"la fenice" raccolta poesie 1990-2010
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La Fenice è una raccolta di Poesie scritte tra il 1 ottobre del 1990 e il 1 Ottobre del 2010, sono scritti inediti che pochissimi avevano letto se non in alcuni frammenti. Le ho custodite per 20 anni in maniera così intima e riservata, tanto riservata ...che molte di loro non le ho più trovate, andate perse con le agende in cui erano appuntate di getto, perse nei vari traslochi, o in foglietti in un bar, o in altri supporti, o in qualche blog o file ormai non più rintracciabili.Hanno avuto valore sopratutto per me, mi hanno permesso di guardarmi come in uno specchio, guardare in faccia tutti i sentimenti e le emozioni che nel corso della vita ci troviamo ad affrontare, tutti mescolati insieme rabbia, amore, lotta, determinazione, scoramento....ma in tutti la matrice comune è stata la Fenice, il simbolo mitologico, l'archetipo per eccellenza della rinascita, di chi ogni volta pur cadendo per terra cerca di ritornare in forze sulle sue gambe.Ci sono diverse chiavi di lettura e metafore direttamente lette dall'inconscio, oltre che un carpire come da un' inconscio collettivo, alcuni stati d'animo, sensazioni, emozioni, per cui in ogni poesia c'è come una tensione tra una profondità verticale di introspezione ed una orizzontalità di comunanza di sensazioni collettive.Le Dedico a tutti voi che nel 1 Ottobre 2010 mi avete fatto gli auguri l'anteprima di questa pubblicazione, ebook.Dedico queste poesie a tutti coloro che le hanno ispirate, le hanno condizionate, hanno lambito momenti della mia vita in cui sono state pensate, coltivate e scritte, a tutti coloro che mi affiancano in questo momento e tutti coloro che lo faranno in futuro.Ma soprattutto le dedico a due persone che ora non ci sono più entrambi compagni di casa a Parma e Bologna, entrambi andati via nel 1999, a cui devo la forza di aver superato diverse prove nella mia vita, sentendo la loro presenza e la loro energia vicine....grazie Leo, grazie Alberto.Taranto 01 Ottobre 2010TRANSCRIPT
“La Fenice” Raccolta Poesie 1990-2010 walter giacovelli
La Fenice è una raccolta di Poesie scritte tra il 1 ottobre del 1990 e il 1 Ottobre del 2010, sono scritti inediti che pochissimi avevano letto se non in alcuni frammenti. Le ho custodite per 20 anni in maniera cos intima e riservata, tanto riservata ...che molte di loro nonì le ho più trovate, andate perse con le agende in cui erano appuntate di getto, perse nei vari traslochi, o in foglietti in un bar, o in altri supporti, o in qualche blog o file ormai non più rintracciabili.
Hanno avuto valore sopratutto per me, mi hanno permesso di guardarmi come in uno specchio, guardare in faccia tutti i sentimenti e le emozioni che nel corso della vita ci troviamo ad affrontare, tutti mescolati insieme rabbia, amore, lotta, determinazione, scoramento....ma in tutti la matrice comune è stata la Fenice, il simbolo mitologico, l'archetipo per eccellenza della rinascita, di chi ogni volta pur cadendo per terra cerca di ritornare in forze sulle sue gambe.Ci sono diverse chiavi di lettura e metafore direttamente lette dall'inconscio, oltre che un carpire come da un' inconscio collettivo, alcuni stati d'animo, sensazioni, emozioni, per cui in ogni poesia c'è come una tensione tra una profondità verticale di introspezione ed una orizzontalità di comunanza di sensazioni collettive.
Le Dedico a tutti voi che nel 1 Ottobre 2010 mi avete fatto gli auguri l'anteprima di questa pubblicazione, ebook.Dedico queste poesie a tutti coloro che le hanno ispirate, le hanno condizionate, hanno lambito momenti della mia vita in cui sono state pensate, coltivate e scritte, a tutti coloro che mi affiancano in questo momento e tutti coloro che lo faranno in futuro.
Ma soprattutto le dedico a due persone che ora non ci sono più entrambi compagni di casa a Parma e Bologna, entrambi andati via nel 1999, a cui devo la forza di aver superato diverse prove nella mia vita, sentendo la loro presenza e la loro energia vicine....grazie Leo, grazie Alberto.
Taranto 01 Ottobre 2010
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Indice
La Fenice Risveglio di Primavera Raggio di Sole Una rosa che non c'èSiamo cos se vi pare ìUna foto sbiadita Trilogia dello stato assassino: dialogoPensieri di un condannatoIl burattinoE un pettine si spezza Secondo reparto a sinistra Poche pagine Piccolo terremoto Piantai un seme Oh mi ascoltate?Non c'è rete Mille teleLa cicala non canta più La banderuola L'enigma di sfingeIl volo Il pensiero di teIl loro statoHo giurato vendettaGira l'elica gira forteFottuti borghesi di merda Forse sarei E bestia selvatica io saròDolce tenero PierrotCos'ho dott. Freud? Corri FeniceBreve divagazione mentale In bilico nella suburbana
La fenice (1990)
Più volte l’io affrantopiù volte l’io in pena
più volte caduti nell’antro tuo oscurola vita ci umilia, ci piega , ci abbatteabbassa le spalle, costringe a piegarle
abbandonati al tuo arbitrioinermi e indifesi
sciogli carni di cera caldaaffondi i colpi nel burro fondenteavveleni come fossi un serpente.
Ma da terra mi alzoalzo un peso imponenteche gravava sulle spalle
sulle stanche mie membratorna in piedi il mio corpo
torno in piedi felicedalle ceneri sorgoe divengo fenice.
Risveglio di primavera(1997)
Il mio risveglio dolceè salutato da un tenero violinodolce musica entra nella stanza
con raggi di sole in tenera danza.
Armonia, armoniasveglia l’anima mia.
Solletica la mente,il soave suono acuto
sento i sensi miei vibranticome corde di violino
in dolce armonia,calda e sensuale
accompagnata da uccelletti in corofelici e canterini, piccini.
Suona, suonaoh dolce violino
risveglia i miei sensitroppo spesso assopiti
l’arpeggio soaveipnotizza la mente.
La musica rimbombanel mio cuore e nella stanza
anche in questo suonoper trovo un misteroò
corde tese e tre vibranticome nasce il dolce suono?
Melodia, melodiaprego calma l’alma mia.
