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MARAFIKI PRIMARY SCHOOL ONLUS KADAINA LA FAVOLA DI

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MARAFIKIPRIMARY SCHOOL ONLUS

Kadainala favola di

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E l i s a b e t t a M a r i g o n d a

- 2013 -

“L’educazione è il grande motore dello sviluppo personale.È grazie all’educazione

che la figlia di un contadinopuò diventare medico,

il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera

il presidente di una grande nazione”.

NELSON MANDELA(Premio Nobel per la Pace 1993)

Kadainala favola di

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MaraFiki Primary School | 5

C’era una volta, e per fortuna c’è ancora,un uomo di nome Mario Rossi…

 Un giorno

Mario, per natura molto curioso e desideroso di sapere, trovandosi in vacanza in Kenya, decise di fare un giro in barca per perlustrare una zona del litorale a lui sconosciuta. Era una zona vasta e suggestiva, p u n t e g g i a t a

d’isolette e venata da molti canali. Mario continuava a girare e girare, finché gli venne fame.

Per fortuna scorse un posto che sembrava perfetto per un pic-nic: una piccola spiaggia e una semplice tettoia fatta di rami secchi.

Poiché Mario, oltre ad essere curioso, era anche una persona molto educata, si guardò intorno per vedere se c’era qualcuno cui chiedere il permesso di fermarsi a mangiare proprio lì. Guarda e riguarda, vide una donna che teneva un bimbo in braccio, così le si avvicinò e lo chiese a lei. Lei gli rispose che non era possibile fare un pic-nic proprio in quel posto poiché, quella che per Mario era una semplice tettoia, per la gente del posto era una SCUOLA!

Mentre la donna parlava, Mario non poteva staccare il suo sguardo dal bambino che teneva in grembo… quel bimbo aveva gli occhi color dell’ebano e uno sguardo e un sorriso che lo colpirono direttamente al cuore.

“Come una scuola?” chiese Mario, stupito. La donna, che si rivelò essere la maestra, gli spiegò che la scuola

più vicina era su un’altra isola e che per raggiungerla bisognava attraversare un canale.

“Quest’anno, disgraziatamente, alcuni bambini sono morti affogati e quindi il nostro Governo ci ha assegnato questo spazio e ha mandato me a insegnare!” spiegò.

Lamu

MALINDIWatamu

ISOLA DI KADAINA

Kilifi

Isola di PateIsola di Manda

Isola di Lamu

.

Mombasa

KENYA

Galana

Tana

UngamaBay

KENYA

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Mario, stupito, con il viso di quel bimbo dagli occhi color dell’ebano impressi nella mente e nel cuore, sentì la necessità di saperne qualcosa di più.

Scoprì che su quell’isola, chiamata  Kadaina, non c’era acqua, si cucinava ancora con il fuoco a legna, la gente era molto povera e non aveva né di che vestire, né da mangiare.

Decise che era suo dovere fare qualcosa, soprattutto nell’intento di dare un futuro

migliore ai bambini.Così iniziò una meravigliosa storia di solidarietà.Con l’aiuto di qualche amico

raccolse un po’ di soldi e iniziò la costruzione di una vera scuola con le pareti, un tetto e dei banchi veri.

La gente dell’isola partecipò attivamente: gli uomini facevano i muratori e le donne intrecciavano i rami che avrebbero poi formato il tetto. Lavorarono così tanto, che in pochi giorni la prima aula era pronta. 

Purtroppo, però, Mario aveva finito le sue vacanze, ma quell’opera era ormai iniziata e lui promise che sarebbe tornato per continuarla. E Mario tornò.

Tornato in Italia, Mario non si era dimenticato degli abitanti di Kadaina, tanto meno dello sguardo di quel bimbo; anzi, non aveva fatto altro che pensare a come poter aiutare quella popolazione così priva di tutto, e trovò naturale organizzarsi. Per prima cosa era indispensabile che sull’isola ci fosse acqua per tutti: senza l’acqua non si può vivere. Come risolvere il problema?

Mario comprò delle grosse cisterne per raccogliere l’acqua piovana e ne regalò una a ogni famiglia presente nell’isola. Fu una vera festa! La gente stentava a credere a quello che vedeva. Una signora volle addirittura entrare nella cisterna che le era stata assegnata e si fece trasportare fino alla sua capanna.

Poi, sempre con l’aiuto degli uomini dell’isola, costruì una zattera legata a delle funi che sarebbe stata utilizzata per attraversare il canale, evitando così che qualcun altro morisse affogato.

 Nel frattempo la scuola stava lavorando con

successo e… sorpresa! Era diventato necessario costruire altre due classi, poiché i bambini erano aumentati: dai sette che erano all’inizio, il numero era salito a ben 107!

Mario non si perse d’animo, anzi, era felicissimo che gli scolari fossero diventati così numerosi. Chiese aiuto a destra e a manca, comprò il materiale e iniziò la costruzione di due nuovi edifici.

Anche questa volta però, le sue vacanze finirono troppo presto e ripartì per l’Italia con l’immancabile promessa:

“Tornerò! Aspettatemi!”.Di nuovo a casa, non smetteva mai di pensare

a quelli che oramai erano diventati un po’ i “suoi” bambini, e diventava triste al pensiero di tutto quello di cui avevano bisogno e che purtroppo non potevano avere: vestiti, scarpe, materiale scolastico.

