link*iostro n.2

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LINKiostro Il giornalino di LINK Bari - Gius-Polita 07.04.2011 L'Italia (dis)unita. Siamo solo all’inizio del disastro? Sempre più alte le preoccupazioni per la centrale nucleare di Fukushima. Italia: terra di immigrazione. E la laicità resta “crocifissa”. Strasburgo: il crocifisso in aula è un simbolo passivo. INSERTO SPECIALE: AltraRiforma 2.0 Statuto. Per un percorso di trasparenza, democrazia e partecipazione. E'terminata la fase di designazione dei membri della Commissione Statuto, con il compito di adeguare lo Statuto dell'Università di Bari alle disposizione della Riforma Gelmini. Una riforma che abbiamo ampiamente contestato e rispetto alla quale abbiamo più volte annunciato il nostro impegno per eliminarne gli effetti più perversi, costruendo un'alternativa reale attraverso percorsi di democrazia e partecipazione. Dalle votazioni, che si sarebbero dovute svolgere anche sulla base dei curricula, e come riportato dalle notizie di stampa (vedi Gazzetta del Mezzogiorno, 2 aprile) si evince la volontà degli organi di governo dell'Università di eliminare preventivamente ogni forma di dissenso proveniente dal fronte "antiGelmini" all'interno alla stessa commissione, optando per candidati espressione di soggetti studenteschi (Azione Universitaria e Studenti Indipendenti) che nulla hanno detto e fatto in questi anni di mobilitazione. Nelle scorse settimane, avevamo chiesto un sistema più democratico per la scelta della componente studentesca, attraverso elezioni che coinvolgessero tutti gli studenti iscritti. Tale soluzione è apparsa non praticabile e abbiamo accettato il compromesso della consultazione dei rappresentanti e votazione negli Organi di Governo. Auspichiamo ora che si avvii una fase nuova per la nostra Università all'insegna della partecipazione, della democrazia e della trasparenza, permettendo sin da ora la pubblicazione sul portale dell'Università dei curricula (oggetto della valutazione discrezionale degli Organi di Governo) dei membri designati per la commissione. Chiediamo inoltre che lavori della commissione siano pubblici, permettendo la proiezione in videoconferenza delle sedutei, così da garantire appunto partecipazione, democraticità e trasparenza e stimolare un dibattito pubblico sempre importante. Questo rappresenta una conditio sine qua non per permettere a tutti i soggetti sociali e territoriali di elaborare proposte e di presentarle, in sedute bilaterali e per il tramite di un percorso di assemblee pubbliche aperte e tematiche di approfondimento e di confronto. Crediamo, inoltre, che il nuovo Statuto, prima del "parere favorevole del Consiglio di amministrazione" e dell'approvazione da parte del Senato Accademico (L. 240/2010) debba essere sottoposto a referendum, permettendo così a tutta la comunità accademica di esprimersi in merito. Solo così si potrà avviare una fase nuova e condivisa per la nostra Università, di sperimentazione di nuove pratiche di democrazia e partecipazione che possano essere capaci di scalzare l'autoritarismo ed il concentramento di poteri previsto dalla Riforma Gelmini, ed in grado di stimolare un'opinione pubblica critica sul ruolo dell'Università nel nostro territorio e nella nostra società. Link Bari sindacato studentesco All'interno "Per la pace perpetua" a pag 2. Non torniamo indietro neanche per prendere la rincorsa. Che Guevara

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Link*iostro, il giornalino di Link Bari Giuspolita. Secondo numero, del 7 aprile 2011.

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L I N K i o s t r oIl giornalino di LINK Bari - Gius-Polita 07.04.2011

L'Italia (dis)unita.Siamo solo all’inizio deldisastro?Sempre più alte lepreoccupazioni per lacentrale nucleare diFukushima.Italia: terra di immigrazione.E la laicità resta “crocifissa”.Strasburgo: il crocifisso inaula è un simbolo passivo.

