il crollo del «muro di berlino» 9 novembre 1989 · riforme per modernizzare la società sovietica...
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Il periodo, che anche noi stiamo vivendo, ha inizio con un avvenimento davvero epocale: il crollo del muro di Berlino.
All’indomani della fine della II guerra mondiale, le nazioni vincitrici decisero di dividere il territorio della Germania in quattro distinte regioni, sottoposte all’autorità militare alleata (accordi di Potsdam, luglio-agosto 1945, tra Truman, Churchill e Stalin). Questa situazione, che durò dal 1945 al 1949, prevedeva le seguenti ripartizioni: • Zona americana: (16,7
milioni di abitanti); • Zona britannica: (22,7
milioni di abitanti); • Zona francese: (5,8 milioni
di abitanti); • Zona sovietica: (17,8 milioni
di abitanti).
La prima divisione della Germania (1945-1949)
Gente e frontiere
I chilometri di frontiera tra la Germania controllata dai Paesi occidentali e quella controllata dai Sovietici erano 1.391, mentre, all’interno del territorio tedesco, inizialmente, i transiti attraverso questa frontiera erano 21, equamente ripartiti tra il settore britannico e quello americano: alcuni erano solo valichi commerciali, mentre altri prevedevano il passaggio anche di persone. In effetti, nei primi anni della divisione, la gente poteva spostarsi con una certa libertà nei vari settori. Questi punti di passaggio divennero tristemente famosi col nome di “Checkpoints”
La divisione di Berlino
Anche la capitale della Germania venne divisa in 4 parti, analogamente al resto
del Paese: la città si trovava all’interno del settore sovietico, ed era collegata agli
altri settori da un’autostrada, dichiarata “zona franca”. Il Muro non esisteva
ancora e i Berlinesi, rovine a parte, se la passavano discretamente..
I checkpoints di Berlino
All’interno della città
divisa, esistevano sette
checkpoints (2 francesi, 1
inglese e 4 americani-
sovietici): il più famoso,
Checkpoint Charlie, era
riservato agli stranieri e
al personale diplomatico.
Dato che a Berlino la tensione
restava alta e l’esodo di fuggitivi
dalla DDR in Occidente diveniva
sempre più massiccio, rischiando
di destabilizzare il regime, il
presidente della DDR, Ulbricht domandò ripetutamente a
Kruscev il permesso di fare passi
decisivi.
Nell’incontro dei capi dei paesi
comunisti, a Mosca, il 5 agosto
1961, egli ottenne finalmente ciò
che andava da tempo chiedendo:
la chiusura dei confini tra le due
Berlino.
L’operazione Muraglia Cinese.
La crisi del 1961
Due giorni dopo, Kruscev annunciò in una trasmissione radiofonica che «le strade di fuga» attraverso Berlino Ovest dovevano essere bloccate. Questa notizia inquietante scatenò un «terrore delle porte sbarrate » che provocò un’impennata nel numero dei fuggitivi – più di 4.000 soltanto il 12 agosto!
Dopo la morte di Stalin, avvenuta nel 1953, il suo successore Nikita Kruscev, sembrava desideroso di
voler chiudere l’epoca oscura dello stalinismo. Kruscev voleva realizzare un vasto programma di
riforme per modernizzare la società sovietica e migliorare le condizioni di vita della popolazione.
La novità più importante della politica di Kruscev fu la Denuncia dei crimini di Stalin, al XX
Congresso del partito comunista sovietico del 1956.
Kruscev cercò anche di migliorare le relazioni con il modo occidentale. Secondo lui, l’Unione
Sovietica doveva sconfiggere gli Stati Uniti non attraverso una guerra, ma dimostrando la superiorità
del sistema comunista rispetto a quello capitalista.
I due ideatori del Muro: a sin. Erich Honecher (che diverrà l’ultimo presidente della
DDR) e a destra Walter Ulbricht, che chiese a Kruscev di chiudere i checkpoints.
13 agosto 1961 alla Porta di Brandenburgo
Alla mezzanotte, i servizi
speciali furono allertati.
Berlino est venne invasa dalle
truppe speciali (NVA); 25.000
miliziani del popolo armati e la
tristemente nota Polizia
Popolare (Vopos) vennero
piazzati, ad intervalli di un
metro e mezzo uno dall’altro,
lungo la linea di demarcazione.
