incontro natale 2008

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Per una Chiesa Viva www.incontroravello.blogspot.com www.chiesaravello.it Anno IV - N. 12– Natale 2008 In un tempo come il nostro, critico, sgretolatore dei grandi e sublimi valori della civiltà cristiana,non disposto ad appagarsi di tradizioni, fossero anche le più care, noi cristiani siamo chiamati a guardarci dentro e riflettere sui fonda- menti della nostra esperienza religiosa che riviviamo nelle secolari tradizioni delle nostre feste cristiane. Il mondo di oggi ci interpella e chiede a noi di ren- dere ragione della nostra fede. Vuole sapere da noi che significa il Natale per noi cristiani? La nostra risposta,oggi, come per la prima comunità cristiana, non può essere che questa: il Natale significa che Dio si è inserito nella storia degli uomini,ha preso un volto u- mano e ci ha fatto dono del suo Figlio Unigenito fatto uomo nel grembo di una donna, Maria di Na- zareth. Insieme con Lui e mediante Lui ci ha concesso il potere di di- ventare anche noi figli di Dio :”A quanti lo hanno accolto ha dato il pote- re di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome”(Gv 1,12).Il Figlio di Dio nasce uomo e i figli dell’uomo rinascono figli di Dio. Celebrare il Natale vuol dire rinno- vare ogni anno questo lieto annun- cio o Vangelo che sintetizza tutta la fede cristiana, per viverlo, prendendo sempre migliore coscienza del dono che ci è stato fatto. Quando l’angelo annunciò ai pa- stori il Natale di Gesù, lo presenta come una grande gioia:”Vi annuncio una grande gioia ,che sarà di tutto il popolo:oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” ( Lc 2,10-12). Donde deriva questa gioia? Anzitutto dal fatto che ci fu donato il Figlio di Dio che “è la Luce che splende nelle tenebre del mon- do”,”la luce vera,quella che illumina ogni uomo”; la gioia e la pace vera cantata nella notte del suo Natale da una molti- tudine di angeli che lodava Dio dicendo: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che Egli ama”(Lc 2,14). Quel Bambino che nacque a Betlemme, che riconosciamo e adoriamo come Fi- glio di Dio fatto uomo, Luce del Mondo, un giorno attesterà solennemente di se stesso “Io sono la luce del mondo,chi viene a me non cammina nelle tenebre ,ma avrà la luce della vita ( Gv 8,12). Egli sarà la sor- gente della gioia vera ,quella gioia inti- ma, propria di chi in lui rinasce ,si arric- chisce della sua presenza o grazia,viene illuminato dalla luce di verità del suo vangelo e riscaldato dalla fiamma del suo amore. La verità e la gioia del Natale si ingrandisce quindi dalla confluenza di in’altra realtà. Insieme con l’unico Figlio di Dio fatto uomo,e mediante Lui,Dio Padre ha donato anche a noi il potere di diventare figli di Dio. Pertanto Gesù, il Cristo, l”Unigenito”, si fa “Primogenito”di molti fratelli. Egli non tiene gelosamente per sé la sua condizio- ne di Figlio,ma viene a renderne parteci- pi quanti credono nel suono nome. Proprio per questo nel giorno della nascita di Gesù di Nazareth si è rivela- ta tutta la ricchezza dell’amore di Dio per noi come dirà Paolo al discepolo Tito ”E’ apparsa la grazia di Dio,che por- ta salvezza a tutti gli uomini: e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà,con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della glo- ria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi,per riscattarci da ogni iniquità e formare un popolo puro che gli appartenga,pieno di zelo per le opere buone” (Tt 2,11-14). Dio non solo ci ha donato il Figlio, ma con Lui e in Lui ci ha donato di poter diventare anche noi figli suoi, e come tali ci vuole considerare e trattare. Don Giuseppe Imperato natale festa del Dono di Dio P ERIODICO DELLA COMUNITÀ ECCLESIALE DI RAVELLO “ Beati quelli che hanno accolto Cristo come luce nelle tenebre, perché sono divenuti figli della luce e del giorno” Auguri di un Santo Natale e di un prospero anno 2009 La redazione

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“ Beati quelli che hanno accolto Cristo come luce nelle tenebre, perché sono divenuti figli della luce e del giorno” PERIODICO DELLA COMUNITÀ ECCLESIALE DI RAVELLO Don Giuseppe Imperato Anno IV - N. 12– Natale 2008 a stare con noi, Parola d’amore di Dio per l’umanità di ogni tempo. INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA + Orazio Soricelli PAGINA 2 Da ”Don Orione Oggi” - Dicembre 2008 PAGINA 3 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA PAGINA 4 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA PAGINA 5

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Page 1: Incontro Natale 2008

Per una Chiesa Viva

www.incontroravello.blogspot.com www.chiesaravello.it Anno IV - N. 12– Natale 2008

In un tempo come il nostro, critico, sgretolatore dei grandi e sublimi valori della civiltà cristiana,non disposto ad appagarsi di tradizioni, fossero anche le più care, noi cristiani siamo chiamati a guardarci dentro e riflettere sui fonda-menti della nostra esperienza religiosa che riviviamo nelle secolari tradizioni delle nostre feste cristiane. Il mondo di oggi ci interpella e chiede a noi di ren-dere ragione della nostra fede. Vuole sapere da noi che significa il Natale per noi cristiani? La nostra risposta,oggi, come per la prima comunità cristiana, non può essere che questa: il Natale significa che Dio si è inserito nella storia degli uomini,ha preso un volto u-mano e ci ha fatto dono del suo Figlio Unigenito fatto uomo nel grembo di una donna, Maria di Na-zareth. Insieme con Lui e mediante Lui ci ha concesso il potere di di-ventare anche noi figli di Dio :”A quanti lo hanno accolto ha dato il pote-re di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome”(Gv 1,12).Il Figlio di Dio nasce uomo e i figli dell’uomo rinascono figli di Dio. Celebrare il Natale vuol dire rinno-vare ogni anno questo lieto annun-cio o Vangelo che sintetizza tutta la fede cristiana, per viverlo, prendendo sempre migliore coscienza del dono che ci è stato fatto. Quando l’angelo annunciò ai pa-stori il Natale di Gesù, lo presenta come una grande gioia:”Vi annuncio una grande gioia ,che sarà di tutto il popolo:oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” ( Lc 2,10-12). Donde deriva questa gioia? Anzitutto dal fatto che ci fu donato il Figlio di Dio che “è la

Luce che splende nelle tenebre del mon-do”,”la luce vera,quella che illumina ogni uomo”; la gioia e la pace vera cantata nella notte del suo Natale da una molti-tudine di angeli che lodava Dio dicendo: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che Egli ama”(Lc 2,14). Quel Bambino che nacque a Betlemme, che riconosciamo e adoriamo come Fi-

glio di Dio fatto uomo, Luce del Mondo, un giorno attesterà solennemente di se stesso “Io sono la luce del mondo,chi viene a me non cammina nelle tenebre ,ma avrà la luce della vita ( Gv 8,12). Egli sarà la sor-gente della gioia vera ,quella gioia inti-ma, propria di chi in lui rinasce ,si arric-chisce della sua presenza o grazia,viene illuminato dalla luce di verità del suo vangelo e riscaldato dalla fiamma del suo amore. La verità e la gioia del Natale si

ingrandisce quindi dalla confluenza di in’altra realtà. Insieme con l’unico Figlio di Dio fatto uomo,e mediante Lui,Dio Padre ha donato anche a noi il potere di diventare figli di Dio. Pertanto Gesù, il C r i s t o , l ” U n i ge n i to ” , s i f a “Primogenito”di molti fratelli. Egli non tiene gelosamente per sé la sua condizio-ne di Figlio,ma viene a renderne parteci-pi quanti credono nel suono nome.

Proprio per questo nel giorno della nascita di Gesù di Nazareth si è rivela-ta tutta la ricchezza dell’amore di Dio per noi come dirà Paolo al discepolo Tito ”E’ apparsa la grazia di Dio,che por-ta salvezza a tutti gli uomini: e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà,con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della glo-ria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Egli ha dato se stesso per noi,per riscattarci da ogni iniquità e formare un popolo puro che gli appartenga,pieno di zelo per le opere buone” (Tt 2,11-14). Dio non solo ci ha donato il Figlio, ma con Lui e in Lui ci ha donato di poter diventare anche noi figli suoi, e come tali ci vuole considerare e trattare.