IINNSSEERRTTOO SSPPEECCIIAALLEE::AAllttrraaRRiiffoorrmmaa 22..00

Statuto.Per un percorso di trasparenza, democrazia e partecipazione.

E'terminata la fase di designazione dei membri dellaCommissione Statuto, con il compito di adeguare loStatuto dell'Università di Bari alle disposizione dellaRiforma Gelmini. Una riforma che abbiamo ampiamentecontestato e rispetto alla quale abbiamo più volteannunciato il nostro impegno per eliminarne gli effetti piùperversi, costruendo un'alternativa reale attraversopercorsi di democrazia e partecipazione.Dalle votazioni, che si sarebbero dovute svolgere anchesulla base dei curricula, e come riportato dalle notizie distampa (vedi Gazzetta del Mezzogiorno, 2 aprile) sievince la volontà degli organi di governo dell'Università dieliminare preventivamente ogni forma di dissensoproveniente dal fronte "anti­Gelmini" all'interno allastessa commissione, optando per candidati espressione disoggetti studenteschi (Azione Universitaria e StudentiIndipendenti) che nulla hanno detto e fatto in questi annidi mobilitazione.Nelle scorse settimane, avevamo chiesto un sistema piùdemocratico per la scelta della componente studentesca,attraverso elezioni che coinvolgessero tutti gli studentiiscritti. Tale soluzione è apparsa non praticabile eabbiamo accettato il compromesso della consultazione deirappresentanti e votazione negli Organi di Governo.Auspichiamo ora che si avvii una fase nuova per la nostraUniversità all'insegna della partecipazione, dellademocrazia e della trasparenza, permettendo sin da ora la

pubblicazione sul portale dell'Università dei curricula(oggetto della valutazione discrezionale degli Organi diGoverno) dei membri designati per la commissione.Chiediamo inoltre che lavori della commissione sianopubblici, permettendo la proiezione in video­conferenzadelle sedutei, così da garantire appunto partecipazione,democraticità e trasparenza e stimolare un dibattitopubblico sempre importante.Questo rappresenta una conditio sine qua non perpermettere a tutti i soggetti sociali e territoriali dielaborare proposte e di presentarle, in sedute bilaterali eper il tramite di un percorso di assemblee pubblicheaperte e tematiche di approfondimento e di confronto.Crediamo, inoltre, che il nuovo Statuto, prima del "parerefavorevole del Consiglio di amministrazione" edell'approvazione da parte del Senato Accademico (L.240/2010) debba essere sottoposto a referendum,permettendo così a tutta la comunità accademica diesprimersi in merito.Solo così si potrà avviare una fase nuova e condivisa perla nostra Università, di sperimentazione di nuove pratichedi democrazia e partecipazione che possano essere capacidi scalzare l'autoritarismo ed il concentramento di poteriprevisto dalla Riforma Gelmini, ed in grado di stimolareun'opinione pubblica critica sul ruolo dell'Università nelnostro territorio e nella nostra società.Link Bari ­ sindacato studentesco

All'interno

"Per la pace perpetua" a pag 2.

Non torniamo indietro neanche per prendere la rincorsa.Che Guevara

“Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta”inizia così il nostro “amato” innonazionale, scritto da un nostrocoetaneo 150 anni fa. Difatti,Goffredo Mameli era stufo dellecontinue divisioni, dei repentini cambidi potere che assillavano il suo (nonancora unito) paese, volevaesprimere al massimo la suainsoddisfazione nel primo capoversodi quel che era un suo sfogoletterario e che diverrà poi, l’innodella nazione che lui non videnemmeno nascere. Mameli scrisseciò, per far comprendere a tutti chec’era una parte del paese, quella piùgiovane e volenterosa, che voleval’UNITA’ su di ogni altra cosa.Gli ideali di Mameli, sonoincredibilmente tutt’ora messi indiscussione da un dibattito politicoche ieri come oggi anima, dibatte edivide.Sinceramente, non c’è molto dameravigliarsi se una forza politica,nonché di Governo, nutre profonde econvinte perplessità sull’unionedell’Italia incentrando tutta la suacampagna politica su un tema cheporta alla divisione (Il Federalismo);Il dibattito e le perplessità nondebbano essere incentrati su quelloche Lega Nord dice o no, in quantoessa ha sempre manifestato la sua

