il fatto quotidiano 1 settembre 2011

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1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Giovedì 1 settembre 2011 – Anno 3 – n° 207 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it Sciopero generale non si può sbagliare di Paolo Flores d’Arcais dc U no sciopero generale non è la rivoluzio- ne, ma neppure una scampagnata fuori porta. È lo strumento di lotta più ener- gico, largo, profondo, e anche più costo- so (per i lavoratori che ne sono protagonisti), con il quale cittadini sacrificati e tartassati fino allo sfruttamento (o la parola è tabù?), impon- gono obiettivi sociali e/o politici che sovverto- no democraticamente i rapporti di forza con i ceti del privilegio, e restituiscono una qualche verosimiglianza alla parola equità. Lo sciopero generale è perciò in qualche modo una “extrema ratio”, una decisione coraggiosa e pericolosa: indica che la misura è colma, che da parte dell’establishment e dei suoi go- verni è stato superato il limite, e che i sacrificati di sempre sono pronti e costretti a correre l’alea dello showdown . Uno sciopero generale riuscito scuote in radice l’arroganza dei potenti. Sconfitto, apre la strada a più devastanti iniquità. Con lo sciopero generale non si gioca e non si scherza, perciò. Lo scorso anno Susanna Ca- musso traccheggiò per mesi contro il sacrosan- to sciopero generale invocato dalla Fiom per battere in breccia il tentativo di Marchionne di americanizzare le condizioni delle fabbriche Fiat, mettendo in ceppi l’autonomia e le libertà sindacali. La convocazione tardiva finì per de- potenziarlo. Ora, invece, contro la manovra, l’errore sembra opposto: la precipitazione. Cattiva consigliera, a cui evidentemente si deve la disastrosa man- canza di obiettivi radicali all’altezza della tragica situazione, e dei duri sacrifici che uno sciopero costa all’operaio. Se infatti lo sciopero generale non paralizzerà/mobiliterà il Paese, raccoglien- do intorno alla Cgil anche la marea montante dell’indignazione popolare e di una furia per- fino interclassista contro la finanziaria-rapina, se non costituirà la diana per un periodo di lotte ininterrotte (petizioni, presidi, manifestazioni …) con cui scolpire la parola fine della cinica e ventennale avventura berlusconiana, rischia di diventare un boomerang. Lavoratori, disoccupati, precari, e sempre più “ceti medi” hanno ormai poco più che gli occhi per piangere. C’è ancora qualcuno capace di raddrizzare la barra e non svilire lo sciopero ge- nerale a preambolo di nuovi cinguettii Sindaca- ti/Confindustria? Cgil, Fiom, e gli infiniti movi- menti dell’Italia civile, hanno quattro giorni per restituire allo sciopero generale la sua funzione democratica. Altrimenti, lo dico con un groppo alla gola, sarebbe forse meglio revocarlo: uno sciopero generale innocuo è una sconfitta. All’apertura delle scuole le famiglie faranno i conti con l’ennesimo rincaro dei libri. La legge lo vieta, ma la Gelmini lo sa? BUFFONATA ILLEGALE Quindici volte incostituzionale per la Commissione del Senato, la pseudo manovra perde anche le piccole furbate sulle pensioni. E ora riparte la farsa sull’Iva Manovra Bunga di Marco Travaglio N on sono cattivi. Sono peggio: sono buffoni. Nel suo spettacolo di due anni fa, Corrado Guzzanti nei panni di Tremonti, anzi Tvemonti, spiega meglio di qualunque editoriale il modo di governare l’economia del nostro governo: “Abbiamo stanziato 30 miliardi per gli ammortizzatori sociali, 30 miliardi per le imprese, 30 miliardi per i pensionati”. Domanda l’intervistatore: “Quindi 90 miliardi?”. E lui: “No, 30. Io vado dai sindacati e dico: vi do 30 miliardi, ok? Segnate che ve li ho dati. Ora però me li porto via un attimo e vado dalle imprese: vi do 30 miliardi, ok? Segnate che ve li ho dati. Ora però me li riprendo un momento e vado dai pensionati: vi do 30 miliardi, ok? Segnate che ve li ho dati. Ora però...”. Obiezione dell’intervistatore: “Ma questo è il gioco delle tre carte”. Tvemonti: “No, delle 30 carte... Comunque, se non le bastano 30 miliardi, facciamo 40: tanto per me è uguale”. Non sapeva, Corrado, che stava descrivendo nei minimi particolari, con due anni d’anticipo, la manovra una e trina del 2011. Il nuovo gioco dell’estate, molto più avvincente dell’hoola hop, del freesbee e del cubo di Rubik: fai anche tu la tua manovra. Da quando l’Europa e i mercati ci hanno imposto di prendere atto, con appena tre anni di ritardo, che c’è la crisi e bisogna fare qualcosa, i buontemponi che ci governano si son messi d’impegno e han fatto una manovra da 47,9 miliardi, perlopiù a scoppio ritardato, a Papi morto (entrerà in vigore nel 2013, quando questo governo non ci sarà più): ticket sanitari, tagli ai ministeri, alle detrazioni fiscali e ai trasferimenti agli enti locali, rapina agli statali. È luglio. Il tempo di leggerla e riprendersi dalla ridarella e a ferragosto Merkel, Sarkozy e Trichet diramano un diktat: i miliardi vi servono subito, o li tirate fuori o la Bce smette di comprare i vostri titoli di Stato e l’Italia, nel 150° dalla nascita, diventa un’espressione geografica. I simpaticoni si rimettono all’opera e partoriscono alcune idee geniali: via 38 province e centinaia di piccoli comuni (“52mila poltrone in meno”), eurotassa sopra i 90mila euro, taglio dei Tfr, licenza di licenziamenti, anticipo delle misure postdatate di luglio. Totale: 55 miliardi. È un decreto, va subito in vigore. Per firmarlo Napolitano interrompe precipitosamente le ferie e ripiomba a Roma con le pinne, il fucile e gli occhiali. Tutto è bene quel che finisce bene. Se finisse. Ma, ripensandoci, i burloni scoprono che non gli è venuta tanto bene nemmeno quella, di manovra. Tre giorni fa si riuniscono ad Arcore, nei locali del bungabunga, intorno al palo della lap dance, e ne fanno un’altra. Tanto i mercati, spiritosi, capiranno. Via l’eurotassa e i tagli ai comuni, congelato il taglio delle province (spariranno tutte, ma solo con legge costituzionale, cioè mai; già che ci siamo, si dimezzeranno pure i parlamentari e ogni famiglia avrà diritto a una batteria di pentole antiaderenti, massì, ci vogliamo rovinare). L’idea, balenata per pochi istanti, di adeguare l’età pensionabile all’invecchiamento della popolazione e agli standard europei scompare subito, essendo incompatibile con l’età media e la prostata dei riformatori. In compenso se lo prendono in quel posto quei putribondi figuri che hanno studiato e riscattato gli anni di università e di naja: così imparano, la prossima volta invece di andare all’università o a militare vadano a puttane. Mancano all’appello dai 5 ai 15 miliardi, ma tanto noi italiani siamo furbi, mica ce ne facciamo accorgere. L’indomani però, riguardando meglio la manovra, i buffoni scoprono che si può far di meglio. E la rifanno. Alle 11.30 di ieri Sacconi e Calderoli annunciano che sparisce pure il divieto di riscatto dell’università e della naja. Il buco cresce di un altro miliardo e mezzo, ma che sarà mai. Purtroppo si scordano di avvertire Brunetta, che a mezzogiorno, lievemente asincrono, conciona sulla riforma delle pensioni di anzianità. Quando lo viene a sapere, tenta il suicidio lanciandosi dal marciapiede. I correttivi alla previdenza voluti da Sacconi finiscono nel cestino Per la Ragioneria le misure non assicurano i 45 miliardi pag. 4 - 5 z GIOVANE E POVERO? PAGA Un prestito di 10mila euro diventa un mutuo: devi restituirne 14mila in 6 anni Niente credito per i lavoratori a tempo determinato senza garanzia dei genitori di Stefano Feltri N iente paura, l’intervento sulle pensioni non c’è più. È durato il tempo di spingere perfino la Cisl di Raffaele Bo- nanni a parlare di sciopero ge- nerale che subito il governo l’ha fatto sparire. pag. 4 z n libia Altro che processo I ribelli: “Uccidere Gheddafi è un diritto” Citati pag. 12z CATTIVERIE Amalfi, persiana si stacca e uccide turista. Un altro che non arriva a fine mese per colpa delle imposte (www.spinoza.it) U di Luigi Zanda CARO BOCCA, NON SIAMO TUTTI LADRI C aro Direttore, ho molto ri- spetto per Giorgio Bocca, per la sua storia personale, per la sua integrità morale e le sue straordinarie qualità profes- sionali. Quando leggo Bocca tiro sempre un sospiro di sol- lievo. E tuttavia... pag. 18 z Jaguar, Maserati e Bmw per la Direzione Carceri di Carlo Tecce T utto il mutuo davanti. Ta- tuaggio di una generazione complessa e precaria, a tempo determinato, a patti obbligati. Che veste abiti stracciati, che compra roba usata. “Prego, si accomodi”. Sospiro. pag. 2 z AUTO BLU PER UN MILIONE D’Onghia pag. 3 z y(7HC0D7*KSTKKQ( +=!"!;!"!=

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Il Fatto Quotidiano 1 Settembre 2011

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Page 1: Il Fatto Quotidiano 1 Settembre 2011

€ 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

G i ove d ì 1 settembre 2011 – Anno 3 – n° 207Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

Sciopero generalenon si può sbagliare

di Paolo Flores d’A rc a i sdc

Uno sciopero generale non è la rivoluzio-ne, ma neppure una scampagnata fuoriporta. È lo strumento di lotta più ener-gico, largo, profondo, e anche più costo-

so (per i lavoratori che ne sono protagonisti),con il quale cittadini sacrificati e tartassati finoallo sfruttamento (o la parola è tabù?), impon-gono obiettivi sociali e/o politici che sovverto-no democraticamente i rapporti di forza con iceti del privilegio, e restituiscono una qualcheverosimiglianza alla parola equità.Lo sciopero generale è perciò in qualche modouna “extrema ratio”, una decisionecoraggiosa e pericolosa: indicache la misura è colma, che da partedell’establishment e dei suoi go-verni è stato superato il limite, eche i sacrificati di sempre sonopronti e costretti a correre l’alea dello s h ow d ow n .Uno sciopero generale riuscito scuote in radicel’arroganza dei potenti. Sconfitto, apre la stradaa più devastanti iniquità.Con lo sciopero generale non si gioca e non sischerza, perciò. Lo scorso anno Susanna Ca-musso traccheggiò per mesi contro il sacrosan-to sciopero generale invocato dalla Fiom perbattere in breccia il tentativo di Marchionne diamericanizzare le condizioni delle fabbricheFiat, mettendo in ceppi l’autonomia e le libertàsindacali. La convocazione tardiva finì per de-potenziarlo.Ora, invece, contro la manovra, l’errore sembraopposto: la precipitazione. Cattiva consigliera,a cui evidentemente si deve la disastrosa man-canza di obiettivi radicali all’altezza della tragicasituazione, e dei duri sacrifici che uno scioperocosta all’operaio. Se infatti lo sciopero generalenon paralizzerà/mobiliterà il Paese, raccoglien-do intorno alla Cgil anche la marea montantedell’indignazione popolare e di una furia per-fino interclassista contro la finanziaria-rapina,se non costituirà la diana per un periodo di lotteininterrotte (petizioni, presidi, manifestazioni…) con cui scolpire la parola fine della cinica eventennale avventura berlusconiana, rischia didiventare un boomerang.Lavoratori, disoccupati, precari, e sempre più“ceti medi” hanno ormai poco più che gli occhiper piangere. C’è ancora qualcuno capace diraddrizzare la barra e non svilire lo sciopero ge-nerale a preambolo di nuovi cinguettii Sindaca-ti/Confindustria? Cgil, Fiom, e gli infiniti movi-menti dell’Italia civile, hanno quattro giorni perrestituire allo sciopero generale la sua funzionedemocratica. Altrimenti, lo dico con un groppoalla gola, sarebbe forse meglio revocarlo: unosciopero generale innocuo è una sconfitta.

All’apertura delle scuole le famigliefaranno i conti conl’ennesimo r i n c a ro dei libri. La legge lo vieta, ma la Gelmini lo sa?

B U F F O N ATA ILLEGALEQuindici volte incostituzionale per la Commissione

del Senato, la pseudo manovra perde anche le piccolefurbate sulle pensioni. E ora riparte la farsa sull’Iva

Manovra Bunga

di Marco Travaglio

Non sono cattivi. Sono peggio: sono buffoni.Nel suo spettacolo di due anni fa, CorradoGuzzanti nei panni di Tremonti, anziTvemonti, spiega meglio di qualunque

editoriale il modo di governare l’economia delnostro governo: “Abbiamo stanziato 30 miliardi pergli ammortizzatori sociali, 30 miliardi per leimprese, 30 miliardi per i pensionati”. Domandal’intervistatore: “Quindi 90 miliardi?”. E lui: “No,30. Io vado dai sindacati e dico: vi do 30 miliardi,ok? Segnate che ve li ho dati. Ora però me li portovia un attimo e vado dalle imprese: vi do 30miliardi, ok? Segnate che ve li ho dati. Ora però meli riprendo un momento e vado dai pensionati: vido 30 miliardi, ok? Segnate che ve li ho dati. Orap e r ò . . .”. Obiezione dell’intervistatore: “Ma questo èil gioco delle tre carte”. Tvemonti: “No, delle 30carte... Comunque, se non le bastano 30 miliardi,facciamo 40: tanto per me è uguale”. Non sapeva,Corrado, che stava descrivendo nei minimiparticolari, con due anni d’anticipo, la manovrauna e trina del 2011. Il nuovo gioco dell’estate,molto più avvincente dell’hoola hop, del freesbeee del cubo di Rubik: fai anche tu la tua manovra. Daquando l’Europa e i mercati ci hanno imposto diprendere atto, con appena tre anni di ritardo, chec’è la crisi e bisogna fare qualcosa, i buontemponiche ci governano si son messi d’impegno e hanfatto una manovra da 47,9 miliardi, perlopiù ascoppio ritardato, a Papi morto (entrerà in vigorenel 2013, quando questo governo non ci sarà più):ticket sanitari, tagli ai ministeri, alle detrazionifiscali e ai trasferimenti agli enti locali, rapina aglistatali. È luglio. Il tempo di leggerla e riprendersidalla ridarella e a ferragosto Merkel, Sarkozy eTrichet diramano un diktat: i miliardi vi servonosubito, o li tirate fuori o la Bce smette di comprare ivostri titoli di Stato e l’Italia, nel 150° dalla nascita,diventa un’espressione geografica. I simpaticoni sirimettono all’opera e partoriscono alcune ideegeniali: via 38 province e centinaia di piccolicomuni (“52mila poltrone in meno”), eurotassasopra i 90mila euro, taglio dei Tfr, licenza dilicenziamenti, anticipo delle misure postdatate diluglio. Totale: 55 miliardi. È un decreto, va subito invigore. Per firmarlo Napolitano interrompeprecipitosamente le ferie e ripiomba a Roma con lepinne, il fucile e gli occhiali. Tutto è bene quel chefinisce bene. Se finisse. Ma, ripensandoci, i burloniscoprono che non gli è venuta tanto benenemmeno quella, di manovra. Tre giorni fa siriuniscono ad Arcore, nei locali del bungabunga,intorno al palo della lap dance, e ne fanno un’a l t ra .Tanto i mercati, spiritosi, capiranno. Via l’e u ro t a s s ae i tagli ai comuni, congelato il taglio delle province(spariranno tutte, ma solo con legge costituzionale,cioè mai; già che ci siamo, si dimezzeranno pure iparlamentari e ogni famiglia avrà diritto a unabatteria di pentole antiaderenti, massì, ci vogliamorovinare). L’idea, balenata per pochi istanti, diadeguare l’età pensionabile all’i nve c ch i a m e n t odella popolazione e agli standard europeiscompare subito, essendo incompatibile con l’etàmedia e la prostata dei riformatori. In compenso selo prendono in quel posto quei putribondi figuriche hanno studiato e riscattato gli anni diuniversità e di naja: così imparano, la prossimavolta invece di andare all’università o a militarevadano a puttane. Mancano all’appello dai 5 ai 15miliardi, ma tanto noi italiani siamo furbi, mica cene facciamo accorgere. L’indomani però,riguardando meglio la manovra, i buffoni scopronoche si può far di meglio. E la rifanno. Alle 11.30 diieri Sacconi e Calderoli annunciano che spariscepure il divieto di riscatto dell’università e della naja.Il buco cresce di un altro miliardo e mezzo, ma chesarà mai. Purtroppo si scordano di avvertireBrunetta, che a mezzogiorno, lievementeasincrono, conciona sulla riforma delle pensioni dianzianità. Quando lo viene a sapere, tenta ilsuicidio lanciandosi dal marciapiede.

I correttivialla previdenzavoluti da Sacconifiniscononel cestinoPer la Ragioneriale misurenon assicuranoi 45 miliardi pag. 4 - 5z

GIOVANE E POVERO? PAGAUn prestito di 10mila euro diventa

un mutuo: devi restituirne 14mila in 6 anniNiente creditoper i lavoratoria tempodeterminatosenza garanziadei genitori

di Stefano Feltri

N iente paura, l’inter ventosulle pensioni non c’è più.

È durato il tempo di spingereperfino la Cisl di Raffaele Bo-nanni a parlare di sciopero ge-nerale che subito il governol’ha fatto sparire. pag. 4 z

nlibia

Altro che processoI ribelli: “UccidereGheddafi è un diritto”

Citati pag. 12z

C AT T I V E R I EAmalfi, persiana si stacca euccide turista. Un altro chenon arriva a fine mese percolpa delle imposte

( w w w. s p i n o z a . i t )

Udi Luigi Zanda

CARO BOCCA,NON SIAMOTUTTI LADRI

C aro Direttore, ho molto ri-spetto per Giorgio Bocca,

per la sua storia personale, perla sua integrità morale e le suestraordinarie qualità profes-sionali. Quando leggo Boccatiro sempre un sospiro di sol-lievo. E tuttavia... pag. 18 z

Jaguar, Maserati e Bmwper la Direzione Carceri

di Carlo Tecce

T utto il mutuo davanti. Ta-tuaggio di una generazione

complessa e precaria, a tempodeterminato, a patti obbligati.Che veste abiti stracciati, checompra roba usata. “Prego, siaccomodi”. Sospiro. pag. 2 z

AUTO BLU PER UN MILIONE

D’Onghia pag. 3 z

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Ristorante di palazzo

Madama, aumentano

i prezzi per i senatori

I l Senatore Benedetto Adragna,Questore del Senato, comunica che inrelazione alla riunione del Collegio di

questa mattina, adempiendo all’impegno presocon l’approvazione dell’ordine del giorno G100presentato da tutti i capigruppo in sede di esamedel bilancio interno, hanno determinato un nuovolivello dei prezzi per i senatori presso il

ristorante. Questi sono stati rapportati ai livelli dimercato, con incrementi in misura differenziatarispetto alla fascia di qualità dei piatti consumati,in tal senso in base a proiezioni effettuate,prendendo a riferimento i dati del trimestremaggio-luglio 2011, la spesa complessiva a caricodell’Amministrazione sarà ridotta di circa il 70%.Nulla è stato deciso riguardo ai prezzi della mensa

del personale, in quanto tale argomento sarà piùcorrettamente affrontato con i sindacati in unariunione della rappresentanza del Consiglio diPresidenza per i problemi del personale,trattandosi di questione che riguarda appuntotutti coloro che lavorano in Senato, dai dipendentidell’Amministrazione a quelli dei Gruppi, alpersonale a contratto e alle Forze di polizia.

curazione rischi”. Così iniziail calcolo di 48 mesi, 4 anni:rate mensile di 264 euro e 58centesimi. Scendiamo giù,in fondo. Devo scovare ilmetafisico Taeg, il tasso fissodi interesse annuo. Pronti:11,18 per cento. Rielabora-zione rapida, e dunque:prendiamo 10mila, restituia-mo 12mila e 699 euro. Quasi2mila e 700 euro, quasi il 27per cento.

A INTESA Sanpaolo la se-lezione è aggressiva. Il gironed’ingresso è un ufficio rico-perto di vetri, il lavacro disperanze e desideri. Nervo-sismo per l’attesa. La presun-zione di leggerezza: “Sai, levaligie sono ancora piene.Sono rientrata dal mare tregiorni fa, però devo tornare achiudere la casa. Ho lasciatoun po’ di fogli in giro e lefinestre spalancate. Magarine approfitto per un bagnos u p p l e m e n t a re ”, dice al tele-fono con l’amica. Smette, ri-prende. E i modi, perentori:“È nostro cliente? È un dipen-dente pubblico o privato, in-deter minato?”. Nulla. La fa-miglia, già. Papà e mammaguadagnano bene: “Po s s o n ointestarsi il prestito?”. Chis-sà. Il mio profilo è debole,

merita 72 rate, 6 anni. Il tassoè calcolato su 10mila e 502euro, benedetta polizza di“Eurizon vita”. L’indice Taegannuale è del 9,85 per cento,ricevo 9mila e 985 euro e do-vrò restituirne 14mila. Più di4mila euro, più del 40 percento. Non posso accorciarela rincorsa al debito, non pos-so alzare la posta mensile. Ionon posso. Saluti veloci, sen-za arrivederci. Perché il ritor-no è fuori pronostico. Nem-

meno un rimpianto, i finan-ziatori veri sono più grossiper anagrafe e portafogli.

INTERNET è un sollievo,ovunque c’è un sito per si-mulare un prestito, paragoniche vuoi credere affidabili.La Deutsche Bank fissa ilTaeg al 10,51 per cento, il sal-do di 10mila euro è di 12mila692 euro in 4 anni, 221 euroin meno di Consel (Banca Sel-la), 306 euro in meno di Fin-

“S o f fe re n z e ” in aumento dal 2006: un debito è per sempreNELLA CRISI SONO CRESCIUTI IL CREDITO AL CONSUMO E I MUTUI A RISCHIO. L’ADUSBEF: “NEL 2010 PIGNORATE 7MILA CASE IN PIÙ”

di Ferruccio Sansa

“Q uesto anello era di mia non-na”. Lucia ha salito e sceso

dieci volte le scale del banco deipegni di via Orefici a Genova. Al-la fine si è guardata intorno perassicurarsi che nessuno la ve-desse ed è entrata: “Non avreimai detto che sarei finita qui”,sussurra. Già, lei impiegata diuna grande industria, con unafamiglia solida alle spalle. “Mapoi sono rimasta a spasso e sia-mo diventati… pover i”. Il “gor -go ”, come lo chiama lei, è inizia-to “quando abbiamo fatto lasciocchezza di chiedere un fi-nanziamento. Adesso eccomi araschiare il fondo del barile perpagare la rata arretrata. Sennòmi portano via la casa”.Le storie degli italiani indebitatispesso finiscono in questi luo-

domestic. Internet è veloce,colpisce in poche mosse: fo-tocopia documento di iden-tità valido e codice fiscale,permesso di soggiorno sestranieri, eventuale docu-mentazione di reddito. Nota-te bene: eventuale. Però i sol-di sono tracciati, nel sensoche annunci il tuo acquisto:auto di seconda mano o nuo-va di concessionaria, matri-monio o cerimonie, benistrumentali, articoli di elet-

ghi anonimi, dove si guarda perterra, non ci si fanno domande,come nell’aula del Tribunale Ci-vile di Milano. A ogni udienzavengono discusse decine di cau-se tra le banche e chi non riescea pagare il mutuo.

SOFFERENZE, si chiamanocosì tecnicamente, per indicare iprestiti non pagati alla scadenza.Strana parola, viene da pensareguardando il volto di Lucia. Sì,davvero sofferenze. Se ne parlapoco, ma ormai toccano migliaiadi famiglie, basta guardare unadelle tante televisioni private: lepubblicità di chi acquista oro simoltiplicano. A vendere sonopersone in difficoltà, messe in gi-nocchio magari da finanziamen-ti (talvolta con tassi molto, trop-po alti). Impressioni confermatedai dati di Bankitalia, dell’Unio -

ne Europea, delle associazionidei consumatori come Adusbefe Codacons. Le sofferenze dellefamiglie italiane che hanno fattoricorso a finanziamenti sonopassate dal 17% del 2006 al 25%del 2010 con un aumento del46,9% (+12,2% nei confronti del-le banche e addirittura +88,8%per chi si è indebitato con socie-tà finanziarie).Si chiedono finanziamenti per lecase, per l’acquisto di auto edelettrodomestici Nel marzo2011 l’ammontare del credito alconsumo era di 110 miliardi(57,4 nei confronti delle banchee 53,5 verso le finanziarie).Ma la boccata di ossigeno delprestito poi rischia di soffocarti.Pesano, come ricorda Mauro No-velli, segretario Adusbef, inte-ressi superiori alla media euro-pea: “Secondo la Banca Centrale

di Carlo Tecce

Tutto il mutuo davanti.Tatuaggio di una gene-razione complessa eprecaria, a tempo de-

terminato, a patti obbligati.Che veste abiti stracciati,che compra roba usata. “P re-go, si accomodi”. Sospiro. Eti guarda con il metro del po-tere, per misurare la tua de-bolezza e il tuo bisogno. Ci-fra tonda. Una piccola spesache vale un investimento,un prestito spalmato sul va-gone di mesi fra mare e mon-tagne, vacanze a metà e la-voro intero. “Mi siedo, gra-zie. Vorrei un prestito di10mila euro”. Il primo esa-me è l’identità: chi sei, cosavuoi, dove andrai. Domandeesistenziali e ruvide, inutilerispondere sul trespolo diun’agenzia anonima di unabanca conosciuta. Il signifi-cato è diverso: possiamo fi-darci di te soltanto se pre-sente in archivio. “Sei cor-re n t i s t a ? ”. No. E caschi giù,imbecille: devi aprire unconto, dirottare il tuo stipen-dio, farti monitorare i movi-menti per sei mesi. E per farein fretta? “Possiamo chiede-re al direttore uno strappo,anticipare la nostra offerta evalutare la tua posizione.Non possiamo garantirti isoldi, devi sperare che la so-cietà esterna accetti la tuapratica. Poi potremo prose-g u i re ”.Il preventivo è lungo quattropagine, dense di cifre, nu-meri, asterischi, e anche tra-bocchetti. Unicredit stampasu carta grigia, forse appenariciclata, impatto zero perl’ambiente. L’importo totaledel credito è di 10mila e 432euro. Un momento: avevochiesto 10mila? “C’è l’a s s i-

Tutto il mutuo davantiIl prestito impossibile per i giovani

PER 10MILA EURO DEVI RESTITUIRNE 14MILA IN 6 ANNI

tronica o arredamento. Ela-stys di Credit Lift pareggia icosti dei concorrenti: a te10mila euro, a loro 12mila e991, sempre in 4 anni. Nontrovi spiegazioni completeper il diritto di recesso, i li-miti, i bolli, i trucchi. Incassi,e non scappi. Non discuti iparticolari, non ascolti tele-fonate private. Fai un passoper entrare nel gruppo. Nellagenerazione di tutto un mu-tuo davanti.

Come è difficile chiedere un prestito per i giovani lavoratori. Illustrazione di Marilena Nardi

Per le banchedevi aprireun conto, piùfacile conle finanziarie chefanno preventivisu Internet

Europea 1,24% in più per i cre-diti al consumo e 0,69% per i mu-tui”.Insomma, la crisi si incontra nel-la vita quotidiana si riflette nei bi-lanci delle imprese e delle fami-glie: “Le sofferenze pesano sututti i settori”, racconta RobertoGrassa, amministratore delegatodi CreditAgri Italia, finanziariamutualistica che opera nell’agr i-coltura. Aggiunge: “Nel com-mercio le sofferenze sono passa-te dal 5% del 2008 al 7% di oggi.Nel settore delle costruzioni sia-mo al 7% (dal 5,5%), mentre l’in -dustria è arrivata al 6% (tre annifa, prima della crisi, non supera-va il 4%)”. Grassa spiega: “Salgo -no le sofferenze, ma spesso ca-lano i finanziamenti”. Perché?“Spesso anche le banche hannodifficoltà a trovare liquidità. Conun duplice effetto, da una parte

comprano denaro dagli istitutiesteri facendo aumentare gli in-teressi. Dall’altra tendono a fi-nanziare soltanto chi – imprese ofamiglie – offre garanzie immo-biliari o economiche consisten-ti”. Insomma, chi ha poco dena-ro stenta a trovare chi gli offreprestiti, mutui o finanziamenti.