Don Giuseppe Imperato

natale festa del Dono di Dio

PERIODICO DELLA COMUNITÀ ECCLESIALE DI RAVELLO

“ Beati quelli che hanno accolto Cristo come luce

nelle tenebre, perché sono divenuti figli della luce e

del giorno”

Auguri di un Santo Natale

e di un prospero anno 2009 La redazione

Page 2: Incontro Natale 2008

PAGINA 2 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

il Vangelo di questa quarta domenica di Avvento ci ripropone il racconto dell’Annunciazione (Lc 1,26-38), il mistero a cui ritorniamo ogni giorno recitando l’Angelus. Questa preghiera ci fa rivivere il momento decisivo, in cui Dio bussò al cuore di Maria e, ricevuto il suo "sì", incominciò a prendere carne in lei e da lei. L’orazione "Colletta" della Messa odierna è la stes-sa che si recita al termine dell’Angelus e, in italiano, dice così: "Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre. Tu, che all’annunzio dell’Angelo ci hai rivelato l’incarnazione del tuo Figlio, per la sua passione e la sua croce guidaci alla gloria della risur-rezione". A pochi giorni ormai dalla festa del Natale, siamo invitati a fis-sare lo sguardo sul mistero ineffabile che Maria ha custodito per nove mesi nel suo grembo verginale: il mistero di Dio che si fa uomo. E’ questo il primo cardine della reden-zione. Il secondo è la morte e risur-rezione di Gesù, e questi due cardini inseparabili manifestano un unico disegno divino: salvare l’umanità e la sua storia assu-mendole fino in fondo col farsi carico interamente di tutto il male che le opprime. Questo mistero di salvezza, oltre a quel-la storica, ha una dimensione cosmica: Cristo è il sole di grazia che, con la sua luce, "trasfigura ed accende l’universo in atte-sa" (Liturgia). La stessa collocazione della festa del Natale è legata al solstizio d’inverno, quando le giornate, nell’emisfero boreale, ricominciano ad allungarsi. A questo proposito, forse non tutti sanno che Piazza San Pietro è anche una meridiana: il grande obelisco, infatti, getta la sua ombra lungo una linea che corre sul selciato verso la fontana sotto questa finestra, ed in questi giorni l’ombra è la più lunga dell’anno. Questo ci ricor-da la funzione dell’astronomia nello scandire i tempi della pre-ghiera. L’Angelus, ad esempio, si recita al mattino, a mezzo-giorno e alla sera, e con la meridiana, che anticamente serviva proprio per conoscere il "mezzogiorno vero", si regolavano gli orologi.Il fatto che proprio oggi, 21 dicembre, in questa stessa ora, cade il solstizio d’inverno, mi offre l’opportunità di salu-tare tutti coloro che parteciperanno a vario titolo alle iniziative per l’anno mondiale dell’astronomia, il 2009, indetto nel 4° centenario delle prime osservazioni al telescopio di Galileo Galilei. Tra i miei Predecessori di venerata memoria vi sono stati cultori di questa scienza, come Silvestro II, che la inse-gnò, Gregorio XIII, a cui dobbiamo il nostro calendario, e san Pio X, che sapeva costruire orologi solari. Se i cieli, secondo le belle parole del salmista, "narrano la gloria di Dio" (Sal 19[18],2), anche le leggi della natura, che nel corso dei secoli tanti uomini e donne di scienza ci hanno fatto capire sempre meglio, sono un grande stimolo a contemplare con gratitudine le opere del Signore.Torniamo ora con lo sguardo verso Maria e Giuseppe, che attendono la nascita di Gesù, ed impariamo da loro il segreto del raccoglimento per gustare la gioia del Nata-le. Prepariamoci ad accogliere con fede il Redentore che viene

a stare con noi, Parola d’amore di Dio per l’umanità di ogni tempo. Roma, 21 dicembre 2008

Benedetto XVI Ci avviciniamo al Santo Natale, spesso, con molta superficiali-tà o sopraffatti da tante preoccupazioni, ma anche animati da tante attese e speranze. L’annuncio gioioso di un evento stra-ordinario, pervade il nostro cuore: il cielo si è avvicinato alla terra, Dio si è immerso nella storia facendosi uomo in Cristo. “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is 63,19): il grido acco-rato di Isaia, grido proprio di ogni esistenza umana, che verso l’alto reclama vicinanza, guida e accompagnamento, trova accoglienza nel cuore della Trinità. Dio non può lasciare l’umanità abbandonata a sé stessa, perché essa è la sua sposa diletta e alla quale non deve mancare il suo aiuto, la sua pre-senza consolante. Natale è la sconfitta della solitudine e della disperazione: nessun uomo può più dire di essere solo, in quanto Cristo si è fatto uomo per affiancare ogni uomo, riscat-tandolo dal non senso e dalle banalità che mortificano la sua identità. Tutto acquista colore, tonalità, spessore se la Parola di verità del Nato a Betlemme diventa la bussola esistenziale nel pellegri-naggio terreno di ognuno di noi. Natale è l’inizio di una nuova stagione esistenziale: il Cielo si abbassa per dare fiducia alla Terra, mentre la Terra si innalza per contraccambiare, nella fede, la fiducia al Cielo. “Rendo grazie a Colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al ministero” (1Tim 1,12): co-me lo ha compreso fortemente l’apostolo Paolo, di cui stiamo celebrando l’anno bimillenario della sua nascita, quando, affer-rato da Cristo sulla via di Damasco, si è sentito per sempre immerso in una fiducia che mai gli è stata sottratta. Senza fiducia l’uomo resta un individuo accartocciato in sé stesso, passivo di fronte alla sfi de degli eventi della storia, bloccato nelle sue potenzialità carismatiche. La nostra Chiesa particola-re di Amalfi – Cava de’ Tirreni, che sta cercando di riscoprire il valore della fiducia, si pone in sintonia con l’aspirazione es-senziale del Natale: Cristo viene per dare fi ducia a ogni uomo che, nella sua libertà, si lascia da lui avvicinare. E’con questo valore, prezioso dono natalizio, che la nostra Chiesa, fedele al Buon Pastore, intende relazionarsi con gli uomini e le donne di questo tempo presenti sul territorio della divina costiera e della valle metelliana. La fiducia è indispensabile nel lavoro di edifi cazione di una Chiesa dal volto familiare e accogliente. Natale segna la sconfitta dell’indifferenza e la nascita della soli-darietà: amati da Dio siamo chiamati a stimarci tra noi, tra-smettendo fiducia. Se Natale è la festa della fiducia ritrovata in Cristo, nuovo Adamo, diamo questo tocco natalizio a tutte le nostre giornate, ai nostri rapporti interpersonali, alle nostre attività familiari, sociali ed ecclesiali. Auguri!

+ Orazio Soricelli

Il natale nellA parola di benedetto xvi E del nostro arcivescovo

Page 3: Incontro Natale 2008

PAGINA 3 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Lo scorso 3 novembre i due principali quotidiani nazionali ita-liani riportavano, con grande risalto, la seguente notizia: “Oxford abolisce il Natale cristiano”. Il Consiglio Comunale di Oxford ha deciso di cancellare la parola Christmas, Natale, dalle celebrazioni: lo scopo è di rendere l‘evento più inclusivo. Quindi quest’anno nella cittadina inglese che è famosa per l’università e i suoi 39 college indipendenti dove nei secoli hanno studiato 25 primi ministri del Regno, due re, l’ ex presi-dente Clinton, 47 Nobel e 12 santi, sui festoni delle manifesta-zioni pubbliche non si leggerà Merry Christmas ma auguri per il Winter Light Festival, la festa della Luce d’Inverno. La tro-vata della burocrazia comunale ha messo d’accordo nella critica i leader delle comunità religiose locali: «Semplicemente ridicolo» è il giudizio generale. Sabir Hussain Mirza, presidente del Muslim Council di Oxford, ha detto all’Observer: “Questa è la festa alla quale tutti guardiamo una vol-ta l’anno. Cristiani, musulmani e fedeli di altre religioni, aspettiamo tutti il Natale. Personalmente sono deluso, offeso e anche arrabbiato: il Natale è speciale, non va ignora-to e fa parte della cultura britanni-ca”. Per il rabbino Eli Bracknell: “è importante conservare la tradizio-ne natalizia, diluirla fa solo male all’ identità di questo Paese”. Il vice capo del Consiglio Comunale ha cercato di minimizzare: “Ci sarà un albero di Natale in città, anche se lo chiameremo diversamente”. Due anni fa il ministero dell’In terno britannico ebbe l’idea di spedire i biglietti d’auguri con la scritta Season’s Greetings: auguri di stagione. Sulle cartoline campeggiava l’albero di Natale che ogni anno viene collocato al centro di Trafalgar Square a Londra, ma la parola Christmas era stata o m e s s a , p e r n o n t u r b a r e n e s s u n o . Il commento dell’Arcivescovo Gianfranco Ravasi Il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura non ha avu-to problemi ad affermare la verità ovvero che: “La decisione del Consiglio Comunale di Oxford di abolire qualsiasi riferi-mento al Natale è un sintomo dell’ateismo che oggi si promuo-ve con l’indifferenza religiosa. Il desiderio di questa iniziativa di Oxford non è tanto quello di riuscire a ristabilire un dialogo in modo tale da non avere prevaricazioni, quanto, piuttosto, quello di spingere fino al punto di estinguere qualsiasi identità propria, qualsiasi storia che sta alle spalle, e non stabilire un vero dialogo. Il vero dialogo – ha continuato monsignor Ravasi – lo si costruisce proprio attraverso le identità; quindi, in que-sto caso, io ritengo che non solo si tratti di una stravaganza, ma alla fine anche di una negazione consapevole – non so fino a che punto – di una grandezza che sta alle proprie spalle, che costruisce il proprio stesso volto. Dio non viene negato, viene del tutto ignorato e l’impegno pastorale è ancora più comples-so perché di fronte ad una negazione si possono apportare le

