la voce del popolo 2011 19

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Ǥ Il voto di maggio è, in qualche modo, un voto sotto casa nostra. Anzitutto perché è un voto amministrativo. Si tratta, per i quasi 100mila bresciani chiamati alle urne in 29 Comuni della provincia, di eleggere i propri sindaci e consiglieri comunali. Persone concrete, conosciute, vicini di casa, amici, conoscenti, gente che si è già distinta nella comunità per responsabilità e impegno e che oggi si appresta ad affrontare la sfida più grande: non fare da “padroni”, ma divenire “servitori” in prima persona di una comunità, il cui patrimonio è fatto certo di beni materiali, di un territorio e di strutture, di personale e di risorse, ma soprattutto di un tesoro di umanità che ha bisogno di cura e di scelte lungimiranti per il ǯ /$ 92&( '(/ 3232/2 futuro. Questi futuri sindaci divengono, così, “amministratori” della vita sociale e delle relazioni dei loro Comuni, garanti di uno stile di rapporti, del confronto e della partecipazione di persone, enti e associazioni e che rappresentano, spesso, il bene sociale più prezioso della comunità. La loro sfida, pertanto, sarà di farne fruttare i talenti e non semplicemente conservarli o addirittura, con le loro scelte, dilapidarne la ricchezza. È questo che ci piacerebbe fosse nel cuore di chi il prossimo 16 maggio, in tarda serata, si troverà a festeggiare la conquista del proprio municipio: la coscienza limpida che, pur essendo espresso da una parte politica, dovrà preoccuparsi del bene di tutti i suoi cittadini, anche di quelli che non l’hanno votato. In secondo luogo, che il voto amministrativo sia un voto di casa nostra, sarà anche un po’ da rivendicare, soprattutto in questi ultimi giorni di campagna elettorale e in fase di lettura dei risultati. Come sempre il rischio di trasformarne l’esito in un referendum in favore o contro qualcuno è molto più che reale. Le strumentalizzazioni non fanno bene a nessuno soprattutto ai territori, che vedono le loro vicende locali trasferite, a mezzo stampa o televisione, a livelli diversi da quelli che più agevolmente dovrebbero farsene carico per risolverli, usate come clave per la battaglia politica del momento e poi dimenticate il giorno dopo il voto. Tanti sarebbero gli esempi. Pensate a Napoli, che vota per il sindaco, i cui rifiuti sono divenuti la barzelletta del mondo e vengono nascosti o esibiti in tv a seconda delle utilità politiche comunali, regionali o nazionali di turno. È la sorte del voto nostrano che però spesso contiene in sé i segnali del cambiamento più prossimo. Anche a Brescia, ad esempio, la campagna elettorale e le liste hanno offerto la percezione di qualche orientamento. La Lega che più spesso va da sola, Pd e Pdl locali che si trasformano sempre più in qualcosa di civico per recuperare il contatto col territorio e smarcarsi dal quadro nazionale. Come interpretare questi segni? Voglia di liberarsi da logiche percepite come egemoni? Incapacità delle grandi formazioni a rappresentare in modo credibile ciò che accade a livello locale? Strategia gattopardesca del “cambiare tutto per non cambiare niente”? Forse. Se un motivo di speranza c’è è stata la presenza di un numero rilevante di giovani che hanno messo a disposizione il loro tempo per un’esperienza politica nei Comuni della provincia. Altresì la piccola esperienza in cui “Voce” ha proposto o moderato il confronto tra i candidati sindaci a Ospitaletto, Nave, Flero, Bienno e Pontoglio dice di una partecipazione corale e di una passione civile trasversale della gente, ma anche di candidati capaci di confrontarsi nei dibattiti pubblici in modo pacato e concreto. Un dato che non può fare che bene al futuro della politica di casa nostra. “La vita è fatta di silenzi e di sguardi, di riflessioni e di amo- re”, scrive Romano Battaglia. L’ho scoperto nel 2006, il pre- zioso intreccio dello sguardo e del silenzio: “Devi abituarti a guardare serenamente negli occhi”, invita ancora il me- desimo Autore. Molto ha inizio dal guardare. Guardare la vita che si presenta come davanti al silenzio, come in attimi di sospensione, che rivelano un segreto lontano, nascosto al primo apparire. È lì che ho scoperto la ricchezza di una fonte sotterranea, che attraversa la realtà e la vivifica d’acqua e luce. È lì che ho gustato una presenza di vita ulteriore alle cose. Come un altro sguardo. L’ho visto in condizioni di singolare intensità, dove l’amore e la morte si intrecciano e, in manifestazioni diverse, lottano. L’ho percepito anche, come in miracolo, scendendo alle profondità del- le persone che hanno in sé frammenti cospicui di Dio. Il trasalimento che l’occhio passa al cuore è diventato talora esultanza, balzo impreparato di gioia: lì dietro mi è parso di vedere Colui che è narrato dai cieli. Referendum: dov’è l’informazione? Candidati sindaci a confronto per “Voce” ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǡ Ǧ ǤǤ ǯ Un Anno giubilare per Sant’Arcangelo Tadini Centro teatrale bresciano: vince lo spettacolo dal vivo Non solo una squadra, ma una città in Serie B Gli italiani amano il “non profit” Ǥ d pr sot È lì c un alt r l’amore e L’ho percep l e persone che l’ occhio passa gioia: lì dietro ǤǤ ǯ ǡ Ǥ ǡ ǡ Ǥ

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Il buco nell'acqua - Nel silenzio dei grandi media si avvicina l’appuntamento con i quattro referendum del 12 e 13 giugno 2011 su acqua, nucleare e legittimo impedimento.

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Il voto di maggio è, in qualche modo, un voto sotto casa nostra. Anzitutto perché è un voto amministrativo. Si tratta, per i quasi 100mila bresciani chiamati alle urne in 29 Comuni della provincia, di eleggere i propri sindaci e consiglieri comunali. Persone concrete, conosciute, vicini di casa, amici, conoscenti, gente che si è già distinta nella comunità per responsabilità e impegno e che oggi si appresta ad affrontare la sfida più grande: non fare da “padroni”, ma divenire “servitori” in prima persona di una comunità, il cui patrimonio è fatto certo di beni materiali, di un territorio e di strutture, di personale e di risorse, ma soprattutto di un tesoro di umanità che ha bisogno di cura e di scelte lungimiranti per il

futuro. Questi futuri sindaci divengono, così, “amministratori” della vita sociale e delle relazioni dei loro Comuni, garanti di uno stile di rapporti, del confronto e della partecipazione di persone, enti e associazioni e che rappresentano, spesso, il bene sociale più prezioso della comunità. La loro sfida, pertanto, sarà di farne fruttare i talenti e non semplicemente conservarli o addirittura, con le loro scelte, dilapidarne la ricchezza. È questo che ci piacerebbe fosse nel cuore di chi il prossimo 16 maggio, in tarda serata, si troverà a festeggiare la conquista del proprio municipio: la coscienza limpida che, pur essendo espresso da una parte politica, dovrà preoccuparsi del bene di tutti i suoi cittadini, anche di quelli che non l’hanno votato. In secondo luogo, che il voto amministrativo sia un voto di casa nostra, sarà anche un po’ da rivendicare, soprattutto in questi ultimi giorni di campagna elettorale e in fase di lettura dei risultati. Come

sempre il rischio di trasformarne l’esito in un referendum in favore o contro qualcuno è molto più che reale. Le strumentalizzazioni non fanno bene a nessuno soprattutto ai territori, che vedono le loro vicende locali trasferite, a mezzo stampa o televisione, a livelli diversi da quelli che più agevolmente dovrebbero farsene carico per risolverli, usate come clave per la battaglia politica del momento e poi dimenticate il giorno dopo il voto. Tanti sarebbero gli esempi. Pensate a Napoli, che vota per il sindaco, i cui rifiuti sono divenuti la barzelletta del mondo e vengono nascosti o esibiti in tv a seconda delle utilità politiche comunali, regionali o nazionali di turno. È la sorte del voto nostrano che però spesso contiene in sé i segnali del cambiamento più prossimo. Anche a Brescia, ad esempio, la campagna elettorale e le liste hanno offerto la percezione di qualche orientamento. La Lega che più spesso va da sola, Pd e Pdl locali che si trasformano

sempre più in qualcosa di civico per recuperare il contatto col territorio e smarcarsi dal quadro nazionale. Come interpretare questi segni? Voglia di liberarsi da logiche percepite come egemoni? Incapacità delle grandi formazioni a rappresentare in modo credibile ciò che accade a livello locale? Strategia gattopardesca del “cambiare tutto per non cambiare niente”? Forse. Se un motivo di speranza c’è è stata la presenza di un numero rilevante di giovani che hanno messo a disposizione il loro tempo per un’esperienza politica nei Comuni della provincia. Altresì la piccola esperienza in cui “Voce” ha proposto o moderato il confronto tra i candidati sindaci a Ospitaletto, Nave, Flero, Bienno e Pontoglio dice di una partecipazione corale e di una passione civile trasversale della gente, ma anche di candidati capaci di confrontarsi nei dibattiti pubblici in modo pacato e concreto. Un dato che non può fare che bene al futuro della politica di casa nostra.

“La vita è fatta di silenzi e di sguardi, di riflessioni e di amo-re”, scrive Romano Battaglia. L’ho scoperto nel 2006, il pre-zioso intreccio dello sguardo e del silenzio: “Devi abituarti a guardare serenamente negli occhi”, invita ancora il me-desimo Autore. Molto ha inizio dal guardare. Guardare la vita che si presenta come davanti al silenzio, come in attimi

di sospensione, che rivelano un segreto lontano, nascosto al primo apparire. È lì che ho scoperto la ricchezza di una fonte

sotterranea, che attraversa la realtà e la vivifica d’acqua e luce. È lì che ho gustato una presenza di vita ulteriore alle cose. Come

un altro sguardo. L’ho visto in condizioni di singolare intensità, dove l’amore e la morte si intrecciano e, in manifestazioni diverse, lottano.

L’ho percepito anche, come in miracolo, scendendo alle profondità del-le persone che hanno in sé frammenti cospicui di Dio. Il trasalimento che l’occhio passa al cuore è diventato talora esultanza, balzo impreparato di gioia: lì dietro mi è parso di vedere Colui che è narrato dai cieli.

Referendum: dov’è l’informazione?

Candidati sindaci a confronto per “Voce”

Un Anno giubilareper Sant’ArcangeloTadini

Centro teatrale bresciano: vince lo spettacolo dal vivo

Non solo una squadra, ma una città in Serie B

Gli italiani amano il “non profit”

dpr

sotÈ lì c

un altrl’amore e

L’ho perceple persone chel’occhio passagioia: lì dietro

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ncora una volta la politi-ca nazionale ha preso il soppravvento sulle que-stioni locali. Le elezioni amministrative ormai

alle porte (si vota il 15 e 16 maggio anche in 29 Comuni del Bresciano) sono state piegate alle ragioni di uno scontro partitico che non conosce so-sta. I big della politica nazionale han-no preferito giocare la loro campagna elettorale (con quali esiti saranno le urne a dirlo) su altri tavoli, costringen-do milioni di altri elettori a “sorbirsi” dispute polemiche che nulla hanno a che fare con le buoni prassi ammi-nistrative. Alle attese deluse di tanti elettori sono andate sommandosi an-che quelle di chi sta aspettando parole certe e informazione sui referendum

messi in calendario il 12 e 13 giugno prossimi. Già provati dalla decisio-ne del Governo di non condensare il doppio appuntamento elettorale in un’unica data (con evidente rispar-mio per le casse statali), sostenitori dei quesiti referendari e semplici cit-tadini “lamentano” un totale silenzio. Atteggiamento, quello del silenzio, che non è solo della politica ma anche degli strumenti a cui dovrebbe esse-

re demandata l’opera di informazione per un voto responsabile. Per altro la politica non ha chiarito quanti saran-no alla fine i quesiti referendari per-chè resta aperta la partita su quello legato al nucleare. Per qualcuno (la maggioranza che sostiene il Gover-no) la moratoria proposta dall’Esecu-tivo in materia dovrebbe di fatto aver vanificato il quesito numero tre. Per altri (opposizioni), invece, essendo la scelta dell’Esecutivo un semplice escamotage per evitare la bocciatu-ra del proprio operato, il quesito sul nucleare dovrebbero essere comun-que sottoposti al giudizio degli elet-tori. La contrapposizione di “princi-pio” ha di fatto messo un bavaglio all’informazione. In assenza di spazi ufficiali la macchina informativa, ani-

Piccole sottolineature, potrebbero essere definite. Mons. Monari, nell’intervento di questa pagina, è stato chiaro. Richiesto di un intervento sulla realizzazione di un gassificatore per le deiezioni dei polli (modo raffinato per definire un impianto che tratta materie poco nobili, ndr.) con stile ha risposto invitando i laici, le istituzioni, gli uomini ad assumersi le proprie responsabilità senza chiamare in cuasa la Chiesa su questioni che non prevedono (non prevederebbero)

un suo pronunciamento. Non è, lo ricorda il Vescovo, il gesto pilatesco del lavarsene le mani, sembra piuttosto un invito a individuare vie e modalità per un confronto costruttivo, non viziato da pregiudizi e preconcetti. E, anche se questo Monari non lo scrive, è forse giunto il tempo che le parti in causa imparino a fare sintesi. Il Vescovo indica anche modalità di confronto che potrebbero essere applicate in alcune questioni bresciane ricordate in queste pagine.

per l’isolamento e l’autarchia, ma per la comunione e la collaborazio-ne. Non solo; la partecipazione alla vita politica e alle scelte di gestione della cosa pubblica è ancor più signi-ficativa nella società postmoderna che spingerebbe piuttosto le perso-ne verso un individualismo a volte gretto. La discussione e il confronto tra le persone e i gruppi sociali rac-coglie esperienze diverse, completa i dati che ciascuno possiede, aiuta a verificare cui che è positivo e ciò che è negativo nei diversi progetti.Questo è tanto più utile perché, nella maggior parte dei casi, non si tratta di scegliere tra due opzioni una del-le quali è totalmente buona e l’altra totalmente cattiva. Normalmente ac-cade che ogni scelta possiede in sé alcuni elementi buoni e nello stesso tempo alcuni elementi di limite. L’ar-te di decidere consiste nel rendersi conto il più chiaramente possibile delle conseguenze che ogni scelta porta con sé e nello scegliere l’op-zione che appare migliore, sapendo e potendo ovviare agli inevitabili costi che essa comporta. Proprio per que-

sto vengono preziose le parole del Concilio nella costituzione pastorale Gaudium et Spes dove si dice: “Ai laici spettano propriamente, anche se non esclusivamente, gli impegni e le attività temporali… Spetta alla lo-ro coscienza, già convenientemente formata, di inscrivere la legge divina nella vita della città terrena. Dai sa-cerdoti i laici si aspettino luce e forza spirituale. Non pensino però che i lo-ro pastori siano sempre esperti a tal punto che ad ogni nuovo problema che sorge, anche a quelli gravi, essi possano avere pronta una soluzione concreta o che proprio a questo li chiami la loro missione: assumano invece essi [cioè i laici], piuttosto, la propria responsabilità, alla luce della sapienza cristiana e facendo attenzione rispettosa alla dottrina del magistero. Per lo più sarà la stes-sa visione cristiana della realtà che li orienterà, in certe circostanze, a una determinata soluzione. Tuttavia altri fedeli altrettanto sinceramen-te potranno esprimere un giudizio diverso sulla medesima questione, ciò che succede abbastanza spesso

e legittimamente. Ché, se le soluzio-ni proposte da un lato o dall’altro, anche oltre le intenzioni della parti, vengono facilmente da molti colle-gate con il messaggio evangelico, in tali casi ricordino essi che a nessuno è lecito rivendicare esclusivamente in favore della propria opinione l’au-torità della Chiesa. Invece cerchino sempre di illuminarsi vicendevol-mente attraverso il dialogo sincero, mantenendo sempre la mutua carità e avendo cura in primo luogo del be-ne comune.” (GS 43 = EV 1,1455-56)Mi sembra necessario seguire con fedeltà queste indicazioni chiarissi-me del Concilio. La vita della società richiede scelte concrete quotidiane; per compiere saggiamente queste scelte sono necessarie delle compe-tenze che derivano dalla raccolta dei dati, dalla loro analisi, dagli obiettivi proposti, dai valori in gioco. Un ve-scovo o un prete non ha per princi-pio competenze specifiche in questi campi; a sua volta il Vangelo non ga-rantisce affatto di avere le risposte ai problemi attuali se non si fa la fatica di studiarli e di cercare umilmente

Mi è stato chiesto che la Chiesa bre-sciana si pronunci riguardo all’im-pianto di gassificazione delle deiezio-ni di polli di cui si progetta la costru-zione in località Malcesina di Bediz-zole. Siccome non si tratta dell’unica richiesta del genere ma da più parti si chiede alla Chiesa bresciana di pro-nunciarsi su decisioni che vengono prese (o dovrebbero essere prese) da enti locali e che riguardano il ter-ritorio bresciano, mi sembra utile di-

re una parola generale su questi pro-blemi. Anzitutto riconosco volentieri l’importanza di riflettere insieme sul-le scelte che riguardano il territorio e quindi il benessere di tutti; la forma democratica di governo è in sé po-sitiva perché sollecita l’interesse e l’impegno del maggior numero pos-sibile di persone. Anche dal punto di vista strettamente cristiano la parte-cipazione alla vita civile è un valore positivo; Dio non ha creato l’uomo

mata da chi ha a cuore le questioni (soprattutto quelle legate alla priva-tizzazione dell’acqua e all’ubicazione di eventuali centrali nucleri) si è co-munque messa in moto con un certo dinamismo. Incontri, dibattiti, realiz-zazione di documenti hanno trovato nella moderna tecnologia quell’acco-glienza negata dagli spazi comunicati-vi tradizionali. Posta elettronica, inter-net, blog e Facebook sono diventati spazi virtuali per tribune elettorali e dibattiti sui quesiti del 12 e 13 giugno, e sostenitori o detrattori dei quesiti

referendati (soprattutto di quelli sulla privatizzazione dell’acqua e delle mo-dalità per l’ubicazione delle eventuali centrali nucleari) guardano con atten-zione a eventuali pronunciamenti di soggetti o attori sociali rilevanti, pri-ma su tutti la Chiesa, come sottolinea anche mons. Monari, nell’intervento pubblicato integralmente in queste pagine. Interpellato su una questio-ne “bresciana” il vescovo Monari in-dica una sua particolare prospettiva in merito alle attese su eventuali pro-nunciamenti ufficiali. Anche “Voce”

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le soluzioni migliori. Per questo mi sembra che la richiesta che mi è sta-ta fatta sia impropria: non perché il problema debba essere considerato secondario. Ripeto quanto ho detto: che si tratta di problema reale, dal quale dipende il benessere (maggiore o minore) delle persone. Il quesito è dunque pertinente; sono io che non sono competente e, se intervenissi come vescovo, farei ciò che non mi compete.Sto facendo come Ponzio Pilato che, invece di assumersi la sua responsa-bilità, si è lavato le mani? Sono con-vinto di no: Pilato aveva esattamen-te la responsabilità di pronunciare il giudizio su Gesù; per di più sapeva, e l’aveva riconosciuto, che Gesù era innocente; era quindi perfettamente in grado di pronunciare un giudizio giusto che rientrava nelle sue com-petenze e nei suoi doveri. Non mi sembra essere questo il caso. Anzi, sono convinto che, se io intervenis-si, procurerei solo dei danni. E spie-go perché.Supponiamo che io, come vescovo, dica: ‘sì al gassificatore’, oppure ‘no

al gassificatore’. Siccome lo dico co-me vescovo, e siccome la competen-za del vescovo riguarda unicamente il Vangelo e ciò che deriva dal Vange-lo, il senso diventa immediatamente: “Il Vangelo chiede di fare (o di non fare) il gassificatore. Lo ha detto il vescovo.” In questo modo, per un credente, la questione è chiusa; se un credente agisse in modo diffor-me dal mio giudizio, dovrebbe giu-stificare in coscienza il suo giudizio e in ogni modo sentirebbe una ferita (più o meno sensibile) alla comunio-ne con la Chiesa che io rappresento. Come dice il Concilio, può accadere che alcuni cristiani valutino un pro-blema in un modo; e altri, non meno cristiani, in un altro modo. E questo può accadere, dice il Concilio, “ab-bastanza spesso e legittimamente.” Da dove può venire questa diversi-ficazione? Non dal Vangelo, certo, che è uno solo. Ma dall’analisi dei problemi e so-prattutto dalla previsione delle con-seguenze che si pensa deriveranno dall’una o dall’altra opzione. Essere responsabili significa immaginare

quali saranno le conseguenze delle proprie azioni e assumersi l’impegno di agire per controllare ed eventual-mente superare queste conseguen-ze. Ma qui è evidente che le persone avranno percezioni diverse: nel caso specifico chi guadagna dal gassifica-tore avrà la tendenza a giustificarne la costruzione; e chi non ci guada-gna avrà la tendenza a vedere unica-mente i rischi. È a questo punto che diventa utile la dinamica democrati-ca, cioè il confronto civile e sereno nel quale si raccolgono i dati pro e contro un’opzione, si immaginano le conseguenze positive e negative di una scelta, si valuta quali valori siano in gioco (economici, di salute, personali, sociali). Certo, questo lavoro di confronto è utile se tutti coloro che vi partecipa-no sono disponibili a lasciarsi con-vincere dalle riflessioni altrui quan-do queste si rivelino più sagge. Se ciascuno parte con una sua opinio-ne e considera il confronto come un duello nel quale qualcuno deve soc-combere (e non come una ricerca alla fine della quale si possono rag-

giungere conoscenze nuove e giudizi migliori di quelli di partenza) allora la democrazia non serve, o serve solo superficialmente; diventa una corsa per conquistare il cinquanta più uno dei consensi, anziché una ricerca per comprendere meglio ciò che è bene in questo caso preciso e raccogliere attorno a questo bene il consenso più ampio e più convinto possibile.Un approccio educativo al tema in questione – o ad altri temi simili – dovrebbe procedere più o meno co-sì: qual è l’interrogativo preciso al quale dobbiamo rispondere? Quali sono i dati rilevanti che debbono essere presi in considerazione se vogliamo dare una risposta compe-tente e saggia? Quali sono le conse-guenze dell’una o dell’altra opzione in gioco? Quali valori (vitali, sociali, culturali, personali, religiosi) sono in gioco nella scelta? Solo cercando di dare una risposta a questi interrogativi la scelta che si farà potrà risultare ragionevole e po-sitiva. In caso contrario si sceglierà al buio; può darsi che l’effetto della scelta sia buono, può darsi che l’ef-

fetto sia cattivo; ma certamente la scelta non sarà stata saggia. Questo stesso atteggiamento vorrei che fosse tenuto di fronte a tanti altri problemi che ci stanno davanti come, ad esempio, quello della caccia, del-la privatizzazione della distribuzione dell’acqua, del nucleare civile e simili. Ricondurre tutte queste scelte imme-diatamente al Vangelo ha due conse-guenze negative. Da una parte rende più difficile, a chi crede nel vangelo, partecipare alla discussione che par-te dall’analisi dei dati, delle possibi-lità, delle opportunità concrete; se la risposta è già data (ed è addirit-tura evangelica!), la ricerca diventa in gran parte superflua (al massimo può dirigersi agli elementi di contor-no della scelta). Dall’altra parte il ri-schio ancora più grave (dal mio pun-to di vista) è che il Vangelo finisca per essere collocato a sua volta al livello delle scelte opinabili. Bisogna stare alla regola saggia che recitava: In necessariis unitas, in dubiis li-bertas, in omnibus charitas: “Ci sia unità nelle cose necessarie, libertà in quelle dubbie, carità in tutte.”

darà spazio alle diverse posizioni in campo per favorire la formazione nei lettori di posizioni e di scelte consape-voli, non condizionate da pregiudizi o da disinformazione

Porta la data del 27 aprile scorso un documento che fa sintesi della riflessione condotta dalla commissione diocesana “Giustizia e pace” sulle tematiche riguardanti la privatizzazione del sistema idrico e il ritorno al nucleare in Italia. Lo strumento, che ha un taglio educativo e di approfondimento, rappresenta un contributo che la commissione offre a parrocchie e associazioni perché possano proporre al dibattito comunitario temi tanto impegnativi come quelli

contenuti nei quesiti referendari. “Siamo consapevoli – si legge nelle prime righe del documento della commissione Giustizia e pace presieduta da don Mario Benedini (nella foto) – che tematiche così importanti per la qualità della vita e per i valori che sono in discussione, sono state sollecitate dai referendum nazionali, momenti di partecipazione democratica”. Quelle affrontate nel documento, continuano gli estensori, sono questioni che vanno oltre

l’appuntamento del 12 e 13 giugno. “Il creato – si legge nel documento – è un giardino meraviglioso che Dio ci ha donato e che dobbiamo consegnare integro alle future generazioni: ogni contaminazione irreversibile della natura è un crimine contro l’umanità”. Il documento prosegue poi con la proposta di spunti di riflessione sull’acqua e sull’energia nucleare, temi oggetto, con il legittimo impedimento, della tornata referendaria del 12 e 13 giugno.