E LA FAMIGLIE che hanno bi-sogno di denaro si aggrappanodove possono. Magari accettan-do tassi impossibili. Novelli, se-gretario Adusbef, ricorda: “Ser -vono maggiore chiarezza neicontratti, indicazioni compren-sibili dei contratti accessori alprestito (le polizze vita), divietodi inserire clausole che impon-gano al consumatore di riservareparte del finanziamento alla co-stituzione di un pegno”.Intanto i morosi sono ogni gior-

no di più. Secondo i dati Adu-sbef-Federconsumatori, “le sof-ferenze nei mutui sono aumen-tate nel 2010 del +31,8%: su 3 mi-lioni e 600 mila mutui superanoquota 350mila. I pignoramentisono passati dai 21mila del 2009ai 28mila dell’anno scorso”

Piccolii m p re n d i t o r icon l’acquaalla gola:c o m m e rc i a n t ie costruttoriguidano la fila

IL PAESE DEI BALOCCHI

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Giovedì 1 settembre 2011

FUORISERIE PENITENZIARIAJaguar e Maserati tra le auto blu della Direzione Carceri

Per otto funzionari vetture che valgono un milione di euro

S istema di rilevamento impatto pedoni,vetri ad attenuazione luce solare,illuminazione interni blu fosforo soffusa,

sensori di parcheggio con indicazione visiva sultouch screen: chi possiede una Jaguar XJ nonrinuncia a niente. I modelli variano dagli 85 mila ai145 mila euro. Cifre che, nel caso della vettura inuso al Dipartimento dell’amministrazione

penitenziaria, pagano i cittadini italiani. E perfortuna non si tratta di un’auto blindata, altrimenti icosti sarebbero stati maggiori. Gli addettiall’autoparco giurano che si tratta di un mezzo connon più di due anni. Ad utilizzarlo è il Direttoregenerale esecuzione penale esterna, Luigia MariottiCulla, che in passato è stata anche Direttoredell’Istituto Superiore di Studi Penitenziari.

PROMESSE DA BRUNETTA

“DIMEZZATO IL PARCO MACCHINE”: NELLA MANOVRA NON CE N’È TRACCIAdi Eduardo Di Blasi

“A bbiamo ridotti gli stipendidei parlamentari, abbiamo

ridotto il numero delle auto blue anche la loro cilindrata. Se unovuole andare forte si compri laFerrari, ma con i suoi soldi. Io hol’Audi, ma l’ho comprata con imiei soldi e non mi hanno fattolo sconto anche se mio figlio èun pilota ufficiale dell’Au d i ”.Questa serie di dichiarazioni ri-salgono a dieci giorni fa e sonodi Umberto Bossi. Il ministroforse non sa che, mentre annun-cia il raggiungimento di questiobiettivi, è ancora in corso la ga-ra bandita dalla Consip il 22 feb-braio 2010 per cui la pubblicaamministrazione acquisterà nelbiennio a venire sessanta “ber -line grandi” di cilindrata com-presa tra 2200 e 3000. Sessanta,

un numero forse eccessivo se sipensa che la manovra finanzia-ria di luglio aveva ristretto l’usodi auto (nuove) di cilindrata su-periore ai 1600 cc “al Capo del-lo Stato, ai Presidenti del Senatoe della Camera, del Presidentedel Consiglio dei Ministri e delPresidente della Corte costitu-zionale”. Insomma, si dovessedar retta al decreto di luglio, sa-rebbero bastate una decina divetture. Invece compriamo 60“ultimi modelli” (nel bando digara è chiarito che se escono deinuovi modelli della vettura chesi era deciso di fornire, va sosti-tuita). Saranno in uso “fino allaloro dismissione o rottamazio-ne” per poi - nelle intenzioni -“non essere” sostituite.È il l’ultimo paradosso di una vi-cenda fatta di molti annunci epochi numeri. Il 3 agosto, ad

esempio, lo stesso presidentedel Consiglio Silvio Berlusconiparlò alla Camera di “una forteriduzione delle auto blu”. Quel-lo stesso giorno, l’anfiere dei ta-gli annunciati dal governo, il mi-nistro della Pubblica Ammini-strazione Renato Brunetta, tuo-nò: “È pronto il Decreto del pre-sidente del Consiglio che di-mezzerà le auto blu”. Sarà anchepronto ma nessuno l’ha presen-tato, nemmeno nella manovracorrettiva di agosto.

COSÌ, PER ADESSO, le autorestano quelle che lo stesso Bru-netta ha conteggiato: 86.000, dicui 5.000 circa di “rappresentan -za” e con autista dedicato (lui lechiama “bl u - bl u ”), 10 mila sem-pre con autista (almeno due pervettura), destinate ai più alti di-rigenti dell’a m m i n i s t ra z i o n e

pubblica (lui le definisce solo“bl u ”). Le altre 71mila, senza au-tista dedicato, secondo questocalcolo, sarebbero a disposizio-ne degli uffici. Quali siano quelleda tagliare ancora non si sa.Citiamo un dato ufficiale: nelmaggio 2010, delle 33.388 auto-

vetture registrate successiva-mente al 2001 al Pra dalle pub-bliche amministrazioni, il 22%(circa 7300) era di cilindrata su-periore a 1600. Può essere un da-to utile per vedere se almeno infuturo qualcuno terrà conto deldecreto di luglio.

VIZIETTI

PECULATO VIOLENTOM atrimoni, viaggi di piacere e shopping,

non soltanto lavoro. La Procura diFoggia ha denunciato, con l’ipotesi di reato dipeculato d’uso continuato, Antonio Di Biase,62 anni, di Trinitapoli (Bt), amministratoreunico della Sanità Service srl, società in housealla Asl di Foggia. Un’azienda, per intenderci,cui è affidato il servizio del soccorso dellepersone. Dalle indagini svolte dalla Digos(pedinamenti, acquisizione tabulati delTelepass, ecc.) è emerso che per circa unanno, Di Biase avrebbe utilizzato la Bmwmodello X3 anche per impieghi strettamentepersonali, ritenuti dagli inquirenti estranei afinalità di servizio, come appunto cerimoniedi matrimonio, acquisti, viaggi, anche fuoridalla provincia di Foggia (Milano e Fermo), inoccasione dei quali l’amministratore haportato con sè alcuni familiari. La vettura èstata sequestrata su disposizione del gip delTribunale di Foggia, Antonio Diella. Non è laprima volta che Di Biase finisce sui giornali.Nel marzo di quest’anno aveva infattiaggredito un cronista del quotidiano locale“L’Attacco”, Michele Iula, colpevole di averredatto un articolo non “g ra d i t o ” sulla SanitàSer vice .

86milaLE AUTO IN USO

ALLE AMMINISTRAZIONI

15milaSONO QUELLE BLUE QUELLE “BLU-BLU”

Portelloni diveltie sedili in pelleLa polizia penitenziaria, cometutte le forze dell’ordine, è rimastasenza soldi. I furgoncini per iltrasporto dei detenuti, conmigliaia di chilometri e i pedaliconsumati, hanno i portelloniposteriori che rischiano di aprirsidurante il viaggio. Ma l’a u t o p a rc odel Dipartimento vanta vetture dilusso: Jaguar, Maserati, Audi,Mercedes e Bmw. Tuttenu ov i s s i m e.

Il decretodi luglio tagliala cilindrataMa adessoarrivano altre60 berlinedi superlusso

di Silvia d’Onghia

L’auto più “s fi g a t a ” è unaBmw 530: tremila di ci-lindrata, sei cilindri in li-nea, valore commercia-

le circa 53mila euro. Quellameno potente, si fa per dire,una semplice Audi A6: 2.7 dicilindrata, sei valvole turbo,prezzo 71mila euro. E poi c’èil top, le vetture che quasiogni uomo sogna nella vita: laJaguar XJ e la Maserati quat-troporte, 100mila euro la pri-ma, 125mila (almeno) la se-conda. Non sono i parteci-panti a un gara, né le vetturedi lusso di un autosalone: so-no le autoblu e i mezzi di scortaparcheggiati presso il Dipar-timento dell’a m m i n i s t ra z i o n epenitenziaria (Dap), guidatodal magistrato anti-terrori-smo, Franco Ionta.Diciassette auto, alcune dellequali blindate, che valgono ol-tre un milione di euro, a di-sposizione di otto alti dirigen-ti. Qualcuna, come la Masera-ti che utilizza Ionta, è in co-modato d’uso dalla presiden-za del Consiglio; molte altresono direttamente proprietàdel Dap. In ogni caso, paganoi cittadini. Sono poi vettureche certo non consumano co-me le utilitarie: si va dagli 8

litri per 100 chilometri dellaBmw ai 22 litri per 100 chi-lometri della Maserati. E, a dif-ferenza di quanto accade per inormali mezzi di cui dispon-gono le forze di polizia, peni-tenziaria compresa, i soldi perla benzina in questi casi nonmancano mai.Franco Ionta, che è anchecommissario straordinarioper il Piano carceri voluto dal-l’ex ministro Alfano, per la suastoria precedente ha natural-mente diritto alla scorta. Ha adisposizione sette auto: oltrealla Maserati blindata, unaBmw 550, tre Bmw 530 e dueLand Rover Discovery cinque-mila. Mezzi che naturalmentenon escono tutti insieme, mache rimangono parcheggiati epronti all’uso. Il vice capo vi-cario, Emilio Di Somma,può contare su un’Audi A6(4.2 di cilindrata) e su unaBmw 530. Di Somma nel giu-gno 2010 ha ricevuto una let-tera minatoria con due proiet-tili e da quel momento gli èstata riconosciuta la scorta.L’altro vice capo si deve “ac-c o n t e n t a re ” di una sola mac-china, un’Audi A6. Dal giugnoscorso, il magistrato SantiConsolo, che ricopriva quel-l’incarico, è diventato procu-ratore generale di Catanzaro.

Lui è andato via, l’auto è ri-masta a disposizione di chiprenderà il suo posto. Il diret-tore dell’Ufficio ispettivo, ilmagistrato Francesco Casci-ni (fratello del segretario del-l’Associazione nazionale ma-gistrati, Giuseppe), viaggia suuna Volkswagen Phaeton cin-quemila, del valore di almeno75mila euro. Stesso mezzoper il direttore generale delpersonale, Riccardo Turrini.Fortunata è la dottoressa Lui-gia Mariotti Culla, direttoregenerale Esecuzione penaleesterna, che può utilizzare laJaguar XJ. L’altro magistrato,Sebastiano Ardita, diretto-re generale Detenuti, si muo-ve con una Bmw di scorta, madispone di un’altra Bmw e di

un’Audi A6. Federico Falzo-ne, infine, direttore dell’Uf fi-cio studi, viaggia su una Mer-cedes di cilindrata 4.3.Nessuno di loro, a quanto ri-sulta al Fatto Quotidiano, rinun-cia all’auto blu, nonostante lacrisi e i sacrifici che vengonoimposti alla categoria. Eppuregli esempi positivi non man-cherebbero: l’ex direttore ge-nerale del personale, Massi-mo De Pascalis, per un perio-do rinunciò a viaggiare como-do per recarsi in ufficio con lasua vettura privata. È vero an-che che c’è stato di molto peg-gio: c’è chi giura di aver vistoun ex direttore del Dap farsiappoggiare l’accappatoio sul-le spalle da un uomo dellascorta al termine di una par-tita di tennis. A disposizionedi questi alti funzionari, adaprile scorso ci sono state 66persone, tra uomini di scortae autisti. Naturalmente tuttiappartenenti al corpo di po-lizia penitenziaria e tutti conun monte ore di straordinarida far impallidire qualsiasi po-liziotto comune.

“N O N O S TA N T E i procla-mi dei ministri Brunetta e Tre-monti, al Dipartimento fannosfoggio dell’auto blu anche co-loro che non ne hanno diritto– commenta il segretario na-zionale del sindacato Sappe,Donato Capece – s o t t ra e n d ocarburante e uomini agli isti-tuti. Non vogliamo mettere indiscussione il diritto alla scor-ta, ma denunciare gli spre-ch i ”.Tutto questo stride ancora dipiù se si fa il paragone con imezzi che i poliziotti peniten-ziari hanno a disposizione perfare il loro lavoro. Sul sito delSappe, un “coordinatore avvi-lito” racconta di un Ducato fer-mo “perché mancano 128 eu-ro per far riparare le ‘f re c c e ’”.O un “assistente capo che siver gogna” denuncia il fattoche “a Bologna è ferma un’au-to perché non ci sono 30 europer uno specchietto”. “Dalleparti mie non c’è nemmeno lacarta per scrivere i rapporti, iservizi... Qualcuno ha fatto lacolletta per comprare un pac-co di carta”, scrive “il cinico”.Cifre che, pure messe insieme,basterebbero a malapena ariempire il serbatoio della Ja-guar. Consumazioni escluse,s’intende.

La piùeconomicacostaai cittadini50 mila euro,la più caraalmeno 120 mila

Illuminazione al fosforo

e sensori visivi: il lusso

a disposizione dei direttori

IL PAESE DEI BALOCCHI

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Il Financial Times:

il valzer

confonde i mercati

I l continuo balletto delle misure della manovratrasmette un messaggio confuso ai mercati, in unmomento in cui l’Italia necessita di una coerente

politica economica. È quanto ha scritto ieri il Financial Times.“La decisione di Berlusconi di rinunciare all’austerityd’emergenza e smantellare il contributo di solidarietà hasuscitato l’indignazione popolare e allo stesso tempo c’è ilrischio di confusione sui mercati e di un nuovo confronto

con la Banca centrale europea”, scrive il Ft. E, ricordando chel’Eurotower vorrà che la portata complessiva delle misure diausterità non cambi e che si arrivi al pareggio di bilancio nel2013, aggiunge: “Non è chiaro come la Bce reagirà allemodifiche apportate alla manovra”. Il quotidiano economicodella City riflette sul ruolo del ministro dell’Economia, GiulioTremonti: “Se Silvio Berlusconi è il vincitore dell’ultimarivisitazione dei tagli per l’austerità, il perdente è Tremonti”.

di Stefano Feltri

Niente paura, l’inter ven-to sulle pensioni nonc’è più. È durato il tem-po di spingere perfino la

Cisl di Raffaele Bonanni a par-lare di sciopero generale chesubito il governo l’ha fatto spa-rire: chi ha riscattato gli annidel militare e degli studi, uni-versitari pagando contributifigurativi, continuerà ad anda-re in pensione quando avevaprevisto. Gli anni riscattaticontano ancora per arrivarealla pensione di anzianità.“Manovra in discussione”, ti-tolava ieri la Pa d a n i a , con la Le-ga che ha subito rimesso in di-scussione gli esiti del verticedi Arcore, interpretando unmalcontento generale. Anco-ra prima del Consiglio dei mi-nistri di oggi che deve tradur-re in emendamenti concretil’intesa dentro la maggioran-za, una delle novità della se-conda versione della manovradi Ferragosto è scomparsa. E isoldi?

L’INTERVENTO sulle pen-sioni di anzianità era stimatovalere 1,5 miliardi. Non molto,ma neppure pochissimo nelcontesto di una manovra cheha più buchi che certezze: do-

po il vertice di Arcore ai 55 mi-liardi di correzione entro il2014 ne mancavano almeno 5.Le disastrose previsioni sullacrescita del Pil arrivate all’in-domani ci avvertono che perraggiungere davvero il pareg-gio di bilancio nel 2013 ne ser-viranno ancora altri 15. E ora ilpiccolo cratere delle pensioni:1,5 miliardi. Che però, assicu-rano indiscrezioni governati-ve, verranno recuperati dallalotta all’evasione. È ovviamen-te solo un gioco contabile: nes-suno può sapere in anticipoquanti soldi si riescono a spre-mere agli evasori (tanto più se ibuoni propositi non sono ac-compagnati da un aumentodelle risorse a disposizione del-l’Agenzia delle entrate e deglialtri organismi che devono vi-gilare sul territorio). Da ieri se-ra si parla anche di carcere pergli evasori, ma viene snobbatol’unico provvedimento cheavrebbe permesso di segnareuna svolta: fissare a 500 euro iltetto per l’uso del contante.

UNA MANOVRA AL GIORNOIl governo fa retromarcia sulle pensioni e scommette

sulla lotta all’evasione: norma di cartapesta. B: opzione Iva

di Pino Corrias

Fumo nero dal Colle

N E L L’ORA FATALE delle scelte revocabili, un cautomalumore s’addensa sul Quirinale. Sembra un secolo,ma già a luglio il Parlamento approvò una primissimamanovra. Prevedeva qualche spicciolo subito e il restonel 2013 a babbo morto. B. fece come al solito la ruota:“Ho lavorato con grandissima intensità, sonos o dd i s f a t t o ”. Ma fu Napolitano a incoronarla: “Il Paesedeve essere grato al Parlamento. Ne esce rafforzata lafiducia delle istituzioni europee e dei mercati nell’Italia”.Infatti si arrivò al tracollo della Borsa, fino allosprofondo del meno 6 il 4 agosto, quando iparlamentari già avevano il secchiello pronto per lavacanza. La Banca europea disse: ma siete matti? Inmeno di una settimana ecco la seconda manovra, 12agosto, tagliate provincie e comuni, scure sul Tfr esupertassa, anzi il “doloroso prelievo”. Il nostroNapolitano, per firmarla, rientrò addirittura dal mareblu di Stromboli elogiando di nuovo tutti, maspecialmente la ritrovata fiducia nell’Italia e nellapolitica. Bum, nuovo tracollo, ennesima farsa: botte,insulti, corna, riscatti, conti che non tornano, insommala cagnara di oggi. E Napolitano? È furibondo e solo.Niente niente, sta preparando un monito.

Perfino Confindustria e Con-fcommercio sono d’a c c o rd o ,ma Tremonti no (il ministro haammesso di ritirare il suo sti-pendio da ministro, 2390 euro,in contanti che usava, sostie-ne, per pagare parte dell’af fit-to al suo ex collaboratore Mar-co Milanese).

IN ATTESA di vedere il mi-racoloso gettito dalla lotta all’e-vasione, resta una manovrasempre più scarna. Con il se-gretario del Partito democrati-co Pier Luigi Bersani che invitail governo a prendere “fi n a l -mente atto della sua condizio-ne e passi la mano” visto che leretromarce di questi giorni“espongono il nostro Paese a ri-schi davvero seri”. Anche den-tro il governo ne sono consa-pevoli, perché i mercati stannoalla finestra e sono sempre piùscettici. Per questo il governofa circolare indiscrezioni suambiziosi piani di interventosulle pensioni a settembre,con interventi sulle pensioni dianzianità per risparmiare fino a3,5 miliardi. Peccato che duemesi di negoziati, prima con iveti del ministro Maurizio Sac-coni, poi con quelli della Lega,hanno impedito di usare l’uni-co strumento che risana i contisenza minare la crescita (per-ché far lavorare di più chi giàlavora non ha impatti negativisul Pil). Resta solo la leva del-l’aumento dell’Iva: il governosi è attribuito il potere di alzarlacon un semplice atto ammini-strativo, senza neppure un de-creto legge, anche se questavia sarebbe incostituzionale. Eieri Berlusconi metteva le maniavanti: “È l’extrema ratio”.

TUTTA la manovra, o quelche ne rimane, è ormai solouna delega ad altri affinché ri-sanino il bilancio. Saranno i mi-nisteri a doversi arrangiare neltrovare 6 miliardi di risparmi(se non ci riescono, addio tre-dicesime dei dipendenti), cipenseranno i Comuni a scova-re gli evasori e a ridurre il pe-rimetro dei loro servizi oppuread alzare le tasse per sopperireai 14,5 miliardi di tagli all’annoprevisti dalla combinazionedelle ultime tre manovre. E de-ve essere il Parlamento a stabi-lire come ridurre le agevolazio-ni fiscali e l’assistenza, per al-meno 16 miliardi, oppure scat-tano i tagli con l’accetta dal mi-nistero del Tesoro. L’ultimotentativo di decidere qualcosada Roma era l’intervento sullepensioni di anzianità. Inveceniente, non c’è il consensoneppure per questo.La prima versione della mano-vra, quella di luglio, spostavasul futuro il problema (con 40miliardi di correzione su 43nella prossima legislatura).L’ultima versione che sta emer-gendo affida ad altri il compitodi trovare la soluzione, ma su-bito. Il governo, più di così,non è in grado di fare.

Palazzo Chigiimmobile,il peso è tutto suiministerie gli enti localiIl Pd: è il caos,passino la mano

BORSA Un agostoda record: negativo

M entre la manovra correttiva cambia forma ognigiorno, si è chiuso un agosto quanto mai nero per

la Borsa di Milano: nonostante il recupero di ieri (+3per cento), in 22 giorni di contrattazioni l’indice FtseMib ha perso il 15,58 per cento, risalendo solo nelleultime sedute sopra la soglia dei 15 mila punti.Per trovare un mese peggiore bisogna andare indietrodi quasi tre anni, a ottobre 2008: nel pieno di unadelle peggiori crisi finanziarie della storia l’indice dei40 maggiori titoli quotati di piazza Affari aveva persoil 16,31 per cento. Persino il “ter ribile” febbraio 2009si era chiuso con un risultato migliore: una perdita del14,79 per cento. Con la fine di agosto, la serie neradella Borsa italiana si è allungata a quattro mesi: dopoun aprile positivo (+3,1 per cento) a maggio l’indiceMib aveva perso il 5,8, a giugno il 4,38 e a lugliol’8,69. E, con la chiusura a 14.602 punti della sedutadel 19 agosto, l’estate 2011 si aggiudica anche unaltro record negativo: si tratta infatti del dato piùbasso dalla metà di marzo del 2009. Da inizio anno ilmercato ha perso circa il 22 per cento, vale a dire giàquasi il doppio del 13 lasciato sul terreno nell’i n t e ro2010.

BUFFONATA ILLEGALE

I l lu s t ra z i o n idi Riccardo Mannelli

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Giovedì 1 settembre 2011

P resi in contropiede tutti, giornali compresi? La rapiditàcon cui il governo cambia idea – ai confini con laschizofrenia – costringe ad aggiornare altrettanto

fulmineamente titoli e impostazioni dei giornali. Il caso delle “m i s u resulle pensioni” o della “s t re t t a ” sulle medesime rischia di fare scuola.Forse varrebbe la pena non prendere troppo per oro colato né iproclami né – assai più grave – i provvedimenti che Palazzo Chigiannuncia. Una specie di profilassi. Se li conosci, li eviti.

“È incostituzionale”Premier nel panicooggi la resa dei conti

LO STOP DELLA COMMISSIONETREMONTI STACCA IL TELEFONO

BUFFONATA ILLEGALE

di Sara Nicoli

“Qui nessuno sa nien-te...". Alle sette di se-ra Francesco Nucara,leader dei Repubbli-

cani, quasi quasi allargava lebraccia uscendo da un collo-quio con Angelino Alfano a viadell’Umiltà. “L'unica cosa cer-ta della manovra – c o n fe s s avasgomento – è che i saldi rimar-ranno quelli che sono, ma fartornare i conti pare quasi unproblema teologico". Certo, aquesto punto ci vuol proprioun miracolo per trovare laquadra ad una manovra che siappresta a cambiare per la ter-za volta. E forse non sarà nep-pure l’ultima.

IL COLPO DI SCENA, ier imattina, quando Maurizio Sac-coni e Roberto Calderoli si so-no visti al ministero dell’Eco-nomia, senza Tremonti, e do-po aver parlato con i tecnicidel dicastero, hanno capitoche l’idea di non far andare inpensione chi ha già riscattatolaurea o servizio militare - stu-diata dallo stesso ministro delLavoro - potevano buttarla nelcestino; del tutto irrealizzabi-le, hanno menato duro i tec-nici del Bilancio, che hannobuttato sul tavolo tutta una se-rie di questioni di fattibilità,non ultimo i possibili ricorsidegli oltre 665 mila contri-buenti coinvolti, tutti vinti a ta-volino secondo anche le piùrosee previsioni. Insomma,una bocciatura cocente che si

univa a quella inviata pocheore prima dalla prima commis-sione Affari Costituzionali delSenato sulla manovra di Ferra-gosto (quindi la prima versio-ne). Anche qui, pareri impie-tosi che, più o meno, possonoessere riassunti così: la mano-vra dovrebbe essere completa-mente riscritta in almeno unadozzina di punti - dal contribu-to di solidarietà per i dipen-denti pubblici all’a bolizioneper decreto delle province -per non incorrere in problemidi costituzionalità. Non solo lepensioni, dunque, ma anchetutto il resto dell’i m p a l c a t u radi questa emergenziale leggedi bilancio scricchiolerebbe inmodo sinistro.Tutto daccapo? Quasi. Di fatto,quanto era alla fine emerso dal-le sette ore di conclave ad Ar-core è finito nel nulla, anche seBerlusconi ha detto il contra-rio: “A parte le pensioni, per ilresto l’intesa è ok”. Calderoliha assicurato che il gettito do-vrebbe essere recuperato dauna non meglio identificatastretta all’evasione fiscale, madavvero nulla di concreto all’o-rizzonte. Di fatto, quindi, si vaverso una terza versione diquesta “farsa scandalosa”, co-me ha suggellato il Pd. Lapreoccupazione, a quastopunto, è grande (soprattutto alQuirinale), nell’opposizione eanche nella maggioranza.La giornata di ieri, d’altra par-te, è stata solo lo specchio delcaos che regna sovrano nel go-verno e, di conseguenza, in

Sotto osservazione

L’Ue: basta balletti, subito misure per la crescita

Il copia e incolla

sulla “stretta”

Poi tutto sparì

di Giampiero Gramaglia

L a pazienza dell’Europa ver-so l’Italia si sta consuman-

do; e anche il credito del mi-nistro Tremonti presso i suoicolleghi rischia di esaurirsi: ilvalzer delle misure annuncia-te e poi modificate, o ritirate,dal governo italiano, per cen-trare gli obiettivi di rigore dibilancio indicati da Bruxelles,lascia interdette le istituzionicomunitarie e manda in tiltcommissari, eurodeputati efunzionari, tutti convinti cheRoma “deve fare presto”, oltreche bene, mentre, per ora,non sceglie e fa pasticci.Ufficialmente, la Commissio-ne europea, l’esecutivo del-l’Unione, non commenta lamanovra perché, spiega unfunzionario, “non si sa che co-

Parlamento: la commissioneBilancio di Palazzo Madama siè riunita ma senza fare nessunvoto, perché – ovviamente – ilgoverno non ha scritto nulla enon c’erano emendamenti dadiscutere. La questione ha fat-to irritare anche Schifani, cheha chiamato il governo a ri-spettare gli impegni, ma senzar isultato.

IL GIRO DI BOA, a questopunto, dovrebbe arrivare oggiintorno alle 15, quando forse siaprirà uno spiragli con emen-damenti del governo. Usciran-no da un consiglio dei ministriche si annuncia tesissimo. Pernon scontentare bacini eletto-rali sempre più esangui, sia ilCavaliere che il Senatùr hannotirato le misure del risanamen-to a loro esclusivo tornacontopolitico personale. Senza con-tare che il ministro che ha fir-mato la prima versione dellamanovra e che dopo il summitdi Arcore aveva detto “tutto m

sa commentare”. I contenutiinfatti cambiano da un giornoall’altro, anzi da un momentoall’altro: il super-prelievo; nol’aumento dell’Iva; no, le pen-sioni; no, niente di tutto que-sto. E, allora, che cosa?

