lacan. il seminario. libro xi

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  • 8/19/2019 Lacan. Il Seminario. Libro XI

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    Jacques Lacan

    Il seminario

    Libro x i

    I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi

    1 9 6 4

    Testo stabilito da Jacques-Alain Miller

    Ed izion e italiana a cura di Giacomo Contri

    Esemplare fuori commercio per la distribuzione ag li effetti di legge

  • 8/19/2019 Lacan. Il Seminario. Libro XI

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    Titolo originale

     Le séminaire de Jacques Lacan. Livre XI. Les ¿f unire concepts fonà&mentaux de la psychamdyse (1964)

    Copyright © *973 Éciitions du Seu il. Paris

    Copy right © *979 Giu lio Einaudi editore s. p. a., TorinoTraduzione di Sciana Loaldi e Irène Molina

  • 8/19/2019 Lacan. Il Seminario. Libro XI

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    Indice

    p. 3 I. La scomunica

     L ’ inconscio e la ripetizione

    19 11. L ’inconscio freudiano e il nostro

    30 in. Del soggetto della certez2a

    43 iv . La rete dei significanti

    54 v. Tyche e automaton

     Lo sguardo com e oggetto a

    69 vi. La schisi fra occhio e sguardo

    81 vii. L’anamorfosi

    93 vili. La linea e la luce

    107 ix. Che cos e un quadro?

     I l transfert e la pulsione

    125 x. Presenza dell’analista

    138 xi. Analisi e verità ola chiusura dell’inconscio

    1 j 1 x i 1. La sessualità nei défilés del significante

    164 x iii. Smontaggio della pulsione

    377 x iv. La pulsione parziale e il suo circuito

    190 xv. Dall’amore alla libido

     I l campo dell ’Altro e ritorno sul transfert 

    207 xvi. Il soggetto e l’Altro (I): l ’alienazione

    220 x v ii. Il soggetto e l’Altro (II): Tafanisi

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     VI INDICE

    p. 234 x v i i i.  Del soggetto supposto sapere, della diade prima,

    e del bene248 xix. Dall ’interpretazione al transfert

     Resta da concludere 

    267 xx. In te più di te

    281  Av verten za  

    283  Postfazione

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    Il seminario

    Libro XII qu at t ro concet ti fondamentali del l a p s ic a n a l is i

    1964

    l

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    L’inconscio freudiano e il nostroPensiero selvaggio. - Non c’è causa che di ciò che 2oppica. - Beanza, inciampo, trovata, perdita. - La discontinuità. —Signorelli.

    Per cominciare in orario inizierò il mio discorso di oggicon la lettura di una poesia che per la verità non ha alcun rap

    porto con quel che vi dirò — ma che ne ha uno con quel che hodetto l’anno scorso, nel mio seminario, delPoggetto misterioso, l’oggetto più nascosto — quello della pulsione scopica.

    Si tratta del breve poema che a pagina 73 del F011 d ’Elsay Aragon intitola Contre-chant.

     Vain ement ton image arrive à ma ren contreEt ne m’entre oh  je suis qui seulement la montreToi te tournan; vers moi tu ne saurais trouver Au mur de mon regard que ton ombre rèvée

    Je suis ce malheureux comparable aux miroirsQui peuvent réfléchir mais ne peuvent pas voirGomme eux mon oeil est vide et comme eux habitéDe Tabsence de toi qui fait sa cécité

    Dedico questo poema alla nostalgia che taluni possonoavere di quel seminario interrotto, di quanto vi sviluppavointorno all’angoscia e alla funzione dell’oggetto a .

    Essi coglieranno, penso — mi scuso di essere cosi allu sivo -coglieranno il sapore del fatto che Aragon — in quest’operamirabile in cui son fiero di trovare l ’eco dei gusti della nostra

    generazione, quella che fa si che io sia obbligato a ricollegarmi ai compagni della mia età per potermi ancora intendere suquesta poesia — Aragon fa seguire il suo poema da questa rigaenigmatica:  A in si dit une fo is An-Nadft, comme on l ’avait invite pour une circoncision.