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on la comunità interna-zionale che divide la sua attenzione tra la Libia e la fine di Osama Bin La-den, c’è poco spazio per

l’Egitto. Eppure il Paese sta cono-scendo una fase di preoccupante turbolenza. L’azione che ha messo fine alla lunga era Mubarak non ha sedato le tensioni che attraversano la nazione, tutt’altro. La conferma arriva dal susseguirsi di episodi di violenza che stanno producendo un numero crescente di vittime. Una si-tuazione estremamente pericolosa confermata anche all’agenzia stampa Asianews da p. Rafic Greiche, capo ufficio stampa della Chiesa cattolica egiziana e portavoce delle sette de-nominazioni cattoliche. “L’Egitto – ha affermato nel corso di un’intervista – è all’inizio di una grande guerra civi-le. E questo a causa dei piccoli gruppi di estremisti islamici che soffocano gli ideali della Rivoluzione dei gelso-mini, fomentando la violenza in gran parte del Paese”. Il sacerdote ha lan-ciato un appello alla comunità inter-nazionale perché sostenga il governo guidato dai militari e protegga tutti gli egiziani, cristiani e musulmani, dalle discriminazioni e dall’avvento di un regime fondamentalista islami-co. “La situazione è molto critica – ha sottolineato ancora p. Greiche – il governo dei militari è troppo debo-le e teme i gruppi estremisti islamici

li della rivolta popolare rischiano di essere soffocati dall’islam radicale e dai tentativi contro-rivoluzionari portati avanti dagli ex uomini del regime. Secondo p. Greiche que-sti ultimi si servono dei salafiti per creare un clima di terrore e paura. “Prima che la nazione bruci” è il ti-tolo del servizio che uno dei princi-pali quotidiani egiziani, “Al-Ahram”, ha emblematicamente dedicato agli scontri tra musulmani e cristiani che nei giorni scorsi hanno provocato al Cairo 12 morti e circa 200 feriti. Tito-lo che riassume tutta la preoccupa-zione di quell’ampia fascia di popo-

come i salafiti, che sono vogliosi di creare disordini e caos ovunque”. Il sacerdote ha parlato anche dei peri-coli a cui è costantemente esposta la Chiesa copta cattolica. A pochi me-se dalla caduta di Mubarak, gli idea-

La maggioranza della popolazione è favorevole a “un’evoluzione positiva graduale”, secondo una linea condi-visa dal presidente Bashar al-Assad, l’unica in grado di scongiurare un con-flitto civile: così ha riferito all’agenzia Misna padre Paolo Dall’Oglio (nelle foto), gesuita e fondatore della co-munità monastica siro-cattolica di Deir Mar Musa. Impegnato da 30 an-ni per il dialogo tra cristiani e musul-mani in un Paese da sempre multire-

ligioso, ricco di cultura e occasioni di confronto, padre Dall’Oglio racconta dell’impossibilità di lasciare la Siria per alcune conferenze in Europa a causa di problemi “legati ai documen-ti di residenza” e di “preoccupazioni di natura politica”. Non può muover-si, ha spiegato, perché il governo di Damasco “non vuole siano in troppi a parlare a nome della Siria”. Il missionario ha comunque raccon-tato di un contesto difficile. Da una

parte organizzazioni non governati-ve che, sbandierando l’impegno per i diritti umani, denunciano repressioni dell’esercito dal confine con la Gior-dania a Banyas, da Homs alla perife-ria di Damasco. Da un’altra la versio-ne dell’esecutivo, secondo il quale c’è “un complotto terroristico” contro la Siria che si avvale del sostegno del-le televisioni satellitari modello “Al-Jazira”. Il cammino, dunque, è pieno di insidie, alcune delle quali arrivano

forse anche da scelte controprodu-centi del governo. È il caso dei divieti e degli ostacoli opposti ai giornalisti delle testate straniere, tenuti lontani dalle città e dalle piazze difficili. “Nel tentativo di contrastare un complot-to delle televisioni arabe – sostiene padre Dall’Oglio – si favorisce l’accu-sa di manipolare l’opinione pubbli-ca: dal pluralismo dell’informazione, al contrario, la Siria avrebbe da gua-dagnare”.

lazione che ripone grandi speranze sul futuro democratico del Paese dei faraoni, dopo la rivolta del 25 gen-naio. Intanto, secondo fonti di cui AsiaNews dispone al Cairo, i movi-menti laici nati dopo la rivoluzione starebbero lottando con tutte le lo-ro forze per trasformare l’Egitto in uno Stato laico rispettoso dei diritti umani. Essi hanno però bisogno del sostegno della comunità internazio-nale che deve condannare con più forza gli atti compiuti dagli estre-misti e studiare con il governo un piano di aiuti per risollevare l’eco-nomia egiziana.

“Il rombo dei caccia della Nato e il frastuono delle esplosioni continuano a scuotere Tripoli. Lo hanno riferito all’agenzia stampa Misna religiosi che vivono nella capitale, che hanno raccontato anche di strade senza macchine per la penuria di carburante e più in generale di “una vita sociale bloccata”. “I sorvoli e le esplosioni – è la testimonianza di un missionario – proseguono per ore”. Ufficialmente motivati dall’esigenza di “proteggere la

popolazione civile”, pare chiaro a tutti che i raid della Nato, che nei giorni scorsi hanno provocato la morte di un figlio del colonnello, puntino a colpire Gheddafi, producendo anche molte vittime innocenti. Tripoli, però, non è l’unico fronte. Una nave del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) ha raggiunto Misurata, una città 200 chilometri a est della capitale dove l’emergenza umanitaria è alimentata dal continuo alternarsi

dei bombardamenti delle forze di Gheddafi, dei raid aerei della Nato e delle offensive dei ribelli che controllano le regioni orientali della Libia. A Misurata la nave della Croce Rossa ha portato cibo e biscotti per bambini, materiale sanitario, generatori di elettricità e macchinari per la depurazione dell’acqua per cercare di alleviare una situazione che, per ammissione degli stessi ribelli che controllano la città, sarebbe sempre più grave.

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Torino ha abbracciato le Penne nere italiane che si sono date appuntamento nel capoluogo piemontese per la loro 84ª adunata nazionale (nella foto). Con la loro presenza gli Alpini hanno voluto tributare l’omaggio alla prima capitale dell’Italia proprio in occasione del 150° anniversario dell’Unità. Proprio questo significativo anniversario ha fatto da ideale filo rosso alla sfilata delle 100mila Penne nere giunte a Torino da ogni parte d’Italia. Gli Alpini, da

sempre segno di unità, italianità e senso dello Stato, hanno ribadito con la loro folta partecipazione all’appuntamento dello scorso fine settimana, questi sentimenti in un Paese che, ad altri livelli, mostra preoccupanti lacerazioni. Particolarmente significativa anche la presenza bresciana all’adunata di Torino che ha sfilato dietro lo striscione “Alpini della terra bresciana”. La prima delle tre sezioni provinciali a sfilare è stata quella di Salò che raggruppa tutte

le Penne nere del Garda bresciano. A seguire hanno sfilato i gruppi Ana che fanno capo alla sezione di Brescia. Ha chiuso la presenza bresciana la sezione della Valle Camonica. Numericamente i bresciani hanno dovuto cedere il primato di gruppo più numeroso ai “cugini” bergamaschi. Per le 100mila Penne nere e le centinaia di migliaia di persone che hanno seguito per ore il loro sfilare l’appuntamento per il 2012 è stato fissato a Bolzano, terra di “alpini” per eccellenza.

Prosegue, come giusto che sia, sen-za tanti clamori l’opera di accoglien-za da parte della rete Caritas degli immigrati in fuga dal Nord Africa e sbarcati nelle scorse settimane sul-le spiagge di Lampedusa. Sin da su-bito, come aveva confermato anche a “Voce” il direttore Giorgio Cotelli, dalla Caritas in tutte le sue articola-zioni era stata comunicata la dispo-nibilità a collaborare all’accoglienza degli immigrati. Così, dopo un primo

trasferimento da Lampedusa ad alcu-ne strutture per il disbrigo di pratiche relative all’identificazione e alla veri-fica dello status di richiedente asilo, in accordo con le diverse Prefetture è iniziata la distribuzione degli immi-grati nel Paese. Senza tanto clamore, si diceva, le Caritas diocesane hanno comunicato a quella nazionale la pro-pria disponibilità all’accoglienza. 30 sono i posti che la Caritas diretta da Cotelli ha messo disposizione e nelle

scorse settimane sono arrivati i pri-mi rifugiati. Cinque sono le persone attualmente in carico alla Caritas di Darfo. Altre, sino al completamento dei posti a disposizione, dovrebbero essere in arrivo. 25 sono invece i pro-fughi accolti nei giorni scorsi dalle suore Poverelle di Palosco. Il loro arrivo è stato gestito dalla Pre-fettura e della Caritas di Bergamo, an-che se da un punto di vista ecclesia-le, quella di Palosco è una comunità

a tutti gli effetti bresciana. I direttori delle due Caritas si sono incontrati e hanno convenuto di rispettare l’arti-colazione territoriale delle Prefetture. Ancora una volta, dunque, la rete so-lidale della Caritas si è messa in moto dando risposte a un bisogno concre-to. Risposte che sono avvenute sen-za troppe discussioni e confermando che la scelta di una distribuzione ca-pillare dei profughi sul territorio era in grado di scongiurare tanti timori.

a delegazione europea del Movimento mondiale del-le madri (“Mmm Euro-pa”), una Ong con sede a Bruxelles, ha presentato

i risultati del “Sondaggio delle ma-dri in Europa” del 2011. Lo studio precisa le preoccupazioni di 11mi-la madri in 16 Paesi europei, le loro priorità e le raccomandazioni per quanto riguarda il loro benessere e quello della loro famiglia. L’inda-gine è stata effettuata dopo l’invito ad “Mmm Europa” di partecipare al progetto Settimo programma piat-taforma della famiglia della Com-missione europea (www.familypla-tform.eu). “Mmm Europa” ha scritto una relazione su “Realtà delle madri in Europa” e ha redatto una critica sulla indagine compiuta sulle fami-glie dal punto di vista delle madri. La relazione conclusiva dell’indagine denominata “Ciò che conta per le ma-dri in Europa” fa luce su alcuni fatti importanti circa le madri europee: di-ventare madre è un tale cambiamen-to di priorità che le madri vogliono parlare in nome proprio, in quanto madri; c’è una impressionante coe-sione di pareri delle madri d’Europa, da Londra a Budapest e da Stoccol-ma a Madrid; il contrasto tra “madre a casa” e “madre impiegata” sembra superato. È la stessa donna che vuole sia essere attiva nel mercato del la-voro sia avere tempo per i suoi figli.

no chiesto che i governi adottino misure che aiutino le madri a con-trollare e migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita familiare. In particola-re, hanno chiesto di “dare la priori-tà al tempo da trascorrere con i lo-ro figli (soprattutto i figli ancora in casa); aumentare la lunghezza della maternità e dei congedi parentali”. Per Anne-Claire de Liedekerke, pre-sidente di “Mmm Europa”, risultati e statistiche dell’indagine “offrono l’opportunità ai responsabili della politica europea di rispondere con una legislazione adeguata a favore delle famiglie e dei genitori.

Sebbene rappresentino il 76% delle donne oltre i 18 anni in Europa, le madri sono difficilmente riconosci-bili dal governo come un obiettivo separato con specifica funzione e identità. Le donne intervistate han-

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Anche in occasione dell’uccisione di Osama Bin Laden abbiamo constatato che nella società dell’informazione sappiamo tutto di tutti, meno quello che conta sapere. Non è in discussione la naturale segretezza delle operazioni militari e, tanto meno, di quelle spionistiche, bensì la disponibilità delle notizie che permettono di capire come si sono svolti gli avvenimenti, in base a quali decisioni politiche ed etiche.Faccio un esempio molto concreto e molto pesante dal punto di vista morale. Nel flusso informativo dell’operazione Bin Laden si è parlato di una pista concreta che ha permesso di scoprire il luogo dove si nascondeva: le informazioni strappate con l’uso della tortura ai prigionieri di Guantanamo (la prigione malfamata che Barack Obama aveva promesso di chiudere e di cui invece continua a prorogare l’esistenza). Ora si dà il caso che la norma che vieta la tortura e non la giustifica mai, sia un “principio costituzionale” della comunità internazionale, e a nessuno dovrebbe essere consentito di infrangerla senza essere debitamente processato e

Nella Sala della comunità di Marone il 19 maggio alle 20.45 è in programma, all’interno del progetto culturale della Cei, la tavola rotonda: “Nuovi adolescenti: il timore di crescere un limite, una sfida, una risorsa...”. Partecipano: la psicologa Anna Trivella (“L’età incerta: desiderio e paura di crescere degli adolescenti”; Davide Guarneri, presidente nazionale dell’Age (“Le preoccupazioni dei genitori di fronte alla separazione dai figli”); Mauro Toninelli,

giornalista di “Voce” e responsabile di Voce Sas (“Quando il lupo piace più di cappuccetto: se il buio è una stanza chiusa e la chiave si trova nel film dell’orrore”); il giocatore Marco Zambelli (“Crescere affrontando le sfide: lo sport come risorsa per affrontare le paure”); don Alfio Bordiga (“Formare gli adolescenti negli ambienti esterni alla famiglia”). Saranno presenti il sindaco Emilio Tosoni, Davide Dotti, preside dell’Istituto “Einaudi”, e il parroco don Fausto Manenti.

Il Comune di Cazzago San Martino con le associazioni di Cazzago San Martino organizza l’11ª festa delle associazioni presso il parco Arcobaleno nelle giornate del 20, del 21 e del 22 maggio all’insegna dell’amicizia, del volontariato e della solidarietà. Il 20 maggio alle 18.30 viene aperto lo stand con la cucina e la pizzeria; alle 20.30 la serata musicale per i giovani. Il 21 maggio alle 14 l’apertura della festa, alle 15 la biciclettata in compagnia; alle 17.45 la premiazione della

gara di pesca per diversamente abili organizzata dalla società Sps Azzurra ’85 e offerta dal Circolo Arci di Cazzago. La serata si apre alle 18 con lo stand e prosegue con il ballo liscio. Domenica 22 c’è la gara di pesca alla trota presso il laghetto comunale in località CorteFranca: il ricavato verrà devoluto all’Associazione Anmil di Cazzago per la realizzazione del monumento agli invalidi del lavoro. Alle 9 parte la terza “10 Miglia tra vigneti e castelli” aperta a tutti.

Così come sarebbe importante capire perché Osama Bin Laden è stato ucciso senza un giusto processo e anche perché il suo corpo è stato gettato nell’oceano senza alcun segno di pietas concreta verso il suo corpo e verso i suoi familiari. So che molti considerano queste preoccupazioni ipocrite, inopportune e magari stupide. Tuttavia sono certo che lo spirito vendicativo e spietato non solo va contro il rispetto della Giustizia, ma è sicuramente

negativo dal punto di vista delle strategie politiche e militari. Perché altrimenti aveva ragione Fred Halliday, l’accademico dublinese scomparso il 26 aprile 2010, esperto del Medio Oriente, che nel 2004 ha scritto che la nostra modernità ha al suo centro la complicità fra terrorismo e esportazione della democrazia dall’esterno: “Ambedue hanno imposto con la forza le proprie politiche e le proprie visioni a popoli ritenuti incapaci di proteggere se stessi, proclamando

punito. Purtroppo succede che Leon Panetta capo della Cia e prossimo segretario alla Difesa, abbia condannato nel 2008 la tortura osservando che non può essere giustificata da ragioni di sicurezza nazionale, ma nel febbraio dell’anno dopo, davanti al Senato, abbia affermato che l’annegamento simulato era sì illegale ma che non avrebbe punito coloro che lo avessero praticato. Quindi sarebbe importante sapere quando, quanto e come si continua a torturare.

le proprie virtù storiche mondiali, richiamandosi a progetti politici che solo loro hanno definito. (…) Il terrorismo può essere sconfitto solo se quest’arroganza centrale viene superata” (Opendemocracy).Purtroppo, nonostante i tentativi di molti politologi di dimostrare il contrario, in questa direzione Obama non si comporta diversamente da Bush. Alla fine viene sempre a galla la realpolitik, cioè il dispregio dei principi in nome degli interessi immediati di parte. È lo stesso spirito che ha spinto gli Usa ad aiutare regimi autoritari, a finanziare il radicalismo islamico in Afghanistan, per contrastare l’invasione sovietiva, usando anche Osama Bin Laden. In quel periodo Reagan (repubblicano) chiamava i mujaheddin combattenti per la libertà. E tutti sapevano che erano terroristi. Anche il consigliere per la sicurezza di Carter (democratico), Brzezinski, nel 1998 non rimpiangeva l’aiuto ai futuri terroristi in nome del collasso dell’impero sovietico. Per questo la guerra in Afghanistan è un pantano senza vie d’uscita se non per le bare dei morti.

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nche la popolazione di Ospitaletto (13.521 abi-tanti) è chiamata a rin-novare Sindaco e Con-siglio comunale nella

tornata elettorale del 15 e 16 maggio. Sono quattro le liste che si conten-deranno la vittoria: “Centrodestra per Ospitaletto”, in continuità con la maggioranza uscente, candida come sindaco Angiola Giudici; “Ospitaletto innanzitutto” è una civica collocabile al centro, candidato sindaco Giulio Incontro; “Insieme per Ospitaletto”, lista civica in area centro-sinistra, candidato sindaco Giovanni Battista Sarnico; “Forza Nuova”, dell’omoni-mo movimento di destra, candidato Enrico Salvinelli. Il Gruppo interassociativo parroc-chiale ha promosso la scorsa setti-mana due incontri per conoscere e far conoscere uomini e idee dei va-ri schieramenti: giovedì 5 maggio si sono confrontati alcuni giovani presenti nelle liste, rispondendo alle domande proposte da altri giovani; venerdì 6 maggio è stata la volta dei candidati sindaci che hanno rispo-sto alle domande proposte dalla co-munità civile e parrocchiale su varie tematiche. Entrambi gli incontri si sono tenuti presso il teatro Agorà della parrocchia, registrando una partecipazione significativamente numerosa da parte dei cittadini, gio-vani e meno giovani.

stificando la propria assenza stessa per la concomitanza di una fiacco-lata contro il degrado e la prostitu-zione, organizzata presso la Baitel-la dal suo movimeno. Moderati da Angelo Onger, che rappresentava il nostro giornale, i tre candidati si sono confrontati rispondendo a una serie di domande che riguardavano i seguenti argomenti: la povertà, la fa-miglia, le risorse economiche, l’im-migrazione, la scuola e l’educazio-ne, la viabilità, il piano di zona per i servizi sociali, l’ambiente, il volon-tariato, i giovani. Dagli interventi si possono enucleare alcuni problemi

Qui ci soffermiamo soprattutto sul confronto tra i sindaci. Hanno par-tecipato Angiola Giudici, Giulio In-contro e Giovanni Battista Sarnico. Il quarto candidato, Enrico Salvinel-li ha inviato una comunicazione giu-

La politica non è solo quella grida-ta delle grandi ribalte nazionali. C’è anche quella fatto di dialogo, di di-vergenze, magari anche di contrasti ma gestiti in termini civili. Questo il messaggio emerso dal confronto tra i candidati sindaco di Nave tenuto il 5 maggio scorso al teatro San Costan-zo. Su tematiche uscite dagli appro-fondimenti condotti nei mesi scorsi dal locale Forum della associazioni si sono confrontati Marco Bassolini

della Lega Nord, Tiziano Bertoli di Progetto Nave viva e Cesare Frati di Tutti per Nave. Pur dividendosi su al-cune questioni particolarmente sen-tite dalla comunità di Nave i tre can-didati in corsa per la carica di primo cittadino hanno dimostrato anche nel corso del dibattito, seguito da un pub-blico numeroso e attento, un fair play non comune. Atteggiamento che i tre hanno promesso di mantenere an-che a urne chiuse, anche se, come ha

evidenziato Marco Bassolino, questo non può andare a bloccare il diritto/dovere di governare per chi ha vinto e quello di esercitare un legittimo ruolo di controllo per chi dovrà stare all’op-posizione. Tra i temi che hanno ap-passionato maggiormente candidato e pubblico quelli del polo scolastico, della nuova caserma dei carabinieri e dell’attenzione ai nuovi bisogni che la crisi economica ha fatto emergere anche a Nave.

emergenti. In particolare sono state sottolineate le oggettive difficoltà di bilancio perché crescono i bisogni e diminuiscono le disponibilità di spe-sa. Su problemi specifici, è condivi-sa e decisa l’opposizione alla nuova discarica di Bosco Sella. Altrettanto condivisa, a livello di programmi, la gestione del flusso migratorio, favo-rendo l’integrazione senza privilegi e senza discriminazioni per i nuovi arrivati. La serata ha offerto un buon esempio di dibattito fra schieramenti diversi senza tensioni o contrasti ris-sosi, ma nel rispetto delle persone e delle opinioni. Se questo vi pare poco.

Domenica 15 e lunedì 16 maggio 2011 si andrà a votare per le elezioni amministrative 2011, nei seguenti orari: domenica 15 dalle 8 alle 22, e lunedì 16 dalle ore 7 alle 15; dopo aver chiuso le votazioni, e dopo l’accertamento del numero dei votanti, in accordo con quanto riferisce il Ministero dell’Interno, si andrà poi avanti con gli scrutini. Nel Bresciano sono 29 i Comuni al voto: Anfo, Artogne, Azzano Mella, Bagnolo Mella, Barghe, Bienno, Bovegno, Capriano del

Colle, Castel Mella, Collebeato, Collio, Corte Franca, Esine, Flero, Incudine, Isorella, Losine, Moniga del Garda, Nave, Ono San Pietro, Ospitaletto, Ossimo, Pian Camuno, Piancogno, Polpenazze del Garda, Poncarale, Pontoglio, Soiano del Lago, Torbole Casaglia. Nessuno di questi Comuni andrà al ballottaggio. In generale si registra una proliferazione delle liste civiche (più o meno mascherate). In questa pagina proponiamo una sintesi di tre incontri di “Gira la Voce” fatti

sul territorio: a a Flero, Nave e Ospitaletto. L’11 maggio (“Voce” in stampa) siamo andati a Bienno, mentre il 12 il dibattito pubblico fra i candidati va in scena all’oratorio di Pontoglio con inizio alle 20.30. Le serate sono state molto partecipate, segno che la politica a livello locale interessa ancora. Adesso si avvicinano le votazioni e, soprattutto, dopo le immancabili promesse elettorali, saranno gli stessi cittadini a decidere il loro Sindaco per i prossimi cinque anni.

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er una cultura a 360° o una cultura per tanti. So-no queste le due espres-sioni che si ripetono spesso nell’argomentare

dell’assessore provinciale alla cul-tura e al turismo, Silvia Razzi. Nasce la Fondazione “Provincia di Brescia Eventi”, che si occuperà di iniziati-ve culturali. Si potrebbe dire “final-mente” per parafrasare Silvia Razzi. La Fondazione è il braccio operativo della Provincia e unisce in sinergia fondi pubblici e privati. Concluso l’iter burocratico, la Fondazione è ormai ufficiale: il Cda è formato dal-la presidente, Silvia Razzi, e da due consiglieri, Gianluigi Raineri (consi-gliere provinciale in quota Pdl) e Mi-riam Schena (affermata cardiologa). Gli incarichi, compreso quello del presidente, sono a titolo gratuito. Sono previsti massimo cinque con-siglieri (minimo tre), ma vi possono entrare anche dei sostenitori privati. La strategia illustrata dalla Razzi è

delle esibizioni nelle scuole in pro-vincia (a Palazzolo) per avvicinare anche i giovani all’ambito musicale. Sarà necessario, quindi, un lavoro di squadra: “Inizieremo – spiega l’As-sessore – delle indagini per colloca-re eventi importanti, ma nello stesso tempo siamo aperti ad accogliere le richieste del territorio. La Fonda-zione si occuperà anche della regia della nuova ‘fortunata’ formula del Sancarlino: questo gli permetterà di approfondire il contatto sul territo-rio”. Così molti progetti che arrive-ranno sul tavolo dell’assessorato, verranno presi in considerazione dalla Fondazione. Verranno, comun-que, fatte iniziative con la partner-ship fra Fondazione e Provincia. Il Consiglio provinciale ha approvato il piano finanziario che mette a di-sposizione 200mila euro per il 2011, una cifra che dovrà essere imple-mentata dall’intervento dei privati. “Ho notato una sensibilità estrema nei confronti dell’ente Provincia e

di “lavorare in gruppo per divulga-re cultura in provincia. Il perimetro d’azione verrà definito nei prossimi mesi; l’obiettivo della Fondazione sarà quello di occuparsi di ambiti diversi”. La Fondazione debutta il 31 maggio all’interno del Festival pianistico con l’ascolto della Bre-scia Orchestra: si esibirà un’ensem-ble di strumentisti bresciani, perché “questa è e sarà la cifra del modo di fare cultura della Fondazione. È sta-to varato un progetto organico che punta all’esibizione, ma anche a co-struire un messaggio culturale”. Il 30 maggio gli stessi musicisti faranno

Proseguono i lavori di ristrutturazione di Palazzo Loggia. L’attuale copertura a carena rovesciata, realizzata nel 1915 in sostituzione dell’originaria distrutta da un incendio nel 1575, soffre di un cedimento strutturale di circa 80 cm, che provoca la rottura delle centine reticolari lignee di cui è composta. Grazie al progetto strutturale ideato dall’ing. Ezio Pilar Giuriani e di quello architettonico dell’arch. Paola Faroni è in corso di realizzazione una piattaforma

portante che sarà collocata nel sottotetto del palazzo, in particolare in corrispondenza del soffitto, ad oggi inagibile, del Vanvitelliano. A questo proposito è stata posta la prima di 19 travi che fungeranno da base per la piattaforma; il lavoro di posa è molto complesso, in quanto ogni trave, formata da due mezze travi, misura 25 metri e va inserita singolarmente. Data la delicatezza della struttura, prima della messa in atto è stato realizzato nel laboratorio dell’Università di

Brescia un prototipo per escludere problemi di rottura. Una seconda fase d’intervento sarà possibile grazie alla strutturazione della piattaforma, che consentirà di montare un sistema di ponteggi interno per raggiungere le centine portanti e verificare l’entità dei danni, in modo da permettere in seguito lavori di manutenzione di cui il palazzo necessiterà nel tempo. Verrà creato un diaframma antisismico che ridurrà i rischi per l’intero edificio; l’agibilità

del sottotetto potrà diventare l’occasione per rendere visitabile la struttura interna a gruppi di un centinaio di persone per volta. Il progetto, sostenuto da Fondazione Cariplo, che è intervenuta anche a favore del restauro delle decorazioni cinquecentesche all’interno dell’ex sala stampa, sarà completato entro agosto. “Dopo Santa Giulia, questo diverrà il secondo luogo di Brescia da visitare”, commenta l’assessore ai Lavori pubblici del Comune, Mario Labolani. (a.g.)

I bresciani sanno poco o nulla del Me-trobus. È questo quanto si evince da un sondaggio effettuato da “Officina della città” a marzo. Sono state rac-colte 660 interviste: lo scopo era di sondare e analizzare il livello di co-noscenza, le aspettative e il giudizio sulla metropolitana leggera. I dati da un certo punto di vista sono “imbaraz-zanti”, soprattutto a 18 mesi dall’avvio del metro bus. Solo un terzo degli in-tervistati sa quante linee avrà il me-trò, anche se in generale emerge un giudizio positivo sull’infrastruttura in controtendenza con i referendum consultivi del 1998 e del 2001. Alcuni intervistati pensano che la seconda linea, quella fuori dal perimetro citta-dino, sia già operativa. “Officina del-la città” non vuole limitarsi alla sola analisi dei dati, ma ha in cantiere l’or-

ganizzazione, insieme a “Brescia per passione” e d’intesa con i vertici di “Brescia Mobilità”, un convegno sul metrobus: verrà data voce all’espe-rienza di città francesi come Lille e Rennes nelle quali il metrobus fun-ziona con successo. La metropolitana leggera rappresenta una sfida per la nuova mobilità sostenibile, ma secon-do l’avvocato Francesco Onofri, pre-sidente di “Officina della città”, anche per il bilancio delle casse comunali: si corre il rischio di perdere ogni anno 8 milioni di euro. Onofri ribadisce che serve “un maggiore sforzo politico per comunicare ai cittadini l’importanza di questo strumento e per rendere me-no superficiale la conoscenza; all’ini-zio erano state lanciate le postazioni per vedere i cantieri, oggi si assiste a un raffreddamento mediatico”.

delle iniziative culturali”. Uno degli scopi della Fondazione sarà anche quello di attingere a finanziamenti e bandi nazionali ed europei. Alla do-manda come si pone la Fondazione nei confronti delle altre realtà che già operano, la Razzi non ha dubbi: “In dialogo. La Fondazione si met-te a disposizione di una possibile partecipazione nel Grande; non è antagonista. Non a caso nel primo appuntamento, per il Festival, sono stati invitati artisti bresciani”.

