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Brescia Via Folonari 20 - Tel. 030 37291 Fax 030 3729215 - www.cgil.brescia.it CGIL Il punto Foglio della Camera del Lavoro di Brescia - Maggio 2014 La sentenza della Cassazione che il 21 feb- braio 2014 ha ordinato la riapertura del pro- cesso a carico di Carlo Maria Maggi e Mau- rizio Tramonte definisce, per la prima volta, proprio a distanza di quarant’anni da quel 28 maggio 1974, un quadro credibile delle responsabilità dei neonazisti veneti di Or- dine Nuovo e della volontà depistatoria del SID e dell’Arma dei Carabinieri. Con la ria- pertura del processo si tiene quindi aperta la possibilità di arrivare non solo a una veri- tà politica sulla matrice della strage, oramai assodata da tempo, ma anche all’individua- zione della responsabilità individuali. piazza Loggia ostinati da 40 anni per la verità

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Page 1: Il punto CGIL · 2017-06-26 · 2 Il punto Il punto 3 Alcune segnalazioni del programma di iniziative per il 40° anniversario della strage di piazza Loggia Martedì 20 maggio ore

BresciaVia Folonari 20 - Tel. 030 37291Fax 030 3729215 - www.cgil.brescia.it

CGILIl punto Foglio della Camera del Lavoro di Brescia - Maggio 2014

La sentenza della Cassazione che il 21 feb-braio 2014 ha ordinato la riapertura del pro-cesso a carico di Carlo Maria Maggi e Mau-rizio Tramonte definisce, per la prima volta, proprio a distanza di quarant’anni da quel 28 maggio 1974, un quadro credibile delle responsabilità dei neonazisti veneti di Or-dine Nuovo e della volontà depistatoria del SID e dell’Arma dei Carabinieri. Con la ria-pertura del processo si tiene quindi aperta la possibilità di arrivare non solo a una veri-tà politica sulla matrice della strage, oramai assodata da tempo, ma anche all’individua-zione della responsabilità individuali.

piazza Loggiaostinati da 40 anni

per la verità

Page 2: Il punto CGIL · 2017-06-26 · 2 Il punto Il punto 3 Alcune segnalazioni del programma di iniziative per il 40° anniversario della strage di piazza Loggia Martedì 20 maggio ore

2 Il punto www.cgil.brescia.it www.cgil.brescia.it Il punto 3

Alcune segnalazioni del programma di iniziative per il 40° anniversario della strage di piazza Loggia

Martedì 20 maggio ore 9Auditorium San Barnaba corso magenta 44/a

«Per non solo sopravvivere»Concerto spettacolo per gli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

promuovono: Federazione lavoratori della conoscenza Cgil di Brescia in collaborazio-ne con il conservatorio Luigi Marenzio e liceo musicale Veronica Gambara.

Giovedì 22 maggio - Ore 9.30Palazzo Loggia, Salone Vanvitelliano - Brescia

CensisCgil, Cisl, UilUsp Lombardia, Ufficio XI, BresciaIn collaborazione con Casa della MemoriaPresentano la ricerca sugli studenti del triennio degli istituti superiori di Brescia e pro-vincia e sui delegati e le delegate sindacali «I giovani di Brescia e la memoria»

intervengono:

Emilio Del Bono Sindaco di BresciaAnna Italia Responsabile settore Legalità e Cittadinanza del CensisGiuseppe Roma Direttore CensisRoberto Reggi Sottosegretario di Stato del Ministero del MIUR

Venerdì 23 maggio - Ore 9Palazzo Loggia, Salone Vanvitelliano - Brescia

Cgil, Cisl, Uil in collaborazione con Casa della Memoriapromuovono la tavola rotonda aperta al pubblico e l’assemblea dei delegati e delle delegate «I sindacati e la lotta al terrorismo in difesa della democrazia»

Intervengono:Francesco M. Biscione, storicoMelino Pilitteri, già segretario Cisl BresciaGiorgio Benvenuto, già segretario nazionale UilSilvia Guarneri, avvocato di parte civile

Venerdì 23 maggio - Ore 18Museo Santa Giulia - Brescia

presentazione di «Capo/Lavoro - Arte e impegno sociale nella cultura italiana attraverso il Novecento»

anteprima mostra di opere di importanti artisti italiani la cui versione completa verrà esposta a metà ottobre 2014.

