l’energia del cinema maghrebino – nazione indiana

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23/12/09 02.23 L’energia del cinema maghrebino – Nazione Indiana Pagina 1 di 4 http://www.nazioneindiana.com/2009/04/17/l’energia-del-cinema-maghrebino/ Home Chi siamo Netiquette Contenuti « ZAMEL III dyptique: dire fari (Forlani vs Cipriano) » L’energia del cinema maghrebino [ricevo dall'Africa e volentierissimo pubblico. G.B.] di Giulia Marchi All’occasione dei 40 anni del Fespaco, il festival cinematografico panafricano di Ouagadougou, i registi maghrebini hanno partecipato in modo importante con lungometraggi, corti, documentari e video. Tra polvere e proiezioni, nella capitale burkinabè si incrociano personaggi di tutti i tipi. Un algerino, in particolar modo. Nella stanzetta in cui stampano i bagdes, si è messi ad incastro. Tra tavoli e computer, gli addetti alla comunicazione cercano di destreggiarsi nonostante il ritardo accomulato nella stampa delle accreditazioni. Chi necessita del pass a breve però, ha capito la tecnica da utilizzarsi: fare pressione. Sono incastrata tra altri giornalisti che richiedono insistentemente la carta. Non respiro, ed ho fretta. Tra un’ora, la cerimonia di apertura del festival. Entra qualcun altro nella stanzetta già satura. “Buongiorno, buongiorno. Allora, è qui dove si può fare pressione per avere un badge?”. E’ un tipo smilzo, giovane, capelli neri, e fare accattivante. Nel giro di poco, con una certa scioltezza e simpatia forzata, riusciamo ad avere il nostro pass. Il tipo smilzo, infine, lo scopro essere Khaled Benaïssa, un giovane regista algerino con un cortometraggio in competizione. Mi dà gli orari delle proiezioni del suo corto, “Sektou! Ils se sont tus!” (“Si sono zittiti!”). Lo reincontro solo alcuni giorni dopo. In realtà, di formazione, è NAZIONE INDIANA versione 2.0 Cerca in Nazione Indiana cerca! Pagine » Chi siamo » Contatti » Responsabilità e privacy » Contenuti » Gomorra e dintorni » Privacy e libertà civili » Razzismi quotidiani » Netiquette » Bacheca » Iscriviti » Link esterni » Problemi e soluzioni Feed » Tutti gli articoli » Tutti i commenti Archivi Seleziona mese Categorie Seleziona una categ Commenti recenti » Robin Masters on l’uovo oggi e la gallina domani » Alessandro Ghignoli on Scaffali nascosti (5) » enrico on dietrology » natàlia castaldi on dietrology » sandro dell'orco on Il discorso letterario alla prova del reale » pasquale vitagliano on dietrology » Flavio Pintarelli on Il discorso letterario alla prova del reale » Flavio Pintarelli on Il discorso letterario alla prova del reale » mauro baldrati on l’uovo oggi e la gallina domani » robugliani on l’uovo oggi e la gallina domani

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« ZAMEL III dyptique: dire fari (Forlani vs Cipriano) »

L’energia del cinema maghrebino

[ricevo dall'Africa e volentierissimo pubblico. G.B.]

di Giulia Marchi

All’occasione dei 40 anni del Fespaco, il festival cinematograficopanafricano di Ouagadougou, i registi maghrebini hanno partecipato inmodo importante con lungometraggi, corti, documentari e video. Trapolvere e proiezioni, nella capitale burkinabè si incrociano personaggi ditutti i tipi. Un algerino, in particolar modo.

Nella stanzetta in cui stampano i bagdes, si è messi ad incastro. Tra tavolie computer, gli addetti alla comunicazione cercano di destreggiarsinonostante il ritardo accomulato nella stampa delle accreditazioni. Chinecessita del pass a breve però, ha capito la tecnica da utilizzarsi: farepressione. Sono incastrata tra altri giornalisti che richiedonoinsistentemente la carta. Non respiro, ed ho fretta. Tra un’ora, la cerimoniadi apertura del festival. Entra qualcun altro nella stanzetta già satura.“Buongiorno, buongiorno. Allora, è qui dove si può fare pressione per avereun badge?”. E’ un tipo smilzo, giovane, capelli neri, e fare accattivante. Nelgiro di poco, con una certa scioltezza e simpatia forzata, riusciamo adavere il nostro pass. Il tipo smilzo, infine, lo scopro essere Khaled Benaïssa,un giovane regista algerino con un cortometraggio in competizione. Mi dàgli orari delle proiezioni del suo corto, “Sektou! Ils se sont tus!” (“Si sonozittiti!”). Lo reincontro solo alcuni giorni dopo. In realtà, di formazione, è