argomentazioni. Di fronte invece a questa sorta di ‘gioco di società’ incolore, inodore, insapore, c’è, alla fine, l’impossibilità di una reazione. Ora noi non abbiamo più l’ateismo nel senso forte, qualche volta drammatico del passa-to. Noi ora abbiamo l’indifferenza. Questa indifferenza stem-pera tutto, stinge, scolora, e alla fine, forse impedisce all’uomo anche di interrogarsi – come fanno tutte le grandi religioni – sui temi fondamentali, temi capitali che vengono invece dissolti nell’interno di un’atmosfera così inconsistente”. E dire che è uso comune dire, per elogiare qualcuno che si comporta o parla bene: dove hai studiato ad Oxford? Potrem-mo ancora dire lo stesso dopo questi fatti così ben commentati

dalle autorevoli parole di mon-signor Ravasi? Ma ci piace sot-tolineare anche come i musul-mani e gli ebrei si siano da subi-to opposti a questa iniziativa e ciò significa che anch’essi sono consapevoli dei pericoli di que-sto tentativo di eliminare le identità. Per fortuna che nel mondo vi sono ancora tantissi-me case, chiese, conventi, su-permercati, piazze, cortili do-ve, dalla Festa dell’Immacolata in poi, si comincia tutti assieme a preparare il Presepe ed ad-

dobbare l’albero di Natale dando il giusto nome alle cose. I l P r e s e p e V i v e n t e m u l t i r a z z i a l e Nella città di Roma, come in tante altre città del mondo, da sei anni si svolge un Presepe Vivente multirazziale a Piazza Vitto-rio e proprio quest’anno l’Amministrazione Comunale, in par-ticolare l’Assessorato alla scuola e quello alla cultura, vogliono investire ancora di più su questa ricorrenza con una serie di iniziative che portano il titolo esemplificativo di: “Una cultura comune: il Presepe simbolo di Pace universale tra i popoli”. Da sempre lo stesso Vicariato di Roma è molto attivo su questo fronte cosi pure tutte le Chiese italiane dove credo tutti noi abbiamo partecipato, o facciamo partecipare, al Concorso Pre-sepi posando con cura sul muschio il Bambinello e Maria con Giuseppe ed evitando che in quella cornice vi finiscano perso-naggi che nulla hanno a che fare col Presepe. Il grande Manzo-ni, nell’immaginarsi San Francesco che per primo, nel Natale del 1223 ideò il Presepe, così scrisse: “…in poveri panni il figliol compose e nell’umil presepio soavemente il pose”. Tra-durre in inglese questa frase per gli amici del Consiglio Comu-nale di Oxford farebbe perdere il senso, la poesia e la dolcezza di questa strofa ma aiutiamo lo stesso, con le nostre mani e labbra, il mistero del Natale a varcare i confini del nostro cuo-re, delle nostre case, della nostra nazione ed a superare e scon-figgere l’indifferenza. Ed ora tutti assieme davanti alla grotta, comincia la grande attesa. Buon natale a tutti.

Da ”Don Orione Oggi” - Dicembre 2008

Che mondo sarebbe senza Natale

Page 4: Incontro Natale 2008

PAGINA 4 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Cosa vorreste ricevere in regalo a Natale sotto l’albero? E’ uno degli slogan pubblicitari che da giorni imperversano sulle pagi-ne di molti giornali. Immagini con riflessi dorati mettono in risalto gli aspetti di uno spirito natalizio che ci distrae dalla contemplazione del Mistero dell’Incarnazione. In altri spot tantissimi bambini, con frasi ad effetto, richiamano i genitori a ricolmarli di cose e giocattoli. I più fortunati sono invitati a trascorrere il Natale sulla neve o nei mari tropicali con tanti dolci da gustare e doni da aprire. In televisione una bambina, tra uno sbadiglio e l'altro, presente al tavolo della festa intuisce di dover fare qualcosa. Prende una fetta di un Pandoro, soffia sullo zucchero a velo e la magia ha inizio. La casa si trasforma in una grande festa e tutti i componenti della famiglia ritorna-no bambini, festeggiano, giocano e scherzano con spirito, gioia e allegria. La pubblicità, che richiede mesi e mesi di indagini statistiche e di studi, rappresenta in pochi secondi l’immaginario collettivo, cioè tutto ciò che le persone si atten-dono da un evento e cerca di o-rientare le loro scelte verso un prodotto da consumare. Ma noi cristiani possiamo lasciarci ingannare dalla falsa immagine del Natale pensando al soffio ma-gico della polvere di zucchero che ridona gioia ed allegria ad una famiglia spenta? La gioia di un dolce vale per qualche istante, ma poi passa! Eppure in tante nostre famiglie si vive l’illusione di qual-cosa che possa dare l’emozione di un momento! Infatti il nostro vecchio continente europeo è inondato da una cultura che ci invita a vivere il Natale consu-mando senza pensare al futuro, a non pensare ad una crisi che met-te in ginocchio le economie e ci richiama ad una presa di coscien-za seria e responsabile. La polve-re di zucchero della pubblicità ci ricorda che non siamo invasi soltanto dall’emozione delle cose futili, ma anche dal veleno di tante sostanze stupefacenti che, come la polvere della cocaina, si va diffondendo sempre di più dando la pericolosa emozione di un attimo, avvelenando la salute di tanti giovani ed anziani, rovinando tante famiglie sia spiritualmente che economica-mente. Noi cristiani siamo chiamati ad andare contro corren-te! Siamo chiamati a diffondere un messaggio pubblicitario diverso. Il Natale non è un soffio di polvere di zucchero che emoziona! Il Vangelo del Natale è Dio che facendosi uomo viene a testimoniarci la sua comunione e la sua solidarietà! In concreto Dio è venuto a vivere nel mondo per donarci il moti-vo della vera gioia. La felicità non è nelle cose che passano! La

felicità è nel sapere che siamo figli di Dio chiamati ad Amare e vivere nell’eternità. Per questo Dio ci ha donato il Suo Figlio, morto per i nostri peccati e risorto per aprirci la strada verso il Paradiso. Il Natale di questi giorni è una memoria attuale per-ché ci apre al Natale che si compirà. Non sarà la fine della sto-ria, ma sarà la risonanza, lo svelamento di tutta la vicenda u-mana racchiusa in quella risposta di Gesù alla domanda del Buon Ladrone “Ricordati di me quando sarai nel tuo Regno!” “Oggi sarai con me in Paradiso!”. Come sarebbe importante se, nutriti e consapevoli della ricchezza di questo messaggio, noi cristiani potessimo cancellare nella notte di Natale tutte le pubblicità del mondo con l’immagine viva della nostra testi-monianza di fede. Come sarebbe bello se, richiamandoci alla pubblicità, ogni bambino nella notte di Natale, tra uno sbadi-glio e l'altro, presente al tavolo della festa nella sua famiglia, intuisse di dover fare qualcosa. Prendere il Vangelo leggere la

pagina del Natale e con il bambino Gesù invitare tutti a seguire la gioia che si diffonde nel cuore all’ascolto della Parola di Dio recandosi in Chiesa a mezzanotte per festeggiare con tutti. Ogni casa e la nostra Chiesa si trasforme-rebbe in una grande festa e tutti i componenti della famiglia ritornerebbero bambini, festeggiando con spirito, gioia e allegria, riponendo Gesù nel Prese-pe e cantando Tu scendi dalle stelle! Il Natale ci invita allora alla vera sapienza che deve tra-dursi in comportamenti nuovi riflettendo sui veri valori della vita. La nostra cultura ci spinge a mettere al centro le cose, il denaro,

la ricchezza, il successo, dimenticando i veri valori dell’uomo. Gesù ci invita ad orientarci alla comunione, alla solidarietà, alla fede e alla speranza. Gesù non viene ad insegnarci una dottrina, ma a testimoniarci un modo nuovo e soprannaturale di vivere nell’amore della Trinità. Scoprirete così che, sotto l’albero di Natale, i vostri bambini, stanchi e sazi di tanti giocattoli attingeranno la gioia dall’amore dei genitori e diventeranno testimoni dell’amore che la mam-ma e il papa si scambiano ricevendolo dall’amore di Dio. A-vrete figli capaci di dirvi con sincerità “Grazie del dono della vita. Vi vogliamo bene!”