Un giorno, ebbe un’idea: avrebbe chiesto aiuto ad altri bambini. Si recò in una piccola scuola materna e raccontò la sua storia. Fu ascoltato con grande attenzione e i piccoli alunni, aiutati dalle mamme e dalle insegnanti, iniziarono subito a raccogliere tutto quello che potevano per i loro amichetti meno fortunati. Mario pensò che sarebbe

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stato bello creare un’amicizia a distanza tra le due scuole: un vero scambio da bambino a bambino!

Così chiese dei disegni e delle fotografie da poter portare con sé a Kadaina.

Il viaggio successivo era stato programmato per Natale: quale momento migliore per arrivare con dei regali?

I bambini non se lo fecero ripetere due volte, prepararono dei disegni bellissimi e pensarono anche a un altro regalo: delle scatole di pennarelli.

Le insegnanti invece mandarono alle loro lontane colleghe degli astucci con penne, matite, gomme, temperini, insomma, tutte

quelle piccole importanti cose che potevano servire a una maestra.

Mario pensò anche a come poter affrontare il problema del cibo: cosa potevano desiderare dei bambini che vivono su un’isoletta in Africa? Patatine, pop-corn, Nutella? No di certo!

Una capra? Ecco: una capra, o meglio due, potevano assolvere, almeno parzialmente, a una fondamentale esigenza. Le capre danno il latte e con il latte si fa il formaggio; poi, partoriscono i loro piccoli, così da due diventano tre, quattro. Inoltre, anche la loro carne è buona da mangiare! Insomma, la comunità di Kadaina doveva poter contare sicuramente anche su delle capre. Si

può dire che il  Natale del 2001 fu veramente magico, perché, grazie a un gruppetto di nonne e mamme, insieme ad altri, arrivarono anche le capre.

 Fu inviato  un medico. Un medico ci voleva

proprio, perché a Kadaina la gente si ammala proprio come in un qualsiasi altro posto; ma mentre noi, per curarci, abbiamo mille risorse e possibilità, per la gente di Kadaina non era così. I poveri ammalati, gli anziani, le donne incinte

dovevano percorrere molti chilometri per poter trovare chi li potesse curare e non possedevano certo delle automobili per spostarsi.

Ora il medico c’era, però… mancavano

le medicine! C’era, sì, buona parte del materiale che serviva per avviare un ambulatorio, ma di medicine neanche l’ombra. Mario pensò di non lascarsi sfuggire quell’occasione, perciò racimolò qualche soldo e comprò il minimo indispensabile per non vanificare la presenza di un medico. Con quello che rimase, gli anticipò il primo stipendio, restando d’accordo che si sarebbe impegnato a passare due volte al mese per tre mesi. Sapeva, Mario, che ci voleva ben altro, ma per il momento non era in grado di fare di più.

In un anno molte cose erano cambiate sull’isola: i bambini avevano una scuola, le cisterne per l’acqua, le capre per nutrirsi, dei vestiti e adesso anche un minimo di assistenza medica, eppure Mario non era tranquillo. Mille pensieri lo angustiavano: che cosa potrebbe succedere? E se un giorno io non sarò più in grado di continuare? Chi si occuperà dei miei bambini? Che ne sarà di loro? E della scuola?

Era talmente preoccupato che si confidò con il medico del posto e

gli chiese consiglio.“Bisogna fare in modo che la scuola sia riconosciuta dal Governo”

rispose il medico, “ma per fare questo, gli edifici devono essere costruiti diversamente, rispettando alcune norme e regole governative”.

Qualche giorno dopo il dottore portò un progetto che al Governo sarebbe piaciuto moltissimo, ma questo voleva dire ricominciare tutto da capo. Secondo voi, Mario si arrese? Certo che no!

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“Volere è potere”, “Chi si ferma è perduto”, “La fortuna

premia gli audaci”, “Chi trova un amico trova un tesoro”, tutte frasi perfette per Mario!

Lui era come quei bambini che una ne fanno e cento ne pensano: per fortuna poteva ora contare sull’aiuto di tanti amici per trasformare il suo sogno in una realtà. 

Al suo ritorno in Italia, con il progetto della nuova scuola sotto il braccio, andò a trovare il suo amico Luciano Quaggia e, insieme, decisero di organizzare una festa per raccogliere i fondi di cui c’era bisogno. Arrivarono in tanti e ognuno offrì qualcosa.

A Natale del 2002 ci fu un regalo davvero speciale: la costruzione del primo edificio scolastico.

I muri erano di mattoni e il tetto non era più un insieme di rami di palma, ma era di lamiera. Poi c’era anche una grondaia costruita in modo da recuperare l’acqua piovana, perché a Kadaina non bisogna sprecarne nemmeno una goccia. 

L’acqua va bene, la grondaia va bene, le cisterne anche, ma in Africa non piove mica tanto! Non si può vivere dell’acqua che cade dal cielo, perché è davvero poca. A Kadaina non ci sono rubinetti da aprire, quello più vicino è a 5 Km. di distanza. E allora, come fare? Bisognava stendere 5 Km di tubi dalla statale Malindi-Mombasa fino alla scuola.

Era un’impresa ambiziosa che richiedeva molto lavoro e moltissimi soldi. Mario ne possedeva solo una piccolissima parte, ma cominciò ugualmente i lavori.

Gli uomini del villaggio lavorarono senza sosta per scavare le fosse dove far passare i tubi; sapevano che, se Mario si era messo in testa di portare l’acqua a Kadaina, l’acqua sarebbe arrivata. 