MA IL COMMISSARIO eu-ropeo per gli affari economicie monetari Olli Rehn, che erafinora stato neutro nei suoicommenti, ieri ha preso unaposizione esplicita. Martedì,Rehn spiegava che i contenutidella manovra erano stati appe-na modificati ed era quindi pre-sto per esprimerne una valuta-zione: “I nuovi elementi intro-dotti dovranno essere studiatidai nostri esperti, una volta chesaranno disponibili le misureconcrete decise”. Invece, ieri,dopo l’ennesimo gioco delle

olto bene” ieri non s’è mai névisto, né sentito.E questo ha fatto montare dirabbia gran parte del partito, apartire dai frondisti che datempo ne chiedono la testa.Nonostante il gran fermento diieri, insomma, il titolare del Te-soro non risultava impegnatoin prima persona a risolverel'impasse. Un'assenza, la sua,che in parecchi ritengono unpo' troppo ostentata per esse-re naturale. Tremonti è a casa,ma il suo cellulare "non hacampo", si diceva l’altro gior-no a palazzo Madama, tra gliaddetti alla manovra. Frat-tini minimizzava: "Nonè uno che stacca il te-l e fo n o …", spiegava.Ma come non ricorda-re le parole attribuiteal premier, quelle se-condo cui nel Pdl c'èun solo frondista, e sichiama Giulio Tremon-ti? A margine dell'en-nesimo vertice di

maggioranza al Senato, è arri-vato emblematico il commen-to di un esponente di punta delPdl: "Tremonti sta lavorandoalla soluzione dell’empasse?No, veramente ci stanno lavo-rando i suoi uffici…”. A cosa?

IN SERATA, tanto per dire,hanno ripreso corpo parolecome “aumento dell’I va ” ( ch eil Cavaliere vorrebbe) e “con-dono tombale”, “re d d i t o m e -tro più rigido” p a ra l l e l a m e n t econ la possibilità di un nuovoconcordato fiscale. Ma chissàcosa succederà oggi. Sempre-

chè Tremonti decida discendere dal suo

Aventino di Lo-renzago in Cado-re. Dove i cellula-ri funzionano am e rav i g l i a .

Il dietrofrontdi SacconiIn arrivo unaterza versionedel testoCi saràil condono?

tre carte, stavolta sulle pensio-ni, Rehn ha dato un segnalepreciso d’impazienza e di per-plessità.Echeggiando in qualche modoi primi commenti critici giàespressi da BankItalia, AmadeuAltafaj Tardio, il portavoce di

Rehn, afferma che la Commis-sione, analizzando i contenutidella manovra, porrà “par tico-lare attenzione” alle “m i s u restr utturali”per “agevolare e so-s t e n e re ” la crescita. Si tratta diverificare che esse rispettino “iparametr i” indicati nelle rac-comandazioni dell’Ue all’Italialo scorso giugno.Altafaj Tardio aggiunge che laCommissione “segue con at-tenzione” il dibattito in corsoin Italia e “conserva fiducia”che “le misure per rilanciare esostenere la crescita abbianoun peso maggiore” nella ver-sione finale del pacchetto diprovvedimenti della manovra.Come dire che quelle attualinon sono sufficienti: del resto,semplicemente non ce ne so-no. A giugno l’Ue aveva solle-citato l’Italia a interventi “str ut-

t u ra l i ” per il rilancio dell’eco-nomia, prospettando misureper favorire la concorrenza nelcampo dei servizi e delle pro-fessioni e incentivi agli investi-menti per ricerca e sviluppo.

PER BRUXELLES, gli inter-venti a sostegno della crescitahanno ora ora un’impor tanzamaggiore che prima dell’esta-te, poiché l’Italia, già sotto lamedia europea negli ultimi an-ni in termini di aumento del Pil,subirà nei prossimi mesi, comegli altri partner, l’effetto del ral-lentamento dell’economia in-ternazionale. Proprio martedì,l’Fmi ha rivisto al ribasso le pre-visioni di crescita dell’Italia,dell’eurozona e del mondo in-t e ro .La Commissione mantiene, in-vece, una relativa tranquillità al

rispetto degli obiettivi già indi-cati dall’Italia sul fronte del pa-reggio di bilancio. “Non ciaspettiamo che siano messi indiscussione”, dice il portavocedi Rehn. Sul fronte degli inter-venti per combattere l’e vasio-ne fiscale e creare ulteriore get-tito, l’esecutivo per ora non siesprime: “L’importante è che ilproblema sia affrontato in mo-do adeguato. L’impatto in ter-mini di entrate supplementariderivanti dalla lotta all'evasio-ne è sempre difficile da valuta-re ”. È un monito a non sovra-stimarlo.Il trambusto italiano viene pu-re monitorato dal Parlamentoeuropeo, che proprio lunedìha dedicato una seduta straor-dinaria della commissione eco-nomico-monetaria ai sussultidi crisi dell’e u ro z o n a .

Bruxelles perdela pazienzae chiedeinterventistrutturali peril rilanciodell’economia

èLA RIDUZIONE degliorganici della pubblicaamministrazione esclude, tra glialtri, il personale di palazzo Chigi:è un “regime di favore”.

èLA TREDICESIMA nonpuò essere “d i f fe r i t a ” né legataa obiettivi da raggiungere: ildipendente pubblico subisce“una sanzione per unaresponsabilità non sua”.

è IL TFR , per gli stessimotivi, non può arrivare 2 annidopo la fine del lavoro.

èL’ANTICIPO dellamanovra di un anno non rispettale intese con le regioni a statutospeciale e le province autonome.

èLE FESTIVITÀ nonreligiose abolite non hannoeffetti economici tali dagiustificare l’addio alla memoriastorica e civile della nazione.

è IL CONTRIBUTO disolidarietà calcolato solo perfasce di reddito dichiaratoviola l’articolo 3: i dipendentipuniti, gli evasori no.

è I MONOPOLI possonointervenire con propri decretisu lotterie e altri giochi: lovieta l’art. 23 della Carta.

èLIBERALIZZARE iservizi pubblici locali è control’esito dei referendum di giugno.

èL’INDENNITÀ ridotta allaConsulta e al Quirinale lede laloro autonomia.

è I PARLAMENTARI chehanno anche un lavoroautonomo devono avere lestesse garanzie dei colleghidipendenti.

èLE PROVINCE non sipossono abolire per decreto.

è IL TAGLIO di giunta econsiglio comunale per i paesicon meno di mille abitanti nonfa risparmiare ed èa n t i d e m o c r a t i c o.

La bocciatura

I SEGNIROSSI

DEL SENATO

Il ministrodel Lavoro

MaurizioSacconi(FOTO ANSA)

LEGA Tra le propostela mossa anti-stranieriA spettando quelli del governo, sono 1.273 gli emenda-

menti piovuti sulla manovra che la commissione Bilan-cio del Senato ha cominciato a esaminare ieri. La cosa cu-riosa è che circa la metà (623) proviene da parlamentari dimaggioranza. Dentro quelle proposte di modifica c’è di tut-to: le contromanovre delle opposizioni con interventi sullepensioni (solo il Terzo Polo), patrimoniali, guerre all’e va-sione e riduzioni dei costi della politica come se piovesse,oltre ai microinterventi in cui, al solito, la Lega si distingueper la sua creatività: i lumbard vogliono che il contributo disolidarietà lo paghino proprio i calciatori, non le società, epure gli allenatori e i direttori sportivi. Peccato che ad Ar-core abbiano accettato di cancellarlo, ma forse il Carroccioriuscirà a portare a casa un’altra delle sue pensate: un de-posito di garanzia per gli extracomunitari che voglianoaprire una partita Iva (una sorta di cauzione per negher).

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pagina 6 Giovedì 1 settembre 2011

La Chiesa Valdese:

“Pronti ad adeguarci

e a pagare l’Ici”

“I n tempo di crisi, basta con iprivilegi alla Chiesa cattolica!Vaticano, pagaci tu la manovra

finanziaria”. È questo il messaggio centrale di unappello apparso su Facebook che in pochi giorniha raccolto significative adesioni. Tema dellacontesa: l’Ici. L’eco della polemica è arrivatoanche in Val Pellice dove pochi giorni fa si è

concluso il Sinodo delle Chiese valdesi emetodiste, l’assemblea che governa questacomunità di fede, attorno alle quali si raccolgonocirca 30mila credenti. “La Tavola valdese pagal’Ici per tutti i propri immobili messi a reddito –afferma Daniela Manfrini, vice moderatore dellaTavola – ci avvaliamo, invece, dell’esonero delpagamento dell’Ici per i locali di culto e/o di

attività diaconali/sociali come previsto dallalegge. Se quindi la legislazione in merito all’Icidovesse cambiare, la Tavola si adeguerà anchenella consapevolezza del pesante onere. LaChiesa Valdese riceve l’otto per mille ma comeè a tutti noto non un euro viene utilizzato per ilmantenimento dei nostri pastori e delle nostreattività di culto”.

ROTTAMATI IN FABBRICAFiat pronta a rinunciare alla produzione del suv a Mirafiori:pochi compratori. Marchionne licenzia il capo delle vendite

di Vittorio Malagutti

Si squaglia il suv targatoMirafiori. Resta sulla car-ta il progetto che dovevaassicurare il rilancio del-

lo stabilimento torinese dellaFiat. La notizia rimbalza dal-l’America, lanciata dall’a gen-zia di stampa Bloomberg, checita fonti (anonime) del grup-po del Lingotto. “Stiamo ri-considerando l’i nve s t i m e n-to”, spiegavano solo qualchegiorno fa i portavoce di Ser-gio Marchionne. Colpa dellarivalutazione dell’euro suldollaro, dicevano le fonti uf-ficiali, che rende meno con-veniente assemblare i model-li in Italia per poi esportarenegli Usa più della metà pro-duzione. E invece no. Il pro-blema è il mercato.Marchionne raccontava chedalle linee di Mirafiori sareb-bero usciti fino a 280mila suvcon il marchio Alfa e Jeep. Ilproblema, però, è trovare icompratori. Gli analisti pre-

vedono che nei prossimi me-si le vendite di auto non au-menteranno, almeno in Euro-pa. E allora come piazzare lamerce uscita dallo storicostabilimento torinese? Perquesto adesso il Lingotto staseriamente pensando di faremarcia indietro, spostandonegli stabilimenti americanidella Chrysler la produzioneoriginariamente destinata aMirafior i.

OGGI E DOMANI si riuni-rà a Torino l’executive councildel gruppo, ovvero la tavolarotonda dei 22 top managerguidati da Marchionne a cuisono affidate le scelte strate-giche dell’azienda. È probabi-le che la sorte di Mirafiori siauno degli argomenti in di-scussione. L’alternativa ai suv,raccontano fonti vicine al ver-tice del gruppo sarebbe unacitycar. Una vettura supercompatta, quindi, l’esattocontrario dei bisonti dellastrada previsti da principio.

Ammesso che queste voci sia-no credibili, le incognite dav-vero non mancano. Quantevetture piccole e piccolissi-me dovrebbero essere pro-dotte a Torino per assicurarela stessa mole di lavoro garan-tita (sulla carta) dai suv? Senzacontare che con le citycar an-che i margini di guadagno siridurrebbero di molto. A direil vero molti analisti fin daprincipio avevano espressoperplessità sui piani presen-

Tutti ne parlano, pochi sanno: 7 risposte su cos’è l’I vaVANTAGGI, SVANTAGGI, CHI COLPISCE E COME: COSA CAMBIEREBBE SE IL GOVERNO LA AUMENTASSE DI UN PUNTO PERCENTUALE

AUTOGOL

Nello stabilimentodi Torinoverrebbe prodottauna nuovacitycarMa potrebbenon bastare

Intrappolato nella 500? Marchionne dentro la piccola della Fiat (FOTO LAPRESSE)

tati l’anno scorso da Mar-chionne. Praticamente, unapiattaforma sviluppata negliStati Uniti, come pure i mo-tori, sarebbe stata portata aMirafiori per poi esportare inAmerica buona parte del pro-dotto finito. Difficile da gesti-re. Ancora più difficile guada-gnarci qualcosa, azzardavanoi pessimisti.

ANCHE AL LINGOTTOadesso devono avere più diqualche dubbio, se è vero chestanno riesaminando i pianielaborati nel 2009 e presen-tati l’anno successivo. Mar-chionne aveva promesso diinvestire almeno un miliardodi euro e aveva condizionatoil rilancio a una nuova e piùflessibile organizzazione dellavoro. La proposta avevaspaccato i sindacati con la so-la Fiom a opporsi ai piani delmanager. Il referendum con lavittoria dei sì ai piani azien-dali in teoria avrebbe dovutospianare la strada agli investi-menti. In realtà non è succes-so nulla. Marchionne ha con-tinuato a pretendere “ma g-giori certezze” prima di man-tenere le promesse. E adessogli stessi piani di partenzavengono messi in discussio-ne. L’Italia decida se vuole an-cora produrre auto, chiedevapolemicamente il presidentedella Fiat, John Elkann, pochigiorni fa dal palco del mee-ting di Rimini. Solo che ades-so è il Lingotto a lasciare l’I-talia nell’incertezza più tota-le. Il rilancio di Mirafiori eraun tassello fondamentale nel-l’ormai fantomatico piano“Fabbrica Italia” con cui Mar-chionne voleva rimettere inpiedi il gruppo automobilisti-co.I sindacati, quelli che si eranofidati del capo del Lingotto

adesso si preoccupano. Fim eUilm, insieme a Fismic e Ugl,ieri hanno chiesto un incon-tro urgente ai vertici della Fiatsul futuro di Mirafiori. Sulfronte Cgil, il segretario gene-rale Susanna Camusso va al-l’attacco e dice che “bisognasmettere di fidarsi delle tele-fonate, degli annunci, delled i ch i a ra z i o n i ”. Che poi sareb-be la strategia con cui Mar-chionne, buttandola in poli-tica, ha fin qui evitato di ve-nire al punto dei problemi piùimportanti del gruppo. Pro-blemi commerciali, innanzi-tutto.Le difficoltà di Torino, che inEuropa nei primi sette mesidell’anno ha venduto il 12,6per cento in meno (peggior

risultato tra i principali co-struttori), stanno provocan-do tensioni anche ai verticidel gruppo. Si spiega anchecosì il siluramento di AndreaFormica, il manager ex Toyo-ta a cui Marchionne solo unanno fa aveva affidato le stra-tegie commerciali. Formicapaga i deludenti risultati delgruppo. Certo è che tenere ilpasso della concorrenza asso-miglia molto a una mission im-possible, quando nel portafo-glio prodotti scarseggiano lenovità. E infatti è andata finirenel peggiore dei modi. Ades-so il manager ha fatto le va-ligie, ma mancano ancora inuovi modelli. Con chi se laprenderà Marchionne la pros-sima volta?

PIÙ 3% IN BORSA mail passivo resta pesanteR iparte la Borsa e anche la Fiat, dopo settimane di

passione, sgomma al rialzo. Ieri il listino milanese,come tutte le principali piazze internazionali, ha messoa segno un rimbalzo importante (più 3 per cento) nel-l’attesa di prossime mosse della Fed americana perrilanciare l’economia Usa. Tra i campioni di giornata sisegnala il gruppo del Lingotto con il titolo Fiat in rialzodel 4,3 per cento e Fiat industrial, cioè camion e trat-tori, che ha guadagnato addirittura il 7,4 per cento. Gliinvestitori sembrano quindi intravedere un qualchebarlume di speranza dopo che l’azienda guidata daSergio Marchionne è stata pesantemente punita neimesi scorsi. Del resto anche i concorrenti come Bmw,Daimler, Peugeot e Renault ieri hanno chiuso la sedutacon progressi compresi tra il 3 e il 6 per cento. Per Fiatindustrial l’ottimismo viene giustificato addirittura conpossibili prossime commesse per la ricostruzione inLibia. Cero è che la strada da recuperare è ancora mol-tissima. Il 25 luglio, cioè poco più di un mese fa, il titoloFiat viaggiava intorno ai 7,5 euro. Ieri, dopo la fiammataal rialzo, ha chiuso a quota 4,33, ovvero il 42 per centoin meno.

di Marco Palombi

N on si sa ancora chi prevarrà alla fine: sei frondisti del Pdl che vogliono mettere

le mani sulle pensioni, o quelli che, vistoche la Lega non molla, pensano sia megliopuntare su un aumento dell’Iva. Come ri-durre i tagli ai comuni? Aumentiamo l’Iva. Eper cancellare il contributo di solidarietà?Basta far salire l’Iva. Sta di fatto che l’i m-posta sul valore aggiunto, in certi pezzi dicentrodestra e in particolare nella mente diSilvio Berlusconi, pare divenuta la panaceadi tutti i mali. Ecco una piccola guida percapire di cosa parliamo e, soprattutto, suchi peserebbe questa operazione.

COS’È L’I VA ?Un’imposta – introdotta un po’ ovunque ne-gli anni ’70 – che colpisce il valore aggiuntodella vendita di merci e servizi sul territorionazionale. In sostanza è un’imposta sui con-sumi: a sopportarne il peso è, infatti, solochi acquista.

QUANTO COSTA?L’aliquota base è al 20%. La si paga compran-do quasi qualunque cosa: dall’automobile al-le scarpe e ovviamente, se si acquista un ser-vizio da un libero professionista (dall’i d ra u-lico all’avvocato). Esistono poi due aliquoteridotte: quella al 10% per i servizi turistici(alberghi, bar, ristoranti) e su determinatiprodotti alimentari e quella al 4% per i beni diprima necessità (cibi soprattutto) e altre co-se tipo la stampa quotidiana.

QUANTO VALE PER LO STATO?Il gettito Iva del 2010 è stato di 115,7 mi-liardi di euro (quest’anno dovrebbe aumen-tare): più in generale le imposte indirette(Iva, accise, giochi, tabacchi) hanno portatoall’erario 188,6 miliardi e quelle dirette (sulreddito) 218,1 miliardi.

CHI EVADE L’IVA E QUANTO?In questo caso imprenditori, commerciantie liberi professionisti. Per la Banca d’Italia inmisura del 30% del gettito circa: in soldi fa

più di 30 miliardi l’anno. I modi sono due: iltizio che vende qualcosa non fa lo scontrinoo la fattura, dunque fa pagare l’Iva al con-tribuente ma poi non dichiara quel reddito,oppure il metodo collusivo (il meccanicochiede per una riparazione “240 euro con lafattura e 200 senza” e il cliente sceglie il“senza”).

QUANTO SI RICAVERÀ DALL’AU -M E N TO ?Dipende da come il governo sceglierà diprocedere. Si parla di un aumento dell’1%,ma bisogna vedere se questo si applicherà atutte le aliquote. Sui dati 2010 si può direche un aumento secco dell’1% costruirebbeun introito aggiuntivo di 5,7 miliardi, maall’interno del governo e della maggioranzacircolano proiezioni diverse: aumentandotutte le aliquote di un punto percentuale sipensa a un maggior gettito di 6,6-7 miliardi,mentre applicandolo solo alle fasce del 10 edel 20% le maggiori entrate stimate assom-merebbero a 6 miliardi circa; un aumento

solo per l’aliquota maggiore porterebbe in-vece 3,7-4 miliardi.

SU CHI PESEREBBE?Sui prezzi e dunque sui consumatori: traquesti, ovviamente i più penalizzati sareb-bero quelli che hanno un reddito più basso.La Cgia di Mestre ha calcolato che aumen-tare solo l’aliquota del 20% si tradurrebbe inuna maggiore spesa di circa 92 euro l’anno afamiglia. Conto assai più salato, ovviamente,se la stangata coinvolgesse anche le altrefasce di prodotti: solo l’aumento su cibi eaffini, dice Federalimentare, potrebbe arri-vare a costare 50 centesimi al giorno ai con-sumatori, cioè oltre 180 euro l’anno.

ALTRE CONTROINDICAZIONIPraticamente chiunque, anche chi la pro-pugna, considera un aumento dell’Iva unamisura recessiva perché, aumentando iprezzi, si comprime la propensione all’a c-quisto delle persone finendo per penaliz-zare la crescita.

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Giovedì 1 settembre 2011 pagina 7

Bontate, Borsellino

e quell’inter vista

ai giornalisti francesi

D i Filippo Rapisarda e del suo socioFrancesco Paolo Alamia, fa uncenno Paolo Borsellino

nell’intervista a due giornalisti francesi, pocoprima di essere ucciso. I due inviati riferisconoal magistrato: “Un socio di Dell’Utri, FilippoRapisarda dice che Dell’Utri gli è statopresentato da uno della famiglia di Stefano

Bontate”. E Borsellino fa questa riflessione:“…Palermo è la città della Sicilia dove le famigliemafiose erano le più numerose... i cui membri ingran parte si conoscevano tutti. Quindi èpresumibile che questo Rapisarda riferisca unacircostanza vera…”. I giornalisti gli chiedonoanche notizie in merito ai rapporti tra il socio diRapisarda, Alamia e Vito Ciancimino. “Che

Alamia - risponde Borsellino - fosse in affari conCiancimino è una circostanza da me conosciutae che credo risulti anche da qualche processoche si è già celebrato. Per quanto riguardaDell’Utri e Rapisarda non so fornirle particolariindicazioni trattandosi, ripeto sempre, diindagini di cui non mi sono occupatopersonalmente”.

“PARLERÒ PARLERÒ”MA RAPISARDASE N’È ANDATO

È morto a Milanoil finanziere ex socio di Dell’Utr i

di Gianni Barbacettoe Antonella Mascali

Se n’è andato per semprel’uomo che avrebbe potutoscrivere il libro più com-pleto sulla storia della ma-

fia a Milano. Filippo Alberto Ra-pisarda è morto, a settant’anni,nella struggente palazzina cin-quecentesca di via Chiaravalle,tra via Larga e l’Università Stata-le, a cento passi dal Duomo, do-ve ha trascorso tutta la sua vitamilanese e dove nel 1994 è natoil primo club di Forza Italia. Nel-le ultime settimane viveva conaccanto una macchina che loaiutava a respirare, ma non hamai smesso di fumare. Tra unasigaretta e l’altra, diceva: “Parle -rò, parlerò, ma prima vogliomettere da parte 10 milioni dieuro per ciascuno dei miei fi-gli”. Non sappiamo se abbia rag-giunto l’obiettivo, ma di certoora non parlerà più. A menoche, come pure raccontava,non abbia lasciato documenti afutura memoria in una cassettadi sicurezza.

MOLTE VOLTE ha promessodi “p a r l a re ”, altrettante si è tiratoindietro. Si è lasciato andare inalcune interviste e davanti ai giu-dici, ultimi quelli del processopalermitano per mafia a Marcel-lo Dell’Utri. Ma poi ha semprefatto marcia indietro, in un eter-no stop and go della memoria. Achi scrive raccontò, anni fa, traun corridoio e il grande salottodella palazzina di via Chiaravalle:“Vede? Questo era l’ufficio diMarcello Dell’Utri. Era un miouomo, lavorava per me, a metàdegli anni Settanta. Poi mi ha tra-dito e se n’è andato a lavorare perun giovane palazzinaro, un certoSilvio Berlusconi. Si è portato viai miei progetti: all’epoca volevocostruire una tv privata. E si èportato via i rapporti, i contatti, ifinanziamenti... Vede questaporta? Io un giorno entro senzabussare. Era l’ufficio di Marcello,ma lui era un mio dipendente equesta in fondo è casa mia. Ap-pena entrato, mi blocco: c’e ra n odue signori palermitani che ioconoscevo bene. Uno era Stefa-no Bontate, allora capo di Cosanostra. Sulla scrivania un grandesacco da cui venivano rovesciatifuori soldi, tanti soldi. Un fiumedi banconote”. Si disse disponi-bile a ripetere il racconto davantia una telecamera, per il program-ma tv allora condotto da EnricoDeaglio: “Ma certo! Possiamo ri-costruire la scena”. Poi cominciòun’estenuante trattativa sul gior-no e sull’ora e alla fine non se nefece nulla. Sono veri, i mirabo-lanti e intermittenti racconti diquello strano finanziere di Som-

matino (Caltanissetta) approda-to negli anni Sessanta a Milano?O servivano soltanto ad alzare ilprezzo del suo silenzio successi-vo? Nel 1987 dichiarò al giudiceistruttore Giorgio Della Lucia:“Tra il dicembre del 1978 e il gen-naio del 1979, mentre stavo tor-nando dallo studio del notaioSessa, incontrai, non lontano dal-la sede dell’Edilnord, StefanoBontate e Mimmo Teresi, i qualimi invitarono a prendere un caf-

fè con loro in un bar di piazza Ca-stello. Teresi e Bontate mi disse-ro che dovevano andare da Mar-cello Dell’Utri, il quale aveva lo-ro proposto di entrare nella so-cietà televisiva che di lì a pocoSilvio Berlusconi avrebbe costi-tuito. Teresi mi disse che occor-revano 10 miliardi e, tra il serio elo scherzoso, mi domandò se perme quello era un buon affare. Ioci rimasi male, anche se non fecitrasparire nulla. Dell’Utri in quel

M A L I TA L I A

Parroco antimafia, la ‘ndrangheta sparaA GIOIOSA JONICA COLPI DI FUCILE SULL’AUTO DI DON GIUSEPPE CAMPISANI, PRETE DI “LIBERA”

di Lucio Musolino

P oco più di un mese è trascorso dal-l’incendio dell’auto di don Toni-

no Vattiata, parroco di Cassaniti alleporte di Vibo Valentia. Ancora unprete nel mirino della ‘n d ra n g h e t a .Due notti fa, don Giuseppe Campi-sani ha trovato la sua macchina sfo-racchiata da alcuni colpi di fucile.Non è la prima volta che il sacerdotedella chiesa di San Rocco, a GioiosaJonica, viene minacciato. In passatoaveva ricevuto alcune lettere anoni-me e buste con proiettili. Li metti an-che in conto quando decidi di fare ilprete in una delle zone, come la Lo-cride, ad altissima densità mafiosa.Ma soprattutto se decidi di fare il pre-te seguendo quei principi che, con lamentalità ‘ndraghetista, non hannonulla a che fare. Don Campisani è

uno di questi. È vicino all’associazio-ne L i b e ra ed è impegnato da molti an-ni in alcune iniziative contro l’u s u rae il racket.

DOMENICA SCORSA a GioiosaJonica si sono conclusi i festeggia-menti in onore di San Rocco, una del-le celebrazioni tra le più partecipatedella Locride. Una di quelle proces-sioni dove anche gli uomini delle co-sche vogliono avere un ruolo. Sicura-mente non quello che il vescovo di Lo-cri, Giuseppe Fiorini Morosini, avevachiesto a don Campisani il quale è riu-scito a conciliare “le tradizioni folklo-ristiche con un percorso di processio-ne, che abbia anche quel carattere sa-cro che gli è dato dall’ascolto della Pa-rola di Dio e dalla preghiera”.La particolare relazione tra la ‘n d ra n -gheta, i riti religiosi e le processioni

l’aveva spiegata be-ne il procuratoreaggiunto di ReggioCalabria NicolaGratteri nel suo li-bro La Malapianta. Sitratta di manifesta-zioni cariche di

quei simboli di cui gli uomini d’o n o resi sono sempre voluti fregiare per ren-dere più saldo il loro rapporto ance-strale con il territorio. Un modo perdimostrare a tutto il paese di averequel consenso e rispetto che, in certezone della Calabria, viene confuso edè sinonimo di timore, paura, reveren-za e omertà.Evidentemente le celebrazioni perSan Rocco non sono state gradite da-gli uomini d’onore di Gioiosa Jonica.Il vescovo Morosini ha esortato il par-roco a continuare nel suo “prezioso eapprezzato ministero di sacerdote,tutto dedito alla sua missione religio-sa e sociale”. Morosini non è nuovo aprendere posizioni nette contro la‘ndrangheta. Lo ha fatto l’anno scorsodopo i 150 arresti dell’o p e ra z i o n e“Cr imine” che ha dimostrato come aPolsi, davanti al santuario della Ma-donna della Montagna, si è tenuto unsummit al quale hanno partecipatonumerosi esponenti mafiosi. Lo hafatto anche questa volta definendo ilgesto intimidatorio subito da donCampisani “frutto di vigliaccheria daparte di persone che non sanno o nonvogliono affrontare i problemi attra-

verso il confronto e il dialogo civile.Invitiamo tutti gli abitanti della Locri-de a crescere nella coscienza civile,che spinge a non nascondersi nel vileanonimato quando ci sono problemida affrontare. Bisogna riaffermare ilnostro impegno per la nuova evange-lizzazione del territorio”.

AL FIANCO di don Giuseppe sischiera anche l’associazione di donCiotti. In una nota, il coordinamentodella Locride di L i b e ra parla di “un’a-zione vigliacca contro l’intera comu-nità. Appare purtroppo evidente lavolontà di alcuni nel perseguire lastrada della violenza e dell’intimida-zione, contro coloro che, come donGiuseppe, sono quotidianamente im-pegnati nell’azione di affermazionedei valori di giustizia e solidarietà”.“Don Giuseppe – conclude L i b e ra –sappia che non è solo in questo suocammino, che non intendiamo rinun-ciare agli spazi di libertà che faticosa-mente lui e la sua comunità ecclesia-stica hanno costruito in questi anni,che quegli spazi li difenderemo fer-mamente da chi intende occuparlicon la violenza e la sopraffazione”.

