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GIOVEDÌ 10 SETTEMBRE 2009 31 il Cittadino Sezione Cultura & Spettacoli DIARIO MANTOVANO Feltivaletteratura, Melloni e Lerner oggi sul palco MANTOVA Duecentoventi appuntamenti, suddivisi in cinque giorni, dalle 10 del mattino a mezzanot- te: c’è di che sfamare anche il più bulimico appas- sionato di libri. E infatti qui al Festivaletteratura di Mantova sono già stati prenotati 44mila bigliet- ti, 3mila in più rispetto all’anno scorso: molto get- tonati nella biglietteria di piazza Alberti, nel cuo- re della città dei Gonzaga, gli incontri con gli scrittori più noti come Nadine Gordimer, Amitav Gosh, Margaret Mazzantini, Sophie Kinsella, Luis Sepulveda. Ma altrettanta curiosità (sarà la crisi?) risvegliano gli appuntamenti che non prevedono un biglietto di ingresso, come quelli dedicati alle “Scritture giovani”. Al turista festivaliero oggi in città consigliamo di seguire di buon mattino (alle 10.30, Palazzo della Ragione) le ragioni dello storico Alberto Melloni sull’atteggia- mento della Chiesa durante il fascismo (se l’argomento vi appassiona, tornate a segui- re Melloni alle 17.45 a palazzo di San Seba- stiano sul tema «Chi ha paura del Vaticano II?»). Dopo pranzo, il gran- de cortile della Cavallerizza, a Palazzo Ducale, è tutto a dispo- sizione di Gad Lerner e del critico lettera- rio ebreo Da- niel Mendel- sohn sul ruolo dell’arte e della letteratura do- po Auschwitz (ore 14.30). Im- perdibile poi la lectio magi- stralis del pre- mio Nobel su- dafricano Nadi- ne Gordimer, nota per i ro- manzi in cui ha descritto le drammatiche lacerazioni del suo Paese a causa del- l’apartheid: al- le 18.30, in piaz- za Castello, discuterà sul rapporto tra scrittura e verità. Per gli appassionati di saggistica, da segna- re in agenda il dibattito tra il giornalista di «Le Monde» Serge Michel, autore per il Saggiatore del- l’inchiesta “Cinafrica”, e il sociologo Marco Aime sul tema “La Cina alla conquista del Continente Nero”, argomento purtroppo sottovalutato in Ita- lia, ma ricco di inquietanti conseguenze nel futu- ro prossimo (ore 19, chiesa di San Maurizio). La sera è fatta per rilassarsi: alle 19.15 gustatevi la testimonianza del mitico Walter Bonatti, alpinista che non ha bisogno di presentazioni, la cui passio- ne per la montagna è un immenso inno alla vita (al Seminario vescovile). Infine, mescolatevi tra il pubblico di “Scintille”, che è il titolo di un nuovo ciclo di appuntamenti serali (e gratuiti) nei quali l’autore prescelto risponde a ruota libera alle do- mande dei lettori: questa sera è il turno di Tiziano Scarpa, da poco “stregato” grazie al suo pregevole “Stabat Mater” (ore 19.30, Tenda Bordello). Francesca Amé n Chi entrasse, anche distrattamente, alla Galleria delle Visioni a Lodi (non ora che è chiusa per ferie, ma dal 15 settembre quando verrà riaperta, dal mercoledì alla domenica, dalle 16 alle 19) non potrebbe che farsi catturare dal gruppo di sculture che animano con le loro variabili plastiche e volu- metriche gli angoli dell’accogliente spazio di via Luigi Cingia 17. Si tratta di una serie di bronzi di grande effetto miltoniano, o, se volete, intellettuale; tecnicamente e formal- mente allettanti che interpellano il de- siderio di molti di noi di ritornare a un modo di vivere più connotato di pensiero e sentimento. Una sorta di coinvolgimento, affidato alla mae- stria di un artista che si colloca al cro- cevia tra l’intelligenza tecnica e le fa- coltà dell’immaginazione. Sono scul- ture che sorprendono anche i meno esperti, prima d’altro per il “modella- to”, la ricerca pla- stica, il volume. Solo poi per la rappresentazione di un “mondo” colto e rappresen- tato in una sorta di sospensione temporale tra re- altà e fantasia. Quello che va in- contro al visitato- re è un consorzio di figure umane e mitologiche, di angeli, elfi, Peter Pan, folletti, divi- nità, Pinocchi, fa- raoni, cibernetici, pensatori e soffe- renti. Sono opera dello scultore pia- centino Giuseppe Tirelli, art di- rector dello spazio espositivo aperto a Lodi