Furono necessari  1000 tubi lunghi 6 metri per arrivare all’isola. Questi tubi passavano sotto canali lunghi e profondi, ma nessun ostacolo poteva ormai fermare Mario e i suoi.

E finalmente l’acqua arrivò. Tutto sembrava magico e aveva il sapore di una favola, c’era perfino un rubinetto d’oro! In realtà si trattava di ottone, ma il colore era uguale e per la gente di Kadaina aveva lo stesso valore.

L’acqua sarebbe servita a tutta la comunità e anche ai 6.000 abitanti del villaggio di Ojombo che si trova a circa 3 Km. di distanza.

A questo punto la scuola accoglieva ben 120 bambini di età diverse, tutti ricevevano un’istruzione, ma pochi sapevano cosa significa giocare. Non avevano niente e Mario sognava di vederli giocare e ridere tutti insieme.

Nel gennaio del 2003, con l’aiuto di un grosso sponsor, realizzò anche questo progetto: costruì un campo da beach-volley, un campo da basket e un campo da calcio. Per ogni sport c’erano magliette e palloni; si formarono squadre e tutti erano molto felici.

Mario tornò in Italia e, come sempre, aveva mille pensieri per la testa.

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Continuerà ad arrivare l’acqua all’isola di Kadaina?Riusciremo a fare un consultorio con un medico sempre presente?Riusciremo a fare il ponte sul canale?Interverrà il Governo per esonerarmi dal pagamento degli stipendi

degli insegnanti?

Volere è potere… chi si ferma è perduto… la fortuna aiuta gli audaci… chi trova un amico trova un tesoro…

Nel gennaio 2004 arrivò in

vacanza un ragazzo: Ivan Bordoli.Conobbe Mario, ascoltò la sua storia,

visitò la scuola e decise di fare una piccola offerta.

Anche lui era curioso e poi aveva origini comasche e, come forse non tutti sanno, i laghee sono noti per la loro diffidenza. Mario era in partenza. Ivan tornò da solo alla scuola: fece domande, osservò, s’informò e riuscì ad avere tutte le conferme di cui aveva bisogno.

Tornò in Italia, chiamò Mario, chiese scusa per la mancanza di fiducia e offrì il suo primo contributo.

  Chi trova un amico, trova un

tesoro… 

E fu grazie ad un gruppo di amici che partì un altro progetto importantissimo: la costruzione di un consultorio/dispensario. Il sogno di Mario era di arrivare ad avere un medico presente giorno e notte per sei giorni la settimana. Non sarebbe stato facile, perché lo stipendio di un medico residente era pari a quello di tre insegnanti, ma bisogna coltivare grandi sogni per realizzare grandi cose. 

 Nell’aprile del 2005 a Kadaina

arrivò lo Scuola-Bus.Una lancia in vetro resina lunga 5

mt. con una grande scritta: Marafiki Primary School Bus. Ogni mattina alle 7:00 un marinaio trasportava da una parte all’altra del canale i bambini che dovevano andare a scuola… WOW !!!

La Marafiki Primary School aveva ora cinque aule, c’era l’asilo per i più piccoli con due insegnanti, sei classi per la scuola e l’ascari, che era una sorta di bidello per la prima classe, responsabile di tutti i materiali scolastici.

Prima di partire nuovamente per l’Italia, Mario riuscì a volare sopra la scuola e a fotografarla dall’alto. Che bello vedere tutto quello che, grazie all’aiuto di tanti amici, era riuscito a realizzare! Il progetto del ponte era purtroppo irrealizzabile perché  costava davvero molto: ma Kadaina era un’isola e Mario e Ivan decisero di non alterare in nessun modo la sua naturale bellezza.

 Ora erano i bambini che dovevano

superare una grande prova: partecipare a una gara nel distretto di Kilifi, dove avrebbero affrontato ventotto scuole.

Questa gara era molto importante perché era arrivato il momento di dimostrare a Mario e Ivan che i bambini, per i quali tutto questo era stato realizzato, avevano imparato la lezione: potevano confermare che, con l’impegno e la volontà, si possono ottenere grandi risultati. I rappresentanti della Marafiki, dalla prima alla sesta classe, si classificarono nei primi cinque posti in tutti e sei i livelli di competizione.

 La Marafiki Primary School diventò una scuola molto ambita e a

gennaio 2005 ci furono più di cento nuovi iscritti. Le aule diventarono sette e gli alunni oltre trecento! Ma, aumentando ulteriormente i bambini, si moltiplicarono anche le loro necessità.

Mario e Ivan si resero conto che c’era ancora molto da fare.Con tantissimo sacrificio, fu costruita anche l’ottava aula, ma

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servivano banchi e medicinali; c’era bisogno di altri maestri, anche se gli attuali faticavano a raggiungere la scuola e chiedevano aumenti di stipendio per pagarsi i mezzi di trasporto.

Furono allora costruiti degli alloggi per i maestri e le loro famiglie.

Obiettivo raggiunto: stipendi invariati, niente ritardi o assenze e presenza costante di persone adulte e responsabili.

Ma, come i maestri, anche i bambini a volte dovevano camminare per chilometri per raggiungere la scuola.

Gli anni passavano… i bambini crescevano e, per qualcuno, era ormai tempo di esami. Sarebbe stato bello se avessero potuto dormire presso la scuola e avere più tempo per studiare.

