graziano udovisi

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  • 8/3/2019 Graziano Udovisi

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    GRAZIANO UDOVISI

    "Non sono croato ma italiano, e ne sono fiero!"

    Nonostante quello che ho patito c' qualcuno che sta falsamentediffondendo l'ipotesi che io sia croato a causa del cognome, soloper screditare la mia persona e la mia storia. Inizialmente ilcognome di mio padre era Udovicich. Nel 22 stato cambiato inUdovisi, perch con l'avvento prima dell'Italia, poi del fascismomolti hanno deciso, in base ai loro sentimenti, di italianizzare i lorocognomi. Ma la prova che sono istriano nell'-h finale, tipica deinomi della piccola penisola". Inizialmente, da un primo contatto con

    il tenente dell'esercito italiano Graziano Udovisi, oggisettantunenne, emersa una certa sua reticenza nel rilasciarelintervista, indisponibilit svanita non appena letto lultimo numerodi Nuovo Fronte. "Mi piaciuta molto l'intervista a Pititto, ungiudice molto in gamba e mi auguro che riesca a portare a termineil suo lavoro estremamente difficile. Uno dei principali motividelliniziale reticenza di Udovisi la sofferenza che prova ogni voltache racconta e rivive la sua drammatica esperienza. Udovisi determinato pi che mai a ribadire il suo amore per la Patria, il suosenso del dovere e il ricordo di oltre ventimila fratelli italiani chenon ce l' hanno fatta. vergognoso il fatto che non percepisca

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    alcuna pensione di guerra, ma solo una pensione da insegnante, inbase al lavoro svolto. Lo stato italiano non lo riconosce comecombattente.L'unica soluzione che "Scalfaro prenda a cuore questo fatto efinalmente ci riconosca non soltanto come combattenti, ma ci ridia

    almeno tutti i nostri gradi, la nostra dignit, il nostro titolopersonale, quindi anche la pensione, come stata data ai nostriinfoibatori - ha invocato il nostro compatriota- ma questo significasconfessare completamente il comunismo dei primi tempi, vuoi diresconfessare Togliatti, vuoi dire sconfessare addirittura lo Statoitaliano che finora ci ha trattato cos miseramente". Dopo tuttoquello che ha subto, alla domanda di che cosa provasse nel sapereche il Tribunale penale di Roma non ha ancora potuto disporrel'arresto dei due massacratori jugoslavi Ivan Motika e OskarPiskulic, rispettivamente di 89 e di 76 anni, a causa della loroavanzata et, ha risposto: "Noooo... inutile, dopo tanto tempo(sospirando lungamente in segno di sconforto). Sono miserieumane, soltanto miserie umane. Io non conosco i nomi di coloroche mi hanno torturato e infoibato, erano pi grandi di me, orasaranno morti. Forse saranno in mano a quei cani neri che hannobuttato per primi dentro le foibe, perch fossero quei cani neri atrattenere le anime degli infoibati e gli infoibatori potessero dormire

    i loro sonni tranquilli. Siamo stati percossi, torturati, perseguitati esempre ci hanno chiamato "fascisti". comodo dare a noi, giuliani,istriani, fiumani, dalmati, la colpa di una guerra fatta da tutti gliitaliani, iniziata nel 1940. Si parla ancora di fascisti; se anche lofossimo stati che colpa avevamo per essere infoibati? Attenzioneche i fascisti sono persone comuni, come lo sono comunisti,democristiani e altri. E gioire per le sofferenze inflitteci? Eh no!Troppo comodo anche per tutti i partiti che sono al potere. Non cisto. L'altra mattina mi hanno telefonato dall'Australia per

    programmare un collegamento diretto tramite una stazione radio dinome "Rete Italia". Laggi ci sono tanti italiani che vogliono sentirele vicissitudini dellIstria e mi ha profondamente commosso diessere ricordato dai nostri fratelli istriani emigrati in Australia".Quello di Udovisi un triste diario di ricordi che fa parte di unmacabro e vergognoso capitolo della storia, dimenticato da troppi.Ancora oggi non dorme sonni tranquilli, i suoi pensieri tornanoindietro, a quel terribile sabato 5 maggio 1945, quando si presentalle ore 17,30 direttamente presso il comando slavo. Il suo senso di