frenetica voglia diarrivare a delledivisioni (il chedel resto, gli èstato anchepermesso), leperplessitàgiungono quandoil popolo deidivisori aumenta equando la festapiù importantedella nostranazione, che accade una volta ognicinquant’anni, divenga un argomentoche sollevi la protesta di molti e nondi una minoranza.L’unità d’Italia, rappresenta per noiItaliani, il simbolo di una ferita apertache è durata anni di soprusi e dicostrizioni straniere, “Ma come?!”esclamerebbe Giulio Cesare, “proprionoi che due secoli primaconquistavamo il mondo con l’ImperoRomano, ora non riusciamonemmeno a metterci d’accordo sullecelebrazioni della nostra festa?”La dis­unità, è diventata oggi dimoda, i matrimoni non durano, leamicizie sono destinate a terminare,figuriamoci se una coalizione dipartiti possa durare e garantircistabilità, d'altronde siamo abituati aconfrontarci quotidianamente con

repentine divisioni ocambi di direzione.Tuttavia, come ilnostro coetaneoGoffredo ci insegna,“Noi giovani”ambiziosi, dobbiamoaver cura del nostrofuturo e questa curanon può non essereuno spirito unitario,aggregante, che abbiala voglia dicombattere le divisioni, le ingiustizie,perché da soli non si va da nessunaparte; tutto ciò che vogliamo è inItalia, non c’è bisogno di andare incapo al mondo a trovarlo, cerchiamodi migliorare il nostro paese e nonquello degli altri, basta volerlo,chiaramente ci devono essere date lepossibilità.Vorrei che quando gli Italiani citinol’Italia, parlino di una “NAZIONE” enon di un circo, come viene troppospesso da noi stessi dipinta; Alcunevolte il male dell’Italia sono propriocerti Italiani, ed è proprio questo chebisogna cambiare, ecco perché“l’Italia s’è desta” oggi.Nicolò Vessio.

E Kant sbagliò di nuovo. Dite di no? Io dico di si.Forse Hobbes aveva ragione, e questo non fa certo piacere. Non fa piacere perchè ho sempre creduto nel volto''umano'' dell'uomo, nel suo saper far propria l'alterità dell'estraneo e del diverso, e con essa poter crescere in pace.Ma più si legge, piu si ascoltano gli umori che la storia ripropone e piu si comprende come il cinismo, la mera naturaintera, sia sempre e solo incline a far si che il piu forte vinca. Attenzione, dico vittoria, non ragione. Il giusto e il tortosono piccole didascalie che compongono il grande libro che è la Storia. Purtroppo. Fatto sta è che le danze son partite,hanno preso il là, e noi dobbiamo ballare, anche se il tacco s'è rotto. Il disco certamente non l'abbiamo fatto girarenoi, ma la musica c'è sempre piaciuta. Abbiamo contribuito anche noi a comporre il pentagramma che ha provocato loscoppio della guerra. Guerra. Che strana cosa, noi che l'abbiamo vista solo nei film, nei documentari, magariattraverso i ricordi dei nostri nonni. Noi che non sappiamo, non immaginiamo nemmeno cosa voglia dire il suono di unproiettile che ti bacia la punta dell'orecchio, ti saluta e ti risparmia la vita grazie allo scirocco che quel giorno era piuforte. Noi non possiamo giudicare chi combatte, in qualsiasi caso e in quasiasi parte lo si faccia. Ma capiremo coltempo. Forse.La bandiera della pace non la considero vera. Chi critica questa guerra e vuole innalzare la scritta ''pace'', attaccarlasui balconi delle case adempie a mezze verità; a meno che, non ce l'abbia tutto l'anno, 365 giorni su 365, espostasulla via.Non si puo continuare a criticare senza cognizione.A noi tutti piacciono le vacanze, le gite, il telefonino nuovo, mettere la benzina alla macchina ecc ecc. no? Forse.Ditemi voi fino ad oggi questi poveri libici dov'erano? A Miami a farsi il bagno? O a morire a 35 anni per produrre lanostra benzina? Piacerebbe anche a me un mondo diverso, magari. Ma purtroppo non è cosi. Mantenere la pace è piuimpegnativo che mantenere uno stato di guerra. La ragion di stato è ragion di stato. Il resto, a malincuore lo dico, èaria fritta.Carl Schmitt diceva che la pace non è altro che un intervallo tra due guerre; noi abbiamo cercato di ingabbiarla, edecco i risultati.