ª

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ell’albo d’oro figurano, fra gli altri, i nomi di ma-dre Eugenia Menni, di Elena Alberti Nulli e di Ornella Parolini. Stiamo

parlando del premio città di Brescia “Laura Bianchini”, che, giunto alla XII edizione, premia le vincitrici del 2011. L’iniziativa in programma lune-dì 16 maggio alle 17 presso il Centro pastorale Paolo VI è del Gruppo pro-mozione donna di Brescia. Nel corso della cerimonia, dopo l’introduzione di Doralice Vivetti, responsabile del Gruppo di promozione donna, inter-viene Elisabetta Selmi, docente di let-teratura italiana all’Università di Pa-dova, che tiene una relazione su “Le donne del Risorgimento”. Successiva-mente Tina Leonzi, presidente del Co-mitato del premio, presenta le donne premiate e consegna loro una targa di riconoscimento. Quest’anno rice-vono il premio: Alda Pasotti, Bianca Frigoli, Elisabetta Pierallini, Elisabet-ta Selmi, Giuseppina Zogno, Luciana

conosciuta nelle varie fasi della sua vita, può testimoniare la sua disponi-bilità, la sua gratuità, la sua passione per ogni situazione umana bisognosa di comprensione e di aiuto. La prema-tura perdita della mamma, dell’unica sorella e del papà ai quali era molto le-gata, non provocarono ribellioni con-tro la vita ma la esortarono a render-si utile. Concepiva la vita come una missione e per questo si impegnò in vari ambiti come insegnante elemen-tare, direttrice della Colonia Cà Sere-na per i figli dei Reduci Combattenti, dirigente di Azione Cattolica a livello parrocchiale e diocesano, animatrice di gruppi di azione umanitaria, missio-naria ed ecumenica in favore dei Pa-esi dell’Est europeo, curatrice di ar-chivi per la promozione di Cause dei Santi, promotrice del Gruppo Galilea per il sostegno spirituale delle coppia in difficoltà, ecc.. L’opera che la coin-volse particolarmente negli ultimi 10 anni della sua vita fu il volontariato nel carcere cittadino.

Giovani in pellegrinaggio per affidare le proprie aspirazioni a Maria. Domenica 22 maggio il Centro culturale “Pier Giorgio Frassati” propone, in collaborazione con le parrocchie di Bedizzole, Mazzano e Rezzato, il XII Pellegrinaggio a piedi al santuario della Madonna di Valverde (nella foto) a Rezzato. Il pellegrinaggio parte dal santuario di Masciaga (Bedizzole) alle 9 e si snoda sulle colline dei Comuni di Mazzano e Rezzato; costeggia per

un tratto il fiume Chiese e arriva, attorno alle 17, alla Madonna di Valverde dove sarà celebrata la Messa. Fin dalla prima edizione svoltasi nel 2000, la proposta si è distinta per il carattere vocazionale: i partecipanti (giovani e meno giovani) affidano alla Santa Vergine le proprie attese e aspirazioni in vista di una totale realizzazione di sé. L’intento del pellegrinaggio “Maria, Madre della Chiesa” è quello di consegnare nelle mani della Vergine la Chiesa

universale. Durante il percorso verranno ricordate varie esperienze che in tutto il mondo realizzano la vocazione della Chiesa: rendere presente, talvolta a costo della propria vita o delle libertà civili, la persona di Cristo. Nello specifico il ritrovo per il pellegrinaggio è alle 9 presso il Santuario di Masciaga. C’è la possibilità di spostarsi in bus (sola andata da Rezzato a Masciaga) con la partenza dalla fermata dell’autobus Sia di Rezzato-ponte alle 8. Dopo il

percorso del mattino è prevista la sosta per il pranzo presso la località Pieve; il cammino riprende nel pomeriggio. Verso le 17 si arriva al Santuario per celebrare la Messa. L’iscrizione comprensiva di libretto costa 5 euro, con 8 euro si riceve il libretto e il biglietto di sola andata da Rezzato a Masciaga. Per informazioni, si può consultare il sito www.ccfrassatibs.it, mandare l’e-mail a [email protected] o telefonare al 3809022245.

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al prossimo 6 giugno fi-no a tutto settembre il transito su ponte Crotte – già a un solo senso e su parte della sede stradale

– verrà sospeso per consentire i lavo-ri della sistemazione del manufatto. “Prima di prendere questa decisione – ha illustrato il sindaco di Brescia Adriano Paroli – ci siamo preoccupa-ti, assieme ai tecnici di Brescia Mobili-tà, di valutare ogni possibile soluzione al fine di rendere gli inevitabili disagi il più contenuti possibile. Confidia-mo nella comprensione dei residen-ti, dei commercianti e di chi incon-

anche dopo la riapertura del ponte, perché, sintetizzando, abbiamo previ-sto tre corsie in rotatoria, più tre cor-sie da ogni accesso alla stessa, eccetto che da sud, che rimarranno due, cui, da ogni direzione, ne va aggiunta una per svolta a destra continua”.

Il Comune di Brescia organizza l’“Enrico Zani Sciò – live for children”, uno spettacolo di beneficenza con ingresso a offerta libera che si pone l’obiettivo di raccogliere fondi da destinare al reparto di onco-ematologia pediatrica degli Spedali civili di Brescia. L’appuntamento è per venerdì 13 maggio alle 20 al teatro Arcobaleno di via Luciano Manara (Quartiere Fiumicello) a Brescia. Presenta Luana Vollero, partecipano come ospiti Sergio

Benzoni, Stefano Calzavacca, Alex Rusconi e Mauro Tononi. L’iniziativa ha come registi Xeos e l’Associazione bambino emopatico (Abe), che ha fra i suoi testimonial i calciatori Marco Zambelli e Nicola Silvestri (entrambi presenti alla serata) e da oltre 20 anni collabora con il reparto di onco-ematologia pediatrica degli Spedali civili. L’Associazione è stata fondata nel 1981 da un gruppo di genitori di bambini affetti da leucemia con lo scopo di rendere ottimale il

trattamento medico e sostenere psicologicamente e socialmente i bambini e le loro famiglie durante il periodo di cura. In particolare l’Abe si propone di concorrere ad assicurare a ogni bambino del reparto il diritto al trattamento ottimale e a una socializzazione intesa come inserimento nella vita normale. Nello specifico l’accoglienza alle famiglie assistite nei reparti e nel Centro trapianti midollo osseo “Monica e Luca Folonari” e la ricerca.

trerà difficoltà nei prossimi quattro mesi, ma assicuriamo che l’impegno è mirato a risolvere il problema de-finitivamente”. “Sono stati compiuti studi sui flussi di traffico dell’intera area interessata – ha aggiunto il vi-cesindaco ed assessore alla Mobilità e al traffico Fabio Rolfi – così come interventi sulla rotatoria Montelungo che, diventando uno dei nodi critici, sopporterà la maggior parte del traffi-co, al pari di alcune vie interne, quali via Vender, Collebeato, Risorgimen-to, per citarne alcune, ai cui abitanti chiediamo la pazienza necessaria al compimento dei lavori, che abbiamo

contenuto in 120 giorni consecutivi, in un periodo ‘leggero’, quale quello esti-vo. Anche il trasporto pubblico vedrà percorsi alternativi, che stiamo verifi-cando per individuare quali possano essere i meno disagevoli”. “Il ponte, rilevato come a elevato livello di peri-colosità nel corso di controlli eseguiti nel 2010 – ha specificato l’assessore al Lavori pubblici Mario Labolani – su-birà lavori che ne rivedranno la strut-tura, perché si passerà dagli attuali 6.10-6.40 metri carrabili più due per i marciapiedi ai 6.50 carrabili, cui va aggiunto un metro per gli spazi rela-tivi alla separazione dei marciapiedi

che, soprelevati rispetto alla carreg-giata, saranno di 1.67 metri ciascuno per essere anche ciclabili. Si passa da 8.40 metri a 10.76, con un impegno di circa 850mila euro – ha chiosato La-bolani – di cui 650 mila destinati alla ristrutturazione del ponte, 50mila al-la sistemazione della rotatoria Mon-telungo e 150mila in lavori di proget-tazione, impiantistica e a una serie di lavori accessori”. “Abbiamo cercato di trasformare un problema in un’oppor-tunità – ha spiegato Stefano Sbardella per Brescia Mobilità – perché, oltre al-la soluzione e messa in sicurezza del ponte, abbiamo previsto migliorie alla rotatoria Montelungo che rimarranno

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Un edificio pressoché abbandonato e in degrado. È la situazione della stazione ferroviaria alla quale fanno riferimento i paesi di Pontevico e di Robecco d’Oglio, l’uno nel Bresciano l’altro nel Cremonese, divisi dal fiume che segna il confine tra le due province. Una situazione alla quale a Robecco si individua il rimedio nel progetto per trasformare i locali in un museo permanente dei bersaglieri e la zona nord adiacente, in un parcheggio per i mezzi pesanti destinato ad

uso esclusivo dei soli residenti del paese. L’idea è stata proposta alla Regione. “È solo il primo passo di un percorso ancora da valutare nei dettagli. Al momento, questa scelta non implica alcun onere di spesa a carico del bilancio comunale”, spiega il sindaco di Robecco d’Oglio, Marco Pipperi, mentre a Pontevico l’idea è condivisa dalle associazioni ex combattenti che trovano spazi e sede per le loro attività nel palazzo della civica biblioteca. (pio)

el corso degli anni la comunità travagliatese ha saputo lanciare molti campioni dello sport: si pensi ai fratelli Baresi o

ai pattinatori Bornati. “Anche se solo pochi riescono a raggiungono risulta-ti a questo livello” spiega l’assessore allo Sport Gianbattista Dossi “ciò che conta nello sport è lo sforzo che qual-siasi praticante mette in campo per misurarsi con le varie discipline, con i propri limiti e con gli altri. Lo sport è un momento di crescita interiore. ‘Sport in Festa’ vuole essere un rico-noscimento al cruciale e insostituibi-le ruolo che svolgete nella nostra Co-munità”. “Sport in Festa 2011” si apre domenica 15 maggio alle 16 in Piazza Libertà con la partenza di una gran-de biciclettata (con le magliette dei tre colori della bandiera italiana) che farà tappa alla Casa di Riposo, a San-ta Maria dei Campi e al Centro spor-tivo. Il programma prevede numerosi tornei ed esibizioni. Lunedì 16 maggio alle 20.30 alla Sala Nicolini è in pro-gramma un’importante conferenza in collaborazione con l’Age intitolata “E se ci guardassimo un po’ in giro?”: il valore e il significato dello sport e su come la pratica sportiva può in-segnare a un giovane a rispettare le regole. Intervengono il prof. Ivo Liz-zola, preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Bergamo, e gli ex nuotatori

Giorgio Lamberti e Domenico Fiora-vanti. Mercoledì 18 maggio alle 20.30 al Palazzetto dello sport si svolgerà la presentazione dell’atleta travaglia-tese Federica Mondini selezionata da “Special Olympics” per partecipare ai Giochi mondiali estivi special Olympi-cs Atene 2011. Seguirà la presenta-

zione del libro di Alessio Tavecchio “Con una marcia in più”. Un libro che tratta di prevenzione stradale, che si avvale di una prefazione firmata fra gli altri da Valentino Rossi e da Feli-pe Massa e che parte dalle lezioni di educazione stradale che Alessio tiene agli alunni delle scuole. Dopo esser-si diplomato in informatica ebbe un grave incidente motociclistico all’età di 23 anni. Durante la settimana sarà presente una delegazione di studen-ti francesi delle scuole medie di Be-aufort en Anjou, cittadina gemellata con Travagliato, che verranno ospitati dalle famiglie travagliatesi e venerdì e sabato pomeriggio, a partire dalle 15, sfideranno i loro coetanei travagliate-si nel torneo di “calcetto umano”. Sa-bato sempre alle 15 “Miniolimpiade” per i ragazzi delle società sportive. Tra le novità c’è una gara con i poni”: la “Miniolimpiade” che verrà replicata domenica 22 a partire dalle 15.30 tra gli amministratori e i consiglieri co-munali di Travagliato, Berlingo, Caz-zago San Martino e Rovato: i quattro Comuni che insieme lottano per l’isti-tuzione del Plis (un Parco locale di interesse sovracomunale) alla Maco-gna. Tra le altre novità l’allestimento dello “Sport in vetrina”. Una ventina di negozi travagliatesi abbinati a una ventina di società sportive travaglia-tesi addobberanno la loro vetrina. La manifestazione si conclude domenica 22 maggio alle 21.30 con la lotteria.

Il 21 maggio c’è la riunione dell’Ucid della Bassa Bresciana. L’incontro si svolge alla Pieve di Santa Maria Nascente, detta della “Formigola” (nella foro), che sorge a un chilometro dell’abitato di Corticelle Pieve, frazione di Dello. Il programma: alle 17.15 l’accoglienza del presidente Giuseppe Pozzi; 17.30, intervento dell’ing. Alessandro Guerini, direttore dei lavori di restauro della Pieve; alle 18.30 la visita con gli “Amici della Pieve”; alle 19 la Messa nella Pieve.

– –

Alla “People and music” ovvero la “Festa dei popoli”, manifestazione organizzata dall’oratorio San Luigi di Leno, il Comune accorda il patrocinio. L’iniziativa è fissata per la serata di sabato 21 maggio, è di “forte valenza sociale e vedrà coinvolti i giovani e gli adolescenti” considera il sindaco Piero Bisinella aggiungendo che “attraverso la musica è offerta un’occasione di integrazione e scambio culturale fra le varie etnie presenti nel nostro Paese”.

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A pochi giorni dalle premiazioni del Brevis Junior, che ha visto protagonisti i bambini delle elementari del circolo didattico di Dello, il Comune di Barbariga e l’associazione Pro Loco hanno pubblicato il bando per partecipare all’edizione 2011 del Brevis: il Premio nazionale di scrittura essenziale. Il concorso letterario, giunto alla sesta edizione, è patrocinato dalla Regione, dalla Provincia dal sistema bibliotecario Bassa Bresciana centrale e

dall’Associazione Comuni Terre Basse. Questo concorso, promosso per la prima volta nel 2005 è studiato per promuovere la scrittura breve, concisa ed essenziale. “L’intento è quello di promuovere la scrittura breve e concisa attraverso opere multimediali – hanno ribadito gli organizzatori – . Non a caso è stato ripreso un termine latino polisemico. Il significato di ‘brevis’ è ‘essenziale’”. Per l’edizione 2011 le sezioni proposte sono sempre sette: la poesia,

con un testo che può essere al massimo di 10 versi, il racconto breve, che non deve superare i 3600 caratteri, l’endecasillabo (con un massimo di tre versi), la vignetta satirica, l’sms (testo non superiore ai 160 caratteri) l’haiku e il cortometraggio, un filmato di una decina di minuti in dvd. Il termine per la presentazione delle opere, sia per posta raccomandata che on line, è previsto per il 15 luglio (informazioni allo 030/9718104 o sul sito www.brevis.it). Verranno

premiate le prime tre opere classificate per ogni sezione e ai vincitori verrà conferita una targa artistica personalizzata e un diploma d’onore. Tra i vincitori verrà scelto il miglior Brevis che avrà la fortuna di portarsi a casa un premio in denaro di 500 euro. Tutte le opere premiate verranno comunque raccolte in un’antologia che sarà presentata e venduta al momento delle premiazioni, che sono previste per il mese di settembre. (mtm)

i è conclusa con il concerto del complesso “I Batman” la stagione della Lum, Libera università Manerbio. L’in-tervento del maestro Arturo

Andreoli che ha fatto percorrere alla platea del Teatro Comunale, affollato come sempre, vicende e musiche le-gate ai Festival di Sanremo dall’esor-dio all’epoca nostra. Applausi fragoro-si rivolti agli esecutori, strumentisti e voci, che si sono alternati nell’intepre-tazione dei successi vecchi e nuovi. Un successo l’iniziativa, ultima di una serie di appuntamenti che ogni giove-dì pomeriggio sono stati occasione di

aggregazione sociale per pensionati ed anziani che hanno manifestato ri-conoscenza alla presidente Rita Fo-gazzi, la quale con molta passione e impegno, con la collaborazione di altri volontari come lei, ha saputo realiz-zare programmi di notevole interesse culturale, spettacolare e ricreativo. “È stata un’avventura che abbiamo avviato nel 2001 sollecitati dall’asses-sore Manfredini in quel tempo dele-gato alla Cultura – ha commentato la signora Fogazzi – e che abbiamo pro-seguito grazie alla disponibilità degli amministratori che nel tempo si sono alternati nella guida del Comune”. Al-

le affermazioni ha fatto seguito il sin-daco dott. Cesare Meletti. “Era nostro dovere – ha affermato – conservare e far proseguire l’esperienza che avete consolidato ottenendo consensi di partecipazione e adesioni numerose”. È stata impresa che fin dalla nascita

ha avuto presidente la signora Fogaz-zi che nei giorni scorsi ha spontanea-mente deciso di passare la mano. Ed è così che dal prossimo anno, il decimo della Lum, per unanime designazione del consiglio direttivo, sarà la prof.ssa Elena Ungari, docente alla Cattolica, a guidare la stagione della sodalizio, in collaborazione col vice presidente Bruno Scartapacchio, generale del-la riserva dell’Aeronautica militare, il quale smessa la divisa, da volonta-rio s’è reso disponibile per la comu-nità affiancando altri che gli hanno espresso riconoscenza. Nel direttivo della Lum saranno ancora presenti

con diversi compiti: Vanna Dadda, An-giolino Guindani, Bianca Manfredini, Vladimiro Marinello, Piera Grazioli e Bibiana Nervi. Durante la riunione, dono della Lum, è stato consegnato al maestro Andreoli un nuovo strumen-to musicale, un fagotto che mancava nella formazione della civica Santa Cecilia, dato in affidamento alla scuo-la di musica Manfredini che provve-derà ad istruire un musicista ad hoc. In una sala adiacente il teatro è stata allestita la mostra delle opere dipinte da artisti formati alla scuola di pittu-ra realizzata dalla Lum grazie alla di-sponibilità del maestro Martino Pini.

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In occasione del 30° anno di fondazione la cooperativa sociale onlus “Collaboriamo” di Leno, presieduta da Paolo Bonometti, ha organizzato “Collaboriamo …in festa”, una quattro giorni di festa, in programma da giovedì 19 a domenica 22 maggio, che verrà ospitata negli spazi attrezzati dell’ex ippodromo di Leno. Questa festa, che si fa per raccogliere fondi per sostenere economicamente l’associazione, ha un obiettivo preciso. Il cda ha approvato il

progetto di ampliamento della Comunità alloggio Monica Crescini, i cui otto posti sono già occupati. Si prevede l’ampliamento della struttura con 6 posti. Il costo è di circa 500mila euro. Ecco il programma della festa. Giovedì 19 maggio si comincia con “Giovani... in festa”, con la presenza di Giorgio Zanetti, Silver, Maya, Patty no stop, gruppo Traffika e del tenore Paolo Antognetti. Venerdì 20 maggio, saranno in scena Charlie Cinelli e il Corpo musicale cittadino di Ghedi

diretto dal maestro Francesco Andreoli che proporranno il concerto “Sta ‘n banda”. Sabato 21 maggio: serata dedicata al liscio, con l’ orchestra Camillo del Vho e domenica 22 maggio, “Musica per sognare”, con l’orchestra Fausto Tenca. Nelle giornate di sabato e domenica, inoltre, negli spazi di “Collaboriamo… in Festa” sarà possibile acquistare i lavori su vetro, carta e legno realizzati dai ragazzi diversamente abili che frequentano la Cooperativa. (mtm)

o sport non costituisce solo un fattore di diverti-mento o di crescita, ma è un valido aiuto per le per-sone in difficoltà fisiche

o psichiche e rappresenta, altresì, lo stimolo a dare il massimo per combattere varie forme di disabili-tà, spesso con grande successo. A Montichiari, grazie ad una collabo-razione tra le associazioni Tandem e Dream Team, è partito il primo corso di pallacanestro per bambi-ni diversamente abili riservato agli studenti delle classi primarie e della scuola secondaria di primo grado. I primi frequentano il corso nei giorni di martedì e giovedì dalle 17.30 alle 18.30 nella palestra del centro gio-vanile di Montichiari e sono seguiti dall’istruttore di minibasket Andrea Ambrosi, insieme ai bambini che già frequentano le lezioni di minibasket. I ragazzi più grandi, invece, frequen-tano il corso il martedì dalle 15.15 alle 16 nella palestra di Novagli, se-guiti dall’allenatore Gian Paolo Al-berti. L’iniziativa è aperta anche ad altri bambini e ragazzi diversamen-te abili che vogliono mettersi in gio-co e sentirsi pienamente parte di un percorso comune di vita e di sport. I corsi nascono dalla volontà delle due associazioni organizzatrici di andare in aiuto, il più possibile, ai piccoli in difficoltà: Tandem, presie-duta dall’avvocato Paola Invernali,

ha tra i suoi scopi associativi l’atten-zione per lo sport inteso come mo-mento formativo aggregante e psi-co-motorio riabilitativo e dello stes-so tenore si può parlare per Dream Team, importante gruppo sportivo monteclarense il quale ha presente anch’esso nel proprio statuto un’at-

tenzione all’aspetto sociale, oltre a quello prettamente agonistico e mira a concretizzare questa sua importan-te parte attraverso l’incontro con un partner associativo con queste carat-teristiche. Da tale sinergia preziosa è così scaturita l’idea di far partecipa-re i ragazzi di Tandem ai corsi voluti ed ideati da Dream Team, per questi ultimi mesi prima della pausa estiva, per avviare una maggior conoscenza reciproca in vista poi della creazione di iniziative vere e proprie a partire dal mese di settembre. Le iscrizio-ni ai corsi sono aperte e si possono effettuare chiamando i seguenti nu-meri di telefono: 333/1810819 oppu-re 335/6666937. Sempre rimanendo nell’ambito del volontariato ricordia-mo che l’associazione Tandem sta or-ganizzando numerose iniziative il cui fine è autofinanziare i propri progetti per bambini diversamente abili: tra le tante realtà citiamo la vendita di fiori per la Festa della mamma che la scorsa domenica, in piazza Santa Ma-ria, ha riscosso grande successo con un pubblico numeroso accorso ad informarsi anche sugli scopi del so-dalizio. L’associazione presieduta da Invernali ha sede in piazza Municipio 2/B ed è sempre aperta all’ingresso di nuovi volontari non solo per mettere in comune le stesse problematiche, ma anche per aumentare le risorse a disposizione nella lotta alle varie forme di disabilità minorile.

Il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Morcelli-Repossi offre i propri spazi per una serata Fai, nella quale si esibirà il poeta e attore, Achille Platto, nello spettacolo “Bibbiù”, testo che sicuramente molti di noi conoscono, ma che, recitato dall’autore, è sempre una novità. L’appuntamento è per venerdì 13 maggio alle 20.45 presso l’auditorium della Fondazione Biblioteca Morcelli Pinacoteca Repossi di via Varisco 7 a Chiari.

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i va insieme, si soffre insie-me e lo zaino è lo stesso per tutti”. All’eco di queste parole il Gruppo Alpini di Cologne celebra il suo 85°

anniversario di fondazione: correva l’anno 1926 quando alcuni reduci della Guerra libica del 1912 e della Prima guerra mondiale decisero di creare anche a Cologne un gruppo Ana. con un proprio gagliardetto di-stintivo. Da allora, come oggi, l’im-pegno e la coesione della sezione, dal 2006 guidata da Enrico Rivetti e ora composta da 140 soci, non sono mai venuti meno. La testimonian-

no illustrati stralci della vita del so-dalizio e consegnati riconoscimenti ai Reduci colognesi. Domenica alle 9 l’ammassamento all’area feste di via Corioni, alle 10 l’alza bandiera e l’inizio della sfilata in onore ai cadu-ti; alle 11 la Messa in chiesa, seguita dalla festa e alle 12.30 dal rancio.

Sabato 14 maggio alle 16, nell’ambito della XIX Primavera culturale della Franciacorta e del Sebino, Mariella Annibale tiene a Gussago presso l’auditorio San Lorenzo (in piazza San Lorenzo) un’anteprima del convegno per i 1000 anni (1012-2012) dell’ordine camaldolese. L’ingresso è libero. La regia è del Centro culturale artistico di Franciacorta e Sebino, che promuove e incoraggia gli studi sulla Franciacorta e sul Sebino: premia e segnala i

giovani di tutte le facoltà che con i loro lavori apportano contributi originali allo studio della Franciacorta e del Sebino. Indice ogni due anni un concorso a premi per tesi di laurea magistrale. Per l’anno 2011 il Centro culturale offre un premio di 1000 euro al primo classificato, di 500 euro al secondo e di 250 euro al terzo per tesi che riguardano il territorio della Franciacorta e del Sebino bresciano e bergamasco.