    Punto in cui chi ha ascoltato il mio seminario dell’annoscorso ritroverà la corrispondenza delle diverse forme dell’oggetto a  con la funzione centrale e simbolica del men-phi  [-

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    2 0 L ’ INCONSCIO E LA RIPETIZIC L ’ INCONSCIO FREUDIANO E IL N OSTRO 21

    le, che Aragon conferisce alla connotazione storica, se cposso dire, dell’emissione da parte del suo personaggiopoeta folle, di questo controcanto.

    i .

    Ci sono alcuni qui, lo so, che stanno introducendosi al r

    insegnamento. Vi si introducono grazie-a scritti già dati Vor re i che sapesse ro che un a de lle coordinate indispensaper apprezzare il senso di tale primo insegnamento va trota in questo: che essi non possono, da là dove sono, imm;;nare a qual grado di disprezzo, o semplicemente di miscoiscimento per il loro strumento, possono arrivare i profesjnisti della psicoanalisi. Sap piano che per qualche anno, è :ito necessario tutto il mio sforzo per rivalorizzare agli occhcostoro tale strumento, la parole, per ridarle la sua dignitifar si che per loro questa non continui ad essere quei mi  quelle parole svalorizzate in anticipo che li obbligavano a:sare lo sguardo altrove per trovarne il corrispettivo.

    È cosi che, almeno per un certo tempo, ho potuto passper uno ossessionato da chissà quale filosofia del linguag^o heideggeriana, mentre non si trattava che di un riferirtito propedeutico. E non è perché parlo in luoghi come c;sti che parlerò di più da filosofo.

    Per occuparmi di qualcosa d ’altro, cui effettivamente sto più agevole dare qui un nom e, si tratta di qualcosa che achiamerò altrimenti che rifiuto del concetto. Ecco per ché,me ho annunciato al termine de l mio primo cors o, è ai con.:ti freudiani principali - che ho isolato in numero di qua tte come aventi propriamente questa funzione — che cerchioggi di introdurvi.

    Le parole sulla lavagna sotto il titolo di concetti freudi ;sono i primi due — l’inconscio e la ripetizione. Il transferspero di affrontarlo la prossima volta — ci introdurrà dire

    mente agli algoritmi che ho creduto di dover proporre r»,pratica, specialmente ai fini del la messa in opera della tee *analitica come tale. Quan to alla pulsione, il suo accesso &cora cosi difficile — a dire il ve ro , ccsi inaffron tato - che qst’anno non credo di poter fare di più che arrivarci, dopoavremo parlato del transfert.

     Ved rem o dun que solo l ’essen za dell’analisi — e special-mente ciò che di profondamente problematico, e di direttivoal tempo stesso, spetta in essa alla funzione d ell’analisi didattica. Solo dopo esser passati per questa esposizione potremoforse, a fine anno — senza minimizzare a nostra volta il latomobile , persino scabroso, delPapproccio a questo concetto - ,affrontare la pulsione. Ciò in contrasto con coloro che vi siavventurano in nome di riferimenti incompleti e fragili.

    Le due frecce che vedete indicate sulla lavagna dopo  L ’inconscio  e  La ripetiz ione sono rivolte al punto interrogativoche segue. Esso indica che la nostra concezione del concettoimplica che esso è sempre stabil ito in un approccio che non èsenza rapporto con quello che ci è imposto, come forma, dalcalcolo infinitesimale. Infatti, se il concetto si modella su unapproccio a quella realtà ch’esso è fatto per cogliere, è solograzie a un salto, a un passaggio al limite, che esso si compierealizzandosi. Ci è allora richiesto di dire in cosa possa compiers i - direi, in forma di quant ità finita — qu ell’elaborazioneconcettuale che si chiama inconscio. Lo stesso per la ripetizione.

    Gli altri due termini iscritti sulla lavagna alla fine dellariga,  Il soggetto e II reale sono quelli in rapporto ai quali saremo condotti a dar forma alla questione posta la volta scorsa: la psicoanalisi, nei suoi asp etti paradossali, singolari, apo-retici, può, tra noi, esser considerata come costituente unascienza, una speranza di scienza?

    Comincio col prendere il concetto di inconscio.

    2.