Raggio di sole(1997)
Trapassata è la finestrada un raggio di sole
primaverile,scalda piano la mia manoche s’illumina e risplende
sento entrare in me energiaprimavera che risvegliapreannuncia l’amore
ormai alle soglie.
Da bimbo (gioisco al ricordo)vedevo luminosi raggi
di sole, che riscaldavanoe si spandevano in casa,la polvere era per meuna via lattea solare
e sensazione di calda protezionedavano i raggi sulle mie mani
ancora lontano il misterodella primavera rigogliosa
e questo già bastava.
Raro è ora mi soffermia osservare,
questo piccolo spettacolodella natura
i miei occhi viziatihanno a cuore ben altro
e non è per lorovera bellezzavera armonia
m’illudo al ricordo,ma è sincera ammirazione.
Se un giorno non vedròpiù un raggio di sole
sulla mia pallida manoil mio cuore sarà già
arido e gelato,sia che vaghi orizzontalesia cammini in verticale;allora sar morto dentroò
insensibile alla vitapreoccupato da altre faccende
che precludono questatra tutte le mie cose
la più stupenda, tra le stupende.
Una rosa che non c’è(1996)
Una rosa è natainnaffiata
dalle calde mie lacrimea lei ho datoil mio amore
lo stessoche avrei dato a te.
Ogni giornole lacrime versate,
han rafforzatoil fragile stelo
resistendo a tuttoal caldo, al gelo
un po’ comeil mio cuoreche ha retto
ai contraccolpidell’amore.
Teneri erano i petalima non il tuo cuoreche aveva generato
solo spinequelle stesseche più volte
mi hanno puntoe non solo
il mio ditosi è ferito…..
Continua il mio piantoche nel passatoaffonda le radici
dove roseormai appassite
han lasciatoil posto
ad aspre spine.
Continuo a piangeree la rosa
trae amara linfacontinua a crescere.
Ne api o farfalleti bacerannobella rosa,
ne dolce mielemi darai
cresciuta come seisul pianto
che come rugiadaaccarezza il tuo corpo
Ogni giornole lacrime
han rafforzatoil fragile steloquelle stesse
che orastanno indebolendo
il mio corpoe mi fannostare male
Siamo cos se vi pareì(1996)
Abbiamo soffocato una rosa in un cassettoappresso ai nostri sognicon nuvole in tempesta
che allontanano speranze.E la pioggia scende…come lacrime amare
le gocce possono volare
Mentre il gigante buonol nel profondo di una grottaì
fabbrica le armigiorno e notte forgia il ferro
presagio di eroi,ma anche di morte!
Abbiamo rinchiuso le promessenelle zone più segretedi un animo impazzitosolitario quasi sempre,
com’è difficile dividere il camminocon chi fa un sentiero impervio!Non negare almeno tu, udienza
a noi poveri viandanti.
E il gigante buononel profondo di una grottaforgia ancora ferro caldo
lance, armi, scudi per la lottapresagio di eroi,
ma anche di morte!
A volte possiamo anche noi,scavare un fosso
ma il terreno è duro,pulsante, caldo questo cuore,
orgoglioso e fieroche a tutto antepone il fuoco
ma diverso, non di tenera,bens intensa e durevole passione;ìche in brevi istanti pu bruciartiò
e solo dopo tanti incendi,ti concederà la gloria.
Stolti son coloro(a cui non bastano altri fuochi!)
sciocchi son coloro,che le dolci frecce
non potranno attraversare.
Il vento compagno di viaggiosmuove un po’ i capelli
che ogni guerriero prima di morire,vuole accarezzare.Stolti, noi, ancora,
perché la nostra vita vien raccoltanon da braccia tenui e lacrimanti,
ma tra carezze confortantidi bandiere color sanguequello stesso che le tingeche più rosse le colora.
E ancora batte il gigante buono,nella grotta notte e giorno,
batti, batti, non fermarti mai,non invalidare i nostri sforzi,non rendere vana questa vita
prepara e benedici la nostra sfida.
Cosa osservare, chi invocare?Il sole è sempre più sbiadito.
Un tempo era farodi battaglia, ed ora
sempre meno è visibile,basta lamentarsi! Basta con il miele!
Lapilli di fuoco usciranno dalla penna,che colpiscano, feriscano il nemico,
lo informino, della battagliaormai imminente
lo informino che sorgela ribelle luna rinascente.
Una foto sbiadita(1996)
Il ricordo di foto sbiadita mi rimane aspro tra le dita,
le lacrime non saranno detergenti della umida istantanea.Raccolgo tutti i sassi lanciati al mio destino
e riprendo come boomeranggli eco che ridai.
Abbraccio sempre più fortetutto ci che di te ho,òl' amaro di due ciechi
che nel buio mai si viderola tristezza di due sordi
che in quiete non si udironoun piccolo peluche,
orfano di cioccolatini che da soli abbiam mangiato
che carnefici furonodi un' amore ancor bambino.
Ed ora capisco cosa perdo,nel dolore comprendi la gioia svanitanon serve lanciare sassi al tuo destinonessun regalo il bersaglio mi rende.
Ombre presenti, presenze inquietantie questo sole che non scalda
sono i guardiani di un' amore pallido.
Vorrei portarti in cielo perchè il sole alto e caldo
sciolga le tue ombreallontani i tuoi fantasmi
vorrei donarti un angolo di cieloe romantiche candele
per noi saranno gli asteroididello spazio infinito.
Ma prigioniero io sono della umana mediocrità
cos solo con la mia fantasia ìpotr farti volareò
e le ombre ed il gelo del tuo cuorenessun sole ma il mio ardore scioglierà
Dimmi dove sto sbagliando?
Trilogia dello Stato assassino.(1992)
Dialogo
Lontano é una casa affollata deserta
un freddo m' assale sensazione di gelo.Mi giro una scarpa
piccina, piccinae subito penso
al bimbo alla mammaB "perchè siamo quìperchè son punito
voglio giocarevoglio mangiare "
M "Figlio ti voglio benecoraggio aspetta
e finiranno le pene!"
Pensieri di un condannato
Riposer le mie stanche membraòsulla sedia che aspetta
piano, vi prego ormai non c'è fretta;che importa adesso
di uno sbaglio commessoche importa ora
se il mio cuore si addolora.Quella sedia darà loro sollievo
mi puniranno di certo cos calda non la credevo.ì
Temo la morte, mi pento, lo giuro,temo la morte, sebbene sia esperto..
