la settimana - n. 8 del 28 febbraio 2010

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 28 febbraio 2010 DI GIANNI GIOVANGIACOMO ARMIDO RIZZI :«CONDIVIDERE LO SPAZIO CHE ABITIAMO» el teatro della Chiesa della Santa Seton si è aperto, con un momento di preghiera, il Convegno diocesano di Quaresima sul tema: «Dalla paura alla sicurezza: per una spiritualità dell’accoglienza». Il cristianesimo – ha detto il Vescovo nella riflessione iniziale – è una ascesi della carità, in S. Paolo l’amore per il prossimo è un riflesso dell’amore che Dio ha per noi, di cui Cristo ne è l’espressione. Dice San Paolo: «non cercate il vostro tornaconto ma ognuno pensi piuttosto a quello degli altri»; già in Luca Gesù invita: «siate misericordiosi come il vostro Padre è misericordioso» e in Giovanni: «come io ho amato voi, così anche voi amatevi gli uni gli altri». Bisogna amare – ha continuato il Vescovo – come Dio ci ama. Ce lo ricorda anche un pensatore profano come Erich Fromm. Dio Padre ci ama nello Spirito dello stesso amore con il quale ama il proprio Figlio. Noi, a nostra volta, amiamo nello Spirito non solo il Padre, ma tutti gli uomini che lui ama: tutti gli uomini cioè i nostri fratelli. Si attua così un cerchio ascensionale che è l’amore di Dio. Monsignor Giusti ha poi citato San Gregorio Nazianzeno che, ricordando che l’uomo è stato creato a immagine di Dio, afferma: «Pensa o uomo divino di chi sei creatura, imita pertanto la “filantropia” di Dio. Nulla nell’uomo è più divino che il far del bene. Da par suo Papa Leone magno affermava che i cristiani “distribuendo ai poveri vestiti e cibarie nutrono e vestono Gesù». Don Alberto Vanzi ha poi presentato il relatore dell’incontro, il professor Armido Rizzi, teologo e filosofo, che ha svolto il suo intervento in quattro punti: antropologico, teologico-biblico, politico e personale. Da un punto di vista antropologico l’uomo fa riferimento ad uno «spazio abitabile», spazio che inizia nel grembo materno. Per dar vita ad un nuovo essere bisogna volerlo, c’è quindi una «responsabilità» che ci differenzia dal mondo animale puramente biologico. Lo spazio si sviluppa poi nella casa, nel luogo natale, nella madre patria. Da un punto di vista teologico- biblico sappiamo che Dio ospita Israele nella Terra Promessa e ci ricorda: «anche voi siete stati stranieri nella terra d’Egitto»- E così l’accoglienza, l’ospitare, il «condividere lo spazio che noi abitiamo» diventa un imperativo categorico: è il comandamento dell’amore per il prossimo e quindi per lo straniero. Riguardo al fattore politico e rifacendosi al problema degli immigrati, ha detto che bisogna «coniugare l’utopia con il realismo». Bisogna superare alcuni preconcetti come quello della sottrazione del lavoro, della delinquenza, della sicurezza, frutto di campagne politiche ben organizzate, e considerare sempre gli immigrati come «persone» e quindi portatori di diritti e doveri. Rizzi ha concluso narrando l’esperienza dei suoi 29 anni passati al sant’Apollinare di Fiesole, dove ha dato ospitalità agli immigrati di 5 continenti. «Con loro – ha detto - non ho mai vissuto situazioni di paura, da loro ho ricevuto più di quanto ho dato». Riferendosi ai recenti fatti di Milano ha terminato sostenendo che bisogna investire risorse sugli educatori, creare luoghi di incontro e di convivenza, puntare sempre sulla solidarietà e non sulla militarizzazione del territorio. MONS. PEREGO: L’ULTIMA ENCICLICA, UNA BUSSOLA PER LA CARITÀ DELLA CHIESA La seconda giornata del Convegno è stata aperta dalla riflessione di don Vanzi sul vivere il digiuno in senso cristiano. Il tema della serata: «Dare senso alla carità. Provocazioni, proposte e progetti alla luce della Caritas in veritate», è stato trattato da monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes. L’enciclica – ha iniziato – costituisce una bussola di riferimento, la carità di Cristo nella fede e nella ragione diventa il modello dell’agire sociale del cristiano nella Chiesa e senza la verità si rischia il sentimentalismo. Il cristiano trova nel Magistero un modello di annuncio che si basa su due criteri orientativi: la giustizia e il bene comune. Per la giustizia, che è inseparabile dalla carità, il Papa richiama il valore del rispetto dei diritti dell’uomo e dei popoli contro ogni forma di sfruttamento, mentre il bene comune è la forma alta di amore verso il prossimo, finalizzato ai suoi bisogni reali. Dalla lettura dell’enciclica – ha continuato il relatore – emergono alcune provocazioni: le nuove povertà dovute allo scandalo delle disuguaglianze clamorose, la lotta alla corruzione e alla illegalità, il rispetto dei diritti dei lavoratori messi in discussione dall’incertezza delle loro condizioni di lavoro. E ancora: il cambiamento dello stile e delle modalità di aiuto internazionale, la lotta alla fame e alla sete per garantire l’accesso al cibo e all’acqua per gli abitanti dei paesi poveri. L’enciclica presenta poi alcune proposte come quella dell’utilizzo dei brevetti farmaceutici che in mano alle multinazionali negano i farmaci ai paesi poveri. È poi necessario capire lo sviluppo delle persone e dei popoli nella loro «integralità» e uscire della logica della contrapposizione tra blocchi, causa di sottosviluppo, con la riscoperta della politica. Una proposta è anche quella di lavorare per la sicurezza sociale, tutelando i diritti, compiendo opera di mediazione sociale e predicando la non violenza. Si propone anche di rispettare la vita con l’accoglienza specialmente dove essa è impedita e si deve attuare il diritto alla libertà religiosa contro ogni fanatismo. È necessario far incontrare i saperi perché la carità non li esclude, ne è stato un esempio don Milani con la sua «scuola di saperi». Da queste proposte nascono i progetti da realizzare come quello della fraternità senza barriere e senza confini e quello della gratuità anche nella economia di mercato come affermano gli economisti Zamagni e Bruni. Bisogna tenere unito l’agire economico con l’agire politico sull’esempio di maestri come Olivetti e Fanfani. Un altro progetto è quello che gli aiuti internazionali siano garantiti dalla democrazia coinvolgendo le persone interessate, inoltre bisogna puntare alla tutela dei diritti negati e alla tutela dell’ambiente. Infine bisogna favorire l’inclusione facendo sì che le nostre comunità diventino luoghi di relazione e di incontro. Monsignor Perego ha terminato dicendo che una lettura congiunta della Deus caritas est e della Caritas in veritate può costituire la base per una nuova animazione caritativa nelle parrocchie che richiede una «conversione sociale» privilegiando la scelta preferenziale per i più poveri. DON FIORDALISO: LA CASINA, UNA PALESTRA D’ACCOGLIENZA È poi seguita una «testimonianza di carità», l’esperienza nel V Vicariato della parrocchia di Castiglioncello, messa all’attenzione dei presenti da don Francesco Fiordaliso. Tutti sono così venuti a conoscenza della «casina», la casa per gli ultimi, la casa che, ideata da don Roberto Corretti, ha visto il succedersi di quattro parroci e che esiste ormai da circa trent’anni. Può una parrocchia accogliere? Questa è stata la domanda di don Francesco a cui ha dato una risposta affermativa. La parrocchia non è un supermercato dove ognuno prende qualcosa, ma è il luogo dove cambiare la propria mentalità con l’accoglienza e dove non puoi correggere l’altro se prima non correggi te stesso. La «casina» coinvolge, mette in comunicazione le persone, diviene una palestra di fiducia vincendo la paura dell’incontro con realtà sconvolgenti. Una palestra di condivisione di responsabilità, una palestra che fa incontrare le persone più diverse, dai medici ai carabinieri, alle psichiatre. E tutto questo per aiutare tre persone emblematiche e problematiche: Paola, Robertino e Maria Lourdes, che don Francesco ha descritto minuziosamente con accenti talvolta umoristici come era solito fare don Betti nella parrocchia in cui don Francesco è cresciuto. Paola, Robertino, Maria Lourdes, una umanità dolente che ha bisogno di essere curata, nel senso che tutta la comunità si è presa cura di loro. Paola, accanita fumatrice, si ammala di tumore osseo, le viene proposto un luogo più protetto, ma lei decide di rimanere nella «casina», la sua casa, dove muore contenta. Robertino lavora nella pubblica assistenza di Rosignano e ogni famiglia della parrocchia lo ospita a pranzo e a cena, a me – ha detto don Francesco – toccherà domenica! Maria Lourdes, per un anno e mezzo è stata, per sua scelta, in una comunità terapeutica ed è ora ritornata alla sua «casina», lavora nel Vicariato e nella parrocchia e tutti la seguono con affetto. Tutto ciò può accadere se ci sono dei laici disposti a mettersi in discussione, laici che si dedicano agli altri con capacità, responsabilità, dedizione. Sì, una parrocchia può essere accogliente. N I due giorni del Convegno di Quaresima sul tema dell’immigrazione ROSA PIÙ STRANA NON C’È IL MUSICAL Sabato 27 febbraio alle 21.15 presso il Salone della Parrocchia di N.S. di Lourdes in Collinaia (Via Fortuanto Garzelli 7) verrà presetato il Musical di Michele Paulicelli «Rosa più strana non c’è» dalla Compagnia dell’Unità Pastorale «I tre Arcangeli» L’invito è per tutti i giovani che nella figura di Rosa Venerini possono trovare una risposta al loro desiderio di bene e di bellezza e per gli educatori in genere perchè apprendano l’educazione come mezzo di liberazione e di salvezza SETTIMANA PER LA VITA L’UOMO INDESIDERATO ell’ambito della settimana per la vita, ha riscosso notevole successo l’incontro tenuto ai salesiani dal dottor Renzo Puccetti, specializzato in medicina interna con master in Bioetica e Formazione all’istituto Giovanni Paolo II°,sul delicato tema della contraccezione e dell’aborto. Dove nasce la vita? Sembra strano, ma nasce da un giogo. L’etimologia della parola coniugi rimanda infatti a due persone unite da un legame, da un giogo appunto. Anche l’etimologia della parola matrimonio ha a che fare con la vita, se consideriamo la radice Mater intesa come madre, come generatrice di vita. Il problema nasce quando la vita non è più soltanto osservabile, ma diventa manipolabile. A quel punto è doveroso chiedersi: si può sempre fare tutto? La scienza è sempre buona o servono delle regole di comportamento? Se si ritiene che servano delle regole, la risposta è fornita dalla bioetica, che insegna l’uso morale della scienza. Ma esistono veramente il bene e il male? Se la risposta è no, facilmente si cade nel relativismo che nel mondo d’oggi la fa da padrone. Se la risposta invece è sì, accettiamo il fatto che esista una morale «oggettiva». Ancora, tutto questo è legato in qualche modo alla fede? Sicuramente sì, visto che il Dio cristiano è un Dio morale, da non confondersi con un Dio moralista. Oggigiorno la Chiesa viene spesso e volentieri tacciata di fondamentalismo, conviene piuttosto pensare la religione come un supermarket: vado e pesco ciò che mi piace e non mi disturba.Tuttavia è evangelico ascoltare l’insegnamento della chiesa. La morale, secondo quanto detto dall’allora cardinal Ratzinger, «è una questione fondamentale di sopravvivenza per l’umanità». Da papa, tornerà sul tema nell’ultima enciclica, Caritas in Veritate, dicendo: «la carità senza verità è sentimentalismo. La ragione è il linguaggio comune per far interagire». Applicando questa bussola all’amore umano, lo spirito si fa corporeità e i sensi spiritualità.L’amore umano ha un duplice aspetto: unire due persone in un rapporto e procreare. Piacere e responsabilità vanno di pari passo. Oggi accade invece che si voglia separarli. Secondo la moderna ideologia dei rapporti riproduttivi: il figlio deve essere pianificato, deve essere voluto e deve venire al momento giusto.Facile capire perché la chiesa venga duramente attaccata: è l’ultimo baluardo che mira a proteggere l’unità dei due aspetti del’amore umano. Pensiamo a Paolo VI, con l’enciclica Humanae Vitae, che subì attacchi anche da parte dello stesso mondo cattolico. Pensiamo a Giovanni Paolo II, che ha incentrato ben 133 incontri sulla catechesi dell’amore umano. Nella sua enciclica Evangelium Vitae, dice a chiare lettere che contraccezione e aborto sono sì due cose distinte, ma sono ugualmente frutti della stessa mentalità. La contraccezione rende un rapporto falsamente unitivo, perché lo priva di uno dei suoi aspetti fondamentali. Quanto esposto fino ad ora non è soltanto frutto della fede, è anche estremamente ragionevole. Guardiamo la questione da un punto di vista scientifico, grazie agli studi di un premio nobel per l’economia, che ha analizzato la società prima e dopo l’avvento della contraccezione. Prima sussisteva lo stigma per i bambini nati fuori dal matrimonio. I rapporti prematrimoniali erano pressoché nulli e, se accadeva il «fattaccio», esisteva il matrimonio riparatore. L’aborto era illegale,quindi le donne abbandonavano i figli, favorendo così le adozioni. Dopo l’avvento della contraccezione le donne, liberate dalla paura di una gravidanza indesiderata hanno cominciato ad allettare l’uomo, promettendo un sesso senza conseguenze. Questo modo di intendere il rapporto ha mandato per così dire «fuori mercato» le altre donne, che intendono invece costruire un rapporto solido con un partner e dei figli. Così, per non restare fuori dal gioco, anche quest’ultime si vedono costrette ad assumere metodi contraccettivi. In caso di fallimento della contraccezione c’è l’aborto, oggi legale e gratuito. Risultato: il numero dei matrimoni diminuisce, mentre aumenta l’età di chi compie questo passo. Aumentano i bimbi con un solo genitore, bimbi che statisticamente sono più vulnerabili di altri agli abusi. Consideriamo anche il lessico: oggi i figli si «fanno». Il bambino viene considerato un manufatto, quindi deve essere perfetto. Da cosa lo si deduce? Semplicemente da una parola ormai familiare alle donne in gravidanza: screening. Basti pensare all’amniocentesi, all’ecografia morfologica e via dicendo… tutti strumenti per una diagnosi prenatale che non mira a curare, bensì ad eliminare. Altra considerazione importante: con l’avvento della contraccezione sarebbe dovuto diminuire teoricamente il numero degli aborti. In questo caso il condizionale è quanto mai d’obbligo: nei paesi europei, l’aumento dell’uso dei contraccettivi va di pari passo con il numero degli aborti, causa l’estrema fragilità emotiva di chi si trova ad attendere un figlio non pianificato. La questione si riassume in una domanda: chi è l’embrione? E’ un essere umano che cresce dentro la madre, in un costante dialogo cellulare, presente fin dai primi attimi dopo il concepimento. L’attuale tentativo è quello di trasformare «qualcuno»in «qualcosa». L’uso sconsiderato della scienza,l’avvento di nuove oligarchie che mirano alla libertà di ricerca solo laddove c’è profitto, gli interessi dilaganti dell’industria farmaceutica (ultimo esempio, il famoso vaccino contro la temuta influenza A), costringono l’uomo ad opporre una risposta efficace. Informarsi, essere critici senza farsi plasmare dalla telecrazia e dalla dittatura del consenso: solo così potremo essere persone libere, capaci di difendere la vita nella sua continuità e dignità, dal concepimento alla nascita, fino al suo naturale tramonto. Benedetta Agretti N Lo spazio dell’amore