Don Carlo Magna

Natale in famiglia

Page 5: Incontro Natale 2008

PAGINA 5 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Anche quest’anno il Comune di Ravel-lo, alla luce dei positivi riscontri degli anni prece-denti, ha inteso inserire due mo-menti di comune condivisione per offrire una prospet-tiva di speranza ai bambini ospitati

nell'Orfanotrofio della - Diocesi di Tòlagnaro- Fort Dauphin (Madagascar) e un asilo per i bambini di DODOLA (Etiopia). La parziale assistenza di queste sfortunate creature è stata as-sunta dall'Associazione "Amici Missionari di Padre Andrea Sorren-tino"che, attraverso l'adozione a distanza, si prende cura della loro crescita educativa, in tal modo testimoniando, con con-cretezza di gesti, il prezioso insegnamento di vita del compian-to Frate francescano, presenza indimenticabile nella formazio-ne spirituale ravellese. Per gli aiuti all'Etiopia l'iniziativa è stata assunta dal Comitato Afracation "Artisti per l'Africa'" attraver-so la donazione di opere d'arte da bandire in un asta pubblica, il cui ricavato servirà alla realizzazione dell'asilo. A tal fine, venerdì 26 dicembre, alle ore 19,00, nella Chiesa di Santa Maria a Gradillo, a cura di Rosalba De Feo, Gennaro Miccio e Rosanna Miglionico, sarà presentata l'iniziativa e inaugurata la mostra delle opere d'arte, donate dai migliori artisti salernita-ni, che saranno messe all' asta il 3 gennaio. Appare tuttavia necessario assicurare a queste due significative iniziative le necessarie risorse economiche per completare la realizzazione del centro di accoglienza, dotato delle necessarie strutture sanitarie e scolastiche e per la realizzazione asilo per i bambini della città di DODOLA. A tal fine, l'Amministrazione Comunale ha organizzato, nell’ambito della III Edizione del Natale di Solidarietà due serate importanti: - La prima sabato 27 dicembre 2008 alle ore 19.00, in Duomo, dal titolo: Nel segno del Frate Esemplare. Manifestazione in favore dell’Associazione “Cielo-Terra” Progetto Madaga-scar”, seguita da un concerto del violinista prodigio Stefano Mhanna. - La seconda – sabato 3 gennaio 2009 ,alle ore 18,00, nella Chiesa di S. Maria a Gradillo: Serata conclusiva dell'iniziativa "ESTETICA PER l’AFRICA: IL CONTRIBUTO DEI GRAN-DI ARTISTI PER l’Etiopia": asta pubblica di beneficenza, se-guita dal concerto del M° chitarrista Gianluigi Giglio. L'evento dello scorso anno ha visto la corale partecipazione della Città di Ravello, che, specie attraverso la sensibilità degli operatori economici, ha concorso alla realizzazione di questo vitale progetto.

“Combattere la povertà, costruire la pace” è il titolo del Mes-saggio del Papa per la Giornata mondiale della p a c e d e l p r i m o g e n n a i o 2 0 0 9 . Il dramma della miseria che calpesta i diritti di centinaia di milioni di persone, favorendo o aggravando i conflitti, “s’impone alla coscienza dell’umanità”. E il Papa invita a com-battere la povertà nel mondo per costruire la pace. Ma bisogna percorrere una strada: cambiare “gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono la società”. Non si tratta di un’operazione puramente esteriore: è necessario infatti “abbandonare la men-talità che considera i poveri (…) come un fardello e come fastidiosi importuni che pretendono di consumare quanto altri hanno prodotto”: occorre “guardare ai poveri nella consapevo-le prospettiva di essere tutti partecipi di un unico progetto divino, quello della vocazione a costituire un’unica famiglia”. Denel resto,“l’avidità e la ristrettezza di orizzonti” creano quei “sistemi ingiusti” che “prima o poi prestano il conto a tutti. Solo la stoltezza - afferma il Papa - può (…) indurre a costrui-re una casa dorata, ma con attorno il deserto o il degrado”. Benedetto XVI denuncia “un aumento del divario tra ricchi e poveri”, l’attuale crisi alimentare “caratterizzata non tanto da insufficienza di cibo, quanto da difficoltà di accesso ad esso e da fenomeni speculativi”, “lo scandalo della sproporzione esi-stente tra i problemi della povertà e le misure” predisposte “per affrontarli” e di fronte a questo “l’accrescimento della spesa militare” che “rischia di accelerare una corsa agli arma-menti” provocando “sacche di sottosviluppo e di disperazione”. Inoltre, il divario tecnologico, l’esclusione dai flussi commer-ciali mondiali e le dinamiche dei prezzi, aumentano ancora di più le distanze tra nord e sud: i Paesi poveri, in particolare quelli africani, soffrono di “una doppia marginalizzazione”: hanno i redditi più bassi e i prezzi dei loro prodotti agricoli e delle loro materie prime crescono meno velocemente dei pro-dotti industriali dei Paesi ricchi. Il Papa rileva poi “i contrac-colpi negativi di un sistema di scambi finanziari (…) basati su una logica di brevissimo termine” che non considera il bene comune ed è pericoloso “per tutti, anche per chi riesce a bene-ficiarne durante le fasi di euforia finanziaria”. C’è poi la preoccupazione per le malattie pandemiche come la malaria, la tubercolosi e l’Aids: la comunità internazionale fa ancora troppo poco per combatterle e talora i Paesi colpiti sono obbligati dai “ricatti di chi condiziona gli aiuti economici all’attuazione di politiche contrarie alla vita”. Per quanto ri-guarda l’Aids, il Papa invita a “farsi carico di campagne che educhino specialmente i giovani a una sessualità rispondente alla dignità della persona; iniziative poste in atto in tal senso - spiega - hanno già dato frutti significativi” facendone diminuire la diffusione. Necessario poi l’accesso alle medicine da parte dei più poveri con “un’applicazione flessibile delle regole in-t e r na z i o na l i de l l a p r op r i e tà i n te l l e t tu a l e ” . Continua a pagina 6

Un Natale di Speranza per i Bambini del Madagascar

e dell’ Etiopia

dal Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata

mondiale della pace 2009

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PAGINA 6 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Il Messaggio, riferendosi a quanti met-tono in relazione povertà e sviluppo demografico, lancia una forte critica alle “campagne di riduzione delle na-scite, condotte a livello internazionale, anche con metodi non rispettosi né della dignità della donna né del diritto dei coniugi a scegliere responsabilmen-te il numero dei figli e spesso, cosa anche più grave, non rispettosi neppu-re del diritto alla vita. Lo sterminio di milioni di bambini non nati, in nome

della lotta alla povertà - scrive il Pontefice - costituisce in real-tà l’eliminazione dei più poveri tra gli esseri umani”. Benedet-to XVI offre quindi un dato oggettivo: il fatto che negli ultimi anni sono usciti dalla povertà Paesi caratterizzati “da un note-vole incremento demografico” affacciandosi “sulla scena inter-nazionale come nuove potenze economiche” realizzando “un rapido sviluppo proprio grazie all’elevato numero dei loro abitanti”. “In altri termini - nota il Papa - la popolazione sta confermandosi come una ricchezza e non c o m e u n f a t t o r e d i p o v e r t à ” . Il documento sottolinea poi un dato agghiacciante: quasi la metà dei poveri di tutto il mondo è costituita da bambini. E invita a difendere l’istituto familiare perché “quando la famiglia si indebolisce i danni ricadono inevitabilmente sui bambini”. Così come dove “non è tutelata la dignità della donna e della mamma, a risentirne sono ancora principalmente i figli”. Cosa fare? La globalizzazione - afferma il Papa - deve essere guidata dalla solidarietà, perché “da sola è incapace di costruire la pace e in molti casi, anzi, crea divisioni e conflitti”. Occorre “lottare contro la criminalità” e “investire nella formazione delle persone” sviluppando “in modo integrato una specifica cultura dell’iniziativa”. Infatti “le politiche marcatamente assi-stenzialiste” - si precisa - sono “all’origine di molti fallimenti nell’aiuto ai Paesi poveri”. Bisogna dare anche più spazio alla società civile. Ma, in ultima istanza - conclude Benedetto XVI - “la lotta alla povertà ha (…) bisogno di uomini e donne che vivano in profondità la fraternità” scorgendo nei poveri il volto di Cristo.

Da Radio Vaticana

Uno due, tre…trecentosessantacinque giorni, anzi, trecento-sessantasei, perché il 2008 è un anno bisestile, e poi…di nuo-vo Natale. Come sarà questo Natale? E’ convinzione comune che sia “sempre uguale”, perché? Perché ogni anno: si prepara l’albero; si costruisce il Presepe (qualcuno ce l’ha già dall’anno precedente e lo spolvera solo); si corre cercando un regalo da fare (qualche volta se ne ricicla qualcuno che non è piaciuto); si bussa alle porte di amici e parenti per fare “gli augu-ri” (prima si fanno queste “novene”, prima ci si potrà riposare); c’è apprensione per le recite, i saggi, i concerti preparati più per la voglia di far vedere quanto si è stati bravi che

SEGUE DA PAGINA 5

Di Nuovo Natale…

divertirsi e stare un po’ insieme; poi si va a fare la spesa, dal pescivendolo, dal droghiere, in pasticceria, bisogna fare in fretta prima che le cose migliori terminino, altrimenti a cena il 24 dicembre e poi a pranzo il 25 si fa brutta figura. Alla fine è arrivato e passato Natale,e spesso neanche ce ne siamo ac-corti. Certo la crisi economica che ha investito tutto il Paese metterà un freno ai consumi, ma non alla frenesia del dover fare o del correre. In pochi avranno tempo per partecipare alla novena di Natale; per prendere un pezzo di carta, colo-rarlo e appallottolarlo per decorare l’albero; per andare in montagna a cercare il vischio, prendendo qualche scivolone e pungendosi con il pungitopo; per scrivere un biglietto di au-guri che non sia “Buon Natale e Felice Anno Nuovo”; per an-dare a fare un po’ di compagnia a chi è solo ( a partire dai nonni); per veder o ascoltare le prove dei saggi e delle recite; per fare in casa le zeppole (magari lievitate maluccio e che il giorno dopo sono pietre); semplicemente per PARTECIPA-RE. Per aver vissuto il clima natalizio, se non proprio da cri-stiani cattolici fermamente volti alla totale carità, almeno da persone umane che si vedono tutti i giorni e a Natale, più che in qualunque altro giorno, scambiano due chiacchiere da ami-ci, e possono affermare “Ci sono anch’io e ho vissuto questo Natale in armonia con gli altri e con gioia”.