Serviva un dormitorio, ma anche i soldi per costruirlo.

Dio esiste e questa volta… mandò Valentina Moscheni.

Un angelo dai riccioli biondi, un vulcano d’idee che, essendo stata in Kenya molte volte fin da ragazza, conosceva molto bene le condizioni in cui si viveva in Africa. Da donna cresciuta e affermata qual era, tornò con del denaro da donare. 

Grazie al suo aiuto, ora cinquantasei studenti potevano dormire presso la scuola.

Ma lei non si fermò a questo.

Eh no!… uno fa per uno, ma tre fan per tre! 

SECONDO VOI, MARIO, IVAN E VALENTINASI FERMARONO QUI?

Che cosa mancava ancora all’Isola di Kadaina?

Le divise scolastiche! Già, perché in Kenya era obbligatorio andare a scuola con la divisa scolastica.

Furono decisi i colori: blu e verde. Inoltre, grazie all’aiuto economico di Piero Melis, fu costruito un laboratorio di sartoria, dando così un’opportunità alle mamme di imparare un mestiere e confezionare loro stesse le divise dei figli. La sartoria fu dotata di ben tre macchine per cucire e intere pezze di stoffa.  

L’intensa attività missionaria fece sì che la maggior parte dei Kenioti abbracciasse la religione cattolica. Poteva quindi l’isola di Kadaina non avere una chiesa, che potesse accogliere tutti quelli che, nel momento del bisogno, sentivano l’esigenza di raccogliersi in preghiera, senza distinzione di confessione religiosa?

Mario, durante un suo soggiorno in Kenya, incontrò Emanuele Gavazzi, il quale, affascinato da tutto ciò che Mario stava facendo, decise di contribuire

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donando una sostanziosa somma finalizzata alla realizzazione di una chiesa in ricordo della nonna Anna.

 In tutte le scuole del

mondo, il primo giorno di scuola è un ricordo che rimarrà indelebile per tutta la vita.

Mario voleva organizzare una festa, una giornata che sarebbe rimasta per sempre nei

ricordi di tutti i suoi bambini e così, durante uno dei suoi periodici soggiorni in Kenya, incontrò il suo amico Dino Abbascià ovvero “Mr. Cemento”, come simpaticamente amava soprannominarlo, perché Dino aveva contribuito alla costruzione della scuola donando buona parte del cemento per costruire le aule della Marafiki Primary School. Dino a sua volta presentò a Mario un gruppo di amici che soggiornavano presso il Villaggio Blue Bay; organizzò con loro una visita all’isola di Kadaina in maniera tale da far conoscere a queste persone il progetto dell’amico Mario.

Il gruppo, molto sensibile all’aiuto al prossimo, si fece coinvolgere nel progetto.

L’incontro con quelli che lui definì “La Compagnia del Blue Bay” ovvero Simona e Stefano, Dino e Teresa, Margot, Carlo e Corrado permise e permette a Mario, da diversi anni a questa parte, di organizzare il party di apertura dell’anno scolastico. Mangiare la mucca, il riso, i fagioli e poter bere l’aranciata sono un lusso che i nostri amici color cioccolato possono permettersi di assaporare solo grazie a questo compatto gruppo di persone.

Nel 2007 la Compagnia del Blue Bay realizzò un calendario benefico con immagini di donne di Watamu, e il ricavato della vendita permise di aiutare Mario e di poterlo in parte esonerare dal pagamento degli stipendi degli insegnanti.

Ma a Kadaina si poteva fare ancora di più !!!Chi trova un amico, trova un tesoro…

Nel 2007, durante uno dei suoi soggiorni in Kenya, Valentina incontrò Elisabetta Marigonda.

Tra le due fu simpatia a prima vista. Anche Elisabetta, come Valentina, era stata in Kenya in passato e come lei conosceva benissimo la difficile realtà di quei luoghi. Valentina la travolse con i suoi racconti ed Elisabetta, curiosa e affascinata dalla storia raccontatale dall’amica, decise di andare a visitare l’isola di Kadaina.

Elisabetta non credeva in ciò che vedeva e si chiese: ”Com’è possibile che questi tre ‘angeli’ abbiano creato tutto questo”? Al suo rientro a casa decise di adoperarsi in qualche modo per aiutare tutti quei piccoli e promise di tornare.

 Elisabetta e Valentina, così come Mario e Ivan, da

allora tornarono tante altre volte da quelli che chiamano “i loro bambini”.

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I bimbi di Kadaina non avevano giocattoli, probabilmente non ne conoscevano l’esistenza, però avevano la grande fortuna di avere enormi spazi verdi e sole tutto l’anno; quindi, perché non sfruttare questi privilegi e trovare qualcosa per poterli far giocare all’aperto? C’era il campo di calcio, c’era il campo di basket e quindi… cos’altro si sarebbe potuto fare? 

Grazie agli amici Pier Colombo e Gianni Ditri, i bambini poterono letteralmente toccare il cielo con dito, perché alla Marafiki arrivarono le altalene. Era l’anno 2008.

Ma che cosa mancava ancora

a Kadaina? I bambini potevano studiare, giocare, avevano vestiti, l’acqua, ma il cibo ancora era ancora a carico delle famiglie. Venne costruita una capanna e vennero acquistati due grandi pentoloni.