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Page 1: La Settimana - n. 8 del 28 febbraio 2010

Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/210217

[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

28 febbraio 2010

DI GIANNI GIOVANGIACOMO

ARMIDO RIZZI :«CONDIVIDERELO SPAZIO CHE ABITIAMO»

el teatro della Chiesadella Santa Seton si èaperto, con un momentodi preghiera, il Convegno

diocesano di Quaresima sul tema:«Dalla paura alla sicurezza: peruna spiritualità dell’accoglienza».Il cristianesimo – ha detto ilVescovo nella riflessione iniziale– è una ascesi della carità, in S.Paolo l’amore per il prossimo èun riflesso dell’amore che Dioha per noi, di cui Cristo ne èl’espressione. Dice San Paolo:«non cercate il vostrotornaconto ma ognuno pensipiuttosto a quello degli altri»;già in Luca Gesù invita: «siatemisericordiosi come il vostroPadre è misericordioso» e inGiovanni: «come io ho amatovoi, così anche voi amatevi gliuni gli altri». Bisogna amare – hacontinuato il Vescovo – comeDio ci ama. Ce lo ricorda ancheun pensatore profano comeErich Fromm. Dio Padre ci amanello Spirito dello stesso amorecon il quale ama il proprioFiglio. Noi, a nostra volta,amiamo nello Spirito non soloil Padre, ma tutti gli uomini chelui ama: tutti gli uomini cioè inostri fratelli. Si attua così uncerchio ascensionale che èl’amore di Dio. MonsignorGiusti ha poi citato SanGregorio Nazianzeno che,ricordando che l’uomo è statocreato a immagine di Dio,afferma: «Pensa o uomo divinodi chi sei creatura, imitapertanto la “filantropia” di Dio.Nulla nell’uomo è più divinoche il far del bene. Da par suoPapa Leone magno affermavache i cristiani “distribuendo aipoveri vestiti e cibarie nutrono evestono Gesù».Don Alberto Vanzi ha poipresentato il relatoredell’incontro, il professorArmido Rizzi, teologo e filosofo,che ha svolto il suo intervento inquattro punti: antropologico,teologico-biblico, politico epersonale. Da un punto di vistaantropologico l’uomo fariferimento ad uno «spazioabitabile», spazio che inizia nelgrembo materno. Per dar vita adun nuovo essere bisognavolerlo, c’è quindi una«responsabilità» che cidifferenzia dal mondo animalepuramente biologico. Lo spaziosi sviluppa poi nella casa, nelluogo natale, nella madre patria.Da un punto di vista teologico-biblico sappiamo che Dio ospitaIsraele nella Terra Promessa e ciricorda: «anche voi siete statistranieri nella terra d’Egitto»- Ecosì l’accoglienza, l’ospitare, il«condividere lo spazio che noiabitiamo» diventa unimperativo categorico: è ilcomandamento dell’amore peril prossimo e quindi per lostraniero. Riguardo al fattore

politico e rifacendosi alproblema degli immigrati, hadetto che bisogna «coniugarel’utopia con il realismo».Bisogna superare alcunipreconcetti come quello dellasottrazione del lavoro, delladelinquenza, della sicurezza,frutto di campagne politicheben organizzate, e consideraresempre gli immigrati come«persone» e quindi portatori didiritti e doveri. Rizzi ha conclusonarrando l’esperienza dei suoi29 anni passati alsant’Apollinare di Fiesole, doveha dato ospitalità agli immigratidi 5 continenti. «Con loro – hadetto - non ho mai vissutosituazioni di paura, da loro horicevuto più di quanto ho dato».Riferendosi ai recenti fatti diMilano ha terminatosostenendo che bisognainvestire risorse sugli educatori,creare luoghi di incontro e diconvivenza, puntare sempresulla solidarietà e non sullamilitarizzazione del territorio.

MONS. PEREGO: L’ULTIMAENCICLICA, UNA BUSSOLA PER LA CARITÀ DELLA CHIESALa seconda giornata delConvegno è stata aperta dallariflessione di don Vanzi sulvivere il digiuno in sensocristiano. Il tema della serata:«Dare senso alla carità.Provocazioni, proposte eprogetti alla luce della Caritas inveritate», è stato trattato damonsignor Giancarlo Perego,direttore della FondazioneMigrantes. L’enciclica – hainiziato – costituisce unabussola di riferimento, la caritàdi Cristo nella fede e nellaragione diventa il modellodell’agire sociale del cristianonella Chiesa e senza la verità sirischia il sentimentalismo. Ilcristiano trova nel Magistero unmodello di annuncio che si basasu due criteri orientativi: lagiustizia e il bene comune. Per lagiustizia, che è inseparabiledalla carità, il Papa richiama ilvalore del rispetto dei dirittidell’uomo e dei popoli controogni forma di sfruttamento,mentre il bene comune è laforma alta di amore verso ilprossimo, finalizzato ai suoibisogni reali. Dalla letturadell’enciclica – ha continuato ilrelatore – emergono alcuneprovocazioni: le nuove povertàdovute allo scandalo delledisuguaglianze clamorose, lalotta alla corruzione e allaillegalità, il rispetto dei diritti deilavoratori messi in discussione

dall’incertezza delle lorocondizioni di lavoro.E ancora: il cambiamento dellostile e delle modalità di aiutointernazionale, la lotta alla famee alla sete per garantire l’accessoal cibo e all’acqua per gliabitanti dei paesi poveri.L’enciclica presenta poi alcuneproposte come quelladell’utilizzo dei brevettifarmaceutici che in mano allemultinazionali negano i farmaciai paesi poveri. È poi necessariocapire lo sviluppo delle personee dei popoli nella loro«integralità» e uscire della logicadella contrapposizione trablocchi, causa di sottosviluppo,con la riscoperta della politica.Una proposta è anche quella dilavorare per la sicurezza sociale,tutelando i diritti, compiendoopera di mediazione sociale epredicando la non violenza. Sipropone anche di rispettare lavita con l’accoglienzaspecialmente dove essa èimpedita e si deve attuare ildiritto alla libertà religiosacontro ogni fanatismo. Ènecessario far incontrare i saperiperché la carità non li esclude,ne è stato un esempio donMilani con la sua «scuola disaperi». Da queste propostenascono i progetti da realizzarecome quello della fraternitàsenza barriere e senza confini equello della gratuità anche nellaeconomia di mercato comeaffermano gli economistiZamagni e Bruni. Bisogna tenereunito l’agire economico conl’agire politico sull’esempio dimaestri come Olivetti e Fanfani.Un altro progetto è quello chegli aiuti internazionali sianogarantiti dalla democraziacoinvolgendo le personeinteressate, inoltre bisognapuntare alla tutela dei dirittinegati e alla tuteladell’ambiente. Infine bisognafavorire l’inclusione facendo sìche le nostre comunitàdiventino luoghi di relazione edi incontro. Monsignor Peregoha terminato dicendo che unalettura congiunta della Deuscaritas est e della Caritas inveritate può costituire la baseper una nuova animazionecaritativa nelle parrocchie cherichiede una «conversionesociale» privilegiando la sceltapreferenziale per i più poveri.

DON FIORDALISO: LA CASINA,UNA PALESTRA D’ACCOGLIENZAÈ poi seguita una«testimonianza di carità»,l’esperienza nel V Vicariato

della parrocchia diCastiglioncello, messaall’attenzione dei presenti dadon Francesco Fiordaliso. Tuttisono così venuti a conoscenzadella «casina», la casa per gliultimi, la casa che, ideata dadon Roberto Corretti, ha vistoil succedersi di quattro parrocie che esiste ormai da circatrent’anni. Può una parrocchiaaccogliere? Questa è stata ladomanda di don Francesco acui ha dato una rispostaaffermativa. La parrocchia nonè un supermercato doveognuno prende qualcosa, ma èil luogo dove cambiare lapropria mentalità conl’accoglienza e dove non puoicorreggere l’altro se prima noncorreggi te stesso. La «casina»coinvolge, mette incomunicazione le persone,diviene una palestra di fiduciavincendo la paura dell’incontrocon realtà sconvolgenti. Unapalestra di condivisione diresponsabilità, una palestra chefa incontrare le persone piùdiverse, dai medici aicarabinieri, alle psichiatre. Etutto questo per aiutare trepersone emblematiche eproblematiche: Paola,Robertino e Maria Lourdes, chedon Francesco ha descrittominuziosamente con accentitalvolta umoristici come erasolito fare don Betti nellaparrocchia in cui donFrancesco è cresciuto. Paola,Robertino, Maria Lourdes, unaumanità dolente che habisogno di essere curata, nelsenso che tutta la comunità si èpresa cura di loro. Paola,accanita fumatrice, si ammaladi tumore osseo, le vieneproposto un luogo piùprotetto, ma lei decide dirimanere nella «casina», la suacasa, dove muore contenta.Robertino lavora nella pubblicaassistenza di Rosignano e ognifamiglia della parrocchia loospita a pranzo e a cena, a me –ha detto don Francesco –toccherà domenica! MariaLourdes, per un anno e mezzoè stata, per sua scelta, in unacomunità terapeutica ed è oraritornata alla sua «casina»,lavora nel Vicariato e nellaparrocchia e tutti la seguonocon affetto. Tutto ciò puòaccadere se ci sono dei laicidisposti a mettersi indiscussione, laici che sidedicano agli altri con capacità,responsabilità, dedizione. Sì,una parrocchia può essereaccogliente.

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I due giorni del Convegno di Quaresima

sul temadell’immigrazione

ROSA PIÙ STRANA NON C’ÈIL MUSICAL

Sabato 27 febbraio alle 21.15presso il Salone della Parrocchia di N.S. diLourdes in Collinaia (Via Fortuanto Garzelli7) verrà presetato il Musical di MichelePaulicelli «Rosa più strana non c’è» dallaCompagnia dell’Unità Pastorale «I treArcangeli»L’invito è per tutti i giovani che nella figuradi Rosa Venerini possono trovare unarisposta al loro desiderio di bene e dibellezza e per gli educatori in genere perchèapprendano l’educazione come mezzo di liberazione e disalvezza

SETTIMANA PER LA VITAL’UOMO INDESIDERATO

ell’ambito della settimana per la vita, ha riscosso notevolesuccesso l’incontro tenuto ai salesiani dal dottor Renzo

Puccetti, specializzato in medicina interna con master inBioetica e Formazione all’istituto Giovanni Paolo II°, sul delicatotema della contraccezione e dell’aborto.Dove nasce la vita? Sembra strano, ma nasce da un giogo.L’etimologia della parola coniugi rimanda infatti a due personeunite da un legame, da un giogo appunto. Anche l’etimologiadella parola matrimonio ha a che fare con la vita, seconsideriamo la radice Mater intesa come madre, comegeneratrice di vita. Il problema nasce quando la vita non è piùsoltanto osservabile, ma diventa manipolabile. A quel punto èdoveroso chiedersi: si può sempre fare tutto? La scienza èsempre buona o servono delle regole di comportamento? Se siritiene che servano delle regole, la risposta è fornita dallabioetica, che insegna l’uso morale della scienza. Ma esistonoveramente il bene e il male? Se la risposta è no, facilmente sicade nel relativismo che nel mondo d’oggi la fa da padrone. Sela risposta invece è sì, accettiamo il fatto che esista una morale«oggettiva». Ancora, tutto questo è legato in qualche modo allafede? Sicuramente sì, visto che il Dio cristiano è un Dio morale,da non confondersi con un Dio moralista. Oggigiorno la Chiesaviene spesso e volentieri tacciata di fondamentalismo, convienepiuttosto pensare la religione come un supermarket: vado epesco ciò che mi piace e non mi disturba.Tuttavia è evangelicoascoltare l’insegnamento della chiesa. La morale, secondoquanto detto dall’allora cardinal Ratzinger, «è una questionefondamentale di sopravvivenza per l’umanità». Da papa,tornerà sul tema nell’ultima enciclica, Caritas in Veritate,dicendo: «la carità senza verità è sentimentalismo. La ragione èil linguaggio comune per far interagire».Applicando questa bussola all’amore umano, lo spirito si facorporeità e i sensi spiritualità. L’amore umano ha un dupliceaspetto: unire due persone in un rapporto e procreare. Piacere eresponsabilità vanno di pari passo. Oggi accade invece che sivoglia separarli. Secondo la moderna ideologia dei rapportiriproduttivi: il figlio deve essere pianificato, deve essere voluto edeve venire al momento giusto. Facile capire perché la chiesavenga duramente attaccata: è l’ultimo baluardo che mira aproteggere l’unità dei due aspetti del’amore umano. Pensiamoa Paolo VI, con l’enciclica Humanae Vitae, che subì attacchianche da parte dello stesso mondo cattolico. Pensiamo aGiovanni Paolo II, che ha incentrato ben 133 incontri sullacatechesi dell’amore umano. Nella sua enciclica EvangeliumVitae, dice a chiare lettere che contraccezione e aborto sono sìdue cose distinte, ma sono ugualmente frutti della stessamentalità. La contraccezione rende un rapporto falsamenteunitivo, perché lo priva di uno dei suoi aspetti fondamentali.Quanto esposto fino ad ora non è soltanto frutto della fede, èanche estremamente ragionevole.Guardiamo la questione da un punto di vista scientifico, grazieagli studi di un premio nobel per l’economia, che ha analizzatola società prima e dopo l’avvento della contraccezione.Prima sussisteva lo stigma per i bambini nati fuori dalmatrimonio. I rapporti prematrimoniali erano pressoché nulli e,se accadeva il «fattaccio», esisteva il matrimonio riparatore.L’aborto era illegale, quindi le donne abbandonavano i figli,favorendo così le adozioni.Dopo l’avvento della contraccezione le donne, liberate dallapaura di una gravidanza indesiderata hanno cominciato adallettare l’uomo, promettendo un sesso senza conseguenze.Questo modo di intendere il rapporto ha mandato per così dire«fuori mercato» le altre donne, che intendono invece costruireun rapporto solido con un partner e dei figli. Così, per nonrestare fuori dal gioco, anche quest’ultime si vedono costrettead assumere metodi contraccettivi. In caso di fallimento dellacontraccezione c’è l’aborto, oggi legale e gratuito.Risultato: il numero dei matrimoni diminuisce, mentre aumental’età di chi compie questo passo. Aumentano i bimbi con unsolo genitore, bimbi che statisticamente sono più vulnerabili dialtri agli abusi. Consideriamo anche il lessico: oggi i figli si«fanno». Il bambino viene considerato un manufatto, quindideve essere perfetto. Da cosa lo si deduce? Semplicemente dauna parola ormai familiare alle donne in gravidanza: screening.Basti pensare all’amniocentesi, all’ecografia morfologica e viadicendo… tutti strumenti per una diagnosi prenatale che nonmira a curare, bensì ad eliminare. Altra considerazioneimportante: con l’avvento della contraccezione sarebbe dovutodiminuire teoricamente il numero degli aborti. In questo caso ilcondizionale è quanto mai d’obbligo: nei paesi europei,l’aumento dell’uso dei contraccettivi va di pari passo con ilnumero degli aborti, causa l’estrema fragilità emotiva di chi sitrova ad attendere un figlio non pianificato. La questione siriassume in una domanda: chi è l’embrione? E’un essereumano che cresce dentro la madre, in un costante dialogocellulare, presente fin dai primi attimi dopo il concepimento.L’attuale tentativo è quello di trasformare «qualcuno»in«qualcosa».L’uso sconsiderato della scienza, l’avvento di nuove oligarchieche mirano alla libertà di ricerca solo laddove c’è profitto, gliinteressi dilaganti dell’industria farmaceutica (ultimo esempio, ilfamoso vaccino contro la temuta influenza A), costringonol’uomo ad opporre una risposta efficace. Informarsi, esserecritici senza farsi plasmare dalla telecrazia e dalla dittatura delconsenso: solo così potremo essere persone libere, capaci didifendere la vita nella sua continuità e dignità, dalconcepimento alla nascita, fino al suo naturale tramonto.

