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Ǥ Per un cristiano la Pasqua è tutto: dalla Pasqua dipende l’idea che abbiamo di Dio (è il Dio “che dà la vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono” Rm 4,17); dalla Pasqua dipende l’immagine di Gesù (è “l’ultimo Adamo divenuto spirito datore di vita” 1Cor 15,45); dalla Pasqua viene il senso della creazione e della storia (“Ricondurre a Cristo, unico capo, tutte le cose” Ef 1,10; “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” Ap 21,1). Dalla Pasqua dipende la forza della Parola di Dio (è parola del Signore rivolta all’uomo), il valore dei sacramenti (sono azioni efficaci del Signore risorto), il dono dello Spirito Santo. Sarebbe riduttivo pensare alla Pasqua solo come a un grande miracolo, fosse pure il più grande. La Pasqua è piuttosto l’irruzione di un mondo nuovo che va oltre la condizione propria del mondo attuale, sottomesso alla morte. Il mondo in cui viviamo finirà in un futuro lontanissimo, ma certo. È possibile, dicono gli scienziati, che dalla morte del nostro mondo nasca un altro mondo, ma in ogni modo “il nostro mondo sarà irrimediabilmente morto. Il nostro mondo è votato alla perdizione. Siamo perduti.” Il senso della Pasqua si innesta qui perché dice che, in realtà non tutto del nostro mondo è destinato a scomparire. Gesù appartiene pienamente al nostro mondo; è fatto di carne e di sangue come noi; viene da una donna e, attraverso lei, è inserito nella trama delle generazioni umane. Ma Gesù è vivo e la morte non ha alcun potere sopra di lui; appartiene al Padre, e per sempre. Non solo: Gesù è “il primogenito dei morti”; la sua risurrezione anticipa e promette e garantisce la nostra stessa risurrezione. Ciò che sta davanti a noi sono “cieli nuovi e terra nuova” dove avrà stabile dimora la giustizia. Dio ha stretto un rapporto serio col nostro mondo, un’alleanza eterna con gli uomini; a motivo di questo legame l’esistenza dell’uomo sulla terra diventa un cammino verso Dio e la morte diventa una Pasqua. Quello che vediamo e contempliamo in Gesù lo riconosciamo come nostra vocazione. A condizione, s’intende, che quello che Gesù ha detto e fatto nel suo cammino terreno diventi regola di ciò che noi diciamo e facciamo. Gesù è passato da questo mondo al Padre facendosi nostro ‘servo’ fino alla morte di croce, sanando le infermità dei malati, vincendo il male dei peccatori. Ebbene, questa è la nostra vocazione: diventare servi gli uni degli altri, assumerci la responsabilità gli uni della vita degli altri, sanare le infermità dei deboli e vincere il male che è nel mondo. Nella misura in cui la nostra esistenza si fa conforme all’esistenza di Gesù, la risurrezione di Gesù diventa la nostra speranza. Per questi motivi la speranza nell’aldilà non ci allontana dalla responsabilità nei confronti di questo mondo. È vero: è un mondo destinato a morire; ma è nello stesso tempo un mondo chiamato a generare un popolo immenso alla vita di Dio. La nostra storia ha senso perché scrive nel tempo un poema che va oltre il tempo, che viene inciso nel mistero di amore e di sapienza di Dio. “Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!” (1Cor 15,57) ǯ ή ǣ ° Ǩ /$ 92&( '(/ 3232/2 ǯ ǡ Così San Serafino di Sarov, uno dei santi russi più amati, sa- lutava i suoi visitatori in ogni momento dell’anno. In effetti, come non si può essere nella gioia sapendo che Gesù ha vinto la morte e ci vuole unire alla sua vita? Surrexit Christus, spes mea! cantiamo, a nome della Maddalena, nella sequenza di Pasqua. È risorto Cristo, mia speranza, mia gioia. Se questo è vero - come è vero! - allora tutto assume un nuovo aspetto, un nuovo “colore”, un nuovo “spessore”. Con Cristo risorto risor- giamo, almeno un poco, anche noi e possiamo vedere le realtà quotidiane con occhi nuovi. I tuoi occhi riflettono gioia: dimmi cosa hai visto, fratello mio? Ho veduto morire la morte: ecco cosa ho visto, sorella mia! Il dolore, la morte, il peccato attraverseranno ancora - probabilmente - la nostra vita, ma in Gesù morto e risorto non ci fanno più paura. Con lui non abbiamo da temere alcun male e in lui, no- stra vera felicità, potremo salutare tutti coloro che incontriamo (anche quel- li umanamente più “difficili”) dicendo - con voce percepibile, o solo con il pensiero - “Gioia mia: Cristo è risorto!”. Intervista a Monari. Lettera ai preti e Sinodo a dicembre Dentro il Pgt/1 Metrobus per la mobilità ǤǤǤ Ǧ Ǧ ǤǤ Ȁ ȋǤ Ǥ ȀȀ λ Ȍ Ǥǡ ǡ ȋȌ Ǧ ǡ Paolo Ferri. Cresciuti con le nuove tecnologie Lavoratori esodati: i nuovi vocaboli della crisi Paroli su Radio Voce parla del nuovo stadio Ǥ n gi a quo cosa h ho visto ancora - p ci fanno pi ù p stra vera felici t l i umanamente pensiero - “Gi o ǤǤ ǡ ¿ ǡ Dz ° dz ǯ λ

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Il vescovo Luciano scrive una lettera ai preti, in occasione del Giovedì Santo, dal titolo “Per me il vivere è Cristo” e annuncia l’apertura del Sinodo diocesano per il 1° dicembre

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Per un cristiano la Pasqua è tutto: dalla Pasqua dipende l’idea che abbiamo di Dio (è il Dio “che dà la vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono” Rm 4,17); dalla Pasqua dipende l’immagine di Gesù (è “l’ultimo Adamo divenuto spirito datore di vita” 1Cor 15,45); dalla Pasqua viene il senso della creazione e della storia (“Ricondurre a Cristo, unico capo, tutte le cose” Ef 1,10; “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” Ap 21,1). Dalla Pasqua dipende la forza della Parola di Dio (è parola del Signore rivolta all’uomo), il valore dei sacramenti (sono azioni efficaci del Signore risorto), il dono dello Spirito Santo. Sarebbe riduttivo pensare alla Pasqua solo come a un grande miracolo, fosse pure il più grande. La Pasqua è piuttosto l’irruzione di un mondo nuovo che va oltre la condizione propria del mondo attuale, sottomesso alla morte.Il mondo in cui viviamo finirà in un futuro lontanissimo, ma certo. È possibile, dicono gli scienziati, che dalla morte del nostro mondo nasca un altro mondo, ma in ogni modo “il nostro mondo sarà irrimediabilmente morto. Il nostro mondo è votato alla perdizione. Siamo perduti.” Il senso della Pasqua si innesta qui perché dice che, in realtà non tutto del nostro mondo è destinato a scomparire. Gesù appartiene pienamente al nostro mondo; è fatto di carne e di sangue come noi; viene da una donna e, attraverso lei, è inserito nella trama delle generazioni umane. Ma Gesù è vivo e la morte non ha alcun potere sopra di lui; appartiene al Padre, e per sempre. Non solo: Gesù è “il primogenito dei morti”; la sua

risurrezione anticipa e promette e garantisce la nostra stessa risurrezione. Ciò che sta davanti a noi sono “cieli nuovi e terra nuova” dove avrà stabile dimora la giustizia. Dio ha stretto un rapporto serio col nostro mondo, un’alleanza eterna con gli uomini; a motivo di questo legame l’esistenza dell’uomo sulla terra diventa un cammino verso Dio e la morte diventa una Pasqua. Quello che vediamo e contempliamo in Gesù lo riconosciamo come nostra vocazione. A condizione, s’intende, che quello che Gesù ha detto e fatto nel suo cammino terreno diventi regola di ciò che noi diciamo e facciamo. Gesù è passato da questo mondo al Padre facendosi nostro ‘servo’ fino alla morte di croce, sanando le infermità dei malati, vincendo il male dei peccatori. Ebbene, questa è la nostra vocazione: diventare servi gli uni degli altri, assumerci la responsabilità gli uni della vita degli altri, sanare le infermità dei deboli e vincere il male che è nel mondo. Nella misura in cui la nostra esistenza si fa conforme all’esistenza di Gesù, la risurrezione di Gesù diventa la nostra speranza.Per questi motivi la speranza nell’aldilà non ci allontana dalla responsabilità nei confronti di questo mondo. È vero: è un mondo destinato a morire; ma è nello stesso tempo un mondo chiamato a generare un popolo immenso alla vita di Dio. La nostra storia ha senso perché scrive nel tempo un poema che va oltre il tempo, che viene inciso nel mistero di amore e di sapienza di Dio. “Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!” (1Cor 15,57)

Così San Serafino di Sarov, uno dei santi russi più amati, sa-lutava i suoi visitatori in ogni momento dell’anno. In effetti, come non si può essere nella gioia sapendo che Gesù ha vinto la morte e ci vuole unire alla sua vita? Surrexit Christus, spes mea! cantiamo, a nome della Maddalena, nella sequenza di Pasqua. È risorto Cristo, mia speranza, mia gioia. Se questo è vero - come è vero! - allora tutto assume un nuovo aspetto, un

nuovo “colore”, un nuovo “spessore”. Con Cristo risorto risor-giamo, almeno un poco, anche noi e possiamo vedere le realtà

quotidiane con occhi nuovi. I tuoi occhi riflettono gioia: dimmi cosa hai visto, fratello mio? Ho veduto morire la morte: ecco cosa

ho visto, sorella mia! Il dolore, la morte, il peccato attraverseranno ancora - probabilmente - la nostra vita, ma in Gesù morto e risorto non

ci fanno più paura. Con lui non abbiamo da temere alcun male e in lui, no-stra vera felicità, potremo salutare tutti coloro che incontriamo (anche quel-li umanamente più “difficili”) dicendo - con voce percepibile, o solo con il pensiero - “Gioia mia: Cristo è risorto!”.

Intervista a Monari. Lettera ai preti e Sinodo a dicembre

Dentro il Pgt/1Metrobus per la mobilità

Paolo Ferri. Cresciuti con le nuove tecnologie

Lavoratori esodati: i nuovi vocaboli della crisi

Paroli su Radio Voce parla del nuovo stadio

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’ha consegnata nelle mani di ogni sacerdote presen-te alla Messa crismale in Cattedrale. Non ha scelto di inviarla loro per posta o

di metterla in vendita come un qual-siasi altro documento. Quasi a voler ribadire gli intenti che l’hanno mosso a rivolgersi direttamente a loro, mons. Monari ha voluto, con la consegna di “Per me il vivere è Cristo”, rinnovare quel legame di vicinanza, umana e sa-cerdotale, di stima e amicizia che lega un vescovo ai suoi preti. È lo stesso Vescovo a illustrare in questa intervi-sta, le ragioni della lettera e i contesti in cui questa ha visto la luce. Eccellenza, lei apre la sua let-tera “Per me il vivere è Cristo” ricordando la visita a tutte le comunità della diocesi e l’incon-tro con tutti i sacerdoti. Questa esperienza le ha fornito qualche dato di conoscenza in più sul presbiterio bresciano?Sì, anche se lo scopo di questa vi-sita non era la conoscenza del pre-sbiterio in sé, ma la conoscenza dei singoli preti, della loro esperienza, del loro vissuto, dei desideri che hanno, delle tribolazioni che vivo-no. La conoscenza del presbiterio nel suo insieme viene attraverso la realtà concreta della pastorale che seguiamo. Mi interessava anche la dimensione del rapporto persona-le, dell’incontro faccia a faccia che permette a un prete di non sentire il Vescovo così lontano e, a quest’ul-timo, di sentire la vicinanza, molto importante, dei suoi preti.La lettera “Per me il vivere è Cri-sto” è allora figlia di questa im-

portante esperienza di incontro?Sì, nasce proprio da questo cammi-no, dal desiderio di rinsaldare un le-game di affetto e di condivisione del cammino di fede che ciascuno di noi è chiamato a percorrere.Leggendo attentamente la lette-ra sembra emergere la tensione di un sacerdote diventato ve-scovo di rifarsi e riattualizzare ogni giorno ad alcuni punti fermi dell’essere presbitero per poter-li ricordare, poi, anche ai preti della sua Chiesa. Si tratta di una lettura corretta?

Sì, la lettera è proprio una rifles-sione sul mio vissuto di prete e una condivisione con i sacerdoti perché ciascuno possa guardare e verifica il proprio vissuto per metterlo in re-lazione, in sintonia con quello degli altri. Alla fine in un presbiterio è de-cisivo il rapporto di comunione tra i preti, che questi abbiano la perce-zione di camminare sulla stessa stra-da, di realizzare lo stesso compito, di avere nei confronti del Signore il medesimo atteggiamento di fede e di speranza. Lo scopo della lettera sarebbe proprio quello di favorire questo spirito di comunione.Nella prima parte della Lettera, quella relativa alla vita donata, lei procede in una attenta e pun-tuale analisi dell’essere prete oggi, in mezzo alle difficoltà del presente. Conclude queste pagi-ne con una affermazione forte: “o Cristo vive davvero in noi o la nostra vita di preti è perduta e il nostro ministero è falso”. Si tratta solo dell’indicazione di un orizzonte da cui il prete deve ri-fuggire o c’è qualche dato di pre-occupazione reale?C’è sicuramente qualche dato di preoccupazione reale. Ma per me. Nessuno di noi può dare la fede per scontata e nessuno può dare il rap-porto con Gesù Cristo per assodato. Se sono stato un uomo di fede, un discepolo di Gesù Cristo ieri, questo non mi garantisce che lo sarò anche oggi. Allora è una preoccupazione per me e per la mia vita quella di mantenere vivo e sano il mio cam-mino di fede e il mio rapporto con il Signore. Perché è quello che da

Nel corso della Messa crismale in Cattedrale mons. Monari non ha solo consegnato a tutti i preti presenti la lettera “Per me il vivere è Cristo”. Ha anche donato a loro una copia del libro “Dal diario di padre Piamarta” di Pier Giordano Cabra e, soprattutto, ha sciolto le riserve sulle date di celebrazione del Sinodo diocesano sulle unità pastorali. Era forte, nel tempo dedicato al discernimento, l’attesa della diocesi per questo importante appuntamento. Il Vescovo ha

annunciato ai presbiteri presenti, perché a loro volta se ne facciano annunciatori nelle rispettive comunità, che il Sinodo diocesano si svolgerà in due diverse sessioni. La prima è stata programmata per l’1 e il 2 dicembre; la seconda dal 7 al 9 dicembre. Due sessioni ravvicinate in cui tutti i delegati saranno chiamati a confrontarsi sul tema delle unità pastorali su cui stanno riflettendo le comunità parrocchiali, i movimenti e le associazioni in tutta la diocesi con le schede di consultazione.

“Per me il vivere è Cristo” è il titolo della lettera che, come si legge nella sua stessa prima pagina, mons. Lu-ciano Monari ha indirizzato ai suoi sacerdoti. Il documento, di 70 pagi-ne, è diviso in tre capitoli, preceduti da una presentazione in cui lo stesso Vescovo ricorda la visita compiuta a tutte le zone della diocesi e l’in-contro, personale, con tutti i sacer-doti bresciani. “Ringrazio il Signore – scrive mons. Monari – per questa

esperienza e lo ringrazio ancora di più per il grande dono che siete per me e per la diocesi”. Proprio dalla consapevolezza dell’importanza che i preti rivestono per la Chiesa bre-sciana prende le mosse quella che per tanti aspetti sembra una rifles-sione che mons. Monari propone ai preti della diocesi, partendo dal suo stesso vissuto di sacerdote. Nel primo capitolo il Vescovo affronta il tema della vita in Cristo, riattualiz-

zando il fondamento della vita del prete in contesti storici come quelli attuali segnati da grande difficoltà. Nel secondo capitolo il vescovo Mo-nari affronta il tema della centrali-tà della Sacra Scrittura e dell’euca-ristia nella vita del prete. La terza e ultima parta della Lettera contiene indicazioni per quella che il Vescovo considera una regola di vita.“Per me – sono parole tratte dalla conclusione di “Per me il vivere è

Cristo –, dovere pensare e scrivere queste cose è stato utile; sono stato costretto a verificare la mia persona-le regola di vita per vedere quanto sia coerente con ciò che credo e con la missione che mi è stata affidata. Spero che anche per voi la riflessio-ne possa servire e che, in occasio-ne degli esercizi spirituali possiate portare davanti al Signore il vostro stile di vita, per renderlo sempre più cristiano e presbiterale”.

senso alle fatiche, ai sacrifici e che fonda anche le speranze, i desideri e le gioie del mio essere prete. Que-sta è la preoccupazione che riguarda in prima battuta la mia persona, ma che deve essere anche quella di tut-ti i preti della Chiesa bresciana per quel che riguarda i loro vissuti e il loro rapporto con il Signore.Analoga considerazione sulla parte relativa alla Sacra Scrit-tura e all’eucaristia, elementi

che dovrebbero essere natural-mente centrali nella vita di un prete. Perché questa puntualiz-zazione?Perché la nostra vita in realtà è strat-tonata da tante preoccupazioni e da tanti impegni. Questa considerazio-ne vale per me vescovo ma anche per tutti i miei preti costantemente alle prese con questioni burocrati-che, amministrative, organizzative. Si tratta di dimensioni sicuramente

Luciano Monari Vescovo di Brescia

LETTERA AI SACERDOTI DELLA CHIESA BRESCIANA

Fil 1,21

Per me il vivere è Cristo

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Mons. Monari nella sua lettera non ac-cenna, pur parlando ai preti, a statisti-che e prospettive future. Quanti saran-no i sacerdoti negli anni a venire? C’è uno studio, che non ha alcuna pretesa di scientificità, che cerca di tracciare un panorama sul medio e sul lungo pe-riodo, ipotizzando la parabola del clero bresciano da oggi al 2040. Si tratta di una analisi che, partendo da statistiche e documenti ufficiali (ricerche Istat, Annuario diocesano e Annuario pon-

tificio), indica qualche numero. Tra le tante proiezioni è significaticva quella dei preti operativi (con meno di 75 anni d’età e 50 di servizio) Per ciascuna del-le due proiezioni (sul 2020 e sul 2040) sono stati delineati tre scenari. Il primo analizza i dati a partire dall’andamen-to delle ordinazioni sacerdotali degli ultimi 10 anni; il secondo parte della ordinazioni dell’ultimo trentennio e il terzo prende le mosse dall’andamen-to delle ordinazioni a partire dal 1960.

Una lettura realistica dei dati invita a considerare oggettiva una media tra il primo e il secondo scenario. Per il pri-mo scenario nel 2020 Brescia potrebbe avere 502 preti attivi destinati a salire a 539 nel secondo e a 543 nel terzo. Spo-stando lo sguardo al 2040 il numero dei preti operativi potrebbe essere di 186 nel primo scenario, di 238 nel secondo, e di 253 nel terzo. Prospettive che, al di là dell’aspetto scientifico, possono indurre a una riflessione.

i sentimenti e i desideri di un prete.Nell’ultima parte della Lettera lei accenna anche a una sorta di regola di vita per il sacerdote…Sì, si tratta di indicazioni che riguar-dano il prete, ma più in generale tut-ti gli uomini. Quando Fromm, attra-verso la sua “Arte di amare”, voleva insegnare alle persone, ai giovani come si impara ad amare una delle prime caratteristiche che indicava è la disciplina. Se uno vuole fare seriamente qualcosa deve mettere ordine nella sua vita; deve mettere ordine nelle attività che svolge, nei desideri che lo animano, nei pensie-ri che nutre. Si tratta di una discipli-na che ciascuno deve darsi, che non può essere imposta per regolamen-to esterno che si impone. È invece la percezione di quell’ordine che dob-biamo mettere nella nostra vita se vogliamo che questa si indirizzi verso alcuni obiettivi, verso traguardi che ci siamo prefissati. Diversamente restiamo dilettanti per tutta la vita. Un’ultima domanda: la Lettera “Per me il vivere è Cristo” ha qualche rapporto con la prospet-tiva futura delle unità pastorali?No, non c’è un nesso diretto tra la let-tera e la prospettiva delle unità pa-storali. C’è però un legame indiretto se si parte dal presupposto che chi sarà chiamato a fare le unità pasto-rali sono le persone. Se i preti, che sono le persone maggiormente inte-ressate e quelle a cui saranno chiesti i sacrifici più pesanti nella costruzio-ne di questa prospettiva, hanno una motivazione forte dal punto di vista personale e pastorale, prima ricorda-to, le unità pastorali sono destinate a buona riuscita. In questa prospet-tiva, allora, è possibile leggere un legame, seppure non immediato, tra “Per me il vivere è Cristo” e le uni-tà pastorali.

importanti che devono essere segui-te e che non possono essere messe in un angolo, ma che non possono diventare il cuore della vita del pre-te. Si tratta di servizi che devono es-sere svolti, senza dimenticare mai che la vera sorgente a cui il prete deve fare riferimento è il suo rap-porto con il Signore, la Parola di Dio e l’eucaristia. Per questo è necessa-rio che tali riferimenti mantengano il posto originale, quello che origina

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uovo record per la di-soccupazione in Italia e a farne le spese sono so-prattutto giovani, donne e Mezzogiorno. L’impen-

nata dell’ultima parte del 2011 sta pro-seguendo anche quest’anno. Le stime preliminari dell’Istat presentate nei giorni scorsi parlano di un mese di feb-braio “nero” con un tasso di persone in cerca di lavoro al 9,3%, in aumento di 1,2 punti rispetto all’anno scorso. Di-laga la disoccupazione giovanile, tra i 15 e i 34 anni si attesta al 31,9%, come a dire che in questa fascia di età quasi uno su tre è a caccia di un impiego che non riesce a trovare. Le fila dei disoc-cupati crescono velocemente: nel giro di un anno sono aumentate di 335mila unità e di 45mila solo a febbraio, por-tandosi a 2,3 milioni. Il trend negativo è cominciato, in particolare, con l’ul-timo trimestre del 2011 con il tasso di disoccupazione che dall’8,4% è salito al 9,6%, peggiore perfomance dal 1999. Nel quarto trimestre del 2011 i disoc-cupati in cerca di prima occupazione sono aumentati del 24,9%. Insomma gli ostacoli all’entrata nel lavoro sem-brano insormontabili, come rileva An-tonio De Napoli, portavoce del Forum nazionale dei giovani, piattaforma di organizzazioni giovanili italiane, com-posta da più di 75 membri, per una rap-presentanza di circa quattro milioni di giovani. “Davanti a questi dati occorre con urgenza concentrarsi sempre di

con un contratto a progetto e, quindi, alla ricerca di forme di stabilità”. Una generazione che cerca lavoro ma che, specifica il portavoce, “non ha la pre-sunzione del posto fisso. Abbiamo in-vece invocato strumenti che possono dare stabilità e capacità di mettere su famiglia, avere una casa, organizzar-ci un piano di vita”. I motivi di questa difficoltà vanno ricercati, tra gli altri, anche nell’impossibilità di accedere al credito. Spiega De Napoli: “Le banche non finanziano a causa della tipologia di contratto del richiedente. Come è nostro costume abbiamo formulato sull’accesso al credito anche delle pro-

più sulle politiche in entrata. Tutto il dibattito sull’art. 18 e su ciò che ruota intorno alle clausole che lo riguardano, tocca in minima parte le giovani gene-razioni. La questione sul tappeto per gli under 35 di oggi è principalmente le-gata al fatto che la maggior parte vive

Nuovo record negativo nel mercato del lavoro europeo. Il tasso di disoc-cupazione sale nei 17 Paesi dell’Euro-zona al 10,8% e al 10,2% nell’Ue27 (in crescita mensile dello 0,1%). Si tratta degli stessi dati risalenti a 15 anni or so-no (1997). Lo attesta Eurostat, che ha calcolato che nell’Europa comunita-ria siano presenti 24 milioni e 550mila disoccupati (oltre 17 milioni nell’area euro). Rispetto a un anno fa, il nume-ro complessivo delle persone senza

impiego è aumentato di 1,8 milioni. Austria, Paesi Bassi, Lussemburgo e Germania sono gli Stati con i dati più contenuti, mentre la mancanza di la-voro continua a colpire a livelli record la Spagna (23,6%) e la Grecia (21,0%). La disoccupazione in crescita tocca in egual misura donne e uomini; ma, rile-va Eurostat, sono soprattutto i dati sui giovani che preoccupano. I giovani con meno di 25 anni senza lavoro sono ad-dirittura cinque milioni e 462mila, per

un dato percentuale medio in Europa del 22,4%. Ma in Germania tale percen-tuale è all’8,2, in Austria all’8,3 e nei Pa-esi Bassi al 9,4; sale al 50,4% in Grecia e al 50,5% in Spagna. Miglioramenti significativi nel mercato del lavoro si registrano nelle repubbliche baltiche, mentre è in peggioramento la situa-zione cipriota. Per un raffronto, nello stesso periodo il tasso di senza lavoro negli Stati Uniti è all’8,3%, mentre in Giappone al 4,7%.

poste concrete sfruttando le possibili-tà offerte dalla Bce e dalle norme del decreto ‘Salva Italia’”. Per il Forum si tratta, in sostanza, e qui De Napoli ri-pete quanto contenuto nel documen-to “Ripensare il lavoro per ripensare l’Italia”, presentato alla fine di marzo al ministro del Lavoro, Elsa Fornero, “di ripensare globalmente il mondo del lavoro oltre le norme che lo rego-lano, intendendolo in una prospettiva più ampia, in cui non sia immaginato solo il contesto lavorativo, ma anche e soprattutto il percorso di vita che s’intende proporre alle future gene-razioni”.