    La maggioranza di questa assemblea ha qualche nozionedel fatto che io ho avanzato che l’inconscio è strutturato come un linguaggio, il che si riferisce a un campo che ci è og giassai più accessibile che non al tempo di Freud . Lo illustreròcon qualcosa che si è materializzato su un piano sicuramente

    scientifico, cioè il campo esplorato, strutturato, elaborato daClaude Lévi-Strauss, e da lui fissato con il titolo di  Pen siero  selvaggio.

    Prima di qu alsiasi esperienza, di qualsiasi deduzione in di  vidua le , prima ancora che v i si iscrivano qu elle esperienzecollettive che non sono riferibili che ai bisogni sociali, qual

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    22 L’INCONSCIO E LA RIPETIZIO: L ’INCONSCIO FREUDIANO E IL NOSTRO 23

    cosa organizza questo campo, ne iscrive le linee di forza iiziali. È la funzione mostrata da Claude Lévi-Strauss come verit à della funzion e totemica, e che ne riduce l’apparenzla funzione classificatoria primaria.

     Ancor prima che si stabilis cano relazioni che siano ptpriamente umane, certi rapporti sono già determinati. E ì sono presi in ciò che la natura può offrire com e supporti, su

    po rti che si dispongono in temi di opposizione. La natura fcnisce, diciamo la parola, dei significanti, e questi significarorganizzano in modo inaugurale i rapporti umani, ne cosituiscono le strutture, e li modellano.

    L ’importante per noi è che vediamo qui il livello in cuiprima di qualsiasi formazione del soggetto, di un soggetche pensi, che vi si situi —c’è qualcosa che conta, che è cotato, e in questo contato già c’è il contante. È solo in seguiiche il soggetto ha da riconoscersi in esso, riconoscervisi 0me contante. Ricordiamo l’ingenuo intoppo in cui s’è in<gliato quel tal misuratore del livello mentale, al sentire il 1gazzino enunciare:  Ho tre fratelli: Paolo, Ernesto e io.  Madel tutto naturale — prima sono contati i tre fratelli, PaolErnesto e io, poi c’è io al livello in cui si dice che devo ride

    tere il primo io , vale a dire io che conta. A i giorni nostr i, nel tempo storico in cui siamo di formzione di una scienza che si può si qualificare come umana, nche bisogna distinguere bene da ogni psicosociologia, cioèlinguistica il cui modello è il gioco combinatorio che opeinella sua spontaneità, da solo, in modo pre-soggettivo —, eco la struttura che dà all’inconscio il suo statuto. È lei, in ogicaso, ad assicurarci che sotto il termine di inconscio c’è quacosa di qualificabile, accessibile e oggettivabile. Ma quandincito gli psicoanalisti a non ignorare questo terreno, che cloro un solido appoggio per la loro elaborazione, ciò vuol fose dire che penso di tenere i concetti storicamente introdolda Freud sotto il termine di inconscio? Ebbene, no! non Ipenso. L'inconscio, concetto freudiano, è altra cosa, e vorr

    cercare di farvela cogliere oggi.Non basta certo dire che l’inconscio è un concetto dinanco, perché sarebbe sostituire l’ordine del mistero più corre:te a un mistero particolare —la fo rza serve in generale a desgnare un luogo di opacità. È alla funzione della causa elifarò riferimento oggi.

    So bene d i star entrando su un terreno che, dal punto di vi sta della critica filosofica, non manca di evocare tutto un mondo di riferimenti, quanto basta per farmi esitare tra essi -non avremo che da scegliere. Almeno una parte del mio uditorio resterà abbastanza a bocca asciutta se mi limiterò a indicare che nel  Saggio sulle grandezze negative di Kant possiamo cogliere quanto dappresso sia trattata quella beanza che

    da sempre la funzione della causa offre alla presa concettuale. In questo saggio è detto pressappoco ch e è un concetto infond o inanalizzabile - impossibile a comprendersi con la ragione - po sto che la regola della ragione, la Vemunftsregel,  sia sempre una Vergleichung o equivalente -, e che nella funzione della causa resta in modo essenziale una certa beanza, termine usa to nei Prolegomeni  dello stesso autore.