Lo “s g a r ro ”alla festa di SanRocco: gli uomini delle coschevolevano un ruolo in processione

Te s t i m o n i a n z ea singhiozzoe lunghi silenzisugli affaridell’amicoM a rc e l l o ,di Berlusconie dei mafiosi

periodo lavorava formalmentesolo per me. Nel 1977, con lui almio fianco, avevo aperto MilanoTele Nord, la prima tv privata del-la città... Il discorso di Teresi midiede dunque la prova di quelloche già sospettavo: Dell’Utri fa-ceva la spia per Berlusconi”.Ma poi Rapisarda torna a esseregrande amico di Dell’Utri e gransostenitore di Berlusconi, tantoche il primo club di Forza Italianasce proprio nella sua palazzi-

na di via Chiaravalle. Nel 1998,nuovo rovesciamento di fronte:va a testimoniare al processoDell’Utri. “Incontrai Bontate eTeresi che mi dissero che aveva-no appuntamento con Dell’Utr i.Mi chiesero un parere sul futurodelle tv commerciali. Dopo alcu-ni giorni li trovai nell’ufficio diDell’Utri, in via Chiaravalle, con isoldi nei sacchi. Avevano già da-to i primi 10 miliardi”. Era il1979, racconta Rapisarda. L’an -

no dopo, Dell’Utri avrebbe chie-sto a Bontate e Teresi altri 20 mi-liardi di lire durante un incontroa Parigi, dove Rapisarda era lati-tante, con passaporto intestatoal gemello di Marcello, AlbertoDell’Utri. Era ricercato per il cracdi una sua società immobiliare, laInim, ed era riparato in Franciadopo essere stato ospite in Vene-zuela dei fratelli Caruana, narco-trafficanti e mafiosi. Segue que-rela di Berlusconi e Dell’Utri, fi-nita però con un’a rch i v i a z i o n e .

IL CRAC della Inim, coinvoltanel fallimento Venchi Unica, èuna vecchia storia che sollevaun velo sui primi affari dei sici-liani a Milano. Socio di Rapisar-da e presidente dell’Inim è Fran-cesco Paolo Alamia, considera-to un uomo di Vito Ciancimino,il sindaco mafioso di Palermo.Racconta un pentito, Rocco Re-mo Morgana: “Dal 1975 al Nata-le del 1978 gli uffici dell’Inimerano frequentati da persone diorigine siciliana tra i quali ricor-do Mimmo Teresi, Stefano Bon-tate, Vittorio Mangano, Gaeta-no Cinà e uno dei fratelli Bono,credo che si trattasse di Pippo.Io personalmente in via Chiara-valle ho incontrato più volteBontate e Teresi”. Quella palaz-zina cinquecentesca ne ha vistetante. Ah, se i muri potesserop a r l a re .

La deposizione di Filippo AlbertoRapisarda (in alto a sinistra) al

processo Dell’Utri (il senatore Pdlè in basso a destra) (FOTO ANSA)

R O S I TA N I superstarOra è ambasciatore del bergamotto

I l Tg1 ha dato una lezione di gior-nalismo al mondo. Costringendo a

incassare un clamoroso “buco”, chein gergo significa notizia mancata, aconcorrenti come Cnn, Bbc, Fox, Skye forse Al Jazeera. Il fatto è accadutomartedì mattina, edizione delle 9:30.Sfortunamente è quella che non vie-ne riprodotto su internet. Ma c'era un

servizio delizioso dalla sede di Reg-gio Calabria che annunciava, ai tele-spettatori colpevolmente concentra-ti su Libia e manovra, la nomina adambasciatore del Bergamotto di Gu-glielmo Rositani, consigliere di am-ministrazione Rai e sindaco di Vara-podio, in occasione della festa di bor-go di Santa Trada al Pilone. Purtrop-po, per questioni di spazio, la cro-nista non è riuscita a leggere le mo-tivazioni in un minuto e mezzo. Ec-cole: “All’onorevole Guglielmo Rosi-tani affinché, grazie al mandato diAmbasciatore del Bergamotto, possaproseguire l’impegno politico e at-

tento nella valorizzazione delle tra-dizioni locali legate anche al berga-motto”. Rositani ha proprio un palatoparticolare, capace di carpire le qua-lità migliori del bergamotto e del pe-peroncino. Infatti il consigliere, pre-sidente dell'Accademia reatina delpeperoncino, è stato l'ispiratore dellaFiera del piccante di Rieti, che ha vi-sto la partecipazione di ministri e sot-tosegretari di governo e persino delgovernatore Renata Polverini in eli-cottero. Da buon padrone di casa, Ro-sitani aveva insultato il giornalista delFa t t o che chiedeva spiegazioni sul vo-lo della Polverini.

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pagina 8 Giovedì 1 settembre 2011

Bersani non firmala sua gente sì

IL SEGRETARIO CONTRARIOAL REFERENDUM ANTI-PORCELLUM

di Caterina Perniconi

Ovunque venga allestitoun banchetto per racco-gliere le firme contro lalegge elettorale “p o rc a -

ta” si crea una lunga e ordinatafila. Tutti in attesa di poter par-tecipare attivamente all’a boli-zione del privilegio che hannoi partiti di potersi scegliere iparlamentari con le liste bloc-cate.Martedì sera, a Modena, il se-gretario del Pd, Pier Luigi Ber-sani, ha ribadito dal palco del-la Festa democratica che il re-ferendum è solo “l’estrema ra-tio” di un percorso che preve-de prima una battaglia parla-mentare sulla proposta pre-sentata dal suo partito. Mentre

parlava, due ore di comizio, albanchetto allestito nel gazeboaccanto i militanti avevano fir-mato più di 1000 volte. Perchénonostante la battaglia che siconsuma nei democratici trachi organizza e sostiene il re-ferendum, (cioè i prodiani eormai anche tutta l’area vel-tron-franceschiniana del par-tito) e i bersaniani, i loro elet-tori chiedono a gran voce dipartecipare. E i dirigenti sulterritorio l’hanno capito, tan-to che sulla scia di importantiendorsement a favore della con-sultazione, come quello di Ro-mano Prodi, hanno dato la lo-ro adesione i presidenti di re-gione e i sindaci di grandi cit-tà, a partire da Vasco Errani ePiero Fassino.

“Se dovessimo basarci sulle ri-chieste di moduli che abbia-mo ricevuto – spiegano gli or-ganizzatori – dovremmo esse-re già tranquilli: di solito perun referendum se ne stampa-no 70mila, noi siamo già a150mila. E considerando cheogni modulo contiene 20 fir-me potremmo aspettarcenepiù di 2 milioni. Purtroppo,però, il tempo è poco”. Infattila scadenza per la presentazio-ne è il 30 settembre. E mentreArturo Parisi, promotore tra ipiù attivi nella raccolta, incas-sa l’adesione di Idv, Sel e an-che di Futuro e libertà, il Pd va-cilla per il colpo ricevuto dallasua base che chiede a gran vo-ce l’abolizione della legge enon cede.

MA COSA DICE la propostadel Pd su cui Bersani vuolepuntare tutto in Parlamento?Nel disegno studiato da Lucia-no Violante, responsabile perle Riforme del partito, si pro-pone di eleggere i parlamenta-ri per il 70% con collegi unino-minali a doppio turno e per il

30% col proporzionale.Allora cosa cambierebbe dalMattarellum (legge a cui si tor-nerebbe se passasse il referen-dum) che prevede la stessa for-mula con una proporzione75%-25%? Il cavillo ipotizzatodal Pd sta proprio nella dicitu-ra “doppio turno”. Ovvero, seil parlamentare non viene elet-to subito nel collegio elettora-le, i democratici potrebberopresentarsi al primo turno colloro simbolo e al secondo, ri-sultati alla mano, stringere lealleanze necessarie. Senzaquindi doversi alleare primasotto un simbolo comune tipo“U l i vo ” o “Unione”.Ma per Bersani è difficile otte-

Legge elettorale É scontro nel Pd tra gli organizzatoridel referendum anti porcellum, Arturo Parisi (a destra)

in primis, e il segretario che vuole cambiare la leggein Parlamento senza consultazione (FOTO ANSA)

nere un risultato simile in Par-lamento, tutto a vantaggio delPd, senza una forte maggioran-za.

LA GIUSTIFICAZIONEufficiale, invece, è un’altra e laspiega Violante: “Ho lavoratoriservatamente per circa un an-no con un gruppo di importan-ti costituzionalisti italiani sul-l’ipotesi referendum al fine disollecitare un processo di rifor-ma della legge elettorale. Madopo averlo studiato molto alungo e seriamente abbiamo ri-levato che con altissima proba-bilità la Corte Costituzionale loavrebbe dichiarato inammissi-bile non riconoscendo il prin-

OPPOSIZIONI

cipio di riviviscenza e questoavrebbe potuto comportareuna sorta di conferma dell’at-tuale legge elettorale, una del-le cose peggiori che possa ac-c a d e re ”. Insomma, anche perViolante, una possibilità che ilreferendum sia ammissibilec’è. E in caso di fallimento diuna riforma fatta in Parlamen-to, sulla quale solo l’Udc con-traria al Mattarellum sembra in-teressata a dialogare, ci sareb-be sempre la carta consultivada giocare.“Non posso che rinnovare l’in-

vito alla dirigen-za del Pd a supe-rare le esitazionie ascoltare la ba-se – ha detto Pa-risi – nelle Fested e m o c ra t i ch edove portiamo ibanchetti la gen-te ci chiede ‘per-chè non siete ve-nuti prima?’. Ber-sani deve guarda-re il calendario, iltempo stringe el’unico a rimet-

terci sarebbe lo stesso Partitod e m o c ra t i c o ”. Oggi è convo-cato il coordinamento nel qua-le Bersani avrà nodi più com-plicati da sciogliere, dalla ma-novra al caso Penati, ma loscontro interno non escluderàil referendum. La soluzioneche il segretario potrebbe ac-cettare è quella di dare il via li-bera alla raccolta delle firmenelle Feste democratiche, sen-za però le bandiere del partito.E c’è già chi dice che il referen-dum sull’acqua non ha inse-gnato niente a questa classe di-rigente che, con una legge co-me il Mattarellum, per la primavolta potrebbe andare a casa inbl o c c o .

Oggi il coordinamento affronteràla questione e il caso PenatiGli organizzatori: “Ta n t i s s i m apartecipazione, ma il tempo stringe”

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Giovedì 1 settembre 2011 pagina 9

LE NON SCELTE DEL PDDalla questione morale al governo

dalla coalizione alla manovra: nessuna strategiadi Luca Telese

Ma il Partito democraticovuole davvero mandareSilvio Berlusconi all’op -posizione? Sono molti i

dubbi sulla strategia (ma sarebbemeglio dire, non-strategia) e sul-le scelte (ma sarebbe meglio direnon-scelte) che il partito di Pier-luigi Bersani continua a dilazio-nare, rimandare, pasticciare.Dai referendum alla coalizione,dalla questione morale alla que-stione sociale, dalle questioni ci-vili al governo, alla manovra,mancano pronunciamenti chia-ri. Arturo Parisi, un dirigente ca-pace di analisi brutali spiega l’at -tuale stallo così: “Pensate a que-sto paradosso. Il Partito demo-cratico di oggi è troppo diviso alsuo interno per diventare il per-no di una coalizione, come fuper il Pds del 1996. È troppo li-mitato, nel suo spettro politi-co-culturale, per incarnare in séla vocazione maggioritaria che

era stata sognata da Walter Vel-troni. È troppo grande per mo-rire, o – meglio – cambiare. Così,non volendo fare nulla, vegeta”.Solo un paradosso? Mettendo in fi-la le grandi questioni di questi me-si, si fatica a trovare un solo temasu cui il Pd sia stato unito. Il primopunto, per così dire strutturale, èla decisione di non mettere insie-me, mai, intorno a un tavolo i lea-der della nuova coalizione di cen-trosinistra. Malgrado sia NichiVendola che Antonio Di Pietro ab-biano più volte chiesto di forma-lizzare un accordo. La spiegazio-ne logica è questa: aspettando chePierferdinando Casini scelga, pre-ferisce non scegliere. Una strate-gia che Di Pietro considera scel-lerata: “Se uno sta costruendo unpalazzo, deve partire dalle fonda-menta. Non far partire i lavori di-cendo ‘Ma io ci vorrei anche unter razzo’ è una cosa senza senso”.Il non scegliere permette fra l’al -tro di non sciogliere un altro no-do: la federazione della sinistra è

dentro o fuori dalla coalizione?Mistero. Non scegliere permettedi rinviare tutto. L’anno scorso, aottobre, feci un’intervista a Bersa-ni, su questo punto: “Mi sono rot-to le scatole. A gennaio convocotutti, chi è dentro è dentro, chi èfuori è fuori”. Non si è fatto nulla.In Inghilterra il successore di Blairè stato scelto due anni prima delvoto, in Grecia Andreas Papandre-du cinque anni prima, in Spagna ilsuccessore di Zapatero – Recalca -ba – era in campo un anno primadella data del voto.

L’ALTRO NODO sono le pri-marie. Anche quelle chieste a granvoce da Vendola. Di Pietro ha re-centemente aggiunto: “Decidanoloro quando farle. Se ci sono micandido”. Il Pd non le vuole fare, eBersani le ha sempre ostacolate.Perché? Anche qui per via delle suedivisioni interne. Un anno fa teme-va i sondaggi che indicavano siaVendola che Chiamparino comepiù popolari di lui. Subito dopo sisono aggiunti due timori: le prima-rie renderebbero impossibile ungovernissimo, prodotto da unaeventuale crisi del berlusconismo.E una seconda candidatura del par-tito renderebbe difficile vincere lasfida per l’ex ministro. Eppure so-no state le primarie a far scegliere(e legittimare) i candidati vincenti,da Pisapia a De Magistris, da Zeddaa Fassino. Ma mettere in campoquest’arma, vuol dire rinunciarealla golden share delle segreterie.Ecco perché non scegliere è me-glio.Il governissimo, poi, è un altro no-do dolente: un parte del Pd, lo so-gna, l’altra la considera un incubo.L’estate scorsa, nel pieno del ter-remoto dei finiani, Bersani disse:“Qualsiasi altro premier oltre Ber-lusconi ci va bene”. I giornalistichiesero: “Anche Tremonti?”. Ber-sani rispose: “Ho detto chiunque”.Tutti i giornali titolarono: “Ber sanilancia Tremonti”. I veltroniani in-sorsero, Bersani frenò. Ma non erafinita: anche dopo quella polemicaD’Alema disse a Massimo Gianni-ni: “Tolgano Berlusconi e noi ci fa-remo carico”. Era la tentazione delgovernissimo che tornava. Non

OPPOSIZIONI

scegliere è l’unico modo per risol-vere il problema.E qui si arriva al problema dei re-ferendum. Quelli su acqua, legitti-mo impedimento e nucleare furo-no sottovalutati, se non osteggiatidall’attuale gruppo dirigente. Ber-sani disse: “Negli ultimi nove anniil quorum non è mai scattato…”.C’erano più uomini del Pd nei co-mitati del no che in quelli del sì. Mail popolo democratico la pensavadiversamente. Bersani, negli ulti-mi dieci giorni, scarica la destra in-

terna e sceglie di sostenere il voto.Ma solo un mese dopo, quandopartono i due quesiti di Parisi e diPassigli per emendare il porcel-lum, di nuovo il Pd si spacca: chivuole il proporzionale puro, chisogna il maggioritario. Di nuovol’unico modo è non scegliere. E co-sì Bersani gela i veltroniani, cheerano già mobilitati con il profes-sore: “Il Pd le leggi le cambia in Par-lamento”. Ma come, se c’è unamaggioranza berlusconiana?Al Senato il testamento biologicopassa con i voti di diversi demo-cratici e con interviste pubblichedi diversi dirigenti che annuncia-no il sostegno al disegno di leggedel centrodestra. E sulle provin-ce? La loro abolizione era addirit-tura nel programma elettorale.Ma il giorno del voto alla Camerail Pd ha scelto di astenersi.Non scegliere sulle questioni dellavoro ha voluto dire che il Pd haabbandonato gli operai della Fiatnelle braccia di Marchionne. Aitempi del referendum su Pomi-gliano disse: “So che gli operai fa-ranno la scelta migliore”. Dimen-

ticandosi di dire quale, però. Aitempi del referendum su Mirafio-ri, disse ancora meno, mentre tut-ti i dirigenti –da D’Alema a Chiam-parino, a Fassino – sostene vanoparcamente il coraggio di Mar-chionne. Morale della favola: nonscegliere per non avere problemicon Cisl e Uil, e l’ala moderata exMargher ita.

ALLA FINE,quello che la Fiomdiceva inascoltata si è rivelato ve-ro: il ricatto era un bluff, la Fiat stafuggendo in America, e i tantopromessi Suv a Mirafiori non sifanno più. Ma a non scegliere ilPd, cosa ci guadagna? Questa è larisposta più difficile. Non sceglie-re porta a perdere, ma garantisceuna rendita di posizione. L’ege -monia sull’opposizione, il sotto-governo, la carta di riserva di ungovernissimo. Il segretario vieneinquadrato mentre si arrotola il si-garo, sempre in relax, simbolica-mente pronto alla siesta. La do-manda per lui è: non vale la penadi rischiare, nello sfacelo del ber-lusconismo, e provare a vincere?

di Silvia Truzzi

N e La città degli untori (Garzanti, 2009) – unalunga passeggiata milanese di luoghi, atmo-

sfere e personaggi –Corrado Stajano, scrittore efirma del Corriere della sera, racconta l’ex areaFalck: deserto lunare, degrado di lamiere arrug-ginite, desolante ma solo apparente abbando-no. In realtà è stato un gigantesco oggetto deldesiderio della speculazione edilizia. Le parolesono importanti e bugiarde: così – scrive Sta-jano in proposito – “la speculazione ha preso ilnobile nome di risanamento”.Lei è stato eletto senatore nel collegio ac-canto a quello di Sesto: co-nosce a fondo le storie diquella zona.Sì, sono stato senatore dal 1994al ‘96, eletto da indipendentenelle liste del Pds. Ma poi nonho voluto continuare, ero un di-sadattato della politica: perso-ne e abitudini che non mi ap-partengono. Comunque cono-sco la Falk da sempre. Uno deiproblemi di Milano è stata la ca-duta della classe operaia che,unita a una borghesia meno sor-da di quella che ha poi popolatoMilano, aveva sostenuto il tes-

suto sociale della città. Poi c’è stato un deca-dimento travolgente: da Berlusconi alla Lega, fi-no all’arrivo di Pisapia che rappresenta un ri-scatto straordinario per la città.Nell’immaginario collettivo Milano era lacittà degli affari del centrodestra.Non dimentichiamo mai che anche il Pci fu toc-cato, se pur in modo minore, da Tangentopoli.Quello che mi colpiva molto era che gli espo-nenti dei partiti si riunissero, con grande disin-voltura, intorno a un tavolo e si spartissero lemazzette in proporzione al proprio peso poli-tico. Mi sembrava impossibile, invece è acca-duto.

E continua ad accadere?Non conosco così bene il si-stema attuale di governo del-la zona. Però non mi ha stu-pito quello che ho letto sugliaffari intorno all’ex area Fal-ck .Pe rc h é ?Perché si sapeva. C’e ra n ocambiamenti di proprietà incontinuazione. C’era il so-spetto che le amministrazio-ni di sinistra non si compor-tassero limpidamente.Non erano diversi, quellidella sinistra?

La diversità fu affermata da Enrico Berlinguer,in quell’intervista a Scalfari dell’81. Se la ricor-da? Diceva: “I partiti di oggi sono soprattuttomacchine di potere e di clientela”. E quanto fuosteggiato e criticato Berlinguer all’interno delPci? Ma lui aveva capito e in molti non vollero ladiver sità.Trova il Pd troppo prudente nella gestionedella vicenda Penati?Bersani ha sbagliato. Ancora prima delle que-stioni giudiziarie. Mi chiedo: perché diventa ca-po della sua segreteria politica una persona duevolte bocciata dagli elettori? È singolare, no? Pe-nati non è mai stato amato in città. Ma la classedirigente della sinistra milanese è sempre stataculturalmente molto fragile. Quanto alla pru-denza non mi pare sia da valutare come una col-pa. Però c’è stato un eccesso.Giorgio Bocca ha detto al Fa t t o : “Questi so-no come il Psi di Craxi”. Ha ragione?No. I socialisti rubavano in maniera plateale,erano degli esibizionisti. Questi, se hanno ru-bato, lo hanno fatto in modo diverso. Da quelche ho letto Penati non fa una vita da nababbo.Vuol dire che è meno grave rubare per ilpartito che rubare per sé?No, per carità: è un comportamento sempreinaccetta bile.Il sindaco Pisapia, intervistato da Repubblica,ha dichiarato: “Chi è accusato va a proces-

so e pur difendendosi non contrasta la veri-tà. Viene allontanato e non difeso a priori”.La penso come il sindaco. Ma quanti sono inParlamento gli inquisiti? Un numero indecente.Le difese a priori non vanno fatte: sono ipocrite.Penati è un cittadino come gli altri. Vada davantial giudice, si spieghi e dica la verità.Il favore che i cittadini accordano ai politicieleggendoli dovrebbe essere restituito loroalmeno con l’onestà. E quando questa vie-ne messa in dubbio, si dovrebbero fare im-mediatamente da parte. D’a c c o rd o ?In questa storia, quel che risulta dagli atti giu-diziari è gravissimo. Fa bene Penati a dire di ri-nunciare alla prescrizione. E poi dovrà farlo. Laquestione morale è questione politica.Un valore completamente disperso.La crisi di questo Paese più che politica è an-tropologica. Si tratta di ricomporre i modi di agi-re e pensare.

Piuttosto cheprovare a vincerei democraticip re f e r i s c o n om a n t e n e reuna renditadi posizione

Pier Luigi Bersani nell’illustrazione di Emanuele Fucecchi

L’INTERVISTA Corrado Stajano

“Tangenti per la Falck? Tutti sapevano”

“Perché Bersanichiama comecapo della suas e g re t e r i auno bocciatodue volte daglielettori?”

L’I N C H I E S TA I n d agat oun dirigente di Sesto

L e indagini sul caso Penati puntano sull'affare Milano Ser-ravalle. I pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia

hanno disposto nuovi accertamenti per verificare la congrui-tà del prezzo pagato dalla Provincia di Milano nel 2005, sottola guida di Filippo Penati, per l'acquisto del 15% della societàautostradale del gruppo Gavio. Un esborso di 238 milioni dieuro: l'ente pubblico pagò 8,973 euro l’una le azioni che aMarcellino Gavio erano costate appena 18 mesi prima 2,9euro. La Procura ha nominato un perito e ha acquisito gli attidell’inchiesta aperta presso la Corte dei Conti. Intanto dallarichiesta di proroga indagini emergono nuovi nomi. Il diret-tore generale del Comune di Sesto San Giovanni, Marco Ber-toli, giovane parlamentare del Pci negli anni ‘70, è accusato difinanziamento illecito dei partiti, in merito a presunti con-tributi in nero sborsati da un imprenditore della sanità. L'u-nico citato negli atti è Daniele Schwarz, patron di Multime-dica, ma non ci sono conferme che il riferimento sia a lui.Sotto inchiesta anche Michele Molina, imprenditore del va-resotto attivo nello sviluppo di centri commerciali. Il sindacoGiorgio Oldrini, anche lui indagato, ha annunciato che in ca-so di processo, il Comune di Sesto si costituirà parte civile.

Ma. Po.

Corrado Stajano (FOTO OLY C O M )

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pagina 10 Giovedì 1 settembre 2011

SILENZIO, SI CRICCAIL MURO DI GOMMA DI ANEMONE

Nelle carte mai una parola dall’uomo che pagò la casa a Scajola

no”. E poi “Forza Italia sede”. Ilcapitolo servizi segreti compren-de la sede del Sisde di piazza Za-ma. Come accade che una mode-sta azienda ottenga il tesserinoCosmic che consente di accede-re a luoghi e persone sottopostea massima protezione?

TRA I PRIMI interventi, datati2003, c’è proprio il nome di Sca-jola, appena dimessosi da mini-stro dell'Interno dopo aver dettoche Marco Biagi, vittima delle Br,era un “ro m p i c o g l i o n i ”. Scajolavia Barberini 38/via del Fagutale.Poi il sindaco di Imperia emergealtre tre volte: 2004 Fagutale Col-le Oppio, poi via Barberini 38 Im-pianto Elevatori (stesso indiriz-zo), e nel 2005: “Ministero attivi-tà produttive via Molise ufficioScajo”. A Perugia finora non sonoriusciti a dimostrare che Anemo-ne abbia ottenuto una contropar-tita. Dopo un anno e mezzo la pal-la è passata alla procura di Romache se l'è vista arrivare off-limits.L'aggiunto Caperna ha ritentatala carta ben riuscita con Berlu-sconi (inchiesta Mediatrade) e haconvocato Scajola il 21 settem-bre. Un “atto interruttivo” ch econsente di procrastinare di unanno e mezzo l'archiviazione.Scajola ha già fatto sapere chenon andrà, poco importa. Pre-senterà un memoriale dove forsedirà perché il suo nome comparequattro volte nella lista Anemo-ne? E perché, ma soprattuttoquando, la piccola azienda diGrottaferrata ha ottenuto il la-sciapassare che gli ha permessodi entrare negli uffici di sicurezzae di qui nel giro della Cricca. For-se la bomba a orologeria sta pere s p l o d e re .

IL LIBRO DEL FRATELLO DARIO

ANGELO VASSALLO UN ANNO DOPO. SENZA VERITÀ

gni, in via Sant'Antonio da Pado-va 7, indicata nel sito come unicaresidenza in realtà diroccata. Do-ve sono finiti gli Anemone?.

IL SILENZIOpoteva giovare seper Diego non avesse parlatoquell’Angelo Zampolini, l’archi -tetto degli 80 assegni versati perla casa dell’ex ministro Scajola.L’accusa lo considera un “r icicla-t o re ”, Zampolini è coinvolto nel-l’acquisto di altri tre appartamen-ti, stesse modalità. Due nell’inte -resse del generale della Guardiadi Finanza, Francesco Pittorru,L'ultimo, pagato 435mila euro,per Lorenzo Balducci. Ma per lui

ha parlato soprattutto la cosid-detta Lista Anemone. Una lista,dove Diego segnava anche le spe-se minime come quel terriccioper i vasi di casa Balducci o le stof-fe per i divani del figlio Filippo so-cio del Salaria Sport Village.“In quella lista c'è una bomba cheancora non è esplosa”, dicono. Agestirla era la sua segretaria, AlidaLucci, una che aveva intestati 23conti correnti pur dichiarando

un reddito da 30 mila euro. Quan-do arrivò la Finanza in ufficio ladonna impallidì. Più tardi, in unatelefonata intercettata, diceva aDiego: “Sono riusciti ad apriretutto anche quei documenti do-ve c'è la fine del mondo”. Di si-curo la fine di un mondo potente,400 nomi eccellenti. Ma i riferi-menti più importanti erano i la-vori per conto di carabinieri e po-lizia. Anzi la parte del leone eradella Gdf, sei sedi ristrutturate.Anemone lavorava ovunque, contutti. Viminale, Istruzione, Teso-ro, Viminale. Anche la residenzaromana di Berlusconi: PalazzoGrazioli, di seguito “parlamenti -

di Rita Di Giovacchinoe Alessandro Ferrucci

OOcchiali scuri, bavero rial-zato, mai un sorriso. Il visocorrucciato, lo sguardoimperscrutabile. Diego

Anemone è forse l’uomo più mi-sterioso dell’intera Cricca, di si-curo il più silenzioso. Le pocheparole che ha pronunciato risal-gono al 9 maggio 2010, quandouscì dal carcere di Rieti per de-correnza termini: “Ho sempreagito con onestà, come mio pa-dre sono un lavoratore infatica-bile, quello che siamo riusciti acostruire è soltanto frutto delnostro lavoro”. Quasi un mes-saggio ai tanti amici potenti e inquesto lungo anno “l’introdut -tissimo imprenditore”, come lodefinì nell'ordinanza il gip di Fi-renze Rosario Lupo, non ha maitradito il mandato del silenzio.Tutti sanno che è tornato al la-voro, che si aggira per Setteba-gni, periferia Roma nord, dove ènato e cresciuto e dove sorgequel Salaria Sport village sullecui vicende è in corso un proces-so: 38 milioni per 160 mila metridi calcestruzzo, 28 mila di pisci-ne coperte, albergo, zona pale-stra con cabine per massaggi do-ve anche Guido Bertolaso riparòin una notte buia e tempestosa.Alle spalle c'è il River Cafè che dimitico ha soltanto il nome, con ilTevere che scorre troppo vici-no.