dieci mesi fa da una coope- rativa di artisti, connotato per l’at- tenzione all’arte fantastica, alle sue forme assur- de, fiabesche, enigmatiche, am- bigue. Mezzo seco- lo superato da un paio d’anni, una parentesi da sin- dacalista, Giusep- pe Tirelli non è so- lito affidarsi a presentazioni e compilare biogra- fie (spesso fasul- le). Ha un curri- culum assoluta- mente essenziale: gli studi artistici al Gazzola, l’atti- vità espositiva iniziata una quindicina di an- ni fa, un pugno di mostre personali e un lavoro alla Ric- ci Oddi. Edward Lucie-Smith, scritto- re e storico dell’arte, lo ha inserito in un suo libro sulla scultura neofigura- tiva in Italia in cui si affronta il per- corso di un gruppo di scultori italiani appartenenti alla neo-figurazione. Nei suoi lavori, quel che balza all’oc- chio non è tanto l’originalità - pur sempre indicatore di novità - ma il me- stiere, la maestria tecnica, l’esercizio spiritoso e di gusto squisito della di- sciplina formale, l’equilibrio del mo- dellato, carico di suggestione, con cui l’idea è tradotta e gestita nei suoi ri- tuali di fruizione. Non si pensi però a un “passatista”. Tirelli è un contem- poraneo, anche perché essere contem- poraneo vuol solo dire essere del pro- prio tempo, rifletterne la cultura, gli stimoli, la sensibilità, le mancanze, non i paradossi, non la disaffezione dalla qualità, non l’alienazione o l’af- fidarsi al discorso. Come Duchamp, sembra avere un rimpianto solo, quel- lo per il tempo in cui l’arte poteva an- cora essere “narrativa, religiosa, filo- sofica, morale” Tirelli fa parte di un gruppo artisti che, dall’altra parte del Po, brilla per non intrattenere pubbliche relazioni e per la splendi- da, quasi orgogliosa solitudine. Il che non lo sottrae all’interesse del pubbli- co colto non appena questi si avvicina alle sue opere. Certamente non è di quelli che cercano l’adulazione a tutti i costi, che amano la celebrativa elo- quenza della critica. Dell’adulazione si può abusare. Ma un artista troppo adulato non può che dettare sospetto, anche se non è colpa sua. Per porsi al sicuro lui preferisce far parlare le opere, i suoi angeli, i suoi el- fi enigmatici e capricciosi, a un passo da essere umani; ad accendere interes- se e convinzione coi suoi Pinocchietti, invitanti all’immaginazione; a far fantasticare con donne dai corpi esili e dal volto nobile, cui contrappone la corposità dei rinoceronti, in cui pro- babilmente ritrova spazio una sua nostalgia d’Africa. Nato in Tanza- nia, dove ha trascorso la prima infan- zia, Tirelli si trascina nelle opere sim- boli, emblemi, occasionali abbando- ni. Il suo mondo è disseminato di per- sonaggi umani e fantastici, malinco- nici e ironici, eleganti, classici, talvol- ta usciti da un fumetto; sparpaglia corpi nobili e perfetti e tuttavia, spes- so imprigionati: colti affranti, stanchi o concentrati o pensanti pronti ad ac- cendere di fascino e di speranze il frui- tore, trasformandolo in interlocutore. Aldo Caserini Nella galleria di via Cingia le opere dell’artista piacentino Corpi e visi, plasticità e fantasia: le sculture di Tirelli alle Visioni Qui e sopra il titolo, due opere di Tirelli in mostra a Lodi IL PITTORE DALL’INSOLITA TECNICA Le “forchettate” di Scarioni a Livraga n La Livraga storica, quella immortalata da immagini fotografiche di inizio ’900 “Rivisitata” dall’artista casalese Roberto Scarioni. Un “retouchè” alla maniera di Mario Schifano con le sue mitiche diapo- sitive ma anche l’esposizione di altre ope- re “elaborate” con un omaggio al grande Arman, reinventando vecchie macchine da scrivere, lampade, libri, oggetti di ar- redo senza arrivare alla “Scomposizio- ne” del maestro francese ma apportando e lavorando pittura materia con l’uso non di un pennello o di una spatola ma bensì di una comunissima forchetta da cucina. Queste alcune delle opere che Ro- berto Scarioni espone in una mostra per- sonale nella sala consiliare Aldo Moro del municipio di Livraga, nell’ambito delle manifestazioni della sagra patrona- le di San Gennaro. Accanto a questi “di- vertissement” dell’artista casalese anche una serie di opere. L’astrattismo e la pop- art rappresentano per Roberto Scarioni (il secondo da destra nella foto) una scel- ta emotiva, in una dichiarazione di auto- nomia, cercando di conservare intatta la sua forza espressiva, riuscendo poi a per- sonalizzare la tecnica con un suo lin- guaggio pittorico dove il cromatismo ac- ceso è elemento caratteriale. La mostra, organizzata dall’assessorato alla cultura del Comune di Livraga in collaborazione con la Biblioteca Comunale, rimarrà aperta al pubblico fino al 13 settembre. Il film di don Gnocchi su un maxischermo nel cuore del borgo insigne n Al via il secondo appuntamento di un programma che accompagnerà i banini alla beatificazione di don Carlo Gnocchi, sacerdote ambrosiano dalle origini banine che si terrà a Milano domenica 25 ottobre. Anche a San Colombano al Lambro diversi sono i momenti che il parroco don Mario Cipelli insieme alla commissione “Don Gnocchi beato” hanno pensa- to di offrire alla gente in preparazione alla beatifica- zione. Questa sera e domani, venerdì 11 settembre, presso il cortile dell’asilo Rosalinda, alle ore 21, per gentile concessione del consiglio dell’Azienda ai ser- vizi alla persona Valsasino, proprietaria degli spazi, verrà trasmesso in due parti il film “Don Gnocchi l’angelo dei bim- bi” della Regista Cinzia Th Torrini. Tutti possono partecipare alla visione. Nelle vesti del papà dei mutilatini, l’attore Daniele Liotti, già sant’Antonio per la Lux Vide e Mediatrade. I dati d’ascolto del film (oltre 6 milioni di telespettatori alla prima puntata e 7 milioni e 200 mila in occasione della seconda) hanno confermato l’ottimo successo di un prodotto che si inserisce nel riuscito filone delle fiction dedicate, negli ultimi anni, a figure straordinarie di santi o giganti della carità: da padre Pio a papa Giovanni, da Madre Tere- sa di Calcutta a santa Rita, da don Bosco a quella di papa Wojtyla. Così anche nel paese natale di don Carlo queste due serate voglio- no essere un contributo per una maggiore conoscenza della sua figura. Uno strumento quello della visione della fiction che su Ca- nale 5 ha riscosso grande apprezzamento di pubblico, che vuole avvicinare soprattutto le generazioni più giovani del borgo che si sta preparando a un evento così straordinario come l’elevazione alla gloria degli altari di un suo concittadino. Toccanti le parole pronunciate dalla regista all’indomani della presentazione del suo lavoro suonano come augurio: «Propormi di cimentarmi con una storia di guerra, dolore, sofferenza e speranza non ho avuto dubbi e ho accettato senza indugi. Mi sono messa a studiare, a leggere i testi di don Carlo, a incontrare le persone che lo hanno conosciuto. Ho capito che non sarebbe stata impresa facile raccontare un uomo e un prete di questa grandezza, evitando di farne un inutile “santi- no”. Ho sentito il peso della responsabilità, ho avuto paura di non raccontarlo per quello che è stato, con quell’alone di santità che già lo circondava in vita. Poi, pian piano, sono entrata nel modo di pensare e di agire di don Carlo. Sì, posso dire che spesso l’ho senti- to vicino… Volevo essere dentro a quello che raccontavamo. Non volevo un film di guerra e di machi, ma di ragazzi spaventati, par- titi con grandi ideali e trovatisi di fronte al dolore e alla paura. Quando ne parlavo con Daniele Liotti, ho spesso avuto l’impressio- ne di essere in tre: io lui e don Carlo. E spesso, ancora oggi, mi ritrovo a pensare con le sue stesse parole…Ne ho raccontato l’espe- rienza in guerra, cercando di descriverla con l’anima e gli occhi di quei ragazzi mandati al macello. E ho cercato di descriverne la statura educativa calandomi nei suoi panni, immergendomi tra i ragazzi, tra i bambini, provando a sottolinearne il ruolo di “pa- dre”...». La durata di ciascun tempo è di 2 ore e in caso di maltem- po la visione avverrà in chiesa parrocchiale. (M.St.) SAN COLOMBANO Don Gnocchi Gad Lerner, protagonista a Mantova Imperdibile la “lectio magistralis” del Nobel sudafricano Gordimer