Elisa Mansi

La vita è un sogno “La vita è un sogno…”, chissà quante volte lo abbiamo sentito dire o lo abbiamo detto noi stessi, ed è a questa frase, che l’incontro di pastorale giovanile, svoltosi domenica 14 dicem-bre presso il Monastero delle Redentoriste in Scala, ha cerca-to di dare un senso. Il cattivo tempo, purtroppo, ha penalizza-to la partecipazione dei più, tuttavia anche in pochi non ci siamo annoiati e pur mancando il Sacerdote, le monache Re-dentoriste non si sono date per vinte, dando un’ottima regia sia alla parte dell’apprendimento, che a quella formativa. Una volta constatato di essere al completo, disposti in cerchio, abbiamo osservato delle diapositive con bellissime immagini del creato accompagnate dai versi del salmo 103 “Benedici il Signore, anima mia,”. Ciascuno di noi ha letto un verso del salmo che accompagnava lo scorrere delle diapositive, in un silenzio quasi innaturale. Immagini dalla bellezza straordina-ria, a ricordarci che tutto il creato è nelle nostre mani ed è bello come un sogno e di più, perché è reale. Allora c’è stata rivolta una domanda: “che significa la parola sogno?” Diverse le interpretazioni date: illusione, cosa che si desidera, pensie-ro non realizzabile…un po’ di tutto e anche la lettura dal dizionario ci ha dato ragione: il sogno, tutto e niente! Dal sogno in generale siamo passati a quelli di un brano dell’antico testamento attraverso la storia di Giuseppe, figlio di Giacob-be. Alcuni di noi già conoscevano la figura di Giuseppe, ulti-mo di dieci fratelli, il più amato dal padre, e per questo molto odiato, e qualcuno si è anche commosso durante la lettura e la spiegazione del passo biblico. Un ragazzo giovane, che nei sogni ebbe svelato il suo futuro. I sogni di Giuseppe, sogni di Nostro Signore, sogni benedetti, e i nostri sogni? O meglio, e i sogni di oggi?

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Attraverso un breve dialogo fatto di domande e risposte tra noi, con le Monache, abbiamo percorso la “via dei sogni”, indi-cando ciascuno secondo il proprio “metro” sogni leciti e meno, da condividere con gli altri, da tenere per sé, graditi o no al Signore. Per focalizzare meglio questi nostri pensieri e dare ad essi un indirizzo personale, le Sorelle ci hanno consegnato un foglio con un bersaglio disegnato. Nel primo cerchio sono stati riportati i sogni personali per il presente e il futuro, e per alcu-ni lo spazio non è bastato; nel secondo cerchio, invece, i nomi di tre persone che avevano avuto vite realizzate, dunque da imitare, insegnamenti di cui far tesoro; ed infine nel terzo i sogni più veri, i più nascosti, i più importanti. Compilato “il bersaglio”, lo abbiamo condiviso: dal primo cerchio sono usciti i sogni più belli che si possano immaginare, ciascuno adatto all’età di chi li ha scritti, dai sogni irrealizzabili a quelli difficil-mente realizzabili, ma comunque sogni, di quelli che aiutano a crescere; dal secondo rilevante è stata l’iscrizione a persone da imitare dei nonni, di santi e beati e di un papa in particolare, Giovanni Paolo II, iscritto nel cerchio, sia per la sua funzione istituzionale di Pontefice, sia per il suo essere uomo tra gli uomini e da questo, a confronto con Joseph Ratzinger, ne è nata un’animata discussione, tra chi ne ha considerato i lati umani e chi ha fatto della loro Istituzione la massima espressio-ne possibile. Un po’ di reticenza c’è stata nell’esporre il conte-nuto del terzo cerchio, ma qui si è davvero notata la maturità dei partecipanti, anche se molti di giovane età; ognuno ha ri-volto un pensiero al prossimo sia di riconciliazione, di carità o di perdono. Una breve pausa per il pranzo e la prova dei canti per la Messa, celebrata sempre nel pomeriggio. In nostro soc-corso è infatti arrivato Don Antonio Porpora da Amalfi. Ed eccoci di nuovo alle prese con i nostri sogni e con chi potrebbe aiutarci a realizzarli. Così sono nate le nostre costellazioni. Disegni bellissimi che abbiamo condiviso all’arrivo di Don An-tonio, in cui singolarmente abbiamo disegnato le nostre stelle, quella che ci rappresentava e quelle intorno a cui abbiamo scritto i nomi delle persone a noi più care dando una forma a quest’insieme di stelle e un nome, come una vera costellazio-ne. Ci sono state anche costellazioni singole, con una sola stel-la, ma siamo sicuri che Nostro Signore le ha accettate tutte, perché successivamente a Lui le abbiamo affidate. Le Monache ci hanno portato la statuina di Gesù Bambino che, a turno, abbiamo tenuto in braccio;a Gesù abbiamo affidato i nostri sogni, le nostre speranze, le nostre “costellazioni” perché, in vista del Natale, possano risplendere e renderci migliori.

Elisa Mansi

Con il cuore ricolmo di una grandissima gioia comunico a voi, che da circa un anno mi vedete partecipare alla vostra vita par-rocchiale, che il prossimo 5 gennaio, nella Cattedrale di Amal-fi, sarò ordinato Diacono. È un lieto evento, un vero momento di grazia! Proprio quella Grazia che il Signore, scegliendomi, ha voluto donarmi, e che non va nascosta ma elargita per farla fruttificare. Egli ha chiamato me, per servirlo ed amarlo, nel

Sacro Ordine del Diaconato, chieden-domi di servirvi. Desidero, con la mia e vostra preghiera, domandare a Gesù che nasce di fortificarmi nella vocazio-ne e di donare alla comunità di Ravel-lo sante vocazioni. Dopo sei anni di formazione - umana, spirituale, cultu-rale e pastorale - ripensando al lungo cammino percorso nel Seminario Me-tropolitano Giovanni Paolo II di Saler-no, avverto con maggiore chiarezza il progetto del Signore che mi chiama a servire la Chiesa con il ministero sacerdotale. Come capitò un giorno a Giovanni e ad Andrea (Gv. 1,35), anche io ho avvertito l’ invito di Gesù a seguirlo, nella missione fatta di gioia ma anche di sofferenza. Come racconta l’evangelista, l’esperienza vocazionale avviene sempre in un luogo e in un tempo ben preciso, con l’incontro e la parola di un testimone che, illuminato dallo Spirito Santo, indica la persona di Gesù Cristo con parole simili a quelle di Giovanni Battista : “Ecco l’Agnello di Dio”. Oggi, alla vigilia dell’ordinazione, riguardando il mio cammino, posso afferma-re che tutto ciò è avvenuto anche per me quando la mia fami-glia nel Santo Battesimo mi ha introdotto in un cammino di fede che nel tempo si è irrobustito grazie all’operato del mio parroco, che mi ha sempre seguito e a quello dei catechisti e delle suore. La testimonianza diviene, infatti, terreno fertile affinché il Padrone della Messe possa attrarre a sé giovani per-ché operino nella sua vigna. Tuttavia non basta che Cristo ci sia solo indicato, ma bisogna conoscerlo; fare come i due disce-poli Andrea e Simone ai quali è bastata una parola per restare affascinati e mettersi sulle Sue orme. I due non perdono tem-po, scelgono subito di seguire Cristo, lo conoscono e subito decidono di rispondere a quella chiamata d’amore con il dono totale di sé stessi. Se leggiamo attentamente questo passo del vangelo, vediamo che Gesù entra nella vita dei due discepoli in un momento ben preciso “erano le quattro del pomeriggio”. Le quattro del pomeriggio, nel calendario ebraico segnavano il passaggio da un giorno all’altro; ciò dimostra che l’incontro con il Signore ci invita a cambiare il nostro modo di vita, pas-sare dal vecchio uomo che vive senza Dio al nuovo uomo in Cristo. Quando Gesù entra nella nostra vita ci travolge, ci chiede di essere creature nuove. In questi anni di formazione ho capito quanto sia importante essere disposti a farsi cambiare da Lui, a far venire fuori quella persona nuova che pensa e agi-sce secondo la sua volontà. Questo cambiamento in me è avve-nuto grazie ad una costante e profonda formazione che negli ultimi anni ho avuto la possibilità di approfondire pregando con voi, sentendomi sostenuto dal vostro affetto e dalla guida costante del vostro parroco don Peppino. Ormai mancano pochi giorni alla mia ordinazione diaconale e in un mondo che già non spera più, che non sa più amare, che non è capace di comprendere i segni della Bontà di Dio e non riconosce più il suo Signore che passa, faccio mie le parole dell’Apostolo Pie-tro: “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna per noi, e noi sappiamo che tu sei il Figlio del Dio vivente”.