NESSUNO può avvicinarlo,tanto meno i giornalisti. “Ha unappuntamento? No? allora DiegoAnemone non c'è”, dice un assi-stente. Una guardia giurata ridac-chia: “A Settebagni nessuno vi di-

rà mai dove trovare Anemone”. Adestra scorre il fiume, a sinistra iltraffico sulla Salaria, zona alluvio-nale dove il Comune di Roma ave-va vietato costruzioni. Poi era in-tervenuto Claudio Rinaldi, com-missario straordinario ad hoc peri Mondiali di nuoto. A trenta chi-lometri di distanza la città saleverso i Castelli, c’è Grottaferratadove la famiglia Anemone hasempre avuto il suo ufficio, quel-lo da dove Diego nel 2003, a soli32 anni, è salpato forte di un'a-zienda con 20 dipendenti e 30mila euro di capitali. L'ufficio èchiuso, le persiane sbarrate, co-me la casa di famiglia a Setteba-

NPA R M A

Vignali azzerala Giunta

I l sindaco di ParmaPietro Vignali ha

azzerato la sua giunta,ritirando tutte ledeleghe affidate agliassessori. La decisionegiunge dopol’approvazione dellamanovra diassestamento e “dopoil confronto condiversi soggetti dellamaggioranza in cuisono emerseposizioni differentisui passi dacompier e”, si legge innota del Comune,travolto dall’inchiestagiudiziaria 'GreenMoney'. E ribadisce:“Non mi ricandido”

BELLUNO

Tr a g e d i asulle Dolomiti

D ue volontari delsoccorso alpino

Dolomiti bellunesi,Alberto Bonafede, 43anni, e Aldo Giustina,42, sono precipitatiieri all’alba dal montePelmo, investiti dauna frana.

PESARO

Frusta la figlia,a r re s t a t o

F rustata con un filoelettrico,

segregata dal padreperché avevacomportamentitroppo “occidentali”,compresa unar elazionesentimentale con unconnazionale sfociatanel primo rapportosessuale. È successo auna diciassettennemarocchina, da unadecina d’anni in Italiae residente in unpaesino dellaprovincia di PesaroUrbino.I carabinieri hannoarrestato il padre, 52anni, mentre la madreè stata denunciata apiede libero.

MODENA

Geloso, seviziala fidanzata

A ssillato da dubbi esospetti sulla

fedeltà della suacompagna, l’ha legatae seviziata per tresettimane. È accadutoa a Modena, dove un43enne italiano hasequestrato lafidanzata, bielorussa39 anni, tenendolasegregata in unappartamento, legatacon catene e lucchetti,sottoposta a violenzee sevizie per quasiventi giorni. Ora èstato arrestato dallapolizia ed è accusatodi sequestro dipersona, lesionipersonali emaltrattamenti.

CRONACHE

Nessunopuò avvicinarlo,tanto menoi giornalisti:“A Settebagninon vi diremomai dov’è”

Diego Anemone (FOTO XXXXXX)

La gigantografia di Vassallo (FOTO ANSA)

di Enrico Fierro

“I n mare si è tutti uguali –spiegava papà – vale la

regola del buon comporta-mento. Il mare va rispettatocome i suoi frutti. Come varispettata la legge”. È una del-le frasi-chiave del libro cheDario Vassallo ha scritto conNello Governato per ricorda-re suo fratello Angelo. Il “sin-d a c o - p e s c a t o re ” di Pollica,paese di montagna e maredel Cilento (Salerno), uccisonella notte tra il 5 e 6 set-

tembre di un anno fa.Un uomo pulito, appassiona-to, un politico onesto e in-telligente che aveva capitoqual era la vera ricchezza delCilento: la terra e il mare. Unaltro Sud, dove la natura e labellezza dei luoghi non sonodiventati terreno di cacciaper speculatori, cementifica-tori e affaristi. Un Sud cheAngelo, con la sua azione disindaco, ha difeso. Fin quan-do ha potuto, fin quando nonl’hanno ucciso una sera disettembre a pochi passi da

casa sua, con le finestre cheguardano il mare. Il sindacop e s c a t o re (edito da Mondado-ri) è il racconto di una vicen-da umana che è impossibilescindere dal territorio, il Ci-lento, Pollica, il paese in col-lina, e le sue due frazioni,Pioppi e Acciaroli, ma è an-che un piccolo saggio di po-litica.Basta leggere questo passag-gio per capire che, quando sivuole, quando alla culturadella rapina si sostituisce lacultura del territorio, cam-

biare è possibile, anche nelSud. È il capitolo più perso-nale, quello nel quale si rac-conta la storia umana dellafamiglia Vassallo e di Pollica.Che negli anni Cinquanta “èun paese povero. Per trovarelavoro si va a cercarlo lonta-no, in Germania, Svizzera,Fra n c i a .

ORA, dopo tanti anni, dopoil passaggio di Angelo, troppobreve eppure così intenso edefficace, non è più così. Pol-lica e il suo territorio non han-no disoccupati, nessuno vapiù a cercare fortuna lontanoda casa. La decisione, ma so-prattutto la rapidità di Angelohanno vinto. La sua rivoluzio-ne, il suo teorema della soste-nibilità ha convinto anche chinon lo credeva attuabile e sene meraviglia ancora”.Sostenibilità, disoccupazionezero. Sembra utopia, in quelpezzo di Sud sono diventaterealtà. Il libro, con la prefa-zione di Riccardo Iacona chededicò una puntata di P re s ad i re t t a all’omicidio Vassallo, èpieno di umanità. C’è il ricor-do del figlio Antonio col rac-conto dell’ultima giornatapassata insieme al padre. Apescare, ovviamente. E la let-tera struggente del più vec-chio pescatore di Acciaroli,“zio Achille” novantuno anni,e per questo chiamato “il vec-chio del mare”. Perché hanno

ucciso Angelo Vassallo? Il li-bro si conclude con una ri-chiesta dei familiari: voglia-mo la verità, nient’altro che laverità. La verità totale. L’in-chiesta sta andando avanti, leindiscrezioni parlano di seipersone iscritte nel registrodegli indagati, i dettagli finoratrapelati ci raccontano di unacena fatta ad agosto a pochichilometri da Acciaroli. C’e-rano affaristi, uomini impor-tanti che progettavano di ar-ricchirsi cementificando untratto di costa, un affare da 40milioni di euro che Vassalloavrebbe contrastato. Si mor-mora di un killer fuggito inColombia. Non è un omicidiodi paese, ma è un delitto “po-litico mafioso” per fermarechi voleva salvare la sua ter-ra .

“I Siciliani”, il giornale fondato e di-retto da Pippo Fava, giornalista uc-

ciso a Catania il 5 gennaio 1984 dalla ma-fia, potrebbe rinascere tra poche settima-ne. Lo ha rivelato Riccardo Orioles, giàredattore del mensile, al festival di gior-nalismo di Modica.La storica testata, che uscì tra il 1982 e il1984, dovrebbe tornare dal prossimo no-vembre online, in formato pdf e, da feb-braio 2012, nelle edicole della Sicilia: “Èuna cosa – ha detto Orioles – che nasce dadue magistrati, Giambattista Scidà e GianCarlo Caselli e dal professor Nando DallaChiesa. Io mi sono messo a loro dispo-sizione. È una notizia enorme per me per-

sonalmente e speriamo cheavvii il processo di rete cheho cominciato a portareavanti in questi anni”. Orio-les conferma la notizia nel

suo blog su i l fa t t o q u o t i d i a n o . i t : “Amici –scrive il giornalista milazzese – r imettia-mo in campo “I Siciliani”. Loro hanno ikiller, loro hanno i miliardi. Ma noi, noiuomini di questa terra abbiamo i Siciliani.Scusate, fratelli miei, se tutto è stato cosìimprovviso. Non vi offendete, ve ne pre-go, non voglio imporvi (io?), essere pre-suntuoso. Io sono semplicemente il com-pagno che s’è svegliato più presto deglialtri stamattina, che ha visto l’orizzonte infiamme e le anime che gridano dolore, esenza pensarci un momento (pensare, inquesti casi, a che serve?), s’è messo a ur-lare: “Allarme! Svegliamoci! Ci vogliono iSiciliani!”.

I SICILIANI, ritornoin edicola tra pochi mesi

Page 11: Il Fatto Quotidiano 1 Settembre 2011

REFERENDUMELETTORALE.ORG

REFERENDUM ELETTORALECONTRO IL PORCELLUM

FIRMA NELTUO COMUNE

FIRMOVOTO

SCELGO

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SO A

PA

GA

MEN

TO

DEMOCRATICIPERLULIVO.IT

Page 12: Il Fatto Quotidiano 1 Settembre 2011

pagina 12

Cecenia Attentati a GroznyRaffica di attentati kamikaze a Grozny,a pochi passi dal Parlamento: tregiovani tra i 21 e i 22 anni, forsetravestiti da poliziotti secondo alcunefonti, si sono lasciati esplodere insuccessione uccidendo nove persone eferendone 23, di cui cinque molto gravi.Tra le vittime sette agenti. (FOTO LAPRESSE)

di Francesca Cicardie Stefano Citati

Tr ipoli

Una pick-up delle forze ri-belli attraversa veloce-mente la medina di Tripo-li, con a bordo diversi uo-

mini di colore. Sono mercenaridi Gheddafi, dicono i milizianientusiasti. Un altro centinaio so-no custoditi in un piccolo cen-tro sportivo di fianco alle rovinedella Porta di Marco Aurelio. So-no stati arrestati nelle ultimeore, trovati nelle stradine dellacittà vecchia, nascosti e spaven-tati dalla caccia all’uomo neromessa in atto dai nuovi padronidella città, in una giornata in cuii ribelli hanno anche catturato ilministro degli Esteri del vecchioregime, Abdelati Obeidi. E in cuisi sono rifatti vivi i figli del raìs.Saadi, la vecchia conoscenza delcalcio italiano, ha offerto agli in-sorti “una tregua per fermare ilbagno di sangue”, proponendo-si per un posto nel nuovo gover-no del Cnt. Poi è arrivata anchela voce di Saif al Islam, il vero ere-de di Muammar: “La guerra con-t i nu a ”, ha sentenziato smenten-do il fratello. Human Rights Wat-ch, intanto, denuncia che i ribel-li stanno portando a termine ar-resti di massa di africani, accu-sati di essere mercenari, molti diloro semplicemente libici cheprovengono dalle regioni delsud e con la carnagione più scu-ra degli arabi.

L’INVESTIGATORE Pe t e rBoukaert assicurava al Fatto Quo-tidiano che Gheddafi ha usatomercenari africani, soprattuttoall’inizio della rivolta e in concre-to a Tripoli. “Il regime ne ha fattolargo uso contro i civili per evi-tare che le prosteste prendesse-ro piede come in Tunisia o inEg itto”. Ma la maggior parte de-gli uomini che lottarono dallaparte di Gheddafi durante gliscorsi sei mesi sono libici e, nellaCirenaica, Hrw non ha trovatoprove di un un uso sistematico dimercenari, cosí come assicura-vano i ribelli a Bengasi all’iniziodella guerra. In questi sei mesil’odio e le leggende metropolita-ne rispetto ai neri si sono molti-plicati.Anche Amnesty Internationalscriveva ieri che “i cittadini pro-venienti dall’Africa sub saharia-na sono particolarmente espostia violazioni dei diritti umani.Molti di essi rischiano rappresa-glie per il fatto di essere percepiticome ‘mercenari africani’ assol -dati dalle forze di Gheddafi”. Nel-la prigione improvvisata sul lun-gomare di Tripoli, i detenuti ven-gono trattati bene, gli si dà damangiare, da bere e gli si permet-te di pregare, assicura il capo deiribelli. Ma nè lui nè le autorità ri-voluzionarie di Tripoli che arri-vano sul posto possono dire diche cosa sono accusati. “Erano indivisa e avevano armi, e ci ricor-diamo delle loro facce, erano alfronte a lottare”, assicura SalamEisal del Consiglio Transitorio lo-

“NOI LO AMMAZZIAMO”Il Cnt: “Giustiziare il raìs è un nostro diritto

Le elezioni per la nuova Libia entro 18 mesi”

LA CACCIA

SCANDALO IN PATRIA Minacce di attacchi preventivi all’estero

Sarkò, accusato di tangenti, spara sull’Iran

Siria Uccisi 88 oppositoriAmnesty ritiene che il governosiriano stia perseguitando il suopopolo: uccisi in carcere almeno88 oppositori. L’ong denuncia chele ferite indicano che le vittimehanno subito “orrendi pestaggi ealtri abusi”. Vere torture quelle delregime di Assad. (FOTO ANSA)

L’Italia chiededi ristabiliresubito il trattato“anti-immigrati”Saadi ai ribelli:“Tregua e vengoal governo”

cale, e aggiunge “sono africani,cosa ci facevano nella nostra me-dina?”. Le mogli dei prigionieri,che sono arrivate per chiedereloro notizie, danno una risposta:è da tanto che vivono a Tripoli, 2,3, 10 anni, e fanno i negozianti, imuratori, i lavandai, hanno figli,sono degli uomini qualsiasi. Ma iragazzi della Brigata di Tripoliche li custodiscono, dicono chesono assassini: “Hanno ammaz-zato i nostri fratelli, sono delCiad, del Niger, e hanno le manimacchiate di sangue libico”. Ledonne, con i bambini per mano,si avvicinano al cancello dellaprigione, ma i ribelli le fanno al-lontanare puntandogli contro ikalashnikov, sono aggressivi euno di loro indossa un passa-montagna, come fosse un boia.Quando i detenuti vengono por-tati fuori e caricati su due cellu-lari della polizia, le loro mogli, fi-glie e sorelle, urlano e piangono,

chiedono dove li portano, cosane faranno di loro. I ribelli nonriescono più a controllarle, cer-cano quindi di calmarle, dicen-dogli di non preoccuparsi, chenon gli faranno del male perchè“siamo tutti musulmani”. Li tra-sportano a Mitiga, nella una basemilitare fuori città, dove dovreb-bero essere interrogati, e poi ri-lasciati se non sono colpevoli ose viene dimostrato che sono li-bici. La Giustizia non esiste anco-ra nella nuova Libia, anche se ilministro degli Interni ribelle haassicurato che lui, come giudicedi professione, garantizzerà chela legge sarà sovrana e uguale pertutti, a differenza che sotto il go-verno di Gheddafi.

AHMED DARRAD ha anchedetto che, se si stanno commet-tendo delle vendette, non vengo-no ordinate dall’alto ne sono si-stematiche, ma iniziative dei

combattenti, che il Cnt cerca dievitare. Il Cnt aveva già anchecercato di evitare gli abusi con-tro gli immigrati africani nella Ci-renaica, senza riuscirci. Per lenuove autorità è impossibilecontrollare tutto quello che suc-cede a Tripoli, dove, per esem-pio, si trovano abbandonate leprove dei crimini commessi dalregime di Gheddafi, in questaguerra e nel passato.Oggi si compiono 42 anni daquando il Colonnello prese il po-tere con un colpo di Stato e solooggi esiste la possibilità di sco-prire cos’è stato il suo regno.Hrw ha avvertito del pericolo diperdere queste prove, la storia,che i libici rischiano adesso di ri-petere. Sono ancora tantissimi isegreti, le menzogne, sia dell’e-poca di Gheddafi che di questaguerra, nella quale i ribelli assi-curano che sono morte 50milapersone, altrettante sparite, for-

di Roberta Zunini

D opo la Libia, l’Iran. E poiIsraele, la Palestina, e ovvia-

mente la Siria. La campagna diconquista della ribalta interna-zionale di monsieur le president,ieri ha aperto un nuovo fronte:dal Maghreb al cuore di tene-bra del Medio Oriente. Abba-stanza soddisfatto per gli svi-luppi della “sua” guerra libicama di nuovo sotto accusa in ca-sa per l’a f fa i re Betencourt, Ni-colas Sarkozy – durante l’in -contro annuale con gli amba-sciatori francesi – ha dichiaratoche “Le ambizioni militari, nu-cleari e balistiche dell’Iran, co-stituiscono una crescente mi-naccia che potrebbe condurrea un attacco preventivo controi siti iraniani, attacco che pro-vocherebbe una crisi ancora

più grave che la Francia nonvuole assolutamente”. Una di-chiarazione roboante che suo-na come un tentativo da partedel presidente francese di ri-manere ben visibile sulla scenamediatica mondiale per mante-nere la ritrovata popolarità incasa.

IN CALO costante di consen-si, lo ha dimostrato la sconfittadel suo partito, l’Ump, alle ulti-me elezioni amministrative, Sar-kozy ha visto il suo indice di gra-dimento impennarsi di nuovograzie al decisionismo in campointernazionale. Il primo bom-bardamento sui miliziani diGheddafi, nell’ambito della mis-sione 1973 dell’Onu, lo ha ri-portato in auge tra i suoi conna-zionali. La vera battaglia del pre-sidente però è tutta tesa alle pre-

sidenziali del prossimo anno.Sarkozy sta cercando in tutti imodi di assicurarsi un secondomandato e dopo l’efficacia dellacampagna d’Africa, ora intendeproporsi come primo statistaglobale. Ecco quindi cogliere alvolo l’opportunità dell’incon -tro con i suoi ambasciatori perentrare a piedi giunti nel conflit-to israelo–palestinese, per ri-correre allo spauracchio delladottrina, di “bushiana” memo -ria, della guerra preventiva sul-l’I ra n .Certo Sarkozy mica la vuole, laguerra preventiva, anzi avvertetutto il mondo della sua perico-losità, ma intanto la riavvalora,mettendola al centro della que-stione. E nel contempo ne ap-profitta per proporsi come me-diatore dell’imminente diatribasulla costituzione unilaterale

dello Stato palestinese all’As -semblea generale dell’Onu ilprossimo 20 settembre. Perchéparlare oggi della percolositàdell’Iran significa lisciare il peloa Israele, continuamente mi-nacciato dalla teocrazia affari-stica di Teheran, e cercare di ac-caparrarsi la benevolenza delpresidente palestinese Abu Ma-zen, che non ha mai voluto la so-lidarietà degli ayatollah, al con-trario di Hamas.

SUBITO dopo aver parlatodell’ipotesi di un attacco ai sitiiraniani, Sarkozy infatti ha det-to: “L’Unione europea deve par-lare con una voce unica quandosi tratterà di discutere alle Na-zioni unite il riconoscimento diuno Stato palestinese. Dobbia-mo assumerci insieme le nostreresponsabilità. La Francia pren-

derà delle iniziative, vogliamol’unità dell’E u ro p a ”.Sulla sostanza del riconosci-mento, il capo dell’Eliseo ha sot-tolineato che “l’unica, vera sicu-rezza è la pace. Ed è innanzitut-to attraverso la creazione di unoStato palestinese che la si otter-rà. La sicurezza di Israele sarà ga-rantita meglio con una Palestinademocratica, moderna e vivibi-le alle sue frontiere, la Francianon smetterà di ripeterlo. Altempo stesso, Israele ha un di-ritto all’esistenza e alla sicurez-za che è imprescindibile”. Lesue dichiarazioni da statista “fi -ne di mondo” non sono peròriuscite a distrarre la stampafrancese che, attaverso Libera -tion, ha riaperto lo scandalo del-le presunte bustarelle passate alpresidente dalla miliardariaproprietaria dell’Oreal, Liliane

se ancora vive ma imprigionatenelle carceri segrete di Gheddafinel sottosuolo della capitale.Ipotesi poco probabile, comequella che il Colonnello si trove-rebbe ancora in città. Molti lodanno a Bani Walid, a sud est diTripoli, altri a Sabha, nel desertoa sud della Libia, ma il governoribelle ha già detto che lo giusti-zierà quando verrà scovato: “Intutto il mondo se un criminalenon si arrende, è diritto di chi de-ve far rispettare la legge uccider-

lo”, ha dichiarato Darrad, questala sua idea di giustizia per la nuo-va Libia libera, dove in questigiorni di festa i bambini giocanoper strada con pistole giocattoloe i fuochi artificiali si confondo-no con i traccianti nel cielo.Un po’ tutti sembrano avere unafretta tremenda di presentare almondo un’apparenza di norma-lità. Prima di tutto sul fronte in-terno, con l’annuncio che le pri-me elezioni libere si dovrebberosvolgere entro 18 mesi con il mo-

Buoni e cattivi P r i gi o n i e r idei ribelli a Tripoli (FOTO FABIO BUCCIARELLI)

In alto a destra, un muralesa Tripoli spiega bene

la sorte riservata dal nuovo corsoal colonnello Muammar Gheddafi

in caso di cattura da partedei ribelli (FOTO ANSA)

Page 13: Il Fatto Quotidiano 1 Settembre 2011

Giovedì 1 settembre 2011

Usa Arrestata la sirena ambientalista HannahLa causa ambientalista val bene un paio di manette aipolsi: ne sa qualcosa Daryl Hannah. L’attrice eattivista di lungo corso in difesa dell’ambiente, è stataarrestata davanti alla Casa Bianca mentre protestavacontro il progetto dell’oleodotto Keystone Xl, che dalCanada dovrebbe portare il greggio estratto con unprocedimento altamente inquinante fino alla costa delGolfo del Messico. (FOTO LAPRESSE)

Cuba Voci su morte CastroCircolano da alcuni giorni suTwitter voci sulla morte di FidelCastro: la famosa dissidente eblogger cubana, Yoani Sanchez, havoluto scrivere anche lei su Twitterper dire di non saperne nulla: “Tu t t ime lo chiedono, non lo so, ma sareil’ultima a saperlo”. (FOTO ANSA)

L’ALGERIAPREFERISCEI GHEDDAFI

Proteggerà la famiglia del Colonnelloper avvertire l’Occidente: non ci fidiamo

LA CACCIA

Per Algerila Natoha attaccatoil regimedi Tripolisoltantoper il petrolio

nitoraggio dell’Onu, che però,assicurano i responsabili del Cnt,non sarà invitata a dispiegare sulterreno un contingente di caschiblu. E mentre la Ue si prepara allarevoca delle sanzioni alla Libia,l’Italia annuncia per oggi la ria-pertura della propria legazione aTripoli e la nomina del nuovo am-basciatore. La Farnesina sta an-che lavorando per la rapida “r iat-t i va z i o n e ” del trattato d’amiciziache era stato sospeso all’iniziodella guerra.

Bettencourt. Il quotidiano hapubblicato stralci di un libro“Sarkozy ma tuer” in cui si rac-conta, per bocca della giudicePrevost-Desprez, colei che haistruito parte del caso giudizia-rio ma ne è stata estromessal’autunno scorso, che anche ilpresidente Sarkozy avrebbe ri-cevuto denaro contante. La giu-

dice ha detto agli autori del libroche l’infermiera della Betten-court ha rivelato al suo cancel-liere di aver visto Sarkozy pren-dere mazzette e di non averlosvelato quando fu chiamata a te-stimoniare per paura del poteredi Sarkozy. L’infermiera, però,in serata ha smentito, pur con-fermando il “clima di paura”.

di Robert FiskBeirut

L’Algeria ritiene che la ri-voluzione libica abbiaavuto l’appoggio del-l’Occidente perché il

Paese di Gheddafi è ricco dipetrolio. Quando all’iniziodell’estate l’emiro del Qatarsi è recato in volo ad Algeriper incontrare il presidentealgerino Abdelaziz Boutefli-ka recava un messaggio: nonaiutare il regime di Ghedda-fi. In altre parole, non sosti-tuire i carri armati e i blindatilibici distrutti dalla Nato conmezzi identici forniti dall’Al-ger ia.Da autorevoli fonti militariarabe, risulta che il presiden-te Bouteflika – che in Algeriaè il prestanome dei militaripraticamente come in SiriaAssad è il prestanome delpartito Baath – abbia dato lasua parola all’emiro del Qa-tar, salvo poi rimangiarsela.Moltissimi mezzi blindati difabbricazione russa impiega-ti da Gheddafi nel desertosono nuovi di zecca; certonon hanno l’aria di aver pas-sato gli ultimi cinque annitra le sabbie del deserto li-bico. Il ruolo del Qatar nelconflitto libico resta uno deimisteri irrisolti di questaguerra – la settimana scorsain piazza dei Martiri a Tripoli(l’ormai ex piazza Verde)sventolavano anche bandie-re del Qatar – e lo stesso pos-siamo dire del ruolo dell’Al-

geria. Gli arabi non sono ri-masti sorpresi nell’a p p re n -dere che molti familiari diGheddafi hanno cercato ri-paro in Algeria. Da anni glialgerini appoggiano le poli-tiche indipendenti – a n ch ese folli – di Gheddafi perchédalla loro storia hanno impa-rato una cosa: non accettaremai ordini provenienti dal-l’e s t e ro .

NEL MOMENTO stesso incui i francesi – occupanti, co-lonizzatori e persecutori del-l’Algeria per 132 anni – han-no deciso di bombardare laLibia, la resistenza ostinatadel regime di Gheddafi è ap-parsa agli algerini una riedi-zione della rivoluzione con-tro la dominazione francesecondotta dall’Fln algerino trail 1954 e 1962. Anche se ilibici da oltre quaranta anninon hanno accesso nelle loroscuole a libri di storia seri,conoscono fin troppo bene i

patimenti del loro Paese. IlFezzan (il Sahara libico, ndt),il deserto montuoso e sasso-so a sud delle città costiere,fu occupato dalle truppefrancesi molto dopo la finedella seconda guerra mondia-le per proteggere la frontieradell’Algeria, che allora facevaancora parte dell’i m p e rofrancese. Da secoli l’ar idafrontiera tra Libia e Algeria èuna delle rotte preferite deicontrabbandieri. Portare lafamiglia di Gheddafi in esilioin Algeria non ha comportatoun’imponente operazionemilitare. È stato un gesto ti-pico del ministro degli Esterialgerino quello di renderenota la presenza della fami-glia Gheddafi in Algeria. Aglialgerini piace mostrare al-l’Occidente – specialmenteai francesi – che la loro liber-tà, la loro fede nella nazionealgerina – deturpata dalla ri-voluzione islamista del1990-1998 – non possono es-sere merce di scambio con iPaesi occidentali.Non dovremo leggere i solitititoli del tipo “La famigliaGheddafi ha trovato segreta-mente rifugio in Algeria”.L’Algeria aveva tutto il dirittodi mostrarsi compassionevo-le nei confronti dei fratelliarabi libici. Se vogliono, i ri-belli libici alleati della Natopossono considerare la deci-sione di Algeri un “atto di ag-gre s s i o n e ”. Va anche ricorda-to che la battaglia condottada Gheddafi contro i nemici

islamisti interni – una batta-glia insignificante al confron-to della guerra feroce e san-guinosa tra il governo alge-rino e i nemici interni legatiad al Qaeda – ha saldato unasorta di alleanza tra il regimedi Gheddafi e i vari regimi mi-litari “d e m o c ra t i c i ” che si so-no succeduti al potere in Al-ger ia.