Quella dei rimborsi elettorali sembra essere una nemesi per molti partiti. Incuranti del risultato del referendum che nel 1993 aveva messo al bando il finanziamento pubblico dei partiti, tutte le forze politiche avevano “aggirato l’ostacolo” inventandosi l’anno successivo la norma sui rimborsi elettorali. Come una nemesi, però, questa scelta sembra oggi abbattersi su chi l’aveva inventata, causando non pochi problemi di immagine alle forze politiche che avrebbero

dovuto approfittare della parentesi del governo Monti per rifarsi il look piuttosto sbiadito. E così il ciclone che nelle scorse settimane ha colpito la (fu) Margherita, con la scoperta della distrazione di milioni di euro da parte del senatore Lusi, suo tesoriere, e l’avvio di una causa che chiama in causa gli eredi del partito che oggi non c’è più, nei giorni scorsi è toccato alla Lega Nord. Anche per il partito di Bossi è giunta l’accusa di utilizzo indebito di rimborsi elettorali. Le indagini

in corso devono accertare se il segretario amministrativo della Lega Francesco Belsito, abbia commesso i reati che gli sono contestati, primo tra tutti quello di truffa aggravata per l’utilizzo indebito dei rimborsi elettorali. Nel mirino degli inquirenti anche l’ipotesi che parte di questi rimborsi possano essere stati utilizzati per questioni interne alla famiglia del leader Bossi. In attesa della prosecuzione delle indagini Belsito ha rassegnato le dimissioni dall’incarico amministrativo.

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a notizia dovrebbe esse-re nota, anche se i mez-zi di comunicazione non le hanno dato la dovuta visibilità. A causa di un

guasto, rilevato il 27 marzo scor-so, all’impianto di azoto liquido che alimenta il servizio di criobio-logia per la crioconservazione di materiale biologico nel centro di Procreazione medicalmente assi-stita dell’ospedale San Filippo Ne-ri di Roma sono andati distrutti 94 embrioni. La tragica notizia non riguarda un semplice incidente di laboratorio. È molto di più: sono morti un cen-tinaio di essere umani nella fase iniziale del loro sviluppo, quella fa-se che, più precisamente, ciascuno di noi ha attraversato per giungere alla nascita. È bene dire questo affinché non si giunga a sottovalutare l’accaduto, come se si trattasse di qualcosa da poco. Come è possibile tutelare ogni forma vivente, perché indife-sa o perché potrebbe estinguersi e non impegnarsi, ugualmente, per la vita umana? La Chiesa in questi ultimi decenni non si è stancata di richiamare gli uomini e le donne di buona volontà a guardare con realismo in faccia all’embrione, perché è uno di noi. Le più recenti osservazioni scien-tifiche attestano infatti che l’em-brione umano ancorché nella fase che precede l’impianto è: “un es-sere della specie umana; un essere individuale; un essere che possie-de in sé la finalità di svilupparsi in quanto persona umana ed insieme la capacità intrinseca di operare tale sviluppo”. I dati della scienza permettono alla filosofia di affermare che l’embrio-

ne − quel minuscolo puntino − pos-siede già l’essere di persona, che è proprio di ogni appartenente alla natura umana. Naturalmente, l’essere-persona si manifesterà gradatamente e in di-verso modo lungo tutto l’arco del-la vita. In tal senso, sembra non esserci alcun contrasto tra le conclusio-ni scientifiche e l’antica opinione dell’animazione immediata dell’es-sere umano che viene all’esistenza. La fecondazione non è solo un fat-to biologico e neanche semplice-mente un fatto umano: è evento religioso, perché continua la crea-zione dell’uomo ad immagine e so-miglianza di Dio. Non può essere

Nelle scorse settimane don Raffaele Maiolini, responsabile diocesano per la Pastorale universitaria aveva indirizzato ai sacerdoti bresciani una lettera aperta in cui chiedeva il loro aiuto. “In questi mesi – scriveva – sto facendo i conti con i problemi che coinvolgono tanti studenti universitari stranieri presenti sul nostro territorio”. Si tratta di studenti che arrivano a Brescia potendo contare su borse di studio offerte dalle nostre

facoltà e da condizioni di vitto e alloggio di favore. Don Maiolini ricordava, però, che si tratta di benefici destinati molto spesso a esaurirsi nel corso del primo anno di studi. Difficoltà di varia natura finiscono col rallentare lo studio di questi studenti con la conseguente perdita degli stessi aiuti. Il responsabile della Pastorale universitaria chiedeva aiuto per permettere, nel rispetto delle leggi in vigore, a questi studenti di trovare qualche piccolo

lavoro. Nel frattempo, grazie alla collaborazione di diverse realtà bresciane, ha preso forma una prima iniziativa. Per mercoledì 18 aprile, l’Ipssar “A. Mantegna”, il gruppo di Iniziativa Civica Brescia Nord, Brescia aperta e solidale, gestita dalle associazioni Centro Migranti, Acli provinciali, Mcl Brescia e lo stesso Centro univesitario diocesanno, hanno promosso la cena solidale “Adotta uno studente”. L’intera somma raccolta (20 euro il costo di

partecipazione alla cena) confluirà nel fondo di solidarietà per gli studenti stranieri, già attivo dall’aprile 2011. Per partecipare alla cena, che si terrà dalle 19.30 presso l’istituto Mantegna in via Fura 96 a Brescia, è necessaria la prenotazione, inviando la propria adesione all’indirizzo [email protected] (oggetto: iscrizione cena solidale “Adotta uno studente”) o telefonando al n° cell 380 6865407 (Elena Castellani).

trascurata la dimensione religiosa dell’essere umano, che lentamente prende forma. Parlando a studio-si, Benedetto XVI ricordava: “Ab-biamo enormemente migliorato le nostre conoscenze e identificato meglio i limiti della nostra igno-ranza; ma per l’intelligenza umana sembra sia diventato troppo arduo rendersi conto che, guardando il creato, ci si incontra con l’impron-ta del Creatore” (Discorso del 27 febbraio 2006). Queste ragioni insieme scientifi-che, filosofiche, religiose e mora-li hanno condotto il nostro Paese ad una decisione di autentico pro-gresso: nelle tecniche di feconda-zione assistita gli embrioni devono essere rispettati. Nel concreto è stata vietata la crioconservazione. Ora, una domanda si impone con gravità: perché la legge, conferma-ta dai cittadini con un referendum popolare, non è stata rispettata? Forse perché si continua a consi-derare l’embrione come oggetto senza diritti? Eppure i diritti dei deboli non sono deboli diritti.

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Ha fatto scalpore nei giorni scorsi la vicenda di tre donne di Barletta. A causa di un test, una di loro, Teresa Sunna 28 anni commercialista, è morta e le altre due (Anna Abbrescia e Addolorata Piazzolla) sono state salvate in extremis da un antidoto. La vittima si era sottoposta a una gastroscopia e a una colonscopia e le hanno consigliato di fare un test sulle intolleranze alimentari, così come alle altre due. Il test consiste nell’ingestione di una sostanza e nel soffiare dopo qualche minuto in una sorta di palloncino. Le tre protagoniste non sono riuscite a soffiare. “Abbiamo sentito un sapore stranissimo e un grande calore”, hanno raccontato le due superstiti al magistrato che si sta occupando del caso. Si sono accasciate e sono state trasportate d’urgenza al pronto soccorso di Barletta. Per Teresa non c’è stato niente da fare. Anna e Addolorata devono la vita ai medici dell’ospedale: si sono accorti dei valori di metaglobulina altissima e hanno somministrato loro un antidoto che le ha mantenute in vita. “Era una delle prime volte che usavo quel prodotto”, ha raccontato

“La responsabilità dell’operatore nella costruzione di una relazione che cura” è il tema di un corso per educatori, psicologi, assistenti sociali e quanti operano a contatto con le famiglie e i minori promosso dal centro Kairos, realtà che opera per la promozione della salute, la prevenzione e la cura del disagio. Si tratta di quattro incontri (il primo si è tenuto il 2 aprile scorso) destinati a favorire una riflessione sui diversi aspetti che entrano in gioco nella relazione

con bambini, adulti, genitori che si incontrano all’interno dei contesti istituzionali in cui gli operatori svolgono il loro servizio. Il corso è destinato a tutte quelle figure che operano nel campo dei servizi alla persona. Gli incontri, che vedono la partecipazione dell’istituto Palazzolo Suore Poverelle, si tengono presso la sala “Luigi Palazzolo”, in via dei Mille a Brescia. Per ultierior informazioni è possibile contattare il 334/9757448.

dove è stato confezionato il test acquistato via eBay dal medico pugliese. L’indagine farà il suo percorso e, forse, chiarirà i molti interrogativi che solleva. Sta di fatto che in Italia è vietato acquistare medicine su internet. Sono 10 anni almeno che carabinieri dei Nas, chimici dell’Aifa, esperti dell’Organizzazione mondiale della Sanità hanno accertato che il traffico di farmaci contraffatti, velenosi e spesso mortali è uno dei grandi affari della criminalità

globalizzata. LegitScript, gruppo di controllo farmacologico statunitense con il più largo database mondiale, ha monitorato 40.095 farmacie su internet (di oltre 232mila siti segnalati come portatori di insidie). Solo 220, cioè lo 0,5%, sono risultate sicure. 1006 sono border line, cioè ai limiti della sicurezza. Le altre 38.768 sono pericolose. Il lavoro fatto dall’Aifa con LegitScript ha portato alla chiusura di 50 pagine internet scritte in italiano. Le farmacie illegali ormai

in sintesi al magistrato il medico che ha fatto il test. “Di solito io uso il glucosio, questa sostanza era invece a base di sorbitolo. L’ho comprata su eBay per comodità”, ha aggiunto il medico. In realtà, sospettano i carabinieri, il motivo è dettato dal risparmio: su internet il materiale per il test costa 20 euro in meno rispetto a quello delle case farmaceutiche. In gioco c’è il sorbitolo, una sostanza chimica alternativa al glucosio. La sostanza era stata prodotta in Italia e poi inviata in Inghilterra

sono catene di negozi. Le mafie controllanti sono asiatiche, come il prodotto in questione. Spesso si associano per la distribuzione alle cosche malavitose dell’Est europeo. Notizie di questo genere fanno pensare alla complessità di un fenomeno straordinario come quello di internet, cioè della rete globale. Qualcuno la definisce una cloaca, e per certi versi lo è. Eppure sappiamo tutti che non è soltanto una cloaca o un pericolo permanente da molti altri punti di vista, oltre a quello sanitario. Come è sempre capitato nella storia dell’uomo, ogni scoperta, ogni novità che riguarda gli strumenti offre delle possibilità d’uso il cui fine è determinato dall’utente, cioè dall’uomo. Uno degli esempi, citato spesso, è quello dell’energia atomica che può produrre energia benefica e anche armi di distruzione globale. È sciocco accusare la rete. Dipende dall’educazione di chi la usa. E in materia sanitaria l’educazione è a livelli bassi da sempre, per la fortuna di maghi, sciamani e fattucchiere. La rete ha solo dilatato le tentazioni. E i pericoli.

Il “Progetto Croazia”, dal quale è nata l’associazione “Bimbo chiama bimbo”, la onlus con sede in via Fontane, 27h a Mompiano, è una iniziativa volta ad aiutare alcuni bambini croati che vivono situazioni di grave disagio familiare a crescere con maggiore serenità. Tra gli interventi a loro favore vi è anche l’ospitalità estiva da parte di alcune famiglie dell’associazione. A questo proposito “Bimbo chiama bimbo” sta cercando nuove

famiglie disposte ad accogliere i bambini croati dal 16 al 30 giugno prossimo. Durante la giornata i bambini saranno impegnati al grest dell’oratorio di Mompiano o al campo estivo organizzato dal Cus della stessa località. La sera, invece, sarà dedicata a momenti aggregativi o di socializzazione. Le famiglie interessate possono rivolgersi presso la segreteria dell’associazione chiamando lo 030/2093006 dal lunedì al sabato dalle 15 alle 19.

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opo due mandati Giulia-na Pezzi a termini di re-golamento cede il pas-so, anche se non smet-te i panni della politica

schierandosi al fianco di Romano Manfredi. La Pezzi può vantare un’esperienza amministrativa ini-ziata nel lontano 1975: è stata sin-daco, vicesindaco e capogruppo di minoranza. Cofondatrice dell’Ong “Caesar” onlus, che opera nel cam-po degli aiuti e dell’assistenza in ambito socio-sanitario e della pro-mozione della condizione umana, sostenendo e coordinando una mis-sione nel Sud-Sudan. Per l’ammini-strazione provinciale ha ricoperto l’incarico di collaboratore organiz-zativo per le opere di cooperazione internazionale nel Mali. Insignita dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica dal 1996, dall’inizio del 2005 può fregiarsi del titolo di ca-valiere ufficiale della Repubblica e, dal 2008, di quello di commendatore della Repubblica. A parte le opere pubbliche realizzate e i cambiamen-ti apportati al tessuto urbano detta-ti anche dall’incremento demogra-fico (oggi si toccano i circa 5.300 abitanti di cui 13/14% stranieri), gli ultimi anni da Sindaco sono stati, forse, “i più difficili per via del pat-to di stabilità con poche risorse e quelle poche risorse ‘bloccate’ non spendibili”. A livello umano è stata

riuscendo a soddisfare tutte le loro esigenze. Potevo fare meglio o di più? Saranno i cittadini a giudicar-lo”. Pur nelle varie difficoltà “siamo riusciti a recuperare e riqualificare degli ambienti pubblici. Lascio un Comune sano; negli ultimi due e tre anni abbiamo sistemato un im-mobile in Centro storico, sono sta-ti recuperati degli spazi ed è stato inserito il sistema della raccolta porta a porta. Recuperati anche gli argini del Gambara fino a Volongo (una pista ciclabile, nda) in colla-borazione con gli altri Comuni”. Se si va indietro nel tempo fra le ope-

un’esperienza molto gratificante per i rapporti che ho potuto instau-rare: ho potuto essere vicina e im-medesimarmi nelle situazioni. I di-spiaceri più grossi sono stati quelli di dire alcuni no alle persone, non

Venerdì 13 aprile, alle ore 20.30, pres-so Casa Foresti in via Asti a Brescia, si tiene la presentazione del libro scritto da Gianfranco Grasselli sull’oratorio fondato dal Beato Lodovico Pavoni nel 1812. Il libro si intitola: “A quella porzione dell’umanità che fu sempre la prediletta”. L’oratorio di Lodovico Pavoni nel bicentenario della fonda-zione 1812-2012. Moderati da Massi-mo Venturelli (La Voce del Popolo), intervengono: Tonino Zana (Giornale

di Brescia), Massimo Tedeschi (Cor-riere della Sera), Angelo Onger (pre-sidente Fondazione San Francesco di Sales) e Gian Battista Muzzi (Bre-sciaoggi). I lavori daranno introdot-ti dai saluti di padre Lorenzo Agosti (superiore generale dei Pavoniani), don Marco Mori (direttore dell’Ufficio oratori e pastorale giovanile) e mons. Osvaldo Mingotti (Istituto cultura “G. De Luca” per la storia del prete). So-no in programma due brevi proiezio-

ni e un intermezzo, animato da Bruno Frusca con la sua chitarra. Domenica 15 aprile, alle ore 11, nella chiesa di S. Maria Immacolata presso l’Opera Pavoniana, mons. Luciano Monari, presiederà una solenne concelebra-zione. Si farà memoria tanto del 10° anniversario della beatificazione di Lodovico Pavoni (avvenuta a Roma il 14 aprile 2002) quanto del bicente-nario dell’oratorio fondato a Brescia dal Beato Lodovico Pavoni nel 1812.

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re realizzate, si potrebbero citare la tangenziale nord del paese e un centro sportivo all’avanguardia. La difficile congiuntura economica si è fatta sentire: “Le fabbriche a Got-tolengo tengono, anche se non pos-sono assumere; molti cittadini chie-dono, inoltre, lavoro e case a tariffe agevolate”. Per sostenere le perso-ne in difficoltà il Comune sta facen-do lavorare, grazie ai voucher messi a disposizione dalla Provincia, con una cifra minima alcuni disoccupa-ti. “Quando si tratta di cercare posti di lavoro anche un sindaco − chio-sa la Pezzi − non può fare molto”.

Un’insolita frammentazione di liste e un proliferare di civiche (vere o presunte che siano). La presentazione ufficiale delle candidature testimonia una tendenza molto spiccata al frazionamento: tanti candidati e poche convergenze sui temi. A Desenzano addirittura si contenderanno la poltrona di primo cittadino ben 10 candidati; a Gussago non è andata meglio con otto persone in corsa così come a Palazzolo con cinque candidati

(nove liste!) e a Darfo con quattro. L’impressione è che anche nel locale la politica faccia fatica a parlare alla gente e, soprattutto, si trinceri dietro personalismi che spesso nascondono egoismi. Cosa significa? Che il perseguimento del bene comune passa in secondo piano con l’evidente difficoltà di chi non sa trovare delle mediazioni o delle intese sui programmi con quelli che, purtroppo, vede solo come avversari e non come persone animate dal medesimo spirito di

servizio. Nei Comuni più importanti (per numero di abitanti) si fa sentire inevitabilmente l’influenza della rottura nazionale fra Lega e Pdl. Vanno al voto il 6 e il 7 maggio per la scadenza naturale i seguenti Comuni: Acquafredda, Cazzago San Martino, Darfo Boario Terme, Desenzano del Garda, Gottolengo, Odolo, Paspardo, Provaglio Val Sabbia e Rovato; a questi si aggiungono Gussago, Malonno e Palazzolo che hanno terminato in anticipo il loro mandato.

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n atto simbolico di consegna delle firme al sindaco Paroli, in Loggia, ha segnato la conclusione brescia-

na della campagna “L’Italia sono anch’io”, promossa a livello na-zionale da 94 comitati territoriali che hanno raccolto, coinvolgendo il territorio in serate e dibattiti, in circa un semestre più di 200mila adesioni alle due proposte di modi-fica delle leggi in materia di norme elettorali e di cittadinanza.Il presidente Giorgio Napolitano ha indicato a più riprese i valori fonda-mentali della nostra convivenza ci-vile. E ha ricordato in più occasio-ni non solo il contributo ideale rap-presentato dai “nuovi italiani”, ma anche il loro apporto concreto allo sviluppo del Paese, con particolare riferimento alla sostenibilità del de-bito pubblico. Una matita è stata simbolicamen-te consegnata anche all’on. Paolo Corsini: ora, infatti, la “palla” pas-sa al parlamento, che sarà inca-ricato di discutere la proposta di iniziativa popolare. Proposta volta a ridurre da 10 a cinque gli anni di

soggiorno in Italia per lo stranie-ro che intende richiedere la citta-dinanza, a consegnare la stessa anche agli “immigrati di seconda generazione”, ovvero bambini nati sul suolo italiano ma figli di stra-nieri presenti regolarmente in Ita-lia da un anno, ma anche a maggio-renni nati all’estero, ma “cresciu-ti da italiani”: il requisito è essere giunti nel nostro Paese entro i 10 anni e avere frequentato la scuola. Il secondo punto, invece, propone il diritto di voto alle amministra-tive locali, provinciali e regionali per gli stranieri in possesso di ti-tolo di soggiorno da cinque anni. I dati presentati testimoniano la partecipazione bresciana a un te-ma che è molto sentito. “È stata un’esperienza che ha stimolato la riflessione su un tema importante − spiega Roberto Rossini, presi-

dente provinciale Acli − al di là del numero di firme raccolte”. Numero che si dimostra oltretutto ampio a Brescia. Esclusa la Valle Camoni-ca, il folto gruppo di associazioni coinvolte ha raccolto un totale di 4474 firme, distribuite equamen-te tra le due proposte di modifi-ca: 2330 per la cittadinanza, 2144 per il diritto di voto. “Dopo Mila-no, Brescia è la seconda provincia per numero di adesioni”, precisa Damiano Galletti, segretario Cgil, sottolineando che “la raccolta è avvenuta in incontri pubblici con l’obiettivo di stimolare un dibattito e approfondire le tematiche”. “La campagna ha offerto anche un con-tributo culturale − aggiunge sulla stessa linea Enzo Torri, segretario Cisl − e ha fatto chiarezza tra gli italiani sulla condizione dei citta-dini stranieri”.

Sei appena andato in pensione o stai per andarci? Hai del tempo libero e vuoi dedicarlo agli altri? Lo sai che c’è un mondo che ha bisogno di te? Il desiderio e la volontà di dedicarsi agli altri sono risorse preziose da so-stenere e accompagnare attraverso un percorso di orientamento e for-mazione. Per questo il Centro servizi per il volontariato promuove un cor-so di formazione di orientamento al volontariato che ha come obiettivo informare e orientare coloro che de-siderano avvicinarsi al volontariato, sviluppandone gli aspetti peculiari, a partire dalle motivazioni individuali, alla relazione di aiuto, fino ad indivi-duare le numerose opportunità di im-pegno nelle associazioni del territo-rio. Il corso della durata complessiva di 12 ore, si terrà il sabato mattina, a partire dal 21 aprile 2012 dalle ore 9 alle 12. Gli incontri successivi saran-no: 28 aprile, 5 maggio e 12 maggio. I contenuti che saranno affrontati nei quattro appuntamenti si concentre-ranno sulla relazione di aiuto nei di-versi contesti associativi, sulla gratu-ità dell’agire volontario, sul significa-to dell’operare insieme in un gruppo, con le sue risorse e le sue criticità. Il percorso, infine, offrirà l’occasione per conoscere gli ambiti nei quali il volontariato opera. Gli incontri sa-ranno tenuti da: Gian Franco Berga-maschi e Massimo Serra, esperti nel-la formazione sulle relazioni umane e conduttori di gruppo. La sede del corso è presso la sala formazione del Centro servizi per il volontariato, via Salgari n. 43/b a Brescia. La partecipa-

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zione è gratuita. Il corso verrà attivato con un minimo di otto e un massimo di 20 iscritti. Il termine per le iscrizio-ni è il 13 aprile 2012. Per informazio-ni rivolgersi al Csv, referente Veroni-ca Sbaraini, tel. 030/2284911, e-mail: [email protected]. La scheda d’iscrizione con il program-ma dettagliato è consultabile e scari-cabile dal sito www.csvbs.it (sezione formazione). (a.t.)

Un superconduttore a temperatura ambiente in grado di trasportare l’elettricità prodotta da impianti solari nel Sahara ai quattro angoli del mondo, senza alcuna dissipazione di energia. Potrebbe essere questa una delle principali ricadute della scoperta fatta dal dr. Claudio Giannetti dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Brescia, il quale ha portato alla luce uno dei meccanismi fondamentali alla base della superconduttività

ad alta temperatura. Questa scoperta, pubblicata nell’ultima edizione (30 marzo) della rivista Science, è stata possibile grazie alla combinazione delle tecniche sperimentali innovative sviluppate in Italia, nei laboratori di via Musei della Cattolica, in collaborazione con T-Rex della Sincrotone Trieste e Università degli studi di Trieste, e degli esperimenti svolti in Svizzera, Canada e Stati Uniti. In particolare, i nuovi risultati dimostrano che gli elettroni negli ossidi di rame sono

legati in coppie non attraverso delle deformazioni del reticolo ma attraverso delle fluttuazioni della polarizzazione magnetica. Se si arrivasse a ottimizzare e ingegnerizzare questo meccanismo si troverebbe forse la strada che porta alla superconduttività a temperatura ambiente. Ora accade, infatti, che quando la corrente elettrica passa attraverso un filo di rame, esso si riscalda dissipando energia sotto forma di calore. In un superconduttore come il piombo

queste perdite sono esattamente uguali a zero, ad una temperatura di meno 269 gradi Celsius. Per esempio le apparecchiature di risonanza magnetica nucleare (Nmr) utilizzate nella maggior parte degli ospedali non potrebbero funzionare senza dei fili superconduttori. Il fenomeno della superconduttività è limitato solo a certi materiali e non si manifesta normalmente che a temperature prossime allo zero assoluto (-273 gradi Celsius).