Partecipa:Susanna Camusso Segretario generale nazionale Cgil.

Mercoledì 28 maggio - Ore 9Piazza Loggia

Quarantesimo anniversario della Strage Iniziative in piazza per tutta la giornataMercoledì 28 maggio - Ore 14.30Auditorium san Barnaba corso Magenta 44/a

«Per non solo sopravvivere»presentazione libri monografici Giulietta “La tête bien faite”Livia “La ricerca dell’umano”

promuove Flc Cgil

La recente sentenza della Cassazione che il 21 febbraio 2014 ha ordinato la rinnovazione del processo a carico di Carlo Maria Maggi e Mau-rizio Tramonte definisce, per la prima volta, proprio a distanza di quarant’anni da quel 28 maggio 1974, un quadro credibile delle respon-sabilità dei neonazisti veneti di Ordine Nuovo e della volontà depistatoria del SID e dell’Ar-ma dei Carabinieri.Viene riconosciuta l’esistenza di multipli e gra-vi indizi di responsabilità nei confronti di Carlo Maria Maggi, capo indiscusso di Ordine Nuo-vo del Veneto (e dell’alta Italia) che propendo-no per un suo ruolo di ideatore della strage.I Giudici della Cassazione, seguendo proprio il ragionamento da me formulato nel ricorso, rilevano l’inconsistenza del ruolo di “infiltrato” di Maurizio Tramonte negando che ciò possa consentirgli di sostenere di avere svolto un’at-tività sotto copertura e quindi scriminata.Scrivono, al contrario, che Tramonte, più plau-sibilmente, è stato un occasionale informatore di polizia volutamente reticente sui fatti ai qua-li partecipava direttamente.La sentenza, del resto, rivaluta il contributo di-chiarativo proprio di Carlo Digilio che, per il

ruolo operativo fondamentale svolto sia nella preparazione della strage di Piazza Fontana che per i fatti di Piazza della Loggia aveva fornito un bagaglio di conoscenze importantissimo: i Giudici ne sottolineano la credibilità che non sarebbe venuta meno anche quando fu sottopo-sto a forti pressioni dai R.O.S. che lamentava-no la sua iniziale reticenza.Va ricordato che già le sentenza d’appello aveva accreditato a Carlo Digilio e Marcello Soffiati, uomini operativi di Maggi, il ruolo di confezionatori e trasportatori dell’ordigno da Venezia a Brescia.Quest’ultimo punto potrà tornare utile anche nel quadro della sperata riapertura delle inda-gini di Piazza Fontana.Milano, infatti, non è riuscita a perseguire la verità sulla strage neonazista del ’69 con la stessa compattezza e convinzione democratica dimostrata in questi anni dai cittadini bresciani.A differenza di Milano, che si è divisa anche aspramente sul ruolo degli anarchici e sulla morte di Pinelli provocando l’allontanamento di buona parte della borghesia e le frequenti contestazioni nei momenti di ricordo e com-memorazione della strage, Brescia si è sempre

La strategia della tensione fu una modalità eversiva e terroristica di intervento politico che ebbe luogo in Italia tra la fine del 1969 e l’esta-te del 1974. In particolare essa si palesò in sei attentati terroristici «indiscriminati» - privi, cioè, di un obiettivo deciso a priori – e due epi-sodi politicamente rilevanti:

1) 12 dicembre 1969, strage di piazza Fontana a Milano (17 morti);

2) 22 luglio 1970, strage del treno Freccia del Sud a Gioia Tauro (6 morti);

3) 9 luglio 1970 - febbraio 1971, rivolta di Reggio Calabria;

4) 7-8 dicembre 1970, tentato colpo di Stato, fermato all’ultimo momento dagli stessi gol-pisti (il cosiddetto “golpe Borghese”;

5) 31 maggio 1972, strage di Peteano (3 morti);

6) 17 maggio 1973, strage alla questura di Mi-lano (4 morti);

7) 28 maggio 1974, strage di piazza Loggia a Brescia (8 morti);

8) 4 agosto 1974, strage del treno Italicus a San Benedetto Val di Sambro (12 morti).