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  • G I O V E D Ì 1 0 S E T T E M B R E 2 0 0 9 31il Cittadino Sezione

    Cultura&SpettacoliD I A R I O M A N T O V A N O

    Feltivaletteratura,Melloni e Lerneroggi sul palco

    MANTOVA Duecentoventi appuntamenti, suddivisiin cinque giorni, dalle 10 del mattino a mezzanotte: c’è di che sfamare anche il più bulimico appassionato di libri. E infatti qui al Festivaletteraturadi Mantova sono già stati prenotati 44mila biglietti, 3mila in più rispetto all’anno scorso: molto gettonati nella biglietteria di piazza Alberti, nel cuore della città dei Gonzaga, gli incontri con gliscrittori più noti come Nadine Gordimer, AmitavGosh, Margaret Mazzantini, Sophie Kinsella, LuisSepulveda. Ma altrettanta curiosità (sarà la crisi?)risvegliano gli appuntamenti che non prevedonoun biglietto di ingresso, come quelli dedicati alle“Scritture giovani”.Al turista festivaliero oggi in città consigliamo diseguire di buon mattino (alle 10.30, Palazzo dellaRagione) le ragioni dello storico Alberto Mellonisull’atteggiam e n t o d e l l aChiesa duranteil fascismo (sel’argomento via p p a s s i o n a ,tornate a seguire Melloni alle17.45 a palazzod i S a n S e b a stiano sul tema«Chi ha pauradel VaticanoI I ? » ) . D o p opranzo, il grande cortile dellaCavallerizza, aPalazzo Ducale,è tutto a disposizione di GadL e r n e r e d e lcritico letterario ebreo Daniel Mendel sohn sul ruolodell’arte e dellaletteratura dopo Auschwitz(ore 14.30). Imperdibile poi lal e c t i o m a g i stralis del premio Nobel sudafricano Nadine Gordimer,nota per i romanzi in cui had e s c r i t t o l edrammatichelacerazioni dels u o P a e s e ac a u s a d e l l’apartheid: alle 18.30, in piazza Castello, discuterà sul rapporto tra scrittura everità. Per gli appassionati di saggistica, da segnare in agenda il dibattito tra il giornalista di «LeMonde» Serge Michel, autore per il Saggiatore dell’inchiesta “Cinafrica”, e il sociologo Marco Aimesul tema “La Cina alla conquista del ContinenteNero”, argomento purtroppo sottovalutato in Italia, ma ricco di inquietanti conseguenze nel futuro prossimo (ore 19, chiesa di San Maurizio).La sera è fatta per rilassarsi: alle 19.15 gustatevi latestimonianza del mitico Walter Bonatti, alpinistache non ha bisogno di presentazioni, la cui passione per la montagna è un immenso inno alla vita(al Seminario vescovile). Infine, mescolatevi tra ilpubblico di “Scintille”, che è il titolo di un nuovociclo di appuntamenti serali (e gratuiti) nei qualil’autore prescelto risponde a ruota libera alle domande dei lettori: questa sera è il turno di TizianoScarpa, da poco “stregato” grazie al suo pregevole“Stabat Mater” (ore 19.30, Tenda Bordello).

    Francesca Amé

    n Chi entrasse, anche distrattamente,alla Galleria delle Visioni a Lodi (nonora che è chiusa per ferie, ma dal 15settembre quando verrà riaperta, dalmercoledì alla domenica, dalle 16 alle19) non potrebbe che farsi catturaredal gruppo di sculture che animanocon le loro variabili plastiche e volumetriche gli angoli dell’accoglientespazio di via Luigi Cingia 17.Si tratta di una serie di bronzi digrande effetto miltoniano, o, se volete,intellettuale; tecnicamente e formalmente allettanti che interpellano il desiderio di molti di noi di ritornare aun modo di vivere più connotato dipensiero e sentimento. Una sorta dicoinvolgimento, affidato alla maestria di un artista che si colloca al crocevia tra l’intelligenza tecnica e le facoltà dell’immaginazione. Sono sculture che sorprendono anche i menoesperti, prima d’altro per il “modellato”, la ricerca plastica, il volume.Solo poi per larappresentazionedi un “mondo”colto e rappresentato in una sortadi sospensionetemporale tra realtà e fantasia.Quello che va incontro al visitatore è un consorziodi figure umane emitologiche, diangeli, elfi, PeterPan, folletti, divinità, Pinocchi, faraoni, cibernetici,pensatori e sofferenti. Sono operadello scultore piacentino GiuseppeTirelli, art director dello spazioespositivo apertoa Lodi dieci mesifa da una cooperativa di artisti,connotato per l’attenzione all’artefantastica, allesue forme assurde , f iabesche ,enigmatiche, ambigue. Mezzo secolo superato da unpaio d’anni, unaparentesi da sindacalista, Giuseppe Tirelli non è solito affidarsi apresentazioni ecompilare biografie (spesso fasulle). Ha un curriculum assolutamente essenziale:gli studi artisticial Gazzola, l’attività espositivai n i z i a t a u n aquindicina di anni fa, un pugno dimostre personali e un lavoro alla Ricci Oddi. Edward LucieSmith, scrittore e storico dell’arte, lo ha inserito inun suo libro sulla scultura neofigurativa in Italia in cui si affronta il percorso di un gruppo di scultori italianiappartenenti alla neofigurazione.Nei suoi lavori, quel che balza all’occhio non è tanto l’originalità pursempre indicatore di novità ma il mestiere, la maestria tecnica, l’eserciziospiritoso e di gusto squisito della disciplina formale, l’equilibrio del modellato, carico di suggestione, con cuil’idea è tradotta e gestita nei suoi rituali di fruizione. Non si pensi però aun “passatista”. Tirelli è un contemporaneo, anche perché essere contemporaneo vuol solo dire essere del proprio tempo, rifletterne la cultura, glistimoli, la sensibilità, le mancanze,