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re anni di lavoro, una ventina di professionisti coinvolti, 204 elaborati. Difficile dire che il Piano di governo del territorio

non sia uno strumento complesso so-prattutto dopo la legge regionale del 2005. L’architetto Giampiero Ribolla, che ha coordinato il disegno comples-sivo, i cui inizi risalgono al 2009 (in re-altà con la giunta precedente era già stata fatta un’elaborazione), ci aiuta a conoscere la Brescia di domani. La prima parola d’ordine è mobilità. Inevitabile parlare di metropolitana con “la conferma delle previsioni”. In particolare per il trasporto su ferro si pensa “all’uso delle linee ferroviarie secondarie (Iseo) per implementare il sistema di trasporto metropolita-no”; si prevede l’estensione della li-nea di metrobus verso Ovest (Fiera)

mento in prossimità della stazione di Rovato: l’attuale linea di Iseo sarà a diposizione del trasporto locale”. Ov-viamente queste sono opere “strategi-che” e non realizzabili nel breve perio-

do. Un’altra indicazione “strategica” arriva dalla tangenziale est, anche se non è di competenza diretta del Co-mune. Non bastano gli interventi se non si completa la rete esistente: “Ci

Non è una pesca di beneficenza, ma una piccola rassegna d’arte e di artigianato con una nobile finalità. Come sempre accanto ai quadri e alle piccole sculture saranno proposti oggetti d’artigianato di pregio e libri: quadri, stampe e sculture, strumenti musicali, libri, medaglie, monete, francobolli, banconote fuori corso, macchine fotografiche, grammofoni, pipe, cineprese manuali, binocoli, ventagli, oggetti di rame, anelli, bicchieri, ricami, soprammobili,

immaginette, avori, piccoli mobili, ceramiche, posate d’argento, tappeti, vecchi strumenti di lavoro, cornici, macchine da cucire a manovella, bastoni da passeggio dei nonni, miniature, scacchi e dame, vecchi giochi, bambole, carte geografiche, cartoline illustrate. Il sostegno e la solidarietà di molti sono necessari per essere solidali con le comunità povere dove le volontarie e i volontari dello Svi operano per lo sviluppo umano, la crescita economica e sociale

in una ottica di condivisione. Attualmente lo Svi è attivo con una decina di progetti in vari Paesi d’Africa e d’America Latina. Una delle tradizionali azioni di autofinanziamento è la mostra mercato Arte si fa pane. Quest’anno si terrà dal 14 al 22 aprile, nella solita sede di viale Venezia 116 e sarà la 13ª edizione. La manifestazione è aperta da sabato 14 a domenica 22 aprile dalle 16 alle 19.30. Per informazioni, consultareil sito www.svibrescia.it.

sono alcuni assi di penetrazione in città abbastanza congestionati e che attraversano dei tessuti residenziali”. A molti sarà capitato di percorrere a passo d’uomo via Duca degli Abruz-zi, via Milano e via Orzinuovi, anche per questo “saranno realizzate delle vie alternative”. Fra le ipotesi “il pro-seguimento della strada da Borgosa-tollo-San Zeno che si innesterebbe in tangenziale, togliendo traffico da via Volta e semplificando un po’ la rotato-ria della tangenziale e dell’autostrada Brescia Centro”.

e verso nord (Concesio). Accanto al-la metropolitana il Pgt regolamenta (partiti gli appalti) i parcheggi scam-biatori; i principali sono tre: uno a nord in corrispondenza della stazio-ne Prealpino, uno a est per servire la zona Buffalora/Sant’Eufemia/Rezzato e uno a sud in corrispondenza della stazione Poliambulanza. Uno più pic-colo sarà realizzato in corrispondenza della stazione Casazza. “Una parte di questi parcheggi − spiega Ribolla − verrà realizzata entro l’apertura del-la metropolitana. Il parcheggio sarà unito a uno snodo scambiatore (ter-minal autobus, spazio per le biciclet-te) tra il trasporto privato e pubblico”. Un valtrumplino lascerà la macchina alle porte della città? “Molto dipen-derà dalle politiche della sosta che di fatto dovranno disincentivare l’in-gresso con la macchina in città”. Ser-ve un discorso integrato, mentre per l’estensione della metropolitana sarà difficile trovare le risorse. Nel Piano si ipotizza l’utilizzo delle ferrovie mi-nori come l’Iseo-Edolo. “In un primo passaggio gli attuali binari verranno utilizzati in modo promiscuo (inter-vallati) tra treno e tram; in una secon-da fase, quando la linea storica della Milano-Venezia sarà liberata dalla presenza dell’Alta capacità, il treno di Iseo potrà essere deviato sulla linea della Milano-Venezia con un collega-

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“Chi ci guarda dal di fuori, deve ve-dere la bellezza del nostro agire e del nostro stare insieme”. Ispirato a questa massima, il gruppo Uni-talsi di Pontoglio ha presentato il programma annuale delle varie at-tività che impegneranno i volonta-ri in opere di bene e solidarietà fino a fine anno. Chiusasi da poco (17 e 18 marzo) la “due giorni” di stand in piazza dedicata alla vendita di piantine di ulivo nell’ambito dell’11ª Giornata nazionale Unitalsi, l’asso-ciazione si appresta, dopo la pausa

di aprile, a intraprendere nella gior-nata di domenica 6 maggio l’atteso pellegrinaggio mariano al Santuario della Madonna di Caravaggio. Sem-pre in maggio, fissata in agenda an-che la seconda assemblea annuale dei soci della sottosezione in sede, prima della partecipazione, dal 3 al 17 giugno al soggiorno al mare, or-ganizzato a Borghetto Santo Spirito (Loano) per ammalati e ragazzi disa-bili. Quest’ultimo rappresenta sicu-ramente uno dei servizi più prezio-si e importanti, tra quelli svolti dai

generosi volontari, e che, anche per questo, riserverà un’ulteriore op-portunità per le persone alle quali si rivolge, attraverso l’organizzazione di una seconda proposta di soggior-no, questa volta dal 21 al 29 luglio, non più al mare, bensì a Ponte di Le-gno. Già fissati anche gli appunta-menti del 7 giugno per la presenza alla processione del Corpus Domi-ni a Brescia col Vescovo e quella di settembre all’incontro pre-Lourdes presso il Centro pastorale Paolo VI. Tra le date da non dimenticare s’in-

seriscono infatti i due pellegrinaggi bresciani in treno (dal 12 al 18 otto-bre) o in aereo (dal 13 al 17 ottobre) diretti al Santuario della Madonna di Lourdes, ai quali seguirà il 28 alle 15, sempre nel Centro Paolo VI di Bre-scia, un incontro di bilancio. Per di-cembre da non lasciarsi sfuggire la Giornata dell’adesione, domenica 2 alle 15 al Paolo VI, e l’appuntamento di sabato 8 alle 15.15 nella Basilica delle Grazie a Brescia per le solenni celebrazioni dell’Immacolata Conce-zione. (a.s.)

a parrocchia di San Gio-vanni Battista di Carpe-nedolo prosegue alacre-mente sulla strada della sistemazione dei vari

ambienti utilizzati per la comu-nità, tra i quali rientrano gli spazi un tempo adibiti ad oratorio fem-minile, il tutto sotto la direzione del parroco don Franco Tortelli, al timone nella città dei carpini dal 2000. Un intervento importan-te è stato quello relativo alla chie-sa del Sacro Cuore, un edificio caro da sempre ai carpenedole-si ed ora tornato al servizio della cittadinanza non solo per le cele-brazioni liturgiche, ma anche per ospitare la pastorale dei ragazzi e manifestazioni di ordine musicale. Sopra la sagrestia è stato ricavato uno spazio per la biblioteca par-rocchiale; un’interessante scoper-ta è stata fatta nel chiostro e nel cortile dell’ex oratorio femminile durante i lavori di sistemazione dove si è ritrovata un’antica ghiac-ciaia. Il pavimento del cortile, con la caratteristica forma a quadri di dama, ha dato la possibilità di or-ganizzare eventi ricreativi di vario genere quale appunto la dama vi-vente che ebbe nel corso degli an-ni tra gli ospiti più illustri il card. Giovanbattista Re di passaggio per benedire il busto di Paolo VI, pre-sto collocato al centro delle nuo-

ve strutture. Per Natale è stato ri-aperto il teatrino, un piccolo gio-iello che ha ospitato la rassegna dei presepi. Nel giro di poco tem-po dovrebbe entrare in funzione anche la grande sala polivalente ubicata nei pressi del cortile del ritrovo giovanile: si tratta di una

costruzione che potrà ospitare fi-no a 800 persone e dunque in grado di fare da teatro a eventi moltepli-ci organizzati dalla parrocchia. È stata costruita con una copertura lamellare in legno con all’interno un’ampia balconata dove potran-no essere ospitate mostre, inizia-tive di ordine culturale, mentre la grande platea ad uso polifunziona-le permetterà raduni di grande en-tità come convegni e manifestazio-ni. Sulla facciata è presente altresì una grande vetrata opera di padre Costantino Ruggeri e presto tutto il complesso sarà dotato di parti-colari servizi che potranno esse-re di supporto per eventi speciali con aiuole e aree verdi nella zona antistante la sala. Tutto il proget-to vede un collegamento tra i vari settori costituiti dal ritrovo giova-nile, dalla sala polivalente, fino al-la chiesa del Sacro Cuore al corti-le, chiostro e teatrino ex oratorio femminile. La riorganizzazione di questi ambienti con l’inserimen-to delle parti nuove darà maggior garanzia per lo sviluppo pastorale comunitario con ambienti idonei a ricevere giovani, adulti e intere famiglie. L’intero complesso rice-verà la nuova titolazione di “Cen-tro parrocchiale Paolo VI”, un do-veroso omaggio al Papa bresciano il cui segno nella storia è divenuto ormai indelebile.

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Parrocchia Conversione di S. Paolo in Flero

CHIESA PARROCCHIALE DI

FLERO

Anno 2010

Parrocchie di Botticino

CHIESE PARROCCHIALIDI BOTTICINO

Anno 2010

Parrocchia di San Lorenzo martire - Verolanuova (BS)

LA BASILICA DI SAN LORENZO

A VEROLANUOVA

Anno 2010

Parrocchia di Santa Maria Assunata in Montichiari

IL DUOMO DI MONTICHIARI

Anno 2009

Parrocchia di San Marco - Gardone Valtrompia (BS)

CHIESA PARROCCHIALEDI SAN MARCOGARDONE VALTROMPIA

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È pronto “E… state insieme” il ca-lendario di iniziative organizzato dall’oratorio San Luigi di Bagnolo Mella in collaborazione con l’am-ministrazione comunale e rivolto a bambine e bambini e ragazze e ra-gazzi dalla prima elementare alle scuole superiori. Un insieme di ini-ziative che, seguendo la tradizionale impostazione che negli ultimi anni ha riscontrato notevole apprezza-mento da parte dell’utenza, impe-gnerà i mesi di giugno e luglio. Il pri-mo appuntamento sarà il “Grest San

Luigi 2012” che si svilupperà per tre settimane dal 18 giugno al 6 luglio e che sarà riservato a ragazze e ra-gazzi delle scuole elementari e me-die. Le iscrizioni si ricevono presso la segreteria dell’oratorio (martedì e giovedì dalle 15 alle 18), a parti-re da martedì 14 maggio. A seguire inizierà il Grest dalle madri canos-siane che, sempre rivolto a ragazze e ragazzi delle scuole elementari e medie, si svolgerà dal 9 al 20 luglio. Terminato questo secondo appun-tamento, nella settimana dal 22 al

28 luglio, si svolgerà “Pane, lavoro e paradiso”, campo estivo e percor-so di preghiera, formazione, lavoro e divertimento, per adolescenti del-le suole superiori, che si terrà pres-so la comunità Shalom a Palazzolo sull’Oglio (nella foto) nata nel 1986 con lo scopo di occuparsi di giovani che si trovano nel tunnel della dro-ga e che soffrono i disagi tipici della gioventù. Negli ultimi 15 giorni del mese di luglio sono poi programma-te le vacanze al mare che si terranno al villaggio di Lignano Sabbiadoro

(in provincia di Udine). Il primo tur-no, dal 15 al 22, è riservato a ragazze e ragazzi che hanno frequentato le ultime due classi della scuola prima-ria (elementari) e i primi due anni del ciclo della secondaria di primo grado (scuole medie). Il secondo turno è per chi ha frequentato la ter-za media e per gli adolescenti delle scuole superiori. In entrambi i casi la quota di partecipazione è fissata in 360 euro e le iscrizioni si ricevono alla segreteria dell’oratorio da mar-tedì 17 aprile e fino al 10 maggio.

ppeso alla bacheca dell’oratorio c’era un bigliettino dal titolo un po’ particolare “La grammatica della buo-

na vita” e invitava a tre incontri “di lettura e approfondimento” della Genesi presso le Suore Canossiane di Bagnolo Mella. A Elena e Liliana poter leggere la Genesi, le origini, aiutate dalle Madri Canossiane, è sembrata un’opportunità da coglie-re al volo. “Per noi, pensare di leg-gere da sole − spiegano − il Primo Libro della Bibbia sarebbe stato po-co fruttuoso perché non ne avrem-mo capito il vero significato”. Nel primo incontro hanno letto il primo capitolo della Genesi, che è stato il-lustrato e da poi commentato dai ra-gazzi (dai 20 anni in su). “Ognuno si è fatto − continuano − un’immagine notevolmente più mite di quella tra-dizionale del Creatore onnipotente. Abbiamo anche capito che l’uomo, cioè noi, deve assumersi la propria responsabilità di fronte al creato ed essere lui stesso creatore di un mondo veramente umano tramite la mite potenza della sua parola”. Ac-canto alla lettura della Genesi i ra-gazzi si sono messi in ascolto della canzone “Fango” di Jovanotti e han-no commentato un quadro di Van Gogh”. La modalità degli incontri è stata veramente attraente, coinvol-gente e molto profonda. Nel secon-

do incontro, oltre ad aver ascolta-to la canzone di Battiato “La cura” e commentato un quadro di Bosch “Il Paradiso terrestre”, “abbiamo letto il secondo capitolo della Ge-nesi. Abbiamo parlato dell’uomo, della donna, del bene e del male. Per concludere abbiamo ascoltato

una canzone di Fabrizio De Andrè ‘Il blasfemo’. Anche questo incontro è stato particolarmente ricco, profon-do e piacevole e le stesse canzoni ascoltate sono state un interessan-te spunto di riflessione”. La terza serata ha portato maggiormente in risalto l’uomo e la donna, i loro comportamenti e i loro ruoli. Ciò è stato uno spunto per un confronto sul ruolo della donna nella Genesi e nei tempi nostri. “Aiutate dalle Madri abbiamo cercato di collocare l’uomo e la donna nel giusto posto e nel loro ruolo; inevitabile parlare del peccato e, cosa non semplice, ognuno ha cercato di darne una propria definizione”. Dopo questi incontri si comprende, e si condi-vide, un’affermazione del cardinale Martini: “La conoscenza semplice e approfondita della pagina bibli-ca è il nostro primo tesoro. Tutto il resto, tutto ciò che rappresenta la cultura cristiana, nasce dal contatto intelligente e dinamico con la Sacra Scrittura”. “Noi vorremo aggiungere − concludono Elena e Liliana − che la conoscenza aiuta la nostra fede”. Il percorso prosegue con altri tre in-contri di martedì: il 10, il 17 e il 24 aprile dalle 20.30 alle 22.15 presso le Madri Canossiane via Mazzini, 20 a Bagnolo Mella. Per informazioni, ci si può rivolgere a madre Liliana cell. 349.2380243, telefono 030.620479 / [email protected].

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’annuale Convegno di studi della Fondazione “Don Pri-mo Mazzolari” si sposta a Verolanuova. Si celebra la ricorrenza del centenario

dell’ordinazione sacerdotale del gio-vane Primo Mazzolari, avvenuta il 25 agosto 1912, proprio nella parrocchia di residenza della famiglia. Sabato 14 aprile sono previste due tappe: il Con-vegno (dalle 9.30 alle 17.30) nella sala della biblioteca comunale e la cantata sacra “La più bella avventura” nella parrocchiale di San Lorenzo. Il Con-vegno intende contribuire alla rifles-sione della Chiesa italiana in questo decennio dedicato al tema educativo. Fermarsi sul ministero pastorale di don Primo significa necessariamente guardare alla sua opera di formatore delle coscienze. È il modo migliore per ricordare l’ordinazione sacerdo-tale di un prete che ha scritto con le sue parole e le sue scelte di vita alcu-ne tra le pagine più coraggiose del No-vecento. Su un fatto tutti concordano: don Mazzolari era prete, prima ancora di essere scrittore, pacifista, saggista, ecumenico, opinionista, predicatore o altro. Per questo la data della sua ordi-nazione non può passare inosservata a chi custodisce il valore del suo mes-saggio. Introdurrà il convegno e lo presiederà il prof. Giorgio Campanini, membro del Comitato scientifico del-la Fondazione “Don Primo Mazzolari” di Bozzolo. Interverranno: don Bruno

Facoltà teologica dell’Emilia Roma-gna, che presenterà la teologia del ministero ordinato nel pensiero di don Primo; mons. Gualtiero Sigismon-di, vescovo di Foligno, che parlerà dell’attualità della concezione della parrocchia negli scritti del sacerdote bozzolese; Paola Bignardi che appro-fondirà il Mazzolari educatore; il dott. Diego Maianti, neo laureato a Parma con una tesi su don Primo, che rela-zionerà del periodo pastorale di Cico-gnara; il prof. Giorgio Vecchio, presi-dente del Comitato scientifico della Fondazione Mazzolari, che mostrerà il rapporto tra il parroco don Primo e le amministrazioni locali. Il secondo momento è rappresentato dall’ascol-to meditativo della Cantata sacra “La più bella avventura” composta dal maestro Federico Mantovani ed ese-guita dal Coro polifonico cremone-se in collaborazione con l’Orchestra “L’Incanto Armonico”. Nella Basilica di S. Lorenzo martire risuonerà il mes-saggio evangelico attraverso le paro-le del parroco di Bozzolo. La cornice di Verolanuova farà il resto: sarà una sorta di ritorno alle origini. Le celebra-zioni si sposteranno a Bozzolo dome-nica 15 aprile, dove verrà inaugurata la mostra di pittura di Mario Rota su “Diario di una primavera” e alle ore 17.30 mons. Gualtiero Sigismondi pre-siederà in S. Pietro la concelebrazione eucaristica nel 53° anniversario della morte di don Mazzolari.

Il cantiere dell’ospedale, avviato grazie a un investimento di 8 milioni e 467mila euro dei quali 6 milioni e 900mila finanziati dallo Stato e dalla Regione, è giunto al 65% dei lavori previsti. terminata la ristrutturazione del primo piano del “corpo ottagonale” destinato alla nuova Rianimazione che si prevede di occupare non appena sarà concluso il collaudo degli impianti. Il trasferimento della Rianimazione riunirà nella stessa area Pronto soccorso, rianimazione

ed emodinamica cioè le principali attività destinate alla gestione dell’emergenza sanitaria. Una volta trasferita la rianimazione, si procederà al trasloco delle sale parto che saranno ubicate, temporaneamente e fino alla a ristrutturazione dell’attuale sede per la fine dell’estate, nei locali lasciati liberi dalla Rianimazione. Una volta terminata la ristrutturazione delle sale parto l’attività sanitaria verrà ricollocata nella sede attuale. Contemporaneamente

proseguono i lavori per la costruzione dell’edificio destinato a ospitare le stanze di degenza dell’ortopedia. Durante l’estate si procederà all’accorpamento delle due sezioni di ortopedia (maschile e femminile) e al loro trasferimento nella struttura per ristrutturare i locali occupati. Il reparto verrà poi suddiviso nuovamente in maschile e femminile occupando sia l’area ristrutturata che quella di nuova costruzione. “I lavori – dichiara il direttore generale Fabio Russo –

termineranno entro la fine del 2013 con la ristrutturazione della sala gessi e della fisioterapia. Siamo in attesa di un ulteriore finanziamento che ci permetterà di ampliare e ristrutturare la pediatria, la patologia neonatale e la cardiologia garantendo una più razionale organizzazione dell’attività del reparto di cardiologia e del dipartimento Materno-infantile con maggiore funzionalità delle attività e miglioramento dei percorsi interni”. (f.pio)

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Bignami, presidente della Fondazione di Bozzolo, che ricostruirà il ministero di Mazzolari parroco a Cicognara e a Bozzolo; don Erio Castellucci, della

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Torna “Fiori, colori e sapori”, la mo-stra mercato che il 15 aprile si svol-ge nelle vie del centro di Gardone Val Trompia dalle ore 8 alle 19.30. Sostenuto dagli assessorati alla Cul-tura di Comune, Comunità monta-na e Provincia, l’evento è organizza-to dal Comitato Acqualunga per la quarta volta da quando ha sostituito il posto l’indimenticato “Rebelot”. Un’iniziativa dedicata alla promo-zione e alla valorizzazione del fio-re, della produzione florovivaistica e del giardinaggio sotto le più sva-

riate forme: composizioni, installa-zioni, ricami, fiori in legno, sementi, concimi, progettazione, prodotti na-turali, quadri, découpage, qualità di-verse di fiori e piante. “Il denomina-tore comune – dice l’assessore alle Attività produttive Germiliano Zoli – sarà il fiore, l’ambiente e la natura in generale, ivi compreso il mondo agricolo. Tanto che grande spazio sarà riservato anche ai sapori, con la presenza di espositori con prodot-ti gastronomici tipici della Valle, dai salumi ai formaggi alle marmellate”.

Un lungo serpentone di bancarelle accanto alle quali saranno presenti anche quelle dedicate all’hobbysti-ca, ai pezzi d’antiquariato, alle opere di modernariato e ai preziosi lavori degli artigiani. “Si tratta di una mo-stra/mercato a tutto tondo – aggiun-ge l’assessore Zoli – che da diver-si anni riscuote notevole successo, proponendo prodotti di ogni sorta, comunque sempre legati saldamen-te al territorio. Un aspetto partico-lare riguarderà la mostra di incisori coltellinai in piazza Garibaldi e gli

spazi di via Gramsci dedicati alla pirografia (tecnica d’incisione per mezzo di una fonte di calore) e in via Zanardelli alla potatura dei bon-sai a cura del Club bonsai di Lumez-zane”. Inoltre, si terranno una sfilata di moda con abiti del ‘700 a cura di Linda Fiorentino, l’animazione tea-trale “Pulcinella e Colombina”, canti popolari con il gruppo Stella di Inzi-no (complesso “I portici”) e una di-mostrazione di ballo a cura di Fran-tic Dance presso il bar Stazione. In-fo allo 030.8911583. (a.a.)

n’assemblea straordina-ria ha sciolto Valtrompia Turismo, l’agenzia ter-ritoriale costituita nel 2001 con soci Collio,

Bovegno, Irma, Lodrino, Marmentino, Marcheno, Pezzaze, Polaveno e Taver-nole, la Comunità montana, Agenzia Parco e alcuni operatori privati. Na-ta nel 1998 come associazione priva-ta, volta a promuovere le potenzialità turistiche soprattutto della montagna, con presidenti prima Giovanni Gero-la e poi Pierfranco Tanghetti, a fine 2001 aveva assunta la veste di “Agen-zia territoriale”, costituita all´interno del riordino del settore predisposto dall’allora assessore Ermes Buffoli in Provincia. In tale forma diventava operativa a luglio 2003 con la nomina da parte dell’ente, del presidente Ma-riano Brescianini. Una chiusura non usuale: non ha lasciato debiti. Anzi è rinata immediatamente sotto altra forma come Servizio turistico asso-ciato, riconosciuto dalla Regione, più importante per numero di Comuni aderenti, ben 13. Ai nove precedenti si sono aggiunti Comuni importanti come Gardone, Lumezzane, Sarezzo, Villa Carcina. Con un primo notevo-le passo: a S.Maria degli Angeli sede dei servizi turistici e culturali della Comunità è già attivo il Cup, Centro unico di prenotazione, aperto anche il sabato mattina (0308337/495-496), al quale rivolgersi per ogni informazio-

ne e visite ai siti: “Via del ferro dalla Valtrompia a Brescia”, dalle miniere di Pezzaze al Museo dei magli di Sa-rezzo ecc. Segnale questo di un ritor-no alle origini, quando Valtrompia Turismo nasceva dalla convinzione della necessità di un “motore” uni-co a servizio delle iniziative turisti-

che pubbliche e private per valoriz-zare il territorio con efficienza senza doppioni e conseguenti sprechi di ri-sorse. Una idea che ha dovuto fare i conti con particolarismi secolari che, finalmente, cominciano a sgretolarsi nell’interesse di tutti. Oltre ai conti a posto Brescianini ha lasciato anche un progetto ormai concretizzato: quel-lo dei totem multimediali, la cosiddet-ta Company tv: collocati in un luogo pubblico di comoda frequentazione, vi si possono conoscere tutti i servizi offerti sul territorio, scaricare itinera-ri su Gps, mettersi in contatto con chi promuove quello a cui si è interessati, dall’Ufficio comunale all’albergo. Tra l’altro nella versione “touch”la più in-novativa. Le postazioni già decise so-no Ospedale di Gardone, Chalet Ma-niva, Ufficio turistico a Palazzo Mar-tinengo, Outlet Franciacorta. Le fun-zioni del nuovo organismo: la Regione gli assegna la competenza territoriale sulla valle per la comunicazione, l’in-formazione, la promozione di eventi, il compito del supporto ai comuni. Senza dimenticare partecipazione a fiere, borse e workshop anche in compartecipazione con altri enti co-me Bresciatourism. Il servizio è cofi-nanziato dalla Regione all’interno dei servizi associati esistenti come polo catastale, servizio informatico, siste-ma bibliotecario, sistema museale. Si è già costituita la cabina di regia de-gli assessori delegati dei 13 Comuni.