Il 13 agosto 1961, una
domenica di festa, all’una e 11
del mattino, l’agenzia di
stampa ufficiale della DDR
annunciò che i Paesi del Patto
di Varsavia avevano chiesto alla
DDR di applicare un reale
controllo attorno e dentro
Berlino.
Nel giro di un’ora, 67 degli 81 passaggi esistenti vennero sbarrati, subito seguiti da altri 7.
Tutto il traffico tra le due Germanie venne bloccato. I collegamenti della U-Bahn e della
S-Bahn (le linee della metropolitana), vennero interrotti.
La gente è incredula e non capisce esattamente cosa stia accadendo. Sotto l’occhio vigile
di polizia ed esercito, filo spinato e cavalli di frisia venenro piazzati in tutti i punti di
accesso a Berlino ovest: le strade vennero interrotte e si eressero vere e proprie barricate.
In poche ore, l’intero confine a Berlino era sotto controllo: era il primo atto del Muro.
Dal 23 agosto, divenne del tutto impossibile ai berlinesi occidentali visitare il settore est,
senza un certificato di residenza.
I berlinesi dell’ovest osservano la scena, che pare loro surreale.
Dieci centimetri oltre il loro naso è DDR: un mondo che è loro
proibito visitare: molti hanno parenti, amici, fidanzati, nel settore
est.
Almeno 5 043 tedeschi dell’Est,
tra cui 574 guardie di frontiera,
tentarono di superare il Muro: il
primo fu Conrad Schuman che
scavalcò il filo spinato, il 15
agosto 1961(è una delle foto più
celebri del Muro). La maggior
parte di queste fughe avvenne,
ovviamente, nei primi mesi di
blocco, quando il Muro aveva
ancora molti punti deboli. 60.000
cittadini della DDR furono
imprigionati per aver tentato o
preparato una fuga. Chi aiutava i
fuggitivi, rischiava l’ergastolo. I
fuggiaschi usarono un’infinità di
sistemi per violare il blocco. Nei
primi tempi, 14 tentativi si
svolsero usando automezzi
pesanti come arieti.
Il muro divideva in due le chiese…
Nel dicembre 1961, 24 persone
fuggirono a bordo di un treno. Nel
giugno 1962, 14 berlinesi
ubriacarono il comandante di un
battello che usarono per fuggire
lungo la Sprea, sotto una tempesta
di pallottole. La fuga più
spettacolare avvenne nell’
ottobre 1964 quando 57 berlinesi
passarono sotto il Muro con un
tunnel. Già da aprile, 37 studenti ed
amici dei fuggitivi che stavano
all’Ovest, avevano scavato a 13 metri
di profondità, un tunnel di 145 metri
alto 70 cm, unendo un ex panificio
in Bernauer strasse al retro di una
toilette in Strelitzer strasse, nel
settore Est.
..i cortili..
Tra il 3 e il 5 ottobre, 31 donne, 23 uomini e 3 bambini passarono da quello
stretto tunnel. La loro fuga, l’ottava dalla costruzione del Muro, finì con una
sparatoria, in cui morì un soldato della DDR.
Le automobili furono usate in molti modi per scappare. I fuggitivi si nascondevano in
doppifondi, in serbatoi svuotati, sotto i sedili. Un’auto sportiva molto bassa passò perfino
sotto le sbarre alla frontiera a tutta velocità. Nove persone a turno scapparono su di
un’Isetta: una piccolissima automobile cui erano state asportate batteria e riscaldamento.
Quattro uomini, con divise da ufficiali sovietici, confezionate dalle loro fidanzate,
passarono la frontiera, salutati rispettosamente dalle guardie.
Nel gennaio 1984, 6 tedeschi dell’Est si rifugiarono nell’ambasciata Usa e, dopo lunghe
trattative, ottennero il permesso di espatriare.
Spesso, però, le cose andavano diversamente: questa croce ricorda Peter Fechter (18
anni): una delle vittime più note del Muro. Colpito da una guardia nella terra di nessuno,
agonizzò per 50 minuti, prima di essere raccolto e soccorso, mentre i Berlinesi dell’Ovest
urlavano e protestavano.