    responsabilit lo fece intervenire per cercare di salvare i suoi

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    sottufficiali. Niente da fare. I massacratori slavi non lo feceroneanche parlare ma, dopo avergli chiesto solo nome, cognome egrado, lo legarono con le mani dietro alla schiena col fil di ferro e lostiparono in una cella tre metri per quattro, assieme ad altri trentaitaliani, stretti come sardine, quasi senza aria e tutti con le mani

    legate col fil di ferro dietro la schiena. Morivano di sete e dopoimploranti richieste hanno offerto loro un fiasco con urina.Seminudi, avevano solo un paio di pantaloni addosso. "Bisognaricordare che io non parlo per me stesso, ma almeno ventimilanostri italiani sono stati massacrati in questo modo, almenoventimila!". Allora Udovisi era tenente della Milizia DifesaTerritoriale, reggimento comandato da Libero Sauro, figlio diNazario Sauro, l'eroe istriano. "Mi sono presentato insieme a unamico, che era mio ospite, proveniente dalla zona di Mantova econsiderato un regnicolo, ossia un suddito del Regno d'Italia. Dasottolineare che serbi e croati, non appena occupata la zonaistriana, hanno considerato slavi tutti coloro che vi risiedevano,ormai per loro non pi cittadini italiani". Ma, anche se consideratislavi, secondo il loro modo di pensare, eravate da eliminare? Nontutti. C'erano quelli che nel '43 hanno immediatamente impugnatole armi per difendere la popolazione e il territorio italiano. Poi cisono stati quelli che stavano a guardare e quelli che stavano con gli

    slavi". Ma era gi allora tutto preordinato? "Oggi possiamo dare unarisposta affermativa. Era gi preordinato un fattore politico,preparato a tavolino, cercare di creare nelle nostre terre la psicosidi terrorismo per ottenere remissione e obbedienza dalle masse. Ipadroni dovevano essere loro. Dopo l'8 settembre dominarono percirca un mese l'Istria, periodo durante il quale sono sparite alcunemigliaia di persone. Il luogo si scoprir solo dopo, a causa dicontinui lamenti che provenivano dalle fenditure rocciose di chiancora non era morto. Chiedo scusa alla popolazione istriana e alla

    nazione per non essere riuscito a salvare il territorio italiano.Eravamo in molti, ma non ce l'abbiamo fatta". Ma perch questiinfoibati? "Perch italiani. Ma all'epoca il perch non si sapeva eancora al giorno d'oggi c' qualcuno che mette in dubbio l'accaduto.All'epoca nemmeno i pi sapienti e colti riuscivano a individuarne imotivi e ripiegarono sull'unica ipotesi immaginabile: la vendetta.Ma come potevano essere vendette personali, se le vittime eranouomini, donne e bambini?". Ma perch siete stati additati comefascisti dai comunisti di allora? "Questo rimane sempre un grande

    interrogativo". Forse era l'unico modo per poter arrestare questapulizia etnica? Non era una pulizia etnica, questa dizione stata

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    ufficiale. Che sentimento rimasto in lei dopo quella tragica storia?L'amaro in bocca, anche perch l'Italia ha fatto ben poco. Certo glislavi potevano ammazzarci in altro modo. Per quale motivo lefoibe? Avevano forse cercato di cancellare le loro tracce,nascondendo i corpi martoriati nelle fenditure rocciose". E poi che

    successo? "Ad un certo punto ci hanno prelevati in sei e portati inun'altra stanza per torturarci tutta la notte. Dopo mezz'ora nonsentivo pi nulla, avrebbero potuto anche tagliarmi a pezzettini, manon me ne sarei reso conto. Ormai il corpo non rispondeva pi airiflessi, era inerme, e quando a un certo momento mi hannoordinato di alzarmi in piedi, ho cercato di guardarmi intorno: il miovolto era talmente tumefatto, livido e gonfio che vedevo amalapena da due piccole e lunghe fessure degli occhi, dovevo averela testa rovinata. Ricordo di aver visto un mio compagno di fronte ame, la cui schiena era completamente rossa e mi chiesi per qualemotivo lo avessero dipinto di quel colore, invece era tutto il sangueche stava uscendo dalle innumerevoli ferite. Se lui era ridotto inquel modo, se gli altri erano cos, allora anch'io ero in quellecondizioni, ma non me ne rendevo conto. E quando ci hanno fattoalzare in piedi per portarci fuori entrarono due ufficiali, un uomo euna donna, la quale disse che il pi alto doveva stare davanti allafila. Nessuno si mosse, allora questo ufficiale mi prese per i capelli,