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Tre momenti hanno reso indimentica-bile la settimana della festa del San-tuario della Madonnina a Marcheno dedicato all’Annunciazione, con privi-legio papale dell’indulgenza. Il giovedì sera la processione coi flambeaux or-ganizzata dal gruppo adolescenti del-la parrocchia con “stazioni” sul tema “Conversione, vocazione, santità” da loro animate con video e letture sul-la testimonianza nella vita ordinaria

della sudanese Bakhita, prima schia-va in Darfur, poi liberata a Venezia, la suora canossiana Giuseppina assunta agli altari da Giovanni Paolo II; l’eroi-ca mamma Santa Gianna Beretta Mol-la; la focolarina Chiara Luce Badano, spentasi a 18 anni per malattia invin-cibile, beata nel 2010. La conclusione nel Santuario con la testimonianza di Simona, suora operaia a Botticino. Il venerdi il “Cammino di dolore della

Vergine”. Sabato sera il bellissimo “In-no Akathistos” ortodosso con le sue 24 stanze proposte da lettori accom-pagnati dall’assemblea e inframezza-te da stupende esecuzioni col violi-no di don Luca Ferrari. Il tutto con il Santuario addobbato all’esterno dalle Dorotee con collaboratori e collabo-ratrici, impegnate nella loro cappelli-na per il “Getsemani” della notte di veglia tra il Giovedì e Venerdì Santo.

na sorprendente noti-zia affiora dalle pareti dell’ottocentesca chie-setta di San Rocco a Bovezzo. Una chiesa

che al suo interno contiene una cap-pella del XVI secolo, incredibilmente rivelatasi più lunga di quanto sinora stimato. Una sezione in più venuta alla luce durante i recenti lavori di sistemazione della zoccolatura che il tempo e le infiltrazioni di umidità avevano danneggiato. Già in passato si erano effettuate ricerche all’inter-no della cinquecentesca cappella, ma ora i mattoni e l’intonacatura si sono dimostrati identici a quelli dell’origi-nale edicola, all’interno della quale sono raffigurati San Rocco, la Ma-donna e i Santi Giovanni e Sebastiano stretti attorno al Crocifisso. Sorpresa che si è aggiunta a sorpresa quando il restauro a una delle pareti laterali della cappella ha rivelato, al di sotto dello strato di intonaco, un affresco a tappezzeria di grandi dimensioni. Una scoperta fatta dallo studio “Abe-ni – Guerra” di Brescia, che sta effet-tuando i lavori di restauro per ripor-tare all’antico splendore l’edificio di culto tanto caro ai bovezzesi. Infatti, la devozione a San Rocco risale pro-prio al XVI secolo, in seguito alla dif-fusione del colera che aveva causato 36 morti tra la popolazione. “Origi-nariamente – spiega la restauratrice

Monica Abeni – la cappella era a sé stante e solo nell’anno 1836 diventò parte integrante della nuova chiesa. Abbiamo effettuato alcuni sondaggi esplorativi e ci sono ottime probabi-lità che anche sugli altri muri siano presenti affreschi che sono stati co-perti nel tempo. Si tratta, quindi, di

L’assessorato alla Cultura del Comune di Sarezzoin collaborazione con British Institutes Multilingue srl propone“Summer Camp in inglese 2012”: il campo estivo di una settimana in inglese per imparare la lingua inglese divertendosi con insegnanti madrelingua.Sono previsti due incontri di presentazione del progetto:per gli alunni delle scuole primarie martedì 17 aprile alle ore 20.30 presso la scuola primaria

“Soggetti” Sarezzo; per gli alunni delle scuole medie mercoledì 18 aprile alle ore 20.30 presso la scuola media “La Pira”.Per i più piccoli (dai tre ai sei anni) il programma vuole sviluppare le abilità: l’obiettivo è di stimolare lo sviluppo sociale, emotivo, fisico e intellettuale del bambino, presentando la nuova lingua in modo divertente. Per informazioni: contattare l’Ufficio servizi culturali e scolastici al numero 030 8901244.

L’unione ospedaliera di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Gardone Val Trompia in collaborazione con il Comune di Lodrino invita la popolazione ad un incontro sui temi: “Prevenzione dei tumori del collo dell’utero - nuove prospettive” e “Perché un ambulatorio per la vaccinazione contro le patologie Hpv correlate?”. Il vaccino anti Hpv immunizza e quindi previene malattie insidiose quali le verruche dei genitali (condilomi)

e nel contempo previene la degenerazione tumorale del collo dell’utero. Il virus Hpv (Human papilloma virus) è un virus a dna molto piccolo in grado di penetrare all’interno delle cellule della cute e delle mucose, integrarsi poi nel dna delle cellule umane e causare la crescita di tumori benigni e maligni. L’incontro, rivolto a tutte le donne, si terrà presso il teatro parrocchiale l’11 aprile alle ore 20.30.

una vera e propria occasione per in-dagare quale sia l’effettiva successio-ne degli strati andati cumulandosi nel tempo e per condurre uno studio pre-ciso su un’importante testimonianza religiosa nella storia di Bovezzo”. Un intervento rilevante che prevede una spesa di circa 12mila euro, sostenuta dall’associazione “Sagra di San Roc-co” presieduta da Martino Panati. “Siamo molto contenti di poter sup-portare un’opera del genere – dice il segretario dell’associazione, Giusep-pe Perini –, forti anche del sostegno (2000 euro) datoci dalla Comunità montana di Valle Trompia, dal signor Piero Faini, dai vari sponsor e grazie al fervente aiuto dei volontari”.

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Breno, nella chiesa di San Maurizio, l’antica parrocchiale sulla strada che sale verso il passo di Crocedomini, c’è una

“perla” poco conosciuta e visitata: si tratta della XIV stazione della “Via Crucis” di Beniamino Simoni (1712-1787). Un’unica “cappella” finita mi-steriosamente a Breno e mancante nel complesso di Cerveno. Nel suo “Il confine del Nord” Gabriella Fer-ri Piccaluga sostiene che è difficile accettare la tradizione, in ordine alla presenza in San Maurizio del “Com-pianto” simoniano, ipotizzando riva-lità tra Breno e Cerveno; o accogliere l’ipotesi che il gruppo ligneo sarebbe stato eseguito dal Simoni per le “Cap-pelle” di Cerveno e trasportato poi nell’ex parrocchiale di Breno. Sem-pre la docente di Storia dell’Arte al Politecnico di Milano pensa che due sacerdoti di quell’epoca, Giovanni Pa-olo Regazzoli, arciprete di Breno, e Bartolomeo Ballardini, avessero pro-gettato un rilancio devozionale della chiesa, impiegando, per il costoso restauro del tempio, anche mezzi no-tevoli. Forse erano previste 14 stazio-ni anche a Breno? E il “Compianto” poteva essere la prima consegnata ai committenti brenesi che aspiravano a far di San Maurizio una sorta di “Sacro Monte”? A sostenere questa supposi-zione sempre la Piccaluga: “La duttile

e ampia gamma espressiva delle figu-re principali del ‘Compianto’, svelano una personalità artistica che, a diffe-renza di quella di Cerveno, sembra ri-fuggire il tumulto delle passioni e del-la storia, per concentrarsi silenziosa nell’analisi di sentimenti e di affetti”. E ancora: “Nel ‘Compianto’ di San

Sabato 14 aprile 2012, dopo anni di sospensione torna la classica manifestazione dedicata al mondo dell’agricoltura e dell’allevamento nell’Alto Sebino. In realtà, dopo la fusione delle tre Comunità montane (Alto Sebino, Basso Sebino e Valcavallina), questa iniziativa, per volontà della neonata Comunità dei Laghi bergamaschi, è divenuta itinerante ed in questa edizione torna appunto all’alto Sebino. Teatro dell’iniziativa sarà la “zona degli eventi” di Rogno, luogo ideale

ed attrezzato per una rassegna di livello. L’ente organizzatore è la Pro loco di Rogno; l’ente promotore, il Comune; quest’ultimo si occuperà degli aspetti logistici e organizzativi dell’evento che intende abbracciare i temi della coltivazione e dell’allevamento. La Pro loco e il Comune si impegnano nel territorio per mantenere questa tradizione antichissima. Anche in questi momenti non facili per chi è legato alla terra e nelle condizioni ancor più difficili di chi opera in situazioni

svantaggiate rispetto agli agricoltori della pianura, resta vivace il lavoro del contadino ed è incoraggiante l’allevamento (razza frisona e bruno-alpina principalmente). Non dimentichiamo poi che da qualche tempo si stanno affiancando allevamenti caprini e ovini che possono rappresentare interessanti margini di redditività. Nella produzione del latte, la nascita nel territorio di nuove realtà cooperative di trasformazione ha portato una ventata di novità che

affianca alla classica produzione di formaggi anche la realtà dello yogurt che trova un mercato più interessante e competitivo, oltre che un maggior apprezzamento presso il pubblico. Nella seconda giornata della fiera, sabato 14 aprile, vi sarà una vera e propria competizione tra allevatori, giudicati da esperti nazionali che premieranno 12 frisone e 12 brunalpine; in più verrà eletta la regina della manifestazione, all’interno di un “ring”, allestito per l’occasione.

Maurizio è possibile cogliere l’altra struttura linguistica, contrapposta a quella dialettale di Cerveno. Un comu-nicare sommesso, carico di affetti e di dolore trattenuto, di silenziosa dispe-razione e intima solidarietà, unisce il gruppo della Vergine, delle pie donne, della Maddalena e di Giovanni intor-no al corpo di Cristo morto”. Fiorella Minervino, dell’Università di Parma, nel suo “Beniamino Simoni” (Electa, Martellago, 2000) segnala figure in-consuete per un “Compianto”: San Rocco e un cane nero. Forse il Simoni volle raffigurare se stesso, vestito da pellegrino, inginocchiato, in disparte. Forse potrebbe trattarsi di una richie-sta da parte dei committenti.

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A Breno la 9ª edizione della “Féra de la spongàda”, ovvero il dolce pasquale della più antica tradizione, ospitata il 1° aprile nella piazza del Mercato, per l’occasione si è trasformata con un discreto agglomerato di bancarelle. Si è trattato di una rassegna che si coagula attorno al concorso “Spongàda d’oro de Bré”, organizzato dalla Pro loco e giunto ormai alla sua 6ª edizione. La pagnotta dolce è stata riconosciuta tra i prodotti De.C.O. della cittadina

(insieme alla salsiccia di castrato, al salame ed al “formài” de Brè), cioè quegli alimenti autoctoni legati da sempre alla tradizione e all’identità del borgo. A memoria d’uomo, la più antica ricetta della “Spongàda” risale ai fratelli Franco e Mario Domenighini, che nel secolo scorso esercitavano l’arte della pasticceria nel negozio sito nel centro storico di Breno: farina bianca, lievito di birra, latte, zucchero, burro (possibilmente fresco e nostrano), uova, un pizzico di vanillina, sale,

erano gli ingredienti. Giacomino Ducoli (soprannome: Fìo) nel suo famoso e ristampato “Cucina Camuna” (Tip. Camuna, Breno, 1987) scrive: “La lavorazione dell’impasto dovrà durare almeno un’ora; la lievitazione più ore”. Alla fine, il pane dovrebbe esser posto in forno e cotto per circa 20 o 25 minuti, senza però mai aprire il forno. Il pane va poi spolverato con zucchero a velo prima di essere servito”. Tornando ai fratelli Domenighini (soprannome: Pìo) e

alle loro focacce, divenute mitiche, si sostiene che fossero in possesso di una ricetta segreta, tramandata di padre in figlio e che si portarono nella tomba senza mai rivelarla. Un tempo, particolarmente nel lunedì dell’Angelo, quando era tradizione recarsi a piedi alle “Cappelle” di Cerveno, si preparava il cesto per il pranzo sull’erba: non mancava mai la “spongàda” che si gustava col salame e cicoria fresca condita. Il primo premio 2012 è andato a Sara Ducoli. (e.g.)

e local i tà sci is t iche dell’Alta Valcamonica escono tutto sommato bene da una stagione per vari motivi ostile. Poca

neve sul fronte meteo e pochi soldi su quello economico. Il Consorzio dell’Oglio, diretto da Massimo Bu-izza, fa sapere che sulle montagne camune si è registrato il record ne-gativo relativo al manto nevoso dal 1974 a oggi. Si parla di soli 16 milio-ni di metri cubi di neve depositata in quota, meno della metà della me-dia. Tuttavia gli investimenti mirati degli ultimi anni, che comprendo-no anche la neve artificiale, hanno permesso a Tonale-Ponte di Legno-Temù di mantenere le posizioni, fa-cendo registrare una perdita conte-nuta attorno ai 3-4 punti percentuali. Anche Aprica ha resistito limitando l’arretramento al 6-7%. Questi dati vanno inseriti in un trend che ve-de nel resto della Valcamonica, se si fa parzialmente eccezione per la Val Palot, il sensibile calo della sta-zione di Borno e soprattutto Monte-campione (meno 40-50%) dove non si scia più dalla seconda settima-na di marzo (15 giorni prima della chiusura di un anno fa). In effetti il movimento turistico legato allo sci nella vallata dell’Oglio sta vivendo una fase di difficoltà, perché chi vi-ve sulle sole presenze mordi e fuggi dei fine settimana è troppo sogget-

to ai capricci dell’andamento meteo ed estremamente sensibili alla con-giuntura economica italiana. Così la carta vincente oltre alla esten-sione degli impianti di innevamen-to programmato, è costituita dalla disponibilità di strutture ricettive tali da garantire una costante pre-

senza di stranieri. In questo senso Adamello Ski, cioè Tonale-Ponte di Legno-Temù, sulla scorta della lun-gimiranza di investimenti distribuiti negli ultimi anni, gode di un’indub-bia posizione di vantaggio. Ciò non significa che ci sia motivo di esul-tare; va infatti tenuto presente che la sostanziale tenuta di questa sta-gione, ormai agli sgoccioli, ma con piste tenute aperte fino all’ultimo, è raffrontata alla stagione 2010-2011 che in termini assoluti non aveva dato i risultati sperati. La precarietà della gestione stessa degli impianti di Borno e Montecampione costitu-isce un punto di debolezza, in quan-to inibisce investimenti a lungo ter-mine; si ricorderà che quest’anno esordivano in entrambe le località due nuove società affittuarie, la Sib da un lato e Montecampione Ski dall’altra. In quest’ultimo caso il pa-tron, Carlo Gervasoni, dopo i primi bilanci in rosso pare abbia gettato la spugna: attrezzature vecchie e im-piantistica obsoleta, oltre a viabilità e ricettività carenti costringerebbe-ro a investimenti enormi (si parla di almeno 10 milioni di euro), proprio mentre i debiti della precedente ge-stione dovrebbe sfociare nel falli-mento di Montecampione Impianti. La scommessa degli amministratori di Piancamuno, Artogne e Gianico, d’altra parte, era fin dall’inizio assai difficile da vincere.

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L’Associazione storico-archeologica della Riviera del Garda, più cono-sciuta con il suo acronimo Asar, si prefigge da più di 40 anni “la salva-guardia, lo studio, la ricerca e la va-lorizzazione del patrimonio storico, archeologico, archivistico, artistico, monumentale, naturalistico e pae-saggistico della regione gardesana e del suo entroterra” e “la diffusione di una consapevole conoscenza dei valori espressi dal territorio”. In tale ambito organizza una serie di escur-sioni, passeggiate e gite adatte a tut-

ti e senza fine di lucro, proponendo-le per il periodo primavera/estate. Prossima tappa mercoledì 11 aprile per un’escursione all’Eremo di San Valentino e al rifugio degli Alpini di Briano (ritrovo alle ore 9 al parcheg-gio di Sasso di Gargnano. Segue do-menica 22 aprile una passeggiata lungo l’antica via Valeriana sul lago d’Iseo, da Sulzano a Zone e Marone, con ritorno a Sulzano in trenino (ri-trovo sempre alle ore 9 a Sulzano, in località Gazzane). Si ritorna sul la-go di Garda domenica 29 aprile, con

un’escursione da Muslone a Piovere fino al monte Rocchetta (ritrovo ore 9 al parcheggio di Muslone di Gar-gnano); mercoledì 9 maggio sugge-stiva gita a Limone e Malcesine, con ritrovo alle ore 9.20 a Salò, presso la stazione dei bus di linea, poi viag-gio in bus con fermate fino a Limo-ne, dove si prenderà il battello per raggiungere Malcesine. Domenica 20 maggio passeggiata in Valtene-si con ritrovo alle ore 9 al parcheg-gio dei laghetti di Sovenigo (nella foto) a Puegnago del Garda. Ulti-

ma escursione di maggio a Carvan-no, frazione del Comune di Vobar-no, in Valle Sabbia, dalla cui chiesa si partirà alle 9, proseguendo per il monte Besum. Per la partecipazio-ne alle escursioni e alle gite è neces-saria l’iscrizione all’Associazione. Il termine ultimo per le iscrizioni alle escursioni e alle gite domenicali è il venerdì antecedente. Anche per le escursioni e le gite programmate in altri giorni, il termine è fissato entro le 20 di due giorni precedenti. Per info, www.asar-garda.org. (n.t.)

nno importante il 2012 per tre “istituzioni”, protagoniste dell’ec-cellenza del Benaco. Celebrano i loro primi

50 anni l’Istituto alberghiero Cate-rina De’ Medici di Gardone Riviera, il lago artificiale della Valvestino e la Funivia Monte Baldo di Malce-sine. L’alberghiero è stato il primo istituto del genere a vedere la luce non solo sul Garda, ma in tutta la Lombardia. I suoi corsi di cucina, sala-bar e segreteria d’albergo han-no rilanciato la qualità del settore turistico, in favore del quale forma da generazioni professionalità ec-celse. La prima sede di Villa Alba venne aperta con 23 ragazzi, prove-nienti da tutta la provincia e l’anno seguente gli allievi erano già 90. Da allora la scuola è cresciuta e ha fat-to “scuola” un po’ ovunque: in pro-vincia, a Desenzano e a Darfo Boa-rio, in città, alla Noce, sulla sponda veronese del lago, a Bardolino e an-che all’estero, in Tunisia, in Messico e in Nicaragua. Spegne 50 candeli-ne anche il bacino artificiale della Valvestino che si raggiunge salendo da Gargnano attraverso una sugge-stiva e tortuosa strada che richiede attenzione, ma che ripaga l’impegno con scorci panoramici dove la bel-lezza della natura è assolutamente coinvolgente. Poco meno di 30 km di autentiche sorprese che separa-

no le affollate sponde gardesane da questa silenziosa valle riconosciuta dall’Unione europea come “Sito di interesse comunitario”. Un itinera-rio che propone panorami inaspet-tati unitamente ad una vegetazione che da tipicamente mediterranea raggiunge gli alti pascoli. Insenatu-

re verdi e rocce incombenti si rin-corrono e si specchiano nel lago ar-tificiale di Valvestino formato dalla grande diga costruita nel 1962. Un fiordo che si incunea nelle monta-gne dove le acque e la vegetazione diventano una cosa sola. Festeg-gia il “mezzo secolo” anche la funi-via che collega Malcesine al Monte Baldo. Dall’1 aprile sono riprese le corse dopo la pausa per i lavori di manutenzione al termine della sta-gione invernale. Otto mesi di attivi-tà, fino al 4 novembre, per traspor-tare in vetta poco meno di 400mila visitatori. Un impianto di risalita avveniristico che nel secondo trat-to, dalla stazione di San Michele a quella di arrivo, offre l’opportunità di viaggiare su cabine interamente rotanti uniche al mondo che offrono una visione panoramica completa e la sensazione di volare. Nel corso dell’estate viene allestito un pro-gramma di iniziative pensato per va-lorizzare il Garda nel suo comples-so. Tra queste l’allestimento di una mostra fotografica sulle Olimpiadi, le esibizioni del coro dell’Arena, dei virtuosi italiani e del jazzista Luca Donini con il suo complesso. Men-tre il già ricco programma tradizio-nale prevede escursioni accompa-gnate da guide naturalistiche alla scoperta della flora e della fauna e la possibilità di passeggiate sui sentieri, a piedi e in mountain bike.

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alle 10 alle 19 piazza Cavour ospiterà i pro-dotti del territorio e non solo. L’associazione commercianti di Rovato

centra la dozzina grazie anche al successo di pubblico delle prece-denti edizioni. Domenica 15 aprile gli esercenti rovatesi (in collabo-razione con il Comune franciacor-tino che il 6 e il 7 maggio è atteso dalle elezioni amministrative) or-ganizzano, infatti, la 12ª edizione de “Lo Sbarazzo”, il mercatino del-le offerte e degli sconti che ormai da diversi anni riempie due volte l’anno piazza Cavour e le altre vie del centro storico della capitale della Franciacorta. Dalle 10 del mattino fino al tardo pomeriggio, una cinquantina di aderenti al so-dalizio presieduto da Gianluigi Piva esporranno direttamente in strada il meglio dei loro prodot-ti, con formule e modalità promo-zionali pensate e messe in campo

Decolla la primavera culturale in Franciacorta. Dopo il successo di marzo, la 20ª apprezzata edizione della rassegna itinerante ideata dal Centro culturale-artistico di Bornato in location della zona, prosegue serrata in aprile a sfornare appuntamenti. Prima in lista nel fitto calendario di incontri, è la serata dell’11 aprile (inizio alle 20.30) nella cantina “Al Rocol” di Ome, dove si discorrerà sulle tesi: “L’enoturismo come strumento di produzione del territorio: il caso

Strada del vino Franciacorta” firmata da Valeria Falconi e “Il marketing in rete e la web presence dell’associazione Strada del vino Franciacorta” redatta da Ilaria Gualtieri e presentata dalla prof.ssa Roberta Garibaldi. Sabato 14 aprile alle 16, il tour sulle tesi “franciacortine” farà tappa nel Monastero di San Pietro in Lamosa (nella foto) a Provaglio d’Iseo, dove si parlerà di “Eutrofizzazione nel lago d’Iseo: studio sulle macrofite sommerse” (tesi Valentina

Cavalli) e “Utilizzo di un modello idrodinamico ecologico per lo studio dell’evoluzione della qualità delle acque del lago d’Iseo a fronte di possibili scenari di cambiamento climatico” (tesi Valentina Ventura); mentre sabato 21 aprile alle 16 nel Convento dell’Annunciata sul Monte Orfano a Rovato ci si concentrerà su “Dialogos: uomo-paesaggio, uno sguardo per scoprire e capire la Franciacorta (tesi Federica Chiari) e “Oltre l’orizzonte, uno sguardo sull’infinito con Paolo Burgi” (tesi

Daniela Delbono con presentazione curata dagli architetti Pierfranco Rossetti e Ivana Passamani). Aprile chiuderà il 28 alle 16 nella chiesa di San Lorenzo a Gussago con “Chiese altomedievali di Brescia e Franciacorta” (tesi Monica Gamba), “La Franciacorta medievale nella storiografia della metà del ‘900” (tesi Paolo Vermi) e “Brescia Viscontea (1337 - 1403). Organizzazione territoriale” (tesi Fabrizio Pagnoni presentato dalla prof.ssa Maria Luisa Lazzari). (a.s.)

unicamente per “Lo Sbarazzo”. La manifestazione si svolgerà anche in caso di maltempo: se dovesse piovere, è previsto il trasferimento da piazza Cavour ai portici del Van-tini e direttamente nei negozi che resteranno aperti per l’occasione. Ma che cosa si può trovare a “Lo Sbarazzo”? L’elenco dei prodotti è lungo e articolato. I settori coin-volti da sconti, offerte e proposte d’occasione sono davvero molti: si va dai gioielli ai libri, dall’abbi-gliamento ai vini della Franciacor-ta, fino ad arrivare alla biancheria, all’arredo, ai fiori. E ancora: viaggi, arredamento, prodotti digitali, ot-tica, orologi, prodotti per la casa e l’ambiente, giardinaggio e addi-rittura lista nozze. Il tutto allieta-to da musica dal vivo, possibilità di visite guidate alle bellezze del centro storico della capitale della Franciacorta con la manifestazio-ne “Scopri Rovato”. C’è, inoltre, la possibilità di mangiare (con un prezzo dai 20 ai 30 euro) un pa-sto completo con un buon piatto di manzo all’olio nei 12 ristoranti

aderenti all’iniziativa “I menù de Lo Sbarazzo”. Durante la giorna-ta di domenica saranno allestiti parcheggi gratuiti, in particolare nell’area del foro Boario di piaz-za Garibaldi, comodamente rag-giungibile sia attraverso l’ex stra-da statale 11 (quella che corre fra Brescia e Bergamo) che dall’auto-strada A4 Milano-Venezia.Per avere tutte le informazioni sulla 12ª edizione de “Lo Sbarazzo”, sono stati approntati anche due siti inter-net: il primo dedicato direttamen-te alla manifestazione,www.losba-razzo.it, con l’elenco dei 40 nego-zi partecipanti. Il secondo, invece, sull’associazione di commercianti che organizza l’iniziativa: in questo caso l’indirizzo è www.commer-ciantirovato.it. Per i commercianti diventa un’opportunità per presen-tare i propri prodotti e per farsi co-noscere maggiormente anche fuori dal territorio rovatese. E già si par-la della 13ª edizione che si terrà il 13 settembre 2012 con le medesi-me modalità dimostratesi vincenti nel tempo.