    non i paradossi, non la disaffezionedalla qualità, non l’alienazione o l’affidarsi al discorso. Come Duchamp,sembra avere un rimpianto solo, quello per il tempo in cui l’arte poteva ancora essere “narrativa, religiosa, filosofica, morale” Tirelli fa parte di ungruppo artisti che, dall’altra partedel Po, brilla per non intrattenerepubbliche relazioni e per la splendida, quasi orgogliosa solitudine. Il chenon lo sottrae all’interesse del pubblico colto non appena questi si avvicinaalle sue opere. Certamente non è diquelli che cercano l’adulazione a tuttii costi, che amano la celebrativa eloquenza della critica. Dell’adulazionesi può abusare. Ma un artista troppoadulato non può che dettare sospetto,anche se non è colpa sua.Per porsi al sicuro lui preferisce farparlare le opere, i suoi angeli, i suoi elfi enigmatici e capricciosi, a un passo

    da essere umani; ad accendere interesse e convinzione coi suoi Pinocchietti,invitanti all’immaginazione; a farfantasticare con donne dai corpi esilie dal volto nobile, cui contrappone lacorposità dei rinoceronti, in cui probabilmente ritrova spazio una suanostalgia d’Africa. Nato in Tanzania, dove ha trascorso la prima infanzia, Tirelli si trascina nelle opere simboli, emblemi, occasionali abbandoni. Il suo mondo è disseminato di personaggi umani e fantastici, malinconici e ironici, eleganti, classici, talvolta usciti da un fumetto; sparpagliacorpi nobili e perfetti e tuttavia, spesso imprigionati: colti affranti, stanchio concentrati o pensanti pronti ad accendere di fascino e di speranze il fruitore, trasformandolo in interlocutore.

    Aldo Caserini

    Nella galleria di via Cingia le opere dell’artista piacentino

    Corpi e visi, plasticità e fantasia:le sculture di Tirelli alle Visioni

    Qui e sopra il titolo, due opere di Tirelli in mostra a Lodi

    IL PITTORE DALL’INSOLITA TECNICA

    Le “forchettate” di Scarioni a Livragan La Livraga storica, quella immortalatada immagini fotografiche di inizio ’900“Rivisitata” dall’artista casalese RobertoScarioni. Un “retouchè” alla maniera diMario Schifano con le sue mitiche diapositive ma anche l’esposizione di altre opere “elaborate” con un omaggio al grandeArman, reinventando vecchie macchineda scrivere, lampade, libri, oggetti di arredo senza arrivare alla “Scomposizione” del maestro francese ma apportandoe lavorando pittura materia con l’usonon di un pennello o di una spatola mabensì di una comunissima forchetta dacucina. Queste alcune delle opere che Roberto Scarioni espone in una mostra personale nella sala consiliare Aldo Moro

    del municipio di Livraga, nell’ambitodelle manifestazioni della sagra patronale di San Gennaro. Accanto a questi “divertissement” dell’artista casalese ancheuna serie di opere. L’astrattismo e la popart rappresentano per Roberto Scarioni(il secondo da destra nella foto) una scelta emotiva, in una dichiarazione di autonomia, cercando di conservare intatta lasua forza espressiva, riuscendo poi a personalizzare la tecnica con un suo linguaggio pittorico dove il cromatismo acceso è elemento caratteriale. La mostra,organizzata dall’assessorato alla culturadel Comune di Livraga in collaborazionecon la Biblioteca Comunale, rimarràaperta al pubblico fino al 13 settembre.

    Il film di don Gnocchi su un maxischermo nel cuore del borgo insignen Al via il secondo appuntamento di un programmache accompagnerà i banini alla beatificazione di donCarlo Gnocchi, sacerdote ambrosiano dalle originibanine che si terrà a Milano domenica 25 ottobre.Anche a San Colombano al Lambro diversi sono imomenti che il parroco don Mario Cipelli insiemealla commissione “Don Gnocchi beato” hanno pensato di offrire alla gente in preparazione alla beatificazione. Questa sera e domani, venerdì 11 settembre,presso il cortile dell’asilo Rosalinda, alle ore 21, pergentile concessione del consiglio dell’Azienda ai servizi alla persona Valsasino, proprietaria degli spazi,verrà trasmesso in due parti il film “Don Gnocchi l’angelo dei bimbi” della Regista Cinzia Th Torrini. Tutti possono partecipare allavisione. Nelle vesti del papà dei mutilatini, l’attore Daniele Liotti,già sant’Antonio per la Lux Vide e Mediatrade. I dati d’ascolto delfilm (oltre 6 milioni di telespettatori alla prima puntata e 7 milionie 200 mila in occasione della seconda) hanno confermato l’ottimosuccesso di un prodotto che si inserisce nel riuscito filone dellefiction dedicate, negli ultimi anni, a figure straordinarie di santi ogiganti della carità: da padre Pio a papa Giovanni, da Madre Teresa di Calcutta a santa Rita, da don Bosco a quella di papa Wojtyla.Così anche nel paese natale di don Carlo queste due serate vogliono essere un contributo per una maggiore conoscenza della suafigura. Uno strumento quello della visione della fiction che su Canale 5 ha riscosso grande apprezzamento di pubblico, che vuole