Zzitti, Zzitti,sentiamo le urla,No! non é questa giustizia
é solo una burla.
Il burattino
Meno di un metro é il burattinofragile, esile, fino
occhi grandi, sgranatibocca aperta, denti affamati.
Sembra un grissino per quant'é piccinopiccolo questo bambino.
Il pianto é straziante ma é stanco ansimante
le mosche ronzano intorno crudeli profete
senza forze non vi caccia, rimarrete.Negli occhi il dolore
lacrime, ma quant' onoresarebbe alto, sarebbe forte
voglia di pace, voglia di morte.
Note a margine:
Sono alcuni dei modi in cui lo Stato in teoria organo garante della suprema giustizia di un paese si rende complice o carnefice dei più efferati crimini, ancora più strazianti se considerato che esso
dovrebbe essere immune dagli errori del singolo individuo, ma a volte ne diviene la summa demoniaca elevandosi senza pari al peggior individuo tra gli umani.
Stroncando un dolce dialogo tra madre e figlio in campo di concentramento, dimostrandosi insensibile al lamento - pentimento di un condannato a morte, divenendo silenzioso complice delle carestie nei
paesi più poveri della terra, svenduti per un pugno di oro, spartito da potenti politici locali senza scrupoli, alle multinazionali di paesi esteri. E la vita di un altro "burattino" è spezzata.
E un pettine si spezza(1996)
IoUna pratica archiviata
un libro appena sfogliato,rimesso tra altri volumi polverosie ritorna sempre, incessantemente
nella mente,la cera colante e una candela
e gocce sciolte s’ induriscono, si spezzano
divengono polvereche un semplice colpo di mano
pu spazzare via.òMentre la debole fiamma
ormai non brucia piùe flebile pian piano si spegne.Vite parallele, scaffali pieni,
libri e polverequesto si prospetta,
ho fame e poi sonnoho confusione e poi non s .ò
Alzo la coppa del calice amaropregando che ci sia del veleno,
di mille scorpioni che pungono dentrodi mille serpenti che sibilano
nella mente.
Una donna nera in danza macabragira attorno a me
soffia, il suo alito cattivonelle orecchie,
e sussurra frasi indicibilimi provoca, mi tenta
mi abbatte.Il quadrato si é chiuso
non bene ma abbastanza
per vederci triangolo e diagonali che si tagliano
ma questo pane non si spezza,e un pettine si spezza
nelle chiomeoltre non prosegue
e già fa male.
Secondo reparto a sinistra(1992)
Li vedi distesi contentinon scorgi nemmeno le ansie
e le pene, sofferte lontanotra boschi sperduti, macchiati
di sangue, colato da vene.
Chiuse per anni, aperte in un nienteora aperte alla vita,ora schiuse alla…..
la porta, si apre di scattoli vedi parlare, parlare di cosa
nelle menti, fantasmiricordi sbiaditi,orrori passati
ma ancora presenti.
L’inconscio resistei segni ci sono
e allora perché scordare?Ma a loro tutto è svanito
giocano, ridono, quasi fratelli,condannati al ricordo
sono insieme i due mattiun tempo sani nemici
adesso folli amicistessa corsia, stesso destino
diverse le idee.
Li vedi distesi contentiintenti per nuova battaglia:
lotta congiuntadel pregiudizio
e dell’inferno provatoa nessuno più importaora, in questo ospizio.
Hai noi, Ha-noi!
Ricorda, secondo repartoa sinistra se di nuovo li vuoi!
Poche pagine (1996)
Poche pagine di libroo forse meno io valgo
pochi minuti del tuo tempoio valgo,
cos puoi sfogliarmi ìvelocementecome fan tutti
con l'elenco al barper occasionali telefonate
e un numerosubito dimenticato
io sar per te,òun numero di pagina
che già stenti a ricordareperchè altro
é più importante.
Mentre io rimango soloqu , in compagniaìdella mia solitudine
fedele, oscura compagnache mi abbraccia nelle notti senza temi culla nel sonno
e mi sussurra il tuo nome il mattino
quando stenta ad andar via
e quando credo mi abbia lasciatosento il suo odore
e allora inermecado sul letto,
e per cacciare lei cerco te, il tuo profumo
ma é inutilelei c'étu no.
Tu abbracci, fra le mani haipoche pagine di librolo accarezzi, lo sfogli
ma é solo un libroil mio cuscino, invece
sei tuma l'unica cosa concretaé solo la mia angoscia,
la mia tristezza,e il rimpianto
di esser meno di qualche paginache com' altre
hai già voltatatovelocementesenza sforzosenza fatica
senza averla ben letta e capitaquella che se strappi
e poi la gettiper te é un p di cartaò
per me é una ferita.
Non ci sei piùstento a crederlo
ma quando riapro gli occhie il cuscino
freddo é vicino a meé allora che capiscoé allora che ritorna l' oscura compagniae grido al mondo
la mia rabbiaquella stessa che nascondo
prigioniera dell' orgogliofiglia e madre di solitudine
quella stessa che ora, mi fà sentireun libro polverososolo in uno scaffale
buio dove l'hai ripostoche spero ancora un giorno
leggerai.
Piccolo terremoto(1995)
Dov’eri dolce eterea creatura?Invano ho atteso anni
il tuo veniree adesso vedo te,
dinanzi a meapparire.
Eri forse tu nascostanelle deserte lande
e desolate terreirraggiungibili da umani?
Eri forse tu dormientenelle più irte ad aspre vette?Dunque controllavi, vedevi
le umani futili miserie!Lassù, in cima, dove
solo l’ aquila maestosa regnae umano è solo il pensier
quando si sogna.Ma tu forse eri nascosta
negli abissi mariniregina, sirena vagavi nel mare
fosti tu che ammagliastie portasti in fallo,
per secoli ignari marinai?
No! Come potrebbe farlouna cos docileì
e splendida creatura?Vagavi, invece tu leggiadra
per le correnti etereeseguita da amorosi stormi
di uccelli cinguettantio fantasma hai vagato
a lungo, tra l’umana gentesenza mai farti vedere?
E se fosti il fruttosolamente
di un sogno ingannatoredella mia mente?
Oh questo non sopporterei,ch’io in eterno dormirei!