I partecipanti potranno presentare tesi che contengano originali apporti alla materia studiata e che abbiano conseguito una valutazione minima di 100 su 110. Le tesi e la documentazione dovranno pervenire entro il 30 dicembre 2011 alla sede del Centro culturale artistico di via Tito Speri 6 a Bornato. Gli esemplari premiati saranno depositati nella biblioteca del Centro culturale. Per informazioni, 0307255014.

za risale a quel lontano 8 dicembre 1953 quando gli alpini informarono l’arciprete don Francesco Borra di voler erigere di proprie mani una cappella votiva non all’oratorio co-me annunciato alla popolazione, bensì in vetta al Monte Orfano, af-frontando un lungo ed erto sentiero e imbattendosi in una montagna di sacrifici, che vennero poi ripagati quando, dopo 35 domeniche di duro lavoro di una ventina stabile di per-sone rinforzata dai volontari, fu po-sta l’ultima pietra davanti alla cap-pella e un’aquila colata nel bronzo da 276 kg, divenne il secondo sim-

bolo tanto caro agli Alpini. La prima pietra fu posata nei pressi dell’altare il 24 febbraio 1954, mentre l’inaugu-razione alla presenza dell’arcivesco-vo di Sassari e di tante personalità – tra cui don Carlo Gnocchi e padre Marcolini – avvenne il 12 settembre 1954. La strada asfaltata sul Mon-te venne creata solo negli anni ‘70 quando la Sip intervenne per rag-giungere il Ripetitore posto in vetta; mentre nel 1975 giunse l’acqua po-tabile a servizio del Rifugio realiz-zato sempre dagli Alpini vicino alla sacra cappella. In questi 80 anni “le varie attività del gruppo sono state

sempre protese ad elevare lo spirito di fratellanza alpina nel ricordo dei Caduti”, basta pensare alla decen-nale collaborazione coi ragazzi del Centro bresciano down, al sostegno alla Casa di riposo, ma anche alla scuola di Nikolajewka e alla parte-cipazione alle manifestazioni locali e nazionali. La “due giorni” di festa apre sabato: alle 10 con gli onori ai simboli delle Associazioni d’Arma e alle 14 davanti al Rifugio sul Monte in ricordo ai caduti alpini. Alle 20.45 nel cinema teatro la Corale Montor-fano diretta dalla maestra Renata Chiari e accompagnata dall’organi-sta Roberto Tamanza terranno un concerto, nel corso del quale saran-

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È stato ribattezzato “Le meraviglie della terra del fiume”, l’itinerario storico-turistico alla scoperta dei tesori palazzolesi. È un progetto di rilancio e valorizzazione turistica di Palazzolo che affonda le radici nell’esperimento dell’anno scorso (oltre 9.500 visitatori in 21 giornate) di aperture al pubblico della torre del popolo, del torrione di Mura e del castello medioevale. Una sorta di seconda edizione fortemente sostenuta dall’Amministrazione comunale e gestita con la generosa,

sensibile e fondamentale presenza dei volontari. Non solo, da quest’anno ai ciceroni volontari – istruiti da Francesco Ghidotti e Luciano Demasi – si affiancano gli studenti dell’indirizzo turistico dell’Istituto professionale di Stato di Palazzolo. Quest’anno aperti al pubblico non saranno solo le torri e la Rocha magna ma anche la Pieve medioevale con i suoi sotterranei, gli scavi archeologici e cicli pittorici; visite guidate sono organizzate pure per il ponte romano.

na mostra multimedia-le, ma non nei termini in cui si soliti intendere questa commistione di strumenti. “Canto so-

speso”, il lavoro artistico di Osvaldo Vezzoli e Mauro Montalbetti che il pubblicoi può ammirare sino al 15 maggio presso il teatro della comu-nità di San Pancrazio di Palazzolo, è multimediale nel senso che abbi-na all’espressione pittorica quella musicale. Della prima si è occupa-to Osvaldo Vezzoli, architetto, na-to e cresciuto a San Pancrazio che ha coltivato la passione artistica di pari passo con quella dell’impegno politico-amministrativo per la sua comunità. Quella musicale, invece, è stata opera di Mauro Montalbetti, musicista bresciano che, cresciuto alla scuola di Antonio Giacometti, sin da giovanissimo ha intrapreso un percorso artistico che lo ha por-tato a essere uno dei compositori italiani più apprezzati delle giovani generazioni. L’incontro artistico tra i due è avvenuto nel 2009 quando Montalbetti visitando una mostra che Osvaldo Vezzoli aveva allesti-to nello spazio Aref di Brescia, av-vertì precise sensazioni musicali. A due anni di distanza questa sin-tonia di emozioni ha dato origine al lavoro “Canto sospeso. Segni e suoni nel mito di Dedalo e Icaro”. Osvaldo Vezzoli ha realizzato le 20 tavole che costituiscono il percor-

so artistico della proposta. 20 tavo-le in cui il mito di Dedalo e quellio-di Icaro vengono ripercorsi con un astrattismo capace di generare, gra-zie al sapiente uso del colore e del bianco e nero, grandi emozioni. Il saggio introduttivo al catalogo del-la mostra è stato scritto dal critico Mauro Corradini che ricorda come

quello del confronto con i due miti è una costante di tanti percorsi ar-tistici. In particolare, come scrive il critico d’arte Osvaldo Vezzoli, che non è nuovo a questo tipo di incon-tri, di riflessioni, ha voluto fermarsi in modo particolare su questo mito, rileggendolo dalla parte di Dedalo, “forse perché – sono considerazioni di Corradini – lui è architetto o forse per scoprire le verità di chi rimane più in ombra nelle storie”.Sollecitato da queste e da altre sug-gestioni Mauro Montalbetti, lavo-rando a stretto contatto con Vezzoli, ha realizzato una partitura musica-le che amplifica le suggestioni e la forza espressiva delle 20 tavole del percorso artistico. La partitura è stata eseguita in prima assoluta in occasione dell’inaugura-zione della mostra dal violoncellista Marco Perini, davanti a un pubbli-co rapito dalle sensazioni prodot-te dall’abbinamento tra la pittura e la musica. “Canto sospeso. Segni e suoni nel mito di Dedalo e Icaro”, che chiude i battenti a San Pan-crazio il 15 maggio sarà replicata a Pavia, presso l’associazione “Via Magenta” dal 4 al 12 giugno prossi-mo; a Palazzolo sull’Oglio, presso la Fondazione Cicogna Rampana dal 24 settembre al 2 ottobre prossimo e a Brescia, presso la galleria Spa-zio Aref, luogo in cui è avvenuto l’in-contro tra Vezzoli e Montalbetti, dal 22 ottobre al 20 novembre prossimi.

Giovedi 26 maggio riapre la festa dello sport che ormai ha raggiunto il 25° anno di ricorrenza. Il programma prevede il ritrovo di tutte le società sportive in piazza Roma sfilata ed arrivo allo stadio comunale. Questa festa durerà come consuetudine dieci giorni e il calcio la farà come al solito da padrone, ma saranno presenti anche il tennis, il saggio del gruppo “Twirling”, la Stra-Palazzolo, corsa o camminata per Palazzolo, e il Meeting del cuore.

I marinai di Palazzolo, nell’occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia e del 100° anniversario della loro associazione Anmi organizzano una mostra rievocativa navale della marina militare italiana, in collaborazione con l’associazione Modellisti Pandinesi. Il programma prevede l’apertura da giovedì 12 maggio a domenica 15 maggio: dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19 la visita della mostra presso il Polo Culturale della Biblioteca civica in via Lungo Oglio.

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ino a sabato a Gardone Valtrompia, nel bellissi-mo complesso di S. Ma-ria degli Angeli voluto da San Bernardino da

Siena giunto in Valle nel 1442, ed ora sede del sistema culturale val-trumplino (Sibcab), si può visitare (9-12; 14-17) una mostra originale: nell’elegante chiostro sono esposte le opere realizzate dagli alunni del-la scuola dell’obbligo valtrumpline ad interpretare due temi ambientali particolari.Sono quelli assegnati dal concor-so indetto da “Verde Pulito”, la ma-nifestazione promossa 15 anni fa dalla Comunità montana con le re-altà territoriali: polizie municipali, forestali,volontari Protezione civi-le ecc.. Ha avvicinato alle tematiche ambientali migliaia di ragazzi, pro-ponendo loro all’inizio scolastico un tema da illustrare sempre diverso: dalla rappresentazione dei quattro elementi naturali (terra, aria, acqua,

le dell’infanzia e primarie è stato as-segnato il tema “Il nostro territorio è ricco di specie animali e vegeta-li. Raccontate alcune vostre espe-rienze”; alle scuole secondarie “Un ecosistema del vostro territorio in pericolo... come è possibile salvar-lo?”. Vi hanno partecipato 31 classi (circa 700 alunni) con 23 elaborati illustrati come da regolamento con pannelli o plastici in qualsiasi ma-teriale, con breve testo descrittivo dell’opera collettiva, una per classe per regolamento. Insieme da 10 anni, prima a Mar-cheno e poi a Bovezzo, si organiz-za coordinata dalle polizie locali, la presentazione ed esercitazione dei numeri dell’emergenza civili: 118, corpo forestale, polizia, carabinie-ri, vigili del fuoco, antincendio bo-schivo ecc. Da quattro anni la manifestazione ha assunto valenza comprensoriale con invito alle classi filtro (5° elementa-re ed a scelta una media) rispettiva-

fuoco) ad altri come lo sviluppo so-stenibile nel 2008/9 con un occhio al “Dess - Decennio dell’educazione al-lo sviluppo sostenibile 2005-2014”, campagna mondiale proclamata dall’Onu e coordinata dall’Unesco. L’anno successivo è stato “Ritorno alla terra, energia pulita e rinnova-bile: il futuro è già qui?”. Per l’anno scolastico 2010/2011, in accordo col Dipartimento di studio del territorio che da alcuni anni col-labora con la Comunità montana, aderendo all’iniziativa dell’Onu che ha proclamato il 2010 “Anno interna-zionale della biodiversità”, alle scuo-

La musica è autentica solo se prodotta veramente con il cuore e domenica 15 maggio il teatro Lux di Lumezzane Pieve (nella foto) ospiterà un concerto speciale, dove i protagonisti faranno musica con e per il cuore. Infatti la manifestazione a scopo benefico è stata organizzata da “Valtrompiacuore”, associazione ben radicata in Valtrompia, che si occupa dell’informazione sulla prevenzione delle malattie cardio-vascolari. Il concerto gospel,

come detto in precedenza, avrà luogo alle 20.30 presso la Sala della Comunità dell’oratorio San Filippo Neri della parrocchia San Giovanni Battista di Lumezzane Pieve e sul palco ci sarà il coro “Musica dell’Anima” guidato dal maestro Umberto Antonelli. L’evento ha il patrocinio e il sostegno della Provincia di Brescia, della Comunità montana di Valletrompia, degli Spedali Civili di Brescia e di associazioni come l’Admo (Associazione donatori

midollo osseo) e gli “Amici del Radio “O.Alberti”. L’ingresso sarà libero e le offerte devolute alla ricerca e al finanziamento dell’importante attività di informazione svolta sul territorio da “Valtrompiacuore.”Per ulteriori informazioni, si può contattare lo 030/8912382 oppure visitate il sito www.valtrompiacuore.it.L’educazione alla salute e la prevenzione sono armi fondamentali al fine di combattere

le malattie dell’apparato cardiocircolatorio. Durante l’anno l’Associazione organizza diversi eventi culturali e campagne di informazione che raggiungano tutti i valtrumplini, i quali, sia per una vita troppo frenetica, che per verosimili questioni genetiche, sono molto esposti all’insorgere di malattie cardio-vascolari. Il sodalizio si avvale di mera opera di volontariato e trova i suoi finanziamenti nell’impegno dei soci. (al. an.)

Arrivano le nozze d’oro per il co-ro “La Soldanella” di Villa Carcina, che nel 2011 festeggia i 50 anni dal-la fondazione. “Era il 1961 – dice il maestro Pasquino Zanotti – quan-do ci ritrovammo a Cogozzo nella parrocchia di Sant’Antonio Abate per dare vita al coro. All’epoca io avevo 16 anni e dei fondatori sono presenti tuttora Sandro Faustinoni e i fratelli Marinelli (Davide e Fran-cesco). La cosa più bella è che nel tempo il coro ha coinvolto sempre nuove persone e siamo riusciti a tenere fede alla presenza sul terri-torio. In questi anni abbiamo can-tato un po’ in tutta Italia ed Europa (Strasburgo, Unterachim, Dachau, San Pietroburgo). Siamo nati per trasmettere i canti della montagna sulla scorta dell’esperienza del co-

ro Sat di Trento, poi per necessità abbiamo avuto l’esigenza di nuovi stimoli, perché se ci fossimo ferma-ti a guardare quel francobollo dei canti di montagna, avremmo igno-rato il patrimonio del canto corale. Un canto corale – prosegue il mae-stro Pasquino Zanotti – che ha più di mille anni di storia”.Un sodalizio che giunge al traguar-do dei 50 anni con una passione te-stimoniata anche da un cd che rac-coglie il meglio del repertorio e da un libro curato da uno dei coristi, Pierfilippo Bacca, che ripercorre la storia del coro. I festeggiamenti del 50° sono attesi per il 14 maggio in quella parrocchia di Sant’Anto-nio Abate a Cogozzo dove nel 1961 tutto ebbe inizio. Info su www.co-rosoldanella.it. (a.a.)

mente di Alta e Media-Bassa Valle. La Centrale del Latte supporta i ri-stori coi suoi prodotti.A Marcheno il 21 maggio partecipe-ranno 369 alunni e 25 insegnanti; a Bovezzo (28 maggio) 392 alunni con 32 insegnanti. In particolare durante quella di Marcheno ci sarà l’annullo speciale su cartoline originali frutto di una collaborazione tra scuole e Ufficio postale locale e provinciale. Il timbro speciale ideato dai ragazzi finirà nel museo nazionale filateli-

co. Si è aggiunto, in collaborazione con For, l’associazione che promuo-ve l’atletica tra i giovani presieduta dal grande maratoneta Gianni Poli, il concorso per il logo della manife-stazione podistica “sCorriMella” (4 settembre) che verrà premiato ed impresso sulla maglietta ricordo.Sabato a S. Maria degli Angeli, dalle 15 la grande festa con la premiazio-ne dei vincitori del concorso “Verde Pulito”: premi in denaro per acqui-sto materiali didattici.

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Giungono quest’anno alla 12ª edizione le “Olimpiadi” per disabili (giochi da tavolo, biliardino, percorso in carrozzella) organizzate dall’intraprendente Guido Sandrini. Un’idea che Guido ha avuto nel 1999 e che dal 2004 ha preso ufficialmente il nome di “Happy Handy Day”, richiamando circa 250 disabili da varie zone della provincia, Mantova e Modena. Da allora si è trasformata in un’associazione che lavora una volta all’anno e

devolve tutto quello che incassa ad opere di beneficenza. La festa si aprirà giovedì 12 maggio con la serata musicale di Gino de Gonzales sotto il grosso tendone allestito all’interno del campo dell’oratorio di Zanano. Venerdì 13, invece, un doppio appuntamento sempre all’insegna della musica: alle ore 20.30 le parodie in dialetto di Piergiorgio Cinelli e alle 22 l’esibizione degli “Smooth Criminals”, tribute band ufficiale di Michael Jackson. Sabato 14 alle

ore 9 presso il bar Esso di Cogozzo il ritrovo di auto e moto d’epoca, grazie alla partecipazione del “Club motori storici” di Lumezzane e poi trasferimento per il pranzo a Zanano, dove in serata (ore 19.30) ci sarà uno spiedo, a seguire i “Pulchri Inside” con il meglio degli anni Ottanta e alle ore 22 “Resta in ascolto”, tributo a Laura Pausini. Domenica 15 il clou dell’evento con la disputa delle Olimpiadi e alle ore 20 la serata danzante di chiusura con Luca’s Band. (a.a.)

Si tiene lunedì 16 alle 17, presso Villa Glisenti, “Oltre lo sguardo” il convegno di presentazione del progetto europeo “Youth Citizen Journalism”. L’obiettivo è offrire, ai giovani che vi parteciperanno, strumenti e competenze per favo-rire lo sviluppo personale e socia-le, attraverso la creazione e l’uti-lizzo di una piattaforma on-line informatizzata realizzata dai par-tecipanti. L’iniziativa prevede il coinvolgimento delle Cooperative sociali Il Ponte e Futura.

arà un fine settimana di giochi e sfide, ma anche di unione, spiritualità e tan-to divertimento per gli abi-tanti di Magno; la Commis-

sione giovani del Consiglio pastora-le parrocchiale ha organizzato, dal 13 al 15 maggio, il primo palio delle contrade. Competono quattro squa-dre, corrispondenti a quattro diver-se zone del paese: la contrada Rossa, “Cà de le rie”, la Gialla, “Via de mes”, quella Azzurra, “Mulì”, e quella Verde, “Campanii”. È importante che la rea-lizzazione del progetto sia opera del gruppo giovani, impegnato per riunire

i parrocchiani in varie attività, sempre con il consiglio e la guida del parro-co, don Luciano Vitton Mea, il quale, soddisfatto e felice per l’adesione dei suoi fedeli, si dice davvero grato alla commissione giovani. Questo fa spe-rare che l’entusiasmo giovanile possa coinvolgere anche chi giovane non lo è più. Tra le iniziative spicca il torneo di carte, che, si spera, attirerà anche gli anziani. Ci saranno poi i giochi più classici, il calcio, la corsa, la ga-ra di biciclette, i tornei di ping pong e freccette, il calciobalilla, ma anche esibizioni comiche, canore e di abilità varie, a seconda della fantasia, della

passione e dell’estro dei partecipan-ti. Le iscrizioni hanno raggiunto i 300 partecipanti, persone delle età più diverse, ma tutte accomunate dalla voglia di passare del tempo in par-rocchia, con i propri figli, nipoti e ge-nitori, nello spirito della solidarietà cristiana, ma anche della sana compe-tizione. Il via ai giochi è previsto per le 20 di venerdì 13, seguirà sabato 14, dalle 14 in poi e si chiuderà domenica 15. In vista di questo evento, molto vi-va è stata l’animazione spirituale, con una messa per ogni contrada nell’ar-co di questa settimana e della scorsa sempre al cospetto della Madonna

Lignea a cui tutti i parrocchiani sono devoti, specie nel mese mariano. Il culmine della manifestazione si rag-giungerà domenica 15, quando dopo la Santa Messa delle 10.30, si terrà la solenne processione per le vie del pa-ese, con l’esposizione della Madonna Lignea. Seguirà, in serata, la premia-zione della contrada che primeggerà nei vari tornei. Il trofeo è un dipinto di William Fantini, pittore e assesso-re alla Cultura di Gardone, che raffi-gura San Martino, santo patrono del paese, con gli stemmi di tutte e quat-tro le contrade e verrà esposto nella contrada vincitrice.

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a qualsiasi sommità, tor-ri, rocche, colline o mon-ti, si osservi il Garda è facile capire come e per-ché la natura, l’ambiente

e il clima abbiano contribuito, più che in qualsiasi altro comprenso-rio, a creare rinomanza e clientela. E a sviluppare una industria, quella del turismo. A partire dagli anni Cin-quanta si è registrata una escalation turistica che ha interessato tutta la regione gardesana e che oggi arri-va a contare oltre 20 milioni di pre-senze l’anno. Ma il turismo cambia. Cambiano i gusti, le tendenze e le esi-genze dei turisti e bisogna adeguarsi ai cambiamenti e, se possibile, anti-ciparli. Per dare nuova linfa alla no-mea che il Benaco si è conquistata, al Palazzo dei Congressi di Sirmione, in una tavola rotonda sulla vocazione termale e turistica del lago di Garda, si sono confrontati politici, ammini-stratori e imprenditori.“Il Garda è un territorio ospitale –

zare il piano integrato del Garda – ha spiegato Michela Vittoria Brambilla, ministro del Turismo – che, a partire dal prossimo ottobre e per tre anni, prevede investimenti per quasi 5 mi-lioni di euro, una parte cospicua stan-ziata dal Ministero e il resto finanzia-to da Regione Lombardia, Veneto e Provincia autonoma di Trento alle quali è affidato il compito di studiare e scegliere i progetti oltre che realiz-zarli”. Investimenti che riguarderan-no la promozione di una mobilità tu-ristica alternativa a quella stradale, la realizzazione di due percorsi ciclabili che, collegati a quelli esistenti, formi-no un circuito unico che abbraccia il lago, il lancio di nuovi collegamenti aerei fra l’Europa e gli aeroporti di Brescia e Verona sviluppando anche voli diretti, la valorizzazione delle ec-cellenze enogastronomiche del ter-ritorio, lo sviluppo di sistemi di in-formazione turistica, la formazione, il marketing e la comunicazione. “Il lago di Garda ha un ottimo potenziale

ha affermato Alessandro Mattinzoli, sindaco del Comune gardesano caro a Catullo – ricco di bellezze naturali, archeologiche, storiche e architet-toniche, abbondante nell’offerta di prodotti enogastronomici di qualità e quindi luogo ideale dove trascorre-re le proprie vacanze”.Da più parti è stato sottolineato co-me per vincere le sfide del turismo moderno sia necessario prolungare la stagione turistica del lago, miglio-rare la qualità dell’offerta ricettiva e rafforzare l’efficacia della promozio-ne unitaria della destinazione bena-cense. “È quanto si propone di realiz-

A Padenghe sul Garda c’è un nuovo modo di vivere il lago: passeggiare lungo la spiaggia da Moniga al Lido di Lonato. È l’obiettivo del progetto realizzato dal Consorzio dei Comuni della Sponda Bresciana del Lago di Garda e d’Idro in collaborazione con i Comuni interessati. Fra questi Padenghe che ha inaugurato sabato 7 maggio il suo primo tratto dal confine di Moniga al Gardazzurro (ex Centro balneare OM). Per la verità non è la prima passeggiata a lago di Padenghe

poiché ne esiste una in zona Lido, eseguita con altri criteri costruttivi, che tuttavia ha richiesto interventi di restauro per i danneggiamenti subiti dallo sciabordio delle onde lacustri ed in parte è già stata rifatta con la stessa tecnica impiegata per il percorso che viene ora aperto.Il nuovo progetto, la cui direzione lavori è affidata al Consorzio, consiste in una pavimentazione bassa frutto di un impasto di calcestruzzo e resine con finitura in ghiaietto a vista, contenuta in

cordoli di granito, illuminata la sera con segna passo in ghisa. La realizzazione è avvenuta secondo le prescrizioni della Soprintendenza dei beni architettonici e paesistici e della Provincia di Brescia, è decisamente più strutturata della precedente e consente una manutenzione a lungo termine. L’investimento complessivo necessario a completare tutta l’opera è di 1 milioni e 420mila euro di cui 800mila a carico del Comune di Padenghe. Il percorso è suddiviso

in tre blocchi: il primo, che viene inaugurato sabato 7 maggio, dal confine di Moniga a Gardazzurro, il secondo, i cui lavori partiranno dopo l’estate di quest’anno da Gardazzurro al Lido di Padenghe ed il terzo, programmato dopo l’estate del 2012 dal Porto di Padenghe al Lido di Lonato. In totale solo i primi due tratti consento già circa 2 km di passeggiata, che faranno la gioia di turisti, ospiti e residenti alla ricerca di un itinerario tranquillo e rilassante.

In occasione della chiusura del 250° anniversario della consacrazione par-rocchiale, domenica 8 maggio Bediz-zole ha accolto con immensa gioia il cardinale Salvatore De Giorgi. Un an-no giubilare intenso, ricco di appun-tamenti spirituali, culturali e concerti di musica sacra, per conoscere quel-la che per tutti i bedizzolesi è la casa del Signore dal 1760. Dopo la caloro-sa accoglienza davanti al Municipio da parte delle autorità comunali, è seguita la solenne concelebrazione all’interno della parrocchiale dedi-cata a Santo Stefano. “Sono lieto di essere tra voi. Oggi commemoriamo il 21 aprile 1760 quando il vescovo di Brescia Giovanni Molin benedì le mura di questo tempio, tempio dello spirito ma anche casa del Signore in mezzo a voi, memoria visiva ed eter-

na della nostra esistenza in Lui – af-ferma il cardinale De Giorgi, giunto a Bedizzole per portare l’indulgen-za plenaria speciale in nome di papa Benedetto XVI –. Parola, sacramenti e amore sono le tre dimensioni sulle quali basare la vita e la missione del-la Chiesa nella vostra comunità”. Una buona parte dei pensieri e delle rifles-sioni del cardinale De Giorgi è dedi-cata ai cresimandi che riceveranno il sacramento della Cresima tra po-chi giorni: “I Santi Ermolao e Acacio sono testimoni con il loro sacrificio dell’importanza dei sacramenti, che in questo luogo sono celebrati da oltre 250 anni. Affido le autorità politiche e parrocchiali e tutti quanti voi a Maria Santissima, affinché possiate guidare secondo grazia, santità giustizia, que-sta comunità”. (g.d.m.)

di attrazione e con il piano integrato, il più rilevante progetto di promozio-ne e di valorizzazione mai messo in campo, possiamo creare un brand riconosciuto a livello internazionale e nello stesso tempo possiamo farlo riscoprire agli italiani come una me-ta di eccellenza che può soddisfare svariate esigenze”.Presente a Sirmione anche il mini-stro dell’Istruzione, Mariastella Gel-mini che ha posto l’attenzione su uno dei segmenti turistici più richiesti,

quello delle terme e del benessere.“Il turismo necessita di luoghi ameni, ma anche di elevata professionalità nell’ambito termale. Per questo dia-mo avvio a Sirmione al corso di spe-cializzazione universitaria in termali-smo, capace di formare professioni-sti di alto livello e di offrire maggiori opportunità di occupazione”.Turismo e termalismo, dunque, bi-nomio vincente per rafforzare l’im-magine di un lago di Garda adatto a tutte le stagioni.

ª

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he cos’è l’albergo diffuso? E come funziona? Quali opportunità offre ai citta-dini? Come può essere in-trodotto nei Comuni mon-

tani? Sono alcune delle domande alle quali l’Associazione Val.Te.Mo., che ha sede a Edolo presso l’Università della Montagna, darà risposte in una serie di incontri pubblici organizzati a partire da Monno, venerdì 13 mag-gio presso la Sala consiliare, dalle ore 20.30. Perché Val.Te.Mo. dia corpo a questa iniziativa è presto detto: per-ché tutto ciò che fa parte della valo-rizzazione del territorio della mon-tagna, in ogni suo aspetto, da quello economico a quello culturale, a quel-lo occupazionale a quello industriale, artigianale, artistico fino agli aspetti più squisitamente spirituali, sono nei cromosomi della benemerita Asso-ciazione. Questa volta si propone il tema dell’albergo diffuso nei territorio dell’Alta Valle Camonica. L’iniziativa è patrocinata da un nutrito e prestigio-

gli ospiti, pur non trovandosi nello stesso edificio, sono però a distanza ragionevole da un cuore centrale de-finito “hall dell’albergo”. La legge che lo istituisce (L.R. 15 del 16 luglio 2007, con riconoscimento dell’albergo dif-fuso in data 21 gennaio 2010), prevede standard dei servizi e delle offerte tra cui la distanza massima delle stanze da un nucleo centrale abitativo, l’of-ferta di tutti i servizi alberghieri, dal pernottamento ai servizi accessori, con assistenza 24 ore su 24, la pre-senza di spazi comuni, il servizio di ristorazione, di pulizia, di guardaroba, la presenza di una comunità ospitan-te viva. La sua realizzazione prevede uno specifico finanziamento regiona-le, come già avvenuto in Val Taleggio dove la Regione ha finanziato la sua prima esperienza. Per il funzionamen-to del sistema nascono apposite ini-ziative in grado di gestire il prodotto, compresa la ricerca di finanziamenti europei, regionali e locali, al marke-ting, fino alla gestione del cliente. Ora

so panel di sponsor: la Fondazione della Comunità bresciana, l’Unione dei Comuni dell’Alta Valle Camoni-ca, la Comunità montana e il Bim. L’albergo diffuso, ideato da Giancar-lo Dall’Ara negli anni Ottanta, ha per scopo quello di realizzare strutture ricettive in piccoli centri urbani nei quali spesso si trova un patrimonio edilizio di pregio, ma anche inutiliz-zato, mettendo gli edifici a sistema tra loro. È evidente l’intento di dare vita ai centri storici e nel contempo salvaguardare lo “spirito del luogo”. La gestione è unitaria: può avvenire quando le camere a disposizione de-

C’è una divisione che – pensiamo – pesi particolarmente ai politici della Valle Camonica, oltre beninteso che ai cittadini. Si tratta della spaccatura tra l’“Azienda territoriale dei servizi alla persona” e “Dimensione sociale”. L’incrinatura è avvenuta qualche anno fa (all’epoca in cui s’è formata l’Azienda) e s’è consumata intorno al nome del presidente, Piero Bertelli. Evidentemente qualcuno non ha gradito quella candidatura caduta

un po’ dall’alto. La maggioranza dei Comuni valligiani – per l’esattezza 36 su 42 ha aderito all’”Azienda”; 6 municipalità invece hanno fondato un’istituzione a parte. Bertelli ha assunto la presidenza, coadiuvato dai consiglieri Ruggero Bontempi di Breno, Stefania Bassi di Edolo e Giacomo Lanzini di Darfo Boario Terme. “Dimensione” invece ha scelto come responsabile Daria Armanini di Darfo Boario Terme e come consiglieri Alberto Trotti sempre di Darfo e Giuliano

Mastroeni di Breno. In questi ultimi tempi si fa un gran parlare lungo tutto il solco montano dell’Oglio di unificazione tra Comunità montana e Consorzio Bim, cosa abbastanza problematica anche dal punto di vista legislativo. La fusione dei due enti che si occupano e preoccupano della persona (particolarmente per quegli specifici “capitoli” ceduti per legge dall’Asl a queste nuove realtà istituzionali) dovrebbe invece risultare più facilmente

realizzabile. Proprio in questi giorni Pietro Bertelli ha presentato le dimissioni sue e del suo direttivo, che però scatteranno al momento in cui i 42 Comuni valligiani aderiranno all’”Azienda”. Corrado Tomasi (nella foto), presidente della Comunità montana s’è detto stupito di come si possa far decorrere le dimissioni da una decisione che dipende dagli altri. Comunque adesso più che mai sembra più vicina la soluzione del problema. (e.g.)