Queste croci, che ricordano i caduti del Muro, terminano con quella
dedicata a Chris Geoffroy (20 anni): l’ultima vittima (6 febbario 1989)
I confini urbani
1 - Schwedter Strasse
2 - Brunnenstrasse
3 - Bernauer Strasse
4 - Checkpoint Charlie
5 - Brandenburger Tor
6 - Palazzo della Repubblica
7 - Alexanderplatz
8 - Postdamer Platz
9 - Invalidenfriedhof
10 - Reichstag
11 - Niederkirchner Strasse
12 - Friedrichstrasse
13 – Galleria sett.Est
14 – Museo dell’Arte proibita
Rete
elettrificata
Torri di
guardia
Sirene di
allarme
fari
Striscia di sabbia
(striscia della morte)
Cani alla
catena
illuminazione
Muro con tubo sulla
sommità
La parte est assunse carattere di capitale della DDR e venne perciò ricostruita com’era
(Nikolaiviertel) o, più spesso, abbellita (si fa per dire) da palazzi pubblici in stile
sovietico (Palazzo della Repubblica, Torre TV, Alexanderplatz).
Durante i primi dieci anni di Muro, Berlino attraversò periodi di grande tensione,
intervallati da periodi di relativa quiete.
Nel primo anniversario del Muro, il settore Ovest fu scosso da durissimi scontri e
proteste, in cui, per molti giorni i veicoli sovietici vennero attaccati dalla gente.
Nel dicembre 1963, il Senato giunse
ad un accordo con le autorità
dell’Est, per permettere a centinaia
di migliaia di berlinesi dell’Ovest di
visitare amici e parenti, in
occasione delle festività natalizie.
Questo accordo venne rinnovato
fino al 1966. Dopo quella data, i
permessi vennero estesi a
compleanni, matrimoni, nascite o
morti. Dal novembre 1964 , vennero
concessi permessi anche a persone
dell’Est. Nel dicembre 1964, la DDR
introdusse un cambio forzato di
denaro per i propri visitatori e, dal
giugno 1968, ai viaggiatori che
attraversassero il confine venivano
richiesti passaporto e visti a
pagamento: questo creò
lunghissime code ai checkpoint , a Dreilinden e Helmstedt.
I Berlinesi, specie dell’Ovest, finirono per rassegnarsi a considerare il Muro
come parte del paesaggio della loro città.
Tagliata fuori dal suo hinterland naturale, Berlino perse quasi 350.000 abitanti
nel periodo tra il 1961 ed il 1983 e sopravvisse solo grazie agli aiuti della DBR.
Per rimediare questo esodo, vennero chiamati a Berlino, come forza-lavoro,
immigrati dalla Turchia (131 000), Yugoslavia (35 000) e Polonia (22 000).
Il Muro trasformò profondamente le località che lo circondavano.
Tutti gli accessi all’Est vennero chiusi con mattoni: le case furono abbandonate, lasciate
andare in rovina e , come a Kreuzberg, occupate abusivamente.
La vicinanza col Muro, causò a Berlino ovest lo svilupparsi di un forte movimento
isolazionista e alternativo: gli antenati degli Squatters.
Willy Brandt, prima sindaco di Berlino Ovest e poi Cancelliere della DBR. Quando divenne
Cancelliere della DBR, egli introdusse una nuova politica verso la DDR, con lo scopo di
diminuire la tensione tra le due Germanie. Questo provocò una serie di accordi per
stabilizzare la situazione attorno e dentro la città di Berlino.
Gli ambasciatori delle 4 potenze occupanti firmarono un trattato, il 3 settembre 1971, col
quale l’URSS garantiva l’accesso a Berlino Ovest; in cambio, la DBR accettava che
Berlino non fosse parte integrante del proprio territorio. Due accordi successivi
intercorsero direttamente tra le due Germanie per stabilire i dettagli.
Il primo (17 dicembre 1971) semplificava il transito tra DBR e Berlino Ovest. Il secondo
(tre giorni più tardi) rendeva più semplice ai Berlinesi dell’Ovest recarsi ad Est, dove
potevano soggiornare per 30 (poi 45) giorni. Dopo questi accordi, il numero di visitatori
di Berlino aumentò visibilmente. Un anno dopo, il 21 dicembre 1972, le due Germanie
stipularono un «Trattato di base» per normalizzare le proprie relazioni e favorire il loro
ingresso nell’Onu.