Benedetta Agretti

N Lo spazio dell’amore

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI28 febbraio 2010II

Viaggio nelle parrocchie: L’unità pastorale dei Tre Arcangeli

Una «sfida» da vivereDI GIULIA SARTI

na sfida»,cosìdefinisce lasua

esperienza don RaffaelloSchiavone, «superparroco»dell’unità pastorale dei TreArcangeli. Sì perché leparrocchie di cui èresponsabile sono tre: SanMartino, SS.maAnnunziata dei Greci eN.S. di Lourdes. Unanuova realtà voluta damonsignor Giusti circa unanno fa. Adesso che puòiniziare a fare un bilanciosu come sta andandoquesto «esperimento», gliabbiamo fatto qualchedomanda.

Perché la decisione diunire le tre parrocchie?Unproblema legato al bassonumero di sacerdoti?«No, questo non fu e nonè il motivo, anche perché acoordinare l’unità siamo 4sacerdoti, per cui avremmopotuto gestirne una a testa.Il motivo "scatenante" fu ilbisogno di San Martino diavere spazi a disposizione,che in questa parrocchiaerano pochi, ma che alcontrario abbondavanoalla Leccia. Sarebbe dovutodiventare in seguitomodello d’esempio peraltre realtà per imparare amettere insieme diversidoni».

Che cosa vuol dire farparte di una unitàpastorale?«Prima di tutto significalavorare insieme,programmare, far nasceredove non era presente unarealtà già avviata daun’altra. Per il momentoabbiamo unito i treconsigli pastorali in unounico, la stessa cosa perl’Ufficio affari economici. Icatechisti si trovanoinsieme per decidere ilprogetto da seguire, poiognuno lavora nella suacomunità. Anche la

formazione dei genitoriavviene comunitariamentee il gruppo liturgico peranimare la messa cerca didistribuirsi in modo dagarantire la presenza adogni Messa. Abbiamoanche un giornalinoparrocchiale "Triangeloin…formazione" e "Allequerce di Mamre", unfoglio settimanale diinformazione per ricordaregli appuntamenti nelle trechiese».

Logisticamente come èorganizzata?«Il vescovo ha formato un"gruppo di presidenza dicomunione" formato danove tra laici e sacerdoti:io ricopro il ruolo diparroco, a me si affiancanotre vicari parrocchiali, ladelegata dell’Operadell’Amore Sacerdotale inDiocesi, una coppiaappartenente al gruppofamiliare della stessaOpera, un diacono e suamoglie. Il lavoro disquadra è indispensabile,altrimenti non è possibileportare avanti una realtàcome questa. Una cosa

importante di questanovità è la valorizzazionedella figura femminileall’interno del camminodella comunità».

Avete deciso di unirvianche sotto il nome «I trearcangeli», ovviamentenon è una scelta casuale?«Naturalmente no: tre siriferisce al numero dicomunità, dalle cui si èispirato anche il nomedegli arcangeli scelti: per laS.S.ma Annunziata è statofacile pensare a Gabrieledell’annunciazione; SanMartino era un militareper cui abbiamo sceltoMichele, N.S. Signora diLourdes è colei che cura imalati per cui Raffaele(Dio guaritore) era moltoadatto. Quindi abbiamoaggiunto anche la festapatronale comune il 29settembre».

Di che cosa c’è bisognoperché una cosa comequesta possa funzionare?«Per prima cosadell’appoggio del Vescovoche l’ha fortemente voluta,ma soprattutto di personesenza schemi mentali, siaper quanto riguarda laiciche sacerdoti: devonoimparare a collaborareinsieme sullo stesso piano.Oltre a questo ognicomunità ha dovutoimparare a sacrificarequalcosa di suo per il benecomune, e questa forse è lacosa più difficile».

Quali sono stati i problemimaggiori all’inizio?«Prima di tutto una équipeformata quasi totalmenteda persone venute da altrerealtà chiamate dalVescovo, che si sonoritrovate a collaborareinsieme senza essersiscelti. Questo unito inqualche modo a unaperdita parzialedell’identità delle treparrocchie, ha avutoriscontri sull’accoglienzache abbiamo ricevuto,

all’inizio un po’ scettica epolemica soprattutto daparte dei più"tradizionalisti". Un altroproblema enorme è statol’aspetto economico: le trecomunità avevanoaccumulato insieme undebito di quasi un milionedi Euro. Grazie all’ufficioaffari economici comune,abbiamo iniziato a cercaredi far tornare i contiprendendo da chi ne avevaun po’ di più etrasferendoli alla comunitàche ne aveva meno».

Cosa pensa della «nuova»chiesa di Salviano inprogetto?«Se ci si dovesse basare sulnumero di abitanti,sarebbe davvero necessaria

perché troppo piccolaquella attuale, ma in realtàdato il numero effettivodei fedeli che partecipanoalla vita parrocchiale, bastaquella che già c’è. Tral’altro proprio loro nonsono particolarmented’accordo a trasferirsi inuna nuova struttura».

Cosa c’è ancora da fare?«Il problema maggiore èsempre la lontananza dimolti abitanti della nostracomunità; anche perquesto abbiamo deciso difondare l’Associazione "ITre Arcangeli onlus", perriuscire ad avvicinare allacomunità tramiteiniziative di svago e culturachi ancora non ha trovatoil suo posto in parrocchia».

CONSACRATI IN FRATERNITÀ’

OAS OVVEROL’OPERA AMORESACERDOTALE

unità pastorale «I tre arcangeli» non è la solaunicità per Livorno: il suo parroco è anchel’unico rappresentante del clero cittadino a farparte dell’Opera Amore Sacerdotale, una

associazione pubblica di fedeli presente in altre partidi Italia.Costituita dal vescovo di Verona Carraro nel 2000, èentrata nella Chiesa ufficialmente in seguitoall’approvazione dello statuto nel 2005. Essa èformata dal gruppo degli sposi, delle animatrici dicomunità e dalle fraternità. Quest’ultime si vengono acostituire tramite una consacrazione di fraternità traun sacerdote e una donna (anch’essa consacrata). Inquesto modo il ruolo femminile assume un valoreimportante poiché condivide il cammino sacerdotale.Il libro dell’OAS, un insieme di riflessioni spiritualiche vogliono aiutare a pensare e propongono unmodo di essere dice questo a proposito dellefraternità:«la Fraternità è la ricomposizione del disegnooriginario della creazione, è "segno" della nuovacreazione operata da Cristo nel mistero pasquale.L’unità dell’uomo e della donna così come è uscitadalle mani del Creatore e poi frantumata dal peccato,in forza della morte e risurrezione di Cristo, è stataricomposta . Gli sposi cristiani vivono questaricomposizione nella modalità coniugale; lefraternità, in forza dello Spirito, realizzano questaunità nella modalità verginale, tenendo conto dellascelta celibataria del prete».

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TUTTI SUL PALCO!na passione del parroco che sidilettava a fare l’attore anche nella

sua passata parrocchia, è statatrapiantata anche qui: l’attività teatrale. È nata la compagnia teatrale «Trearcangeli», aperta a tutti i parrocchianiche sentono di avere un talento artisticoo che semplicemente vogliono divertirsiun po’.In questo periodo la compagnia si sta

preparando per l’allestimento di unastoria su Santa Rosa Venerini, di cuiportano il nome le religiose che sioccupano della scuola all’interno dellacomunità. Anche in questo ambito ci siapre verso i più piccoli che hanno decisodi dare un nome diverso al loro gruppo:«Giù le mani dalla luna!», titolo dellaloro prima rappresentazione e che già aNatale ha debuttato per la secoda voltacon una commedia dal tipico saporenatalizio.

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I numeri delle parrocchiePARROCO RESPONSABILE DELL’UNITA’PASTORALE: donRaffaello SchiavoneVICEPARROCI DELL’UNITA’PASTORALE: don MarioNowakoski - don Gregorio Baryn - don Claude Okondjo

CHIESA DELLA SS.MA ANNUNZIATA DEI GRECIALLA LECCIA-SCOPAIAINDIRIZZO: Via Olanda (Scopaia) - LIVORNO, 57128VICARIATO: IVBLOG: http://unitapastoraletrearcangeli.over-blog.it/ NUMERO TELEFONO: 0586-854773ORARIO MESSE: feriali: 9.00 (inverno ed estate); Sabato ePrefestive: 18.00(inverno)-18.30(estate); Festive: 9.00-11.00GIORNALINO UNITA’PASTORALE: Triangeloin…formazione EMAIL E SITO REDAZIONE: [email protected] [email protected] -http://it.groups.yahoo.com/group/forum_trearcangeli/

CHIESA DI SAN MARTINO DI TOURS IN SALVIANO

INDIRIZZO: Via della chiesa di salviano, 17 - livorno,57124 VICARIATO: IVNUMERO TELEFONO: 0586-852646ORARIO MESSE: feriali: 17.00 (inverno) - 17.30 (estate); Sabatoe Prefestive: 17.00(inverno)-17.30(estate); Festive: 8.00-10.00-18.00

CHIESA DI NOSTRA SIGNORA DI LOURDES INCOLLINAIA INDIRIZZO: Via F. Garzelli 7 - LIVORNO, 57128 VICARIATO: IVNUMERO TELEFONO: 0586-501170ORARIO MESSE: feriali: 17.30 (inverno)- 18.00 ( estate); Sabatoe Prefestive: 17.30(inverno)-18.00(estate); Festive: 8.30-10.30

L’intervista al parroco don Raffaello Schiavone

onsignor Guano fece il suoingresso a Livorno il 1 luglio

1962. Era stato consacrato Vescovo ilgiorno dell’Ascensione del 1962 allavigilia della apertura del ConcilioVaticano II.Nei giorni precedenti laconsacrazione, esprimendo la suaansia , aveva scritto fornendoci ungrande esempio di disponibilità allavolontà del Padre:«Gesù mi hachiamato questa volta in unamaniera precisa… Chi sa che non siala svolta della mia vita! Gesù mi hachiesto di lasciare tutto ciò chefacevo, ciò a cui aspiravo… per farecose che più mi pesano, mentre avolte mi sento stanco.. Questa èl’occasione per dire un bel sì alSignore volentieri ,non stentato. IlSignore mi darà almeno Lui forza,coraggio, saggezza, amoreenergia…. Mi vuole a lavorare allecose sue, per la Gloria del Padre, perla salvezza e la pace degli uomini, mivuole per fare…la Chiesa diLivorno.. mi vuole a pregare conLui».Si presenta ai Livornesi parlando disé nella sua prima lettera pastoralenella quale riprenderà proprio iconcetti espressi nella meditazioneprivata e che intitolerà Gloria a Dio epace agli uomini. E spiega subito iltitolo: «questo è ciò checontinuamente stava, e sta, nelpensiero di Cristo: il Padre e la suagloria e i fratelli, la loro vita in Dio ela loro pace.»E al termine della lettera diràriferendosi ai suoi fedeli: «Ora il mioprimo pensiero e il mio primo servizionon potrà che essere per voi, perquesta Chiesa di Livorno… che oraEgli affida a me come sposa…per laquale Egli vuole che io mi doni:questa Livorno che ha, lo so, i suoigravi problemi che destano nonpoche ansie e preoccupazioni in nonpochi di voi…, ma che ha insieme lavivacità del suo temperamento…chevive attivamente attorno al suoporto,che ha una storia gloriosa,…che ospita degnamente un ambientedi studio e di preparazione qualel’Accademia Navale.» Monsignor Guano trovò a Livornograndissimi consensi e così contribuìa sfatare la frase fatta che Livorno èuna «Diocesi difficile».Vi trovò anchei problemi dovuti alla scarsità delclero e di mezzi per la pastorale, diresistenze sul piano delle idee.Ripercorriamo il suo camminoattraverso i suoi messaggi. Non cispaventino le date per noi cosìlontane nel tempo. Nei suoi scritti,che trattano temi di moraleuniversale e che si rifanno semprealle Sacre Scritture, troviamo, ancoraoggi, spunti validi di meditazione; ilsuo insegnamento non è datato,come alcuni potrebbero sospettare,ma fresco e penetrante.Alla sua morte, avvenuta a Genova il26 settembre 1970, ebbe nellanostra città, riconoscimenti pubblici,oltre che dalla popolazione ,dallastampa e dalle autorità civili. Fusolennemente commemorato alConsiglio comunale e provinciale diLivorno.Venne lodato per il contattoaperto e leale con il mondo dellavoro.Venne messo così in risalto ilposto che questo Servo di Dio (siparlò con insistenza di santità di vita)era riuscito a ritagliarsi nella societàcivile e ecclesiale.I funerali vennero celebrati a Genovanella Cattedrale di cui era statoCanonico dal cardinal Siri e poi aLivorno. A Livorno vi parteciparonotre Cardinali (Florit, Pellegrino, Roy)quindici vescovi da tutta Italia, cleroe personalità e tanta folla commossastretta intorno al feretro in un silenzioimpressionante. Fu sepolto, secondoil suo desiderio, nel cimitero dellaMisericordia nel campo dei bambini.Inevitabilmente i cinque anni dimalattia hanno fatto sì che via via sidiradassero le sue presenze sullaCattedra del Duomo. Ma lesofferenze portate quotidianamentecon umana e cristiana dignità hannofatto del suo letto una cattedra sinoall’ultimo respiro («la Settimana»1970)

a cura di Maria LuisaFogolari

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L’anniversario di mons. Guano

LA PRIMALETTERAPASTORALE

Nelle foto: qui sopra il nuovo complesso della SS. Annunziata ancora in fase dicompletamento; sotto l’interno della nuova chiesa

Page 3: La Settimana - n. 8 del 28 febbraio 2010

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI28 febbraio 2010 III

San Martino(Salviano)

ostruita quando ancorail borgo di Salviano eraisolato dalla città, lachiesa di San Martino è

attestata già intorno all’anno1000 a cui probabilmenterisale l’abside in stile romanicopisano. Nel ’700 parte dellachiesa venne distrutta percostruirne una più grande.Oggi al suo interno troviamodecorazioni in stile tardobarocco.