    avvicinare soprattutto le generazioni più giovani del borgo che sista preparando a un evento così straordinario come l’elevazionealla gloria degli altari di un suo concittadino. Toccanti le parolepronunciate dalla regista all’indomani della presentazione del suolavoro suonano come augurio: «Propormi di cimentarmi con unastoria di guerra, dolore, sofferenza e speranza non ho avuto dubbie ho accettato senza indugi. Mi sono messa a studiare, a leggere itesti di don Carlo, a incontrare le persone che lo hanno conosciuto.Ho capito che non sarebbe stata impresa facile raccontare un uomoe un prete di questa grandezza, evitando di farne un inutile “santino”. Ho sentito il peso della responsabilità, ho avuto paura di nonraccontarlo per quello che è stato, con quell’alone di santità chegià lo circondava in vita. Poi, pian piano, sono entrata nel modo dipensare e di agire di don Carlo. Sì, posso dire che spesso l’ho sentito vicino… Volevo essere dentro a quello che raccontavamo. Nonvolevo un film di guerra e di machi, ma di ragazzi spaventati, partiti con grandi ideali e trovatisi di fronte al dolore e alla paura.Quando ne parlavo con Daniele Liotti, ho spesso avuto l’impressione di essere in tre: io lui e don Carlo. E spesso, ancora oggi, miritrovo a pensare con le sue stesse parole…Ne ho raccontato l’esperienza in guerra, cercando di descriverla con l’anima e gli occhi diquei ragazzi mandati al macello. E ho cercato di descriverne lastatura educativa calandomi nei suoi panni, immergendomi tra iragazzi, tra i bambini, provando a sottolinearne il ruolo di “padre”...». La durata di ciascun tempo è di 2 ore e in caso di maltempo la visione avverrà in chiesa parrocchiale. (M.St.)

    SAN COLOMBANO

    Don Gnocchi

    Gad Lerner, protagonista a Mantova

    Imperdibilela “lectio

    magistralis”del Nobel

    sudafricanoGordimer

  • S A B A T O 2 6 S E T T E M B R E 2 0 0 9 13il Cittadino Chiesa

    APPARTENENTI A COMUNITÀ DIVERSE, HANNO ACCOMPAGNATO DON ADOLPHE HOUNDJI

    Benin, la visita di 7 lodigiani

    Il gruppo dei partecipanti alla missione in Benin; nella prima fila in piedi si riconosce (il quinto da destra) don Adolphe

    n Con destinazione il Benin: un sogno che è diventato realtàAd accompagnare quest’estate donAdolphe Houndji c’erano 7 giovaniprovenienti da parrocchie diverse,ma uniti dalla comune amicizia conil sacerdote di San Bernardo in Lodi,dalla volontà e dall’entusiasmo di fare qualcosa per gli altri, oltre chedalla curiosità di conoscere luoghi esoprattutto persone di un paese lontano dal nostro. Non per tutti era laprima esperienza in Africa, ma èstata in ogni caso la realizzazione diun sogno: «il desiderio di ritrovareamici conosciuti anni fa».I sette giovani hanno vissuto tre settimane a Cotonou, la città più grande del Benin. «Siamo stati a direttocontatto con le persone del posto, spiegano i giovani vivendo nelle loro dimore, condividendo la vita quotidiana, in particolare con gli amici

    e con la famiglia di Don Adolphe, chehanno organizzato nei minimi dettagli il nostro soggiorno, manifestandoci un’ospitalità, un affetto e unagenerosità fuori dal comune, tantoda farci sentire un’unica grande famiglia». La giornata incominciavacon il volontariato presso l’ospedaledi Calavi, per alcuni, mentre per altri presso l’orfanotrofio delle missionarie della Carità; il pomeriggio eradedicato alla visita dei vari progettirealizzati nel Benin (pozzi, scuole,banchi e materiale scolastico).«L’esperienza in orfanotrofio è stataeccezionale scrivono in una emailinviataci in redazione da Valentina eAnnamaria e nonostante la differenza linguistica i bambini, con i loro sorrisi così spontanei, ci hannoletteralmente conquistato; con il loro bisogno d’amore e la loro tenerezza ci hanno trasmesso molto di più

    di quello che noi abbiamo dato loro».Quello che rimane impresso nellamente, negli occhi e nel cuore deigiovani sono la semplicità dei fratelli africani» . «È bastato semplicemente un “ben arrivato” è scrittonell’email o “hai dormito bene?”a farci capire quanto noi italiani nondiamo importanza a queste espressioni, considerandole, al contrario,come rituali scontati. Ciò che in realtà non sono. Il rientro a casa non èstato facile, dispiaciuti soprattuttodi dover lasciare persone eccezionalicon cui abbiamo condiviso momenticosì speciali». Le sensazioni e leemozioni provate sono state moltissime e troppo intense per poterleracchiudere in poco spazio. I settegiovani semplicemente dicono «grazie con tutto il cuore a don Adolphe,per l’opportunità concessa di viverequest’esperienza indimenticabile».