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Si scaldano i motori per l’organizzazione della 16ª edizione di Franciacorta in Bianco, la più importante rassegna italiana annuale dei prodotti lattiero-caseari, che si terrà a Castegnato nei giorni 12-13-14 del prossimo ottobre. Come da alcuni anni a questa parte, Castegnato Servizi, la società interamente controllata dal Comune che organizza la rassegna, ricerca giovani studenti universitari neolaureati o laureandi per uno stage della durata minima

di sei mesi per l’organizzazione della manifestazione fieristica. “L’offerta di stage per un periodo di sei mesi da maggio ad ottobre con rimborso spese -- chiarisce Patrizia Turelli, vicesindaco con la delega anche a Franciacorta in Bianco -- ha l’obiettivo di permettere al candidato di avvicinarsi al mondo dell’organizzazione di eventi acarattere nazionale, come è Franciacorta in Bianco”. Ai candidati sono richieste buone capacità relazionali e

la conoscenza del computer. Allo studente sarà offerta l’opportunità di tenere contatti con gli espositori presenti in rassegna provenienti da tutta Italia, collaborare all’organizzazione di convegni ed eventi collaterali alla manifestazione (degustazioni guidate, spettacoli, concorsi), relazionarsi con i fornitori, con gli sponsor e con l’ufficio stampa. Dovrà inoltre collaborare con la segreteria organizzativa per l’invio dei comunicati e per la

gestione del sito internet dedicato alla manifestazione. Durante i giorni della manifestazione dovrà gestire, in collaborazione con il personale dedicato, l’allocazione degli espositori, l’accoglienza dei visitatori, dei giornalisti e dei relatori presenti in rassegna. Chi è interessato ad un colloquio può inviare il proprio curriculum vitae preferibilmente via e-mail a [email protected], oppure tramite fax 0302140319.

popolarmente nota co-me “cisina dèle sorghe”, ma la reale intitolazione è alla Madonna di Lore-to. Per capirne il perché

bisogna rifarsi al periodo in cui si diffuse l’allevamento del baco da seta: alla Madonna si rivolgevano infatti i bachicoltori per ottenere protezione contro i grossi topi ca-paci di vanificare in un lampo le fa-tiche stagionali, distruggendo inte-ri allevamenti di bachi, in tempi di carestia fonti di reddito per molte famiglie povere. La chiesa della Ma-donna di Loreto è un’antica e affre-scata cappella arroccata sulla costa del Monte Orfano, lungo la via che da Coccaglio sale verso la cima: un piccolo gioiello architettonico-ar-tistico, nonché di significativo va-lore storico-religioso, costruita nel 1600 con consistenti pie elargizioni e che, grazie al rispetto dei cocca-gliesi, si conservò in buone condi-zioni fino alla fine del 1970. A quel periodo, infatti, risale il graduale abbandono e degrado del tempiet-to, quando i pochi banchi e il pre-zioso altarino seicentesco vennero dati alle fiamme, mentre i prezio-si affreschi (tra cui il bel trittico sull’altare con Madonna, San Rocco e San Sebastiano) furono imbratta-ti e la cappella lauretana si tramutò col tempo in ricettacolo di vandali. Una situazione, quest’ultima, alla

quale il Comune, rappresentato da-gli assessori Fabrizio Rocco e Ivano Massetti, ha deciso di porre rimedio nell’ottica di riportare l’edificio agli antichi splendori e siglando una convenzione con gli “Amici della Montagna”. La ristrutturazione (sti-mata circa 150mila euro) è stata av-

viata da una quindicina di volontari e procede serrata: si è provveduto alla rimozione e al consolidamen-to del fatiscente tetto in rovere, ma anche alla messa in sicurezza della parte esterna che si auspica possa concludersi per l’estate, prima dei lavori interni che hanno interessato i due ambienti voltati e le superfici decorate. Un articolato recupero a “costo zero” quindi commissio-nato dal Comune a un’impresa di volontari, pazientemente impegna-ti nell’ardua (considerata la posi-zione del cantiere che costringe al trasporto manuale) esecuzione dei lavori, supportati dall’investimento di materiale di recupero o nuovo, donato da ditte locali. “L’idea del Comune – ha commentato il sinda-co Franco Claretti, promotore del progetto affidato all’ing. Panero-ni di Brescia – è ridare lustro a un luogo significativo per il paese, sia per il culto, che per i viandanti (la tradizione parla anche di Madonna del buon cammino alla quale ci si rivolgeva per un sereno viaggio e ritorno). Un disegno che trova ora fattiva attuazione, in risposta al-le tante parole spese in passato (e mai concretizzate), grazie all’indi-spensabile collaborazione di tante forze e nell’augurio che se ne possa-no aggiungere altre, testimoniando nuovamente l’affabile e generoso spirito che ci anima”.

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Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole. Dicevano tra loro: “Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?”. Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: “Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: “Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto””. Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite.

“Ogni cuore, nella sua parte più se-greta, nasconde una briciola di spe-ranza, ricorda un luogo, un momen-to in cui è stato felice e di quel luogo ha nostalgia, a quel luogo vuol torna-re, così come ai loro paesi, al cam-bio di stagione, vogliono far ritorno gli uccelli migratori”. Questo passo è tratto dall’ultimo romanzo di Susan-na Tamaro, intitolato “Per sempre”. Quando ho letto queste righe, il pen-siero è corso alla Maddalena, al suo tornare al sepolcro dopo essere cor-sa da Pietro e dal discepolo amato ad annunciare che il luogo era vuoto. Vi torna e vi rimane, mentre gli altri due, constatando la veridicità delle sue pa-role ritornano alla loro casa, seppur con l’inizio di un qualche pensiero più profondo del semplice furto di

za, questa impossibilità di esprime-re la rivelazione della risurrezione di Gesù, di trasformare l’evento in messaggio si intuisce anche nelle immagini che gli artisti hanno pro-dotte, tentando di attraversare il velo di quella notte. Ed è stato più facile immaginare il risorto che tradurre l’incontro con le parole del messag-gero alle donne. Non si traducono in immagini certe parole; si cerca di rendere l’incredibile in forma umana. Ed è così distante. E anche le imma-gini dicono lo stesso timore, la stessa paura di non poter comunicare dav-vero quello che è accaduto. Perché a noi rimane il risultato: il sepolcro vuoto. E un messaggero che dice e che chiede di credere. Non abbiamo molto di più a disposizione per cre-dere. Quel corpo risorto lo immagi-niamo, lo pensiamo, cerchiamo di figurarci qualcosa di simile a quello che siamo. Ma siamo lontani, come le tante immagini che hanno tentato di figurarlo, hanno tentato di tradur-re l’incredibile messaggio, che cioè Lui è vivo. Come farlo capire? Co-

me esprimerlo? la follia che salva, l’impossibile che rende ragione del-la speranza, la strada per la salvez-za. In quello stupore mattutino c’è il necessario passaggio dal fascino di Gesù alla fede nel Risorto: è la nostra stessa esperienza mattutina, il nostro stesso necessario passaggio. Non può bastarci più la sua parola e i suoi miracoli; non possiamo più credere che sia stato un grande uomo. La fe-de chiede che lo crediamo risorto. Impossibile per gli uomini; assoluto per Dio. Altrimenti non c’è speranza se non in qualcosa che riguarda i no-stri giorni e il nostro tempo; altrimen-ti non crediamo nel futuro di Dio ma nella soluzione necessaria ma spiccia dei nostri bisogni. C’è un vallo da su-perare ed è il più tremendo per ogni uomo: il vallo della morte e credere che al di là qualcosa ci sia non è so-lo opinione se si crede al Risorto. Lui è lì, nella terra della fede e nessuna prova, nessun sepolcro vuoto potrà dimostrarlo. Solo il silenzio stupito dell’incontro. Che poi diventerà te-stimonianza.

tupore. Una storia finita, la sequela dei giorni e degli anni che si sono conclusi con il trauma della croce, il silenzio sul sepolcro tro-

vato in fretta per l’arrivo del sabato. C’è tutto l’affetto di chi ha dovuto in-terrompere una pratica necessaria in quel recarsi la mattina presto al se-polcro. Non potevano tardare di più. Portano il necessario per la sepoltu-ra; non si aspettano l’incredibile. Che cosa possono aver visto i loro occhi assonnati e, certo, pieni di lacrime? Ce lo domanderemo fino alla fine dei tempi quello che videro nel sepolcro che credevano chiuso: un angelo, un uomo in vesti bianche. Comunque qualcuno che non si aspettavano e lo stupore diventa paura, timore di qualcosa al quale non sono preparate e per questo tacciono, non riescono ad annunciare lo spettacolo dell’in-credibile. Nemmeno loro riescono a capire e a dire, perché è così lontano dall’esperienza di ogni giorno, così difficile da far diventare concreto, da normalizzare. Questa inconsisten-

cadavere. Lei come Maria alla Croce sta, rimane. Sente che a quel luogo il suo cuore ha desiderato tornare. Si ferma. Pensa. Chissà quali domande, quali paure, quali speranze. Di certo ha capito che a quel luogo era neces-sario tornare e ancora più necessario fermarsi. Nella sua parte più segreta sapeva che l’Amato lì l’aveva lascia-ta e lì le dava appuntamento. Non da un’altra parte, magari più gioiosa, ma in quel luogo che sapeva di morte, di fallimento, di solitudine. Lì dove ave-va compiuto quei gesti pietosi, carichi di affetto che solo le donne sanno fa-re: lavare, pulire, profumare e avvol-gere di lini un corpo senza vita ma amato e dal quale si sentiva amata, perdonata, guarita. Quel suo cuore conservava una speranza, come un

uccello migratore tornava nel luogo dell’ultimo saluto. Poi la sorpresa, il rumore una presenza confusa, poi la voce, il sentirsi chiamata per nome e il cuore palpita non solo di emozione ma perché riconosce, la voce e il Ver-bo, la persona e la Presenza. Lo slan-cio, il desiderio di compiere di nuovo gesti femminili: toccare, accarezzare, trattenere e infine la voce di Lui, cruda spietata al suo cuore: “Non mi tratte-nere”. Il Risorto la educa, le chiede il distacco ma prima l’ha confortata e confermata nella speranza, nella ca-rità e nella fede. Maddalena capisce. Si ferma. La tradizione dice che diven-ne eremita e annunciatrice. Eremita per gustare nella solitudine la nostal-gia della Presenza, annunciatrice per dire al mondo la gioia del suo amore.

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asqua è, insieme, morte e risurrezione di Gesù: Cri-sto distrugge la morte, trionfa sul nemico, calpe-sta l’inferno, incatena il

potente, solleva l’uomo verso l’alto. Il cielo, finalmente, è aperto; è dato agli uomini. Gesù è il nostro riscatto, il premio promesso più “alto” che ci sia: il Regno dei cieli. Ora, per celebrare con autenticità di fede e d’impegno la Pasqua dobbiamo riconoscere l’opera di Gesù: “Cristo, nostra Pasqua, è sta-to immolato!” (1 Cor 5, 7b). Non c’è al-tro modo di onorare Cristo, il suo cor-po e il suo sangue offerti per la nostra salvezza, se non lasciando passare la verità del Vangelo di Gesù nella no-stra vita: solo così noi moriamo a noi stessi e risorgiamo in lui. È questa la Pasqua, il passaggio del Signore nella nostra vita che ci è chiesto di festeg-giare. La Pasqua che ha inizio con la risurrezione di Gesù deve continua-re nella nostra vita. Il suo passaggio non è soltanto “dalla morte alla vita”, ma “dalla Sua vita alla nostra vita”: così la Pasqua non oltrepassa i confi-ni della storia e interessa ogni uomo. Gesù vuole rinnovare la sua Pasqua in noi, cioè passare in tutti i pensieri, in tutte le parole e in tutte le opere del-la nostra vita. Per questo ci è chiesto di vivere la Pasqua con “sincerità”: ci stiamo affrettando a lasciarlo entrare nella nostra vita terrena? Esprimiamo nelle nostre preghiere il desiderio sin-cero di vivere uniti intimamente a Lui? Con quale convinzione faremo della nostra vita un “tempo pasquale”? C’è uno scritto di Sant’Agostino che ci vie-ne in soccorso: “Non solo non dobbia-

“La storia di Chiara, insieme a quella di Francesco, è un invito a riflettere sul senso dell’esistenza e a cercare in Dio il segreto della vera gioia”; specie in un tempo in cui i giovani, di fronte alle “mille attrattive di una vita in cui tutto sembra possibile e lecito”, si trovano a dover fare i conti con l’“insoddisfazione” che “finisce per imboccare strade che portano a paradisi artificiali”, e con “la difficoltà di trovare un lavoro dignitoso e di formare

una famiglia unita e felice”. È quanto scrive Benedetto XVI, nella lettera consegnata la Domenica delle Palme, in occasione della commemorazione dell’VIII centenario della “conversione” e consacrazione di Santa Chiara di Assisi, a mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Modello per la nostra generazione. “Come non proporre Chiara, al pari di Francesco, all’attenzione dei giovani d’oggi?”, si chiede il Papa,

ricordando come l’evento della consacrazione della Santa di Assisi, avvenuta secondo alcuni la notte della Domenica delle Palme del 1211 (secondo altri del 1212), “parla anche alla nostra generazione, e ha un fascino soprattutto per i giovani”, nel giorno in cui nelle chiese particolari si celebra, secondo consuetudine, la Giornata mondiale della gioventù. “Il tempo che ci separa dalla vicenda di questi due Santi non ha sminuito il loro fascino − scrive Benedetto XVI

−. Al contrario, se ne può vedere l’attualità al confronto con le illusioni e le delusioni che spesso segnano l’odierna condizione giovanile”. Fa notare, infatti, il Papa: “Mai un tempo ha fatto sognare tanto i giovani, con le mille attrattive di una vita in cui tutto sembra possibile e lecito. Eppure, quanta insoddisfazione è presente, quante volte la ricerca di felicità, di realizzazione finisce per imboccare strade che portano a paradisi artificiali”.

Il 2 aprile è stato l’anniversario della morte di Giovanni Paolo II che è or-mai consegnato alla storia. Nella sua santità personale, prima di tutto. Ma certamente anche nella spinta, nel di-namismo che lo ha contraddistinto e che continua ad esercitarsi appunto su tutte le grandi frontiere della mo-dernità. Possiamo indicare su questa linea i temi d’ispirazione e di rilan-cio. Il primo è questa spinta spiritua-le e, dunque, culturale. Ce n’è tanto

più bisogno in questi anni di crisi. La risposta alla crisi non può essere re-stringere gli orizzonti, rassegnarsi o adattarsi al comodo dato acquisito, difendere lo status quo. Serve la forza e la capacità di guardare in profondità per guardare lontano e dare risposte lungimiranti e vere. Andare in pro-fondità per guardare lontano e saper dire qualcosa di autentico è anche l’esercizio che ci viene proposto in vista dell’Anno della fede. Il secondo

tema non può che essere il protagoni-smo dei giovani, quel modo autentico e non giovanilistico di rapportarsi che continua ad affascinare e a suscitare entusiasmo. Siamo così al terzo tema d’ispirazione e di rilancio nell’anniver-sario di Giovanni Paolo II: il Concilio. Il dinamismo ecclesiale che i prota-gonisti del Concilio hanno inteso su-scitare resta decisivo. Non è un caso che l’anniversario sia collegato con il tema della nuova evangelizzazione.

chiedono: sarà mai possibile e potrò mai essere io tra questi? Eppure Ge-sù punta su questa “novità”, conse-gnandola a tutti i suoi discepoli sotto forma di preghiera rivolta al Padre: “Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato” (Gv 17, 24a). La gloria di Dio è senza limiti. Non si manifesta secondo i nostri meriti, ma per rendere permanentemente accesa nel mondo la luce pasquale e il pote-re della luce sulle tenebre del male. Non in astratto, ma nella nostra vita. Uno dei più antichi Padri della Chie-sa, Ireneo di Lione, ben ce lo spiega: “Seguire il Salvatore è partecipare al-la salvezza. Seguire la luce è godere della luce. Chi di noi è nella luce non la illumina, ma ne viene illuminato e rischiarato; nulla dà alla luce, per parte sua, ma solo ottiene da essa il beneficio di essere illuminato. Così l’uomo: nulla dà a Dio, poiché egli non ha bisogno dell’ossequio umano; ma chi segue Dio e lo serve, da Dio riceve vita, incorruttibilità e la gloria eterna” (“Contro le eresie”). Così la Pasqua si perpetua in ogni tempo; così la gloria di Dio riempie l’universo. Chi prov-vede a questo miracolo? Lo Spirito Santo! È lo Spirito che ci ispira una condotta di vita “gloriosa”, cioè piena, ordinata, felice, propria di chi lascia riposare Cristo nella propria vita. Se lui riposa in noi, la nostra vita è al si-curo! Se lui riposa in noi, noi non ci addormentiamo, perché viviamo in lui e di lui: tutto riprende vita, tutto pro-duce vita, tutto porta alla vita! Così la Pasqua rifiorisce; così Dio non muore.

mo provare vergogna per la morte di Dio nostro Signore, ma dobbiamo ri-cavarne la più grande fiducia e la più grande fierezza. Nel ricevere da noi la morte che ha trovato in noi, ci ha fedelmente promesso di darci la vita in lui, quella vita che non potevamo avere da noi stessi. Come non ci darà ciò che è giustizia, lui che ci giustifica e ci discolpa? Come non darà ai giu-sti la loro ricompensa, lui che è fedele alle sue promesse?”. Pasqua: “grazia” agli uomini, “gloria” a Dio. Se Cristo è risorto, cosa dobbiamo temere? Che cosa non deve aspettarsi dalla grazia divina il cuore di chi crede? Quanto fragili siamo noi e i convincimenti con i quali alimentiamo la nostra fede ogni giorno. Gesù ha offerto per noi

la sua morte: come e perché dubita-re che darà ai credenti anche la sua vita? La più grande debolezza umana è stata quella di rinunciare a credere che verrà un giorno in cui gli uomini vivranno con Dio e di Dio. Molti si

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Più di 1700 bresciani tra ragazzi delle classi 1998 e 1999 e accompagnatori hanno incontrato il Papa nella tradizionale Domenica delle Palme. La prima tappa, però, è stata l’incontro presso la Basilica di Santa Maria Maggiore con il vescovo Luciano. Al termine della preghiera hanno visitato la Basilica di San Pietro e alcune bellezze della città. Nella giornata di domenica, in una gremita piazza San Pietro, hanno

partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta da Benedetto XVI e hanno salutato il Papa con una mano colorata preparata dall’Ufficio oratori con scritto “Ciao Papa”. “Siate sempre lieti nel Signore”: è l’esortazione di San Paolo che il Papa ha indicato come tema ai giovani per la Domenica delle Palme, celebrazione locale della Giornata mondiale della gioventù, in vista dell’appuntamento in Brasile

del prossimo anno: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Giovanni Paolo II aveva capito che i giovani non si possono interpellare se non sui grandi orizzonti, i grandi temi e i grandi obiettivi. L’Italia, che ha un grande bisogno di giovani protagonisti, sa che quello dei giovani è il tema cruciale: e la modalità più efficace per suscitare queste energie, senza fare retorica scontata, è quelladi Giovanni Paolo II.

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iate sempre lieti nel Si-gnore”. Il messaggio di San Paolo contenuto nella Lettera ai Filippesi ha una portata straordinaria, so-

prattutto in un tempo nel quale le difficoltà sembrano moltiplicarsi. Le parole di Paolo non si fermano all’esortazione “Siate lieti!”, “ag-giungono − così inizia la sua rifles-sione Monari davanti a più di 5000 persone − anche un motivo che, secondo lui, dovrebbe generare e sostenere la gioia: ‘Il Signore è vi-cino!’. Quindi: siate lieti perché il Signore è vicino”. “Il Signore è vi-cino!”: “Gesù − sottolinea Monari − è un uomo concreto vissuto al tempo di Augusto e di Tiberio, in un angolo preciso della terra; è lui il messaggio di Dio all’uomo. È un messaggio di amore; è un messag-gio di speranza; è un messaggio di perdono; è un messaggio di fiducia; è un messaggio di gioia”. Ma cosa significa veramente essere lieti nel

che servano a comunicare la veri-tà, di comportamenti che rendano più umana la società e il mondo”. Continua San Paolo: “Ho imparato a bastare a me stesso in ogni occa-sione. So vivere nella povertà co-me so vivere nell’abbondanza; so-no allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in co-lui che mi dà la forza”. Il ragiona-mento potrebbe essere facilmente confuso con quello di un filosofo stoico, con quello di chi pensa di poter essere immune a tutte le pas-sioni e invulnerabile anche di fron-te alla morte. La differenza è che, come spiega il Vescovo, Paolo dice: “Tutto posso (questo lo avrebbero detto anche gli stoici) in colui che mi dà la forza” (questo, invece, è ti-picamente cristiano). Se Paolo sa vivere nell’abbondanza e nell’indi-genza il motivo non è la sua forza di carattere, la sua indifferenza di fronte a ogni situazione esterna. Il

Signore? Può bastare il Signore? “Dio − racconta Monari − non cerca nulla per sé, come se dal rapporto con l’uomo potesse o volesse rice-vere qualcosa che lo arricchisca o lo gratifichi; tutto ciò che Dio vuo-le, lo vuole per noi, perché dal rap-porto con Lui la nostra vita possa uscire più ricca e più bella. La gioia di Dio è che tu viva, nient’altro che tu viva; non solo che tu stia al mon-do come un vegetale, e tanto meno che la tua esistenza sia causa di ma-le e di sofferenza per gli altri; ma che tu sia nel mondo origine di sen-timenti umani autentici, di parole

vero motivo è Cristo e la grazia (la forza) che viene da Cristo”. Con Cristo la vita può essere più bella, perché più consapevole; una vita che, però, richiede uno sforzo ag-giuntivo: “Il Regno di Dio è diverso dal paese dei balocchi dove si go-dono tutte le soddisfazioni possi-bili senza dar conto delle proprie scelte; al contrario è il regno della responsabilità dove ci si fa carico gli uni degli altri, dove si diventa gli uni per gli altri fondamento di fiducia, segno di speranza”. “Paolo, innamorato di Cristo, vive − spiega il Vescovo − con libertà le diverse condizioni di vita, belle o brutte. Fa impressione ascoltare da lui il racconto di tutte le fatiche, le soffe-renze, i contrasti che egli ha dovuto affrontare”. Nonostante tutto, Pa-olo arriva a scrivere “sovrabbondo di gioia in tutte le mie tribolazioni” Durante il cammino dal Castello in piazza Duomo i giovani hanno po-tuto sperimentare concretamente

Giovedì 5 aprileOre 9.30 - Brescia -Santa Messa crismalein Cattedrale.Ore 16.30 - Brescia -Santa Messa a Canton Mombello.Ore 20.30 - Brescia -Santa Messa in Coena Dominiin Cattedrale.Venerdì 6 aprileOre 8.30 - Brescia -Ufficio di letture e lodiin Cattedrale.

Ore 15 - Brescia -Meditazione pressol’Editrice La Scuola.Ore 20.30 - Brescia -Liturgia della Passionein Cattedrale.Sabato 7 aprileOre 8.30 - Brescia -Ufficio di letture e lodi in Cattedrale.Ore 22 - Brescia -Veglia pasquale in Cattedrale.Domenica 8 aprileOre 8.30 - Brescia -S. Messa presso il carcere di Verziano.Ore 10 - Brescia -Santa Messa in Cattedrale.Ore 17.45 - Brescia -Vespri solenni in Cattedrale.

il loro percorso di vita, mettendo simbolicamente un adesivo verde (una faccia sorridente) sull’atteg-giamento suggerito da San Paolo messo in pratica nella quotidianità e uno rosso (una faccia triste) su quegli atteggiamenti che fatichia-mo a realizzare.

La Biblioteca del Seminario resta chiusa dal 5 al 9 aprile in occasione delle festività pasquali. Per proroghe o informazioni bibliografiche è possibile telefonare anche giovedì 5 aprile. Il nostro catalogo elettronico ha raggiunto i 100.790 titoli. La catalogazione prosegue sul restante patrimonio librario (ora in schedario cartaceo) e sulle nuove acquisizioni. Per informazioni, 0303712243 o [email protected].

L’Unione diocesana sacristi di Brescia propone, martedì 15 maggio, una giornata al santuario della Madonna della Bozzola a Garlasco (Pavia) in preparazione al Sinodo diocesano. Le iscrizioni si ricevono entro il 30 aprile fino a esaurimento posti. La quota di partecipazione è di 50 euro (compreso il pranzo). Per informazioni, si può contattare il presidente dei sacristi Giuseppe Giudici (0307267528).

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ome muoversi nel vasto campo dell’iniziazione cristiana? Quali stru-menti adottare? La dio-cesi si sta interrogando

da tempo sulla necessità della for-mazione dei catechisti anche con l’ausilio di strumenti ad hoc. An-che per questo motivo il prossimo 13 aprile, alle ore 20.30, presso il Centro pastorale Paolo VI, sarà presentato uno strumento per ca-techisti dell’Iniziazione cristina dei fanciulli e dei ragazzi. Esso s’inse-risce in un progetto nato in seno alla Commissione diocesana per la catechesi in risposta all’esigenza di sostenere i catechisti dei fan-ciulli e dei ragazzi, di aiutarli ad af-frontare le difficoltà operative che incontrano nel loro servizio eccle-siale e di offrire loro degli elemen-ti utili per acquisire competenze di carattere pedagogico. Da più di un anno, tale progetto è stato affi-dato a un’équipe coordinata dalla dott.sa Monica Amadini, docente di Pedagogia all’Università cattoli-ca del Sacro Cuore (e dalla dotto-randa Loredana Abeni) e ha preso corpo in uno strumento dal titolo indicativo: “Il mondo dei fanciulli

e dei ragazzi”. Tale titolo evidenzia l’esigenza, oggi sempre più deter-minante, di coltivare uno sguardo complessivo a “tutto” il bambino e al suo ambiente relazionale, affet-tivo, culturale. Stiamo infatti as-sistendo, nell’arco di pochi anni, ad un mutamento importante del “mondo” dell’infanzia, che tocca il contesto sociale e relazionale (in particolare la fisionomia della famiglia) e le modalità della co-municazione (sempre più veloci e iconocentriche) e di apprendimen-to (meno logico e più modulare, “stellare”, a rete…). Tutto questo incide sul processo di crescita dei bambini e quindi va considerato in ambito educativo.