SS. Annunziatadei Greci (La Leccia)

La parrocchia della SS.Annunziata dei Greci nelquartiere la Leccia nascenegli anni ’80, con

l’estendersi della popolazionenelle aree circostanti.All’inizio è il salone di unavilla padronale ad ospitarecelebrazioni e catechesi per ifanciulli, questioniburocratiche e mancanza difondi impediscono per moltianni la realizzazione di uncomplesso parrocchiale chepossa degnamente dare spazioalle attività pastorali.La prima pietra del nuovo

complesso di via Olanda vieneposta nel giugno del 2000, e inattesa della costruzione lacomunità celebra all’interno diun fabbricato posto sulla stessa

area; poi sisuccedonovarie fasi di

costruzione durante gli annisuccessivi, finanziate dallagenerosità dei parrocchiani econ l’aiuto della Diocesi e dellaCEI.Ad oggi la chiesa non è ancoraterminata, ma durante l’ultimavisita del delegato CEI perl’edilizia di culto è stato datoparere favorevole a che ilcomplesso sia completatopresto.La parrocchia ha lo stessonome della chiesa dove si trovala famosa iconostasi greca invia della Madonna, questo perdue motivi: innanzitutto permotivi burocratici ditrasferimento del titoloparrocchiale da una chiesa nonpiù parrocchiale ad una nuovacomunità, dall’altro perché allaparrocchia della Leccia vennedonata e ancora possiede una

delle antiche porte dell’edificiosacro di via della Madonna.

N.S. di Lourdes(Collinaia)

a prima pietra dellachiesa venne benedettada monsignor EmilioGuano l’8 ottobre del

1967 e l’edificio fu poicostruito su progetto degliarchitetti genovesi LucianoGrossi Bianchi e Cesare Frera.Nell’interno della chiesa ilpittore livornese GiancarloCocchia svolse un discorsopittorico con affreschi su sedicipannelli. La statua dellaMadonna è opera delloscultore Elio De Angelis.La parrocchia venne eretta damonsignor Andrea Pangrazionel febbraio del 1962, la chiesavenne ultimata ed aperta alculto nel 1973

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UNA NOVITÀ’

L’Associazione «I tre arcangeli onlus»ra le novità nate in seguito allaformazione dell’unità pastoralel’associazione «I Tre Arcangelionlus» è tra le ultime introdotte. Il

suo scopo è quello di gestire tutte quelleattività delle tre comunità che non sonolegate necessariamente alla vita pastorale:gite, campeggi, visite culturali, laboratoriteatrali oltre a feste patronali o cenecomunitarie più strettamente«parrocchiali».

Nata il 10 dicembre è presieduta da donRaffaello e formata da un gruppo di socifondatori e da un Consiglio Direttivocostituito da due componenti per ognunadelle tre comunità al fine di garantire lacollaborazione reciproca e rafforzarnel’unità.Gli scopi che si propone sono guidati dalmessaggio evangelico e dall’insegnamentosociale della Chiesa e si rivolgono a tutte lefasce d’età: per i giovani si cerca di puntare

sulla diffusione della cultura delvolontariato, di promuoveremanifestazioni ludico-sportive, per ibambini ci si orienta maggiormente sulaboratori espressivi, teatrali e musicali. Aquesto si aggiungono attività ricreative,servizi di aiuto psicologico sociale oculturale.Tutto per permettere la crescita spirituale ela possibilità di esprimere le diversepotenzialità ad ogni persona.

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Nelle foto: in alto, una bella foto

della chiesa di Nostra Signora

di Lourdes in Collinaia.A lato e sotto,

la chiesa di San Martino in

Salviano e il suo interno.

L’ASSOCIAZIONE « PEZZE PAZZE»

i sa che in ogni parrocchia c’è sempre qualcuno chespicca per le sue doti manuali e la sua creatività.Spesso sono signore che dedicano il tempo libero allavoro a maglia, uncinetto, cucito o bricolage.

«Pezze Pazze» è l’associazione che riunisce tutte questepersone che danno vita a prodotti artigianali di notevolequalità: sciarpe, maglioni, oggetti di bigiotteria.Nata inizialmente nella parrocchia della S.S. Annunziata,si è estesa come tutto il resto alle altre due comunità. Unmodo per stare insieme e passare il tempo, ma che hacome scopo anche quello di raccogliere fondi da destinarea opere di carità.

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AGENDA DIOCESANAVENERDÌ 26 FEBBRAIO- 18.00 il Vescovo incontra i referenti dellecommissioni per il progetto culturale in vescovado

SABATO 27 FEBBRAIO- 18.00 il Vescovo inaugura la mostra dellasindone organizzata di cooperatori paolini nellacappella del Beato Angelico in Duomo a seguirecelebra la messa

DOMENICA 28 FEBBRAIO- 10.00 il Vescovo celebra la messa dei fanciullinella parrocchia di S. Lucia e a seguire incontra igenitori e i catechisti dei ragazzi - 15.30 presso la parrocchia di Santa Lucia, ritirodella Scuola di Formazione per Operatori Pastorali(SFOP)- 17.00 nella parrocchia dei Sette Santi Fondatoriproiezione del film «Lo spretato» in occasione delleiniziative per l’Anno Sacerdotale, seguirannoun’analisi e commento del film

LUNEDÌ 1 MARZO- Nella parrocchia di S. Jacopo esercizi spirituali perla Quaresima: 8.30 celebrazione eucaristica; 9.00esposizione del santissimo sacramento ecelebrazione delle lodi mattutine; 12 ora media; 17rosario; 17.30 Vespro; 18 celebrazione eucaristicapresieduta da don Andrea Brutto; 18.30meditazione di don Andrea Brutto; 21.15meditazione di don Andrea Brutto

MARTEDÌ 2 MARZO- Nella parrocchia di S. Jacopo esercizi spirituali perla Quaresima: 8.30 celebrazione eucaristica; 9.00esposizione del santissimo sacramento ecelebrazione delle lodi mattutine; 12 ora media; 17rosario; 17.30 Vespro; 18 celebrazione eucaristica;18.30 adorazione eucaristica comunitaria; 21.15adorazione eucaristica comunitaria- 17.30 il Vescovo incontra gli insegnanti direligione in Vescovado- 21.00 il Vescovo incontra i consigli pastoraliparrocchiali del primo vicariato nella chiesa dellaPurificazione

MERCOLEDÌ 3 MARZO- 21.00 Consiglio pastorale diocesano invescovado

GIOVEDÌ 4 MARZO- 9.30 in vescovado Consiglio presbiterale

VENERDÌ 5 MARZO- 17.45 nella chiesa valdese (Largo Valdesi 1)giornanta mondiale della preghiera ecumenica- 18.00 il Vescovo partecipa alla Via Crucis del VIvicariato nella chiesa di S. Luca (Stagno)

DOMENICA 7 MARZO- 9.00 il Vescovo celebra la Messa all’IstitutoPascoli- 11.30 il Vescovo celebra la Messa con i ragazzidel catechismo nella parrocchia della SS.Trinità

CRISTO A SCUOLAari ragazzi e cari genitori,tra poco sarà tempo di rinnovo

dell’iscrizione scolastica e con essasarete nuovamente chiamati ascegliere di avvalersi o menodell’insegnamento della religionecattolica.I dati dello scorso anno evidenzianoche questa scelta è stata compiuta dapiù del 90% delle famiglie italiane esono certo che sia stata una sceltaponderata e non il frutto di unasemplice abitudine o «tradizione».La scuola ha il compito di formare lepersone, ma anche le coscienze e sonoconvinto che l’insegnamento dellareligione cattolica, che pone al centrola persona umana e la sua dignità,possa essere un valido contributo allacrescita dei nostri ragazzi.L’insegnamento della religione non èla catechesi parrocchiale, ma cerca dipromuovere la conoscenza delcristianesimo dal punto di vistastorico-culturale, per questo èsicuramente anche un contributo allaformazione culturale e nozionisticafornita alla scuola.Nella società multietnica emulticulturale in cui viviamol’insegnamento della Religionecattolica penso possa essere anche unutile spazio di integrazione perchépuò essere strumento per arricchire ilpatrimonio storico, artistico eculturale che appartiene all’Italia.Accompagnandovi con la preghiera Visaluto cordialmente

+ Simone, Vescovo

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Ancora offerte tramitela DiocesiNei giorni scorsi sono pervenute all’uf-

ficio amministrativo altre offerte per iterremotati di Haiti: 500 religiose dellaDiocesi; 1.500 parrocchia Ss. trinità;478,14 parrocchia San Pio XTotale 42.149,65 euro

HAITI

SS. Annunziata dei Greci - N.S. di Lourdes - S. Martino

La storia delle chiese parrocchialiTre stili e tre storie diverse per servire un’unica comunità

Page 4: La Settimana - n. 8 del 28 febbraio 2010

SPIRITUALITÀTOSCANA OGGI28 febbraio 2010IV

I PIÙ VENDUTI NELLE LIBRERIE CATTOLICHE

1 P. Livio - D. Manetti I SEGRETI DI MEDJUGORIE Piemme2 G. Pallanti - M. Mancini LA PREGHIERA SPEZZATA Lef3 W. Poltawska DIARIO DI UN’AMICIZIA San Paolo4 B. Forte SEGUENDO TE, LUCE DELLA VITA San Paolo5 S. Oder PERCHE’E’SANTO Rizzoli6 P. Brosio A UN PASSO DAL BARATRO Piemme7 P. Curtaz L’ULTIMO SI’ San Paolo8 AA.VV. IL VANGELO BASTA Carocci9 E. Bianchi LETTERE A UN AMICO SULLA VITA SPIRITUALE Qiqajon10 A.Torno LA SCOMMESSA Mondadori

uesta setti-mana,dal 15

al 20 febbraio, lelibrerie che sonostate interessantealla rilevazionedei libri più venduti sono statel’Ecclesiastica di Pontremoli, LaParola di Figline Valdarno, SanPaolo di Firenze e Paoline di Pi-sa. Tre sono i titoli new entry: alnono gradino un epistolario delpriore della comunità monasti-

ca di Bose, EnzoBianchi, che af-fronta con grandesemplicità tutta ladimensione dellavita spirituale cri-

stiana, al settimo un testo di me-ditazioni quaresimali di PaoloCurtaz e al quarto la raccolta de-gli esercizi spirituali tenuti dalvescovo di Chieti nella Quaresi-ma 2004 a Giovanni Paolo II.

A cura di Stefano Zecchi

Q Tra le nuove entratele meditazioni del vescovo Forte

Risponde p. Francesco Romano,docente di Diritto Canonico

bbiamo già avutooccasione di scrivere inquesta Rubrica sualcune situazioni

matrimoniali in rapportoall’ammissione al sacramentodella Comunione. Non è il casodi riscrivere quanto è ancorafacilmente consultabile nellaRubrica dell’11 febbraio 2007(«Chi sposa un divorziato puòfare la comunione?», del 24aprile 2007 («La moglieabbandonata può fare lacomunione?») e del 4 marzo2009 («Il divorziato che non sirisposa può fare lacomunione?»).La vicenda familiare e personaleche il lettore ci presenta di suafiglia, ci permette di aggiungerequalche osservazione su un temache spesso viene riproposto.L’atteggiamento tenuto da questapersona, così come il padreriferisce, è quello di una moglieche alla fine ha ceduto allavolontà del marito, promotoredella causa di divorzio. Non èstata la donna a ricercare ildivorzio né a sostenerne lemotivazioni. Il consenso da leidato, almeno nel contesto dellenostre considerazioni, ha unsignificato prevalentementeformale. La moglie ha cercato dimantenere un comportamentomeno litigioso in riferimento aun fine che comunque sarebbestato raggiunto dal marito conmaggiore dispendio di energie edi tempo. Un comportamento,pertanto, ininfluente rispetto alconseguimento del divorzio.Questa circostanza da sola nonpotrebbe essere consideratasufficiente né ragionevole perimpedirle di ricevere lacomunione o di essere ammessaall’ufficio di madrina.Ritengo che non sia correttoentrare direttamente nellapolemica sollevata dal lettoresulla decisione del parroco,conoscendo soltanto una eapprossimativa versione dei fatti.Pertanto, questa ne risulterebbela sede meno adatta. Aggiungosolo che i fedeli hanno il dirittodi ricevere i sacramenti dai sacriPastori (cf. can. 213) come pure«i ministri sacri non possononegare i sacramenti a coloro cheli chiedono opportunamente,siano ben disposti e nonabbiano dal diritto laproibizione di riceverli» (can.