L’ORGOGLIOSA Alger iaavrebbe dovuto abbandona-re al suo destino il vecchiofratello Muammar solo per-ché gli arabi del Golfo e lepotenze europee (almeno al-cune) si sono rivoltati controil Colonnello? Il presidentefrancese Nicolas Sarkozy nel2007 abbracciava Gheddafi,meno di quattro anni dopo lobombardava. L’Algeria nonvolta le spalle ai suoi amici.Questo è, quanto meno, ilmodo in cui le autorità alge-rine possono spiegare il loroatteggiamento. Ma ci sonotra i servizi di sicurezza dei

due Paesi, che hanno fatto ri-corso alla tortura, agli assas-sinii politici e ai massacri perschiacciare la volontà dellagente, contatti meno chiari epiù sanguinosi. Molte voltegli algerini hanno passato aiservizi segreti del ColonnelloGheddafi informazioni rac-colte nel corso delle loro at-tività “anti-ter roristiche”. Lastoria dell’Algeria annoveraun numero maggiore di ba-gni di sangue – 150mila mortiper lo più civili sono un’enor-mità rispetto ai non moltis-simi casi di tortura e di as-sassinio politico della Libia diGheddafi – ma entrambi i go-verni sapevano che per rima-nere al potere bisogna saperusare il pugno di ferro.Inoltre l’Algeria non vuole di-ventare una seconda Libia. IlPaese è più libero e relativa-mente più democratico diquanto fosse nei tremendianni ’90. Ma è convinto – nonsenza ragione – che la rivo-luzione libica abbia avutol’appoggio dell’Occidenteperché il Paese di Gheddafi èricco di petrolio. L’Alger iapossiede le ottave riserve digas del mondo in ordine digrandezza ed è il quarto Pae-se del mondo esportatore digas. Sotto le sabbie dei suoideserti giacciono 12 miliardie mezzo di barili di petrolio eil 27% delle attuali esporta-zioni petrolifere è diretto ver-so gli Stati Uniti.Gli algerini sanno bene chese i libici avessero esportatopatate, l’Occidente sarebbeintervenuto con la stessa so-lerzia con cui avrebbe invasol’Iraq se la principale risorsaeconomica di Saddam Hus-sein fossero stati gli asparagi.Inutile quindi farsi illusioni otirare in ballo la questione“d e m o c ra t i c a ”. Accoglieremoglie e figli di Gheddafi èstato un gesto rivolto più al-l’Occidente che a quanto ri-mane del vecchio regime ti-rannico della Libia.

© The IndependentTra d u z i o n e

di Carlo Antonio Biscotto

È un bambino inglese di appena 11anni il saccheggiatore più giovane

condannato in relazione ai disordiniche il 6 agosto scorso scoppiarono nelsobborgo settentrionale londinese diTottenham e che poi, per parecchigiorni, sconvolsero gran parte del Re-gno Unito. Il ragazzino l’8 agosto fusorpreso in flagranza di reato da alcuniagenti nel quartiere di Romford, pe-riferia nord-orientale di Londra, men-tre stava cercando d’impadronirsi diun cestino per la carta straccia dal va-lore di 50 sterline, poco più di 80 euro,in mostra nella vetrina di un supermer-cato il cui vetro era appena stato sfon-dato da alcuni facinorosi. Per quel fur-to gli sono stati inflitti diciotto mesi diriabilitazione in un centro per minori,più i successivi sei mesi durante i qualisarà sottoposto a libertà vigilata in unalocalità da decidersi. “È mia opinione

che il reato da te commessosia stato molto grave”, lo haapostrofato nel pronunciarela sentenza il giudice, JohnWoollard. “Se tu fossi stato

un po’ più grande saresti finito in pri-gione, perché là ti avrebbero sorve-gliato meglio che da qualsiasi altra par-te. Devi comprendere con assolutachiarezza che non te ne puoi andare ingiro a commettere illeciti di quella na-t u ra ”. Il reo, le cui generalità per ra-gioni di età non sono ovviamente statedivulgate, in realtà aveva già un pre-cedente: appena cinque giorni primadi partecipare ai tumulti, infatti, erastato affidato insupervisione aiservizi sociali peraver squarciatocon un coltelloun sedile a bordodi un autobus, eaver quindi cer-cato di dare fuo-co all’i m b o t t i t u-ra .

L O N D RA C o n d an n at obambino di 11 anni

Tiro al bersaglio su un muro di Bab al-Aziziyah a Tripoli (FOTO LAPRESSE)

Eliseo Il presidente Nicolas Sarkozy non esclude “attacchi preventivi” all’Iran (FOTO ANSA)

Ramadan a Tripoli: dopo 42 annila festa senza Gheddafi (FOTO FABIO BUCCIARELLI)

Page 14: Il Fatto Quotidiano 1 Settembre 2011

pagina 14 Giovedì 1 settembre 2011

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

Woody AllenUltimi ciakper il registaa Roma,che oggi giraal Colosseo

O’ConnorSu Twitter:“Basta vivereda suora,cercoun uomo”

Sean Penn“Sono stato4 anni conMadonnasenza verod i a l og o ”

RugbyPresentata laNazionaleAzzurra inpartenza peri mondiali

di Elisa Battistini

Essere vicini al potere ci fa sentires ex y ”. Una frase così, detta dauno degli attori più impegnati,bravi e schivi d’Italia, suona stra-lunante. Silvio Orlando è sul setde Il delitto di via Poma di RobertoFaenza, dove interpreta “l’ispet -tore che si rende conto degli er-rori che la Polizia sta commet-tendo per chiudere in fretta l’in -dagine sulla morte di SimonettaC e s a ro n i ”. E che, ovviamente,cerca di opporsi all’insa bbia-mento della verità. Per l’attore èquasi una maschera, quella delbuono a disagio con le nefandez-ze di potenti e prepotenti. Ma inrealtà, neppure per lui le cose so-no così semplici. “Il 13 ottobredebutterò a Bellinzona con lospettacolo Il nipote di Rameau trat -to da Diderot, che porto all’Eli -seo il 22 novembre e di cui faròuna prova aperta al Festival dellaMente di Sarzana, sabato. È la pri-ma produzione di una piccolasocietà che si occupa di teatro emusica, il Cardellino. Ho decisolavorare su questo testo perchéRameau sono io”.Allora partiamo dai fonda-mentali: chi è Rameau?È un musicista cinico in un’epo -ca – il Settecento – in cui i com-positori erano dei servi dei Re odella nascente borghesia. Rame-au è lucidamente rassegnato allacortigianeria. E dialoga con Di-derot che, da intellettuale illumi-nista, crede nella possibilità diagire sulla realtà. Rameau espri-me l’altro lato della medaglia: èinutile che vi affanniate tanto, lavita va così e andrà sempre così.È un uomo dotato di una sottileintelligenza che lo porta a una di-gnità paradossale e a ribaltareposizioni morali che sembranoovvie. “Chi cerca di cambiare ilmondo in meglio lo peggiora”,dice. Cioè, anche con buone in-tenzioni si rischia di fare casino.Infatti poi arriva la Rivoluzionefrancese ma anche il Terrore...

Silvio Orlando, quello che neIl Caimano produceva un filmsu Berlusconi, che ne Il porta-borse finiva per scoprirequanto era corrotto il politico– di chiara ispirazione sociali-sta – Cesare Botero, è diven-tato reazionario?No, ma mi pongo mol-te domande. Miinteressa co-noscere il Ra-meau, il ser-vo del padro-ne, che è den-tro tutti noi.Cosa siamo di-sposti a perde-re o a barattareper lo status so-ciale? Quanto met-tiamo a disposizionedi noi per essere unpo’ più famosi? Poi michiedo anche se esistaun padrone buono eonesto. Se esista unoche non abbia mai fat-to un bilancio falso. Oun politico che nonsia corrotto.Ne Il portaborselei interpretavaLuciano San-dulli, un bravoinsegnante dilettere cheviene chia-

in & out

Il bilancio del Calciomercato

Napoli super, Milan solido, Roma chissàdi Giancarlo Padovan

I n un mercato caratterizzato da partenze eccellenti(Eto’o, Sanchez , Pastore) e cospicui tesoretti (In-

ter, Udinese e Palermo hanno incassato complessiva-mente più di cento milioni di euro), la Roma mono-polizza l’ultima mezza giornata e centra quattro colpidi livello: Kjaer, Pjanic, Gago e Borini. Rimedia, alme-no in parte, anche l’Inter preferendo Zarate (2 milionie mezzo per il prestito più 15 milioni e mezzo per ilriscatto) a Palacio (resta al Genoa dove non è arrivatoGilardino, ma Caracciolo). La nostra griglia di parten-za per il prossimo campionato è la sintesi tra il mer-cato e la valutazione tecnica della squadra.MILAN: ha speso poco, non gli serviva molto. L’ac -quisto di Mexes (a costo zero dalla Roma) rafforza ladifesa meno battuta della scorsa serie A. Aquilani inprestito con obbligo di riscatto fissato a 7 milioni(scatterà a venticinque presenze globali) completa ilcentrocampo che, però, avrebbe avuto bisogno d’al -tro. L’arrivo di Nocerino (dal Palermo) è un rammen-do sull’infortunio di Flamini. A gennaio (per un paio dimilioni) o a giugno 2012 (gratis) può ricercare Mon-tolivo, separato in casa-Fiorentina.

NAPOLI: parlare di scudetto non è più un eccesso,forse è un lusso permettersi Pandev riserva. Tuttaviala forza del nuovo Napoli è rappresentata proprio dairincalzi che assicurano a Mazzarri un’ampia scelta.Inler e Dzemaili cambieranno il centrocampo soprat-tutto nella fase di costruzione e l’attacco, già straor-dinario, ne può trarre ulteriore vantaggio. Le incogni-te sono due: l’alchimia interna al gruppo e il peso (o ilcondizionamento) della Champions.ROMA: oscilla tra gli eccessi sia per i soldi (70 milionispesi, 20 incassati), sia per gli uomini (troppi gli at-taccanti: Bojan, Osvaldo, Lamela oltre a Totti, Borriel-lo, Okaka). È migliorato sensibilmente il centrocam-po, con l’arrivo di Gago e Pjanic, dove la qualità as-sicurerà pochi tocchi, palla veloce e precisa. Nel set-tore, tra l’altro, abbondano giovani promettenti. Daverificare la difesa dove spicca un gran portiere (Ste-kelenburg). Restano due nodi: il mancato rinnovo delcontratto di De Rossi e i difficili rapporti tra Luis Enri-que e Totti.INTER: l’operazione Zarate e quella che ha portatoForlan in nerazzurro non possono far dimenticare lapartenza di Eto’o e il mancato rinnovamento di uncentrocampo vecchio e usurato (Kucka arriverà nel

2012 e Poli non basta). Resistono le perplessità sulsistema di gioco (e a nulla serve sottolineare che a tredietro vuol giocare anche il Barcellona), non solo perla posizione di Sneijder che resterà controvoglia (eraconvinto di finire al Manchester United).JUVENTUS: operazioni più convincenti rispetto adun anno fa (su tutte Pirlo e Vucinic) anche se la difesaresta quella dell’anno scorso (tranne Lichtsteiner) eMarotta non è riuscito a prendere nessun top player(né Alex, né Lugano, né Bruno Alves). In compensoha speso ancora tanto (52 milioni più i riscatti di Matri,Quagliarella, Pepe e Motta che andranno a bilancio).Molto ruota intorno al 4-2-4 di Conte che potrebbediventare 4-3-3. E non dipende solo dagli interpreti.LAZIO: Rinunciando a Zarate, il più costoso degliacquisti della sua gestione, Claudio Lotito si riavvicinaa Massimo Moratti dopo lo “scippo” di Pandev e ac-contenta il suo allenatore, Reja. Economicamentenon è ancora un affare, ma la partenza dell’ar gentinose non altro peso ad un organico. Il centrocampo è diprimissima qualità, Cissè (ieri infortunatosi) e Klosesono stati ingaggiati per rendere subito (e con ingaggipesanti), però non vedo una Lazio che vada oltre l’Eu -ropa League.

mato da un ministro, Boteroappunto, per fargli da gho-st-writer. Il film, che uscì nel1991 precedendo Tangento-poli, raccontava un clima didisfacimento. Come oggi? Oqualcosa è cambiato?All’inizio degli anni Novanta inItalia si percepiva la possibilità diuna svolta enorme perché stavacrollando un sistema politico.C’era un moto di ribellione vero,non c’era la rassegnazione chec’è adesso e c’era ancora rappre-sentanza politica. Oggi c’è Inter-net, che porta in piazza la genteda un giorno all’altro ma non hacapacità progettuale duratura. Si

crea rapi-damen -te un ri-bellismomeno

violento dialtre epo-che, ma deltutto imbel-

le.Sandulli, nel

film, gode conpiacere dei privi-

legi che la sua vici-nanza a Botero glifanno avere...Il protagonista de Il por-tabor senon è un puro. Èun provinciale che vi-ve di sincera passioneper lo studio e lavora

L’EX “PORTAB ORSE”Silvio Orlandoe l’Italia dei cortigiani

NON CI RESTACHE IL CINISMO “Rispetto a 20

anni fa, i privilegidel potereseducono tutti,ci fanno sentiresexy e non c’è piùvera ribellione”

Silvio Orlandoporterà in scena“Il nipote diRameau” tratto daun testo di Diderot(FOTO LAPRESSE)

“in nero” per uno scrittore in cri-si. Dotato di buon talento, vienesegnalato al ministro e si ritrovanella politica con la ‘p’ maiusco -la, o forse minuscola. Ma Sandul-li crede e vuole credere a Botero,che lo affascina moltissimo. Esmette di porsi le domande chesi dovrebbe fare: perché que-st’uomo mi fa regali? Perché lamia compagna ha ricevuto dipunto in bianco il trasferimentoche attendeva da anni? Non vuo-le vedere, non vuole capire... lasua vita migliora servendo il po-tere e c’è un momento in cui San-dulli lo accetta perché in fondo èun ingenuo. Alla fine, ma solo al-la fine, si ribella. Ecco, oggi nonvedo più né ingenuità né ribel-lione.Cioè, non si potrebbe fare unfilm come Il portaborse su unpolitico del Pdl?Direi di no. I giochi sarebberochiari fin dall’inizio. Nessuno siaspetterebbe altro che di riceve-re favori, venendo a contattocon un berlusconiano. Per que-sto sono arrivato a Rameau. Per-ché oggi i cortigiani –che ci sonosempre stati – sono diventati lanorma sociale. Ma è una pulsio-ne che appartiene a tutti. Esserericonosciuti, avere un rapportocon il potere, ci rende più sexy.Essere famosi ci rende felici. Ba-sta guardare gli intellettuali chevanno in tv: se si abituano a star-ci, devi portarli a casa con la for-za, con la camionetta...Ribaltiamo la questione: il fe-stival di Venezia si apre colfilm di Clooney che “basto -na” i democratici e indiretta-mente anche Obama. Perchéin Italia non facciamo un film

sui dissesti e la corruzionedella sinistra?Un film sul caso Penati, peresempio? Temo non si voglia farpassare il messaggio che tutti so-no colpevoli allo stesso modo.Di certo penso che per l’80 percento degli italiani un politicoonesto sia solo uno che non è an-cora stato scoperto. Ma siamotutti, in fondo, un po’ consape -voli che oggi è impossibile resta-re lontani dalla seduzione dellacarriera. È molto difficile rinun-ciare a un privilegio, alla fama, almeccanismo del Maurizio Costan-zo Show. Non parlo di corruzio-ne, ma delle tentazioni quotidia-ne che ci sono anche sui posti dilavoro, in una società così par-cellizzata, senza un baricentroche ricompatti tutto.Evidentemente gli americanilo possiedono...Gli americani hanno una proie-zione mitica di loro stessi e dellaloro identità, che gli consente lacritica ma li fa vivere di certezze.Da europeo, alla fine, amo peròmolto chi cerca la verità ma nonchi pensa di averla trovata.

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Giovedì 1 settembre 2011 pagina 15

beral, ma supera gli esiti ar-tistici ed estende l’ambitod’interesse. Perché non è so-lo la politica, e non è solo l’A-merica: “Quasi tutti i politicisono ricchi e l’utilizzano co-me arma di seduzione”. Chivi viene in mente? Appunto,e Clooney saleggere nelp e n s i e ro :“Ogni Pae-se ha unoscandalo

sessuale a cui pensare, mache sia Strauss-Kahn o altrinon darò mai consigli in me-r ito”.

AC CA N TO alla questionemorale, rimangono in piedile responsabilità della politi-ca: “Hollywood non è Wa-shington, anche se certe vol-te lo si dimentica”, accusaHoffman, e Giamatti incalza:“La linea di demarcazione og-gi è confusa: Hollywood sem-bra il paese dei balocchi ri-spetto a quanto accade a Wa-shington”. E il perché lo spie-ga Clooney: “I compromessia cui può scendere un attorenon cambiano il destino diun popolo. Il mio è un gioco:se faccio un errore, non costala vita a migliaia di persone”.Eppure, almeno idealmenteil cinema può cambiare ilmondo: didascalismi tenuti abada, interpreti super (Go-sling è in stato di grazia, daCoppa Volpi) e una dramma-turgia tanto tradizionalequanto efficace, The Ides ofMarch è il Yes We Can messo inMostra, col legittimo sospet-to che Clooney sia meglio co-me regista che attore. Tuttobene, dunque? Quasi, perchéil buco d’amianto nel Nuovopalazzo del cinema non si rie-sce a imbucarlo da nessunaparte e se n’è accorto pure LeMonde: “C’è e si vede, ma sa-rebbe ancora più profondo –accusa il presidente dellaBiennale Baratta – se le isti-tuzioni non reagissero e nontrovassero il modo di risolve-re la situazione”. Strano, perGalan viceversa “la situazio-ne è chiara, c’è una proposta,e non sono stati buttati via isoldi dei cittadini”, ma lungola grande muraglia che locontiene si snoda il parados-so più smaccato della 68esi-ma Mostra: la banda tricoloredei 150 anni dell’Unità d’I t a-lia. O, secondo i maligni,quelli che ci separano dallafine dei lavori. Tutto il restosono convenevoli dei giurati(“Un premio aiuta ma ancheno”, dice Aronofsky), alber-ghi della Madonna – ne haprenotati 5 per depistare ipaparazzi, oggi passa il suoW.E. – e le sagome pugnalatealle spalle delle donne poli-ziotto del sindacato Coisp,che porta in passerella la pro-testa per i tagli.

IL FUMETTO

ANCHE LE VITE PIÙ ORDINARIE POSSONODIVENTARE UN GRAPHIC NOVEL

SECONDO TEMPO

VENEZIA / FESTIVAL DEL CINEMA

LA QUESTIONE MORALE (AMERICANA)SECONDO GEORGE CLOONEY

“Ogni Paese ha uno scandalo sessuale”di Federico Pontiggia

Là dove c’era Cesare og-gi c’è Obama, là dovec’era Shakespeare orac’è George Clooney. Il

passaggio di testimone nonè solo nel titolo, Le Idi di Mar-zo , ma anche nella qualità:The Ides of March è la miglioreapertura della Mostra di Ve-nezia degli ultimi anni. Cloo-ney l’aveva messa come con-dizione perché il suo filmfosse qui – e non a Toronto –in anteprima mondiale: do-po avergli rifiutato l’o n o rel’anno scorso per l’insulsoThe American, il direttoreMarco Mueller ha dato il pla-cet, centrando l’ouver turedi gusto (ovazione dellastampa, passerella gremita)e sostanza (è la sua ottava,forse ultima, cabina di regiaal Lido).

ANCOR PRIMA che bel-lo, è un film importante, eper tanti motivi. Chi tra i no-stri registi di sinistra, innan-zitutto, avrebbe polso esguardo per mettere alla ber-lina, perché di berlina si trat-ta, un Obama nostrano, unVeltroni qualsiasi? La doman-da è retorica, non la rispostache Clooney affida a “un filmnon politico, ma sulla que-stione morale: che significaesseri disposti a vendere lapropria anima?”. Libdem egià accanito sostenitore dellacorsa alla presidenza, Geor-ge non rinnega il suo Barack– “Spero venga rieletto, hototale fiducia in lui, anche setra i repubblicani ci sono fi-gure inedite” – eppure lastessa genesi del film segnalache più di qualcosa è cam-biato: “È stato pensato nel2007, poi è stato eletto Oba-ma: l’ottimismo era diffuso e

questa sceneggiatura così ci-nica, quindi l’abbiamo ri-mandato. Ma l’anno dopo èarrivato il momento”. Trattodalla pièce di Beau WillimonFarragut North e scritto daClooney con il sodale GrantHeslov e lo stesso Willimon,è ambientato in Ohio duran-te le primarie del Partito De-

mocratico: Stephen, il giova-ne e idealista guru della co-municazione (Ryan Gosling)del candidato Mike Morris(Clooney), viene progressi-vamente coinvolto nel cini-smo e nella corruzione delteatrino politico. Tra falli-mentari invocazioni alla leal-tà (il suo capo Philip Se-ymour Hoffman), infidi ma-chiavellismi (Paul Giamatti,addetto stampa del candida-to rivale) e stagiste (Evan Ra-chel Wood) di clintonianamemoria, scoprirà che in po-litica si può cadere rovinosa-mente, cadere in piedi o noncadere affatto. Mors tua vitamea a stelle & strisce, dove“un presidente può fare ditutto, tranne scoparsi le sta-g iste” ed è facile scambiareLeoni per agnelli, per citarequel Robert Redford di cuiClooney segue la lezione li-

èBRASEIRORoberta Sa’2005 – UniversalOriginaria di Natal, Brasile,classe 1980, Roberta èl’autentica rivelazionedell’universo pop latino abase di samba e bossanova.Quattro album all’attivo (piùun live e un dvd) testimonianol’ascesa di una voceammaliante e sensuale. Nel2002 è arrivata la sua grandeoccasione: partecipare alprogramma televisivo Fama,molto popolare nel suo paesed’origine. Roberta è solare,mescola nuovi ingredienti allasaudade conosciuta fin qui.“Quando o Canto é Reza”(quando il canto è preghiera)e “Que Belo Estranho Dia PraSe Ter Alegria” (che belgiorno strano per esserefelici) sono i suoi migliorifrutti. È stata proposta aiGrammy dell’America latinacome nuova rivelazione: nonha vinto ma si è fatta notareparecchio. Nel live uscitorecentemente arriva il tributodei grandi ospiti: NeyMatogrosso, Yamanda Costae il Trio Madeira.“Mambembe” è larealizzazione di un sogno: inBraseiro (braciere) Robertaomaggiava Chico Buarquecon “Pelas Tabelas”; ildesiderio di conoscerlo ecollaborare insieme si èrealizzato quasi per caso,quando Roberta si accorse diavere come vicino nellostudio di registrazioneproprio Buarque. “Casa PreFabricada” parla di un amoredirompente che arriva con laprimavera; “quando fa freddo,lei tesse un cappotto con ilsorriso caldo del suo nuovoinnamorato; gli chiede dicantare e quando lo sente lamusica giunge direttamente alsuo cuore”. Per chi ha letto“La pattuglia dell’alba” di DonWinslow questa potrebbeessere davvero l’ondap e r fe t t a .

CD in u s c i ta³è I’M WITH YOURed Hot Chili Peppers( Wa r n e r )“Around The World” è,probabilmente, il più stiloso epotente inizio di una canzonenella storia della musica rock,seguito da “What’s TheFrequency Kenneth?” dei Rem;anche il nuovo disco dei RedHot Chili Peppers si apre contoni ruvidi da jam session e unbasso da brividi. La dipartita diJohn Frusciante avevanuovamente allarmato i fan delgruppo ma dopo la proiezionel’altro ieri in 900 cinemadislocati in ogni parte delmondo dell’anteprima del discoin diretta dall’E-Werk diColonia c’è chi si è giàaffezionato al nuovo arrivatoJosh Klinghoffer. “I’m WithYo u ” è energico e si ascolta conpiacere: parte con un’iniezionedi funk Anni ’70 e prosegue concitazioni più o menoriconoscibili del meglio del rockdel passato. Il sound dei Policesi nota in “Ethiopia”, nel breakdi “Goodbye Hooray” e nellechitarre di “Look Around”. È unalbum senza grosse novità, lacifra stilistica dei Red Hot èl’adrenalina continua, senzasosta (a parte la ballata“B re n d a n ’s DeathSong”, conuno sprint nel finale). Insieme aiFoo Fighters, i Red Hot ChiliPeppers sono oggi, i più forti incircolazione. (Guido Biondi)

SECONDO TEMPO

Sopra, Ryan Gosling e il poster del “c an d i d at o ” George Clooney in un’immagine di “Le Idi di Marzo”In basso, Medardo Rosso, “Bambino al sole”, 1892

L o stupore colpisce al contrario, in questo caso. Vienespontaneo domandarsi perché non ci siano molte per-

sone, gruppi o addirittura una cospicua fila, a voler vi-sitare una mostra come “Grandi Nuclei Arte Moderna II”,allestita presso la vetusta (ma robusta e ricca di sorprese)Galleria Nazionale d’Arte Moderna (GNAM) di Roma. Ècerto che la stessa, con un titolo più seducente, poster ecitazioni a effetto, magari promossa da un’istituzioneprivata o estera, avrebbe ottenuto più recensioni e unpieno di presenze al pari di altri eventi capitolini fintroppo sovrastimati. Viceversa questa mostra, a cura diMassimo Mininni, che raccoglie integralmente e per laprima volta opere (presenti negli archivi fra 24.000 ope-re di proprietà della Galleria) di Balla, De Pisis, Mafai,Martini, Melli, Morandi, Prampolini, Raphael, Rosso eSironi è davvero straordinaria. Il “dietro le quinte” ch esvela la storia di decenni di lungimiranti acquisizionimuseali si confonde con la meraviglia della sfilata di ca-polavori di colossi del Novecento, colti nei loro aspettipiù segreti, come il Balla intimo, familiare e iperfigu-rativo del cupo trittico A f fe t t i (1910) e del dolente au-toritratto Autodolore del 1947. Molti i paesaggi, davverorari, di Giorgio Morandi (presente con ben 22 opere) e lalunga, emozionante, sequela di cere e bronzi di MedardoRosso, geniale scultore attivo nel primo quarto del se-colo. E tanti altri pezzi indimenticabili, come Solitudine(1925) di Mario Sironi, per una mostra che non meritaper alcuna ragione di essere ignorata.Grandi Nuclei Arte Moderna II. GNAM, Via delle BelleArti 131, Roma. Orario mart-dom 8,30-19,30. Info:0632298221. Fino al 23 ottobre 2011

A RT E

DIETRO LE QUINTEDEL NOVECENTO ITALIANO

di Claudia Colasanti

LA BANALEADOLESCENZA DI JOE MATTèIl bel tempodi Joe Matt, Coconino Press - Fandango, 120 pag., 16,00 euroLa grande moda dei graphic novel, soprattutto in America, ha crea-to un fenomeno pericolosissimo: l’autobiografia a fumetti di chinon ha nulla da dire. Decine di tavole su fantasie adolescenziali,primi amori, scoperte del mondo e normali esperienze che nulla dispeciale hanno se non di essere capitate a un autore di fumetti.Nell’ultima pagina di “Il bel tempo” Joe Matt ci informa che “hatrascorso una fanciullezza idilliaca a Lansdale, in Pennsylvania” eche “ha cominciato a disegnare fumetti autobiografici nel 1987”.Da allora non ha smesso, prima con una serie di successo dal titoloPeepshow e ora con questo libro, “Il bel tempo”, che esce in Italiaper Coconino. L’impressione è però che Matt non abbia molto daraccontare, le 120 pagine scorrono rapide tra episodi minimi e soloa tratti divertenti, tra le ossessioni del giovane Matt per le quo-tazioni dei fumetti e le reprimende del burbero padre. C’è una dosedi autoironia perfino eccessiva, il personaggio dell’autore da gio-vane diventa quasi una parodia. Ma almeno Matt ha un tratto mor-bido ed efficace, che ricorda quello di Charles Burns (“Black Ho-le”), con una netta contrapposizione di bianchi e neri che rendeaccattivanti anche le tavole dove la narrazione è più banale. Mattriesce a raccontare un’infanzia ordinaria senza annoiare. E questoper un graphic novel autobiografico è già un buon risultato.