    Non starò a far notare che da sempre il problema dellacausa è l’imbarazzo dei filosofi, e che non è poi cosi semplicecome si potrebbe credere al veder equilibrarsi in Aristotelele quattro caus e - perché non sto filosofando e non pretendodi alleggerirmi di un carico cosi pesante con cosi poc hi riferimenti, che bastano appena a render sensibile cosa voglia dire ciò su cui insisto. La causa, per noi, per quanto Kant l’i

    scriva nelle categorie della ragion pura — più esattamente laiscrive nella tavola delle relazioni, tra l’ inerenza e la comunità —non per questo la causa è resa più razionale.

    Essa si distingue da quel che c’è di determinante in una ca- 1tena, in altri termini dalla legge.  Per esemplificare, figuratevila legge di azione e reazione: queste ci sono, per cos i dire, inun colpo solo. Non c’è l’una senza l’altra. Un corpo va a fracassarsi al suolo: la sua massa non è la causa di quel che rice

     ve in ritorno dalla sua forz a v iv a, ma la sua massa è integrataalla forza che gli ritorna per dissolverne la coerenza grazie aun effetto di ritorno. Qui non c’è beanza se non alla fine.

     A l contr ario, ogni vo lta che parliamo di causa, c ’è semprequalcosa di anticoncettuale, di indefinito. Le fasi della lunasono la causa delle maree — in ciò sappiamo che la parola cau

    sa è usata bene. Oppure: i miasmi sono la causa della feb bre- anche in questo , che non vu ol dir niente , c’è un buco , equalcosa che viene ad oscillare nelPintervallo. In breve, nonc ’è causa che di ciò che zoppica.

    Ebbene! l ’inconscio freudiano, è in questo punto che cerco di farvi vedere per approssimazione che esso si situa, in

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    24 l ’ I NC ONSCI O E L A R IPE T I Z »L'INCON SCIO FREUDIANO E IL NOSTRO 25

    quel pun to in cui, tra la causa e ciò che ne è affetto, c’è xpre lo zoppicamento. L ’importante non è che l’inconscioitermini la nevrosi — a questo proposito Freud ha ben voi:tieri il gesto pilatico d el lavarsene le mani. Un g iorn o o I;tro, si troverà forse qualcosa, dei determinanti umorali,}!co importa — questo gli fa lo stesso. Perché l’inconscio ci 31stra quella beanza attraverso cui la n evro si si raccorda cor,reale — reale che, quanto a lui, può benissimo non essere;terminato.

    In qu esta beanza succede qualcosa. Turata qu esta beai:la nevrosi è guarita? In fondo la questione è sem pre apeiSoltanto, la nevrosi diventa altro, talvolta semplice inferità, cicatrice,  come dice Freud — non cicatrice della nevema dell’inconscio. Questa topologia, non sto li a snoccioli

     vela trop po sapientemente, perché no n ne ho il temp osalto in medias rei,  e credo che potrete sentirvi guidati 1termini che introduco, quando andrete ai testi di Fre ud. 1dete da dov e egli parte — da [l’Eziologia del le nevrosi  — e cutrova nel buco, nella fessura, nella beanza caratteristica 0la causa? Qualcosa dell’ordine del non-realizzato.

    Si parla di rifiuto. Ma è andar trop po in fretta in materi:d’altronde, da qualche tempo, quando si parla di rifiuto dsi sa più co sa si dice. L ’inconscio, innanzitutto , ci si marista come qualcosa che sta in attesa nell’area, direi, del n, nato.  Che la rimozione vi scarichi alcunché, non fa stupoÈ il rapporto con il limbo della fabbricante d’angeli.

    Questa dimensione è sicuramente da evocare in un r:stro che non è nulla di irreale, né di de-reale, ma piuttostonon realizzato. Non è mai senza perico lo che si agita quale;in questa zona di larve, e forse è proprio della posizione cl’analista — se egli vi è veramente — il dover essere assediati

     voglio dire realmente — da coloro presso cui ha evocato qsto mondo di larve senza aver sempre potuto portarle finola luce. No n ogni discorso è qui inoffensivo — lo stesso discso che ho potuto tenere in questi ultimi dieci anni trova ccertuni di questi effetti. Non è invano, persino in un disc

    so pubblico, che si mira ai soggetti, e che li si tocca in ciò cFreud chiama ombelico — ombelico dei sogni, egli scrive ]designare cosi, come termine estremo, quel centro d’incogto che non è altro, come lo stesso ombelico anatomico cherappresenta, che la beanza di cui parliamo.