  Il catechista attento avverte sul-la propria pelle da un lato un di-sagio comunicativo che insinua il dubbio dell’inefficacia o, peg-gio, dell’inutilità del suo inter-vento; dall’altra, la necessità di una adeguata proposta formativa e di un ineludibile aggiornamen-to. Lo strumento intende rispon-dere a queste esigenze, fornendo al catechista una griglia di lettura che possa aiutarlo a decodificare il linguaggio, gli atteggiamenti, le

modalità dell’apprendimento, lo sviluppo del pensiero dei fanciul-li, per un intervento educativo più mirato, a misura del fanciullo e del ragazzo “reale” che ha dinanzi. Del resto, l’attenzione al bambino “reale” (e non solo immaginato o immaginario) risponde alle stesse esigenze del Vangelo. Il Vangelo, infatti, è Parola che salva assu-mendo la storia concreta dell’uo-mo ed esige quindi, di essere “in-carnata” nelle storie particolari di ogni persona. La fedeltà a Dio implica un’attenzione educativa ai destinatari, nel nostro caso ai fanciulli e ai ragazzi, con le loro caratteristiche ed esigenze pecu-liari. Anche per questo, lo stru-mento distingue opportunamen-te due fasce di età – 6-8 anni, 9-11 anni – offrendo per ognuna spunti di riflessione e schede con sugge-rimenti di carattere metodologico. Lo strumento sarà pubblicato e reso disponibile in seguito ad una fase di sperimentazione sul territo-rio (l’anno prossimo), per le zone che ne faranno richiesta. L’incon-tro è rivolto in modo particolare ai catechisti dell’Icfr che si ritrovano a contatto con i ragazzi.

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“Germogli di speranza” è il titolo del film che verrà proiettato giovedì 12 aprile alle ore 20.30 presso il teatro dell’oratorio di Leno. Una fedele ri-costruzione dei giorni nei quali, du-rante l’estate del 1947, il giovane Ka-rol Wojtyla venne ospitato a casa di don Francesco Vergine (nella foto) a Seniga. Entrambi studenti a Ro-ma, i due giovani divennero amici e si frequentarono dal novembre del 1946 al giugno del 1948. Nell’estate del 1947 il giovane don Karol, futuro

Giovanni Paolo II, per ragioni politi-che non potè fare ritorno in Polonia e avrebbe dovuto trascorrere le va-canze estive in Italia. Fu così che don Vergine lo invitò a passare qualche giorno a Seniga. Trascorsero giorni intensi, in cui Wojtyla, tra passeggia-te e pedalate in bicicletta, ebbe mo-do di conoscere i territori bagnati dai fiumi Mella e Oglio, visitare la città di Cremona con il suo spendido Duo-mo. Prestò aiuto al parroco di Seniga nell’attività pastorale. Un soggiorno

sereno che il giovane Karol, orfano, provato dalla guerra e dal clima po-litico polacco, serbò nel suo cuore per tutta la vita. A distanza di 31 an-ni fu eletto Papa. Verrà ribattezzato il Papa dei giovani, ma anche della sofferenza, del pellegrinaggio, della devozione a Maria. La storia narrata nel film offre occasioni di riflessione e messaggi positivi e ha come prota-gonisti attori non professionisti del nostro territorio. Alla proiezione in-tervengono mons. Luigi Corrini, Al-

fredo Tradigo, giornalista di “Fami-glia Cristiana”, Meri Roversi, regista e sceneggiatrice del film, Angelo Lo-catelli, autore del libro “Karol Wojt-yla – La vacanza di un futuro Papa nella Bassa Bresciana – Seniga 1947 “ che ha ispirato dialoghi e immagi-ni, e Stefania Sandrelli (attrice del film). La serata è proposta dalla Li-bera Università dei Santi Benedetto e Scolastica, con la collaborazione dell’oratorio San Luigi di Leno. L’in-gresso è libero.

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on Severino Treccani è uno di quei preti che han-no legato per sempre il lo-ro nome, la loro vita e il loro ministero a un solo

paese. Per lui è stato Calcinatello, una comunità dove ha vissuto per 60 anni: prima come curato, poi come parroco e, infine, come sacerdote quiescen-te. La sua famiglia di origine conta-dina proveniva da Castiglione delle Stiviere. A Ghedi, dove la famiglia si era trasferita, frequentò elementari e medie. A 14 anni entrò in Seminario e si preparò all’ordinazione che avven-ne nel 1944. Gli venne assegnata la parrocchia di Calcinatello, come cu-rato. Il giovane prete cominciò un in-tenso lavoro formativo per la gioven-tù, aprendo la propria abitazione agli incontri e alla catechesi. Era il primo dopoguerra e per Calcinatello erano anni duri: l’economia basata sull’agri-coltura non bastava a rispondere ai bisogni della gente, anche perché parte della campagna del territorio era brughiera poco produttiva. La vi-ta contadina era grama e costringeva non poche famiglie ad emigrare o al pendolarismo verso Brescia o Monti-chiari. Questa situazione economica alimentava anche una certa animo-sità politica che amareggiava molto il parroco, sostenuto in questo dalla freschezza di don Severino che, con animo battagliero, sapeva riportare a

ragione i parrocchiani più accesi. Nel 1953 don Zana fu chiamato in Semina-rio ad insegnare liturgia e la nomina a parroco di don Severino fu ritenuta naturale: era una comunità che cre-sceva e che ben conosceva e amava.

In via eccezionale è doveroso ricordare fra i sacerdoti diocesani defunti anche un presbitero della diocesi di Bergamo che ha speso molta parte della sua vita nella diocesi di Brescia. È don Carlo Ghitti, morto nel novembre dello scorso anno. È lui stesso che nel 1998, in occasione del 50° della sua ordinazione sacerdotale, ha scritto per “Alere”, il periodico del Seminario di Bergamo, la sua esperienza: “Sono giunto a questo traguardo con un malanno che ha

limitato la mia attività sacerdotale e che, praticamente, ha spezzato la mia vita in due tempi: il primo, quello normale di ogni prete, con il servizio pastorale svolto presso le parrocchie di Pianico, Sovere e Torre Boldone; il secondo riguarda tutto il resto della mia vita, condizionata da un male oscuro, irriducibile e ostinato”. Il male oscuro consisteva in una forma di agorafobia che gli rendeva impossibile la presenza e la parola in ambienti vasti e affollati. Per

questi motivi di salute dovette abbandonare il ministero diretto in diocesi di Bergamo e si ritirò a Rova, suo paese natale. Nel 1980, con l’approvazione del vescovo di Bergamo, mons. Giulio Oggioni, si trasferì a Maderno dove poté curare la salute e dedicarsi ad ambiti compatibili con le sue condizioni. A Maderno e nel territorio della riviera gardesana bresciana viene da tutti ricordato come un prete disponibile, accogliente, cordiale nel tratto, colto e arguto, intelligente

e sapido, capace di comprendere e di dipanare le matasse ingarbugliate dell’esistenza umana. Si ricordano volentieri i suoi interventi introduttivi a concerti o elevazioni spirituali: il tono caldo e suasivo, la passione e la dedicazione alla buona musica e al bel canto, la dedizione al suono dell’organo e la cura delle due Corali. La sua spiritualità, misurata nelle forme, ma ricca nella sostanza, ha segnato e sostenuto la sua esperienza di uomo, di cristiano e di prete.

significato “una casa” per la sua gente negli anni Sessanta e Settanta, quan-do il sogno dell’abitazione in proprio non era a misura di borsa dei lavora-tori. Frutto del suo pensiero costante ai giovani sono la riqualificazione del Bar Amici con il cinema, la Casa del Giovane, e infine l’oratorio. Dedicò anni di impegno e fatica amministra-tiva alla scuola materna Gaetano Maz-zoleni. Parroco fino al 1995, a Calcina-tello rimase anche dopo la rinuncia, ritirandosi nella sua casa in via Santa Maria e aiutando il nuovo parroco nel-le funzioni religiose, con discrezione, ubbidienza e dignitoso silenzio. Dopo 10 anni, nel 2005, la malattia lo colpì e lo costrinse a lasciare il paese per la Domus Caritatis Paolo VI dove ha atteso serenamente la chiamata alla vita eterna. Riposa nel cimitero della sua Calcinatello e vive nel cuore dei suoi abitanti che non scorderanno il bene ricevuto da quel parroco alto, dalla figura asciutta, sobrio, povero e ascetico senza essere severo e senza perdere l’affabilità del sorriso, ope-roso come una formica, saldo nella fede, capace di aperture improvvise alle novità, ma fermo fino all’invero-simile nelle sue idee. Dedito all’azione ma anche alla preghiera, alla lettura e allo studio, non era un grande oratore ma l’annuncio del Vangelo era chiaro, sostenuto da una forte e coerente te-stimonianza personale.

Si sentiva già da anni parte integran-te. Don Severino Treccani è stato un parroco con le idee chiare sui bisogni della parrocchia e dei parrocchiani. Sapeva andare al nocciolo dei proble-mi, sempre presente e vicino alla sof-ferenza fisica e morale di quei fedeli che considerava ormai i suoi figli. La sua era una vicinanza espressa con poche parole ma con pronta e fine sol-lecitudine. L’elenco delle opere e del-le iniziative da lui realizzate è lungo, ma quello che più conta è quanto non è misurabile e va oltre l’entità econo-mica. Fra le sue iniziative non va certo scordato il Villaggio Marcolini che ha

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Ogni anno arriva, puntuale, sul binario della festa e dell’allegria. Seridò è sempre Seridò con i suoi giochi, i suoi spettacoli, gli spazi per la creatività, il trenino, gli scivoloni, le barchette e, soprattutto, con i suoi bambini. I bambini di Seridò sono quelli a cui piace incontrare nuovi amici, quelli che non si stancano di guardarsi intorno, quelli che provano, quelli che corrono, che saltano, che cantano, quelli che di giocare non smettono mai.

È per loro che ogni anno Seridò si rimette “il vestito della festa”, chiama a raccolta tutti gli animatori, accende la musica e via, pronti per una nuova avventura. Un nuovo Seridò. La 16ª edizione prende il via al Centro Fiera del Garda di Montichiari dal 21 aprile al 1 maggio. Tutti i giorni, dalle 9.30 alle 19, potrete vivere la grande festa negli spazi allestiti con aree gioco, teatri, gonfiabili, laboratori creativi e tanto altro ancora. I giochi di Seridò sono prevalentemente al coperto e

non temono pioggia o brutto tempo.E se fra un gioco e l’altro vorrete fare una pausa, sarà possibile scegliere fra quattro aree pic-nic con 4.500 posti a sedere, due self service, bar, gelateria, zucchero filato ecc. A Seridò si gioca con tutto e con tutti, gratuitamente, e per chi ha meno di 12 anni l’ingresso a Seridò è libero. Per gli adulti il biglietto d’ingresso è di 10 euro e, naturalmente, tutte le attrazioni all’interno della festa sono gratuite.

rrivati alla 16ª edizione, sembra sia giunto il mo-mento di richiamare le motivazioni fondamen-tali della riproposizione

di Seridò. Nel corso degli anni Seri-dò è diventato un evento di rilevanza nazionale rendendo visibile non solo l’esistenza, ma anche l’identità delle scuole di ispirazione cristiana asso-ciate all’Adasm-Fism. Non si tratta tanto di una semplice propaganda, quanto della necessità di portare all’attenzione l’annuncio distintivo di queste scuole che si rifanno al mes-saggio evangelico. Da più di 40 anni l’associazione Adasm si batte per la difesa di queste scuole dal tentati-vo di essere riassorbite nel sistema delle scuole statali, rivendicando la propria autonomia e quell’identità che fa riferimento ai valori cristiani.Con il raggiungimento della parità, a seguito della legge 62/2000, è stato sancito il diritto all’esistenza; tuttavia dal riconoscimento legislativo non è scaturita la certezza normativa del-le risorse pubbliche, che rimangono affidate alla sensibilità dell’ammi-nistratore di turno: si è visto come in questi anni tale sensibilità si è in generale affievolita. Ora l’azione dei rappresentanti dell’Adasm a livello locale e della Fism a livello nazio-nale, per essere veramente efficace, deve avere alle spalle una comunità di scuole impegnate a migliorare co-stantemente la qualità della propria proposta, a renderla visibile facen-dola percepire come indispensabi-le. In tale azione sono chiamati tutti alla corresponsabilità: insegnanti,

della festa. E, secondo le aspettative, le scuole hanno risposto con gene-rosità: più di 130 si sono presentate all’appello. Sono state poi organiz-zate sei assemblee per incontrare i referenti e riflettere insieme sui si-gnificati dell’evento e sui meccani-smi organizzativi. Di fronte a tanta disponibilità è nata l’idea di un “Se-ridò day”, che si svolgerà il primo di maggio: sarà una giornata in cui alcu-ni insegnanti e genitori che si rende-ranno disponibili potranno “prestare servizio” a Seridò come animatori. Non si tratta di reclutare personale per coprire delle carenze, ma sempli-cemente offrire a chi anima le nostre scuole l’occasione di un’esperienza entusiasmante.

genitori, amministratori, personale ausiliario ecc. Seridò è un’occasio-ne per dimostrare questo impegno. Per questo nella fase organizzativa si è ritenuto opportuno individuare in ogni scuola un referente, che non solo si occupasse della distribuzione del materiale ma fosse punto di riferi-mento per rispolverare i valori ideali

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Anche per l’estate 2012 il progetto “Terre e libertà” propone dei campi di volontariato internazionale, organizzati dall’Ong delle Acli, Ipsia – che, con una sede operativa anche a Brescia, è la stessa che organizza il corso di geopolitica “Fabula Mundi”. Le mete dei campi di animazione e lavoro di quest’estate sono Albania, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Brasile, Kenya, Mozambico.

I volontari che scelgono i Balcani affronteranno un tour di 15 giorni in otto diverse località (tra Albania, Bosnia e Kosovo) per fare attività di animazione tradizionale e sport, mentre chi preferisce i campi extra europei viaggerà per circa 21 giorni in sei località divise tra Brasile, Kenya e Mozambico, dandosi da fare tra attività di animazione, lavorative e turismo responsabile.L’animazione è la modalità caratteristica e trasversale del

progetto: un modo per facilitare la socialità e le relazioni, oltre che un’opportunità per prendersi cura delle fasce più deboli della popolazione.I campi sono rivolti a tutti i giovani che abbiano compiuto 18 anni – mentre per i campi in America Latina e Africa l’età minima è di 23 anni. Per conoscere i dettagli del progetto e per prendere contatto con noi, visitate: www.aclibresciane.it e www.terreliberta.org

a riforma del mercato del lavoro è, probabilmente il tema più dibattuto a livel-lo economico, politico e sociale. Anche la direzio-

ne nazionale delle Acli ha detto la sua con un documento nel quale si affer-ma che la “proposta va nella giusta di-rezione”, anche se “restano in ombra alcune questioni rilevanti”. Si eviden-zia come “si rende pertanto necessa-rio che il governo scelga un percorso parlamentare aperto a integrazioni e miglioramenti […] le mediazioni si possono e si debbono trovare”. Tutta-via la riforma del mercato del lavoro servirà a poco se l’economia non tor-nerà a crescere e non si riusciranno a creare nuovi posti di lavoro. Sul punto vi sono prospettive e concezioni diver-genti tra quanti ancora vedono come unica àncora di salvezza “la crescita” e coloro che – essendo convinti di es-sere immersi in una crisi strutturale, di sistema – affermano che il modello in-dustriale, produttivo ed economico ba-sato sul consumo e sulla crescita non regga più, non sia così più riproponi-bile e ne vada perseguito uno alterna-tivo. Un modello industriale onnivoro nel consumo di risorse, con pesan-ti implicazioni ambientali e andatosi via via disgregando negli anni, fatica sempre più a reggere il confronto in-ternazionale e, inevitabilmente, i posti di lavoro connessi sono sempre più a rischio. Non dobbiamo nasconderci come, in questo quadro, posti di lavo-ro quali ad esempio quelli in Fiat – o, in una realtà a noi più prossima, quelli in Iveco – siano sempre più traballan-ti, non abbiano molto futuro e, molto

gli attuali posti di lavoro, le regole ed i diritti faticosamente conquistati, sem-bra però mancare loro una visione d’in-sieme e una prospettiva lungimirante. La quasi totalità del sistema partitico appare essere assente su questi temi. Tocca allora a quanti agiscono nel pre-politico e nel pre-sindacale, singolar-mente o in forma associata, cercare di essere “profetici”, proporre visioni “lunghe” – seppur sempre più ravvici-nate e incombenti – farsi portatori di quei valori e di quelle pratiche di eco-nomia civile, sociale e solidale (per un’associazione come la nostra, anche nell’alveo di quanto viene indicato dal-la dottrina sociale della Chiesa) senza le quali le più o meno efficaci riforme rimarranno sulla carta.

probabilmente, siano destinati a scom-parire. In quest’ottica sarebbe necessa-ria una riflessione su come affrontare la transizione, prima o poi inevitabile, dall’attuale modello ad uno diverso. Le forze politiche e sociali paiono affette da miopia sul presente, non in grado di imprimere la svolta necessaria. I sindacati hanno il dovere di difendere

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i sente spesso dire “nativi digitali”, con più accezioni e sfumature, ma per Paolo Ferri sono tutti coloro che sono nati in case con geni-

tori che utilizzano schermi digitali e internet “Si possono considerare in Italia – precisa il professore – tutti quelli che hanno fino a 10 anni. I ra-gazzi delle medie un po’ meno, per-ché non tutte le case avevano internet e via dicendo”. Accanto ai nativi digi-tali Paolo Ferri mette i migranti digi-tali “che sta a indicare tutti coloro che si devono comunque confrontare con le tecnologie, al di sopra dei 25 anni; in qualche caso anche 18, cioè colo-ro che si ricordano la prima volta che hanno usato un computer e internet. È chiaro che ci sono varie gradazioni di migranti; un universitario o un di-ciottenne sono più vicini a un nativo digitale di quanto lo possa essere io”. I social network sono, per i nativi di-gitali e per chi a loro è più vicino non solo strumenti o mezzi ma “l’avvici-

namento al nocciolo fondamentale del sé. Man mano si scende con l’età sono delle estensioni del corpo, na-turalmente utilizzate”.Chiaro che questa considerazione appare evidente come un cambia-mento antropologico. L’evoluzione non è nuova per l’essere umano; la particolarità della situazione attuale è la repentinità. Il precedente vero è stata la stampa di Gutemberg, che però ha avuto bisogno di circa un centinaio di anni per imporsi. Ora il cambio è repentino e violentissimo: “Sono compresenti nello stesso anno generazioni diverse; in Italia da 0 a 18

anni sono connessi all’89%, quelli da 18 a 35 sono connessi al 70%, da 35 a 45 sono connessi meno del 60%, dai 45 in su meno del 50% e poi dopo i 63 sono connessi al 13%. Da noi ci sono tutte le gamme possibili di relazioni con la tecnologia”. Non tutte le real-tà sono come l’Italia, in una fase di transizione.Se tutto questo porta dei cambia-menti antropologici pare evidente chiedersi come pensino e come stu-dino i nativi digitali. Il professor Ferri è categorico: “Bene bene, non lo sa nessuno”. Il fenomeno è troppo re-cente perché ci siano dati precisi, ma le ricerche attuali dimostrano, ragio-nevolmente, che pensano in maniera diversa. “Le tac dimostrano che uno che gioca a scacchi e uno che gioca ai videogiochi– spiega hanno attiva-zioni neurali diverse. Ma questo non sappiamo cosa voglia dire. La stimo-lazione di alcune parti neurali rispet-to ad altre è evidente e questo indica che il frame cognitivo è diverso; di-

re come sia fatto è difficile”. Ci sono comportamenti diversi, in particola-re tre: sono nativi del codice digitale, quindi possono svariare su una gam-ma ampia di codici “l’alfabeto ha un ruolo diverso nella loro formazione”; l’attitudine ai videogiochi li porta a imparare più con l’esperienza e da ultimo la tendenza a condividere di più, comunicare con i pari e a utiliz-zare i social network. “Non c’è giudi-zio positivo o negativo – sottolinea il professor Ferri –in quanto detto. È chiaro che a fronte di questa diversa modalità di apprendimento si deve modificare anche la modalità di in-segnamento”. Sfida educativa quindi per genitori e insegnanti, quella che si sta preparan-do. “Bisogna avere confidenza con le nuove tecnologie. Certe trasmissioni televisive hanno fatto più danni di in-ternet perché nella rete c’è la possibi-lità di interazione e se c’è un paren-tal control acceso non avrei nessuna paura – continua – perché nemmeno

per caso capitano in contenuti scon-venienti. È chiaro che bisogna stare con i bambini”. L’analisi del prof. Fer-ri continua dicendo che è necessario mettere delle regole e che l’ideale è che giochino con il genitore o con gli amici. Per gli insegnanti il discorso è più complesso perché devono la-sciare i panni dell’insegnante gutem-berghiano per quelli dell’insegnante digitale. “Ma per gli insegnanti meno pagati d’Europa, di media tra i 54 e i 56 anni, mi chiedo chi glielo faccia fare. Altrove hanno attuato percorsi di formazione, incentivi e situazioni difficili: non c’è il computer in classe, non c’è la connessione ecc... Non si possono giudicare per questo gli inse-gnanti” conclude Ferri che aggiunge che però l’Italia è avanti metodologi-camente, ma senza strumenti, incen-tivi e assunzioni è difficile; sul futuro è ottimista: nell’arco di una decina d’anni il cambiamento sarà globaliz-zato; “dopodiché dipende dalle poli-tiche che applichi”.

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a “A qualcuno piace giallo” a “Brividi fuori scena”. Il passo è bre-ve. “Non si tratta di un epigono del vecchio fe-

stival – spiega Carla Boroni, presi-dente del Ctb – ma è un pezzetto di festival che si lega al teatro”. La rassegna, organizzata dal Teatro Stabile di Brescia e curata da Mag-da Biglia, con il coordinamento di Sonia Mangoni e la collaborazione di Milena Moneta (e così si ricom-pone il poker delle “signore in gial-lo”), prevede cinque incontri nel foyer del Teatro Sociale con altret-tanti autori che, oltre ad essere no-ti giallisti, si trovano ad avere nel loro lavoro contaminazioni con il mondo del teatro. Cinque scrittori che hanno puntato la loro lente di ingrandimento sul mondo, usando gli strumenti dell’ironia, dell’intro-spezione e della commozione e che raccontano della loro passione per la scrittura e, naturalmente, del loro

si fa dura; come la vita con le sue contraddizioni e il suo faticoso ar-rancare. “Il tempo del libro – spie-ga Balasso – non è definibile: è una mezza stagione dell’anima. Siamo di fronte a persone che non hanno una idea chiara su come andare avanti e il libro parla di come si può andare avanti”. Filo conduttore la ‘fabbri-ca’. “Una fabbrica d’armi, assonan-za con Brescia, uno dei paradossi economici della nostra civiltà: fin-ché c’è guerra, c’è speranza di avere lavoro”. Il figlio di un imprenditore viene rapito e un giornalista curio-so “vuole capire il perché di quello che è successo”. “Non formulo giu-dizi sui giornalisti. Ma mi fa un po’ pena il prodotto giornalistico per come si presenta oggi”. E a propo-sito della carta. “Ho comprato un e-book. E tutti a citarmi Umberto Eco, che afferma che il libro è una ‘forma troppo perfetta’. Ma è un sentimen-to primitivo, è nostalgia, è ricordo. Noi siamo nati con i libri, ma io con

rapporto con il teatro. Protagonista del primo incontro è stato Natalino Balasso, intervistato da Milena Mo-neta. Attore, comico, autore teatra-le e letterario, Balasso ha debutta-to in teatro nel 1990, in televisione nel 1998 e al cinema nel 2007. A Brescia ha presentato il suo terzo romanzo “Il figlio rubato” per i ti-pi di Kellermann editore. I fatti si svolgono nella ricca provincia del Nordest, famiglia, villa, fabbrichet-ta. Una vendetta terribile arriva da lontano. Un giornalista curioso sca-va per portare a galla segreti ben cu-stoditi. Il passato ritorna, la storia

Scoprire la contemporaneità di Gesù utilizzando il cinema è uno dei punti di partenza del progetto “Gesù nostro contemporaneo -- Il volto di Gesù nel cinema e nella cultura” promosso da Acec e Progetto culturale, che coinvolgerà 50 Sale in tutta Italia. Avrà una ricaduta bresciana in tre Sale della comunità, che proporranno due film e una tavola rotonda. La prima a dare il via alle proiezioni bresciane è la Sala Gloria di Montichiari lunedì 16 aprile alle 20.30 con il film “I colori

della passione” di Lech Majewski, con presentazione e dibattito. Lunedì 23 aprile alle 20.30: tavola rotonda sul tema “Gesù nostro contemporaneo. Il volto di Gesù nel cinema e nella cultura.”con la presenza di mons. Gabriele Filippini, vicedirettore della rivista “Madre”, e Matteo Asti docente di cinematografia all’Università cattolica di Brescia. Moderatore don Italo Uberti. Terzo appuntamento: lunedì 30 aprile alle 20.30 con il film “Incendies. La donna che canta” di

Denis Villeneuve; presentazione e dibattito. La Sala San Giovanni Bosco di Edolo propone invece il cartone animato “C’era una volta Gesù” di Derek Hayes e Stanislav Sokolov il 27 aprile alle 14.30 e il 29 alle 16. L’11 maggio alle 20.45 sarà invece “Il villaggio di cartone di Olmi” la seconda proposta, con introduzione e dibattito. Ancora da definire la tavola rotonda e l’intera proposta al Santa Giulia del Villaggio Prealpino.

l’e-book ne ho 500 in tasca. L’idea della tecnologia è molto più avan-ti di noi”. Per il secondo “brivido” è intervenuto Alessandro Zaccuri a colloquio con Claudio Baroni, vice direttore del Giornale di Brescia. “Dopo il miracolo” è l’ultimo lavo-ro di Zaccuri, giornalista, scrittore e critico letterario, definito un raro e coraggioso esempio di romanzo cattolico contemporaneo. Ambien-tata in un Seminario nei primi anni del pontificato di Giovanni Paolo

II, la trama del libro è un singolare intreccio in cui gli elementi classici del giallo si fondono con un’indagi-ne sulla natura stessa della fede. I prossimi “brividi” li daranno Piero Colaprico, giovedì 19, presentando “Da Trilogia della città di M. a Mala storie”, Marco Vichi, lunedì 23, con “Il commissario Bordelli e la forza del destino” e per finire Elda Lanza, giovedì 3 maggio, con “La signorina Olga”. I “brividi” iniziano alle 17.45 e sono a ingresso libero.