Conferenza stampa dopo
la firma del trattato, il 21
dicembre 1972. Egon
Bahr a sinistra mentre
Michael Kohl risponde
alle domande dei
giornalisti.
Le prime crepe del cambiamento
nel blocco comunista si aprono in
Polonia e Ungheria.
Immediatamente, il 2 maggio,
l’Ungheria decise di abbassare la
“Cortina di ferro” e l’11 settembre
aprì le frontiere con l’ Austria.
Queste misure permisero a molti
tedeschi dell’Est di lasciare il
Paese. Altri trovarono rifugio nelle
ambasciate della DBR a Praga o a
Varsavia. Nel giro di sei mesi,
220.000 tedeschi dell’Est
passarono all’Ovest.
Contemporaneamente, i gruppi
d’opposizione della DDR (Nuovo forum, Democrazia Ora,
Rinnovamento Democratico), volendo partire da questo per
cambiare la DDR, occuparono le
chiese e protestarono contro le
autorità di Berlino Est.
L’abbattimento del Muro fu il risultato di pressioni sia interne che esterne. L’evoluzione
politica dell’URSS giocò un ruolo fondamentale in questa storia.
Durante la sua prima visita ufficiale in BDR, nel maggio1989, Mihail Gorbaciov, la cui
ambizione era di salvare il suo Paese dal declino e dalla rovina attraverso una politica di
innovazioni, basata sulle riforme (perestroïka) e sulla trasparenza (glasnost), informò il
cancelliere Kohl che la dottrina Breznev era stata abbandonata ; Mosca non intendeva più
usare la forza per impedire trasformazioni politiche nei suoi Paesi satellite. Questo, per la
DDR significava la fine in tempi brevi giacchè, al di là dell’ideologia, essa non aveva
nessuna ragione di esistere.
Gorbaciov godette di un’immensa popolarità a Berlino…
La manifestazione di Lipsia A Lipsia, le preghiere per la pace e le
manifestazioni attirarono sempre più
dimostranti, a dispetto della brutale
repressione della polizia. Il 4 settembre, i
dimostranti non erano più di 1.000, il 16
ottobre in 120.000 gridarono : " Libere elezioni! ", " Noi resteremo qui! ", " Siamo noi il popolo! "...
Il 7 ottobre, la DDR celebrava il suo 40
anniversario, ma la celebrazione si
trasformò in un’ennesima protesta contro il
regime che causò più di 1.000 arresti. Come
ospite d’onore, Gorbaciov fu accolto al
Palazzo della Repubblica dai dimostranti,
che urlavano:" Gorbi, aiutaci! ". E lui
annunciò che: " chiunque arrivi troppo tardi perde la vita" (Wer zu spät kommt, den bestraft das Leben). Questo
avvertimento era a beneficio dei leader
della DDR che decisero immediatamente
di rimpiazzare Honecker, che lasciò il posto
all’apparatchnik Egon Krenz, a sua volta
costretto a dimettersi il 3 dicembre.
La situazione si evolveva rapidamente. Rispondendo all’appello dell’Unione Artisti e del
Neue Forum, una dimostrazione ad Alexanderplatz, il 4 novembre, radunò circa un
milione di persone, che fischiarono i deputati della DDR e domandarono le libertà
fondamentali. Quattro giorni dopo, l’intero parlamento della DDR si dimise. Ma i politici
tentarono di evitare il collasso totale dello Stato, soddisfacendo una delle principali
richieste dei manifestanti: il diritto di muoversi liberamente.
Per questo motivo, il 9 novembre, alle 18.57, Günter Schabowski, capo del parlamento di
Berlino e membro influente del dimissionario Politburo, annunciò ai giornalisti stupiti
che il Consiglio dei Ministri aveva appena deciso di permettere ai Tedeschi dell’Est il
libero transito in DBR. E aggiunse che tale misura aveva effetto immediato. La notizia
si sparse come un incendio in città e paesi. Nelle ore successive, cittadini dell’Est si
riversarono a migliaia ai Checkpoint di Berlino. Non avendo ricevuto specifiche
istruzioni, le guardie li lasciarono passare. Dopo 10.315 giorni, il Muro era virtualmente
crollato, anche se per rimuoverlo fisicamente ci sarebbero voluti ancora diversi mesi.