    Per icolo d el discorso pubblico in quanto esso si rivo lge appunto al più prossimo — Nietzsche lo sapeva, un certo tipo didiscorso non può che rivolgersi al più lontano.

     A dire il vero, qu esta dimensione de ll ’inconscio che stoevocando era dimenticata,  come Freud aveva perfettamenteprevis to. L ’inconscio si era richiuso sul suo messaggio grazieai buoni uffici di quegli attivi ortopedeuti che son diventatigli analisti d ella seconda e della terza generazione, che si sono adoperati, psicologizzando la teoria analitica, a suturare

    questa beanza.Credetemi, nemmeno io la riapro mai senza precauzioni.

    3-

    Certo ora, in questa data, la mia, nella mia epoca, sononella posizione di poter introdurre nel dominio della causa lalegge del significante, nel luogo in cui questa beanza si produce. Re sta nondimeno che, se vogl iamo cap ire di che cosa sitratta nella psicoanalisi, bisogna tornare a evocare il concettodi inconscio nel tempo in cui Freud ha proceduto a forgiarlo- non possiamo infatti renderlo compiuto se non portandolo

    al suo limite.

    L ’inconscio freud iano non ha nulla a che fare con le formedette di inconscio che l’hanno preceduto, o accompagnato, oche ancora Io avvolgono. Per capire quel che voglio dire aprite il dizionario del Lalande. Leggete la squisita enumerazionedi Dwelshau vers in un lib ro pubblicato una quarantina d’anni fa da Flammarion. V i sono enumerate otto o dieci forme diinconscio che non insegnano niente a nessuno, che designano semplicemente il non-conscio, il più o meno co nscio, e, nelcampo delle elaborazioni psicologiche, si trovano mille varietà supplementari.

    L ’inconscio di Freu d non è affatto l ’inconscio r o m a n t i co della creazione immaginante. Non è il luogo delle divinitàdella notte. Senza dub bio non è del tutto senza rapporto conil luogo cui si volge lo sguardo di F reud - ma il fatto cheJung, relais dei termini dell’inconscio romantico, sia stato ripudiato da Freud, ci indica a sufficienza che la psicoanalisiintroduce de ll’altro. M a neppure nel dire che l’inconscio cosiinghiotti-tutto, cosi eteroclito, elaborato da Edouard Von

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    2 6 L ’INCONSCIO E LA RIPETIZICW L'INCONSCIO FREUDIANO E IL NOSTRO 27

    Hartm ann per tutta la sua vita di filosofo solitario, non è l ’:nconscio di Freud, non bisogna andare troppo in fretta; Freistesso, nel settimo capitolo dell’ Interpretazio ne dei sogni"'  fa rifer imen to in nota - questo per dire che è il caso di ancaa vedere più da vicino per individuare ciò che in Freud se :•distingue.

     A tutti que sti inconsci, sempre più o meno affiliati a u ' volo ntà oscura considerata come primordiale, a qualcosa pc

    ma d ella coscienza, ciò che Freud oppone è la rivelazione oa livello dell’inconscio c’è qualcosa di omologo in tutti i puti a ciò che avviene a livello del soggetto - che c e qua lccche parla e che funziona in modo altrettanto elaborato chiliv el lo del conscio, che perde cosi qu ello che sembrava essefil suo privilegio. Conosco le resistenze che ancora provocqu esta semplice notazione, pure cosi sensibile fin nel più pi:colo testo di Freud. Leggete in proposito il paragrafo di qrfsettim o capitolo intitolato  L ’obl io dei sogni,  a proposito cequale Freud non fa riferimento che ai giochi del significane

    Non mi accontento di questo massiccio riferimento. Vi bsillabato punto per punto il funzionamento di ciò che an?:tutto ci è proposto da Freud come il fenomeno dell’incctscio. N el sogno, ne ll’ atto mancato, nel motto di spirito, 0

    cosa colpisce anz itutto? Il modo d i inciampo con cui essi afpaiono.