E D I T R I C E

LA SCUOLA

Roberto Piumini - Alessandro MonestierIllustrazioni di Valentina Mai

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LA SCUOLA

Nello sguardo di Zelda

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nomi anche quest’anno non mancano. E siamo solo al prin-cipio. Cipiesse ha già reso no-ti alcuni big del mondo dello spettacolo e della musica, e

altri se ne riserva, che scalderanno le già, si spera, calde serate prima-vrili e destive.Si comincia con Maurizio Crozza in “Giro d’Italialand” giovedì 26 aprile alle 21 al Palaeib. La data bresciana dello spettacolo in cui il comico por-terà in scena alcuni dei suoi cavalli di battaglia senza dimenticare la si-tuazione attuale. Persone incapaci che, senza alcun merito, risiedono ai posti di comando. Potrete ammira-re i beniamini di Italialand: da Mar-chionne a Montezemolo, da Bersani a Napolitano. Da Monti a Ghedinel-lo. Da Vasco a Zichichi. Tutti perso-naggi della “Penisola che non c’è”. Ingresso da 23 a 43 euro.Ma è solo l’assaggio questo di un pasto che si presenta lungo e ricco di portate: sabato 28 aprile alle 21 al PalaBrescia arriva Marco Men-goni, uno dei più amati dai teena-ger. La tappa bresciana è inserita nel tour 2012 del cantante di “Cre-dimi ancora” e “Solo”. Ingresso da 23 a 33 euro.La voce graffiante di Noemi invece sarà in terra bresciana il 3 maggio sempre al PalaBrescia all’interno del suo “Rossonoemitour 2012”. Impor-tante successo quello che sta racco-gliendo la cantante dopo il terzo po-sto al Festival di Sanremo conquista-to con “Sono solo parole”. Ingresso da 18 a 28 euro.

Invece il 10 maggio sarà Arisa, la se-conda classificata al Festival di San-remo, a calcare le assi del palco del PalaBrescia con il suo “Amami tour” in cui non mancherà “La notte”, bra-no del festival, ma nemmeno quello che l’ha resa nota al grande pubblico “Sincerità”. Ingresso da 18 a 28 euro.Maggio continua all’insegna delle voci femminili con quella di Fiorel-la Mannoia l’11 maggio ancora al PalaBrescia. Una delle voci femmi-

nili che hanno fatto e fanno la storia della musica italiana si esibirà in un concerto legato al suo ultimo album “Sud” in cui spicca la hit “Io non ho paura”. Ingresso: da 25 a 46 euro.Il cantante napoletano per eccellen-za Pino Daniele è l’artista che dome-nica 20 maggio si esibirà in concer-to ancora nella tensostruttura di via San Zeno. Classici e nuove hit come “It’s beautiful day”. Ingresso da 28 a 43 euro. Ci si sposterà in piazza Loggia per “Donne in canto” realizzato da Ant che si appoggia a Cipiesse per la lo-gistica. Secondo appuntamento do-po quello dell’anno scorso con le vo-ci femminili più importanti del pano-rama musicale italiano. In via di de-finizione il cast, così come il prezzo.Sabato 16 giugno saranno a Rezza-to, a Cascina San Giacomo, invece i Nomadi. Ingresso 23 euro.Il 14 luglio piazza Duomo ospiterà i Negrita in “Dannato Vivere tour 2012”. Tra le canzoni della band non mancherà certo “Brucerò per te”, ultimo successo. Ingresso 36 euro.Chiude questa serie di grandi nomi Giorgia che sarà presente in piazza Duomo il 23 luglio con la tappa bre-sciana di “Dietro le apparenze tour 2012”. Evento speciale che racco-glie i grandi successi della cantante e le hit del suo ultimo album come “È l’amore che conta”. Ingresso da 23 a 43 euro.Inizio di tutti gli spettacoli alle 21. I biglietti acquistati la sera dello spet-tacolo hanno un aumento di 2 euro.Info: cipiesse-bs.it.

Al PalaBrescia sabato 14 aprile alle 21 arrivano i Fichi d’India alias Bruno Arena e Max Cavallari. Da oltre 20 anni insieme i due, nello spettacolo, ripercorrono dall’origine il loro lungo percorso. Roberto Benigni li ha definiti “gli unici veri clown di questo millennio” e per mantenere fede alla definizione portano sul palcoscenico la loro comicità fisica, la plasticità dei loro personaggi, le trasformazioni rapide ed

irresistibilmente buffe ed una satira esilarante, i difetti (tanti) e le qualità (poche) degli italiani dal nord al sud. L’improvvisazione, gli aneddoti, le situazioni surreali avvenute veramente, la gavetta, le delusioni, le prime affermazioni e il successo. Una sorta di grande happening in cui potrebbe succedere di tutto e di più. Non mancheranno i loro personaggi e spettacoli cult, quelli che li hanno fatti amare

dai molti fan che li seguono sia a teatro che in televisione: “La bambina Annalisa ed il Tranviere con Ferma a…”, “Tu, da me, che cosa vuoi?”, “Shrek & Fiona”, “Le Professoresse e la scuola”, “Tichi Tic”, “Cotto e mangiato” e molti nuovi sketch. Unica certezza: divertimento assicurato. Prezzi dei biglietti da 20 a 30 euro (a cui aggiungere 2 euro di prevendita), con la possibilità di riduzioni. Info: palabrescia.it

Giovedì 12 aprile alle 20.45 Nando Pagnoncelli, direttore dell’Istituto di ricerca Ipsos, presso la Casa di formazione Bruno Foresti snocciolerà “i dati sui giovani”. Ha pubblicato il libro intervista con Mauro Broggi “L’opinione degli italiani non è un’opinione” (Pubblicato da La scuola). La serata, organizzata dal Centro oratori bresciani, rientra ne “I giovedì della formazione”. Ingresso libero e gratuito.

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Una mostra dedicata a Antonio Tagliaferri pittore, per conoscere meglio la figura dell’architetto bresciano, protagonista con il nipote Giovanni di interventi di restauro e ideatore di soluzioni innovative in campo architettonico, nel tentativo di consegnare una nuova immagine alla città di Brescia tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Realizzata dall’Aref e dalla Fondazione Ugo Da Como di Lonato, in collaborazione con la delegazione bresciana del Fai, l’esposizione presenta opere

a olio e acquerelli in cui l’artista riesce a coniugare l’abilità di disegnatore a una sensibilità per il genere paesaggistico arricchito dalla presenza umana. Molteplici sono i modelli ai quali il Tagliaferri guarda, in particolare la pittura bresciana dell’Ottocento di Angelo Inganni, vedutista urbano, i dipinti di Giuseppe Canella, Luigi Basiletti e Giovanni Migliara, dai quali esegue alcune copie di dipinti presenti in mostra. Tagliaferri non ama le grandi tele,

i suoi lavori sono a volte piccoli “quadretti”, nei quali dipinge con precisione fotografica monumenti e architetture della città, che fanno da quinte teatrali per i personaggi rappresentati; scene concitate che avvicinano le sue opere alla pittura di genere, con cui descrive la vita dell’epoca. In “Piazza della Loggia a Brescia” (nella foto), realizzato tra il 1862-64, l’artista inscena una veduta cittadina, dimostrando una conoscenza della prospettiva perfezionata durante i corsi presso

la Scuola di Architettura di Brera a Milano; di fronte alle loggette degli edifici dei Monti di pietà trova spazio un’immaginaria ed elegante fontana, segno del gusto eclettico e storicista dell’architetto, che contemplava un riassetto urbanistico del centro della città, contrapponendosi ai personaggi intenti al lavoro ai lati della piazza, di sapore realistico. “Antonio Tagliaferri pittore” vistabile fino al 22 aprile, da giovedi a domenica dalle 16 alle 19.30. (l.b.)

a presentazione del libro “La bomba e la Gina” di Marco Codebò, professo-re di letteratura e lingua italiana alla Long Island

University di New York è stata l’occa-sione per ricordare Giuseppe Pinelli, anarchico strumentalmente accusa-to della strage di piazza Fontana nel 1969. Manlio Milani ha discusso con l’autore del libro, la figlia del Pinelli, Claudia e l’avvocato della parte civi-le nei processi per le stragi di piazza Fontana e piazza Loggia Federico Si-nicato. Si tratta di un romanzo-inchie-sta che ripercorre i tragici avvenimen-ti del 21 dicembre 1969, nella banca dell’Agricoltura e la strage di piazza Fontana: cominciarono così gli anni di piombo. Una storia che ruota in-torno a due studenti statunitensi che arrivano nel bel Paese e, per una serie di eventi, si metteranno in cerca della verità sulla strage che sconvolse l’Ita-lia. Il romanzo vede nelle sue prime pagine un richiamo a quanto scritto da Pasolini sul “Corriere della Sera” nel novembre del 1974 “Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 21 dicembre del 1969”: quella fra-se è un’ineludibile verità. Tutti hanno

capito come si svolsero i fatti anche se i documenti e le prove sono stati cancellati. All’archivio su quella vicen-da fatto di una memoria immensa, ma che poggia su di una base fragile, man-ca una parte che Codebò ricostruisce nel suo romanzo. Una sorta di ripara-zione all’archivio con un “documen-to” inventato, che ha una solida base documentaria completata dall’imper-fezione dell’immaginazione. La Gina del titolo è una donna di cui racconta Licia Pinelli nell’intervista che ha pre-

ceduto il romanzo. Una conoscente di Pino che saputa la notizia del suo ar-resto come attentatore, la rifiuta e si reca incredula alla casa del Pinelli. La Gina rappresenta la coscienza popola-re che da subito capisce che qualcosa di poco pulito in quell’arresto c’è. Una contrapposizione nel romanzo e nella realtà quella della bomba, una crea-zione artificiosa e falsa per deviare il corso della storia e della Gina, la co-scienza popolare che non ha bisogno di prove per capire l’imbroglio.

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In occasione del 150° anniversario della nascita del poeta bresciano dialettale Angelo Canossi la casa editrice La Rosa ha pubblicato “Le stórie de Tóne Barbèl”, racconti di don Pietro Rigosa in dialetto. Come evidenzia mons. Antonio Fappani, l’autore “per esorcizzare la solitudine nella quale è venuto a trovarsi, non trova di meglio che tornare alla fanciullezza e ai personaggi che l’hanno popolata, gli ortolani di Collebeato e i

contadini di Pontegatello”. Il volume raccoglie 84 racconti, tutti in dialetto, quasi tutti della lunghezza di una pagina e alcuni illustrati da Luigi Salvetti.“Queste ‘Stórie’ apparse sui bollettini parrocchiali – scrive nella presentazione al volume mons. Osvaldo Mingotti, presidente dell’Istituto di cultura G. De Luca per la storia del prete – di cinquant’anni or sono, raccontano storie d’anime, di luoghi dello spirito, di speranza,

di filosofia spicciola. Raccontano sorrisi che soffiano dal cuore, quasi onde di gioie spinte dall’amore”. Il volume “Le stórie de Tóne Barbèl” raccoglie senza un ordine particolare episodi di vita, che offrono al lettore una morale apparentemente spicciola, ma di grande dignità umana. Piacevoli da leggere, in una lingua schietta e gagliarda come il dialetto bresciano, cominciano con “Gioàn dei mòcoi” e si chiude con “En pè nüd”. Il volume

è stato realizzato grazie alla collaborazione tra Fondazione civiltà bresciana, Collana “Èl fogarì”, Istituto di cultura G. De Luca per la storia del prete e il Comune di Collebeato. Conclude mons. Osvaldo Mingotti “È un libro da leggere, per riscoprire il piacere di fantasticare e di sognare come si sognava una volta, quando eravamo più tranquilli perché rispecchia la vita di una civiltà più umana e cristiana”.

opo aver dato e ottenuto tutto quanto ci si può at-tendere dal rock, ecco il Vasco che non ti aspetti, alle prese con il riarran-

giamento in chiave classica di 13 sue canzoni, per adattarle al balletto clas-sico “L’altra metà del cielo”, in scena in questi giorni (dal 3 al 13 aprile) alla Scala di Milano. Un progetto nato in funzione della collaborazione con il Teatro della Scala, con 13 suoi brani rivisitati in chiave classica/pop-rock per il balletto allestito dalla coreo-grafa Martha Clarke, ma che è diven-tato anche un album che, pur senza alcuna canzone inedita, è intrigante. Il cd è stato registrato secondo i det-tami delle ultime sofisticate tecniche di registrazione, per cercare di dare la miglior qualità possibile a canzoni che ci presentano il lato “classico” di Vasco. Un disco assolutamente sor-prendente, per la cui realizzazione Vasco si è affidato agli arrangiamen-ti curati dal maestro Celso Valli, che non ha “stravolto” i 13 brani ma li ha rivestiti con citazioni che rimandano a Debussy, Ravel e al classic-jazz di Gershwin. Ecco l’elenco delle canzo-ni: “Albachiara”, “Silvia”, “Susanna”,

to. Le canzoni in questa versione ap-paiono eleganti e accompagnano un balletto diviso in quattro parti: L’ado-lescenza, La maturità, La crescita, L’abbandono. L’idea della coreografa, in sintonia con l’immagine di donna che emerge dalle canzoni di Vasco, è di rappresentare, attraverso tre perso-naggi (Albachiara, Silvia e Susanna) l’evoluzione della donna nei momen-ti della vita. Le tre donne sono identi-ficate da canzoni diverse: Albachiara da “Anima fragile”, Silvia da “Brava” e Susanna da “Gabri”. Nella terza par-te Albachiara da “Incredibile romanti-ca”, Silvia da “Brava Giulia” e Susanna da “Delusa”. Nell’ultima rappresen-tazione Albachiara diventa “Jenny (è pazza)”, che si ritira nel silenzio e nel sonno, tradita dai suoi sogni e dalle sue illusioni. Silvia diventa “Laura”, che aspetta un figlio per Natale e si realizza come donna, madre nella fa-miglia. Susanna diventa “Sally”. una donna consapevole e sola, orgogliosa e delusa ma sempre indomita. Lo spet-tacolo, che vede in scena anche tutto il corpo di ballo, si conclude con una canzone come “Un senso”, che rivela la profondità e il desiderio di ricerca di un grande artista italiano.

“Anima Fragile”, “Brava”, “Gabri”, “In-credibile romantica”, “Brava Giulia”, “Delusa”, “Jenny (è pazza)”, “Laura”, “Sally”, “Un senso”. L’esperimento è stimolante: le eroine delle sue canzoni vivono di vita propria in scena e si rac-contano attraverso il linguaggio del corpo, guidate dalle musiche e dalla voce di Vasco. Il risultato rivela così il lato nascosto delle canzoni di Vasco, che manifestano un valore musicale notevole, svestite dalla “semplicità” del rock e rivestite da arrangiamenti classico-moderni. Il disco segna un ulteriore passo avanti di un musicista forse troppo semplicemente conside-rato puramente rock. Queste canzoni dimostrano invece una caratura su-periore e aprono nuovi orizzonti ad un’icona che pareva, anche per pro-blemi fisici, avviata verso il tramon-

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Dal lunedì al venerdì dalle 10.40 con Marco Vignoletti il ritorno del pedagogista Luigi Domenighini, gli interventi della psicologa Anna Grasso Rossetti, i consigli di Gabriele della libreria Paoline, i trucchi in cucina dello chef Riccardo Cominardi oltre ai collegamenti con gli organizzatori delle più belle feste della provincia. Inoltre il mercatino, la rubrica di cinema, le offerte di lavoro, e gli appuntamenti della sera. In Voce mattina solo la musica più bella.

Radio Voce segue in diretta dalla Cattedrale tutte le funzioni della Settimana Santa presiedute dal Vescovo, a partire dalla S.Messa crismale delle 9.30 del Giovedi Santo. Nella stessa giornata alle 20.30 inizia il Triduo pasquale, con la Messa in Coena Domini e la Lavanda dei piedi e il Venerdi santo la celebrazione In passione et morte Domini. Sabato Santo dalle 22 la Veglia Pasquale e domenica di Pasqua alle 10 il pontificale con la benedizione papale.

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La scorsa settimana Piero Angela, in-tervenendo a un convegno Rai sui be-ni culturali, ha affermato che “Il vero nemico della cultura non è lo share ma la noia”. Una grande verità, so-prattutto se detta in questo periodo di crisi non solo economica. L’affer-mazione di Angela potrebbe essere parafrasata in questo modo: “Il vero nemico dell’informazione in tv è sia lo share che la noia”. “Share” come corsa agli acquisti mediatici: lo guar-dano tutti, lo guardo anch’io; “noia” come incapacità di impegnarsi in un percorso che richieda sforzi di com-prensione e attenzione. Ecco i due ne-mici di “Report”, trasmissione di ap-

profondimento giornalistico in onda dal 25 marzo su Rai Tre ogni domeni-ca sera. Potrebbe essere più rilassan-te lasciarsi intrattenere da show e fic-tion, ma mettere la testa nella sabbia non può che peggiorare la situazione: da un pubblico informato invece na-scono cittadini più responsabili. Dal 1997 i reportage firmati da giornalisti freelance e presentati da Milena Ga-banelli hanno raccontato l’Italia nelle sue realtà più controverse, chiaman-do in causa istituzioni, enti privati e pubblici, politica, amministrazioni locali e realtà prima poco conosciu-te o addirittura nascoste. Quanti sono gli scheletri nell’armadio dell’Italia? I

problemi e le lentezze della burocra-zia italiana, l’arretratezza economica del sud, la spesso discutibile ammi-nistrazione pubblica, la carenza di energie sostenibili, i segreti delle mul-tinazionali… “Report” vuole essere una voce fuori dal coro che racconta ai cittadini come vanno le cose. Una vera e propria battaglia contro lo sha-re: le prime due puntate della stagione in corso, andate in onda nelle scorse settimane, hanno dovuto confrontarsi con il rush finale del “Grande Fratel-lo”, e nonostante ciò hanno raggiunto gli stessi numeri di pubblico del noto reality-show. Una bella soddisfazione, soprattutto guardando al futuro. Cer-

to, combattere contro la noia, contro il qualunquismo del resto dell’offerta televisiva, è la battaglia più importan-te. La verità che ci racconta “Report” fa male, parla di ingiustizie che, per il fatto di essere perpetrate ad alti livel-li economici e istituzionali, passano inosservate all’uomo della strada, ma delle quali poi tutti sentiamo le conse-guenze nella lunga distanza. Per fortuna il pubblico premia lo sfor-zo del team della Gabanelli con largo consenso: negli ultimi anni i dati au-ditel si sono assestati intorno ai tre milioni di spettatori, con punte fino a 4,5 milioni per puntata.La forza del programma sta nell’or-

ganizzazione del lavoro. Sono i gior-nalisti, indipendenti dalla redazione, a realizzare i reportage sul campo, con interviste e riprese video. Una volta montato il filmato lo vendono alla rete. Lavorare fuori dal labirinto della tv di Stato, lontano da dirigenti manovrati e da censure preventive, permette di essere liberi da restrizio-ni e di andare a fondo nelle notizie. Spesso si sente dire “Non guardo Re-port sennò mi arrabbio”. È questo il punto: è meglio arrabbiarsi per un’Ita-lia che può cambiare proprio grazie alla consapevolezza dei cittadini o è meglio tapparsi il naso e far finta di niente?

Dalla Domenica delle Palme e per tutto il mese di aprile nella rubrica “Musica per lo spirito” don Alberto Donini (direttore della Scuola diocesana di musica S.Cecilia) ci guida all’ascolto di composizioni sacre per il tempo pasquale. In onda nella seconda parte della Buona Novella alle 11.30 circa. Il commento al Vangelo di Pasqua è del nostro vescovo Luciano Monari. In Primo Piano don Claudio Zanardini presenta il prossimo

pellegrinaggio diocesano a Fatima e Santiago, guidato da Giacomo Canobbio dal 9 al 16 aprile. Il programma, prodotto da VoceMedia e curato da Betty Cattaneo va in onda anche in differita, la domenica su Radio Voce Camuna alle 8; Ecz alle 15; Radio Claronda alle 16; Radio Basilica Verolanuova alle 10.30; Radio Ponte Manerbio alle 12.30; Radio Raphaël alle 9. Le rubriche sono disponibili in podcast sul sito www.radiovoce.it

La prossima puntata della rubrica settimanale “La Buona Notizia” apre con il servizio “La Settimana Santa” che presenta interviste sul tema della felicità e dell’essere lieti oggi. A seguire: tra le numerose Via Crucis organizzate sul territorio, le telecamere della Buona Notizia hanno seguito quella di Gottolengo. “Il vescovo a Brescia Trasporti”: il 2 aprile mons. Monari ha celebrato una Santa Messa nella sede dell’azienda bresciana incontrando poi i dipendenti e i loro familiari.

“Golgota” al Museo diocesano, è la mostra di 90 opere dell’artista tedesco Thomas Lange che rimarrà aperta fino al 30 aprile. “La Buona Notizia” va in onda: la domenica alle 13.05 su Teletutto e alle 18.30 su Tt2 Teletutto; su Super TV la domenica e il martedì alle 20; su Più Valli TV la domenica alle 8; su Teleboario la domenica alle 8.15 e alle 10; e su www.vocemedia.tv che manderà in onda anche il pellegrinaggio diocesano con il vescovo Monari “La via di Damasco”.

La Messa del sabato alle 18.30 è trasmessa dalla parrocchia del Divin Redentore di via Pendolina su TT 2 Teletutto (87) e Super Tv (92-115).

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iuseppe Pinelli e Luigi Calabresi. Intorno alla parabola tragica di que-ste due vite ruota “Ro-manzo di una strage”,

la ricostruzione che Marco Tullio Giordana – con gli sceneggiatori Stefano Rulli e Sandro Petraglia – ha dedicato alla bomba che, il 12 dicembre 1969, esplose nella Banca nazionale dell’agricoltura di Milano causando 17 morti e oltre 90 feriti. Da un lato l’anarchico Pinelli (Pier-francesco Favino), nemico del po-tere ma anche della violenza, preci-pitato in circostanze non chiare da una finestra della Questura milane-se durante un interrogatorio seguìto alla strage. Dall’altro il commissario Calabresi (Valerio Mastandrea), ri-goroso rappresentante dello Stato, che quando Pinelli cadde non era nella stanza ma che fu additato dal-la sinistra extraparlamentare come l’“assassino” dell’anarchico. L’ulti-ma scena è quella del suo omicidio, il 17 maggio 1972. I due, racconta il film, si conoscevano ed erano capa-ci di parlarsi senza odio: ma sono stati entrambi travolti.Tra lo scoppio della bomba e la mor-te di Calabresi scorre un periodo oscuro della storia italiana che il film ripercorre suddividendolo in

capitoli, a loro volta scanditi da un sapiente montaggio che incrocia le vicende di molte figure chiave. Il “ballerino anarchico” Pietro Val-preda, inizialmente sospettato, e gli estremisti di destra Freda e Ventura su cui si concentrarono in seguito le indagini. Magistrati in cerca di verità, come il Paolillo interpretato da Luigi Lo Cascio e i giudici Stiz e Calogero. Alti funzionari dello Sta-to dai comportamenti assai opachi – Federico Umberto D’Amato (Gior-gio Colangeli), il vice capo dell’Uf-ficio affari riservati del ministero dell’Interno – e faccendieri coin-volti in trame oscure come il gior-nalista di destra Guido Giannettini.La ricostruzione arriva fino alle stanze più elevate del potere, dove il ministro degli Esteri Aldo Moro (Fabrizio Gifuni, un po’ manieristi-co) e il presidente della Repubblica

Saragat (Omero Antonutti, perfet-to) discutono dei depistaggi messi in atto dai servizi segreti per sviare il corso delle indagini, e di quanto la verità possa venir sacrificata alla ragion di Stato.Il romanzo di piazza Fontana, dopo tanto tempo, non ha purtroppo un finale, nonostante il film riproponga una tesi ritenuta piuttosto discutibi-le su ciò che avvenne in banca nel-le ore decisive. Il racconto è però chiaro, quasi didattico nel delineare le responsabilità e riprodurre senza enfasi le atmosfere di allora. In una messinscena d’impianto molto teatrale passano i cortei, le scritte sui muri, le assemblee, la violenza. Ma il regista contiene i quadri d’insieme e filtra gli eventi attraverso le azioni di personaggi tramutati in simboli di una stagione. Quello di Giordana è così anche un film di volti: l’espressione tesa del Calabresi di Valerio Mastandrea, la grinta sanguigna del Pinelli di Pierfrancesco Favino; l’esagitato Ventura (un ottimo Denis Fasolo) e le ghigne ambigue di un appara-to di potere poco affidabile. Infine le donne: Gemma Calabresi (Laura Chiatti) e Licia Pinelli (Michela Ce-scon), due mondi avvicinati dall’ir-ruzione del dolore.