A843) e, nello specifico del nostroargomento, «ogni battezzato, ilquale non ne abbia laproibizione dal diritto, può edeve essere ammesso alla sacracomunione» (can. 912). Inoltre,tra le condizioni richieste peressere ammesso all’ufficio dipadrino, il can. 874 §1 prescriveal n. 3 che questi «conduca unavita conforme alla fede e alcompito che sta per assumere» eal n. 4 «che non sia colpito daalcuna pena canonicalegittimamente inflitta odichiarata».Viene, allora, da domandarsi -considerato l’accaduto che illettore ci riferisce a propositodell’incomprensione del parrocoper questa donna divorziata suomalgrado, - quando in presenzadel fallimento matrimonialenon è consentito comunicarsi.Dopo aver parlato in altreoccasioni di alcuni insegnamentidel Magistero della Chiesa aproposito di situazionimatrimoniali fallite o irregolari,ritengo che sia utile ricondurre laspiegazione ai minimi terminirispondendo alla domanda suquali siano le condizioni ingenere per ricevere la SS.Eucaristia. Tutti sappiamo findalle prime lezioni dicatechismo che per comunicarsi

occorre lo stato di grazia dopoessersi pentiti di un peccatoeventualmente commesso,soprattutto se è grave, di averfatto il proposito di noncommetterlo più e, infine, di averricevuto l’assoluzionesacramentale.Ciò detto, anche se una personafosse stata la causa del fallimentodel proprio matrimonio e deldivorzio, non significa chedebba considerarsi per sempresotto il giogo del peccato e senzaalcuna speranza, tantomenodeve essere questo il giudiziodella comunità ecclesiale. Ognipentimento autentico, prima ditutto di fronte a Dio, ha comeesigenza interna la volontà dinon ripeterlo e la riparazione delmale commesso.Purtroppo, nella maggior partedei casi, la separazione coniugalee il divorzio coincidono con ilvenir meno della fedeltà al pattoconiugale, mentre il sacramentodel matrimonio, validamentecelebrato, non potrà mai esserecancellato da nessuna potestàumana e da nessun attosuccessivo a esso contrario.Finché gli sposi sono in vita essoè una realtà permanente comepure l’obbligo di osservarne leproprietà essenziali dell’unità edell’indissolubilità del vincolo. Questo è il punto cardine dellaquestione ovvero, la nondisponibilità a conservarel’obbligo della fedeltà scaturitodal patto coniugale, anche se èintercorsa una sentenza didivorzio, corrisponde almancato proposito di fuggire dalpeccato, condizione necessariaperché il pentimento siaautentico. La conversione è

cambiamento di vita. Con questa semplicespiegazione giungo a tirare le filadella questione posta dal lettoreper dire senza equivoci chesarebbe a dir poco paradossaleed estremamente ingiusto se unapersona, già resa vittimainnocente per un divorziosenz’altro subito, purcontinuando a mantenersi fedeleal patto coniugale, dovessetrovare ostacoli ad accostarsi allacomunione.Non c’è dubbio, secondo quantoriferisce il lettore, che questamoglie lasciata dal maritoconduca una vita di ininterrottafedeltà coniugale e sia testimonedi un’esistenza autenticamentecristiana. Queste personedovrebbero essere presentatecome modello, piuttosto cheessere allontanate come pericolodi scandalo. Potrebberodiventare una catechesi vivente.Ma l’esperienza direttadell’accaduto induce il lettore apresentare la «discordanza trasacerdoti» come un fenomenostatistico. Un caso isolato nonpuò essere generalizzato anchequando trova risonanzamediatica. Un sacerdote,soprattutto se è parroco, non èpadrone del ministeroaffidatogli, ma «cooperatore»con il suo Vescovo dellamissione pastorale della Chiesada essere, così, sempre inarmonia e in spirito dicomunione anche con gli altrisacerdoti del presbiterio. La comunione ecclesiale, infatti,è uno dei principi fondamentalidell’ecclesiologia del Vaticano IIche sempre deve esseresalvaguardata e ha comecontenuto la professione di fede,i sacramenti, il governo dellaChiesa (cf. can. 205). Con pocherighe il can. 529 §2 riassume laresponsabilità che ha il parrocodi favorire la comunioneparrocchiale avendo come puntodi riferimento sia la diocesi che ilsingolo fedele: «Il parroco […]collabori con il proprio Vescovoe con il presbiterio della diocesi,adoperandosi anche perché ifedeli si prendano cura difavorire la comunioneparrocchiale, sentendosi insiememembri della diocesi e dellaChiesa universale, e perchépartecipino e sostengano leopere finalizzate a promuoveretale comunione». La comunioneecclesiale coinvolge ogni fedeleche troverà sempre la rispostapiù giusta e più vera nel bussareanche lui alla porta del proprioVescovo, «chiamato a difenderel’unità della chiesa universale» ea vigilare «che non si insinuinoabusi nella disciplinaecclesiastica, soprattutto nelministero della parola e nellacelebrazione dei sacramenti ecc.»(can. 392 §§1 e 2).

ercoledì 17 febbraio Papa Benedetto XVI hapresieduto il rito della benedizione ed imposi-

zione delle ceneri nella Basilica di Santa Sabina al-l’Aventino. Nell’omelia ha osservato che i quarantagiorni trascorsi da Gesù nel deserto della Giudea,furono per Lui un tempo di silenzio e di digiunoper abbandonarsi completamente al Padre. Inol-trarsi nel deserto e rimanervi a lungo - ha prosegui-to il Pontefice - significava esporsi volontariamenteagli assalti del nemico ed ingaggiare con lui la batta-glia in campo aperto, sfidarlo senza altre armi che lafiducia sconfinata nell’amore potente del Padre. Non fu un atto di orgoglio - ha detto il Papa - mauna scelta di umiltà, coerente con l’Incarnazione.Tutto questo il Signore Gesù lo ha fatto per noi. Loha fatto per salvarci, e al tempo stesso per mostrarcila via per seguirlo. La salvezza, infatti - ha continua-to Benedetto XVI - è grazia di Dio, ma per avere ef-fetto nella nostra esistenza richiede il nostro assen-so, un’accoglienza dimostrata nei fatti, cioè nellavolontà di vivere come Gesù, di camminare dietro a

Lui. Seguire Gesù nel deserto quaresimale è dunquecondizione necessaria per partecipare alla sua Pa-squa, al suo «esodo». Adamo fu cacciato dal Paradiso terrestre, simbolodella comunione con Dio; ora - ha aggiunto il Pon-tefice - per ritornare a questa comunione e dunquealla vera vita, la vita eterna, bisogna attraversare ildeserto, la prova della fede. Non da soli, ma con Ge-sù! Lui , come sempre, ci ha preceduto e ha già vin-to il combattimento contro lo spirito del male. Eccoil senso della Quaresima, tempo liturgico che ognianno ci invita a rinnovare la scelta di seguire Cristosulla via dell’umiltà per partecipare alla sua vittoriasul peccato e sulla morte. Il peccato - ha concluso ilPapa - è la malattia mortale entrata ben presto adinquinare la terra benedetta che è l’essere umano.Creato ad immagine del Santo e del Giusto, l’uomoha perduto la propria innocenza ed ora può ritorna-re ad essere giusto solo grazie alla giustizia di Dio, lagiustizia dell’amore che, come scrive San Paolo, «siè manifestata per mezzo della fede in Cristo».

MTRASFIGURAZIONEÈ IL NOMEDEL FUTURO

Seconda Domenica di Quaresima (Gen 15, 5-12.17-18; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28b-36)

La sequela di Gesù nel deserto lo harivelato a noi e ha rivelato noi a noi

stessi come creature sottoposte allagrande prova della scelta della ragioneultima che fonda e orienta l’esistere: ilPadre e la sua parola che oggi,identificati con Pietro, Giovanni eGiacomo, ci conducono sul montedella Trasfigurazione.

L’evento avviene alcuni giornidopo l’annuncio della passione e

delle condizioni per seguire Gesù (Lc9,22-26), su un innominato monte enon a caso. La montagna nellinguaggio religioso è il luogo idealedell’incontro Dio - uomo, da un latoindica un abbassamento, la discesa diDio dal cielo della sua altainaccessibilità, e dall’altro uninnalzamento, la salita dell’uomo dalla pianura di pensieri tutt’altro cheelevati: «Il mio popolo è duro aconvertirsi: chiamato a guardare inalto, nessuno sa sollevare lo sguardo»(Os 11,7). L’incontro di Gesù con ilPadre avviene dunque in montagna inun contesto orante, è mentre dialogacon il Padre che Gesù viene illuminatodal Padre tramite Mosè-Legge e Elia-Profezia e poi tramite la Voce. Unailluminazione, in cui sta il frutto verodella preghiera, dai molti aspetti.Innanzitutto Gesù viene illuminatocirca il suo destino ultimo epenultimo: al monte di Dio Luce in unvolto di luce e in una veste candida siperviene attraverso un «esodo», ilpassaggio dal monte della croce, lavetta di un amore che si fa domanda diperdono per lo stesso uccisore (Lc23,34).Di questo Gesù parla con Mosè ed Eliadando compimento alla lunga catenadegli esodi, dalla schiavitù alla libertà,dall’idolatria al Dio vivente e oradall’amore allo splendore dell’amorevia alla luce eterna. In secondo luogonella trasfigurazione di Gesù vieneportata a piena luce la gloria di Israele,di Mosè e di Elia: egli è, come è statoscritto, il «giudaismo trasfigurato».Inoltre nel monte della trasfigurazioneaccade una illuminazione deidiscepoli: viene aperta una fessura alloro non comprendere il linguaggiodella croce, viene sprigionato il lorodesiderio: «È bello per noi essere qui»avvolti nella luce del Trasfigurato, evengono restituiti alla realtà dallavoce: «Ascoltatelo». Un ascolto cheimplica il cammino dietro a lui allaluce del discorso della pianura cheeleva ad altezza di un amore fino allacroce, porta aperta alla resurrezione.Diversamente è non sapere quello chesi dice scindendo ciò che non puòessere scisso, croce-gloria (Lc 9,33),mentre dinanzi a esperienze comequesta non resta che il silenzio di chisa di non avere parole atte a esprimerle(Lc 9,36), nell’attesa che venga datauna lingua adatta (2 Pt 1,16-18).

Messaggio di alta speranza. Nelvolto luminoso di Cristo vediamo

il nostro e quello di ogni uomo, undestino di luce, e nella vestesfolgorante di Cristo vediamo l’interocreato, un destino di luce. Veggenti checamminano verso il loro futuro allaluce dell’ascolto, la parola dell’amoreche già rende luminosi. Davverotrasfigurazione è il nome del futuro eamore il nome del presente che aprefuturo e al futuro.

*Eremo delle Stinche - Panzano in Chianti

.3

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.1

ia figlia, pochi mesi dopo aver avuto un figlio fu abbandonata dal ma-rito per un’altra donna. Quando lui chiese il divorzio, pretese che fosse

«consensuale» e mia figlia, nonostante le proteste, alla fine accettò suo mal-grado. Quando le fu chiesto di fare da madrina a una nipote che passava aCresima, il parroco non accettò pur essendogli stata spiegata la situazione.Nel frattempo, mia figlia frequenta un’altra parrocchia dove il parroco, co-noscendo la sua storia, le ha concesso di accostarsi ai sacramenti e le ha af-fidato anche incarichi parrocchiali, elogiandola per non essersi legata a nes-sun altro uomo. Da cosa derivano queste discordanze tra sacerdoti?

(Lettera firmata)

M

Contemplaresignificaaprire l’occhiooltrela superficiedelle cose:non si vede nulla,ma si vedeche il nullaè pienodi una presenza,si percepisceche c’èuna forza piùgrande.

Carlo Molari

LA QUARESIMA CI INVITAA SEGUIRE CRISTOSULLA VIA DELL’UMILTÀ

di Giancarlo Bruni*leggere LA PAROLA la parola del

PAPAdi Andrea Drigani

Una donna divorziata (ma non risposata)può fare la madrina alla Cresima?

a cura della Fraternità di RomenaPENSIERI scelti

AGENDA liturgicaLunedì 1 marzo - FeriaDn 9,4b-10: «Abbiamo peccato e abbiamo operatoda malvagi»; Lc 6,36-38: «Perdonate e sarete per-donati»Martedì 2 marzo - FeriaIs 1,10.16-20: «Imparate a fare il bene, cercate lagiustizia»; Mt 23,1-12: «Dicono e non fanno»Mercoledì 3 marzo - Feria

Ger 18,18-20: «Venite, e colpiamo il giusto»; Mt20,17-28: «Lo condanneranno a morte»Giovedì 4 marzo - San CasimiroGer 17,5-10: «Maledetto chi confida nell’uomo; be-nedetto chi confida nel Signore»; Lc 16,19-31:«Nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro isuoi mali; ma ora lui è consolato, tu invece sei inmezzo ai tormenti»Venerdì 5 marzo - giorni di astinenzaGen 37,3-4.12-13.17-28: «Eccolo! È arrivato il si-gnore dei sogni! Orsù, uccidiamolo!» Mt 21,33-43.45: «Costui è l’erede. Su, uccidiamolo!»Sabato 6 marzo - FeriaMi 7,14-15.18-20: «Il nostro Dio viene a salvarci»;Lc 15,1-3.11-32: «Questo tuo fratello era morto edè tornato in vita»

risponde il TEOLOGOdi a cura della Facoltà Teologica dell’Italia Centrale

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DALLE DIOCESI TOSCANA OGGI28 febbraio 2010 V

DI RICCARDO CICCARELLI

ccanto ai testimoni delRisorto della terra di Gesù. Èdedicata al sostegno deicristiani di Terra Santa la

«Quaresima di carità 2010».All’insegna della frase «Beato chiabita la tua casa», è cominciata nelleparrocchie di tutta la diocesi diArezzo-Cortona-Sansepolcro laraccolta di offerte che punta aconservare la presenza dei cristianifra Israele e Palestina.L’iniziativa si inserisce sulla scia delgemellaggio voluto dalla diocesi conla Chiesa madre di Terra Santa peraccompagnarla con la preghiera edesserle vicino con una serie diprogetti concreti. Il gemellaggio che èstato presentato al patriarca latino diGerusalemme, Fouad Twal, lo scorsogennaio da una delegazione guidatada Fontana è stato promosso in vistadel millenario della Concattedrale diSansepolcro, dedicata al SantoSepolcro di Gerusalemme, e in lineacon le indicazioni dell’assembleaspeciale per il Medio Oriente delSinodo dei vescovi che si terrà ilprossimo ottobre.Ecco, quindi, la «Quaresima di carità»che prevede, come primo segno dicomunione con la Terra Santa, unaraccolta da indirizzare allacostruzione di uno dei nuoviappartamenti per le giovani famigliecristiane di Gerusalemme. Il costodell’abitazione è di circa 80mila euro.Si tratta di un intervento non facile acausa delle politiche restrittive delleautorità locali, ma rappresental’unica strada per frenare l’emorragiadi cristiani che colpisce la Chiesamadre. «Occorre oggi aiutare i nostrifratelli che vivono tra il Cenacolo e ilSanto Sepolcro – scrive l’arcivescovoFontana – anche se miseri, a poteravere là una casa, come fecero permillenni. La nostra Chiesa particolareavvia il progetto, predisposto d’intesatra varie Chiese del mondo, secondocui ogni diocesi provveda a finanziarela costruzione di un appartamentoper ospitare chi non ha più casa».Fra Israele, Palestina e Giordania icristiani sono circa 200mila, solo il2% dell’intera popolazione control’11% di alcuni anni fa. Se questatendenza non verrà invertita, porterà,in meno di 20 anni, alla scomparsadei cristiani dai luoghi della vitaterrena del Signore. La situazione èparticolarmente preoccupante aBetlemme, Nazareth e soprattuttoGerusalemme. Per tentare dicontrastare questo andamento, ilPatriarcato latino è riuscito adacquistare alcuni lotti di terreno aBeit Safafa, a sud di Gerusalemme, eha ottenuto il permesso di costruirviappartamenti per le famiglie.Le offerte della «Quaresima di carità2010» possono essere consegnate intutte le parrocchie della diocesi o allaCaritas diocesana. Per chi volessecontribuire è a disposizione il contocorrente bancario intestato a «Diocesidi Arezzo-Cortona-Sansepolcro» conil codice Iban IT61 K053 9014 12400000 0000 150 indicando la causale«Gerusalemme». Ulteriori informazioni sull’iniziativae sul gemellaggio tra la nostra Chiesadiocesana e il Patriarcato latino diGerusalemme possono essere trovatevisitando il sito www.diocesi.arezzo.itoppure recandosi nella sede dellaCaritas in via Fonteveneziana adArezzo.