Domenica 15 maggio, nella piazza di Angone (frazione di Darfo Boario Ter-me) si gira l’ultima scena del cortome-traggio storico “L’Appuntamento”, la-voro cinematografico sulla Resisten-za in Valle Camonica. L’operazione è promossa dall’associazione culturale “L’Aial”. Dopo l’interruzione inverna-le, l’arrivo della bella stagione consen-te finalmente di girare l’ultima scena “in esterni” più volte annullata a causa del maltempo. Si tratta delle inquadra-ture relative ad una parata fascista. Da tempo è stato diramato l’invito e tut-ti coloro che lo desiderano potranno partecipare come comparse, purché indossino abiti adatti. Data la tipolo-gia storica del cortometraggio sarà necessario presentarsi con un abbi-gliamento in uno stile anni 1930-1932. Bastano in realtà comuni abiti vecchi,

facilmente reperibili in ogni casa. L’as-sociazione promotrice ha comunque a disposizione un buon quantitativo di vestiti da uomo e da donna e sul sito (associazioneaial.wordpress.com), alla pagina “Comparse per la scena finale” è disponibile e scaricabile una breve guida al vestiario, utile soprat-tutto per chi desidera partecipare con abiti propri. Raccontare attraverso il cinema i ricordi di un giovane parti-giano: questa l’idea da cui è partito il progetto dell’associazione “L’Aial”, giovane realtà camuna impegnata ormai da più di un anno nelle riprese del cortometraggio storico “L’Appun-tamento”, ispirato al volume “La neve cade sui monti: diario di un ribelle” di Vitale Bonettini. Parallelamente l’as-sociazione è al lavoro su un documen-tario che uscirà con il cortometraggio.

l’albergo diffuso potrebbe essere una realtà anche in Alta Valle Camonica: ma per capire quale interesse reale desta, l’Associazione Val.Te.Mo. darà vita ad una serie di incontri pubblici nelle comunità locali: dopo Monno di cui si è detto, l’iniziativa verrà pre-sentata a Vezza d’Oglio il 16 maggio, quindi a Ponte di Legno il 25 maggio; a Incudine l’8 giugno, a Vione il 10 e a Temù il 15. Un primo passo: ma l’inizio sembra davvero buono, supportato da importanti esempi gestionali.

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a fantasia dello Spirito nel suscitare doni per la Chiesa è davvero infinita. È con queste parole che madre Lucia Moratti, su-

periora delle Suore Dorotee da Cem-mo, apre l’intervista sull’istituto fon-dato da madre Annunciata Cocchetti.Qual è la nota specifica delle Suore Dorotee di Cemmo?“Madre Cocchetti seppe leggere il bisogno dell’educazione, forma emi-nente di carità, nella società del suo tempo e vi risponde in prima perso-na, preparando nel contempo altre donne a questa importante missione,

in un tempo, quasi come quello odier-no, segnato da grandi trasformazioni. A caratterizzare l’intuizione educati-va della fondatrice è stata soprattutto la fiducia nella capacità della donna di prendersi cura della vita e fare al-

leanza con lei, guardando alle giovani generazioni. Determinante è stata an-che la sua capacità di fare tutto que-sto con umanità semplice, insieme alla gente, facendo rete con questa. La Beata Annunciata vi ha la-sciato una missione specifica: che senso ha rispetto alla real-tà di oggi? “Un Istituto nato con un carisma edu-cativo, sente particolarmente attuale la sua missione. Basterebbe pensare a quanto oggi si parli di emergenza educativa e, ancor più, al fatto che la Chiesa abbia voluto dedicare a que-sto tema gli orientamenti pastorali

per il decennio in corso.Come la vive la sua Congregazio-ne questa missione?“La Congregazione vive questo at-traverso la scuola, la pastorale par-rocchiale, i centri di spiritualità e culturali, la preghiera, soprattutto di tante Sorelle anziane e amma-late. Questo in Europa, in Ameri-ca Latina e in Africa, là dove siamo presenti. Sentiamo anche la doman-da sul come raggiungere i giovani, come incontrarli, come annunciare dentro la loro vita che Dio li ama da sempre”. Visto che i Beati e i Santi fanno

miracoli, quale chiederebbe alla Fondatrice?“Mi trovo spesso a pensare che la nostra Fondatrice stia già facendo il miracolo: siamo sue figlie, le siamo care, come non pensare che stia in-tercedendo per noi perché la nostra vita sia come piace a Dio e ne pos-sa mostrare la bellezza. Credo sia questo il miracolo più bello, anche se nessun medico lo potrà certifica-re. Anche perché è un miracolo mai completamente compiuto. Madre Annunciata ci doni di perseverare, contente di Lui, quindi col cuore aperto al mondo”.

Era il 21 aprile 1991 quando Giovanni Paolo II beatificava a Roma madre Annunciata Cocchetti, fondatrice delle Suore Dorotee di Cemmo (nella foto l’urna con le sue spoglie). Nata a Rovato il 9 maggio del 1800, a sette anni rimase orfana dei genitori e fu la nonna paterna a prendersi cura di lei, non facendole mancare affetto e cure, educandola a grandi ideali. Le furono direttori e guide spirituali i sacerdoti della parrocchia, in particolare don Luca dei Conti

Passi. A 17 anni Annunciata Cocchetti aprì nella sua casa una scuola per le fanciulle povere del paese, primo passo di un cammino che l’avrebbe vista impegnata nel campo dell’educazione. Nel 1831 arrivò a Cemmo dove continuò la sua opera di educatrice in una scuola aperta dalla nobile Erminia Panzerini. Annunciata Cocchetti si mise al fianco della Panzerini come maestra, incrementando le iniziative scolastiche e di assistenza alle giovani. Le fu

fedele collaboratrice per dieci anni e alla sua morte, nel 1842, si trasferì a Venezia per vestire l’abito religioso delle Suore Dorotee, appena fondate da don Luca Passi. Nell’ottobre dello stesso anno ritornò a Cemmo con altre due religiose fondandovi praticamente l’Istituto, emettendo nel 1843 i voti. Per 40 anni fu l’apostola della Valcamonica, donna di grande spiritualità pratica e robusta, eccelse per spirito di preghiera, per pietà eucaristica, per zelo ardente

della salvezza della gioventù. Pur muovendosi nello spirito dell’Opera di S. Dorotea, di cui fu convinta apostola in tutta la Valle, impresse al suo Istituto una fisionomia tutta propria, istituendo sin dal 1853 a Cemmo un noviziato proprio, sviluppandolo in modo autonomo. Cemmo ha ricordato l’8 maggio scorso il 20° anniversario della beatificazione di Madre Annunciata Cocchetti con una celebrazione presieduta da mons. Luciano Monari.

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stato il vescovo Luciano Monari a presiedere la celebrazione con cui è stato ricordato il 20° an-niversario della beatifica-

zione di madre Annunciata Cocchetti. Nell’omelia il Vescovo ha ricordato che la vocazione di madre Annuncia-ta è stata educativa: attraverso l’inse-gnamento si è tradotta in amore alla persona. Facendo poi riferimento al Vangelo il Vescovo ha presentato i due discepoli di Emmaus come persone che hanno sperimentato la delusione della vita. Avevano puntato la loro vi-ta sul mistero di Gesù, erano convinti

modo maturo la loro esistenza, per renderle capaci di dare pienezza al-la loro vita – ha concluso mons. Lu-ciano Monari –. Orientatele all’amo-re vero, a un amore maturo. Non c’è forza più grande e più bella del Van-gelo per dare loro la capacità di una vita autentica”.

Lo scorso 8 maggio mons. Luciano Monari ha presieduto a Cemmo la celebrazione eucaristica per il XX anniversario della beatificazione di madre Annunciata Cocchetti. La giornata ha avuto il sapore di una festa non chiassosa, ricca di molti spunti significativi. Già entrando in paese si respirava un’aria particolare: numerosi drappi riportavano frasi tratte dagli scritti della Beata. La gente che è salita numerosa al convento è stata introdotta

nei vari momenti della giornata celebrativa proprio da questi richiami. Nel cortile della scuola, facevano bella mostra i disegni dei bambini della scuola dell’infanzia che raccontano in modo simpatico, ma particolareggiato e fedele, la storia di madre Annunciata. Anche questa è stata una tappa obbligata perché attraverso quelle immagini e quei colori si leggeva anche tutta la semplicità di chi li aveva preparati. Il pomeriggio è

stato aperto dall’intervento della Madre, suor Lucia Moratti, che ha tratteggiato i punti salienti della vita della Beata. È poi seguita una presentazione di alcuni passi eloquenti riguardanti l’educazione dal titolo “Educare: armoniadel cuore”. Momento centrale della giornata è stata la celebrazione eucaristica (nella foto) presieduta dal vescovo Luciano Monari e concelebrata dai sacerdoti della zona. I fedeli vi hanno partecipato numerosi

sulla piazza antistante la chiesa parrocchiale e nonostante si fosse all’aperto non è certo mancato il clima di raccoglimento e di preghiera. Molto bello, infine, è stato anche il momento conviviale durante il quale ognuno ha potuto scambiare i saluti con gli amici e i conoscenti e scattare qualche fotografia a ricordo della giornata e sicuramente si sarà portato a casa la gioia di aver vissuto un tempo di grazia e di amicizia nuova.

che quell’uomo fosse qualificato per diventare il liberatore d’Israele. Poi, la morte di Gesù ha sconvolto tutti i loro piani. Dopo averli ascoltati interviene e dice: “Stolti e tardi di cuore a crede-re in tutto ciò che hanno detto i pro-feti…” E proprio partendo da quanto era stato detto nelle scritture spiegò loro tutto ciò che lo riguardava, aiu-tandoli a comprendere il mistero pa-squale che passa necessariamente attraverso la morte per portare alla pienezza della vita. I discepoli devo-no imparare a leggere la sofferenza dentro un disegno di vita, di amore. Questa, ha ricordato il Vescovo, è una

delle mete educative decisive e fonda-mentali e riguarda tutti. Mons. Monari ha quindi toccato un secondo aspetto caratterizzante il brano evangelico e sempre collegato con la realtà educa-tiva: lo spezzare del pane, gesto con il quale apre ai due discepoli gli occhi e così tornano a riconoscere quel Si-gnore per il quale avevano dato la vi-ta. Lo spezzare il pane è il gesto che fa riconoscere ai due sfiduciati il do-no di Gesù che è dono della sua stessa vita, che si cala nella logica dell’amo-re. Educare vuol dire sì insegnare la matematica, il latino, la storia e altro, ma un autentico cammino educativo,

ha ricordato ancora il Vescovo nella sua omelia, deve aiutare le persone ad accettare un progetto, che poi magari finisce per lasciare spazio a un altro, ma nella consapevolezza che tutto questo è per la pienezza della vita, non per la perdita. L’educazione deve introdurre in questa realtà e deve es-sere fatta con amore perché solo co-sì si aiuta la persona a comprendere che deve rischiare. Rivolgendosi, poi, in particolare alle suore il Vescovo le ha invitate ad assumere un impegno educativo speciale per le ragazze per-ché uno dei problemi più intricati per la Chiesa, oggi, è quello che riguar-da il mondo femminile. “Occupatevi delle ragazze per aiutarle a vivere in

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Sabato 22 Gennaio 2011 dalle ore 09.00 alle ore 12.00Sabato 29 Gennaio 2011 dalle ore 09.00 alle ore 12.00

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i fronte all’opera beneme-rita di Annunciata Coc-chetti viene spontaneo un accostamento con il testo “Educare alla vita buona

del Vangelo”, che i Vescovi hanno pub-blicato per guidare la Chiesa italiana nel prossimo decennio. La Chiesa ha sempre educato e continua a farlo in tutte le sue espressioni. Lungo i se-coli la comunità ecclesiale ha dato all’umanità una continua testimonian-za di impegno in favore dell’educazio-ne, inventando anche modalità nuove di praticarla, come quella attraverso l’oratorio. Proprio nell’oratorio di

Rovato e nella scuola da lei aperta in casa propria, la giovane Annunciata faceva le prime esperienze di servi-zio educativo in favore delle ragazze. Nell’omelia, tenuta durante la S. Mes-sa di beatificazione, a proposito di ma-

dre Cocchetti e di altre due religiose, Giovanni Paolo II osservava: “L’at-tualità del messaggio di queste Beate sta nel fatto che hanno compiuto con amore le semplici azioni di ogni gior-no, stando in continua sintonia con Dio e santificando così il quotidiano” (n. 5). Negli Orientamenti pastorali, i Vescovi affermano: “In un ambiente spesso ostile al messaggio del Vange-lo, la Chiesa riscopre il linguaggio ori-ginario dell’annuncio, che ha in sé due caratteristiche educative straordina-rie: la dimensione del dono e l’appel-lo alla conversione continua” (n. 40). Annunciata Cocchetti ha incarnato

entrambe queste dimensioni donan-do se stessa a Dio e ai fratelli nella Valcamonica del XIX secolo, quasi a voler marcare nel modo più radicale possibile il distacco – la conversione – rispetto all’ambiente cittadino e agia-to in cui era cresciuta dopo la morte della nonna che si era presa cura di lei, rimasta orfana. Fu allora, lontana da casa e dall’ambiente carico di fer-vore religioso in cui era cresciuta, che si rivelò più forte d’ogni altro richia-mo il seme spirituale gettato nel suo cuore, quando Annunciata era giova-ne, da don Luca Passi, iniziatore della Pia Opera di Santa Dorotea. A questa

lontana esperienza si rifà madre Coc-chetti, ormai adulta, per avviare la sua opera apostolica. In altre parole: la sua educazione non si era ridotta al riconoscimento cognitivo dei valori, ma aveva puntato sulla pratica delle virtù. Negli ultimi anni l’educazione (cristiana e non) si è vistosamente indebolita, facendo talvolta perdere anche la fiducia nella sua stessa pos-sibilità. Accostare la figura e l’opera di madre Cocchetti, nel decennio de-dicato dalla Cei all’educazione, signifi-ca incontrare una testimone credibile della “vita buona” che prende forma dall’incontro con il Vangelo.

Nella famiglia di madre Annunciata, da ormai diversi anni, oltre alle suore e alle consacrate, sono presenti anche i laici. Dapprima in America Latina, a cominciare dall’Argentina negli anni ’80, e successivamente a partire dalla seconda metà degli anni ’90 anche in Italia e in Africa, diversi laici che avevano accostato le comunità dove erano presenti le Suore Dorotee di Cemmo, hanno iniziato a chiedere di comprendere e approfondire il carisma che

le animava, fino a riconoscerlo importante anche per la propria vocazione nella Chiesa, quella laicale. A partire dal Concilio Vaticano II, lo Spirito Santo ha portato molti laici a riconoscersi in un carisma appartenuto ad una congregazione religiosa inizialmente solo per i propri Religiosi. È stato così anche per le Dorotee di Cemmo, con una ricchezza particolare, perché in questo caso si è trattato in un certo senso di una riscoperta e di un

rilancio di ciò che la fondatrice, madre Annunciata Cocchetti, aveva stabilito: le religiose avevano una sorta di “quarto voto”, che era quello di sostenere e animare la Pia Opera di Santa Dorotea, costituita da laiche a favore delle bambine e delle adolescenti. La Pia Opera è stata poi superata dagli eventi, sia storici sia ecclesiali, ma lo spirito è rimasto e il coinvolgimento si è fatto importante, fino al punto di far nascere ovunque, appunto, le Clac, Compagnie (o Comunità,

a seconda dei continenti) laicali Annunciata Cocchetti, i cui componenti si impegnano “con gioia” nel carisma doroteo, facendo propria l’attenzione e la passione educativa in ciascuna dimensione del proprio vivere: famiglia, scuola, parrocchia, lavoro, impegno sociale. Nella nostra diocesi la Clac opera formalmente da sei anni come Associazione privata di fedeli, riconosciuta dal Vescovo, attualmente presieduta da Gianni Maurelli. (Mauro Salvatore)

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“L’incessante preghiera interiore è l’invocazione costante del Divino No-me di Gesù Cristo, fatta con il cuore e la mente nella consapevolezza della sua continua presenza, in ogni nostra attività, in ogni luogo e in ogni mo-mento, persino nel sonno…”.I monaci antichi, attenti ascoltatori della Parola, volevano obbedire a quel precetto di Gesù che chiedeva ai suoi discepoli di pregare senza interruzio-ne (Lc 21, 36). Anche San Francesco ricerca e raggiunge questo alto ideale se il suo primo biografo, fra Tomma-so da Celano, lo descrive così: “Non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente”. Come raggiun-gere questa indicazione che attraver-sa tutto il Nuovo Testamento (Lc 18,

In quel tempo, Gesù disse:”In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei”. Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.Allora Gesù disse loro di nuovo: “In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.

n diaframma essen-ziale, un passaggio che non indica solo il dentro e il fuori, ma l’orientamento verso

la salvezza. In questo brano di Van-gelo Gesù si spinge più lontano di quanto ha fatto assimilandosi al pa-store: non è solo quello che guida il gregge, ma addirittura il passaggio obbligato per arrivare all’abbon-danza della vita che promette. Non basta essere pastore: è necessario passare per quella porta per anda-re nella direzione giusta. Compito importante allora quello dei pastori di condurre il gregge, ma ancora più importante è il com-pito di far passare attraverso quel-la porta. Rischio dei pastori non è solo quello di condurre il gregge per strade sbagliate, ma soprattut-to quello di non farlo passare per quella porta. E il gregge talvolta è più avvertito dei pastori: non ascolta la voce che non è quella del Pastore e non va dietro a chi lo porta alla perdizio-

ne. Istinto. Ma anche avvertimento a chi ha il compito grave di essere pastore, perché ascolti bene e guidi bene e non maltratti le pecore che sembrano non capire e che, qualche volta, istintivamente, sentono che la voce non è quella del Pastore. Assimilarsi a Cristo, al vero Pasto-re, è salire a una grandezza che fa (e deve fare) paura. Soprattutto perché si deve parlare con la Sua voce, nonostante molte siano le voci che pretendono di parlare in nome suo. E scoprire – per essere pastori – che per parlare con la Sua voce è necessaria l’umiltà di lasciar parlare quella voce senza costrin-gerla nei percorsi, talvolta troppo umani, della compiacenza e dell’ar-rendevolezza. Umiltà di prenderla sul serio e non svenderla per ave-re qualche ritorno d’immagine o di numero. Umiltà di ricordare che è più importante del singolo, perso-nale successo. Umiltà di accorger-si che è così potente da costringere a sentirsi bruciare dentro e che, se questo non succede, è perché for-

se il bisogno di addolcirla per farla calzare al maggior numero l’ha tra-sformata nella parola melliflua del mercenario al quale non interessa il gregge, la meta e la vita. La por-ta non si apre, così come il cuore dell’uomo al quale non si parla più. Ma non è Lui che non parla. E la porta non si apre.La verifica per il pastore è la voce gettata di là dalla porta e non il ri-sultato. Cova sotto la cenere il fuo-co che brucia chi riesce a sentire quella Parola e non è fuocherello di poche braci. Il rischio è l’accon-tentarsi del risultato per scaldarsi il cuore e credere di non aver per-so tempo. Ma Lui chiede di perde-re la vita, passare per quella porta, guidare il gregge. Lui costringe, solo se si ascolta ancora, di là dal-la porta, la Sua voce e si risente il fuoco dentro. E si capisce che quella voce è la Sua voce e quella porta è Lui, il no-stro passaggio, unico, vero e terri-bile per entrare e uscire verso l’ab-bondanza della vita.

1; Lc 21, 36; 1Ts 5, 1-24; Ef 6, 18), e il monachesimo primitivo (Cassiano, Basilio, Evragrio)? Il primo consiglio lo ricaviamo da “I racconti del pelle-grino russo”, classico della spirituali-tà cristiana, pensato proprio a partire da questa domanda. Uno staretz, un monaco con la funzione di padre spi-rituale, insegna: “Va’ come pellegrino e la preghiera stessa ti insegnerà!”. La preghiera è maestra e insegna lei stes-sa a pregare. Innanzitutto andare co-me pellegrino mendicante chiedendo al Signore: “Maestro, insegnami a pre-gare!”. Il pellegrino è un viandante che cammina ma non è un vagabondo; in-fatti, insegna San Francesco: “Sempre costruiamo in noi una casa, una dimo-ra permanente a Lui”. Il pellegrino ha la sua casa nel cuore dove abita il Di-

vino Ospite, lo Sposo, l’Amico. Il pelle-grino pur essendo solitario non è mai solo, ma contiene in sé, “Colui in cui tutte le cose sono contenute” (Santa Chiara). Questo tema dell’ospitalità è caro al francescanesimo, perché sia il Santo di Assisi, sia la sua Pianticella Chiara, per indicare la persona oran-te, ricorrono all’immagine della don-na gravida: “Siamo madri, quando lo portiamo nel nostro cuore attraverso l’amore”. Generalmente associamo la preghiera a un luogo sacro, in realtà il cristiano prega in ogni luogo, in au-tomobile, sul lavoro, in casa, cammi-nando, nella natura. Non c’è un luogo migliore dell’altro, il cristiano è il luo-go della preghiera, grazie allo Spirito Santo che prega in lui con i suoi ge-miti inesprimibili (Rm 8,26).

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iaggio nel Nordest per il Papa. In una regione un tempo trainante dal punto di vista economi-co, ma oggi segnata dal

senso di insicurezza, dalle difficoltà di un futuro che non sembra volgere al bello. Ed ecco che il messaggio dei discepoli di Emmaus diventa iniezio-ne di fiducia in questa terra da sem-pre crocevia di persone e comunità di ogni provenienza, cultura, lingua e religione. Dice il Papa, celebrando al Parco San Giuliano (Mestre): “Oc-corre rendere conto della speranza cristiana all’uomo moderno, sopraf-fatto non di rado da vaste e inquietanti problematiche che pongono in crisi i fondamenti stessi del suo essere e del suo agire”. Il cristianesimo si presen-ta come la fede che ha accompagnato il cammino di uomini e donne “anche attraverso persecuzioni e prove molto dure”. In un tempo in cui si è “esaurita la forza delle utopie ideologiche e non solo l’ottimismo è oscurato, ma anche la speranza è in crisi”, papa Benedet-to ricorda, al mondo della cultura, che il Vangelo “è la più grande forza di trasformazione del mondo, ma non è un’utopia, né un’ideologia”: è la via, cioè il modo di vivere. Per questo invita a non avere paura. Usa tre metafore suggestive, il Pa-pa: acqua, salute, serenissima. L’ac-qua innanzitutto, simbolo di vita ma

civiltà della pace, fondata sul mutuo rispetto, sulla reciproca conoscenza, sulle relazioni di amicizia”. In queste parole c’è anche un appel-lo a non cedere “alle ricorrenti tenta-zioni della cultura edonistica e ai ri-chiami del consumismo materialista”. Anche un popolo tradizionalmente cattolico, afferma il Papa, può “av-vertire in senso negativo, o assimilare quasi inconsciamente, i contraccolpi di una cultura che finisce per insinua-re un modo di pensare nel quale vie-ne apertamente rifiutato, o nascosta-mente ostacolato, il messaggio evan-gelico”. E c’è un altro appello a non aver paura di popoli di lingue e culture diverse. Le Chiese, dice il Papa, sono chiamate “a rinsaldare quell’antica unità spirituale, in particolare alla lu-ce del fenomeno dell’immigrazione e delle nuove circostanze geopolitiche in atto”. E sono chiamate a superare le “divisioni che potrebbero vanifica-re le concrete aspirazioni alla giusti-zia e alla pace”. Superare, dunque, quell’idea di una cultura “liquida”, cultura del relativo e dell’effimero, guardando a testimoni quali Pio X, Giovanni XXIII e Giuseppe Toniolo. Così ad Aquileia rilancia l’appello a suscitare una “nuova generazione di uomini e donne capaci di assumersi responsabilità dirette in vari ambiti del sociale, in modo particolare in quello politico”.

anche di morte, come sanno bene le popolazioni colpite da alluvioni e maremoti. Ecco, allora, Venezia città d’acqua, ma non nel senso di società liquida, come si esprime il sociologo polacco Zygmunt Bauman. Per Be-nedetto XVI si tratta di scegliere “tra una città liquida, patria di una cultura

Sabato 7 maggio alle ore 9.30 presso la cappella della comunità di teologia in Seminario il vescovo mons. Luciano Monari ha presieduto la Messa pon-tificale con il rito di ammissione tra i candidati al diaconato e al presbite-rato. Il rito dell’ammissione “mani-festa pubblicamente l’orientamento vocazionale di coloro che aspirano al diaconato e al presbiterato, espri-me l’accettazione della loro offerta da parte della Chiesa particolare, richie-de ai nuovi candidati di applicarsi con rinnovato impegno nel portare a ter-mine la preparazione”. Durante il rito il celebrante recita questa preghiera di benedizione: “Ascolta Padre santo, la nostra preghiera, e nella tua bontà benedici questo tuo figlio che desi-dera consacrarsi come ministro del-la Chiesa al servizio tuo e del popolo cristiano; concedigli di perseverare nella vocazione, perché intimamen-te uniti a Cristo sommo sacerdote di-venti autentico apostolo del Vangelo”.Erano quattro quest’anno gli am-messi tra i candidati al diaconato e al presbiterato: Giacomo Facchini di Borgosatollo, Marco Mondinini di Gianico, Massimo Pucci di Orzinuovi, Giorgio Tonolini di Serle.Sabato 14 alle 9.30 sempre in Semi-nario sarà la volta dell’istituzione dei ministeri. Due sono i nuovi ministri lettori: Marco Forti di Mazzano e Mi-chael Tomasoni di Pavone Mella; sei

Sabato 14 maggio, dalle ore 9.30 alle ore 12, presso il Centro pastorale Paolo VI (Brescia, via Gezio Calini, 30) si tiene un convegno sulla manutenzione ordinaria, con indicazioni pratiche su come mantenere, pulire e preservare i beni preziosi presenti nelle nostre comunità. Il convegno è aperto a sacerdoti, sacristi e collaboratori parrocchiali. Modera mons. Federico

Pellegrini, direttore dell’Ufficio per l’arte sacra e i beni culturali ecclesiastici ed edilizia di culto; intervengono: don Mario Trebeschi, Giuseppe Pagani, Elisabetta Boanini, Alberto Casella, Aurelio Albini, Giovanni Gregorelli, Giovanna Iacotti esperti e restauratori. Dopo il convegno sarà predisposto un “Vademecum pratico per la conservazione e la tutela”.

che appare sempre più quella del re-lativo e dell’effimero, e una città che rinnova costantemente la sua bellez-za attingendo dalle sorgenti benefi-che dell’arte, del sapere, delle rela-zioni tra gli uomini e tra i popoli”. La seconda parola chiave è salute: real-tà onnicomprensiva, integrale, dice il Papa. Non solo stare bene, ma inte-grale benessere anche spirituale “da cui dipende il nostro destino eterno. Dio si prende cura di tutto ciò, senza escludere nulla. Si prende cura della nostra salute in senso pieno”. Infine serenissima, il nome della Repubblica veneta. Serenissima “ci parla di una

sono i nuovi accoliti: Angelo Bonar-di di Passirano, Mauro Cinquetti di Quinzano d’Oglio, Michele Flocchini di Provaglio Val Sabbia, Mauro Meri-go di Toscolano, Claudio Pluda di Bor-gosatollo e Nicola Santini di Offlaga.La Chiesa bresciana è chiamata ad accompagnare con la preghiera que-sti giovani in cammino verso il dono totale della propria vita a Cristo.