Stefano Feltri

“Le Idi di marzo”apre la kermesseIl regista:“Mi sono chiestocosa significavederela propria anima”

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pagina 16 Giovedì 1 settembre 2011

20.57 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo21.00 NOTIZIARIO Newslunghe da 2421.27 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo21.30 RUBRICA Meridiana- Scienza 121.57 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo22.00 ATTUALITÀ Inchiesta3 (Interni) (REPLICA)22.30 NOTIZIARIO Newslunghe da 2422.57 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo23.00 RUBRICA Consumi econsumi23.27 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo23.30 RUBRICA Tempi sup-plementari23.57 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo0.00 NOTIZIARIO Newslunghe da 240.27 PREVISIONI DEL TEM-PO Meteo

11.00 REAL TV Forum13.00 NOTIZIARIO TG5 -Meteo 513.40 SOAP OPERABeautiful14.10 SOAP OPERA Cento-Vetrine14.45 FILM RosamundePilcher: Sopra le nuvole16.45 FILM Il diario diSuzanne per Nicholas18.50 GIOCO La Stangata20.00 NOTIZ. TG5 - Meteo 20.40 VARIETÀ Paperissi-ma Sprint21.20 PRIMA TV MEDIASETFILM I mostri oggi. ConDiego Abatantuono,Giorgio Panariello.23.25 NOTIZIARIO TG5Numeri in chiaro23.55 FILM Un boss sottostress. Con Robert DeNiro, Billy Crystal.1.50 NOTIZIARIO TG5Notte - Meteo 5 Notte2.20 VARIETÀ Paperissi-ma Sprint (REPLICA)

11.25 TELEFILM Una mam-ma per amica12.25 NOTIZIARIO StudioAperto - Meteo13.00 NOTIZIARIO SPORTI-VO Studio Sport13.40 PRIMA TV CARTONIANIMATI Detective Conan14.10 CARTONI ANIMATI ISimpson15.00 TELEFILM How I MetYour Mother15.30 TELEFILM Gossip Girl16.20 TELEFILM The O.C.17.10 TELEFILM HannahMontana18.05 SIT COM Love Bugs18.30 NOTIZ. Studio Aper-to - Meteo - Studio Sport19.25 TF C.S.I. Miami21.10 TELEFILM C.S.I.22.00 PRIMA TV MEDIASETTELEFILM White Collar23.50 TELEFILM The Closer0.45 RUBRICA SPORTIVAPoker1mania1.35 NOTIZIARIO StudioAperto - La Giornata

11.30 NOTIZIARIO TG4 -Meteo - Vie d’Italia noti-zie sul traffico12.00 TELEFILM Un detec-tive in corsia13.00 TELEFILM La signorain giallo13.50 REAL TV Il tribunaledi Forum - Anteprima14.05 REAL TV Sessionepomeridiana: il tribunaledi Forum15.10 TELEFILM HamburgDistretto 2116.05 Riassunto: TheMentalist16.15 FILM Lord Brummel18.55 NOTIZ. TG4 - Meteo19.35 SOAP OPERA Tempe-sta d’amore20.30 TELEFILM WalkerTexas Ranger21.10 FILM Speed 2: Senzalimiti23.45 FILM L’ultimo re diScozia2.25 FILM Zio Tom -Addio zio Tom

11.25 TELEFILM Chiamatad’emergenza12.30 REAL TV Cuochi efiamme13.30 NOTIZIARIO TG La713.55 FILM Italiani. ConVanessa Gravina, GiulianaDe Sio.16.05 DOCUMENTARIOShamwari Savana Hospital17.00 TELEFILM L’ispettoreBarnaby19.00 TELEFILM Relic Hun-ter20.00 NOTIZIARIO TG La720.30 ATTUALITÀ In Onda.Condotto da LuisellaCostamagna e Luca Telese21.10 FILM Il mio grossograsso matrimonio greco.Con Nia Vardalos, MichaelConstantine. 23.10 NOTIZIARIO TG La723.25 FILM Totò e Cleopa-tra. Con Magali Noël,Totò, Moira Orfei1.30 DOCUMENTI La7Colors

��/ I mostri oggiFilm composto da sedici episodi neiquali vengono studiati e parodiati vizi,debolezze e paure del nostro bel paeseai giorni nostri. Ognuno degli episodiruota intorno a figure centrali, inter-pretate dai tre attori protagonisti, Die-go Abatantuono, Giorgio Panariello eClaudio Bisio, ai quali si affiancanocoprotagoniste di lusso come SabrinaFerilli ed Angela Finocchiaro.Canale 5 21,20

��/ Il mio grosso grasso matrimonio grecoToula Portokalos ha trent'anni, non èparticolarmente attraente (anzi), è singlee lavora nel ristorante greco gestito daipropri genitori. Da tempo il padre le ten-ta tutte per trovarle un buon partito.Naturalmente greco, perché le tradizionivanno rispettate, sempre e senza appello.E invece Toula si innamora di un ameri-cano. Lui è bello, intelligente, gentile,insomma perfetto, tranne che per un par-ticolare... non è greco. La 7 21,10

��/ L’ultimo re di ScoziaUganda, 1971. Il giovane scozzese Nicho-las Garrigan, fresco di laurea in medicina,approda in Africa con il nobile intento diaiutare la popolazione locale. Per unaserie di circostanze fortuite, conosce IdiAmin Dada, feroce dittatore del paese. Idue sulle prime si piacciono, per cui Aminpropone a Nicholas di diventare il suomedico personale. Lo scozzese accetta,ma si renderà conto di quanto sia crudala realtà celata dietro al potere...Rete 4 23,45

�Somalia: un leone senza denti“Somalia: un leone senza denti” è ildocumentario di Piero Marrazzo che sipropone di raccontare, attraverso gliocchi obiettivi dei protagonisti, la diffi-cile condizione di instabilità in cui dasempre si trova questa splendida terra,la diaspora della disperazione e del suc-cesso che la caratterizza. Il documenta-rio proporrà interviste effettuate esclu-sivamente a uomini e donne apparte-nenti alla comunità somala. Rai 3 23,40

TRAME PROGRAMMI

DI OGGI

DEI FILM DA NON PERDERE

LA TV

11.35 TELEFILM Provaciancora Prof 213.30 NOTIZIARIO TG1 -TG1 Economia14.10 ATTUALITÀ VerdettoFinale15.00 FICTION Un medicoin famiglia 616.50 ATTUALITÀ TG Parlamento17.00 NOTIZIARIO TG1-Che tempo fa17.15 TELEFILM Heartland17.55 TELEFILM Il Commis-sario Rex18.50 GIOCO Reazione acatena20.00 NOTIZIARIO TG120.30 GIOCO Colpo d’occhio 21.20 DOCUMENTARIOSuperquark23.35 AMEDEO MINGHI INCONCERTO EVENTOL’ascolteranno gli Americani1.10 NOTIZIARIO TG1Notte - Che tempo fa

12.05 SPORT Atlet. legge-ra, IAAF World Champion-ships 2011 Giorno 6 (DIR)13.00 NOTIZ. TG2 Giorno13.25 SPORT Atlet. legge-ra, IAAF World Champion-ships 2011 Giorno 6 (D)15.30 TELEFILM SquadraSpeciale Colonia16.20 TF The Good Wife17.05 TF Life Unexpected17.45 NOTIZIARIO TG2Flash L.I.S. - Rai TG Sport18.15 NOTIZIARIO TG218.45 TELEFILM Cold Case19.35 TF Senza traccia20.25 Estrazioni del Lotto20.30 NOTIZ. TG2 - 20.3021.05 PRIMA TV RAI TELE-FILM Private Practice. Ter-za stagione, ultimi episodi22.45 PRIMA TV TELEFILMSupernatural23.25 NOTIZIARIO TG223.35 DOCUMENTARIO LaStoria siamo noi: 11 set-tembre - Dieci anni dopo0.30 ATT. TG Parlamento

14.00 NOTIZ. TG Regione- Meteo - TG3 - Meteo 314.50 RUBRICA TGR Piaz-za Affari14.55 NOTIZ. TG3 L.I.S.15.00 RUBRICA FIGU 15.05 TF The Lost World15.50 FILM Ma chi te l’hafatto fare17.15 DOCUMENTARIOGEOMagazine 201118.55 NOTIZ. Meteo 3TG3 -TG Regione - Meteo20.00 Blob a Venezia 201120.15 TELEFILM Sabrinavita da strega20.35 SOAP OPERA Unposto al sole21.05 PRIMA TV TELEFILMSulle tracce del crimine23.00 NOTIZ. TG Regione23.05 ATTUALITÀ TG3Linea notte estate23.40 FILM DOCUMENTA-RIO Somalia: un leone senza denti0.35 RUBR. Appuntamen-to al cinema

� La storia siamo noi“Rudolph Giuliani - Il mio 11 settem-bre”. L’11 settembre 2001 secondo unodei grandi protagonisti di quel giorno e diquelli successivi alla tragedia: RudolphGiuliani. L’allora sindaco di New York, neltentativo di far fronte alla tragedia e alcaos, diventò, suo malgrado, un eroe: coor-dinò gli interventi, vide sparire inghiottitidal crollo delle Torri i suoi più stretti col-laboratori e fu in prima fila nella gestionedell’inimmaginabile.Rai 2 23,35

�Superquark“Protagonista l’orso polare”. La puntata,che chiude questa stagione del program-ma, si apre con un documentario dellaBbc sull’orso polare. Telecamere nascostenegli iceberg hanno spiato la vita degliorsi in un ambiente così difficile. A segui-re, Alberto Angela ripercorre le tappe diuna vicenda poco nota della SecondaGuerra Mondiale: una pericolosa missionedi 19 bombardieri della Royal Air Force,svoltasi nel maggio del 1942.Rai 1 21,20

TELE+COMANDO

di Paolo Ojetti

T g1Sì, certo, c’è qualche intoppo, magari bi-

sogna riscrivere qualche emendamento, ma in-somma di cosa ci si lamenta? C’è Gasparri: “Ilgoverno lavora per contrastare una difficile si-tuazione internazionale”. Ma il punto non ènemmeno questo: il vero punto –che spunta daogni angolo del Tg1 – è che i soldi che mancanoli troveranno “incrementando la lotta all’e va-sione fiscale”, “la lotta ai grandi evasori” (ver -sione Bricolo), per rendere “incisiva e produt-tiva la lotta all’e vasione”(versione di Luigi Mon-fredi). Gli evasori tremano, nei loro panni noimanderemmo il malloppo in Svizzera aspettan-do il sicuro condono. Per evitare cattivi pen-sieri, meglio buttarsi subito su Penati con Ele-na Fusai che intervista l’ex-sindaco Albertini.Non ci sono novità, ma un Penati al giorno to-glie il resto di torno. C’è una sorpresa, manca lospot pubblicitario per la Gelmini. Anzi, si parladel caro-libri: per un liceale, almeno 500 euro,un milioncino delle vecchie lire.

T g2I rottami di quella che fu una “m a n ov ra ”

ingombrano anche l’apertura del Tg2. Ritorna-no i benefici per il calcolo dell’ anzianità pen-

sionabile (i 4 anni tecnicidella laurea e l’anno di ser-vizio militare), ma il gover-no è in totale confusione.Talmente confuso che affi-da a G a s p a rr i il compito dirassicurare tutti: stiamo la-vorando. A cosa, non si sa,perché nessuno crede piùalla “lotta all’e vasione”. Maattenzione, qualcuno lassùnon ci ama, l’Europa si è ac-

corta che la tanto lodata “m a n ov ra ” è un abortodi forma incertissima. Spazio sconsiderato allaGelmini che promette, promette, promette “lascuola del merito”, “il contatto più stretto frascuola e imprese”, assunzioni a decine di mi-gliaia. È la solita politica degli annunci alla qualecredono solo i telegiornali “amici”.

T g3Ma che ci vuole a fare un telegiornale nor-

male, umano? Non è difficile. Il Tg3 racconta –con i servizi di Francesco Accardo, Ines Uva,Maurizio Ambrogi – quello che sta succeden-do: il governo è nel caos, nella maggioranzastanno demolendo quello che avevano preca-riamente costruito “in 15 giorni e sette ore”,spariscono e ricompaiono provvedimenti chesembravano granitici. Erano tutti “s o d d i s fa t t i ”,ma di cosa? Dopo la Cgil, anche i “sindacati ami-ci” erano sul piede di guerra, la “Pa d a n i a ” hasparato le pallottole delle proteste dei “pada -ni”. Insomma, ha vinto la paura. Purtroppo“l’Europa ci guarda” e non si fida di questo go-verno scombiccherato. Berlusconi si defila an-che se Osvaldo Napoli – in studio – se la prendecon chissà quali forze oscure per poi assicurareche Berlusconi “sta mediando” E siccome è untelegiornale piuttosto serio, alla Gelmini piaz -zista di sè il Tg3 non dedica neanche un titolo.

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Zanzarea Controcampo

di Nanni Delbecchi

N on tutto è male quel chefinisce male; anche dal

rinvio della prima giornatadel campionato di serie A so-no sortiti effetti positivi, spe-cialmente in chiave televisi-va. Slittano le partite e di con-seguenza slitta a piè pari ilcarrozzone di Rai Sport, slit-tano Carlo Paris e Enrico Var-r iale, slitta l’accensione deiriflettori sul volto di Pa o l aFe rr a r i , la conduttrice elet-trica della “Domenica spor-t i va ” (con un certo risparmioanche sul fronte energetico),slittano gli algoritmi di Adria-no Pitagorico Baconi… SoloIvan Zazzaroni non è slittato,ma lui non slitta mai, forsenon vuole che si noti la dif-fe re n z a .Ancora più rivelatrice la scel-ta di “C o n t ro c a m p o ” (la do-menica a mezzanotte su Italia1), che ha scelto di non rin-viare il debutto e ha fattoscendere in campo il condut-tore Alberto Brandi spalleg-giato dai due opinionisti fissiDiego Abatantuono e Giu-seppe Cruciani, quest’ulti-mo noto agli ascoltatori di Ra-dio 24 come conduttore del-la “Z a n z a ra ”. Ed ecco il por-tento: non solo lo scioperonon ha creato scompensi alprogramma, ma anzi, quel

pastone di colpe rimpallatetra lega, federazione, presi-denti, calciatori e politici si èrivelato una vera manna dalcielo. Per una volta era pos-sibile darsi sulla voce, fare de-magogia, lanciare accuse, co-me sempre, certo, ma senzaquei fastidiosi stop necessariper mandare in onda i servizisulle partite. Finalmente tut-to il potere al calcio parlato.Non si interrompe una con-cione.A questo quadro di ammire-vole autarchia (a quel che si èvisto, “C o n t ro c a m p o ” po-trebbe tranquillamente pro-seguire anche se il campio-nato slittasse all’anno prossi-mo) si contrapponeva unduello sotterraneo tutto in-terno alla trasmissione; l’opi-nionista Cruciani che tentavadi fare le scarpe in diretta alconduttore (impresa non tra-scendentale, se il conduttoreè Brandi), aiutato, oltre chedalla sua naturale invadenza,dalla rinnovata formula deltalk-show, che prevede l’in-tervento telefonico dei tele-spettatori, esattamente co-me avviene in quasi tutti iprogrammi radiofonici. Maper una “Z a n z a ra ” che gioca-

va in casa, e per la quale nonc’era autan che tenesse, c’e raanche un Diego Abatan-tuono compunto e tacitur-no, quasi sempre assorto neicasi suoi, alla cui presenza instudio si faticava a trovareuna motivazione che non fos-se il gettone di presenza. Ep-pure era lì, in quell’Abatan-tuono pensatore, gli spessiocchiali di celluloide sul visoe una fusciacca attorno al col-lo a mo’ di stola, l’e p i c e n t rovisionario del programma fat-to apparentemente di parole.Quell’Abatantuono severo eleonino esibiva una sfacciatasomiglianza con i più celebriritratti di Karl Marx, compre-si quelli neri in campo rossoche campeggiavano sulle edi-zioni economiche del “Capi-tale”, quando la meglio gio-ventù degli anni 70 ne tenevai tomi in bella vista nella sualibreria. Mentre Cruciani pro-seguiva nelle sue sparate tri-bunizie, e Brandi tentava in-vano di interromperlo, guar-davo quell’autorevole terzoincomodo senza capire be-ne; era l’interprete di “Eccez-ziunale veramente” che asso-migliava al filosofo di Treviri,o era il fondatore del mate-rialismo storico che assomi-gliava all’opinionista di “Con-t ro c a m p o ”? Insomma, doveabbiamo sbagliato?

TG PAPI

Giusto qualchee m e n d a m e nt o

Diego Abatantuono,ospite a “Controcampo” assieme

a Giuseppe Cruciani

SECONDO TEMPO

Page 17: Il Fatto Quotidiano 1 Settembre 2011

Giovedì 1 settembre 2011 pagina 17

RADIO

I FILM LO SPORTSC1= Cinema 1SCH=Cinema HitsSCP=Cinema Passion

SCF=Cinema FamilySCC=Cinema ComedySCM=Cinema Max

SP1=Sport 1SP2=Sport 2SP3=Sport 3

A “Radio3 Scienza”: stagionevenatoria e polemicheDoppiette schierate, si apre la stagione della caccia. Inanticipo rispetto alla data ufficiale del 18 settembre equindici regioni hanno deciso di dare il via libera peralcune specie cacciabili già dal primo settembre. Insie-me alla stagione ripartono anche le polemiche sull’al-lungamento della stagione venatoria e sul conseguentemaggiore rischio di incidenti, che già l’anno scorso fece-ro 25 vittime. L’opinione di Silvano Toso, referente perla tutela della fauna selvatica all’Istituto superiore perla protezione e la ricerca ambientale, nella puntata di“Radio3Scienza” in onda questa mattina dalle 11.00. E ancora: il germe del pensiero scientifico era vitale già26 secoli fa nella mente di un filosofo greco protagoni-sta del libro “Che cos’è la scienza. La rivoluzione diAnassimandro”, che sarà presentato dall’autore CarloRovelli, cosmologo della Université de la Méditerranéedi Marsiglia.Radiotre 11,00

19.15 L’acchiappadenti SC119.20 I Love You, Man SCH19.25 Il piccolo Nicolas e isuoi genitori SCF19.25 Blindato SCM19.35 Quasi... quasi SCC21.00 La banda deicoccodrilli SCF21.00 Blade Runner: The Final Cut SCM21.00 Insieme per caso SCP21.00 Mela e Tequila -Una pazza storia d’amore consorpresa SCC21.10 Anno Uno SCH21.10 Toy Story 3 SC122.45 Down to Earth: ritornodal paradiso SCF22.55 Immagina che SCH22.55 Niente regole: siamo al college SCC23.00 Universal Soldier: Regeneration SCM23.00 Giustizia privata SC123.10 Flirting with Forty SCP0.15 Scusa ma ti vogliosposare SCF

14.30 Golf, PGA European Tour2011Omega European Masters:1a giornata (Diretta) SP219.00 Wrestling WWEExperience Episodio 9 SP220.30 Automobilismo, IndyCar2011 GP di Sonoma (Replica) SP220.30 Calcio, QualificazioniCampionati Europei Under 212013 Inghilterra - Azerbaijan(Diretta) SP121.00 Golf, PGA European Tour2011 Omega European Masters:1a giornata (Replica) SP322.30 Calcio, Copa Sudamerica-na 2011 Secondo turnoLanos - Godoy Cruz (Rep.) SP122.45 Calcio, UEFA ChampionsLeague 2011/2012 Playoff gara diritorno Villarreal - Odense(Replica) SP30.00 PartyPoker.net Women’sWorld Open. Ep. 1 SP20.45 Wrestling WWE 24/7 Preview Episodio 9 SP22.00 Football, NCAA 2011/2012Wisconsin - UNLV (Diretta) SP2

èLA PRECISAZIONE DI NOKIANESSUN DATO SENSIBILE RUBATONei giorni scorsi l’attaccoinformatico al forum deglisviluppatori, ieri la precisazione diNokia Italia, che ha volutoapprofondire alcuni aspettidell’azione dei pirati della Rete. Secondo la propaggineitaliana del colosso finlandese, “solo il 7% di coloro chehanno pubblicato il proprio profilo hanno inserito anche leproprie date di nascita”. A questi, quindi apparterrebbero idati trafugati dall’hacker. Altra precisazione importante,inoltre, è che queste informazioni rubate nonconterrebbero numeri di carte di credito e passwordsensibili. La nota di Nokia Italia si riferisce al cyber attaccodel tipo SQL Injection al suo forum degli sviluppatori, chel’azienda ha provveduto a mettere offline. L’azione delpirata era tesa a dimostrare l’i n s i c u re z z a

f e e d b ac k$Commenti all’articolo“Giorgio Bocca: Il Pd ècome il Psi di Craxi” diSilvia Truzzi suIlFattoQuotidiano.it

è S TA N D O alledichiarazioni di Bocca, lapolitica onesta è impossibilein tempo di pace, almeno inItalia. E lui, per suaesperienza, ha visto glionesti solo nell’emergenzacioè negli anni immediatipost-guerra. Il che vuol direche noi italiani non siamoadatti alla democrazia. E direche abbiamo la presunzionedi esportarla. Al massimopossiamo esportarecorruzione .

s p a z i o t e m p ox

è CHE DIRE come alsolito Bocca dice lasacrosanta verità, la colpa èdel popolo quando va alleurne alternando i voti unavolta a uno e una voltaall’altro schieramento.Perché non diamo forza aqualche altro per vedere secambiano le cose?

ze b u l o m a c a h a n

è IL GRANDE GiorgioBocca è come sempreschietto, chiaro eimmediato, ha dettosemplicemente la verità,quello che non fannoneanche gli altri di sinistrache parlano sempre a“mezza bocca”. BravoBocca, chi può e ha voceparli come lui, senza giri diparole ed incertezze.

Massimo

è IO TROVO che adessoper l’Italia il modello“Gubbio” che haamministrato per 10 anniquesta città sia il più idoneo:Pd e Pdl all’opposizione e laFed con sindaco, unapersona capace e onesta euna lista civica di sinistra algoverno cittadino (Napolicon De Magistris ci ricordaqualcosa)!

Lupo di Gubbio

è COMPLIMENTI perl’assoluta lucidità dipensiero, caro Bocca.Condivido le sue riflessioni.Maledetta casta mafiosa ecorrotta, rovina di questoPaese .

doctor no

è UNA BELLA analisipolitica. Troppopessimistica? Mi auguro di sì.Bocca si dice cattolico.Credo che facciariferimento al “non sipossono amarecontemporaneamente Dio eMammona”.

francamar iabag

è NON CAPISCO e nonvoglio capire il senso distorica disillusione. Chicome me ha ancora una vitaavanti a sé scenda in piazza!

chiara vento

è TUTTI in piazza,mandiamoli via,abbandoniamo le sedie e icomputer troppo comodi.Diamoci da fare!

a n d re a ra i n

è QUESTA intervista èuna boccata di aria frescaperché dimostra che c’è chiha vissuto di valori e puòtrasmetterlo ai giovani.

ave

è EH SÌ . Il Pd è marciocome il Psi di Craxi. Haragione Bocca: megliovotare per i “nu ov ipar tigiani” della Lega Nord.

elessar

MONDO WEBSVOLTA IN RETE

Google prontoalla rivoluzioneS e due indizi fanno una prova,

quello che si accingerebbe afare Google potrebbe rappre-sentare una svolta epocale nel-la ricerca di dati su Internet,con il social network di Moun-tain View che sostituirebbe Pa-gerank, ovvero l’algoritmo cheha fatto la fortuna del gruppofondato da Larry Page e SergeyBrin. Andiamo con ordine. Se-condo quando comunicato daGoogle alla Sec (la Consob ame-ricana), a fine anno scadrà la li-cenza che permette al motoredi ricerca l’utilizzo esclusivo diPagerank. La notizia, in tal sen-so, è che Google potrebbe de-cidere di non rinnovare l’accor -do con l’università di Stanford,vale a dire la proprietaria del-l’algoritmo che ha cambiato lastoria del Web. Quest’ultimo,del resto, è stato sì inventato daPage e Brin tra il 1996 e il 1998,ma quando i due fondatori delmarchio erano studenti di Stan-ford e, come spesso accade ne-gli stati Uniti, ogni invenzionedegli allievi è brevettata dagliatenei di appartenenza, che

di Pierluigi G. Cardone

WIKILEAKS VITTIMA DEI PIRATIIL SITO DI ASSANGE COLPITO IERI NOTTEUn attacco informatico in piena regola a

Wikileaks mentre era in atto la pubblicazionedi decine di migliaia di documenti e messaggi delDipartimento di Stato, molti dei quali inediti e alcunipersino coperti da segreto. A rivelarlo è statadirettamente l’organizzazione di Julian Assange, che hacomunicato come il sito sia stato messo fuori linea pertre ore nella notte tra martedì e mercoledì scorsi.L’annuncio di Wikileaks è arrivato su Twitter, cosìcome la notizia dell’avvenuta “riparazione” delproblema. A quanto ricostruito dall’organizzazione ,l’attacco sarebbe stato del tipo DDos, con unasaturazione ad hoc della banda per impedirne l’accessoagli utenti. Non solo. Sempre secondo i responsabili diWikileaks, quello dell’altra notte non è stato il primo

attacco di cui è stato vittima nelle ultimi giorni,ovvero da quando è partita la nuova “ondata”di pubblicazioni, ovvero in un momento in cuil’interesse generale dei media per le rivelazioniera in forte diminuzione e, particolare non disecondo piano, mentre Assange è in attesa delladecisione di una corte di appello britannica sullasua estradizione in Svezia, dove è accusato di abusisessuali. Anche in virtù dell’ultima “d i s av ve n t u r a ”, ilmomento che sta vivendo Wikileaks è senza dubbioquello più difficile della sua pur breve esistenza.Risale a due giorni fa, del resto, la polemica sulladiffusione di molti cable non “depurati” dai nomi deglii n fo r m a t o r idell’organizzazione .Un clamoroso

autogol che ha messoin serio rischio lacredibilità di un sitoche ha sempre fattodella protezionedelle fonti un suoc ap o s a l d o.

è FB PAGA CHI TROVA FALLE NEL SISTEMAGIÀ 41MILA DOLLARI SPESI IN VENTI GIORNILa trovata del guru di Facebook, MarkZuckerberg, ha avuto successo: l’idea di pagare glihacker che saranno in grado di trovare ecomunicare ai vertici del sito eventuali falle e buchinel sistema sta facendo scuola. Nei primi ventunogiorni dal lancio dell’iniziativa, infatti, Facebook hagià versato quasi 41mila euro nelle casse dei pirati

informatici che, dopo aver rilevatoerrori nel sistema di “Faccia di Libro”, sisono impegnati a comunicare le loroscoperte ai vertici del social network,pena il mancato pagamento delcorrispettivo, che varia dai 500 ai 5000dollari a seconda della gravità delproblema individuato. A quanto risultaalla Bbc, inoltre, un solo ricercatoreavrebbe incassato la bellezza di 7miladollari per aver svelato un bug di grandip ro p o r z i o n i .

è IL CARTOON ANTI ASSADSPOPOLA IN SIRIA CANZONANDO IL REGIMEIl regime siriano fa vittime, ma nonriesce a uccidere l’ironia. Si chiama“Wikisham”, è un cartoon satirico, èarrivato alla quarta puntata e staletteralmente spopola sul Web. Di cosasi tratta? Semplice: della canzonatura“animata” della famiglia di Assad.Vengono presi in giro, nell’ordine, ilpresidente siriano Bashar al-Assad, suofratello Maher (capo della Guardiarepubblicana), suo cugino Rami Makhluf(alla guida dell’impero finanziario dicasa) e altri esponenti del regime. Unabeffa assoluta per l’intransigentecensura del raiss di damasco. Il cartoneanimato – interamente in arabo, coninflessioni delle regioni occidentali delPaese – è disponibile sul sitoWikiSham.com, su Facebook e suYouTube e, con scenette esileranti,sferza un regime che da mesi stamettendo a ferro e fuoco il Paese elasciando sul campo centinaia divittime .

SECONDO TEMPO

Il logo di Google Plus,la home page di Tassa.li,

il videogame che sferza Assade Julian Assange di Wikileaks (

èUN’APP CONTRO GLI EVASORISVELERÀ I “FURBETTI DELLO SCONTRINO”L’idea è di un laureato del Politecnico diTorino e, qualora dovesse avere un seguitoimportante, potrebbe diventare lospauracchio per tutti i “furbetti delloscontrino”, ovvero gli esercenti abituati anon rilasciare la ricevuta fiscale ai loro clienti.Si tratta di Tassa.li ed è un’applicazione persmartphone in grado di segnalare il luogo el’importo dell’evasione fiscale. In pochi mesi,il sito ha raccolto quasi millecinquecentosegnalazioni, pari a quasi 5,5milioni di euro di evasionefiscale con oltre 730 utentiattivi.

provvedono in tal modo alleenormi spese di registrazione.E fin qui si tratterebbe solo diuna scelta aziendale. Ciò cheperò cambia le carte in tavola èquanto comunicato dai verticidel colosso do Mountain Viewa W i re d . c o m . In una mail, infatti,i vertici di Google fanno sapereche sfrutteranno al massimo “iclick sui pulsanti +1 come unsegnale di gradimento per valu-tare il posizionamento e la com-parsa dei siti Web nei risultati dir icerca”. Non solo: l’o b i e t t i vodell’iniziativa, infatti, è prestospiegato da parole ancora piùchiare. “Il proposito di ogni se-gnale di questo tipo – scr ivonoda Google – è quello di miglio-rare la qualità complessiva del-la ricerca. Cominceremo a uti-lizzare i +1 e gli altri segnali digradimento social con pruden-za in modo da imparare in chemodo questi segnali sono cor-relati alla qualità”. Come dire:ciò che facevano con Pagerank,potrebbero farlo con Google-Plus. Se ciò fosse vero, sarebbela fine di un’epoca.