ADio chiamanella bellezza

DI BERNARDO ARTUSI

a IX edizione delle«Letture in onore delbeato Giovanni Angelicoda Fiesole, Patrono degli

Artisti» quest’anno è stataaffidata a una toccantetestimonianza-meditazione disuor Elisa Galardi dal titolo«Chiamata di Dio, vocazionealla Bellezza» (Conservatoriodella SS. Annunziata, 20febbraio 2010). Unameditazione che si pone, incerto senso, in continuità conquella dell’anno scorso, comeha ricordato don AlessandroAndreini introducendol’incontro, in cui il filosofoMaurizio Schoepflin ci avevaofferto una suggestivariflessione sul tema dellabellezza in Agostino (di cui èstata presentata per l’occasionela pubblicazione Dalla carne aDio. Sant’Agostino e laBellezza). Suor Elisa, artista eiconografa delle suoreAgostiniane della SS.Annunziata di S. GiovanniValdarno, è figlia spirituale delsanto vescovo di Ippona e hadimostrato quanto lo spirito diAgostino possa ancora

Lmuovere e guidare nella ricercaappassionata intorno allabellezza. Aprendo la suameditazione, suor ElisaGalardi ha ricordato il suosofferto itinerario di ricerca,dagli anni di studioall’Accademia di Firenze finoalla sua scoperta del mondodell’icona. Un itinerariocomplesso, che non si è potutosottrarre alla «lotta» dellapurificazione e deldiscernimento, che lei stessa hadescritto con le parole deiFratelli Karamazov diDosteovskij: «Terribile è che labellezza non è soltanto unacosa tremenda, ma anchemisteriosa. Qui il diavolo lottacon Dio, e il campo dibattaglia sono i cuori degliuomini» (I,III). Il cuore indical’essenziale, l’identità profondadella persona che solol’incontro con Cristo puòcolmare, dando senso e

orientamento nuovo a tutta lavita, come grida sant’Agostinonella celebre espressione cheapre le sue Confessioni. Ogniitinerario spirituale chiama incausa, prima o poi, la sceltadella persona, le suemotivazioni profonde e ognivero artista ingaggia una lottacorpo a corpo per trovare ilsenso del suo fare artistico.L’arte contemporanea, studiatacon passione da suor Elisa, èun segno evidente di questaricerca affannosa e lacerante diun senso, che spesso peròsembra tracciare solo sentieriinterrotti, strade senza uscita.Vengono in mente ancora leparole di un sermone disant’Agostino: «Volete amare?Amate la sapienza, cercate diraggiungerla. Per nonspaventarvi alla sua vista, fateordine nel vostro uomointeriore». Solo per grazia, soloattraverso la docilità all’azione

dello Spirito in noi, laSapienza che cerchiamo edesideriamo amare non apparepiù temibile, ma risplendepiuttosto in tutta la suabellezza. Per suor Elisa Galardideterminante è stato lascoperta di quella ricchissima«foresta di simboli» contenutinel mondo dell’icona che haimparato a conoscere e adamare grazie all’incontro conpadre Marko Ivan Rupnik. Unmondo da studiare e in cuivivere e respirare la fede, chesuor Elisa ha fatto suo,attingendo alla sorgente viva diuna ricca tradizione disapienza e di bellezza, marivissuto attraverso unlinguaggio personale edespressivo, come dimostrano imolti lavori già eseguiti e lebelle icone esposte in sala.Non possiamo che augurare unlavoro ricco di frutti a questagiovane artista, la cui attività ciricorda che la chiamata di Dioè anche un invito a cantarne laBellezza con l’arte e con la vita.Quella Bellezza che rispondealla ricerca di senso dell’uomointeriore, e che il BeatoAngelico ci ha insegnato adamare.

A San Giovanni Valdarno, in diocesi di Fiesole,una «Lettura» in onore del Beato Angelicoha ospitato la testimonianza dell’artistae iconografa suor Elisa Galardi

Agostiniane,c’è anche una nuova missione in Indiae Suore Agostiniane di SanGiovanni Valdarno sono sempre più

presenti in India. Da poco tempo,infatti, hanno aperto una nuovamissione a Veeravally, un villaggiodella grande regione dell’AndharaPradesh, situata nella parte centro-orientale del paese, lontano dairiflettori e fuori dai circuiti turistici,lontano dalle città, dove la gente vivein semplici casette fra le galline e lemucche.È un villaggio povero dove abitanopoche persone che trovano la lorounica occupazione nel lavoro agricolo,nei campi di riso e cotone. In questocontesto così fragile i più vulnerabilisono i bambini, i quali vivono incondizioni veramente difficili.All’inaugurazione hanno partecipato SuorElisabetta Chiariello, delegata delle SuoreAgostiniane, Anna Frosali, presidente dell’Associazione «Missioni» e Chiara Gualdani,laureata in sviluppo economico ecooperazione internazionale. Le trerappresentanti della comunità agostinianahanno attraversato città e villaggi, pervedere e raccontare. La prima tappa è stata aVeeravally, per verificare lo stato diavanzamento dei lavori nella struttura dellesuore e per presenziare all’inaugurazionedella missione che si è svolta il 13novembre, giorno della nascita diSant’Agostino, fra la gioia delle suore edella popolazione del villaggio. Nei quattro

giorni di permanenza nel luogo ladelegazione si è resa conto dei vari bisognidella popolazione, cercando di parlare conchi già opera in questo contesto da anni. Inprimo luogo, l’esigenza urgente alla qualefar fronte è l’assoluta mancanza di unastruttura di primo soccorso per fornireun’assistenza sanitaria adeguata. Èindispensabile costruire un immobile doveubicare un dispensario che, ad oggi, èpresente solo sotto forma di «dispensariomobile»: alcune suore, con diplomainfermieristico, una volta la settimanavanno con una jeep, acquistata grazie alcontributo di un’associazione tedesca, divillaggio in villaggio portando medicinali e

prestando piccoli serviziinfermieristici. Un’altra emergenza è lamancanza di una scuola. La maggiorparte dei bambini del villaggio infattistudiano nei collegi in città, lontanidalla famiglia e dagli affetti, tornandoa casa solo durante le vacanze. Larealizzazione di una scuola è unprogetto importante che ha l’obiettivodi formare dei bambini e dei ragazzicon una nuova etica, che abbiano acuore, non solamente il propriobenessere, ma anche il benessere e losviluppo del proprio paese.Le tre rappresentanti della comunitàagostiniana hanno fatto poi tappa nelKerala dove hanno visitato le altremissioni, già presenti e ormaiconsolidate da tempo. Qui hanno

toccato con mano l’esigenza di accrescere ilnumero delle adozioni a distanza; sonoinfatti tanti i bambini per i quali l’adozioneè l’unico modo per poter viveredignitosamente ed istruirsi. Lo spirito chemanda avanti i progetti dell’associazione«Missioni» è proprio quello di aiutare lapopolazione cercando di fornire loro glistrumenti per accompagnarli nellosviluppo di un’economia locale,spingendoli a partecipare in prima personaai progetti stessi. Come diceva MadreTeresa: «Quello che noi facciamo è solo unagoccia nell’oceano, ma se non lo facessimol’oceano avrebbe una goccia in meno».

C.G.

L

AREZZO,QUARESIMADI CARITÀ PERI CRISTIANI DITERRA SANTA

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INFORMAZIONE RELIGIOSATOSCANA OGGI28 febbraio 2010VI

La Libreria Edizioni Paoline di Pisa è lieta di presentarvila nostra nuova linea di abbigliamento liturgico.

Casule, stole, talari, camici realizzati con tessuti pregiatie con ricami eseguiti a mano o a macchina; tovaglie confezionate su misura.

E poi servizi per l'altare, prodotti artigianalmente e - su richiesta - a mano: orlo a giorno, gigliuccio o uncinetto

Maurizio e Roberta Guidato

i sono persone, anche diumili origini, che con lavita e le opere, hannolasciato una scia di luce

nella società del loro tempo chepersiste con il passare degli anni:una di queste è la Beata TeresaMaria della Croce alla qualeguardiamo come esempio etestimonianza viva di GesùCristo, che è «via verità e vita»per ogni uomo,sempre!A cento anni dallamorte, il suo itinerarioumano-spiritualecontinua ad essere perl’uomo di oggi unapossibilità ancoracredibile e percorribile diricerca, incontro, risposta.Scoprire questa esperienzasignifica attingere alla novitàdi una specifica sequela diCristo, che affonda le sueradici in due fertili terreni:

Il contesto storico di unpiccolo borgo della Toscana difine ’800 segnato tanto dalladurezza dell’esistere, quantodalla vivacità di una fedepopolare solida

Il Carmelo, luogo pereccellenza dell’intimità con Dioe della determinazione per il suoRegno.Nel dispiegarsi della suaesperienza di fede, si profilasempre più chiaramente ilpatrimonio spirituale di Bettinae si delinea la fisionomia dellaCongregazione nascente. Il gridodi Teresa d’Avila, «Dio solobasta», è al cuore della vocazionedi Bettina, che s’inserisce nelsolco della santità femminile del

C

Carmelo.Il Carisma, varcando confini e

culture, è segno di una presenzaancora eloquente, incarnazionedi quell’infinito che non puòessere taciuto.Iniziata a Campi Bisenzio la suaavventura verso la santità, nel1874 ha origine una storiafeconda nello Spirito e ricca dimaternità oblativa, che -attingendo alla sorgente di GesùEucarestia, contemplato eadorato giorno e notte -conduce Teresa Maria dellaCroce ad abbracciare il mondo,oltre i confini dell’Italia.

Nascono così le diverse realtàmissionarie, nelle quali siamopresenti:1904 il Libano accoglie le primesuore per una presenza dievangelizzazione, educazione eformazione ; 1907: si avvera ilsogno di Bettina di giungere allaculla del Carmelo, percorrendo ipassi del Maestro; 1977: si apreun nuovo e vasto orizzonte: ilBrasile, a fianco degli ultimi, perpromuovere la giustizia ecustodire ogni forma di vita;1995: il carisma varca i confinidella Repubblica Ceca, dove sipone in dialogo con l’uomocontemporaneo, perché il Regnoavvenga nella ricerca condivisadella Verità e della comunione;

2004: è ancora il Medio Orienteche accoglie il nostro carisma, inEgitto dove, in un contesto difedi diverse, tendiamo mani diaccoglienza e di incontro nelnome del Dio Unico.In questo anno centenario, tra lediverse iniziative promosse alivello parrocchiale nel Vicariatodi Campi Bisenzio, vogliamosegnalare quella che - per certiaspetti - si caratterizza peroriginalità e creatività: Il Musicalrealizzato dalla Compagniateatrale «Magie di voci», unospettacolo che in chiavemoderna e con la sensibilitàtipica dei giovani di oggi, rileggela vita e la spiritualità di Bettinasoffermandosi ad evidenziarnealcune tappe salienti.«Dio è con noi e questo ci devebastare», è una frase tratta dalleLettere di Bettina e ne esprimeuna delle sue caratteristicheessenziali: la forte presenza diDio nella sua vita e la fiduciaincondizionata nel Suo amoreprovvidente.Un titolo «coraggioso» scelto daigiovani attori, consapevoli dilanciare un messaggio «rischiosoe controcorrente» rispetto allamentalità odierna nella qualel’uomo si pone quale arteficeindiscusso delle proprie scelte,rimanendo però solo con sestesso. Un titolo, tuttavia, chevuol essere una sollecitazione ariscoprire l’incontro con GesùCristo quale via per lacostruzione di una nuovaumanità, fondatasull’abbandono fiducioso inColui che - solo - può saziare lafame dell’uomo di ogni tempo. Le suore carmelitane di Firenze

Il regista: «Uno spettacoloche farà ridere,cantare e riflettere»

no spettacolo inedito, che hal’ambizione di far conoscere un

po’ di più la figura di Teresa Maria del-la Croce». Così Alessandro Ragusa, re-gista della compagnia teatrale «Magiedi voci», presenta il musical organiz-zato nel centenario della morte della «Beata Bettina» diCampi Bisenzio. Lo spettacolo, spiega, «si propone di pre-sentare la vita di Bettina attarverso le sue opere e i suoi mes-saggi più che seguendo una vera e propria biografia». Spet-tacolo di taglio giovanile, dato che è messo in scena da unacompagnia composta da ragazzi tra i 18 e i 27 anni, chepunta ad avvicinare un pubblico di tutte le età. «Le oltre 15canzoni e coreografie presenti nello spettacolo - affermaancora il regista - gli conferiscono a pieno titolo il diritto di

essere definito un musical: non unamessa cantata, ma neppure un concertorock. Oltre 25 persone lavorano perogni rappresentazione per cercare didare il massimo allo spettatore che inquelle due ore avrà modo di ridere,canticchiare, battere il ritmo con ipiedi e le mani e che però avrà lapossibilità di riflettere su temi che avolte si dimentica o non si vuole af-frontare».Il musical «Dio è con noi e questoci deve bastare» va in scena mar-tedì 2 marzo alle 21 al teatro Dan-te di Campi Bisenzio