Il Governo mise a disposizione due cuochi e fornì quotidianamente un semplice pasto ai bambini. Si trattava di mais da mangiare bollito, la razione a pasto era pari a una tazza, ma per loro tutto questo era sufficiente al fabbisogno giornaliero. Basti pensare che fino a un anno prima nessuno dei bambini aveva di che mangiare, se non una volta rientrati nelle proprie famiglie, la sera.

Gli anni del 2008/09 furono

anni innovativi per l’isola. L’arrivo dei computer

all’isola aveva dell’incredibile.  Tre computer con tanto di linea adsl e la stanza dotata di pannelli fotovoltaici per raccogliere l’energia necessaria al funzionamento. Moderni e utili i computer, ma se nessuno insegnava ai bambini come

usarli, tanta innovazione era sprecata. Elisabetta e Valentina nel Novembre 2009 organizzarono una cena

con il Governo e chiesero e ottennero un’insegnante d’informatica. Il suo stipendio sarebbe stato metà a carico del Governo e metà sulle spalle dei nostri amici. Purtroppo la scuola era situata in un terreno governativo e, per qualsiasi pietra si posasse sull’isola, serviva l’autorizzazione del Governo. 

Ottenuti i computer e un’insegnante, si pensò a una biblioteca.

Una stanza piena di libri, dove dar spazio alla curiosità dei bambini e dove loro, a orari stabiliti, avessero libero accesso.

 Nel dicembre del 2009 il Capo del

Governo del Comune Kilify cui fa capo l’isola di Kadaina, decise di andare con i suoi collaboratori in visita alla scuola. Da tanto tempo non si recavano all’isola e il Boss rimase colpito dallo sviluppo che negli ultimi anni aveva avuto la scuola.

Mario, Ivan e Valentina li guidarono in visita e organizzarono un incontro con gli studenti.

Questi ultimi rivolsero al Capo del Governo il loro desiderio:

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rimanere all’isola di Kadaina a studiare anche dopo le scuole primarie.

 Alla richiesta degli studenti il

Boss propose di esonerare Mario dal pagamento degli stipendi delle scuole secondarie, ma gli affidò l’incarico di costruire le cinque aule. Ecco un altro progetto importante, e servivano ancora tantissimi soldi.

Volere è potere… chi si ferma è perduto… la fortuna aiuta gli audaci… chi trova un amico trova un tesoro.

Valentina e Mario chiamarono Elisabetta in Italia e proposero a lei di costruire la prima classe delle scuole secondarie.

Elisabetta aveva messo da parte una certa somma da donare alla scuola e aspettava solo il momento giusto per realizzare qualcosa di concreto, alla memoria di suo padre Silvano recentemente scomparso: quale miglior opportunità se non quella di costruire le aule delle Scuole Secondarie?

MARAFIKI PRIMARY & SECONDARY SCHOOL

Suona bene, no?

…se uno fa per uno e tre fan per tre, ora quattro fanno per quattro!

 

Detto fatto, un mese dopo Elisabetta era di nuovo in Kenya dalla sua amica Valentina e da tutti i loro bambini, pronta a posare la prima pietra di quella che sarebbe stata la Secondary School. 

 A gennaio 2010 un altro

sogno a Kadaina diventava realtà. Armati di mattoni, cemento e legno, fu dato inizio alla costruzione al grezzo della prima aula di quello che per noi è il liceo: il futuro, la SECONDARY SCHOOL!

Purtroppo però i costi per la costruzione erano molto

alti e ancora una volta i soldi iniziarono a scarseggiare.I quattro amici dovettero sospendere momentaneamente i lavori e

pensare a come racimolare la somma mancante. C’erano sempre gli stipendi, il medico e le medicine, le periodiche migliorie da fare.

Ancora una volta ecco la soluzione: organizzare una cena benefica.Elisabetta in quell’occasione pensò: “Ho tantissimi amici a Jesolo,

perché non coinvolgerli tutti e far conoscere loro questa straordinaria realtà che è Marafiki Primary School?”! Con l’aiuto della sua amica Silvia Lazzarini e alla presenza di Mario, Ivan e Valentina, organizzò una charity dinner al “Marina Club” di Jesolo finalizzata a raccogliere il denaro necessario per ultimare l’aula.

Copiosi, gli amici jesolani presero parte a questa iniziativa; molti, affascinati dai racconti, presero a cuore questo progetto e decisero di aiutare a regalare un sorriso a questi nuovi, piccoli amici.

A  novembre 2010, grazie al denaro raccolto da quella serata, è stato possibile ultimare l’aula. L’edificio è stato tinteggiato dentro e fuori, sono stati acquistati i banchi di lavoro per i ragazzi, l’aula è stata dotata di tutto il materiale didattico necessario; ma, ancora una volta, a sconvolgere i quattro amici è la richiesta da parte del Governo di dotare obbligatoriamente le classi superiori dei servizi igienici.

Soldi però, i nostri amici non ne hanno proprio più, e chiedono il permesso al Governo di posticipare questo progetto in attesa di finanziamenti.

 Il 5 gennaio 2011, con la classica festa di apertura d’anno, si è dato

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inizio al primo Anno Scolastico della SECONDARY SCHOOL.

Mille idee frullavano ancora in testa ai nostri amici, e ancora una volta si concretizzarono in mattoni e cemento. Grazie all’iniziale sostanzioso contributo dell’amica Anna di Bolzano, viene decisa  la costruzione di un altro dormitorio: ancora una volta, infatti, il Governo impone che la

Secondarie, oltre ai bagni riservati ai ragazzi più grandi, debba avere anche un dormitorio riservato a loro.