Se questo è il percorso sintetico, al quale si po-trebbero aggiungere molti episodi minori che in una prima approssimazione possiamo trala-sciare, più difficile è definire la logica intrinse-ca che sottende questa serie. Nella loro genera-lità, gli attentati non furono rivendicati in modo credibile e, per quel che riguarda i due episodi non dinamitardi, la rivolta di Reggio ebbe ca-ratteristiche solo «politicamente» (cioè indi-rettamente) riconducibili alla strategia della tensione, mentre del «golpe Borghese» si ebbe notizia dalla stampa diversi mesi dopo che era stato tentato. Inoltre, la strage di Peteano fu co-nosciuta nella sua vera natura solo nel 1984, quando il suo autore narrò agli inquirenti come si erano svolti i fatti, e solo nel 1993, per le ammissioni di un pentito, si ebbe contezza che il deragliamento della Freccia del Sud, sino ad allora attribuito a una guasto ferroviario, fosse in relazione con la rivolta di Reggio. Per una ricostruzione storica, si deve cioè tener conto che questo è il modo in cui oggi possia-mo vedere le cose, dopo anni di indagini, di

procedimenti giudiziari, di ricerche: allora gli attentati apparvero escrescenze misteriose di un clima politico incerto, una costante minac-cia e una fonte di sgomento e angoscia che ag-giungeva violenza alla violenza, appunto una strategia della tensione.

Il nero è il colore politico prevalente, ancorché non esclusivo, di questo insieme di episodi. Non si trattava però del neofascismo ufficia-le, quello del Movimento sociale Italiano, che, benché sorto e cresciuto nel solco del mussoli-nismo e nella tradizione della Repubblica So-ciale Italiana, aveva maturato una prevalente pratica parlamentare e di civile convivenza. Negli anni Sessanta era cresciuto un neofasci-smo di tipo nuovo, talora ai margini del Msi, ma sostanzialmente al di fuori di esso, che si era nutrito di razzismo e di teorie evoliane ed esoteriche, più vicino alla mistica nazista che al fascismo popolare; essso era stato interpreta-to soprattutto da gruppi giovanili e universitari come Ordine Nuovo e Avanguardia Nazionale. È soprattutto questa variante del fascismo che troviamo nella strategia della tensione, prota-gonista o almeno presente in tutti gli episodi.

[...] Sebbene senza accertamenti definitivi di responsabilità penali individuali, la strage di piazza Fontana è riconducibile al di là di ogni ragionevole dubbio al gruppo di Ordine Nuo-vo del Veneto. La strage di Peteano fu attuata da Vincenzo Vinciguerra, anch’egli vicino a Ordine Nuovo. L’attentato alla questura di Mi-lano fu attuato da un anarchico individualista, Gianfranco Bertoli, arrestato in flagranza, ma le indagini accertarono una vicinanza con am-bienti di Ordine Nuovo e dei servizi segreti che lasciano intravedere come l’imporesa nascesse in ambienti tutt’altro che anarchici. La strage di Brescia e quella dell’Italicus riconducono – anche in questo caso senza accertamento de-finitivo di responsabilità penali – ad ambienti neofascisti, nel primo caso lombardi e veneti e nel secondo toscani.

Naturalmente, non è pensabile che l’estrema destra neofascista avessse l’autonomia politica per commettere questo insieme di delitti senza esssere rapidamente riportata alle sue fisolo-giche dimensioni politiche ed inchiodata alle

La strategia delle tensione,una modalitàdella lotta politica in Italia

La Cassazione riapre la speranza di Federico Sinicato (*)

Alcuni brani dal saggio dello storico Francesco M. Biscione (*) contenuto nel volume «Brescia: Piazza della Loggia» (2012, Ediesse) curato dal presidente della fondazione Giuseppe Di Vittorio Carlo Ghezzi. Biscione interverrà al con-vegno di venerdì 23 maggio.

In MemoriamStefano Battaglia pianoforte

Michele Rabbia percussioni e live electronics

Eivind Aarset chitarra e live effects

Otto requiem e tre inni per i cadutidella strage di piazza Loggia,

anteprima video del live.

Il cd è stato realizzato grazie al contributo diCGIL, SPI, FLAI e FP di Brescia

sue responsabilità penali. Se ciò non avvenne, dipese solo in parte dallo strumento adottato (cioè dall’impreparazione di magistratura e polizia ad affrontare una simile emergenza) e dalla cura con cui, negli attentati del dicembre 1969 e nei successivi, si tentò di dipingere di rosso le bombe nere. L’altra costante della stra-tegia della tensione fu, infatti, una sistematica opera di copertura e di depistaggio che settori dei servizi segreti operarono affinché non ap-parisse chiaro ciò che stava avvenendo.