Due anni dopo, sarebbe toccato all’URSS rappresentare il crollo del Comunismo in
Europa.
La gente, soprattutto i ragazzi, festeggia…e comincia a fare a pezzi il Muro: quei pezzi
diverranno icone per turisti! In soli 3 giorni, Berlino Ovest accolse 3 milioni di tedeschi
dell’Est.
La sera del 10 novembre, di fronte al municipio di Schoeneberg, una grande
manifestazione vide la partecipazione del cancelliere Kohl, del ministro degli esteri Hans-
Dietrich Genscher, del presidente onorario della DBR Willy Brandt, e del sindaco
Walter Momper, per il quale: " oggi, il popolo tedesco è il più felice sulla terra ".
La città fu percorsa da una gioiosa pazzia (Wahnsinn) in cui i Berlinesi sembravano al
colmo della felicità. " Non posso crederci, sono dall’altra parte! " (Ick glob es erst, wenn icke drüben bin), esclamò ai giornalisti una donna di Berlino Est. I Tedeschi dell’Est
vennero accolti con dei fiori. Ai poliziotti di entrambe le parti venivano offerti vino caldo
e caffè. I Vopos si erano volatilizzati. Nei giorni seguenti, un esercito di “picchi” umani
martellò via il Muro, aprendovi buchi sempre più grandi. Il violoncellista Rostropovich
tenne un concerto di Bach ai piedi del Muro. Lunghe code si formarono ai Checkpoint,
di fronte alle banche, dove ai Tedeschi dell’Est venivano regalati 100 marchi come regalo
di benvenuto (Begrüssungsgeld), e davanti ai negozi, specialmente il grande KaDeWe
tempio del commercio e del lusso.
I lavori per l’apertura del Muro cominciarono immediatamente, per aprire
numerosi punti di passaggio. Il 12 novembre, il Muro venne aperto a
Potsdamerplatz. I due sindaci di Berlino si incontrarono nel mezzo, attorniati da
una grande folla. Il sindaco occidentale, Walter Momper, dichiarò che " la Potsdamer Platz è il vecchio cuore di Berlino e tornerà a battere come un tempo "
(Der Potsdamer Platz war das alte Herz Berlins ; es wird wieder schlagen wie früher). Il 22 dicembre 1989, la Brandenburger Tor, il simbolo stesso di Berlino,
venne aperta al transito.
Fin dalla fine di novembre cominciarono le pressioni per la riunificazione delle due
Germanie. Quando il cancelliere Kohl propose di creare una federazione tedesca, nelle
strade lo slogan " Siamo noi il popolo! " si trasformò gradualmente in: " Noi siamo UN popolo! ". Seguendo il modello polacco, una tavola rotonda, che, dal 7 dicembre riunì
insieme rappresentanti del governo della DDR e dei movimenti di cittadini, stabilì la
data del 18 marzo 1990 per le nuove elezioni democratiche. I sostenitori dell’unificazione
le vinsero con facilità. I negoziati intertedeschi fecero rapidi progressi
La riunificazione delle due Germanie e, il 20 settembre, la Camera del Popolo e il Bundestag adottarono il trattato di riunificazione
(Einigungsvertrag) che entrò in vigore il 3 ottobre 1990, nello stesso momento in cui i 4 ex occupanti
rinunciavano alle proprie prerogative (il trattato " 2 + 4 “ del 12 settembre). Dopo più di 40 anni di
divisione, la Germania e Berlino erano riuniti. Il 20 giugno 1991, il Bundestag, con l’esigua
maggioranza di 19 voti, decise che Berlino sarebbe dovuta tornare ad essere la capitale della
Germania. Il trasferimento del governo e del parlamento federale avvenne gradualmente, tra la
primavera e l’estate del 1999, segnando l’inizio della " Repubblica Berlinese "
Ma è con il crollo del muro e la riunificazione delle due Germanie che si innesca una catena di eventi inarrestabili.
Crollo URSS e nascita CSI
Indipendenza Stati baltici
Democratizzazione di Cecoslovacchia, Bulgaria, Romania
Riunificazione tedesca
Caduta muro di Berlino