Continua a pagina 8

LA TESTIMONIANZA DI UN FUTURO DIACONO

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PAGINA 8 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA Pietro, il capo del collegio Apostolico, con queste parole rassi-cura il Signore, che dopo il miracolo dei pani e la solenne af-fermazione “ Io sono il Pane di Vita Eterna”, era stato abban-donato dalla folla. In questi giorni in preparazione a questo momento di Grazia ho fatto di questa solenne professione di fede di San Pietro, l’emblema dell’esperienza che voglio vive-re nel mio futuro ministero. Perché solo in Cristo è la mia vita, Cristo è l’unico mio bene, il mio conforto e la mia spe-ranza. Anche a me dopo tante cadute e delusioni e quando non ho sempre saputo riconoscerlo negli eventi della vita e nelle persone che ho incontrato, nei momenti di turbamento ed amarezza, viene da esclamare: “Signore da chi andremo? Tu sei la mia vita e il mio tutto, in te l’anima mia trova rifugio.” Cari amici di Ravello a voi chiedo il sostegno e la preghiera per questa missione che il Signore mi vuole affidare.

Giuseppe Milo

Il giorno 23 ottobre 2008, allo spuntare dell'aurora, il cielo appariva con i suoi raggi solari coronando Suor Maria Cristina che si avanzava a festeggiare il suo cinquantennale di Professio-ne Religiosa. Verso le ore 11,00 le campane di Santa Chiara chiamavano il Popolo di Dio per la Liturgia eucaristica. Precisamente. dopo mezz'ora la giubilare' con la lucerna acce-sa, simile' alle vergini prudenti, precedeva la processione se-guita dai Reverendi Padri. Presiedeva la Santa Messa il Delegato delle Clarisse della Provincia napoletana, Padre Bonaventura Gar gano OFM.Conv. con il Padre Antonio Petrosino, Guardia-no del vicino Convento San Francesco e il giovane Sacer-dote Don Fabio Pierleoni venuto da lontano, nipote di Suor Maria Cristina. All'Omelia il Padre ha valo-rizzato il significato della vita contemplativa e poi con voce chiara Suor Maria Cri-stina dinanzi alla Madre Ab-badessa, Suor Franca Maria Franchi e alla Chiesa, rinno-vava i voti della Professione religiosa e ringraziava e lodava il buon Signore di aver effuso nel suo cuore parole di amore per le meraviglie che ha operato nei lunghi anni tenendo la lucerna accesa per le anime sacerdotali. Il rito è proseguito con la processione offertoriale nel corso della quale sono stati portati all’altare anche agli oggetti sacri, avuti in dono Suor Maria Cristina dai parenti per essere bene-detti. Continua la seconda parte, della Liturgia eucaristica

elevando al Signore cantici spirituali dal cuore puro delle gio-vani consorel1e. Dopo la Comunione Suor Maria Cristina ha meditato con voce chiara dinanzi al Popolo di Dio le lodi di Dio all' Altissimo del Serafico Padre San Francesco. A fine Messa l'Abbadessa, Suor Franca Maria, ha letto. la bella pergamena di Sua Santità Benedetto XVI invitando poi i con-venuti nella sala per augurare e ringraziare ancora il Signore di aver posto la Consorella Suor Maria Cristina nel Monastero "S. Chiara"

Le Suore Clarisse

Venerdì 12 dicembre si è concluso il corso di preparazione al matrimonio con un incontro a Pontone nella Chiesa di San Giovanni Battista. In Chiesa perché, diversamente dal solito, non è stato un incontro a tema, bensì di preghiera. Con il par-roco, Don Bonaventura Guerra, abbiamo ascoltato il brano dal Vangelo secondo Giovanni che riporta il comandamento nuo-vo: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Sembra strano parlare di amore a coppie che si avviano a giurarselo per l’eternità questo “amore”, eppure niente è stato più coinvolgente che scoprire la forza dello Spirito Santo nella quale riporlo. All’altare fisicamente ci si presenta in due, ma si è in tre, con lo Spirito Santo! Tutti siamo stati invitati a vivere il rapporto di coppia con discernimento, nella costante pratica religiosa insieme, trasformando i nostri “io” in uno solo con lo Spirito Santo. E’ l’augurio più bello che potesse esserci fatto: essere felici nell’amore di Dio Padre; probabilmente ogni coppia presente ha sperato che potesse essere per sempre. Nel corso di questa preghiera, sono stati anche consegnati gli attestati di partecipazione, così il primo passo verso la meta è compiuto. Al termine, abbiamo condiviso un momento di ristoro, e ab-biamo ricevuto la graditissima visita dell’Arcivescovo Monsi-gnore Orazio Soricelli. Passeggiando per le tre tavolate che si erano formate, ha cono-sciuto ogni coppia, informandosi su come e quando si sarebbe accostata al sacro vincolo. In seguito ha fatto dono di un tor-roncino, dolce come ha augurato che fosse per ciascuno l’Amore del congiunto, e di una coroncina per poter coltivare con l’altro la preghiera alla Vergine Maria. Ma le sorprese non erano finite. Le coppie responsabili hanno chiesto a ciascuna coppia di scrivere il suo nome su un pezzo di carta, raccolti questi pezzetti di carta sono stati arrotolati e messi in un cesto. Uno per volta sono stati estratti e l’ultimo rimasto, ha indicato la coppia alla quale Monsignore stesso avrebbe celebrato il matrimonio. Non poteva concludersi me-glio questo corso, nella gioia dello stare insieme e nella consa-pevolezza che la benedizione del Nostro Padre Celeste è co-piosa su quanti si accostano al Suo Amore.

Elisa Mansi

50° di professione religiosa

Di Suor Maria Cristina Fiore

Camminiamo Insieme

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«Nell’attesa gioiosa di te» Cara famiglia, nel clima festoso degli auguri natalizi, desidero che non man-chino i miei, contrassegnati da affetto e vicinanza, e che esten-do a ciascuno dei tuoi componenti. Voglio dare un connotato particolare ai miei auguri: quello di essere certo che tra i tuoi membri c’è stima vicendevole, aiuto reciproco, rispetto del ruolo dei genitori e del ruolo dei figli, riconoscenza delle capacità di ciascuno. Senza idealismi, ti so-gno come luogo di calore umano e di comprensione vera che solo tu sei capace di manifestare al tuo interno. Anche tu sei un tassello importante nella costruzione del futu-ro: diventa laboratorio di comunione per bandire ogni forma di isolamento e di diffidenza. Non rinunciare mai a questa tua specifica e necessaria missione. Auguri! Con la mia benedizione. + arcivescovo Orazio Soricelli

Sabato 13 dicembre…un’altra giornata di pioggia! Cielo un po’ grigio, nubi su ogni orizzonte, rapidi, ma continui scrosci d’acqua, insomma una giornata come da ben 50 giorni, non se ne vede una molto dissimile, eppure…, c’è aria di festa. Sì certo, si ci sta avvicinando al Natale, ma giorno tredici, ha, come ogni giorno, il suo Santo, e Santa Lucia, a Ravello, si festeggia. E’ la piccola parrocchia del Lacco a ricordare la me-moria liturgica di questa giovane martire e poi quest’anno, con la visita pastorale in corso, il giorno di festa si è arricchito della presenza del nostro Arcivescovo Mons. Orazio Soricelli. Come da tradizione, nei giorni precedenti ci si è riuniti in chiesa per la celebrazione del Triduo, niente di particolare, il rosario, le litanie e il canto dell’inno tradizionale con orazioni in onore della Santa, a testimonianza che, anche se in pochi, senza la celebrazione Eucaristica e con il canto a cappella, si può tra-mandare alle nuove generazioni quelle che, per anni e anni, sono state le ricorrenze liturgiche che hanno permesso il for-marsi e la crescita comunitaria della nostra parrocchia. Ed ec-coci a sabato, appuntamento per le 18:00 in Chiesa, Messa Vespertina celebrata da Monsignore. A richiamare in Chiesa, il suono delle campane a festa e in piazzetta quello della zampo-gna, immancabile presenza nelle celebrazioni dal 21 novembre a tutto il periodo natalizio. Chiesa piena, chierici al loro posto, incenso pronto…ma senza Monsignore. Mai come stavolta il Suo ritardo, dovuto a motivi istituzionali, è stato eccezional-mente proficuo, ha permesso, infatti, la partecipazione all’Eucaristia a quanti, scoraggiati dal cattivo tempo, non ave-vano ancora raggiunto la Chiesa e hanno così potuto essere “puntuali”. Al suo arrivo, l’Arcivescovo ha reso omaggio a San-