Davide C.

L’Italia (dis)Unita.

Per la pace perpetua.

Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardare dall'alto in basso un altro uomo solo peraiutarlo a rimettersi in piedi.

Gabriel Garcia Marquez

11 Marzo 2011: una sisma dimagnitudo 8.9, con epicentro inmare a largo della costa della regionedi Tōhoku, genera un tremendoTsunami che mette in ginocchio ilGiappone. L’arcipelago Nipponico èda sempre abituato a frequentiscosse di assestamento, e igiapponesi hanno imparato meglio dichiunque altro a combattere la furiadel pianeta, adottando rigide normeantisismiche nella costruzione degliedifici.In effetti gli edifici hanno retto, e levittime del sisma (oltre 20mila),possono essere considerate “poche”,se si pensa che un terremoto delgenere in Italia avrebbe raso al suoloRoma. Purtroppo però, alla tempesta,non è ancora seguita la quiete: ilsisma ha gravemente danneggiato lacentrale nucleare di Fukushima,causando l’esplosione di tre reattori,con conseguente fusione del nocciolo.Non c’è nessun elemento che lascispazio all’ottimismo, lo stesso PaoloRuffatti, ingegnere che ha direttocostruzioni di centrali esattamenteuguali a quella giapponese; hadichiarato il 30 marzo che è troppotardi per raffreddare il nocciolo efermare la fusione, e che se gli stratiesterni dei reattori sono statidanneggiati dal sisma, saràinarrestabile la penetrazionedell’uranio nelle falde acquifere e nelsottosuolo, e bisognerà evacuaredalle zone attigue milioni digiapponesi.

Dopo tale catastrofe, in tutti i paesiche utilizzano centrali nucleari, si èavviato un generale “ripensamento”riguardo a questo tipo di tecnologia.Non è saggio fermare tutto adesso,visto che le centrali nucleari hannoun peso indifferente nella coperturadel fabbisogno energetico di moltistati (in Italia importiamo energianucleare dai paesi limitrofi per il 5%del nostro consumo, ma la Franciautilizza il nucleare per coprire ben il75% della sua domanda di energia),tuttavia occorre essere prudenti, ecominciare a cercare alternative piùsicure e meno nocive per l’ambiente.Il nucleare è sostenuto da molti, datoche le centrali hanno emissioni diCO2 nulle, e apporterebberoindipendenza e benefici economici alungo termine. Tuttavia i contro nonsono indifferenti: elevati costi etempi di avviamento, notevolescarsità di materia prima (si ipotizzache le scorte di uranio possanodurare al massimo per altri 50 anni),rischi derivanti dal territorio(calamità naturali, ecc) e soprattuttoil grande problema dello smaltimentodelle scorie radioattive. In verità nonsi dovrebbe parlare di smaltimento,poiché non esistono ad oggi metodiper eliminare queste scorie, e siprocede quindi allo stoccaggio nelsottosuolo (con connessi rischi ditrasporto, attacchi terroristici, ecc).In Italia un referendum del 1987 habloccato i processi di costruzionedelle centrali, optando per energia