Il contributo di Anna non è però sufficiente a ultimare la costruzione e i nostri quattro amici devono fermare i lavori.

Ed è durante una loro vacanza in Kenya che Carla e Umberto Lazzarini, amici da tantissimi anni di Elisabetta, fanno visita alla scuola e, vedendo le due amiche in difficoltà con la costruzione del dormitorio, decidono di aiutarle e di portare a termine la realizzazione.

 A settembre 2011 viene finalmente ultimato il fabbricato, dotato

di letti a castello, materassi e zanzariere, che ospiterà sessantotto ragazzi.

Il dormitorio è stato dedicato in parte alla memoria di Igor Loro (figlio di Anna) e in parte alla più piccola dei nostri sostenitori: Amira Lazzarini, venuta alla luce proprio nell’anno 2011.

GRAZIE ANNA e grazie FAM. LAZZARINI!

Siamo quasi alla fine dell’anno 2011  e bisogna nuovamente pensare al cemento e ai mattoni.

Infatti, i ragazzi che stanno frequentando il primo anno della Secondary, se promossi, in gennaio dovranno passare in seconda, ma non c’è ancora l’aula che dovrebbe ospitarli.

Servono ancora soldi: AIUTOOOO!

La storica frase di Mario torna buona ancora una volta.

Volere è potere… chi si ferma è perduto… chi trova un amico trova un tesoro… 

Ancora una volta Elisabetta chiama e Jesolo risponde.

E’ a settembre 2011 che viene organizzata a Jesolo, al Marina Club, la seconda Charity Dinner finalizzata a raccogliere il denaro necessario per la costruzione della seconda aula della Secondary.

Alla presenza di Mario, Valentina, Ivan ed Elisabetta, gli amici Jesolani prendono parte, ancora una volta, a questa iniziativa: oramai anche loro sentono i nostri piccoli far parte delle loro vite.

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E’ un altro grande successo: vengono raccolti i soldi necessari per iniziare a costruire.

Anche Ivan organizza la sua annuale serata di beneficenza al suo locale “IL CRIS” per raccogliere il denaro necessario al mantenimento della scuola.

A novembre 2011 inizia la costruzione della Seconda aula della Secondary: il nostro progetto continua.

Gli amici di Jesolo hanno voluto dedicare la seconda aula delle Secondarie alla memoria di Franco Borin, il giovane pilota acrobatico del Piooner Team, recentemente scomparso.

 A dicembre 2011 la Marafiki Primary School è stata

premiata come miglior scuola di tutto il Distretto di Kilify…

Questi Ragazzi danno proprio delle grandi soddisfazioni:

meritano un Regalo!Siamo a Natale e Mario, Valentina,

Elisabetta e Ivan portano gli scivoli alla Marafiki.

Che gioia vederli salire e scendere! 

L’anno scolastico 2012 ha inizio con la rituale Festa Benefica di apertura organizzata dalla “Compagnia del Blue Bay”…

I quattro amici ancora una volta però sono alle prese con la mancanza di denaro per soddisfare le richieste del Governo: ci sono sempre i servizi igienici da costruire e ci sarà pure la terza aula delle Secondarie da realizzare entro la fine dell’anno, senza dimenticare gli stipendi degli insegnanti, dei barcaioli…

Agli inizi dell’anno Valentina viene invitata a visitare una realtà diversa da quella che è la Marafiki: il Thoya Oya Children Home di Mambrui.

Il Thoya Oya è un orfanotrofio che ospita ragazzini dai quattro ai diciannove anni. Per mancanza di fondi i ragazzi versano in condizioni disperate: il pozzo dell’acqua è stato costruito solo a metà, mancano i soldi per ripristinare le bollette della luce ma, quel che è peggio, mancano i soldi per sfamarli.

Valentina chiama ancora una volta l’amica Elisabetta in Italia e le racconta la situazione. La sintonia delle ragazze in queste situazioni non ha bisogno di parole e immediatamente d’accordo decidono di dare una mano a questi sfortunati ragazzi.

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Portano a termine la costruzione del pozzo, ripristinano la luce ma soprattutto offrono loro il cibo.

L’Orfanotrofio diventa però enormemente impegnativo e dispendioso da gestire perché si trova a circa 50 Km dall’isola di Kadaina: raggiungerlo regolarmente per portare gli aiuti è difficile e rappresenta un altro costo.

 Un pensiero salta subito alla

mente delle due amiche: “E se i ragazzi dell’orfanotrofio venissero da noi a studiare e a vivere alla Marafiki? C’è tanto posto e potremmo anche seguirli meglio!”.

Detto… fatto! A maggio i ragazzi

dell’Orfanotrofio Thoya Oya sono trasferiti e regolarmente iscritti alla Marafiki Primary School e in

seguito registrati al Children Home di Malindi. Studiano e vivono all’isola di Kadaina e si sono ben integrati con i loro nuovi amici.

Il più scettico di tutti riguardo all’iniziativa di portare i ragazzi dell’Orfanotrofio alla Marafiki si era dimostrato proprio Mario, il quale, preoccupato, aveva rivolto una domanda alle due amiche: “Già fatichiamo enormemente per raccogliere il denaro necessario al funzionamento e al mantenimento della scuola,

spiegatemi ora voi come riuscirete a gestire i ragazzi del Thoya Oya Children Home”.