Questo è il nodo più controverso e più diffici-le da interpretare, dal punto di vista politico e storico, dell’intera vicenda. Che vi fossse chi intendesse pareggiare i conti con il 25 aprile 1945 (o, magari, scendere in armi contro l’inte-ra modernità a partire dalla Rivoluzione Fran-cese) lo si può comprendere, dato che la storia offre molti e variegati esempi di culture reazio-narie e antimoderne, talora non marginali. Ma non può considerarsi banale né «fisiologico» che apparati di sicurezza, che rappresentano lo Stato in delicatissime circostanze, abbiano lasciato briglia sciolta agli stragisti neri na-scondendo alla magistratura prove di cui di-sponevano o facilitando provvidenziali fughe all’estero di persone compromesse.

[…] Il Connubio tra l’oltranzismo atlantico, la tradizionale reazione di settori delle classi dirigenti e l’eversione neofascista fa sì che la strategia della tensione non sia stato un mo-vimento unitario con obiettivi condivisi e una meta comune, ma il risultato di tendenze diver-se, diffidenti l’una dall’altra, che intendevano utilizzarsi reciprocamente e che avevano fina-lità divergenti.

(*)Francesco M. Biscione lavora presso l’Isti-tuto dell’Enciclopedia italiana ed è stato con-sulente della Commissione parlamentare d’in-chiesta sul terrorismo. Tra le sue pubblicazioni un’edizione testuale del Memoriale di Aldo Moro (1993) e i volumi Il delitto Moro. Strate-gie di un assassinio politico (1998) e Il sommer-so della Repubblica. La democrazia italiana e la crisi dell’antifascismo (2003). Per Einaudi ha curato il volume Palmiro Togliatti, Corso sugli avversari. Le lezioni sul fascismo (2010).

stretta intorno alle sue vittime e ai loro fami-liari supportando la ricerca della verità con un costante interesse per gli esiti processuali e una solidarietà sentita e condivisa nelle private e pubbliche manifestazioni.La profonda spaccatura che la strage del ’69 e i successivi anni di “strategia della tensione” hanno provocato nella generazione di coloro che li hanno vissuti nelle scuole e nelle piazze non si è più rimarginata.Credo che la destra, fino a quando non sarà in grado di ammettere le proprie colpe storiche, non potrà essere riconosciuta come credibile interlocutore politico nella condivisione demo-cratica delle istituzioni di questo paese.Dopo tanti anni spesi per il diritto dei bresciani a veder raggiunto l’obiettivo di una credibile ricostruzione dei fatti e delle colpe di quel 28 maggio di quarant’anni fa mi sento anch’io parte di questa comunità e partecipo con voi, con grande affetto e riconoscenza, a questo giorno di vittoria e di liberazione.

(*) Avvocato di parte civile nel processo della strage di Piazza Loggia

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4 Il punto www.cgil.brescia.it