Ma se tutto questo,oh magnifica creatura tu non sei
dimmi dunque:-“perché non ti ho incontrato prima”?
come non ho vistoi fari dei tuoi occhi intensi?
In modo, che vascello alla derivapotessi giungere a te
che sei la rivae risvegliare prima,
i miei dormienti sensi.
Come ho fatto a non sentireil tuo profumo intenso?
Forse l’ho creduto sempre della primavera….eri invece tu, passavi tenue presso me
ti ho cercato molto tempo invanoe non ti ho mai trovatoe non solo in questa vita
sfuggente e volitiva;sono secoli che vago,tra le epoche più varie
ricevuto da regine, cortigianepopolane tu non c’eri.
Ma che stupido son stato,eri sempre qui con me!
Rinchiuso nel mio cuorenei miei pensieri
la più impervia e impenetrabiledelle fortezze
dove regnano umani dubbidove non ci son certezze
tranne una, questo è vero:l’incommensurabile amore verso te
per me indispensabilecom’ il materno seno al suo bambino
come l’aria che respiroai miei bronchi
come il riposo sacroalle mie membra stanchetroppo stanche di cercare,ma che ora ti han trovatoche ora vedi son raggianti
non dal soleda te (sole), illuminate.
Piantai un seme(2004)
Piantai un semenelle lande del passatoe questi diede spemee in breve germogliò
Divenne pianta , alberoe fiorì
innaffiato com’erada freschezza della gioia
riparato dai ventida intemperie e malattie
incurante degli stentirifulgendo le bugie
Assunse strane posecercando un’altra luce
lasci spine di roseòe ferita che ricuce
Giorno e notte la innaffiaiGiorno e notte la aspettai
Giorno e notte; io scambiai
Svan d’improvviso il profumoìe non vidi più foglie
ultima speme di consumocarpire le sue voglie
Rivolgiti alla lucealbero sviato
o non fare che si adombriun seme appena germogliato
Oh, mi ascoltate?!(2005)
“Affermiamo la nostra indipendenza,cerchiamo di essere autodeterminatisenza dittatori, senza comandanti;
soli, arbitri di noi stessicontro ogni forma di plagio
o di imposizione della volontàsecondo un più elevato grado
di associazionismo,di un più elevato
aggregazionismo sociale,rifulgendo da qualsiasi formadi organizzazione primitiva
animalesca,basata sulla semplicistica
(per esseri ragionanti non adottabile)legge della natura
della prevaricazione socialedell’imposizione della volontàdi un uomo su quella di molti
succubi della sua.
Risveglio, quindi, delle coscienzeEd affermazione della libertà di pensiero;
la forma più alta di progressoraggiunta dall’uomo
in secoli di lotte e guerreche tardano a concludersiche ancora perseverano”
……..Oh mi ascoltate!?
Non c'é rete(1996)
Il circo mi ha assuntoe clown son diventato
ma il pubblico non ride del mio sorriso amaro.
Un giocoliere si divertelanciando sentimenti
ruotando mie emozioniun applauso ha guadagnato!
c'é pure un domatore che ansia e rancore ha addomesticato
e come fiere con la frusta obbediscono a lui
un applauso ha meritato!
Il circo mi ha assunto e clown son diventato
ma il pubblico non ride del mio sorriso amaro.
L' orchestra suona dolorei fiati angoscia sputanoi rulli battono rabbia
anch'essa un applauso ha guadagnato.
Funamboli acrobati
s'arrampicano sui miei specchiin bilico sui dubbi
e applauso ancor più forte c'è per loro.
E per me che son clowne cado non c'è gloria
non c'é applausonon c'è nulla
non c'é rete....
Mille tele(1996)
Una musica tetraè prigioniera del mio cuore
e un dipinto di angosciaè sepolto nelle dita.
Non avrà il mio doloreparvenza di mille tele
e il mio pianto solo lacrime avràaspre come note gele.
Lontana campana a morto io sentiròe funerale del mio amore io presenzier .ò
fiori appassiti rimarrannotestimoni di un amore
ormai sfioritoe calde mie lacrime
ad altri doneròperché in coro piangano il dolore.
A calci tutto quel che mi circondaprenderò
e nessun freno ai miei impulsimetterò
mandria di buoi,foresta in fiamma,torrente in piena
e mare in tempesta io diventer .ò
Travolgendo gli innocentii colpevoli, i commiseranti
i ballerini, gli indifferenti.
Una stella cadente vedr e sarò ò
ma nessun desiderio le illusioni cullerà.fredda razionalità e pungenti ansie
saranno i becchini delle mie speranze.
Alzo il capo, sullo zenithe manca riferimento
giù lo sguardo su Venerevia dal mio firmamento;come uva di vendemmiasul mio cuore danzerò
sangue rosso come vino poi, a tavola berrò
perché plachi la mia setee sciolga i nodi in goladisseti la mia angoscia addolcisca la parola.
E col cuore tra le ditail tuo nome scriver mille volteò
svuotandomi del sanguee di dolore di mille onte.
Gli specchi riflessiin frantumi manderò
perché non veda angosciasul mio viso da Pierrot.
Carboni ardenti non scottarono le ditale mie lacrime cadentibruceranno la ferita.E macigni di dolore
al mio destino scaglierò
ma non sono al tiro a segnoe nessun premio vincer .ò
Mi tuffo nell’oceano dei dubbi e dei pensieri
affondando nell’angosciaoggi, come ieri.
La cicala non canta più(1994)
Il mio cuore è insanguinatotempesta di demoni,orbitano nel corpo
come un torrente in pienaavverto il petto.
La cicala non canta piùil sole è tramontato
le luci spentesolo più di prima
nella mia confusione,perso nella nebbia dei pensieri
non trovo la quietese non fosse per strani fatti,
fantastiche energie…non avrei la forza di esser qui.
I cigni cantanoprima di morire
ma le mie emozionison già di morte.Morte di qualcosa
ma forse è una contraddizione,come pu esser negatoò
ci che non c’è?òE’ un errore logico!
già la logica,sempre la logica!
Ma qui è sul pianoemozionale il confronto
al dotto Galilei
segue dolce Venereuna scala diversa
che io non so usareed è questa la chiave
degli ingannicagione delle pene.
Non ci sono similitudinida fare,
ne fuochi che ardonoo bufere che urlano,
solo io, perso nell’angoscianell’amarezza,
mi appello alla fiduciache ora è dormiente in me.