La «BeataBettina»adesso rivivein un musical

Il documento dei Vescoviitaliani sul Mezzogiorno:«La mafia deformail volto autentico del Sud»

l Paese non crescerà se noninsieme». A ribadirlo, a 20anni dalla pubblicazione deldocumento «Sviluppo nella

solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno»,sono i vescovi italiani, nel documentodal titolo: «Per un Paese solidale. Chiesaitaliana e Mezzogiorno», diffuso oggi dallaCei (testo su www.toscanaoggi.it).L’intento del documento, spiegano ivescovi, è «riprendere la riflessione sulcammino della solidarietà nel nostropaese, con particolare attenzione alMeridione d’Italia e ai suoi problemiirrisolti, riproponendoli all’attenzionedella comunità ecclesiale nazionale». Il documento parla anche di mafia, che ivescovi definiscono una delle «piaghepiù profonde e durature» del Sud. Unvero e proprio «cancro». «Non èpossibile mobilitare il Mezzogiornosenza che esso si liberi da quelle cateneche non gli permettono di sprigionare leproprie energie», denuncia la Cei,stigmatizzando le «mafie cheavvelenano la vita sociale, pervertono lamente e il cuore di tanti giovani,soffocano l’economia, deformano ilvolto autentico del Sud». «La criminalitàorganizzata – il monito dei vescovi - nonpuò e non deve dettare i tempi e i ritmidell’economia e della politicameridionali, diventando il luogoprivilegiato di ogni tipo diintermediazione e mettendo in crisi ilsistema democratico del Paese, perché ilcontrollo malavitoso del territorio portadi fatto a una forte limitazione, se nonaddirittura all’esautoramento,dell’autorità dello Stato e degli entipubblici, favorendo l’incremento dellacorruzione, della collusione e dellaconcussione, alterando il mercato dellavoro, manipolando gli appalti,interferendo nelle scelte urbanistiche enel sistema delle autorizzazioni econcessioni, contaminando così l’interoterritorio nazionale». «Le organizzazionimafiose – l’analisi della Cei - hannosviluppato attività economiche,mantenendo al contempo bencollaudate forme arcaiche e violente dicontrollo sul territorio e sulla società».Di qui la necessità di «un precisointervento educativo, sin dai primi annidi età, per evitare che il mafioso sia vistocome un modello da imitare». «Le mafiesono strutture di peccato», denunciano ivescovi: «Solo la decisione di convertirsie di rifiutare una mentalità mafiosapermette di uscirne veramente e, senecessario, subire violenza e immolarsi».Come hanno fatto «i numerositestimoni immolatisi a causa dellagiustizia: magistrati, forze dell’ordine,politici, sindacalisti, imprenditori egiornalisti, uomini e donne di ognicategoria». Tra le «luminosetestimonianze» del Sud, i vescovi citanoquella di don Pino Puglisi, di donGiuseppe Diana e del giudice RosarioLivatino. Ma l’economia illegale «non siidentifica totalmente con il fenomenomafioso», avverte la Cei, stigmatizzando«diffuse attività illecite ugualmentedeleterie», come usura, estorsione,evasione fiscale, lavoro nero.

Campi Bisenzio ricordamadre Teresa Mariadella Croce nelcentenario della morte:un gruppo di giovaniha deciso di raccontarela sua storia in teatro

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CHIESE TOSCANE TOSCANA OGGI28 febbraio 2010 VII

A Prato l’incontroregionale della Caritas

enerdì 5 marzo a Prato il DirettoreGenerale della Caritas Italiana,

mons. Vittorio Nozza, incontrerà lerappresentanze di tutte le Caritasdiocesane della Toscana. Sarà presenteanche il vescovo di Grosseto FrancoAgostinelli, delegato della Conferenzaepiscopale toscana per la pastoraledella carità.

A Firenze il convegnodiocesano dei cori

cori della Diocesi di Firenze siriuniranno, sabato 20 e domenica 21

marzo, per un convegno diocesanopromosso dall’Istituto diocesano diMusica sacra. Il Convegno, che serviràanche a divulgare le melodie delrepertorio nazionale di canti per laliturgia, sarà un momento diformazione ed una tappa significativanella preparazione delle comunitàcristiane per favorire una loro piena eattiva partecipazione alle celebrazioniattraverso il canto. Al convegno sonoinvitate a partecipare tutte le realtàcorali (parrocchiali, professionali,amatoriali, giovanili e non)appartenenti al territorio diocesano.Scopo del convegno è anche quello diaccendere i riflettori su queste realtà,spesso nascoste ma meritevoli,valorizzandone così il talento epremiandone la generosadisponibilità a favore di tutte lecomunità ecclesiali. Il convegno siaprirà sabato 20 marzo alle 15 nellachiesa di Santo Stefano al PonteVecchio con l’introduzione delMaestro Sergio Militello, direttoredell’Istituto diocesano di musica sacrae Maestro di Cappella della Cattedraledi Firenze; alle 16 la relazione di donAntonio Parisi, consulente per lamusica sacra presso l’Ufficio liturgiconazionale della Cei. Seguiranno lacena e un concerto. Domenica 21marzo, nel pomeriggio l’incontro ditutti i Direttori dei Coro e alle 18 laCelebrazione Eucaristica nella Basilicadi San Lorenzo presiedutadall’Arcivescovo Giuseppe Betori.

Giorgio La Pira e il valoredella persona: ripubblicatoun saggio dimenticatodel «sindaco santo»

uale è il valore dell’individuoumano? Ecco il problema al

quale bisognava dare, nell’ambitodella meditazione tomista, unaadeguata soluzione. Il problema,come è chiaro, nonha soltanto unaportata teoretica; essoha immenseripercussionipratiche; perché lasoluzione di essoincide decisamentesulle strutturegiuridiche, politicheed economichedell’azione umana».Sono parole diGiorgo La Piracontenute in un saggio scritto durantela seconda guerra mondiale epubblicato per la prima volta nel1947. Da tempo introvabile (l’ultimaedizione era del 1962), il testo,intitolato Il valore della personaumana (pp. 144, euro12), è di nuovodisponibile in libreria grazieall’impegno della casa editricePolistampa e la cura dell’AssociazioneIncontri. Nei primi anni ’40 il mondoattraversa per La Pira una «crisiciclopica»: l’uomo stesso è minacciatoda ideologie come il fascismo e ilnazismo da una parte, e il comunismodall’altra, intrinsecamente portatrici diuna visione anticristiana eantievangelica. Due forze pernicioseche in diverso modo subordinano lapersona al tutto collettivo, negandonela sostanzialità individuale e indefinitiva la dignità di persona. Daquesto ha origine una riflessioneprofonda sul tema del valoredell’individuo rispetto alla società, cheporta lo statista fiorentino adaffermare come la suprema finalità ditutto l’aggregato sociale sia solo esempre la persona, contro le tesi deglistati totalitari («tutto nello Stato, nullafuori dello Stato»). Al di là del diversocontesto socio-politico, leconsiderazioni di La Pira sonoattualissime: dopo la caduta deitotalitarismi, altre minacceincombono sulla centralità dell’essereumano, messa sempre in discussionequando si affrontano temi comescienza, tecnologia, bioetica.

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DI SILVIA BORGHESI

on Leonardo Basilissi,cappellano della casacircondariale di Prato eresponsabile regionale

per la pastorale carceraria, miha accolto nella sua cucina-studio per illustrarmi il quadrodelle carceri toscane così com’èemerso anche dal suo recenteincontro con don VincenzoRusso e don Roberto Filippini,i cappellani carcerari di Firenzee Pisa. La scorsa settimana,don Basilissi ha anchepartecipato all’incontro dellaConferenza EpiscopaleToscana presentando ai vescovitoscani attese, speranze,problemi di chi cerca diannunciare il Vangelo dietro lesbarre.L’immagine è quella di unastazione ferroviaria in cuientrano ed escono tantepersone e difficilmente sipossono creare relazionidurature. Il carcere è un luogodove, dice don Basilissi, «tulavori, ti massacri e cosa ottieninon si sa». In realtà sa benecosa ottiene perché quando afine intervista gli domando seci sono aspetti positivi nel suo«impiego», mi risponde:«Come? Tutto questo che le hodetto è positivo, ci sono irisultati, c’è l’attaccamento,…gli devi dare la vita, …ècome fare la mamma: bisognache i detenuti vedanol’affetto».È necessario, dice donLeonardo, che la pastoralecarceraria si svolga in carcere,ma anche nelle parrocchie enelle città perché in carcere silavora per fare Chiesa e quindisarebbe importante interessarsidelle famiglie dei carcerati,visitare i detenuti agli arrestidomiciliari, creare relazioniche permettano alla persona didiventare autonoma una voltauscita di prigione, di sentirsi

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davvero recuperata.Don Basilissi individuaproprio in questo il problemafondamentale delle carceri:non si recuperano più lepersone non perché non sivoglia, ma perché è davverodifficile farlo. Mancano gliagenti, i fondi sono scarsi, ilvestiario è insufficientenonostante le donazioni e lecarceri sono estremamentesovraffollate di persone che siricambiano spesso, creando unflusso continuo.Don Leonardo mi consegnauna tabella da cui riportoalcuni dati del 22 gennaio2010. Diciotto istitutipenitenziari in Toscana(escluso il minorile fiorentino)per 4309 detenuti. Nella granparte dei casi la capienzaregolamentare è superata e inalcuni anche quella tollerabile:un caso per tutti la Casa

Circondariale di Solliccianocon 970 detenuti presenti euna capienza tollerabile di 890persone.Si capisce bene, dunque, cosaintenda don Basilissi quandoparla di difficoltà: tantepersone che si ricambianovelocemente con scarsepossibilità di creare uncammino. Ecco che ilcappellano ha inventato «laspiritualità dell’effimero edell’occasionale»: approfitta diogni momento per fare rete,creare relazioni, «dando unfrancobollo cerco di stabilire ilmassimo della fraternità» diceancora don Leonardo.È un cappellano che ha vistocirca trenta mila detenuti inquesti ventiquattro anni equando parla dei suoi 35/40battezzati e delle bellecelebrazioni eucaristiche i suoiocchi s’illuminano, però torna

subito al tema che gli sta acuore e aggiunge: «il carcere èdiventato contenimento,deposito, accantonamento. Iproblemi sociali che non siaffrontano sono risolti nelgiudiziale». In questo modo incarcere aumentano il numerod’immigrati, dei tossici e deidisagiati psichici che in realtàavrebbero avuto bisogno solodi qualche servizio sociale inpiù che li orientasse.Problema che non si risolve incarcere perché, dice ancoradon Basilissi, «il recupero sibasa sulla possibilità di trovareal detenuto un posto perdormire e un lavoro, ma chelavoro posso dargli se sonosenza documenti, se hannobisogno di cure psichiatriche odisintossicanti? È necessarionon carcerizzare i problemisociali. È essenziale risolverliprima».

Fare il pretein carcere,un «lavoro»difficile

Don Basilissi,responsabile regionaleper la pastoralecarceraria, racconta le gioie e i problemiche si incontranoannunciando il Vangelo dietro le sbarre. Il carcere,spiega, è diventato il «deposito» dei problemi socialinon risolti: droga,immigrazione,malattia mentale. E del suo incarico dice:«È come fare la mamma, bisogna che i detenuti vedano l’affetto»

iornata intensa e toccante quelladi domenica 21 febbraio, primadi quaresima, in cui si svolge ilrito della elezione dei

catecumeni che riceveranno i sacramentidell’Iniziazione cristiana nella prossimanotte di Pasqua. Il rito è stato preparatoda un’intera giornata di preghiera, dimeditazione e di comunione fraterna. Icatecumeni, quest’anno, erano 31, unadozzina italiani e gli altri da tutte le partidel mondo: Stati Uniti, Giappone, Perù,Brasile, Russia, Bielorussia, Albania, SriLanka, Congo, Costa d’Avorio, Croazia.Accanto ai catecumeni gli accompagnatoriche li hanno affiancati in questoimpegnativo cammino di scoperta oriscoperta della fede. La giornata è iniziata con la preghieraseguita da una meditazione sull’episodiodi Filippo e l’eunuco. Dopodiché si sonoformati due gruppi, uno dei catecumeni euno degli accompagnatori, che hannolavorato su alcune domande preparate dalcoordinatore del settore per ilcatecumenato, Filippo Margheri.Quest’ultimo, poi, all’inizio delpomeriggio ha presentato e spiegato ilrito dell’elezione che si sarebbe tenuto incattedrale al termine della liturgia dellaParola nella Messa della sera. La cosa più preziosa è emersanell’incontro che i catecumeni hannoavuto con l’Arcivescovo nel pomeriggio. È

stato il racconto, necessariamente sobrioe discreto, di varie esperienze che hannoportato all’incontro con Gesù: dolori,lutti, gioie, fidanzamenti, nascite, rapporticon persone significative che hannodeterminato una vera e propria nostalgiadi Dio e della Chiesa.Come in una famiglia sifa festa quando siaffaccia una nuova vita,così abbiamosperimentato lamaternità della Chiesache si accinge agenerare nuovi figli,con tutto lo stupore e lagioia che il miracolodella Vita semprecomporta. L’altroaspetto significativo èstata la dimensionecattolica dell’evento:persone veramente datutto il mondo, di tuttele lingue che peròhanno riconosciuto l’unica, superiorelingua della Verità e dell’Amore.L’incontro dei catecumeni conl’Arcivescovo, insomma, non è unappuntamento formale, ma risponde alsignificato profondo dell’esperienza delcatecumenato. Il Vescovo è successoredegli apostoli, di coloro che sonotestimoni oculari del Signore risorto.

Entrare nella Chiesa vuol dire entrare inquesta comunità pasquale che sperimentala presenza dell’Eterno Vivente. Come hadetto esplicitamente mons. Betori,l’incontro con Dio, per noi cattolici, nonpuò mai prescindere dalla storia, dallacarne, dall’appartenenza visibile,

oggettiva al Corpo diCristo. Per noi l’uomonon è mai solointeriorità, è anchestoricità, oggettività,dimensione pubblica.È l’uomo intero,interiorità edesteriorità, cheincontra il Signore e alui si consegna, tutto.A conclusione,proprio considerandola ricchezza e lagrandezza del donoche lo Spirito suscitain mezzo a noi,l’Arcivescovo ha

raccomandato che le comunità,parrocchiali e non, siano particolarmenteattente e premurose nel curarel’accoglienza, a tutti i livelli, di coloro chebussano alle porte della Chiesa echiedono di entrarvi.