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zittiti!”). Lo reincontro solo alcuni giorni dopo. In realtà, di formazione, èun architetto. Ha svolto la professione per un anno, ad Algeri, ma nelmentre bazzicava già nell’ambiente cinematografico. « Nell’architetturaposso utilizzare solo una parte di me stesso. Nel cinema, posso mettermiin gioco al cento per cento. Utilizzo il mio corpo, la mia testa, la miavoce… ». Ha fatto l’attore, e poi è passato alla realizzazione. Pubblicità,qualche corto. Per sperimentare.Giovedì 5 marzo, ore 14, cinema Neerwaya. Khaled è con il suo gruppo diamici. Qualche regista maghrebino, tra cui il tunisino Malik Amara (“Lepoisson noyé”), il marocchino Mohamed Nadif, de “La jeune femme etl’instit”, e un critico cinematografico piccoletto e superattivo, di Rabat,chiamato Eljaouhary Abdelilah. La proiezione della serie di corti devecominciare. Oltre a Khaled, si presenta al pubblico in sala un altro algerino.Samir Guesmi. Il suo corto: “C’est dimanche!”.L’atmofera è promettente, i personaggi sono apparentemente interessanti edi una certa fibra. Le luci si spengono, e le proiezioni cominciano.Nonostante il passaggio delle sagome nere dei ritardatari, i corti eccitano ilpubblico, e un certo piacere visivo si mescola alla dolcezza delle storie.“C’est dimanche!” è l’ingenuità di un ragazzino algerino che cresce a Parigi.Una sorta di Romain Gary e il suo “La vie devant soi”. Freschezza,leggerezza, e vita. “Le poisson noyé”, è un’overdose di colori. Rapido,incalzante. Alla Kusturica. E infine “Ils se sont tus!”. Questo, non ricordanulla. O forse, richiama tutto. Benaïssa gioca con la telecamera, con lospazio, con il sogno, con la realtà, con il silenzio, con i rumori. Mescola icontrasti con una certa consapevolezza. Il suo personaggio è solo unespediente. Lavora alla radio, ha un’emissione notturna, e rincasa lamattina. Si mette a letto, chiude gli occhi. E al tempo stesso, la vita instrada comincia ad animarsi, miscelandosi al sonno del nostro personaggio.Un quartiere di Algeri che prende vita. Il mio quartiere, dice Khaled.E con quest’onirismo, racconta la storia della ferita dell’Algeria, in modoburlesco. Sembra voler mettere in scena il surrealismo che hacaratterizzato quel periodo, in quei pochi minuti di sogno. Ma soprattutto,in quel sogno, è la destrezza tecnica, e la lettura dello spazio che attira.D’altronde, Khaled, è un architetto. La telecamera si muove dall’alto albasso degli edifici, percorre la via come fosse un volatile. La prendedall’alto; ed è sempre in movimento. Alcune riprese poi, si ha l’impressionesiano state fatte da un buco. « E’ il rapporto tra l’interno e l’esterno che miinteressava in particolar modo. Ci avevo riflettuto molto durante i mieistudi di architettura. E c’è una sequenza nel film, che credo mostri quelloche volevo trattare. Si vede il mio personaggio entrare nello stabile… »,poi, l’inquadratura si sposta all’interno, guardando la strada, si sale, sivede il balcone, si esce in balcone, ed è di nuovo la strada. Lo spazio, ildentro e il fuori, dialogano, in una serie di riprese borrominiane.Spazio effimero nel cinema, spazio eterno in architettura. « Di tanto intanto ho ancora occasione di esercitare l’architetto che è in me. Gli amici,tutti nel campo, mi chiamano quando hanno un progetto da fare, e sonobloccati. Io arrivo come sguardo fresco, esterno, e il che porta a dellesoluzioni. Mi permette di fare dell’architettura a delle condizioni che mipiacciono. Perchè quello che mi infastidisce di media sono i limiti cheimpone. L’architettura è dell’arte, dell’espressione, della follia, ma bisognache stia in piedi. Quando si ha un film di cattiva qualità, non si deve faraltro che uscire dalla sala. Se peraltro è uno stabile ad essere di cattivaqualità, si rischia di non uscirne più… ».

Sta preparando il suo primo lungometraggio, Khaled. Anche se il suoproduttore non vuole che ne parli. Ma Khaled ne sta scrivendo lasceneggiatura, e dice d’immaginare molto, di produrre, di scrivereparlando. Quindi, ne parla. Non sarà più una riflessione sullo spazio. Lospazio è uno degli elementi da sfruttare per potersi esprimere al massimoquando si ha poco tempo, spiega. Un corto, una pubblicità, van bene. Maper un lungometraggio, è difficile lavorare solo sullo spazio. Il suoobiettivo, è di mettere in scena il cinema stesso. Il mestiere. E’ questo chelo incuriosisce e sul quale vuole lavorare ora. Sarà la storia di un’équipe de