    Inciampo, mancamento, fessura. In una frase pronuncita, scritta, qualcosa viene a vacillare. Freud è calamitato Jquesti fenomeni, ed è li che va a cercare l’inconscio. Li quacosa d ’altro domanda di realizzarsi - qualcosa che appai;cer to, come intenzionale, ma di una strana temporalità. Qu:che si produce in questa beanza, n el senso pieno del termin

     prodursi, si presenta come la trovata. È cosi anzitutto che Psplorazione freudiana incontra ciò che avviene nell’inccrscio.

    Trovata che al tempo stesso è soluzione, non necessari:mente compiuta, ma, per quanto incompleta sia, ha quel ceito-non-so-che che ci tocca con quel particolare accento eh

    Th eo do r Reik ha cosi ben isolato - isolato soltanto, percnFre ud l ’aveva già fatto notare prima di lui - la sorpresa: ciper cui il soggetto si sente superato, per cui ne trova, a t  tempo, più e meno di quanto si aspettasse, ma che ad og:modo ha, rispetto a ciò che s’aspettava, un valore unico.

    O ra questa trovata è, fin dal momento in cui si presenta,una ritrovata e, per di più, sempre pronta a sottrarsi di nuo vo, istaura ndo la dimensione de lla perdita.

    Per lasciarmi andare a qualche metafora, Euridice due volte perduta, ecco l’immagine più sensibile che possiamo dare,nel mito, di quello che è il rapporto dell’Orfeo analista con

    l’inconscio.Col che, se mi permettete di aggiungere un po’ di ironia,

    l’inconscio si trova sulla sponda opposta dell’amore, che ciascuno sa essere sempre unico ed avere nella formula una perdut a dieci trovate la sua miglior applicazione.

    La discontinuità, ecco dunque la forma essenziale in cui ciappare inizialmente l’inconscio come fenomeno — discontinu ità in cui qualcosa si manifesta come un vacillamen to; Or a,se ta le discontinuità ha questo carattere assoluto, inaugurale,in quel cammino che è la scoperta di Freud, dobbiamo forsepo rla —come è stata poi in seguito la tendenza degli analisti —sullo sfondo di una totalità?

    Forse che Yuno è anteriore alla discontinuità? Non lo credo, e tutto quel che ho insegnato in questi ultimi anni tende

     va a far virare questa esigenza di un uno chiuso - miraggiocui è legato il riferimento ad uno psichismo da contenitore,sorta di doppio dell’organismo in cui risiederebbe questa falsa unità. Vo i vorre te accordarmi che l'uno  introdotto dall’esperienza dell’inconscio è l 'uno  della fessura, del tratto, della rottura.

    Sorge qui una forma misconosciuta deìl’uno. l’Uno  del-YUnbewusste. D iciamo che il limite dell'Unbewasste è VUti- begrifi —non il non-concetto, ma il concetto della mancanza.

    D ov ’è il fondo? È l’assenza? No. La rottura, la fessura, il ftratto dell’apertura fa sorgere l’assenza — cosi come il gridonon si profila su sfondo di silenzio, ma al contrario lo fa sorgere come silenzio.

    Se tenete salda in mano questa struttura iniziale, vi tratterrete dal lasciarvi andare all’uno o all’altro aspetto parziale di ciò che è in gioco a prop osito dell’inconscio — come, per

    esempio, il fatto che è il soggetto, in quanto alienato nella suastoria, che si trova al livello in cui la sincope del discorso sicongiunge con il suo desiderio. Vedrete che, più radicalmente, è nella dimensione di una sincronia che bisogna situarel ’inconscio — a livello di un esse re, ma in quan to esso può v er

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    28 L ’INCONSCIO E LA RIPETIZ CI L ’INCONSCIO FREUDIANO E IL NOSTRO 29

    tere su tutto, vale a dire a livello del soggetto dell’enunizione, in quanto, secondo le frasi, secondo i modi, ess-<perde nella misura stessa in cui si ritrova e in cui, in un’intriezione, in un imperativo, in un ’invocazione o in uno sma)men to, è sempre lu i a porre il suo enigma, e a parla re — in Ir

     ve , al live llo in cui tu tto ciò ch e si disp iega nel l’i nco nsc ic ,diffonde, come il micelio, secondo l’espressione di Fremiproposito del sogno, intomo a un punto centrale. È semidel soggetto in quanto indeterminato che si tratta.