Sabato 14 e domenica 15 maggio torna la campagna “Abbiamo ri-so per una cosa seria”. Focsiv, la più grande Federazione italiana di organismi di volontariato interna-zionale, insieme a 22 dei suoi so-ci, sarà presente in oltre 800 piaz-ze italiane, per raccogliere fondi a sostegno di progetti di diritto al cibo nei Sud del mondo. A Brescia partecipano all’iniziativa anche Svi (Servizio volontario internaziona-le), Mmi (Medicus mundi Italia) e Scaip (Servizio collaborazione as-sistenza piamartino), organismi fe-derati Focsiv e membri della Con-sulta per la Pace del Comune di Brescia, che saranno presenti con circa 95 stand in città e provincia. Il ricavato servirà a finanziare il progetto “Brescia per il Mozam-bico” che si sta realizzando in

collaborazione con il Comune di Brescia e con la Conferenza epi-scopale italiana. Presso gli stand allestiti nelle piazze saranno distri-buiti oltre 110mila chili di riso: in cambio di una donazione minima di 5 euro, si potrà ricevere un pac-co da un chilo di riso della quali-tà Thai Bonnet, prodotto in Italia da un imprenditore agricolo socio Coldiretti.Per conoscere tutte le piazze e gli indirizzi degli stand dell’iniziativa “Abbiamo riso per una cosa se-ria”, si può visitare il sito www.fo-csiv.it oppure chiamare il numero verde 800913456 (attivo dalle 8.30 alle 17.30). Per informazioni: Ser-vizio volontario internazionale, viale Venezia 116 - 25123 Brescia. Tel. 030.3367915 - [email protected] - www.svibrescia.it

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Le principali iniziative che daranno il via all’Anno giubilare dedicato a Sant’Arcangelo Tadini sono: venerdì 20 maggio, anniversario della morte, alle ore 20.30 S. Messa in Basilica per l’apertura dell’Anno giubilare. Presiede mons. Cesare Polvara, provicario diocesano.Sabato 21 maggio, memoria liturgica, alle ore 18.30 S. Messa in Basilica (sono sospese le Messe a S. Gallo, Botticino Mattina e Villaggio). Presiede mons. S. Kaburungu (vescovo emerito di

Ngozi, Burundi). Benedizione delle rose blu. Alle ore 20.45 Tutti x Uno - Tadiniani allo sbaraglio!!!. Festa nella sala-teatro parrocchiale Tadini.Domenica 22 maggio alle ore 11 S. Messa in Basilica. Pranzo in piazza (polenta e spiedo prenotazione tel 0302692094 - 3409628017). Pomeriggio di festa con giochi e animazione per tutti. Alle ore 18.15 Elevazione spirituale (con musiche di Bach e Mendelssohn; all’organo Paolo Tognazzi). Alle ore 18.45 S. Messa in Basilica.

unità pastorale Sant’Ar-cangelo Tadini di Bottici-no con le Suore Operaie, in piena comunione con la diocesi, celebrano, in

ricordo dei 100 anni della morte di Sant’Arcangelo Tadini, avvenuta il 20 maggio 1912, un Anno giubilare con decorrenza dal 20 maggio 2011 al 21 maggio 2012 (memoria liturgi-ca del Santo per la Chiesa). L’Anno giubilare si pone come obiet-tivo la valorizzazione della figura del Santo come parroco nella quotidia-nità della sua azione pastorale, in costante dialogo con i problemi e le risorse della comunità affidata alle sue cure. Sarebbe limitante volgersi all’opera sociale di don Tadini senza cercare di capire perché e come egli sia giunto alle sue originali creazio-ni in tale ambito. È infatti il Tadini parroco che ci aiuta a comprendere il Tadini fondatore delle Suore Ope-raie. In questo senso, forse, la par-rocchialità è la categoria unificante, sintetica del suo essere sacerdote: innanzitutto fondata su un’intensa vita interiore. Tutto quello che egli fece e realizzò, infatti, scaturì dal cuore e dalla mente di un parroco che sentiva ardentemente la respon-sabilità del gregge a lui affidato. Ne emerge una spiritualità sacerdota-le che nella ministerialità ordinaria (annuncio della Parola, celebrazio-ne dei sacramenti, vita di carità uni-

ta a una profonda contemplazione di Gesù eucaristia) conduce e coinvol-ge tutti, pastori e fedeli, alla santità.A tale proposito sono state pensate alcune iniziative che oltre all’unità pastorale di Botticino, coinvolgo-no sia la zona pastorale che la dio-cesi. Seminario, pastorale vocazio-

nale, oratori e pastorale giovanile, famiglia, pastorale sociale, Ufficio scuola, clero, nel corso dell’Anno organizzeranno occasioni di incon-tro a livello diocesano, alcune del-le quali avranno anche la presenza del Vescovo. Dal punto di vista parrocchiale e di unità pastorale di Botticino oltre al-le celebrazioni ufficiali e ordinarie, si è pensato a incontri di preghiera e di adorazione eucaristica (anche in preparazione al Congresso eu-caristico nazionale e all’Incontro mondiale delle famiglie di Milano nel 2012) soprattutto coinvolgendo i genitori nella preghiera di inter-cessione per le problematiche edu-cative e familiari; la realizzazione di un oratorio musicale con la parte-cipazione dei cori e degli strumen-tisti di Botticino; un cd di canzoni sulla figura di Sant’Arcangelo e sul sacerdozio realizzato da un grup-po musicale giovanile; rassegna di opere d’arte sulla figura del Santo. Dall’anno scorso il Comune di Bot-ticino ha ottenuto che Sant’Arcan-gelo Tadini fosse patrono per cui l’evento dell’Anno giubilare coinvol-ge anche la comunità civile. Anche le varie associazioni civili, culturali e di volontariato sul territorio han-no espresso la loro disponibilità nel mettersi al servizio delle iniziative in programma, promuovendo loro stesse momenti propri di incontro.

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unedì 9 maggio si è tenuto presso il Seminario dioce-sano un incontro del Ve-scovo con i sacerdoti e i seminaristi. Numerosi i

sacerdoti presenti. È stata presenta-ta l’esortazione apostolica Verbum Domini pubblicata da Benedetto XVI il 30 settembre 2010 a conclu-sione del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio nella vita e nella mis-sione della Chiesa tenutosi nel 2008.Il Vescovo ha indicato quelle che, secondo lui, sono le quattro pre-occupazioni che il Papa manifesta nell’Esortazione e le quattro urgenze che, invece, stanno a cuore a lui. So-no le seguenti: 1. Una visione artico-lata e complessa della Parola di Dio che non può essere ridotta alla sola S. Scrittura: Parola di Dio è il Logos incarnato, Parola di Dio è la stessa creazione (liber naturae); Parola è quella che Dio ci ha dato attraverso i profeti; Parola di Dio è quella pre-dicata dagli Apostoli; Parola di Dio

integrante della celebrazione della Parola e dei sacramenti; 2. Attenzio-ne all’attualizzazione del messaggio della Sacra Scrittura nell’omelia: de-ve disporre all’atto di fede, renden-do presente e vivo nell’oggi il Signo-re con attenzione a non scadere nel moralismo; 3. Familiarizzarsi sem-pre di più con i salmi nella liturgia delle ore perché diventino il testo fondamentale per vivere un corret-to rapporto con Dio; 4. Una nuova stagione di più grande amore per la Scrittura da parte di tutti i membri del popolo di Dio.L’incontro è terminato con brevi co-municazioni del rettore del Semina-rio, mons. Carlo Bresciani. Egli ha presentato il nuovo Progetto forma-tivo del Seminario maggiore e mi-nore, recentemente approvato dal Vescovo e da lui consegnato ai se-minaristi e ai docenti. Ne verrà fat-ta pervenire copia a tutti i sacerdoti della diocesi in quanto la formazione dei futuri presbiteri richiede che ci

è quella trasmessa dalla Tradizione viva della Chiesa; infine Parola di Dio sono l’Antico e il Nuovo Testa-mento; 2. Cristo come centro del co-smo e della storia: “Il Figlio dell’uo-mo riassume in sé la terra e il cielo, il creato e il Creatore, la carne e lo spirito”; 3. Una corretta interpreta-zione della Parola scritta, partendo da un atteggiamento di fede che la accoglie come dono; 4. Una rinvi-gorita coscienza missionaria della Chiesa a partire dalla Parola di Dio.Le quattro urgenze che stanno a cuo-re al Vescovo, invece, sono: 1. Re-cupero del silenzio come elemento

Domenica 15 maggio l’Azione catto-lica diocesana si riunisce a Concesio (presso il parco di via Monteverdi, ac-canto all’Istituto Paolo VI) per il Me-eting unitario “Saliamoci insieme”: un momento di incontro, dalle 8.30 alle 17, che coinvolge circa 2000 per-sone, di tutte le fasce di età dai bam-bini agli adulti e che vedrà la presen-za, tra gli altri, di Paola Bignardi, già presidente nazionale dell’Associazio-ne: la Bignardi parlerà alle 10, presso l’Istituto Paolo VI, di “Educazione al-la responsabilità”. L’Acg (Azione cat-tolica giovani) si ritrova all’oratorio di S. Andrea, mentre l’Acr (Azione cattolica ragazzi) si ritrova al parco di via Monteverdi. Nel pomeriggio, alle 15.30, la Messa sarà celebrata da mons. Renato Tononi. “L’Azione Cat-tolica diocesana di Brescia – spiega

il neopresidente diocesano Andrea Re – si raduna nell’appuntamento del Meeting unitario. È un’occasione importante, in cui tutta l’associazio-ne, ragazzi, giovani e adulti, si ritrova per fare festa insieme, ma anche per confrontarsi e condividere il cammi-no con le persone che abitano il ter-ritorio. Per questo abbiamo scelto di realizzare la nostra festa in uno spa-zio pubblico, idea resa concretamente possibile grazie alla preziosa disponi-bilità e collaborazione del Comune di Concesio. Essere presenti nel paese natale di papa Paolo VI, in questi gior-ni in cui si festeggia la beatificazione del suo successore Giovanni Paolo II, è poi particolarmente significati-vo per il lavoro che l’Ac ha compiuto in tutti questi anni per promuovere la conoscenza del Concilio Vaticano II”.

sia unità di indirizzi e indicazioni da parte di tutti affinché sia il più pos-sibile efficace.Il Rettore poi, in seguito alla decisio-ne del Vescovo di trasferire in una nuova sede il Seminario maggiore, ha illustrato ai presenti, con l’ausi-lio di alcune diapositive, la sistema-zione dello stesso presso la nuova ubicazione. Ha informato che si sta procedendo alacremente a tutti i complessi adempimenti che una tale operazione inevitabilmente richiede.

Giovedì 12 maggioVisita ai sacerdoti della zona XXXI Brescia sud. Venerdì 13 maggioOre 10.30 – Brescia – S. Messa per le scuole cattoliche in Cattedrale.Ore 18 Brescia Partecipa alla tavola rotonda nell’ambito degli

incontri dedicati a “Educazione e sostenibilità ambientale” presso i Saveriani in San Cristo.

Sabato 14 maggioOre 9.30 – Brescia Istituzione dei ministri lettori e accoliti presso il Seminario.Ore 18 – Edolo – Presiede la celebrazione eucaristica.

Domenica 15 maggioOre 11 – Brescia Cresime e prime comunioni presso la parrocchia del Seminario.

Mercoledì 18 maggioOre 9.30 Brescia Partecipa alla sessione di maggio del Consiglio presbiterale diocesano.

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nuovi poveri dell’Italia e del mondo sono stati il centro del convegno, voluto dalla rivista “Missione Oggi” dei Saveriani, svoltosi nella chiesa di San Cri-

sto. Una provocazione per far riflet-tere nel titolo dell’incontro “Poveri, guai a voi” ha detto don Brunetto Sal-varani, direttore di Cem mondialità e moderatore della mattinata. Una lu-ce accesa sulla fetta povera dell’Ita-lia. Don Mario Menin, direttore della rivista, ha ricordato che sono quasi otto milioni le persone che vivono in condizioni di “povertà relativa” nel nostro Paese. Non si muore di fame, ma questi poveri vivono con la metà, delle risorse di cui dispongono gli al-tri. Ad aprire l’incontro Marco Revel-li, docente di Scienza della politica all’Università del Piemonte orientale, che ha riporta to dati inquietanti sulla povertà minorile pari al 25% in Italia, un triste primato europeo. Gli ha fatto eco don Graziano Battistella, diretto-re dello Scalabrini Migration Center delle Filippine, con dati ben più gra-vi del Medio Oriente. Ha raccontato storie di migrazione verso Paesi più ricchi, sottolineando che l’estrema povertà non genera migrazione, che è

invece associata a una fase iniziale di sviluppo che consente alla persona di pensarsi in condizioni più favorevoli. Altre storie sono state raccontate da p. Luigi Poggi. Il pomeriggio ha visto alternarsi, moderati da don Marcello Storgato, direttore dei Saveriani, le storie di umanità di padre Giovanni Nicolini, fondatore e superiore delle Famiglie della Visitazione di Bologna, di don Virginio Colmegna, presiden-te della Fondazione casa della carità a Milano; la pastora Anne Zell, della

Chiesa evangelica valdese, ha testi-moniato l’impegno tra confessioni per aiutare chi è più bisognoso; An-na Chiara Valle direttrice della rivista “Madre”, ha ricordato che in Italia c’è una casta di intoccabili emarginati, i nomadi; Franco Valenti presidente della fondazione Guido Piccini per i diritti dell’uomo ha scosso la platea ricordando che per il Muro di Berlino sono morte 220 persone, mentre nel mar Mediterraneo sono già 14mila le vittime del nostro silenzio.

I sacerdoti e i responsabili delle Sale bresciane sono invitati a un incontro sulle novità tecniche giovedì 12 maggio dalle ore 18.30 alle ore 20, presso la Casa di formazione Cascina Foresti (via Giovanni Asti, Brescia – zona PalaBrescia). A Brescia e provincia le Sale della comunità che hanno una programmazione cinematografica settimanale sono 50 e tutte saranno chiamate alla trasformazione digitale.

Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento per tutti i ministranti della diocesi: giovedì 19 maggio alle 14.30 sono attesi in Seminario, in via Bollani a Brescia, i chierichetti per una giornata di festa e giochi. Parteciperanno alla festa anche i sette diaconi che a giugno diventeranno sacerdoti. L’incontro si concluderà alle 17.30. I ragazzi sono invitati a portare qualcosa per una merenda insieme.

Mercoledì 18 maggio, ore 17-18, presso la Cappella del SS.mo Sacramento delle Suore Ancelle della Carità, in Brescia, via Moretto 35: Ora di adorazione per le vocazioni. L’incontro per studenti, programmato per sabato 21 maggio in Università cattolica, è sospeso, per il pellegrinaggio a Roma dell’Università. Info: Apostolato della preghiera. Centro diocesano, via Trieste 13 - 25121 Brescia tel. 030.37.22.245.

Mercoledì 18 maggio si riunisce presso il Centro pastorale Paolo VI il Consiglio presbiterale con il seguente odg: Confronto sulla bozza di strumento di lavoro in preparazione al Sinodo sulle unità pastorali (mons. Cesare Polvara e mons. Renato Tononi, presidente e vice-presidente della commissione ante-preparatoria); presentazione del bilancio consuntivo della diocesi per l’anno 2010; comunicazione sulla lettera di mons. Gianfranco Mascher sulla celebrazione delle cresime.

I giovani del Movimento dei Focolari promuovono un’iniziativa per sabato 21 maggio rivolta ai giovani, ma anche a educatori, genitori, operatori dei media. Il tema dell’incontro è: “E adesso... pubblicità! Istruzioni per l’uso. Percorso interattivo tra luci e ombre nel linguaggio mediatico”. Condurrà l’incontro Raffaele Cardarelli. L’incontro si svolgerà dalle 15 alle 18 presso l’Auditorium Capretti dell’Istituto Artigianelli, in via Piamarta 6, Brescia.

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n bilancio sociale re-datto per “comunica-re il bene, per metterlo in comune, affinché la notizia del bene si dif-

fonda”. Così il presidente Mario Tac-colini ha descritto in premessa le ra-gioni che hanno spinto la Congrega della Carità Apostolica a compilare per la seconda volta un prospetto di rendicontazione sociale dell’attività, nel quale sono evidenziate le prin-cipali azioni compiute nel 2010, sia direttamente dal sodalizio, sia dal-le quattro fondazioni amministrate: la Fondazione Gaetano Bonoris, la Fondazione Luigi Bernardi, la Fon-dazione Guido e Angela Folonari e la Fondazione Alessandro Cottinelli.Partiamo dalla beneficienza eroga-ta dalla Congrega alle persone. Nel 2010 sono state accolte 547 richieste di sussidio e sono stati seguiti dai confratelli 53 nuclei familiari, com-plessivamente sono stati erogati 666 contributi per 300mila 185 euro: il

si in quattro aree: scuola (535 inter-venti), prima necessità (496), salute (108) e ricreativo (74). Per quanto concerne la beneficenza erogata alle organizzazioni, la Con-grega ha distribuito 152mila 985 eu-ro. La Fondazione Bonoris ha finan-ziato 35 progetti a favore dei minori nelle province di Brescia e Manto-va per complessivi 468mila euro, la Fondazione Bernardi ha erogato 34mila euro per quattro progetti a favore di minori disabili.Un ulteriore pilastro dell’azione del Sodalizio è l’offerta di alloggi a ca-noni inferiori rispetto agli standard del mercato delle locazioni. In par-ticolare il patrimonio immobiliare amministrato consta di 602 unità abitative, delle quali 159 destinate reddito e 443 a fini sociali. La Congrega gestisce inoltre tre resi-denze abitative nelle quali sono stati predisposti minialloggi per anziani soli ed autosufficienti, in cui abitano 56 persone. Dal 2008 sono state poi

35% destinati alle prime necessità, il 28% ai consumi domestici, l’11% per l’affitto, il 24% per la salute, l’1% per la scuola e l’1% per i rimpatri. Gli italiani sono i primi destinatari de-gli aiuti, rappresentando il 73% del totale. I sussidi erogati hanno sem-pre meno la forma di erogazioni di-rette in denaro: si ricorre sovente infatti alle convenzioni e collabo-razioni per servizi e prestazioni. La Fondazione Folonari ha erogato ri-sorse destinate a coprire 1213 inter-venti (per complessivi 883mila 150 euro), a favore di minori residenti nella provincia di Brescia, suddivi-

Istituita dal vescovo ancor prima del Concilio di Trento (1545-1563), la Congrega della Carità Apostolica (nella foto) è uno dei più antichi enti caritativi del territorio bresciano, il cui scopo – per com’è fissato nell’art. 3 dello Statuto – è “offrire a mezzo dell’impegno solidale gratuito, personale e professionale dei Confratelli, servizi e prestazioni di carattere assistenziale”, in favore anzitutto di “persone bisognose del Comune di Brescia” e dei “bisogni sommersi

di famiglie in stato di sopravvenuta indigenza”, e ciò senza fine di lucro. Il sodalizio – termine con il quale è storicamente indicata l’assemblea dei Confratelli – assolve tale compito anche tramite l’amministrazione di quattro istituzioni benefiche sorte nel Novecento: la Fondazione Conte Gaetano Bonoris, la Fondazione Luigi Bernardi, la Fondazione Guido e Angela Folonari e la Fondazione Alessandro Cottinelli. La Congrega e le fondazioni da

essa amministrate promuovono e sistematicamente attuano opere di beneficenza quali, ad esempio, l’erogazione di contributi in denaro per sovvenire a situazioni d’emergenza economica che coinvolgano persone o nuclei familiari svantaggiati. Il 10 maggio scorso, alla presenza del vescovo Luciano Monari, per la seconda volta la Congrega ha voluto rendere pubblico il bene fatto nel corso del 2010 a favore di Brescia e dei bresciani.

destinati due immobili (in via Silvio Pellico e in via Pusterla) a residen-ze universitarie. I 41 posti letto sono assegnati mediante bando pubblico conforme alle norme regionali. Dall’autunno scorso un confratello, assistito da un giovane sacerdote diocesano, si è preso in carico l’ac-compagnamento e l’ascolto degli studenti ospiti. Complessivamente le entrate del 2010 – sia della Con-grega, sia delle fondazioni ammini-strate – sono state pari a 4 milioni 919mila 648 euro, dei quali 3 milio-ni 432mila 260 derivanti dalla ge-stione del patrimonio immobiliare e 442mila 500 dall’utilizzo di fondi di beneficenza. I costi di gestione – ammortamenti, personale, servizi, accantonamenti, oneri finanziari e costi di gestione del patrimonio im-mobiliare – sono stati pari a 2 milio-ni 82mila 48 euro. Le risorse disponibili, e pertanto de-stinate, sono state pari a 2 milioni 837mila 600 euro.

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a beatificazione di Giovan-ni Paolo II il 1° maggio ac-quista un significato parti-colare nel 30° anniversario della Laborem exercens,

l’enciclica che dispiega i valori del-la principale attività umana, il lavo-ro, nella direzione della promozio-ne della persona e della costruzione della società. Un Papa degno dei suoi tempi nella comunicatività: con gesti e parole decodificava ansie e proble-mi dell’umana attualità sciogliendo-li in nuove prospettive e riunendo nell’emozione e nell’affetto milioni di persone. Una propensione mediatica quindi non esteriore o fine a se stessa (già questo un insegnamento contem-poraneo), ma che ci ha consegnato durante il suo lungo pontificato una sintesi di speranza, fiducia, intrapren-denza, responsabilità nel superamen-to della secolarizzazione (teocentri-smo e antropocentrismo in contrap-posizione), da contrastare non solo con l’educazione delle persone o la formazione delle coscienze, ma con l’impegno di una presenza evangeliz-zatrice rivolta anche alle dimensioni pubbliche della vita: la società, la po-litica, l’economia, la cultura, il lavoro che pone le persone al centro delle relazioni pubbliche, sono le associa-zioni che raccolgono le genuine spin-te socio-culturali del territorio. Nella Centesimus annus, le organizzazioni dei lavoratori sono auspicate come “luoghi di espressione della personali-tà del lavoratore”; “perseguendo nuo-ve forme di solidarietà le associazioni dei lavoratori devono orientarsi verso l’assunzione di maggiori responsabili-

mento che nasce nel cuore è un senti-mento di gratitudine verso il Signore, che ha illuminato e sostenuto uomi-ni coraggiosi, i quali, superando ogni difficoltà, hanno saputo garantire con la loro fede e la loro azione tenace, la presenza della Chiesa nel mondo del lavoro. Ma oggi tra i sentimenti di noi tutti c’è anche quello dell’esultanza, perché in certo qual modo, il Movi-mento cristiano lavoratori ha saputo salvare quei valori che furono all’origi-ne dell’impegno sociale dei lavoratori cristiani nella società fin dal secolo scorso, da quando, cioè, dopo la Re-rum novarum del mio predecessore Leone XIII, ha avuto impulso la loro presenza, con le loro associazioni nel mondo del lavoro”.

tà” (Dsc n. 309 citando Giovanni Pa-olo II). Ricordiamo ancora la storica visita di papa Wojtyla alla sede nazio-nale Mcl, forse l’unica fatta in una se-de associativa da un Papa, e ciò rin-nova l’impegno di Mcl a cui il Ponte-fice dedicò queste parole: “Pensando al cammino compiuto in questi anni dal vostro movimento, il primo senti-

La crisi economica e i cambiamenti in atto nel mondo del lavoro da un lato producono, anche nella nostra ricca Lombardia, una drammatica disoccupazione giovanile e precarietà, dall’altro fanno emergere la possibilità di nuovi protagonismi dei lavoratori e di modelli organizzativi più rispondenti al disegno di “civilizzazione dell’economia” indicato da papa Benedetto nella Caritas in veritate. In ricordo

riconoscente del beato Giovanni Paolo II, a 30 anni dall’enciclica Laborem exercens, pietra miliare della Dottrina sociale, Cisl, Acli e Mcl di Lombardia promuovono, così come in tante altre regioni, una comune veglia di riflessione. Si svolgerà alle ore 21 di venerdì 20 maggio nella basilica di S. Stefano in piazza S. Stefano a Milano e sarà presieduta da mons. Marco Ferrari, vescovo delegato della Conferenza episcopale lombarda per le questioni

sociali e il lavoro. La veglia, aperta a tutte le espressioni dell’associazionismo, alle realtà parrocchiali e oratoriane ed ai singoli cittadini, intende essere autentico momento di preghiera e riflessione, rivolto in particolare ai giovani. Acli, Cisl e Mcl intendono ringraziare i Vescovi e gli uffici per la Pastorale sociale e del lavoro della Lombardia e dell’Arcidiocesi di Milano per il sostegno, la sensibilità e disponibilità offerte in questa e tante altre occasioni.

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n viaggio per conoscere. E per conoscersi. La Giornata mon-diale della gioventù sta diven-tando per i 47 giovani che par-tiranno da Manerbio un’oc-

casione per condividere le proprie esperienze in un arricchimento reci-proco. Tra di essi c’è chi è alla prima partecipazione, molti invece portano nel cuore il ricordo delle giornate di Colonia nel 2005, qualcuno dei “ve-terani” addirittura era presente nel 1997, a Parigi. Alcuni frequentano da sempre l’oratorio, altri hanno fatto percorsi diversi. Ognuno di essi co-munque ha qualcosa da trasmettere agli altri, ognuno ha la propria sto-ria e il proprio percorso. Per molti, infatti, sarà un momento di forte spiritualità, di approfondimento e di ricerca. È questa una grande ric-chezza che ha cominciato a emer-gere negli incontri di preparazione, che dovrebbero avere continuazione anche durante l’estate. Una condivi-sione che avrà modo di cementarsi anche nel lungo viaggio che con il pullman li porterà a Madrid: molte ore di viaggio, solamente al ritorno divise in due tappe, mentre il percor-so di andata non subirà interruzioni.

Chi guiderà il gruppo è il curato don Oscar La Rocca, che afferma: “L’età dei partecipanti è molto variegata, si va dai ragazzi di 17 anni non an-cora maggiorenni a qualcuno che ha passato i 30. Si stanno creando dei bei rapporti di amicizia dove i più giovani guardano ai più grandi come un aiuto per vivere bene quest’espe-rienza per la quale c’è grande entu-

siasmo, specialmente tra quanti vi partecipano per la prima volta”. Un entusiasmo che ha portato a rimboc-carsi le maniche, per rendere pos-sibile il viaggio: i ragazzi, infatti, si sono cimentati nella preparazione dei tradizionali casoncelli, venduti poi sul sagrato, mentre il 22 maggio verrà organizzata una pesca di bene-ficenza con in palio torte e dolciumi.