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sodato: quando la cri-si viaggia più veloce dei vocabolari. Difficile tro-vare anche sui dizionari più aggiornati il signifi-

cato esatto di un aggettivo coniato per qualificare una categoria di lavo-ratori tra le più penalizzate dalle mi-sure anticrisi messe in atto dal gover-no Monti. Si tratta di quei lavoratori (20mila quelli stimati in Lombardia e 1000 nel Bresciano) che, a pochi me-si dalla pensione, venivano incentivati dalle aziende in difficoltà a scegliere la via del prepensionamento con il pagamento volontario (coperto da una buonauscita garantita dalla stes-sa azienda) di quella parte dei con-tributi Inps mancanti per il raggiugi-mento della pensione. Tutto questo sino all’avvento del governo Monti e i suoi primi interventi in materia di si-stema pensionistico. Lo spostamento in avanti dell’età per la pensione de-cretato dal Premier ha messo nelle ambascie questi lavoratori. Grazie alle misure messe a punto dal mini-stro Fornero si sono ritrovati così senza la possibilità di rientrare al la-voro e senza la copertura economica per l’anno aggiuntivo di contributi. Centinaia di lavoratori bresciani so-no passati così dalla promessa della pensione alla certezza della disoccu-pazione. Del problema si sono fatte carico tutte le sigle sindacali. A Bre-scia Cgil, Cisl e Uil hanno realizzato

introdotte al sistema pensionstico che oggi lascia “a metà del guado” lavoratori e lavoratrici che, avendo perso per tanti motivi il lavoro, ave-vano volontariamente avevano ac-cettato percorsi di mobilità con la ga-ranzia di raggiungere al termine della stessa il pensionamento. Dal gover-no non è giunta ancora una risposta precisa, se non una polemica “a stret-to giro” di dichiarazioni alla stampa tra il sottosegretario al Tesoro Gian-franco Polillo (“chi ha firmato con le aziende un accordo le cui condizioni cambino può chiedere che quell’ac-cordo sia nullo”, le sue dichiarazioni)

nelle scorse settimane un presidio davanti al palazzo della Prefettura per far giungere all’esecutivo, attra-verso la sua rappresentanza territo-riale, l’invito a trovare le soluzioni a un problema creato dalle modifiche

Nel corso dell’ultimo quadrienno il valore assicurato dal Condifesa Bre-scia, il consorzio difesa colture inten-sive, ha conosciuto un incremento del 63%, consolidando una forte crescita nel 2011 quando la raccolta è arrivata al tetto record di 180 milioni contro i 155 dell’anno precedente. Sono i nu-meri di maggior rilievo presentati dal presidente Giacomo Lussignoli all’as-semblea dei soci tenuta nelle scorse settimane. Giunto al termine del suo

mandato, Lussignoli ha tracciato il bi-lancio di quattro anni particolarmente complessi, segnati da una forte evolu-zione nel campo delle assicurazioni agevolate dei raccolti agricoli con con-tributo statale. L’assemblea ha segnato l’avvio ufficiale della campagna assicu-rativa 2012. Durante lo scorso anno il Consorzio ha gestito oltre 3600 certi-ficati, aumentando di ben 25 milioni i valori assicurati nel 2010 ed imponen-dosi a livello nazionale anche per una

proposta assicurativa sperimentale sui danni da diabrotica del mais, la prima del suo genere ad essere stipulata in Italia. I principali incrementi di valo-re assicurato hanno riguardato l’uva da vino, con un +24%, i bovini da lat-te (+20%), il mais, con un +12%, ma il vero boom ha riguardato i prodotti di più recente inserimento. L’assemblea ha poi rinnovato le cariche del consor-zio eleggendo il direttivo da cui uscirà il nuovo presidente.

e il ministro del Lavoro Elsa Fornero (“se ha una buona ricetta se ne faccia carico”, la replica). Nella disputa è in-tervenuta anche Confindustria che, per bocca del suo presidente Emma Marcegaglia ormai vicina alla fine del suo mandato, ha ribadito che quello dei lavoratori esodati (impegnati in un cammino dal posto di lavoro alla pensione che come quello del popo-lo di Israele potrebbe essere lungo, ndr.) è un problema che tocca allo Stato (che tra l’altro l’ha creato) risol-vere. Impensabile, per Emma Mare-cagaglia, che ancora una volta tocchi al sistema impresa farsene carico.

Le attuali condizioni meteorologiche, ormai persistenti da alcune settimane e caratterizzate da scarsissime precipitazioni, stanno preoccupando notevolmente il settore agricolo, allarmato dalla prospettiva di un’emergenza idrica in vista delle prossime irrigazioni.La disponibilità di acqua irrigua è notoriamente uno dei più importanti e imprescindibili fattori produttivi, da cui

dipendono fortemente gli elevati livelli qualitativi e quantitativi della produzione agricola regionale. Nell’ipotesi di una forte riduzione dei livelli di irrigazione le perdite potrebbero raggiungere il 50% delle rese tipiche della nostra agricoltura; considerando ad esempio le superfici totalmente irrigue investite a mais in Lombardia – oltre 350mila ettari – e le medie in termini di resa e di quotazione di mercato, ciò

potrebbe causare in termini economici perdite superiori a 350 milioni di euro.Confagricoltura Lombardia segnala pertanto la necessità di attivare azioni volte a scongiurare il rischio di una crisi idrica durante la prossima estate, tra cui, ad esempio, l’invaso dei laghi al fine di stoccare la risorsa idrica, assicurando così al settore agricolo una disponibilità di acqua sufficiente a garantire adeguati livelli di resa produttiva.

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n attesa degli sviluppi della stagione calcistica del Bre-scia Calcio, ora a un passo dai play off, dopo esser stati a un passo dai play out, tiene ban-

co nel cuore dei tifosi delle Ron-dinelle la questione dello stadio. Stadio nuovo, stadio vecchio, sta-dio ristrutturato. Questioni e situa-zioni in continua evoluzione su cui incidono la politica e l’economia, in maniera pesante e significativa.Il sindaco di Brescia Adriano Paroli si è più volte espresso a tal propo-sito, cambiando anche posizioni. Il primo cittadino è intervenuto su questo punto ai microfoni di Radio Voce durante la trasmissione “100% Brescia” condotta da Mario Ricci. I tifosi vogliono la sistemazione del Rigamonti, mentre l’amministrazio-ne comunale vuole uno spazio ad hoc per lo sport bresciano chiama-to cittadella dello sport.“La situazione – racconta il primo cittadino bresciano – è che il Ri-gamonti ha due problemi: uno che non può essere ristrutturato ma deve essere rifatto; rifatto signifi-ca che bisogna ricostruire lo stadio, lì o altrove è la stessa cosa. Certo in quella sede c’è già un sedime a disposizione. Ma lì c’è un quartie-re residenziale che è totalmente inadatto, mancano i parcheggi, la metropolitana non è sufficiente e non è la soluzione sportiva – con-

tinua ancora Paroli – alla quale può guardare la nostra città e sappiamo che i soldi spesi sul Rigamonti sono soldi spesi con il rischio di essere persi a breve”.Discorso quello del primo cittadi-no che non fa una piega davanti alle esigenze economiche, sociali, urbanistiche ma i tifosi e Brescia hanno bisogno di uno stadio fun-zionale “Mi rendo conto che l’en-

tusiasmo dei tifosi non fa i conti e non può fare i conti con il tempo della progettualità. È vero che l’am-ministrazione comunale di Brescia da 25/30 anni parla di stadio e non è riuscita a fare nulla. Credo che nes-sun sindaco si sia impegnato come me per lo sport e per la cittadella dello sport”.Il Pgt è stato approvato nei giorni scorsi e sono state individuate an-

Il ritorno al successo nell’ultima sfida di campionato a Parma, ha ridato un po’ di serenità al Calvisano dopo la batosta di Rovigo costata il primato in classifica. Gialloneri che rimangono a meno 3 dal Prato ma in piena corsa per gli spareggi scudetto. Con il morale alto, dunque, il Cammi punta al primo trofeo stagionale: la Coppa Italia. In programma questo venerdì alle 16.30 sul neutro di Prato.

L’avversario è la Lazio, già affrontata e sconfitta due volte in campionato: di misura all’andata sul terreno dell’Acquacetosa per 10-7 e nettamente nel return match del San Michele (30-11) dello scorso 10 marzo. La società ha messo a disposizione un pullman gratuito per tutti i tifosi interessati a seguire la squadra in Toscana. Bassaioli che hanno già messo in bacheca il trofeo nel 2004, capitolini mai arrivati così lontano. (r.m.)

Presentata la nuova stagione del Team Loda Millennium di ciclismo. L’obiettivo è fare meglio della pas-sata annata e i presupposti ci sono davvero tutti visto che all’esordio stagionale sono arrivati due se-condi e un terzo posto. Non ma-le per il team di cui è responsabi-le Nicola Loda e che vanta tra gli atleti di spicco Fabio Moreschi, 10 vittorie nel 2011 tra cui il se-condo posto alla Collo-Maniva in

occasione della quarta tappa del Brixia Tour. Sul fronte femmini-le, invece, la punta di diamante è Marisa Gervasoni, vincitrice della gran fondo Valli Bresciane e 3 La-ghi. Nonostante i sei anni di vita, il Team Loda Millennium può van-tare oltre 120 tesserati: 103 atleti uomini e 22 donne. Un impegno premiato nel 2011 con l’assegna-zione della Ruota d’Oro in quali-tà di migliore squadra ciclistica e

con il terzo posto nella classifica del Pedale di Platino. “È la prima volta che vinciamo questo premio – spiega Nicola Loda responsabile del Team Loda Millennium – che dà il giusto rinascimento alla squadra e alla nostra voglia di fare sport. Gli obiettivi per la nuova stagione sono, innanzitutto, di star bene in-sieme e poi vincere il più possibile sempre onestamente e con rispet-to degli avversari”.

che aree e zone legate allo sport: “Abbiamo creato cinque ambiti sportivi di quartiere e abbiamo lo-calizzato con la destinazione urba-nistica compatibile il parco dello sport. Contiamo che quello che og-gi è sulla carta diventi prima possi-bile realtà. Lo dico anche io da tifo-so e se si tratta di mettere mano a qualche gradinata per rendere più vivibile il Rigamonti, senza grosse spese possiamo farlo e in questo senso stiamo cercando di lavora-re; se si tratta di spendere soldi che non sono recuperabili e che non vanno verso una progettuali-tà vera non possiamo farlo, anche per la situazione di difficoltà che abbiamo”.Intanto il Brescia di Calori conti-nua la sua corsa e venerdì 6 aprile alle 17 arriva al Rigamonti il Vero-na; alle Rondinelle mancherà Zam-belli squalificato. Partita decisiva, così come è decisiva quella del 14 aprile in casa della Sampdoria. Il 14 aprile il futuro delle Rondinelle, stadio o no, sarà un po’ più chiaro. Quando alla fine del campionato mancheranno sette giornate.

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’è chi alza le braccia al cie-lo e guarda avanti con fi-ducia, chi tira un sospiro di sollievo e chi si mette le mani nei capelli. L’av-

vento del mese di aprile mette la pa-rola fine alla regular season di Élite, decretando i nomi delle 12 corazzate provinciali che inseguiranno il titolo e quelli delle 16 formazioni condannate alla retrocessione in Eccellenza. Saip, Ponte Zanano, Bar Ciringhito ed Er Costruzioni in ferro sono le capoliste dei quattro gironi della massima cate-goria del calcio a 7, e hanno il vantag-gio di poter scrivere i loro nomi nel-le caselle riservate ai quarti di finale. Prima ci saranno i faccia a faccia di andata e ritorno tra seconde e terze. Ecco le sfide: Lonato 2 – Gambara; Duomo Rovato – Cafè Noir; Verola-vecchia – Gardonese; Smv – Carroz-zeria Bosini. Tra loro c’è chi ha le car-te in regola per sovvertire i pronostici facendo lo sgambetto perfino a chi ha primeggiato nei gironi. Mentre qualcu-no sogna, altri salutano la categoria. Nel girone A sprofondano S. Giovan-ni, Marmentino, Drink Shop e Ospita-letto, mentre Sale Gussago, S. France-sco, S. Antonio e Violino precipitano in Eccellenza dal gruppo B. Niente da fare anche per Sirmionese, Dreamers, Vobarno e Bonjour Cafè nel girone C così come per Gelateria Marameo, Audax Virle, Mcm e Brandico nel D. Dall’Élite all’Open dove sono arrivati i primi verdetti. Le vincitrici dei 21 giro-

Ci sono uomini che lasciano il segno. Annibale Lombardi è stato uno di questi. Nacque nel 1926 e vide nascere il Csi Brescia nel 1945. A quel tempo la sua passione sportiva era già sbocciata. La coltivò nel corso degli anni sui campi di pallavolo di Brescia e provincia. Prima come atleta, poi come arbitro. Il suo amore per lo sport era autentico. Ha tenuto il fischietto in bocca fino a 75 anni raggiungendo ogni palestra in sella alla sua bicicletta. Il responsabile

della pallavolo Claudio Liloni lo ricorda così: “Era stimato da tutti. Annibale era una persona speciale, di un’umanità fuori dal comune. L’anno scorso lo invitammo alle finali provinciali e gli consegnammo una targa celebrativa a 10 anni dal ritiro. Lui quasi non volle venire per non disturbare, ma fu molto contento. La moglie ci disse che appena tornò a casa appese al muro il nostro riconoscimento con grande orgoglio”. La sua immagine e il suo ricordo resteranno.

ni zonali sono direttamente promosse nella massima categoria. Le seconde classificate e le tre migliori terze acce-dono ai playoff, dove verrà imbastito un tabellone di 24 squadre che si af-fronteranno in gare ad eliminazione diretta (andata e ritorno). In palio tre pass per il grande salto. Promosse in Élite: Castelnuovo 2005; A&F Villa Carcina; Corticellese; Due Effe Liquo-

ri e Bevande; Hotel Splendid Mayer; Lugana B; Sabbio Chiese; S. Pietro Eurocomp; Real Vigilio; Intrepida A; Gstl Real Valle; Bonomelli Nigoline; The Sun Vigilio ’96; Polaveno; Sport Team Zone; S. Gervasio; Athena Im-mobiliare; Ever Green; Mythos; Pon-te S. Marco; Gambara 007. Ai playoff: Roncadelle B; Qpm S. Benedetto; Smv Sovema; Virtus S. Faustino; Quartie-re Cinque Continenti; Mondo Giochi S. Felice; Fontana A; Tignale; Pezza-ze; Stp Marcheno; E2M; Atl Sporting Pontoglio; Giaffa Clusane A; Sorredi Mura; S. Rocco Palazzolo; Montirone; 18th Team; Piazzetta Stufe e Caminet-ti; Botticino; Az. Ag. Botta; Mezzane; Badia B; Inzino; Pregasso Insieme.

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Cittadini per sempre

Egr. direttore, qualche sera fa, in televisione, si in-tervistava un Sottosegretario dell’at-tuale governo. Un servizio giornali-stico aveva appena raccontato le traversie economiche che ormai accompagnano i mesi di un qual-siasi lavoratore, nella fattispecie un lavoratore del Nord. Il quale la-mentava la distanza del ceto poli-tico dai problemi quotidiani delle persone. Ebbene, il Sottosegretario commentando il servizio giornalisti-co esprimeva partecipazione umana nei confronti del lavoratore intervi-stato. E diceva, testualmente: “…questi problemi non è vero che non li conosco, li conosco invece, per-ché sono stato anch’io un cittadino”. Sobbalzo sul divano, guardando mia moglie annichilito. Se un uomo di potere afferma “sono stato un cit-tadino”, allora significa che non si ritiene più tale. Pertanto il rappor-to, per quanto mascherato da “tec-nica”, magari “perbene”, è l’antica immagine tra chi comanda e si sen-te “sopra/superiore/padrone” e chi subisce, che avverte di essere tenu-to “sotto/inferiore/servo”. E il fatto parla purtroppo, ancora una volta, di una autostrada fatta di potere, privilegio, senso di onni-potenza; solo declinati in modo più “politicamente corretto” e presen-tabile. Perché se persone perbene come sono in genere definiti i nostri attuali governanti, hanno dentro di sé una seppure inconscia (ma sareb-be ancor peggio!) idea di se stessi e della loro funzione nel consesso sociale…Qui non si tratta di essere “antipo-litici” o “antitecnici”, schiera pur-

troppo già abbondantemente rap-presentata anche nel panorama istituzionale. Semmai tutto ciò per ricordare le parole di Paolo VI sulla politica at-tiva come forma tra le più elevate di carità. Essa sta all’episodio te-levisivo dell’altra sera come la via stretta proposta dal Verbo incar-nato sta all’autostrada su cui corre veloce una parola molto spesso so-lo predicata

Gianmaria Manerba

Una testimonianzadal Brasile

Egr. direttore,le scrivo dal lontano Brasile dove mi trovo da 30 anni, avendo svol-to il mio lavoro pastorale 15 anni nell’Amazzonia e poi in molte par-rocchie e Seminari nel sud del Bra-sile. Avevo realizzato la mia prepa-razione nell’estinto Ceial di Verona negli anni settanta, e ho avuto la fortuna di studiare con bresciani quali, padre Franco Masserdotti, comboniano, che diventò poi Vesco-vo di Balsas e purtroppo morì per un banale incidente di bicicletta in città. Attualmente io mi trovo a La-ranjeiras do Sul, a pochi chilometri dall’Argentina, la parrocchia conta circa 50mila abitanti, distribuiti in città e nelle 40 Comunità sparse in un’area che corrisponde alla mia Val-le Camonica. Il mio attuale impegno è accompagnare il Seminario, Centro vocazionale saveriano che prepara e sceglie adolescenti e giovani che sono poi orientati ai due Seminari di Londrina e Curitiba. Collaborano con me altri due Saveriani, p. Gabrie-le, animatore vocazionale e p. Diego, bergamasco, che s’interessa della Pa-

storale indigena, visitando le “alde-ias”, comunitá degli Indios Kaigang, Guraní, Xetá, sparsi su un’area più grande della Lombardia. Al di fuori di questo lavoro nel Seminario, col-laboro nella pastorale con i tre padri Saveriani della parrocchia di Laran-jeiras, lavoro che è costituito dalle visite e celebrazioni nelle Cappelle dell’interno; nell’accompagnamento di alcuni Movimenti nell’area socia-le e religiosa, nonché in quella dei mass media, dato che in città abbia-mo quattro radio locali.La caratteristica della nostra popo-lazione che per la maggior parte è dedita all’agricoltura, è la mistura delle razze, infatti qui tra noi ab-biamo discendenti di africani, quin-di con pelle scura, e con tradizioni africane. Abbiamo discendenti da-gli Indios, che però non si sono an-cora adattati alla moderna società, e quindi vivono quasi tutti nei loro villaggi nell’interno. Abbiamo in-fine un buon gruppo di polacchi e di tedeschi, nonché il gruppo piú numeroso quello dei discendenti di italiani, immigrati in Brasile fin dall’inizio del secolo scorso. Quan-do all’inizio della Messa leggono le intenzioni per i defunti è facile ascoltare nomi quali: Anzanello, Ar-noldi, Abbiati, Anzani, Gotti, Guerra, Ferrari, Rossi, Clemente, Romano, Garibaldi, Toniolo, Veronesi ecc... E quello che meraviglia chi visita que-sta città, come le altre del Brasile, è notare che è già avvenuta una certa integrazione, ossia una capacità di rispetto e convivenza tra differenti etnie. Quindi possiamo dire che, no-nostante i molti problemi, a livello familiare, sociale e politico, qui noi esperimentiamo il Regno di Dio, quello che chiediamo sempre nella

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UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI

Associato Associato

preghiera che Gesú ci ha insegnato. Se non sbaglio questo problema del-la integrazione dei nuovi immigrati è vivo anche da voi, infatti leggevo nel-la “Voce” di dicembre che il numero dei figli di immigrati già raggiunge la cifra di 650mila, questo fatto esige-rà da parte degli italiani capacità di accoglienza e di apertura verso i diversi.Per questa volta chiudo qui la mia chiacchierata, e chiedo scusa se ho presentato un po’ il lavoro mis-sionario che svolgo in questa ama-ta terra brasiliana. Concludo con uno dei molti efficaci pensieri del nostro vescovo di Brescia mons. Monari: “Non ci sono azioni perso-nali che non abbiano influsso sul-la vita degli altri” (Voce del 15 dic. 2011); è con questa convinzione e con la forza dello Spirito Santo che anch’io aggiungo il mio mattone alla costruzione del Regno di Dio. Approfitto per inviare al vescovo mons. Monari, a lei direttore, ai sa-cerdoti, religiosi/e, amici missionari, ai fedeli della nostra diocesi, i miei più cordiali saluti, auguri per una Santa Pasqua ricca di gioie spiritua-li, auguri che arricchisco con la mia povera preghiera.

padre Marino Tognali

A sette annida quel 30 marzo 2005

Egr. direttore,il 30 marzo 2005, per l’ultima volta, Giovanni Paolo II si è affacciato alla finestra del suo studio. A distanza di sette anni, quei pochi minuti, ancora scolpiti nella mente e nel cuore di moltissime persone, costituiscono una delle più belle catechesi che mai siano state “scritte” e pronunciate.

È stata la più eloquente udienza che un Papa avrebbe potuto concedere.In un certo senso, il Vicario di Cri-sto, privato di tutto, privato del suo stesso corpo, umiliato, mortificato, guardato dai “suoi” con disagio e, forse, con disappunto, ha reso pal-pabile l’essenza del mistero di un Dio fatto uomo che salva l’umanità, non attraverso i trionfi terreni, ma attraverso il suo martoriato corpo, reso impotente, reso tumefatto dai chiodi della Croce.“La bellezza salverà il mondo”, così scriveva Dostoevskij, così ripeteva Giovanni Paolo II. Ma questa bellez-za non si identifica con la sapienza dei dotti, con le capacità intellettuali ed esegetiche, con il successo degli atti e dei programmi; non si identifi-ca neppure con la precisione o con l’acume di governo, neppure con la sapienza liturgica. La bellezza di cui parlava il grande scrittore russo si identifica, invece, con il nostro “ sta-re” accanto a Gesù nel Getsemani, nel continuare, liberati da timori e paure, a vegliare insieme a Lui. E il beato Giovanni Paolo II ha “ve-gliato” insieme al Suo Signore; a tal punto non Lo ha abbandonato nell’Orto degli Ulivi che il suo cor-po, divenuto negli anni una sorta di “prigione”, secondo la felice defini-zione del sempre compianto vatica-nista Giuseppe de Carli, in quel mer-coledì di marzo, vibrava di una luce possente e intensa, di una bellezza ineffabile e difficilmente compren-sibili secondo categorie meramente dottrinali e intellettuali. Giovanni Paolo II ha cambiato il mondo, “ha fatto” veramente la sto-ria, ha inanellato sconfitte e falli-menti e, forse, non ha neppure ben spiegato i contenuti della fede, ma

tutto questo è ben poca cosa se pa-ragonato al sublime sguardo di un Papa che, in una mattina di inizio primavera, due giorni prima di mo-rire, ha offerto se stesso in un atto di oblazione totale, “ completando nella sua carne i patimenti di Cristo”, e quindi, cooperando anche alla no-stra salvezza, anche alla mia!!! C’è qualcosa di inaudito e sconvolgente in tutto questo, qualcosa che rompe le categorie del nostro pensiero, si-curo solo se racchiuso dentro sche-mi rassicuranti. In questi giorni in-vitiamo a rileggere quanto scritto nel 2003 da padre Tadeusz Styczen, discepolo e amico del grande Papa: “Penso che il Santo Padre ci sfidi con la forza del suo spirito, nonostante la fragilità del corpo. Attraverso la debolezza del suo corpo si irraggia, infatti, Colui al quale permette in sé e per suo mezzo di parlare, Colui che lo riempie della propria forza..In mo-do chiaro mostra a noi, attraverso il suo fragile corpo, Colui accanto al quale vuole rimanere nel Getsema-ni, per consolare, insieme a quanti soffrono, Dio a nome di tutti noi. Vuole rendere possibile l’impossi-bile: cogliere per noi tutti l’occasio-ne perduta dai primi rappresentanti della Chiesa, fra essi Pietro. Libera-to dalla paura di fronte a chiunque, per amore a Cristo, ed a ciascuno di noi in Cristo, porta Questi all’uomo”. Siamo stati in grado, allora, di capi-re e comprendere il miracolo che si compiva davanti a nostri occhi? Lo hanno capito e compreso i sommi sapienti e teologi? Lo hanno com-preso le intellighenzie cattoliche? Una cosa è certa: lo hanno compre-so i piccoli, i sofferenti, i semplici e i peccatori!! Queste stesse umili persone, in ogni angolo del mondo,

il 2 aprile hanno rivolto la loro pre-ghiera a Dio per rendere grazie di un simile dono la cui memoria è ancora vivissima: a Buenos Aires si celebre-rà una S. Messa, mentre a Madrid, nella Cattedrale, i fedeli avranno la gioia di venerare le reliquie del Bea-to, unendosi così a quanti, in Nigeria, in Messico, in Colombia, a Panama, Brasile… hanno voluto con cuore grato testimoniare il loro speciale e indissolubile legame con il Beato Papa Giovanni Paolo II.

Carmela RandoneUn graziedall’Argentina

Egr. direttore,sono padre Carlo Mondini dei mis-sionari della Consolata di Zanano. Da 13 anni sono in Argentina. e sem-pre ho ricevuto “La Voce del Popo-lo”. Per questo voglio ringraziarla, con i suoi collaboratori. Qui c’è an-che un altro bresciano, padre Piero Togni, che riceve il settimanale. Al-lora approfitto, considerando che siamo vicini alla Pasqua, per rinno-varle i migliori auguri perché il Si-gnore risorto la benedica con tutti quelli che lavorano con lei.

padre Carlo Mondini

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