    Qblivium   è lévis  con la e  lunga — levigato, unito, lis iOblivium   è ciò che cancella — che cosa? i l significante coitale. Ecco dove ritroviamo la struttura basale, che rende p> sibile, in modo operativo , che una cosa assuma la funzio ni'sbarrare, di espungerne, un’altra. Livello più primordi i  strutturalmente, de lla rimozione di cui parleremo più ta fEbbene, questo elemento operativo della cancellazion<quanto Freud, fin dal l’origine, indica nella funzione d icensura.

    E la censura con le forbici, la censura russa, o anche la o»sura tedesca, si veda Heinrich Heine all’inizio della Gertl  nia. Il signore a la signora Tal dei Tali hanno il piacere di  nunciarvi la nascita di un figlio bello come la libertà  — il dtor Hoffmann, censore, cancella la parola libertà.  C i si p

    sicuramente chiedere quale diventi l’elfetto di questa par*»per il fa tto di questa censura propriamente m ateriale, il eh;un altro problem a. M a è appunto su questo che ver te, nel r»1do più efficiente, il dinamismo deH’inconscio.

    Per riprendere un esempio mai sfruttato abbastanza, e dè il primo usato da Freud per la sua dimostrazione, la dimaticanza, l’inceppo di memoria riguardo alla parola  Sign ori  dopo la visita ai dipinti di Orvieto, com’è possibile non *der sorgere dal testo stesso, e imporsi, non la metafora, marealtà della sparizione, della soppressione, dell 'Underdri  kung,  del passar sotto? Il termine di  Signor,  di  Herr,   pa:-sotto — il padrone assoluto, dicevo una volta, la morte insolma, è sparita li. Non vediamo allora, li dietro, profilarsi tuli

    ciò che necessita Freud a trovare nei miti della morte del pdre la regolazione del suo desiderio? Dopo :utto, egli inco)tra Nietzsche per enunciare, nel suo proprio mito, che Diomorto. E forse sul fondo delle stesse ragioni. Perché il mifche Dio è morto — cos a di cui, per parte m ia, sono assai me,i

    sicuro, com e mito beninteso, d ella maggior parte degli intellettuali contemporanei, il che non è affatto una dichiarazionedi teismo o di fede nella resurrezione - , questo mito, forse,non è che il riparo trovato contro la minaccia della castrazione.

     A sap erli leggere, la troverete negli affreschi apocalittic idella cattedrale di Orvieto. Se no, leggete la conversazione diFre ud in treno —in cui non si tratta che della fine della potenza sessuale, di cui il suo interlocutore medico, l’interlocutore

    appunto di fronte a cui egli non riesce a trovare il nome di S ignorelli,  gli dice il carattere drammatico per i suoi pazientiordinari.

    Cos i l ’inconscio si manifesta sempre come ciò che vacillain un taglio del soggetto - donde risorge una trovata, cheFreud assimila al desiderio - desiderio che situeremo prov

     visoriam ente nella metonimia den udata del dis corso in causain cui il soggetto si coglie in qualche punto inatteso.

    Quanto a Freud e alla sua relazione con il padre, non dimentichiamoci che tutti i suoi sforzi non l ’hanno condotto adaltro che a riconoscere che, per lu i, restava intatta la questione, come egli ha det to a una delle sue interlocutrici —Che vuole una donna?  Questione ch’egli non ha mai risolto, si vedaquale è stata effettivamente la sua relazione con la donna, il

    suo carattere uxorioso, come si esprime pudicamente Jonesal riguardo. Diremo che Freud sarebbe stato un mirabileidealista appassionato, se non si fosse consacrato all’altra,nella fo rma dell’isterica.

    Ho deciso di interrompere il mio seminario sempre allastessa ora, le due meno venti. Com e vedete, og gi non ho co ncluso circa la funzione dell’inconscio.

     Mancano domande e risposte. 

    22 gennaio 1964.