La banderuola(1992)
Una cerimonia col pomicebianco
e rumore in lontananza di fogliamestanco
solo una banderuolasventola affianco
a un camino fumosotra i nuvoli grigi
che sembrano dire:-“Guardaci, guardaci
faremo di te un nuovo vatedi mistiche fattezze!”.E già stormi di uccelli
preannunciano la pioggia,tra le risa in sordina
della banderuola stanca.Poi non mi curo nemmenodi un ombrello che non ho,
che il mio capo si bagnidi pioggia….
perché è il minimoanzi troppo è per me!
che il cielo mi pianga addosso,ma a volte non di pianto,
ma di scherno le risadel cielo e della banderuola
stanca.
Fumo nero, fumo grigio
dal caminoe dagli occhi di una vecchia
vigliacco fuggo viada loro, da lei,dal mio passato
dal mio presentedalla mia angoscia
dalla coscienzastretta banderuoladella mia mente.
Ne passato e futuromi daranno accoglienza
cos che non scorgoìuna barca oltre l’orizzonte
non so se affonda o galleggianon so se è in alto mare,
in salvo o veleggia.
L’enigma di sfinge(1996)
Scusa se peccando di premurala mano indugiò
a toccare fuoco di passioneper paura di scottarsi.
Scusa se il rispettoecliss il desiderioò
mai domo mai sopito.
A volte i vulcaniper secoli dormienti
in un attimorovente
lava emettono,ma la mia è distruttivanon creerà nuova terra
campi fertilidove farfalla e coccinella
assieme giocheranno.E già vedo il fumoche in alto s’innalza
s che tutti potran direìdistruzione!
Temendo di bruciarsiallarmati scapperannoanche loro via da me
ed il calore in lontananzasarà messaggero dell’ira.
Scusa per la rosa mai coltatemendo di spezzare
il gracile steloche ora vedo appassire.
Scusa del rumore non fattoin punta di piedi camminando
e non sentendo i passialtra strada tu prendesti.
Non dovrai scusartise passione è svanitacome rugiada baciatada raggi prepotenti
di un sole che non scalda,se un fulmine distratto
evita il tuo cuoree il tuo corpo
non vibròcome corde di violino
s che la tua vitaìdiventasse melodia.
Scusa se il mio cuoreal volo di un cigno ho affidato
e ignobili corvime l’ han riportato
sanguinante e spappolato.Ho cancellato l’arcobaleno
s che solo neroìvedano i miei occhi,
perché rosso di passionel’hai ripreso
e verde di speranzanon mi dai.
Scusa se il mio sguardonon segue ogni tuo passoe foto sbiadite di ricordi
rimangono a me.
Mentre il tuo visoè ormai un miraggio
etereo e vagoper mancanza di coraggio.
scusa se fermodinanzi a due strade
io rimasiper l’enigma di sfinge
non risolto,al bivio mi trattiene
ancora presenteindeciso se svelarlo
o cacciarlo dalla mente.Fremiti glaciali
crea l’ansiaogni secondo d’attesa
il sangue raggelarsi sento.
Spazio tempoho perso connessione
e una maschera indossoperché altri non veda
colore d’angosciaSapore d’attesa.
Il volo(1991)
Dovrei forse subire il mondo?eh, rispondimi signore!
Oppure dovrei aspettare la mia fine,inerme, dormiente o peggio soddisfatto?
Lasciare le cose come stannolasciarli fare ci che fanno?ò
Madre tuo figlionon ha più bisogno di protezione
non cercargli le facili amicizie.A che serve il caldo
delle tue alise poi il freddo è nel mio cuore!
Non cercare di fermarmi, madre
per paura che tuo figliocada in terra e non ritorni
perché cos ho decisoìè questa la mia scelta.Futuro caldo e pronto
non lo voglio, se un altronon lo ha.
Madre non piangere per un figlio diversoper un figlio cattivo, disubbidiente.
Madre se non voglio tue carezzeti allontano e ti gridonon essere addolorata
anch’io ti voglio benema non proteggi me
in quel modomi distruggi,
distruggi la mia essenza.
Non piangere madreHo detto che ti amo,
l’ho detto già due voltee non te l’ho mai detto (prima).
Il pensiero di te.(1996)
Il pensiero di teritorna invadente
come onda di maresulla riva dormiente.
Abbatte i castellidi sabbia e di amorecostruiti dolcementedistrutti in due ore.
Insidiosa ora è la sabbiasulle vesti appiccicosa,
fastidio, disprezzo, disagiorisposta ovviamente rabbiosa.
E il sole altoschernisce e brucia
si fa burla di un amorenegato.
Forse che ioti ho mai rimproverato
l’incontro con lunaa te sempre negato?
Non mi parli mi brucie con me le feriteun Icaro ora cade
ha smesso di volare.
Troppo presto ho forsecreduto di amare
troppo presto ho forsecreduto di cambiare
troppo a lungo, inveceho imparato a soffrire
e tu sole, bruci fino a serasenza pietà
altre ali di cerae sprezzante ti rechi a dormire
nel letto accoglienteche via lattea
per te rimbocc .òSorridi sorridi
per il giorno avvenirebeffati della mia angoscia
che la luce ha mascherato.
Luce da luceno ombra da ombraangoscia da paurapaura dell’ombra.
E un Apollo frettolosoil tuo carro tirerà
s che io conti i giorniìfinchè amore non verrà.
E battello alla derivail mio letto diviene
la mia angoscia un Carontenon so dove conduce,
fiumi di lacrimepareranno il camminoe gli spruzzi il mio visoa schiaffi prenderanno.
Luna anche ora sei sorda ai richiami
timida ti parie continui a spiarmi.
Chissà cosa pensiChissà se mi pensi
e se di amore o rimpianto
son pieni i pensieri.
Il tuo silenzio è per meminacciosa spada sul collo,
recide un amoreo prepara il decollo.
Ogni giorno, ogni orami sento abbandonato
per poi risperare in vanoin amore ricambiato.
Chiedo al temporiportami il mio amore,
come un cane ubbidientecon preda al cacciatore.
Ma preda inermenon sarai tu per meuccello migratorevoglio pensarti.
Hai cambiato solo lidiinseguendo verità
ricercando in altre terrela tua serenità.
Non sai la metanon conosci il percorso
e cos ti sei involataìs che non ti veda più.ìImpotente ho assistito
al tuo voloche ora vivo in me stesso
quasi come dolo.
