la scelta del "princeps senatus"

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La scelta del "Princeps senatus" Author(s): Fabio Mora Source: Historia: Zeitschrift für Alte Geschichte, Bd. 52, H. 4 (2003), pp. 502-504 Published by: Franz Steiner Verlag Stable URL: http://www.jstor.org/stable/4436707 . Accessed: 09/09/2013 17:54 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Franz Steiner Verlag is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Historia: Zeitschrift für Alte Geschichte. http://www.jstor.org This content downloaded from 194.214.27.178 on Mon, 9 Sep 2013 17:54:22 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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La scelta del "Princeps senatus"Author(s): Fabio MoraSource: Historia: Zeitschrift für Alte Geschichte, Bd. 52, H. 4 (2003), pp. 502-504Published by: Franz Steiner VerlagStable URL: http://www.jstor.org/stable/4436707 .

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LA SCELTA DEL PRINCEPS SENATUS

Tradizionalmente si sostiene che quale princeps senatusl venisse regolarmente scelto il censorio patrizio (delle gentes maiores) con la maggiore anzianita di carica e che questo criterio fosse stato tradito per la prima volta con 1'elezione nel 209 di Fabio Massimo Verrucoso cens. 230 anziche T. Manlio Torquato Attico cens. 231, secondo una tradizione a nostro avviso invece inventata per attribuire ad un Manlio un diritto morale ad una carica esercitata soprattutto dai Fabii in epoca annibalica2 e, secondo la tradizione, monopolio di una dinastia fabia (tre principes consecutivi3) nel IV-III sec.

Questo criterio a nostro avviso non e mai esistito: nel II sec. ben quattro censori in carica vengono infatti nominati principes senatus nonostante la presenza di censorii piiu anziani. Net 199 fu nominato durante la propria censura Scipione Africano, sebbene fossero ancora vivi almeno i censori del 209 e 204, M. Cornelio Cetego e C. Claudio Nerone4; nel 184 fu nominato un altro censore in carica, Valerio Flacco, mentre erano ancora vivi Scipione Africano e Comelio Cetego cens. 194-; cosi pure nel 179 fu nominato Emilio Lepido, censore in carica, mentre era ancora vivo Quinzio Flaminino cens. 189. Infine nel 136 la nomina di Appio Claudio Pulcro, censore in carica, avvenne nonostante 1'esistenza di due censorii patrizi piu anziani, L. Comelio Lentulo (cens. 147), e. P. Cornelio Scipione Emiliano (cens. 142), it primo dei quali fu nominato princeps senatus nella lectio successiva. I censorii non eletti nel 199, 184 e 136 erano sicuramente eleggibili, perche gentili di altri principes senatus o perche erano gia stati (Scipione Africano) o sarebbero poi stati eletti (Cornelio Lentulo) come principes senatus: l'esclusione dei Quinzii dal novero delle gentes maiores appare d'altronde una razionalizzazione alquanto problematica della mancata elezione di Quinzio Flaminino nel 184; infatti i Quinzii sono tra le 16 gentes che compaiono in tutti e quattro i periodi che abbiamo distinto nei Fasti consolari (primo secolo della Repubblica, tribunato consolare, consolato tra le leggi Licinio-Sestie e la censura di Appio Claudio, consolato posteriore a questa censura6).

I Cosi ancora M. Bonnefond-Coudry, Le princeps senatus: vie et mort d'une institution republicaine. MEFRA 105, 1993, 103-134, partic. 1 2; Chr. Meier, Die Ersten unter den Ersten des Senats. Beobachtungen zur Willensbildung im romischen Senat, in D. Norr - D. Simon, Gedachtnisschrift fur Wolfgang Kunkel, Frankfurt am Main 1984, 185-204, partic. 191-197. Gia meglio J. Bleicken, Die Verfassung der Romischen Republik, Pader- born7 1995, 88 s.

2 Quando dal 220 al 203 si succedettero nella carica M. Fabio Buteone e Q. Fabio Massimo Verrucoso.

3 La tradizione sui tres continui principes senatus Fabii (Plin., N.H. 7. 133), che risale forse a Fabio Pittore, era stata evidentemente concepita in termini sintetici e non tiene adeguatamente conto delle date delle censure dei tre principes senatus: in termini analiti- ci si dovrebbe registrare invece una cesura tra il primo princeps senatus (Fabio Ambusto, 358-320) ed i due successivi (Fabio Massimo Rulliano e Fabio Massimo Gurges, 304- 273): cf. J. Suolahti, Princeps senatus, Arctos 7, 1972, 207-218, partic. 213.