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lo incuriosisce e sul quale vuole lavorare ora. Sarà la storia di un’équipe detournage, che seguirà, interrogandosi su pellicola, video, documentario,fiction… dove comincia il film? dove si ferma la realtà? E’ la telecamera aparlare? Tutte le questioni che avevano rimesso in discussione i francesicon la Nouvelle Vague… questioni che da allora han cambiato forma piùvolte, e che quindi vale la pena di riprendere in mano.Questo trentenne, dall’energia di un algerino istruito, ha il sangue caldo, euno spirito critico piuttosto puntuto. Quand’era giovane, in casa eracontinuamente a contatto con attori, gente di teatro, completamenteimmerso in discorsi su sceneggiature, sulla messa in scena… e venivaportato spesso a seguire spettacoli. Suo padre, è Slimane Benaïssa. Unoscrittore e drammaturgo algerino piuttosto conosciuto, che nel corso dellasua vita, è stato costretto a trasferirsi in Francia per dei problemi nel paesea causa di quel che scriveva. Ma Khaled non ama parlare di suo padre. E’abbastanza orgoglioso da voler affermare la sua persona senza contornarladi presenze. E’ indubbio che abbia inciso sulla sua formazione e sul suomodo di percepire la realtà, ma mi cita anche Belkacem Hadjadj eMohamed Chouikh, come figure portanti nel suo percorso cinematografico.Due registi algerini, anch’essi attori alla base. Poi si parla di Coppola,Scorsese, Godard… Ma quelli forse, sono un po’ come i Nirvana in ambitomusicale; tutti ci devono passare.« So che il mio lungometraggio sarà un flop, perchè devo sperimentare, eperchè ora mi sto esaltando con “Ils se sont tus!”… » Ci lavorava dal 2006,a questo corto, mentre ne faceva degli altri; per provare, sperimentare,capire. Ha vinto due premi al Festival del cortometraggio di Taghit ildicembre scorso, il suo “Ils se sont tus!”. E il Puledro d’oro per icortometraggi al Fespaco di Ouagadougou, che è appena terminato. Echissà se vincerà qualcosa anche al prossimo Festival del cinema africano,d’Asia e d’America Latina che si terrà a Milano dal 23 al 29 marzo, e alquale partecipa.Khaled, stuzzica di continuo i suo ‘fratelli’. Vuole che l’Africa si smuova, oche l’Africa smuova qualcosa. Le generazioni precedenti erano comeintimorite, a suo dire. Noi, abbiamo l’energia e forse i mezzi per guardarein faccia quello che un tempo era chiamato ‘l’uomo bianco’.Di sicuro, il giovane Benaïssa non resterà seduto a guardare. Qualsiasi cosaci sia da guardare.

Per ora non ci sono altri articoli su questo argomento.

Questo articolo è stato scritto da gianni biondillo, e pubblicato il 17 Aprile 2009alle 08:30, archiviato in Territorio, vasicomunicanti e contrassegnato cinemamaghrebino, Fespaco, Giulia Marchi, Khaled Benaïssa. Salva nei segnalibri ilpermalink. Seguine i commenti qui con il feed RSS di questo articolo. Commentie trackback sono attualmente chiusi.

8 commenti

apiPubblicato 19 Aprile 2009 alle 09:23 | Permalink

..ed io, volentierissimo!! leggo!in breve, sapevo del fermento che da tanto esisteva in quei lidi, ma ringrazioper averne avuto certezza, ora.come posso fare per conoscere ancora, di più, questi lavori? grazie per lospazio, api.

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sarahPubblicato 19 Aprile 2009 alle 10:49 | Permalink

khaled benaissa is a young grain of algerian genius,and we are proud of him

apiPubblicato 19 Aprile 2009 alle 11:42 | Permalink

scusate ancora, sono entrata nel sito e ho fatto tutto da me.potete pure escludere i miei commenti, ma vi ringrazio in ogni caso per lospazio e la proposta. antonia p.

gianni biondilloPubblicato 19 Aprile 2009 alle 17:43 | Permalink

scusate, ero fuori sede e per ragioni imperscrutabili i commenti sono andati inmoderazione…

sergio garufiPubblicato 19 Aprile 2009 alle 18:59 | Permalink

eh sì, la solita scusa, anche di vauro si dice che “per ragioni imperscrutabili èandato in moderazione” :-)

gianni biondilloPubblicato 19 Aprile 2009 alle 19:01 | Permalink

Sergio, non fare batutte, ché qui poi ci credono… ;-)

sergio garufiPubblicato 19 Aprile 2009 alle 19:56 | Permalink

ma che battuta, siete i furbetti del blogghettino, è tutto un magna magna.

apiPubblicato 19 Aprile 2009 alle 20:12 | Permalink

bè, i miei due “commenti” potevano essere anche cancellati…ho fatto tutto dame, nel mentre che si era fuori sede (come si fa, col coso, a metterci unsorriso?)qualcuno ha nominato Vauro? c’è giusto una cosina mia sul blog di Fernirosso,giusto in tema di battute!un caro saluto, api.

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