ta Lucia e salutato i presenti e, appena pronto, è iniziata la Messa. Al vederlo uscire dalla Sacrestia c’è stato un attimo di perplessità perché sia Lui, che Don Pasquale, concelebrante, avevano indossato i paramenti sacri di colore rosa. In tempo d’avvento siamo abituati a vedere quelli viola, al più, rosso, dato che la Festeggiata è martire, non abbiamo aspettato molto per soddisfare la nostra curiosità. Sua Eccellenza ci ha infatti spiegato che la III Domenica di Avvento è la domenica della gioia (ce n’è una anche in Quaresima!) ed essendo sabato sa-rebbe stata celebrata la liturgia della domenica. All’udire ciò qualcuno si è ravveduto, e pronta-mente è stato suggerito ad uno dei chierichetti di accendere le candele, tre per l’appunto, dell’albero dell’Avvento. Ogni tanto capita una dimenticanza. Con il profeta Isaia, la prima lettera di San Paolo apostolo ai Tessalonicesi e il Vangelo secondo Gio-vanni, che parla di Gio-vanni il Battista, l’uomo mandato da Dio, Monsi-gnore ha incentrato la sua Omelia sui valori dell’Annuncio e della Testimonianza del Si-gnore invitandoci ad essere Sua LUCE, così come lo fu Santa Lucia. La Sua icona, infatti, la ritrae con in mano un piattino contenente gli occhi, perché da cristiana consacrata al Signore, rifiutò l’unione in matrimonio, venne denunciata, arrestata e sottoposta a tortura. L’ultima, prima della decapitazione, fu proprio quella di cavargli gli occhi. Per tutti, gli occhi sono un bene prezioso, insostituibile, e chi non ha la fortuna di poter vedere le meraviglie di Nostro Signore o, per un qualsiasi mo-tivo, ne viene privato, certo non ha una vita facile. Nonostante ciò, c’è anche tanta gente “normale” che pur avendo il dono della vista, non vede. Quando non si ci lascia attraversare dalla luce di Dio si è nell’ombra, in quest’ombra non arriva l’Annuncio della nascita del Messia, non si può Testimoniare la Gioia di Cristo, si è soli. Santa Lucia fu sola nel suo martirio, ma non nella Sua gloria, certo la Chiesa non richiede un tale sacrificio nel testimoniare Cristo, bensì il coraggio di farlo, di portare la Luce della salvezza a chi è ancora nel buio. Con que-sta riflessione l’Arcivescovo ha proseguito la celebrazione Eu-caristica. Al termine della Messa solitamente seguiva la proces-sione. Purtroppo quest’anno non è stato possibile effettuarla per le vie del rione, ma comunque Santa Lucia, non intimorita dalla pioggia, è uscita dalla Chiesa portata in gloria per la piaz-zetta antistante e, dopo la breve processione, c’è stato il bacio della reliquia. Così anche questo giorno di festa è volto al ter-mine, ma non la memoria liturgica di Santa Lucia, che ha irra-diato con la Sua luce il nostro cammino perché diventiamo tutti coraggiosi testimoni della luce di Cristo.

Elisa Mansi

LETTERa ALLE FAMIGLIE

SANTA LUCIA

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Giovedì, 4 dicembre 2008, memoria liturgica del martirio di S. Barbara, ha avuto inizio per la comunità parrocchiale di Ravello, riunita per l’occasione solenne nel Duomo di S. Ma-ria Assunta, la visita pastorale di Sua Eccellenza Mons.Arcivescovo Orazio Soricelli. La celebrazione liturgica, non a caso programmata per il giorno 4 dicembre, ha rappre-sentato anche il momento di festa per la compatrona della città di Ravello, S. Barbara di Nicomedia. Nonostante un chiesa non pienissima, come ci si sarebbe dovuto aspettare considera-ta l’importanza del momento, il calore della celebrazione, segnata dalle parole di esortazione del Vescovo ad essere testi-monianza della gioia del Risorto sul modello dei Santi Barbara e Pantaleone, alla cui protezione è affidata il centro costiero, ha coinvolto i presenti, che, forse solo in quel momento, han-no capito che la visita pastorale del Vescovo non è un’ispezione ad una chiesa, ma è l’incontro del Pastore con il gregge che la Chiesa gli ha affidato. Ed è stato proprio questo il calendario dei giorni successivi, un continuo incon-tro di Sua Eccellenza con le varie realtà che formano la comunità civile e religiosa ravellese. Quasi a rappresenta-re questa impostazione della propria visita il Vescovo ha voluto, subito dopo la liturgia concelebrata con Don Giusep-pe Imperato e P. Antonio Pe-trosino dei Frati Conventuali , incontrare una realtà culturale che opera sul territorio da più di un trentennio, l’Associazione “Ravello Nostra”, e a seguire il gruppo dei Ministranti. Le parole che il Vescovo ha rivolto ai soci della “Ravello Nostra” sono state di incoraggiamento a continuare l’attività di salva-guardia e di tutela del patrimonio monumentale ravellese, testimonianza non solo del genio creativo di uomini arricchitisi con l’attività commerciale e con il contatto con terre lontane ma anche di un sentimento religioso e della fede che per seco-li ha guidato queste genti operose e generose nelle fatiche del cammino quotidiano. L’incontro con il gruppo dei ministranti del Duomo ha coinvolto emotivamente in modo particolare questi giovani che con grande impegno offrono il loro servizio durante le celebrazioni; i complimenti del Vescovo non sono mancati per come vengono animati i vari momenti di preghie-ra anche se occorre sempre di più formarsi, essendo il ruolo del ministrante uno dei servizi più importanti all’interno delle parrocchie. Il venerdì è stato dedicato alle visite della parte sofferente della città; il vescovo si è recato presso gli ammalati portando a tutti una parola di conforto e di sostegno per aprire una nuova ottica sulla sofferenza, non maledizione da parte di Dio Giudice implacabile, ma strumento di salvezza e vicinanza ad un Dio che ha patito la sofferenza e l’umiliazione. Le case visitate sono state molte, fino a sera tardi, visita ostacolata

anche da un tempo inclemente che ha fatto ancora di più ap-prezzare la vicinanza del Pastore alla sua comunità diocesana. A conclusione della giornata, dopo la celebrazione liturgica nella chiesa di S. Trifone, nel territorio della parrocchia di S. Maria del Lacco, Monsignor Soricelli ha voluto incontrare i soci della sezione parrocchiale dell’ Azione Cattolica. Il presi-dente e i responsabili sei vari settori hanno spiegato al Vesco-vo le difficoltà di operare in un territorio dove i giovani non si avvicinano con molta facilità alla Chiesa, distratti soprattutto da altri interessi e dall’ambiente economicamente florido del paese. La difficoltà maggiore, è stato sottolineato più volte in occasione dell’incontro, è quella di camminare insieme con le altre realtà laicali della comunità, fattore emerso anche duran-te l’incontro con il Consiglio Pastorale Interparrocchiale, pro-grammato per il venerdì successivo. Particolare attenzione è

stata rivolta dal Vescovo ai pic-coli, incontrati in più occasioni, a scuola, dove è stato conforta-to dalla presenza di insegnanti che hanno a cuore non solo la formazione didattica dei ragazzi ma anche di quella spirituale, e al catechismo, dove i ragazzi sono giunti accompagnati dai genitori e dalle catechiste. Il messaggio di Monsignor Sori-celli è stato diretto, ha invitato i genitori a provvedere all’educazione cristiana dei figli perché questo è l’unico stru-

mento che può assicurare loro che gli sforzi fatti per crescerli non si perdano lungo le strade di una vita distratta e superficia-le. Ancora l’incontro con l’altra associazione presente a Ravel-lo, la Ribalta, che cura il teatro, ha permesso al Vescovo di fare esortazioni forti sul ruolo delle associazioni nell’aggregare i giovani intorno a valori importanti e veri. Non è mancato l’incontro con la realtà amministrativa di Ravello, a cui è stata dedicata la mattinata di lunedì 15. Non è mancato il ricordo dei defunti, per i quali è stata celebrata la messa al cimitero. Né è mancato il tempo per conoscere i fedeli della zona pasto-rale di Sambuco dove ha celebrato la Santa Messa domenica 7 dicembre ed incontrare quelli della zona di Santa Maria del Lacco in occasione della Festa di Santa Lucia ,sabato 13 dicem-bre: Nel pomeriggio di Domenica 14 dicembre l’Arcivescovo ha potuto conoscere anche .le altre due realtà che operano nella comunità ravellese: la Confraternita del SS. Nome di Gesù- Madonna del Carmine e dell’Ordine Francescano Seco-lare. In questa occasione Monsignor Soricelli, come anche negli altri incontri, ha sottolineato l’importanza della preghie-ra per raggiungere gli obiettivi pastorali che la Diocesi Amalfi – Cava ha previsto con il Piano Pastorale “Camminiamo Insie-me, e per questo ha donato a tutti la Corona missionaria, con cui recitare quotidianamente il Santo Rosario. Ma forse uno dei momenti più toccanti è stata la celebrazione conclusiva,

VISITA PASTORALE

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terminata con il saluto del Vescovo ad ognuno presente alla celebrazione. Quell’incontro ordinato di mani, strette singo-larmente e quelle parole dette ad ognuno hanno ricordato a tutti una vicinanza di cui a volte ci dimentichiamo, presi a do-ver fronteggiare i mille problemi della quotidianità Le mani, queste sono state il simbolo della visita pastorale ravellese, quelle stesse mani che hanno innalzato nei secoli scorsi opere magnifiche, che hanno saputo creare dal nulla lo spazio per vivere, ora stavano incontrando il rappresentante locale della Chiesa, che è Madre e Maestra.