Aquilotto maturo,rimasi sul nido
e cos dal doloreìimpazzisco e grido.
Il tuo silenziomi condanna all’angoscia
e l’attesaper me è un’agonia.
Dubbi su dubbisi riversano in medecifrando magarici che non c’è.ò
Il loro stato(1994)
Mi han detto di servire lo statoma quale stato?
Il loro stato!Mi han detto di credere ai sacri valori,
ma ai loro valori!Volevano dirmeli,
ma non li ho più ascoltati, io….ma altri sentivano
un altro applaudiva,pensavo che idiota!
E con quello uno a fianco,e poi un altro ancoraero, io, invece solo
e gli altri :-“ Che idiota!”
Idiota per il coraggio a non piegarmiidiota per la rabbia a ribellarmi
ma gli altri applaudivanoe qualcuno piangeva
era commosso…ma una lacrima han mai versato
per tutti gli zombi di strada?un grido di pianto s’è mai levato
per tutti i mutilati di spada?Una nota di dolore
per un “cristo” che muore?
No la divisa è sacra!Quelle divinità terrene sono il bene
il resto è maleè tutto sbagliato!
Io diverso da loro sarei sbagliato?Sbaglio forse a protestare coi deboli?
Ad abbaiare, per la giustiziae predicare l’uguaglianza?
Bene è invece l’ineguaglianzail ricco tutela lo stato
anche del poveroma col suo sangue
e con quello arricchisce se stesso.Ho troppo male a pensare
a queste eterne contraddizionigrandissime in questo – altrui - mondo
accusate pure medi tutto il vostro scempio
elemento diversopezzo di ferro mal forgiatoin mezzo a metallo dorato
animale selvaticonon l’avete ammaestratoma io ho il mio percorso
qual è il vostro?
Ho giurato vendetta(1994)
Ho giurato vendettaa questo mondo
fatto di lapidi e mantidi ingloriosedi martiri su roghi spesso spenti
di inquisitori e boia incappucciati.E voglio infrangere
strette murapareti e finestre in frantumi
e i pugni saranno serratisanguinanti per i cocci di vetro
fra le dita.
Al mio altro sanguesi aggiungerà!
finché vendetta vedremoper una fatta di lapidi
e mantidi ingloriose umanità.
Ho fretta, ho frettama il mio traghetto non vedo
o forse è nascostoe agli inferi mi porta
perché prenda tizzoni ardentie lapilli infuocati
che su questo mondo scaglier .ò
Io, tu e milioni di altri dannati.
Gira l' elica gira forte(1996)
Gira l' elica gira forteuna spirale da cui non si sfugge
uno stagno infranto un sacrilegio troppe volte evocato
e uno spirito sonnecchia tra le paroleche il rimpianto rimane ad allattare.
Una mela matura dall' alberoé caduta
e la rete di un pescatore trattiene la marea, la sua irruenza.
Un gabbiano divertito sprezzante prosegue il suo volo.Cosa tratterranno le mie reti ?il mio umore, le mie maree
il mio dolore, il mio rancore?Perchè uno Zefiro impazzito
mi porta alla deriva?lontano, troppo lontano da te
ma la distanza é carneficesoltanto del tuo corpo
alimenta la fiamma del ricordo propulsore delle mie speranze.
Raccolgo una conchiglia la inizio ad ascoltare
ma non mi parla di te racconta solo la storia del suo mare.
Posso chiudere il mio grido in una prigione bottiglia sperando che qualcuno liberi il messaggio
che del mio pianto é il triste figlio.Spinto dai venti delle mie speranzespero superi le onde, le tempeste
le bufere, sicuro approdosarai tu per lei, sicuro porto
sarai tu per lei.
Arrotolo la carta prima di gettarla cumuli di macerie maleodoranti dietro il perbenismo dilagante
e l' astronave ancora tarda ,timida si fa desiderare
e già qualcuno ne insinua l' esistenza.
L' oro non divido dal vile metallo,e solo fango resta sulle mani,
mentre il cuore é sprofondato nello scrigno lago,che più non me lo rende.
Capricci di bimbo bizze e moine potr ascoltare ò
dallo stagno prepotente Capricci di bimbo bizze e moine
potr ascoltare solamente. ò
Fottuti borghesi di merda.(1992)
Fottuti borghesi di merdae non é questo un insulto
é solo un elogio, il migliore che potrei farvi.
Piante rampicanti razza superioreannoiati e ingrassati
e non importa dei milioni all' inedia condannati.
Solo il portafoglio suscita emozionila borsa in calo
é la morte di un caroil rialzo é la nascita di un figlio.
Fosse per voi non una cento guerre milioni di morti;
ma nessuno di notte vi si pari dinanzi al parabrezza
che il suo lurido sangue di pezzente imbratti ovunque
la berlina appena lucidataperché, ecco, allora sale la rabbia
da sempre dominata.
Illustri esponenti della vostra pletoras' innalzano per i meriti dell' arte
che solo a voi competeche solo a voi arride,
c' é chi ha rinchiuso il mondo in una tela,in un violino, o nella carta
piena di frasi insensate zeppa di banalità sofisticate,che vedono per non vedere
e osservano per mascherare,del resto gli artisti
sono cari alla borghesia perché profumano ci che é olezzoòperché colorano ci che é brutto ò
perché tirano artisticamente lo sciacquone a quel mondo
reso un cesso imbrattato dalle loro merdate.
Altri hanno rinchiuso bontà loro,il mondo in un equazione
o in una formula, o in un motoree sono la parte tecnica il cervellola punta di diamante della schiera
salvo per sbagliogenerare funghi enormi
grandi grandi, grandi grandi.Piccoli ingranaggi geniali
di un meccanismo perversoa orologeria, che sta per scoppiare, ma intanto brilla un' altra bomba
aleggia la prossima ecatomba.E poi tra le mie carte del mazzo
c'é quella degli ipocritifilantropi umanitari,religiosi e penitenti
che lacrime, tante, tante tante versano per il povero
vicino o lontanomeglio per se lontano ò
perchè l' odore non si sente!E tanti, tanti soldi , cibo e vestiti ,raccoglieranno per il poverello,
che intanto é l che attende ìdi morire delle mille malattie
importate solo quellesenza dazi doganali.
Ma non é colpa vostra se tra scatole di tonno,
già scadute, e latte in polvere Nestlè
quintali e quintali di risoma anche armi e del caffè.