prodotta da combustibili fossili e,anche se in piccola parte, energierinnovabili. Nel 2010, In seguito alladecisione del governo Berlusconi,l’Italia ha riaperto all’ipotesi dicostruire centrali nucleari, ma leforze d’opposizione hanno indetto unreferendum per bloccarenuovamente l’utilizzo di questatecnologia, auspicando unpotenziamento delle energierinnovabili, sempre più ostacolate dapolitiche di tagli agli incentivi.Le energie rinnovabili vengonodefinite dai più inefficienti, maquesta valutazione è quanto maisbagliata: scienziati ambientalistihanno affermato che coprendo ildeserto del Sahara di pannelli solari,si produrrebbe in un’ora energiasufficiente a coprire il fabbisognoenergetico di un anno dell’interopianeta. Vero è, che è impossibilepensare di coprire l’intero Sahara dipannelli, ma questi dati sono utili percapire che con la ricerca e ilprogresso tecnologico, si potrà infuturo rimpiazzare le tecnologieobsolete e inquinanti, con energiapulita e più economica. Per questo il12 e 13 giugno voteremo SI alreferendum per abrogare ladecisione del governo a favore delnucleare, per dare il nostro sostegnoad un modello di energia piùmoderno e rispettoso dell'ambiente.Nicolò Dipace e Andrea Strazzeri

Siamo solo all’inizio del disastro?Sempre più alte le preoccupazioni per la centrale nucleare di Fukushima.

Il fuoco che sembra spento spesso dorme sotto la cenere.P. Corneille

Ogni giorno nel nostro Paese, soprattutto nelle ultime settimane,arrivano, ormai da anni, moltissimi stranieri, moltissimi immigrati, perlo più tunisini, libici, nigeriani ed egiziani.Gente come noi, costretta a lasciare il proprio paese, la propria cultura,le proprie origini e i propri cari per cercare libertà e lavoro.A volte l’Italia è solo terra di passaggio per coloro che vogliono andarein Francia, Germania e altri paesi europei.Quello che, però, più spaventa è la nostra reazione a questo fenomeno.Non manca, in ogni momento, qualcuno che dica: “Questi vengono arubarci il lavoro, e per noi già non basta” , o tanti altri che ritengonoche “tutti questi sono pericolosi”, credendo che possano aumentare icasi di omicidio e di violenza.Cosa, però, sta accadendo in questi giorni??Più di un mese fa sono cominciate le ribellioni nel Nord­ Africa contro ladittatura di Mu’ammar Gheddafi.I movimenti sono iniziati quando, verso metà febbraio, è statoarrestato un avvocato attivista per i diritti umani.I giorni passano e aumentano sempre più gli scontri; si lotta per lalibertà, per la fine della dittatura e per avere la democrazia.Molti manifestanti sono stati uccisi, alcuni picchiati e altri arrestati.È quasi impossibile avere la libertà di esprimere le proprie idee.La maggior parte della popolazione decide di lasciare tutto e fuggire;meta principale è Lampedusa.La situazione diventa sempre più tragica, l’isola è ormai piena diimmigrati e gli abitanti stanchi si ribellano.Uno dei problemi più gravi riguarda le pessime condizioni igienico­

sanitarie, aumentando il rischio di epidemie.Contemporaneamente tra la popolazione italiana comincia a diffondersiun sentimento di paura per cosa potrebbe succedere con l’arrivo diquesta gente.Negli ultimi giorni dall’isola siciliana tanti immigrati sono arrivati aManduria, dove sono state create delle tendopoli, che possono ospitarenon più di 2900 persone.Vari sono i gesti di accoglienza e di solidarietà, ma molti anche volti arispedire questa gente nella sua terra.Gli abitanti di Manduria si ribellano, manifestano; uno degli striscionidell’ultima manifestazione diceva così “Dignità agli immigrati, sicurezzaper i cittadini”.Ad Oria si sono, invece, costituite ronde di ragazzi che vanno in cercadi tunisini fuggiti dalle tendopoli.È dato obiettivo che la grande maggioranza della popolazione italianaabbia atteggiamenti razzisti, che possono sfociare in atti di violenzavera e propria.Oggettivo è anche il fatto che non tutti questi immigrati sianoinnocenti; molti di loro commettono gravi reati, ma perché “farne ditutta un’erba un fascio”.Non dimentichiamo che anche i nostri bisnonni o i nostri nonni sonoemigrati in cerca di fortuna.Non resta che collaborare per creare un mondo nuovo per tutti!