Maria Carla Sorrentino

Il Vescovo incontra i ragazzi della Scuola di Catechesi per

L’Iniziazione Cristiana

La Visita Pastorale di Mons Orazio Soricelli nella nostra Co-munità Parrocchiale è stata ricca di momenti significativi. Nei giorni in cui il Vescovo è stato tra noi, si è respirata un’altra aria,si è avvertito il senso di appartenenza ad unica Grande Famiglia . Nel corso della sua Visita il Vescovo ha incontrato gli ammalati , i giovani , i gruppi , le associazioni e gli operato-ri pastorali. Mons. Soricelli ha voluto incontrare i bambini delle scuole elementari e medie .L’incontro con i ragazzi delle scuole è stato duplice;infatti, Egli ha visitato gli studenti sia nei complessi scolastici, che in Duomo, sabato 6 Dicembre, dove la maggioranza dei fanciulli che frequenta la “catechesi per l’iniziazione cristiana”, provenienti da tutte le zone pasto-rali della nostra Comunità, era presente. Essi hanno accolto con gioia l’Arcivescovo con un lungo applauso. I ragazzi della quarta elementare, a nome di tutti,hanno espresso i loro filiali sentimenti attraverso il suono di melodie natalizie ed il canto; hanno suonato con il flauto e cantato in onore di Mons Sori-celli: “ Quann nascette Ninne”, “ Tu scendi dalle stelle”e reci-tato una bella poesia. Anche i piccolissimi, i bambini di prima elementare, con tanta tenerezza, tenendosi per mano, hanno recitato una dolcissima poesia : “ l’alfabeto del Natale”. Non sono mancati colorati cartelloni di “ Benvenuto”, disegnati e colorati dai ragazzi . Le catechiste, a nome dei tanti genitori presenti, e del parroco Mons.Giuseppe Imperato, hanno rin-graziato il Vescovo per il dono della Visita Pastorale, hanno informato del cammino di fede che stanno facendo con i ragaz-

zi, e hanno chiesto al Vescovo una Paterna Benedizione . Il Vescovo,da parte sua ha ascoltato amabilmente ; durante il suo intervento ha ringraziato i ragazzi per la calorosa accoglien-za ; li ha esortati ad essere sempre più “amici di Gesù”, com-mentando il Vangelo di Marco : “ Lasciate che i bambini venga-no a me” (Mc 10-14), ha spiegato la necessità di incontrare Gesù nell’Eucaristia Domenicale, poiché Egli si fa presente ed aspetta di incontrare ciascuno di noi. Il Vescovo ha esortato i ragazzi a pregare,anche con preghiere spontanee. Essendo vicini al Natale ed avendo avuto dall’Ufficio Diocesano per le Missioni, le Novene del Natale Missionario, il Vescovo ha an-che invitato i ragazzi a pregare Gesù Bambino per i molti fra-telli più sfortunati, privi del necessario per vivere, perchè in situazioni di disagio e di difficoltà . Dopo aver pregato insieme, il Vescovo ha affidato tutti, ragazzi,sacerdoti, genitori e cate-chisti alla Madre Celeste, ha poi impartito la Benedizione ed ha augurato a tutti di continuare il cammino di fede guidati dallo Spirito Santo.

Giulia Schiavo

Più di cinque anni di silenzio, non sempre incolpevole, sono trascorsi dalla morte di Don Giuseppe Imperato senior, cimi-liarca e storico ravellese. Da allora, non una lapide né una ma-nifestazione ufficiale in suo ricordo. Solo ora, infatti, la comu-nità gli rende quel tributo che avrebbe sicuramente meritato molto tempo prima. Tuttavia, per antica consuetudine, i ravellesi sanno dividersi anche sulle iniziative “in memoriam”, quelle cioè che tendono a ricordare coloro che hanno contribuito alla crescita sociale, religiosa e culturale della città. E Don Peppino della sua città, Ravello, non è stato solo pastore e guida per oltre 25 anni, ma anche storico e strenuo difensore di ciò che il passato aveva lasciato ai posteri.Alla stessa patria “ingrata” aveva destinato anche la sua ultima fatica, conclusione della quarantennale atti-vità di ricerca, che lo aveva visto ogni giorno studiare negli archivi e nelle biblioteche campane. In “Ravello nella storia civile e religiosa”, presentata al pubblico un giorno di dicembre di 18 anni fa, Don Peppino, citando il filosofo mazziniano Vin-cenzo Gioberti, ammoniva severamente il lettore con queste parole: “l’ignoranza e la indifferenza delle opere e dei monu-menti degli avi è la peggiore sventura di un popolo”.Parole che facevano da eco ai versi dedicatori dello stesso volume, questa volta di Mons. Jean Marie Lustiger: “una chiesa come una città, dimentica del proprio passato, è destinata alla morte. Essa ha un futuro nella misura in cui memorizza il proprio passato e lo memorizza per l’avvenire”. Avvertimenti che purtroppo non hanno sortito del tutto gli effetti sperati se si pensa ai danni che quotidianamente si arre-cano al patrimonio culturale e ambientale di Ravello.Ora final-mente, anche se in ritardo, Don Peppino sarà ricordato, il prossimo 28 dicembre, dagli amici, dagli studiosi e dalla sua gente, grazie all’iniziativa che timidamente l’Associazione cul-turale “Ravello Nostra” presenta alla collettività. Continua a pagina 12

GIORNATA DI STUDI IN RICORDO DI DON GIUSEPPE IMPERATO SENIOR

Page 12: Incontro Natale 2008

CELEBRAZIONI NATALIZIE 25 DICEMBRE — NATALE DEL SIGNORE

Ore 23.45 del 24 dicembre - Processione con la statua di Gesù Bambino Ore 24.00:Messa della Notte

GIORNO DELLA SOLENNITA’ Ore 08.00– 10.30 –18.00: SanteMesse

26 DICEMBRE — SANTO STEFANO PROTOMARTIRE Ore 10.30-18.00: SanteMesse

27 DICEMBRE Ore 18.00: Santa Messa Vespertina della Festa della Santa Famiglia

28 DICEMBRE — FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA GIORNATA DELLA FAMIGLIA

Ore 08.00 - 18.00: Sante Messe Ore 10.30: Messa Solenne e festa della Famiglia

MERCOLEDI 31 DICEMBRE Ore 18.00: Santa Messa Vespertina della Solennità - canto del “Te Deum”

GIOVEDI 1 GENNAIO 2008 — OTTAVA DI NATALE SANTA MARIA MADRE DI DIO

GIORNATAMONDIALE DELLA PACE Ore 08.00-10.30-18.00: Sante Messe

3 GENNAIO Ore 18.00: Santa Messa Vespertina della II Domenica di Natale

4 GENNAIO — DOMENICA II DOPO NATALE Ore 08.00-10.30-18.00: Sante Messe

5 GENNAIO Ore 18.00: Santa Messa Vespertina della Solennità

6 GENNAIO - SOLENNITA’ DELL’EPIFANIA DEL SIGNORE Ore 08.00-10.30: Sante Messe Ore 18.00 - Duomo: Santa Messa, processione e reposizione del Bambino Gesù

Un dovere morale per questo sodalizio da lui fondato, un altro giorno di dicembre, que-sta volta di 34 anni fa, insieme ad altri ravellesi, molti dei quali non più viventi, ma che in vario modo hanno lasciato una traccia indelebile del loro passaggio su questa terra. Un’associazione che in tempi recenti, purtroppo, è stata definita “domestica e familia-re”, quasi dimenticando l’impegno più che trentennale profuso nella crescita culturale e sociale del paese. La stessa “Ravello Nostra”, di cui Don Peppino è stato presiden-te, comprende oggi tra le sue fila anche gli “allievi” più diretti, i quali hanno avuto la fortuna di approfittare della sua disponibili-tà non solo negli studi, ma anche nelle necessità quotidiane. Una fortuna che purtroppo non ha avuto chi vi scrive, il quale, però, si è ben presto confrontato, per esigenze di studio e di ricerca, con questo illustre concittadino, che non da oggi va annoverato tra i figli più nobili della Ravello del XX secolo.

Salvatore Amato

PROGRAMMA

28 DICEMBRE 2008 - ORE 18.45 DUOMO DI RAVELLO

Saluto del Sindaco, Avv. Paolo Imperato

I risultati raggiunti da Don Giuseppe Imperato nell’attività di storiografo (Prof. Gerardo Sangermano - Ordinario di Storia Medievale, Università di Salerno)

I risultati ottenuti nella valorizzazione e nella tutela del patrimonio monumentale ravellese (Arch. Alberto White - Docente dell’Università La Sapienza)

Gli aspetti teologico-pastorali della sua produzione letteraria (Don Giuseppe Imperato Parroco del Duomo di Ravello)

Il servizio alla comunità parrocchiale ravellese (Don Angelo Antonio Mansi, Vicario Episcopale)

Prospettivo di studio storiografico nell’ambito del ter-ritorio dell’antico Ducato di Amalfi (Prof. Giuseppe Gargano, storico)

Conclusioni (Dott.ssa Maria Carla Sorrentino, Presidente Ass.ne Culturale “Ravello Nostra”)