    mi stratton spingendone davanti a lei, la quale senza dire unaparola mi spacc la mascella sinistra con il calcio della pistola. Mimisero alla testa della fila perch ero ufficiale, gli altri erano dietro,ma l'ultimo non ce la faceva a stare in piedi. Forse perch loavevano massacrato pi degli altri, forse perch pi debole, non so.Sin dal primo momento di prigionia ci avevano legato le mani dietrola schiena col fil di ferro, per non slegarcele mai pi, neanchedurante le torture. Si pu facilmente immaginare come queimaledetti fili taglienti avessero solcato la carne dei polsi e come

    continuavano a incidere sulle ferite al minimo movimento. Poi cimisero in fila e ci portarono fuori seminudi, senza scarpe: forse ilfresco della notte ha fatto in modo che capissi qualcosa di pi, inquanto la testa era completamente imbambolata, il cervellofunzionava relativamente. A quel punto altri soldati, ben vestiti, ciportarono fuori, nel bosco, non erano quelli che ci avevanotorturato. Dovevano essere dei militari, qualcuno della bandad'accordo con loro e anche borghesi, partigiani comunisti, eranotutti contro di noi. Ci hanno disposti in fila l'uno dietro all'altro,

    sempre con le mani dietro la schiena e ulteriormente legati insiemetramite un filo di ferro che scorreva sotto il braccio sinistro di

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    ognuno, per formare una fila dritta, fino ad arrivare all'ultimo che,non avendo la forza di stare in piedi, essendo svenuto a terra, erastato legato non al braccio, ma intorno al collo. Ricordo di aversentito suggerire da due che parlavano in italiano, nel nostrodialetto, di legarlo attorno al collo. Sicuramente durante il tragitto

    l'ultimo morto soffocato dal filo che ci legava l'un l'altro. Abbiamocamminato per un viottolo, non so per quanto tempo, ero distruttoe il fil di ferro che mi univa ai compagni era una tortura. Appenariuscii a farlo scorrere leggermente lungo il braccio, fino al polso, misembr un sollievo; in quel momento sono scivolato e caduto.Immediatamente mi arrivata una botta con il calcio di unamitragliatrice al rene destro. A causa di ci ho subito tre operazionial rene, che da quel momento ha sempre prodotto calcoli". Quantealtre conseguenze ha avuto? "Tante. Non solo sono stato leso inmodo tale da essere sordo all'orecchio sinistro e al destro ci sentoper met. Ma dal tragitto di trasferimento da Pola fino a Fianona mene hanno fatte di tutti i colori, mi hanno fatto mangiare della carta,dei sassi, mi hanno sparato vicino alle orecchie, si divertivano tantoa vederci sobbalzare. Mi hanno accompagnato verso un posto e cihanno detto: "Fermatevi. La liberazione vicina". Dentro di me homandato un pensiero al Cielo. Ho guardato dentro alla foiba, manon vedevo niente, perch era mattina presto. Gi in fondo si

    scorgeva solo un piccolo riflesso chiaro. Si sono tirati indietro equando ho sentito il loro urlaccio di guerra mi sono buttato subitodentro come se questa foiba rappresentasse per me un'ancora disalvezza. Dopo un volo di 15-20 metri, non lo so, sono piombatodentro l'acqua. Venivo trascinato sempre pi gi e mi dimenavo contutta la poca forza rimasta in corpo. Ad un certo momento, non soperch, sono riuscito a liberarmi una mano. Ho immediatamentenuotato verso l'alto e ho toccato una zolla con dell'erba, era inrealt una testa con dei capelli. L' ho afferrata e tirata in modo

    spasmodico verso di me e sono riuscito a risalire, ringraziandoIddio. Ho salvato un fratello". Questa persona dov' ora? " andatain Australia, e purtroppo morta, per ha lasciato la suatestimonianza. Ha lasciato l'Italia, non trovava lavoro, non trovavapi pace. Ha sofferto per la lontananza dalla sua terra e per latortura subita".