Vincenza Cinzia Ripa.

Italia: terra di immigrazione.

Lo scorso 18 marzo la Corte europea deidiritti dell’uomo di Strasburgo haemesso il proprio verdetto definitivosulla presenza del crocifisso nelle aulescolastiche, assolvendo l’Italia dallacondanna di primo grado inflittale il 3novembre 2009 per violazione del dirittodei genitori ad educare i figli secondo leproprie convinzioni religiose efilosofiche, e del diritto alla libertà direligione, che include il diritto di nonprofessarne alcuna (Lautsi v. Italy, n.30814/06). Ne consegue che il crocifissoesposto sulle pareti delle scuolepubbliche italiane, laddove ancorapresente, la maggioranza, a parere deigiudici di Strasburgo non intacca questidue diritti fondamentali della persona,poiché pur essendo un simbolo anzituttoreligioso, è un simbolo passivo cherientra nel margine di apprezzamento diogni Stato aderente alla CEDU circa ladecisione di proseguire una tradizione,organizzare l’ambiente scolastico e darepreponderante visibilità ad una religione,purché ciò non si configuri comeproselitismo. In effetti il crocifisso inaula è stato dissacrato, ma a cominciaredalla stessa Chiesa cattolica e dal suoesercito di crociati in politica e nelmondo della cultura, disposti a farne unsimbolo profano e nazionale purchérimanga nelle istituzioni dello Statolaico, assecondando così i proclami dellagerarchia cattolica inneggianti allacosiddetta laicità “sana” o “positiva”(sana o positiva solo per essa siintende!), che nel 2006 hanno spintopersino il Consiglio di Stato aconfermare il crocifisso nelle aule.Dunque anche dopo Strasburgo laquestione rimane irrisolta, almeno finchénon ci sarà un nuovo atto normativo del

Governo, una legge dello Stato o unanuova sentenza giurisprudenziale, chetengano fede, come devono, al supremoprincipio costituzionale della laicità delloStato, di esclusiva competenza delloStato italiano.In merito a ciò la Corte costituzionale,che sul giudizio di legittimità dellenorme di epoca fascista e confessionaleche prevedono il crocifisso nei luoghiistituzionali si è dichiarata incompetenteperché hanno forza di regolamento enon di legge (ord. n. 389/2004), hastabilito che <<il principio di laicità,quale emerge dagli artt. 2, 3, 7, 8, 19 e20 della Costituzione, implica nonindifferenza dello Stato dinanzi allereligioni ma garanzia dello Stato per lasalvaguardia della libertà di religione, inregime di pluralismo confessionale eculturale>> (sent. n. 203/1989) e<<comporta equidistanza e imparzialitàdella legislazione rispetto a tutte leconfessioni religiose>> (sent. n.329/1997), <<caratterizzando in sensopluralistico la forma del nostro Stato,entro il quale hanno da convivere, inuguaglianza di libertà, fedi, culture etradizioni diverse>> (sent. n.508/2000). Inoltre, sopravvenutal’abrogazione del principio della“religione di Stato” (legge n. 121/1985),la Consulta ritiene <<ormaiinaccettabile ogni tipo di discriminazioneche si basasse soltanto sul maggiore ominore numero degli appartenenti allevarie confessioni religiose>> (sent. n.925/1988).

Gianvito Galasso.