Appuntamento di preparazione alla Gmg per i ragazzi delle zone X e XI. Inserita all’interno degli itinerari di spiritualità per giovani di cui già si sono tenuti due incontri, la serata, che si terrà mercoledì 18 maggio alle 20.30 nella basilica di Verolanuova, fornirà l’occasione per una preghiera guidata da padre Massimo Taglietti, superiore dei frati cappuccini di Cremona, che aveva tenuto i precedenti incontri.

Si terrà venerdì 13 maggio il secondo degli incontri di “Gmg… 6 in cammino”, l’itinerario di preparazione che la parrocchia di San Lorenzo martire di Urago d’Oglio propone ai giovani “Gruchienti”, cioè gli appartenenti al Gruppo chierichetti adolescenti. Si ritroveranno presso l’oratorio dalle 15.30 alle 16.30. Un altro appuntamento è previsto per venerdì 3 giugno, sempre all’oratorio, al medesimo orario.

Affidarsi a Maria in vista del viaggio verso Madrid. È questo il senso del pellegrinaggio a piedi, dall’oratorio Jolly di Orzinuovi alla Madonnina dell’Oglio, al quale i giovani orceani che si recheranno alla Gmg insieme con quelli di San Paolo e di Lograto, parteciperanno sabato 28 maggio. La collocazione dell’iniziativa è stata scelta anche come conclusione del mese tradizionalmente caratterizzato dalla devozione alla Madonna.

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n attesa dell’ufficialità, dei dati certi che saranno co-municati nella tradizionale conferenza stampa, abbia-mo intervistato il direttore

del Centro teatrale bresciano, Angelo Pastore, invitandolo a un bilancio.Posso senza alcun dubbio definire ottimo l’andamento di questa sta-gione 2010/2011, da tutti i punti di vista, sia qualitativi che quantitativi. Al di là dei dettagli, tanto gli incas-si quanto le presenze sono risultati in aumento rispetto ai bilanci delle stagioni precedenti. E poi, a dire il vero, al di là dei numeri, ciò che mi pare importante è che il pubblico sembra abbia molto gradito la sta-gione e che il feeling con i bresciani sia sempre robusto. Questo ci rin-franca e ci permette di programma-re con fiducia le stagioni. Poi, certo, per quanto ci si sforzi non si posso-no accontentare tutti.Con il “senno di poi”, se alcuni

comunque è stata più che abbozza-ta, è vero, e confidiamo che pur nel modo approssimativo con il quale siamo costretti a procedere, abbia-mo fatto delle buone scelte. Con queste premesse, si capisce bene quanto importante sia mantenere un buon rapporto con gli spettato-ri. Con il consulente artistico Fran-co Branciaroli abbiamo preso delle decisioni, ma posso anticipare solo che le nostre produzioni per la sta-gione 2011/2012 saranno quattro, una in scena al Santa Chiara e tre al Teatro Sociale.

spettacoli in cartellone erano stati considerati quasi una scom-messa, che giudizio esprime oggi, che risultato ha ottenuto il Ctb?Forse l’aspetto più interessante è che sarebbe stato meglio concedere più repliche. Sì, credo proprio che se alcuni spettacoli invece di esaurirsi in due serate fossero stati proposti per la tradizionale settimana avrem-mo soddisfatto tanti spettatori che invece non hanno potuto assistere a quanto andato in scena. Ed è cer-to una grande soddisfazione consta-tare che attori e testi magari poco conosciuti siano poi stati apprezza-

ti al punto da avere i teatri pieni. E non considero le nostre produzioni che hanno riscosso, e siamo orgo-gliosi di dirlo, un grande successo, dal Barbablù all’Edipo.Novità dal pubblico?Un incremento certo di abbonamen-ti e molti di coloro che hanno voluto acquistare la tessera sono giovani. Inoltre, venerdì, sabato e domeni-ca abbiamo “bigliettato” molto, per quasi tutti gli spettacoli, con pub-blico eterogeneo. Su questo dob-biamo ragionare. Di primo acchito posso dire che è bello che sia così sia ma è meglio ragionarci a lungo e con attenzione. E poi sarà anche opportuno sviluppare un nuovo son-daggio per valutare come è cambia-to il nostro spettatore tipo e cosa si aspetta da noi.Parliamo del futuro. La nuova stagione 2011-2012 a questo punto l’avrete sicuramente già impostata.Il tema non è dell’ultimo anno, anzi

direi che per il teatro italiano è sto-rico. Noi viviamo da sempre nel pre-cariato, nell’incertezza assoluta e at-tenzione, è un problema per tutto e di tutto lo spettacolo dal vivo di que-sto Paese, un problema di cultura di fondo. Non è pensabile che si possa riuscire a fare una programmazione seria quando veniamo informati so-lo in novembre, a stagione iniziata e quando già si comincia a pensare al nuovo cartellone sul contributo che ci spetta per l’anno concluso. Ripeto, il problema è storico e cul-turale. Dopodiché, certo, qualcosa dobbiamo fare. La stagione va pur predisposta. Ma in merito al Fus (il Fondo unico per lo spettacolo) me-glio non parlare; quanto ai soci fon-datori, Comune, Provincia e Regio-ne, hanno i loro problemi... anche se il problema, lo ripeto, è culturale e non economico. A ogni modo, ab-biamo esigenza di impostare stra-tegie e scelte e ci vogliono certezze che invece mancano. La stagione

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eucaristici”. Si tratta della prima guida completa alla scoperta dei luoghi italiani in cui sono avvenuti i miracoli eucaristici. Nel libro si trovano una guida storica e tutte le informazioni necessarie per visitare tali mete, alcune raggiungibili con brevi itinerari a piedi e altre con i mezzi. Non mancano spunti di riflessione e meditazione. Francesca Cosi e Alessandra Repossi: “I Cammini del pane. Guida pratica e spirituale ai pellegrinaggi eucaristici”, euro 14,50.

È online il quarto catologo digitale del PT03. Integralmente sfogliabile online con un semplice click, il corposo volume si trasforma; diventa leggero e facile da consultare, pensato appositamente per i lettori multimediali e in perenne movimento. Completo di dettagliate schede informative dei lavori degli artisti, e illustrazioni a colori, si presenta al pubblico in una versione ancora più versatile e innovativa. La memoria artistica

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Il nuovo Festival del Vittoriale di Gardone Riviera dal 3 luglio al 13 agosto, ospiterà star nazionali e in-ternazionali in un mix di danza, mu-sica, teatro e circo.“Abbiamo puntato sulla qualità – ha spiegato Giordano Bruno Guerri, presidente della Fondazione Il Vitto-riale degli italiani – scegliendo eventi in sintonia con l’identità e la sacrali-tà del luogo che li ospita”.“Vogliamo rivalutare l’identità del grande contenitore all’aperto – ha precisato Viola Costa, direttore ar-tistico del nuovo festival – recupe-rando l’alto profilo qualitativo degli spettacoli che in questi anni lo hanno reso celebre, per ripopolarlo”.L’ouverture spetta alla danza con il Gran Galà del 3 luglio, omaggio di Eleonora Abbagnato, prima balle-rina dell’Opera di Parigi, alle muse del poeta. Danza protagonista an-

che con il Balletto di Pechino, con le atmosfere spagnoleggianti della Noche Flamenco e con la conclusio-ne del 13 agosto affidata a ‘Il cigno nero’ con i primi ballerini dell’Ame-rican Ballet.Gli appassionati di musica non re-steranno delusi potendo ascoltare, sul palco gardonese, Lou Reed, i Manhattan Transfer, Goran Brego-vich, Markus Stockhausen, Vinicio Capossela e Wynton Marsalis con la Lincoln Center Orchestra.Tra danza e musica: il teatro, che propone la raffinata vis comica di Alessandro Bergonzoni, il genere nuovo dei Kataklò, ex olimpionici che danno vita ad una alchimia tra energia e movimento danzato e il Gran Galà du Cirque, che per una sera riunirà sullo stesso palco alcuni dei maggiori talenti circensi del mon-do coniugando innovazione e tradi-

zione. Da segnalare la serata dell’11 luglio dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia. La ricorrenza sarà ricordata con il debutto del premio “Il Vittoria-le” voluto da Guerri per omaggiare personaggi della cultura e dello spet-tacolo e assegnato al maestro del ci-nema italiano Ermanno Olmi, e con “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni nel reading di Massimilia-no Finazzer Flory accompagnato sul palco della prima ballerina del Tea-tro alla Scala, Gilda Gelati.On line è possibile acquistare e re-galare i biglietti, scegliendo diret-tamente il posto. Ma anche vin-cere ingressi al Festival giocando con “L’indovina Vate”, applicazione gratuita per iPhone, con la voce di Guerri che conduce un quiz di 10 domande a risposta multipla. Info: tel. 0365296506, www.anfiteatrodel-vittoriale.it.

egli ultimi appuntamen-ti del Festival pianistico si sono potuti ammira-re dapprima la brillan-te pianista Olga Kern,

quindi la Tchaikovsky Symphony Orchestra diretta da Vladimir Fe-doseyev, una delle compagini più prestigiose di Mosca. E per quanto riguarda i programmi, si è dato spa-zio a Franz Liszt.Olga Kern, affascinante ed elegantis-sima virtuosa della tastiera, ha impo-stato il suo recital su un ideale “corpo a corpo” fra Liszt e Rachmaninov, due maestri che sul pianoforte potevano fare tutto ciò che volevano, estenden-do al di là dell’immaginabile le possi-bilità dello strumento e la tecnica di chi lo suona. In particolare, la Kern si è distinta per la sorprendente natura-lezza con cui ha affrontato la Sonata op. 36 e le Etudes-Tableaux del suo connazionale Rachmaninov. Con la popolare Rapsodia ungherese n. 2 di Liszt la pianista russa è parsa legger-mente meno a suo agio, ma l’esecu-zione delle impervie “Reminiscenze dal Don Giovanni di Mozart” è stata davvero spettacolare, così come i tre bis concessi al termine del concerto.

Concerto per pianoforte di Liszt, con la poderosissima Sinfonia n. 1 “Il Ti-tano” di Mahler nella seconda parte. Non crediamo di sbagliare se osser-viamo che il primo Concerto di Liszt non si ascoltava a Brescia in un’ese-cuzione dal vivo da tempo immemo-rabile. Il ruolo del solista era affidato al ventiseienne pianista ucraino Ale-xander Romanovsky, negli ultimi an-ni quasi sempre presente al Festival. Non tutto è filato liscio in questa ese-cuzione, ma in diversi momenti Ro-manovsky ha mostrato grande classe e scioltezza, come nella conclusione sussurrata del primo movimento o nella mefistofelica danza macabra dello Scherzo. Pregevolissima anche l’esecuzione fuori programma del Notturno opera postuma di Chopin.La Prima Sinfonia di Mahler è stata al centro di un’interpretazione altale-nante da parte del maestro Fedose-yev, spesso all’insegna di un’espres-sività tipicamente russa. Se il primo movimento è parso un po’ troppo affrettato e non sempre a fuoco, lo Scherzo e la Marcia funebre erano invece nitidi nella loro singolare giu-stapposizione di elementi popolari e di sublimazioni romantiche.

Programma generoso e ancora una volta di straordinaria difficoltà per la Tchaikovsky Symphony Orchestra che in un’unica serata ha proposto il poema sinfonico “Les Préludes” e il 1°

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un calice misto di dol-cezza e malinconia quel-lo che si gusta all’ascol-to del brano di apertura, “Agnus Dei”, con la voce

di Franco Battiato che si mescola a quella di Nabil Salameh. La canzone apre “Un’ala di riserva”, preziosa rac-colta di canzoni pensata da Michele Lobaccaro, autore e musicista dei Ra-diodervish. Un disco da poco uscito nel quale Michele ha voluto mettere mano ai testi di don Tonino Bello, sa-cerdote nato nel cuore del Salento, divenuto poi vescovo di Molfetta e quindi fondatore del movimento Pax Christi. Un album nel quale troviamo, tra gli altri, Caparezza, Nabil dei Ra-diodervish, Alessia Tondo e Antonio Castrignanò della Notte dalla Taran-ta, la banda G. Verdi di Sannicandro di Bari e l’ensemble Calixtinus. Una sola preziosa eccezione è la partecipa-zione del maestro Franco Battiato, nel brano che introduce la raccolta. Un disco che è innanzitutto un doveroso omaggio a don Tonino, umile e cari-smatico sacerdote, un prodotto forte-mente voluto da Michele Lobaccaro che ha curato la realizzazione dell’in-tero progetto. Il disco è nato, come

vazione nella tradizione del repertorio musicale liturgico, mantenendo però il tutto ben fissato attorno ai canti es-senziali della liturgia.Abbinato al disco anche un libro, “Preghiera a Cristo”, un testo inedi-to e fortemente lirico di don Tonino Bello. Il Signore, a cui il sacerdote si rivolge, è un Dio estroverso, il para-digma essenziale di quel rapporto tra fede e cultura che oggi si ripropone a noi, chiamati a recitare le partiture della storia della salvezza, sugli sce-nari della transizione. A 18 anni dal-la sua scomparsa questo libro diven-ta per tutti noi il modo per rendergli omaggio, lasciarci provocare ancora, aprirci a esperienze di contamina-zione e di incontro che la sua parola rendono possibili. In fondo solo uno come don Tonino può mettere insie-me Caparezza e Battiato e far cantare il “Magnificat” su ritmi arabeggianti. Perché, direbbe don Tonino, “dal-la cultura della musica e dell’arte, è possibile intendere che lo struggente, insoddisfatto bisogno di comunione, inscritto nei ritornelli delle canzoni o nei cromatismi di una tela, è il sacra-mento dell’inquietudine che può pla-carsi solo in te, Signore”.

dichiara lo stesso curatore, attorno a tre idee forti. La prima è nelle parole stesse di don Tonino Bello: “La pace è finita, andate a messa. Ché se vai a messa è finita la tua pace”. Questo disco è pertanto una messa che non lascia in pace, una celebrazione che diventa una ricerca continua e instan-cabile di una fede da rinnovare giorno dopo giorno. La seconda è la convi-vialità di esperienze musicali diverse. Per questo progetto si sono infatti in-contrate le migliori sensibilità artisti-che pugliesi, che hanno dato voce e musica ai brani. La terza, importante e molto ortodossa, è la scelta di uti-lizzare i testi latini per i canti canonici della liturgia (il Sanctus, l’Agnus Dei, il Credo, il Gloria, il Kyrie, il Magni-ficat) ritmati però secondo sonorità mediterranee. Una novità e una inno-

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ntonio Stefanini, lo stu-dioso di Corteno Golgi, ha dato alle stampe la sua ultima fatica: “Il ru-more del fieno” (litogr.

Poletti, Villa di Tirano). Si tratta di un libro fotografico con vedute d’un tempo, in bianco e nero o seppiate. Immagini usate come prova storica; istantanee che divengono dapprima cronaca, poi testimonianza, quindi documento. Immagini proposte come modo moderno di fare storia. “Non solo luoghi però – spiega Stefanini in premessa – bensì volti, gruppi, situa-zioni, documenti, con al centro il mon-do contadino. Riguardo al titolo – con-tinua l’autore – il fieno parla davvero e canta, anzi grida”. E questi rumori li “sentivano quasi tutti, proprio per il fatto che con il fieno quasi tutti aveva-no a che fare”. Sfogliando le pagine, la nostalgia assume venature amare: quante “cose” scomparse: lo stagnino, le “lòbbie” (ringhiere in legno dei bal-latoi), la lavorazione della canapa, le colonie elioterapiche (di mussolinia-na memoria), il primo trampolino di Ponte di Legno, le ragazze di buona famiglia che cuciono indumenti di la-na per i soldati al fronte. Con queste

foto, Stefanini conserva memoria dei modi di “essere” che scompaiono. Tra le molte nonnine ce ne sono di sugge-stive: una che fila col fuso e la rocca, un’altra con la corona del rosario in mano e un’ultima con la “brènta” del latte. Belli poi i ritratti delle famiglie patriarcali, ricche di piccoli maschiet-ti già rigorosamente col loro cappello, poi i nonni dalla catena sul panciotto e le donne sempre ultracariche di fi-gli; scolaresche numerosissime, con maestre dallo sguardo severo. Dalle

scarpe degli alunni seduti in primo piano emerge chiaramente un altro titolo di un’opera precedente di Ste-fanini: “Calzavamo scarpe chiodate”. E ancora: le prime rappresentazioni della nascita dell’Aprica come mo-derna stazione sciistica. Nella sezio-ne che riguarda la Valtellina: vecchie chiese romaniche, castelli, terrazza-menti a vigneto. Quindi Tirano, porta da e per l’Helvetia. Da ultimo il Giro d’Italia sul Gavia: Adorni tra due mu-raglioni di neve.

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Forma e contenuto, le due facce di una stessa medaglia nel mondo della comunicazione televisiva. Due aspet-ti che si alimentano a vicenda e che non possono vivere separati: ne an-drebbe della qualità del programma. E infatti non stupisce che la maggior parte delle produzioni della tv italia-na siano scadenti, considerando il disequilibrio tra forma e contenuto. Sulla prevalenza dell’esteriorità a di-scapito della sostanza potremmo sti-lare una lunga lista di trasmissioni che puntano esclusivamente su un intrattenimento povero di reali argo-menti e schiavo dell’immagine, come se il messaggio che veicolano sia pa-

radossalmente la forma stessa e pu-ra: un mercante di liquori che vende delle bellissime bottiglie vuote. Fra reality-show fittizi e varietà scaccia-pensieri il telespettatore italiano si è abituato a seguire trasmissioni che non hanno nulla da dire, ma che lo dicono benissimo.Che dire invece riguardo a programmi che danno molta importanza al conte-nuto e poco alla forma? Un esempio recente: la puntata della scorsa setti-mana di “Mi manda Rai Tre”, condotto da Edoardo Camurri, è stata un esem-pio di trasmissione valida nei conte-nuti, ma povera di struttura e solidità. Il programma da anni si batte a favore

del cittadino contro soprusi, inganni e truffe. L’argomento della puntata ri-guardava la triste storia di una donna, morta di tumore, che aveva seguito le indicazioni terapeutiche della cosid-detta “Nuova medicina germanica”, fondata da Ryke Geerd Hamer, radia-to dall’ordine e perfino incarcerato in diversi Paesi europei in seguito a casi di pazienti morti dopo essersi sotto-posti alle sue cure. Una vera denuncia della “medicina del plagio”, che in tut-to il mondo raggira milioni di persone sfruttate economicamente e umiliate da faccendieri senza scrupoli.La trasmissione ha fatto però notizia non per il suo contenuto ma per un

altro aspetto: l’intervento dell’ono-revole Domenico Scilipoti, medico appartenente al Movimento olistico transnazionale, che sfruttando l’arte del politichese ha esasperato subito i toni della discussione, difendendo-si dall’accusa di aver appoggiato me-dici che mettono in pratica la “Nuova medicina germanica”. L’onorevole si è esibito con insulti per Camurri, urla e schiamazzi, gesti scomposti e affanna-ti che hanno suscitato le risa perfino del pubblico in studio.Il conduttore non ha saputo gestire la situazione e ha contribuito, insieme alle afone grida di Scilipoti, a scrive-re l’ennesima triste pagina della storia

della tv italiana. Ecco quindi che no-nostante il contenuto della trasmissio-ne fosse interessante e ben argomen-tato, la forma ha preso il sopravvento e ha messo in ombra il contenuto. Il bello e il brutto della diretta: certo, se l’intervista a Scilipoti fosse stata realizzata in differita e censurata per la messa in onda, la produzione si sa-rebbe salvata.Dare spazio a personaggi controversi dell’attualità politica e culturale è un rischio che spesso gli autori televisivi sono disposti a correre pur di fare au-dience. Se si fosse sicuri della riuscita del programma si potrebbero evitare questi trucchetti da avanspettacolo.

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rende avvio da un gru-mo di rabbia, diffidenza e paura che pare inestri-cabile, il percorso che compiono i protagonisti

di “Angèle e Tony”, il film diretto da Alix Delaporte. E, come spesso avvie-ne nel cinema francese, a dare corpo a un contenzioso emotivo espresso dai corpi più che dalle parole prov-vedono due attori calati intensamen-te nei rispettivi ruoli, Clotilde Hesme e Gregory Gadebois, rannicchiati tra il cielo rannuvolato e il mare severo di Normandia. Nel mare è scompar-so, durante una battuta di pesca, il padre di Tony, che continua a fare il pescatore e divide l’abitazione con la madre vedova.Tony conosce Angèle grazie a un an-nuncio matrimoniale che la ragazza ha pubblicato non tanto per bisogno d’amore, ma per la necessità di riu-scire a riconquistare un’apparenza di normalità. È stata in prigione perché ritenuta responsabile della morte del marito, ha quasi perso il figlio che è affidato ai suoceri e, dopo la ricom-parsa della donna, le infligge un osti-nato silenzio. Angèle ha bisogno di un lavoro e di una casa per riguadagna-re il diritto di restare in contatto con lui. Il primo incontro con Tony non ha grande successo; la ragazza però

insiste, riesce a farsi ospitare nella casa del pescatore che le dà anche la-voro. Mantenendo però nei suoi con-fronti un atteggiamento di diffidente durezza: che è poi l’altra faccia di un desiderio d’amore che non vuole in nessun modo venire ingannato.La regista racconta che la trama è le-gata alla sua infanzia: “Mia madre e mia nonna sono nate in Normandia, vicino a Port-en-Bessin, dove si svol-ge il film. Ho trascorso lì tutte le mie vacanze. Ho sempre visto i pescato-ri come dei personaggi romantici”. Tony, nelle sue parole, è “una roccia contro la quale Angèle va a sbattere”. Contro questo scoglio si scioglie a po-co a poco la freddezza della donna, la sua inaffidabilità un po’ infantile che si tramuta lentamente in senti-mento reale. Un’illuminazione che avviene per gradi, con evoluzioni e regressioni, che Clotilde Hesme ri-

esce ad assecondare con la sua bel-lezza non rassicurante: “Angèle – ha dichiarato l’attrice – è un personaggio aguzzo, tagliente. È una ragazza che ha una tecnica offensiva per quanto riguarda l’amore e la sessualità. C’è un che di ‘ragazzo selvaggio’ in lei. Il film racconta di come imparerà a mollare la presa, a lasciare che le co-se avvengano”.Tra lunghi silenzi, ostinate corse in bicicletta, dialoghi e gesti intrisi di pudore, il film compie fino in fon-do il suo percorso senza deragliare dalla misura. Il personaggio di An-gèle si ispira a tante figure di donne “senza tetto né legge” raccontate dal cinema francese, come la Sandrine Bonnaire protagonista del celebre film di Agnès Varda; ma la Delaporte ci fa la grazia di non infliggerci, alla fine della parabola, la tragedia pro-grammatica che tante opere analo-ghe prevedono. I protagonisti, dice ancora la Delaporte, “sono due per-sone pudiche ed è il loro pudore che ha imposto questa grande semplici-tà nel modo di riprenderli”, che si ri-allaccia al cinema dei maestri come Rohmer: senza eguagliarne l’origina-lità, ma riuscendo ad andare oltre la vita circoscritta dei personaggi per descrivere moti dell’animo che mol-ti possono condividere.

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hi sono e come si compor-tano gli italiani che si inte-ressano all’universo non profit? Nove su dieci han-no fatto almeno una volta

nella vita una donazione e uno su tre (39%) ha donato on line, dopo esser-si informato sul web (54%) o tramite newsletter (40%). La maggioranza ha un reddito basso (inferiore ai 30 mila euro) e decide di donare soprattutto a favore delle cause umanitarie e della ricerca scientifica. È quanto emerge dalla prima edizione del Non Profit Report 2011, l’indagine realizzata da ContactLab in collaborazione con Vi-ta Consulting sui comportamenti digi-tali degli utenti fedeli nel terzo settore. Sono state coinvolte 39 organizzazio-ni non profit (grandi, medie e piccole, attive in nove diversi ambiti), che han-no invitato a partecipare alla ricerca i contatti presenti nei propri database: quasi 20mila utenti hanno risposto, compilando il questionario via web.La ricerca, presentata nei giorni scor-

onlus: si tratta quindi di quella parte di utenti estremamente fedeli alla causa di una sola organizzazione. È impor-tante però sottolineare che una buo-na percentuale è invece interessata a conoscere le attività di diverse Onlus (il 44% riceve da tre a cinque newslet-ter). “Sulla base di questi dati - aggiun-ge Fubini - è importante puntare sulla pertinenza, elaborando una strategia di comunicazione mirata, persona-lizzata e professionale che rispecchi e trasmetta il posizionamento di una specifica organizzazione, in modo da fidelizzare l’utente e farsi seguire con interesse e attenzione”.

Grande successo per la seconda edizione di Franciacortando che il 7 e 8 maggio, ha raccolto oltre 2500 visite nelle aziende (+25% rispetto all’edizione 2010) di una terra vocata alla viticoltura, con cui si identifica il suo prodotto più pregiato, il Franciacorta, re italiano delle bollicine di qualità.Sono stati più di 300 i visitatori che hanno partecipato alle escursioni a piedi lungo i cinque itinerari che hanno portato i turisti a scoprire l’anima più vera e sconosciuta di

questa terra, esplorando il Monte Alto, il balcone della Franciacorta, i santuari e le vigne del Montorfano, la suggestiva campagna fra Ome e Monticelli Brusati, Borgonato con i suoi antichi borghi e filari, le ville e i cascinali di Erbusco e le cascate del torrente Gaina presso Monticelli Brusati. Ad affollare cantine, ristoranti, agriturismi non solo enoturisti ed intenditori di vino, ma anche famiglie, gruppi di giovani desiderosi di conoscere la Franciacorta.

si a Castrocaro, è scaricabile online gratuitamente dal sito http://www.contactlab.com. “La ricerca si di-stingue in primo luogo per la nume-rosità dei rispondenti: circa 20 mila iscritti alle newsletter di alcune tra le principali organizzazioni italiane – ha affermato Massimo Fubini, Ad ContactLab –, hanno raccontato la propria esperienza consentendoci di analizzare l’universo non profit par-tendo da dati attendibili, che rivela-no abitudini, esigenze e aspettative dei sostenitori delle onlus. Come si vede dalla ricerca, il 26% degli inter-vistati in genere per donare utilizza

canali online: è un dato significati-vo ma che può ancora migliorare”. Il 90% dei partecipanti al sondaggio ha sostenuto una Onp con un contributo in denaro almeno una volta nella vita; di questi, il 48% dona abitualmente, il 30% occasionalmente e solo il 12% in circostanze particolari (ricorrenze o emergenze umanitarie). “È evidente che in questo contesto lavorare sulla fidelizzazione, – ha continuato l’Ad di ContactLab – nell’ottica di costru-ire un dialogo continuo con i propri contatti, non legato esclusivamente alle occasioni speciali di donazione, può fare la differenza”. Tra gli àmbiti in cui operano le organizzazioni non profit a cui gli utenti hanno dichiara-to di aver donato, al primo e secondo posto troviamo le cause umanitarie (67%) e la ricerca scientifica (44%). Al terzo e quarto posto abbiamo le adozioni a distanza (41%) e in genere l’aiuto dell’infanzia (39%). Gli utenti raccolgono informazioni sulle attività delle onlus principalmente sul web: il

54% lo fa visitando il sito istituzionale, il 40% leggendo le newsletter. Al terzo posto la posta cartacea (31%), mentre gli eventi di piazza sono fonte di infor-mazione per il 15% dei rispondenti. Un altro 15% si informa con il passa-parola, dato interessante se si pensa agli strumenti di condivisione social che ne amplificano la risonanza. La trasparenza è un’esigenza molto for-te che il 62% dei sostenitori manifesta accogliendo molto positivamente la possibilità di avere un’area riservata sul sito delle onlus che sostiene, che gli permetta di seguire da vicino lo svi-luppo dei progetti di suo interesse. È la concretezza, invece, il secondo ele-mento che spesso gli utenti lamenta-no di non percepire: per questo moti-vo, per esempio, chiedono più storie all’interno delle newsletter, per essere aggiornati sui risultati ottenuti anche grazie alle proprie donazioni e vedere riconosciuto il proprio impegno e so-stegno ad una causa. Il 22% dei rispon-denti riceve la newsletter di un’unica

È stato rinnovato nei giorni scorsi il consiglio di amministrazione della società Centropadane con la presenza dei bresciani Mauro Parolini, Vigilio Bettinsoli, Giuliana Pezzi ed Eugenio Massetti. Alla presidenza è stato riconfermato il cremonese Augusto Galli. Ai bresciani Parolini e Bettinsoli, invece, sono andate due vicepresidenze. Comune la soddisfazione dei partiti che hanno visto riconosciute gran parte delle loro richieste.