    IL 25 OTTOBRE IN PIAZZA DUOMO IL RITO PRESIEDUTO DAL CARDINALE TETTAMANZI

    Da San Colombano 350 fedelialla beatificazione di don Gnocchi

    Sei sarannoi pullman che

    di buon orapartiranno

    dal piazzaledella Chiesa Don Carlo Gnocchi, nato a San Colombano al Lambro, sarà beatificato domenica 25 ottobre in piazza Duomo a Milano

    n Saranno in 350 i banini che parteciperanno a Milano in piazza Duomoal rito di beatificazione di don CarloGnocchi domenica 25 ottobre presieduto dal cardinale Dionigi Tettamanzi.Sei saranno i pullman che di buonora partiranno dal piazzale dellaChiesa dove il beato è stato battezzato (da anni intitolato a don Gnocchi);ad essi si aggiungeranno i banini residenti a Milano che desiderano assistere alla Cerimonia insieme ai lorofamigliari e a una ventina di suorenative di San Colombano o che nelcorso degli anni sono passate nelleCase religiose di Maria Ausiliatricee dell’Istituto Fatebenefratelli.Una dimostrazione questa di affettoe di venerazione superiore alleaspettative; grazie soprattutto all’impegno del parroco don Mario Cipelli fin dal suo arrivo di far riscoprire la figura di don Carlo accanto aquella del patrono. Dal 2002, annocentenario della sua nascita, si sonodi fatto intensificati i momenti dipreghiera e di riflessione ed ora il“popolo” banino è ben preparato eben disposto a vivere con più consapevolezza l’evento più importantedella sua storia di comunità cristia

    na. Ma anche per coloro che rimarranno a casa la Commissione “DonGnocchi Beato” ha fatto sì che tuttala comunità si senta unita spiritualmente ai banini in piazza a Milano.Così alle ore 10,00 nella Chiesa Parrocchiale un maxischermo permetterà di seguire in diretta (grazie alcollegamento Rai) la prima parte delrito fino alla proclamazione dellaformula di Beatificazione e la scopertura della grande immagine checampeggerà sulla facciata del Duomo e che sarà accompagnata dal suono delle campane di tutte le chiesedel paese.Intanto il paese in questi giorni èmeta di gruppi, in particolare di giovani, provenienti dalle località doveha sede la Fondazione don Gnocchi,per fiaccolate o ritiri spirituali.Anche sabato 19 una sessantina digiovani di Malnate, guidati dal loroparroco don Giacomo, hanno dapprima fatto tappa alla casa natale e poial fonte battesimale dove è stata accesa e benedetta la fiaccola. La staffetta di 160 Km si è svolta nella notte,passando per Montesiro di BesanaBrianza (dove don Carlo ha celebratola sua prima messa e dove riposa lafamiglia) per poi arrivare alla Chie

    sa parrocchiale di Malnate per laMessa domenicale.

    Mauro Steffenini

    n APPUNTAMENTI DA SEGUIREMercoledì 7 ottobre: n mattinata presso l’Auditorium dell’oratorio maschile San Giovanni Bosco la testimonianza di Silvio Colagrande ai ragazzi delle Scuole primarie e secondarie

    di San Colombano.Mercoledì 14: ore 21 all’auditoriumdell’Oratorio maschile San GiovanniBosco incontro sul tema: “Don Gnocchi, un santo di casa nostra”. Interviene monsignor Ennio Apeciti, responsabile della diocesi di Milano dell’Ufficio per le Cause dei Santi. Sabato 24:ore 21,00 Fiaccolata dalla casa natalealla Chiesa Parrocchiale e Veglia di

    Preghiera presieduta dall’OrdinarioMilitare monsignor Vincenzo Pelvi.Domenica 25: a Milano in piazza Duomo cerimonia di beatificazione alle10. Dalla chiesa parrocchiale di SanColombano al Lambro collegamentocon piazza Duomo a Milano per il Ritodi Beatificazione: alle 10,30 Santa Messa Solenne.. Sabato 31 ottobre: ore21in chiesa parrocchiale. Assegnazio

    ne del Banino d’Oro a don Carlo Gnocchi e concerto in onore del novello Beato dell’organista Claudia Vignani.Domenica 15 novembre: alle 14,45: accoglienza della reliquia del beato donCarlo Gnocchi alla casa natale e processione fino alla chiesa parrocchiale.Alle 16 la santa Messa di ringraziamento presieduta da Giuseppe Merisi,vescovo di Lodi.