Ma sia Valentina, sia Elisabetta erano decise nel loro intento: “Abbiamo un sacco di amici, perché non coinvolgere anche loro in questo nuovo Progetto?”

“E se creassimo una catena di sostegno a distanza?   Una forma di solidarietà che consista in un contributo stabile e

continuativo destinato a un beneficiario ben identificato; ovvero una formula attraverso la quale una persona o un gruppo di amici possono assicurare un livello base di alimentazione, salute e educazione scolastica, iscrizione a scuola e materiale didattico a ognuno di questi orfani?”.

Secondo voi Elisabetta e Valentina hanno fallito nel loro intento?

NOOOO…In brevissimo tempo tutti i ragazzi del Thoya Oya Children

Home hanno trovato una famiglia.Questo progetto prevede, quindi, non solo il sostentamento

materiale di un bambino ma, grazie all’educazione scolastica, ha anche l’obiettivo di aprirgli la strada verso un futuro diverso e migliore, senza strapparlo dalla sua Terra, rispettando la sua cultura e salvaguardando la sua dignità di persona.

Ma il Governo è sempre un’ombra che si aggira sui nostri amici.

Ora, per far sì che i ragazzi dell’Orfanotrofio possano rimanere a vivere all’isola, viene richiesta la costruzione di un  Refettorio,  ovvero una mensa con cucina per la somministrazione dei pasti ai ragazzi, utile per gli studenti della Marafiki ma indispensabile per quelli del Children Home in quanto il Governo, avendo dotato la scuola dei pannelli solari, non fornisce più gratuitamente i pasti.

Da più di un anno la cucina e i due pentoloni sono inutilizzati.Come fare? Il preventivo è costosissimo; il progetto, però, è

entusiasmante.Marafiki Primary School sta diventando una realtà veramente

molto grande: ospita ora 530 bambini di tutte le età, e ha ora bisogno di avere una sua natura giuridica ben definita per operare alla luce del sole e in maniera visibile e trasparente.

Il 14 giugno 2012 viene costituita“MARAFIKI PRIMARY SCHOOL ONLUS”

Suona bene, vero? 

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Il Refettorio, i servizi igienici, la costruzione della terza aula delle Secondarie, le spese fisse, tutti costi da sostenere nel 2012…Come fare?

Dio esiste un’altra volta per i nostri quattro amici…E questa volta la soluzione arriva da Guido Bertoni, il titolare

del Garoda Resort di Watamu.  Guido vive in Kenya da

diversi anni e la sua struttura alberghiera ospita ogni settimana centinaia di persone: “Potremmo trovare il modo di far conoscere il Progetto Marafiki agli ospiti dell’hotel e cercare di coinvolgerli accompagnandoli, se interessati, a conoscere una vera realtà, a visitare una vera scuola creata proprio da italiani!”… 

Ed è proprio in occasione di una Convention di Medici-Pediatri presso il suo Resort che Guido presenta a Valentina e Elisabetta il Dott. Gabriele Gravina e Pasquale Rodomonti i quali, grazie

alla loro sensibilità e, dopo aver visitato la scuola ed esser stati rapiti dagli sguardi innocenti dei bambini, suggeriscono alle nostre amiche una soluzione per ricevere la sponsorizzazione per la costruzione del Refettorio.

Pasquale Rodomonti, ex arbitro di Serie A e ora Presidente della Commissione Regionale Arbitri dell’Abruzzo, propone ai nostri amici di presentarsi alla Federazione

Italiana Giuoco Calcio e raccontare la realtà di Marafiki.Le due amiche non se lo fanno ripetere due volte e iniziano a

raccogliere tutto il materiale finalizzato a far conoscere il loro progetto alla FIGC.

Nel frattempo Garoda Resort di Watamu è diventato Partner ufficiale di Marafiki! 

Nella primavera del 2012, un altro gruppo di Medici-Pediatri, in occasione di un Congresso organizzato, sempre al Garoda Resort, con l’infettivologo Mauro Saio da Domenico Francomano (detto

Mimmo Fregoli) incontrano Valentina e vengono a conoscenza del Progetto Marafiki.

Con tutti gli strumenti a loro disposizione si recano all’isola di Kadaina per fare accurate visite a ogni singolo bambino presente alla scuola.

Questo gruppo molto sensibile fa parte dell’Associazione Pediatria per l’Emergenza Onlus di cui il Dott. Paolo

Calafiore  è il Presidente. Il loro obiettivo è quello di prendersi cura dei bambini non solo nell’ambito dell’assistenza sanitaria, ma anche fornendo modalità e strumenti per superare momenti di difficoltà.   Il Dott. Calafiore e tutti i Pediatri del Gruppo, dopo aver accuratamente visitato i bambini e avendo approntato le cure di cui più necessitavano,

sono tornati altre volte all’isola di Kadaina, portando medicinali per terapie specifiche: con un’assistenza di base, infatti, si possono risolvere molteplici problemi di salute, in un Continente come l’Africa, in cui i minori muoiono spesso per malattie banali o facilmente curabili.

 I Servizi Igienici! Sono due anni che i

nostri quattro amici promettono al Governo la loro costruzione…

Lo scenario si è oltremodo aggravato perché il Ministero dell’Istruzione ha già più volte caldamente invitato a far fronte all’aspetto sanitario della scuola, non essendo più a norma in base alle nuove leggi e agli ordinamenti entrati in vigore a gennaio di quest’anno.