Alle ore 10.12 Franco Castrezzati stava parlando: «[…] La Costituzione, voi lo sapete, vieta la riorga-nizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto Partito Fascista, eppure il Movimento Sociale Italiano vive e vegeta. Almirante, che con i suoi lugubri proclami in difesa degli ideali nefasti della Repubblica Sociale Italiana, ordiva fucilazioni e ordiva spietate repressioni, oggi ha la possibilità di mostrarsi sui teleschermi come capo di un partito che è difficile collocare nell’arco antifascista e perciò costituzio-nale. Milano…una bomba …una bomba…aiuto». Ecco. Era accaduto.Nella registrazione involontaria da quel microfono abbandonato si sentono lontane le imprecazioni di quei sindacalisti rimasti sul palco per organizzare lo sgomento, la paura e la frenesia della piazza ferita a morte. E nessuno si lasciò annientare da quel tremendo boato. Mentre il grande popolo del sindacato rimaneva lì, sul selciato, ad organizzare il servizio d’ordine, i corridoi di passaggio per le ambulanze e il pianto della città, dirigenti sindacali e di partito con i rappresentanti delle Istituzioni si riunirono immediatamente nel Palazzo della Loggia.Proprio in questa riunione fu presa la decisione di ritrovarsi nella sede della Camera del Lavoro di Brescia, in Piazza Repubblica, alle 17 dello stesso giorno.Alle ore 17 all’assemblea parteciparono molti lavoratori, studenti e diversi esponenti politici, tra i quali anche Giancarlo Pajetta e Gino Bertoldi. I giornali così descrissero quella riunione «C’era tantissima gente centinaia di persone, ieri alla Camera del Lavoro, fuori nel cortile, su per lo scalone a chiocciola di quell’orrendo palazzone di stile piacentinia-no e – i più fortunati - nella sala assemblee, dove si è tenuta alle ore 17 una riunione delle forze politiche e sindacali. Atmosfera ovviamente permeata dall’angoscia e di sorda ribellione, visi segnati dalla tensione e dal dolore per i compagni caduti nell’ignobile attentato fascista».La Camera del Lavoro, da quel momento, divenne la sede operativa, da cui si coordinò la risposta operaia alla strage e la ge-stione della piazza fino ai funerali delle vittime il 31 maggio 1974. Ricostruendo le scelte che hanno caratterizzato la gestione della piazza e l’organizzazione svolta dalla Federazione sindacale Cgil Cisl Uil e dalla Camera del Lavoro Territoriale di Brescia si è arrivati a capire come il sindacato abbia permesso la realizzazione delle manifestazioni, che videro la partecipazione dell’intera cittadinanza bresciana.Allo spontaneismo si affiancò, ben presto, la gestione organizzata dalla Camera del Lavoro di Brescia, che, fin dalla prima riunione con il Comitato Unitario Antifascista, fu investita dell’incarico operativo di coordinamento degli eventi. Il sentimento e la rabbia che univa tutti i lavoratori e i compagni delle vittime, riversatisi in piazza in quei giorni, divenne anche consistente e seria motivazione per quelli che, solo assistendo, resero possibile il pellegrinaggio silenzioso e commosso per portare l’ultimo saluto alle vittime. Quella situazione unica nella storia della città si ripeté anche il 3 giugno e il 18 giugno ai funerali delle altre due vittime della strage, quando i lavoratori si river-sarono nuovamente in piazza per testimoniare quanto fossero determinati a non piegarsi al terrorismo dei fascisti: mandanti e sicari.Questa fu sicuramente una delle più grandi testimonianze che il movimento dei lavoratori e la Federazione sindacale seppero dare all’intera città e all’intero pa-ese: un movimento di uomini e donne che, volontariamente, collaborarono al servizio d’ordine e che gestirono la piazza, garantendo la sicurezza nella città e il tranquillo svolgimento dei funerali.

A conclusione di quelle drammatiche giornate la Federazio-ne sindacale diffuse un comunicato stampa per ringraziare per la compostezza e la fermezza con cui i lavoratori e i cittadini risposero alla violenza del maggio 74, a testimo-niare che il movimento dei lavoratori raccolse il dolore e lo seppe trasformare in un momento, alto e nobile, di pietas laica e civile.

«La Federazione Bresciana CGIL CISL UIL a conclusione dei solenni funerali dei compagni caduti in Piazza della Loggia, vittime della strage nera, salutati ieri da centinaia di migliaia di lavoratori e cittadini giunti da tutta Italia, esprime il proprio vivo ringraziamento alle migliaia di compagni dei Consigli di Fabbrica e di Azienda, ai la-voratori attivisti di ogni settore e categoria, che in que-sti giorni si sono ininterrottamente prodigati con grande senso di responsabilità di sacrificio, per coordinare e mantenere l’ordine pubblico e vigilare contro ogni preva-ricazione. La Federazione Sindacale interprete dei sen-timenti profondi del popolo lavoratore bresciano esterna la sua gratitudine alle delegazioni operaie e sindacali, alle grande masse di uomini, donne e giovani che han-no voluto onorare la memoria dei nostri caduti testimo-niando la loro fermezza e l’impegno a continuare la lotta per l’unità delle classi lavoratrici contro il fascismo».

«Nessuno si lasciò annientare dal boato»La risposta dei lavoratori e delle lavoratrici nelle ore successive alla strageA cura dell’Archivio storico Bigio Savoldi e Livia Bottardi Milani