    IL SIMPOSIO DI SABATO PROSSIMO «UN’OCCASIONE PARTICOLARMENTE FAVOREVOLE PER RIFLETTERE SULLA SITUAZIONE STORICA CHE STIAMO VIVENDO»

    Caritas, convegno diocesano il 3 ottobreUna riflessione su questioni “concrete” che coinvolgono le comunità

    Da sinistra don Scalmanini, direttore della Caritas lodigiana e monsignor Merisi, presidente nazionale della Caritas

    n Torna l’appuntamento diocesano di inizio anno Caritas. Sabato 3ottobre, dalle ore 9,30 alle 12 in Seminario (via XX Settembre) a Lodisi terrà il convegno diocesano della Caritas parrocchiali.«Lo scorso anno ci aveva aiutatonella riflessione monsignor Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana. Quest’anno, invece, spiegadon Davide Scalmanini, direttoredella Caritas lodigiana sarà presente don Gian Carlo Perego, responsabile del Centro documentazione Caritas Italiana Migrantes».Secondo don Scalmanini il simposio di sabato prossimo è un’occasione particolarmente favorevoleper riflettere sulla situazione storica che stiamo vivendo e soprattutto per cercare, nello sforzo comune, i modi migliori e più opportuni per annunciare il vangelo della carità. La crisi economica chestiamo attraversando, la questionedell’immigrazione, la sensazione“di paura” a cui stiamo assistendoimpongono alla Chiesa forti motivi di riflessione.L’enciclica del Papa BenedettoXVI, da cui si è preso il titolo delconvegno “Nella verità la carità risplende” guiderà in questa riflessione. Il convegno vuole avere unrisvolto molto pratico. «Ogni Caritas parrocchiale conosce bene, nelle piccole e grandi cose sottolinea il direttore don Scalmanini che ordinariamente mette in campo, quanto sia difficile coniugareverità, carità e giustizia. Il contesto sociale spesso agitato da annunci “slogan”, sganciati da anali

    si serie e meditate, e non raramente anche lontani dalle sofferenze edai drammi delle persone, nonsempre facilita la serenità nell’affrontare questi argomenti». Il convegno diocesano vuole trovare nelVangelo la linfa vitale del suo pensare e del suo proporre. «Tale affermazione non è assolutamenteingenua ne scontata, tende a sottolineare don Scalmanini anzi,credo debba necessariamente essere riscoperta. Quando parliamodi verità, carità e giustizia nonpossiamo dimenticare che le “Caritas” parlano e annunciano una

    “verita, carità e giustizia” cristiana». Come dice un documento delMagistero: “La carità nella veritàè una forza che costituisce la comunità, unifica gli uomini secondo modalità in cui non ci sono barriere nè confini.......l’unità del genere umano, una comunione fraterna oltre ogni divisione, nascedalla convocazione della parola diDioAmore”. «L’urgenza del momento che stiamo vivendo credorenda ragione dell’accalorato invito conclude don Scalmanini apartecipare che faccio a tutte leCaritas parrocchiali. Anche le co

    munità che non avessero un gruppo Caritas sono invitate a partecipare con un loro rappresentante».

    Giacinto Bosoni

    n IL PROGRAMMAAlle 9,30 la preghiera; alle 9,45 Introduzione di don Scalmanini; alle10 relazione di don Giancarlo Perego, responsabile Centro Documentazione Caritas italiana, alle 11 dibattito, alle 12 linee programmatiche e fine lavori. In Seminario aLodi, sede dell’incontro, non si potrà parcheggiare: è necessario trovare parcheggio nelle vicinanze.

    DanieleCabistoeFlaminio Fontesarannoordinati diaconi dal vescovon Saranno ordinati per invocazione dello Spirito Santo eimposizione delle mani delvescovo di Lodi Giuseppe Merisi sabato 3 ottobre alle 17,nella parrocchiale di Sordio,due giovani della diocesi diLodi. Sono Daniele Cabisto di29 anni, della parrocchia diCampagna che ha prestato ilservizio pastorale durantel’anno in preprazione al diaconato presso le parrocchie diMulazzano e Cassino; l’altrogiovane ordinato è FlaminioFonte, anni 28, parrocchiaorigine proprio quella di Sordio. E proprio qui, nella chiesa parrocchiale, ci sarà l’ordinazione dei due giovani. Ilgiovane Fonte ha prestato ilservizio pastorale durantel’anno del diaconato presso laparrocchia di Massalengo.Il tema del servizio alla carità, la diaconìa della carità, èsempre presente nei documenti e nella riflessione teologica, apartire dal riferimento biblico degli Atti degli Apostoli alcapitolo 6 che narra l’istituzione dei “sette” per il serviziodelle mense. Qualche tempo dopo, all’epoca della “Didachè”, idiaconi vengono presentati come corresponsabili della vitadella Chiesa riguardo alle opere di carità in favore delle vedove e degli orfani, senza dimenticare la connessione della loroattività con la catechesi e la liturgia. Anche oggi il ministerodiaconale, pur senza scelte di campo assolute, è certamentesegnato dal servizio alla carità. (G.Bos.)

    IL 3 OTTOBRE A SORDIO

    L’immagine scelta dai due diaconi