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Pretendono dai nostri quattro amici interventi che dovrebbero essere fatti da loro.

Come fare per trovare il denaro?L’occasione si presenta con il Matrimonio

di Barbara e Andrea Rienzo, ovvero, la nuora e il figlio di Simona e Stefano, gli amici del Blue Bay. In occasione di un momento così gioioso gli sposi hanno voluto pensare a chi non è stato fortunato come loro ed hanno deciso di regalare un futuro migliore a questi piccoli amici che, in passato, hanno più volte avuto modo di conoscere.

Barbara e Andrea, rinunciando alle bomboniere tradizionali in occasione delle loro nozze e contribuendo

con l’equivalente al Progetto Marafiki, hanno quindi consegnato a Mario, Ivan, Valentina e Elisabetta la prima parte di denaro necessaria alla costruzione dei Servizi Igienici. A dicembre 2012, grazie alle donazioni natalizie dei vari amici che in tutti questi anni non li hanno mai abbandonati, sono stati in grado di realizzare i servizi igienici, ovvero otto bagni maschili e otto bagni femminili.

I mesi passano e, a novembre 2012, una lettera del Dott. Giancarlo Abete, Presidente della FIGC, comunica di aver apprezzato il lavoro svolto dai nostri amici in questi anni e di voler interamente sponsorizzare il progetto di costruzione del Refettorio.

Questa per Mario, Valentina, Elisabetta e Ivan è felicità allo stato puro!

…un altro sogno che si realizza per tutti quei bambini che loro amano incondizionatamente!

Il Dott. Paolo Calafiore e l’amico Pasquale Rodomonti non si

sono dimenticati di Valentina, Elisabetta, Mario e Ivan. Verso la fine del 2012, sono tornati in Kenya con un’idea meravigliosa da sottoporre ai nostri amici: la trasformazione dell’attuale  Dispensario Medico in un funzionale Primo Soccorso, ampliato grazie all’aggiunta di stanze di degenza e alla nuova collaborazione da parte di medici volontari italiani. Questo sarebbe un progetto di grande utilità anche per formare i medici locali su nuove tecniche di cura e sull’uso dei farmaci: non solo a vantaggio dei bambini della Marafiki, ma anche per gli abitanti dei paesi vicini che sono privi di strutture sanitarie.

Durante le loro periodiche visite con i Medici-Pediatri, si sono resi conto che l’attuale dispensario medico è ben lungi da poter erogare, in modo decoroso, i basilari servizi igienico-sanitari; infatti, la mancanza di pratiche corrette provoca la diffusione di diarrea, colera, tifo, tigna e altre infezioni che diventano inesorabilmente letali se non vengono curate. Siamo tutti consapevoli di come l’acqua impura e la mancanza d’igiene costituiscono una delle prime cause di decesso dei bambini africani.

Altro punto dolente e frustrante è l’impossibilità di poter affrontare e risolvere la benché minima situazione di emergenza, anche la più ovvia e banale.

Una scuola frequentata da bambini è un luogo in cui le problematiche mediche sono pressoché quotidiane.

Un Primo Soccorso porterebbe ad avere la soluzione ai problemi di salute senza ogni volta, al bisogno, doversi recare sino all’ospedale di Malindi, a trenta kilometri e senza l’ausilio di ambulanze. Sarebbe un intervento strettamente necessario e di primaria importanza soprattutto se si pensa alla posizione di questa scuola e alle difficoltà nel raggiungere la terraferma.

Secondo Voi Mario, Ivan, Valentina e Elisabetta come hanno reagito?

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Wow! Un Primo Soccorso con stanze di degenza… il sogno continua!

Questo è il prossimo obiettivo per l’anno 2013 che i nostri amici vogliono raggiungere!

La realizzazione di questo progetto ha un costo molto elevato; stanno attendendo le varie autorizzazioni sanitarie-governative, si stanno cercando sponsorizzazioni… Anche questa volta ci saranno mille difficoltà da affrontare ma,i nostri amici, si sono fatti le spalle in tutti questi anni e sono preparati ad affrontare le situazioni più impervie ora poi si avvalgono di persone preparate ma soprattutto persone sensibili che condividono in pieno il lavoro svolto.

Una promessa, è una promessa… quindi va mantenuta!!!

I ragazzi, che quest’anno hanno frequentato il secondo anno delle Secondarie, a gennaio, sempre se promossi, dovranno andare in terza quindi, come promesso a novembre 2012 viene dato inizio alla costruzione della terza aula delle Secondary.

Mario, Ivan, Valentina ed Elisabetta hanno voluto terminare l’anno 2012 con un regalo di Natale per tutti i loro piccoli amici.

Una nuova barca capace di contenere oltre cinquanta

Persone!

SECONDO VOI MARIO, IVAN, VALENTINAed ELISABETTA SI FERMERANNO QUI ?

LA NOSTRA FAVOLANON PUO’AVERE UNA FINE,

NON E’ POSSIBILE!LA PAROLA GIUSTA DA USARE A QUESTO PUNTO E’

CONTINUA...

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L’importante non è quanto facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo.

A TUTTI VOI CHE CI AIUTATE A RENDERE QUESTO SOGNO UNA REALTA’

GRAZIE!

ElisabEtta

mario

ivan

valEntina

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