Le armi che provocano fame,le armi prendono o tolgono il cibo
e voi l a guardare ìo meglio a far finta di non capire,
intenti come sietea riempire l' ennesimo container.
I vostri figli esseri dimenticatiavviati sulla strada come replicanti,
hanno il loro mondo che poi sarebbe il vostro mondo...
alcuni profumati, alcuni impellicciati,alcuni incravattati,
alcuni trasgressivi nei loro abiti sgargiantitrasgressivi nelle chiome
magari azzurre iperlaccatetrasgressivi, una sega!
Mai un dolore per un cristo che muoremai una lacrima spesa
per una vittima del lavoro,per loro non una cento guerre
milioni di morti , per loro.E nelle immense cattedrali
dove si rinnova il ritofunebre al pensiero
andate a ballare, Pum, Pum, PumAprite le porte! Aprite le porte!
E non importa se qualcuno non arrivaperchè andato altrove
e quell' altrove non é sulla terra,“Magari l all' inferno esiste un altro ballo,ìmagari l all' inferno é ancora più bello!”ì
Il pianto é condivisoper l' uscita anticipata e allora e solo allora
la protesta salele menti in letargo
di colpo si svegliano criticano, pensano,
si aprono e ragionano."Libertà di opinionelibertà nel divertirsichiusura anticipata non sarai rispettata."Silenzio , silenzio
dum, dum, rumoreluci , suoni, colori
l' inferno ha riapertola vita continua
protesta é riuscitaprotesta é finita
ingiustizia sparita c'é grande libertà
fottuti borghesi di merdatutto va bene per carità.
Tutto é sotto controllo!
Forse sarei(2000)
Pellegrino sulla terracerca invano il suo cammino
tempesta d’estateanima in pena,
forse sognatore di mille risorsein cerca di un passato
di tante, troppe risposte.Menestrello, giullare
di affetti concretinon gli esprime suonando
son sinceri gli credi?
Poeta dei sensidi quello che è umile
o forse poetasoltanto del futilebarca alla derivae rotta dispersafenice risorta
più volte e riarsa.Scheggia schizzata
da una qualche esplosioneche colpisce un bersaglio
più duro di un muro.Sognatore ribelle
che in quest’epoca imbecilleinnalza un ‘ideale
che a più d’uno gli fa male.
Il bambino in me vede il mondo dal basso
vede fumo, ingiustiziaavverte odio e chiasso.
Scrivi scrivi, poeta del futileci che hai in menteòse per te pu servireòse pu esserti utile.òIl dolore c’è in te
è celato da una mascherasorridente e serena
angosciata nel profondo.
Cerco rifugio nei miei sognidove rinchiusi promesse e pegni
nell’improbabile realtà immaginariadove posso fare a pugni
con una realtà maleodorantecon la società mia, funeraria
Lotto con le forze mieche attingo dal dentroforse contro ingiustizieo vani mulini a vento.Piango, piango, piango
il dolore non cessac’è qualcosa mi rode
un bisogno impellentecircondato dalla massa
io solo e la gente;vado in cerca di qualcosao del tutto o del niente.
Scrivi, scrivi poeta del futileallevia le tue penespezza le catene
che imprigionano il tuo corpoche trattengono la mente.
Pellegrino sulla terraquale sarà il mio cammino
cosa sono e che saròe se un giorno mai sapr .ò
Vagabondo vagante senza metavagabondo errante, che è pur sempre poeta.
E bestia selvatica io sarò(1996)
Le mie lacrime cadononella valle senza fondo
alla corte mia s’adagianolaghi d’angoscia alimentando.
Il mio pianto come uccelloferito, vola nell’aria
schiaffeggiato e umiliatoda eco irriverente.
Le mie orecchie odono suoniaspri come limoni
dando linfa all’amarezzanel mio cuore mai colmo.
Le mie lacrime cadononella valle senza fondo
alla corte mia s’adagianolaghi d’angoscia alimentando.
Chiudo i pugnisperando di afferrare
segni familiarima riaprendo gli stessisolo mosche irretite
vedo scappare.
Ticchetta un pendolo lontanoper ogni toccata, per ogni secondo
le carni pugnalalacera l’affondo.
e bestia selvatica io saròsfogando la rabbiasu oggetti indifesi
dall’irrazionale dominatoora, in momento sbagliato.
Le mie lacrime cadononella valle senza fondo
alla corte mia s’adagianolaghi d’angoscia alimentando.
Il cammino è lastricatoda fetido e molliccio fango
dove il passo sprofondae nel buio rimangomi han tolto il solemi han tolto calorenon trovo parole
non trovo più amore.Un parto travagliatosarà il mio messaggio
sofferta degenzail tuo ascolto sarà.
Le mie lacrime cadononella valle senza fondo
alla corte mia s’adagianolaghi d’angoscia, sprofondo!
Dolce tenero Pierrot.(1996)
Scusatemi se ora voglio riprenderequel calore, che sempre
incondizionatamente ho dato,perché scaldi il freddopiombato nel cuore.Mentre un argano
non riesce a sollevarmi,è sforzo inutile di un clown
che abbozza un sorriso.Dolce tenero Pierrot
dall’espressione malinconicae la lacrima già pronta
ora ti capisco!
E per me l’estateè autunno,
le foglie che cadono,ingloriosi granellinidi clessidra gigante,
scandiscono il tempo,mi pugnala, ma è con me
mi ronza intornonon posso cacciarlo
e solo l’attesa,l’attesa fremente
che una foglia cadentemi caschi fra le braccia,
la prenda, l’abbraccie con essa mi asciughi
le lacrime.
Ricerco per vie impossibiliil sorriso che mi ha abbandonatoforse no, ho mentito a me stesso,
non lo vado a cercaresguazzando nella tristezza
emozionandomi nell’angoscia.Anche il mio sonno,
fedele alleatoora, si beffa di me,perché se di giorno
son vuoto e amareggiatodi notte, m’inganna
e mi tentacon immagini fatuem’illudono ancora,
chimere ingannatrici,salvo al mattino
dove all’ ingannosubentra l’angoscia.
Vent’anni una donnaha atteso il suo uomo
prima che tornasseda mirabolanti avventure
giorno e nottefilando e sfilando la tela.
Quanti me ne occorrerannoper riabbracciarti?