4 Suolahti, The Roman Censors. A Study on Social Structure, Helsinki 1963, 214. 5 ibid. 6 F. Mora, Fasti e schemi cronologici. La riorganizzazione annalistica del passato renioto

romano, Historia-Einzelschr. 125, Stuttgart 1999, 77; 80; 283.

Historia, Band LII/4 (2003) ? Franz Steiner Verlag Wiesbaden GmbH, Sitz Stuttgart

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La scelta del princeps senatus 503

La presunta regola venne quindi rispettata solo nel 147, quando fu nominato princeps senatus Cornelio Scipione Nasica Corculum cens. 159, e forse nel 131, quando fu scelto Cornelio Lentulo Lupo cens. 147, se Appio Claudio cens. 136 e princeps senatus uscente era gia morto; nell'86 infine fu nominato princeps senatus l'unico censorio patrizio vivente, Valerio Flacco. La scelta del censorio piu anziano appare in realta funzionare piuttosto quale criterio interno della gens Cornelia, per la scelta del proprio candidato alla nomina a princeps senatus: questo criterio port6 nel 147 a preferire a Comelio Lentulo, censore in carica, Scipione Nasica cens. 159 quale avversario di Valerio Messalla cens. 154, di cui aveva ostacolato l'attivita di censore, e nel 131 ad opporre a sua volta Cornelio Lentulo cens. 147 a Scipione Emiliano, cens. 142, quale alternativa ad Appio Claudio cens. 136, forse rimpiazzato ancora vivo nella carica di princeps senatus.

La frattura maggiore rispetto alla tradizione si ebbe invece con l'elezione a partire dal 125 di due successivi principes senatus, che non erano neppure censorii, e cioe P. Comelio Lentulo cos. 162 princeps dal 125; M. Emilio Scauro, nominato princeps senatus durante il proprio consolato del 115, censore nel 1097. La spiegazione tradizionale della nomina di Cornelio Lentulo nel 125, e cioe l'assenza di ogni censorio eleggibile , non regge: infatti l'elezione del censore patrizio in carica, Cn. Servilio Cepione, sarebbe risultata altrettanto valida delle quattro precedenti elezioni di censori patrizi in carica durante il II secolo; la gens Servilia ha la stessa costante presenza nei Fasti consolari dei Quinzii e quindi come questi non pub essere legittimamente esclusa dal novero delle gentes maiores. La nomina di Emilio Scauro fu forse favorita dall'assenza di censorii patrizi (se Servilio Cepione era nel frattempo morto), ma avvenne nonostante l'esistenza di consolari patrizi piu anziani, in particolare Fabio Massimo Eburno cos. 116 e Fabio Massimo Allobrogico cos. 121.

La logica della nomina del princeps senatus appare quindi strettamente politica: tra gli otto princ ipes senatus succedutisi tra l'ultimo dei cinque principes Fabii e l'ultimo princeps. Valerio Flacco, una scelta obbligata in un contesto particolare (la restaurazione sillana), si trovano quattro censori ed un console in carica, quindi cinque persone non scelte per la loro maggiore anzianita di carica, ma per il loro maggior attuale peso politico. Neppure la carica era vitalizia, come il criterio automatico potrebbe far intendere: infatti uno o due principes senatus furono rimossi dalla carica mentre erano ancora vivi, vale a dire Scipione Africano, cui probabilmente Catone (non eleggibile in quanto censore plebeo) contrappose Valerio Flacco nel 184, e probabilmente Appio Claudio, ancora vivo nel 131, quando fu rimpiazzato proprio da quel Cornelio Lentulo cens. 147 cui durante la propria censura aveva soffiato la nomina a princeps senatus. Nettamente politica appare anche la nomina di P. Cornelio Lentulo L.f. L.n. cos. suff. 162 quale princeps senatus nel 125 in sostituzione di un altro Cornelio Lentulo (L. Cn.f. L.n. Lupo cos. 156, cens. 147), forse un cugino. Politica appare anche la nomina di Cornelio Scipione Nasica Corculum, censorio piu anziano, da parte di un altro censore Cornelio nel 147 e la stessa nomina di Cornelio Lentulo Lupo nel 131 cens. 147, in quanto implica la mancata conferma di Appio Claudio. In tale anno la preoccupazione di recuperare la carica di princeps senatus, per cui avevano due candidati tra i censorii, Scipione Emiliano e Lentulo Lupo, potrebbe aver spinto i Comelii a favorire l'elezione di due censori plebei, per escludere la nomina di un censore patrizio in grado di ottenere, come Appio Claudio nel 136, la nomina a princeps senatus dal proprio collega plebeo (ma, data la portata epocale di questo rivolgimento costituzionale, forte e il pericolo di sopravvalutare spiegazioni

