una piattaforma per la raccoltapartecipata delle esperienze, delle proposte, delle attività, delle idee che, sviluppate nei diversiterritori, potranno contribuire al lavoro comune di animazione, divulgazione e mobilitazione.

GLI STRUMENTIDocumento, toolkit, sito: contenuti per attivarsi. E attivare

FAME SOTTO CASA“Avventori” della mensa Caritas di

Colle Oppio, a Roma. La crisi ha acuito il problema del diritto al cibo

anche nelle nostre città

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stretti a emigrare. Un esito che nondovrebbe stupire nessuno.

Lo ha sottolineato, nel proprio co-municato ufficiale, anche la Confe-renza episcopale di Bosnia ed Erze-govina, che ha definito «non inaspet-tate» le proteste: «I cittadini hannomanifestato prima di tutto a causadella situazione sociale drammatica-mente grave, ma anche contro il mo-do in cui è organizzato e viene gesti-to questo stato». Il testo dei vescoviha messo apertamente sotto accusala classe politica bosniaca per ladrammatica situazione in cui versa ilpaese: «I rappresentanti locali delpotere, assistiti da un adeguato aiutoda parte della comunità internazio-nale, invece di affrontare la difficilecondizione del paese», perdono

on era difficile immaginareche sarebbe andata in que-sto modo – assicura FranjoKomarica, il vescovo di BanjaLuka, una delle tre diocesi di

Bosnia Erzegovina –. La domanda,piuttosto, è come mai non sia succes-so prima. Qui la gente ha fame». Perun mese, a febbraio, la popolazione diBosnia Erzegovina è scesa nelle strade,in molte città. Non era mai accaduto,con questa forza e in queste propor-zioni, dalla fine della guerra, nel 1995.Le folle hanno rivendicato dignità e uncambiamento politico, dopo un ven-tennio di fallimenti. Le manifestazioni,raggruppate nel paese sotto il nome digrad–anski bunt, la “rivolta popolare”,hanno dato sfogo alla rabbia dei senzalavoro e dei giovani, in molti casi co-

«Ndi Rodolfo Toé e Elena Luison

In Bosnia Erzegovinalo stallo istituzionale e politico esasperadisoccupazione e povertà. Così, a febbraio, sonodilagate protesteinattese, le prime non dettate dal fattoreetnico. Ora si tenta di passare allaproposta: c’è spazioper il cambiamento?

creditoPaese

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lo sblocca la rivolta?

internazionale bosnia erzegovina

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DERIVA VIOLENTAScontri nel centrodi Sarajevo:anche in altre cittàla rivolta di febbraioha avuto una sciadi devastazioni

PACE. La questione della pace e del-la fraternità fra i popoli è, ora più chemai, di fondamentale importanza, sesi vuole dare soluzione durevole aiproblemi sopra menzionati. Esistononumerosi fattori che ostacolano lapacifica convivenza, e sono respon-sabili di squilibri, instabilità, guerre econflitti che si riverberano nella fame;tra questi fattori stanno assumendosempre maggiore rilevanza i conflittiper l’accaparramento delle terre.

Il rinnovamento delle relazioni trapersone, comunità e paesi è l’unicopercorso possibile, se si vuole realizza-re un mondo dove si sperimentinol’accoglienza, il rispetto e la dignità diogni abitante del pianeta, la salvaguar-dia del creato, della terra e dei beni co-muni. Sperimentare relazioni di pacesignifica insomma cercare modalità disuperamento dei conflitti, che guidinoverso la convivialità delle differenze.

Le cifre sproporzionate che nelmondo si impiegano per sistemi d’ar-ma sempre più sofisticati conferma-no quanto sia necessario sviluppareun approccio di pace nella gestionedelle risorse pubbliche. La costruzio-ne di un mondo di pace guarda anzi-tutto a un mondo libero da violenza esopraffazione, in cui a ogni donna eogni uomo sia consentito vivere inpiena dignità. È necessario quindiagire su un insieme di fattori, pro-muovendo equità nella distribuzionedelle risorse, democrazia, partecipa-zione politica, efficaci strutture di go-verno nazionale e internazionale,e processi di disarmo globalesignificativi ed efficaci.

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culativi e finalizzati al guadagno dipochi nel breve periodo, a danno dimolti, generando dinamiche e rischisistemici che colpiscono tutti i paesi,quelli del Sud del mondo in modoparticolarmente severo: con la specu-lazione finanziaria, negli ultimi anni,i prezzi dei generi alimentari sonoschizzati in alto, generando le cosid-dette “guerre del pane” e nuova fame.

Oltre a una maggiore vulnerabilità,dettata dalle instabilità del mercato fi-nanziario, la crisi ha determinato an-che una riduzione dell’aiuto a dono daparte dei paesi ricchi, una contrazionedel flusso di rimesse dei migranti, unariduzione della liquidità e del creditointernazionali. È necessario mobilitar-si a tutti i livelli, per la costruzione direlazioni finanziarie rinnovate secon-

do principi etici; per ricercare alterna-tive, proporre nuovi meccanismi di re-golazione (come la tassa sulle transa-zioni finanziarie) e promuovere unamobilitazione nella direzione del so-stegno al bene comune.

ADOTTARE UNO STILE DI VITA SOBRIO E CONSAPEVOLE, RIDUCENDO LO SPRECOE SCEGLIENDO ALTERNATIVE SOLIDALI E SOSTENIBILI DI CONSUMO. scopri se nella tua zona esistono gruppi d’acquisto solidale

o mercati di contadini. se hai uno spazio adeguato puoi proporre ai tuoi vicini la creazione di un orto urbano. collabora con associazioni che propongono l’agricoltura contadinasostenibile nel tuo territorio e nei paesi del Sud del mondo

IMPARARE A CONOSCERE IL SISTEMA FINANZIARIO E SCOPRIRE LE INIZIATIVEDI FINANZA ETICA CHE POSSONO AIUTARCI A RISOLLEVARE LA SITUAZIONEECONOMICA PARTENDO DAL BENE COMUNE. scegli bene dove tenere il tuo conto corrente. chiedi informazioni su quali prodotti finanziari investe la tua banca. scopri se ce n’è qualcuna che adotta scelte etiche, che aiuta

le imprese del territorio, che sostiene l’agricoltura contadina e rifiuta strumenti speculativi

COSTRUIRE UNA SOCIETÀ DI PACE BASATA SULL’EDUCAZIONE ALLA NON VIOLENZA E ALLA CITTADINANZA GLOBALE, CHE TROVA IL SUO FONDAMENTO NEL RISPETTODELLE PERSONE, DEI DIRITTI E NEL DIALOGO TRA CULTURE DIFFERENTI. scopri se nel tuo territorio ci sono associazioni che educano

e gestiscono problemi sociali in modo nonviolento. che favoriscono lo scambio e l’interazione con immigrati e cooperano con i loro paesi di origine. che aiutano a creare comunità di dialogo e di condivisione, anchedi beni alimentari, per il bene comune. che contestano la scelta militare a favore del servizio civile.

Attivati ora!

COMPITO NOSTRO, COMPITO TUOECCO COSA PUOI FARE!

DIETA, VITALESE NUTRIENTE

Una bambinaaiutata

dall’associazioneManos que

Ayudan,con il supporto

della Bancadel cibo

di Caritas Messico

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