Quanti me ne occorrerannoaltrimenti per dimenticarti?
Ma la mia tela è macabraal pari di ragnatelafitta, intrecciata,
con i fili di domandee unendosi creano dubbi,
incertezze, e prede non trattengono,ma solo l’amarezza
per non averti ,ora, qui con me.
Cos’ho dott. Freud ?(1997)
Quello che voglio è solo tequesto è un vero paradiso
quello che io sononon lo so perché
quando uno non conosce i propri limitilo fa, perché uno stretto passaggiopassaggio nella notte che scende
quando si fa serasera nella notte che risplende
se tu non sei quie non fai quello che voglio
io voglio, io voglio.
Corri fenice (30/11/2000 )
Corri fenicecorri più forte
che il tempo non t’aspettae nemmeno qualche porta
che vuole il ventoe la tua fretta.
Essere, fare, saperel’ordine invertito
il tuo cervelloha sovvertito
…il cuore sentito.
E ora imbocca la stradache la nebbia si dirada,
bersaglio avvistatobersaglio (forse?) colpito.
Banderuola su un caminoch’ ora fuma
sporcano e inghiottonola nebbianubi nere
e lo scrivo che tu sappiacorri fenice
corri più forteche la rinascitascacci la morte.
Breve divagazione mentale.(2003)
Fermo dinanzi un orologiofermo era lui dinanzi a me
rimuovo le lancetteattivo i meccanismi
piano il ticchettio ripartecuore umano piano batte
lento, inesorabile è il suo meccanismonon serve arrestarlo
è un complotto divinomeglio fraternizzare
sapersi adeguare.
Le ore, i minutiposso tollerare
o meglio, da loromi faccio ingannarema i secondi proprio
quelli non riesco a sopportare.Scandiscono un tempoche non mi appartienemi segnano un tempoche mai più, riviene.
In bilico nella suburbana(2010)
Non hai scelto ancora da quale parte della barricata starea te che hai seppellito ogni estatica visione
dietro tumuli di malcelata prudenzaa te che di giorno inciscigli con i folletti bianchie di notte favoleggi nel sottobosco di funghetti
con ipocrita cestino di merende
a te che un piede in una scarpa è troppo banale
ed il passo avanti è subito seguito da uno
indietro
a te che insegui il facile consensola facile promessa scritta sulla riva
di sabbia e di deriva
a te che sei il centro del tuo mondoma con orbita ed asse indefinito
a te che assumerai posizione soloun giorno almeno o ameno della tua non-vita
e sarà vuoto come clessidra e piatto come il tuo orizzonte
Credits
Le foto che accompagnano ogni poesia, sono liberamente usate sotto licenza non commerciale, da fotografie condivise sulla piattaforma Flikr, ogni fotografia rimanda al suo autore che l'ha postata su quella piattaforma. Ad eccezione dell'Urlo di Munch in “Oh mi ascoltate?!”, Don Chisciotte di Pablo Picasso in “Forse sarei” e nell'Icaro cadente in “Il pensiero di te”.
La Fenice foto “Phoenix” di Ben GoodeRisveglio di Primavera foto “Violin in the dark” di Alex Vieira Raggio di Sole foto “isn't it joy, that just rocks?” di traumlichtfabrik aka Eddi / Edgar MoskoppUna rosa che non c'è foto “Blue soul” di Cristine LebrasseurSiamo cos se vi pare ì foto “Each war is different, each war is the same” di Kevin Dooley.Una foto sbiadita foto “Day 16 after focus” di Felix Perez Trilogia dello stato assassino: foto “Death penalty” di M.A.M08DialogoPensieri di un condannato Il burattinoE un pettine si spezza foto “Comb in action 2” di Crimistar/Loris Viviano Secondo reparto a sinistra foto “Sm abandoned mental hospital” di CultphotosPoche pagine foto “Goodnight stories” di Brooke Shaden Piccolo terremoto foto “Violent beauty” di Aaron ReedPiantai un seme foto “The gentle touch” di Hyhie aka Hennie vaan HeerdenOh mi ascoltate? foto “Urlo” collezione Edvard Munch Non c'è rete foto “The great escape” di Rosie HardyMille tele foto foto “2009 04 11 - 4036 - Altoona - Easter Fingers – Bossi” di Andrew Bossi.La cicala non canta più foto “Wings” di Kirsten Pauli.La banderuola foto “Time gentlemen please!” di Caro's Line L'enigma di sfinge foto “Legend 3” di Saga Chan Il volo foto “Flying to the sun” di Erick J. Aka Ricky_1989Il pensiero di te foto “Icarus rollins band meltdown” di Artista Sconosciuto.Il loro stato foto “Pencil vs Camera -16” di ben Heine Ho giurato vendetta foto “Au coeur de l'eruption” di Doogybreton
Gira l'elica gira forte foto “The problems of dirty hands” di Sebastien Larreur Fottuti borghesi di merda foto “14/365: Wich mask should I wear today?” di Evakke Forse sarei foto “Don Chisciotte” collezione opere Pablo Picasso.E bestia selvatica io sar ò foto “Minotaur” di Phillip Weest Dolce tenero Pierrot foto “Pierrot ...vanidoso, cruel, dulce y criminal” di Saul Landell Cos'ho dott. Freud? foto “What is wrong in me?” di Village9991 aka Antonio.Corri Fenice foto “C loud dancer ~ light prancer ” di Algo aka Alex.Breve divagazione mentale foto “Astronomical clock” di Simpologist aka Matt BlakemoreIn bilico nella suburbana foto “Hourglass shadow” di Brooks Elliott
Contenuto extra clicca sulla fotografia sotto per visionare il video, abbinato alla poesia
Stream of Life, Rabindranath Tagore ( libera traduzione w.revolution)
Lo stesso flusso di vita che scorre nelle mie vene notte e giornocorre attraverso il mondo in ritmiche danze.
E 'la stessa vita che sprizza gioia attraverso la polvere dellaterra
in tantissime lamelle di erbae si infrange in flutti turbolenti di foglie e fiori.
E 'la stessa vita che è scossa nella culla oceanica della nascita e dellamorte,
nel flusso e nel suo declino.
Sento le mie membra divenire gloriose al tocco di questo alito di vita della terrae il mio orgoglio viene dal palpito di vita di tutte le epoche passate
che pulsano ora attraverso le mie vene...
Potlach sentitevi liberi di donare a chi volete tutto questo....