Dante CarollaDirettore dell’Ufficio catechistico

dell’Arcidiocesi di Firenze

GQuando gli adulti chiedono il Battesimo

A Firenze un incontrocon trentuno «catecumeni»che si preparano a riceverei sacramenti dell’iniziazionecristiana. Tra di loro anchemolti stranieri provenientida ogni parte del mondo.L’invito dell’arcivescovoBetori: le parrocchie sianoaccoglienti con chi chiededi entrare nella Chiesa

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INFORMAZIONE RELIGIOSA/DOSSIERTOSCANA OGGI28 febbraio 2010VIII

SETTEGIORNInella Chiesa

di Riccardo Bigi

Annuario pontificio: aumentanoi cattolici nel mondo

umentano i cattolici nel mondo ecosì i sacerdoti e i seminaristi, in

particolare in Asia e Africa: è quantoemerge dai dati dell’Annuario Pontificio2010, presentato al Papa il 20 febbraioscorso. I dati statistici, riferiti all’anno2008, forniscono un’analisi sinteticadelle principali dinamiche riguardantila Chiesa Cattolica nelle 2.945circoscrizioni ecclesiastiche del pianeta.Nel 2008 sono stati registrati unmiliardo e 166 milioni di fedelibattezzati, con un incremento di 19milioni (+1,7%) rispetto all’annoprecedente. Anche considerando lacrescita della popolazione mondiale a 6miliardi e 700 milioni di persone siosserva un lieve aumento percentualedell’incidenza dei cattolici a livelloplanetario (dal 17,33 al 17,40 percento). In aumento anche i vescovipassati da 4.946 a 5.002 tra il 2007 e il2008 (+1,13%). L’incremento è statosignificativo in Africa (+ 1,83%) e nelleAmeriche (+ 1,57%), mentre in Asia(+1,09%) e in Europa (+ 0,70%) i valorisi collocano sotto la media complessiva.L’Oceania registra nello stesso periodoun tasso di variazione di –3%.Evoluzione positiva, ma moderata (ecomunque attorno all’1% nel periodo2000 – 2008) anche per i sacerdoti, siadiocesani che religiosi, aumentati nelcorso degli ultimi nove anni, da405.178 nel 2000 a 408.024 nel 2007 ea 409.166 nel 2008. La distribuzionedel clero tra i continenti, nel 2008, ècaratterizzata da una forte prevalenza disacerdoti europei (47,1%), quelliamericani sono il 30%; il clero asiaticoincide per il 13,2%, quello africano perl’8,7% e quello nell’Oceania per l’1,2%.Tra il 2000 e il 2008 non è variatal’incidenza relativa dei sacerdoti inOceania; è invece cresciuto il peso siadel clero africano, sia di quello asiatico edei sacerdoti americani, mentre il cleroeuropeo è vistosamente sceso dal 51,5 al47,1%.Le religiose, che erano oltre 800milanell’anno 2000, diminuisconoprogressivamente, tanto che al 2008 sene contavano 739.067. Va rilevato che lecontrazioni di maggior rilievo si sonomanifestate in Europa (-17,6%) e inAmerica (-12,9%), oltre che in Oceania(-14,9%), mentre in Africa e in Asia sihanno dei notevoli aumenti (+21,2%per l’Africa e +16,4 per l’Asia), checontrobilanciano l’anzidettadiminuzione, ma non sino al punto diannullarla. A livello globale, il numerodei candidati al sacerdozio è aumentatoin Africa (3,6%), in Asia (4,4%) e inOceania (6,5%), mentre l’Europa hafatto registrare un calo del 4,3%.L’America presenta invece unasituazione di quasi stazionarietà.

Il Papa in visitaalla chiesa luterana

l prossimo 14 marzo papa BenedettoXVI parteciperà al culto nella chiesa

evangelica luterana di via Sicilia aRoma. «Avere tra noi il vescovo di Romaci sembra essere un bel segnale perl’ecumenismo nella nostra città», hadichiarato il pastore Jens-Martin Kruse.La comunità luterana di Roma avevainvitato il Papa già nel 2008, quandoricorrevano i 25 anni dalla visita diGiovanni Paolo II alla «Christuskirche»di via Sicilia. Secondo le anticipazionidell’agenzia di stampa Nev, il culto avràinizio alle 17.30: Benedetto XVIpronuncerà un’omelia sul passoevangelico del «chicco di grano» mentreil pastore Kruse prenderà spunto dallaLettera ai Corinzi. La celebrazione sisvolgerà in lingua tedesca.

India, dai Vescoviun appello per la pace

ppello per la pace dei vescoviindiani ed una lettera ufficiale di

protesta al Ministro Federale perl’Istruzione, chiedendo di vigilare sullecase editrici e sui materiali didattici chevengono messi in circolazione nellescuole indiane: sono queste le reazionidella Conferenza episcopale dell’India,dopo la pubblicazione di unaimmagine blasfema di Cristo su unlibro di scuola pubblicato da una casaeditrice vicina ai movimenti estremistiindù. I Vescovi hanno condannatoquest’atto blasfemo e rinnovanol’appello per la pace nel Punjab e intutta l’India.

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DI CARLO NARDI

1. SE C’È SPERANZAANCHE PER SIMON MAGOQuella di Simone Mago, giàbattezzato, fu una «propostaindecente»: allungare agliapostoli una bustarella perché glidessero il potere di far miracoli.San Pietro la freddò sul nascere:senza mezzi termini fece capireche non stava né in cielo né interra e che «belle» cose avrebbeprodotto. Così negli Atti degliapostoli (cap. 8). Giovanni Crisostomo adAntiochia tra il 386 e il 398spiega gli Atti ai battezzati difresco per premunirli dalladisperazione nel caso che, dopotanto catechismo e soprattuttodopo un serio impegno di vitacristiana, fossero piombati, colpeccato, nella infedeltà allagrazia battesimale appenaricevuta. Al Crisostomopiacciono soprattutto le paroleche san Pietro dice a Simonedopo la sua incoerenza col donodi grazia ricevuto,incoraggiandolo a guarirel’enormità della trasgressionemediante un cambiamento dimentalità: «cambia mentalità: c’èil caso che ti sia perdonataquell’intenzione», quelpensieraccio «del tuo cuore».Dagli Atti e dall’accoratocommento di Giovanni apparela consapevolezza che la Chiesaha lentamente assunto della«remissibilità» dei peccaticommessi dopo il battesimo.Insomma, una secondapenitenza e un secondo perdonodopo il battesimo. Un testo,quello che riguarda Simone conle parole finali di Pietro negli Atti(c. 8), rivissuto da GiovanniCrisostomo, fa pensare alsacramento della penitenza.Parole adatte per la quaresima. Enon solo.

2. DA UNA CONFIDENZADI GIOVANNI CRISOSTOMORammentando l’episodio,Giovanni Crisostomo sembrafare una confidenza: da un latoscongiura con tutto il cuore isuoi nuovi fratelli e figlispirituali alla fedeltà al lorobattesimo appena ricevuto perpasqua, ma proprio perinfondere fiducia fa capire d’averavuto anche lui bisogno diun’altra penitenza dopo ilbattesimo ricevuto a diciott’anni.C’è del rammarico, masoprattutto è invito allaconversione per tutti, anche per igià battezzati da tempo, perchéper tutti c’è speranza e possibilitàdi salvezza. Da diacono, tra il 381 e il 306 ne Il sacerdozio il Crisostomo attestache il sacerdote, principalmente

il vescovo, è ministro delperdono di Dio, dellaremissione dei peccati, dellariconciliazione dei peccatori. Ma siamo alla fine del quartosecolo: come si era giunti aquella consapevolezza? Quelladel dono di grazia della potestàdella Chiesa di rimettere i peccaticommessi da un battezzatoseriamente pentito, disposto adespiarli dopo averli confessati aun sacerdote, vescovo o preteincaricato, che possa valutare amodo e conferire la medicinaappropriata, e assolvere,rimettere i peccati, riammetterenella pace della chiesa e allacomunione delle cose sante,ossia alla comunione, secondo laterminologia degli antichi scritti.

3. OSCILLAZIONINEL NUOVO TESTAMENTONel Nuovo Testamento ci sonopassi che parrebbero escludereuna ulteriore penitenza eperdono dopo il battesimo (Eb6,3-8; 1Gv 5,16-17). Si capisce: ilbattesimo, l’unico battesimo, eraconsiderato, e giustamente,unico, definitivo. Se ne deducevache tornare a peccare è fare comeil «cane che va a leccare il suovomitaticcio» (2Pt 2,22).Ma la vita, i gesti, le parole esoprattutto la croce e larisurrezione del Signoresembrano suggerire altrededuzioni. Le parole costitutivesullo «sciogliere» e il «legare»dette a Pietro (Mt 16) e almenoagli apostoli in genere (Mt 18),nonché sul dono dello SpiritoSanto da parte di Gesù risortoper la remissione dei peccati (Gv20) aprono ad una speranzagarantita da un gestosacramentale: la frase sembracomporta che gli apostoli,ministri del perdono, debbanocompiere una valutazione suquanto il peccatore penitentedice: saranno i testi,specialamente l’ultimo che giànella chiesa antica e poi alConcilio di Trento, in cui siravvisa l’istituzione delsacramento. Così già inTertulliano e Origene trasecondo e terzo secolo, e nelCrisostomo. C’è anche l’esortazione di s.Giacomo a confessare gli uni aglialtri i propri peccati,fraternamente per una reciprocaintercessione ed edificazione (Gc5,16), uso ripresosuccessivamente talora anchecome confessione fatta a laici.

4.TESTIMONIANZE PATRISTICHE: LA PENITENZA PUBBLICA Nella Didachè tra primo esecondo secolo è attestata unaqualche confessione dei peccatinon meglio identificabile previa

all’eucaristia domenicale. Nelsecondo secolo Erma confessaun suo desiderio impuro e latrascuratezza dell’educazione deisuoi figli, peccati di pensiero e diomissione. Potrà essereperdonato? Sì, in una specie digiubileo, di cui è fatto banditoreda un misterioso Pastore in cui èforse da ravvisare Cristo. Inquella circostanzaesclusivamente? Fatto sta che per Clemente diAlessandria (+215 circa) c’èpossibilità di salvezza anche perun battezzato che si sia dato albrigantaggio. L’evangelistaGiovanni aveva riammesso nellaChiesa un giovane in lacrime perquella sua vita sbagliata, anzidelittuosa. Fine secondo e terzo secolo:s’intravede la prassi penitenzialedelle chiese sul Mediterraneo.Doveva succedere grosso modocosì, da quanto si può ricavaredalla testimonianze. Unbattezzato si accorgeva da sé oper correzione paterna o fraternad’aver peccato. Pentito - ecco la«penitenza» come contrizione -doveva andare dal vescovo o daun prete incaricato e dirlo: era laconfessione. Se si trattava dipeccati allora detti «mortali»,specialmente di dominiopubblico nella comunità(rinnegamento della fede,omicidio, adulterio,fornicazione …), il vescovoimponeva tempi e modi diriparazione, cura, espiazione - lasoddisfazione -, finché inoccasione della pasquaassolveva, riconciliava eammetteva alla comunioneeucaristica e alla pace dellachiesa. È la forma classica, piùvistosa e nota di penitenza,quella pubblica (Tertulliano ne La penitenza, Cipriano, Origene epoi in genere nel quarto secolo),che poteva avvenire una solavolta nella vita: una sola secondapenitenza, che cominciava conuna confessione.

5. IL DIFFONDERSI DELLACONFESSIONE AURICOLARE Era l’unica forma? No. Cipriano,vescovo di Cartagine ai tempidella persecuzione di Decio,contempla il caso di un cristianoche avesse deciso in cuor suo disacrificare agli dèi,nell’eventualità che fosseminacciato di morte: si trattavadi peccato interno di apostasia,in sé grave, noi diremmomortale. Ebbene Cipriano nonimpone la penitenza pubblica:dice di confessare il peccato a unprete per accedere allacomunione. È unatestimonianza, e non è la sola, diconfessione auricolare, si puòdire della comune prassi attuale. Ora, di fronte al rifiuto rigoristadi qualsiasi remissione deipeccati allora detti «mortali»(montanisti, Tertulliano ne Lapudicizia, Ippolito, Novaziano,donatisti), di fronte alla

macchinosa ed estrinsecapenitenza pubblica nonreiterabile, lentamente ma inmodo significato la Chiesa dellatarda antichità dà segni diorientarsi verso un allargamentodella penitenza «privata» con laconfessione auricolare ripetibile(papa Siricio, GiovanniCrisostomo), con l’assolutezzadel segreto, il cosiddetto sigillosacramentale (Ambrogio, papaLeone I). L’assoluzione diventaimmediata in caso di pericolo divita (papa Innocenzo I),assoluzione che di solitocomincia a precedere le opere dipenitenza (monachesimoceltico), impartita da parte di unministro che è per lo più è ilsacerdote di second’ordine, ilprete. E la confessione vieneraccomandata per peccati venialie in caso di pericolo di vitaanche a un laico (altomedioevo).

6. LIBERAZIONE E GIOIALa situazione, come si vede, èpiuttosto variegata. Tuttavia siravvisano delle costanti: ilpentimento, contrizione e rifiutodel peccato; l’opera penitenzialecome espiazione e medicina; maanche la confessione. S’intravedeil ministro: il vescovo e, in virtùdel sacerdozio, da esercitare permandato del vescovo, il prete; inun ambito di sacramentalitàdiffusa, per esempio nellaconfessione a laici, con leproblematiche teologiche cheapre. Che ci può dire la Chiesa antica?che la sacramentalità diffusa nonpuò essere intesa comegenericamente emozionale, mache occorre la fedeltà allaconcretezza qui ed ora dellasalvezza del Dio fatto uomo, ilche vuol dire anche quelle paroledette al prete, momento chiavesacramentale in senso stretto diazione di Cristo mediante il suoministro, ma per un’ampiasacramentalità penitenziale nellavita liturgica e spirituale.A questo proposito, perriprendere un’immagine urtantesopra citata, mi è caro citareOrigene: «La Sacra Scritturainsegna che non bisognanascondere il peccato in noistessi. Quelli che hanno unaindigestione trovano sollievo eguariscono col vomito. Cosìcoloro che nascondono unpeccato segreto in fondo allaloro coscienza, si sentonooppressi, come soffocati. Seinvece uno diventa accusatore dise stesso e confessa, insiemevomita quella colpa e risolveogni causa di malessere». Dio si contenta di quel nostrovomitaticcio. Che, anzi, è unaspecie di materia delsacramento, come insegna ilConcilio di Trento. Econfessione di peccati è insiemeconfessione di fede e di lode(Agostino). Sicché Dio negioisce. «C’è più gioia in cielo...»

n occasione della Quaresima, Toscana Oggi propone un percorso sulsacramento della confessione. Ad aprire la riflessione, la settimana

scorsa, è stato mons. Benito Marconcini, penitenziere del Duomo diFirenze. Questa settimana don Carlo Nardi, docente di Patristica allaFacoltà Teologica dell’Italia Centrale, racconta le origini del sacramento.

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La confessione secondo i Padri della Chiesa.Dall’invito di Giovanni Crisostomo a «cambiare mentalità» all’immagine usatada Origene: come dopo un’indigestione,«vomitare» la colpa fa stare meglio

QuaresimaIl tempodellapenitenza

Giovanni Crisostomo in un antico bassorilievo.Già nei suoi scrittisi attesta cheil sacerdoteè ministrodel perdonodi Dio

I pimi cristianisi confessavano così