[email protected]

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L'associazione studentesca LinkBari, il giorno 1111 AApprriillee, alle oorree1166, presso l'aauullaa IIVV aall ppiiaannoo tteerrrraaddeellllaa FFaaccoollttàà ddii SScciieennzzee PPoolliittiicchhee,organizza un sseemmiinnaarriioo//ddiibbaattttiittoossuullllaa qquueessttiioonnee ddeellllaa llaaiicciittàà ddeelllloossttaattoo, e tratterà nello specifico

l'evoluzione storica e giuridica cheha portato alla revisione del

Concordato nel 1984, e di come ese questo, ancora oggi possa

influenzare i rapporti tra lo StatoItaliano e la Chiesa Cattolica.

Al seminario interverranno il ProfItalo Garzia, docente di Storiadelle relazioni internazionali,presso la facoltà di scienze

politiche, e il prof Nicola Colaianni,docente di diritto ecclesiastico

presso la facoltà di Giurisprudenza.Modera per Link Bari, Gianvito

Galasso, studente neo laureato inScienze Politiche con tesi suirapporti tra Stato e Chiesa.

Agli studenti di Scienze Politicheverrà assegnato 1 CFU

Per sconfiggere un nemico molto forte, non basta vincerlo. Bisogna sognare un mondonuovo!

Wu Ming 2

E la laicità resta “crocifissa”.Strasburgo: il crocifisso in aula è un simbolo passivo.

LLee iinniizziiaattiivvee ddii LLIINNKK BBaarrii::

99 AApprriillee ­ FLASH MOB. A bari per i giovani precari le case sono di cartone. Sabato 9 Aprile inpiazza San Ferdinando i giovani, gli studenti e i precari tutti, si incontrano per abbattere il tristepresente e costruire un futuro migliore.Dalle 9.30 allestiremo un grande muro di cartone dove saranno incollate le storie di vita di chioggi è costretto a fare i conti con l’incubo della precarietà. Chiunque potrà attaccare anchequalche proprio messaggio e alle 11.30 procederemo con la distruzione del muro asimboleggiare il desiderio di voler demolire questo presente per costruire un futuro in cui laprospettiva di un lavoro stabile sia possibile.A partire dalle 9,30 tutti in piazza perchè... IL NOSTRO TEMPO E' ADESSO!

AArreeee tteemmaattiicchhee ­ Link Bari organizza vari incontri di formazione e dibattito su varie tematiched'attualità quali, ad esempio, il Lavoro, l'Antimafia, il Diritto allo Studio, l'Ambiente, ecc. ecc.Puoi trovare tutte le info a riguardo sulle nostre pagine facebook.

SSee sseeii iinntteerreessssaattoo aa ssccrriivveerree ppeerr ""LLIINNKKiioossttrroo"" ccoonnttaattttaaccii,, vviieennii aa ttrroovvaarrccii iinn aauulleettttaa ((pprriimmoo ppiiaannooddeellllaa ffaaccoollttàà ddii GGiiuurriisspprruuddeennzzaa)) ooppppuurree mmaannddaa ddiirreettttaammeennttee ii ttuuooii aarrttiiccoollii aa

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L’AltraRiforma è un percorso partecipato di ricostruzione dal basso dell’Università pubblica, che parte da proposte compete e realizzabili in grado di definite un’altra idea di università possibile. Sul nostro sito trovate il testo comple-to dell’AltraRiforma dell’Università, frutto di anno di lavoro che ha coinvolto un numero incalcolabile di studenti e di cui la due giorni romana rappresenta l’ultimo tassello.

All’UniBa la copertura delle borse per quest’anno non arri-verà al 50% degli

aventi diritto

L’AltraRiforma è un percorso partecipato di ricostruzione dal basso dell’Università pubblica, che parte da proposte compete e realizzabili in grado di definite un’altra idea di università possibile. Sul nostro sito trovate il testo comple-to dell’AltraRiforma dell’Università, frutto di anno di lavoro che ha coinvolto un numero incalcolabile di studenti e di cui la due giorni romana rappresenta l’ultimo tassello.

All’UniBa la copertura delle borse per quest’anno non arri-verà al 50% degli

aventi diritto