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    L' approfondimento

    Il racconto del tenente Udovisi

    Il racconto che segue di Graziano Udovisi. Narra ci che ha subitodopo essere stato torturato assieme ai suoi compagni di sventura."C' un movimento intorno, devo piegare di molto all'indietro latesta per vedere qualcosa e scorgo corpi, anzi delle masse informialterate come maschere, dipinte d'un colore rossastro. Per quantoposso, punto meglio il mio sguardo sul corpo pi vicino e noto unlento, continuo sgorgare di sangue dalle tante ferite che rendono lasua schiena una poltiglia informe. Pure un altro si guarda intorno.

    Un occhio diventato una massa nera, gonfia, chiusa, mostruosa, sierge sul volto rigato di sangue, che cola dal capo edall'irriconoscibile fronte... Con uno sforzo cerco di alzarmi, traballo,cado sui ginocchi vorrei stendere le mani... le mani no, non possoaiutarmi sono legate dietro la schiena col filo di ferro "Prestobastardi, traditori, presto! Mettevi in fila!" comanda il grosso, altocaporione calciando il corpo steso per terra e strattonandomi per icapelli...[Ha inizio il calvario verso l Foiba. Il capo] ... mi si avvicina e

    sferza ripetutamente il mio corpo rabbiosamente. Mi fa avanzare,estrae lentamente la pistola dalla fondina, la impugna per la cannae picchia con forza il calcio dell'arma all'altezza del mio orecchio giprecedentemente leso. Sento la mascella staccarsi, cedere. Almomento non sento dolore. La lunga tortura mi ha resoinsensibile... "Avanti, avanti!" Il filo di ferro preme l dove si fossato, nell'incavo interno del gomito, sul tendine del muscolo, e ildolore si manifesta gradualmente con il tremito di tutto il corpo...Cado... Fulminea arriva la pesante vigliacca botta... Vengo sospintosul terreno in pendenza... c' una roccia ai miei piedi, bianca, chescende in verticale e si perde in una grande fossa scura, voraginegi conosciuta in altra parte, non lontano da qui. Madonna,Madonna mia! la foiba! "Siamo pronti, il masso legato al collo"dicono alcune voci... Il mortale crepitio delle armi assordante,vedo la fiamma uscire da uno dei mitragliatori puntato su di noi. Misento spingere, non attendo oltre, mi butto... Cado su di un ramosporgente che sembra trattenermi, ma subito si strappa e rovina

    con me. Precipito in quella gola nera. Un tonfo, pi tonfi e l'acqua sichiude su di noi. Mi sento trascinare gi verso il fondo. L'istinto diconservazione mi fa muovere ritmicamente gambe e braccia

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    indolenzite per giungere in superficie. Tocco una grossa zollaerbosa, no una testa e tra le mie dita ci sono i capelli. Afferro etiro spasmodicamente verso di me quel corpo quasi inerte.Risaliamo insieme, sono a pelo d'acqua, emergo con la testa erespiro a pieni polmoni."

    Gli assassini sono rimasti sul posto, hanno sentito fruscii sospettiprovenienti dal fondo e per chiudere definitivamente l'impresaeroica lanciano una bomba a mano, poi ancora una seconda. I dueinfoibati, dopo un po' si rendono conto che tutto sembra finito."L'amico - racconta Udovisi - mi fa notare una rientranza che ci puaccogliere. Ascoltiamo se giunge qualche suono di voce o rumore dipassi... Con fatica ci arrampichiamo e ci rannicchiamo in quel brevespazio".Il sottotenente Graziano Udovisi non stato riconosciuto invalido diguerra, non gli stato riconosciuto il grado n il servizio militareprestato, non ha potuto ottenere quindi la pensione di guerra e nonpercepisce alcunch. In compenso lo Stato italiano elargisce lapensione ai suoi infoibatori, con puntualit e continuit. In dollari. Econ reversibilit al 100%, secondo la proposta fatta anni addietroda Tina Anselmi. Altrettanto avvenuto per Giovanni Radeticchio,costretto ad emigrare in Australia.