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pagina 18 Giovedì 1 settembre 2011

NordistiÉdi Gianni Barbacetto

MILANO CHIEDAAIUTO A PALERMOL o so che non ha senso fare la gara a chi sta messo

peggio. Però bisognerà pure dirlo, che Milano è piùindietro di Palermo, per quanto riguarda laconsapevolezza antimafia. Nei giorni scorsi hopartecipato, a Palermo, alle iniziative per il ventesimoanniversario dell’uccisione di Libero Grassi. “Il 29 agosto1991 qui è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore,uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omer tàdell’associazione degli industriali, dall’indifferenza deipartiti, dall’assenza dello Stato”. Così sta scritto sulmanifesto che ogni anno viene affisso, sempre uguale, daifamigliari in via Alfieri, nel luogo dove il killer di Cosanostra entrò in azione per far tacere per sempre un uomolibero che non solo aveva detto no al pizzo, ma lo avevadetto pubblicamente, dichiarandolo a voce alta emettendoci la faccia, sui giornali e in tv.Che brivido, assistere al semplice rito che si ripete ognianno: la figlia Alice che incolla il manifesto scritto a mano,segna il marciapiede con la vernice rossa come il sangue,aggiunge uno struggente mazzolino di fiori rosa. Accanto, ilfratello Davide e poi lei, Pina Maisano Grassi, la moglie diLibero, che non ha mai rivestito i panni convenzionali dellavedova e che ha invece tenuto vivo per due decenni, conl’incredibile leggerezza del suo sorriso, la memoria di unuomo coraggioso. Certo, ci sono anche le autorità, igonfaloni, le corone d’alloro: ma tenute quasi a distanzada questi segni sobri che la famiglia e gli amici ripetono eche ti entrano nel cuore più forti di ogni celebrazioneretorica. Attorno ci sono, soprattutto, i ragazzi, le donne,gli uomini di Addiopizzo, il gruppo che ha dato gambeconcrete, mani, voci e volti alla rivolta di Libero Grassi, harovesciato la sua solitudine e la sua emarginazione in unmovimento che dice di no al racket. Quelli che Pina chiama“i miei nipoti” e che hanno trasformato una sconfitta inuna possibilità di vittoria. Lo si è visto al concerto delgiorno prima a palazzo Steri, con i ragazzi che cantano irap antimafia. E alla serata successiva, con gli interventi dimagistrati come Nico Gozzo e Maurizio De Lucia, di uniniziatore della rivolta antiracket come Tano Grasso, diUgo Forello di Addiopizzo. E di Beppe Catanzaro,rappresentante di Confindustria Sicilia, che con IvanLobello sta compiendo la rivoluzione che Libero Grassi haanticipato vent’anni fa: il pizzo non si paga, chi paga è

complice, chi paga deve essere messo fuoridalle associazioni degli imprenditori e deip ro f e s s i o n i s t i .E quaggiù al Nord? Certo, la strada da fare èancora lunga, in Sicilia, a Palermo. Ma aMilano il cammino non sembra neppureiniziato. A Milano la mafia non esiste (cosìhanno detto il prefetto Valerio Lombardi, l’exsindaco Letizia Moratti, il presidente delleRegione Roberto Formigoni). A MilanoConfindustria tarda a prendere posizione. Liabbiamo visti, gli imprenditori – nati a Milanoo comunque al Nord – che hanno fatto scenamuta davanti al giudice che ai processi di’ndrangheta chiedeva loro come mai nonavevano mosso un dito dopo aver avuto icantieri bruciati nell’hinterland milanese.Come mai avevano preferito lavorare con iboss calabresi, anche a costo di guadagnare dimeno. Non ha senso fare la gara a chi è peggio.Ma per favore, dateci una mano, ragazzi diAddiopizzo. Venga a parlare anche qui aMilano, Pina Grassi, a cui sarebbe bello (comeproposto in questi giorni da De Lucia)assegnare un seggio di senatore a vita.

PIAZZA GRANDEIl fascismo, stando in poltrona

di Angelo d’Orsi

Nelle “Lettere dal carcere”– capolavoro dell’episto -lografia carceraria del-l’antifascismo, e più in ge-

nerale della letteratura italiana –Antonio Gramsci si rivela scrit-tore dalla “prosa comune, scial-ba, talora sciatta”, interessato a“descrivere, con stucchevoleminuzia e continue ripetizioni,la propria vita giornaliera”.Questo giudizio incredibile è diGiovanni Papini, affidato, forseper involontario pudore, allepagine del suo diario, nel 1947;e lo riesuma ora in un libro af-fascinante (e per tanti aspetti di-scutibile), Spettatori di un naufra-gio. Gli intellettuali italiani nella se-conda guerra mondiale (Einaudi),Raffaele Liucci, una rara figuradi studioso autentico estraneoall’Accademia. Ma torniamo aPapini: l’ex enfant terrible, fattosida teppista uomo d’ordine, damangiapreti papista, era a lungorimasto alfiere – nazionalistaprima, fascista poi –, del peg-gior bellicismo.

ORMAI la guerra, quella cheaveva affossato, con il Paese, il re-gime mussoliniano, era finita,ma le sue ferite persistevano:nelle istituzioni, nella società, enel foro interiore di tanti uominidi cultura, perlopiù schierati,per opportunismo, per convin-zione, per necessità, con il Duce.Ma non pochi, dal ‘40 al ‘45, sierano accomodati in poltrona, agodersi lo spettacolo di quellaguerra, fra tormenti, dubbi, osemplicemente aspettando chepassasse anche quella “nu t t a t a ”.A costoro, Liucci dedica la sua at-tenzione, rileggendo, in modooriginale, non sempre condivisi-bile, ma stimolante, testi noti –perlopiù di natura personale,privata, come corrispondenze,diari, o pubblica, come la memo-rialistica –, o scovando testi per-duti nel fondo del sistema biblio-tecario nazionale. Tra gli “spet -tator i” passivi, anche se interior-mente spesso tutt’altro che iner-ti, troviamo alcuni dei nomi delgotha dell’antifascismo repub-blicano, letterati, studiosi, pub-blicisti che nel dopoguerra di-verranno maestri di pensiero eazione per la giovane democra-zia italiana. Cominciando da Pie-ro Calamandrei, che assiste im-potente, avvilito, ripiegato in

una silente amarezza, agli scon-volgimenti della guerra, “masempre scansando”, nota Liucci,i vittoriniani “eroici furori”. E sidedica al suo gigantesco diario,che registra, nello sconsolatopassivismo dell’intellettuale,non senza incertezze di giudizio,la speranza in un’altra Italia, inun mondo liberato dalla tiranni-de nazifascista; e, in tal senso, ar-riva addirittura a prenderselacon Machiavelli, liquidando IlPr incipe come “spregevole ma-nuale di delinquenza politica”. Equi l’autore sembra concordare,tanto da precisare che, in quellostesso tempo, il detenuto Gram-sci (ancora lui!) “cur iosamente… scriveva pagine colme d’am -m i ra z i o n e ” proprio per Il Princi-

pe, e il suo carattere “utopisti -co”, ma in grado di “spingere al-l’azione”. Esempio, mi pare, diun doppio errore di giudizio, daparte di Calamandrei allora, diLiucci oggi.Calamandrei, come Pavese, co-me Capitini, e tanti altri, pure disentimenti antifascisti non si uni-rono alla Resistenza, in alcunmodo, nel ‘43-‘45: la “tentazionedella casa in collina”, per richia-mare il titolo di un precedentelibro (rifiutato) dell’autore, pre-valse. In taluno, come Pavese,addirittura troviamo giudizi diesaltazione del nazismo (le fami-gerate pagine del diario edite nel1980); in altri testi, perlopiù dia-ristici ed epistolari – l’elenco èlungo –, si coglie malumore, dif-fidenza, fastidio per i partigiani,o persino condanna; quasiun’anticipazione di certe pole-miche dei tempi nostri, quandosi è arrivati a equiparare, storica-mente, se non ancora giuridica-mente, gli uni e gli altri, ingigan-tendo (De Felice docet), la “zonagr igia”: ecco, è quella supposta“maggioranza silenziosa” degliitaliani che stavano alla finestrala protagonista dell’indagine diLiucci, coloro che cercarono ri-fugio nella professione, o, speci-

ficamente, per gli uomini di let-tere e arti, nella creazione, nellameditazione solipsistica.Tu t t ’intorno il mondo andava inpezzi. Se nella massa di coloroche non parteciparono prevale-va l’istanza della sopravvivenza(e il loro desiderio che la guerracessasse era oggettivamente an-tifascista), tra i “chier ici” pre va-leva il cinismo stanco di chi co-munque sa che se la caverà, co-munque vadano le cose. Poi, ri-mase in tanti la disillusione diuna nuova Italia simile alla vec-chia, pur cambiando le apparen-ze; mentre in altri prevalse unoscetticismo impolitico che fini-va per equiparare tutti e svaloriz-zare scelte e ideali; e la Repub-blica antifascista parve a taluno

di loro non migliore del regimemu s s o l i n i a n o .

I GIUDIZI facili si sprecarono,e talora in questo libro trovanobuona accoglienza. Ma dietro ildisincanto, nel retrobottega del-l’intellettuale che rifiuta la mili-zia, e che pensa che sia comun-que meglio salvare la propria(supposta) genialità, oltre che lapelle, invece della dignità delruolo, affiora un egocentrismoinsopportabile. Avranno scrittoanche belle pagine, i Flaiano e iBrancati, i Buzzati e i Berto, manon possiamo prenderli a esem-pio, magari irridendo la figuradell’intellettuale militante; essi,e tanti loro sodali, non prestaro-no soverchio peso alle “buonecause” (quelle per cui vale la pe-na di combattere e forse morire,per citare il finale di Ricorda conra b b i a di Osborne), troppo inten-ti a coltivare il proprio “par ticu-l a re ” scavando una nicchia (co-me scrisse, in un empito di im-plicita autocritica, Cesare Pave-se), e accucciandovisi dentroaspettando che la tempesta pas-sasse. La tempesta, però, è la sto-ria stessa; e l’intellettuale, di ieri,come di oggi – quando la guerraè divenuta la colonna sonora del-la nostra quotidianità –, ha il do-vere di navigare quel mare, for-nendo aiuto a chi ne ha bisogno,compiendo scelte, additando lameta; facendo insomma del“principio di responsabilità” lapropria bussola.

Stimo Boccama ha esagerato

di Luigi Zanda

Caro Direttore, ho moltorispetto per GiorgioBocca, per la sua storiapersonale, per la sua

integrità morale e le suestraordinarie qualità profes-sionali.Quando leggo Bocca tirosempre un sospiro di sollie-vo: per fortuna in Italia c’èancora la sua forte voce chesi batte per una politica pu-lita, onesta e rispettabile.Prima di entrare in Parla-mento ho fatto molti lavori,nell’industria privata e inquella pubblica. Come sa chi

ha lavorato con me, la cor-rettezza dei comportamentiè sempre stata una mia forteossessione. Non credo di es-sere cambiato.Sento quindi miei lo sdegnoe la rabbia di Bocca per quelcancro della politica italianache è la corruzione. Con inpiù, mi creda caro Direttore,il dolore e la mortificazionepersonale quando, come nelcaso di Penati, a essere messisotto accusa sono i dirigentidel Pd.

COMPRENDO bene comel’indignazione di uomini in-tegri di sinistra come Bocca

possa esplodere con più vio-lenza proprio nei confrontidella corruzione “di sinistra”.Ma nell’intervista di ieri alFatto Quotidiano Bocca va oltrela sacrosanta condanna deisingoli politici scorretti.Per Bocca “tutti i politici han-

In “Spettatoridi un naufragio.Gli intellettualiitalianinella secondaguerra mondiale”,Raffaele Liucciraccontala pigra attestadelle mentinon militanti

SECONDO TEMPO

no lo stesso interesse: averepotere e fare soldi”. Bocca di-ce di non conoscere “un uo-mo politico che sia stimabilecome persona privata”. Diceche in Italia “quanto ad one-stà, la sinistra è la stessa cosadella destra”.Non ci sarebbero quindi “a l-

cuni” o “molti” politici diso-nesti, ma tutti gli uomini po-litici lo sarebbero. E quindianche tutto il Pd. Questo giu-dizio non è solo ingiusto, maanche molto pericoloso perla nostra democrazia. Perchénon solo non aiuta chi lotta

quotidianamente per fare pu-lizia nella politica, ma lo umi-lia e lo ridicolizza.Il generale De Lorenzo hatentato un golpe, ma nessu-no ha mai sostenuto che lenostre forze armate siano tut-te golpiste. È stato scopertoqualche prete pedofilo, maper la massa dei sacerdoti lamissione è proprio la difesadei giovani. Ci sono giudicidisonesti, ma la gran partedella magistratura è integra.In Italia vengono evasi ognianno 120 miliardi, ma tantis-simi italiani, Bocca ed io cer-tamente, pagano le tasse finoall’ultimo euro.Non parlo per me, ma vogliodire a Bocca che nel Pd e nel-l’intero centrosinistra ci so-no tanti, tanti uomini politi-ci, che credono nelle loroidee, vivono con sacrificio,sono coerenti, leali verso lapatria, lottano per far rispet-tare la legge. Sono uomini edonne di cui nessuno osereb-

be mai mettere in discussio-ne l’onestà. Così come a nes-suno verrebbe da dire che ne-gli ultimi 20 anni, quanto aonestà, il centrosinistra pos-sa essere paragonato ai Ber-lusconi, Previti, Dell’Utr i,Cosentino, Scajola, Verdini eai tanti altri numerosissimi lo-ro allievi.

OVUNQUE possono esser-ci politici disonesti. Mi addo-lora, ma può accadere anchenel Pd. Ma gli onesti sonomolto, molto più numerosi.Forse fanno meno notizia,ma non meritano di esseremessi nel mazzo dei corrottida una persona stimabile co-me Giorgio Bocca.Bocca dice anche che “B e r-sani non dovrebbe fare unpasso indietro, ma dovrebbebuttarsi a mare”. Credo chequesta frase gli sia sfuggita. Iladri, quando sentono direche anche gli onesti sono la-dri, gongolano.

C o m p re n d ol’indignazionedello scrittore,ma generalizzareè ingiustoe pericoloso:nel centrosinistrae nel Pdci sonomolti uominiper bene

Piero Calamandrei (FOTO ANSA)

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Giovedì 1 settembre 2011 pagina 19

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OXPovero B., ridottocome TeodoricoAncora non va bene questabenedetta manovra? Ma come èpossibile? Possibile che il mioCavaliere, l’uomo del fare, questavolta non sappia che cosa fare? Maivisto il Cavaliere, il mio Cavaliere,nei pasticci come in questi giorni.Mi viene il pensiero (un timore ouna speranza?) cheimprovvisamente abbandoni tuttoe scappi lontano. Chissà perché miè tornato alla mente il re Teodoriconella poesia del Carducci. Ungiorno vedremo Silvio saltare su uncavallo imbizzarrito. Gli correràdietro un fedelissimo, non so,Sandro Bondi, Carlo Rossella,Alessandro Sallusti, AngelinoAlfano, chissà, e gli griderà:“Cavaliere, mio Cavaliere, dove vaitanto in fretta? Tornerem, sacracorona, alla villa che ci aspetta?”. Eil povero Cavaliere: “Mala bestia èquesta mia, mal cavallo mi toccò:sol la Vergine Maria sa quand’ioritor nerò”.Elisa Merlo

Brescia San Polo,l’incubo dei fumi AlfaOrmai Brescia, e in particolare ilquartiere di San Polo, vivono nel-l’ansia. Non passa giorno che non siguardi ai camini dell’Alfa Acciai perchiedersi se il materiale che vienelavorato porti con sé qualche so-stanza nociva o, peggio ancora, dinatura radioattiva.E non si può più parlare di fantasiedei residenti, visto che i recenti fattidi cronaca parlano anche di camioncarichi di fumi radioattivi partiti da

ro anche se poi ha ripiegato sui290 grazie agli acquisti della Bancacentrale europea; ma fino a quan-do questa sarà disposta a interve-nire? E fino a quando gli altri Paesiglielo permetteranno per turarele falle delle finanze italiane? Unvertice di ministri e portaborseche avrebbe dovuto tutelare ilPaese dai gravi rischi di un dissestofinanziario e che invece si è risoltonel tentativo di tutelare elettoral-mente i partiti della maggioranza. Inodi non sciolti dovranno esserloin un futuro sempre più prossimoe più passa il tempo e più costeràcaro. È scandaloso che sia statosostenuto, scomodando costitu-zionalisti ed esperti vari, che nonsi poteva violare i patti dello “scu -do fiscale” contratti con gli evaso-ri fiscali e poi si violino bellamentequelli con chi ha prestato il servi-zio militare e con chi, pagando fiordi decine di migliaia di euro, ha ri-scattato il periodo di laurea to-gliendo la validità di quei periodiper l’anzianità di pensionamento.In questo Paese esiste una que-stione morale che non riguardasolo la corruzione e le malversa-zioni varie di cui siamo attonitispettatori di giorno in giorno; vi èsoprattutto quella relativa a unavasta schiera di politicanti, annida-ti nei luoghi di governo, che mira-no a salvaguardare le proprie po-sizioni di potere e delle propriecamarille, anziché agire nell’inte -resse e per il bene del Paese. Cor-diali saluti.Mario Sacchi

Diritto di ReplicaAbbiamo letto sul Vostro giorna-le di domenica scorsa l’ar ticolodal titolo: “C’è un’altra casta, entidi secondo livello che costano 7miliardi l’anno” in cui i ConsorziBIM vengono considerati qualiEnti che incidono sulla spesa pub-blica per 150 milioni di euro.Tale affermazione non corrispondeal vero in quanto per prima cosa iConsorzi BIM non vivono di finan-za pubblica ma operano attraversol’utilizzo di risorse che soggetti pri-vati (produttori di energia idroe-lettrica) riconoscono ai territorilocali quale sorta di indennizzo perl’utilizzo delle risorse naturali at-traverso il pagamento del sovraca-none .Secondo: i costi di gestione di que-sti Consorzi BIM sono circa 7 mi-lioni di euro pari all’8% del loro in-casso totale; sfidiamo altri Enti a di-mostrare di essere capaci a conte-nere la spesa della gestione, com-prensivo del costo della politica, inquesta percentuale.Peraltro nell’articolo si dice che iBIM “secondo la carta delle auto-nomie sarebbero dovuti sparire”ma anche questa affermazione noncorrisponde al vero in quanto do-po un confronto con il Parlamentoe con il Governo la scrivente Fe-derazione ha dimostrato comequesti Enti operino in una logica fe-derale e sussidiaria, d’intesa con ipropri Comuni, per lo sviluppo so-cio economico delle popolazionipresenti nei loro territori.Ciò significa investire le risorse inmanutenzione del territorio, nel-l’innovazione tecnologica, nel mi-glioramento dei servizi pubblici es-senziali, nella produzione di ener-gia da fonti rinnovabili e nell’effi -cientamento energetico.Enrico Petriccioli Vice Presidente diFe d e r b i m

Il vice presidente della Federazionedei Bacini imbriferi montani (Bim)

gioca con le parole e le cifre eprecisa cose che non ho scritto. Nonho scritto, infatti, che i Bim “vivonodi finanza pubblica”. Ho scritto,invece, e lo confermo, che sonoorganismi pubblici che costano aicittadini un bel po’ di soldi in cambiodi benefici non sempre certificabili.Alla fine il sovracanone con cui iproduttori di energia elettricafinanziano i Bim da chi è pagato senon dai cittadini con le bollette dellaluce? Aggiungo che i compiti dei Bimsono svolti anche dai Comuni, dalleComunità montane e dalle Province.Non ho scritto neppure che i bilancidei Bim sono completamenteassorbiti dai costi di gestione. Hoscritto che i Bim costano 150 milionidi euro all’anno. Il vicepresidentenella lettera non fornisce una cifradiversa, parla di 7 milioni di euro dicosti di gestione pari all’8 per centodell’incasso totale e quindi si devededurre che secondo lui la spesafinale sarebbe di circa 90 milioni dieuro. Ne prendo atto, anche se lemie fonti confermano che perquanto riguarda il 2011 la spesa deiBim alla fine sarà più vicina a quellaindicata da me che a quellaindirettamente fornita dal vicepresidente. Confermo pure che laprima stesura della Carta delleautonomie prevedeva lacancellazione dei Bim in quantoritenuti ridondanti e sanciva iltrasferimento dei compiti ai Comunio alle Province. Poi, nel corso di unlungo iter parlamentare, comed’incanto la norma è sparita. Checosa è successo? Improvvisamente iparlamentari si sono accorti che iBim sono insostituibili? O forse lapiccola lobby dei Bacini imbriferi si èfatta sentire?

( D a n . M a r. )

C aro Colombo,sono un berlusconiano

che legge “Il Fatto” per quel chescrivete. Poi ho visto in questi mesiil coro di giornali e televisioni sullaguerra di Libia, tutti impegnati inuna colossale e riuscita opera didisinformazione. Purtroppo, conl’eccezione di Massimo Fini, vi sieteadeguati anche voi. Possibile che,essendo Gheddafi amicodi Berlusconi, allora viva la guerraa Gheddafi? Vede, io dico “vivail Fatto” perché attacca tutti,e dunque anche la mia parte, senzariguardi. Ma non mi va bene che sielogi un conflitto solo perchéla vicenda ha una vaga etichettadi sinistra.

Rober to

IN TAN TO grazie per la lettera el’apprezzamento al nostro giornale. E adessocerco di spiegare, pregandola di tenere contodel fatto che non esistono posizioni chiare econsolidate su questa guerra. Per esempio,un uomo decisamente di destra, comeSarkozy, ha messo in movimento lamacchina bellica prima di quella diplomatica,e uno “di sinistra” come Barack Obama si èsfilato da quella guerra il più presto possibile.Eppure neanche questa è una spiegazione.Questa guerra ha un’anima che, in modonaturale, è contro il potere folle concentratonelle mani di un uomo folle (pensi quantourgente sarebbe un qualche tipo diintervento in Siria!). E un corpo fatto di raid

aerei un po’ ciechi, molto pericolosi e non sisa quanto utili. A questo punto non possofare a meno di irritare il mio nuovointerlocutore ricordando che per gli italiani, inmezzo a questa storia, già abbastanzacomplicata, c’è il nodo del trattato detto di“par ternariato”, un patto folle di vero eproprio gemellaggio anche militare (fino aisegreti, fino alle basi italiane Nato, che nonsarebbero state mai più utilizzabili perattacchi alla Libia). Quel trattato, celebratoappena un anno fa con le Frecce tricolori nelcielo di Tripoli, e il famoso baciamano diBerlusconi a Gheddafi, è stato causa di unimmenso imbarazzo e di un vero problemasia diplomatico che militare, al punto chedue ministri, degli Esteri e della Difesa,hanno preteso che il trattato si fosse dissoltoda solo, ma il ministro dell’Interno ha detto almeeting di Comunione e Liberazione, pochigiorni fa, che spera “nel ritorno del trattato”(evidentemente i trattati vanno e vengono)per fermare di nuovo gli immigrati in mare.Come vede, molta confusione in Occidente edoppia confusione in Italia. Roberto potràdirmi che quel trattato con la Libia, che hareso così ambigua la posizione dell’Italia, èstato firmato con applausi da destra e dasinistra, e hanno votato convintamentecontro i deputati o senatori radicali, l’Italiadei Valori e, nel Pd, soltanto il deputatoAndrea Sarubbi e chi scrive. Siamo entrati inun groviglio di decisioni sbagliate e stiamouscendo in un groviglio di decisioni chepromettono di essere altrettanto sbagliate.Dunque grazie della lettera e speriamo inbene .

UN ELETTOREBERLUSCONIANO CI SCRIVE

IL FATTO QUOTIDIANOvia Valadier n. 42 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

LA VIGNETTA

SECONDO TEMPO

IL FATTO di ieri1 settembre 1923Duro, selvaggio, sgraziato. Un collo da toro, due bicipitipoderosi e un cazzotto micidiale. Gli speaker glistorpiavano il nome e così Rocco Francis Marchegiano,“il maglio di Brockton”, dal nome del paese a sud di Boston,dove era nato il 1 settembre 1923, diventa Rocky Marciano,l’italo-americano figlio di emigranti abruzzesi, con la famadi inesorabile picchiatore. Per l’America di pelle bianca è ilnuovo mito del ring e lui, grezzo e devastante, infila unavittoria dopo l’altra. Sedici consecutive, tra il 1947 e il 1949,con sfidanti di razza come Roland La Starza e CarmineVingo, finiti ko o sulla sedie a rotelle e, nel ’51, contro JoeLouis, leggenda della boxe, stremato al tappeto all’o tt a v oround. Poi, nel ’52, il tetto del mondo contro il campioneuscente Joe Walcott, abbattuto con un destro allamascella. A 31 anni, unico campione dei pesi massimiimbattuto, Rocky, il pugile di roccia, corteggiato ma nonarruolato dalla mafia dei Gambino e Costello, scende dalring. Dopo 43 avversari stesi. Da povero, ha accumulatocon giudizio un mucchio di dollari ed è al top della gloria,quando, nel 1969, il destino gli presenta il conto. In voloverso una festa nello Iowa, si schianterà su un Cessna 127.

Giovanna Gabrielli

Adesso ci vuole chiarezza e traspa-renza: un fumo nero così denso daoscurare il sole non può essere va-pore acqueo. La gente vuole saperee ha il diritto di sapere: la gente ha ildiritto di vivere serena.Claudio Maffei

La manovra? Alla fine saràancora peggioTanto non è l’ultima versione dellamanovra. Vedrete che alla fine avròragione io: l’ultima versione con-terrà sia l’aumento dell’Iva, sia l’au -mento dell’Irpef sotto forma dicontributo di solidarietà, sia la pa-trimoniale. E il bello deve ancoravenire: dato che questi venditori difumo non hanno nemmeno le ideechiare su quanto serva effettiva-mente e come al solito hanno so-vrastimato la crescita, secondo meal massimo in primavera ci sarà bi-sogno di un’altra correzione deiconti da 5-6 miliardi. Non sarebbemeglio ammettere che non ce la sifa e ritirarsi a vita privata?Valentino Castriota

Chi se ne frega di chi ha vintoal vertice di ArcoreSembra che la cosa più importan-te da accertare sia sapere chi havinto e chi ha perso nel vertice diArcore sulla manovra finanziaria.Io temo che abbia perso il Paese ela conferma è subito venuta daldifferenziale, lo spread, fra i Btpdecennali e i Bund tedeschi, che èdi nuovo schizzato sopra i 300 eu-

San Polo, che passano tutti i con-trolli indenni fino ad arrivare in Sar-degna. E allora, alla luce di tuttoquesto, che garanzie hanno i citta-dini sulla salubrità dell’aria che re-spirano e soprattutto su quello cheviene immesso nell’a t m o s fe r a ?L’ultimo incidente: un incendio mi-sterioso qualche giorno fa, scate-natosi, pare, per una scintilla di unasaldatrice durante lavori di ordina-ria manutenzione.Ci si chiede come possano sentirsisicuri i cittadini se basta una scintilla(dentro un’acciaieria!) per scatena-re un incendio di tali proporzioni.

E che dire del silenzio quasi totaledei politici bresciani sull’argomen -to? Mi ricorda tanto i titoli dei gior-nali di qualche anno addietro, quan-do scrivevano che la politica bre-sciana aveva la campagna elettoralefinanziata dalla proprietà dell’AlfaAcciai: la notizia non è mai statasmentita fino a ora, mentre i fatti cimostrano una classe politica quasiindifferente ai fumi e alla diossinaemessa nell’atmosfera dai camini diquesto impianto siderurgico, or-mai incredibilmente situato al cen-tro di un quartiere di oltre 30milaabitanti!

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