7 Secondo una tradizione cronologicamente irregolare, che va forse corretta ponendo la censura nel 100: ibid. 148.

8 Suolahti, art.cit., n. 4, 215.

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occasionali); se cosi fosse, il ruolo dei Cornelii9 nella mancata elezione di Servilio Cepionel? a censore nel 131 e nella sua elezione nel 125 spiegherebbe la scelta anomala di un non censore, cugino del princeps senatus uscente, come nuovo princeps senatus, a scapito dello stesso censore patrizio in carica.

In prospettiva politica appare infine interessante osservare come, dopo la fine dell'ege- monia fabia, in epoca annibalica e nel gia piui leggendario III-IV sec. (rispettivamente 17 e 69 anni), la carica e quindi il controllo del senato nei 111 anni dal 199 all'88 fosse contesa tra i Cornelii' 1 (41 anni) e gli Emilii12 (54 anni), ed occasionalmente affidata, in funzione anticwor - nelia, a Valerii e Claudii per un solo quinquennio a testa.

Universita di Messina Fabio Mora

9 I quali dalla lex Villia al primo consolato di Mario ricoprono il consolato mediamente ogni cinque anni (quattro prima del 145, sette dopo).

10 Secondo l'ipotesi di L. Hayne, The censorship of 131, Historia 27, 1978, 234-235. 11 199-184; 147-141 (136); 131-116. 12 179-152; 115-88.

LA PRESUNTA CENSURA DEL 61 A.C. E LA STORIA DELLA CENSURA POSTSILLANA

Nel 65 a.C. il secondo collegio censorio postsillano abdico per i forti dissensi tra i due

censori (Lutazio Catulo, cos. 78; Licinio Crasso, cos. 70) circa la concessione della cittadinan- za ai Galli TranspadaniI, senza aver compiuto nulla (ne la lectio senatus, ne il censimento2). L'opinio communis3 e che anche i censori del 64 (di cui e noto So 0I4 Aurelio Cotta, cos. suff. 65, che un aneddoto plutarcheo5 indica come censore durante la campagna elettorale di Cicerone) si siano dimessi e che neppure un terzo collegio censorio (i cui componenti non ci sono noti), eletto nel 61, sia riuscito a compiere il censo, nonostante preparativi piuttosto avanzati.

Questa ricostruzione ci sembra basata per6 su una cattiva lettura delle fonti ed in particola- re di Dione Cassio e del dogma della durata breve (18 mesi e non cinque anni) della censura, in

netto contrasto con la testimonianza ciceroniana6: Dione non ricorda infatti affatto le dimissioni

I Dio Cass. 37, 9, 3. 2 Plut., Crass. 13. 3 Cf. T.R.S. Broughton, The Magistrates of the Roman Republic, II, Cleveland 1952, 161.

179; J. Suolahti, The Roman Censors. A Study on Social Structure, Helsinki 1963, 474.

476. 4 M. Dondin, Pour une identification du censeur de 64, REL 57, 1979, 126-144 ha per6

proposto di identificare l'altro censore con Acilio Glabrione, cos. 67. 5 Plut., Cie. 27, 3. 6 Leg. 3, 7: Bini sunto, magistratum quinquennium habento; reliqui magistr-atus annui

sunto. II testo ciceroniano e abbastanza chiaro da non poter essere reinterpretato come un

progetto di Cicerone (Suolahti, op.cit., n. 3, 28), specie alla luce delle nostre considera- zioni sulla falsificazione storiografica cui si deve la discutibile notizia circa la riduzione a

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