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Si è tenuto nei giorni scorsi presso la Sala Don Dario Franzoni dell’Ospedale S. Orsola il convegno dal titolo “La riabilitazione geriatrica: un anno di attività” organizzato dal servizio di Riabilitazione geriatrica. L’incontro ha visto la partecipazione di medici, infermieri, fisioterapisti, operatori socio-sanitari. Obiettivo del convegno era di creare le condizioni per una maggior conoscenza dell’anziano nella fase postacuta con finalità

riabilitative, delle sindromi post-acute e della loro gestione. La Riabilitazione generale geriatrica è nata all’interno dell’Ospedale S. Orsola nel maggio 2010. Gli operatori che compongono la realtà riabilitativa provengono da esperienze professionali diverse (generalmente realtà per acuti) e quindi diviene utile per gli stessi una specifica formazione in ambito geriatrico e riabilitativo. La discussione su temi quali demenza e ospedalizzazione

dell’anziano risultano fondamentali per uniformare l’assistenza erogata migliorandone sia la qualità che il lavoro in équipe in questa specifica realtà più che mai multidisciplinare. Nel corso del primo anno di attività sono state ricoverate persone anziane, prevalentemente trasferite da reparti per acuti, che necessitavano di una prosecuzione delle cure mediche ed un intervento di riattivazione funzionale per poter ritornare al domicilio.

a comunicazione e le re-lazioni nelle aziende sa-nitarie” è il tema di una giornata di studio pro-mossa dall’Ufficio co-

municazione e relazioni con il pub-blico degli Spedali Civili di Brescia in collaborazione con la Facoltà di Economia. La giornata, in programma nel po-meriggio del 12 maggio prende le mosse della presentazione del volu-me “Le nuove frontiere della comu-nicazione pubblica” di Gerardanto-nio Coppola che offre lo spunto per una riflessione sullo stato dell’arte della comunicazione pubblica a se-guito dei profondi cambiamenti che hanno interessato negli ultimi due decenni la pubblica amministrazio-ne in generale ed in particolare le organizzazioni sanitarie. Le norme che si sono succedute nel tempo hanno finito col delineare un nuovo quadro valoriale di riferimen-to: l’obbligo di informazione si tra-

sforma in obbligo di comunicazione e quindi in obbligo di ascolto. Che cosa si intende per comunicazione in una moderna azienda di servizi alla persona?Se la comunicazione è l’elemento necessario per stabilire e mantenere una relazione, l’attenzione non può che concentrarsi sui rapporti che l’organizzazione intrattiene con gli altri soggetti: i cittadini, i pazienti, la stampa, le associazioni, gli enti e le istituzioni. Il convegno si propone dunque di esplorare tali relazioni, evidenzian-

do i limiti e le opportunità degli stru-menti di comunicazione, partendo dal presupposto che solo agevolan-do la relazione e migliorandone la qualità si potrà raggiungere una più elevata soddisfazione dei cittadini e degli operatori. La giornata del 12 maggio, dunque, nasce dalla collaborazione tra la fa-coltà di Economia dell’Università degli studi di Brescia (Dipartimen-to economia aziendale) e l’Ufficio comunicazione e relazioni con il pubblico della Azienda ospedalie-ra Spedali Civili di Brescia, che si è concretizzata negli scorsi anni nella gestione di percorsi di stage per gli studenti frequentanti l’insegnamen-to di “Economia delle aziende sani-tarie” e nel supporto alla predisposi-zione del bilancio sociale e di genere dell’Azienda ospedaliera grazie alla collaborazione con il Centro di stu-dio e ricerca sulla economia delle amministrazioni e delle aziende di pubblici servizi.

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on tutti possono capire. Vedono le lacrime di un giocatore o di un tifoso affranto per la squadra del cuore retrocessa in

serie B e commentano con ironia: che sciocco! Si commuove per co-se superflue perché non conosce i valori veri. Oppure, lo guardano con suppo-nenza, pensando che soltanto una persona senza cultura e senza valo-ri possa essere turbata dal cattivo esito di un gioco. Sono tutte quelle persone, neppu-re poche in verità, convinte che lo sport appartenga semplicemen-te all’ambito del divertimento. Un giocattolo con giocatori strapagati e viziati a spese della società. Una sorta di ricreazione organizzata per tenere calmi gli sciocchi, in un luogo di violenza cronica.Difficile far capire a tutti questi che in Europa sono ben 15 milioni le persone che lavorano nel setto-re sportivo con un giro economico che arriva al 3,4 % del Pil europeo. Un’industria!Difficile far capire che in Italia sono 20 milioni le persone che praticano sport consentendo, in base all’ef-fetto salutistico, un risparmio per lo Stato stimato in milioni di euro.Difficile far capire che un tifoso or-ganizza i suoi ragionamenti a partire dal cuore, dai sentimenti, dalla pas-

sione… Puoi giudicare un’innamo-rato? Difficile far capire che lo sport è un immenso strumento educativo. Cose da adulti! Difficile far capire che i cugini ber-gamaschi, ahimè devo ammetter-lo, sono più solidali dei bresciani e vanno allo stadio in 20mila per la loro squadra al grido l’ “Atalanta è una fede”. Altro che i duemila tifo-si bresciani.

Dice bene don Abbondio nei Pro-messi Sposi: “Il coraggio, se uno non ce l’ha, non può darselo!” E lo sport, se uno non ci crede, non può certo capirlo. Fa comunque riflettere che molti si affrettino fin da piccoli a salire sem-pre sul carro dei vincenti (quanti so-no i tifosi bresciani di Inter, Milan o Juventus?) piuttosto che sentirsi parte di una comunità e per questa

spendersi col proprio impegno. Cia-scuno avrà le sue ragioni del cuo-re, ovviamente! Già: nate quando e perché? Spiace riconoscerlo: non è soltanto una squadra sportiva ad essere in serie B è una città che avendo perso le ragioni dell’educare, dell’apparte-nenza, dell’economia, delle passioni e dei sogni… non sa di essere una città di serie B.

I Bengals Brescia accedono per il terzo anno consecutivo alla finale scudetto del massimo campionato italiano di Superbowl giunto alla trentunesima edizione. Un ruolino di marcia impressionante per le tigri biancoazzurre: sei vittorie in altrettante gare di campionato e il primato in testa al girone A. Ora bisognerà proseguire la cavalcata facendo risultato nella finale di domenica 22 maggio in Piemonte sul

neutro di Grugliasco, la terza di fila dopo lo scudetto cucito sulle maglie nel 2009 e quella persa l’anno scorso contro i Red Jackets di Reggio Emilia. Brescia dovrà vedersela in gara unica contro i Blacks Torino padroni di casa. Squadra già affrontata nella stagione regolare del campionato (la Golden League) per due volte e, in altrettanti i casi, superati anche se sudando le proverbiali “sette camicie” . (al.an.)

Le mancano due esami universitari e la tesi. La mattina in aula per le lezioni di Economia e Commercio in città, il pomeriggio ad allenarsi per inseguire un sogno sportivo. È la doppia vita di Francesca Cigolini, da qualche setti-mana campionessa italiana di kick boxing categoria full contact. Non è la prima volta che si è cucita il trico-lore sui guanti: era già accaduto nel 2009 nella specialità contatto leggero. Tesserata per la Kick Boxing Melan-

drini, si è avvicinata a questa discipli-na molto tardi e, come spesso accade, per caso. Classe 1984, pesa 42 kg per un metro e 58 di altezza. “Sono stata convinta da mia sorella ad iscrivermi un corso quattro anni fa – ci confessa – all’inizio non ero nemmeno convin-ta”. Come si svolge una giornata tipo? “La mattina presto – racconta – prima di andare all’Università mi alleno, poi vado a lezione in facoltà, nel pomerig-gio ancora un leggero allenamento e

da poco ho cominciato ad insegnare ad un gruppo di bambini”. Insomma, in appena quattro anni Francesca è passata dal completo disinteresse per questa disciplina ad essere la nu-mero uno sui tatami di mezza Italia e addirittura ad insegnare la kick bo-xing seguita sempre dall’allenatore Roberto Ferrari. Prossimo obiettivo, per Francesca Cigolini, la definitiva consacrazione: attende la convoca-zione (a giugno) per gli europei e i

mondiali in programma entro la fine anno. “Non sarà facile, davanti a me ci sono atleti di esperienza. Oltre ad essere la prima esperienza, sarebbe il giusto premio per quella che oltre ad una disciplina sportiva è diventata una passione”. In più con la kick bo-xing la ventiseienne atleta bresciana ha anche trovato l’amore visto che il suo compagno, Christian Pugliese, lo segue anche nella preparazione. E se son rose, fioriranno.

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gni stagione sportiva na-sce con un obiettivo, ma davvero in pochi pensano alla coppa Disciplina. Sul-le pagine dei giornali, poi,

quando arriva il momento dei verdet-ti, finiscono sempre i più bravi, rara-mente i più corretti. Questa volta, pro-prio alla vigilia delle finali provinciali, vogliamo fare un’inversione di ten-denza e dedicare il principale spazio a nostra disposizione a chi si è distinto sul campo per educazione, rispetto e onestà, valori che dovrebbero essere sempre alla base dello sport e della vi-ta, ma che spesso sono offuscati da un desiderio di primeggiare vissuto nel modo sbagliato. Bisogna togliersi il cappello davanti a chi è stato in silen-zio di fronte a una decisione dubbia del direttore di gara, a chi ha dato la mano all’avversario dopo un fallaccio subito, a chi ha accettato con compo-stezza il verdetto del campo. Questa settimana pubblichiamo i detentori di questo nobile riconoscimento del calcio a 7, con una menzione specia-le per gli allievi del S. Giacomo ’96, gli juniores del Bar Cantuccio Odo-lo e del Rudiano, gli open di S. Pietro Eurocomp e del Real Valle, capaci di vincere un campionato unendo clas-se e stile. Elite: Longhena, Piazzetta Caminetti e Stufe, Carrozzeria Bosini, Jack Tar S. Carlo. Hinterland: Smv, S. Benedetto, Badia, Castegnato, S. Gia-como ’99, Casazza, Violino (under 14); S. M. Rivoltella, Amici del Calcio (al-lievi); Castel Mella, Sale Gussago (top

Il momento clou della stagione sportiva del Csi Brescia è arrivato. Le finali provinciali sono alla porta e questo fine settimana le formazioni di tutti gli sport di squadra potranno realizzare il sogno di conquistare lo scudetto bresciano, che spalancherebbe le porte alle vette regionali. Calcinato, Montichiari e Orzinuovi ospiteranno le gare dell’anno. L’antipasto è già questo giovedì. Il programma delle finaliGiovedì 12 maggio: semifinale basket, finalina volley open

femminile; venerdì 13 maggio: finale volley open maschile, finale volley open femminile, finali calcio a 5 open; sabato 14 maggio: finali volley under 14, finali volley juniores, finale basket open, finali calcio a 7 under 14, allievi, elite, finale calcio a 11; domenica 15 maggio: finali individuali tennis tavolo, finali volley top junior, finali volley open misto, festa polisportiva finale, finali calcio a 7 juniores, top junior, open femminile. Il calendario è consultabile su www.csi.brescia.it.

junior); Xadet 2002, S. Zeno B, On the Rocks, Cellatica, Gli Anta (open). Be-nacense: Tremosine (under 14); S. Giacomo (juniores); Croc Campagna, Duomo Desenzano (open). Valsab-bia: Bar Cantuccio Odolo (juniores); Vobarno (top junior); S. Pietro Euro-comp; Imp. Edile Landi Roè (open). Valtrompia: Pezzaze, Gazzolo, Augu-sta B, S. Sebastiano Lume (under 14);

Gardonese (allievi); Costorio (junio-res); Bovegno (top junior); V. Padile A, F.lli Torchio, Intrepida A, Real Valle, Pirata (open). Sebino e Franciacorta: Jolly Orzinuovi, Colombaro, S. Giù Erica Palazzolo (under 14); S. Giaco-mo ’96, Cremignane (allievi); S. Luigi Lodetto (juniores); S. Cuore Palazzolo (top junior); Saiano, Autoriparazioni Ungaro, S. Anna Rovato, Gta Ospita-letto (open). Valverde: Insolita Calcio, Botticino’s Ang., Id. Lombarda. Bassa Orientale: Gambara, Cgp Novagli, Atl. Montichiari. Bassa Occidentale: Ru-diano (juniores). Femminile: Castene-dolo, Sale, Nuvolera, San Benedetto, Torricella, Roncadelle, Atl. Montichia-ri, Prevalle 2010, Colombaro.

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Spirito solidale

Egr. direttore,sono un volontario della Protezio-ne civile e scrivo per comunicare a tutti le emozioni provate durante l’inaugurazione della nostra nuova sede a Nave, tenutasi il 16 aprile scorso: una giornata speciale! Tut-to ha avuto inizio verso le 10.45 con il saluto delle autorità, seguito poi dalla lettura della lettera invia-taci dall’ex-capo del dipartimento dott. Bertolaso, che non ha potuto esserci perché si trovava in Africa, e in cui augura che “questa nuova sede non rimanga solo un edifi-cio, ma si trasformi in casa per i volontari e per tutta la comunità”. Hanno parlato anche tre cari ami-ci abruzzesi: Noemi, Enver e Save-rio. Noemi con grande commozio-ne ha letto una lettera indirizzata al nostro Sindaco in cui ha rin-graziato i volontari e l’intera cit-tadinanza per aver dato tanto so-stegno nel momento del bisogno. La partecipazione dei volontari e di tutti i presenti ha reso una sem-plice inaugurazione un momento di riflessione molto toccante. La parola è passata a Michele, uo-mo della Protezione civile che già emozionato ha cercato di esprime-re i suoi pensieri e infine, prima dell’alzabandiera e della benedi-zione, è intervenuto Gustavo. È il coordinatore del nostro gruppo, la nostra saggezza e la nostra for-za; lo ringraziamo per il suo ruo-lo e il suo impegno (anche nelle difficoltà). Personalmente desidero ringrazia-re ogni volontario, non solo per la buona riuscita di quella festa, ma per la collaborazione e lo spirito

solidale di ogni giorno in ogni oc-casione: Grazie!Paolo Corsini

Grazie alle Dorotee di Cemmo

Egr. direttore,lo scorso 8 maggio le Suore Dorotee di Cemmo hanno ricordato il vente-simo anniversario della beatificazio-ne della loro fondatrice Annuncia-ta Cocchetti. Si è trattato di un mo-mento di festa, impreziosito anche dalla presenza del vescovo Luciano Monari. Per chi, come me, ha avuto modo di conoscere da vicino le Suo-re Dorotee di Cemmo è stata anche occasione per ricordare esperienze vissute. Avevo 11 anni quando var-cai la soglia dell’Istituto S. Dorotea e conservo di quel giorno e degli anni che seguirono un ricordo ineffabile.L’ambiente, con i chiostri silenziosi, mi avvolse come una nuvola e, per qualche tempo, mi sentii sospesa tra timore, reverenza e gioia. Fu questo ultimo sentimento che ca-ratterizzò gli anni trascorsi lì. Fan-tasie, giochi, amicizie care e studio, perché su questo punto c’erano re-gole inflessibili: bisognava “rende-re” se si voleva conquistare un baga-glio di cultura. Proprio la sensazione di crescere ed imparare ogni giorno di più, mi ha aiutato a vincere quella “certa” diffidenza verso i libri.Ricordo che in questo mi furono uti-li i consigli di suor Mercede, la mia insegnante di matematica, che mi seguiva con tanta pazienza, spro-nandomi quando mostravo una cer-ta avversione per alcune materie di studio. Ricordo con gioia suor Fiorella, con il suo sorriso sempre pronto a risollevarti il morale nei momenti di sconforto; suor Nives

alla quale abbiamo combinato un sacco di marachelle; suor Marian-giola che con il suo tamburello e il batacchio era il terrore delle lezio-ni di educazione fisica e infine suor Alba che sembrava un generale, ma era buona e sempre pronta ad ascol-tare i nostri problemi. Anche oggi, per me, l’aspetto più entusiasmante del periodo della mia fanciullezza è proprio la solidarietà e la complici-tà, fra educatrici e allieve.Quanti anni sono passati! Il loro ri-cordo assume in me l’immagine di un’enorme torta che non finiva mai e qualche “nocciolina” era cosa da nulla, da togliere e dimenticare. Il lungo filo del ricordo e dell’affetto è continuato nella presenza dei miei tre figli nell’istituto e nell’aiuto do-ve si è continuato a dare una forma-zione e un’istruzione solide e sem-pre indirizzando il loro cuore verso l’intricato gomitolo del loro futuro.Porterò sempre queste suore e il loro insegnamento nel mio cuore e le ringrazio con tanto affetto e ri-conoscenza, anche quelle che sono già in paradiso.Alfonsina Inusti

Città e democrazia

Egr. direttore,l’ultima seduta del Consiglio co-munale ci ha visti impegnati nella discussione sulle relazioni dei Pre-sidenti delle cinque Circoscrizioni cittadine. Sollecitato dal fatto che il cuore vero del tema è la sorte di tali organismi di decentramen-to amministrativo e le modalità di partecipazione dei cittadini alla vi-ta della Città, mi pare opportuno rendere pubbliche alcune persona-li considerazioni. Da ormai molti

anni siamo di fronte ad una varia-zione della normativa relativa al governo degli enti locali. È fuor di dubbio che le leggi vigenti abbia-no aumentato il potere decisionale dei Sindaci e ridotto l’importanza dei Consigli comunali a vantaggio della stabilità o governabilità, ma certamente a svantaggio della par-tecipazione.Tra poco a Brescia cesserà la vita delle Circoscrizioni ed è importan-te iniziare a pensare al prossimo futuro, al “dopo-circoscrizioni”. È necessario soprattutto avviare una riflessione sul tema della par-tecipazione dei cittadini alla vita politico-amministrativa della Cit-tà. È evidente che in Italia si va configurando un nuovo modello di relazioni tra istituzioni politiche e cittadini, modello che modifica gli equilibri della partecipazione an-che nel nostro Comune.Mi sia consentito allora richiamare quelli che ritengo due pilastri che sostengono l’edificio della parte-cipazione. Il primo lo traggo para-frasando il pensiero di Sturzo: le istituzioni comunali sono la pale-stra e il fondamento della vera de-mocrazia. Quindi il loro indeboli-mento ha effetti su tutto il sistema sociale e politico.I l secondo pi lastro è basato sull’idea che “la partecipazione è un dovere da esercitare consape-volmente da parte di tutti in modo responsabile e in vista del bene co-mune” per dirlo con le parole del Compendio della dottrina sociale della Chiesa. L’abolizione delle Cir-coscrizioni mi suggerisce quindi alcune semplici domande: indur-rà un indebolimento della vitalità partecipativa complessiva? porte-

rà un affievolimento della sensibi-lità e della spinta dal ‘basso’? favo-rirà una minore corresponsabilità verso il bene comune? si avrà un impoverimento nella capacità pro-positiva dei quartieri?Il legislatore, attraverso un iter che non è sempre stato lineare, è stato mosso soprattutto da una motiva-zione squisitamente economica, ‘tagliare le spese’, e da un’altra, alquanto demagogica, ‘tagliare le poltrone’.Dico per inciso che non condivi-do l’assunto populista secondo il quale i costi della politica sono per definizione improduttivi, anche se è vero purtroppo che talvolta i Consigli di circoscrizione sono stati usati, in giro per l’Italia, per generare una piccola casta. Non è, e non è mai stato, il caso di Bre-scia che però nondimeno patirà l’effetto della scelta del ministro Calderoli, giudicata negativamen-te anche da parecchi esponenti del Centrodestra.Dobbiamo quindi domandarci se al posto delle Circoscrizioni si pos-sano pensare entità democratiche di partecipazione e rappresentan-za istituzionale finanziariamente non onerose. È evidente che “da sempre” la democrazia cittadina è stata arricchita dai contributi di molteplici realtà che hanno collo-quiato con il Comune (culturali, benefiche, di volontariato, con-fessionali, di cooperazione socia-le, imprenditoriali, sportive, e così via). Questa ‘ricchezza’ è preziosa ma viene da voci parziali, per quan-to autorevoli. Le Circoscrizioni, invece, hanno avuto una valenza di rappresentanza democratica, espressa dalla generalità dei citta-

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

dini e perciò stessa autorevole in merito alle questioni legate al ter-ritorio. Mi chiedo se sia sufficien-te che delle attuali Circoscrizioni rimangano in vita solo gli “sportel-li” di servizio decentrato. Non va recuperata, mantenuta e valoriz-zata la funzione di partecipazione democratica? Quella stessa funzio-ne ha consentito a parecchi di noi di vivere in prima persona passi iniziali di responsabilità nell’Am-ministrazione aprendo spazi, so-prattutto tra i più giovani, per un impegno politico che merita d’es-sere sostenuto e non mortificato.A questo punto, poi, non posso ignorare un dato di fatto sempre più consistente e cioè che il 18% dei residenti a Brescia è di origi-ne straniera e che questo dato è in aumento. Le statistiche dei na-ti, che in Commissione servizi alla persona ben ci sono state presen-tate dall’Unità di statistica del Co-mune, ci dicono che il fenomeno è ormai strutturale. Credo quindi si debba coraggiosamente quanto re-alisticamente ipotizzare spazi civi-ci d’incontro, confronto e decisio-ne che vedano i cittadini stranieri protagonisti nella vita della città.De Rita ha recentemente definito la società italiana “una mucillagi-ne” fatta di elementi individuali e di ritagli personali tenuti insieme da un sociale di bassa lega e sen-za alcuna funzione di coesione da parte delle istituzioni. La valuta-zione un po’ impietosa certamen-te non è priva di fondamento e in questa situazione vivificare la rap-presentanza politica diventa vitale per il bene anzitutto della società stessa.Purtroppo ormai da tempo la poli-

tica, anzitutto per propria respon-sabilità, ha deluso, amareggiato, sbiadito l’entusiasmo non solo dei più giovani ma anche di coloro che hanno sempre ritenuto un dovere morale l’impegno a servizio della città. Molti preferiscono dedicare generosamente il tempo libero al volontariato ma ciò non può e non deve essere un ‘rifugio’ o, peggio, un luogo di diserzione dalla politi-ca. Dal volontariato e dall’Associa-zionismo, invece, si può auspicare un apporto prezioso alla politica per ripristinare un suo giusto pri-mato nella vita civica. A Brescia questo, per storia e tradizione, non dovrebbe essere difficile ma per la mia generazione le buone pratiche dell’impegno associativo ed eccle-siale che giungono ad una maturi-tà di impegno politico sono più un ‘sentito dire’ del recente passato che un’esperienza. Tutto ciò po-trebbe però anche essere una sfi-da per il prossimo futuro. Brescia, con tutta la sua variegata galassia di vivacissime realtà, deve deside-rare un convinto salto avanti per la democrazia partecipativa e com-pito della politica è suscitare tale orientamento alla luce della con-vinzione che proprio la partecipa-zione alla vita amministrativa della città è, in una società frammentata ed egoista, un buon antidoto per la salvaguardia del bene comune.Stando alla discussione tenutasi in Consiglio comunale e ascoltando le fiacche considerazioni espresse in tale sede in merito alla sorte del decentramento amministrativo la prospettiva non è molto confortan-te, ma la riforma delle Circoscri-zioni potrà essere un’opportunità. Lo sarà solo se non mancherà il co-

raggio di credere in una partecipa-zione autentica volta all’inclusione di tutti: non più italiani o stranieri, ma semplicemente cittadini.Giuseppe Ungari

Le foto di Bin Laden

Egr. direttore,le foto di Bin Laden ucciso nel blitz delle forze speciali americane vanno pubblicate o no? La domanda è rim-balzata un po’ ovunque all’indomani della decisione, presa dal presidente Usa, Barack Obama, di non renderle pubbliche. I media di tutto il mondo hanno dato spazio alla discussione, che ha coinvolto anzitutto – stando ai resoconti – i membri dell’amministra-zione americana dai quali è venuto il sostegno alla decisione del presiden-te che ha parlato di immagini ‘crude’ e potenzialmente capaci di offende-re molte sensibilità. ‘’Ne abbiamo discusso all’interno dell’amministra-zione – ha riferito Obama –. Eravamo assolutamente certi, senza alcun dub-bio di aver ucciso Bin Laden, a quel punto era importante assicurarsi che immagini molto crude non circolas-sero e costituissero un incitamento alla violenza’’.Nella discussione si è parlato tra l’al-tro di trasparenza, di libertà di stam-pa, di rispetto. Anche di ipocrisia, perché, mentre si bloccavano le foto di Osama ucciso ne circolavano altre con in primo piano ugualmente corpi martoriati. Per non parlare delle foto false, ritoccate ad arte, per mostrare proprio il capo di Al Qaeda morto.Si è sostenuto anche che l’esibizione delle fotografie sarebbe stata neces-saria per confermare la veridicità di un blitz sul quale si sono addensati

subito molti misteri. Difficile però pensare che qualche immagine – sulla quale può comunque sempre pende-re il rischio della falsificazione – sia in grado di spazzare del tutto dubbi e incertezze. Tanto più che i fabbricato-ri di complotti sono sempre numerosi.Difficile, anche, immaginare che a qualche immagine, sia pure straor-dinaria, sia deputata la difesa della libertà di stampa, della possibilità di raccontare e riferire, di cercare la ‘ve-rità’. Nella nostra società della comu-nicazione globale, con tutto sempre disponibile – internet ne è il paradig-ma – il limite tra verità e confusione è davvero labile. E anche la libertà si perde spesso di vista. Siamo ingordi – e ‘drogati’ – di notizie, di immagini, di retroscena, di cose sensazionali, sempre più spinte... fino a non avver-tirne più il sapore. Lo stop di Obama deve far riflettere. La mancanza del-le fotografie non sembra nascondere niente e al di là delle ragioni politiche, delle opportunità e delle cautele, po-trebbe aiutare a pensare una volta di più alla dignità della persona umana, al rispetto verso un corpo violato, al dolore di chi è coinvolto. Anche co-sì si costruisce un mondo più civile.Carlo Mantica

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